Spagna Tra Federalismo Ed Autonomismo

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Introduzione Uno dei problemi pi importanti nella costruzione storica del moderno Stato spagnolo stato quello di coniugare la tendenza unificatrice con il rispetto ed il riconoscimento della diversit dei popoli e delle culture che lo compongono. In Spagna la forte identit regionale, retaggio di unevoluzione liberale assai accidentata e non compiuta nel tempo in cui era dovuta, alimenta ancora oggi una dialettica centralismo-regionalismo che, spesso, genera aspre tensioni. La Spagna, non a caso, stata definita una "Nazione di nazioni". Tra gli studiosi non si sprecano gli accostamenti del caso spagnolo al Regno Unito sia per il carattere plurinazionale di questultimo sia per il pi che simbolico ruolo che da secoli la monarchia svolge in entrambi i paesi per il mantenimento dellunit e della lealt dei sudditi a questa unit. Altre questioni, com, ad esempio, quella dellattuale sistema di organizzazione territoriale dei poteri si tratta di un forte regionalismo o di vero e proprio federalismo? appaiono, per, maggiormente interessanti, perch pi fortemente legate alle spesso tortuose vicende storiche che hanno condotto la Spagna alla democrazia. Alluopo sar sufficiente pensare alle guerre provocate dal "carlismo", un movimento tradizionalista che, reclamando tra le altre cose il riconoscimento del diritto dei regni preesistenti allo Stato spagnolo, urt, per buona parte del diciannovesimo secolo e ancora durante il ventesimo, contro l'idea del moderno Stato centralista affermatasi in seguito alla Rivoluzione Francese. Anche se il processo storico ha teso progressivamente all'accentramento, in Spagna le rivendicazioni regionaliste non hanno mai perso incisivit, com' dimostrato dal frustrato esperimento della Repubblica Federale del 1873, e il perdurare di questa situazione forse pi unica che rara ha fatto s che lepoca dei nazionalismi, esplosa nei primi anni del ventesimo secolo, coincidesse in Spagna con l'avvento di forze politiche regionaliste principalmente in Catalogna e nel Paese Basco. La proclamazione della Seconda Repubblica, con la quale si adott la formula dello Stato integrato, non fu utile a risolvere il problema dellautonomismo, anche se, va detto, fu proprio la Repubblica a riconoscere, nel 1932, un regime speciale di autonomia alla Catalogna e, durante la guerra civile, al Paese Basco (mentre vennero avviate le procedure del caso per la Galizia). La dittatura di Francisco Franco evidenzi l'incompatibilit fra una struttura politica autoritaria ed un autentico decentramento politico, avendo essa soppresso i diritti di autogoverno dei territori che li avevano conseguiti e perseguitando in modo implacabile le loro lingue e le loro culture specifiche. Lo scopo del nostro lavoro cercare di capire come la democrazia spagnola ha affrontato e continua a fronteggiare le tendenze centrifughe delle sue regioni e quali sono le origini storiche di dette tendenze. 1

I profili dellordinamento Il modello di organizzazione territoriale adottato dalla Spagna con la costituzione del 78 viene definito Estado de las autonomias (Stato delle autonomie). Probabilmente, la caratteristica pi interessante di tale modello consiste nel fatto che i territori autonomi, che tutti insieme compongono lo Stato spagnolo, non sono individuati direttamente dal testo fondamentale, come accade in Italia, ma sono il frutto di un diritto loro riconosciuto. In poche parole: non sono i governi a decidere circa la formazione di entit autonome, bens gli stessi territori che, una volta riconosciutisi attorno ad una medesima identit per prossimit geografica e per affinit storico-culturale, possono prendere liniziativa di farsi riconoscere dallo Stato quali Comunit Autonome. In particolare accade che i consigli comunali e i consigli provinciali le corporaciones agiscono per la convocazione di una commissione mista di deputati nazionali e provinciali per la scrittura di un progetto di statuto, mentre le Cortes il parlamento riunito in seduta plenaria sono tenute a decidere circa la sua adozione definitiva e, quindi, intervengono solamente in un secondo momento. Questa particolarit dellautonomismo iberico dovuta ad una sorta di continuit che gli spagnoli hanno voluto segnare tra lesperienza repubblicana, cos brutalmente esauritasi, e la instaurazione perch non tutti sono daccordo sulla parola restaurazione della monarchia. Infatti, avendo la IIRepubblica gi riconosciuto uno statuto di autonomia alla Catalogna e ai Paesi Baschi - e apprestandosi a fare la stessa cosa in Galizia nel 78, lanno in cui fu scritta lattuale costituzione, si ritenuto opportuno conferire a tali regioni lappellativo di regioni storiche, degne, in quanto tali, delle particolari forme di autonomia di cui gi godevano durante la repubblica, lasciando altre la possibilit di decidere se autogovernarsi, limitatamente a quanto possibile, o sottoporsi allamministrazione diretta dello Stato. Oggi giorno, dato che lintero territorio spagnolo si trova suddiviso in 17 comunit, le entit territoriali autonome godono quasi tutte delle medesime possibilit nei confronti dello Stato centrale (ma questo non significa, ovviamente, che abbiano tutte lo stesso peso). Unaltra caratteristica tipica dellorganizzazione territoriale spagnola che la carta costituzionale, pi che definire le competenze relative di Stato e Comunit Autonome, si preoccupa della libert dellaspirante comunit, la libert di determinare i termini della propria autonomia allinterno di un ventaglio di possibilit offerte dagli articoli 148 e 149. Cosa che, difatti, rinnova vecchie pratiche feudali (ne parleremo in seguito). Il processo di decentramento dello Stato spagnolo si articolato fondamentalmente in due fasi: la prima ha riguardato solo le regioni storiche e, dunque, i maggiori 2

trasferimenti di funzioni e poteri; la seconda tutte le altre a cui non stata concessa ampia autonomia se non dopo che fu trascorso un periodo di cinque anni dallapprovazione del loro primo statuto. Levoluzione della ripartizione territoriale del potere, sempre pi favorevole alle regioni, ha fatto parlare molti commentatori di federalizzazione, cio di un superamento per via devolutiva dello Stato nazionale e dellinterpretazione in senso decisamente federale, piuttosto che regionalista, del testo costituzionale.After the gradual inception of the States of Autonomy in the 17 Comunidades Autnomas, there has been an intensification of suggestions in line with a federal reading of the 1978 Constitution. The federalizing nature implicit in the internal logic of the Estado de las Autonomas is assured by a growing number of political analysts and opinion leaders (Luis Moreno, The federalization of Spain,p. 109).

Le radici di tale deriva verso la devoluzione risiedono per Moreno nella relativa eterogeneit economica e socioculturale del paese:From the first stages of the process of devolution of powers in post-Francoist Spain, both de iure and de facto asymmetries have become an additional stimulus to the markedly concurrent nature of political relations between the central state and the Comunidades Autnomas (idem,p. 127).

Giudicare questo processo non ci compete, tuttavia non superfluo notare come, specie presso le Comunit con grande personalit e vigore economico come il caso della Catalogna esso porti allinstaurazione di aspre logiche competitive tra il centro e la dimensione locale che, infine, scaturiscono nella nascita di un localismo cosmopolita che tenta di rapportare direttamente i propri cittadini ai nuovi scenari dellintegrazione europea e globale, saltando la mediazione dello stato centrale. Le diverse condizioni di autonomia, che oltre ad investire gli aspetti organizzativi e normativi riguardano anche quelli finanziari e di bilancio, hanno indotto a parlare di federalismo asimmetrico, unespressione che, spesso, cela una pessima opinione della carta costituzionale spagnola e che mette in evidenza la grande utilit di tale documento in termini di transizione dalla dittatura alla democrazia e dal centralismo al decentramento, ma soprattutto la sua grande inefficienza sotto il profilo della stabilizzazione dello Stato e dellintegrazione tra spagnoli mai storicamente troppo integrati fra loro come catalani e castigliani. Non vi dubbio, allora, che la problematica dellidentit, nei suoi due aspetti pi rilevanti, quello politico-istituzionale e quello linguistico e culturale, abbia rappresentato e rappresenti ancora oggi un capitolo fondamentale 3

nellevoluzione della Spagna moderna. Per quanto riguarda il primo aspetto da dire che il nuovo Stato spagnolo sempre pi percepito dagli stessi spagnoli come uno Stato di nazioni, ossia come una macchina amministrativa efficacemente neutrale, ispirata dal principio di sussidiariet e posta al servizio di due complementari istanze identitarie, denazionalizzata luna e rinazionalizzata laltra, nel senso che, contrariamente a quanto avvenuto nel diciannovesimo secolo e durante le dittature di Primo de Rivera e, soprattutto, di Francisco Franco, lo Stato non a caso mai identificato con la patria, se non occasionalmente e senza troppa convinzione sia dalla costituzione che dallopinione pubblica oggi non si munisce pi di una sua mistica legata alla retorica della sua necessit storica o della potenza, ma si fa semplicemente promotore e garante dei veri sentimenti nazionali e delle pi profonde aspirazioni politiche dei popoli che lo costituiscono. A questo riguardo, occorre sottolineare come il testo del 1978 non si limiti alla mera ingegneria costituzionale, ma tenga esplicitamente conto della storia del pas per cui fu scritta, da un lato disegnando diverse velocit e procedure nel transito (non obbligatorio) verso le Autonomie, dallaltro, come gi detto, offrendo un canale preferenziale alle autonomie storiche, sia mediante il riconoscimento dei fueros sia facendo proprie, con grande pragmatismo, esperienze statutarie avviate, maturate e giunte a perfezione giuridica nellambito della vita costituzionale di una precedente carta fondamentale, quella repubblicana del 1931. Il secondo aspetto, invece, trattato dallarticolo 3. Laffermazione che il castigliano la lingua ufficiale trova un significativo corollario nel fatto che todos los espaoles hanno el deber de conocerla y el derecho a usarla, formulazione dietro la quale si intravede una chiara coscienza del fatto che il problema linguistico sia di capitale importanza. Il secondo e il terzo comma dello stesso articolo scoprono le cause della debole posizione del castigliano che la formulazione del primo comma lascia intuire. In Spagna esistono infatti altre realt linguistiche, collettivamente designate come Las dems lenguas espaolas, le altre lingue spagnole, che, secondo disposizioni statutarie, possono essere ulteriori lingue ufficiali ma solo allinterno della Comunit in cui parlata. Inoltre, il testo stabilisce che Esta Constitucin [] se publicar tambin en las dems lenguas de Espaa, cio, sar scritta in tutte le lingue della Spagna. Proprio al momento di ottemperare a questo mandato ci fu una qualche polemica su quali e quante fossero queste dems lenguas, con il risultato di pubblicare il testo in quattro lingue (cio basco, catalano, gallego e valenzano), due delle quali (catalano e valenzano) cos simili tra loro che le due edizioni della costituzione sono del tutto identiche eccetto che per la portada (la copertina!). La distinzione tra lenguas espaolas e lenguas de Espaa , quindi, pi sostanziale che accademica, facendo la 4

