Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Marzo/Aprile 2015

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Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Anno XIII - n°2 - Marzo/Aprile 2015

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periferia del pensiero dell’altro ti arric-chisce». Il grande orientamento di Fran-cesco è superare le frontiere personali, comunitarie ed esistenziali: incontrare l’altro, raggiungere le periferie e i pe-riferici. Il viaggio «in periferia» fa ca-pire meglio anche quello che si consi-dera il proprio centro. Non si può restare solo nel nostro spazio. È quello dise-gnato dalla storia, con i suoi problemi e le sue positività. Lo spazio delle nostre parrocchie, della nostra solidarietà, delle

nostre comunità, dei nostri rapporti... Non è chiuso e nemmeno ristretto. Ma non ci si può accontentare. La società cambia in profon-dità. La globalizzazione non riguarda solo le megalopoli, come Buenos Aires da cui viene Bergoglio. Il mondo globale cambia l’intera società, le medie e le pic-cole città, i giovani, perché rende diverso il modo di vivere, di guardare il futuro e di avere rapporti. Questo papa «missionario» spinge a guardare oltre le frontiere stabilite. Lui lo fa perso-nalmente, allargando lo spazio della gente e dei mondi che incontra. Anche le nostre Chiese, seguendo il suo orientamento, hanno cominciato a farlo. E ne siamo contenti. Due anni non sono tanti, eppure se ne vedono i frutti anche

nella realtà locale. Soprattutto si ha la serena coscienza che questa è una strada feconda: è la via nuova e antica del Vangelo, che il Concilio Vaticano II ci ha insegnato a percorrere come po-polo di Dio.

* Arcivescovo di Bari-Bitonto

munità. Dove Papa Francesco sta con-ducendo la Chiesa? Si deve «uscire», ma per andare dove? Viene da chiedersi dove il papa abbia portato la Chiesa in queste due anni: certamente di più in mezzo al popolo e alla vita, ma non solo. Recentemente Francesco ha affer-mato: «Quando parlo di periferia, parlo di confini. Normalmente noi ci muovia-mo in spazi che in un modo o nell’altro controlliamo. Questo è il centro. Nella misura in cui usciamo dal centro e ci

allontaniamo da esso scopriamo più co-se, e quando guardiamo al centro da queste cose..., da queste periferie, ve-diamo che la realtà è diversa». Questo è vero - sost iene i l papa - anche nell’incontro con chi è molto diverso da noi: «incomincia il dibattito, e la

La popolarità di Papa Francesco è stata considerata da qualcuno come un fenomeno transitorio legato alla novità del personaggio e ai primi mesi del pon-tificato: la «luna di miele» sarebbe finita con il passare del tempo. Sono trascorsi due anni dall’elezione del papa e la sua popolarità non è svanita, anzi si è allar-gata. Tanta gente - sempre più - lo va a sentire, lo segue e lo ascolta. Non è solo un fenomeno italiano, ma riguarda il mondo intero, come si è visto durante i viaggi internazionali in Brasile, nelle Filippine o in altri paesi. Insomma si è stabilita una comunicazione profonda tra il papa e il «popolo» (per usare una parola a lui cara). Viene da chiedersi il perché. Se lo debbono chiedere i cristiani, ma soprattutto i vescovi e i sacerdoti. Francesco parla del Vangelo. Lo fa in ma-niera semplice e diretta, ma con grande esperienza della vita umana. Chi lo ascolta percepisce che le sue sono parole autentiche, vissute, meditate ogni giorno nella sua lunga preghiera mat-tutina. Attraverso la sua testimonianza, il messaggio del Vangelo r ivela una grande capacità attrattiva. Molti lo ascoltano volentieri e si scopre quanta sete di parole vere ci sia nella vita della gente. Due anni di pontificato non hanno logorato la popolarità del papa, anzi mostrano come la sua testimonianza sia impegnativa. Misericordia non vuol dire superficialità, ma maggiore impe-gno. Nell’esortazione apostolica, Evan-gelii Gaudium, un testo da riprendere in mano (è il suo «manifesto»), il papa invita la Chiesa a «uscire». Non è un ordine. Non è nemmeno un valore da ribadire. È un orientamento da recepire e da vivere. Ubbidire a un ordine o ri-badire un valore non è così difficile. Ma recepire un orientamento di questa portata - come persone, come comunità - è davvero impegnativo. Per questo il papa usa l’espressione «conversione pastorale»: significa un cambiamento di rotta, fuori dagli schemi abituali della vita comunitaria e pastorale. È un im-pegno per tutti i cristiani, ma anche per noi vescovi, per i sacerdoti, per le co-

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Uno sguardo d’insieme alle comunità del territorio dei «cinque reali siti» lascia subito intravedere come dalle nostre parti non trovi accoglienza il cambia-mento, ma tutto scorre lungo sentieri già percorsi, che sanno di immobilismo e che soprattutto sono sempre uguali a se stessi. La conservazione del «già da-to» sembra, infatti, essere la cifra con-notativa dell’esistente, non solo quale retaggio storico-sociale di popolazioni contadine abituate da sempre a cavarsela da sole in situazioni ambientali ed esi-stenziali difficili (intessute, da un lato, di sofferenza e di miseria, di privazioni e delusioni, dall’altro, di tenacia e di caparbietà, di sudore e di sacrifici, di fiducia e di speranza), ma anche quale portato inevitabile di una classe politica avviticchiata su se stessa e poco dispo-nibile ad “osare”, per timore di perdere il potere conquistato. Capovolgendo qui il celebre aforisma di Giulio Andreotti, pronunciato nel 1951 durante un dibattito parlamentare (Il potere logora chi non ce l’ha), si potrebbe qui affermare che sono proprio i politici del territorio, ad essere “usurati” dal fascino del potere, (imperii cupido, smania frenetica di re-stare là dove sono), al quale volentieri sono disposti a sottomettersi, pur di re-stare in sella ad ogni costo. Sanno, in-fatti, che il potere è facile da conquistare, ma difficile da mantenere e che lo si può perdere da un momento all’altro: per questa ragione, preferiscono il pic-colo cabotaggio in acque tranquille alla navigazione in mare aperto. Fuor di me-tafora, per non perdere lo spazio privi-legiato conquistato, essi amano sempli-cemente occuparsi della gestione del quotidiano, ma trovano mille difficoltà nel concepimento di una visione prospet-tica del territorio, continuando a man-tenersi a galla senza incidenza alcuna sul futuro delle diverse comunità. Penso proprio che la politica, come la vita stes-sa, senza una meta definita, un progetto ben preciso, una solida speranza di cam-biamento e soprattutto senza un supple-mento di coraggio nell’ immaginare “vie nuove”, sia mero vagabondaggio tra le secche del mare, continuamente movi-mentato dai vari attori in campo, come testimoniano le conflittualità esistenti in tutti i comuni del territorio tra i diversi componenti delle maggioranze e quelli delle opposizioni, gli uni convinti di poter fare quello che vogliono per aver vinto le elezioni, gli altri per garantirsi al più presto “un posto al sole”. A chi

si muove in questa logica perversa vorrei semplicemente ricordare come il potere vada esercitato correttamente e soprattutto nel rispetto della fiducia ottenuta dagli elettori: in questa direzione la dice lunga la constatazione che spesso esso viene esercitato bene da chi non lo ha cercato, ma non da chi ha venduto “l’anima al diavolo”, pur di raggiungere l’obiettivo. A tutti, poi, mi permetto di suggerire come non valga la pena sbracciarsi e scendere a compromessi di varia natura per rispondere alle lusinghe del potere che, in fondo, ha in sé una duplice im-potenza: da un lato esso, per le modalità “oscure”(leggi: giochi elettorali) con cui viene prima conquistato e poi gestito (Machiavelli insegna) è incapace di cam-biare le cose in meglio, di scoprire per-corsi diversi dal passato, di trovare rispo-ste nuove ai bisogni emergenti e a quelli antichi, rivelando la sua natura di con-servazione dell’esistente; dall’altro, così gestito, il potere evidenzia tutta la sua incapacità di difendersi, di conservarsi, di durare a lungo, manifestando tutta la sua debolezza, anche se coperta spesso da manifestazioni di forza, di arroganza e di violenza. Per queste ragioni, in questo momento storico segnato dall’imbar-barimento della politica che ha perduto oggi ogni forma di moralità, al punto che nessuno più si indigna per una sorta di assuefazione rispetto alle notizie di corruzione e di scandali quasi quotidiani, ritengo che la più grande speranza per la politica di oggi e di domani sia la “conversione del cuore e della mente”, che faccia scoprire il valore della condi-

