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L'Italia e l'economia digitale Discussione aggiunta da Fabio Colasanti il 23 Settembre 2014 Il Circolo di Bruxelles aveva organizzato per oggi a pranzo un'incontro con il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli per parlare del ritardo che l'Italia ha nell'utilizzo delle tecnologie digitali. Esiste un consenso fra tutti gli analisti sul fatto che uno dei fattori responsabili per le difficoltà economiche italiane degli ultimi quindici/venti anni sia il ritardo nell'utilizzo delle tecnologie digitali da parte del governo, delle imprese e dei cittadini ed il sottosegretario avrebbe voluto discutere della situazione e delle iniziative che il governo attuale sta sviluppando per rimediare a questa situazione. Mi era stato chiesto di fare gli "onori di casa" ed avevo preparato alcuni grafici perché tutti i partecipanti all'incontro e alla discussione avessero le stesse informazioni di base. Stamattina però, il sottosegretario Giacomelli ha annullato l'incontro dovendo essere di ritorno a Roma più presto del previsto. Propongo alla nostra discussione i grafici che avevo preparato. Il primo è un grafico che mostra quanto poco gli italiani utilizzino l'internet. Siamo uno dei paesi con il più alto numero di persone che non hanno mai utilizzato l'internet. Peggio di noi stanno solo la Turchia, la Bulgaria, la Romania e la Grecia. Siamo anche tra gli ultimi nell'acquisto di merci e servizi on line. Un'utilizzazione inferiore di questa possibilità si riscontra solo in Bulgaria e Romania. Dopo i rumeni, siamo quelli che interagiscono di meno on line con la pubblica amministrazione. Ma anche le nostre imprese utilizzano molto poco l'internet per offrire beni e servizi on line. Peggio di noi sta solo la Bulgaria. Del resto il numero di famiglie che hanno un collegamento internet a casa è basso. Ne abbiamo meno, in percentuale della popolazione, della Polonia o della Spagna. Ancora più basso è il numero delle famiglie che ha questo collegamento in banda larga. Qui perfino il Portogallo sta meglio di noi. Quando poi si passa a linee moderne, ossia con capacità di download di almeno 30 Megabit per secondo, la situazione diventa catastrofica: siamo gli ultimi in Europa. Esiste un'impresa che offre la possibilità di vedere film on line e che ha un successo enorme nel mondo: Netflix (negli Stati Uniti un terzo di tutto il traffic internet è dovuto alla trasmissione dei suoi contenuti). Questa società offre i suoi film in moltissimi paesi europei, ma non ancora in Italia. Una delle ragioni principali è che le nostre reti non permetterebbero alla maggioranza degli italiani di scaricare i suoi film ! Di chi è la colpa di questa situazione? Le ragioni sono tante, ma a prima vista, questo non è dovuto ad una insufficienza di investimenti delle società di telecomunicazioni italiane: queste investono una percentuale dei loro ricavi che è di poco superiore alla media europea. Il problema è che i loro ricavi sono bassi, perché non c'è domanda.

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L'Italia e l'economia digitale Discussione aggiunta da Fabio Colasanti il 23 Settembre 2014

Il Circolo di Bruxelles aveva organizzato per oggi a pranzo un'incontro con il sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli per parlare del ritardo che l'Italia ha nell'utilizzo delle tecnologie digitali. Esiste un consenso fra tutti gli analisti sul fatto che uno dei fattori responsabili per le difficoltà economiche italiane degli ultimi quindici/venti anni sia il ritardo nell'utilizzo delle tecnologie digitali da parte del governo, delle imprese e dei cittadini ed il sottosegretario avrebbe voluto discutere della situazione e delle iniziative che il governo attuale sta sviluppando per rimediare a questa situazione. Mi era stato chiesto di fare gli "onori di casa" ed avevo preparato alcuni grafici perché tutti i partecipanti all'incontro e alla discussione avessero le stesse informazioni di base. Stamattina però, il sottosegretario Giacomelli ha annullato l'incontro dovendo essere di ritorno a Roma più presto del previsto. Propongo alla nostra discussione i grafici che avevo preparato. Il primo è un grafico che mostra quanto poco gli italiani utilizzino l'internet. Siamo uno dei paesi con il più alto numero di persone che non hanno mai utilizzato l'internet. Peggio di noi stanno solo la Turchia, la Bulgaria, la Romania e la Grecia. Siamo anche tra gli ultimi nell'acquisto di merci e servizi on line. Un'utilizzazione inferiore di questa possibilità si riscontra solo in Bulgaria e Romania. Dopo i rumeni, siamo quelli che interagiscono di meno on line con la pubblica amministrazione. Ma anche le nostre imprese utilizzano molto poco l'internet per offrire beni e servizi on line. Peggio di noi sta solo la Bulgaria. Del resto il numero di famiglie che hanno un collegamento internet a casa è basso. Ne abbiamo meno, in percentuale della popolazione, della Polonia o della Spagna. Ancora più basso è il numero delle famiglie che ha questo collegamento in banda larga. Qui perfino il Portogallo sta meglio di noi. Quando poi si passa a linee moderne, ossia con capacità di download di almeno 30 Megabit per secondo, la situazione diventa catastrofica: siamo gli ultimi in Europa. Esiste un'impresa che offre la possibilità di vedere film on line e che ha un successo enorme nel mondo: Netflix (negli Stati Uniti un terzo di tutto il traffic internet è dovuto alla trasmissione dei suoi contenuti). Questa società offre i suoi film in moltissimi paesi europei, ma non ancora in Italia. Una delle ragioni principali è che le nostre reti non permetterebbero alla maggioranza degli italiani di scaricare i suoi film ! Di chi è la colpa di questa situazione? Le ragioni sono tante, ma a prima vista, questo non è dovuto ad una insufficienza di investimenti delle società di telecomunicazioni italiane: queste investono una percentuale dei loro ricavi che è di poco superiore alla media europea. Il problema è che i loro ricavi sono bassi, perché non c'è domanda.

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Risposto da Maria Teresa Calà su 23 Settembre 2014 a 15:47 Lavoro molto interessante Fabio, ho letto il tuo post stamattina all'ora di pranzo tutti i telegiornali davano notizia che il Presidente del Consiglio Renzi affrontava questo argomento con i giovani italiani in America. Poi la sig.ra Merkel in un'assemblea, la quale oltre a ripetere che nn è disponibile a ulteriori sforamenti sul debito ha parlato dell'economia digitale

Risposto da giorgio varaldo su 23 Settembre 2014 a 22:12

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grazie fabio. in questo momento meno male che non c'è collegamento audi altrimenti si udirebbero le peggiori parolacce in tutti i dialetti italiani e qualche lingua straniera. motivo? qui a moimacco (dopo inenarrabili vicissitudini per aver la linea telefonica fissa risolta col il classico sistema meridionale dell'umma umma ) ho alice nominalmente lavorante a 7 M/bsec in pratica lavora a 5-5,5 in download dopo aver letto il post di fabio cerco fra i fornitori di servizio internet veloce quello che sembra il migliore e che nella pubblicità dichiara di offrire 100 M/bsec (fastweb) dopo aver verificato la disponibilità di fastweb gentile cliente lei potrà disporre di un collegamento sino a 6 M/bsec..meno di quanto ho ora... in compenso quando sono al paese (comune di bordano) niente ADSL ne copertura wi-fi con chiavetta. beh parolaccia più parolaccia meno già che ci sono mi tolgo un altro sasso nella scarpa. la regione friuli ha finanziato con i comuni l'installazione di antenne wi-fi in modo da fornire una copertura gratuita alle zone attualmente non coperte da ADSL, qui nel comune di moimacco (giunta civica di destra che ha avuto il nostro sostegno attivo) sono già state installate 2 antenne e la terza è prossima. fra i comuni del gemonese l'unico comune che non ha aderito è quello di bordano.. e chi lo governa? ma che domande una lista civica ispirata al PD!

Risposto da Fabio Colasanti su 23 Settembre 2014 a 22:50 Giorgio, Come ha fatto osservare Maria Teresa, Renzi in America ha dichiarato che i nuovi lavori verranno dalle tecnologie ambientali e dalle nuove tecnologie digitali. Speriamo, ma di fronte a dati come quelli che ho pubblicato è difficile essere ottimisti. Se vogliamo, la situazione che abbiamo nelle tecnologie digitali è una buona cartina di tornasole per il nostro atteggiamento nei confronti della ricerca, dell'innovazione, delle nuove possibilità che offrono le tecnologie. Ripeto una cosa che ho detto tante volte e che fa arrabbiare alcuni nel circolo: la maggioranza degli italiani non si preoccupa delle tecnologie digitali (e delle discipline scientifiche, della ricerca, dell'innovazione, del progresso tecnico, ecc.) perché la sua visione del mondo è circoscritta ad un borgo storico italiano dove tanti vorrebbero poter vivere in un "buen retiro" eno-gastronomico.

Risposto da Maria Teresa Calà su 24 Settembre 2014 a 11:46 Caro giorgio, nn sai come il leggere questo punto tratto dal tuo discorso mi fa provare un senso di distacco fra me e il mio partito o per lo meno di questo apparato vetusto incapace di rinnovarsi, che all'idea di vedersi sfilare la sedia, si sta comportando in maniera livorosa e vendicativa contro chi ha ereditato tanta inefficienza e connivenza che hanno portato insieme alla reggenza berlusconiana alla situazione attuale(+ tutto il resto). Potremmo noi augurare che cambi a bordano l'attuale reggenza ispirata al PD?? No, ma che cambino le persone del PD, capaci di un pensiero critico e progressista adeguato al periodo storico e alle realtà territoriali e alle moderne richieste dei cittadini. L'idea del borgo nn è male e neanche l'eno-gastronomia accompagnata dalla moderna tecnologia dalla ricerca e dall'innovazione: in Italia nn ci puoi togliere il buon cibo già ci hanno tolto tutto...... :))))))))))) ridi insieme a me Vi stimo e vi leggo Nel frattempo Caro Fabio sono d'accordo con te, ma io so usare il computer perché ho una curiosità innata, perché lo avevo a casa, a scuola avevo fatto un corso breve di aggiornamento così ho iniziato a sperimentarlo, mi costruivo schede per le attività dei miei alunni, ho fatto sì che i miei alunni usassero quei pochi computer che erano a scuola. Ma molte mie colleghe erano totalmente negate all'utilizzo della nuova tecnologia, sto parlando delle mie coetanee o poco più giovani (le nuove insegnanti sono preparate in tal senso). L'Italia è un paese di anziani , spesso con pensioni minime che nn

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hanno a disposizione mezzi tecnologici e se ce li hanno li usano poco perché nn sanno cosa farci, se nn giocare con i solitari :)))). Per fortuna nn tutti gli anziani sono così ahahaha..... vedi me. a proposito di Renzi e del suo intervento ti posto se nn lo hai ancora letto questo articolo in cui ha spiazzato tutti http://www.repubblica.it/politica/2014/09/22/news/e_sulla_fuga_dei_... giorgio varaldo ha detto: fra i comuni del gemonese l'unico comune che non ha aderito è quello di bordano.. e chi lo governa? ma che domande una lista civica ispirata al PD! Fabio colasanti ha detto: Come ha fatto osservare Maria Teresa, Renzi in America ha dichiarato che i nuovi lavori verranno dalle tecnologie ambientali e dalle nuove tecnologie digitali. Speriamo, ma di fronte a dati come quelli che ho pubblicato è difficile essere ottimisti. Se vogliamo, la situazione che abbiamo nelle tecnologie digitali è una buona cartina di tornasole per il nostro atteggiamento nei confronti della ricerca, dell'innovazione, delle nuove possibilità che offrono le tecnologie. Ripeto una cosa che ho detto tante volte e che fa arrabbiare alcuni nel circolo: la maggioranza degli italiani non si preoccupa delle tecnologie digitali (e delle discipline scientifiche, della ricerca, dell'innovazione, del progresso tecnico, ecc.) perché la sua visione del mondo è circoscritta ad un borgo storico italiano dove tanti vorrebbero poter vivere in un "buen retiro" eno-gastronomico.

Risposto da Fabio Colasanti su 25 Settembre 2014 a 19:13 Eppure per migliorare la situazione si potrebbero utilizzare i fondi strutturali. L'Ue cerca anche di aiutare ad utilizzarli: http://www.key4biz.it/News/2014/09/25/Policy/Banda_Ultra_Larga_Conn...

Risposto da Cristina Favati su 25 Settembre 2014 a 19:24 I corsi che a Genova dovevano partire per dare un'opportunità ai giovani di diventare esperti in materia non sono neppure partiti per mancanza di iscritti. Erano solo in 3, perché le istituzioni non li hanno pubblicizzati. Bando a gennaio, bello nascosto perché nessuno lo vedesse, e a luglio risposta a mio figlio che non sarebbero iniziati. Tutto rimandato a tempo indeterminato, cioè a mai. Fabio Colasanti ha detto: Eppure per migliorare la situazione si potrebbero utilizzare i fondi strutturali. L'Ue cerca anche di aiutare ad utilizzarli: http://www.key4biz.it/News/2014/09/25/Policy/Banda_Ultra_Larga_Conn...

Risposto da Fabio Colasanti su 25 Settembre 2014 a 19:28 Cristina, proprio per questo la Commissione ha pubblicato la guida menzionata nell'articolo per spiegare come utilizzare i fondi per progetti di banda larga (ma tutti preferiscono strade, ponti, porticcioli e cose simili; si resta sulla cose che si conoscono). Cristina Favati ha detto: Il problema è che nessun ente statale sa usare fondi Ue e neppure si impegna a volerlo fare. Fabio Colasanti ha detto: Eppure per migliorare la situazione si potrebbero utilizzare i fondi strutturali. L'Ue cerca anche di aiutare ad utilizzarli: http://www.key4biz.it/News/2014/09/25/Policy/Banda_Ultra_Larga_Conn...

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 27 Settembre 2014 a 13:54 Fabio, grazie per la segnalazione; ho letto che per questo tipo di progetti è previsto anche l'aiuto di strutture europee nella ricerca fondi e tipo di finanziamenti, anche aiuti di Stato; proposte di progetti da inviare alla Commissione Europea entro il 15 Ottobre 2014; ho girato l'informazione a tutti gli enti della zona, speriamo in bene! http://ec.europa.eu/italy/news/2014/20140710_finanziamenti_banda_la...

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Ottobre 2014 a 10:40 Dal Sole24Ore di oggi:

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Risposto da giorgio varaldo su 13 Ottobre 2014 a 11:10 grazie fabio e giampaolo inviato anche io al comune di bordano Giampaolo Carboniero ha detto: Fabio, grazie per la segnalazione; ho letto che per questo tipo di progetti è previsto anche l'aiuto di strutture europee nella ricerca fondi e tipo di finanziamenti, anche aiuti di Stato; proposte di progetti da inviare alla Commissione Europea entro il 15 Ottobre 2014; ho girato l'informazione a tutti gli enti della zona, speriamo in bene! http://ec.europa.eu/italy/news/2014/20140710_finanziamenti_banda_la...

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Ottobre 2014 a 23:09 Giorgio apprezzerà. http://www.key4biz.it/causeries-carta-dei-diritti-web-unaltra-occas... http://www.corriere.it/tecnologia/cyber-cultura/14_ottobre_13/nuova...

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Ottobre 2014 a 23:50 Il nostro paese si conferma essere quello che è. Non cambieremo mai. Siamo un popolo che non riesce a riconciliare alti ideali e realtà concreta. Siamo l'unico paese, secondo la sua costituzione, "Fondato sul lavoro". Eppure siamo, con l'eccezione di Malta, il paese con la più bassa percentuale di persone che hanno effettivamente un lavoro. Oggi, abbiamo presentato in pompa magna agli altri paesi europei una proposta per una Costituzione dell'internet, una carta dei diritti dell'internet. Eppure siamo il paese dove le reti di nuova generazione sono le meno sviluppate in tutta l'Europa (qui non ci sono eccezioni, siamo veramente gli ultimi, veniamo anche dopo la Grecia e Cipro; guardare l'ultimo dei grafici che ho postato nell'introduzione a questa discussione). Siamo anche uno degli ultimi paesi in termini di uso effettivo dell'internet. Ma per fortuna abbiamo una grande tradizione giuridica e istituzionale. E invece di presentare delle proposte per doverci vergognare un po' di meno del nostro bassissimo uso dell'internet e delle tecnologie digitali, facciamo una fuga in avanti sensazionale e proponiamo ai paesi che l'internet la usano davero una serie di principi per l'Internet che li invitiamo a seguire. Forse lo facciamo anche perché non siamo al corrente di tutte le discussioni già in corso a livello mondiale dal Vertice dell'Onu sulla società dell'informazione del 2003 e del 2005 fino alle tante riunioni annuali dell'IGF (Internet Governance Forum). Il professor Mannoni, di cui ho postato l'opinione, è una persona che spesso esagera. Ma devo dire che questa volta condivido il suo giudizio sul documento proposto. Si tratta di una bella collezione di grandi principi, esposti in maniera generale e che, in tantissimi casi, sono impossibili da applicare. Ma da quando mai qualcuno nel nostro paese si è preoccupato di adottare norme che possano funzionare nella vita pratica? L'importante è che gli alti principi siano enunciati. Una volta che l'abbiamo fatto possiamo poi essere soddisfatti di aver fatto il nostro dovere e ritornare a vivere nella realtà quotidiana dei collegamenti saltuari che Giorgio ha in Friuli e in quella di mia sorella a Spoleto che non può avere l'ADSL. Per quello che vale, riporto qui il documento presentato oggi dalla Boldrini e da Grasso ai rappresentanti degli altri 27 paesi dell'Unione europea. Ma sono molto triste.