seconda formulazione rilevare una descrizione pi neutrale della prima sulla quale, invece, grava una certa ambiguit per il fatto che si soliti riferire il concetto di espaol a quello di castellano. Infine, larticolo 4, dedicato alla bandiera, prevede ovviamente che los Estatutos podrn reconocer banderas y enseas propias de las Comunidades Autnomas da affiancare alla bandiera nazionale. Ai sensi dellart. 143 le province confinanti con caratteristiche storiche, culturali ed economiche comuni, i territori insulari e le regioni storiche possono accedere allautogoverno e costituirsi in Comunit Autonome: il processo, per, andato ben al di l di quanto previsto, dato che le Comunit Autonome, lungi dal valorizzare identit molto specifiche, coprono ormai lintero territorio dello Stato (cosa inizialmente non prevista) e hanno in pi di un caso contribuito a forgiare e istituzionalizzare rivendicazioni di specificit culturale e linguistica che fuori da quella cornice istituzionale o senza di essa non si sarebbero mai manifestate. Secondo lart.147 lo statuto della Comunit deve contenere la denominazione della Comunit che meglio corrisponde alla sua identit storica, le delimitazioni territoriali, lorganizzazione e la denominazione delle proprie istituzioni e le competenze assunte tra quelle elencate allart.148. Quali sono, dunque, queste diciassette Comunit Autonome? Andalusia, Aragona, Asturie, Baleari, Canarie, Cantabria, Castiglia-La Mancha, Castiglia e Len, Catalogna, Comunit Valenciana, Estremadura, Galizia, La Rioja, Madrid, Murcia, Navarra, Paese Basco. La costituzione proclama il principio dell'unit indissolubile dello Stato spagnolo, fondato sullunica sovranit del popolo spagnolo nella sua totalit, e, affermato il principio dell'uguaglianza tra i cittadini, lo estende ai rapporti tra le Comunit Autonome: non a caso, sono vietate la federazione tra Comunit e la concessione di benefici e privilegi particolari. proclamato, altres, il principio di solidariet, per cui si affidano allo Stato centrale l'adozione dei provvedimenti necessari a garantirlo. Ogni Comunit ha i suoi organi di autogoverno, per cui ha un parlamento ed un governo; inoltre, nellambito delle materie di sua competenza normativa, esercita anche il potere giudiziario attraverso un Tribunale Superiore di Giustizia. Come gi stato spiegato, la costituzione non ha stabilito un contenuto fisso delle competenze delle Comunit, ma ha lasciato ad ognuna di queste la libert di assumere attraverso il proprio statuto quelle ritenute necessarie. Sono quindi riservate allo Stato, oltre a quelle materie attribuitegli con carattere esclusivo, tutte quelle che non siano state assunte espressamente da ciascuna Comunit Autonome nel proprio statuto di Autonomia. Tra le materie che vengono attribuite allo Stato con carattere esclusivo sono da sottolineare: i rapporti internazionali, la difesa, la normativa doganale e quella tariffaria, il commercio estero, le divise, il cambio e la convertibilit, 5

la finanza generale ed il debito dello Stato. In tutte queste materie la competenza riguarda sia le funzioni esecutive che quelle legislative. Sempre alla competenza dello Stato sono riservate le legislazioni mercantile, penale, penitenziaria, del lavoro e quella relativa alla propriet intellettuale ed ai prodotti farmaceutici: su queste materie le Comunit Autonome possono esercitare soltanto funzioni operative. In altri settori, come la Sanit, le Assicurazioni Sociali, i contratti e le concessioni amministrative, l'ordinamento del credito, della banca e le assicurazioni, allo Stato riconosciuta soltanto la legislazione di base e le Comunit Autonome possono assumere, oltre alle funzioni esecutive, quelle legislative che sviluppino la legislazione statale di base. In tutte le materie che non siano di competenza esclusiva dello Stato centrale, le Comunit Autonome potranno esercitare tutte le funzioni, sia legislative che esecutive. In questi settori, le leggi delle Comunit hanno la stessa categoria di quelle statali, ed ogni conflitto tra le une e le altre dovr essere risolto dalla Corte Costituzionale. La competenza esclusiva dello Stato trova, specie presso le regioni storiche, taluni temperamenti, espressi dallarticolo 149, in corrispondenza dei fueros, una sorta di corpus consuetudinari che fissano gli usi tradizionali in materia di arbitrato, contratti e matrimoni; le specificit della condizione dei pubblici funzionari, alcune riserve di esecuzione, la gestione del patrimonio tutelato dallo Stato e quella di alcuni servizi, ecc. Posto che le due liste degli artt. 148 e 149 non esauriscono il campo della legislazione, la costituzione prevede una sorta di sussidiariet reciproca ed incrociata su materie e poteri residui, per cui gli statuti possono coprire tutti gli ambiti rimanenti, mentre lo Stato torna a subentrare per tutte le attribuzioni di competenza che si rendessero necessarie e a cui gli statuti non avessero di fatto dato esplicita copertura. Fino a qualche tempo fa la Catalogna, i Paesi Baschi, la Galizia e lAndalusia godevano di un grado di autonomia maggiore delle altre. Oggi, dopo due revisioni degli statuti di autonomia, si pu dire che il livello delle competenze simile per tutte le regioni, soprattutto dopo il trasferimento della gestione della pubblica istruzione e della sanit. Per, per ragioni storiche, restano talune notevoli differenze nel sistema finanziario regionale, in particolare tra Paesi Baschi e Navarra e le altre. La Costituzione spagnola, nel suo art. 156, c. 1, stabilisce che le Comunit Autonome godranno di autonomia finanziaria per lo sviluppo e lesecuzione delle loro competenze con riguardo ai principi di coordinamento con la finanza statale e di solidariet fra tutti gli spagnoli. Per assicurare unadeguata prestazione dei servizi e garantire un minimo comune per tutto il territorio nazionale, larticolo 158, c. 1, dispone: nel Bilancio generale dello Stato potr stabilirsi unassegnazione a favore delle Comunit Autonome in funzione dei servizi e delle attivit dello Stato che esse abbiano assunto nonch in funzione della garanzia di un livello minimo nella prestazione dei servizi 6

pubblici essenziali in tutto il territorio spagnolo. E nello stesso senso il medesimo art. 158 recita: al fine di correggere gli squilibri economici interterritoriali e rendere effettivo il principio di solidariet, sar istituito un Fondo di compensazione destinato a spese di investimento le cui risorse verranno distribuite dalle Cortes generali fra le Comunit autonome e, se del caso, le Province. Il decentramento delle spese pubbliche , in Spagna, oggi molto importante. La met della spesa globale di tutte le amministrazioni pubbliche infatti gestita dalle amministrazioni regionali e comunali. Di questo 50%, il 35% spetta alle Regioni autonome, laddove il restante 50% spetta allo Stato, che lo suddivide tra la pubblica amministrazione centrale (27%) e la sicurezza sociale (13%). C quindi un importante decentramento delle spese pubbliche. Con riferimento alle pubbliche amministrazioni territoriali, la distribuzione cos ripartita: il 27% per la pubblica amministrazione centrale, il 35% per le pubbliche amministrazioni regionali e il 14% per le pubbliche amministrazioni comunali. Fino al gennaio 2002 questo notevole decentramento delle spese pubbliche non trovava una corrispondenza dal punto di vista finanziario. Il decentramento finanziario era scarso tranne che per i casi molto speciali dei Paesi Baschi e della Navarra. Le entrate proprie delle Regioni autonome, prima del gennaio 2002, ammontavano al solo 26% del totale delle spese regionali. Laltro 74% delle entrate derivava dal previo trasferimento statale assegnato nella legge di bilancio e, in minore misura, dai fondi strutturali e di cessione dellUnione europea. Lo sviluppo dellautonomia finanziaria regionale in Spagna legato alle molte revisioni che hanno riguardato la Ley Orgnica de Financiacin de las Comunidades Autnomas (LOFCA). Nellanno 2002 un nuovo sistema finanziario regionale entrato in vigore. Esso prevede una disciplina globale, relativa, cio, a tutte le entrate di competenza regionale inclusa la finanza sanitaria che si applica a tutte le regioni tranne che ai Paesi Baschi, alla Navarra e alle Canarie e imperniato sulla corresponsabilit fiscale e lautonomia finanziaria. La disciplina si concretizza nella cessione di imposte indirette e di limiti nei confronti del pubblico indebitamento. Il trasferimento finanziario dallo Stato alle Regioni si realizza attraverso tre vie: il Fondo di sufficienza (che unentrata non condizionata e il suo scopo di finanziare tutti i servizi), le Assegnazioni di livellamento (se vi un basso livello di prestazione nei servizi pubblici essenziali) ed il Fondo di compensazione interterritoriale, che si fatto via via pi flessibile ed soltanto parzialmente condizionato ai nuovi investimenti. Lultima cosa che dovremmo dire a proposito dellordinamento dello Stati spagnolo riguarda la monarchia. Saremo brevissimi (per il momento) e risponderemo alla domanda: Che ruolo assume la monarchia in un simile contesto di plurime identit e di frequente competizione tra regioni? La 7

monarchia, grazie alla sapiente guida del re Juan Carlos, gode oggi di grande prestigio e appare come un ineliminabile fattore di unit e di garanzia dellequilibrio costituzionale e sociale spagnolo. Il fallimento del golpe del 1981, animato dal generale Tejero, ha dimostrato non solo la volont fermamente democratica del re, ma anche quanto sia valida listituzione monarchica forse anche pi della repubblica al fine di difendere le istanze e le richieste di autogoverno e libert dei popoli spagnoli. I profili dellordinamento spagnolo che abbiamo fin qui tracciato sembrano definire un ordinamento avente elementi tanto di uno stato federale quanto di uno stato regionale: a favore di chi sostiene questultimo modello sembra giocare lo scarso ruolo del Senato come camera di rappresentanza delle istanze locali. Malgrado ci, pi corretto appare considerare il caso spagnolo un modello non inquadrabile al momento in una qualunque tradizionale categoria del diritto pubblico comparato.

