Metodo Ipotetico-Deduttivo

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Pierdaniele Giaretta Predizione e spiegazione Metodo ipotetico-deduttivo: falsificazione e conferma Abduzione a.a. 2013-14 Diapositive tratte con varie modifiche da: Festa, Crupi, Giaretta, Forme di ragionamento e valutazione delle ipotesi nelle scienze mediche

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Medicina e filosofia.

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Page 1: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Pierdaniele Giaretta

Predizione e spiegazione

Metodo ipotetico-deduttivo:

falsificazione e conferma

Abduzione

a.a. 2013-14

Diapositive tratte con varie modifiche da: Festa, Crupi, Giaretta, Forme

di ragionamento e valutazione delle ipotesi nelle scienze mediche

Page 2: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Predizioni e spiegazioni

come asserzioni

e

come inferenze

Page 3: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Predizioni e spiegazioni come asserzioni

Predizione di un evento o stato di cose: asserzione del

verificarsi o darsi dell’evento o stato di cose fatta quando l’evento

o stato di cose non è già noto. Tale asserzione è inferita da

premesse che si ritengono vere.

Spiegazione1 di un dato evento o stato di cose: asserzione di

qualcosa (circostanza o fatto generale) che “spiega” il dato evento

o stato di cose. Di norma tale asserzione figura come una delle

premesse di un’inferenza che ha come conclusione la descrizione

dell’evento o stato di cose che si intende spiegare. Le premesse

dell’inferenza sono ritenute vere.

Page 4: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Spiegazione2 di un evento o stato di cose: l’insieme delle

premesse di un’inferenza che ha come conclusione la

descrizione dell’evento o stato di cose che si intende spiegare.

Le premesse dell’inferenza sono ritenute vere.

Se l’inferenza alla quale, nell’uno o nell’altro caso, si fa

riferimento è deduttivamente valida, si parla di predizioni e

spiegazioni deduttive.

Page 5: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Predizione e spiegazione come inferenze

Predizione di un evento o stato di cose: inferenza del

verificarsi o darsi dell’evento o stato di cose. L’evento o stato di

cose predetto non è già noto. Di norma le premesse

dell’inferenza sono ritenute vere.

Spiegazione di un evento o stato di cose: inferenza del

verificarsi o darsi dell’evento o stato di cose già noto che si

intende spiegare. Di norma le premesse dell’inferenza sono

ritenute vere.

Se l’inferenza è deduttivamente valida, si parla,

rispettivamente, di predizioni e spiegazioni deduttive.

Page 6: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Modello nomologico-deduttivo

di

predizione e spiegazione

Predizione e spiegazione sono inferenze

deduttive dello stesso tipo (o struttura).

Sia nella predizione che nella spiegazione una

o più leggi compaiono come premesse

essenziali.

Page 7: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Secondo il modello nomologico-deduttivo una

predizione si trasforma in una spiegazione

quando il fenomeno predetto si verifica (e perciò

diventa noto), ma non sempre ciò avviene

Il livello raggiunto dalla colonnina di mercurio in un misuratore

di pressione può permettere di predire che il paziente non sarà

in grado di stare in piedi da solo, ma l’altezza della colonnina

non può essere considerata una spiegazione della successiva

caduta del paziente. Anche se, in condizioni di funzionamento

normale del misuratore, l’altezza della colonnina è strettamente

connessa con il valore della pressione, è a questo, e non a

quella, che si può attribuire una funzione di spiegazione. Nel

seguito si presentano un caso di predizione che si trasforma in

spiegazione e un caso in cui ciò non avviene.

Page 8: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Quanto lunga è l’ombra?

La luce viaggia in linea retta

Leggi della trigonometria

L’angolo di elevazione è 37°

L’asta è alta 15 m

L’ombra è lunga 20 m

La conclusione “L’ombra è

lunga 20 m” è una risposta

alla domanda “Quanto lunga

è l’ombra?”

In questo caso l’inferenza è

predittiva poiché deriva una

informazione che non è già

nota.

PREDIZIONE

Page 9: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Perché l’ombra è di 20 m?

