Mercoledì 12 ottobre 2014, classe 5B C.A.T. · Gli imprenditori infatti ebbero molti vantaggi...

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Mercoledì 12 ottobre 2014, classe 5B C.A.T.

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Mercoledì 12 ottobre 2014, classe 5B C.A.T.

La Grande guerra ebbe

inizio per la pressione

che le grandi industrie

posero allo stato

italiano.

Gli imprenditori infatti

ebbero molti vantaggi

dall'entrata in guerra

per la quantità di

materiale necessario ai

soldati; queste industrie

iniziarono a produrre a

ritmi esasperati.

Al contrario la

popolazione visse anni

molto difficili.

Adam

I soldati che

andavano al fronte

non avevano molte

speranze di vita,

perché sapevano che

prima o poi sarebbe

toccato anche a loro

morire.

Sopravvivere

un'intera giornata era

solo una questione di

fortuna.

Ylenia

La frase "sono tanto solo, tanto

privo di speranza" è tratta dal libro

di Paul Bäuner; è una frase che

usavano gli insegnanti di una

scuola tedesca per fare leva sugli

ideali della nazione, persuadendo i

propri allievi ad arruolarsi come

volontari per difendere la patria.

Paul Bäuner si arruola con i suoi

compagni all'età di 19 anni, tutti

convinti di una bella avventura,

ma finiranno presto a farsi

domande sulla guerra, dopo aver

visto che quest'ultima è inutile,

senza avere risposte.

Verso la fine della guerra i suoi

compagni di classe muoiono.

Luca

Noi giovani la guerra, per

fortuna, la stiamo solo

studiando. Non possiamo

capirla del tutto, ma vedere

alcune immagini fa percepire

l'orrore che i soldati hanno

passato e, personalmente, mi

mette i brividi. Elleri

L'attesa dei

famigliari che non

avevano notizie dei

propri figli o mariti o

genitori, e vivevano

una attesa senza

risposta.

Elleri

La Grande Guerra fu un avvenimento di grandI proporzioni, fu una tragedia che coinvolse l'intera umanità, dai più piccoli ai più anziani.

Simone

Nonostante l'avanzamento tecnologico, i soldati, venivano considerati carne da macello e venivano mandati inutilmente verso la morte, con ordini insensati di generali crudeli e indifferenti alla vita dei propri uomini. Manuel

La guerra venne appoggiata dalla Fiat e da altre industrie italiane, le quali trassero enormi profitti. Queste fabbriche producevano armi, munizioni, vestiti, equipaggiamenti, senza pensare al più probabile futuro dei soldati italiani: LA MORTE.

Matteo

La prima guerra mondiale

viene chiamata anche Grande

Guerra perché fu la prima

guerra in cui morirono più di

dieci milioni di giovani,

lasciando anche un numero

doppio di feriti, invalidi,

mutilati. Così una

generazione venne distrutta.

Questa guerra non doveva

coinvolgere l'Italia, che si era

dichiarata neutrale, però le

grandi industrie italiane

spinsero il re ad entrare in

guerra. Chi aveva da

guadagnare non erano però i

giovani soldati italiani, ma gli

industriali che non solo

fornivano le armi, ma

vestivano, nutrivano ed

equipaggiavamo i giovani da

mandare in guerra.

Anca

Coloro che pagheranno le conseguenze di questa guerra non saranno solo i soldati mandati a combattere in prima linea, ma anche la popolazione, i civili che pativano la fame, sia che l'Italia vincesse o che non vincesse, visti i sacrifici sostenuti per il conflitto.

Ilaria

Con la frase “La guerra che verrà non è l'ultima” Bertolt Brecht vuole farci capire che le guerre a cui assistiamo, e quelle che verranno, non saranno le prime a vedere un massiccio impiego della tecnologia, ad avere ripercussioni sui civili, nelle quali la morte distinguerà l'intimità delle famiglie, e l'identità diventerà ragione di scontro.

Ciro

Sono tanto solo, tanto privo di

speranza... (E. M. Remarque). Mi ha

particolarmente colpito questa frase,

tratta dal romanzo autobiografico

"Niente di nuovo su quel fronte

occidentale". Racchiude tutto quello

che i soldati provavano durante la

guerra. Erano ormai senza speranza

di ritornare a casa, di uscirne vivi da

quelle trincee, si sentivano soli e

abbandonati alla morte sicura. Paul

Bäumer, un giovane diciannovenne

arruolato nell'esercito tedesco, scrive

questa frase nel suo diario.

Elena

Il romanzo "Niente di

nuovo sul fronte

occidentale” di E. M.

Remarque, è ambientato

nelle trincee del fronte

occidentale. Il

protagonista, ad un certo

punto, ricomincia a

credere nel futuro e

pensare positivo quando

non c'era niente di nuovo

sul fronte occidentale,

ma rimane ucciso proprio

in quel momento. I suoi

compagni lo ritrovano

morto, a testa in giù, con

un sorriso, come se

volesse morire in quel

modo, proprio lì.

Elena

Non sarà mai

l'ultima guerra

perché i vinti

cercano la

rivincita, è così

ancora, e

ancora, e anche

se i conflitti si

sposteranno

altrove la

guerra lascerà

segni

inevitabili,

inguaribili su

tutte le persone.

Francesco

La Grande Guerra Questa è stata la prima “mondiale”, ma non sarà di sicuro l'ultima, e col passare del tempo l'evoluzione tecnologica trasformerà sempre di più la guerra in una carneficina, nella quale si spenderanno sempre più vite umane portando al conflitto milioni di soldati. Numerose nazioni si scontreranno per dimostrare la loro superiorità e l'avanzamento tecnologico, sperimentando nuove armi di distruzione.

