MIGLIORAMENTO SISMICO E RESTAURO ARCHITETTONICO ... punto di vista statico-strutturale e allo stesso...

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1 MIGLIORAMENTO SISMICO E RESTAURO ARCHITETTONICO. PROPOSTE PROGETTUALI PER L'EX CONVENTO DI S. TERESA A L'AQUILA. Dante Galeota, Concetta Chiara Iacovella, Luigi Elicio Abstract La comprensione profonda dell'unicità di un monumento e dell'irriproducibilità della sua materia può essere una straordinaria sfida per la tecnica ingegneristica ad andare oltre i sistemi tradizionali di manualistica consolidata e studiare e sperimentare caso per caso soluzioni vincenti, tanto a problemi globali quanto a problemi di dettaglio. Il caso di applicazione è l'ex convento di Santa Teresa, un palazzo storico del centro dell'Aquila, parzialmente crollato durante il sisma del 2009 che presenta tuttora un quadro fessurativo molto serio e diffuso. Il progetto di intervento illustrato riguarda la riparazione ed il miglioramento sismico della struttura muraria integrato in un unico progetto di restauro, processo tecnico-culturale complesso. Il lavoro consta di una approfondita lettura del manufatto, di una rigorosa interpretazione dell'eziologia del danno, propone il confronto tra comportamento e danno reali e vulnerabilità riconoscibili prima del sisma, tra risultati di indagini visive e sperimentali e perviene a scelte tecniche che rispondono ad esigenze strutturali nel rispetto di specifiche istanze architettoniche, accostando a sistemi tradizionalmente adottati, proposte di soluzioni tecnologiche di dettaglio inusuali. 1. Consolidamento e restauro, il contesto post- sismico aquilano In una società moderna che fa della storia la premessa del proprio avvenire eventi catastrofici devono essere monito e insieme occasione di riflessione e crescita culturale e scientifica. Così il terremoto che ha sconvolto l'Abruzzo e in particolare la città capoluogo di l'Aquila nell'aprile 2009 si è rivelato un'impegnativa occasione di riflessione sul tema dell'intervento strutturale in edifici di alto valore storico-artistico. Il sisma ha infatti colpito duramente il patrimonio culturale locale in ragione dell'alta concentrazione di beni culturali nell'area dell’epicentro, dove numerosi edifici e complessi di rilevante importanza del centro storico hanno subìto crolli totali o parziali e presentano complessi quadri fessurativi. Intervenire per mettere in sicurezza, risanare le ferite di questi immobili, dare loro la possibilità di accogliere nuovamente la vita pur senza negare l'evento traumatico e senza denaturare il loro pregio, è stato ed è ancora l'obiettivo dei progettisti che si trovano ad intervenire nello scenario aquilano. Progettare un intervento tuttavia non è mai un atto neutro, poichè significa in ogni caso intervenire sulla materia che è parte costitutiva dell'opera d'arte architettonica; alterare la materia, anche nel proprio comportamento statico, significa modificare in ogni caso ed inevitabilmente i caratteri dell'opera. Pertanto, nel riferirci al bene culturale, il consolidamento, la riparazione, il miglioramento sismico non possono essere atti con propria autonomia, ma devono essere parte integrata di un progetto di restauro, inteso come un atto pratico con una visione culturale globale. Premettendo la necessarietà di modifiche per salvare preventivamente il monumento o recuperarlo, la premessa e la sfida tecnico-culturale stanno nel fatto che non esiste un’unica tipologia d’intervento per risolvere problemi strutturali o per riparare un edificio danneggiato, ma è necessario valutare tutte le possibili alternative e scegliere caso per caso quella migliore. La scelta progettuale migliore deve risolvere il problema strutturale alterando il meno possibile la materia, ed essere allo stesso tempo reversibile e compatibile con le tecniche ed i materiali originari. Può scegliersi di sacrificare, laddove sia necessario, una materia piuttosto che un’altra solo alla luce di un'attenta riflessione critica sulle istanze di cui il monumento è portatore e quindi la scelta deve essere indispensabilmente il risultato di un completo percorso culturale prima ancora che tecnico quale quello del restauro architettonico.

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MIGLIORAMENTO SISMICO E RESTAURO ARCHITETTONICO. PROPOSTE

PROGETTUALI PER L'EX CONVENTO DI S. TERESA A L'AQUILA.

