Lo Stendardo nr. 11

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UNA PIAGA DA CUI TRARRE INSEGNAMENTO DI CHI CI SI PUÒ FIDARE FINO IN FONDO?

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Periodico della Gradinata Sud Bellinzona (Ticino, Svizzera).

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ANNO SECONDO

NUMERO 1MERCOLEDÌ,4 SETTEMBRE 2013

Vogliamo partire dallo spunto di riflessioneofferto da Arno Rossini, nell'articoloapparso in data 3 settembre 2013, tra le

righe de La Regione.L'ex giocatore e allenatore dell'AC Bellinzona, haaffermato che “Prima di cedere le chiavi di un club acerti personaggi occorrerebbe conoscerli fino infondo e non calarsi le brache solo perché sventolanoun pacco di biglietti da mille”.Ci troviamo completamente d'accordo con lui. Esarebbe forse necessario, onde evitare che questasituazione possa verificarsi ancora in futuro, un bel

esamino di coscienza da parte di tutti.Nonostante Gabriele Giulini abbia condotto unacampagna finanziariamente disastrosa per l'ACBellinzona, e non intendiamo dunque alleggerirlo dialcuna colpa, riteniamo però opportuno sottolinearecome l'intero ambiente bellinzonese sia partecipe diun grave peccato di gola.Ed è facile in un tempo di crisi come questo puntareil dito contro qualcuno identificandolo come lacausa principale di ogni male. Il nostro intento nonè quello di accusare qualcuno, ma bensì disensibilizzare l'intera piazza bellinzonese sulladelicata situazione che si sta profilando.È innegabile che nel calcio moderno attuale, dove

interessi e sempre più soldi ne fanno da padrone,una realtà societaria come quella della capitalerimane inscindibile con la propria territorialità.Troppo spesso nel passato abbiamo assistito asparate di personaggi facoltosi, che acquisendosocietà sportive con le quali non hanno mai avutonulla a che fare, coltivano i propri interessipersonali (più o meno onesti che siano). Poiriusciamo a sorprenderci se improvvisamente questepersone lasciano società in situazioni catastrofiche.Come si fa a fidarsi a tal punto di uno sconosciuto,da consegnarli nelle mani le sorti di una società

sportiva con storia secolare? Gliscenari sono due.O l'ambizione e la fame di essere incima alle graduatorie ha la prioritàsul buonsenso, o forse il legame chelega tifosi e società non è così fortecome si voglia far credere. Aquest'ultima opzione non crediamo,siccome il popolo granata hadimostrato in questi ultimisoffertissimi mesi come la città sia

vicina più che mai alla squadra alla quale ha giuratoeterno amore.Dunque non ci resta che credere che sia la smania disuccessi che abbia portato a questo gesto scellerato.Si sa che “Roma non è stata costruita in un giorno”,così come i successi non si ottengono dall'oggi aldomani con l'ausilio del denaro.La futura struttura societaria avrà l'arduo compitodi gettare delle basi solide sulle quali riportare lacittà di Bellinzona al posto che le compete.Un punto di partenza sarà sicuramente latrasparenza. Non dovrà più essere permesso che unao più persone a capo di una società sportiva con una

UNA PIAGA DA CUI TRARRE INSEGNAMENTOD I C H I C I S I P U Ò F I D A R E F I N O I N F O N D O ?

FerroScritto da

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così grande valenza territoriale possano gestirne gliaffari senza che ci sia piena consapevolezza da partedi tifosi e staff dello stato di salute economico dellastessa.Inoltre chi dovrà essere a capo dell'AC Bellinzonadovrà per forza di cose conoscere a fondo la realtàbellinzonese, quella ticinese, e più in generale ilcalcio svizzero.Un ruolo fondamentale dovrà averlo il settoregiovanile. Negli ultimi anni dalla scuola granatasono usciti parecchi giocatori che hanno fattofortune in Svizzera come all'estero.

Questo sarebbe sicuramente un motivo d'orgoglio.Se non che allo stesso tempo significa che questigiovani non sono stati valorizzati all'interno dellaprima squadra, e sono dovuti emigrare in cerca difortuna in squadre dove hanno ricevuto la giustafiducia.Per cui nel futuro le giovani leve di casa nostradovranno essere il punto di partenza, la colonnaportante di un progetto che deve riportare l'AcBellinzona ad essere dei bellinzonesi e non più terradi conquista per magnati e giocatori raccomandatidi oltre confine.

