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Macro Economia Riassunto dei materiali richiesti nel canale C Appunti Luiss N.D.M.

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Macro Economia Riassunto dei materiali richiesti nel canale C

Appunti Luiss

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Sommario 2.1 La misura del valore dell’attività economica : il prodotto interno lordo .................................................. 4

Alcune regole per il calcolo del Pil ............................................................................................................ 5

Pil reale e Pil nominale ............................................................................................................................. 5

Il deflatore del Pil ..................................................................................................................................... 6

Le componenti della spesa e della contabilità nazionale ........................................................................... 6

Altre misure di reddito ............................................................................................................................. 7

La destagionalizzazione ............................................................................................................................ 7

2.2 Misurare il costo della vita : l’indice dei prezzi al consumo ..................................................................... 8

IPC e deflatore del PIL .............................................................................................................................. 8

2.3 misurare la disoccupazione : il tasso di disoccupazione .......................................................................... 9

IL REDDITO NAZIONALE : DA DOVE VIENE E DOVE VA, modello di pieno impiego. .......................................10

3.1 cosa determina la produzione aggregata di beni e servizi??...................................................................10

I fattori di produzione .............................................................................................................................10

La funzione di produzione .......................................................................................................................11

3.2 come si distribuisce il reddito nazionale tra i fattori di produzione? ......................................................11

Consumo ................................................................................................................................................13

L’investimento ........................................................................................................................................13

La spesa pubblica ....................................................................................................................................13

La moneta e l’inflazione ..............................................................................................................................16

4.1 Che cosa è la moneta?? .....................................................................................................................17

Le funzioni della moneta .........................................................................................................................17

I tipi di moneta .......................................................................................................................................17

L’evoluzione verso la moneta legale ........................................................................................................17

Come si determina la quantità di moneta in circolazione ........................................................................18

Come si misura la quantità di moneta slide .............................................................................................18

Le transazioni e l’equazione quantitativa ................................................................................................18

Dalle transazioni al reddito .....................................................................................................................18

La funzione di domanda di moneta e l’equazione quantitativa ................................................................19

L’ipotesi di velocità costante ...................................................................................................................19

La moneta i prezzi e l’inflazione ..............................................................................................................19

Il signoraggio : quel che si guadagna dal battere moneta ........................................................................20

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4.4L’inflazione e i tassi di interesse .........................................................................................................20

L’effetto di Fisher ................................................................................................................................20

4.5 il tasso di interesse nominale e la domanda di moneta ......................................................................21

Moneta futura e prezzi correnti :.........................................................................................................21

4.7 l’iperinflazione ..................................................................................................................................21

L’economia aperta ......................................................................................................................................22

5.1 i flussi internazionali di capitali ..........................................................................................................22

Il ruolo delle esportazioni nette ..............................................................................................................22

Il PIL , PNL, Saldo commerciale e il conto corrente della bilancia dei pagamenti. .................................23

5.2 il risparmio e l’investimento in una piccola economia aperta .............................................................24

Valutare la politica economica ............................................................................................................24

5.3 i tassi di cambio .................................................................................................................................25

Il tasso di cambio nominale e il tasso di cambio reale ..........................................................................25

In che modo la politiche economico influenza il tasso di cambio reale slide .........................................26

La domanda aggregata II : applicare il modello IS LM ..................................................................................70

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Idatidellamacroeconomia

“teorizzare prima di disporre dei dati è un errore imperdonabile: inconsapevolmente si comincia a manipolare i fatti per confermare la teoria invece di adattare la teoria ai fatti”

Sherlok Holmes

L’inizio dei testi è sempre un po’ romantico e fiabesco, questo inizia dicendo che c’è un qualcosa che accomuna scienziati economisti e viaggiatori, tutti vogliono capire come va il mondo che li circonda.. Possiamo dire che Colombo scoprì l’America per caso, o almeno lui pensava di essere arrivato in India, così anche gli economisti di un tempo, non studiavano i dati che gli forniva il giornale, o il listino prezzi, di conseguenza si studiava un comportamento senza pensarci troppo.. e così il plurale di “aneddoto” diventava “dati”!

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Oggi le cose sono molto cambiate, gli economisti hanno pagine e pagine di dati forniti dalle misurazioni statistiche e riportate da quotidiani o trasmesse dalle tv, non solo ma anche il governo e la politica sono diventate sempre più influenzati da ciò che viene chiamata politica economica e cioè il modo di agire in economia. A questo poi si aggiunge il fatto che lo stesso uomo è diventato molto più sensibile al consumo e più maturo nello scegliere tra i vari prezzi.. non si fa più la spesa adocchi chiusi..

Nel primo capitolo quindi potremmo vedere le tre misure statistiche che gli economisti più utilizzano e di cui sempre più sentiamo parlare :

il prodotto interno lordo : misura il redito totale della nazione e la spesa totale degli acquisti de bene e servizi.

L’indice dei prezzi al consumo : misura il livello dei prezzi.

Il tasso di disoccupazione: misura la quota di lavoratori privi di occupazione.

2.1 La misura del valore dell’attività economica : il prodotto interno lordo

Il prodotto interno lordo è spesso considerato la misura più affidabile dell’andamento del sistema economico. È così importante che a questo viene dedicata una agenzia statistica che rende noto tale dato circa ogni 3 mesi.

L’obiettivo è quello di riassumere in un unico numero il valore dell’attività economica in un dato periodo di tempo.

Al Pil di norma vengono date due tipi di interpretazione :

1) Il reddito totale di tutti coloro che partecipano al sistema economico in un dato tempo.

2) La spesa totale di servizi e beni finali prodotti dal sistema economico.

Verrebbe da chiedersi come può il Pil, e cioè lo stesso numero misurare sia il reddito che la spesa nello stesso momento. Diciamo che può farlo perché reddito e spesa per beni e servizi finali coincidono :

se consideriamo infatti un soggetto consumatore che compra un cannolo siciliano con gocce di cioccolato consideriamo un soggetto che sta facendo una spesa, al tempo stesso però questa spesa si trasforma in reddito perché il pasticcere che ha venduto ha avuto un guadagno e quindi il suo reddito è aumentato.