Dante Galeota, Concetta Chiara Iacovella, Luigi Elicio

Abstract

La comprensione profonda dell'unicità di un monumento e dell'irriproducibilità della sua materia può essere una straordinaria sfida per la tecnica ingegneristica ad andare oltre i sistemi tradizionali di manualistica consolidata e studiare e sperimentare caso per caso soluzioni vincenti, tanto a problemi globali quanto a problemi di dettaglio. Il caso di applicazione è l'ex convento di Santa Teresa, un palazzo storico del centro dell'Aquila, parzialmente crollato durante il sisma del 2009 che presenta tuttora un quadro fessurativo molto serio e diffuso. Il progetto di intervento illustrato riguarda la riparazione ed il miglioramento sismico della struttura muraria integrato in un unico progetto di restauro, processo tecnico-culturale complesso. Il lavoro consta di una approfondita lettura del manufatto, di una rigorosa interpretazione dell'eziologia del danno, propone il confronto tra comportamento e danno reali e vulnerabilità riconoscibili prima del sisma, tra risultati di indagini visive e sperimentali e perviene a scelte tecniche che rispondono ad esigenze strutturali nel rispetto di specifiche istanze architettoniche, accostando a sistemi tradizionalmente adottati, proposte di soluzioni tecnologiche di dettaglio inusuali.

1. Consolidamento e restauro, il contesto post-sismico aquilano

In una società moderna che fa della storia la premessa del proprio avvenire eventi catastrofici devono essere monito e insieme occasione di riflessione

e crescita culturale e scientifica. Così il terremoto che ha sconvolto l'Abruzzo e in

particolare la città capoluogo di l'Aquila nell'aprile 2009 si è rivelato un'impegnativa occasione di riflessione sul tema dell'intervento strutturale in edifici di alto valore

storico-artistico. Il sisma ha infatti colpito duramente il patrimonio culturale locale in ragione dell'alta

concentrazione di beni culturali nell'area dell’epicentro, dove numerosi edifici e complessi di rilevante

importanza del centro storico hanno subìto crolli totali o parziali e presentano complessi quadri fessurativi.

Intervenire per mettere in sicurezza, risanare le ferite di questi immobili, dare loro la possibilità di accogliere nuovamente la vita pur senza negare l'evento

traumatico e senza denaturare il loro pregio, è stato ed è ancora l'obiettivo dei progettisti che si trovano ad intervenire nello scenario aquilano.

Progettare un intervento tuttavia non è mai un atto neutro, poichè significa in ogni caso intervenire sulla

materia che è parte costitutiva dell'opera d'arte

architettonica; alterare la materia, anche nel proprio comportamento statico, significa modificare in ogni caso

ed inevitabilmente i caratteri dell'opera. Pertanto, nel riferirci al bene culturale, il

consolidamento, la riparazione, il miglioramento

sismico non possono essere atti con propria autonomia, ma devono essere parte integrata di un progetto di restauro, inteso come un atto pratico con una visione culturale globale.

Premettendo la necessarietà di modifiche per

salvare preventivamente il monumento o recuperarlo, la premessa e la sfida tecnico-culturale stanno nel fatto che non esiste un’unica tipologia d’intervento per risolvere problemi strutturali o per riparare un edificio

danneggiato, ma è necessario valutare tutte le possibili alternative e scegliere caso per caso quella migliore. La scelta progettuale migliore deve risolvere il problema strutturale alterando il meno possibile la materia, ed essere allo stesso tempo reversibile e compatibile con le

tecniche ed i materiali originari. Può scegliersi di sacrificare, laddove sia necessario, una materia piuttosto che un’altra solo alla luce di un'attenta riflessione critica sulle istanze di cui il monumento è portatore e quindi la scelta deve essere indispensabilmente il risultato di un

completo percorso culturale prima ancora che tecnico quale quello del restauro architettonico.

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Devono quindi porsi in opera tutti gli strumenti di analisi per dar vita ad una presa di coscienza, ad un atto consapevole, operando un "consolidamento critico", così come definito da Giovanni Carbonara (1997).

Motivo per cui il professionista che si occupa delle problematiche strutturali di un progetto su un manufatto monumentale deve far propria la sensibilità

verso la materia e gli aspetti culturali e interfacciarsi strettamente con il progetto di restauro architettonico accettando con spirito propositivo la sfida di risolvere anche in maniera originale, sempre caso per caso, le problematiche tecnologiche.

2. Il caso studio. L'ex convento di Santa Teresa a L'Aquila

L'oggetto dello studio-proposta di restauro, sviluppatosi nell'ambito di una tesi di master in

"Miglioramento sismico, restauro e consolidamento del costruito storico e monumentale", è il complesso aquilano dell'ex convento di Santa Teresa, situato in via

Roma, nel centro storico del capoluogo abruzzese, tra le chiese di San Domenico e di San Pietro di Coppito.