zione di non potere di quanti oggi rie-scono con difficoltà a “sbarcare il lunario” e di quanti vivono ai margini dei contesti sociali, dopo aver perso il lavoro e, nel contempo, la loro dignità di uomini. L’ascolto e l’impegno per la soluzione concreta dei vari problemi della gente sono le chiavi di volta per creare una frattura radicale con la vecchia po-litica e per percorrere strade alternative (Guai ai sindaci che ricevono una sola volta alla settimana i propri concittadini!). Non solo, ma anche la gratuità (che è apertura verso gli altri senza cercare alcun ricambio) e la capacità di andare oltre il presente, immaginando scenari possibili a vantaggio di tutti, danno incisività all’azione politica e soprattutto danno un senso all’impegno di chi vuole cimen-tarsi nell’agone della “res publica”. A tale proposito mi vengono in mente, in chiusura, le parole del Mahatma Gandhi, politico e filosofo indiano (Porbandar, 2 ottobre 1869 - Nuova Delhi, 30 gennaio 1948): Vivi come se dovessi morire do-mani e pensa come se non dovessi morire mai. Ottimo viatico per chi voglia fare politica “bella” e uscire dal vortice del potere per il potere.

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Unione dei Comuni, si insedia la Commissione Statuto: presidente è l’ortese Alfredo Ballatore

Si è insediata la Commissione Statuto dell’Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti. I com-ponenti Umberto Di Michele, Linda Carchia, Alfonso Olivieri, Franco Bianchino, Matteo Silba e Lorenzo Annese hanno eletto all’unanimità Presidente il consigliere comunale di Orta Nova Alfredo Ballatore. “Li ringrazio per la scelta” commenta Ballatore, spiegando di aver iniziato “a lavorare sulle modifiche da apportare allo Statuto sostenendo la proposta del consigliere Annese di far essere parte integrante di questa commissione i Sindaci in qualità di organo ese-cutivo del Governo Sovracomunale, nonché la mia proposta di dare mandato alla giunta di in-caricare una figura esterna, esperto, per una con-sulenza sull’adeguamento dello Statuto in base alla nuova normativa (legge 56/2014) per fare in modo che il lavoro della commissione stessa sia improntato sui punti discrezionali che com-pongono lo stesso”. Tale scelta ha evidenziato la “grande soddisfazione da parte di tutti i com-ponenti della commissione è stata espressa per l’impostazione che si è adottata già nell’inse-diamento nonché nello svolgimento dei lavori e grande entusiasmo è suscitato in ognuno fa-cendo emergere la grande opportunità che questo Ente può esprimere per le nostre comunità”, spiega ancora il neo presidente della Commis-sione, chiamato a ricoprire un ruolo delicato nel riformulare uno Statuto in più occasione definito farraginoso e pieno di aspetti da modi-ficare. “Auguro ad ogni singolo consigliere un buon lavoro e di non perdere quell’entusiamo che potrà sicuramente essere il valore aggiunto nell’apportare progetti e iniziative per le nostre comunità” conclude Ballatore nella nota.

Orta Nova - i dieci anni della Casa per Anziani

Ha festeggiato i dieci anni dalla sua inau-gurazione la Casa per Anziani “Madre Tarcisia Vasciaveo”, unica struttura privata in provincia di Foggia gestita dalle Suore Domenicane del S.S. Sacramento per ospitare fino a 25 anziani che chiedono di essere accolti per non soffrire in solitudine l’inesorabile scorrere degli anni. Le celebrazioni si sono aperte domenica 15 feb-braio con una celebrazione liturgica officiata dal Vescovo della diocesi Cerignola-Ascoli Sa-triano, S.E. Mons. Felice Di Molfetta, all’interno della cappella costruita nel 1953, in suffragio delle “nonnine” che hanno trascorso un periodo della loro vita nella casa. A testimonianza dell’impegno di suore, operatori sanitari, psicologi e altri semplici cittadini verso gli anziani soffe-renti, è stata allestita una mostra fotografica all’interno dell’edificio: momenti di svago, di preghiera, ma anche di commozione sono stati immortalati quali simboli di un decennale im-

portante per il territorio dei Cinque Reali Siti. “La s t rut tura rappresenta uno dei f ior i all’occhiello del nostro paese” ha commentato il sindaco di Orta Nova Gerardo Tarantino in occasione del secondo appuntamento di ricor-renze. “Sembrava una chimera poter realizzare questo luogo, ma grazie a Dio abbiamo mate-rializzato un sogno: la casa per anziani è una famiglia, un posto speciale dove ognuno si im-pegna con sacrificio e coraggio nell’accudire i nostri anziani, la cui presenza può solo miglio-rare ciascuno di noi”, prosegue il primo cittadino, che ha poi donato alla comunità una targa ricordo “per aver contribuito con passione e dedizione alla crescita umana della nostra comunità”. Sa-vina, da due anni ospite della struttura, ha rac-contato la sua testimonianza ringraziando tutti coloro i quali “ci mostrano quotidianamente di volerci bene con sorrisi e piccoli gesti e facendoci sentire parte di una famiglia”. Suor Dorotea Musio, Madre Superiore della Congregazione di Suore Domenicane, ha sottolineato il grande “insegnamento di queste persone: la loro soffe-renza fisica e spirituale è alleviata dalla loro voglia di combattere e di voler continuare a vivere con gioia ed entusiasmo” per poi esprimere parole di riconoscenza verso “chiunque viene a farci visita, dalle associazioni di volontariato ai gruppi di preghiera, passando per semplici cittadini, regalando a tutti noi attimi di fraternità e solidarietà. Perchè l’anziano è una risorsa e non un peso”. La serata è stata poi conclusa dallo scoppiettante concerto della New Yort Band, che ha fatto scatenare il numeroso pubblico in sala con un vasto repertorio musicale.

Comuni Ricicloni - I Cinque Reali Siti dati poco lusinghieri

La settima edizione del Rapporto regionale di Legambiente denominata Comuni Ricicloni 2014 non mostra dati lusinghieri per il territorio dei Cinque Reali Siti, anzi il comune di Stornara entra in una nuova categoria dedicata alle realtà che nei primi mesi dello scorso anno non hanno raggiunto il 10% di raccolta differenziata.

Nessuna menzione né positiva né negativa per Orta Nova, Ordona, Carapelle e Stornarella: una situazione di “limbo” che però tende più verso il basso, eccezion fatta per Ordona che grazie alla raccolta porta a porta continua la sua risalita.

Infatti i dati pubblicati sul sito rifiutieboni-fica.puglia.it dall’Assessorato all’Ecologia sono impietosi. Orta Nova è al 10.3 (appena sopra la soglia “indifferente”), Carapelle 11.7 e Stor-narella 11.2, mentre Ordona con l’invidiabile percentuale del 46.2% non è tanto distante dalle prime posizioni.

Stornara infine merita un discorso a parte: il suo 8.4 la relega al ventiduesimo posto tra i comuni sotto il 10%, la cui poco ambita vetta spetta a ben 10 comuni (di cui ben 7 della pro-vincia di Foggia) con lo zero per cento di raccolta indifferenziata.

La media regionale è del 27%, una cifra “ancora troppo bassa” secondo Francesco Ta-rantini, presidente di Legambiente Puglia.