Reddito spesa e flusso circolare

Se consideriamo un economia circolare della vendita del pane possiamo vedere come calcolare lo stesso Pil. Abbiamo un’impresa che produce pane, questa impresa vende il pane e ricava un profitto, il pane viene

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acquistato dai consumatori che acquistano il pane con i soldi che ricavano dal loro stesso lavoro e cioè con il salario.

Di conseguenza in questo caso il Pil può essere calcolato in un duplice modo :

o si considera la somma dei redditi : i profitti per l’impresa e i salari per le famiglie.

Oppure si considera la spesa totale per l’acquisto di pane.

La spesa e il reddito però sono legate e si influenzano, se aumenta il consumo di pane, quindi il suo acquisto, aumenta il reddito per chi lo vende.

Alcune regole per il calcolo del Pil Nell’ipotetica economia che produce solo pane per il calcolo del Pil non abbiamo nessun problema, possiamo cioè calcolare il totale degli acquisti di pane o analogamente il totale dei redditi. Le cose si complicano de però, e nella realtà le cose sono sempre complicate, abbiamo diversi beni e servizi, in questo caso per poter calcolare il Pil in modo corretto dobbiamo dare un valore oggettivo alle cose.

Per calcolare il Pil in una economia più complessa infatti dobbiamo considerare il valore di mercato di tutti beni e servizi finali prodotti nell’ambito di un sistema economico in un dato periodo.

Oppure una strada simile che ci porta allo stesso risultato è quello di considerare il valore aggiunto dei beni tra un passaggio e l’altro.

Beni usati : la vendita di un’auto che risulta essere usata non costituisce un aumento di reddito perché stiamo qui parlando di come viene trattato già il reddito.

Il trattamento delle scorte : consideriamo il caso del pane. Abbiamo due ipotesi :

il pane in scorta non viene mai più venduto.. di conseguenza non ci sarà nessuno che lo acquista e nessuno che lo venderà, si è vero che verranno comunque pagati i salari e il profitto sarà minore ma questo sarà un nuovo bilanciamento della ricchezza e non un aumento dovuto ad un acquisto. Di conseguenza non vengono considerate le scorte in questo caso nel Pil.

La seconda ipotesi è che non stiamo parlando di pane fresco di forno ma ad esempio del pan bauletto che non diventa duro e che quindi può costituire una scorta. In questo caso si considera un po’ come se fosse la stessa impresa ad aver comprato il suo pane e quindi va a costituire il Pil, naturalmente quando questo viene venduto tale valore verrà scomputato dal valore finale.

Le abitazioni e altri valori imputati : per le abitazioni vengono valutate al prezzo di mercato, non solo ma vi sono anche altre componenti del Pil che non possono essere valutate al prezzo di mercato, in questo caso viene detto che ha un valore di imputazione.

Pil reale e Pil nominale

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Abbiamo due tipi di Pil, nominale e reale : se consideriamo il pil nominale abbiamo :

PIL : (prezzo *quantità)

In questo caso quindi notiamo che ilPIl e cioè la situazione economica è fortemente influenzato dall’andamento dei prezzi.. notiamo infatti che nel caso in cui i prezzi raddoppiano lo stesso Pil raddoppia. Questo naturalmente non rispecchia la realtà.

Poi abbiamo il Pil reale che riesce a distaccarsi e a non essere influenzato dalla variazione dei prezzi. Ma come fa?? In realtà si considerano i prezzi costanti, cioè che non variano da un periodo ad un altro, si prende quindi il prezzo di un anno base e lo si calcola per le quantità prodotte negli anni.

Il deflatore del Pil

Conoscendo il PIL nominale ed il PIL reale possiamo calcolare una terza grandezza: il deflatore del PIL, che si definisce come il rapporto tra il PIL nominale ed il Pil reale:

deflatore : PIL NOMINALE/ PIL REALE.

Naturalmente il Pil Nominale sarà PIL REALE *DEFLATORE

In questo senso infatti il deflatore cattura l’andamento dei prezzi.

PIL REALE = PIL NOMINALE/DEFLATORE

Naturalmente il fatto di usare un prezzo base per calcolare il pil degli anni successivi porta delle complicanze : il prezzo stesso può discostarsi di moltissimo dalla realtà. È per questo che L’ ISTAT ha sviluppato dei criteri per evitare che questo accadi e quindi per avere dei prezzi comunque non obsoleti.

Le componenti della spesa e della contabilità nazionale

Economisti e pubblici funzionari non si sono interessati esclusivamente della spesa per beni e servizi , il PIL infatti risulta essere composto anche da altre componenti. Queste in modo più tecnico vengono definite : spesa per consumi finali, formazione lorda di capitale e esportazioni nette. La prima si può definire come il normale consumo di beni e servizi, vedremo che in realtà poi c’è anche la spesa pubblica di ogni stato, poi abbiamo la “formazione lorda di capitale” che in realtà con una terminologia più semplice risulta essere chiamata “investimenti” e poi le esportazioni nette che non sono altro che una differenza tra le esportazioni che il paese fa meno le importazioni.

La spesa per consumi finali : in realtà tale categoria risulta essere divisa in sottocategorie, abbiamo il consumo dei nuclei familiari, della spesa pubblica, del turismo che risulta essere la differenza tra quello che i turisti stranieri acquistano in Italia e ciò che gli Italiano acquistano all’estero. E i consumi di quegli enti che

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non sono pubblici, gli enti senza scopo di lucro si chiamano e che quindi vengono trattati come famiglie. Per quanto riguarda poi il consumo per le famiglie abbiamo una suddivisione anche dei beni che vengono utilizzati : durevoli, semidurevoli, e servizi.

Investimenti : questa categoria si divide in investimenti fissi lordo e investimento in scorte. Il primo si divide poi in investimento fisso delle imprese, della pubblica amministrazione e in abitazioni.

Tutte queste categorie però in modo molto semplice vengono definite così :

consumo C : spesa per consumi finali dei nuclei familiari più spesa per consumi finali delle istituzioni prive di scopo di lucro a servizio dei privati.

Investimento I : investimento delle imprese più investimento residenziale più investimento in scorte.

Spesa pubblica G : spesa per consumi finali delle pubbliche amministrazioni più spesa degli investimenti della pubblica amministrazione.