La luce viaggia in linea retta

Leggi della trigonometria

L’angolo di elevazione è 37°

L’asta è alta 15 m

L’ombra è lunga 20 m

La stessa inferenza può anche

essere considerata una risposta

alla domanda “Perché l’ombra è

lunga 20 m?” In questo caso

l’inferenza fornisce una

spiegazione per un fatto già noto.

Ciò che spiega (explanans) è

l’insieme delle premesse (ma in

qualche contesto viene identificato

con qualcuna delle premesse).

SPIEGAZIONE

Page 10: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Quanto alta è l’asta?

La luce viaggia in linea retta

Leggi della trigonometria

L’angolo di elevazione è 37°

L’ombra è lunga 20 m

L’asta è alta 15 m

La conclusione “L’asta è alta 15 m” è

una risposta alla domanda “Quanto alta

è l’asta?”

In questo caso l’inferenza “predice”

l’altezza dell’asta poiché l’altezza

dell’asta non era già nota.

Non sembra che l’inferenza possa

essere vista anche come una

spiegazione: è controintuitivo pensare

che la lunghezza dell’ombra spieghi

l’altezza dell’asta.

PREDIZIONE

(che non diventa una spiegazione)

Page 11: Metodo Ipotetico-Deduttivo

La luce viaggia in linea retta

Leggi della trigonometria

L’angolo di elevazione è 37°

L’asta è alta 15 m

L’ombra è lunga 20 m

Leggi

EXPLANANS

Condizioni iniziali

EXPLANANDUM

Terminologia

Page 12: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Secondo il modello nomologico-deduttivo sia la predizione che la

spiegazione hanno la struttura logica di una ARGOMENTAZIONE (un

insieme di premesse seguite da una conclusione) (Hempel 1948, 1952):

• Nella predizione e nella spiegazione deduttive le premesse devono

implicare logicamente la conclusione.

• Tutte le premesse devono essere vere (per quanto è ragionevole

pensare)

• Almeno una delle premesse deve essere una legge generale (o “legge di

natura”: legge di gravitazione, ad es., ma anche “il monossido di carbonio

riduce l’assorbimento di ossigeno”, ecc. …)

• Alcune premesse descrivono le condizioni nelle quali ha luogo il

fenomeno predetto o da spiegare e sono chiamate condizioni iniziali.

Page 13: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Problemi del modello nomologico-deduttivo

Sono davvero necessarie le leggi per spiegare e predire?

Cosa sono le leggi? Come si distinguono le leggi da altri

enunciati che hanno la stessa forma? Talora si dice che

le leggi sono universali e necessarie, ma con ciò cosa si

intende dire?

Non è troppo pretendere che l’explanans (leggi e

condizioni iniziali) sia vero?

Page 14: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Non è troppo pretendere che l’explanandum segua

deduttivamente dall’explanans?

Cosa sia da considerarsi una spiegazione non potrebbe

variare a seconda del contesto?

Si può davvero evitare di ricorrere alla nozione di causa?

Page 15: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Come si arriva a riconoscere a certi enunciati

lo status di leggi?

Usandoli per dedurre fenomeni non già noti o fenomeni

non ancora spiegati (o non adeguatamente spiegati).

Fare inferenze di questo genere allo scopo di identificare

leggi significa fornire predizioni e spiegazioni in un

senso più ampio, nelle quali le leggi compaiono

come ipotesi o parti di ipotesi che non sono ancora

state riconosciute come leggi.

Page 16: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Per semplicità, e per mettere in evidenza gli aspetti

logici delle predizioni e spiegazioni che si formulano

e si mettono alla prova per formulare “teorie”

accettabili, parliamo di ipotesi senza distinguere

gli enunciati teorici generali (che possono diventare

leggi) dagli enunciati che descrivono condizioni

fattuali.

Le ipotesi devono essere significative: non

devono essere conseguenza della cosiddetta

conoscenza di sfondo che già possediamo.

Page 17: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Cos’è la CONOSCENZA DI SFONDO?

• informazione che è temporaneamente accettata come non

problematica quando si affronta un problema o si controlla

una data teoria (K. Popper)

• conoscenza che “resiste” e può essere accresciuta dalle

teorie scientifiche (M. Bunge)

• “a mixed bag of working hypothesis, of scientific theories of

varieties of levels and metaphysical doctrines, religious

superstitions and whatnot (J. Agassi)

• ciò che una comunità condivide riguardo a un dato ambito.

