L’INTERVISTA I supplier alla prova delle fusioni · ... con unʼofferta su misura di colossi» I...

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pag.tre 20. 19novembre-2dicembre2007 su anno). Che le banche ricoprano un ruolo di primo piano nel mercato IT è dunque assodato. E sono almeno un paio le motivazioni alla base. Primo: le questioni di sicurezza, prioritarie nel business degli istituti di credito, hanno spinto verso la crea- zione di software house proprietarie. E se è vero che non mancano le attività affidate in outsourcing è anche vero che non si tratta mai di attività strategiche. Insomma, il sistema informativo e il data management sono questioni “ri- servate” e per questo gestite dai softwa- risti interni. Secondo: l’esplosione del canale Internet ha costretto le banche, negli anni, a organizzarsi per offrire ai propri clienti servizi di banking online e quindi ad aumentare gli investimenti in tecnologie e al contempo a dotarsi di personale specializzato in grado di gestire la delicata questione della sicurezza dei dati e delle piattaforme. Entro il 2010 - stima il terzo rapporto annuale Efma-Finalta - i canali di re- mote banking raddoppieranno, pas- sando da una diffusione del 15% (ad oggi) al 30%. Sugli investimenti in IT, pesano, e non poco, anche gli obblighi normativi e in particolare quelli che sta- biliscono l’entrata in funzione a livello comunitario, a partire dal 1° gennaio 2008, dell’Area unica dei pagamenti (la cosiddetta Sepa). Per non parlare poi degli obblighi legati a Basilea2, alla direttiva antiriciclaggio, alla Mifid. Last but not least la rivoluzione che passa attraverso le concentrazioni e le fusioni (Intesa-SanPaolo, Unicre- dit-Capitalia e Mps-Antonveneta) e che obbliga da un lato alla riorga- nizzazione dei sistemi informativi in un’ottica di razionalizzazione e di efficienza operativa, e dall’altro sposta la competizione sempre più sul fronte dei servizi finali offerti al cliente. E saranno i servizi innovativi - quelli Ip based per intenderci e quelli che presto sbarcheranno sui cellulari in un’ottica di massima personalizzazione - a fare davvero la differenza. L’IT in banca, dunque, si muove. Eccome. E muove anche il Sistema Paese. Nel primo semestre 2007 il settore bancario - si evince dal rapporto Aitech-Assinform - è risultato al primo posto nella clas- sifica degli investimenti in Italia, con una quota del 23%. E proprio la spesa delle banche sta trainando la “ripresi- na” nazionale. Nel 2010 il 30% delle operazioni sarà gestito in modalità di remote banking L a convergenza voce-dati in un’uni- ca infrastruttura è un fenomeno ormai avviato in banca. Mentre un feno- meno che sta va riscuotendo una crescente attenzione da parte degli istituti di credito è oggi la convergenza fisso-mobile. Que- sto lo scenario delineato da Abi Lab nel Rapporto 2007 dedicato al mercato Ict per il settore bancario. “Le banche sono in linea con le grandi trasformazioni tecnologiche, rappresenta- no la sperimentazione in atto e l’innova- zione” - sottolinea Domenico Santececca, Presidente di Abi Lab (nella foto). Dopo la fase pilota sono entrati a regime i primi grandi progetti di migra- zione della fonia su sistemi di full Ip. “Le valutazioni a consuntivo di questi proget- ti si legge nel Rapporto - permettono di formulare giudizi molto positivi circa i benefici ottenuti”. Ma resta un ostacolo da superare, sottolinea Abi Lab: la man- canza, in alcuni casi, di accentramento della fonia e dei dati in un’unica struttura organizzativa. I riflettori, oggi, si vanno progressi- vamente accendendo sulla convergenza fisso-mobile “che potrebbe determinare - prevede Abi Lab - rilevanti cambiamenti nella ripartizione della spesa in Tlc da par- te delle banche”. “Se si analizza - continua il report - quello che è stato il percorso di convergenza voce-dati, appare chiaro come le banche abbiano prima seguito il fenomeno come semplici osservatrici e successivamente abbiano sviluppato una serie di progetti pilota che ormai si stanno concludendo”. E se il sistema vancario sta passando gradualmente al Voip “allo stesso modo è ipotizzabile per la convergenza fisso-mobile un per- corso simile”. Con una variante però: la convergenza fisso-mobile è un fenomeno trainato dall’offerta e non dalla domanda, puntualizza l’indagine. Il settore bancario si sta ora inter- rogando su come sfruttare pienamente questo fenomeno per le proprie speci- fiche esigenze. Le rilevazioni effettuate da Abi Lab indicano che la ripartizione del traffico da fisso a mobile in banca, si attesta su valori intorno al 16%, mentre la spesa per le telefonate da fisso a mobile si attesta intorno al 50% della spesa totale. “la convergenza per le banche potrebbe dunque creare nuove opportunità di ri- duzione dell’incidenza fisso-mobile sul totale della spesa in telecomunicazioni”. Ancora, la convergenza porterà benefi- ci anche sul fronte della semplificazione amministrativa derivante dalla possibilità di un’unica fattura, un unico device e un unico numero. “Per queste ragioni le banche sembranbo essere particolarmente interessate a comprendere tale fenomeno al fine di essere in grado di ottenere una significativa riduzione dei prezzi da parte degli operatori”. Abi: doppia convergenza voce-dati e fisso-mobile Zaini (Equiteam): «I fornitori IT dovranno riorganizzarsi con unʼofferta su misura di colossi» I supplier alla prova delle fusioni «I processi di concentrazio- ne bancaria richiedono, e