Esportazioni nette NX : esportazioni meno importazioni :

Y= C+I+G+NX

Altre misure di reddito

La contabilità prevede altre misure di reddito :

prodotto nazionale lordo : si ottiene aggiungendo al PIL il reddito guadagnato da tutti gli italiani residenti all’estero.

PNL = PIL + redditi esteri di residenti – redditi interni non residenti

Prodotto nazionale netto : in questo caso si vuole considerare la capacità economica di prosuzione di beni e servizi, si ottiene sottraendo al PNL l’ammortamento del capitale:

PNN = PNL – ammortamento del capitale

La destagionalizzazione

Di norma il Pil viene calcolato in trimestri come abbiamo già detto, il fatto importante però è che ci potrebbero essere delle stagioni in cui il PIL risulta essere in crescita mentre per altre risulta essere minore.

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La destagionalizzazione significa che viene tolto questa influenza dei vari periodi.

2.2 Misurare il costo della vita : l’indice dei prezzi al consumo

L’aumento generalizzato dei prezzi viene chiamato inflazione ed è un fenomeno che preoccupa molto gli economisti.

La misura del livello dei prezzi più comunemente utilizzata si chiama IPC . l’IPC trasforma i prezzi di una molteplicità di beni e servizi in un unico indice che misura il livello generale dei prezzi. Lo si calcola considerando un anno base.

IPC e deflatore del PIL Il deflatore e l’IPC danno diverse informazioni riguardo a ciò che accade ai livelli dei prezzi nel sistema economico. Ci sono infatti delle differenze tra le due misure

1) Il deflatore misura il livello dei prezzi di tutti i beni e servizi prodotti nel sistema economico mentre l’IPC misura il livello dei prezzi dei beni e servizi acquistati dai consumatori.

2) La seconda differenza è che il deflatore comprende solo i beni e servizi prodotti all’interno dei confini nazionali, questo perché nel PIL non vengono conteggiate le importazioni.

3) Terza differenza è che l’IPC è calcolato su di un paniere fisso di beni mentre il deflatore no.

In base a questo poi le due misure si dividono in INDICE DI LASPEYRES che è un indice dei prezzi calcolato su di un paniere fisso e INDICE DI PAASHE che invece fa misure con panieri variabili.

Questo comporta che l’IPC che è di Las. Sovrastima l’effetto dell’aumento dei prezzi. il deflatore che è invece di Paas. Tende a sottostimare l’effetto dell’aumento dei prezzi per i consumatori.

L’IPC sovrastima l’inflazione??

L’indice dei prezzi al consumo è molto usato anche se tale valore tende a non considerare alcuni aspetti :

1) Il primo aspetto è che non considera l’effetto sostituzione e cioè la possibilità che il consumatore decida di sostituire i beni del suo paniere, l’IPC infatti considera un paniere fisso.

2) Non considera l’introduzione di nuovi beni che potrebbero essere anche migliori dei beni considerati nel paniere fisso .

3) Il terzo problema riguarda la qualità , non viene considerata come fattore che potrebbe aumentare

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il benessere del consumatore.

Naturalmente l’ISTAT tende a evitare di sovrastimare in modo esagerato tali fattori, questo perché non c’è un modo preciso per misurare l’inflazione.

2.3 misurare la disoccupazione : il tasso di disoccupazione

Uno degli aspetti fondamentali del sistema economico è come questo utilizza le sue riserve. Sappiamo che la riserva più importante è quella della forza lavoro, risulta essere quindi importantissimo conoscere il grado di forza lavoro in un determinato tempo in un paese. Il tasso di disoccupazione è la statistica che rileva la percentuale degli individui che pur desiderosi di lavorare non trovano un’occupazione.

Per calcolare tale valore possono essere utilizzate due diverse strade : 1. La prima considera tutte le persone che godono di un sussidio che viene erogato dallo stato in questo caso i dati sono già noti all’ente governativo senza nessun problema. Questa strada anche se sembra quella più efficiente è in realtà una trappola, basti pensare che è molto sensibile ai cambiamenti di leggi per l’ottenimento dei sussidi. In che senso, consideriamo che il governo voglia restringere le caratteristiche che deve avere un determinato soggetto per avere un sussidio dallo stato, con la seguente misurazione anche il tasso di disoccupazione diminuirebbe ma questo non sarebbe conforme alla realtà.

2. la seconda strada ed è quella più utilizzata è uno studio statistico che prende in esame un determinato campione di soggetti e gli chiede se hanno avuto un’occupazione in un tempo che non va oltre la settimana precedente. In questo caso verranno distinte diverse categorie di soggetti : occupato : è una persona che nella settimana precedente all’intervista ha lavorato ed è stato remunerato.

Disoccupato : è una persona che nella settimana precedente all’intervista si è attivata per cercare lavoro ma non ha trovato occupazione.

Chi non rientra in nessuna delle due categorie è considerato fuori dalla forza lavoro e sono economicamente inattivi.

Forza lavoro = numero occupanti + numero disoccupati

Tasso di disoccupazione = numero dei disoccupati /forza lavoro *100

Tasso di partecipazione alla forza lavoro = forza lavoro / popolazione adulta *100

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IL REDDITO NAZIONALE : DA DOVE VIENE E DOVE VA, modello di pieno impiego.

“Un reddito elevato è a migliore ricetta per la felicità che io conosca”

Jane Austen

Non solo per la Austen un reddito alto sembra essere una ricetta per la felicità, anche gli economisti la pensano un po’ allo stesso modo. In realtà iniziamo a capire ora quanto sia importante la misura che abbiamo chiamato PIL, abbiamo già detto che questa misura contemporaneamente sia la spesa finale di beni e servizi sia il reddito totale, e non è un caso che paesi con un PIL elevato vivono in una condizione che sembra essere migliore e paesi il cui Pil risulta essere minore vivono in modo meno comodo. Per reddito sappiamo che si intende sia il reddito delle famiglie sia quello dello stato, sappiamo anche che in realtà le famiglie quando possono riescono anche a risparmiare, cioè a rimandare al futuro la spesa per un determinato bene, questo risparmio viene usato dalle imprese per la produzione e le imprese poi pagano i lavoratori con il salario. Ora cercheremo di vedere proprio che strade percorre questo elemento cheimato reddito.

3.1 cosa determina la produzione aggregata di beni e servizi?? La produzione di beni e servizi di un sistema economico, cioè il suo PIL , viene determinato da due aspetti : 1. La quantità di fattori produttivi di cui l’economia dispone.