Page 18: Metodo Ipotetico-Deduttivo

• La conoscenza di sfondo S può comprendere sia enunciati

universali (leggi o enunciati formalmente simili alle leggi) che

descrizioni di fatti specifici (simili alle condizioni iniziali).

• Una ipotesi (o teoria) H è formulata sempre presupponendo la

conoscenza di sfondo. Nel seguito si usa la lettera “H” per

rappresentare anche le condizioni iniziali del fenomeno che si

sta considerando.

• Nel seguito i punti (i), (ii), (iii) costituiscono solo condizioni

necessarie importanti per le predizioni deduttive e le

spiegazioni deduttive intese nel senso più ampio.

Page 19: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Data la conoscenza di sfondo S, l’ipotesi H

fornisce una predizione (deduttiva) di un

evento (descritto da un enunciato) E solo se:

• (i) non abbiamo conoscenza della verità di E;

• (ii) S non implica logicamente E;

• (iii) (S H) implica logicamente E.

Page 20: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Data la conoscenza di sfondo S, l’ipotesi H

fornisce una spiegazione (deduttiva) di un

evento (descritto da un enunciato) E solo se:

• (i) abbiamo conoscenza della verità di E;

• (ii) S non implica logicamente E;

• (iii) (S H) implica logicamente E.

Page 21: Metodo Ipotetico-Deduttivo

IL METODO IPOTETICO-DEDUTTIVO

Si basa sull’idea che possiamo mettere alla prova

un’ipotesi (in realtà un insieme di ipotesi che

possono essere di natura molto varia) deducendone

alcune predizioni di carattere osservativo o

sperimentale, e controllando poi se le predizioni

dedotte descrivono eventi o stati di cose che

effettivamente si realizzano.

In breve, il metodo riguarda il controllo di predizioni

fatte sulla base di ipotesi.

Page 22: Metodo Ipotetico-Deduttivo

I controlli osservativi o sperimentali volti ad accertare se un

evento predetto E si realizza possono avere due esiti:

(1) risulta che E non si realizza (o, equivalentemente, che si

verifica non-E);

(2) risulta che l’evento E effettivamente si realizza.

Nel caso (1) possiamo concludere (deduttivamente) che

l’ipotesi H è falsificata da non-E (relativamente a S)

Nel caso (2) possiamo concludere che H è confermata

(induttivamente) da E (relativamente a S).

Page 23: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Conferme e falsificazioni

Molte sono le predizioni deduttive che sono state formulate

nella storia della scienza. Nel 1695, per esempio,

l’astronomo Edmund Halley applicò la meccanica

newtoniana a una cometa che egli aveva osservato nel 1682

e ne dedusse la previsione che la cometa avrebbe

impiegato circa 75 anni per compiere un’orbita completa e

tornare visibile dalla Terra. Halley morì nel 1743, quindici

anni prima del ritorno della cometa, che ricomparì

puntualmente il giorno di Natale del 1758.

Page 24: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Quando si ottiene la conferma osservativa o sperimentale

del fatto predetto è naturale (ma non sempre corretto)

considerare l’ipotesi fatta una spiegazione del fatto che è

stato accertato.

Così è successo anche con alcune predizioni deduttive che

sono state formulate nelle scienze mediche. William Harvey

(De motu cordis, 1628) formulò un’ipotesi riguardo alla

circolazione del sangue negli animali. I dati predetti sulla

base della sua ipotesi sono stati (largamente) accertati e

perciò la sua ipotesi venne poi considerata una spiegazione

del fenomeno della circolazione del sangue.

Page 25: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Anche Galeno aveva pensato di aver spiegato la circolazione

del sangue, ma non tutti i fenomeni predicibili in base alla sua

teoria sono risultati verificati.

L’esito negativo della verifica, detto falsificazione, non

permette di trasformare la predizione in una spiegazione.

Se l’ipotesi era già stata adottata con successo per

spiegare altri fenomeni, la sua successiva falsificazione

impedisce di continuare a considerarla vera.

