MEZZOGIORNO D’ITALIA: DELLA ULTIMA SPIAGGIA“assoluta priorità”, non di federalismo....

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ALL’INTERNO Pasquale Lucio Scandizzo Marco Vecchietti Beniamino Quintieri Riprogettare la rete di infrastrutture economiche e sociali Sanità, il divario tra Nord e Sud è destinato a crescere Dal meridione segnali di ripresa MEZZOGIORNO D’ITALIA: ULTIMA SPIAGGIA CAPRI - CENTRO CAPRENSE IGNAZIO CERIO - 19 E 20 OTTOBRE 2018 CON LA COLLABORAZIONE SCIENTIFICA DELLA CON IL PATROCINIO DELLA “M ezzogiorno d’Italia: ultima spiaggia”: que- sto il titolo del convegno organiz- zato presso il centro Ignazio Cerio di Capri dall’Eurapromez, l’As- sociazione Nazionale per il Pro- gresso del Mezzogiorno d’Europa presieduta da Pasquale Dell’Aver- sana con la collaborazione della Fondazione Economia Tor Verga- ta presieduta da Luigi Paganetto e con il patrocinio della Regione Campania. Nella splendida cor- nice caprese, a pochi passi dalla Piazzetta, va in scena un focus di altissimo profilo sui temi dello svi- luppo, del divario economico e so- ciale tra le aree del Mezzogiorno, del bacino del Mediterraneo e le regioni del Nord d’Italia e d’Euro- pa, ma anche un confronto serrato sulle questioni sempre aperte della sanità, della legalità, della qualità delle risorse umane. Due giorni durante i quali sono stati chiamati ad interpretare la situazione socio economica e della salute al Sud economisti, esperti della salute, esponenti del sistema giudiziario e assicurativo, imprenditori. Una discussione rivolta a cercare le azioni migliori da mettere in cam- po per invertire la rotta. z Sviluppo, legalità, sistema salute Da Capri sguardo puntato sul Sud d’Italia e d’Europa Crediamo che lo squilibrio ter- ritoriale abbia fatto un salto qualitativo: nel Mezzogiorno oggi neppure i giovani han- no più la possibilità di curarsi adeguatamente a causa del reddito. Come potremo, quindi, recu- perare competitività se si sta attaccando la materia prima per eccellenza, cioè la perso- na? Crediamo fortemente in un Ci troviamo difronte ad una necessità espressa durante le ultime elezioni politiche: voltare pagina rispetto alla policy seguita fino ad ora per il Mez- zogiorno. Le aspettative sono alte e non è facile dare risposte. Bisogna avere chiaro un punto: non basta modificare la policy. Occorre anche un atteggiamento responsabile da parte di tutti: amministratori, imprenditori e cittadini. Non possiamo aspettarci risultati miracolosi. C’è una possibilità Pasquale Dell’Aversana Presidente Eurapromez Luigi Paganetto Presidente Fondazione Economia Tor Vergata Serve una nuova impostazione ideologica Mezzogiorno, la policy non basta segue a pag. 6 segue a pag. 6 I n una fase come questa che stiamo vivendo di un cam- biamento epocale dei sistemi eco- nomici, sociali, politici, di natura nazionale, internazionale, globale riproporre il tema del Mezzogior- no in Italia è fondamentale. Que- sta macroregione rappresenta una grande riserva per lo sviluppo del Paese. La crescita dell’economia nazionale è legata all’innovazione e al cambiamento del Mezzogior- no che non deve essere percepito più come un problema, ma come risorsa, come motore del cambia- Vincenzo Scotti - Presidente Fondazione Link Campus University Motore del cambiamento per il Paese La crescita dell’economia nazionale è legata all’innovazione e al cambiamento del Mezzogiorno che non deve essere percepito più come un problema, ma come risorsa segue a pag. 3

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all’interno

Pasquale Lucio Scandizzo

Marco Vecchietti

Beniamino Quintieri

Riprogettare la rete di infrastrutture economiche e sociali

Sanità, il divario tra Nord e Sud è destinato a crescere

Dal meridione segnali di ripresa

MEZZOGIORNO D’ITALIA:ULTIMA SPIAGGIA

CAPRI - CENTRO CAPRENSE IGNAZIO CERIO - 19 E 20 OTTObRE 2018

CON LA COLLABORAZIONE

SCIENTIFICA DELLA

CON IL PATROCINIO

DELLA

“Mezzogiorno d’Italia: ultima spiaggia”: que-

sto il titolo del convegno organiz-zato presso il centro Ignazio Cerio di Capri dall’Eurapromez, l’As-sociazione Nazionale per il Pro-gresso del Mezzogiorno d’Europa presieduta da Pasquale Dell’Aver-sana con la collaborazione della Fondazione Economia Tor Verga-ta presieduta da Luigi Paganetto

e con il patrocinio della Regione Campania. Nella splendida cor-nice caprese, a pochi passi dalla Piazzetta, va in scena un focus di altissimo profilo sui temi dello svi-luppo, del divario economico e so-ciale tra le aree del Mezzogiorno, del bacino del Mediterraneo e le regioni del Nord d’Italia e d’Euro-pa, ma anche un confronto serrato sulle questioni sempre aperte della

sanità, della legalità, della qualità delle risorse umane. Due giorni durante i quali sono stati chiamati ad interpretare la situazione socio economica e della salute al Sud economisti, esperti della salute, esponenti del sistema giudiziario e assicurativo, imprenditori. Una discussione rivolta a cercare le azioni migliori da mettere in cam-po per invertire la rotta. z