L'ex convento era diventato sede di attività culturali

musicali e teatrali - l'associazione dei Solisti Aquilani e il Teatro Stabile d'Abruzzo - dopo aver ospitato funzioni

scolastiche, reparti dell'esercito e, per periodi alterni, la congregazione religiosa di Santa Teresa e Sant'Orsola fin dal 1672; all'interno dei locali del convento è

attestata anche la presenza di una chiesa fin dal 1678. Il complesso, di forma rettangolare, ha dimensioni

in pianta di circa 29x37 m e si sviluppa su due livelli fuori terra attorno a tre cortili interni (Fig. 1). Esso è

delimitato su tre lati dalla viabilità pubblica, dalle strade Via Roma, Via S. Teresa e Via Barete, e su un lato dal Palazzo Vastarini-Cresi, edificio privato a cinque livelli.

Pur potendo considerare l'ex convento una unità strutturale a sè stante ai sensi delle Norme Tecniche per le Costruzionii, nel corso del lavoro è stato necessario considerare anche le interazioni sismiche tra i due

edifici adiacenti. L'ex convento di Santa Teresa presenta una quadro

fessurativo serio e diffuso e per questo motivo è stato dichiarato inagibile. In seguito sono state messe in atto una serie di opere provvisionali al fine di scongiurare

ulteriori evoluzioni del quadro fessurativo. Il complesso ha subìto inoltre il crollo di una

porzione di muratura verso il cortile maggiore, il crollo di un setto murario interno e di ampie porzioni di solai ad essi collegati, nonchè un particolare e suggestivo scorrimento delle colonne con cernierizzazioni alla base e alla sommità delle stesse in un loggiato verso lo stesso cortile.

Lo stabile presenta numerose problematiche dal punto di vista statico-strutturale e allo stesso tempo affianca ai segni dell'ultimo abbandono quelli di una

mancata manutenzione anche precedente all'evento sismico, insieme ai risultati di interventi di

riadattamento che hanno sconvolto i caratteri propri di alcuni spazi.

3. La ricostruzione delle fasi storico-costruttive

tra rilievo critico e analisi del tessuto urbano

Guidato dal metodo critico, lo studio monumento è

stato volto alla maggior conoscenza possibile, estesa e puntuale del manufatto, nei suoi caratteri costruttivi e

Fig. 1: Il complesso dell'ex convento di Santa Teresa a l'Aquila in una vista prospettica. Sulla destra l'abside della chiesa di San Domenico. Sul retro il contiguo Palazzo Vastarini-Cresi

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nella storia evolutiva che lo ha trasformato fino ad oggi. Lo studio condotto ha seguito la convinzione che

riconoscere le fasi evolutive del manufatto possa essere un veicolo straordinario di informazioni per giungere

alla conoscenza delle vulnerabilità strutturali e delle probabili cause dei danneggiamenti, spesso anche senza ricorrere all'ausilio di metodi sperimentali di indagine.

Esaminata quindi la documentazione storica circa la creazione e le modificazioni dell'immobile, si è condotto uno studio diretto sul manufatto operando una stretta

correlazione fra la lettura materica, il rilievo geometrico e la lettura del tessuto urbano circostante con l'interpretazione della cartografia storica risalente agli anni 1600ii (Fig. 2), 1753iii e a seguire.

Dal rilievo geometrico risultano evidenti alcune particolarità: diversi setti murari tra loro paralleli non si trovano in direzione ortogonale alle facciate esterne su cui si attestano; esistono dei flessi con cambio di direzione lungo le facciate su via Roma e su via Santa Teresa; i cortili sono decentrati e concentrati in

adiacenza al vicino Palazzo Vastarini-Cresi, dove esistono un recente casotto con pilastri in cemento armato ed un blocco di stanze di profondità molto inferiore rispetto alle altre verso la stessa via Roma.

Dalla mappatura dei materiali costituenti la

muratura portante delle facciate esterne (Fig. 3) e dei cortili interni - possibile ove le superfici si trovano prive di intonaco di rivestimento oppure ove lo stesso presenta lacune di ampiezza sufficiente, è emersa una

ampia disomogeneità nelle modalità di posa in opera dei blocchi lapidei prevalentemente calcarei, nella dosatura della malta, nell'orizzontalità degli allettamenti, nella presenza o meno di ricorsi o rinzeppature con elementi

laterizi. Le differenze nell'apparecchiatura muraria

denotano la realizzazione delle murature in fasi ed epoche differenti ed il susseguirsi di interventi

successivi alla realizzazione primigenia dei muri. La disposizione ancora delle aperture sui diversi

fronti mostra una mancanza di simmetria e di regolarità nella loro disposizione, frutto evidente di un intervento posteriore alla prima edificazione consistito nella

rifusione degli organismi edilizi esistenti in un palazzo con uniformazione delle finestre sulle due vie Roma e Santa Teresa e con l'ingresso principale in posizione baricentrica sul fronte di via Roma.