Orta Nova: Riattivato il servizio navetta per il Centro di Riabilitazione Motoria “Padre Pio”

"Riattivare la rete dei servizi sociali, arrug-giniti da parecchio tempo, in questo Comune, nonostante il rigore finanziario, è l’obiettivo

prioritario della nostra azione amministrativa" spiega il sindaco Gerardo Tarantino. “Attraverso l’adeguata e motivata partecipazione degli im-piegati comunali ed in particolare dell’Asses-sorato alle Politiche Sociali e al Bilancio - Ra-gioneria, l’Amministrazione ha ritenuto neces-saria la riattivazione del servizio navetta anche per le persone che non usufruiscono dei benefici della Legge 104. Il servizio di trasporto è un segnale tangibile ed efficace di aiuto a tutti co-loro, che hanno problemi di deambulazione e che hanno quindi, difficoltà per raggiungere il Centro di Riabilitazione per sottoporsi alla fi-sioterapia. È, anche, l’occasione per venire in-contro alle difficoltà delle famiglie, che da oggi potranno organizzare meglio i loro bisogni e le loro esigenze. Attraverso questo servizio, l'Amministrazione “ha voluto dare a tutta la comunità ortese un sostegno quotidiano concreto, nonostante il difficile periodo economico-finanziario”, spiega ancora Tarantino, specifi-cando altresì che “sono già in cantiere ulteriori progetti per il sociale, destinati, in particolare, alle fasce più deboli e socialmente fragili: la sensibilità verso coloro che hanno bisogno, ci rende tutti più forti e consapevoli del ruolo che ogni Amministrazione deve avere”.

LuttoDopo una vita dedicata alla famiglia è venuta

a mancare all’affetto dei suoi cari Annina D’Emilio vedova Campanaro. L’Editore Annito Di Pietro, il Presidente dell’Unitre dei 5 Reali Siti, la redazione tutta, il consiglio Direttivo e i corsisti dell’Unitre sono vicini al dolore del nostro Direttore Michele Campanaro e del con-sigliere Benito Campanaro e della famiglia tutta.

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Nel 1° anni-v e r s a r i o d e l l a morte di Vincenzo Abruscio, indi-menticabile Pre-sidente della sede d i O r t a N o v a dell’Associazione Nazionale Com-battenti e reduci. È stato l’ultimo Presidente e con lui sono scomparse le tante iniziative in occasioni di ricorrenze e anniversari. Ricor-diamo anche il suo impegno politico, che lo ha visto Consigliere Comunale e Assessore al Co-mune di Orta nova negli anni ’60.

Lo ricordiamo con infinito affetto.

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L’editore Annito Di Pietro e il Direttore Michele Campanaro e l’intera redazione sono vicini alla famiglia Abruscio e al caro amico Antonio per la perdita della carissima mamma Incoronata Lofogo.

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È tornata alla casa del Padre Rita Zappatore, l’editore Annito Di Pietro e il Direttore e la redazione tutta sono vicini al dolore del marito, del papà Angelo, della mamma Maria del fratello, della sorella e della famiglia tutta.

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Don Claudio: Chi ha agito ha “un mondo interiore di odio contro il sacro” In piazza scendono più di un migliaio e mezzo di per-sone, c’è chi partecipa anche a novemila km di distanza.

Nei giorni scorsi si è svolta a Carapelle una fiaccolata riparatrice per l’atto vandalico accaduto nella notte tra il 23 e il 24 febbraio scorso al cimitero di Carapelle. A partecipare all’evento un migliaio e mezzo di persone di fede religiosa diversa che hanno detto no alla violenza e all’odio. C’è anche chi a par-tecipato alla fiaccolata a novemila km di di-stanza e ha postato su Facebook:“Anche se a novemila km di distanza... tutti uniti nella preghiera e nella speranza contro la violenza! Mi unisco alla fiaccolata del mio paese! Fiero di essere di Carapelle!”

A organizzare la manifestazione laica il cappellano del cimitero, Don Claudio Viscon-ti: “Sono rimasto sconvolto da quello che ho visto al cimitero, ho deciso di fare una fiaccolata riparatrice sia come chiesa che come città di Carapelle, credenti e non cre-denti e persone di altre fedi religiose perché è stato colpito un simbolo che accomuna tutti quanti noi. Il luogo dove tutti andremo per il riposo eterno. Abbiamo voluto organizzare una fiaccolata nei confronti di chi ha subito il danno e anche nei confronti della città di Carapelle che ultimamente ha subito troppi atti di violenza. Vogliamo mettere un punto, perché Carapelle ha bisogno di ritrovare una solidarietà comune”.

Solo atto vandalico o qualcosa di più

grave? Abbiamo intervistato Don Claudio per capire bene quale protocollo seguire quan-do accadono cose simili: “Dovevamo tenere aperte tutte le ipotesi a 360°. È un atto van-dalico ma poteva anche essere un gesto di profanazione per quanto riguarda qualche setta satanica. La situazione si è chiusa come ‘atto vandalico’, ma obbietivamente quando delle persone decidono di fare una cosa del genere e scegliere un luogo sacro, non c’è solo la componente vandalistica, c’è un mondo interiore di odio contro il sacro. Qualcosa di malefico ha spinto queste persone a com-portarsi in questa maniera”.

Come possiamo arginare la violenza e la criminalità in un paese come Carapelle?

C’è bisogno di una sicurezza sociale che deve essere garantita dalle istituzioni, dall’ammi-nistrazione comunale e dalle forze dell’ordine. Non è possibile che luoghi d’interesse comu-ne, come le scuole, il cimitero o la piazza non siano dotati di sistemi di video sorveglian-za. Noi con la parrocchia ci stiamo mobili-tando per l’utilizzo di telecamere interne ed esterne. Bisogna anche lavorare sulla gente, c’è gente senza speranza e senza lavoro e con difficoltà economiche. Bisogna sentirsi vicini gli uni gli altri e noi come chiesa pos-siamo fare molto, la gente si sente sola e le persone vanno incoraggiate e aiutate ed è proprio su questa linea che noi già stiamo lavorando.

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gellato, Gesù coronato di spine, Gesù davanti a Pilato, Gesù caricato dalla croce, Gesù da-vanti alle Pie donne, Gesù aiutato dal Cireneo, il suggestivo gruppo delle “Tre Croci”, che rappresenta la crocifissione di Gesù con i ladroni e la Deposizione. Le statue al termine della processione vengono esposte all’interno della Chiesa Madre. La sera del Venerdì Santo si riuniscono nella Processione dell’incontro con Gesù morto e la Madonna Addolorata,

le quattro comunità parrocchiali, che con la croce e la statua di Giovanni Evangelista, portano in piazza l’intera città, assorta nel commemorare il mistero della morte di Gesù: Viene portata in processione anche la reliquia con il legno originario della croce. Infine nella Chiesa del Purgatorio si svolge il bacio della reliquia. Questa processione, per anni gestita dalla Confraternita del Santissimo è poi passata al coordinamento delle asso-ciazioni culturali di volontariato e parrocchiali, data la notevole mole di lavoro richiesto per la sua organiz-zazione. Il merito, è doveroso rico-noscerlo a Saverio Pandiscia, presidente della locale A.N.F.C.D.G.