Considereremo per prima la forma dell’esito negativo

dell’applicazione del metodo ipotetico-deduttivo, che

chiameremo “falsificazione ipotetica-deduttiva”.

Page 26: Metodo Ipotetico-Deduttivo

FALSIFICAZIONE IPOTETICA-DEDUTTIVA

1. S

2. H fornisce una predizione deduttiva di E

3. non-E

_________________________________

non-H

Dalla verità delle premesse segue logicamente la verità della

conclusione (nella quale si asserisce che H è falsa). Infatti, per la

nozione di predizione deduttiva, la 2 implica che E segue

logicamente da (S H), quindi è vero che (S H) E, da cui, per la

supposta verità di S e la falsità verificata di E, segue che H è falsa.

Alcuni studiosi, a partire da Karl Popper (1902-1994), hanno

considerato la falsificazione ipotetico-deduttiva come il fondamento

del metodo scientifico.

Page 27: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Falsificazione di ipotesi causali

Talora l’ipotesi H contiene un’affermazione causale

della forma “C causa F”. In questo caso si può

procedere al controllo solo dopo aver precisato

cosa si intende dicendo che C causa F.

Page 28: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Supponiamo che “C causa F” implichi che se in certe condizioni I

si verifica C allora si verifica F, cioè se I e C, allora F.

Se al controllo si trova che, nelle condizioni I, in presenza di C si

verifica non-F, abbiamo una situazione che può essere descritta dal

seguente enunciato:

(I e C) e non-F

dal quale segue deduttivamente

è falso che se I e C, allora F.

F può anche rappresentare un fatto statistico, e cioè che un certo tipo

di fenomeno si verifica con frequenza compresa in un certo intervallo.

Vedi il caso Semmelweis che viene presentato in seguito.

Page 29: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Supponiamo che “C causa F” implichi che in certe condizioni I se

non si verifica C allora non si verifica F, cioè se I e non C, allora

non F.

Se al controllo si trova che nelle condizioni I e in assenza di C si

verifica F, abbiamo una situazione che può essere descritta dal

seguente enunciato:

(I e non C) e F

dal quale segue deduttivamente

è falso che se I e non C, allora non F.

F può anche rappresentare un fatto statistico, e cioè che un certo tipo

di fenomeno si verifica con frequenza compresa in un certo intervallo.

Vedi il caso Semmelweis che viene presentato in seguito.

Page 30: Metodo Ipotetico-Deduttivo

CONFERMA IPOTETICA-DEDUTTIVA

1. S

2. H fornisce una predizione deduttiva di E

3. E

===============================

H

dove la doppia linea orizzontale indica che l’inferenza non è deduttiva. La conclusione H non segue logicamente dalle premesse, perché la falsità di H è compatibile con la verità delle premesse.

H è confermata dalle premesse. La conferma di H può essere pensata come accrescimento della plausibilità di H dopo l’acquisizione dell’informazione che H predice (deduttivamente) E ed E è stato osservato. Si ritiene usualmente che un’ipotesi H che predice E sia tanto maggiormente confermata dall’osservazione di E quanto meno E appare plausibile in base a S.

Page 31: Metodo Ipotetico-Deduttivo

La conferma di una ipotesi non proviene solo

dall’applicazione del metodo ipotetico-deduttivo, e quindi

dalla predizione di un fenomeno non già noto.

Anche la spiegazione (deduttiva) di fenomeni

noti, che non sono pienamente spiegabili (per via

deduttiva) in base alla conoscenza di sfondo, ha valore

confermativo.

L’idea che la spiegazione dei fenomeni noti

abbia valore confermativo è espressa

dall’inferenza abduttiva.

Page 32: Metodo Ipotetico-Deduttivo

L’INFERENZA ABDUTTIVA

1. S

2. H fornisce una spiegazione deduttiva di E

================================

H

Per la nozione di spiegazione deduttiva la premessa 2 implica

che E sia noto, e quindi E figura di fatto tra le premesse.

Effettuando tale inferenza affermiamo che l’ipotesi H è confermata

(relativamente a S) dal fatto di fornire una spiegazione dell’evento noto

E. L’informazione confermante espressa nella premessa 2 non

consiste in alcuna nuova scoperta di carattere empirico, ma piuttosto

nella scoperta della deducibilità di E da S e H.

