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QUADRIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA CIECHI DI GUERRA - ONLUS ANNO XXXVIII - N.3 SETTEMBRE/DICEMBRE 2020 L INCONTRO Redazione: Via Castelfidardo n. 8, 00185 Roma Registrazione Tribunale di Roma n.9/83 del 15/01/1983 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in Legge 27/02/2004 n. 46) Articolo 1, comma 2, DCB Roma Vita Associativa Attività della Presidenza Nazionale di Giovanni Palmili ha collaborato Italo Frioni 2 Una guerra silenziosa dagli effetti devastanti di Domenico Sassoli 5 Memoria Breccia di Porta Pia di Alfonso Stefanelli 8 Amici che ci lasciano 14 Nella fotografia: un quadro del 1918 di Aranaldo Casella Jr Tamburini (1885-1936). Il quadro, che rappresenta un soldato in guerra ferito agli occhi, è gelosamente custodito presso gli uffici della sede centrale dell’Associazione Italiana Ciechi di Guerra

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QUADRIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA CIECHI DI GUERRA - ONLUS ANNO XXXVIII - N.3 SETTEMBRE/DICEMBRE 2020

L INCONTRO

Redazione:Via Castelfidardo n. 8, 00185 Roma

Registrazione Tribunale di Roma n.9/83 del 15/01/1983Poste Italiane S.p.A.

Spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003 (Conv. in Legge 27/02/2004 n. 46)

Articolo 1, comma 2, DCB Roma

Vita AssociativaAttività della Presidenza Nazionaledi Giovanni Palmiliha collaborato Italo Frioni

2Una guerra silenziosa dagli effettidevastantidi Domenico Sassoli 5MemoriaBreccia di Porta Piadi Alfonso Stefanelli

8Amici che ci lasciano

14Nella fotografia:un quadro del 1918 di AranaldoCasella Jr Tamburini (1885-1936).Il quadro, che rappresenta unsoldato in guerra ferito agli occhi, ègelosamente custodito presso gliuffici della sede centraledell’Associazione Italiana Ciechi diGuerra

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di Giovanni Palmiliha collaborato Italo Frioni

Come già anticipato nelprecedente numero de

L’incontro, al rientro dalperiodo di chiusura estiva de-gli uffici della sede centrale, ilPresidente si è subitoimpegnato nel riprendere gliopportuni contatti persollecitare il pagamentodell’assegno sostitutivo,pagamento che, purtroppo,nonostante i numerosisolleciti, è avvenuto soltantonel mese di novembre.Considerate le assicurazioniricevute dal Vice Capo diGabinetto del Ministro dellaDifesa, Gen. D’Ubaldi, inmerito all’inserimento nellaprossima legge di stabilitàdel testo dell’emendamentopredisposto dal Dott. Patassi-ni, dell’Uff. VIIdell’Ispettorato di Bilancio,del Ministero dell’Economiae delle Finanze, che mira arendere continuativa lafruizione dell’assegnosostitutivo dell’accompagna-tore militare, senza attenderel’emanazione del DecretoInterministeriale previsto dalcomma 4 della legge288/2002, Frioni è tornato afare pressione affinché lapromessa venisse mantenuta.Purtroppo il Gen. D’Ubaldi

Attività della Presidenza Nazionale

non è riuscito nell’intento eper cercare di coglierecomunque l’occasione delladiscussione in parlamentodella legge di stabilità, ilPresidente si è attivatoprendendo contatti condiversi Onorevoli, fra cuiBrunetta, Di Sarno, Russo,Varchi e con tutti icomponenti la VCommissione Bilancio dellaCamera dei Deputati ai qualiè stata assegnata latrattazione della legge distabilità.L’emendamento propone unamodifica che non comportaoneri, come più voltesottolineato al Governo,tuttavia, nella presentazionealla legge di stabilità delloscorso anno, fu dichiaratoinammissibile.Copia di una delle noteinviate agli onorevoli èpubblicata interamente apagina 4.Al momento di andare instampa, abbiamo ricevutonotizia della presentazionedell’emendamento da partedegli Onorevoli Brunetta,Russo e Lombardo.Gli emendamenti sono statipresentati all’articolo 67della legge di stabilità e

recano il numero 67.021 e67.048. La Presidenza, comesempre, ne seguirà l’iter inparlamento sollecitandocostantemente l’approvazionedegli stessi.Anche nel corso di questoquadrimestre sono proseguitele Assemblee dei soci deiConsigli Periferici, purtroppo,persistendo i problemi legatialla prevenzione del contagioda Covid-19, le assemblee sisono svolte in audioconferenza così da garantireai partecipanti la massimatranquillità e sicurezza.I soci del ConsiglioRegionale Marche, si sonoriuniti il 26 settembre, i socidel Consiglio RegionaleCalabria il 21 novembre,i soci del Consiglio EmiliaRomagna il 18 dicembre e isoci del ConsiglioInterregionale Nord Italia il19 dicembre.In merito al progetto disolidarietà per i ciechi diguerra dello Sri Lanka,abbiamo ricevuto una nuovacomunicazione da parte delPresidente della localeAssociazione, BenjaminMahathilaka.La lettera è datata 26 ottobre,di seguito riportiamo