Tutti gli elementi emersi dalla lettura diretta del monumento riconducono all'ipotesi che qualcosa sia

variato nella direzione di sviluppo delle facciate e che con buona probabilità i due blocchi edificati in adiacenza al Palazzo Vastarini-Cresi siano entrambi aggiunte posteriori alla prima edificazione dell'immobile.

L'interpretazione delle antiche mappe, tenuto conto delle imprecisioni e schematizzazioni che nelle stesse è normale riscontrare, ha mostrato poi nell'area dell'attuale convento una prima diversa attestazione di edifici preesistenti, più piccoli e orientati verso l'odierna via Santa Teresa, con case aventi uno sviluppo in

profondità notevole, nonostante non si trattasse di palazzi, con buona probabilità frutto della fusione di moduli edificati minori. La stessa lettura ha suggerito inoltre l'antica presenza di un percorso in direzione dell'ideale prosecuzione della navata principale e dell'abside della chiesa di San Domenico, ancora fino al 1753, ora ricompreso nell'isolato dell'ex convento in corrispondenza di due stanze con porticato adiacenti al vicino palazzo Vastarini-Cresi.

Leggendo il tessuto edilizio è possibile ritrovare

parallelismi tra le facciate delle chiese di San Pietro e di San Domenico e ritrovarli in altri muri, coperture o elementi in altri edifici del tessuto storico sull'odierna via Roma. La direzione individuata non corrisponde a

Fig. 2 (alto): Particolare della pianta della città di l'Aquila nel 1600ii

Fig. 3 (basso): Mappatura dei materiali della muratura di facciata su via Roma

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quella della facciata del convento su via Roma, ma coincide con quella della sola ultima porzione d'angolo dell'ex convento tra le vie Santa Teresa e Roma e si rivela essere con buona probabilità la direzione originale, essendo in perfetta ortogonalità con i setti che risultavano stranamente orientati.

Con buona probabilità quindi nel corso dei secoli la

direzione della strada, l'odierna via Roma, ha subito una variazione nella propria inclinazione ed il fronte del palazzo dell'ex convento ad esclusione dell'angolo con via S. Teresa, ha subìto una rotazione contestuale.

L'interesse strutturale delle considerazioni

evolutive, riassunte planimetricamente nella Fig. 4, è confermato dall'interpretazione del rilievo del quadro fessurativo.

Le stanze che formano il blocco adiacente a Palazzo Vastarini-Cresi hanno avuto un comportamento differente rispetto alle altre. Sono crollate porzioni di volta proprio in corrispondenza del cambio di direzione del fronte su via Roma su cui si attestano. La porzione

d'angolo individuata come quella che ha mantenuto l'orientamento originale è stata invece quella meno interessata da un cinematismo di ribaltamento di

facciata del fronte su via Roma. Uno dei crolli più importanti del complesso ha

interessato poi uno dei setti murari al piano primo, che si attestava come leggermente ruotato rispetto al setto sottostante al piano terra per una modifica fatta

presumibilmente per migliorare l'ortogonalità tra i muri delle stanze.

Altri punti di vulnerabilità sede di incipienti danneggiamenti sono stati poi riscontrati nelle interfacce tra le parti murarie realizzate con differenti materiali e apparecchiature.

D'altro canto l'interpretazione critica del rilievo,

grazie agli elementi architettonici ancora leggibili, ha reso possibile anche l’individuazione degli ambienti che in passato costituivano la chiesa di Santa Teresa all'interno del complesso conventuale.

La chiesa mostra un'antica struttura ad aula scandita da lesene ed arcate trasversali con l'ingresso sul lato corto sulla via Santa Teresa, opposto al presbiterio; testimonianza ne sono i resti di un portale lapideo in corrispondenza di quella che ora è una finestra.

Il presbiterio della chiesa era poi coperto da una volta con pennacchi decorati a stucco e presentava tre finestre anch'esse con decorazioni in stucco (Fig. 8).

Fig. 4: Ricostruzione planimetrica delle fasi storico-evolutive del complesso

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La continuità spaziale dell'aula è stata in tempi più recenti interrotta dalla realizzazione di un interpiano all'altezza delle imposte degli archi e in copertura con dei solai in putrelle e tavelloni che ne ha reso illegibili i

caratteri. Tuttavia le porzioni murarie perimetrali all'antico organismo ad aula non hanno subito crolli eccetto ma solo danni localizzati.

