L’IRRESISTIBILE RICHIAMO: LA TELEVISIONE E I PAESI 121 irresistibile... · persona la prima cosa...

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e 12 Tentiamo un ragionamento su come la televisione, epigona del mercato libero, abbia -con il mercato libero stesso- di fatto svilito la democrazia, ridotto la partecipazione popolare a raduno di fronte alle telecamere, per il resto resta quello che Franco Arminio chiama “au- tismo corale”: ci siamo tutti purché tra noi si resti separati e distanti. Tentiamo un ragionamento sulla televisione e sui paesi, su come la televisione, nel caso specifico, abbia inciso sulla nostra co- munità, sul nostro paese. In via preli- minare, tuttavia, ci corre obbligo mo- rale di dichiarare vicinanza alle sorelle Napoli, che hanno raccontato di mi- nacce subìte: di fronte al dolore di una persona la prima cosa che ogni uomo dotato di sensibilità è riconoscere che il prossimo non è quello dopo chi ho davanti, ma è proprio lui: chi vedo ogni giorno, chi da invisibile invoca aiuto. È la televisione che ci propone i “casi”, ce ne parla ma fondamentalmente per riempire un palinsesto perché poi, ad una analisi attenta, molte sono le tra- smissioni televisive che adoperano il montaggio delle immagini non per ser- vire la verità (ammesso che esista) ma per giustificare un’idea che deve “pas- sare” tra le persone, pardon, gli spetta- tori. Se io credo in quel che vedo da un televisore mille pollici con schermo full hd, se lo credo ciecamente e senza critica alcuna, faccio il gioco (facile facile) di chi ci invita ad indignarci, ri- bellarci, offenderci: tutto gratis, avanti il prossimo! Il presupposto dell’indignazione in- di Nicola Grato A bbiamo avuto e forse avremo ancora la te- levisione a Mezzojuso. Com’è noto, infatti, le te- lecamere della trasmissione televisiva “Non è l’Arena”, condotta da Massimo Giletti, hanno acceso la luce sul caso delle sorelle Napoli, le quali sorelle hanno raccontato davanti alle teleca- mere la loro vicenda di vessazioni su- bìte. Protagonisti di questa storia, oltre alle citate sorelle, alcuni mezzojusari e il Sindaco, chiamati a discutere su que- sto caso. Fin qui il racconto lineare di una vicenda che ha animato e ancora anima discussioni nei bar, nelle case, nelle strade: l’avvento della televisione in un piccolo paese non passa inosser- vato, com’è ovvio. Tanto più oggi vale la definizione di Mac Luhan, che ap- plichiamo alle nostre contrade: Mez- zojuso è sì un villaggio, ma globale, un luogo mondo. Per chi non se ne fosse accorto, ecco che la televisione ce lo ricorda. L’IRRESISTIBILE RICHIAMO: LA TELEVISIONE E I PAESI

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Tentiamo un ragionamento su come latelevisione, epigona del mercato libero,abbia -con il mercato libero stesso- difatto svilito la democrazia, ridotto lapartecipazione popolare a raduno difronte alle telecamere, per il resto restaquello che Franco Arminio chiama “au-tismo corale”: ci siamo tutti purché tranoi si resti separati e distanti. Tentiamoun ragionamento sulla televisione e suipaesi, su come la televisione, nel casospecifico, abbia inciso sulla nostra co-

munità, sul nostro paese. In via preli-minare, tuttavia, ci corre obbligo mo-rale di dichiarare vicinanza alle sorelleNapoli, che hanno raccontato di mi-nacce subìte: di fronte al dolore di unapersona la prima cosa che ogni uomodotato di sensibilità è riconoscere cheil prossimo non è quello dopo chi hodavanti, ma è proprio lui: chi vedo ognigiorno, chi da invisibile invoca aiuto.È la televisione che ci propone i “casi”,ce ne parla ma fondamentalmente perriempire un palinsesto perché poi, aduna analisi attenta, molte sono le tra-smissioni televisive che adoperano ilmontaggio delle immagini non per ser-vire la verità (ammesso che esista) maper giustificare un’idea che deve “pas-sare” tra le persone, pardon, gli spetta-tori. Se io credo in quel che vedo daun televisore mille pollici con schermofull hd, se lo credo ciecamente e senzacritica alcuna, faccio il gioco (facilefacile) di chi ci invita ad indignarci, ri-bellarci, offenderci: tutto gratis, avantiil prossimo! Il presupposto dell’indignazione in-

di Nicola Grato

Abbiamo avuto e forseavremo ancora la te-

levisione a Mezzojuso.Com’è noto, infatti, le te-

lecamere della trasmissione televisiva“Non è l’Arena”, condotta da MassimoGiletti, hanno acceso la luce sul casodelle sorelle Napoli, le quali sorellehanno raccontato davanti alle teleca-mere la loro vicenda di vessazioni su-bìte. Protagonisti di questa storia, oltrealle citate sorelle, alcuni mezzojusari eil Sindaco, chiamati a discutere su que-sto caso. Fin qui il racconto lineare diuna vicenda che ha animato e ancoraanima discussioni nei bar, nelle case,nelle strade: l’avvento della televisionein un piccolo paese non passa inosser-vato, com’è ovvio. Tanto più oggi valela definizione di Mac Luhan, che ap-plichiamo alle nostre contrade: Mez-zojuso è sì un villaggio, ma globale,un luogo mondo. Per chi non se nefosse accorto, ecco che la televisionece lo ricorda.