2. la capacità di trasformare questi fattori produttivi in beni e servizi.

I fattori di produzione Vengono definiti tali quelle componenti utilizzate per produrre beni e servizi. I due fattori produttivi ritenuti di particolare importanza sono il lavoro e il capitale, il lavoro misura il tempo che gli individui dedicano alle attività lavorative, il capitale invece è costituito da tutti gli impieghi che partecipano alla produzione di beni e servizi.

In un modello di pieno impiego dobbiamo considerare questi fattori come dati e cioè come variabili esogene e dobbiamo considerare quindi che non cambiano.

K= ͞k

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L = ͞L

La funzione di produzione Il livello di produzione viene determinato dalla tecnologia usata dall’impresa e cioè dall’uso di una funzione di produzione che mette insieme i due fattori produttivi, il K e il L. naturalmente la funzione di produzione può avere diversi rendimenti, può essere a rendimenti di scala costante, crescente o decrescente a seconda di come varia la produzione se vengono moltiplicati i fattori per un determinato valore.

3.2 come si distribuisce il reddito nazionale tra i fattori di produzione? La distribuzione del reddito nazionale è determinato dai prezzi dei fattori produttivi, i prezzi dei fattori produttivi sono le somme che costituiscono la remunerazione degli stessi fattori. I prezzi di tali fattori sono determinati dall’offerta e dalla domanda ma poiché abbiamo detto che siamo in un modello dove i fattori sono fissi la curva di offerta sarà fissa e avrà una forma verticale.

P

Offerta dei fattori

Domanda del fattore

Q

Altra ipotesi che dobbiamo assumere in questo modello è quella della concorrenza perfetta, in questo caso siamo in equilibrio. In questa condizione le imprese vorranno immettere sul mercato una quantità tale che gli permetta di massimizzare il loro profitto. Per vedere quali sono in realtà le quantità che permettono all’impresa di massimizzare il loro profitto dobbiamo considerare il Prodotto marginale del lavoro e del capitale, queste misurano la variazione della produzione che si ottiene aggiungendo una quantità addizionale di fattore produttivo :

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PML = F(k, L+1) – F(K,L)

prodotto

PML

Lavoro

Notiamo che il PML ha un andamento da un certo momento in poi decrescente, questo perché, perché in un momento iniziale una quantità addizionale di lavoro può portare benefici significativi alla produzione, ma ricordando l’esempio dei contadini, 10000000 contadini non possono lavorare un m^2 di terreno.

A questo punto sappiamo che i ricavi vengono dati dal prodotto tra il PML e P e chiamando i costi W e cioè il costo del salario possiamo scrivere :

Δprofitto = Δ ricavo- Δ costi

= (PML *P)-W

PML *P =W

PML = W/P

La stessa cosa succede per il capitale.

PMK = R/P

A questo punto torniamo a considerate che siamo in un modello di pieno impiego e che quindi il reddito viene totalmente distribuito : Y= (PML*L)+ (PMK*K)

****

Cosa determina la domanda di beni e servizi??

Abbiamo già visto qualche pagina fa che il reddito risulta essere formato da diverse componenti, in questo modello però stiamo esaminando una economia chiusa, di conseguenza non considereremo la quarta componente, l’esportazioni nette.

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Y = C+g++I

Consumo La maggior parte del reddito delle famiglie viene speso da queste per soddisfare i loro bisogni e di conseguenza per acquistare beni di consumo. È proprio per questo motivo che gli economisti fanno molta attenzione a quello che consumano le famiglie. In generale possiamo dire che la funzione consumo è data dal reddito delle famiglie meno le tasse e cioè la quantità di moneta che lo Stato chiede alle famiglie per finanziare quello che è il suo funzionamento.

C= c(Y-T) funzione di consumo

C

PMC

L’investimento Sia le famiglie sia le imprese fanno ricorso agli investimenti, questo perché le imprese investono il loro capitale in impianti o in imprese e le famiglie ad esempio fanno la stessa cosa con la loro abitazione. Naturalmente l’investire o meno viene condizionato dal tasso di interesse che è il costo del denaro. Un soggetto o un’impresa prima di chiedere ad esempio dei soldi deve considerare il tasso di interesse, se questo risulta essere molto elevato infatti non converrà fare un investimento poiché l’impresa stessa non riuscirebbe a coprire nel futuro tale investimento. Esiste un tasso di interesse nominale che contiene in se la variazione dei prezzi e un tasso di interesse reale che invece viene depurato del fattore inflazione.

La spesa pubblica La spesa pubblica comprende la spesa di tutti quei beni e servizi che lo Stato mette a disposizione del paese e dei cittadini, ad esempio libri nelle biblioteche, trasporti… non vengono inserite in tale categoria quelli che vengono definiti i trasferimenti ad esempio i sussidi che lo stato offre alle famiglie, questo perché si tratta di scambi e non di acquisto o vendita.

Se la spesa pubblica G risulta essere = T alle tasse si dirà che lo stato ha un bilancio in pareggio, se invece G > Tallora avremo una spesa pubblicha che va oltre quelli che sono i suoi fondi, chiameremo questa situazione un disavanzo di bilancio, il contrario G<T un avanzo di bilancio.

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Cosa assicura che si crei un equilibrio tra domanda aggregata e l’offerta aggregata di beni e servizi??

Abbiamo fino ad ora considerato lo scambio tra le famiglie e le imprese e poi abbiamo considerato anche la distribuzione del reddito, ma chi ci assicura che in un sistema economico ciò che viene prodotto viene consumato?? Chi ci assicura l’equilibrio tra offerta e domanda aggregata??

In realtà tutto poggia sull’equilibrio di mercato, dobbiamo però notare una cosa, abbiamo detto che K e L erano due variabili esogene, il reddito quindi risulta essere dato e anche la produzione, l’unica cosa che resta da considerare è che il tasso di interesse è l’unica variabile endogena, sensibile allo stesso modello e sarà proprio questa a determinare lo spostamento di domanda e offerta al fine di creare l’equilibrio.

Ci sono 2 modi di considerare il ruolo del tasso di interesse :

l’equilibrio nel mercato dei beni e servizi : l’offerta e la domanda del prodotto aggregato

abbiamo già visto questa relazione :

Y= C+I+G

Che significa che il reddito è condizionato o meglio è costituito dal consumo dagli investimenti e dalla spesa pubblica.