Sviluppo, legalità, sistema saluteDa Capri sguardo puntato sul Sud d’Italia e d’Europa

Crediamo che lo squilibrio ter-ritoriale abbia fatto un salto qualitativo: nel Mezzogiorno oggi neppure i giovani han-no più la possibilità di curarsi adeguatamente a causa del reddito.Come potremo, quindi, recu-perare competitività se si sta attaccando la materia prima per eccellenza, cioè la perso-na? Crediamo fortemente in un

Ci troviamo difronte ad una necessità espressa durante le ultime elezioni politiche: voltare pagina rispetto alla policy seguita fino ad ora per il Mez-zogiorno. Le aspettative sono alte e non è facile dare risposte. Bisogna avere chiaro un punto: non basta modificare la policy. Occorre anche un atteggiamento responsabile da parte di tutti: amministratori, imprenditori e cittadini. Non possiamo aspettarci risultati miracolosi. C’è una possibilità

Pasquale Dell’Aversana Presidente Eurapromez

Luigi Paganetto Presidente Fondazione Economia Tor Vergata Serve

una nuova impostazione ideologica

Mezzogiorno, la policy non basta

• segue a pag. 6• segue a pag. 6

In una fase come questa che stiamo vivendo di un cam-

biamento epocale dei sistemi eco-nomici, sociali, politici, di natura nazionale, internazionale, globale riproporre il tema del Mezzogior-no in Italia è fondamentale. Que-sta macroregione rappresenta una grande riserva per lo sviluppo del

Paese. La crescita dell’economia nazionale è legata all’innovazione e al cambiamento del Mezzogior-no che non deve essere percepito più come un problema, ma come risorsa, come motore del cambia-

Vincenzo Scotti - Presidente Fondazione Link Campus University

Motore del cambiamento per il PaeseLa crescita dell’economia nazionale è legata all’innovazione e al cambiamento del Mezzogiorno che non deve essere percepito più come un problema, ma come risorsa

• segue a pag. 3

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2 MEZZOGIORNO D’ITALIA:ULTIMA SPIAGGIA

Il problema del Mezzogiorno, soprat-tutto in questa congiuntura in cui an-

che l’economia italiana è in affanno a causa delle conseguenze della pesante crisi che ancora si fanno sentire sul tentativo di recu-pero che è in campo, non può essere ricon-dotto solo a ragioni economiche o di gap strutturale e produttivo. Si tratta di un pro-blema molto serio che investe direttamente la riprogettazione della rete di infrastrutture economiche e sociali.

Quello che manca alla vasta area me-

ridionale del Paese, in maniera molto più marcata rispetto al resto dell’Italia, è la presenza di infrastrutture pubbliche come sistema, come complesso di capitale ma-teriale e immateriale. La riprogettazione del ruolo di infrastrutture, tenendo conto della natura pubblica della gran parte della produzione e della complementarietà con il capitale privato e quindi la sua crucialità per l’incremento della produttività, costitu-isce il nodo fondamentale da sciogliere per consentire uno sviluppo solido e duraturo del Sud. z

Pasquale Lucio Scandizzo - Professore di politica economica Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Giuseppe Faberi - Presidente Probi Viri Eurapromez

Riprogettare la rete di infrastrutture economiche e sociali

Mezzogiorno d’Italia e meridionalismo d’Europa

“Ultima spiaggia” è un titolo am-miccante che può significare

ultima opportunità per l’Europa oppure ul-tima spiaggia d’Italia.

Eurapromez non è un’associazione come le altre. È un sodalizio molto antico che na-sce su basi culturalmente molto solide. Basti pensare che scaturisce da studi fatti dal Cnr negli anni ’90 e che in maniera volontaria

porta avanti un progetto culturale che altri-menti sarebbe andato perso. Ci siamo an-che evoluti nel tempo: eravamo nati come un’associazione per la promozione del Mez-zogiorno d’Italia e ora siamo un’associazio-ne per la promozione del Mezzogiorno d’Europa. In questo convegno cerchiamo di dimostrare non che l’Europa ha bisogno di noi, ma che l’Europa senza di noi non potrà mai esistere. È l’Europa che ha bisogno di noi. z

Quello che manca alla vasta area meridionale del Paese, in maniera molto più marcata rispetto al resto dell’Italia, è la presenza di infrastrutture pubbliche come sistema

In questo convegno cerchiamo di dimostrare non che l’Europa ha bisogno di noi, ma che l’Europa senza di noi non potrà mai esistere

Dopo un sintetico aggiornamento sulle performance dell’economia

nazionale e dell’articolazione nord-sud, richiamo il tema delle cosiddette “autono-mie rafforzate”, oggetto del pre-accordo tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna con il governo Gentiloni negli ultimi giorni della passata legislatura e che oggi vede il nuovo governo pronto a varare un disegno di legge proposto dalla Regione Veneto.

Nella disattenzione generale, che il gover-no accuratamente asseconda, esso procede a marce forzate con la richiesta (incostitu-zionale) di ottenere la delega dal Parlamen-to a stilare la legge. Il “contratto” parla di regionalismo a geometria variabile come “assoluta priorità”, non di federalismo. L’in-tenzione è di andare ben oltre il federalismo fiscale tratteggiato nella riforma del titolo V e tradotto nel 2009 nella mai applicata leg-ge 42. Quest’ultima propone un’attuazione dell’articolo 119 della Costituzione che si ispira ad un federalismo liberale basato sul principio di equità orizzontale. Insomma, si trattano in modo uguale gli uguali, e, citan-do Buchanan, un individuo dovrebbe avere la garanzia che dovunque egli desideri ri-siedere nella nazione, il trattamento fiscale complessivo che egli riceverà sarà appros-simativamente lo stesso. Su questo fonda-mento si legittima l’azione redistributiva e perequativa dello Stato. In questa visione,

i cosiddetti “residui fiscali” di un territorio segnalano unicamente che in quello stesso territorio risiedono cittadini-contribuenti percettori di redditi mediamente più elevati o inferiori che in altri territori.