Non poteva che iniziare con il botto l’“Ortanova a Teatro”, la stagione teatrale ortese organizzata dal Circuito Cicolella e dall’amministrazione comunale di Orta No-va. Ad inaugurare l’evento culturale la com-media: “L’amico del cuore”, scritta e diretta da Vincenzo Salemme. L’opera dell’autore napoletano si è presentato ad un pubblico affollatissimo con l’impagabile presenza di Biagio Izzo nei panni del protagonista Mi-chelino Seta. Lo spettacolo ha avuto inizio in modo inconsueto: il sipario era infatti ancora chiuso quando Roberto Cordova (Ma-rio Porfito) si confida con Padre Leonardo (Francesco Procopio), un prete combattuto fra la sua identità di uomo e quella di mi-nistro di Dio, riguardo ad una proposta su cui poi ruoterà tutta la vicenda da fare a Michelino Seta (Biagio Izzo): il suo amico del cuore, consapevole di una complicatis-sima operazione che Roberto dovrà affron-tare (con pochissime speranze di sopravvi-venza), sarà disposto a concedergli di giacere con Frida (Yuliya Mayarchuck), la bellissima moglie svedese di Michelino. Interessanti i giochi di luci che hanno condotto gli spet-tatori verso la scelta di Michelino, un gior-nalista affermato che fatica a prendere una decisione in risposta all’amico Roberto non solo per una questione di onore/amore nei confronti della moglie, ma anche (e soprat-tutto) poiché vede compromettersi la sua falsa facciata da uomo mentalmente aperto, democratico e sprezzante la gelosia.

I personaggi sono stati da corollario alla scelta di Michelino e per questo si sono vestiti anch’essi di un ruolo per nascondere la propria natura più profonda: da una parte Geremia (Samuele Sbrighi), il nipote quat-tordicenne di Michelino affetto dal morbo di Matusalemme che è convinto di essere la reincarnazione di un merlo, dall’altra Luisa (Antonella Cioli), la sorella del giornalista, fermamente convinta dell’infedeltà di Frida. Una commedia che ha visto nella dinamica

degli equivoci un terreno fertile in cui dispie-gare la propria trama e che si arricchito del dialetto napoletano come la ciliegina sulla torta di un’interpretazione sentita da parte degli attori

Il prossimo appuntamento della stagione teatrale ortese è per domenica 22 marzo con la Cavalleria Rusticana, una versione moderna del capolavoro di Pietro Mascagni con la Compagnia del Musical Studio 7 con giovani professionisti dai 17 ai 35 anni.

Il venerdì Santo, giorno in cui la Chiesa celebra la Passione di Cristo, ad Orta Nova la processione dei Misteri, dal 2003, vede la partecipazione di oltre duecento portantini con la classica mantella rossa. Esposte al pubblico dal sabato precedente la domenica delle Palme, nel suggestivo scenario della vecchia Chiesa dell’Altomare, le Statue, poi nella notte tra giovedì e venerdì Santo, vengono portare in processione verso la Chiesa Madre, dove rimangono fino al 6 del mattino, momento in cui inizia la processione dei Misteri. Le prime statue ad essere portate in processione sono quelle di Gesù al Getsemani, Gesù tradito e arrestato, Gesù al Sinedrio e Gesù rinnegato da Pietro, in coda la statua della Vergine Addolorata preceduta dal penitente, che in abito rosso e a i piedi

nudi porta la croce. Verso le sette la proces-sione ritorna dinanzi alla Chiesa Madre, dove si aggiungono le altre otto statue: Gesù fla-

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Dopo un periodo di “vacatio” di due mesi, Orta Nova ha un nuovo comandante del Corpo Municipale dei Vigili Urbani.

Si tratta del colonnello Luigi Marino, già a capo del Comando di Polizia provinciale di Foggia, chiamato ora a collaborare anche con la Polizia locale per un anno (salvo rin-novo) in virtù di una convenzione siglata con il comune di Orta Nova.

Marino, foggiano classe 1954, vanta una pluridecennale esperienza attraverso tutto il territorio di Capitanata, mentre per la prima volta si cimenterà in una piccola realtà cit-tadina.

“A dire il vero conosco il territorio di Orta Nova”, ci dice mentre per la prima volta mette piede nel suo ufficio, “sin da quando mi occupai della vicenda discarica in località

Ferrante. È una realtà che vive le stesse pro-blematiche a livello di legalità e viabilità di tanti altri comuni, cercheremo quindi di im-pegnarci per garantire la sicurezza a tutti i cittadini”.

L’attenzione inizialmente sarà rivolta a

due aspetti: “È necessario rinnovare il parco auto in dotazione della Polizia Municipale, in quanto vi sono vetture ormai obsolete, e occorre sistemare alcune pratiche rimaste in arretrato per i due mesi di assenza di un comandante”, spiega Marino.

Il paese necessita di interventi urgenti per fronteggiare i numerosi atti criminali.

“Ci atterremo ai provvedimenti messi in atto dall’Amministrazione comunale sul ri-spetto delle regole. In primis sarà ultimata la procedura di gara per l’installazione di un sistema di videosorveglianza nelle zone strategiche di Orta Nova, soprattutto edifici scolastici e principali vie d’accesso: entro due mesi penso saranno installate le teleca-mere, in base anche all’accordo con organi politici e Arma dei Carabinieri”.

Carissimi lettori,l’argomento su cui voglio porre l’attenzione in questo numero è di grande interesse, poiché le sue problematiche sono quotidianamente affrontate da una moltitudine di utenti della strada: Il risarcimento danni da sinistro stra-dale.

A partire dal 01.02.2007 è entrata in vi-gore la disciplina del Risarcimento Diretto. Essa consente, in caso di sinistro stradale, di rivolgere la richiesta di risarcimento dei danni direttamente alla propria Compagnia di Assicurazione, anzichè alla Compagnia dell'altro veicolo.

Questo sia in caso di totale ragione che di parziale ragione.

Attenzione però! Il risarcimento diretto si applica solo quando ricorrono le seguenti condizioni:

* deve trattarsi di incidente tra due veicoli; * entrambi i veicoli devono essere iden-

tificati;* entrambi i veicoli devono essere rego-

larmente assicurati;* entrambi i veicoli devono essere sta-

ti immatricolati in Italia o nella Repubblica di San Marino o nello Stato del Vaticano (ovvero devono avere una targa italiana);

* i conducenti devono avere sottoscritto una polizza RCA con una delle assicurazioni autorizzate a praticare in Italia o con una compagnia straniera che abbia aderito alla procedura di risarcimento diretto;

* se uno dei due veicoli (o entrambi) è un ciclomotore, deve essere targato secondo

il nuovo regime di targatura entrato in vigore il 14 luglio 2006. La nuova procedura di risarcimento diretto si applica quindi a tutti i ciclomotori immessi in circolazione dal 14 luglio 2006, mentre a quelli già in circolazione a questa data essa si applica soltanto se ab-biano volontariamente aderito al nuovo regi-me.

Quindi, nel caso in cui non ricorra una delle predette condizioni si applica la disci-plina relativa al Risarcimento Ordinario, la richiesta danni dovrà essere inoltrata alla compagnia di assicurazione del veicolo re-sponsabile.

Ma cosa succede se il veicolo responsa-bile del danno è privo di copertura assicurativa o non viene identificato perché si dilegua?In tal caso interviene il Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada

Il fondo di garanzia per le vittime della strada è un fondo istituito già con la L. n. 990 del 1969 (oggi abrogata per effetto dell’entrata in vigore del Codice delle Assi-curazioni private) oggi disciplinato dagli ar-ticoli 283 e seguenti del D.Lgs. n. 209 del 2005 e ha il compito di garantire il giusto risarcimento ai danneggiati in caso di sinistro che coinvolge un mezzo non assicurato oppure un mezzo che non viene identificato. Si pensi, ad esempio, all'ipotesi in cui il conducente, dopo l'incidente, riesca a darsi alla fuga senza consentire al danneggiato di annotarsi gli estremi della targa.

Il Fondo di Garanzia opera sul territorio nazionale attraverso delle Compagnie assi-

curatrici (c.d. designate) che cambiano a se-conda della regione nella quale è avvenuto il sinistro.

Dopo avere il liquidato il danno, il Fondo procede a recuperare quanto pagato diretta-mente dal danneggiante (sempre che questi venga identificato). 

Il Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada interviene, in particolare, nelle ipotesi in cui l’incidente sia stato causato da un ve-icolo:

1. non identificato: in questo caso ven-gono risarciti solo i danni alla persona. Se il danno alla persona è grave il Fondo risarcirà anche i danni alle cose.