La storia 1. Dopo il crollo dellimpero romano, la Spagna, cos come il resto dEuropa, sub un periodo concitato e confuso in cui diversi gruppi di popoli barbari si succedettero in quello che oggi il suo territorio senza riuscire, evidentemente, ad insediarsi stabilmente: sulla penisola iberica calarono, cos, i vandali, gli svevi e gli alamanni. Solo i visigoti, gli ultimi ad arrivare, riuscirono a fondare un forte regno sotto re Eurico (467-485), il pi potente regno forse che lEuropa occidentale potesse allepoca permettersi. Il 718 generalmente considerato lanno in cui si comp la conquista araba: esso da considerarsi, dunque, anche lanno in cui, a partire da piccoli regni e feudi compresi tra i Pirenei e i domini arabi, cominciarono a svilupparsi quelle identit nazionali che ancora oggi condizionano, in positivo o in negativo, la nazione spagnola (sempre che ci lecito chiamarla in tal modo). Probabilmente, il primo di questi regni fu quello di Navarra, sorto nel 824 sotto il re Eneko (o Inigo) Arista, dopo che fu sconfitto Luigi il Pio, figlio di Carlo Magno, al rientro da una spedizione contro Pamplona (citt fondata secoli addietro da Gneo Pompeo). La Navarra cominci ad estendersi anche nel confronto con le milizie islamiche raggiungendo, cos, la sua massima espansione sotto Sancho III il Grande (999-1035), morto il quale il regno fu suddiviso nei suoi quattro figli che, in lotta tra loro, determinarono il progressivo declino della Navarra. 8

Approfittarono della situazione favorevole, allora, i regni di Aragona e di Castiglia, che si alternarono nella direzione del regno, conquistando ora l'uno ora l'altro territorio, finch nel 1284 il matrimonio della regina Giovanna di Pamplona con Filippo il Bello fece passare il regno di Navarra sotto la casa di Francia. Il regno dAragona, innalzato a regno indipendente con Raniero I (103563), si era costituito a partire da uno stanziamento militare che i Franchi stabilirono dopo la vittoria di Poitiers del 733 come avamposto nella lunga guerra contro i musulmani. La storia di questo regno inscindibilmente legata a quella della Catalogna, regione mediterranea emancipatasi dal regno dei Franchi attorno alla contea di Barcellona, con cui nel 1137 si cre l'unione dinastica che fece di questo il regno pi florido e pi intraprendente dellarea del Mediterraneo. Sotto il re Pietro II (1276-85), infatti, lAragona cominci la sua espansione con la conquista della Sicilia, mentre con Giacomo II si assicur la Sardegna e impose il vassallaggio al ducato di Atene. In cambio di un cos grande impegno militare, per, la nobilt pretese dai re la creazione delle Cortes di Saragozza, Barcellona, Valencia quali organi di rappresentanza secondo gli usi feudali. Mentre un regno, quindi, cos progrediva, un altro andava accrescendosi e potenziandosi: la Castiglia. Originariamente retta da conti vassalli del regno delle Asturie e di Len, la Castiglia ottenne nel 961 il riconoscimento delle sue libert e la piena autonomia dal regno di Len, il quale sar, addirittura, conquistato dalla stessa Castiglia nel 1038. Pi volte separati negli anni successivi, Castiglia e Len furono definitivamente uniti sotto Ferdinando III il Santo nel 1230. Con Enrico IV di Trastamara, alla met del 400 si giunse al culmine di uno dei periodi pi travagliati della storia della Castiglia caratterizzato da guerre civili e lotte per la corona che si concluse solo nel 1474 con lascesa al trono di Isabella. Inoltre, avendo Isabella nel 1469 sposato Ferdinando, il re di Aragona, i due maggiori regni spagnoli si ritrovarono finalmente uniti sotto la stessa coppia di reali. Anche se di vera unione politica non si tratt, non essendo state le corone unificate dalla convergenza sullo stesso capo, la politica dei re cattolici, come vennero chiamati allindomani della conquista di Granada Isabella e Ferdinando, ebbe una forte impronta unitaria e di fatto fece salva solo, ma solamente in una certa misura, lautonomia dellAragona-Catalogna. In ogni modo, da questo momento in poi che la Spagna fa ingresso nella storia mondiale e assume i tratti che lhanno resa cos come la conosciamo oggi (nel 1522 tutta la Navarra al di qua dei Pirenei fu conquistata da Ferdinando e annessa ai suoi possedimenti). Tralasciando gli aspetti pi mitici e distorti della visione che il franchismo volle imporre dei re cattolici, possiamo affermare che Ferdinando e Isabella ebbero una chiara e netta linea politica, con la quale mirarono allunificazione spagnola prima contrastando la plurisecolare presenza musulmana sulla penisola, poi cercando di 9

ridimensionare i grandi feudatari e tutto il sistema che garantiva loro benefici ed immunit. Una volta ottemperato questultimo compito attraverso il divieto di battere moneta e di intraprendere autonomamente guerra, i re cattolici cominciarono gradatamente a rivedere anche i diritti delle citt all'autogoverno. Il programma dei re cattolici si complet, poi, attraverso vari punti successivi: il ristabilimento forzoso dell'ordine (specie in Castiglia); lavvio di una riforma religiosa integralista; la nascita di uno spirito di crociata, che port per passaggi successivi alla conquista dell'ultima roccaforte araba (il regno di Granada), all'introduzione dell'Inquisizione e all'espulsione degli ebrei. Come gi accennato, questa politica di unit non compromise eccessivamente lautonomia del regno di Aragona e Catalogna: infatti, furono conservate sia le istituzioni tradizionali (la pi importante, la Generalitat de Catalunya), sia la lingua (la catalana) sia i fueros. Tuttavia, ci non fu sufficiente ad impedire il prevalere dellelemento castigliano su tutti gli altri, venendosi la Castiglia, difatti, sempre pi ad identificare con lintera Spagna. La scoperta dellAmerica del 1492, invero, aveva favorito non gi tutta la Spagna, bens la Castiglia, perch, per effetto della distinzione delle due corone, tale scoperta non poteva essere imputabile anche ad Aragona, ma solo alla Castiglia. Inoltre, il fatto che limpero fosse stato conquistato da soldati castigliani e sempre da gente della Castiglia fosse governato, oltre ad aumentare il prestigio di questa nazione, faceva s che solo il castellano venisse adottato come lingua dellimpero e solo il castellano fosse assunto dagli stranieri per parlare con limperatore, i suoi ministri e i mercanti. Daltra parte, la scoperta dellAmerica, avendo ridotto il Mediterraneo ad un mero bacino, dapprima colp profondamente il prestigio della Catalogna, regione a cui lAragona doveva tutto il suo benessere e le sue conquiste, e in seguito ne devast leconomia. Il successore dei re cattolici fu, per uno straordinario incrocio dinastico, quel sovrano passato alla storia come Carlo V, ma che in Spagna fu noto come Carlo I. Questi, appartenendo alla casa dAsburgo la cui preoccupazione era solo lunit del proprio impero tedesco ed essendo fondamentalmente estraneo a qualunque cosa fosse spagnola, si cur solamente dellunificazione di questa parte del suo immenso impero senza tener conto delle sue storiche particolarit regionali. La cosiddetta ispanizzazione altro non fu che la totale identificazione della Spagna con la Castiglia. 2. Se il diciottesimo secolo fu in buona parte un secolo di decadenza, culminato nella lunga guerra di successione con cui i Borboni subentrarono agli Asburgo, il diciannovesimo fu fatale alla Spagna sia in termini di sviluppo economico che in quelli di progresso politico. Tutto ci a causa delle 10

guerre interne alla stessa dinastia regnante, le quali, sovrapponendosi alle rivoluzioni liberali, in definitiva finirono per soffocarle. Non avendo ottenuto eredi maschi, Ferdinando VII di Borbone (1784-1833) aveva designato come legittimo successore il fratello Don Carlos Isidro (1788-1855). Nel 1830, per, dal suo matrimonio era nata una figlia, Isabella (1830-1904), che, dopo labrogazione con atto unilaterale (senza precedenti) della legge salica, fu proclamata legittima erede. Don Carlos rifiut di riconoscere il testamento e organizz un colpo di stato da cui scatur una lunga guerra intestina chiamata guerra carlista (1833-1839; 1847-1860; 1872-1876). Questa guerra, combattuta in diverse fasi, contribu notevolmente al fallimento di cinque contestuali rivoluzioni borghesi. Intorno a Don Carlos si erano uniti i monarchici legittimisti, i cattolici tradizionalisti e, soprattutto, i reazionari antiliberali, cio, i grandi proprietari terrieri delle regioni pi arretrate Aragona, Navarra, Biscaglia, Vecchia Castiglia, Len che, anche grazie alle alte gerarchie cattoliche, riuscirono a convincere notevoli masse contadine (finanche basche e catalane) a chiedere il ripristino dell'Inquisizione e a lottare per la conservazione dei vecchi rapporti feudali, nonch a difendere l'autonomia delle province contro la politica centralista del governo. Erano per il sovrano legittimo, invece, i liberali, i massoni, i cattolici costituzionalisti e le frange pi borghesi della societ spagnola (specie quelle pi sviluppate della Catalogna) che, in cambio di tale appoggio, ottennero labolizione dei privilegi feudali delle corporaciones e i fueros. Inoltre, sotto la pressione dei catalani, la sovrana fu costretta ad approvare una nuova costituzione, che diminuiva s sensibilmente il censo elettorale, ma manteneva per la corona il diritto di veto assoluto sulle leggi ed il potere di scioglimento delle Cortes. Mentre liniziativa degli isabelinos si basava politicamente sul modello centralistico-castigliano tradizionale e sull'esercito per salvaguardare lunit del paese, i caratteri rilevanti del carlismo furono non solo la difesa dellunit cattolica nazionale e dellalleanza fra trono e altare, ma anche il radicamento sociale negli ambienti rurali, dove una propaganda tardo feudale mirava a convincere le masse contadine che la conservazione del servaggio e del clericalismo sarebbero stati un'ancora di salvezza contro il duplice attacco condotto dal liberalismo e dalla Castiglia. Ad un certo punto, per, il carlismo non riusc pi a trovare grandi consensi nemmeno presso la chiesa di Roma che, dallavvento di Alfonso XIII nel 1875, stava cominciando a guardare con simpatia i governi liberali moderati al fine di sbarrare la strada ad un nemico assai peggiore del liberalismo: il socialismo. Le guerre carliste si conclusero nel 1876, ma la Spagna e le sue nazioni non riuscirono a trovare pace. Il ventesimo, fino allavvento della democrazia, fu il secolo della pi brutale oppressione delle nazionalit e della pi sistematica repressione delliniziativa politica, o solo semplicemente culturale, che la Spagna ebbe mai vissuto nellambito 11

delle sue regioni: a parte il periodo convulso della IIRepubblica (1931-1938), fino al 1978 il paese fu governato da regimi dittatoriali portatori dellideologia castigliana. Lesperienza franchista, in tal senso, quella che pi ha influito sugli attuali assetti del paese. 3. Andato al potere al termine di una assai combattuta guerra civile, il Generale Francisco Franco fu fin da subito preoccupato di ripristinare lunit del suo paese. La sua visione dellunit, tuttavia, non era affatto quella dello Stato integrale definito dalla costituzione repubblicana del 1931, bens la tradizionale visione egemonica castigliana. In poche parole, quella del caudillo fu una politica livellatrice delle nazionalit, fu la ripresa dellispanizzazione forzata da perseguirsi con qualunque mezzo e da realizzarsi ad ogni costo. Il regime totalitario falangista (anche se la dittatura franchista non fu affatto un totalitarismo nel senso pieno del termine), fondato su di unideologia nazionalista spagnola, non poteva, infatti, ammettere lidea di pi nazioni allinterno della stessa patria. Nellepoca di massima diffusione e massima aggressivit dei nazionalismi, anche in Spagna si afferm un orientamento nazionalista alternativo a quelli tradizionali. Pur ponendosi in continuit con i processi di accentramento avviati a partire dai re cattolici, questo nazionalismo non fu propriamente castigliano, ma am considerarsi autenticamente spagnolo, cio, espressione di tutta la Spagna oltre le compassate particolarit regionali. Fu proprio sotto il regime di Franco, infatti, che si diffuse il mito della Reconquista e dei re cattolici: questi furono rappresentati in opposizione ai musulmani e paladini della cristianit, elemento, questultimo, ritenuto fondamentale nella definizione dellidentit spagnola. Per contrastare le tendenze centrifughe della ricca Catalogna, Franco aveva opportunamente pensato di mortificarne lidentit attraverso la cancellazione della sua lingua. Tra il 1939 ed il 1975 la persecuzione del catalano fu intensa e sistematica, soprattutto fino al 1962. Il regime proib la pubblicazione di libri, giornali e riviste, la trasmissione di telegrammi e le conversazioni telefoniche in catalano. I film erano doppiati unicamente in castigliano e anche le opere teatrali potevano essere rappresentate solo in questa lingua. Nelle trasmissioni radiofoniche e televisive si poteva parlare soltanto in castigliano. I documenti amministrativi, notarili, giudiziari o commerciali erano sempre in castigliano e quelli redatti in catalano erano considerati nulli per legge. La segnaletica stradale e commerciale, la pubblicit e, in generale, tutta limmagine esterna del paese erano in castigliano. Una forte immigrazione proveniente dal resto della Spagna, in epoche nelle quali nessun territorio di lingua catalana poteva offrire strutture educative e urbanistiche adeguate, rese ancor pi difficile la situazione del catalano. Un discorso analogo vale 12