richiederanno ancora di più in futuro, una riqualificazione della spesa in piattaforme orientate al supporto del business e in applicazioni pacchettizzate». È questo il parere di Francesco Zaini, socio fondatore di Equiteam (società di consulenza stra- tegica partner di Finalta), già direttore di Arthur D. Little (con la responsabilità della practice Financial Institutions) e precedentemente direttore di A.T. Kear- ney (con responsabilità analoghe). Zaini, quali saranno gli effetti sul business dell’Ict? Considerando che oltre un terzo dei maggiori istituti europei di retail banking soffre di scarsa capacità di centrare gli obiettivi strategici a causa dei limiti dei sistemi IT la situazione degli investimenti nell’Ict non potrà che migliorare. Ha senso quindi prevedere una crescita dell’investimento in termi- ni sia qualitativi sia quantitativi. Ed è presumibile che la situazione spinga ad una parallela concentrazione sul fronte dell’offerta, quella dei supplier di IT in ambito bancari, per l’interesse oggettivo degli istituti a dialogare con strutture più grandi e in grado di fornire piatta- forme multicanale, comprese quelle di remote banking, e in particolare quel- le basate su Internet che, come risulta dalla recente rilevazione Efma-Finalta, vedranno raddoppiare l’incidenza sulle vendite da qui ai prossimi tre anni. Quali servizi innovativi impli- cheranno maggiori e nuovi investi- menti? L’implementazione di un modello di “centralità del cliente” è ormai rite- nuto fondamentale dai grandi gruppi bancari. È una spinta che si traduce nella necessità di dedicare buona parte delle risorse allo sviluppo di prodotti personalizzati, costruiti sulle reali ne- cessità del cliente. Questa impostazione L’INTERVISTA “tailor-made” richiede miglioramenti nell’operatività consistenti e che ripor- tano proprio all’automazione di non poche procedure. Sia di quelle che li- berano le professionalità bancarie da operazioni correnti, sia e soprattutto di quelle danno agli operatori bancari gli elementi per personalizzare in concreto il servizio al cliente. E ciò è ancor più vero se si considera che le concentra- zioni bancarie richiedono una gestione sempre più allargata ed ottimizzata del portafoglio clienti. Ciò avrà un effetto positivo sugli investimenti... È prevedibile un’ulteriore acce- lerazione degli investimenti IT, e principalmente nelle applicazioni e nelle soluzioni per il Crm, il Contact Management e la Business Intelligence, così come tutte in tutte quelle che già permettono una crescente precisione per le attività di analisi delle perfor- mance e il reporting. Questo in generale. E focalizzando sull’Italia? Le banche italiane hanno finora investito più nelle soluzioni in-house che in prodotti e applicazioni standar- dizzate, come invece avviene all’este- ro. È prevedibile un adeguamento al trend europeo di utilizzo di pacchetti standard, con la probabilità che ci si arrivi gradualmente, passando per un mix tra soluzioni indoor e applicazioni pacchettizzate. Come si delinea allora lo scenario prossimo venturo dell’IT banking? Mentre a tutt’oggi le priorità sono il consolidamento dell’attuale portafoglio clienti e acquisizione di nuovi utenti, gli indicatori mostrano una generale pro- pensione ad aumentare gli investimenti in ambito IT fra il 5 e 10% nei prossimi tre anni. Ciò vale anche per l’Italia che, anzi, quantomeno nell’area del Sud Eu- ropa dovrebbe registrare le dinamiche più interessanti. Assisteremo, con ogni probabilità, ad un rafforzamento delle tecnologie e delle applicazioni volte a migliorare le transazioni con il cliente riducendo i costi con particolare inte- resse per le Pmi, nei confronti delle quali sono già stati sviluppati sistemi che gestiscano le operazioni in remoto o in filiale nel modo più automatizzato possibile. Fra tutti gli investimenti che i gruppi bancari, sia grandi sia piccoli, si troveranno ad affrontare, quello re- lativo alle infrastrutture IT sarà il più significativo, almeno per i prossimi tre anni, anche considerando i vincoli determinati dai sistemi di legacy attual- mente esistenti. MILAFIORDALISI Investimenti IT Stime in crescita fra il 5 e il 10% nei prossimi tre anni Banking 2.0, la nuova frontiera del business Idc: il Web 2.0 determinerà la necessità di rinnovare i modelli Sarà il Web 2.0. uno degli assi attorno a cui ruoterà l’innovazione del banking a livello mondiale. Al punto da determinare la necessità di nuovi modelli di business che consentano di migliorare il rapporto con il cliente coerentemente con un approccio customer-centric. Questa la tesi forte- mente sostenuta da Idc in occasione dell’European IT Banking Forum 2007 che ha riunito a Milano, il 15 e il 16 novembre scorso, oltre agli anali- sti della società di consulenza specializzati in banking anche e soprattutto i Cio di di importanti banche italiane e i rappresentanti del mondo accade- mico chiamati a confrontarsi sulle sfide tecnologiche prossime venture. tre le parole d’ordine alla base della nuova rivoluzione bancaria: globa- lizzazione, disintermediazione e concentrazioni. Ingredienti, questi ultimi, della ricetta Banking 2.0. “In un panorama caratterizzato da grandi cambiamenti che richiedono flessibilità ed efficienza - sottolinea Idc - l’IT si rivela una leva di importanza strategica che consente alle aziende bancarie ed anche a quelle assicurative di rimanere competitive raggiun- gendo l’efficienza operativa e massimizzando la customer satisfaction”.