Questa è la base di un patto sociale nel quale si riconosce una comunità, che si or-ganizzi in modo federale oppure unitario. Diverso se la relazione si instaura tra entità che non riconoscono l’appartenenza ad una specifica comunità. In tal caso si configura una struttura di stampo confederale carat-terizzata da diritti e doveri definiti in auto-nomia da ogni singolo confederato.

A questo approdo anela oggi il “regionali-smo a geometria variabile” nell’intraprende-re il percorso della “autonomia rafforzata” e ricondurre l’Italia a espressione geografica.

È motivo di grande preoccupazione con-statare che il disegno di legge della Regio-ne Veneto prevede un finanziamento delle funzioni che rende ex ante impossibile ga-rantire la funzione perequativa del Governo in conformità a quanto stabilisce la legge 42 del 2009. Non rileva, anzi rafforza questa considerazione, il fatto che questa legge di attuazione del 119 non sia stata mai appli-cata sia sul versante dei diritti (Lea, Lep), sia degli obblighi in capo ai contribuenti ed alle istituzioni (costi standard). Non è accettabi-le che talune Regioni si chiamino fuori dal sistema di perequazione nazionale, con ri-ferimento sia alle dotazioni infrastrutturali che ai diritti di cittadinanza, pretendendo di trattenere parte delle entrate erariali de-stinate dallo Stato a finalità perequative. z

Adriano Giannola - Presidente Svimez

Dal federalismo fiscale al regionalismo a geometria variabileIl nuovo governo pronto a varare un disegno di legge proposto dalla Regione Veneto

Un individuo dovrebbe avere la garanzia che dovunque egli desideri risiedere nella nazione, il trattamento fiscale complessivo che egli riceverà sarà approssimativamente lo stesso

La tredicesima edizione dell’evento organizzato da

Aprom, oggi Eur.A.Pro.Mez, a Capri propone an un programma estremamente interessante sot-to il profilo generale politico. Da una fase di intervento limitato al

solo Mezzogiorno d’Italia, infatti, l’orizzonte dell’associazione na-zionale si estende fino a guardare tutto il Mediterraneo.

Retecapri, la storica emittente che nel Mezzogiorno ha pianta-to ben salde le sue radici, per poi

mettere in moto il processo di crescita e di espansione accom-pagnerà, speriamo per molti anni ancora, questa iniziativa che tra le altre cose vuole contribuire in maniera pratica al miglioramen-to dei rapporti tra quei paesi che

si affacciano sul Mediterraneo. Capri è stato al centro del mondo per tanti motivi nella sua storia e continuerà ad esserlo. Questa due giorni rappresenta dunque l’occa-sione giusta, utile e necessaria per avviare il processo. z

Costantino Federico - Presidente Retecapri

Capri 2018, un programma ricco di spunti interessanti

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3MEZZOGIORNO D’ITALIA:ULTIMA SPIAGGIA

Marco Vecchietti - Ad e Dg Rbm Assicurazione Salute spa Giulio Tarro - Rettore Università Popolare Tommaso Moro

Maria Stella Giorlandino - Presidente Artemisia Lab

Sanità, il divario tra Nord e Sud è destinato a crescere

Offerta sanitaria, le cenerentoleCalabria e Campania

Disoccupazione, la risposta può arrivare dal settore privato

Obiettivo del nostro intervento è puntare l’attenzione sul divario as-

sistenziale tra Nord e Sud e sulla forbice che progressivamente, in particolare a causa del federalismo sanitario, si è allargata nel no-stro Paese.

Il dato di partenza riguarda la speranza di vita alla nascita che già oggi è superiore a un anno tra cittadini del Nord e cittadini del Sud. Forbice che è destinata ad accompa-gnare per tutto il periodo di vita i cittadini fino ad arrivare ad oltre i 65 anni in cui le distanze sono ancora più marcate: il diva-rio in termini di speranza di vita in assenza di limitazioni cresce dai due ai tre anni. C’è una situazione in cui esiste una possibilità di vivere a lungo assolutamente diversa all’in-terno del nostro Paese. Ad aggravare que-sto dato ci sono altri fattori come la minor capacità assistenziale dei sistemi sanitari del Sud. Ciò è testimoniato dalle liste d’attesa ad esempio. Di media 30 giorni al Nord con-tro i 65 del Sud. Per la prevenzione c’è un divario importante anche per la capacità di portare avanti screening oncologici diffusi sulla popolazione. Sono dati che ci fanno

riflettere per un gap che diventerà più im-portante sulle generazioni future.

In un momento in cui l’attenzione è pun-tata sul reddito di cittadinanza e sulla capa-cità di fornire risorse ai cittadini che hanno minore disponibilità economica, la nostra proposta è di creare un reddito di salute che metta a disposizione risorse aggiuntive e fi-nalizzate alla sanità. Questi rappresentano le fonti di spesa principali dei cittadini ita-liani e incidono in termini di disuguaglianza nel nostro Paese. I livelli di spesa sanitaria privata sono sostanzialmente analoghi come incidenza percentuale sul reddito del-le famiglie in presenza di livelli reddituali molto diversi.