4. La lettura e l'interpretazione del quadro fessurativo

L'intero complesso è ad oggi inagibile per i danni dovuti

al sisma del 2009. I crolli che sono avvenuti durante l'evento sismico hanno interessato: - una porzione di parete sul cortile interno a causa dell'instaurazione di un meccanismo di flessione orizzontale; - un setto ortogonale alla facciata su via Roma a causa della posizione parzialmente sfalsata dello stesso rispetto al setto sottostante e dell'allontanamento della detta facciata che ha mostrato una tendenza al

ribaltamento verso l'esterno; - porzioni più o meno ampie dei solai in corrispondenza

delle pareti crollate; - porzioni di volta in foglio all'intradosso dei solai di copertura delle stanze che formano il blocco adiacente al

Palazzo Vastarini-Cresi. Altro fenomeno rilevante ed evidente è stato lo

scorrimento nel proprio asse longitudinale delle colonne del loggiato al primo piano: con lo scuotimento sismico

la massa della copertura, costituita da coppi e pianelle decorate, ha impresso una forza orizzontale sulla sommità delle colonnine. Le colonnine hanno oscillato rispetto al proprio asse verticale innescando una sorta di rocking dissipativo (Fig. 5) che ha causato la formazione di cerniere plastiche in base e alla

sommità. Questo meccanismo ha fatto sì che si creasse una dissipazione di energia senza rotture, con la sola rotazione del fusto delle colonne rispetto alle basi e capitelli, già elementi fra loro distinti.

Fig. 6: Quadro fessurativo. In alto una sezione longitudinale parallela a via Santa Teresa, passante per il cortile con il loggiato (al centro) e per l'area presbiteriale dell'antica chiesa (a destra). In basso il prospetto su via Santa Teresa: si notino i cunei da ribaltamento più e meno estesi ai cantonali.

Fig. 5: Scorrimento del loggiato con rocking dissipativo

Fig. 5: Scorrimento del loggiato e rocking dissipativo

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Dal quadro fessurativo (Fig. 6) emerge poi la presenza di fenomeni diffusi in tutto l'edificio quali il ribaltamento delle facciate verso l'esterno, il ribaltamento dei cantonali e la formazione di lesioni a taglio nel piano delle murature, talvolta con andamento a croce di Sant’Andrea. Risultano visibili fessure in corrispondenza degli

architravi di porte e finestre là dove tali elementi abbiano una insufficiente superficie di appoggio sulle spallette laterali dell’apertura e laddove le piattabande abbiano subìto fenomeni di mutuo scorrimento tra i conci.

Si è poi riscontrata l'espulsione di cornici lapidee della maggior parte delle aperture, espulsione ancora più evidente nelle pareti a maggior lunghezza libera di inflessione caratterizzate da un’elevata distanza di interasse tra i setti murari ortogonali.

5. Analisi del comportamento strutturale e valutazione della sicurezza

Nel prevedere la riparazione dei danni causati dal terremoto del 2009 e l'eliminazione delle vulnerabilità statiche con l'attenuazione delle carenze strutturali ai

fini di un miglioramento sismico dell'organismo strutturale, il rilievo del quadro fessurativo e la sua

interpretazione sono base fondamentale per la definizione dei meccanismi attivatisi durante il sisma.

Tuttavia è necessario valutare tutto l'insieme dei

possibili meccanismi attivabili per poter dimensionare gli apprestamenti di progetto.

Per tale motivo si sono condotte analisi globali e locali dell'organismo strutturale, verificando la sicurezza in accordo con le "Linee guida per la valutazione e la riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme tecniche per le costruzioni

di cui al decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti del 14 gennaio 2008".

Per definire le caratteristiche meccaniche delle murature si è fatto specifico riferimento al metodo dell'Indice di Qualità Muraria (Borri & De Maria, 2009) con il quale, attraverso una valutazione visiva e metrica, è possibile quantificare empiricamente le caratteristiche meccaniche della muratura in funzione del rispetto o meno di sette requisiti della regola d'arte quali l'orizzontalità dei filari, la presenza di diatoni, la forma, la dimensione e la resistenza (degrado) dei blocchi, lo sfalsamento dei giunti verticali, la qualità della malta o la presenza di zeppe (Fig. 7).

Fig. 7: Confronto tra porzioni di muratura valutate secondo il sistema dell'Indice di Qualità Murariaiv per la definizione delle caratteristiche meccaniche

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Fig. 8: Vista interna al piano primo, i resti della volta del presbiterio della chiesa di Santa Teresa

In taluni casi è stato possibile confrontare i risultati così ottenuti con i risultati di prove sperimentali già effettuate con i martinetti piatti e così riscontrare un'ottima correlazione tra il risultato dell'Indice di

Qualità Muraria e i risultati delle prove sperimentali. Introducendo nel calcolo strutturale i valori delle

caratteristiche di resistenza ed elasticità stimati con un livello di conoscenza LC2 secondo il par. 8.5.4 delle Norme Tecniche per le Costruzioni, D.M. 14.01.2008 e C8A.1.A.4 della relativa Circolare n. 617 del 02.02.2009,

si sono effettuate le opportune verifiche della struttura in condizioni statiche e in condizioni sismiche, a livello globale e locale, introducendo vincoli dovuti alla presenza di un palazzo con propria unità strutturale ma contiguo.