DA TAVANNA RAY A GABRIELE GIULINIT A N T O D I S T A N T I Q U A N T O S I M I L I

Megalomane, bugiardo nato, ma perfettogentiluomo. Queste che avete appenalette erano le parole indirizzate ad un

forestiero ed ospite della capitale.Ospite inizialmente gradito macaduto in disgrazia a causa dellesue promesse che incantaronomille avventori.Raccontava di possedere «pozzi dipetrolio e fabbriche e banche eneanche la più voluminosabeneficenza avrebbe potutointaccare, si doveva dedurre, il suocolossale patrimonio», perciòelargiva ingenti mance a destra emanca. Non si tratta del près ma del principeTavanna Ray (si legge «rai»), che poco prima dellastorica fusione tra ACB e Daro (da qui i calzoncinicelesti della nostra casacca), nel '24 appunto, fecetanto scandalo per i suoi conti non pagati e molte

promesse non onorate. Non era un principe"indiano" come il suo piumaggio suggeriva ma figliodi un'anonima portinaia del Rhode Island e attore inuna pellicola della Paramount, un Western per

l'appunto. Fu processato eimprigionato per frode; tuttoper una contessina dal cuoreinfranto che spezzòl'incantesimo delle sue paroleaprendo gli occhi di una cittàdormiente: l'equivalentecompito affidato ultimamenteal rassegnato Ambrosini. Indubbio è il giudizio se sitrattasse di illusione collettiva,morbo che affligge ancora oggi

molti sostenitori del près; è certo che gli sfottò dicarnevale o degli spalti non mancheranno difantasia nel ricordare l'ennesima gabbata dei «debitda pagà». Liberamente tratto da Plinio Grossi,Corriere del Ticino 13.12.1974

UN FALLIMENTO ANNUNCIATOL A C R O N A C A D E G L I U LT I M I M E S I D E L L ' A C B

Èil 5 febbraio 2013 quando i media localiriportano, per la prima volta, dei ritardi neipagamenti degli stipendi in seno all’Ac

Bellinzona Sa. Il presidente Giulini – per smorzarele preocupazioni – parla di una momentaneamancanza di liquidità. «Ho parlato ai ragazzi –afferma il pres – non c’è nessun motivo di

preoccuparsi. Tutto si risolverà entro qualchegiorno». Nel frattempo sorgono altri ritardi neipagamenti, si va dall'affitto della sede societaria (dacui arriverà poi lo sfratto) a quello dello stadioComunale. Eppure, nemmeno due mesi prima, ilgeneroso Giulini (generosità o megalomania?)aveva donato la bellezza di un milione di franchi alcomune di Arbedo-Castione.

Mat.Scritto da

prfScritto da

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Ègiunta ieri la tanto agognata notizia delfallimento dell'AC Bellinzona. Finalmente pareche si sia messo il punto fine ad una vicenda

che ormai da troppi mesi si protrae disonorando lamaglia, i tifosi e la Città. Una vicenda che ilpresidente Granata, Gabriele Giulini, ha condotto inun modo oltremodo poco professionale, dando piùvolte false speranze, nascondendo a tutti la realesituazione e protraendo il fallimento facendodiventare l'AC Bellinzona e i tifosi tutti la barzellettadi questo piccolo Cantone. Ciò che è successo negli

ultimi mesi ha portato all'esasperazione, tanto cheoggi siamo, a nostro modo, sollevati di questanotizia: finalmente questa grande pantomima, degnadi un uomo di cultura e di teatro come Giulini, staper calare il tanto atteso sipario.Abbiamo deciso di ripercorrere i passi che hannoportato Giulini in seno all'AC Bellinzona, partendoda una minima quota azionaria, diventandopresidente con la maggioranza delle azioni, e infineessere il responsabile del fallimento.Consultando l'archivio dei quotidiani ticinesi