L’obiettivo è portare risorse aggiuntive sul territorio, cercare di frenare il fenome-no delle migrazioni sanitarie che da anni rafforzano la capacità d’investimento dei si-stemi sanitari del Nord e priva i sistemi del Sud del reinvestimento per diventare più performanti.

Pensiamo all’attivazione di un pilastro di welfare supplementare che nasca dal-le aziende, dagli ordini professionali, dalle associazioni di categoria ma che abbia il supporto delle istituzioni. Una ricetta che ci avvicinerebbe ai principali Paesi europei. z

La nostra proposta è di creare un reddito di salute che metta a disposizione risorse aggiuntive e finalizzate alla sanità

Per la Sanità dobbiamo considerare che la Campania, insieme alla Cala-

bria, è la cenerentola d’Italia. C’è una migra-zione non solo di cervelli, coi nostri ragazzi migliori che se ne vanno, ma anche di pa-zienti costretti ad andare altrove per tutte le problematiche della sanità campana. A livello regionale ci sarebbe bisogno di una scossa con una serie di iniziative. Non dob-biamo essere legati all’eccessiva specializza-

zione ma all’organismo intero. La telematica è importantissima, in

Italia oltre undici milioni di persone si ri-volgono al medico attraverso internet. Queste persone prendono per oro colato quello che leggono ma magari non hanno il background per recepirlo. È auspicabile accada da noi quello che di recente hanno fatto al Boston Massachusets Hospital dove ci si è legati alla promozione telematica ed è aumentato l’interesse dei pazienti in manie-ra esponenziale. z

C’è una migrazione non solo di cervelli, coi nostri ragazzi migliori che se ne vanno, ma anche di pazienti costretti ad andare altrove

Ringrazio l’organizzazione poiché toc-ca temi importanti: l’impresa, la sani-

tà, lo sviluppo. In un momento politico deli-cato come quello che stiamo attraversando è importante parlare di come poter orientare e migliorare, per quanto riguarda il mio cam-po, la qualità di un servizio medico.

Così come è importante parlare di qualità e di crescita delle imprese in un momento in cui purtroppo cuneo fiscale e burocrazia non facilitano questo processo.

L’ambito privato credo sia il giusto indi-rizzo per combattere la disoccupazione. La qualità della sanità privata è un giusto aiuto anche per quanto riguarda il pubblico.

Bisogna sempre andare incontro a un’al-ternativa tra fondi e assicurazioni private e incrementare l’attività diagnostica: oggi sempre meno persone riescono ad avere un’assistenza adeguata. Assistenza che si-gnifica proporre una qualità di vita miglio-re. Arrivare a una diagnosi preventiva può voler dire avere un costo migliore anche all’interno della sanità pubblica. Il messag-gio da lanciare alla politica è chiaro: dei veri problemi ci occupiamo noi che siamo sul territorio. z

La qualità della sanità privata è un giusto aiuto anche per quanto riguarda il pubblico

Vincenzo Scotti

mento nazionale. L’Europa e l’Italia devono misurarsi con un dato di fondo che è quel-lo dei paesi emergenti che nell’innovazione trovano possibilità inimmaginabili che gli consentono di fare un balzo enorme. Pas-siamo dai confini territoriali a quelli dello spazio, che non esistono. Così anche il più piccolo paese può essere protagonista. Il Mezzogiorno può porsi alla guida del pro-cesso di cambiamento e di innovazione del Paese. Oggi l’Italia e l’Europa non posso-no competere sulla produzione di massa con i paesi emergenti che sono in grado di produrre a costi estremamente ridotti. Bisogna scegliere le posizioni di nicchia nel mondo e avvalerci di tutte quelle co-noscenze e competenze che per sintesi chiamiamo made in Italy. Soprattutto in questi ultimi anni l’Italia ha fronteggiato

la crisi economica aumentando le espor-tazioni che oggi sono pari al 30% del Pil. Se non avessimo avuto questa spinta non avremmo avuto la possibilità di reggere la competizione globale.

L’Italia ha dei fondamentali economici forti, per questo non comprendo tutta la discussione improntata al catastrofismo. Siamo la seconda manifattura d’Europa e in altre produzioni siamo all’avanguardia. Per questo bisogna puntare sul Mezzo-giorno che è collocato nel Mediterraneo e può partecipare a questo grande cam-biamento della logistica mondiale che può offrire un territorio idoneo a insediamenti di centri di ricerca. Il Sud deve partire dal-

la ricerca, dall’innovazione e dall’inseri-mento nei grandi circuiti globali. Questa è la grande risorsa dell’Italia e dell’Europa. L’area mediterranea con l’Africa che avrà 2 miliardi e mezzo di abitanti non tra mol-to, ha un potenziale enorme. Dobbiamo essere il cervello di questa trasformazione di una grande area euro-mediterranea. In futuro, se cancelliamo strategicamente questa grande area che abbraccia il Me-diterraneo, il Sud dell’Europa e l’Africa e pensiamo di sopravvivere gurdando solo ad Est, siamo destinati a scomparire dal-la scena mondiale e diventare una piccola enclave che prova a fare dumping fiscale per attrarre nuovi capitali. z

Segue dalla prima

Bisogna scegliere le posizioni di nicchia nel mondo e avvalerci di tutte quelle conoscenze e competenze che per sintesi chiamiamo made in Italy

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4 MEZZOGIORNO D’ITALIA:ULTIMA SPIAGGIA

Il tema che trattiamo oggi sarà cen-trale per i prossimi anni. Lo svilup-

po del Mezzogiorno è legato a quello dell’Italia. Se guardiamo all’unico perio-do della cosiddetta golden age quando l’Italia riuscì a compiere il suo secondo risorgimento anche grazie alla nascita

della Cassa per il Mezzogiorno, plasma-ta sul modello dalla Tennessee Wallas Authority, l’agenzia per il Tennessee creata dopo la crisi del 1929.