Sappiamo poi che il consumo dipende dal reddito disponibile e dalle tasse, gli investimenti dipendono dal tasso di interesse e la spesa pubblica sappiamo dipendere dalla politica fiscale che un paese adotta.

C = C( Y –T)

I = I(r)

G= G

Sappiamo poi che il reddito, l’output è determinato dalla funzione di produzione

Y = F(K, L )

Ma questa abbiamo detto è costituita da fattori con quantità fisse, di conseguenza l’output è fisso.

Se l’output è fisso, il reddito sarà fisso, il consumo sarà condizionato da due quantità fisse e la spesa pubblica è fissa, resta solo in tasso di interesse che in realtà costituisce l’unica variabile endogena e che modifica l’intero aspetto. se il tasso di interesse è troppo alto la spesa per gli investimenti è bassa e l’offerta eccede la domanda, se il tasso di interesse è troppo basso la spesa per gli investimenti è troppo elevata e la domanda eccede l’offerta.

Al tasso di interesse di equilibrio, la domanda di beni e servizi è uguale all’offerta.

Ma come fa il tasso di interesse a muoversi ed a raggiungere un equilibrio??

A questa domanda rispondono i mercati finanziari.

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L’equilibrio dei mercati finanziari: l’offerta e la domanda dei fondi mutuabili.

Il tasso di interesse possiamo considerarlo in un duplice significato : è il costo dell’indebitamento di un’impresa che chiede un prestito, oppure è la remunerazione del capitale che le famiglie mettono come risparmio.

Se esplicitiamo l’equazione che abbiamo visto su possiamo notare che :

Y-C-G= I

Cosa significa??

Significa che il reddito meno il consumo, meno la spesa pubblica è uguale ad una certa quantità che non viene utilizzata.. questa quantità, quando esiste, si chiama risparmio.

Y-C-T rappresenta il risparmio privato, quello delle famiglie..

T-G rappresenta il risparmio pubblico che può anche essere negativo se si considera una elevata spesa pubblica.

Ciò che però si deve notare è che la quantità che viene immessa nel mercato e che costituisce risparmio deve essere la stessa quantità che esce fuori dal mercato.

Sappiamo già come funzionano tutte queste quantità e quindi possiamo scrivere :

S = I (r ) dove S sta per risparmio.

La funzione risparmio in questo caso va ad essere considerata come una retta poiché non è influenzata dall’unica variabile del modello che è r, al contrario la curva degli investimenti risulta avere pendenza negativa, questo perché se ci pensiamo quanto più è elevato il tasso di interesse tanto meno gli investimenti saranno chiesti.

r risparmio

investimento desiderato

Investimenti, risparmio

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Il tasso di interesse si aggiusta fino a quando la somma delle imprese che vogliono investire è uguale alla somma degli individui che vogliono risparmiare.

Se il tasso di interesse è troppo basso le imprese che vogliono un prestito sono molte di più di quelle che invece sono disposte a risparmiare, questo significa che il tasso di interesse piano piano salirà.

Se invece il tasso di interesse è troppo alto succederà il contrario, saranno troppo coloro che risparmiano e pochi coloro che cercano un prestito di conseguenza il tasso di interesse dovrà abbassarsi.

Al tasso di interesse di equilibrio appunto la somma degli individui che vogliono risparmiare sarà uguale alla somma delle imprese che vogliono o cercano un prestito.

Quindi la quantità di fondi mutuabili offerta sarà uguale alla quantità domandata.

Le variazioni del risparmio : gli effetti della politica fiscale espansiva (slide)

Le variazioni di domanda di investimento (slide)

Conclusioni :

in questo modello abbiamo fatto delle considerazioni e siamo arrivati a vedere come cambia il livello di risparmio e come si muove r, il tasso di interesse per determinare un equilibrio tra il risparmio e gli investimenti.Facciamo però delle osservazioni :

abbiamo ignorato il ruolo della moneta mezzo di scambio di beni e servizi e vedremo in seguito come anche i flussi di moneta possono influenzare la politica economica.

Abbiamo ipotizzato che non ci siano rapporti con altri paesi, ma questa ipotesi ci riporta ai tempi della preistoria, già i Romani avevano contatti con altri paesi.

Abbiamo ipotizzato che la forza lavoro era sempre occupata, in realtà non è così, esiste la disoccupazione.

Abbiamo ipotizzato che il capitale, il lavoro e la tecnologia sia data in realtà queste possono variare.

Abbiamo ignorato il variare dei prezzi dal breve e lungo periodo considerando una dimensione atemporale.

La moneta e l’inflazione

“ si dice che Lenin abbia affermato che il miglior modo per distruggere il sistema capitalista sia destabilizzare la moneta… Lenin aveva ragione. Non esiste sistema più potente e sicuro per distruggere le fondamenta di una società che destabilizzarne la moneta. Questo processo attiva in senso distruttivo tutte le forze nascoste della legge economica in modo che neppure una persona su un milione è in grado di diagnosticare”

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A.M. Keynes

È simpatico il fatto che dopo una frase così complicato il capitolo si apre dicendo che le merendine più vendute nel Regno Unito siano la barretta Mars. Non è un errore no. Il capitolo si apre facendo un esperimento. Nel 1979 il costo di una barretta di Mars era 0,15 sterline, una birra al pub costava 0,34 sterline e una casa 20000 sterline. Nel 2005 la barretta di mars costava o,35 sterline, una birra 2,15 sterline e una casa 173000 sterline.

Il fenomeno dell’aumento dei prezzi generalizzato è noto con il termine di inflazione ed è ciò che stiamo per studiare.

Le forze nascoste dell’economia che provocano un aumento dei prezzi non sono poi così nascoste, è un semplice aumento dei prezzi e un prezzo è il saggio al quale una data quantità di moneta viene scambiata con un bene o un servizio. Quindi per capire l’inflazione non ci resta che capire prima la moneta.

4.1 Che cosa è la moneta?? Per dire che un soggetto è ricco diciamo che ha molto denaro, agli economisti però la parola denaro non piace molto e preferiscono la parola “moneta” per un economista la parola moneta non indica tutti i tipi di ricchezza, la moneta è lo stok di valori immediatamente disponibili per le transazioni, in termini più normali sono le banconote che circolano in una nazione.