per i Paesi Baschi in cui lazione repressiva del governo del dittatore fu ancora pi spietata: vennero eliminati tutti i simboli pubblici in basco e tutti quei nomi che appartenevano alla cultura basca e che erano emblemi del separatismo popolare; fu emanato il divieto di registrare i bambini con un nome basco; fu introdotta finanche la condanna a morte per chi, in gruppi di persone o anche solo, si esprimesse in lingua basca. Un importante movimento culturale, detto Pizkundea, fu costretto a sciogliersi. Furono cos soppresse tutte le manifestazioni di cultura regionale e molte persone ogni anno finivano in carcere per aver violato i divieti imposti dal regime. La questione linguistica fu solo un aspetto della politica nazionalistica franchista. Per quanto attiene allaspetto politico, va detto che uno dei primi atti assunti dal caudillo fu la revoca degli statuti dautonomia che la repubblica aveva riconosciuto tanto alla Catalogna quanto al Paese Basco; e ancora, che fu proprio la repressione politica e la frustrazione economica a cui questultimo fu sottoposto ad originare, nel 1953, il gruppo politico Ekin, successivamente noto come Eta, avente come scopo di stabilire una patria indipendente dallo stato spagnolo sotto lideologia del socialismo rivoluzionario: nel 1970, per, un tribunale militare con sede a Burgos eman nove condanne a morte e distribu 518 anni di reclusione per terrorismo a sedici giovani nazionalisti Baschi. Nellimpossibilit di manifestarsi in altri modi, la questione dellautonomia venne spesso a confondersi con la questione sociale. Lungo tutto il periodo della dittatura vi furono delle manifestazioni operaie e studentesche, talvolta piuttosto riuscite, che, pur esprimendo istanze di categoria, spesso avevano unintonazione regionalista che veniva giustamente intesa dal governo come un pericolo non solo per il regime, ma anche e soprattutto per lunit della patria. Tra questi eventi, soffocati a volte anche duramente e nel sangue, si ricordano: il boicottaggio dei tram a Barcellona del 1951 occasione in cui comparvero dei volantini scritti in catalano oltre che in castigliano ; gli scioperi nelle miniere basche degli anni 50 che videro la comparsa delle commissioni operaie fuori dal quadro dei sindacati verticali ; lo sciopero del bastione minerario delle Asturie del 1963. Nei suoi ultimi anni il regime fu tutto preso dalla violenza dellEta: essendo stato colpito al cuore da uno spettacolare quanto disumano attentato che ne uccise il capo del governo lammiraglio Carrero Blanco il regime reag emanando nel 1975 un decreto legge contro il terrorismo con cui si autorizzava la forza pubblica ad effettuare, anche senza mandato, perquisizioni in qualunque abitazione e fermi di polizia fino a dieci giorni e senza lintervento di alcun difensore. Quando Franco mor, le nazioni videro la luce in fondo al viale.

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Lidentit spagnola Di fronte ad un cos forte radicamento del sentimento regionale lecito chiedersi se davvero in Spagna possa esistere unidea nazionale e, se s, come essa prenda le distanze dal fanatismo mistificatore franchista e come si concilia con le diverse nazionalit. Tra il 22 ed il 28 agosto 2004 il giornale El Mundo ha pubblicato sette articoli riguardanti la questione dellidentit spagnola, concludendo che effettivamente tale identit esiste e si rintraccia chiaramente attraverso la storia; essa esiste non gi distruggendo le identit regionali, ma per la diffusa consapevolezza che la Spagna non esisterebbe senza di quelle. Se potessimo inventarci un termine, diremmo che la ispanit, lessere e sentirsi spagnoli, consiste proprio nellessere castigliano, catalano, basco, andaluso, galiziano, valenzano, etc e tuttavia fratelli. Nonostante si dica che sia il popolo pi repubblicano dEuropa, quello spagnolo spesso dichiara che la monarchia lelemento fondamentale della sua unit, giacch solo la monarchia ha saputo unificare il paese e storicamente e idealmente. In questo momento, dunque, la monarchia, degna di grande prestigio e forte della stima di tutte le genti spagnole, appare unistituzione davvero ineliminabile. I paragrafi che seguiranno saranno dedicati allanalisi di alcuni degli articoli di cui si pocanzi parlato e che recano la firma di alcuni tra i maggiori storici spagnoli contemporanei: Julio Valdeon, Joseph Perez, John Eliott, Josep Fontana, Jos Alvaro Junco. 1. Secondo Julio Valdeon, la Spagna idealmente esisteva gi durante il Medio Evo; tuttavia, essa non nacque con la Reconquista, che anzi fu un fatto dlite legato allespansione della Castiglia, e nemmeno con la cristianit, se vero che cos gli ebrei come i musulmani hanno lasciato moltissime tracce della loro presenza in terra iberica e nella mente di chi vi abita. Nel rinvenire gli indizi dellesistenza della Spagna nel Medio Evo, allora, di fondamentale importanza appare per Valdeon la costituzione di ununica monarchia su tutto il territorio iberico (ad eccezione del Portogallo): Valdeon pu affermare ci con certezza e senza la paura dincappare nelle mistificazioni storiche del franchismo. Valutata molto rilevante , quindi, sia la funzione dei re cattolici che quella dei loro predecessori Trastamara, dinastia che in certi periodi ebbe tanto la corona di Castiglia che quella di Aragona. Lopinione di Valdeon che i nazionalismi siano sorti per effetto dello sviluppo economico che si ebbe a partire dal XVIIIsecolo, ma soprattutto durante il XIX: le maggiori questioni nazionali, non un caso, furono fin dallora, cos come sono ancora 14

oggi, quella catalana e quella basca. Ci nondimeno, questi due nazionalismi hanno segnato strade completamente diverse, anzi decisamente opposte a causa delle differenti condizioni in cui tale sviluppo si comp. In Catalogna, infatti, il nazionalismo si form sotto la spinta della renaixenia, cio, del risveglio sociale e culturale che la regione conobbe grazie al successo del suo modello di sviluppo, dinamico e tipicamente europeo. Il radicalismo dei Paesi Baschi, invece, fu il prodotto di un imponente sfruttamento delle risorse naturali del luogo sostenuto dalla classe dirigente castigliana, che realizz s una prodigiosa crescita industriale, ma altres sconvolse lambiente basco e scav unincolmabile distanza tra la regione e i predatori della Castiglia. Alla fine del XIX secolo si afferm anche un nazionalismo castigliano postulante, su tutte la altre grandi capitali spagnole, la superiorit morale e politica di Madrid. A questultimo nazionalismo Valdeon oppone che identificare il castigliano con lo spagnolo un abuso. 2. Joseph Perez, circa il valore della Reconquista nella definizione dellidentit spagnola, condivide quanto gi sostenuto da Valdeon. Secondo Perez vero che la Reconquista inser la Spagna allinterno di quel processo di accentramento e di assolutizzazione monarchica che tutta lEuropa stava allepoca vivendo e in questo caso la posta in gioco fu pi alta dato che si tratt di un regno cristiano che si costitu per la cacciata degli arabi ma vero altrettanto che fu lunione dei re cattolici a creare la Spagna moderna. Tale unione per Perez non fu meramente dinastica, bens politica: daccordo che furono mantenute corone distinte cos come distinte rimasero le lingue e le istituzioni, ma innegabile che Catalogna , Aragona e Valencia accettarono di buon grado lunit e si considerarono parti dello stesso corpo. A dimostrazione di tale affermazione, Perez ci informa che durante il XVIIsecolo furono scritti e pubblicati sia in Valencia che in Catalogna moltissime opere in lingua castigliana senza che ci provocasse problemi didentit agli scrittori e ai lettori o tensioni tra le regioni del regno. Se oggi tanti spagnoli respingono lunit e sposano idee separatiste, argomentando che nella storia spagnola non vi nulla che possa fare pensare ad una nazione unica, , secondo Perez, tutta colpa dello storicismo mistificante del caudillo, il quale, essendosi appropriato delleredit dei re cattolici, della Reconquista, della scoperta dellAmerica, del periodo asburgico e delle ragioni anti-carliste, gett nel discredito assieme al suo regime lintera storia unitaria spagnola. In altre parole, poich il franchismo si arrogava di continuare la storia unitaria spagnola, chiunque respingesse il franchismo fin col fare lo stesso della storia del suo paese. Un destino analogo fu seguito dalla pretesa di identificare la causa dellunit con quella della difesa 15

della cristianit cattolica, specie dopo la diffusione del socialismo. Infine, anche per quanto riguarda il rapporto tra sviluppo economico e nazionalismi, Perez si trova daccordo con Valdeon, ma aggiunge una cosa importante, cio, che i nazionalismi spagnoli non si pongono mai sul piano della diversit etnica (fatta eccezione per i Paesi Baschi). 3. Sulla stessa linea di Manuel Fidez Alvares, altro notevole storico spagnolo che alla domanda Come vede lo storico la questione dellidentit spagnola? risponde: ()la Catalogna ha una personalit impressionante che si deve non solo rispettare, ma anche mantenere e ammirare. Per, penso che rester (unita) alla Spagna, sempre che la Spagna sapr rispettarla, si trova John Eliott, il quale sostiene che a rendere la Spagna un regno stabile e potente fu il mantenimento delle distinzioni nazionali, non la loro forzata unificazione. Quando questo principio entr in crisi (la distinzione tra nazioni, sintende), prima sotto i colpi di Olivares poi dei liberali, lidea di Spagna pluralista fu abbandonata per quella di Spagna unita: nonostante che la Costituzione di Cadice del 1812 chiamasse ancora il monarca rey de las Espaas, durante il XVIIIsecolo fu assunta come lingua ufficiale il castigliano e furono adottati definitivamente la bandiera e linno nazionali. Secondo Eliott, le rivolte catalane del 1640 e la guerra di successione a Filippo V furono rivolte nazionaliste animate contro lintento della classe dirigente castigliana di identificare la Spagna con la Castiglia. Ecco spiegato perch, passando ad analizzare la costituzione del 78 Eliott ritiene che sia un fatto positivo che la Spagna sia tornata ad essere una monarchia orizzontale e composta. Dice Eliott:Ci sono tensioni, ma questo normale in una monarchia composta, dovute alla paura della frantumazione e al riconoscimento della creativit che si trova nella diversit () conservare la diversit nellunit la grande sfida della Spagna attuale. Eliott ottimista circa la capacit dellordinamento post-franchista di trovare il giusto equilibrio nel sistema delle autonomie; daltra parte, il disastro creato nel rapporto centro-periferia da Franco non ha offerto altre possibilit organizzative. Al riguardo dei nazionalismi, infine, Eliott sostiene che:Il nazionalismo basco, per certi aspetti regressivo, rappresenta unidea sentimentale ed idealizzata del passato che non tiene abbastanza catalano. conto del presente. Questo il grande problema della Spagna contemporanea()Quello basco un nazionalismo troppo esagerato, molto diverso da quello