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La carta dei diritti di internet Preambolo Internet ha contribuito in maniera decisiva a ridefinire lo spazio pubblico e privato, a strutturare i rapporti tra le persone e tra queste e le Istituzioni. Ha cancellato c nuove di produzione e utilizzazione della conoscenza. di intervento diretto delle persone nella sfera pubblica. Ha to ’ g zz z del lavoro. p aperta e libera. Internet deve essere considerata come una risorsa globale e che risponde al criterio della universalita. ’ gg g elevata la tutela costituzionale dei dati personali, esplicitamente riconosciuta ’ 8 della Carta dei diritti fondamentali, che costituisce il riferimento necessario per una specificazione dei principi riguardanti il funzionamento di Internet, anche in una prospettiva globale. Questa Dichiarazione dei diritti g g z g di ogni persona. g z z z z si e della sorveglianza, del controllo e della selezione sociale. g z importante per ’ g zz z delle persone e dei gruppi e come uno strumento essenziale per promuovere la partecipazione individuale e collettiva ai processi democratici e ’ g g z sostanziale. I principi riguardanti Internet tengono conto anche del suo configurarsi come uno spazio economico che rende possibili innovazione, corretta competizione e crescita in un contesto democratico. z strumento indispensabile per dare fondamento costituzionale a principi e diritti nella dimensione sovranazionale. 1 - Riconoscimento e garanzia dei diritti Sono garantiti in Internet i diritti fondamentali di ogni persona riconosciuti dai documenti internazionali, dalla Carta dei diritti fondamentali ’ Europea, dalle costituzioni e dalle leggi. ’ nella dimensione della Rete. g ’ g g z di ogni persona, che costituiscono i principi in base ai quali si effettua il bilanciamento con altri diritti. 2 - Diritto di accesso g g z tecnologicamente adeguate e aggiornate che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale. Il diritto fondamentale di z di collegamento alla Rete. ’ di scelta per quanto riguarda sistemi operativi, software e applicazioni. ’ tut g g g g – – ’ delle persone con disabilita. 3 - Neutralità della rete Ogni persona ha il diritto che i dati che trasmette e riceve in Internet non subiscano discriminazioni, restrizioni o interferenze in relazione al mittente, ricevente, tipo o contenuto dei dati, dispositivo utilizzato, applicazioni o, in generale, legittime scelte delle persone. z ’ dei diritti fondamentali della persona. generativa di Internet anche in riferimento alla produzione di innovazione. Assicurano ai messaggi e alle loro applicazioni di viaggiare online senza discriminazioni per i loro contenuti e per le loro funzioni. 4 - Tutela dei dati personali Ogni persona ha diritto alla protezione dei dati che la riguarda g g e riservatezza. ’ di una persona e comprendono anche i dati identificativi dei dispositivi e le loro ulteriori elaborazioni, come quelle legate alla produzione di profili. z z e, in ogni caso, prevale il diritto di ogni persona ’ z informativa. I dati possono essere raccolti e trattati solo con il consenso effettivamente informato della persona interessata o in base a altro fondamento legittimo previsto dalla legge. in via di principio revocabile. Per il trattamento di dati sensibili la gg prevedere che il consenso della persona interessata debba essere accompagnato da specifiche autorizzazioni. costituire una base legale per il trattamento quando vi sia un significativo squilibrio di potere tra la persona interessata e il soggetto che effettua il trattamento. ’ anche indirettamente discriminatorie. 5 - Diritto ’ z informativa

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Ogni persona ha diritto di accedere ai gg g ’ g z z previste dalla legge. g tecniche di trattamento dei dati che la riguardano. Le raccolte di massa di dati personali possono essere effettuate solo nel rispetto dei principi e dei diritti fondamentali. La conservazione dei dati deve essere limitata al tempo necessario, tenendo conto del pr e del diritto ’ z della persona interessata. 6 - Inviolabilità dei sistemi e domicili informatici z ’ zz z ’ g z gg vietato ’ a z ’ ettazione di qualsiasi forma di comunicazione elettronica. 7 - Trattamenti automatizzati Nessun atto, provvedimento giudiziario o amministrativo, decisione comunque destinata ad incidere in maniera significativa nella sfera delle persone possono essere zz ’ . 8 - Diritto ’ g z g gg in Rete. z g z essere sottratta ’ e alla conoscenza ’ . ’ di algoritmi e di tecniche probabilistiche deve essere portato a conoscenza delle persone interessate, che in ogni caso possono opporsi alla costruzione e alla diffusione di profili che le riguardano. Ogni persona ha diritto di fornire solo i dati strettamente necessari per ’ di obblighi previsti dalla legge, per la fornitura di beni e servizi, per ’ alle piattaforme che operano in Internet. z ’ in Internet da parte ’ z pubblica deve essere accompagnata da adeguate garanzie. 9 - Anonimato g civili e politiche senza subire discriminazioni o censure. Limitazioni possono essere previste solo quando siano giustificate ’ g z di tutelare un interesse pubblico e risultino necessarie, proporzionate, fondate sulla legge e nel rispetto dei caratteri propri di democratica. gg ’ g z ’ z g g e i diritti di altre persone. 10 - Diritto ’ g z g rilevanza. Il diritto ’ non p ’ z z democratica. essere esercitato dalle persone note o alle quali sono z g z ’ svolta o alle funzioni pubbliche esercitate. z g stata accolta, c g ’ giudiziaria per garantire ’ pubblico ’ z . 11 - Diritti e garanzie delle persone sulle piattaforme I responsabili delle piattaforme digita e correttezza nei confronti di utenti, fornitori e concorrenti. Ogni persona ha il diritto di ricevere informazioni chiare e semplificate sul funzionamento della piattaforma, a non veder te in modo arbitrario le c z o discriminazioni ’ . Ogni persona deve in ogni caso essere informata del mutamento delle condizioni contrattuali. In questo caso ha diritto di interrompere il rapporto, di avere copia dei dati che la riguardano in forma interoperabile, di ottenere la cancellazione dalla piattaforma dei dati che la riguardano. Le piattaforme che operano in Internet, qualora si presentino come servizi essenziali per la vita ’ z z g z di condizioni contrattuali, delle loro principali tecnologie, funzioni e dati verso altre piattaforme. 12 - Sicurezza in rete

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zz g ’ g delle infrastrutture e la loro tutela da attacchi esterni, e come interesse delle singole persone. Non sono ammesse limitazioni della z g g delle persone da abusi connessi a comportamenti negativi, quali ’ ’ alla discriminazione e alla violenza. 13 - Diritto ’ z Ogni perso necessarie per utilizzare Internet in modo consapevole e attivo. z g ’ del diritto di accesso e della tutela delle persone. z educative rivolte alle persone, al sistema scolastico e alle imprese, con specifico riferimento alla dimensione intergenerazionale. ’ fondam g g di crescita individuale e collettiva; il riequilibrio democratico delle differenze di potere sulla Rete tra attori economici, Istituzioni e cittadini; la prevenzione d z altrui. 14 - Criteri per il governo della rete Ogni persona ha diritto di vedere riconosciuti i propri diritti in Rete sia a livello nazionale che internazionale. Internet richiede regole conformi alla sua dimensione universale e sovranazionale, volte alla piena attuazione dei principi e diritti prima indicati, per garantire il suo carattere aperto e democratico, impedire ogni forma di discriminazione e evitare che la sua disciplina dipenda dal potere esercitato da soggetti dotati di maggiore forza economica. La costruzione di un sistema di regole deve tenere conto dei diversi livelli territoriali (sovranazionale, nazionale, regionale), delle opportunita offerte da f g z g z soggetti che operano in Rete, promuovendone il coinvolgimento in forme che garantiscano la partecipazione diffusa di tutti gli interessati. Le istituzioni pubbliche adottano strumenti adeguati per garantire questa forma di partecipazione. g ’ z sottoposta a valutazione di impatto ’ digitale. g z ’ alle informazioni pubbliche, la rappresentanza dei soggetti interessati. ’ ed il riutilizzo dei dati generati e detenuti dal settore pubblico debbono essere garantiti e potenziati. z z z indispensabile per garantire effettivamente il rispetto dei criteri indicati, anche attraverso una valutazione di conformi delle nuove norme ai principi di questa Dichiarazione.

Risposto da giorgio varaldo su 14 Ottobre 2014 a 7:36 dalla posta certificata del comune di bordano ricevuta di avvenuta consegna ed ora aspettiamo ricevuta di avvenuta lettura giorgio varaldo ha detto: grazie fabio e giampaolo inviato anche io al comune di bordano Giampaolo Carboniero ha detto: Fabio, grazie per la segnalazione; ho letto che per questo tipo di progetti è previsto anche l'aiuto di strutture europee nella ricerca fondi e tipo di finanziamenti, anche aiuti di Stato; proposte di progetti da inviare alla Commissione Europea entro il 15 Ottobre 2014; ho girato l'informazione a tutti gli enti della zona, speriamo in bene! http://ec.europa.eu/italy/news/2014/20140710_finanziamenti_banda_la...

Risposto da Maria Teresa Calà su 14 Ottobre 2014 a 8:55 Smart city e smart energy: entro il 2020 grazie ’ z energetica 1 milione di nuovi posti di lavoro, risparmi per 90 miliardi di euro e tagli delle emissioni nocive del 70% secondo gli analisti Avvenia http://www.key4biz.it/efficienza-energetica-entro-2020-mln-posti-in...

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 14 Ottobre 2014 a 14:42 Vero Maria Teresa, ma tutto ciò si potrà ottenere solo se cominciamo ad adottare una serie di politiche adeguate allo scopo e non, p.e., accontentarsi di dichiarazioni di alti principi, come nel caso della proposta raccontata da Fabio riguardol'agenda digitale.

Risposto da giorgio varaldo su 14 Ottobre 2014 a 15:35 quando negli anni 80 si è iniziato a discutere di terziario sembrava che il manifatturiero fosse divenuto di colpo obsoleto. per una economia moderna le fabbriche rumorose ed anche maleodoranti da relegare al terzo mondo sostituite da uffici lindi moderni comodi nei quali generazioni di yuppies avrebbero miracolosamente ripetuto all'infinito il miracolo delle nozze di cana. ricordo all'epoca la milano da bere che stava smantellando la stalingrado d'italia breda ansaldo falck alfa romeo dovevano sparire come tante altre storiche fabbriche milanesi e sparirono ed in europa solo dalla germania si levava una voce isolata a favore del manifatturiero. oggi dopo venti e più anni ci troviamo con una europa che seguendo questa logica ha perso una trentina di milioni di posti di lavoro sostituiti nel mondo da un numero dieci volte più elevato di lavoratori sparsi in tutto il mondo. ora c'è il miraggio della smart grid c'è il miraggio dell'internet del fare e non più del dire o del pensare. c'è qualche grullo che immagina un mondo nel quale il navigatore del futuro con la miracolosa stampante 3d sarebbe in grado di far a meno del manifatturiero . leggo di risparmi spropositati - ovvio senza nessuna indicazione di quale settore ne sarà interessato - e non leggo neanche un rigo riguardo al fare. leggo di risparmi energetici ma ho seri dubbi possa esistere un mondo futuro possa senza energia come possa esistere un mondo futuro senza manifatturiero. sarò ancorato al passato ma ho la sensazione siamo in presenza di un miraggio come quello dell'oasi nel deserto e quando penseremo di averlo raggiunto ci troveremo di fronte al nulla. sono convinto che le nuove tecnologie siano indispensabili ,ma debbono e possono integrarsi con essa e non sostituirla: al mercato generale ci sarà bisogno del sistema informatico che possa razionalizzare l'arrivo delle mele o delle sardine ma sarà difficile far uscire dalla stampante 3d una fragrante golden gala o anche una sola sardina...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 15 Ottobre 2014 a 2:48 Il problema forse, Giorgio, è che il manifatturiero non ha più innovato, in Italia, e il capitale ha preferito investire nel mattone o nella finanza, dove si rischia meno? e si guadagna di più; ho detto si rischia meno perchè per un piccolo medio industriale che soffre non si muove nessuno, mentre per un finanziere, una banca, un immobiliarista, si muove anche il Padreterno, o quasi Non è che l'economia digitale possa sostituire il manifatturiero, e chi capisce questo dalle fonti citate forse non ha letto bene, l'economia digitale, con l'integrazione possibile di molte altre discipline, può rendere più razionale l'uso delle risorse primarie, dell'energia, può far produrre con meno rifiuti, o adeguare la produzione alle necessità effettive ( succede già per tanti prodotti), può implementare l'innovazione senza eccessivi investimenti, e tanto altro; ci vuole però, da parte dell'economia reale e dei suoi operatori, e della scuola, e della politica, una visione e un approccio diversi al sistema produttivo in generale ma, soprattutto, che questo sia preferito al sistema parassitario della rendita. giorgio varaldo ha detto: quando negli anni 80 si è iniziato a discutere di terziario sembrava che il manifatturiero fosse divenuto di colpo obsoleto. per una economia moderna le fabbriche rumorose ed anche maleodoranti da relegare al terzo mondo sostituite da uffici lindi moderni comodi nei quali generazioni di yuppies avrebbero miracolosamente ripetuto all'infinito il miracolo delle nozze di cana.

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ricordo all'epoca la milano da bere che stava smantellando la stalingrado d'italia breda ansaldo falck alfa romeo dovevano sparire come tante altre storiche fabbriche milanesi e sparirono ed in europa solo dalla germania si levava una voce isolata a favore del manifatturiero. oggi dopo venti e più anni ci troviamo con una europa che seguendo questa logica ha perso una trentina di milioni di posti di lavoro sostituiti nel mondo da un numero dieci volte più elevato di lavoratori sparsi in tutto il mondo. ora c'è il miraggio della smart grid c'è il miraggio dell'internet del fare e non più del dire o del pensare. c'è qualche grullo che immagina un mondo nel quale il navigatore del futuro con la miracolosa stampante 3d sarebbe in grado di far a meno del manifatturiero . leggo di risparmi spropositati - ovvio senza nessuna indicazione di quale settore ne sarà interessato - e non leggo neanche un rigo riguardo al fare. leggo di risparmi energetici ma ho seri dubbi possa esistere un mondo futuro possa senza energia come possa esistere un mondo futuro senza manifatturiero. sarò ancorato al passato ma ho la sensazione siamo in presenza di un miraggio come quello dell'oasi nel deserto e quando penseremo di averlo raggiunto ci troveremo di fronte al nulla. sono convinto che le nuove tecnologie siano indispensabili ,ma debbono e possono integrarsi con essa e non sostituirla: al mercato generale ci sarà bisogno del sistema informatico che possa razionalizzare l'arrivo delle mele o delle sardine ma sarà difficile far uscire dalla stampante 3d una fragrante golden gala o anche una sola sardina...

Risposto da giorgio varaldo su 15 Ottobre 2014 a 7:58 il manifatturiero italiano non ha più rinnovato gli impianti? o da dove hai preso simile notizia? non vorrei generalizzare ma per quanto riguarda i settori di mia competenza mi risulta esattamente il contrario ed i dati sull'esportazione riguardanti il settore manifatturiero lo confermano. che in molti casi vi sia stata connivenza fra pessimi industriali e cattiva politica purtroppo è vero come è vero che la prospettiva di impiegare i capitali in attività più redditizie ha potuto realizzarsi grazie ai cattivi politici esemplare e significativo è l'esempio di falck a sesto san giovanni con un enorme polmone verse nel quale operava l'acciaieria grazie all'amministrazione di sinistra legata ad un certo penati ha approvato il cambio di uso dell'area da industriale ad edilizia . da notare che dal 1994 - anno di chiusura della falck - la richiesta di acciai speciali (quelli prodotti da falck) è in continua ascesa quindi senza la sciagurata decisione della giunta di sesto san giovanni falck sarebbe ancora in attività. e la stessa procedura seguita per falck è stata seguita pari pari per l'ex altro polo verde di breda (anche se sui media non ha avuto lo stesso clamore di falck) il tutto presentato come miraggio ..e ricordiamoci che se c'è una cattiva finanza c'è sempre il complice politico Giampaolo Carboniero ha detto: Il problema forse, Giorgio, è che il manifatturiero non ha più innovato, in Italia, e il capitale ha preferito investire nel mattone o nella finanza, dove si rischia meno? e si guadagna di più; ho detto si rischia meno perchè per un piccolo medio industriale che soffre non si muove nessuno, mentre per un finanziere, una banca, un immobiliarista, si muove anche il Padreterno, o quasi Non è che l'economia digitale possa sostituire il manifatturiero, e chi capisce questo dalle fonti citate forse non ha letto bene, l'economia digitale, con l'integrazione possibile di molte altre discipline, può rendere più razionale l'uso delle risorse primarie, dell'energia, può far produrre con meno rifiuti, o adeguare la produzione alle necessità effettive ( succede già per tanti prodotti), può implementare l'innovazione senza eccessivi investimenti, e tanto altro; ci vuole però, da parte dell'economia reale e dei suoi operatori, e della scuola, e della politica, una visione e un approccio diversi al sistema produttivo in generale ma, soprattutto, che questo sia preferito al sistema parassitario della rendita. giorgio varaldo ha detto: quando negli anni 80 si è iniziato a discutere di terziario sembrava che il manifatturiero fosse divenuto di colpo obsoleto. per una economia moderna le fabbriche rumorose ed anche maleodoranti da relegare al terzo mondo sostituite da uffici lindi moderni comodi nei quali generazioni di yuppies avrebbero miracolosamente ripetuto all'infinito il miracolo delle nozze di cana. ricordo all'epoca la milano da bere che stava smantellando la stalingrado d'italia breda ansaldo falck alfa romeo dovevano sparire come tante altre storiche fabbriche milanesi e sparirono ed in europa solo dalla germania si levava una voce isolata a favore del manifatturiero.

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L'Italia e l'economia digitale

oggi dopo venti e più anni ci troviamo con una europa che seguendo questa logica ha perso una trentina di milioni di posti di lavoro sostituiti nel mondo da un numero dieci volte più elevato di lavoratori sparsi in tutto il mondo. ora c'è il miraggio della smart grid c'è il miraggio dell'internet del fare e non più del dire o del pensare. c'è qualche grullo che immagina un mondo nel quale il navigatore del futuro con la miracolosa stampante 3d sarebbe in grado di far a meno del manifatturiero . leggo di risparmi spropositati - ovvio senza nessuna indicazione di quale settore ne sarà interessato - e non leggo neanche un rigo riguardo al fare. leggo di risparmi energetici ma ho seri dubbi possa esistere un mondo futuro possa senza energia come possa esistere un mondo futuro senza manifatturiero. sarò ancorato al passato ma ho la sensazione siamo in presenza di un miraggio come quello dell'oasi nel deserto e quando penseremo di averlo raggiunto ci troveremo di fronte al nulla. sono convinto che le nuove tecnologie siano indispensabili ,ma debbono e possono integrarsi con essa e non sostituirla: al mercato generale ci sarà bisogno del sistema informatico che possa razionalizzare l'arrivo delle mele o delle sardine ma sarà difficile far uscire dalla stampante 3d una fragrante golden gala o anche una sola sardina...

Risposto da Fabio Colasanti su 15 Ottobre 2014 a 10:47 Due mondi completamente diversi. http://www.key4biz.it/epayment-svezia-paese-cash-free/ http://www.key4biz.it/cashless-almeno-50-anni-prima-litalia-colmi-g...