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pag.treN°20. 19novembre-2dicembre2007

su anno). Che le banche ricoprano un ruolo di primo piano nel mercato IT è dunque assodato. E sono almeno un paio le motivazioni alla base.

Primo: le questioni di sicurezza, prioritarie nel business degli istituti di credito, hanno spinto verso la crea-zione di software house proprietarie. E se è vero che non mancano le attività affi date in outsourcing è anche vero che non si tratta mai di attività strategiche. Insomma, il sistema informativo e il data management sono questioni “ri-servate” e per questo gestite dai softwa-

risti interni. Secondo: l’esplosione del canale Internet ha costretto le banche, negli anni, a organizzarsi per offrire ai propri clienti servizi di banking online e quindi ad aumentare gli investimenti in tecnologie e al contempo a dotarsi di personale specializzato in grado di gestire la delicata questione della sicurezza dei dati e delle piattaforme. Entro il 2010 - stima il terzo rapporto annuale Efma-Finalta - i canali di re-mote banking raddoppieranno, pas-sando da una diffusione del 15% (ad oggi) al 30%. Sugli investimenti in IT,

pesano, e non poco, anche gli obblighi normativi e in particolare quelli che sta-biliscono l’entrata in funzione a livello comunitario, a partire dal 1° gennaio 2008, dell’Area unica dei pagamenti (la cosiddetta Sepa). Per non parlare

poi degli obblighi legati a Basilea2, alla direttiva antiriciclaggio, alla Mifi d. Last but not least la rivoluzione che

passa attraverso le concentrazioni e le fusioni (Intesa-SanPaolo, Unicre-dit-Capitalia e Mps-Antonveneta) e che obbliga da un lato alla riorga-nizzazione dei sistemi informativi in un’ottica di razionalizzazione e di

effi cienza operativa, e dall’altro sposta la competizione sempre più sul fronte dei servizi fi nali offerti al cliente. E

saranno i servizi innovativi - quelli Ip based per intenderci e quelli che presto sbarcheranno sui cellulari in un’ottica di massima personalizzazione - a fare davvero la differenza. L’IT in banca, dunque, si muove. Eccome. E muove anche il Sistema Paese. Nel primo semestre 2007 il settore bancario - si evince dal rapporto Aitech-Assinform - è risultato al primo posto nella clas-sifi ca degli investimenti in Italia, con una quota del 23%. E proprio la spesa delle banche sta trainando la “ripresi-na” nazionale.