L’Italia in quel periodo riuscì a realiz-zare la cosiddetta doppia convergenza basata sul principio di reciprocità. La Cassa per il Mezzogiorno non era vista come uno sbocco del mercato, ma in funzione produttiva e di investimento.

In quel periodo il Pil è aumentato di circa due punti in più, in media, rispetto alle regioni settentrionali. Cosa molto complessa in una fase espansiva dove invece le differenze si allungano.

Il tema è capire perché quella grande spinta (big push) si è esaurita. La fine di Bretton Woods e gli shock petroliferi hanno avuto certamente il loro ruolo. Ma se vuole individuare la verità le re-sponsabilità vanno trovate nel trasferi-mento delle funzioni istituzionali alle regioni e nell’incapacità di venir meno della intermediazione impropria ovvero il ricorso alla strategia della pentola bu-cata, cioè degli investimenti a pioggia.

Oggi quel periodo può fornire qual-che soluzione perché le similitudini sono tante. Quale è la ricetta giusta? Un intervento dello stato in economia po-trebbe essere un esempio.

Non si tratta di statalismo, ma di un’armoniosa combinazione tra stato e mercato. Riprendere una politica degli investimenti devoluti non a pioggia.

Occorre, dunque, realizzare un’au-torità pubblica di livello nazionale. Le regioni devono coordinare sulla base dell’articolo 118 e i loro interventi me-diante l’azione di uffici coordinati. La Cassa del Mezzogiorno è stata molto criticata, in maniera errata, per quello che ha prodotto.

Si diceva che la logica era semplice-mente quella assistenziale.

La verità è che l’Italia in quella fase realizzò un intervento infrastrutturale con effetti straordinari sul Pil che creb-be del 2%.

Il grande problema risiede nel fatto che le Regioni non sono state in gra-do di portare avanti gli interventi che avrebbero dovuto condurre il Mezzo-giorno a camminare sulle sue gambe.

E poi la grande questione del finan-ziamento alle imprese deve trovare nuo-vi modelli di applicazione dopo la fine dell’esperienza della Banca Pubblica ne-gli anni 90 con la legge Amato-Ciampi. L’Italia non ha ancora un mercato di ca-pitali e il sistema bancario attuale non è in grado di supportare questo discorso.

Anche qui sono tante le ricette possibili.Tra le migliori bisogna certamente

annoverare la realizzazione di un’isti-tuzione pubblica che abbia la funzione di finanziare il crodwfunding, le start up attraverso la vendita delle parte-cipazione delle banche che ormai lo Stato non controlla più visto che sono in mano alle fondazioni. È necessario immaginare un nuovo stato liberale ma interventista nell’economia in una logi-ca espansiva secondo la lezione di John Maynard Keynes che in realtà non vuol dire statalismo. z

Un intervento dello stato in economia potrebbe essere un esempio. Non si tratta di statalismo, ma di un’armoniosa combinazione tra stato e mercato. Riprendere una politica degli investimenti devoluti non a pioggia

Il grande problema risiede nel fatto che le Regioni non sono state in grado di portare avanti gli interventi che avrebbero dovuto condurre il Mezzogiorno a camminare sulle sue gambe

La mia relazione comincerà con una riflessione sulle parole utilizzate, an-

che nel corso di questo interessante forum, per descrivere il Sud. Termini che secondo me contengono un pregiudizio negativo. Per promuovere il mezzogiorno dobbiamo liberarci da un complesso di inferiorità che ci perseguita dal tempo dell’Unità.

Al di là di questo, credo che la precon-dizione per lo sviluppo delle aree meridio-nali sia il ripristino della legalità. D’altron-de dove manca quest’elemento c’è lavoro nero, sfruttamento, caporalato. Il dilagare dell’illegalità non rispetta i confini tra Sud e Nord, così come non rispetta i confini tra l’Italia e le altre nazioni.

Sulla base di questa considerazione i miei colleghi del settentrione dovrebbero fare una riflessione seria e anche un atto di umiltà, perché per anni si sono rifiutati di ammette che la mafia, la camorra e la ndrangheta si erano radicate anche al Nord, stringendo rapporti con l’imprenditoria lo-cale.

Questo anche perché non si sono volute per tempo approntare le necessarie contro-misure legislative. Basti pensare che il 416 bis compare solo nel 1992 e l’antiriciclaggio nel 2014.

Insomma, ci sono cose che non vanno ma anche tanta ipocrisia, perché non si può con una mano cercare di dare legalità al Sud e con l’altra negare una legislazione sufficientemente incisiva. Per arginare un fenomeno che altrimenti dilaga in Italia, in Europa e nel mondo. z

Per favorire il ripristino dei principi di legalità nel Mezzogiorno, occor-

re innanzitutto ridurre le disuguaglianze sociali e produrre lavoro. Un compito che spetta principalmente al sistema politico ed economico. Perché è ovvio che più disoccu-pazione corrisponde a più manovalanza a disposizione del crimine a parte gli altri di-sagi sociali. Poi, una particolare attenzione bisogna porla sul contrasto alla corruzione nella pubblica amministrazione.

Per fare tutto questo sono necessarie del-le riforme che rendano il processo, e quel-lo penale in particolare, più efficiente con l’inserimento di nuove risorse. Solo per gli

amministrativi nei tribunali italiani c’è una media di scopertura dei posti del venti per cento.