Risposto da giorgio varaldo su 15 Ottobre 2014 a 10:49 A scanso di equivoci vorrei precisare che il cambio di destinazione dell'area falck la giunta di sinistra di sesto san giovanni la ha appprovata quando l'acviaieria era ancora operativa. Senza tale delibera nessuna convenienza a chiuderla e sarebbe funzionante ancor oggi

Risposto da Giampaolo Carboniero su 15 Ottobre 2014 a 13:10 Non generalizzare sempre guardando solo al settore in cui hai operato, non è logico; per quanto detto mi rifaccio a ragionamenti portati spesse volte da R.Prodi, e non solo, sul voluto nanismo delle nostre imprese, sul mancato finanziamento attraverso il mercato ma solo con il credito bancario, sulle conduzioni esclusivamente familiari ( V. l'ultima rogna Luxottica), sulle produzioni a basso valore aggiunto, sulla mancanza di investimenti in R&S, ecct. ecct. giorgio varaldo ha detto: il manifatturiero italiano non ha più rinnovato gli impianti? o da dove hai preso simile notizia? non vorrei generalizzare ma per quanto riguarda i settori di mia competenza mi risulta esattamente il contrario ed i dati sull'esportazione riguardanti il settore manifatturiero lo confermano. che in molti casi vi sia stata connivenza fra pessimi industriali e cattiva politica purtroppo è vero come è vero che la prospettiva di impiegare i capitali in attività più redditizie ha potuto realizzarsi grazie ai cattivi politici esemplare e significativo è l'esempio di falck a sesto san giovanni con un enorme polmone verse nel quale operava l'acciaieria grazie all'amministrazione di sinistra legata ad un certo penati ha approvato il cambio di uso dell'area da industriale ad edilizia . da notare che dal 1994 - anno di chiusura della falck - la richiesta di acciai speciali (quelli prodotti da falck) è in continua ascesa quindi senza la sciagurata decisione della giunta di sesto san giovanni falck sarebbe ancora in attività. e la stessa procedura seguita per falck è stata seguita pari pari per l'ex altro polo verde di breda (anche se sui media non ha avuto lo stesso clamore di falck) il tutto presentato come miraggio ..e ricordiamoci che se c'è una cattiva finanza c'è sempre il complice politico Giampaolo Carboniero ha detto:

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Il problema forse, Giorgio, è che il manifatturiero non ha più innovato, in Italia, e il capitale ha preferito investire nel mattone o nella finanza, dove si rischia meno? e si guadagna di più; ho detto si rischia meno perchè per un piccolo medio industriale che soffre non si muove nessuno, mentre per un finanziere, una banca, un immobiliarista, si muove anche il Padreterno, o quasi Non è che l'economia digitale possa sostituire il manifatturiero, e chi capisce questo dalle fonti citate forse non ha letto bene, l'economia digitale, con l'integrazione possibile di molte altre discipline, può rendere più razionale l'uso delle risorse primarie, dell'energia, può far produrre con meno rifiuti, o adeguare la produzione alle necessità effettive ( succede già per tanti prodotti), può implementare l'innovazione senza eccessivi investimenti, e tanto altro; ci vuole però, da parte dell'economia reale e dei suoi operatori, e della scuola, e della politica, una visione e un approccio diversi al sistema produttivo in generale ma, soprattutto, che questo sia preferito al sistema parassitario della rendita. giorgio varaldo ha detto: quando negli anni 80 si è iniziato a discutere di terziario sembrava che il manifatturiero fosse divenuto di colpo obsoleto. per una economia moderna le fabbriche rumorose ed anche maleodoranti da relegare al terzo mondo sostituite da uffici lindi moderni comodi nei quali generazioni di yuppies avrebbero miracolosamente ripetuto all'infinito il miracolo delle nozze di cana. ricordo all'epoca la milano da bere che stava smantellando la stalingrado d'italia breda ansaldo falck alfa romeo dovevano sparire come tante altre storiche fabbriche milanesi e sparirono ed in europa solo dalla germania si levava una voce isolata a favore del manifatturiero. oggi dopo venti e più anni ci troviamo con una europa che seguendo questa logica ha perso una trentina di milioni di posti di lavoro sostituiti nel mondo da un numero dieci volte più elevato di lavoratori sparsi in tutto il mondo. ora c'è il miraggio della smart grid c'è il miraggio dell'internet del fare e non più del dire o del pensare. c'è qualche grullo che immagina un mondo nel quale il navigatore del futuro con la miracolosa stampante 3d sarebbe in grado di far a meno del manifatturiero . leggo di risparmi spropositati - ovvio senza nessuna indicazione di quale settore ne sarà interessato - e non leggo neanche un rigo riguardo al fare. leggo di risparmi energetici ma ho seri dubbi possa esistere un mondo futuro possa senza energia come possa esistere un mondo futuro senza manifatturiero. sarò ancorato al passato ma ho la sensazione siamo in presenza di un miraggio come quello dell'oasi nel deserto e quando penseremo di averlo raggiunto ci troveremo di fronte al nulla. sono convinto che le nuove tecnologie siano indispensabili ,ma debbono e possono integrarsi con essa e non sostituirla: al mercato generale ci sarà bisogno del sistema informatico che possa razionalizzare l'arrivo delle mele o delle sardine ma sarà difficile far uscire dalla stampante 3d una fragrante golden gala o anche una sola sardina...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 15 Ottobre 2014 a 13:13 Penso sia tutto da collegare alla mancata diffusione della banda larga e conseguente poca dimestichezza con l'informatica. Fabio Colasanti ha detto: Due mondi completamente diversi. http://www.key4biz.it/epayment-svezia-paese-cash-free/ http://www.key4biz.it/cashless-almeno-50-anni-prima-litalia-colmi-g...

Risposto da Fabio Colasanti su 15 Ottobre 2014 a 22:09 http://www.key4biz.it/diritti-digitali-benvenuta-carta-dei-diritti-...

Risposto da Fabio Colasanti su 16 Ottobre 2014 a 17:14

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L'Italia e l'economia digitale

Oggi ho passato mezza giornata ad un seminario dove sono stati presentati due studi sull'effetto dell'uso delle tecnologie dell'informazione (IT) sulla produttività. I due studi sono "Productivity and Digitalisation in Europe" di Bart Van Ark (http://www.lisboncouncil.net/news-a-events/548-productivity-and-dig...) e "Raising European Productivity Growth through ICT" di Ben Miller e Robert Atkinson (http://www2.itif.org/2014-raising-eu-productivity-growth-ict.pdf) e sono stati presentati dagli autori. Gli studi contengono ben poco di nuovo. Non fanno che confermare, con qualche piccola differenza qui e la, quello che tanti studi vanno dicendo da una decina di anni. Questa delusione è però mitigata dal fatto che se ogni nuovo studio conferma i risultati dei precedenti l'analisi che contengono deve essere abbastanza robusta ed una buona guida per la politica. Il che emerge dai due studi (e dai loro predecessori) è sinteticamente il seguente. 1. Dopo molti anni in cui la produttività del lavoro europea è cresciuta più rapidamente di quella ddegli Stati Uniti, verso la metà degli anni noventa il trend è cambiato e da allora la produttività del lavoro media dei paesi europei è cresciuta ogni anno meno di quella americana. La differenza non sono bruscolini. Se dal 1995 ad oggi l'Europa fosse riuscita ad avere lo stesso tasso di crescita degli Stati Uniti il suo livello di reddito pro-capite sarebbe oggi superiore a quello effettivo del 30 per cento. Questo ci darebbe bilanci in pubblici quasi sotto controllo, meno difficoltà a far fronte all'aumentod elle spese sociali, una maggiore soddisfazione della popolazione e un livello di disoccupazione sicuramente più basso. 2. Il fattore che sembra avere il ruolo maggiore nello spiegare questo divario è la differenza nell'investimento degli Stati Uniti nelle tecnologie dell'informazione (IT) che è molto superiore a quello delle imprese europee. Le imprese americane investono di più in genere e il 30 per cento del loro investimento va nell'IT contro solo la metà spesa dalle imprese europee.

3. La produttività del lavoro negli Stati Uniti è superiore a quella europea non solo nelle imprese IT (Apple, Microsoft, Google, ecc.), ma soprattutto nel resto dell'economia. Le imprese americane sfruttano meglio delle imprese europee l'IT nei ristoranti, negli alberghi, nelle fabbriche, nelle banche, nelle companie di assicurazione, eccetera. La produttività europea è cresciuta poco soprattutto nei servizi (e noi siamo gli ultimi).

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4. Tutti gli studi mostrano che i vantaggi dall'uso dell'IT si ottengono quando è possibile riorganizzare i processi di produzione attorno alle possibilità offerte da queste tecnologie. Gli americani sono più disposti degli europei a riorganizzare le imprese attorno alle possibilità che offrono le IT. Esistono altri studi a livello aziendale – dei quali non si è parlato oggi, ma che conosco per i miei interessi professionali precedenti – che mostrano come le imprese europee che sono comprate da investitori americani migliorano la loro produttività e l'uso delle IT ! 5. Un altro fattore menzionato negli studi è che la regolamentazione europea dei mercati dei prodotti limita la possibilità di utilizzare al meglio le IT. Dopo tutto le imprese europee hanno accesso alle stesse tecnologie delle imprese americane e sono gestite da gente razionale, perché non investono come in America? Perché molte regole specificatamente europee fanno si che il ritorno atteso da questi investimenti in Europa sia più basso. 6. Le stesse differenze che si riscontrano tra Stati Uniti e Europa si riscontrano anche tra i paesi europei, tra quelli più avanzati e quelli che sono in ritardo. L'Italia è uno dei paesi esaminati con il più basso grado di utilizzazione delle IT e con il più basso tasso di crescita della produttività. Una spiegazione per il basso uso dell'IT in Italia sono le dimensioni troppo piccole della maggior parte delle nostre imprese. Risposte a questa discussione

Risposto da Roberto Zanre' su 16 Ottobre 2014 a 18:51 Giampaolo Carboniero ha detto: Il problema forse, Giorgio, è che il manifatturiero non ha più innovato, in Italia, e il capitale ha preferito investire nel mattone o nella finanza, dove si rischia meno? e si guadagna di più; ho detto si rischia meno perchè per un piccolo medio industriale che soffre non si muove nessuno, mentre per un finanziere, una banca, un immobiliarista, si muove anche il Padreterno, o quasi Non è che l'economia digitale possa sostituire il manifatturiero, e chi capisce questo dalle fonti citate forse non ha letto bene, l'economia digitale, con l'integrazione possibile di molte altre discipline, può rendere più razionale l'uso delle risorse primarie, dell'energia, può far produrre con meno rifiuti, o adeguare la produzione alle necessità effettive ( succede già per tanti prodotti), può implementare l'innovazione senza eccessivi investimenti, e tanto altro; ci vuole però, da parte dell'economia reale e dei suoi operatori, e della scuola, e della politica, una visione e un approccio diversi al sistema produttivo in generale ma, soprattutto, che questo sia preferito al sistema parassitario della rendita. giorgio varaldo ha detto:

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quando negli anni 80 si è iniziato a discutere di terziario sembrava che il manifatturiero fosse divenuto di colpo obsoleto. per una economia moderna le fabbriche rumorose ed anche maleodoranti da relegare al terzo mondo sostituite da uffici lindi moderni comodi nei quali generazioni di yuppies avrebbero miracolosamente ripetuto all'infinito il miracolo delle nozze di cana. ricordo all'epoca la milano da bere che stava smantellando la stalingrado d'italia breda ansaldo falck alfa romeo dovevano sparire come tante altre storiche fabbriche milanesi e sparirono ed in europa solo dalla germania si levava una voce isolata a favore del manifatturiero. oggi dopo venti e più anni ci troviamo con una europa che seguendo questa logica ha perso una trentina di milioni di posti di lavoro sostituiti nel mondo da un numero dieci volte più elevato di lavoratori sparsi in tutto il mondo. ora c'è il miraggio della smart grid c'è il miraggio dell'internet del fare e non più del dire o del pensare. c'è qualche grullo che immagina un mondo nel quale il navigatore del futuro con la miracolosa stampante 3d sarebbe in grado di far a meno del manifatturiero . leggo di risparmi spropositati - ovvio senza nessuna indicazione di quale settore ne sarà interessato - e non leggo neanche un rigo riguardo al fare. leggo di risparmi energetici ma ho seri dubbi possa esistere un mondo futuro possa senza energia come possa esistere un mondo futuro senza manifatturiero. sarò ancorato al passato ma ho la sensazione siamo in presenza di un miraggio come quello dell'oasi nel deserto e quando penseremo di averlo raggiunto ci troveremo di fronte al nulla. sono convinto che le nuove tecnologie siano indispensabili ,ma debbono e possono integrarsi con essa e non sostituirla: al mercato generale ci sarà bisogno del sistema informatico che possa razionalizzare l'arrivo delle mele o delle sardine ma sarà difficile far uscire dalla stampante 3d una fragrante golden gala o anche una sola sardina...

Risposto da Roberto Zanre' su 16 Ottobre 2014 a 18:57 Fabio Colasanti ha detto: Oggi ho passato mezza giornata ad un seminario dove sono stati presentati due studi sull'effetto dell'uso delle tecnologie dell'informazione (IT) sulla produttività. I due studi sono "Productivity and Digitalisation in Europe" di Bart Van Ark (http://www.lisboncouncil.net/news-a-events/548-productivity-and-dig...) e "Raising European Productivity Growth through ICT" di Ben Miller e Robert Atkinson (http://www2.itif.org/2014-raising-eu-productivity-growth-ict.pdf) e sono stati presentati dagli autori. Gli studi contengono ben poco di nuovo. Non fanno che confermare, con qualche piccola differenza qui e la, quello che tanti studi vanno dicendo da una decina di anni. Questa delusione è però mitigata dal fatto che se ogni nuovo studio conferma i risultati dei precedenti l'analisi che contengono deve essere abbastanza robusta ed una buona guida per la politica. Il che emerge dai due studi (e dai loro predecessori) è sinteticamente il seguente. 1. Dopo molti anni in cui la produttività del lavoro europea è cresciuta più rapidamente di quella ddegli Stati Uniti, verso la metà degli anni noventa il trend è cambiato e da allora la produttività del lavoro media dei paesi europei è cresciuta ogni anno meno di quella americana. La differenza non sono bruscolini. Se dal 1995 ad oggi l'Europa fosse riuscita ad avere lo stesso tasso di crescita degli Stati Uniti il suo livello di reddito pro-capite sarebbe oggi superiore a quello effettivo del 30 per cento. Questo ci darebbe bilanci in pubblici quasi sotto controllo, meno difficoltà a far fronte all'aumentod elle spese sociali, una maggiore soddisfazione della popolazione e un livello di disoccupazione sicuramente più basso. 2. Il fattore che sembra avere il ruolo maggiore nello spiegare questo divario è la differenza nell'investimento degli Stati Uniti nelle tecnologie dell'informazione (IT) che è molto superiore a quello delle imprese europee. Le imprese americane investono di più in genere e il 30 per cento del loro investimento va nell'IT contro solo la metà spesa dalle imprese europee.

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3. La produttività del lavoro negli Stati Uniti è superiore a quella europea non solo nelle imprese IT (Apple, Microsoft, Google, ecc.), ma soprattutto nel resto dell'economia. Le imprese americane sfruttano meglio delle imprese europee l'IT nei ristoranti, negli alberghi, nelle fabbriche, nelle banche, nelle companie di assicurazione, eccetera. La produttività europea è cresciuta poco soprattutto nei servizi (e noi siamo gli ultimi).

4. Tutti gli studi mostrano che i vantaggi dall'uso dell'IT si ottengono quando è possibile riorganizzare i processi di produzione attorno alle possibilità offerte da queste tecnologie. Gli americani sono più disposti degli europei a riorganizzare le imprese attorno alle possibilità che offrono le IT. Esistono altri studi a livello aziendale – dei quali non si è parlato oggi, ma che conosco per i miei interessi professionali precedenti – che mostrano come le imprese europee che sono comprate da investitori americani migliorano la loro produttività e l'uso delle IT !

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5. Un altro fattore menzionato negli studi è che la regolamentazione europea dei mercati dei prodotti limita la possibilità di utilizzare al meglio le IT. Dopo tutto le imprese europee hanno accesso alle stesse tecnologie delle imprese americane e sono gestite da gente razionale, perché non investono come in America? Perché molte regole specificatamente europee fanno si che il ritorno atteso da questi investimenti in Europa sia più basso. 6. Le stesse differenze che si riscontrano tra Stati Uniti e Europa si riscontrano anche tra i paesi europei, tra quelli più avanzati e quelli che sono in ritardo. L'Italia è uno dei paesi esaminati con il più basso grado di utilizzazione delle IT e con il più basso tasso di crescita della produttività. Una spiegazione per il basso uso dell'IT in Italia sono le dimensioni troppo piccole della maggior parte delle nostre imprese.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 17 Ottobre 2014 a 17:49 Oltre al nanismo delle imprese aggiungerei la poca diffusione della banda larga e l'informazione e formazione relative. Fabio Colasanti ha detto: Oggi ho passato mezza giornata ad un seminario dove sono stati presentati due studi sull'effetto dell'uso delle tecnologie dell'informazione (IT) sulla produttività. I due studi sono "Productivity and Digitalisation in Europe" di Bart Van Ark (http://www.lisboncouncil.net/news-a-events/548-productivity-and-dig...) e "Raising European Productivity Growth through ICT" di Ben Miller e Robert Atkinson (http://www2.itif.org/2014-raising-eu-productivity-growth-ict.pdf) e sono stati presentati dagli autori.

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Gli studi contengono ben poco di nuovo. Non fanno che confermare, con qualche piccola differenza qui e la, quello che tanti studi vanno dicendo da una decina di anni. Questa delusione è però mitigata dal fatto che se ogni nuovo studio conferma i risultati dei precedenti l'analisi che contengono deve essere abbastanza robusta ed una buona guida per la politica. Il che emerge dai due studi (e dai loro predecessori) è sinteticamente il seguente. 1. Dopo molti anni in cui la produttività del lavoro europea è cresciuta più rapidamente di quella ddegli Stati Uniti, verso la metà degli anni noventa il trend è cambiato e da allora la produttività del lavoro media dei paesi europei è cresciuta ogni anno meno di quella americana. La differenza non sono bruscolini. Se dal 1995 ad oggi l'Europa fosse riuscita ad avere lo stesso tasso di crescita degli Stati Uniti il suo livello di reddito pro-capite sarebbe oggi superiore a quello effettivo del 30 per cento. Questo ci darebbe bilanci in pubblici quasi sotto controllo, meno difficoltà a far fronte all'aumentod elle spese sociali, una maggiore soddisfazione della popolazione e un livello di disoccupazione sicuramente più basso. 2. Il fattore che sembra avere il ruolo maggiore nello spiegare questo divario è la differenza nell'investimento degli Stati Uniti nelle tecnologie dell'informazione (IT) che è molto superiore a quello delle imprese europee. Le imprese americane investono di più in genere e il 30 per cento del loro investimento va nell'IT contro solo la metà spesa dalle imprese europee. 3. La produttività del lavoro negli Stati Uniti è superiore a quella europea non solo nelle imprese IT (Apple, Microsoft, Google, ecc.), ma soprattutto nel resto dell'economia. Le imprese americane sfruttano meglio delle imprese europee l'IT nei ristoranti, negli alberghi, nelle fabbriche, nelle banche, nelle companie di assicurazione, eccetera. La produttività europea è cresciuta poco soprattutto nei servizi (e noi siamo gli ultimi). 4. Tutti gli studi mostrano che i vantaggi dall'uso dell'IT si ottengono quando è possibile riorganizzare i processi di produzione attorno alle possibilità offerte da queste tecnologie. Gli americani sono più disposti degli europei a riorganizzare le imprese attorno alle possibilità che offrono le IT. Esistono altri studi a livello aziendale – dei quali non si è parlato oggi, ma che conosco per i miei interessi professionali precedenti – che mostrano come le imprese europee che sono comprate da investitori americani migliorano la loro produttività e l'uso delle IT ! 5. Un altro fattore menzionato negli studi è che la regolamentazione europea dei mercati dei prodotti limita la possibilità di utilizzare al meglio le IT. Dopo tutto le imprese europee hanno accesso alle stesse tecnologie delle imprese americane e sono gestite da gente razionale, perché non investono come in America? Perché molte regole specificatamente europee fanno si che il ritorno atteso da questi investimenti in Europa sia più basso. 6. Le stesse differenze che si riscontrano tra Stati Uniti e Europa si riscontrano anche tra i paesi europei, tra quelli più avanzati e quelli che sono in ritardo. L'Italia è uno dei paesi esaminati con il più basso grado di utilizzazione delle IT e con il più basso tasso di crescita della produttività. Una spiegazione per il basso uso dell'IT in Italia sono le dimensioni troppo piccole della maggior parte delle nostre imprese.