Massimiliano

La Grande Guerra fu una guerra di logoramento. Questa guerra fu una disfatta per tutte le nazioni perché i numeri di morti in giovane età furono circa dieci milioni, il numero di feriti, invalidi e mutilati fu il doppio. Per non parlare delle persone impazzite durante la guerra in maniera temporanea o permanente. Queste pazzie da guerra erano dovute allo choc durante la battaglia per colpa del continuo bombardamento da parte dei nemici e per l’impossibilità di riposare.

Davide

Oltre alle morti in

battaglia per colpa

del fuoco nemico ed

amico, si sommano

ai caduti i morti

per assideramento.

Infatti i soldati che

combattevano in

montagna

morivano per

congelamento. I

soldati di allora

non avevano

l’equipaggiamento

adeguato per la

guerra e ciò

comportò

innumerevoli morti

e feriti gravissimi.

Davide

Molti dei soldati non tornarono più a casa. Di alcuni, i corpi vennero dispersi; altri, morti in guerra, vennero recuperati per una sepoltura adeguata, per ricordarli nel tempo.

Mattia

IL RUOLO DELLE INDRUSTRIE NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE Molte imprese trassero enormi profitti dall’entrata in guerra dell’Italia. Possiamo anche affermare che proprio quest’ultime spinsero molto per far entrare in guerra l’Italia. Con l’entrata in guerra, l’Italia aveva bisogno di materiale militare in continuazione (armi, proiettili, bombe ecc.) che permettevano di continuare la guerra fino a raggiungere la vittoria.

Edoardo

IL RUOLO DELLE INDRUSTRIE NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE Per andare in guerra ci volevano milioni di persone. In Italia circa cinque milioni e mezzo di soldati, ragazzi dell’età tra i diciotto e i vent’anni, spesso analfabeti e contadini. Il quadro simboleggia l’attesa dei parenti e dei familiari per i propri figli e o mariti, andati in guerra. Molte volte l’attesa era inutile perché i famigliari erano già stati uccisi e non sarebbero mai tornati.

Edoardo

La Grande Guerra non fu la prima combattuta e, come si intuì già allora, non sarebbe stata l'ultima. A mio avviso questo prova quanto già allora ci fosse poca fiducia in un futuro sereno per l'umanità, che da sempre si combatte per la supremazia e il dominio di cose che sempre le appartengono.

Rudi

Per far diventare

coraggiosi i soldati

e amanti della

patria si

incominciava ad

istruire già da

bambini su

fondamentali

patriottici e

religiosi in modo

tale da convincere

un uomo ad essere

onorato di morire

in battaglia per la

patria.

Pieralberto

[..]'la guerra è come un fuoco alimentato dalla

bramosia di potere, denaro e odio della classe

dominante che arde e brucia a discapito della

povera e umile gente. Cesserà di esistere solo

quando trionferà il senso di uguaglianza e la pace.

Mirco

I soldati venivano strappati dalle

famiglie appena diciottenni e

venivano mandati al fronte solo

dopo pochi mesi di addestramento,

a volte neppure quelli: non

potevano essere considerati soldati

ma semplici ragazzi armati.

Valerio

Alla fine della Prima guerra mondiale, sia i vinti che i vincitori, si trovavano nella medesima situazione, di povertà, di fame, di rovina. Neanche il sentimento patriottico aveva vinto e le nazioni andavano completamente ricostruite.

Cinzia

“Sono tanto solo, tanto privo di speranza…”, “Atterriti, sporchi di terra, pazzi di terrore… terribile!!!”, “La morte banchetta!!!”, “La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”. Queste frasi furono scritte da coloro che la guerra l’hanno vissuta sulla propria pelle e vista con i propri occhi. Noi possiamo soltanto percepire le loro sensazioni. Non si può, oggi, capire fino in fondo ciò che si provava in quelle situazioni perché i fatti non ci toccano con mano. Si può intuire che la vita non era affatto facile; si viveva con la paura, il terrore della morte, minuto dopo minuto. Un uomo poteva vedere il compagno morirgli accanto ed era consapevole che presto la morte sarebbe arrivata anche per lui; in qualsiasi istante.

Giorgia

La situazione nelle trincee era tragica, i cadaveri coprivano il terreno, i soldati rimasti erano impauriti e sporchi e si domandavano qual era il senso di quella guerra, inutile.

Nicola

“La guerra che verrà non è l'ultima”. Non sarà l'ultima perché una guerra porta molti profitti a industrie e stati, e molte persone riterranno sacrificabili i milioni di uomini che combatteranno perdendo la vita. Quando l'Italia entrò in guerra furono mobilitati più di cinque milioni e mezzo di soldati, ma per tante industrie, che in occasione della guerra attuarono una conversione in industria bellica, quei soldati erano un fucile, un completo, un equipaggiamento.

Leonardo

Morirono dieci milioni di persone e il doppio furono feriti e mutilati. Per molte donne erano un marito, un padre oppure un figlio. Molte di loro non ebbero neanche un luogo dove piangere i loro cari, sepolti in fosse comuni, altri non riconosciuti o dispersi. Per questo venne creato, per volere dei roveretesi Il museo dei caduti in guerra.

Leonardo

Chi combatté in guerra, non vinse, né se faceva parte delle nazioni vincitrici, né se faceva parte di quelle vinte. Chi riuscì a sopravvivere, se prima era povero, dopo la guerra era ancora povero, forse di più. Le ricchezze andarono ad altri. Quella guerra, la prima guerra mondiale, non è stata l'ultima, ce ne sono state altre, e ancora adesso ce ne sono in tutto il mondo, dietro le quali ci sono industriali o stati che, per arricchirsi, provocano le guerre e mandano in guerra i loro soldati, e dietro questi ultimi ci sono ancora donne che aspettano il loro eroe.

Leonardo