Page 33: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Nella storia delle scienze empiriche, è molto comune che si

argomenti in favore di un’ipotesi in base alla sua capacità

di rendere conto di fenomeni già noti ma altrimenti privi di

spiegazione, conformemente allo schema di inferenza

abduttiva appena descritto.

Per esempio, due fra i maggiori successi inizialmente

riconosciuti della meccanica newtoniana furono di carattere

esplicativo, consistendo nella capacità di fornire una

spiegazione deduttiva del moto dei pianeti

(approssimativamente conforme alle leggi

precedentemente formulate da Keplero) e del moto dei

gravi (approssimativamente conforme alla legge

galileiana).

Page 34: Metodo Ipotetico-Deduttivo

IL CASO SEMMELWEIS

Tra il 1844 e 1848 Ignaz Semmelweis (1818-1865) lavorava al

primo reparto di maternità dell'Ospedale Generale di Vienna.

osservazione (E):

Una percentuale preoccupante delle donne che partorivano nel

suo reparto contraevano una malattia grave e spesso fatale,

nota come febbre puerperale, e tale percentuale era

ampiamente maggiore di quella riscontrata nel secondo

reparto di maternità dello stesso ospedale.

Semmelweis considera diverse ipotesi:

Page 35: Metodo Ipotetico-Deduttivo

l'ipotesi iatrogena (H1):

le visite maldestre condotte dagli studenti di medicina, che

frequentavano solo il primo reparto, causavano il numero maggiore di

morti che si osservava in tale reparto.

l'ipotesi psicosomatica (H2):

le pazienti del primo reparto erano maggiormente vulnerabili alla

malattia, perché depresse e debilitate dal terrore che incuteva loro il

prete quando, per andare a somministrare l'estrema unzione, passava

vicino a loro preceduto da un inserviente che suonava una campanella.

l'ipotesi della contaminazione (H3):

la morte delle partorienti era in molti casi provocata dalla

contaminazione da particelle di materia cadaverica trasportate da

professori, assistenti e studenti che nella prima clinica, e solo in essa,

procedevano all'esame fisico delle pazienti subito dopo la dissezione di

cadaveri.

Page 36: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Ciascuna delle ipotesi H1-H3 forniva una spiegazione del

fenomeno E e dunque risultava confermata.

Tuttavia, nel 1847, Semmelweis venne a conoscenza del

tragico

evento (E*):

il professor Kolletschka, suo collega, si era ferito

accidentalmente nel corso di un'autopsia e poco dopo era

deceduto manifestando sintomi molto simili a quelli della

febbre puerperale.

L'ipotesi H3 offriva una spiegazione anche di E*, mentre H1

e H2 non erano in grado di farlo.

Page 37: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Dunque, successo esplicativo parziale da parte di H1 e H2 e, in misura maggiore, da parte di H3.

Inoltre H1 e H2 sono andate incontro a insuccessi predittivi (falsificazioni).

In particolare, per quanto riguarda H2:

Se H2 fornisce una condizione necessaria, facendo in modo che il sacerdote non venga notato si dovrebbe avere una diminuzione nel numero delle morti.

Semmelweis fa in modo che l’arrivo del sacerdote non venga rilevato; in base a H2 si dovrebbe osservare una diminuzione di morti.

Invece si osserva più o meno la stessa percentuale di morti.

Dunque, falsificazione di H2.

Per altra via, è falsificata anche H1.

Page 38: Metodo Ipotetico-Deduttivo

Successo predittivo di H3

Se la contaminazione da particelle cadaveriche causa la febbre

puerperale (H3), allora se con opportune misure antisettiche si elimina il

materiale infettivo dalle mani di medici e studenti, l’incidenza della

malattia nel primo reparto dovrebbe scendere ai livelli del secondo (E).

Nel maggio del 1847, Semmelweis rese obbligatorio lavarsi le mani con

una soluzione di ipoclorito di calcio prima di procedere alla visita delle

pazienti.

La mortalità per febbre puerperale nel suo reparto cominciò a diminuire,

e per il 1848 calò fino all’1,27%, a fronte dell’1,33% nel secondo

reparto.