Le funzioni della moneta Le funzioni della moneta sono 3:

riserva di valore : la moneta rappresenta un mezzo per trasferire potere di acquisto dal presente al futuro. Naturalmente se intanto il prezzo dei beni e servizi aumenta il mio potere di acquisto diminuisce.

Unità di conto : è l’unità di misura che esprime il valore di un determinato bene. Quando andiamo in un negozio infatti i prezzi sono tutti per unità di euro e non per unità di altri oggetti.

È un mezzo di scambio: la facilità con cui si utilizza la moneta per scambiare è detta liquidità. Una volta si usava il baratto ma questo era fondato su una doppia coincidenza di bisogni, non solo dovevo trovare un soggetto disposto a scambiare, ma a scambiare proprio i suoi beni con il mio!

I tipi di moneta La moneta assume diverse forme, nelle economie più avanzate troviamo le banconote che fungono da moneta, in realtà il valore delle carta filigranata non rispecchia il valore della moneta ma per convenzione lo si usa e si basa il rapporto di scambio su di un rapporto di fiducia. Non solo, per molto tempo ci sono state degli oggetti che fungevano da moneta come ad esempio il cacao o ancora meglio l’oro, in questo caso il valore della moneta merce era intrinseco nel valore stesso dell’oro.

L’evoluzione verso la moneta legale Come si è passati da una moneta merce come potevano essere le monete d’oro a una moneta legale, le banconote filigranate?? Se immaginiamo che l’oro in realtà doveva essere scoperto e che quindi la quantità

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di moneta in circolazione era connessa alla quantità di giacimenti che dovevano essere scoperti notiamo già come questo incontrava delle difficoltà, in realtà poi lo era anche per una questione di comodità.

Come si determina la quantità di moneta in circolazione La quantità di moneta disponibile in un sistema economico va ad essere definita come offerta di moneta. Se stiamo parlando di moneta merce è la quantità disponibile di una determinata merce. il controllo che si esercita sulla offerta di moneta viene chiamato politica economica e questo ruolo spetta alla banca centrale europea per l’Europa. Ma come viene gestita l’immissione di altre banconote o la diminuzione lo vedremo dopo.

Come si misura la quantità di moneta slide Abbiamo fin qui definito a cosa serve la moneta e come viene controllata l’immissione di moneta in circolazione. A questo punto vogliamo capire come può la quantità di moneta influenzare l’intero sistema economico. A questo proposito prenderemo in considerazione la teoria detta quantitativa della moneta.che affonda le sue radici nella teoria del filosofo Hume. Ed è ancora considerata efficiente.

Le transazioni e l’equazione quantitativa Gli individui detengono moneta per soddisfare i loro bisogni, naturalmente più questi hanno necessità di soddisfarli e più alta sarà la quantità da detenere. Sappiamo anche che i bisogni però hanno un loro valore, di conseguenza avremo una determinata eguaglianza :

moneta x velocità = prezzo x transazioni

M XV = PXT

Il membro di destra si riferisce alle transazioni e cioè il numero di volte in base al quale un servisio o un bene viene scambiato in un determinato arco di tempo. Naturalmente questo viene moltiplicato dal prezzo. Tale prodotto infatti indica la quantità di moneta che viene scambiata in un anno. Il membro di sinistra invece ha un valore che può sembrare strano, la velocità, indica la rapidità con cui la moneta circola in un determinato sistema economico.

Sappiamo che ad esempio la quantità di moneta scambiata è 10 e che il valore delle transazioni monetarie è 30, vogliamo sapere il numero delle volte, la velocità con cui deve essere scambiata tale moneta :

v= PT/M 30/10 =3

essendo in realtà una identità se un valore viene modificato anche gli altri saranno modificati, per esempio se aumenta la quantità di moneta e la velocità resta invariata, devono modificarsi anche o i prezzi o le transazioni.

Dalle transazioni al reddito Quello che però ci riesce difficile è sapere il numero delle transazioni, è per questo motivo che molti economisti usano al posto di T la variabile Y che indica la produzione aggregata, questo perché l’insieme della produzione indica quanti beni possono essere scambiati.

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MxV=PxY

Poiché però Y indica anche il reddito tale misura quantitativa viene chiamata : velocità di circolazione della moneta rispetto al reddito. E indica la quantità di banconote che entra a far parte del reddito di una persona in un determinato tempo.

La funzione di domanda di moneta e l’equazione quantitativa Risulta più semplice da utilizzare la relazione che lega la moneta alle quantità da acquistare. Ad esempio con 10 euro posso comprare 20 rosette da 0,50 centesimi. Questa trasformazione si chiama saldi monetari reali. E si traduce :

M/P= KY

Dove K è una costante che indica la quantità di moneta per unità di reddito.

Se facciamo dei semplici passaggi :

M /K= PY

Se scriviamo che 1/K = V allora

M(1/K) = PY

MV=PY

Cosa significa??

Se i soggetti decidono di detenere molta moneta per reddito, allora k sarà alto ma V sarà basso, ciò significa che la moneta passerà di mano in mano molto raramente e più lenta.

L’ipotesi di velocità costante Spesso al fine di semplificare la teoria quantitativa della moneta si considera la velocità della moneta come costante. In realtà ci possono essere delle modifiche della velocità di circolazione della moneta anche es in realtà le banconote stanno ferme, questo succede soprattutto dopo che sono stati introdotti nuovi meccanismi di trasmissione e di pagamento, come ad esempio la carta di credito.

Per facilitare comunque il tutto manteniamo costante la velocità di conseguenza in questa equazione una modifica della quantità di moneta comporta per forza una modifica del PIL

La moneta i prezzi e l’inflazione A questo punto possiamo fare le nostre analisi :

sappiamo che : i fattori di produzione e la funzione di produzione determinano il livello di reddito.

L’offerta di moneta determina il valore nominale della produzione aggregata

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Il livello dei prezzi è dato da PY / Y e ciè dal PIL / quantità

Considerando che la velocità di circolazione abbiamo detto essere fissa abbiamo che se aumenta il numero delle banconote in circolazione aumenterà il tasso di inflazione poiché aumenteranno i prezzi, se invece diminuiscono le banconote in circolazione allora ci sarà un abbassamento dei prezzi.