Risposto da Fabio Colasanti su 18 Ottobre 2014 a 1:10 Speriamo bene: http://www.key4biz.it/pa-digitale-madre-di-tutte-le-battaglie-anche... http://www.key4biz.it/sblocca-italia-antonello-giacomelli-per-ottob...

Risposto da Fabio Colasanti su 21 Ottobre 2014 a 22:46 Qualcosa anche per la Calabria: http://www.key4biz.it/telecom-italia-fibra-ottica-in-223-comuni-cal...

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Risposto da Fabio Colasanti su 22 Ottobre 2014 a 10:31 Ma al sud c'è anche questo: http://www.repubblica.it/scuola/2014/10/22/news/niente_web_anche_se...

Risposto da Fabio Colasanti su 27 Ottobre 2014 a 15:56 Qualcosa si muove grazie ad un giovane deputato del PD, Sergio Boccadutri. http://www.key4biz.it/wi-fi-obbligatorio-gratuito-firmano-110-parla...

Risposto da Cristina Favati su 27 Ottobre 2014 a 16:15 Si, occorre mobilitarci. Se fosse legge, davvero avrebbe esiti fondamentali per cambiare il paese. Fabio Colasanti ha detto: Qualcosa si muove grazie ad un giovane deputato del PD, Sergio Boccadutri. http://www.key4biz.it/wi-fi-obbligatorio-gratuito-firmano-110-parla...

Risposto da Fabio Colasanti su 27 Ottobre 2014 a 19:25 Non c'entra molto con il dibattito politico, ma trovo l'informazione interessante. http://www.key4biz.it/odiens-gli-over-65-incollati-tv-mentre-gli-st...

Risposto da Fabio Colasanti su 27 Ottobre 2014 a 19:33 Qualcosa per il Molise: http://www.key4biz.it/telecom-italia-bando-per-fibra-ottica-in-molise/

Risposto da Fabio Colasanti su 29 Ottobre 2014 a 19:46 Riporto da Key4Biz #ItalyWiFiNation. Ecco perché il Wi-Fi disponibile e gratuito cambierà l’Italia di Raffaele Barberio | 29 ottobre 2014 La proposta di legge sul Wi-Fi disponibile e gratuito (promossa da Sergio Boccadutri, Enza Bruno Bossio, Ernesto Carbone, Alberto Losacco, Gennaro Migliore e sottoscritta da altri 106 parlamentari) ha scatenato già in pochi giorni un ampio dibattito nazionale tra addetti ai lavori. M g ’ . 24 24 to alla C z ’ ’ z B g K g ’ ì ’ F k Allgemein Z g (FAZ) “ ” .

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Tanto interesse estero, contrapposto ad una rimarchevole e colpevole distrazione dei media italiani, sollecita due quesiti. P ’ ? Perché in nessun paese al mondo esiste un sistema di accesso alla rete cosi generalizzato come quello previsto nella proposta di legge depositata da Sergio Boccadutri e dai suoi colleghi. Il punto di arrivo conta in sostanza di ribaltare uno stato di arretratezza in una condizione avanzata. ’ “ ” con almeno 15 milioni di accessi quotidiani a Internet aggiuntivi rispetto a quelli attualmente registrati ogni giorno (considerati i circa 650.000 esercizi pubblici con superficie superiore ai 100mq che avrebbero il Wi-Fi disponibile e gratuito). E g ’ z F k A g Z g gg zz ’ ’E ( W -Fi sono già ampiamente diffuse), specialmente con una Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker che del digitale ha fatto il cuore centrale del suo manifesto politico. P ’ ? Questa proposta di legge va sostenuta innanzitutto per una questione di civiltà. Si, proprio così, di civiltà. Perché anche in Italia come in tanti altri paesi avanzati il Wi-F z w . E ’ debba essere così arretrato rispetto al resto del mondo avanzato. B gg ’ ’ . g W -Fi è quasi sempre libero e disponibile a tutti senza password, così come lo è in tante altre parti del mondo. E così è in tantissimi altri Paesi, da ’A . Perché non si può fare lo stesso in Italia? Perché dobbiamo essere sempre gli ultimi?

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Novembre 2014 a 0:59 Non sono d'accordo con il tono dei due pezzi (io sono favorevole alla proposta di Sergio Boccadutri), ma mostrano quanto sia complicato scrivere leggi e quanto sia necessario stabilire che debbano sempre essere accompagnate da un'analisi di impatto. http://www.corrierecomunicazioni.it/tlc/30678_wifi-per-tutti-la-mis... http://www.ordineavvocatiagrigento.it/?p=15862

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Novembre 2014 a 19:10 Qualcosa si starebbe muovendo. Speriamo bene. http://www.key4biz.it/ultrabroadband-graziano-delrio-fondi-ue-banda...

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Novembre 2014 a 19:12 Anche il nostro Dino Bortolotto è favorevole all'iniziativa sul Wi-Fi di Sergio Boccadutri. http://www.key4biz.it/wifination-dino-bortolotto-assoprovider-wi-fi...

Risposto da Fabio Colasanti su 4 Novembre 2014 a 19:14

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Questo potrebbe dare delle speranze a Giorgio. http://www.key4biz.it/ultrabroadband-lepida-modello-pieveloce-per-s...

Risposto da giorgio varaldo su 4 Novembre 2014 a 23:00 grazie fabio speriamo .. per la cronaca il comune di bordano al quale avevo inviato il link sulla banda larga non ha ancora aperto la mia mail speriamo alle prossime elezioni vinca la lista attualmente all'opposizione sempre per la cronaca la lista civica che governa il comune si ricollega al PD e l'opposizione alla lega nord Fabio Colasanti ha detto: Questo potrebbe dare delle speranze a Giorgio. http://www.key4biz.it/ultrabroadband-lepida-modello-pieveloce-per-s...

Risposto da Fabio Colasanti su 6 Novembre 2014 a 19:24 http://www.key4biz.it/corsa-wi-fi-londra-new-york-cosi-mondo-sfida-...

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Novembre 2014 a 8:07 Questo è un piccolo paese che cresce. http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/11/13/news/il_paese_wi-fi_...

Risposto da Fabio Colasanti su 13 Novembre 2014 a 10:49 P g … La situazione imbarazzante nella quale si trova adesso il sindaco Marino – mi riferisco all'esposto presentato alla magistratura sulle presunte manipolazioni del sistema informatico del comune di Roma – è una conseguenza della bassissima cultura digitale che esiste nel nostro paese. La convinzione che ci sarebbe stata una manipolazione sembrerebbe essere dovuta solo ad una persona che si sarebbe sbagliata nell'interrogare il computer la seconda volta !

Risposto da Giampaolo Carboniero su 13 Novembre 2014 a 18:44 Un paese cui fare riferimento,anche per le regolamentazioni. Fabio Colasanti ha detto: Questo è un piccolo paese che cresce. http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/11/13/news/il_paese_wi-fi_...

Risposto da Fabio Colasanti su 17 Novembre 2014 a 18:23 Interessante. Speriamo che i dati siano aggiornati e che qualcuno li vada a vedere. http://www.key4biz.it/openbilanci-it/

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 18 Novembre 2014 a 2:36 Grazie del suggerimento ma, a quanto ho visto, c'è il Comune vicino, Lugo di Vicenza, ma non il mio. Controllerò più avanti,grazie ancora. Fabio Colasanti ha detto: Interessante. Speriamo che i dati siano aggiornati e che qualcuno li vada a vedere. http://www.key4biz.it/openbilanci-it/

Risposto da Fabio Colasanti su 24 Novembre 2014 a 9:27 http://www.key4biz.it/internetitalia-2013-ricerca-istat-fub-40-degl...

Risposto da Fabio Colasanti su 25 Novembre 2014 a 8:07 Laura, grazie per questo articolo. Ogni volta che si parla di rilanciare le nostre esportazioni, tutti quelli che non vogliono riconoscere la necessità di fare qualcosa sul costo del lavoro sostengono che dobbiamo uscire dalle difficoltà attuali con la ricerca e l'innovazione. E io faccio notare che l'idea è giusta di per se, ma che i risultati di un aumento degli sforzi nella ricerca e nell'innovazione si vedranno solo tra molti anni. Ma il grosso dell'innovazione si verifica nell'economia digitale. E se in questo settore, come dice l'articolo, non solo noi non facciamo progressi, ma addirittura perdiamo terreno come potremo mai sperare di compensare le difficoltà delle nostre esportazioni con la "ricerca e l'innovazione"? laura sgaravatto ha detto: http://www.ideegreen.it/economia-digitale-italia-18962.html Risposte a questa discussione

Risposto da Fabio Colasanti su 25 Novembre 2014 a 23:30 Ancora una conferma ... http://www.key4biz.it/miliardi-connesse-nel-mondo-italia-36-posto/

Risposto da Fabio Colasanti su 26 Novembre 2014 a 11:49 Avendo una capacità manageriale è possibile fare cose ben fatte anche con le leggi e le regole amministrative italiane. http://www.key4biz.it/riscossione-digitale-ricetta-di-lecce-intervi...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 29 Novembre 2014 a 17:22

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Una riflesione su Internet e i "diritti" collegati; pensate a come sarebbe diverso il mondo se fosse esistito il diritto d'autore ai tempi di Gutemberg http://exedre.net/?p=393

Risposto da Roberto Zanre' su 8 dicembre 2014 a 20:14 Queste cose devono far riflettere. Sono cose potenti. Tra l'altro, rappresentano nel concreto le idee di cui Sandra si fa portatrice. laura sgaravatto ha detto: Verrua Savoia, Monferrato, 60 chilometri da Torino e 287 metri sul livello del mare. Quasi 32 chilometri quadrati di estensione per 1477 residenti. Troppe colline, troppo piccolo, troppe poche persone perché i grandi gestori decidano di investire sulla rete via cavo. Il comune piemontese, che sembrava destinato al digital divide, è diventato il primo, in Italia, ad avere la banda larga g : 28 ’ z z “Senza fili, senza confini” 29 g P 18 2014. Con la benedizione g g y . C ’ ? Tutto inizia nel 2006, quando il comune decide di finanzia 5000 ’ sperimentale degli iXem Labs del Politecnico di Torino, specializzati nello studio di sistemi di comunicazioni wireless. Daniele Trinchero, ingegnere elettronico, fondatore e direttore degli iXem nonché «verruese da generazioni», realizza con i suoi studenti dei router alternativi e a bassissimo costo: «abbiamo costruito un doppio ponte radio di 40 chilometri con assemblaggi di pc in disuso». P w («g ’ g ») radio e collegano il tutto a delle antenne dismesse dagli operatori radiofonici. Verrua Savoia ha un collegamento a Internet. La banda (2 Mb/s) viene fornita da un provider commerciale, ed è utilizzata di giorno dal comune, di pomeriggio, di notte e nel weekend dai cittadini. Che cominciano a prenderci gusto. Sono le prove generali di Verrua Senza Fili, progetto che dal 2010 ha visto cooperare il laboratorio, il comune, il Ministero dello Sviluppo Economico e il consorzio TopIX (che riunisce dal 2002 i gestori con lo scopo di creare e ’ P ) : «abbiamo chiesto al consorzio se in cambio dei risultati della sperimentazione volessero aiutarci». E il consorzio aiuta, concedendo ospitalità gratuita al nodo di Internet Exchange regionale e supporto nel portare la banda da Vercelli a V ’ k M E g . suoi ragazzi realizzano, in circa quattro anni, sette ponti radio e dieci sistemi di distribuzione, con copertura del 100% del territorio comunale. Dal 31 agosto 2010 i cittadini di Verrua si ritrovano la possibilità di usufruire, gratuitamente, di una connettività superiore alle ADSL rurali tradizionali senza limiti temporali. La rete cresce in portata di banda (40 Mb/s nel 2010, 80 Mb/s nel 2011, 200 Mb/s nel 2012, circa 500 Mb/s nel 2013) ma soprattutto nel numero di utenti: 88 a fine 2010, 182 a fine 2011, 210 a fine 2012, 230 a fine 2013, 250 a maggio 2014, 260 oggi. «È diventato, o forse lo è stato da subito, un esperimento sociale» racconta Trinchero. «Si è creato un passaparola che ha vinto la comprensibile diffidenza: avere 260 utenze collegate, in un paese dove la metà delle 600 famiglie è monoindividuale o costituita da coppie over 70, è praticamente il 100%. Non si collegavano solo perché era gratis: si è formato un senso di comunità, quando ci sono stati problemi, molti ci aiutavano a risolverli». Dal ripulire i pannelli solari in cima alla collina al segnalare eventuali guasti, tra fulmini, cali di tensione, limitazione ai canali radio imposti da vegetazione più o meno occasionale, «la comunità ha unito le risorse e le energie per

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mantenere bene ciò che doveva essergli dato e si è costruita e mantenuta da sé». Anche se i trasmettitori si bloccano giorno di Natale. Perché Trinchero, che dalle sue colline ha portato il wifi in Amazzonia e nelle isole Comore, in Africa, di questa comunità è parte, da sempre. «Il progetto finirà a dicembre 2014, ma non volevamo abbandonare questo patrimonio tecnico e relazionale al suo . C : “ g ” g g z ». ’ z “ z F z C ” non potrà, per statuto, fare business e i 29 fondatori non percepiranno alcun tipo di stipendio. Il consorzio Top-Ix e il registro degli operatori di rete vede la nascita di un soggetto nuovo, e : g ’ z ( z V ) 1° g (« sarebbe stato giusto farli pagare per un mese») con una quota annua di 50 euro, copriranno i costi vivi di banda g “ z ” z 20 g . C ’ ’ z “ -da- ” g z g I-Xem che hanno diffuso il know-how di base. «Vogliamo essere il braccio operativo sui territori dei gestori tradizionali» rincara Trinchero. Gestori soddisfatti perché «non avrebbero mai investito su un territorio così e adesso possono guadagnare dalla vendita di banda. Da parte loro, i cittadini hanno il servizio ma lo ottengono a costi bassissimi». Un modello win-win che esportabile in tantissimi comuni rurali. «È tutto in open source, compreso lo statuto, se altri vogliono prendere questa esperienza e replicarla lo ’ g : g g un euro, ma creare comunità e servizi». Perché «le telecomunicazioni hanno un valore sociale fortissimo: permettono lo scambio di informazioni, di formazione ma soprattutto il mantenimento delle culture locali. Ecco, quello che manca in questo momento, è la possibilità di preservare la cultura locale, perché le ICT non ci sono proprio dove la cultura locale è più forte: nelle campagne. Il tentativo è quello di avvicinare le generazioni, di creare le condizioni perché non ci sia più una doppia velocità». Creare valore aggiunto locale, connettendosi al globale. “ z z ”.

Risposto da Maria Teresa Calà su 9 dicembre 2014 a 9:04 http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/12/08/news/strasburgo_inte...

Risposto da Fabio Colasanti su 9 dicembre 2014 a 9:29 Questo è un ottimo esempio di cosa cittadini motivati e una comunità locale attiva possono fare. Già tre anni fa, in un seminario che avevamo organizzato (plurale relativo all'istituto che presiedo: International Institute of Communications) a Roma, avevamo avuto una presentazione di un'interessantissima esperienza finlandese. Un gruppo di otto comuni rurali alla frontiera tra Finlandia e Svezia si è organizzato da alcuni anni per darsi la fibra ottica. Hanno organizzato una cooperativa locale che ha istallato la fibra ottica per tutte le fattorie e le case che l'hanno voluto e che gestisce la rete in fibra ottica degli otto comuni. Il costo della fibra è pagato da chi la richiede as un prezzo che varia a seconda della localizzazione della casa. I prezzi non sono enormi visto che la cooperativa riesce ad avere costi non troppo alti utilizzando mano d'opera locale; ma siamo sempre a prezzi di mercato, anche se al limite basso della forchetta. Il costo varia tra qualche centinaio di euro per le case nel centro a 1500-2000 euro per le fattorie isolate. I membri della coperativa pagano poi un piccolo abbonamento mensile alla cooperativa per coprire le spese di manutenzione e quelle di funzionamento della cooperativa. La fibra è quindi proprietà della cooperativa (di cui gli utenti sono soci). La rete degli otto comuni ha un punto di collegamento unico al quale tutte le società di telecomunicazioni finlandesi sono raccordate. Il risultato è che in questi otto comuni rurali gli utenti hanno accesso agli stessi servizi che sono disponibili al centro di Helsinki. Gli utenti degli otto comuni, proprietari della fibra, scelgono liberamente i servizi che vogliono comprare: l'accesso all'internet dalla società "X", la telefonia dalla società "Y", la televisione via cavo dalla società "Z", i film on demand dalla società "W" e così via.