Abbiamo bisogno di modifiche delle nor-me processuali che rendano celeri i tempi del processo, occorre non favorire quelle forme economiche discutibili, a cominciare dal lavoro nero. Infine, va detto che biso-gna rivisitare il sistema penitenziario. Per maggiore credibilità del sistema stesso e in considerazione dell’effetto rieducativo della

pena credo vadano discusse le possibilità di sconti e benefici previsti. Perlomeno in riferimento a particolari figure di reato par-ticolarmente dannose per i singoli e per la collettività. z

Il dilagare dell’illegalità non rispetta i confini tra Sud e Nord, così come non rispetta i confini tra l’Italia e le altre nazioni

Abbiamo bisogno di modifiche delle norme processuali che rendano celeri i tempi del processo, occorre non favorire quelle forme economiche discutibili, a cominciare dal lavoro nero

Francesco Fimmanò - Vice Presidente Corte dei Conti Carlo Fucci - Procuratore della Repubblica Isernia

Maurizio Fumo - Presidente V sezione penale Suprema Corte di Cassazione

La chiave di volta potrebbe essere una moderna Cassa per il Mezzogiorno

Ridurre le disuguaglianze socialie produrre lavoro

Sviluppo del Sud? La precondizione numero uno è la legalità

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5MEZZOGIORNO D’ITALIA:ULTIMA SPIAGGIA

Ho presentato nel corso dei lavori di questo interessante appunta-

mento caprese alcuni outcome che ven-gono da una serie di studi fatti sulle uscite in sanità, su come viene vissuta la sanità e quali sono le valutazioni e ho visto la differenza che esiste la il Nord e il Sud dell’Italia.

Quello che ho cercato di dimostrare è che una mancanza di informazione, una scarsa capacità da parte degli organi diri-

genti regionali del passato, la poca incisività del Mef, soprattutto nel medio periodo, ha portato a una diminuzione delle prestazio-

ni da parte del servizio sanitario regionali, dell’aspettativa di vita e un aumento delle difficoltà dopo i 65 anni.

Sono in aumento patologie dovute per la maggior parte dei casi ad una cattiva educa-zione alimentare e sanitaria e ad una man-canza di prevenzione che pure le Regioni negli ultimi anni stanno cercando di fare. Bisogna educare i cittadini, non solo quelli del Mezzogiorno, ad essere più attenti agli stili di vita e alla prevenzione. z

Siamo a Capri per parlare del Mezzo-giorno e dei problemi legati allo svi-

luppo di quest’area e al divario con il Nord che affondano le radici in un passato che non vuole andare via. Un gap che è rima-sto immutato malgrado una serie di inter-venti che sono stati fatti anche bene. Dal dopoguerra, riforma sanitaria, Cassa del Mezzogiorno, Svimez che faceva lavori di teoria sul modello di sviluppo delle regioni meno avanzate, meno ricche, poi gli incen-tivi. Tutto inutile. Anzi la convinzione che la Cassa per il Mezzogiorno è stata solo uno sperpero di risorse ha sedotto ormai quasi completamente il senso comune.

Ma questa convinzione non è assoluta-mente vera. Il modo di valutare l’efficacia di una politica deve essere sottoposta a quello che in inglese si chiama counterfactual si-mulation, cosa sarebbe successo invece sen-

za l’intervento della Cassa. È facile pensare che i risultati sarebbero stati molto peggio-ri. Questo significa che ha avuto un effetto benefico sull’economia del Mezzogiorno. Se la Cassa ha sperperato 50 miliardi di euro in 20 anni allora cosa si dovrebbe dire della Germania che pur spendendo 5 volte di più per sostenere la crescita dell’Est dopo l’uni-ficazione, non ha ottenuto alcuna riduzione del gap tra queste due aree?

Ora la crescita è venuta meno in Italia. Il problema è ancora più difficile perché il Mezzogiorno deve crescere in una congiun-

tura negativa per l’Italia. Il Sud cresce meno della media italiana che a sua volta è minore di quella europea che a sua volta è più bas-sa di quella statunitense. La grande priorità per il Mezzogiorno è quindi la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro. Nel 2015, 2016 e nel 2017 le regioni meridionali sono cresciute di più rispetto a quelle del Nord. Ma non basta ancora. Bisogna intervenire su pressione fiscale e burocrazia che stritola l’imprenditoria. z

La necessità di mantenere un corret-to equilibrio finanziario e la corretta

gestione delle strutture ospedaliere rap-presentano alcuni dei pilastri necessari al superamento delle inefficienze del settore pubblico. Sono necessari per garantire l’ero-gazione dei servizi sanitari essenziali e una buona assistenza sanitaria ai cittadini del Mezzogiorno. Bisogna poi creare ulteriori spazi occupazionali per permettere che si possa recuperare molta mobilità attiva e

anche tanta parte di quella migrazione di giovani e professionisti che dopo essersi formati sono costretti ad emigrare portan-do altrove il proprio bagaglio di conoscenza e la propria professionalità.