Tale conferma (predittiva) appariva molto forte, perché l’effetto osservato a seguito del lavaggio delle mani era sorprendente alla luce della conoscenza di sfondo dell'epoca, secondo la quale la pratica di lavarsi le mani con acqua e sapone era sufficiente a rimuovere completamente le particelle cadaveriche.

Page 39: Metodo Ipotetico-Deduttivo

La scoperta di Semmelweis, di cui egli fornì un vivido e dettagliato resoconto (Semmelweis, 1861), è uno degli episodi più noti e romanzeschi della storia della ricerca medica. Per un verso, il pionieristico lavoro di Semmelweis è stato considerato un luminoso esempio dell’inventiva e dell’audacia di un ricercatore osteggiato dal suo ambiente, al punto da attrarre l’attenzione di Céline (1952), medico egli stesso oltre che scrittore geniale e controverso. Per altro verso, le indagini di Semmelweis sono state viste come un caso paradigmatico di ricerca scientifica in medicina. Data la varietà di posizioni metodologiche e teoriche esistenti, non è allora sorprendente che i filosofi della scienza abbiano proposto una ricca rassegna di interpretazioni, talora divergenti, circa la natura dei metodi di Semmelweis e il significato della sua parabola scientifica. Così, studiosi diversi hanno rilevato nelle ricerche di Semmelweis soprattutto la centralità del ragionamento abduttivo (Lipton, 2004, pp. 75-98) o di quello analogico (Thagard, 1999, pp. 137-138), l’adozione di una logica induttiva della scoperta (Pera, 1983) o un’implicita applicazione dell’approccio bayesiano al “problema di Duhem” (Giorello e Moriggi, 2004). Altri ancora hanno ricostruito il lavoro di Semmelweis nei termini del modello popperiano per congetture e confutazioni (Antiseri, 1977) o secondo il modello ipotetico-deduttivo (Hempel, 1966, pp. 15-19). Non sono mancati neppure gli studiosi che vi hanno ravvisato un’applicazione dei metodi induttivi di Mill (Copi e Cohen, 2001, p. 504) o un’anticipazione dei metodi statistici oggi impiegati dall’epidemiologia clinica (Salmon, 1983; Vineis, 1999, pp. 17 ss.). Infine, c’è chi ha visto nelle difficoltà di Semmelweis a convincere i colleghi della validità delle sue teorie un classico esempio della tenacia dei paradigmi accettati, in linea con le tesi di Kuhn (Gillies, 2005).

Page 40: Metodo Ipotetico-Deduttivo

L’“IPOTESI DEL LAVANDINO” NELLA PATOGENESI

DELL’AIDS

Negli anni Novanta del secolo scorso si considerava ormai stabilita l’esistenza di un legame causale fra l’infezione da HIV e le manifestazioni cliniche dell’AIDS. Si supponeva che l’HIV causasse l’AIDS deprimendo progressivamente un’importante componente del sistema immunitario, cioè i cosiddetti linfociti CD4+. Si riteneva infatti, sulla base di precedenti osservazioni di laboratorio, che queste cellule rappresentassero un bersaglio biologico privilegiato del virus, che sarebbe stato in grado di distruggerle, per esempio attraverso il comune meccanismo della citolisi. Tuttavia, l’elaborazione di un resoconto pienamente soddisfacente della storia naturale della malattia sembrava imbattersi in una notevole anomalia (E), talora indicata come “il paradosso centrale della patogenesi virale”: la proporzione di linfociti CD4+ infetti in pazienti malati appariva decisamente troppo bassa (anche secondo le stime più generose, non più di 1 su 100) per determinare l’irrimediabile compromissione del sistema immunitario (Sheppard, Ascher e Krokwa, 1993). Secondo un’efficace metafora impiegata da alcuni studiosi, sembravano esserci “più cadaveri che pallottole” (Ascher et al., 1995).