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In tanti altri comuni francesi, inglesi e scandinavi ci sono poi esempi di iniziative simili lanciate dalle autorità locali. In Italia la provincia di Trento ha un progetto simile che è al vaglio delle autorità di Bruxelles per la compatibilità con le regole sugli aiuti di stato (alcune società hanno presentato una denuncia alla Commissione denunciando una forma di aiuto illegittimo a Telecom Italia, il partner scelto dalla provincia). Si possono fare mille cose. Quello che manca sono l'iniziativa e le capacità locali. laura sgaravatto ha detto: Verrua Savoia, Monferrato, 60 chilometri da Torino e 287 metri sul livello del mare. Quasi 32 chilometri quadrati di estensione per 1477 residenti. ( ... )

Risposto da Giampaolo Carboniero su 10 dicembre 2014 a 3:03 Molto utile questa informazione, grazie Laura. laura sgaravatto ha detto: Verrua Savoia, Monferrato, 60 chilometri da Torino e 287 metri sul livello del mare. Quasi 32 chilometri quadrati di estensione per 1477 residenti. Troppe colline, troppo piccolo, troppe poche persone perché i grandi gestori decidano di investire sulla rete via cavo. Il comune piemontese, che sembrava destinato al digital divide, è diventato il primo, in Italia, ad avere la banda larga gestita dai cittadini: il 28 novembre è stata presentat ’ z z “Senza fili, senza confini” 29 g P 18 2014. Con la benedizione degli ste g y . C ’ ? z 2006 z 5000 ’ sperimentale degli iXem Labs del Politecnico di Torino, specializzati nello studio di sistemi di comunicazioni wireless. Daniele Trinchero, ingegnere elettronico, fondatore e direttore degli iXem nonché «verruese da generazioni», realizza con i suoi studenti dei router alternativi e a bassissimo costo: «abbiamo costruito un doppio ponte radio di 40 chilometri con assemblaggi di pc in disuso». P w («g ’ g ») radio e collegano il tutto a delle antenne dismesse dagli operatori radiofonici. Verrua Savoia ha un collegamento a Internet. La banda (2 Mb/s) viene fornita da un provider commerciale, ed è utilizzata di giorno dal comune, di pomeriggio, di notte e nel weekend dai cittadini. Che cominciano a prenderci gusto. Sono le prove generali di Verrua Senza Fili, progetto che dal 2010 ha visto cooperare il laboratorio, il comune, il Ministero dello Sviluppo Economico e il consorzio TopIX (che riunisce dal 2002 i gestori con lo scopo di creare e ’ P ) : «abbiamo chiesto al consorzio se in cambio dei risultati della sperimentazione volessero aiutarci». E il consorzio aiuta, concedendo ospitalità gratuita al nodo di Internet Exchange regionale e supporto nel portare la banda da Vercelli a V ’ k M Sviluppo Economico a montare dei ponti di collegamento. Trinchero e i suoi ragazzi realizzano, in circa quattro anni, sette ponti radio e dieci sistemi di distribuzione, con copertura del 100% del territorio comunale. Dal 31 agosto 2010 i cittadini di Verrua si ritrovano la possibilità di usufruire, gratuitamente, di una connettività superiore alle ADSL rurali tradizionali senza limiti temporali. La rete cresce in portata di banda (40 Mb/s nel 2010, 80 Mb/s nel 2011, 200 Mb/s nel 2012, circa 500 Mb/s nel 2013) ma soprattutto nel numero di utenti: 88 a fine 2010, 182 a fine 2011, 210 a fine 2012, 230 a fine 2013, 250 a maggio 2014, 260 oggi. «È diventato, o forse lo è stato da subito, un esperimento sociale» racconta Trinchero. «Si è creato un passaparola che ha vinto la comprensibile diffidenza: avere 260 utenze collegate, in un paese dove la metà delle 600 famiglie è

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monoindividuale o costituita da coppie over 70, è praticamente il 100%. Non si collegavano solo perché era gratis: si è formato un senso di comunità, quando ci sono stati problemi, molti ci aiutavano a risolverli». Dal ripulire i pannelli solari in cima alla collina al segnalare eventuali guasti, tra fulmini, cali di tensione, limitazione ai canali radio imposti da vegetazione più o meno occasionale, «la comunità ha unito le risorse e le energie per mantenere bene ciò che doveva essergli dato e si è costruita e mantenuta da sé». Anche se i trasmettitori si bloccano giorno di Natale. Perché Trinchero, che dalle sue colline ha portato il wifi in Amazzonia e nelle isole Comore, in Africa, di questa comunità è parte, da sempre. «Il progetto finirà a dicembre 2014, ma non volevamo abbandonare questo patrimonio tecnico e relazionale al suo . C : “ g ” g g z ». ’ z “ z F z C ” non potrà, per statuto, fare business e i 29 fondatori non percepiranno alcun tipo di stipendio. Il consorzio Top-Ix e il registro degli operatori di rete vede la nascita di un soggetto nuovo, e : g ’ z ( z ere residenti a Verrua) a partire dal 1° gennaio («che non sarebbe stato giusto farli pagare per un mese») con una quota annua di 50 euro, copriranno i costi vivi di banda g “ z ” z 20 g . C ’ ’ z “ -da- ” g z g I-Xem che hanno diffuso il know-how di base. «Vogliamo essere il braccio operativo sui territori dei gestori tradizionali» rincara Trinchero. Gestori soddisfatti perché «non avrebbero mai investito su un territorio così e adesso possono guadagnare dalla vendita di banda. Da parte loro, i cittadini hanno il servizio ma lo ottengono a costi bassissimi». Un modello win-win che esportabile in tantissimi comuni rurali. «È tutto in open source, compreso lo statuto, se altri g z ’ g : g g un euro, ma creare comunità e servizi». Perché «le telecomunicazioni hanno un valore sociale fortissimo: permettono lo scambio di informazioni, di formazione ma soprattutto il mantenimento delle culture locali. Ecco, quello che manca in questo momento, è la possibilità di preservare la cultura locale, perché le ICT non ci sono proprio dove la cultura locale è più forte: nelle campagne. Il tentativo è quello di avvicinare le generazioni, di creare le condizioni perché non ci sia più una doppia velocità». Creare valore aggiunto locale, connettendosi al globale. “ z z ”.

Risposto da Fabio Colasanti su 11 dicembre 2014 a 15:47 http://archiviostorico.corriere.it/2014/settembre/02/quei_sorpassi_...

Risposto da Fabio Colasanti su 11 dicembre 2014 a 23:34 http://www.key4biz.it/google-spegne-news-in-spagna-guanto-sfida-agl... Trovo che Google abbia perfettamente ragione. Google news porta lettori ai siti dei giornali. Per di più aiuta il pluralismo perché fa conoscere testate minori che altrimenti non sarebbero mai lette. Chiedere a Google il pagamento di diritti d'autore per il fatto di mettere in evidenza un link all'articolo di un giornale è insensato e stupido. Gli editori di molti paesi hanno cominciato a capirlo. Purtroppo in Spagna (e forse anche da noi) servirà più tempo per capirlo.

Risposto da Fabio Colasanti su 16 dicembre 2014 a 23:02 http://www.key4biz.it/eurostat-italiani-dieci-analfabeti-digitali/

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 17 dicembre 2014 a 2:44 Io penso possa dipendere anche dalla composizione demografica della popolazione, e dal forte digital divide in tante aree rurali e non; senza banda larga e un processo formativo, che potrebbe essere promosso anche dai comuni, non potremo migliorare la classifica. Fabio Colasanti ha detto: http://www.key4biz.it/eurostat-italiani-dieci-analfabeti-digitali/

Risposto da giorgio varaldo su 17 dicembre 2014 a 18:41 in friuli la regione ha finanziato il wi-fi libero e gratuito http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/infrastrutture-lavori-pub... eppure alcuni comuni - tra l'altro privi di copertura ADSL - hanno completamente ignorato questa possibilità. purtroppo per me uno di questi è il comune di bordano retto da una lista civica di sinistra e che nonostante le proteste dei cittadini - me compreso anche se non residente - non ha fatto nulla in merito in compenso nel comune di moimacco nonostante la copertura ADSL presente si è già dotato di 4 emittenti wi-fi e presto coprirà l'intero comune . se fossi li residente voterei per l'opposizione anche se è lista ispirata alla lega nord. Giampaolo Carboniero ha detto: Io penso possa dipendere anche dalla composizione demografica della popolazione, e dal forte digital divide in tante aree rurali e non; senza banda larga e un processo formativo, che potrebbe essere promosso anche dai comuni, non potremo migliorare la classifica. Fabio Colasanti ha detto: http://www.key4biz.it/eurostat-italiani-dieci-analfabeti-digitali/ Risposte a questa discussione

Risposto da Fabio Colasanti su 17 dicembre 2014 a 18:58 Un commento di un professore universitario romano che sostiene che le norme spagnole che hanno portato alla decisione di Google di chiudere il servizio "Google news" in Spagna sono una fesseria. http://www.key4biz.it/google-news-norme-spagnole-fanno-pugni-ue/

Risposto da Fabio Colasanti su 17 dicembre 2014 a 19:45 L'arretratezza "digitale" è un elemento trasversale che colpisce tutti i partiti. giorgio varaldo ha detto: in friuli la regione ha finanziato il wi-fi libero e gratuito http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/infrastrutture-lavori-pub... eppure alcuni comuni - tra l'altro privi di copertura ADSL - hanno completamente ignorato questa possibilità. purtroppo per me uno di questi è il comune di bordano retto da una lista civica di sinistra e che nonostante le proteste dei cittadini - me compreso anche se non residente - non ha fatto nulla in merito in compenso nel comune di moimacco nonostante la copertura ADSL presente si è già dotato di 4 emittenti wi -fi e presto coprirà l'intero comune . se fossi li residente voterei per l'opposizione anche se è lista ispirata alla lega nord.

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Giampaolo Carboniero ha detto: Io penso possa dipendere anche dalla composizione demografica della popolazione, e dal forte digital divide in tante aree rurali e non; senza banda larga e un processo formativo, che potrebbe essere promosso anche dai comuni, non potremo migliorare la classifica. Fabio Colasanti ha detto: http://www.key4biz.it/eurostat-italiani-dieci-analfabeti-digitali/

Risposto da Giampaolo Carboniero su 18 dicembre 2014 a 19:22 Grazie Laura, ho girato anche a enti e ass.ni con cui sono in contatto. laura sgaravatto ha detto: http://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/17_agenda-digitale-ital...

Risposto da Cristina Favati su 18 dicembre 2014 a 19:43 Matteo Renzi ’ è un Paese con una grande storia e una grande cultura, ’ g z degli italiani ha segnato la storia ’ ma nel nostro Paese è sempre dif “ ”. Eppure siamo sempre stati un Paese di innovatori e dobbiamo tornare ad esserlo. Quando incontro gli innovatori, i maker, chi fa start-up senza scoraggiarsi mai, i digital champion italiani, come oggi a B x ’ y 2014 z z . È vero abbiamo una grande storia alle spalle ma smettiamo di pensare che tutto quello che si poteva fare sia già stato fatto. Eurostat ci dice che oltre il 30% degli italiani non si è mai connesso a Internet (siamo quartultimi in UE), sicuramente chi ci ha preceduto ha responsabilità in questo ma ora dobbiamo recuperare in fretta. Abbiamo previsto 4,5 miliardi di euro da investire nel piano di crescita digitale e 7 miliardi per la banda ultra larga, fino al 2020 ’ z ’ g . Non basta, ovviamente, bisogna ripartire da un elemento fondamentale per una comunità: la scuola. È proprio quello che abbiamo iniziato a fare e che ci impegnerà anche nel 2015. “ ” .

Risposto da Cristina Favati su 18 dicembre 2014 a 20:32 http://www.comune.genova.it/content/sbarca-genova-la-banda-ultra-la... Cominciamo da Genova, grazie.

Risposto da Fabio Colasanti su 18 dicembre 2014 a 21:02 Ottimo. Facci sapere quando la fibra arriverà a casa tua. Cristina Favati ha detto: http://www.comune.genova.it/content/sbarca-genova-la-banda-ultra-la... Cominciamo da Genova, grazie.

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L'Italia e l'economia digitale

Risposto da Giampaolo Carboniero su 20 dicembre 2014 a 1:50 Siti istituzionali, no comment: http://punto-informatico.it/4206436/PI/Commenti/lampi-cassandra-uno...

Risposto da Fabio Colasanti su 22 dicembre 2014 a 23:34 Laura, grazie dell'articolo. Ho letto il libro della Szarvas qualche mese fa e l'ho anche commentato qui nel circolo. L'idea di fondo della Szarvas è corretta, anche se nella sua argomentazione esagera parecchio. Sostengo sempre che la Germania con gli avanzi di bilancia di pagamenti e del bilancio dello stato che ha potrebbe permettersi condizioni di vita migliori e che potrebbe permettersi aiuti sociali ancora più sostanziosi di quelli che ha oggi. Non per nulla i socialisti hanno imposto l'introduzionee di un salario minimo nel paese. Nel libro della Szarvas c'è una cosa divertente che sembra sia sfuggita all'autore dell'articolo che hai postato. La Szarvas ha lavorato con Hans Werner Sinn che è un economista tedesco molto famoso (è presidente dell'Ifo da tanti anni). Si è quindi detta che avere la prefazione del suo libro scritta da lui ne avrebbe migliorato l'impatto sulla stampa specializzata (le vendite di questi libri sono sempre infime, quindi non ci possono essere considerazioni commerciali). Ha quindi pensato di chiedergli di scrivere la prefazione, ma Hans Werner Sinn è un economista molto conservatore, che negli ultimi anni ha preso posizioni insopportabili. Non so cosa i due si siano detti, ma il fatto è che nella sua prefazione Hans Werner Sinn sviluppa un paio di pagine di argomentazioni generali e conclude dicendo di essere in totale disaccordo con le tesi della Szarvas e che sta ai lettori farsi un'idea propria ! Si tratta di un linguaggio che di solito non si incontra nelle prefazioni. laura sgaravatto ha detto: Poveri Tedeschi, Ricchi Italiani 11 GIUGNO 2014 Il successo delle riforme del mercato del lavoro in Germania è fuori discussione. Il paese è riuscito a invertire un pericoloso declino: nei primi anni 2000 era considerata il grande malato ’E oggi è diventata il modello di riferimento per i paesi europei più in difficoltà. I numeri lo dimostrano: la disoccupazione è calata drasticamente, dal 12,6% al 5,1%, Il PIL è cresciuto, la competitività del paese si è rafforzata sui mercati internazionali. ’ g Patricia Szarvas autrice di Ricca Germania, Poveri Tedeschi (UBE 2014), per la qualità della vita dei cittadini. I dati riportati nel libro sorprendono. Pur essendo la Germania un paese ricco, 1,5 milioni di tedeschi hanno bisogno del sostegno di un centro di distribuzione viveri (num g 5 ) 16% “ ” ( ) ’ z . M tedeschi, pur lavorando, non guadagnano a sufficienza per vivere e hanno bisogno di un sussidio statale per integrare il loro reddito. ( ... )

Risposto da Cristina Favati su 23 dicembre 2014 a 14:34 http://www.lavoce.info/archives/32109/gettando-fibra-lostacolo/

Risposto da Fabio Colasanti su 8 Gennaio 2015 a 21:55 http://www.key4biz.it/connessioni-online-litalia-continua-ad-arranc...

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Risposto da Fabio Colasanti su 15 Gennaio 2015 a 15:16 Ancora un articolo che, pur guardando il problema da un angolo diverso, arriva alle solite, tristi conclusioni. Abbiamo veramente un blocco culturale che ci impedisce di abbracciare modernità, innovazione, nuove tecnologie. In un mondo che cambia rapidamente, un paese che guarda soprattutto al passato e che vuole che cambi il meno possibile non può che essere in difficoltà. http://www.key4biz.it/pagamenti-elettronici-italia-fanalino-coda-ue...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 15 Gennaio 2015 a 20:50 Non credo ai blocchi culturali; credo invece che col tempo, da decenni, abbiamo creato un sistema, quello pubblico compreso, in mano a gruppi, professioni, operatori, imprenditori, partiti, parassiti, che vivono il cambiamento e la modernizzazione come smantellamento dei privilegi accumulati. Risposte a questa discussione

Risposto da Fabio Colasanti su 15 Gennaio 2015 a 22:32 Giampaolo, anche questo ti sembra dovuto al "sistema" ? Alla difesa di qualche interesse di parte ?

Giampaolo Carboniero ha detto: Non credo ai blocchi culturali; credo invece che col tempo, da decenni, abbiamo creato un sistema, quello pubblico compreso, in mano a gruppi, professioni, operatori, imprenditori, partiti, parassiti, che vivono il cambiamento e la modernizzazione come smantellamento dei privilegi accumulati.

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 16 Gennaio 2015 a 1:03 No, no, il governo voleva digitalizzare tutta l'Italia ancora anni fa, ha introdotto l'insegnamento dell'informatica nelle

scuole, ha promosso corsi di informatica nei quartieri e nei paesi e nella PA, ma i sommovimenti popolari contrari l'hanno punito, perchè gli italiani amano la loro beata ignoranza, mentre nel resto d'Europa i popoli si sono sollevati per obbligare i governi alla rivoluzione digitale. Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, anche questo ti sembra dovuto al "sistema" ? Alla difesa di qualche interesse di parte ? Giampaolo Carboniero ha detto: Non credo ai blocchi culturali; credo invece che col tempo, da decenni, abbiamo creato un sistema, quello pubblico compreso, in mano a gruppi, professioni, operatori, imprenditori, partiti, parassiti, che

vivono il cambiamento e la modernizzazione come smantellamento dei privilegi accumulati.

Risposto da Fabio Colasanti su 19 Gennaio 2015 a 9:24 Altro piccolo esempio del fatto che qualcosa si muove. http://www.key4biz.it/scuola-digitale-partite-iscrizioni-online-nel...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 19 Gennaio 2015 a 19:38 Una soluzione definitiva ed efficiente, utile non solo per l'Italia: http://www.gizmag.com/oneweb-global-satellite-internet-access/35640...

Risposto da Fabio Colasanti su 3 Febbraio 2015 a 18:01 Anche il M5S strilla. http://www.key4biz.it/banda-larga-m5s-governo-fermo-perdiamo-treno-...

Risposto da giorgio varaldo su 3 Febbraio 2015 a 18:32 Attualmente molto costosa e con grossi limiti di traffico anche se le prestazioni migliorano e si sta ampliando l'orario con tariffa flat disponibile per i pacchetti piu' costosi solo nelle ore notturne. Con tooway la velocita' massima e' 22 Mbps in download e 6 Mbps in upload. Giampaolo Carboniero ha detto: Una soluzione definitiva ed efficiente, utile non solo per l'Italia: http://www.gizmag.com/oneweb-global-satellite-internet-access/35640...

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 17 Febbraio 2015 a 18:19 Mi piacerebbe sapere perchè il governo era contrario; per fortuna un po' di buonsenso residuo esiste ancora: http://www.dday.it/redazione/15665/rigurgito-di-buon-senso-digitale...

Risposto da Fabio Colasanti su 2 Marzo 2015 a 9:08 Cristina, questa è un'altra cosa dove sicuramente non facciamo una bella figura. Nella discussione sull'economia digitale avevo ricordato che la situazione italiana è veramente imbarazzante. Quando si va a vedere la qualità della nostra infrastruttura per l'internet c'è da piangere. Siamo assolutamente gli ultimi in Europa per disponibilità di collegamenti superiori ai 30 Mbit e siamo insieme ai paesi più arretrati dei Balcani per l'uso dell'internet. Ogni governo italiano ha fatto fare studi da esperti di alto livello, c'è stato il rapporto di Francesco Caio di qualche anno fa (che aveva fatto un rapporto simile per il governo britannico) e c'è stato più di recente (gennaio 2014) un nuovo rapporto di Francesco Caio, Gerad Pogerel e Scott Marcus per il governo Letta. Ma ogni governo ricomincia da zero; guai a riprendere i lavori già fatti; potrebbero essere contaminati. Il vero problema italiano è la "domanda". Le infrastrutture italiane sono di cattiva qualità perché gli italiani usano poco l'internet e non mostrano di avere un grande bisogno di collegamenti di qualità migliore. Fastweb e Telecom Italia hanno cominciato ad offrire collegamenti in fibra a 100 Mbit al secondo, ma nessuno sembra molto interessato. Queste società vanno quindi avanti a rilento; perché fare grossi investimenti se poi le famiglie non sosttoscrivono i contratti per i nuovi servizi? Una difficoltà italiana è anche rappresentata dal fatto che abbiamo un'offerta molto abbondante di televisione libera con il digitale terrestre. Negli altri paesi la gente paga per un collegamento via cavo o via fibra ottica perché questa è la maniera per avere accesso a centinaia di programmi televisivi. La gente sottoscrive un contratto per avere la televisione e poi si ritrova anche il collegamento internet a 60/70, 100 o più Mbit. Ma intervenire dal lato della "domanda" è una cosa lenta – è come le riforme strutturali. Bisognerebbe aumentare il livello culturale del paese. In Scandinavia la domanda c'è e le società di telecomunicazione – che operano con le stesse regole delle nostre – fanno investimenti in fibra e si ritrovano con un numro di contratti che giustificano l'investimento fatto. Da noi no. Non conosco i dettagli dell'ultimo piano in discussione. Ma leggo continuamente dell'introduzione dell'idea dello spegnimento della rete in rame che mi sembra folle; senza senso. È di nuovo un esempio del carattere velleitario di tante nostre iniziative. La velocità media dei collegamenti in Italia è inferiore ai 10 Mbit. Gli obiettivi europei sono di dare almeno 30 Mbit a tutti e 100 Mbit al 50 per cento della popolazione europea entro il 2020. È quindi giusto che il governo faccia qualcosa, soprattutto per le zone sfavorite dove le domanda sarà sempre bassa. Ma per quale motivo al mondo andare a dire che, entro una certa data, si dovrebbe sopprimere la rete di rame attuale? Nessun paese europeo ha tirato furoi un'idea balzana del genere. Sulla rete di rame si possono oggi avere collegamenti fino a 60/70 Mbit al secondo. Perché mai dismetterla? Diamo tutti gli incentivi che vogliamo per la costruzione di nuove reti in fibra, ma lo "spegnimento" della rete in rame lasciamolo decidere a Telecom Italia secondo l'andamento del mercato. Cristina Favati ha detto: Non ho trovato la discussione che parlava del digitale. Posto allora qui questo articolo http://www.wired.it/internet/tlc/2015/03/01/piano-banda-ultralarga/...