Una desertificazione che si traduce an-che nell’impoverimento delle regioni meri-dionali. Il meridionalismo deve essere uno dei motori del Paese, ma è necessario per questo invertire questa tendenza. Il know how e le professionalità esistenti al Sud non sono da meno rispetto a quelle delle altre aree del Paese, dove esiste, probabilmente, un modello organizzativo diverso e più effi-ciente. Per questo è necessario fare pressio-ne affinché anche il Sud migliori da questo punto di vista. E, infine, per la Campania è necessario uscire fuori dal piano di com-missariamento perché dopo quattro anni di avanzi di amministrazione non è possibile continuare su questa strada. z

La giornata di oggi credo che sia par-ticolarmente rilevante. Durante i la-

vori c’è stata la possibilità di affrontare una serie di temi e di relazioni che riguardano lo sviluppo del meridione. Da anni è una que-stione che occupa le prime pagine dell’agen-da nazionale, ma mai come in questo mo-mento accendere un faro sul Mezzogiorno e sulla perequazione con le altre aree del Paese, è stato qualcosa di rilevante.

Un ringraziamento va a chi ha organiz-zato questo incontro e a chi ha portato il proprio contributo alla discussione. Io sono stato designato, e ringrazio chi ha immagi-nato la formazione di questo intervento, alla sezione che tratta il rapporto tra sviluppo, legalità ed economia meridionale. Oggi, so-prattutto in conseguenza di una serie di ri-forme anche di carattere normativo, anche le imprese che si trovano a stretto contatto con realtà criminali, possono considerare fi-nalmente lo Stato un alleato e non percepir-ne solo gli aspetti repressivi. Mi riferisco in

particolare all’innovazione dell’articolo 34 bis della legge 159 del 2011 che oggi consen-te anche alle imprese soggette alle interdit-tive atipiche che hanno individuato pericoli di condizionamento di rivolgersi, previo ricorso al Tar, al Tribunale di prevenzione penale per poter avere la nomina degli am-ministratori di controllo. In questo modo si garantisce l’impresa nel suo lavoro ordinario e le si garantisce di portare avanti la sua atti-vità, al netto di rischi di infiltrazione, con un controllo effettivo sotto la verifica costante del Tribunale di prevenzione che si va ad af-fiancare alle altre garanzie del giudizio am-ministrativo. Questo spostamento dalla fase amministrativa a quella prevenzionale è un segnale di forte attenzione che viene dato in relazione a un tema centrale per lo sviluppo

del Mediterraneo e per quello del Mezzo-giorno. Eur.A.Pro.Mez. si pone al centro di tematiche di questo tipo e pone l’accento sui problemi e le prospettive reali. z

Sono in aumento patologie dovute per la maggior parte dei casi ad una cattiva educazione alimentare e sanitaria e ad una mancanza di prevenzione

Oggi, soprattutto in conseguenza di una serie di riforme anche di carattere normativo, anche le imprese che si trovano a stretto contatto con realtà criminali, possono considerare finalmente lo Stato un alleato e non percepirne solo gli aspetti repressivi

Il Sud cresce meno della media italiana che a sua volta è minore di quella europea che a sua volta è più bassa di quella statunitense

Dominick Salvatore - Distinguished professor of economics, Fordham University Giuseppe Stellato - Avvocato, Foro Santa Maria Capua Vetere

Vincenzo Schiavone - Presidente Sezione Sanità Unione Industriali di Napoli Giovanni Pietro Malagnino - vice presidente Enpam

La priorità numero uno è il lavoroMa vanno ridotte pressione fiscale e burocrazia

Più attenzione al sistema delle imprese

Il meridionalismo motore del Paese Più attenzione agli stili di vita

Page 6: MEZZOGIORNO D’ITALIA: DELLA ULTIMA SPIAGGIA“assoluta priorità”, non di federalismo. L’in-tenzione è di andare ben oltre il federalismo fiscale tratteggiato nella riforma

6 MEZZOGIORNO D’ITALIA:ULTIMA SPIAGGIA

d’intervento sulla carenza di servizi e quindi sulle infrastrutture sia fisiche, sia immateriali. È necessario investire sul capitale umano. Nel Mezzogiorno

c’è disomogeneità tra le varie Regioni perché la formazione, l’educazione sco-lastica e la ricerca sono da migliorare. Puntare l’attenzione sui servizi signifi-ca parlare anche di giovani che devo-no avere una formazione più adatta ai tempi che viviamo per sviluppare le proprie potenzialità. Il sistema pro-duttivo nel Mezzogiorno, inoltre, ha conseguito un risultato importante di recente con la risoluzione del proble-

ma dell’Ilva. La relazione tra l’attività produttiva del meridionale e quella del Nord è rilevante, ma dobbiamo migliorare il risultato che nasce da questa interazione. Il Mediterraneo, poi, è al centro di grandissima atten-zione dopo che i cinesi hanno indicato

come loro strategia la via della seta. Abbiamo un’opportunità straordina-ria per i commerci e le economie. Inve-stimenti possono essere fatti da una Banca per il Mezzogiorno e quindi per il Mediterraneo che sia di tipo privato-pubblico. z

MEZZOGIORNO D’ITALIA:ULTIMA SPIAGGIA

CAPRI - CENTRO CAPRENSE IGNAZIO CERIO - 19 E 20 OTTObRE 2018

CON LA COLLABORAZIONE

SCIENTIFICA DELLA

CON IL PATROCINIO

DELLA

Segue dalla prima

Questo giornale è realizzato da

081 8728358 - 328 [email protected]

in redazione: Massimo Tito (responsabile) Francesco Ferrigno Luigi Manninigrafica: Carmine Mascolo

Capri - 19-20 ottobre 2018

Occorre anche un atteggiamento responsabile da parte di tutti: amministratori, imprenditori e cittadini