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4. Josep Fontana uno storico catalano e da buon catalano sostiene che dire che la Spagna sia sempre esistita assolutamente sbagliato,poich lidea di una Spagna unica ed unita stata uninvenzione dei liberali: la questione dellunificazione rispondeva solo ai loro interessi e al loro progetto politico. Secondo Fontana urge non cadere nel classico errore di confondere la nazione con lo stato. Mentre la prima un fatto di coscienza collettiva, il secondo, al contrario, un contratto sociale. Mentre la nazione, cio, un fatto comune a molti, un sentire comune, il secondo una statica e grigia macchina creata per fornire determinati servizi sociali, come per esempio la difesa dagli stranieri. Ora, parlare di coscienza nazionale non significa solo riferirsi alla lingua comune, ma anche ad un pi profondo sostrato culturale, quello nel quale uno si riconosce e si sente bene: Viviamo assieme in uno stato e nessuno con sentimento comune, conoscendo le prospettive del mondo attuale e dellEuropa, pu pensare che questo stato sia una nave da cui bisogna sbarcare. A chi dice facciamo della Spagna una nazione, Fontana, quindi, risponde: Anche se pu essere una strada difficile da percorrere, impariamo a convivere in uno stato di cui siamo parte e di cui abbiamo responsabilit e doveri, oltre che diritti. 5. Larticolo di Jos Alvarez Junco porta il significativo titolo di Al nazionalismo chiedo di ritirarsi al museo, nel quale Junco esordisce affermando che il nazionalismo una vecchia cosa, perch legato ancora a fattori etnici come in Catalogna e nel Paese Basco. Junco si chiede cosa, a parte larbitrio, distingue le regioni storiche dalle altre: Catalogna, Paese Basco e Galizia? Perch no la Navarra, che ha saputo mantenere il suo regime forale anche sotto il franchismo? Perch no lAndalusia?. Il sentimento nazionale, a quanto ci riferisce Junco, un fenomeno molto influente in Catalogna e nel Paese Basco, non in Galizia, allora: perch la Galizia (che infatti non ha mai creato forti problemi)? In ogni modo, continua ad argomentare Junco, se lo stato nazionale in senso stretto, fatta cio da un unico popolo, una rarit, perch insistere con la formula una nazione, uno stato? Il secondo affondo contro il nazionalismo laccusa di conservatorismo. Chi sostenne Don Carlos e il suo successore? Chi ostacol le riforme liberali che avrebbero avvicinato gi nel XIXsecolo la Spagna ai livelli di sviluppo economico e politico che erano gi in corso in Francia e in Inghilterra? Chi oggi logora il governo centrale con estenuanti trattative circa le condizioni dautonomia che a ciascuna comunit andrebbe riconosciuta? 17

Sulla questione catalana e sulla questione basca Scopo del nostro lavoro era di indagare sul rapporto esistente in Spagna, paese dalle molte e forti identit regionali, tra lautorit centrale costituita dal governo di Madrid e i governi delle Comunit Autonome al fine scoprire come tale rapporto regolato e cosa c allorigine di tale regolazione. In principio, dunque, abbiamo brevemente analizzato i tratti dellordinamento costituzionale e alcuni riguardanti il regime tributario facendo il punto su cosa sia una Comunit Autonoma, quali ne sono le prerogative e come essa definisce i suoi rapporti con Madrid. Abbiamo visto, in seguito, in modo altrettanto breve gli aspetti storici riguardanti la formazione dello Stato spagnolo scegliendo gli eventi che, al nostro scopo, ci apparivano i pi significativi: siamo ben consapevoli che possiamo aver tralasciato qualcosa, ma lobbligo della brevit ci ha indotto a cercare di restringere il pi possibile la nostra ricognizione storica e ad evitare pesanti ripetizioni tra un paragrafo e laltro. Abbiamo, infine, trattato della questione dellidentit spagnola cercando di rispondere alla domanda Esiste unidentit spagnola? facendoci aiutare dallopinione di autorevoli storici. Sempre trattando la questione dellidentit, abbiamo cercato di introdurre il tema dellorigine e della natura dei vari nazionalismi spagnoli. Giunti a questo punto, non ci rimane che appurare come il fatto della questione delle nazioni sia fondamentalmente limitata alle regioni che da sempre, e pi di tutte le altre, si sono ritenute soffocate, o quanto meno danneggiate, da Madrid: la Catalogna e il Paese Basco. I due capitoletti che seguono tratteranno separatamente delle due questioni: per quanto riguarda la prima, quella catalana, affronteremo la storia della Generalitat vale a dire il fulcro storico dellautonomia catalana poi la questione della lingua e quindi cercheremo di accennare qualcosa del dibattito in corso circa la riforma in atto dello statuto catalano; per quanto riguarda la seconda, data la particolare antichit tendente al mito del popolo basco e linfelicit delle sue vicende storiche e sociali, percorreremo una corposa ricostruzione storica delle sue sfortunate vicende per poi dedicarci al fenomeno Eta.

Della Catalogna 1. Gli attuali asseti della Comunit Autonoma Catalana sono disegnati dallo statuto dautonomia del 1979, con cui si stabilita listituzione della Generalitat de Catalunya. Lespressione Generalitat 18

storica e si riferisce non tanto ad una particolare istituzione, quanto allintero sistema di governo catalano; inoltre, essa evidenzia la specialit dello status catalano, dato che a nessuna comunit, oltre a quella catalana, viene concesso luso di un qualunque nome tradizionale per indicare le istituzioni politiche proprie. Solitamente, si soliti distinguere due Generalitat: la prima risalente al tempo della IIRepubblica, che, definitasi Stato integrale, aveva riconosciuto lidentit catalana accettando lemanazione di uno statuto dautonomia; la seconda, lattuale, che in buona sostanza si pone in continuit con la precedente e che si insediata subito dopo ladozione della costituzione democratica del 1978. La Generalitat, essendo lemblema del forte orgoglio nazionale e il baluardo dellautonomia, molto sentita dai catalani, che la considerano un elemento non pi rinunciabile. Collocare la prima Generalitat durante la IIRepubblica non significa negare lesistenza di unidentit e di una grande personalit politica catalana fin dal Medio Evo. La progressiva emancipazione della contea di Barcellona dai Franchi, operata da Ramon Berenguer III e da Ramon Berenguer IV, alla lunga fu determinante nel processo di unificazione del territorio, nel consolidamento dellunit di governo, nella diffusione della lingua catalana. Con il matrimonio tra Ramon Berenguer IV e Peronella di Aragona(1137) e la nascita del regno di Aragona-Catalogna, inizi un lungo periodo di espansione e di consolidamento della regione che culmin nel trattato di Corbeil (1258), stipulato tra Giacomo I il Conquistatore e Luigi IX di Francia, con cui la Catalogna perse tutti i suoi territori oltre i Pirenei, ma ottenne il riconoscimento della sua indipendenza e della sua sovranit nonch dei suoi molti possedimenti mediterranei tra cui le Baleari, Valencia, la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, Napoli e finanche il ducato di Atene. Quando la dinastia autoctona che governava il regno si estinse, la corona pass ai Trastamara, famiglia di origine castigliana, finch giunse, con Ferdinando IV, a trovarsi in qualche modo unita a quella castigliana in seguito al matrimonio che nel 1469 si celebr tra lo stesso Ferdinando e Isabella I di Castiglia. Prese cos vita la Spagna moderna. Nonostante lunione dinastica, come abbiamo gi messo in evidenza altrove, la Castiglia e lAragona-Catalogna mantennero istituzioni distinte, cos come mantennero distinte le loro lingue e il loro sistema di diritto. Il sistema di autogoverno catalano esiste, quindi, da molto pi tempo che qualunque comunit autonoma. cosa ovvia che le forme dellautogoverno catalano sono cambiate nel corso dei secoli, per cui la Generalitat di oggi molto differente da quella del Medio Evo; tuttavia, ha grande significato il fatto che in Catalogna il potere politico si sia sempre identificato con la Generalitat e che questa rappresenti la garanzia della libert del popolo catalano e della sua volont di perseguire una propria politica, seppur allinterno dellunit spagnola.

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2. Dopo che la Generalitat fu abolita da Filippo V e dopo un periodo di grande smarrimento e sconforto, i catalani tornarono a sostenere la loro causa con la proclamazione di una Assemblea costituente della Unione Catalana nel 1892, che formul la base della costituzione regionale catalana o base di Manresa. Questo documento reclamava tra le altre cose: il ristabilimento delle Cortes catalane, che avrebbe significato il recupero dei poteri legislativo ed esecutivo; il reinsediamento della Audiencia de Catalua, come organo del potere giudiziario; ladozione della lingua catalana come unica lingua del paese. Il principio fondamentale che ispirava il documento era che la Catalogna avesse il diritto dessere sovrana per mezzo del suo governo sul suo territorio. Ebbe cos inizio, insieme al catalanismo politico, un rinascimento culturale, artistico e letterario davvero notevole e noto come Renaixenia catalana, che consent alla Catalogna di uscire da una lunga crisi e dalloscurantismo madrileno. Da ora in avanti la Catalogna sar la locomotiva dello sviluppo economico spagnolo e anche in campo culturale e sociale sar la regione che dar lesempio a tutti. Il primo partito catalanista si costitu nel 1906: prese il nome di Solidaridad Catalana e realizz lunione tra la Liga Regionalista, la Uni Republicana, la Uni Catalanista, i nazionalisti repubblicani, i federalisti, i carlisti e gli independentisti. Questo partito nacque come reazione alla chiusura di alcuni giornali catalani dellepoca e per opporsi alla proposta di una legge che aumentava le prerogative del governo centrale e che veniva considerata antidemocratica e antiautonomista. Sempre nel 1906 Enric Prat de la Riba (1870-1917) scrisse La nacionalitat catalana con cui intese giustificare il nazionalismo catalano e la richiesta di uno stato catalano in una federazione spagnola. Sempre Prat de la Riba penser e realizzer la Mancomunitat de Catalunya, che a partire dal 1914 riunir le delegazioni provinciali catalane e rappresenter il primo passo verso il riconoscimento della personalit politica catalana. Tra le realizzazioni della Mancomunitat figurano il Instituto de Estudios Catalanes, la Biblioteca de Catalunya, la Escuela de Bibliotecarias, la Escuela de Agricoltura, la Escuela de Trabajo. Finita la guerra, a cui la Spagna non aveva partecipato, quando la Mancomunitat avvi una campagna per lottenimento di uno statuto dautonomia, la dittatura di Primo de Rivera reag abolendola: era il 1925 e nessuno poteva, allora, immaginarsi che, anche per impulso del nazionalismo repubblicano catalano, da l a poco la monarchia sarebbe stata travolta. 3. 20