Risposto da giorgio varaldo su 2 Marzo 2015 a 9:27 riguardo alla mancanza di domanda avrei qualche riserva

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ricevo continue telefonate da parte di fastweb che magnificano la fibra ottica poi chiedo quale velocità è la velocità di download e li sti poveri disperati dei call centers li senti in difficoltà ed alla fine estorci un 7 Mbps... a cosa serve passare alla fibra se il collegamento dalla centralina al modem è fatto con il vecchio doppino in rame telecom?

Risposto da Fabio Colasanti su 2 Marzo 2015 a 11:20 Giorgio, veri collegamenti in fibra ottica esistono solo in qualche quartiere di Milano, in uno a Roma e forse in qualche piccolissima parte di Bergamo e qualche altra città del nord Italia. Per il resto Fastweb e altri rivendono l'utilizzo del doppino di rame di Telecom Italia. Ma anche qui dipende da dove si vive. La metà degli italiani vive entro 250 metri dall'armadio di distribuzione di Telcom Italia. In questi casi se si arriva all'armadio con la fibra si possono poi offrire varie decine di Mbit anche sugli ultimi metri di doppino. Ma in campagna e nelle zone meno dense la situazione diventa buia. A casa di mia sorella a Spoleto, Telecom Italia ha fatto misurazioni precise su mia insistenza e sono arrivati alla conclusione che il suo doppino di rame è talmente lungo (o di cattiva qualità) che non possono nemmeno offrire l'ADSL classico. Per il momento è costretta a usare il Wimax. giorgio varaldo ha detto: riguardo alla mancanza di domanda avrei qualche riserva ricevo continue telefonate da parte di fastweb che magnificano la fibra ottica poi chiedo quale velocità è la velocità di download e li sti poveri disperati dei call centers li senti in difficoltà ed alla fine estorci un 7 Mbps... a cosa serve passare alla fibra se il collegamento dalla centralina al modem è fatto con il vecchio doppino in rame telecom?

Risposto da Giampaolo Carboniero su 2 Marzo 2015 a 12:49 Stessa situazione a casa mia, lontana 7 Km. e due valli dall'armadio Telecom; ricevo il segnale Wi-fi con la padella, impossibile col doppino in rame; mi piacerebbe sapere se la tecnologia wi-fi può essere integrata con l'armadio Telecom dove arriva la fibra o se l'operazione è impossibile o una questione solo burocratica.

Risposto da Fabio Colasanti su 2 Marzo 2015 a 23:55 http://www.key4biz.it/causeries-caso-telecom-italia-rete-in-rame-fe... Risposte a questa discussione

Risposto da Fabio Colasanti su 17 Marzo 2015 a 18:52 Altre statistiche. http://www.key4biz.it/quanto-sono-digitali-i-membri-ue-nel-2015/

Risposto da Giampaolo Carboniero su 17 Marzo 2015 a 19:06 Sarebbe utile un'analisi delle soluzioni adottate dai paesi nelle zone montuose; forse anche questo aspetto rientra fra gli indicatori.

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Risposto da giorgio varaldo su 17 Marzo 2015 a 19:37 giampaolo la slovenia ha ben poche pianure eppure presenta indici migliori dei nostri se vai in qualsiasi ristorante o bar in carniola potrai usufruire del collegamento wi-fi free il paese risulta cablato con fibra, i registratori di cassa di qualsiasi attività commerciale sono collegati con la sede centrale del ministero delle finanze a lubjana in tempo reale. Giampaolo Carboniero ha detto: Sarebbe utile un'analisi delle soluzioni adottate dai paesi nelle zone montuose; forse anche questo aspetto rientra fra gli indicatori.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 17 Marzo 2015 a 20:01 Se è per questo anche noi abbiamo territori, grandi più della Slovenia, ben serviti dalla wi-fi free; il nostro problema è la politca nazionale, gli inghippi della PA, i finanziamenti, i controlli e i monitoraggi. giorgio varaldo ha detto: giampaolo la slovenia ha ben poche pianure eppure presenta indici migliori dei nostri se vai in qualsiasi ristorante o bar in carniola potrai usufruire del collegamento wi-fi free il paese risulta cablato con fibra, i registratori di cassa di qualsiasi attività commerciale sono collegati con la sede centrale del ministero delle finanze a lubjana in tempo reale. Giampaolo Carboniero ha detto: Sarebbe utile un'analisi delle soluzioni adottate dai paesi nelle zone montuose; forse anche questo aspetto rientra fra gli indicatori.

Risposto da Fabio Colasanti su 25 Marzo 2015 a 18:55 Di male in peggio. http://www.key4biz.it/banda-ultralarga-italia-e-turchia-maglie-nere...

Risposto da Fabio Colasanti su 24 Aprile 2015 a 19:42 In questo campo le cose non migliorano, anzi. http://www.key4biz.it/osservatorio-agcom-banda-ultralarga-aumenta-i...

Risposto da Fabio Colasanti su 20 Giugno 2015 a 23:25 Meno male che ci sono la Grecia, la Bulgaria e la Romania ! http://www.key4biz.it/digital-economy-index-2015-per-la-ue-litalia-...

Risposto da Cristina Favati su 21 Giugno 2015 a 18:10

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http://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/l-italia-rischia-di-non...

Risposto da Fabio Colasanti su 7 Luglio 2015 a 8:23 Il Guardian ha una storia, non bella, su di una ditta italiana chiamata Hacking Team che produrrebbe software per la protezione e la sorveglianza che sarebbe stata vittima di hackers che le hanno rubato e messo in distribuzione libera materiale che mostra che questa ditta, che lavora anche per il nostro governo, avrebbe prodotto software per vari regimi repressivi e che non avrebbe collaborato con inchieste delle Nazioni Unite. http://www.theguardian.com/technology/2015/jul/06/hacking-team-hack...

Risposto da giorgio varaldo su 26 Luglio 2015 a 23:25 chi sta nell'epoca del Gb e chi non ha neanche ADSL http://www.chefuturo.it/2015/07/mappa-europa-fibra-1-giga-italia/ per la cronaca per le utenze non coperte da ADSL telecom cambiando nome in tim ha portato il canone mensile a circa 29 euro più IVA ...

Risposto da Fabio Colasanti su 26 Luglio 2015 a 23:52 Giorgio, io vado domani da mia sorella a Spoleto che non ha l'ADSL. Utilizza un collegamento WiMax che funziona quando vuole. Per due giorni non saro molto presente. giorgio varaldo ha detto: chi sta nell'epoca del Gb e chi non ha neanche ADSL http://www.chefuturo.it/2015/07/mappa-europa-fibra-1-giga-italia/ per la cronaca per le utenze non coperte da ADSL telecom cambiando nome in tim ha portato il canone mensile a circa 29 euro più IVA ...

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Luglio 2015 a 0:29 Sarebbe bello che i prezzi delle comunicazioni potessero sempre scendere. Ma alla fine chi farà gli investimenti necessari per offrire nuovi servizi? http://www.key4biz.it/tariffe-rimodulate-le-tlc-italiane-non-sono-l... Risposte a questa discussione

Risposto da Fabio Colasanti su 5 Agosto 2015 a 11:41 Un dossier interessante. http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/08/03/news... Negli indici che sono presentati stiamo almeno meglio di Bulgaria e Romania !

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Risposto da Fabio Colasanti su 19 Agosto 2015 a 10:07 A Pesaro, dopo aver utilizzato per quattro anni un software senza licenza, Open Office, hanno deciso di ritornare ai sistemi Windows. La Microsoft ne è evidentemente contentissima. Altre amministrazioni pubbliche stanno invece passando a sistemi liberi. La cosa è controversa. A prima vista, il fatto di non pagare licenze è attraente, ma è vero che ci sono molti problemi. Qualche anno fa, nella mia direzione generale avevamo fatto un esperimento: avevamo istallato Linux su 50 computer di altrettanti funzionari. Il risultato strano è stato che su questi computer potevamo fa girare senza problemi tutti i programmi commerciali (continuavamo ad utilizzare Word e Excel), ma non riuscivamo a far funzionare le applicazioni interne che erano state sviluppate per la Commissione (gestione dei documenti, missioni, spese mediche, ecc) ! E poi il mio capo dell'IT mi diceva sempre che in caso di problema con in programma Microsoft poteva fare una telefonata ed avere un tecnico sul posto in due ore; ma se c'era un problema con Linux a chi poteva rivolgersi ? Come economista sono convinto che i monopoli siano una cosa negativa. Ma come utilizzatore sono ben contento che Microsoft abbia stabilito un quasi monopolio dei programmi da ufficio. Ricordo ancora i tempi quando prima di mandare un documento a qualcuno bisognava informarsi sul programma di videoscrittura che utilizzava (Wordperfect, Wordstar o altri). C'erano possibilità di conversione, ma ci si ritrovava sempre con qualche problema di ripaginazione che obbligava e perdere tempo per risistemare il documento. https://news.microsoft.com/it-it/2015/06/23/a-pesaro-lufficio-a-cie...

Risposto da Fabio Colasanti su 26 Agosto 2015 a 11:35 Una notizia interessante. Open Reach, la parte di British Telecom che gestisce la rete, sta facendo un test con 2000 utenti di un sistema di collegamento che potrebbe in teoria portare a velocità di 1 Gigabit al secondo. British Telecom è pero prudente e parla di un test che apre la possibilità di portare 500 MB al secondo a tutta la popolazione del Regno Unito in dieci anni ! La cosa più interessante però è che il testo non è basato sulla fibra ottica fino agli utenti, ma sulla fibra fino all'armadietto e poi il doppino di rame (a condizione che questo però non sia troppo lontano).

Risposto da Fabio Colasanti su 26 Settembre 2015 a 19:12 Siamo oltre il 50esimo posto mondiale per la velocità media di connessione all'internet ! ! ! http://www.key4biz.it/rapporto-akamai-banda-larga-a-13-in-italia-ma...

Risposto da Fabio Colasanti su 14 Ottobre 2015 a 19:59 Facebook è al centro della tempesta. Anche la recente sentenza che ha creato un'incertezza giuridica enorme per tutte le imprese con attività internazionali (la denuncia dell'accordo chiamato "Safe Harbor") era partita da un caso che riguardava Facebook. http://www.key4biz.it/privacy-facebook-al-contrattacco-ma-rischia-u...

Risposto da Fabio Colasanti su 27 Ottobre 2015 a 12:15 Questa è una maniera intelligente ed efficace per associare i cittadini alle gestione della cosa pubblica e per dare trasparenza all'azione dei comuni. http://www.lavoce.info/archives/38003/basta-unapp-per-migliorare-i-...

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Risposto da giorgio varaldo su 28 Ottobre 2015 a 7:37 fabio potresti dare qualche informazione sulle notizie del provvedimento UE che avrebbe sancito la fine della net neutrality? grazie!!!

Risposto da Fabio Colasanti su 28 Ottobre 2015 a 8:47 Giorgio, quando avrò tempo guarderò con più attenzione la decisione Ue, ma l'impressione che ho è che parlare di "colpo" alla neutrality della rete sia assolutamente sbagliato. Queste accuse vengono da persone che hanno una posizione ideologica sulla "neutralità delle rete". Il Parlamento europeo ha semplicemente confermato la linea su questo punto che l'Unione segue da tantissimi anni. I due problemi principali sono la "gestione del traffico" e i "servizi speciali". Nel primo caso siamo al paradosso. Quando si è sviluppato il protocollo internet IpV6 che sta sostituendo il protocollo attuale IpV4, una delle richieste avanzate ai tecnici che hanno definito il protocollo è stato proprio quella di permettere una migliore gestione del traffico. Tutti accettano che la gestione del traffico sia necessaria perché un ragazzino che scarichi un film via l'internet mobile potrebbe bloccare per vario tempo il traffico di una cellula o per altri casi simili. Ma la gestione del traffico può essere necessaria anche per assicurare una migliore qualità ad applicazioni dove una bassa latenza è cruciale (per esempio una videoconferenza o un'applicazione medica), rispetto a, per esempio, gli e-mails che possono anche arrivare qualche minuto più tardi. Questo è visto da alcuni estremisti come una violazione dell'uguaglianza dei "bit". Non sono assolutamente d'accordo. Per quanto riguarda i "servizi speciali", si tratta della possibilità che un fornitore di internet possa farsi pagare per garantire ad una società che offre contenuti l'accesso alla tua linea a condizioni di qualità garantita. Secondo alcune posizioni estremiste, questo creerebbe una discriminazione tra "autostrade" ad alto prezzo e "trazzere" a basso prezzo. Ma nel caso un fornitore di internet accettasse di farsi pagare per offrire un migliore accesso sulla tua linea ad una società con la quale tu avresti comunque dovuto sottoscrivere un contratto la "trazzera" – ammesso che ci possa essere un deterioramente della qualità del traffico internet normale (cosa tutta da dimostrare) – sarebbe sulla tua stessa linea, non su quella di qualcun altro. La società che ti fornisce l'internet starebbe molto attenta a non scontentarti altrimenti tu potresti cambiare fornitore (a condizione che ci sia concorrenza nella tua zona). In ogni caso questa possibilità esiste nella legislazione europea da oltre dieci anni, dal 2002, e quasi nessuno l'ha utilizzata. Quello che invece abbiamo visto è che Google, Facebook e tante altre grosse società hanno piazzato server in tutto il mondo e quando tu fai una ricerca su Google la tua richiesta non parte verso un server negli Stati Uniti, ma verso uno che forse è a meno di cento chilometri da casa tua. In questa maniera le grosse società gestiscono direttamente le telecomunicazioni tra i loro server nel mondo e dipendono dalle società di telecomunicazioni sono per le trasmissioni locali. Non so cosa sia stato deciso esattamente, cercherò di documentarmi, su di un altro problema, quello dei "servizi a costo zero". Questo riguarda la possibilità che una società che offre contenuti paghi lei la società che fornisce l'internet per l'accesso ad un suo servizio. Per esempio una società che offre video a pagamento – o anche Facebook, Yahoo o altri - potrebbe pagare lei stessa la società di telecomunicazione per il trasporto e lo scaricare un film da questa società o l'accesso al servizio non verrebbe contato nella quantità di dati inclusa nel contratto dell'utilizzatore. Alcuni di nuovo sono contrari a questa possibilità perché introdurrebbe una discriminazione. Ma non vedo alcuna differenza tra questo e l'offrire un prezzo più basso. Dov'è la discriminazione? Nei paesi emergenti i regolatori sono favorevoli a questi servizi a "costo zero" perché rendono del contenuto disponibile a persone che altrimenti non potrebbero permetterselo (per esempio, Facebook paga le società di telecomunicazioni perché l'accesso al suo servizio non sia contato nel costo dell'abbonamento individuale e Facebook recupera il costo attraverso quello che guadagna con la pubblicità).

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giorgio varaldo ha detto: fabio potresti dare qualche informazione sulle notizie del provvedimento UE che avrebbe sancito la fine della net neutrality? grazie!!!

Risposto da Dino Bortolotto su 2 Novembre 2015 a 18:28 Piccola Indagine: ma come dovrebbe chiamarsi (essere identificato) un contratto di "accesso Internet" con il quale non puoi rendere raggiungibile un TUO server http (webserver) ? ed uno invece con cui lo puoi fare come dovrebbe essere differenziato? in altri termini è tollerabile che vi siano soggetti che dicono di fornire "accessi internet" e poi l'utente può solo navigare ma non può attivare su quell'accesso un dispositivo con il quale pubblicare (in pratica attivare un server HTTP) ? Da tempo continuo a dire che ACCESSO INTERNET dovrebbe essere un termine utililzzabile SOLO da chi fornisce all'utente: 1) almeno un indirizzo IP PUBBLICO (STATICO O DINAMICO) 2) con il quale l'utente può raggiungere qualsiasi altro indirizzo IP PUBBLICO nel mondo e su QUALSIASI PORTA 3) e PARIMENTI l'utente deve poter attivare sul proprio indirizzo IP PUBBLICO (quello di cui al punto 1) in una qualsiasi delle 65535 PORTE (quindi ad esempio la porta 80) il servizio che meglio gli aggrada che dovrebbe quindi essere visbile da qualsiasi altro indirizzo pubblico nel mondo. Cosi è sempre stato dalla notte dei tempi per i veri ISP ... ma ora con le mirabolanti evoluzioni volute da incumbent e oligopolisti del mobile stiamo per conoscere la NUOVA INTERNET quella dove DESCRESCONO le libertà degli utenti e CRESCONO i profitti dei monopolisti/oligopolisti. avete ad esempio mai provato con la connettività di un operatore mobile ad attivare un http server sul vostro smartphone? (se li cercate, troverete programmi che permettono di avere un webserver su di uno smartphone d'altra parte nel 1994 io riuscivo a pubblicare senza problemi con un PC Pentium che era infinitamente meno potente degli attuali smartphone) Il risultato è che NON CI RIUSCIRETE mutatis mutandis è come se in telefonia vi avessero venduto un contratto con cui potete chiamare ma NON ESSERE chiamato ... ma si sa lo fanno per il vostro bene e per l'innovazione della rete ... voi non dovete fornire servizi li dovete solo COMPERARE. piu che innovazione io la considero un altro passo verso la DISTRUZIONE della internet delle orgini dove OGNI nodo (indirizzo IP) poteva essere un nodo di pubblicazione. Oggi abbiamo miliardi di utenti che conoscono internet solo quale "mezzo" attraverso il quale loro interagiscono con i SERVER di enormi servizi centralizzati (ad esempio Facebook) e non hanno mai percepito che essi potrebbero essere il nodo (SERVER) dove risiedono i servizi da loro creati. qualcuno da anni sta spacciando l'idea che per l'utente esiste un solo modo di fare servizi ... quello con cui li si DEVE mettere su di un SERVER di qualc'un altro di solito MOLTO grosso. rassicuro i miei amici tecnici dicendo che ovviamente so benissimo come bypassare il problema (ad esempio openVPN) ma l'esistenza dei workaround non diminuisce la gravità di una simile situazione (sapere come aggirare una buca non esime chi di dovere dall'operare per porvi rimedio) ora i nostri amati e ben pagati garanti di AGCOM dove sono? perché non hanno individuato il problema e non intervengono? altro che tutela della "neutralita della rete" mi pare che stiano lasciando che gli incumbent/oligopolisti facciano quello che gli PARE con internet e ci vengono pure a spacciare come tutela della neutralita una misura che CONSENTE una GRAVE distorsione di mercato come lo "zero rating" infatti non sono passate che poche ore dalla approvazione della nuova norma sulla neutralita della rete europea ed abbiamo gia l'annuncio che T-mobile fornirà in zero rating l'accesso ad HBO Netflix ... geniale e paghiamo questi carrozzoni pure centinaia di milioni di euro/anno, Euro con i quali NON si occupano di queste cose ma INVECE ostinatamente di come ordinare agli ISP di lavorare A GRATIS per gli oscuramenti vantaggio degli interessi economici dei titolari dei diritti d'autore (altra lobby notoriamente composta di sqattrinati). Che dire siamo proprio all'apoteosi di Robin Hood al contrario!