Il signoraggio : quel che si guadagna dal battere moneta Abbiamo visto che l’aumento del numero di banconote provoca un aumento dei prezzi e quindi inflazione. Perché allora il governo vorrebbe battere moneta?? La risposta è che il governo per ovviare alla spesa pubblica può utilizzare due strade : la prima è quella di ricorrere alla tassazione dei cittadini, la seconda è quella di battere moneta. Il ricavo che si ottiene nel battere moneta viene definito signoraggio, questo perché richiama il ruolo del signore feudale che batteva moneta. Il battere moneta però equivale paradossalmente a immettere una tassa mi spiego.. se si batte moneta aumentano i prezzi, di conseguenza scende il potere di acquisto delle banconote che erano in precedenza già in circolazione e questo porta al consumatore un peso perché non può più spendere quello che aveva, non gli basta più.

4.4L’inflazione e i tassi di interesse Tasso di interesse nominale e tasso di interesse reale.

Facciamo un investimento, depositiamo 100 euro e stabiliamo con la banca che a scadenza di un anno avremo 108 euro, dunque ci viene applicato un interesse dell’8% cosa significa?? Che saremo più ricchi?? Non si sa.. questo perché magari in un anno i prezzi sono così aumentati che avere 108 euro dopo un anno è come avere 100 euro l’anno prima. Il tasso di interesse applicato dalla banca è quello nominale, l’incremento del potere di acquisto invece è il tasso di interesse reale.

r=i-π

L’effetto di Fisher Se riscriviamo in modo diverso l’equazione che abbiamo appena scritto notiamo che

i= r+π

questa viene chiamata equazione di fisher e ci dice che una variazione del tasso di interesse nominale può essere causata da un duplice motivo, una variazione del tasso di interesse reale o una variazione dell’inflazione.

Se consideriamo sia l’equazione quantitativa della moneta che ci diceva che un aumento del tasso di crescita della moneta portava un aumento dell’inflazione possiamo continuare dicendo che un aumento dell’inflazione genera un aumento dei tassi nominali. Questo viene chiamato effetto fisher.

Naturalmente bisogna fare una precisazione : quando un creditore e un debitore fanno un contratto finanziario non sanno quale sarà il tasso di interesse reale poiché non sanno il livello di inflazione che ci sarà in un tempo futuro, è per questo motivo che l’inflazione verrà indicata con una e, per sottolineare l’aspettativa.

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4.5 il tasso di interesse nominale e la domanda di moneta Quanto ci fa guadagnare la moneta che abbiamo in tasca??

Probabilmente ci fa perdere visto che potrebbe essere soggetta ad una forte inflazione. In realtà poi se invece di averla in tasta potremmo investirla questa ci darebbe un guadagno, il tasso di interesse nominale. Non solo ma abbiamo visto come la domanda di moneta vari al variare dei tassi di interesse nominale.

Possiamo quindi dedurre che :

M/P = L (i,Y)

La domanda quindi di saldi monetari dipende sia dal reddito che dal tasso di interesse nominale.

Moneta futura e prezzi correnti : prendiamo questa relazione e mettiamola insieme a quella del precedente foglio : M/P =L(r+π,Y)

in questo caso la quantità di moneta sarà condizionata non solo dall’interesse reale ma anche dalla futura inflazione.

Libro

4.7 l’iperinflazione Quando i costi diventano eccessivamente troppo elevati siamo in presenza di iperinflazione questa naturalmente porta a svalutare di tantissimo la moneta che perde il suo valore e viene sostituita da altri metodi di scambio.

Ma come nasce l’iperinflazione e come finisce??

L’iperinflazione nasce da un’elevata offerta di moneta, vi è troppa moneta in circolazione e quindi i prezzi salgono in modo molto molto veloce. Ma perché una banca centrale dovrebbe aumentare in modo molto esagerato l’emissione di moneta?? Perché magari deve ovviare al problema della spesa pubblica, abbiamo già detto che questa può essere coperta o da tasse o con il battere moneta. Il più delle volte è un problema fiscale quello di fondo ma così facendo si peggiorano solo le cose. È una norma fiscale che risolve tutto, una reimpostazione delle spese pubbliche e una riorganizzazione delle tasse ovviano a tale patologia.

In questo capitolo abbiamo conosciuto le variabili nominali, il fatto che siamo riusciti a studiare le variabili reali senza l’uso di quelle nominali deriva dalla situazione che sono neutrali dalla moneta e questa separazione teorica è detta della dicotomia classica. Per esaminare la realtà ci distaccheremo da questa teoria.

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L’economia aperta

“quali che siano i vantaggi naturali o acquisiti che un paese ha su un altro, in questo contesto non ha rilevanza. Nella misura in cui un paese gode di tali vantaggi e l’altro vuole goderne, sarà sempre vantaggioso per quest’ultimo acquistare dal primo piuttosto che produrre.”

Adam Smith

Un’importante caratteristica delle economie europee è il loro grado di apertura, cioè il valore delle transazioni che un paese effettua con altri paesi in una misura di % . questo perché in realtà l’economia aperta vive di scambi con altri paesi, scambi di beni, servizi ma anche di capitali.

In questo capitolo affronteremo un po’ di problemi :

quello delle misurazioni, dobbiamo capire quali sono le variabili macroeconomiche che misurano l’interazione tra vari paesi;

esamineremo i flussi internazionali, considerando questa volta non una economia chiusa ma aperta.

Esamineremo come si determina i prezzi esteri con una valuta domestica e poi le varie politiche economiche ad esempio quella protezionista.

5.1 i flussi internazionali di capitali In termini macroeconomici la differenza più importante tra un modello con una economia chiusa e uno con una economia aperta è che in quella aperta un paese può spendere più di quanto in realtà ha chiedendo un prestito di capitale agli altri paesi e diventando quindi debitore dell’estero o può spendere meno e in questo caso offrire capitale all’estero diventando quindi creditore dell’estero.

Il ruolo delle esportazioni nette Abbiamo considerato già un modello economico, il quale era costituito da alcuni fattori, sappiamo già infatti che il reddito era costituito dal consumo per i beni e servizi, dalla spesa pubblica e dagli investimenti.