Nel 1995, David Ho e altri studiosi presentarono la cosiddetta “ipotesi del lavandino”, che per qualche tempo ha rappresentato il modello patogenetico dell’AIDS più popolare e discusso (Ho et al., 1995; Wei et al., 1995). In breve, Ho e i suoi collaboratori elaborarono un semplice modello matematico secondo il quale il declino della quantità misurata di linfociti CD4+ (l’abbassamento del livello dell’acqua nel lavandino) emergeva come l’effetto relativamente lento di un elevatissimo turn-over (circa due miliardi di cellule al giorno), prodotto dalla

Page 41: Metodo Ipotetico-Deduttivo

continua distruzione da parte dell’HIV (lo scarico del lavandino) e da un continuo sforzo di compensazione del sistema immunitario (il rubinetto), che da ultimo, nel volgere di anni, avrebbe condotto al collasso del sistema (il lavandino si svuota). A sostegno dell’ipotesi di Ho (H), alcuni ricercatori argomentarono che essa forniva una possibile soluzione del “paradosso delle pallottole”, offrendo una spiegazione del fatto (E) che la gran parte dei linfociti CD4+ non apparissero infetti. In estrema sintesi, tale spiegazione può essere delineata come segue: i numerosi linfociti colpiti dal virus, una volta infetti, vengono rapidamente distrutti e continuamente sostituiti da nuove cellule; di conseguenza, in ogni istante la maggior parte dei linfociti presenti sono di recente creazione, e non sono ancora stati infettati (Maddox, 1995).

L’argomentazione abduttiva in favore dell’ipotesi di Ho contribuì ad attirare su di essa l’attenzione dei ricercatori, motivando i controlli sperimentali cui fu in seguito sottoposta.

La medicina sperimentale contemporanea ha elaborato diversi metodi per indagare la “dinamica” di diverse famiglie di cellule del corpo umano in vivo. Una delle procedure più ingegnose e affidabili per questo tipo di osservazioni può essere descritta sinteticamente come segue. In primo luogo, si somministra a un individuo (per via orale, o per iniezione) una sostanza (come glucosio o acqua) che è stata arricchita con deuterio, un isotopo dell’idrogeno – la cui assunzione non presenta rischi – che viene incorporato nella sintesi del DNA durante la riproduzione cellulare. In seguito, a scadenze di tempo appositamente programmate, vengono prelevati opportuni campioni di tessuto o di sangue. Le cellule della popolazione di interesse vengono quindi purificate in laboratorio e sottoposte alla misurazione dell’arricchimento isotopico del DNA. In tal modo si rileva la proporzione di DNA isotopico in funzione del tempo, dalla quale attraverso metodi di calcolo standard si possono stimare

Page 42: Metodo Ipotetico-Deduttivo

dati come il tasso di riproduzione o la sopravvivenza media nella popolazione di cellule interessate.

Le tecniche sperimentali appena descritte si sono rivelate decisive per sottoporre a controllo l’ipotesi di Ho e colleghi (H) sulla patogenesi dell’AIDS. Tale ipotesi postulava – e rappresentava matematicamente – un frenetico turn-over dei linfociti CD4+ durante l’infezione da HIV. Dall’ipotesi H si poteva perciò derivare deduttivamente una ben precisa predizione (E): il calcolo sperimentale del tasso di riproduzione dei linfociti CD4+ in pazienti HIV-positivi (ma non sottoposti a trattamento antiretrovirale) avrebbe dovuto rivelare, in media, livelli significativamente più alti di quelli fisiologici ottenuti in pazienti comparabili ma HIV-negativi. In un importante studio sulla dinamica dei linfociti CD4+, Hellerstein et al. (1999) non osservarono però alcuna differenza fra i due gruppi, mostrando che la previsione E risultava smentita e falsificando così l’“ipotesi del lavandino”. Riferendosi al lavori di Ho e colleghi, Hellerstein e collaboratori esplicitarono le conseguenze negative del studio, rilevando che in base ai loro risultati “alcuni modelli possono essere esclusi” (p. 86). Nel commentare gli stessi risultati, un altro affermato studioso del settore concluse che essi “pongono fine a quattro anni di avvincente (sebbene spesso aspro) dibattito riguardo all’ipotesi della produzione/distruzione dei linfociti CD4+”, vale a dire appunto riguardo all’“ipotesi del lavandino” (si veda Pantaleo, 1999).

Per una ricostruzione più dettagliata di questo episodio della ricerca sulla patogenesi dell’AIDS, del suo contesto storico e dei suoi sviluppi, rimandiamo a Crupi (2007)