Nel 2010 il 30% delle operazioni saràgestito in modalità di remote banking

La convergenza voce-dati in un’uni-ca infrastruttura è un fenomeno

ormai avviato in banca. Mentre un feno-meno che sta va riscuotendo una crescente attenzione da parte degli istituti di credito è oggi la convergenza fi sso-mobile. Que-sto lo scenario delineato da Abi Lab nel Rapporto 2007 dedicato al mercato Ict per il settore bancario.

“Le banche sono in linea con le grandi trasformazioni tecnologiche, rappresenta-no la sperimentazione in atto e l’innova-zione” - sottolinea Domenico Santececca, Presidente di Abi Lab (nella foto).

Dopo la fase pilota sono entrati a regime i primi grandi progetti di migra-zione della fonia su sistemi di full Ip. “Le

valutazioni a consuntivo di questi proget-ti si legge nel Rapporto - permettono di formulare giudizi molto positivi circa i benefi ci ottenuti”. Ma resta un ostacolo da superare, sottolinea Abi Lab: la man-canza, in alcuni casi, di accentramento della fonia e dei dati in un’unica struttura organizzativa.

I rifl ettori, oggi, si vanno progressi-vamente accendendo sulla convergenza fi sso-mobile “che potrebbe determinare - prevede Abi Lab - rilevanti cambiamenti nella ripartizione della spesa in Tlc da par-te delle banche”. “Se si analizza - continua il report - quello che è stato il percorso di convergenza voce-dati, appare chiaro come le banche abbiano prima seguito

il fenomeno come semplici osservatrici e successivamente abbiano sviluppato una serie di progetti pilota che ormai si stanno concludendo”. E se il sistema vancario sta passando gradualmente al Voip “allo stesso modo è ipotizzabile per la convergenza fi sso-mobile un per-corso simile”. Con una variante però: la convergenza fi sso-mobile è un fenomeno trainato dall’offerta e non dalla domanda, puntualizza l’indagine.

Il settore bancario si sta ora inter-rogando su come sfruttare pienamente questo fenomeno per le proprie speci-fi che esigenze. Le rilevazioni effettuate da Abi Lab indicano che la ripartizione del traffi co da fi sso a mobile in banca, si

attesta su valori intorno al 16%, mentre la spesa per le telefonate da fi sso a mobile si attesta intorno al 50% della spesa totale. “la convergenza per le banche potrebbe dunque creare nuove opportunità di ri-duzione dell’incidenza fi sso-mobile sul totale della spesa in telecomunicazioni”. Ancora, la convergenza porterà benefi -ci anche sul fronte della semplifi cazione amministrativa derivante dalla possibilità di un’unica fattura, un unico device e un unico numero. “Per queste ragioni le banche sembranbo essere particolarmente interessate a comprendere tale fenomeno al fi ne di essere in grado di ottenere una signifi cativa riduzione dei prezzi da parte degli operatori”.

Abi: doppia convergenza voce-dati e fi sso-mobile

Zaini (Equiteam): «I fornitori IT dovranno riorganizzarsi con unʼofferta su misura di colossi»I supplier alla prova delle fusioni

«I processi di concentrazio-ne bancaria richiedono, e richiederanno ancora

di più in futuro, una riqualifi cazione della spesa in piattaforme orientate al supporto del business e in applicazioni pacchettizzate». È questo il parere di Francesco Zaini, socio fondatore di Equiteam (società di consulenza stra-tegica partner di Finalta), già direttore di Arthur D. Little (con la responsabilità della practice Financial Institutions) e precedentemente direttore di A.T. Kear-ney (con responsabilità analoghe).

Zaini, quali saranno gli effetti sul business dell’Ict?

Considerando che oltre un terzo dei maggiori istituti europei di retail banking soffre di scarsa capacità di centrare gli obiettivi strategici a causa dei limiti dei sistemi IT la situazione degli investimenti nell’Ict non potrà che migliorare. Ha senso quindi prevedere una crescita dell’investimento in termi-ni sia qualitativi sia quantitativi. Ed è presumibile che la situazione spinga ad una parallela concentrazione sul fronte dell’offerta, quella dei supplier di IT in ambito bancari, per l’interesse oggettivo degli istituti a dialogare con strutture più grandi e in grado di fornire piatta-forme multicanale, comprese quelle di remote banking, e in particolare quel-le basate su Internet che, come risulta dalla recente rilevazione Efma-Finalta, vedranno raddoppiare l’incidenza sulle vendite da qui ai prossimi tre anni.