Particolarmente significativi sono i risultati dello studio dei singoli cinematismi, dei quali è risultato che i più pericolosi per facilità di attivazione siano i ribaltamenti delle porzioni di facciata non sufficientemente vincolate e dei cantonali.

6. Intenzioni e scelte progettuali

Le principali problematiche strutturali individuate

sono: - la mancanza di regolarità in pianta per le addizioni e modifiche storiche;

- le carenze nelle connessioni fra gli elementi resistenti; - la perdita di rigidezza di alcuni setti per la presenza di nicchie e aperture; - le scarse caratteristiche meccaniche della muratura;

- il mancato rispetto delle regole dell'arte; - la disgregazione della malta; - la presenza di volte in foglio; - la configurazione di muri in falso;

- l'esistenza di travi spingenti sui cantonali. Inoltre si pone il problema del ripristino delle

porzioni di solaio e di muratura oggetto di crolli. Dallo studio condotto si rivela poi necessario

affrontare anche problematiche di carattere propriamente architettonico. Tra queste quella più

interessante è quella relativa all'antica chiesa, stravolta nella sua spazialità dai solai di interpiano che ne hanno alterato la conformazione non conferendo miglioramento al valore allo spazio (Fig. 8), ma anche quella relativa al forte degrado delle superfici architettoniche, in particolare delle facciate esterne.

La proposta di intervento scaturita intende mettere in pratica nella maniera più corretta l'integrazione delle tecniche di consolidamento nel progetto di restauro architettonico così come si è fatto nell'analisi dello stato

di fatto. Nell'ipotesi progettuale, quindi, sono stati

individuati gli indirizzi principali di intervento, definendo le peculiarità da conservare e/o da

valorizzare a fronte di ciò che potesse essere

"sacrificato" per esigenze di sicurezza. Si è quindi proceduto alla scelta degli interventi mantenendo una visione di insieme, ma scendendo al tempo stesso nel dettaglio degli interventi di carattere strutturale.

Per contrastare il rischio di ribaltamento fuori piano

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delle pareti si è fatto ricorso a due sistemi differenti: l'introduzione di nuovi tiranti in acciaio inox e il recupero e riutilizzo degli elementi lignei esistenti in copertura. Infatti le capriate lignee esistenti, in buono stato di conservazione, sono idonee a mantenere la propria funzione di sostegno della copertura e sono in grado al tempo stesso di fungere anche da presidio

antisismico con l'introduzione di specifici appoggi a cerniera vincolati alla muratura sottostante. Con questo espediente la catena della capriata, realizzata per contrastare le sole spinte statiche dei carichi gravitazionali della copertura, assume anche la funzione

di tirante tra le murature su cui poggia. Si è scelto anche di introdurre un presidio che

assicurasse un comportamento scatolare alle porzioni strutturali del complesso. Per raggiungere questo risultato è stata prevista la realizzazione di un cordolo sommitale, utile anche a garantire una ripartizione più uniforme dei carichi trasmessi dalle capriate e dalle travi di copertura sulle pareti portanti. Tra le numerose

soluzioni costruttive adottabili per assolvere a questo compito, per il caso di studio si è scelto di realizzare un cordolo in muratura armata costituito da mattoni pieni

in laterizio intervallati da strati di malta armati con fasce di tessuto in fibra di acciaio galvanizzato ad alta

resistenza. La scelta è stata dettata dalle particolari condizioni al contorno quali l'irregolarità e la ridotta dimensione dei blocchi lapidei sommitali, la presenza di

numerosi inserti laterizi e dall'assenza di particolari vincoli imposti da un'eventuale muratura faccia-a-vista, esclusa nel caso in esame.

In copertura si è studiato il sistema per contrastare le spinte orizzontali delle travi cantonali senza sostituzioni, ma attraverso l'elaborazione di un sistema di vincolo particolare formato da staffa, viti, bulloni,

piastre di ancoraggio e catene che andassero ad ancorarsi nei muri trasversali più prossimi per assorbire le spinte che altrimenti tenderebbero a far ribaltare il cantonale (Fig. 9).

Per risolvere problematiche diffuse si è ipotizzato di intervenire con la chiusura, ove possibile, di nicchie e aperture, ricorrendo negli altri casi alla cerchiatura dei vani con profili angolari, piatti metallici e calastrelli in acciaio, il consolidamento delle piattabande con fasce in tessuto di acciaio galvanizzato, malta di calce e connettori in fiocchi di acciaio, la stilatura profonda dei giunti con malta di calce e, per far fronte alla carenza di diatoni, la connessione a secco dei paramenti murari con barre elicoidali.