2. non assicurato: in questo caso vengono risarciti sia i danni alle cose che i danni alla persona;

3. assicurato presso una Compagnia che al momento del sinistro si trova in uno stato di liquidazione coatta (o che successivamente venga a trovarsi in questa condizione): in questo caso vengono risarciti sia i danni alle cose che i danni alla persona;

4. messo in circolazione contro la volontà del proprietario: in questo caso vengono ri-sarciti i danni alla persona e alle cose subiti dai terzi trasportati o dalle persone trasportate contro la loro volontà oppure dalle persone che sono inconsapevoli della circolazione illegale del mezzo.

In ogni caso si consiglia all'assicurato coinvolto in un incidente di presentare denun-cia al proprio assicuratore R.C. Auto e potrà utilizzare il modulo C.A.I. (Constatazione Amichevole di Incidente - Modulo Blu).

Per maggiori informazione e per una con-sulenza gratuita potete contattare la redazione o mandare una mail al seguente indirizzo: [email protected]

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La nostra sezione di Stornara, guidata dal Dott. Giulio Ciccone, aderisce al pro-getto nazionale UnitrExpo, che vuole ag-gregare le strutture Unitre attorno ad una iniziativa comune, onde sperimentare la volontà di ciascuna sede di partecipare a un evento unitario.

Sappiamo, perché ampiamente pubbli-cizzato, che tale manifestazione è stata pen-sata e realizzata per mostrare al mondo i più recenti risultati messi in campo dal progresso delle conoscenze: una vetrina sulle più moderne realizzazioni in ambito scientifico e tecnologico.

L’alimentazione nel mondo, tema di quest’anno, investe tutti i settori della vita pubblica e privata e ogni abitante del nostro pianeta. Tra le vie concretamente praticabili vi è l’organizzazione di interventi tenuti da esperti, come preventivato nel Corso di approfondimento sulle filiere olivicolo-olearia ed olivicolo-conserviera riguardante la nostra Unitre - Stornara con il Diparti-mento di Scienze Agrarie degli Alimenti e dell’Ambiente - Foggia, secondo il calen-dario d’incontri qui riportato:

18/3/2015 - Importanza e diffusione dell’olivo e dei suoi prodotti;

25/3/2015 - Biologia dell’olivo;1/4/2015 - Tecnica colturale olivicola;8/42015 - Meccanizzazione delle tec-

niche colturali;15/4/2015 - Difesa dell’oliveto;22/4/2015 - L’industria oleicola;29/4/2015 - Qualità dell’olio;

6/5/2015 - L’industria conserviera oli-vicola;

13/5/2015 - Alimenti e salute.I soggetti coinvolti hanno competenze

diverse, ma comuni interessi sul tema dell’alimentazione: la salute, la compati-bilità ambientale, l’innovazione tecnologica, la nutrizione e la produzione. Tematiche che sono affrontate anche nei corsi di Orta Nova e delle altre sezioni. Proposte impor-tanti in quanto pescano in una profondità di contenuti e di esperienze, sono pertinenti agli interessi e alle capacità dei nostri cor-

sisti. Nella sequenza operativa risultano vivaci e partecipati; generano una soddisfa-cente maturazione della mentalità e, cosa più importante, una maggiore capacità di amicizia.

Educare all’Intercultura significa educare al rispetto dei diritti dell’uomo alla tolle-ranza, a contrastare i diversi volti del raz-zismo: a Stornarella parte il corso di Italiano, promosso dal nostro referente Franco Luce, per gli stranieri presenti sul territorio.

Tutte le discipline approfondite dai nostri docenti ed esperti sono coinvolte; per loro tramite la Sede si può affermare come sog-getto culturale, assumendo il compito di trasmettere non solo saperi, ma anche valori in un’ottica funzionale alla valorizzazione della specificità di ciascuno, in sintesi un nuovo approccio alla formazione extra sco-lastica degli adulti. Nell’ambito dell’edu-cazione permanente, la nostra sede esplica un servizio educativo scolastico agli adulti, che fa riferimento al sistema organizzativo tradizionale (orario, aula, docenti), ma in-tende favorire un’interpretazione diversa dove la scuola, lungi dall’essere strumen-talizzata, sia protagonista.

Non facitori di teorie, dunque, piuttosto interpreti della natura intrinseca dell’uomo. Come diceva il Capponi: «Non si educa per teoria, non si vive, non si pensa, non si cresce. All’arte (agli artifici e alle tecni-che) dell’educare, occorre opporre la capa-cità evolutiva della natura, che è l’arte di Dio».

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COMPLIMENTI!!!!!!“La vostra classe ha portato a termine con

successo tutte le fasi di questa difficile sfida e siamo quindi lieti di premiare il vostro lavoro di squadra inviandovi:

* L’attestato di partecipazione personalizzato* I 300 Buoni omaggio per richiedere i premi

desiderati. Da gennaio 2015 sono aperte le votazioni

online: chiunque, previa registrazione, può as-segnare il proprio voto al racconto preferito.”

Il team di Scrittori di Classe

Gli alunni delle classi quarte e quinte hanno partecipato alla seconda edizione del concorso letterario nazionale “Scrittori di Classe”. L’iniziativa proposta dalla Conad, è stata rivolta

alle classi delle scuole primarie e secondarie di primo grado, per promuovere la lettura e la scrittura in modo coinvolgente.

Ogni classe partecipante doveva scegliere un “incipit” tra quelli proposti dagli autori, per poi proseguire con la stesura di un racconto di classe. Il lavoro ultimato, è stato caricato nel sito del progetto. Poi si è passati alla seconda fase del concorso: la valutazione dei compagni di tutta Italia!!!!

Ognuno si è trasformato in un vero critico letterario, attento e preciso nel dare la giusta valutazione dell’opera scritta. Durante questa esperienza, i piccoli scrittori, denominati le “giovani penne” si sono sentiti vicini a tanti ragazzi di tutta Italia e quindi parte integrante di questa grande comunità che è la “Scuola.”

Che giornata interessante il mese scorso. Noi alunni della classe 4ª sez. B della Scuola Primaria 1° Circolo di Orta Nova ci siamo recati in visita guidata presso il Palazzo di Città di Orta Nova, con le docenti Giovanna Russo e Anna Maria Virgilio. Abbiamo visto tutti gli uffici che lo compongono e, in ognuno, c’era sempre qualche impiegato disponibile ad illu-strarci le funzioni e i compiti svolti all’interno degli stessi. Nello specifico, abbiamo visitato i seguenti uffici: protocollo, segreteria, econo-mato, assistenza sociale, tecnico e anagrafe. Noi bambini abbiamo ascoltato con vivo interesse tutte le informazioni che ci sono state fornite e abbiamo poi posto alcune domande in merito. In seguito, abbiamo preso posto nell’aula con-siliare, dove siamo stati accolti dai consiglieri Luigi Guglielmo e Ilenia Lops, che si occupano, il primo di politica ambientale, sport e servizi sociali e, la seconda, di politiche sociali e gio-vanili. È stato più volte da loro ribadito che, in questo momento di difficoltà economica, la priorità è quella di fornire aiuti e supporti alle famiglie bisognose. Un momento emozionante è stato l’incontro con il sindaco, dr. Gerardo Tarantino, il quale, sopraggiunto, ha preso posto accanto a noi bambini che, a turno, lo abbiamo

intervistato e lui ha risposto, in modo esauriente, a tutte le nostre domande. Ci ha spiegato che, per lui, fare il sindaco è motivo di orgoglio e, più che un lavoro, è una missione, da svolgere con umiltà e onestà, tesa ad aiutare, in special modo, i più bisognosi, in rapporto alle ridotte risorse disponibili in questo difficile momento. Ha, inoltre, comunicato che ci sono dei progetti comunali “Vaucer”, di 30 ore, con assunzione a tempo determinato, che offrono l’opportunità di lavoro ai giovani disoccupati. A partire dal mese di marzo, inizierà una breve stagione te-atrale, con cinque spettacoli di personaggi famosi, presso il cine-teatro “Cicolella” di Orta Nova. Per quanto concerne la sicurezza, si è messo in cantiere la sorveglianza della città e dei beni comunali. L’amministrazione intende, altresì, nominare delegati di quartiere, per avere detta-gliate segnalazioni sulle diverse problematiche in merito. Infine, il sindaco ha riferito di voler essere sempre vicino a noi bambini che rappre-sentiamo il futuro della città e scoprire insieme alla scuola il valore delle feste comandate, or-ganizzando manifestazioni congiunte, prima di andare via, a noi bambini sono stati donati dei sacchetti di caramelle, che abbiamo gradito mol-to.