Quali servizi innovativi impli-cheranno maggiori e nuovi investi-menti?

L’implementazione di un modello di “centralità del cliente” è ormai rite-nuto fondamentale dai grandi gruppi bancari. È una spinta che si traduce nella necessità di dedicare buona parte delle risorse allo sviluppo di prodotti personalizzati, costruiti sulle reali ne-cessità del cliente. Questa impostazione

L’INTERVISTA

“tailor-made” richiede miglioramenti nell’operatività consistenti e che ripor-tano proprio all’automazione di non poche procedure. Sia di quelle che li-berano le professionalità bancarie da operazioni correnti, sia e soprattutto di quelle danno agli operatori bancari gli elementi per personalizzare in concreto il servizio al cliente. E ciò è ancor più vero se si considera che le concentra-zioni bancarie richiedono una gestione sempre più allargata ed ottimizzata del portafoglio clienti.

Ciò avrà un effetto positivo sugli investimenti...

È prevedibile un’ulteriore acce-lerazione degli investimenti IT, e principalmente nelle applicazioni e nelle soluzioni per il Crm, il Contact Management e la Business Intelligence, così come tutte in tutte quelle che già permettono una crescente precisione per le attività di analisi delle perfor-

mance e il reporting. Questo in generale. E focalizzando

sull’Italia?Le banche italiane hanno fi nora

investito più nelle soluzioni in-house che in prodotti e applicazioni standar-dizzate, come invece avviene all’este-ro. È prevedibile un adeguamento al trend europeo di utilizzo di pacchetti standard, con la probabilità che ci si arrivi gradualmente, passando per un mix tra soluzioni indoor e applicazioni pacchettizzate.

Come si delinea allora lo scenario prossimo venturo dell’IT banking?

Mentre a tutt’oggi le priorità sono il consolidamento dell’attuale portafoglio clienti e acquisizione di nuovi utenti, gli indicatori mostrano una generale pro-pensione ad aumentare gli investimenti in ambito IT fra il 5 e 10% nei prossimi tre anni. Ciò vale anche per l’Italia che, anzi, quantomeno nell’area del Sud Eu-ropa dovrebbe registrare le dinamiche più interessanti. Assisteremo, con ogni probabilità, ad un rafforzamento delle tecnologie e delle applicazioni volte a migliorare le transazioni con il cliente riducendo i costi con particolare inte-resse per le Pmi, nei confronti delle quali sono già stati sviluppati sistemi che gestiscano le operazioni in remoto o in fi liale nel modo più automatizzato possibile. Fra tutti gli investimenti che i gruppi bancari, sia grandi sia piccoli, si troveranno ad affrontare, quello re-lativo alle infrastrutture IT sarà il più signifi cativo, almeno per i prossimi tre anni, anche considerando i vincoli determinati dai sistemi di legacy attual-mente esistenti.

MILAFIORDALISI

Investimenti ITStime in crescitafra il 5 e il 10% nei prossimi tre anni

Banking 2.0, la nuova frontiera del businessIdc: il Web 2.0 determinerà la necessità di rinnovare i modelli

Sarà il Web 2.0. uno degli assi attorno a cui ruoterà l’innovazione del banking a livello mondiale. Al punto da determinare la necessità di nuovi modelli di business che consentano di migliorare il rapporto con il cliente coerentemente con un approccio customer-centric. Questa la tesi forte-mente sostenuta da Idc in occasione dell’European IT Banking Forum 2007 che ha riunito a Milano, il 15 e il 16 novembre scorso, oltre agli anali-sti della società di consulenza specializzati in banking anche e soprattutto i Cio di di importanti banche italiane e i rappresentanti del mondo accade-mico chiamati a confrontarsi sulle sfi de tecnologiche prossime venture. tre le parole d’ordine alla base della nuova rivoluzione bancaria: globa-lizzazione, disintermediazione e concentrazioni. Ingredienti, questi ultimi, della ricetta Banking 2.0. “In un panorama caratterizzato da grandi cambiamenti che richiedono fl essibilità ed effi cienza - sottolinea Idc - l’IT si rivela una leva di importanza strategica che consente alle aziende bancarie ed anche a quelle assicurative di rimanere competitive raggiun-gendo l’effi cienza operativa e massimizzando la customer satisfaction”.