Sulle volte in foglio si è scelto di intervenire dall'alto, con la posa di nastri in fibra di acciaio su letto di malta di calce con lo scopo di contrastare le trazioni all'estradosso delle volte.

Per ridurre la vulnerabilità del muro in falso su una volta in foglio è stato previsto il rinforzo estradossale della volta con nastri in fibra di acciaio e la realizzazione

di un frenello in laterizio a sostegno della muratura (Fig. 10). L'inserimento di due profili angolari ad L posti alla base della muratura esistente, ancorati nelle murature ortogonali e connessi tra loro per mezzo di barre trasversali permetterebbe di sgravare

parzialmente la volta in foglio dal peso del muro in falso.

Per quanto riguarda il colonnato della loggia al primo piano, gli elementi in muratura mostrano gravi lesioni per scorrimento e giunti di discontinuità mostrano l’attivazione di numerose cerniere plastiche in base e sommità. Di fatto, per evitare la ricomparsa del cinematismo, sarebbe stato possibile bloccare fra loro

basi, fusti e capitelli. Questo sarebbe potuto essere fatto con diversi sistemi più o meno dissimulati alla vista come barre, trefoli a radice o cerchiature in acciaio.

Tuttavia nel rispetto del principio del minimo intervento e in virtù di considerazioni strutturali si è

scelto di non intervenire per bloccare gli elementi del colonnato: se lasciato libero, il sistema delle colonne, si permetterà ancora una volta la formazione di cerniere

plastiche dissipative nei punti di discontinuità già esistenti presenti all’interfaccia tra i diversi elementi. Impedendo invece tale meccanismo con la riconnessione dei giunti tra fusti e basi o capitelli, le cerniere plastiche

Fig. 9: Soluzione con staffe e catena per contrastare le spinte orizzontali del cantonale

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andrebbero ad attivarsi altrove dando luogo lì, invece che a semplici rotazioni tra elementi separati, a delle rotture di elementi interi. Il fenomeno che si è attivato e che si sceglie di mantenere è definibile come rocking

dissipativo ed è quello che ha permesso e tuttora permette anche ai templi dell'antichità di rimanere in piedi quando sottoposti a sisma.

All'interno dell'antica chiesa deturpata, ma ancora potenzialmente leggibile si è operata una scelta significativa, quella di rimuovere i solai di interpiano e

di ridare la potenziale unità allo spazio con l'integrazione delle volte perse mediante l’introduzione di una trama di arcate in legno e infine recuperare con un attento restauro gli stucchi superstiti, ottenendo così uno spazio da poter destinare alle rappresentazioni musicali e teatrali per auspicare un ritorno delle associazioni qui operanti fino al 2009.

Tuttavia si è osservato che la struttura con la presenza degli impalcati ha lavorato bene col sisma e pertanto la rimozione degli impalcati rigidi

richiederebbe un ripristino della rigidezza nel piano orizzontale così sottratta. Qui lo studio del dettaglio strutturale definito ad hoc è stato fondamentale. Si è pensato di realizzare una cerchiatura con profili

metallici ancorati fino al paramento esterno e inseriti

nella sede di appoggio dei solai da rimuovere conformando tali profili in maniera tale da farli funzionare renderli anche da appoggio per le nuove arcate lignee (Fig. 10) sagomate per l'incastro.

Gli ancoraggi al paramento esterno di tali profili sono stati studiati inoltre differentemente a seconda delle pareti in cui si inserivano per accordarsi alle esigenze di finitura superficiale delle facciate, ad

ulteriore dimostrazione di come l'intervento di consolidamento non possa essere disgiunto dal progetto di restauro. Per considerazioni di carattere storico ed estetico si è infatti scelta una finitura ad intonaco con la

stessa colorazione che mostrano ora (a meno dei degradi) le facciate di via Roma e via Santa Teresa (Fig. 11) ed una finitura a scialbo ad uniforme colorazione per la facciata di via Barete dove è ancora parzialmente leggibile il palinsesto murario, scegliendo di mantenere

la leggibilità di tale palinsesto che è testimonianza diretta delle mutazioni storico-costruttive, attenuando le differenze cromatiche con una colorazione leggera e uniformante.

Là dove per la facciata esterna si è scelta la finitura a intonaco si è prevista l'apposizione di piastre

imbullonate per ancorare i profili metallici di cui si è parlato, dove si è scelta la scialbatura leggera si è studiato un ancoraggio interno ad attrito tramite l'utilizzo di una calza contenente resina ad espansione

da dimensionarsi opportunamente.