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dotta, della ribellione innescata con unamiccia bagnata, è sempre la pretesa chequalcuno trami, è sempre il secondo oterzo fine delle cose, è la presunta man-canza di libertà. Ecco il punto: la libertàdeve avere il necessario corollario dellaresponsabilità, come diceva SimoneWeil; la tanto invocata e tanto equivo-cata libertà dei nostri tempi prima an-cora che una condizione deve essereuna capacità: deve cioè l’uomo esserecapace di andare oltre quello che vede,di ragionare, di avanzare proposte peril bene del genere umano improntatealla relazione virtuosa tra le persone.Fa tutto questo la televisione sedicentesociale? No. Il significato maturo dellaparola libertà è pensiero, mentre la te-levisione delle trasmissioni urlate come“Non è l’Arena” invita proprio a nonpensare, e in definitiva a non liberarsidalla catena delle cause; invita a pro-vare pietà per i “casi umani” ma nonpietas, ovvero coscienza piena dellapropria e dell’altrui fragilità. Altro chetelevisione di servizio! Non è un casocertamente che la poesia non trovi“casa” in televisione. La poesia espres-sione dell’uomo e della sua vita nelmondo; la poesia storia e presenzadell’uomo nella storia.La televisione non crea relazioni macollegamenti, come quelli che abbiamovisto nella trasmissione di Giletti: in unpaese tra la Piazza o il Castello e unacasa distante pochi metri, con la tipicamentalità bacata della città che vuoledistanze, incomprensioni, conflitti. Niente sa la televisione della fragilitàdei paesi, del tedio e del senso cupodella provincia; niente sa del volo dellerondini nei vicoli, del sole che fa dameridiana con una rosa in un orto.Quindi la domanda delle domande, nelnostro piccolo orizzonte: la televisionea Mezzojuso ha fatto male? No, perchéha portato alla luce delle storie, sì per-ché non ha usato discrezione, non haesercitato pietas ma pietà, avrà magari

fatto indignare una casalinga di Trevisoo un pastore abruzzese ma tutto questosenza costrutto, senza avere risoltonulla, senza avere eliminato la mafiadelle menti, ossia la pretesa che tuttoresti com’è, fermo. E se un mediumpotentissimo come la televisione nonfa niente per eliminare la mafia dellementi, che fa? Si aggrappa ai casi, pro-pone volti, lacrime, disperazioni, difesesghembe ma niente tentando per cam-biare il corso delle cose, per farel’uomo nuovo: vale per Mezzojusocome per un altro luogo, per una cittàe per il Parlamento: la televisione chesi occupa dei paesi è il contrario dellademocrazia, è autoritaria e conformista,non ha interesse alcuno per i paesistessi, per i loro reali problemi di spo-polamento, di crisi comunitaria, se noncome cartoline da esibire alla dome-nica, prima del pranzo. Abbiamo letto tantissimi post di sco-nosciuti che consideravano la comunitàdi Mezzojuso omertosa, mafiosa, re-ietta: “del resto, quel che si vede è que-sto”. Chi scrive come tantissimi altrinon ha certo bisogno della televisioneper dimostrare il proprio impegno con-tro la mafia delle menti, né di giustifi-carsi di fronte a una telecamera, né didire dove fosse dieci anni fa. Noi neipaesi ci viviamo, e questo dovrebbebastare a ritenerci comunque avanti ri-spetto a chi dei paesi ha una visionemonodimensionale e stereotipata. Chidi questi autori di commenti di variaumanità aveva prima della trasmissionedi Giletti sentito parlare di Mezzojuso?Chi di questi conosce Godrano o Cam-pofelice di Fitalia? Chi sa dell’abbru-timento di paesi come Misilmeri som-mersi dal cemento? E chi sa delledifficoltà che tutti i paesi della direttricea “scorrimento veloce” Palermo-Agri-gento hanno, i danni che subiscono daquattro anni di lavori di “ammoderna-mento” che hanno strozzato di fattouna provincia interna intera? E comesi possono così in modo tranchant giu-dicare le comunità locali, senza averfatto lo sforzo di capire, conoscere eamare?I paesi hanno bisogno d’amore vero, esono in stato di abbandono. Non è certoil turismo televisivo e bolso che lisalva, viceversa la “televisività” deicomportamenti risulta perniciosissimaperché ci fa credere onnipotenti inquanto presenti sullo schermo.

...La responsabilitàdella televisione, in

tutto questo, è enorme. Non certo

in quanto "mezzo tecnico", ma in

quanto strumento delpotere e potere essa

stessa. Essa non èsoltanto un luogo

attraverso cui passano i messaggi,

ma è un centro elaboratore di

messaggi. È il luogodove si concreta una

mentalità che altrimenti non si

saprebbe dove collocare.

È attraverso lo spiritodella televisione che

si manifesta in concreto lo spirito del

nuovo potere...

Pier Paolo Pasolini