In memoria delle Foibe: una terribile tragedia umana

“Mai più terribili tragedie!” È stato questo, lo slogan che ha accompagnato gli alunni delle classi quarte del I Circolo Didattico “N. Zingarelli” di Orta Nova che, il 10 febbraio scor-so, si sono riuniti nella Sala Teatro della Scuola per celebrare la giornata del ricordo di tutte quelle persone che, tra il 1943 e il 1947, furono mas-sacrate nelle foibe o furono costrette ad abban-donare i territori d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia, che furono ceduti dagli italiani alla Ju-goslavia, a seguito della firma dell’armistizio tra popoli nemici. Da quel momento si scatenò l’offensiva dei partigiani comunisti contro le popolazioni italiane che abitavano in quei territori. Si trattò di una vera e propria “pulizia etnica”. Centinaia di cittadini italiani abitanti in quelle zone furono brutalmente uccisi dai partigiani jugoslavi, con a capo il Maresciallo Tito che, in seguito, sarebbe diventato il Dittatore dell’ex Jugoslavia. Bambini, uomini,donne e anziani furono legati l’uno all’altro con il filo di ferro e, dopo aver attaccato loro un masso, gettati vivi nelle cavità carsiche che prendono il nome di “Foibe”. Il nome foibe deriva dal latino fovea, che tradotto significa fossa, voragine rocciosa, grotta a forma d’imbuto rovesciato. Le foibe più profonde raggiungevano i 200 metri di pro-fondità. Spesso a coloro che vi venivano gettati era inferto prima un colpo violento alla nuca. Tale ricorrenza è stata istituita con la Legge n. 92 del 30 marzo 2004. Il 10 febbraio scorso, noi alunni abbiamo assistito alla rappresentazione teatrale della Compagnia “Le Rane”, di Storna-rella, formata da attori molto giovani. Lo spet-tacolo intitolato “ Ricordi e immagini che lasciano il segno” ha come protagonista un’alunna, la quale riferisce al suo maestro di non essere riu-scita a studiare la lezione sulle foibe, proprio perché tale tragedia la sconvolgeva terribilmente.

Al termine della rappresentazione, la Diri-gente Scolastica, la dott.ssa Margherita Palma, ha apportato un valido contributo nel riferire a noi piccoli alcune testimonianze di questa triste pagina di storia. Auspichiamo che negli anni a venire, tali tragedie non si ripetano mai più.

Acrostici sulleFu un avvenimentoorrendo, da dimenticare perChi lo ha vissuto, ma noiabbiamo il dovere invece di ricordaree pregare affinché non succedano mai più queste tragedie.

Finiva dentro le foibeogni persona, innocente e non innocenteinquietante e terribile morte dibambini, donne, uominie anziani, senza averne colpa alcuna.

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Ma torniamo indietro nel tempo al feb-braio del 1944, l’anno in cui accadde l’episodio che poi ha dato origine al titolo di questo racconto. Gli Alleati erano bloc-cati a Cassino dai tedeschi che resistevano tenacemente, asserragliati fra le rovine del celebre monastero bombardato dagli aerei americani decollati dall’aeroporto di Amen-dola. Solamente a maggio i tedeschi, de-cimati e presi alle spalle dai marocchini, avrebbero ceduto e le truppe marocchine del Gen. Juin avrebbero dilagato nella Cio-ciaria compiendo razzie e stupri di massa, immortalati da Moravia nel suo romanzo “La ciociara” e portati a conoscenza del mondo intero dalla trasposizione cinema-tografica di Vittorio De Sica e dalla dolente e intensa interpretazione di Sophia Lo-ren,che le valse il primo dei suoi 2 premi Oscar.

Nel febbraio del 1944 Orta Nova, come il resto dell’Italia Meridionale fino a Cas-sino, era occupata dalle truppe anglo ame-ricane. Il comandante inglese, altezzoso e sprezzante come tutti gli inglesi nei con-fronti dei “nativi” (ci equiparava, eviden-temente, agli indigeni delle loro colonie africane), girando per le strade di Orta ave-va visto i cumuli di immondizia depositati agli incroci delle strade in attesa che gli addetti al servizio di “spazzamento” venis-sero a caricarli sui carretti; aveva visto le frotte di bambini cenciosi, scalzi, sporchi e affamati che circondavano i militari, so-prattutto americani, perché più gioviali e comunicativi, oltre che più generosi, per chiedere loro caramelle, tavolette di cioc-colato, scatolette di “corn of beef” (carne di manzo) e sigarette da portare ai loro padri o amici più grandi; aveva visto le donne frugare fra i mucchi di vestiario scartati e depositati sullo spiazzale in attesa di essere bruciati, per prendere maglie, giubbotti, pantaloni, scarpe e coperte appena lise o strappate che poi avrebbero riparato alla meglio e fatto indossare ai componenti della famiglia. Molti militari americani donavano capi di vestiario del tutto nuovi alle donne che lavavano la loro biancheria perché non erano tenuti, come avveniva e ancora oggi avviene per i nostri soldati, a restituire il capo di vestiario vecchio per averne in cambio uno nuovo. L’inglese era rimasto nauseato per la sporcizia dell’abitato e degli abitanti e non lo aveva nascosto a Vito, quando era andato alla sede del Comando per scaricare due fusti di vino da 7 quintali (quattro “some”). Vito era rimasto mortificato e non aveva saputo andare oltre questa giustificazione: ”questa è la conseguenza della guerra, che ha im-pedito il completamento della rete idrica e fognante.

Molte abitazioni sono ancora prive dei servizi igienici e la notte per le strade gira il carro botte per raccogliere gli escrementi, ma la gente si arrangia come può per lavarsi e la miseria impedisce di vestirsi e calzarsi adeguatamente!”.

- “Non è vero” - aveva risposto l’inglese, con disprezzo - “voi siete sporchi di natura, da secoli”.

Vito era tornato a casa pieno di rabbia e aveva pensato a lungo ad una possibile vendetta. L’occasione gli si era presentata una settimana più tardi. Vito era fermo davanti al forno situato in Viale Ferrovia (oggi Viale Papa Giovanni XXIII), non molto distante dal palazzotto nel quale aveva la sua sede il comando inglese e abbastanza vicino alla fontanella pubblica che si trova, ancora oggi, all’incrocio con Viale Regina Margherita. Egli, contando sul carattere abitudinario del Comandante, attendeva che scoccassero le cinque del pomeriggio. A quell’ora,dopo aver bevuto l’immancabile the, l’ufficiale, accompagna-to da un paio di ufficiali e sottufficiali era solito fare una passeggiata che lo portava prima a raggiungere la vecchia cabina elet- trica e poi, percorrendo la Circonvallazione fino all’incrocio con Via Stornarella, all’Edificio della Scuola Elementare, dov’erano alloggiati i soldati inglesi. Ter-minata la visita alla truppa, egli sarebbe sbucato sulla Piazza, da dove sarebbe tor-nato al Comando.