7. Conclusioni

Il lavoro condotto sull'ex convento di Santa Teresa a l'Aquila, complesso storico nel centro del capoluogo abruzzese colpito pesantemente dal sisma dell'aprile 2009, parte dallo studio approfondito dello stato di fatto

nei suoi aspetti materici, costruttivi, storici, artistici, strutturali e, attraverso una valutazione critica giunge a definire gli indirizzi per un appropriato restauro architettonico approfondendo nel dettaglio gli aspetti strutturali per il consolidamento.

La lettura e la ricostruzione degli eventi storici confrontata in questo lavoro con i danni verificatisi

Fig. 10: Soluzioni progettuali di dettaglio. In alto: frenello in laterizio a sostegno di un muro in falso con l'uso di un nastro in fibra di acciaio all'estradosso di una volta in foglio. In basso: sistema di irrigidimento e sostegno delle arcate lignee nella chiesa nell'alloggiamento delle travi del solaio da rimuovere.

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indica come sarebbe possibile individuare a priori numerose criticità strutturali in modo da intervenire in via preventiva prima che si verifichino eventi traumatici.

Il progetto migliore quando si opera su un bene culturale come un edificio storico può essere solo quello che vede l'integrazione tra la lettura delle istanze del

monumento e la definizione dei criteri di intervento. Questi devono in via generale rispettare requisiti sempre validi come il minimo intervento, la compatibilità, la reversibilità e la riconoscibilità, ma declinarsi caso per caso in virtù della presa di coscienza

risultante dallo studio analitico del monumento fin nei suoi aspetti statici e costruttivi di dettaglio.

Le scelte progettuali relative agli aspetti strutturali, alla messa in sicurezza sismica e al miglioramento devono essere parte integrante del progetto completo di restauro e rispecchiarne l'approccio critico.

Solo con la piena presa di coscienza del bene su cui si lavora si potrà scegliere di intervenire - o non

intervenire - con i sistemi ed i materiali più appropriati. Si può scegliere di recuperare gli elementi originari, conferendo loro anche nuove funzioni come

nell'esempio delle catene delle capriate lignee, o

scegliere di introdurre nuovi elementi di supporto. E' giusto infine che i nuovi presidi di progetto siano

realizzati con materiali che si avvicinino, in virtù anche della sicura compatibilità, a quelli della tradizione, ma è opportuno anche che si utilizzi ciò che il progresso tecnologico ci offre.

Verificando sempre la compatibilità dei sistemi e

l'opportunità di applicazione caso per caso, si ritiene che l'utilizzo di tecnologie innovative - come le fasce in tessuto di acciaio galvanizzato o i connettori in fiocchi di acciaio - sia non solo tecnicamente vantaggioso ma anche culturalmente opportuno, in quanto restaurare

un manufatto del passato non può limitarsi a cristallizzare una situazione originaria con soli strumenti del passato oggi talvolta anacronistici, ma deve opportunamente ammettere anche il presente in vista del futuro.

Si ritiene infatti opportuno affiancare le tecnologie contemporanee a quelle tradizionali in modo da non disconoscere il ruolo del presente nel complesso

processo storico-culturale che un restauro consapevole ha il compito di valorizzare e valutare invece dove la mano debba fermarsi e non accanirsi sulla materia ove

essa assolva già il proprio ruolo.

Fig. 11: Il restauro delle superfici architettoniche. Facciata su via Santa Teresa. In alto il fotopiano con lo stato di fatto, in basso lo stato di progetto in cui è ora possibile rileggere la ripartizione tra ex convento e l'antica chiesa.

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NOTE

i Norme Tecniche per le Costruzioni, D.M. 14.01.2008 ii Pianta di l'Aquila di Pico Fonticulano, incisore Giacomo Lauro, del 1600 (Ruggiero Patrignani, 1980) iii Pianta di l'Aquila di Antonio Francesco Vandi del 1753 (Clementi & Piroddi, 1986; Antonini, 2010)

BIBLIOGRAFIA

Antonini, O. (2010). Architettura religiosa aquilana. Todi, IT: Ed. Tau. Borri, A., & De Maria, A. (2009). IMQ Indice di qualità muraria. Applicazione nell’ambito delle NTC 2008. L’Edilizia, n. 160. Carbonara, G. (1997). Avvicinamento al restauro. Napoli, IT: Ed. Liguori. Clementi, A., & Piroddi, E. (1986). L'Aquila. Bari, IT: Ed. Laterza. Ruggiero Patrignani, M. (1980). Egemonia politica e forma ubana. L'Aquila, città come fabbrica di potere e di consenso nel Medioevo italiano. Bari, IT: Dedalo libri. Si ringrazia l'ing. A. Lemme per il suo prezioso contributo al lavoro. Memoria in parte pubblicata sugli atti del Convegno ReUso 2016.