Ma il pres afferma che le attuali difficoltà «sono unpiccolo sacriOcio che porterà a un miglioramentonotevole della situazione Onanziaria». In realtàinvece arrivano i primi precetti esecutivi el’apertura di una procedura contro il club granata daparte della Sfl. Però Giulini, in concomitanza conquest'ultima notizia, annuncia che i fondi attesisono stati sbloccati. È tutto a posto? No, ed infatti ilpresidente, poco dopo, chiede di lasciargli «ancoraqualche giorno, spiegherò tutto in una conferenzastampa che dovrebbe tenersi giovedì (6 giorni dopo,ovvero il 28 febbraio, ma che slitterà fino al 3 luglio,ndR.)».Promesse, rassicurazioni, accordi finanziari fittizi, ècominciata così l'odissea granata e così sta finendo.Di finanziatori veri e credibili non se ne sono vistimolti. Tra loro una cordata ticinese guidata daAndrea Rege-Colet e "Lalo" Delcò e supportata daifratelli di Giulini stesso, che voleva intervenire persalvare la società e in seguito ridimensionarechiaramente gli obbiettivi sportivi, ma sempre inChallange League. Chissà se sarebbe bastato asalvare l'Acb, di certo non provarci nemmeno nonha portato beneficio alcuno.Giulini intanto ne vedeva di cotte e di crude. Primafinanziatori che non pagavano, nonostante uncontratto firmato (ma il pres a che razza dipersonaggi voleva affidare l'Acb?). Poi problemi neltrasferire i soldi, per incongruenze fra i numeri diriferimento bancari. E da ultimo la chiusura dellebanche nel periodo estivo, che ha impedito aGiulini, in questi due mesi, di trovare anche solo unoperatore bancario al lavoro. Sarà che i sindacati nel

settore bancario sono molto più efficaci che altrove?Intanto però, per i tifosi che vivono nella realtà, siaccumulavano le notizie negative, come lapenalizzazione di qualche punto in classifica, lamancata licenza e la retrocessione in Prima Lega.Una realtà che avrebbe potuto anche dare qualchesoluzione ai problemi finanziari, come ad esempiouna moratoria concordataria. Ma a quest’ideaGiulini rispose: «Non c’è nessuna ipotesi diconcordato. Lo scopo è il risanamento della società,garantire un futuro solido all’Acb», quando si diceavere i piedi per terra.. .Ecco dunque il primo fallimento (23 aprile), con ilricorso accolto e il proseguimento della vicenda.Anche in questo caso, con un po' di pragmatismo, sipoteva lasciar fallire la Sa, in modo da permettereall'Associazione calcio Bellinzona di riproporre asua volta una squadra, che grazie ad accordi sullelicenze con Ravecchia e Biasca, sarebbe ripartitadalla Seconda lega, già da questa stagione. Mentreoggi lo scenario che si prospetta è quantomeno unanno di stop e poi forse la Quinta lega.Dopo aver tolto ogni mansione ai membri del Cda eaverli in pratica costretti alle dimissioni, il pres si ètrovato solo e incapace di leggere la realtà. Con lasua gestione ha distrutto un simboloimportantissimo dell’ intera regione. Vista lasituazione sembra veritiera la teoria di ArnoRossini, secondo cui Gabriele Giulini è stato ilpeggior presidente della storia dell'Acb. Sì, perchéoltre a risultati sportivi disastrosi (dalla Superleague alla Prima lega), nessun presidente prima dilui ci aveva mai condotti al fallimento.

LA SCALATA SOCIETARIA DEL PRESIDENTEC O M E E Q U A N D O L ' A C B È D I V E N T A T A D I G I U L I N I ?