Le elezioni del 12 aprile 1931 consegnarono ai repubblicani e al partito Esquerra Repubblicana Catalana un trionfale risultato: la mattina del 14 il suo leader Francesc Maci proclam la nascita della repubblica catalana allinterno dello stato spagnolo; unora dopo la Seconda Repubblica era stata proclamata a Madrid. Come suo primo atto, la repubblica dovette affrontare la questione catalana, acconsentendo al ristabilimento della Generalitat proprio con Francesc Maci suo presidente: con decreto del 28 aprile, Maci costitu il suo primo governo. Questa Generalitat, ancora provvisoria, si componeva di un governo, unassemblea di cinquantacinque deputati eletti a suffragio universale e da un commissario del governo incaricato di trasferire le funzioni fin l detenute dal governo centrale alla Catalogna: uno dei primi atti di Maci fu, infatti, la soppressione delle province. Nel 1932 il popolo catalano ratific per referendum il progetto di statuto autonomistico, che, approvato, dopo alcune modifiche dal parlamento monocamerale della repubblica, divenne effettivo. Il 6 dicembre 1932 si elesse il primo parlamento democratico catalano. La prima Generalitat fu imperniata su tre organi: il parlamento, il presidente, il governo; disponeva di ampie prerogative normative e aveva avuto riconosciuto anche lesercizio della funzione giudiziaria con la creazione del Tribunal de Cassaci. Ulteriori poteri vennero assunti nel 1934 con labolizione della figura del governatore civile e con la devoluzione dellordine pubblico nella sfera delle competenze dellautogoverno. Con il successore di Maci, Lluis Companys, furono approvate la legge sulle municipalit e numerose leggi in materia di finanza, giustizia, lavoro, agricoltura, istruzione, cultura, sanit e diritto civile. Finanche nella repubblica, per, la vita della Generalitat non fu semplice: per reazione ad un eccessivo processo autonomistico, nel 1934 la repubblica si consider in pericolo e, dopo aver sospeso lo statuto, riport ordine in Catalogna con lintervento dellesercito. Solo nel 1936 i catalani poterono tornare ad eleggere gli organi della Generalitat. Allo scoppio della guerra civile, la Catalogna si schier decisamente contro i falangisti e molti catalani perirono per difendere la repubblica e con essa la loro libert. Tuttavia, il successo finale di Franco rese vano questo sforzo e la Generalitat fu cos nuovamente abolita. 4. Con la morte del generale Franco e la proclamazione di Juan Carlos I come rey de Espaa, tutti i partiti politici furono riabilitati per concorrere alle prime elezioni legislative democratiche del 15 giugno 1977: in Catalogna, come era prevedibile, a vincere furono i partiti autonomistici che avevano nel loro programma di re-insediare la Generalitat ed il suo presidente in esilio. Cos, il 29 settembre del 1977, con un decreto del re venne ricostituito lo storico sistema di governo autonomo 21

catalano e Josep Tarradelles ne veniva nominato presidente. Lo statuto, detto Statuto di Sau, fu emanato il 18 dicembre del 78, dopo, cio, che il re aveva sanzionato la costituzione democratica di tutti gli spagnoli. Secondo il dettato statutario, lo statuto lespressione dellidentit collettiva della Catalogna e definisce le sue istituzioni e le sue relazioni con lo Stato nel segno della solidariet con le altre nazionalit e regioni. La Generalitat , cos, si configura come listituzione in cui si realizza politicamente lautogoverno della Catalogna. Il 20 marzo 1980, in seguito alla vittoria elettorale del partito Convergncia y Uni , Jordi Pujol Soley assunse la presidenza della seconda Generalitat. 5. In Spagna dattualit, per lennesima volta, la questione dellautonomia catalana, dopo, che il 3 novembre scorso, le Cortes hanno accettato con 197 voti a favore e 146 contrari di prendere in esame la bozza del nuovo statuto, che prevede unautonomia allargata, definisce la regione una nazione e prevede per i catalani una gestione delle imposte pi favorevole. II Corriere della Sera del 4 novembre scriveva: Barcellona intende ottenere una percentuale maggiore del proprio gettito fiscale, a danno delle Comunit autonome meno ricche, con la riscossione dei tributi esclusivamente a livello regionale seguita dal pagamento allo Stato di una quota. Catalogna e Paese basco sono contribuenti netti ricevendo dallo Stato meno di quanto danno. Proprio il nodo del finanziamento sar lo scoglio pi duro nella battaglia del nuovo Statuto alle Cortes che ieri dopo ore di dibattito ha cominciato il suo iter verso l'approvazione finale. Il problema della definizione di nazione avr un valore fortemente simbolico il primo ministro Zapatero ha pi volte detto di riconoscere lidentit nazionale catalana ma il problema dei soldi sar lo scoglio principale nei negoziati. Il nazionalismo catalano spesso accusato di essere, in contrapposizione a quello basco, il nazionalismo dei ricchi, cio, di quelli che intendono egoisticamente la questione nazionale e che la rendono esclusivamente strumentale ai propri interessi. Centoventi deputati catalani, il 30 settembre scorso, hanno votato a favore e solo quindici, tutti del partido popular, contro. Il partito dellex capo del governo Aznar, oggi principale forza dopposizione, teme il rischio della balcanizzazione della Spagna e certe dichiarazioni di Josep Lluis Carod-Rovira, il leader di ERC, la sinistra repubblicana catalana, fanno pensare alla disintegrazione della convivenza basata sulla Costituzione del 1978: il giorno in cui la bozza fu approvata dal parlamento regionale, infatti, un membro influente dellERC ha dichiarato Un passo importante verso lo Stato catalano , dopo aver gridato in aula Viva la nazione catalana libera! La Catalogna non una 22

Comunit autonoma come le altre, noi siamo una nazione. I popolari, comunque, non sono da soli in questa battaglia: molti deputati del partito socialista nazionale, invero, condividono le loro paure. Il capo del governo Zapatero, ci nonostante, convinto che gli emendamenti proposti dal governo basteranno a mettere tutti daccordo sugli articoli che contraddicono la Costituzione; nelle sue intenzioni, inoltre, il nuovo statuto catalano dovr essere il modello per altri accordi di autonomia regionale, Paese basco compreso. Per soddisfare le ansie autonomiste dei catalani e dei baschi senza mettere in discussione l'unit del Paese, infatti, Zapatero ritiene che sia necessario procedere verso una maggiore federalizzazione dello stato e come continua larticolo del Corriere: E' una scommessa rischiosa perch il premier dovr non scontentare le regioni pi povere, da un lato, e i nazionalisti catalani di Sinistra repubblicana, dall'altro. Questi ultimi assicurano la governabilit e permettono ai socialisti di guidare il Paese in minoranza. Se le cose dovessero andare male la riforma dello Statuto catalano metterebbe in pericolo la stabilit del governo Zapatero. Gi, perch il governo socialista di Zapatero si regge grazie ai voti di tutti i partiti nazionalisti catalani, ad eccezione di Convergencia y Uni - allopposizione dalle ultime elezioni, ma disponibile a sostenere il governo se questo dovesse decidere di svincolarsi dalla sinistra pi radicale (ci si riferisce soprattutto alla sinistra repubblicana). Non si pu negare che la situazione molto tesa e che chi teme il rischio di frantumazione si allarmi inutilmente: in caso di gravi eventi, del tipo seccessionistico per esempio, la Spagna, in rotta con i partiti nazionalisti necessari a governare, potrebbe non avere nemmeno una guida forte e decisa. I ferventi castigliani odiano la questione delle nazionalit e considerano i nazionalismi delle invenzioni della democrazia e, pi concretamente, dei capi dei movimenti separatisti, i quali, sul malcontento di certi strati sociali, sarebbero abili ad inventare miti e trovare tradizioni mai esistite o abbandonate da tempo. Da un articolo di Manuel Vsquez Montalbn comparso sul Manifesto nel settembre del 1996 apprendiamo che la stampa conservatrice era solita descrivere Jordi Pujol, a lungo presidente della Generalitat, come un usuraio ricattatore che taglieggia il governo per ingrassare la Catalogna mentre la Spagna deperisce. Al tempo in cui Felipe Gonzales fu alla testa del governo spagnolo, cio fino al 1996, si rimproverava, inoltre, Pujol di sostenere i socialisti allo scopo di ricevere prebende a favore dei catalani e a spese della Spagna povera. Ancora:Pujol un uomo piccolo piccolo, anche riducendo la carta geografica non si riuscirebbe a far entrare la catalogna dentro Pujol. Eppure Pujol convinto di portare in s tutta la Catalogna. Insomma, in questi anni la stampa spagnola ha assunto luomo simbolo dellautonomia catalana a bersaglio di tutti i loro insulti e le loro preoccupazioni in modo quasi, se non completamente, ossessivo. Se le 23

preoccupazioni per il problema dei Paesi Baschi, essendo legato al terrorismo dellEta, va diventando sempre pi una mera questione di ordine pubblico, il nazionalismo catalano a minacciare, secondo lopinione dei non catalani, lunit spagnola, anche perch finisce per alimentare gli altri e far loro da traino. I catalani, tuttavia, sono i pi dinamici e i pi progrediti di Spagna, avendo le migliori industrie, i migliori marchi, i migliori mercati e producendo pi cultura delle altre regioni. Il PIL dei territori di lingua catalana (Catalogna, Valencia, Baleari) superiore a quello della stessa Spagna, del Portogallo e della Grecia. Il tanto odiato Pujol, quindi, non era stato posto l per caso. Dietro alla sua apparente mancanza di scrupoli e di senso della Spagna, possibile scorgere, infatti, un ragionamento molto semplice: la buona salute di un paese dipende da quella delle sue aziende e dei suoi contatti internazionali. Ecco spiegata la tendenza catalana a saltare, talvolta, lo stesso governo di Madrid per rapportarsi direttamente col mondo e, soprattutto, con lEuropa. Conclude Montalbn che il nazionalismo catalano, pi che essere separatista, vuole sviluppare pi fortemente la personalit della Catalogna e avvicinarla alla parte pi ricca dEuropa. Il sogno dei catalani quello di integrarsi perfettamente col resto dEuropa: essa una nazione europea. Per fare ci, per, la Catalogna persegue ormai da anni un modello capitalistico che punta tutto sulla mondializzazione, guardando dunque molto oltre il confine pirenaico spagnolo, secondo le norme del liberalismo pi aggressivo. 6. Lultimo punto che vogliamo trattare quello della lingua. Dopo il tentativo di genocidio linguistico (sempre Montalbn) operato da Franco, la lingua catalana tornata ad essere una lingua ufficiale del regno, seppur limitatamente alle comunit catalana, valenzana e delle isole Baleari. Allinizio del XX secolo, il catalanismo politico rivendic in Catalogna linsegnamento della lingua catalana e il suo uso nellamministrazione pubblica. Dalle istituzioni di potere locale che controll e, soprattutto dalla Mancomunitat de Catalunya, Enric Prat de la Riba forn un grande appoggio istituzionale al catalano con la creazione dellIstituto di Studi Catalani (1907) e della sua Sezione Filologica, il primo presidente della quale fu don Antoni M. Alcover di Minorca, promotore del Primo Congresso Internazionale della Lingua Catalana (1906) e del Diccionari catal-valencibalear (1926-1962), un testo fondamentale della lessicografia catalana. Lappoggio di Prat de la Riba e dellIstituto consentirono listituzionalizzazione del lavoro svolto da Pompeu Fabra tra il 1913 e il 1930 (Norme ortografiche, Grammatica, Dizionario) con cui il catalano si mun di una normativa uniformata e moderna. Con la costituzione repubblicana del 1931 e lo statuto di 24