Alle cinque e qualche minuto di quel giorno tanto atteso, appena lo aveva visto uscire dal portone del Comando, Vito ave-va chiesto al fornaio, che si era offerto entusiasta di dargli una mano, di consegnar-gli la pagnotta di pane secco, ormai vecchio di tre giorni, che aveva acquistato in pre-cedenza, intenzionalmente coperta di cenere e frammenti di carbone e di farina. Essa, comunque, dopo la rappresentazione che si apprestava a fare, non sarebbe andata perduta perché l’avrebbe portata a casa per darla, come mangime, ai polli che Ta-nina allevava sulla terrazza. Imbevuta d’acqua, infatti, si sarebbe sbriciolata più facilmente e sarebbe risultata più appetibile per i polli.

Avutala, si era diretto verso la fontanella pubblica e, quando il Comandante inglese era giunto, col suo seguito, a pochi metri di distanza, egli aveva posto la pagnotta sotto il getto d’acqua, girandola e rigirandola per bagnarla in ogni sua parte, fermandosi di tanto in tanto, per asciugarla con panno pulito (in realtà quelle soste erano necessarie per evitare che la pagnotta si spappolasse prematuramente). Il Comandante aveva visto la pagnotta che veniva girata e rigirata sotto il getto dell’acqua e, incuriosito, gli aveva

chiesto, in un italiano stentato e scolastico, ma abbastanza comprensibile: “Signor Vito che sta facendo?”.

- “Non lo vede?” - aveva risposto Vito, con un lampo di malizia negli occhi e un accenno di sorriso di scherno sulle labbra-“sto lavando il pane appena sfornato”.

- “Voi lavate il pane appena uscito dal forno?” - aveva chiesto l’inglese sincera-mente meravigliato.

- “Certamente e non soltanto io. Tutti gli ortesi lo fanno. Perché, voi inglesi non lo fate?”.

- “Nessun inglese lava il pane!”.- “E lo mangiate così, come esce dal

forno, sporco di cenere e di pezzetti di carbone ,oltre che di farina bruciacchiata? Guardate com’è sporco questo panno che prima era bianco!” - Egli aveva mostrato il panno ormai sudicio e nerastro. Poi aveva continuato, implacabile, tirando fuori tutta la sua rabbia repressa: “Allora sudici siete voi! Noi ortesi saremo sporchi fuori, ma puliti dentro. Voi ,invece, siete puliti fuori, ma sporchi dentro, perché mangiate la spor-cizia che noi gettiamo via!”.

L’inglese era frastornato e aveva con-cluso, pensieroso:”forse debbo rivedere la mia opinione sui cittadini di questo paese”.

Il giorno dopo era partito per Foggia e quando si era seduto alla mensa aveva chiesto ad un cameriere che aveva portato in tavola un canestro pieno di pane affet-tato:”Scusate, ma questo pane è stato la-vato?”.

- “Certamente no, altrimenti si spap-pola”.

- “E invece si perché io ho visto quante porcherie c’erano sul pane non lavato. Por-tatemi una pagnotta intatta!”.

Il cameriere era abituato a non discutere con i clienti, in ossequio al detto “il cliente ha sempre ragione” e gli aveva portato una pagnottella intatta. Il colonnello l’aveva presa, era andato in cucina e l’aveva posta sotto il getto di un rubinetto. Naturalmente il risultato era stato disastroso e l’inglese era rimasto in mezzo alla stanza imbam-bolato. Allora era di nuovo intervenuto il cameriere che, pazientemente, gli aveva spiegato:“Noi laviamo il piano di cottura, prima di poggiarvi la pagnotta lievitata, cosparsa con un po’ di farina, ma non la-viamo il pane. Chi lo fa o è uno stupido o maneggia del pane raffermo da dare poi in pasto ai polli o ai maiali!”.

Solo allora il Comandante capì che Vito si era preso gioco di lui, facendo leva sulla sua ignoranza, esponendolo ad una figuraccia davanti a uno dei “nativi”, cosa che feriva profondamente il suo orgoglio “britannico”. Aveva masticato amaro e, ogni volta che incontrava Vito, girava la testa dall’altra parte.

Smise però di insultare gli ortesi per non dover ammettere, ogni volta, che forse erano più sporchi di lui, ma certamente erano più intelligenti.

(Fine)

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Il campo sportivo di Orta Nova per una volta non è stato protagonista di calci d'angolo, colpi di testa e gol, bensì di placcaggi, touche e mete. Infatti al Fanelli si è svolta la quinta giornata di Coppa Italia Seven Seniores di Rugby Femminile nel raggruppamento Campa-nia, disciplina che vede impegnata anche la compagine ortese del Primo Circolo Nicola Zingarelli quale unica rappresen-tante della provincia di Foggia. A scen-dere in campo sono state Antonella Mol-fese, Gemma Lacerenza, Isabella Cibelli, Francesca D’Aversa, Marcella Cavuoti, Stefania Severo, Valentina Tarullo, No-emi Guglielmo, Maria Pia Tudisco, Gra-zia Troito e Carlotta Vallario allenate dal mister Giuseppe Trapani. Le padrone di casa, in maglia biancoverde, si sono fronteggiate con Rugby Rende e Cus Molise nel campo A, mentre nel campo B si sono sfidate Amatori Torre del Gre-co, Rugby Vesuvio Napoli e Panthers Modugno Rugby Team, mostrando te-nacia e determinazione, sospinte da un pubblico caloroso e festante. Nei primi due incontri, l'Orta Nova ha pareggiato

contro Rende (1-1, meta di Cibelli) e superato 3-2 il Molise (2 mete della capitana Molfese e 1 di Guglielmo), giungendo così seconde nel mini-girone. Successivamente però sono state battute dalle Panthers per ben 8-1 (meta di Gu-glielmo), concludendo così la giornata al quinto posto in attesa dell'ufficia-lizzazione da parte della Federazione.

Al termine degli “ingaggi”, non po-teva mancare il tradizionale terzo tempo all'insegna del fairplay e di un gustoso

buffet offerto dagli sponsor, momento in cui le atlete e tutti gli addetti ai lavori si sono scambiati i complimenti e con-sigli di gioco. Soddisfazione è stata espressa a fine gara dal mister delle or-tesi, Trapani: “Siamo felici di aver por-tato nel nostro paese la realtà del rugby: vedere oggi così tanta gente sugli spalti ci rende orgogliosi e ci fan ben sperare in un futuro con sempre più giovani pronti ad avvicinarsi a questo sport dai sani principi etici e sportivi.”

Rocco Roggia ventinovenne impren-ditore ortese, con un trascorso sin da bambino per la passione delle due ruote, gestisce un punto vendita del marchio più prestigioso del mondo ciclistico: la Bianchi. Appena ottenuto il diploma da geometra, Rocco preferì non abbandonare Orta Nova, ma di coronare un suo sogno: quello di aprire un negozio di vendita

e di assistenza per le due ruote. Domanda: Perchè la scelta sul mar-

chio Bianchi?Risposta: Devo confessarti che sono

affascinato dalla storia della più antica e sicuramente più importante casa italiana per la produzione di biciclette, nata nel 1885 a Milano e fondata da Edoardo Bianchi, allora solo ventenne. Orfano

di padre venne accolto all'età di quattro anni dai Martinitt, un istituto milanese dove ebbe la possibilità di ricevere una istruzione nel campo della meccanica. Si sdebiterà destinando a questo istituto, sino al termine della sua vita, una percen-tuale dei profitti della sua azienda. Da non dimenticare che sotto l’ottica agoni-stica hanno corso per la Bianchi campioni come Pélissier, Bottecchia, Girardengo, Coppi, Gimondi, e Marco Pantani, questi sono una piccola parte.

D: Chi sono i tuoi clienti?R: La mia clientela è formata da

un buon 70% di ciclamatori e un 30% di semplici cittadini. I primi chiedono sempre il meglio sia nell'acquisto che nell'assistenza. La passione delle due ruote è sicuramente lo sport preferito dagli ortesi.

D.: La Bianchi è tra gli sponsor di qualche evento ciclistico?