M.Scritto da

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presente nella Biblioteca Cantonale, si può appurareche il primo accenno a Giulini e alla sua famigliarisale al febbraio 2008. Il trafiletto, apparso sul GdPdi venerdì 29 febbraio 2008, accenna ad un acquistodel 5% delle azioni da parte dell'imprenditoremilanese, tramite le quali Giulini avrebbe potutoportare fondi e conoscenze utili alla causa Granatae alla costruzione del nuovo stadio (costo: 21milioni circa). Qualche giorno dopo, ai primi dimarzo, viene data la conferma ufficiale da partedell'AC Bellinzona dell'entrata in società di GabrieleGiulini, a capo di un gruppo di investitori, con il 5%delle azioni della società Promosport 2000 SA,detentrice della maggioranza delle azioni dellasocietà sportiva. Il tempo passa, e i meriti calcisticidella grande formazione del 2008 tenevano bancosulle testate cantonali: la conquista della finale ciCoppa Svizzera, lo spareggio agguantato con unostrabiliante 1-4 rifilato al Lugano a Cornaredo. Beitempi quelli! Ed è proprio poco prima della grandevittoria contro il San Gallo, che Giulini rilascia lasua prima intervista a Mauro Antonini per LaRegione Ticino del 16 maggio 2008. Nell'intervistaGiulini afferma di non essere “affatto il padrone delBellinzona né di nessuno”, sostenendo di esseregiunto nella Capitale per “dare una mano” e di nonvoler “stravolgere nulla”. La cosa interessante peròla si nota nelle righe dedicate alla presentazione diGiulini (laurea, esperienze lavorative, ecc). Alla finedi questo passaggio, scritto quasi solo per dovere dicronaca, si legge che l'imprenditore milanese èentrato da poco nella Promosport 2000 SA -detentrice della maggioranza delle azioni dell'ACBellinzona - acquisendone il 60% delle azioni. Inquesto modo, sempre che i calcoli non ci ingannino,Giulini divenne de facto il padrone dell'ACB.A seguito di questa acquisizione, avvenuta neltotale silenzio stampa (! ), Manuele Morelli, l'allorapresidente del Bellinzona, annunciò le duedimissioni con effetto immediato. Nel comunicatorilasciato all'epoca si legge che la situazione vedeva"Giulini assumere un peso importante" all'internodella Promosport 2000 SA. Una situazione con cuiMorelli sembra non potesse convivere. Unasituazione che vedeva il presidente spodestato conun'abile mossa finanziaria e divenire Giulini unicoPatron.Basta infatti attendere un paio di mese e la riunionedegli azionisti della società per ufficializzare ciò chegià era nell'aria da parecchio tempo: Giulini l'11

luglio 2008 viene eletto all'unanimità Presidentedell'AC Bellinzona. Una posizione di non pococonto per una persona che aveva dichiaratol'intento di entrare in società in silenzio, senza volerdiventare padrone di nessuno.Comincia così l'era Giulini, caratterizzata secondonoi da tre grandi argomenti: la grande quantità diallenatori passati sotto le mura dei Castelli negliultimi anni, la costruzione di un faraonico stadio, einfine il fallimento di una società centenaria. Maandiamo con calma.Dal 2008 al 2013, gli anni in cui Giulini ha operatocome Presidente e azionista di maggioranza, sonogiunti a Bellinzona ben otto (! ) allenatori. Unnumero assolutamente esagerato per una squadra dicalcio. Anzi, di qualsiasi sport! Altro tema caldo cheha caratterizzato l'operato del Presidente è la -ormai sempre più improbabile - costruzione di unnuovo stadio. Consultando l'Archivio abbiamotrovato che il primo accenno al grande progettorisale al 12 dicembre 2008, quando sulle colonne delGiornale del Popolo Giulini sostenne di essere a "50metri dal traguardo" e che la sua penna fosse"pronta a firmare". Era quindi ormai "questione disettimane". Da allora sono stati presentati piùprogetti in ben tre luoghi differenti (Castione, viaTatti e St. Antonino). Siamo nel 2013 e nemmenouna modina è stata installata per la costruzionedello Stadio. Un progetto fallimentare, che è piùvolte inciampato in non si sa bene cosa. Sta di fattoche cinque anni dopo, di quei 50 metri non ne èstato percorso nemmeno uno.Arriviamo infine al fallimento della società. Unfallimento giunto come un fulmine a ciel sereno,qualche mese fa, che oggi è invece accolto consollievo da gran parte della piazza bellinzonese. Unfallimento incomprensibile quattro mesi fa, eincomprensibile ancora oggi. Più e più volte,rendendosi sempre più ridicolo, Giulini ha promessodi avere i soldi per risollevare la baracca. Altrettantevolte è stato prontamente smentito dai fatti.Giungiamo così al 2 settembre 2013, quando per laseconda volta in pochi mesi, il procuratoreAmbrosini ha dichiarato il fallimento della società.Giluni promette ricorso, l'ennesimo. L'ennesimoschiaffo in faccia a tutti i tifosi che realmentetengono a questi colori. L'ennesima presa in giro daparte di un uomo che ha completamente perso ilsenno della ragione.