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L'Italia e l'economia digitale

Risposto da Giampaolo Carboniero su 3 Novembre 2015 a 0:03 Condivido Dino; all'Italia, ma forse anche al resto d'Europa servirebbe un nuovo maestro Manzi per il digitale e internet per acculturare le popolazioni ma soprattutto i decisori coinvolti.

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 4 Novembre 2015 a 9:11 I due interventi di Fabio Colasanti e Dino Bortolotto mi sembrano entrambi interessanti pur nel loro contrasto, per fornire al normale utente maggiori informazioni sul problema. Mi piacerebbe poterli pubblicare insieme , se siete d'accordo , su Pensiero Democratico , con una piccola premessa , per offrire ai lettori strumenti per una maggiore comprensione del problema . Io stesso ho la sensazione di non comprendere pienamente qualche punto e a tal proposito pregherei i due autori di rivedere i propri contributi cercando di renderli ancora più semplici ed esplicativi per il lettore e pronti per la pubblicazione. Grazie in anticipo

Risposto da Fabio Colasanti su 5 Novembre 2015 a 2:48 Giuseppe, mi sembra una cattiva idea. Gli interventi di Dino e quello mio precedente sono su temi troppo diversi e c'entrano poco l'uno coll'altro. Risposte a questa discussione

Risposto da Fabio Colasanti su 5 Novembre 2015 a 2:50 C'è qualcuno che ha e utilizza la carta d'identità elettronica? In Belgio è l'unica che si può avere e quando vado in un ospedale me la chiedono sempre. La mettono in un lettore e copiano i dati. http://www.key4biz.it/carta-didentita-elettronica-non-decolla-da-13...

Risposto da Dino Bortolotto su 5 Novembre 2015 a 19:39 Fabio, tutti i temi che ruotano attorno al digitale sono tra loro correlati non a caso si parla di agenda digitale ... che dici se ci sentiamo magari su skype e proviamo ad organizzare la "cosa" in capitoli e sotto capitoli ed ad illustrare le relazioni che esistono tra i vari elementi in modo che anche chi non ha grande dimestichezza con questi temi possa percepire i rapporti di causa-effetto e gli intrecci di vincoli? nel post che ho inserito in questo thread volevo ad esempio mettere in luce come l'elemento "accesso ad internet" (uno degli elementi imprescindibili per qualsiasi altro elemento della agenda digitale) venga gestito dimenticando quali siano tutte le sue vere sfaccettature e come vi siano un progressivo depotenziamento rispetto a ciò che era alle origini ... da anni faccio ad esempio parte del chapter italiano di ISOC e di questo progressivo scivolamento ne parliamo spesso ma delle nostre considerazion ovviamente nulla arriva all'utente medio di facebook che fa molta fatica a capire che che cosa sia un servizio di accesso COMPLETO che è ben diversa dalla versione dimezzata che forniscono alcuni grandi provider (non a caso di cultura TELCO)

Risposto da Fabio Colasanti su 5 Novembre 2015 a 23:12 Dino,

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L'Italia e l'economia digitale

sarebbe molto interessante, ma in questo momento non ho tempo. Sono preso dal lavoro che sto facendo sugli aiuti alla Grecia che dovrebbe essere pubblicato tra qualche settimana. Sarò disponibile solo dopo essermi liberato di questo progetto. Dino Bortolotto ha detto: Fabio, tutti i temi che ruotano attorno al digitale sono tra loro correlati non a caso si parla di agenda digitale ... che dici se ci sentiamo magari su skype e proviamo ad organizzare la "cosa" in capitoli e sotto capitoli ed ad illustrare le relazioni che esistono tra i vari elementi in modo che anche chi non ha grande dimestichezza con questi temi possa percepire i rapporti di causa-effetto e gli intrecci di vincoli? nel post che ho inserito in questo thread volevo ad esempio mettere in luce come l'elemento "accesso ad internet" (uno degli elementi imprescindibili per qualsiasi altro elemento della agenda digitale) venga gestito dimenticando quali siano tutte le sue vere sfaccettature e come vi siano un progressivo depotenziamento rispetto a ciò che era alle origini ... da anni faccio ad esempio parte del chapter italiano di ISOC e di questo progressivo scivolamento ne parliamo spesso ma delle nostre considerazion ovviamente nulla arriva all'utente medio di facebook che fa molta fatica a capire che che cosa sia un servizio di accesso COMPLETO che è ben diversa dalla versione dimezzata che forniscono alcuni grandi provider (non a caso di cultura TELCO)

Risposto da Giuseppe Ardizzone su 7 Novembre 2015 a 18:09 Scartata l'idea che avevo proposto a te e Fabio direi che la cosa più semplice al momento è pubblicare il tuo post magari con qualche aggiustamento teso a migliorarne la leggibilità per i meno preparati sull'argomento. Se vuoi puoi postarlo all'interno di questa discussione . Tieni presente che da martedi prossimo per ca 10 gg sarò in viaggio e probabilmente avrò difficoltà a collegarmi al sito . Prego gli altri membri della redazione di pensiero democratico eventualmente di seguire la questione. Dino Bortolotto ha detto: Piccola Indagine: ma come dovrebbe chiamarsi (essere identificato) un contratto di "accesso Internet" con il quale non puoi rendere raggiungibile un TUO server http (webserver) ? ed uno invece con cui lo puoi fare come dovrebbe essere differenziato? in altri termini è tollerabile che vi siano soggetti che dicono di fornire "accessi internet" e poi l'utente può solo navigare ma non può attivare su quell'accesso un dispositivo con il quale pubblicare (in pratica attivare un server HTTP) ? Da tempo continuo a dire che ACCESSO INTERNET dovrebbe essere un termine utililzzabile SOLO da chi fornisce all'utente: 1) almeno un indirizzo IP PUBBLICO (STATICO O DINAMICO) 2) con il quale l'utente può raggiungere qualsiasi altro indirizzo IP PUBBLICO nel mondo e su QUALSIASI PORTA 3) e PARIMENTI l'utente deve poter attivare sul proprio indirizzo IP PUBBLICO (quello di cui al punto 1) in una qualsiasi delle 65535 PORTE (quindi ad esempio la porta 80) il servizio che meglio gli aggrada che dovrebbe quindi essere visbile da qualsiasi altro indirizzo pubblico nel mondo. Cosi è sempre stato dalla notte dei tempi per i veri ISP ... ma ora con le mirabolanti evoluzioni volute da incumbent e oligopolisti del mobile stiamo per conoscere la NUOVA INTERNET quella dove DESCRESCONO le libertà degli utenti e CRESCONO i profitti dei monopolisti/oligopolisti. avete ad esempio mai provato con la connettività di un operatore mobile ad attivare un http server sul vostro smartphone? (se li cercate, troverete programmi che permettono di avere un webserver su di uno smartphone d'altra parte nel 1994 io riuscivo a pubblicare senza problemi con un PC Pentium che era infinitamente meno potente degli attuali smartphone) Il risultato è che NON CI RIUSCIRETE mutatis mutandis è come se in telefonia vi avessero venduto un contratto con cui potete chiamare ma NON ESSERE chiamato ... ma si sa lo fanno per il vostro bene e per l'innovazione della rete ... voi non dovete fornire servizi li dovete solo COMPERARE. piu che innovazione io la considero un altro passo verso la DISTRUZIONE della internet delle orgini dove OGNI nodo (indirizzo IP) poteva essere un nodo di pubblicazione. Oggi abbiamo miliardi di utenti che conoscono internet solo quale "mezzo" attraverso il quale loro interagiscono con i SERVER di enormi servizi centralizzati (ad esempio Facebook) e non hanno mai percepito che essi potrebbero essere il nodo (SERVER) dove risiedono i servizi da loro creati.

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qualcuno da anni sta spacciando l'idea che per l'utente esiste un solo modo di fare servizi ... quello con cui li si DEVE mettere su di un SERVER di qualc'un altro di solito MOLTO grosso. rassicuro i miei amici tecnici dicendo che ovviamente so benissimo come bypassare il problema (ad esempio openVPN) ma l'esistenza dei workaround non diminuisce la gravità di una simile situazione (sapere come aggirare una buca non esime chi di dovere dall'operare per porvi rimedio) ora i nostri amati e ben pagati garanti di AGCOM dove sono? perché non hanno individuato il problema e non intervengono? altro che tutela della "neutralita della rete" mi pare che stiano lasciando che gli incumbent/oligopolisti facciano quello che gli PARE con internet e ci vengono pure a spacciare come tutela della neutralita una misura che CONSENTE una GRAVE distorsione di mercato come lo "zero rating" infatti non sono passate che poche ore dalla approvazione della nuova norma sulla neutralita della rete europea ed abbiamo gia l'annuncio che T-mobile fornirà in zero rating l'accesso ad HBO Netflix ... geniale e paghiamo questi carrozzoni pure centinaia di milioni di euro/anno, Euro con i quali NON si occupano di queste cose ma INVECE ostinatamente di come ordinare agli ISP di lavorare A GRATIS per gli oscuramenti vantaggio degli interessi economici dei titolari dei diritti d'autore (altra lobby notoriamente composta di sqattrinati). Che dire siamo proprio all'apoteosi di Robin Hood al contrario!

Risposto da Fabio Colasanti su 20 Novembre 2015 a 0:06 Un articolo e un video che spiegano cose importanti (bissogna soprattutto vedere il video), ma delle quali però si parla poco nelle discussioni sulla banda larga. La banda larga (e ultralarga) in Italia si sviluppa poco perché non c'è domanda, perché gli italiani usano molto poco l'internet. https://www.key4biz.it/eventi-video/truenumbers-le-false-verita-sul...

Risposto da Fabio Colasanti su 20 Novembre 2015 a 0:07 A questa è una delle tante ragioni del basso uso dell'internet e delle tecnologie digitali. http://www.key4biz.it/carta-didentita-elettronica-4-mesi-per-averla...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 20 Novembre 2015 a 2:26 Con il nostro territorio e le poltiche governative difficile si possa sviluppare una domanda; però io invertirei il paradigma perchè nel resto del mondo la domanda e l'offerta si sono sviluppate contemporaneamente, anzi, forse leggermente prima l'offerta; da noi gli imprenditori aspettano sempre l'ombrello statale. Fabio Colasanti ha detto: A questa è una delle tante ragioni del basso uso dell'internet e delle tecnologie digitali. http://www.key4biz.it/carta-didentita-elettronica-4-mesi-per-averla...

Risposto da Fabio Colasanti su 20 Novembre 2015 a 8:19 Giampaolo, in tutti i paesi l'offerta è andata di pari passo con la domanda. Gli imprenditori fanno gli investimenti in fibra se sanno che c'è qualcuno che poi sottoscrive l'abbonamento. Fastweb e Telecom Italia già da anni hanno cominciato a portare la fibra fino a casa in varie città, ma poi si sono rese conto che ben pochi erano disposti a sottoscrivere l'abbonamento che era naturalmente un po' più caro dell'ASDL normale. Quando in Scandinavia Telia-Sonera porta la fibra da qualche parte, una buona percentuale delle famiglie sottoscrive il contratto. In quante famiglie italiane non c'è nemmeno un computer?

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Si era parlato tanto del fatto che l'Enel potesse avere un ruolo. Ma adesso anche questa ha aperto gli occhi e per il 2016 non farà nulla. Ma la fibre ci da 100 Megabit e anche molto di più. Da noi sarebbe già un passo abanti avere 34/40 megabit e questi si possono ottenere dal doppino di rame attuale. Un problema supplementare è che in Italia non c'è la forza trainante della televisione. In tutto il resto del mondo, la stragrande maggioranza delle famiglie sottoscrive un abbonamento alla fibra (o al cavo coassiale di ultima generazione DOCSIS 3.0) per ricevere un centinaio di programmi televisisi. Da noi abbiamo il digitale terrestre che offre molti, ma molti più canali che negli altri paesi e il satellite. Il risultato è che nessuno sente il bisogno di avere la fibra per aver accesso alla televisione. Per il resto usiamo l'internet poco e il risultato è quindi una bassissima domanda, che provoca l'offerta che vediamo. I prezzi in Italia sono leggermente più bassi della media europea. Giampaolo Carboniero ha detto: Con il nostro territorio e le poltiche governative difficile si possa sviluppare una domanda; però io invertirei il paradigma perchè nel resto del mondo la domanda e l'offerta si sono sviluppate contemporaneamente, anzi, forse leggermente prima l'offerta; da noi gli imprenditori aspettano sempre l'ombrello statale. Fabio Colasanti ha detto: A questa è una delle tante ragioni del basso uso dell'internet e delle tecnologie digitali. http://www.key4biz.it/carta-didentita-elettronica-4-mesi-per-averla...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 21 Novembre 2015 a 2:19 Forse il discorso non è così lineare; in Italia scontiamo, come in tanti altri campi, posizioni monopoliste che ingessano la concorrenza, e i prezzi fanno poi la differenza http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/20... Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, in tutti i paesi l'offerta è andata di pari passo con la domanda. Gli imprenditori fanno gli investimenti in fibra se sanno che c'è qualcuno che poi sottoscrive l'abbonamento. Fastweb e Telecom Italia già da anni hanno cominciato a portare la fibra fino a casa in varie città, ma poi si sono rese conto che ben pochi erano disposti a sottoscrivere l'abbonamento che era naturalmente un po' più caro dell'ASDL normale. Quando in Scandinavia Telia-Sonera porta la fibra da qualche parte, una buona percentuale delle famiglie sottoscrive il contratto. In quante famiglie italiane non c'è nemmeno un computer? Si era parlato tanto del fatto che l'Enel potesse avere un ruolo. Ma adesso anche questa ha aperto gli occhi e per il 2016 non farà nulla. Ma la fibre ci da 100 Megabit e anche molto di più. Da noi sarebbe già un passo abanti avere 34/40 megabit e questi si possono ottenere dal doppino di rame attuale. Un problema supplementare è che in Italia non c'è la forza trainante della televisione. In tutto il resto del mondo, la stragrande maggioranza delle famiglie sottoscrive un abbonamento alla fibra (o al cavo coassiale di ultima generazione DOCSIS 3.0) per ricevere un centinaio di programmi televisisi. Da noi abbiamo il digitale terrestre che offre molti, ma molti più canali che negli altri paesi e il satellite. Il risultato è che nessuno sente il bisogno di avere la fibra per aver accesso alla televisione. Per il resto usiamo l'internet poco e il risultato è quindi una bassissima domanda, che provoca l'offerta che vediamo. I prezzi in Italia sono leggermente più bassi della media europea. Giampaolo Carboniero ha detto: Con il nostro territorio e le poltiche governative difficile si possa sviluppare una domanda; però io invertirei il paradigma perchè nel resto del mondo la domanda e l'offerta si sono sviluppate contemporaneamente, anzi, forse leggermente prima l'offerta; da noi gli imprenditori aspettano sempre l'ombrello statale. Fabio Colasanti ha detto: A questa è una delle tante ragioni del basso uso dell'internet e delle tecnologie digitali. http://www.key4biz.it/carta-didentita-elettronica-4-mesi-per-averla...

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Risposto da Fabio Colasanti su 21 Novembre 2015 a 3:46 Giampaolo, Alla seguente URL puoi trovare uno studio di oltre quattrocentocinquanta pagine fatto per la Commissione Europea. http://ec.europa.eu/digital-agenda/en/news/study-retail-broadband-a... L'articolo che hai postato tende ad essere scandalistico e non è corretto (alla faccia della professionalità del Sole24Ore). Dice che in alcuni paesi d'Europa ci sono dei prezzi più bassi che in Italia. Verissimo. Non dice però che i prezzi in Italia sono più bassi della media europea (vedi i grafici che riporto tratti dallo studio citato). Lamenta la politica commerciale di Telecom Italia, ma i prezzi che Telecom Italia deve fare ai suoi concorrenti sono fissati dal regolatore da almeno il 2003. L'affermazione che la Commissione europea raccomandi la separazione funzionale come nel Regno Unito è falsa; la Commissione europea non l'ha mai raccomandato. Non c'è nessun altro paese in Europa che abbia seguito l'esempio del Regno Unito, nemmeno l'Olanda che pure ha prezzi molto bassi come indicato dall'articolo. Oltre a tutto i prezzi nel Regno Unito, con la separazione funzionale, sono più o meno allo stesso livello di quelli italiani. Anche l'affermazione che Telecom Italia avrebbe il 70 per cento del mercato della banda larga contro il 50 per cento della media europea non sta in piedi. La quota di mercato di TI è in leggera discesa da anni e già a fine 2013 era scesa sotto il 50 per cento (vedi l'ultimo grafico che viene però da uno studio diverso). Telecom Italia non merita una grande difesa perché non è un'azienda che sia stata o sia ben gestita (forse se avesse un forte azionista di maggioranza straniero potrebbe diventarlo), ma affermazioni leggere e superficiali come quelle dell'articolo che hai postato non aiutano ad avere un dibattito migliore.

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Risposto da giorgio varaldo su 21 Novembre 2015 a 8:29 Come ha ricordato fabio per lo sviluppo della fibra manca l'effetto trainante della televisione. Basta fare un paragone fra lo spettacolo offerto da una citta' svizzera ed una italiana la seconda e' caratterizzata da una selva di antenne su tetti e balconi del tutto assenti in svizzera in austria germania ecc ecc. Ora che i tetti di arnoldstein siano o meno coperti di antenne non e' un gran danno... ma una citta' a vocazione turistica vedi venezia firenze o roma non e' proprio un gran bello spettacolo vederle far compagnia al cupolone.