R: Si, la casa ciclistica bergamasca è partnership della 4 Colli dei Monti Dau-ni e sicuramente sarà presente ad altri avvenimenti agonistici delle due ruote sul nostro territorio.

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Non c'e Pasqua senza uovaLa Pasqua é il momento più im-

portante per la quasi totalità delle dottrine religiose, perché si celebra il rito e il mistero della morte e resur-r e z i o n e d i G e s ù Cristo. Il periodo pasquale é preceduto da l la Quares ima, periodo di 40 giorni che comincia con il mercoledì delle ce-neri. Nei primissimi tempi del cristiane-simo la Resurrezione di Cristo era ricordata ogni sette giorni, la domenica. Successi-vamente, però, la Chiesa cristiana de-c i se d i ce leb ra re questo evento solo una volta all'anno.

A questa decisione diverse corren- ti religiose si scontrarono nello sta-bilire il momento della celebrazione. Nacquero così, nel mondo cristiano, delle gravi controversie, che si risol-sero soltanto con il concilio di Nicea (325), in cui si decise che la Pasqua dovesse essere celebrata da tutta la cristianità nello stesso giorno. Il com-pito di stabilire, ogni anno, tale giorno fu affidato alla Chiesa di Alessandria, ma successivamente, nel 525, la Pa-squa venne fissata fra il 22 marzo e il 25 aprile. Oggi, la data si calcola scientificamente, basandosi sull'equi-nozio di primavera e la luna piena.

Ancora oggi però, la data della Pasqua presso le Chiese ortodosse, solitamente non coincide con quella della Chiesa cattolica, perché le Chiese ortodosse utilizzano un calen-dario lievemente diverso da quello gregoriano, così spesso la festa è celebrata dopo la data fissata per la cattolicità.

Si è proprio vero: “Non c'e Pasqua senza uova”, così recita una massima popolare: perché questo alimento è simbolo della vita che si rinnova, l'essenza stessa della primavera, della

fertilità della terra: non a caso gli ingredienti base della cucina di Pa-squa sono costituiti in massima parte da uova, agnelli o capretti, erbe fre-

sche ed ortaggi, tutti simboli del rin-novarsi della stagione. La Pasqua, cosi come le altre feste religiose, ha i suoi dolci tipici che celebrano ritual-mente questa grande ricorrenza, di-versificandosi però a seconda della cultura e della storia locale, in modo tale che oggi nella sola Italia esistono centinaia di dolci e ricette dedicate a questa festività.

La cucina pasquale ortese e dell’intera Capitanata festeggia pro-ponendo delle gustosissime pietanze e dolci caratteristici: dai carboncelli con le uova, all’agnello al forno, al picciriello il tipico pane pasquale, alla squarcella.

Negli anni scorsi vi ho proposto alcune ricette tipiche del territorio, beh per questa Pasqua voglio omag-giarvi di un piatto tipico pugliese e per dolce la tipica Squarcella.

La Fricassea d’agnelloLa fricassea d'agnello è un piatto

classico delle festività pasquali, potete accompagnarlo con un contorno di piselli o anche di carote, che creeran-no un piacevole contrasto cromatico.

Ingredienti: 500 gr. di agnello,

2 cipolle medi, 500 gr. piselli, 3 uo-va, 50 gr. pecorino grattugiato, 1 bicchiere vino bianco secco, 4 cuc-chiai di olio di oliva extravergine, 4 ciuffi prezzemolo, sale q.b., pepe qb.

Affettare le cipolle e rosolarle nell'olio a fuoco medio in una casse-ruola che possa poi andare in forno. Unire i pezzi di agnello e rosolarli

bene su tutti i lati. Ba-gnare con il vino bianco e passare in forno già scaldato a 180°C. Dopo circa 30 minuti unire i piselli. Salare, pepare e chiudere con un co-perchio o con un foglio d'alluminio. Proseguire la cottura per un'altra mezz'ora. Raccogliere in una tazza le uova sgu-sciate, il prezzemolo tritato. Spolverare di pepe e sba t te re per amalgamare.

Estrarre la casseruo-la dal forno, scoper-c h i a r l a e c o p r i r e l'agnello con la crema

di uova senza mescolare. Rimettere in forno per non più di 3 minuti fin-ché l'uovo comincia a rapprendersi. Servire subito.

SquarcelleIngredienti: 500 gr. farina, 1/2

bustina lievito per dolci, 100 gr. zuc-chero, un pizzico ammoniaca, 70 gr.olio di oliva extravergine, 1 busti-na vaniglia, 2 uova glassa.

Mettete la farina a fontana sul ta-volo da lavoro. Nel centro mettete lo zucchero, le uova e impastate. Ag-giungete la bustina di vaniglia, l'olio, il lievito per dolci, l'ammoniaca e amalgamate il tutto servendosi, se necessario, di un po' di latte. Nel frat-tempo ungete una teglia con dell'olio e spolveratela di farina. Prendete l'impasto e posizionatelo nella teglia dandogli la forma desiderata. Infor-nate e una volta completata la cottura ricoprite il dolce con la glassa e i piccoli confettini. Nella composizione della squarcella ampio spazio alla creatività per le forme, non dimenti-care di aggiunger dei piccoli ovetti di cioccolata.

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Michele FerriEditori e tipografi in CapitanataPag. 888 - Claudio Grenzi Editore

La Capitanata, al pari di altre province pugliesi, non si è distinta per la presenza di tipografie stabili e durature iniziative edi-toriali nei primi secoli della stampa, anche se non sono mancati dei prototipografi nativi di questa provincia, i quali, in ogni caso, hanno operato altrove: si pensi a Octavianus de Manfridonia, che operò a Cosenza, e al sanseverese Alessandro Minuziano, che si affermò a Milano. Nel corso dell’Ottocento, invece, si assiste a un rapido progresso dell’arte della stampa anche in Capitanata, per la presenza, a Lucera, San Severo, Ce-rignola, Bovino, di validi tipografi prove-nienti dalla Sicilia, dal Piemonte, dall’Emilia e dalla Campania. Un esponente di spicco dell’arte tipografica foggiana fu l’incisore Saverio Pollice, formatosi a Napoli e in altri

centri della penisola. La presente ricerca è nata dall’esigenza di documentare l’attività editoriale e la produzione a stampa in Ca-pitanata dal XVII secolo al 1950. Insieme con le sporadiche iniziative di librai-editori, è emersa soprattutto l’attività ‘editoriale’ dei tipografi. Pertanto, sono stati ricostruiti gli annali delle tipografie della provincia attraverso la ricerca del materiale a stampa e quindi la compilazione di schede biblio-grafiche con l’indicazione dei libri e dei periodici presenti in varie biblioteche pub-bliche e private della provincia, nonché in biblioteche italiane e, in qualche caso, stra-niere. Dopo la ricostruzione degli annali tipografici è stato compilato un catalogo-repertorio di tutto il materiale a stampa re-perito. Tra i titoli figura anche il cosiddetto materiale minore, il cui inserimento nel ca-talogo ha risposto alla necessità di registrare la produzione di ogni tipografia e di offrire allo studioso documenti potenzialmente utili per la ricerca storica soprattutto in ambito locale. Sono state finora reperite alcune migliaia di titoli di libri, opuscoli e periodici attraverso l’esame dei fondi librari e dell’emeroteca della Biblioteca Provinciale di Foggia, in primo luogo, e di numerose altre biblioteche pubbliche o aperte al pub-blico, nonché di raccolte private, presenti soprattutto nel territorio provinciale.

Duilio PaianoQuando a scuola andavo in bicicletta.

Edizioni del Rosone

Una sorprendente avventura umana che ha inizio nei luoghi sacri della Prima Guerra mondiale. La vicenda umana e professionale di una donna diventa occasione per una rapida carrellata sulle abitudini e gli stili di vita, la società, le tradizioni e la cultura del XX secolo, in Capitanata e non solo

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