autonomia del 1932, il catalano fu dichiarato lingua ufficiale e vi fu unattiva politica di sostegno allinsegnamento dellidioma. Nelle Isole Baleari e nelle terre di Valencia, invece, gli statuti di autonomia non furono approvati. La costituzione del 1978 riconosce la pluralit linguistica e stabilisce che le lingue spagnole diverse dal castigliano possono essere ufficiali, in base agli statuti di autonomia. Gli statuti della Catalogna (1979) e delle Isole Baleari (1983) riconoscono il catalano come lingua propria di questi territori e la dichiarano lingua ufficiale insieme al castigliano; la stessa decisione stata presa, con la denominazione legale di valenciano, anche dalla Comunit Valenciana (1982). Parallelamente, la costituzione di Andorra (1993) statuisce che il catalano la lingua ufficiale dello Stato. Grazie agli statuti, i parlamenti autonomi della Catalogna, delle Isole Baleari e della Comunit Valenciana approvarono, tra il 1983 e il 1986, delle leggi a sostegno della lingua catalana che permisero di inserirla nella scuola, nellamministrazione e nei mezzi di comunicazione istituzionali. Nel 1998 il parlamento di Catalogna ha approvato una nuova legge con lobiettivo di promuovere luso del catalano nella sfera economica, nelle industrie culturali e nei media privati. In questi anni sono nati nuovi mezzi di comunicazione, dei quali bisogna citare, per lalto indice di gradimento, TV3, Catalunya Radio e Canal 9. In questo periodo il catalano ha continuato a guadagnare terreno nel campo della stampa. Attualmente escono dieci quotidiani in lingua catalana: Avui, El Punt, Regi 7, Diari de Girona e El Nou 9 in Catalogna; Diari de Balears a Maiorca, Diari dAndorra e Peridic dAndorra nel principato di Andorra, e le versioni catalane dei quotidiani El Peridico e Segre. Sono in catalano anche trenta settimanali, un centinaio di riviste e pi di duecento pubblicazioni dambito locale. Ledizione in lingua catalana ha raggiunto quote molto elevate per quanto riguarda il numero di titoli pubblicati, che cresce di anno in anno in modo costante. Nel 1999, per esempio, sono stati pubblicati 7.492 titoli in lingua catalana, per un totale di oltre venti milioni di copie. Alla fine di quello stesso anno, il totale dei titoli disponibili in lingua catalana, secondo i registri dellISBN, superava la cifra di 75.000. Nel 1994, secondo una relazione dellUNESCO, il catalano occupava il decimo posto nella classifica mondiale delle lingue pi tradotte Il Paese Basco 1. Il territorio Euskadi o Euskal Herria (il nome antico dei Paesi Baschi) una zona di circa 21.000 kmq, abitata da 2.873.512 persone, confinante con la Francia a nord-est, con la Navarra a sud-est, 25

con la Rioja a sud, con la Castiglia e Len a sud-ovest e la Cantabria a ovest. Le coste settentrionali sono bagnate dal Golfo di Biscaglia. Le Regioni Basche (o Vasche) Spagnole o Meridionali (le tre province della Comunit Autonoma Basca pi la Navarra) formano l'Hegoalde. Le Regioni Basche Francesi o Settentrionali formano l'Iparralde, quest'ultime abitate da circa 300.000 persone. Le tre province spagnole coincidono, pi o meno, coi territori storici: lava (in basco Araba), capitale Vitoria (Gasteiz); Biscaglia (Bizkaia), capitale Bilbao (Bilbo); Guipzcoa (Gipuzkoa), capitale San Sebastin (Donostia). Le Regioni Basche Francesi sono parte del Dipartimento dei Pirenei atlantici, e sono: Labourd (Lapurdi), La Soule (Zuberoa), Bassa-Navarra (Nafarroa Behera). L'86% delle terre e il 91% della popolazione di Euskal Herria sono soggette al governo spagnolo e solo il resto al governo francese. La divisione delle province risale al Trattato dei Pirenei del 1659, quando i rappresentanti di Francia e Spagna si riunirono per decidere il confine tra le loro nazioni. Oggi si sa con certezza che il popolo basco vive stabilmente sul territorio di Euskal Herria da almeno 18.000 anni. La famosa lingua euskera (o eusqura, euskera Batua ovvero vascuence), il pi vecchio linguaggio conosciuto dEuropa, arriv a coprire le zone di Aquitania, la Rioja e i Pirenei Centrali. Questa lingua, che si trasmise in maniera orale sino al XVI secolo dopo di che fu messa per iscritto la sola a non appartenere al gruppo delle lingue indoeuropee dell'Europa occidentale (precede il latino di almeno 3.000 anni) ed parlata attualmente dal 22% della popolazione (circa 550.000 persone). I Baschi hanno lottato duramente per mantenere il linguaggio come pietra angolare della loro cultura. Ciononostante, soprattutto nei territori sottoposti al governo spagnolo e soprattutto nel XX secolo, luso e la diffusione della lingua basca sono stati grandemente ostacolati. Ancora ai primi del novecento venivano picchiati gli scolari che parlavano questa lingua, lingua che pur ha prodotto testi di letteratura molto importanti come il Canto di Lelo, che descrive il transito dei Pirenei da parte di Annibale, il Canto dei Cantalzi, che ricorda la resistenza alle legioni romane, e il Canto di Altobizkar, che narra la sconfitta carolingia di Roncisvalle. Il primo popolo che i Baschi dovettero combattere fu quello dei celti, 2.500 anni a.C., ma peggiori furono i romani, che si insediarono sul loro territorio per 3-4 secoli, cercando di assoggettarli senza mai riuscirvi. Intorno al V secolo arrivarono gli svedesi, i vandali, gli alani e i visigoti (quest'ultimi fondarono la citt di Vitoria), e, da sud, i musulmani, nel 717, fino al fiume Ebro. Pare siano stati i Baschi e non i mori a fermare nel 778, nella gola di Roncisvalle, le truppe di Carlo Magno che, col pretesto di fermare l'avanzata islamica, volevano impossessarsi dei loro territori, per poi dilagare nella stessa Spagna. Nell'824 fu creato il regno di Navarra, le cui vicende pi importanti sono gi state da noi ricordate. Colpita da un'interminabile lotta fratricida, la Navarra nel 1522 fu conquistata da 26

Ferdinando il Cattolico. Fu allora istituito un vice re, che, nominato dal sovrano castigliano, svolgeva praticamente la funzione di un vassallo. Ferdinando formalmente s'impegn a rispettare i fueros, ma di fatto procedette a un'opera di sistematica ispanizzazione, soprattutto dopo aver ottenuto da papa Giulio II la scomunica dei Baschi. Il successore di Giulio II, l'ex inquisitore generale di Castiglia, Adriano VI, concedette al sovrano Carlo V il diritto di nominare vescovi di sua completa fiducia, diritto di cui l'imperatore si serv per sostituire l'antica classe religiosa fautrice della causa nazionale basca. A tale scopo ci si serv anche di una famigerata "caccia alle streghe": nel 1525 fu giustiziato un gruppo ad Auritz e le persecuzioni andarono avanti sino al 1610, determinando la morte di centinaia di persone. Nel 1659 Francia e Spagna firmarono l'Accordo dei Pirenei, con cui si cominci a delimitare la frontiera tra i due Stati. Il fatto che i Baschi non fossero nemmeno stati interpellati provoc nel 1661 un'insurrezione del popolo della Zuberoa. Nel 1717 Madrid si sent sufficientemente forte per abolire di colpo tutti i fueros e il sistema di tariffe doganali che gli era annesso. Nel 1800 Napoleone soppresse la Corte di Pamplona e le dogane dell'Ebro in nome del liberalismo e i Baschi cominciarono a rendersi conto che, per la tutela della loro autonomia, i liberali sarebbero stati pi pericolosi dei cattolici. Quando nel 1812 Giuseppe Bonaparte si fece promotore della Costituzione di Cadice, che, pur essendo quanto di pi avanzato avesse conosciuto l'arretrata Spagna, ripropose un duro attacco ai fueros. Per reazione, allo scoppio della prima delle guerre carliste, i Baschi si schierarono dalla parte di Don Carlos, preferendo l'integralismo cattolico a quello liberale. Dalla prima guerra carlista (1833-39) emerse una figura di combattente che rester nel mito della lotta per l'indipendenza basca: Thomas Zumalakarregi. Ufficiale basco, gi combattente contro Napoleone, sembra che abbia inventato la tattica della "guerriglia": con soli 27.000 unit riusc a tenere sotto scacco un esercito spagnolo di oltre 100.000 soldati. La guerra, per, fu persa e condusse ad un compromesso: i Baschi avrebbero riconosciuto l'unit spagnola e Madrid avrebbe dovuto rispettare il regime forale; la Navarra avrebbe perduto il suo statuto di "regno" per divenire una semplice provincia, destinata allispanizzazione. Nel 1872 i Baschi presero di nuovo le armi per difendere la causa di Don Carlos VII: Bilbao venne di nuovo sconfitta e questa volta i fueros furono definitivamente abrogati e sostituiti dai "Patti Economici"; inoltre, si procedette ad una forzata assimilazione. Alla fine del XIX secolo i Baschi si ritrovarono ad aver perso l'indipendenza, l'unit nazionale, l'omogeneit etno-linguistica, nonch le istituzioni giuridico-economiche che da sempre avevano regolamentato la loro vita, tutto questo anche perch la grande borghesia liberale basca aveva preferito accordarsi con la corona spagnola, sperando di ottenere in cambio piena sicurezza per i commerci. Euskadi fu 27