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In questo nuovo modello dobbiamo aggiungere una nuova componente, le esportazioni nette : NX.

Facciamo dei semplici passaggi :

Y = C+G+I

Ma sappiamo che il consumo in realtà è costituito dal consumo di beni esteri e di beni domestici, la spesa pubblica idem e gli investimenti considerano capitali esteri e domestici.

Quello che abbiamo scritto diventa quindi :

Y = (C^d+ C^f) + (I^d+I^f) + (G^d+G^f) +EX EX = esposrtazioni

Poi…

Y= C+I+G+EX- (C^f+I^f+G^f)

Se consideriamo che la quantità in parentesi costituisce l’insieme delle importazioni e chiamiamo queste con il loro nome IM abbiamo:

Y=C+I+G+EX-IM

Ora il risultato di EX-IM è proprio NX, le esportazioni nette.

Y=C+G+I+NX

NX= Y-C-G-I

Ma la prima parte della quantità dopo l’uguale la conosciamo, è S il risparmio..

Abbiamo quindi una seconda relazione : in una economia aperta S-I=NX

S-I viene chiamato investimento estero netto e NX il saldo commerciale.

Analizziamo :

quando il risparmio di un paese risulta essere maggiore degli investimenti che chiedono le imprese dello stesso paese allora c’è una quantità di capitale che va offerta all’estero, in questo caso lo stato in considerazione diventa creditore dell’estero..

il contrario, diventa debitore se il suo risparmio non riesce a coprire la domanda di investimento e chiede capitali all’estero.

Alla fine però le esportazioni nette costituiscono il saldo di quelli che sono i circoli che fa il capitale, dentro e fuori un paese.

Il PIL , PNL, Saldo commerciale e il conto corrente della bilancia dei pagamenti. Diamo un po’ di definizioni :

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abbiamo visto che il PIL = C+G+I+NX

popi abbiamo visto anche che il PNL = PIL + redditi dei fattori provenienti dall’estero- redditi dei fattori corrisposti a soggetti esteri.

Questa ultima differenza si chiama REN

Quindi il PNL diventa : PIL + REN

Dobbiamo però considerare un’ulteriore categoria, quella dei trasferimenti unilaterali, e cioè ad esempio gli aiuti internazionali ad alcuni paesi oppure i contributi europei. Se consideriamo anche questi possiamo definire il

Saldo del conto economico = esportazioni nette+reddito netto+ pagameti unilaterali netti.

Questo porta a fare delle osservazioni, consideriamo il caso in cui il salco del conto economico sia positivo, la popolazione sta spendendo di più di quanto produce, magari questo viene giustificato dal fatto che sono tutti anziani e che quindi hanno acquistato un patrimonio durante la loro vita e ora lo stanno spendendo, ma potrebbe essere anche negativo, in questo caso sono ad esempio i giovani che chiamano all’estero perché magari lì trovano forza lavoro.

5.2 il risparmio e l’investimento in una piccola economia aperta A questo punto vogliamo cpire come funziona un modello di economia aperto e capire quali sono le variabili che determinano un equilibrio anche in questo modello.

Stiamo considerando una piccola economia, e cioè una economia che fa scambi con altri paesi del mondo ma in modo ristretto, per comodità quindi consideriamo il fatto che i tassi di interesse del paese non influenzano quelli degli altri paesi. Diremo poi che c’è libera possibilità di far circolare i capitali da un mercato all’altro.

Fatto questo diremo che r= r* diremo che r* è il tasso di interesse internazionale. Fatto questo lasciamo il tutto alle slide.

Valutare la politica economica Abbiamo visto che il saldo commerciale è in una stretta connessi ano con la differenza tra il risparmio e gli investimenti di un paese. Naturalmente ci possono essere delle politiche economiche che abbassano il

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risparmio e di conseguenza creano un disavanzo commerciale, non possiamo dire che ci sono delle manovre giuste o sbagliate ma per alcuni ecomisti il disavanzo economico potrebbe essere l’avviso di un prossimo problema, questo perché magari potrebbe sorgere un debito che le prospettive future di un paese non riusciranno a coprire.

Non costituisce però sempre una catastrofe, basti pensare a piccole comunità rurali che devono per forza ricorrere al debito con l’estero per finanziare magari una innovazione industriale e che magari come è successo per la corea del sud si trasforma in una manovra di gran successo.

5.3 i tassi di cambio Quali prezzi di applicano alle transazioni di capitali da un paese all’altro??

Il tasso di cambio tra due paesi è il prezzo al quale i residenti di due paesi effettuano tra di loro scambi commerciali.

Il tasso di cambio nominale e il tasso di cambio reale Tasso di cambio nominale : è il prezzo relativo delle valute di due paesi. Ad esempio il tasso di cambio tra euro e yen giapponese è 1 euro per 140 yen. Questi tassi sono riportati giornalmente su tutti i quotidiani e di norma quando si parla di tasso di cambio si fa riferimento a questo nominale. Un aumento del tasso di cambio è definito apprezzamento, una diminuzione del tasso di cambio è definito un deprezzamento.

Per non fare confusione ad una domanda di esame pensiamo al tasso di cambio come la quantità di moneta estera che serve per acquistare una unità della nostra moneta.

Tasso di cambio reale: al contrario il tasso di cambio reale è il prezzo relativo dei beni di due paesi . ad esempio le automobili, in questo caso il tasso di cambio reale sarà :

(tasso di cambio nominale * prezzo del bene nazionale)/ prezzo del bene estero.

ɛ =e x P/P*

A questo punto possiamo chiederci quale influenza può avere il tasso di cambio sul saldo commerciale e cioè sulla tendenza dei soggetti a consumare beni nazionali o esteri.

Supponiamo che il tasso di cambio reale sia basso, in questo caso quindi p* sarà molto alto, ciò significa che i prezzi esteri sono più elevati dei prezzi nazionali, per questo motivo i consumatori sceglieranno di comprare in modo maggiore i beni nazionali, evitando di comprare quelli esteri, non solo ma se consideriamo un soggetto estero, questo sarà invogliato a comprare i nostri prodotti perché convengono. Di conseguenza saranno favorite le esportazioni e diminuiranno le importazioni. Il discorso opposto lo si può fare considerando un tasso di cambio reale molto alto, gli effetti saranno contrari naturalmente.