Puntare l’attenzione sui servizi significa parlare anche di giovani che devono avere una formazione più adatta ai tempi che viviamo per sviluppare le proprie potenzialità

vincolo solidale con l’Ue affinché vi siano gli strumenti per sanare i pesanti squilibri territoriali e, per la salute, crediamo che lo Stato e il Sistema sanitario na-zionale debbano dare massima

attenzione alle aree più deboli, non economicamente, del Paese. Secondo alcuni studi economi-ci applicati al settore sanitario risulta che al Sud il 12% di gio-vani under 30 non ha la capacità

reddituale per rispondere alle esigenze della salute”. Le principali azioni previste nella legge di Bilancio 2019 non risol-veranno il problema di fondo: per il Sud serve una nuova imposta-

zione ideologica che passa anche per una revisione della spesa in ambito sanitario.Si agisca sulle Agenas, si riformi l’Aifa e si crei un tessuto più omogeneo tra si-stemi sanitari regionali. z

Luigi Paganetto

Pasquale Dell’Aversana

Crediamo fortemente in un vincolo solidale con l’Ue affinché vi siano gli strumenti per sanare i pesanti squilibri territoriali

Siamo qui a Capri per discutere dei problemi che attanagliano il nostro

Mezzogiorno e che non entrano nell’agen-da del Governo, almeno in modo esplicito. I lavori si concentreranno sulle criticità più importanti che sono causa del ritardo dello sviluppo di questa vasta area per provare a fornire indicazioni fattibili, che possono trovare una collocazione nel noto contratto di governo. Rispettiamo la volontà popolare che si è espressa in maniera chiara in una certa direzione anche nelle regioni meri-dionali e cerchiamo di fornire indicazioni più operative per quanto riguarda il Mez-zogiorno. Quando si guarda alle principali variabili economico-sociali (Pil, distribuzio-ne del reddito, mercato del lavoro, occupa-zione, inattiva, infrastrutture per abitante, numero di istituti scolastiche per abitante etc.) si nota che il divario tra le regioni del Sud, compreso le due isole maggiori, e quel-le del Nord, continua ad allargarsi ovunque. Penso che il Mezzogiorno abbia bisogno di interventi sociali.

Nel mio intervento mi concentrerò in

particolare su due aspetti che possono entrare a pieno titolo nello stanziamento previsto nel Def approvato dal Governo che riguarda l’accelerazione della spesa per infrastrutture sostenendo la necessità di po-tenziare gli edifici scolastici, introducendo una spesa per manutenzione e una aggiun-tiva per migliorare la docenza. È necessario mettere mano dalla scuola e creare istituti modello. Belli, accoglienti, con docenti preparati che devono essere anche ade-guatamente considerati dal punto di vista economico. Nei 157 anni dall’Unità di Italia il divario tra Sud e Nord è cresciuto anche perché queste capacità intellettuali sono andate lentamente smarrite. L’altra priorità non riguarda la necessità di costruire nuove infrastrutture, di cui comunque se ne sente il bisogno, ma utilizzare i soldi per gli inve-stimenti produttivi dello Stato nella manu-tenzione di quelle esistenti. Un’operazione che ha effetti rapidi e positivi sulla crescita, perché interessa un numero considerevole di piccole imprese. z

È necessario mettere mano dalla scuola e creare istituti modello. Belli, accoglienti, con docenti preparati che devono essere anche adeguatamente considerati dal punto di vista economico

Il Mezzogiorno d’Italia non è stato ri-sparmiato di certo dalla crisi che ha

messo a dura prova l’economia. I cui effetti non sono ancora stati del tutto superati. La perdita di prodotto interno lordo in quest’a-rea è stata doppia rispetto al resto del Paese e ben seicentomila posti di lavoro sono an-dati in fumo. Ma negli ultimi tre anni sono tanti ed incoraggianti i segnali di ripresa. Il Pil, ad esempio, è in crescita, come anche le esportazioni che superano la media italiana. Anche l’occupazione è in ripresa e la pro-duttività media è migliorata. La congiuntura che stiamo vivendo, quindi, è relativamente positiva ed incoraggiante anche per la ri-presa degli investimenti che negli ultimi tre anni sono aumentati del 30%. Certamente il quadro strutturale resta lo stesso che abbia-mo conosciuto da qualche decennio a questa parte. Il divario con il resto del Paese è rima-

sto invariato, se non è addirittura cresciuto. È in atto un’emigrazione soprattutto dei lavo-ratori più giovani e scolarizzati con il rischio concreto di assistere a una desertificazione, almeno per quanto riguarda il capitale uma-no. Si stima che con questi trend tra 30 anni il Mezzogiorno sarà l’area con il tasso più ele-vato di invecchiamento e sarà una delle aree più vecchie d’Europa. L’internazionalizzazio-ne, che dovrebbe essere uno degli elementi fondamentali per la crescita è ancora distan-te dagli standard nazionali. Solo un decimo delle esportazioni proviene dalle regioni del Sud e solo il 3-4% dello stock di capitale stra-niero arriva nel Mezzogiorno. Eppure questa è l’area che si presterebbe in misura maggio-re alla crescita perché dotato delle maggiori potenzialità. È difficile, dunque, immaginare uno sviluppo dell’Italia senza una contempo-ranea crescita del Mezzogiorno. z

La congiuntura che stiamo vivendo è relativamente positiva ed incoraggiante anche per la ripresa degli investimenti che negli ultimi tre anni sono aumentati del 30%.

Roberto Pasca di Magliano - Professore di growth economics Università “La Sapienza” Roma

Beniamino Quintieri - Presidente Sace, professore economia Università di Roma “Tor Vergata”

Occorre puntare su infrastrutture scolastiche e docenza

Dal meridione segnali di ripresa