Risposto da Giampaolo Carboniero su 21 Novembre 2015 a 19:15 Grazie dell'informazione. Fabio Colasanti ha detto: Giampaolo, Alla seguente URL puoi trovare uno studio di oltre quattrocentocinquanta pagine fatto per la Commissione Europea. http://ec.europa.eu/digital-agenda/en/news/study-retail-broadband-a... L'articolo che hai postato tende ad essere scandalistico e non è corretto (alla faccia della professionalità del Sole24Ore). Dice che in alcuni paesi d'Europa ci sono dei prezzi più bassi che in Italia. Verissimo. Non dice però che i prezzi in Italia sono più bassi della media europea (vedi i grafici che riporto tratti dallo studio citato). Lamenta la politica commerciale di Telecom Italia, ma i prezzi che Telecom Italia deve fare ai suoi concorrenti sono fissati dal regolatore da almeno il 2003. L'affermazione che la Commissione europea raccomandi la separazione funzionale come nel Regno Unito è falsa; la Commissione europea non l'ha mai raccomandato. Non c'è nessun altro paese in Europa che abbia seguito l'esempio del Regno Unito, nemmeno l'Olanda che pure ha prezzi molto bassi come indicato dall'articolo. Oltre a tutto i prezzi nel Regno Unito, con la separazione funzionale, sono più o meno allo stesso livello di quelli italiani. Anche l'affermazione che Telecom Italia avrebbe il 70 per cento del mercato della banda larga contro il 50 per cento della media europea non sta in piedi. La quota di mercato di TI è in leggera discesa da anni e già a fine 2013 era scesa sotto il 50 per cento (vedi l'ultimo grafico che viene però da uno studio diverso). Telecom Italia non merita una grande difesa perché non è un'azienda che sia stata o sia ben gestita (forse se avesse un forte azionista di maggioranza straniero potrebbe diventarlo), ma affermazioni leggere e superficiali come quelle dell'articolo che hai postato non aiutano ad avere un dibattito migliore. Risposte a questa discussione

Risposto da Fabio Colasanti su 22 Novembre 2015 a 18:08 Il mondo attorno a noi si muove. Non aspetta l'agricoltura e l'artigianato. http://www.key4biz.it/smart-city-expo-2015-citta-piu-innovativa-del...

Risposto da Fabio Colasanti su 23 Novembre 2015 a 18:10 Auguro buona fortuna al governo. L'obiettivo è sacrosanto. Le difficoltà da superare enormi. http://www.key4biz.it/digital-day-il-governo-chiede-due-anni-ma-lo-...

Risposto da Cristina Favati su 24 Novembre 2015 a 18:38

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http://www.corriere.it/economia/15_novembre_23/ottocentomila-posti-...

Risposto da Fabio Colasanti su 25 Novembre 2015 a 9:48 Qualcuno prova a cambiare le cose. http://www.corriere.it/italia-digitale/notizie/smart-city-come-stri...

Risposto da Fabio Colasanti su 27 Novembre 2015 a 9:31 Ancora sulla quella misura incomprensibile che è il taglio del 50 per cento della spesa delle pubbliche amministrazioni per le nuove tecnologie. http://www.key4biz.it/tagli-spesa-it-nella-pa-tito-boeri-inps-a-ris...

Risposto da Fabio Colasanti su 27 Novembre 2015 a 9:36 Alcune considerazioni molto amare. http://www.key4biz.it/ilprincipenudo-agenda-digitale-un-paese-in-ba...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 27 Novembre 2015 a 13:24 Vorrei che qualcuno tra i simpatizzanti renziani mi spiegazze la coerenza di tali misure: Fabio Colasanti ha detto: Ancora sulla quella misura incomprensibile che è il taglio del 50 per cento della spesa delle pubbliche amministrazioni per le nuove tecnologie. http://www.key4biz.it/tagli-spesa-it-nella-pa-tito-boeri-inps-a-ris...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 27 Novembre 2015 a 13:26 Ergo? Fabio Colasanti ha detto: Alcune considerazioni molto amare. http://www.key4biz.it/ilprincipenudo-agenda-digitale-un-paese-in-ba...

Risposto da Giampaolo Carboniero su 27 Novembre 2015 a 13:35 Oltre che per le comunicazioni, una rete intelligente serve anche per l'energia, dato il gran numero di produttori diffusi http://www.qualenergia.it/articoli/20151120-fotovoltaico-italiano-n...

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Risposto da Fabio Colasanti su 28 Novembre 2015 a 21:09 Ancora sui tagli della spesa della PA per le tecnologie digitali https://www.key4biz.it/tagli-it-nella-pa-ma-litalia-spende-gia-meno...

Risposto da Fabio Colasanti su 7 dicembre 2015 a 6:35 Durante un discorso Enrico Letta aveva detto: "Messo pari a 10 il processo totale di realizzazione delle riforme, l'approvazione di una norma in Parlamento è pari a 1, l'altro 9 è il passaggio attraverso i meandri della pubblica amministrazione fino al cambio di mentalità degli impiegati pubblici coinvolti". Questo articolo sottolinea ancora questo aspetto. Nonostante tante iniziative degli ultimi governi, la realtà cambia poco. http://www.key4biz.it/censis-pa-digitale-al-palo-utenti-online-cres...

Risposto da Fabio Colasanti su 7 dicembre 2015 a 7:00 Come al solito l'Emilia-Romagna è una regione alla punta in vari campi. Ma qui si tratta di interventi non molto cari. Cosa impedisce alle regioni del sud di fare la stessa cosa? http://www.key4biz.it/lepida-iniziano-i-lavori-per-i-nuovi-hot-spot... Risposte a questa discussione

Risposto da Fabio Colasanti su 11 dicembre 2015 a 21:55 Un altro articolo che ripete lo stesso generale: noi utilizziamo poco l'internet e le tecnologie digitali. Questa è una delle ragioni della nostra bassa crescita (con conseguenti alta disoccupazione e bassi redditi). https://www.key4biz.it/shopping-online-per-un-italiano-su-quattro-n...

Risposto da Fabio Colasanti su 22 dicembre 2015 a 16:23 Qualche progresso, ma siamo sempre lontani dagli altri paesi industrializzati. https://www.key4biz.it/istat-niente-accesso-al-web-per-una-famiglia...

Risposto da Fabio Colasanti su 22 dicembre 2015 a 18:02 In questo campo siamo tra i primi tre paesi esaminati, subito dopo Stati Uniti e Giappone. Ma non sono sicuro sia una cosa molto positiva. https://www.key4biz.it/italiani-teledipendenti-piu-di-4-ore-al-gior...

Risposto da Fabio Colasanti su 14 Gennaio 2016 a 8:58 Questo è il mondo che innova. Su di una superficie di 13 ettari è stata creata nel Michigan una città artificiale (come quelle dei set cinematografici) dove fare esperimenti sul funzionamento delle auto senza guidatore. http://www.letemps.ch/economie/2016/01/13/mcity-une-ville-fantome-r...

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Risposto da Giampaolo Carboniero su 14 Gennaio 2016 a 19:53 Auto elettriche!. Fabio Colasanti ha detto: Questo è il mondo che innova. Su di una superficie di 13 ettari è stata creata nel Michigan una città artificiale (come quelle dei set cinematografici) dove fare esperimenti sul funzionamento delle auto senza guidatore. http://www.letemps.ch/economie/2016/01/13/mcity-une-ville-fantome-r...

Risposto da Fabio Colasanti su 21 Gennaio 2016 a 9:32 Purtroppo il testo completo è nella sezione a pagamento. Ma si tratta di idee che chi legge le nostre discussioni conosce già. http://www.eunews.it/2016/01/20/mercato-digitale-la-commissione-va-...

Risposto da Fabio Colasanti su 25 Gennaio 2016 a 18:13 Riporto un paragrafo da un articolo che parla di un'iniziativa di un gruppo di parlamentari britannici che vogliono un cambio della politica delle telecomunicazioni nel paese. Hanno pubblicato un rapporto che, tra l'altro, direbbe questo: Il rapporto evidenzia come nonostante i fondi pubblici per 1,7 miliardi di sterline stanziati per la costruzione della rete in fibra ottica, ci sono ancora 5,7 milioni dei cittadini britannici che non dispongono di accesso a internet a 10Mbps, la velocità minima ‘accettabile’ richiesta dal regolatore del mercato. Problema ancora peggiore, prosegue il rapporto, è quello che riguarda i problemi di connessione denunciati dal 42% delle PMI, per un danno di produttività stimato in 11 miliardi di sterline per l’economia britannica. Nel Regno Unito c'è qualcuno che considera scandaloso e negativo per l'economia del paese che ci siano ancora 5.7 milioni di cittadini (circa l'otto per cento della popolazione) che non hanno accesso a collegamenti internet con una capacità di almeno 10 Mbps (apparentemente definita dal regolatore "la velocità minima accettabile").

Risposto da Fabio Colasanti su 28 Gennaio 2016 a 1:16 Le cose non cambiano molto. https://www.key4biz.it/banda-larga-italia-sempre-in-ritardo-sulluso...

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Febbraio 2016 a 23:47 I problemi sono sempre gli stessi. https://www.key4biz.it/banda-larga-italia-sempre-in-ritardo-sulluso...

Risposto da Fabio Colasanti su 9 Febbraio 2016 a 0:47

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Le analisi dicono sempre la stessa cosa: il grosso problema che fa si che nel nostro paese l'utilizzo dell'internet sia più basso che in altri paesi è la mancanza delle competenze necessarie. Questo fa anche si che poi molti pensino che un collegamento internet non sia nemmeno necessario. Ma che si può fare per correggere questa situazione? http://www.lastampa.it/2016/02/08/tecnologia/news/home-cover/perch-...

Risposto da Fabio Colasanti su 10 Febbraio 2016 a 10:27 La metà degli svizzeri compra qualcosa on line almeno una volta al mese. E da noi? http://www.letemps.ch/economie/2016/02/09/environ-moitie-suisses-ef...

Risposto da Fabio Colasanti su 12 Febbraio 2016 a 18:04 Ancora un'esempio di quanto sia difficile fare le riforme. L'Unione europea ha adottato una drettiva che obbliga i paesi a semplificare le procedure per la concessione delle autorizzazioni richieste per la realizzazione di impianti di telecomuncazioni ad alta velocità (proprio quello dove siamo ultimi in Europa). Il governo ha preso l'iniziativa e ha approntato un decreto per recepire la direttiva (è stato uno dei governi più rapidi a farlo). Ma in Consiglio dei Ministri il decreto avrebbe incontrato resistenze da parte dell'amministrazione del Ministero dei Trasposrti (probabilmente gelosa delle sue prerogative). Le associazioni di settore insorgono contro i ritardi ed il rischio di annacquamento del decreto. https://www.key4biz.it/fibra-ottica-monta-la-rabbia-dellindustria-s...

Risposto da Fabio Colasanti su 12 Febbraio 2016 a 18:06 Posto qui il link ad un articolo di Dino Bortolotto, membro del nostro circolo. https://www.key4biz.it/spid-bortolotto-assoprovider-una-trappola-pe...

Risposto da Fabio Colasanti su 16 Febbraio 2016 a 20:49 Una riflessione amara sul perché tanti grandi annunci (fatti non solo da questo governo) portano a cosi poco nel campo della digitalizzazione della nostra pubblica amministrazione. In un certo senso questo segue la discussione sullo SPID che si è animata sul gruppo FB del circolo qualche giorno fa. https://www.key4biz.it/minions4italy-litalia-merita-un-commissariam...

Risposto da Fabio Colasanti su 2 Marzo 2016 a 20:26 Non è facile fare le riforme. https://www.key4biz.it/canone-rai-in-bolletta-nuovi-ostacoli-in-att... Qualcuno ha detto che fatto 10 il processo di realizzazione di una riforma, ottenere la decisione del Parlamento è solo l'1 iniziale. Poi ci sono gli altri 9 da seguire nei meandri dell'amministrazione e delle misure tecniche. Certo che se si facessere le analisi di impatto, forse i problemi sarebbero identificati prima ancora di prendere decisioni troppo difficili da realizzare.

Risposto da Fabio Colasanti su 18 Marzo 2016 a 6:37

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L'Italia e l'economia digitale

Posto questo grafico in due discussion. ("Economia digitale" e "Che politica economica") perché il maggiore o minore utilizzo delle nuove tecnologie ha un effetto diretto sulla crescita economica e sulla creazione di nuovi posti di lavoro. Si tratta di un indice elaborato dalla Commissione europea che cerca di mettere assieme vari indicatori sulla maniera come i paesi utilizzano le tecnologie digitali. Va quindi al di la delle semplici statistiche sulla disponibilità di collegamenti o su altri aspetti singoli.

The DESI is structured around five principal dimensions : 1 Connectivity The Connectivity dimension measures the deployment of broadband infrastructure and its quality. Access to fast broadband-enabled services is a necessary condition for competitiveness. 2 Human Capital The Human Capital dimension measures the skills needed to take advantage of the possibilities offered by a digital society. Such skills go from basic user skills that enable individuals to interact online and consume digital goods and services, to advanced skills that empower the workforce to take advantage of technology for enhanced productivity and economic growth. 3 Use of Internet The Use of Internet dimension accounts for the variety of activities performed by citizens already online. Such activities range from consumption of online content (videos, music, games, etc.) to modern communication activities or online shopping and banking. 4 Integration of Digital Technology The Integration of Digital Technology dimension measures the digitisation of businesses and their exploitation of the online sales channel. By adopting digital technology businesses can enhance efficiency, reduce costs and better engage customers, collaborators and business partners. Furthermore, the Internet as a sales outlet offers access to wider markets and potential for growth. 5 Digital Public Services The Digital Public Services dimension measures the digitisation of public services, focusing on eGovernment. Modernisation and digitisation of public services can lead to efficiency gains for the public administration, citizens and businesses alike as well as to the delivery of better services for the citizen.

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L'Italia e l'economia digitale

Risposto da Fabio Colasanti su 18 Marzo 2016 a 10:33 Finalmente c'è un po' di chiarezza giuridica sulla fornitura di Wi-Fi libero grazie alla Corte di Giustizia dell'Unione europea. Da tanto faccio osservare come in quasi tutto il mondo il Wi-Fi libero (senza password e senza identificazione dell'utilizzatore) sia una realtà, ma che ci siano ancora in alcune parti del mondo oasi di oscurantismo (in particolare l'Italia e la Germania) dove la diffusione è bloccata dalle paure di possibili reponsabilità in caso di comportamenti illegali di chi si collega. Negli Stati Uniti, che pure sono ossessionati dalla paura di attacchi terroristici, c'è Wi-Fi libero senza password e senza identificazione degli utilizzatori in tutti gli aeroporti, stazioni e altri luoghi pubblici. Adesso è arrivato un chiarificatore che spero sia ascoltato dai nostri magistrati e legislatori. L'avvocato generale (il pm) della Corte di Giustizia dell'Unione europea ha stabilito che chi offre Wi-Fi come attività secondaria alla sua attività principale (il caso di bar, ristoranti, alberghi e altri esercizi) non è responsabile per quello che fanno gli utilizzatori e che non è obbligato a sottoporre l'utilizzazione dello Wi-Fi all'inserimento di una password o all'identificazione dell'utilizzatore. Nella stragrande maggioranza dei casi, la Corte di Giustizia segue il parere dell'avvocato generale. Spero sia il caso anche questa volta. L'opinione dell'avvocato generale di cui parlo è stata pubblicata il 16 marzo scorso e riguarda il caso C-484/14 che, cosa che non mi sorprende, viene dalla Germania.

Risposto da Fabio Colasanti su 23 Marzo 2016 a 21:02 Buone notizie. Ci sarà un po' di concorrenza per l'offerta di collegamenti internet veloci in fibra ottica. https://www.key4biz.it/banda-ultralarga-ecco-il-piano-enel-25-milia...

Risposto da Fabio Colasanti su 30 Marzo 2016 a 0:30 Ottima iniziativa. http://www.corriere.it/tecnologia/economia-digitale/16_marzo_29/ren...

Risposto da Fabio Colasanti su 31 Marzo 2016 a 0:18 Questo articolo elenca bene i tanti dubbi e perplessità che ho espresso varie volte sull'intenzione attribuita all'Enel di entrare nel mercato della fibra ottica per le telecomunicazioni. Se ne parla da tanto, ma senza mai dare dettagli e spiegazioni. Come si parla da anni di programmi per la banda larga, ma che si limitano poi al solo uso dei fondi strutturali europei nelle zone dove questi possono essere utilizzati (cosa che comunque si deve fare; ma che non è il caso di presentare come un "programma nazionale"). Aspetto anche io il 7 aprile con molto interesse. https://www.key4biz.it/qualche-domanda-sulla-banda-ultralarga-itali...

Risposto da Fabio Colasanti su 1 Aprile 2016 a 0:44 Qualcosa si muove. https://www.key4biz.it/osservatorio-agcom-banda-ultralarga-crescita...

Risposto da Fabio Colasanti su 3 Aprile 2016 a 10:01

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L'Italia e l'economia digitale

Riporto due articoli da La Stampa di oggi sul grosso problema – di cui si discute molto poco – del ritardo italiano nell'uso delle tecnologie digitali. Entrambi gli articoli spiegano in maniera semplice i termini del problema. Trovo giustissimo il punto espresso da Maurizio Décina – persona che stimo molto – sul fatto che i ritardi italiani sono dovuti soprattutto alla mancanza di domanda. Il problema viene giustamente paragonato alle discussioni sulla costruzione di nuove autostrade quanto moltissimi italiani (il 37 per cento) non hanno nemmeno la patente (non usano l'internet). Non sono invece d'accordo con l'ostilità del governo nei confronti di Telecom Italia (impresa che certamente non è stata gestita bene negli ultimi 15 anni e che paga ancora i debiti che le sono stati caricati sulle spalle da Colaninno e Tronchetti Provera) e sulla necessità del passaggio immediato alla fibra. La tecnica della fibra fino all'armadietto e dell'utilizzo del doppino di rame già esistente fino all'abitazione permette di arrivare a capacità di 50-70 megabit al secondo e anche di più. Non è necessario passare alla fibra fino all'abitazione immediatamente. La rete in rame avrà una sua utilità per ancora tantissimi anni. Il dibattito in corso è un esempio di un male tipico italiano: la mancanza di pragmatismo e il velletario voler passare direttamente dalla Topolino alla Rolls Royce. http://www.lastampa.it/2016/04/03/cultura/opinioni/editoriali/la-ba... http://www.lastampa.it/2016/04/03/italia/cronache/litalia-senza-fib...

Risposto da Fabio Colasanti su 5 Aprile 2016 a 10:33 Lo sviluppo dei pagamenti digitali dipende in gran parte dal nostro comportamento individuale. http://www.unita.tv/focus/oggi-il-no-cash-day-ecco-perche-si-celebr... Una volta che si ha una carta di credito o una tessera bancomat, utilizzarla più spesso non ci costa nulla e ci da tantissimi vantaggi. I costi di una carta di credito sono fissi - un pagamento annuale - ma poi non ci sono costi supplementari per ogni transazione (per noi utilizzatori). Perché non lo facciamo? Perché non pagare con carta di credito o bancomat ogni spesa superiore ai 20/30 euro? E' anche una maniera indiretta di "chiedere lo scontrino".