sempre, infatti, uno dei polmoni industriali dello Stato spagnolo e la presenza di giacimenti di carbone nelle zone circostanti Bilbao aveva permesso, verso la fine dell'Ottocento, la creazione di un polo industriale che ben presto avrebbe determinato la nascita di un'oligarchia imprenditoriale e finanziaria. Proprio la presenza di questi giacimenti minerari venne avvertita dal popolo basco (coltivatori, allevatori, montanari, marinai e pescatori) come una grande disgrazia: gli stessi immigrati che arrivavano in massa, cercando lavoro come minatori, venivano sentiti come una minaccia alle tradizioni locali. Nel 1895, quindi, Sabino Arana diede vita al Partito Nazionalista Basco (Pnv), un partito di impostazione cattolico-liberale, rappresentante delle classi pi agiate, intenzionato a rivendicare maggiore autonomia da un governo centrale molto fiscale e incapace di proteggere il Paese Basco dalla concorrenza straniera. La dittatura di Primo de Rivera, il rifiuto da parte delle forze repubblicane nel 1931 dello Statuto di Estella giudicato troppo "conservatore" e la guerra civile aggravarono ancor pi la situazione dei Baschi. Quando Franco scaten il golpe, i falangisti dichiararono, pur di avere i Baschi dalla loro parte, che avrebbero rispettato i fueros e cos 40.000 navarresi e tutti i carlisti passarono dalla loro parte. Ma il Partito Nazionalista e la sinistra basca si dichiararono repubblicani e contro di loro ebbe la meglio la guarnigione fascista italiana presso Santader. Per impedire che espatriassero, Franco ordin agli italiani di consegnare tutti i prigionieri e ne fece strage. Nel corso della dittatura franchista la simbiosi tra oligarchia finanziaria basca e il governo favorir uno sviluppo industriale selvaggio della regione. Bilbao, coi suoi impianti siderurgici e cantieristici, la provincia di Guipuzcoa, il capoluogo Vitoria, Laudio e la Navarra registrarono una crescita economica inferiore, a livello mondiale, solo a quella nipponica, grazie anche al protezionismo del regime e alle leggi che imponevano salari da fame. Tra il 1960 e il 1973 la Vizcaya e la Guipuzcoa occupavano, rispettivamente, il primo e il secondo posto tra le province spagnole per reddito pro-capite, anche se nel 1986 scenderanno all'undicesimo e al sesto. Il settore guida dell'economia basca, la siderurgia, occupava nel 1975 il 4,8% dei salariati di tutta la nazione e contribuiva con l'8,3% al Pil nazionale. Il Banco di Bilbao-Vizcaya divenne la principale holding dello Stato spagnolo (l'altro Banco importante quello di Santander, ancora oggi i due principali istituti spagnoli di credito). Come risultato di anni di repressione e di frustrazione, durante il regime di Franco fu fondato nel 1953 il gruppo politico Ekin (azione) conosciuto successivamente come Eta (Euskadi ta Askatasuna, Paese Basco e Libert). L'organizzazione prese ad attaccare coloro che ostacolavano la realizzazione della loro autodeterminazione, ossia i rappresentanti del governo francese e spagnolo, ufficiali di polizia e dell'esercito. Il suo primo atto terroristico stato nel 1962: deragliamento di un treno di ex combattenti franchisti. L'Eta finanziava 28

queste attivit attraverso sequestri, rapine ed estorsioni ed erano noti contatti con l'Ira, la Libia, l'Algeria, il Libano, il Nicaragua, Cuba, Germania e Russia. Dal 1959, anno di creazione dell'Eta, listanza indipendentista basca costata pi di 800 vittime. Nel dicembre 1973, come risposta allassassinio del suo capo militare a Bilbao, lEta uccise l'ammiraglio Carrero Blanco, "delfino" di Franco e capo del governo. Nell'estate del 1975 fu emanato il noto "decreto-legge contro il terrorismo". Alla morte di Francisco Franco il problema pi urgente fu, logicamente, quello basco. 2. Aggravata dal terrorismo dellEta, dallastensione nel referendum costituzionale (in cui solo il 30% degli aventi diritto si rec alle urne) e dal progredire dei partiti nazionalisti nelle elezioni del 1979, la questione basca aveva una sola via duscita: lautonomia. Nel mese di dicembre del 1978, i parlamentari baschi avevano elaborato a Guernica un progetto di statuto che doveva essere discusso dalle Cortes: quando, per, il partito di governo, la UCD, fece presente lincostituzionalit di molti suoi articoli, si temette lennesima crisi tra Madrid e il Paese Basco. Le difficolt, tuttavia, furono superate e Madrid riconobbe la Comunit Autonoma Basca. Oggi la Comunit Autonoma Basca dispone di un proprio governo, un proprio parlamento e di un proprio ministero delle finanze; ha sia il basco che il castigliano come lingue ufficiali; ha vastissime competenze in materia di istruzione, cultura, opere pubbliche, economia, previdenza sociale, ordine pubblico e amministrazione della giustizia; gode della pi grande autonomia finanziaria e dispone di una sua polizia. Nonostante la generosit dellaccordo, per, la violenza politica dellEta non mai finita. Anche sotto il profilo economico le cose non sono migliorate: l'economia basca ha conosciuto negli ultimi tempi, soprattutto dopo l'ingresso nella Cee, una fase di profonda crisi. Il tasso di disoccupazione agli inizi degli anni Novanta raggiungeva il 21,2% nelle zone industriali di Bilbao, sfiorando il 50% dei giovani. I Paesi Baschi rischiano di diventare importatori di acciaio. Nel settore navale, mentre i lavoratori occupati nel 1984 erano 8.166, nel 1992 si erano gi ridotti a 4.558. Oltre a questi problemi economici, oggi i Baschi continuano ad essere profondamente insoddisfatti anche per la mancanza di un territorio unito, nonch per la condizione di inferiorit del loro linguaggio. Negli ultimi decenni, grazie alle scuole private in lingua basca conosciute come "Ikastolaks", si cercato di salvaguardare la cultura e soprattutto la lingua. Tuttavia, il numero degli individui che parlano il basco quotidianamente o che hanno una conoscenza pratica del linguaggio ancora sproporzionato rispetto allintera popolazione. Sebbene luso del linguaggio sia stato lentamente reintrodotto nelle comunit, i Baschi continuano a non gradire la politica unitaria del governo spagnolo e danno vita 29

ad una quantit di istituzioni autonome e socio-culturali, che spesso, avendo un carattere piuttosto radicale, sono oggetto di provvedimenti dellautorit giudiziaria: il partito Herri Batasuna, avendo avuto come obiettivo l'autodeterminazione del popolo basco e poich ritenuto lespressione politica dell'Eta, stato messo recentemente fuorilegge. 3. La storia dellEta, acronomio di Euskadi ta Azkatasuna, ha inizio nel 1959, nel momento di massima stasi del PNV e di decadenza della cultura basca. Levoluzione del nazionalismo basco stata molto diversa da quello catalano: se praticamente da sempre i catalani di nascita adoperano la loro lingua in famiglia e nei loro affari commerciali, soltanto pochi baschi sono in grado di fare altrettanto, non essendo leuskero collegato ad alcuna lingua europea ed essendo la stessa, a differenza del catalano, uno strumento ostico per la trasmissione della cultura moderna. Anche se alcuni tra i pi moderni e consapevoli scrittori e artisti ricchi dinventiva erano stati ed erano baschi, unautentica borghesia intellettuale basca non si era costituita. Senza una lingua moderna (verso il 1970 soltanto 600.000 abitanti su 2.300.000 erano ancora in grado di parlare il basco) e con i suoi migliori intellettuali legati culturalmente alla Castiglia, il nazionalismo basco si trov presto in difficolt ed impotente ad osservare la nascita di un gruppo radicale: Ekin. Secondo molti, il PNV avrebbe dovuto agire per lo scioglimento di questo giovane e vivace gruppo ed assimilarne i migliori cervelli. La reazione dei giovani dellEkin, per, fu rapida ed inattesa: le pressioni del PNV furono declinate ed il gruppo si riorganizz sotto le forme dellEta, Terra basca e Libert, definendosi patriottica, democratica e aconfessionale. Di questi tre aggettivi, lultimo fu il pi sorprendente: il nazionalismo basco, infatti, stato guardato fin dallinizio con benevolenza da parte della chiesa, cui si deve il merito, nonostante la repressione a tratti disumana della dittatura di Franco, della sopravvivenza della lingua basca; la gran parte dei giovani che hanno costituito lEta avevano passato la loro infanzia alloratorio. Le prime azioni militari dellEta risalgono allanno 1961: suggestionati fortemente dalla rivoluzione cubana, da Che Guevara, dalla guerra dAlgeria e dalla decolonizzazione, i giovani dellEta si fecero convinti dellinevitabilit della violenza rivoluzionaria. Il nazionalismo basco radicale dellEta fu fin dallinizio molto differente da quello classico, quello, cio, portato avanti dal PNV a partire dalla fine dellottocento: mentre questultimo, infatti, era conservatore, clericale, spesso estatutista (non era contraria a trattare uno statuto dautonomia con Madrid), il nazionalismo dellEta era, oltre che aconfessionale, anticlericale, progressista e separatista. Nel 1962 lEta compie un salto evolutivo qualificandosi 30

come movimento rivoluzionario di liberazione nazionale e la IV assemblea della primavera del 1965 ratificher tale evoluzione. Nel 1966, per, dopo aspre polemiche ideologiche e dopo lespulsione di alcuni dissidenti, lEta risolse il problema dellambiguit dellespressione movimento rivoluzionario, che molti contestavano perch non evocava la lotta per lindipendenza del popolo basco, ridefinendosi movimento socialista basco di liberazione nazionale. In questo modo lEta univa socialismo e nazionalismo in base alla sua interpretazione della storia dellottocento. LEta, appunto, prese a datare loppressione del popolo basco nel XIXsecolo, in seguito allo sviluppo industriale, che, difatti, aveva reso la terra euskadi una colonia della Castiglia; quindi, identificata lorigine del problema nazionale con lideologia borghese, lEta non poteva non identificare i suoi nemici con la borghesia. Fu a questo punto, allora, che la lotta di classe e la questione nazionale si fusero in ununica causa ed il nazionalismo basco assunse il modello di pensiero e di condotta dai tratti tipicamente terzo-mondista. Per arrivare qui, per, lorganizzazione dovette sciogliere non pochi controversi nodi, di cui uno fu la partecipazione alle elezioni sindacali del 1966. Alcuni, infatti, sostenevano che la lotta armata non avrebbe potuto e dovuto esaurire la strategia del movimento e che sarebbe stato necessario comportarsi secondo lesempio della sinistra comunista; ma la gran parte, fra cui Solidaridad de trabajadores vascos (una sigla sindacale del tempo) che rappresentava il pi consistente numero di lavoratori, decise di astenersi. Fu proprio in quel momento che lEta si ristruttur in fronte popolare secondo la gi menzionata definizione di movimento socialista basco per la liberazione nazionale. Il grande dibattito interno che si ebbe alla met degli anni sessanta mostr un aspetto che sarebbe stata la costante dellEta: ondeggiare tra il nazionalismo puro e quello terzo-mondista dispirazione marxista e tra la strategia esclusivamente militare e quella che vorrebbe coniugare questultima con lazione politica del proletariato basco. Secondo Raymond Carr (La Spagna da Franco ad oggi) lapparizione del nazionalismo radicale dellEta nel Paese Basco cosa piuttosto sorprendente. Egli dice: I baschi erano combattenti tenaci; ma questa gente conservatrice, religiosa, prudente e realistica non aveva mostrato alcuna simpatia per il terrorismo, tanto meno per il terrorismo della sinistra marxista. Dapprima la violenza dellEta fu respinta, in quanto incompatibile con le idee tradizionali basche della vita e della cultura: i baschi non avevano avuto esperienza di una rivoluzione operaia - come era accaduto in Catalogna durante la guerra civile - n di unazione di guerriglia successivamente a essa, come avvenuto nelle Asturie. Nondimeno lEta sopravvisse a una spietata repressione poliziesca. Questattivit incessante, poi, rispose almeno a uno dei suoi obbiettivi: la mobilitazione e la riattivazione del sentimento nazionalista basco. Spiegare la comparsa dellEta e la ripresa del 31

nazionalismo basco non , dunque, affatto facile. Non si tratt di un caso di reazione nazionalistica di una regione repressa, visto che la provinc