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integralmente il testo:Mio caro Italo,sono estremamente dispiaciu-to, perché per un pò di temponon ho potuto scrivervi.Spero che tu abbia ricevuto lamia precedente e-mail.La situazione nello Sri Lankaè pessima in questo momento.Attualmente, il Covid – 19 sista diffondendo moltorapidamente in tutto il Paeseed è molto difficile prevederequanto tempo la situazione siprotrarrà.In ogni caso ci tenevo acomunicarvi che, seppur nelledifficoltà del momento,

stiamo continuando a portareavanti il progetto.Grazie al vostro contributo,abbiamo potuto fare molto peri nostri membri.Mio caro Italo, com'è la situa-zione in Italia? Secondoquello che sentiamo, gliavvenimenti nel vostro Paesenon sono molto buoni.Credo che il mondo intero sista dirigendo verso peggiorecrisi della storia umana.Mi raccomando prenditi curadi te stesso, della tua famigliae dei soci della tuaAssociazione.Sono sempre grande grato e

fiero del vostro atteggiamen-to gentile e cooperativo che ciriservate ogni volta cheabbiamo bisogno.Permettetemi di augurare avoi e ai vostri familiari, unavita sicura e più protetta.Che il Dio vi benedica tutti, ela benedizione della nostratripla gemma (Buddha,Dhamma e Sangha) sia convoi per sempre.Cordiali saluti.BenjaminS. B. MahathilakaPresidenteSLBF, WC, AB

Nella fotografia:Mr. Benjamin Mahathilaka, Presidente della fondazione dei ciechi di guerra dello Sri Lanka.

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ASSOCIAZIONE ITALIANA CIECHI DI GUERRA ONLUSEnte sottoposto alla vigilanza del Ministero della Difesa (DPR n.26 del 31/01/1984

Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (D.L.vo 4/12/1997 n. 460)SEDE CENTRALE

Via castelfidardo 8 – 00185 Roma – Tel 06/483460 – Fax 06/4820449Sito internet: www.aiciechiguerra.it – e-mail [email protected]

Roma 23 novembre 2020

Oggetto: Modifica del comma 4 dell’articolo 1 della legge 27/12/2002, n. 288.

Gentile Onorevole,ancora una volta a Lei mi rivolgo, per sottoporre alla Sua attenzione un vergognoso problema più voltesegnalato ai precedenti Governi ma non ancora risolto, pur avendo il parere favorevole del Ministro dellaDifesa, dei vari Capi di Gabinetto e dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa, nonché delMinistero dell’Economia e delle Finanze.Va sottolineato che la norma che intendiamo modificare non comporta alcun onere finanziario. Con lamodifica oggetto della presente norma, rispondendo ad una specifica esigenza di semplificazione, si intendemodificare, il decreto interministeriale, previsto dal comma 4 dell’articolo 1 della Legge 288/2002, che oggirisulta essere ormai superfluo. Infatti la legge 27 dicembre 2002, n. 288, nel disciplinare le provvidenzespettanti ai grandi invalidi, stabilisce che - a decorrere dal 1° gennaio 2003 - qualora gli enti preposti nonsiano in grado di procedere all'assegnazione degli accompagnatori militari in servizio di leva ovvero inservizio civile, (va sottolineato che il servizio di leva è stato sospeso sin dal 2005), ai destinatari delsuddetto beneficio spetti un assegno mensile esente da imposte di 878 euro.Entro il 30 aprile di ciascun anno, con decreto del Ministro della Difesa, di concerto con il Ministrodell'Economia e delle Finanze e con il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, si procedeall'accertamento del numero degli assegni corrisposti a tale data in sostituzione dell'accompagnatore enell'ambito delle risorse disponibili, previa definizione delle procedure da seguire per la corresponsione deibenefici economici, alla determinazione del numero degli assegni che potranno, a tale titolo, essere destinatiad altri aventi diritto.Il Fondo previsto dall’art. 2 della medesima legge, che ad oggi ammonta ad euro 8.046.853, il cui importo èstato oggetto di numerosi interventi normativi di integrazione e, da ultimo, la legge di bilancio 2017 (L. 11dicembre 2016, n. 232), risulta oggi coprire interamente l’onere finanziario occorrente per corrispondere acirca 600 grandi invalidi di guerra e per servizio l’assegno sostitutivo, in considerazione dell’andamentotendenzialmente decrescente degli impegni di spesa, stante l’avanzata età dei beneficiari.Con la modifica del Decreto di cui sopra, si eviterebbe che l’erogazione mensile dell’assegno sostitutivopercepito dai grandi invalidi di guerra e per servizio venga annualmente sospesa per almeno cinque o seimesi, (addirittura quest’anno è stata erogata nel mese di novembre), causa l’attesa della pubblicazione delDecreto stesso.Mi permetto allegarLe alla presente, l’emendamento suggeritomi dalla Ragioneria Generale, che, qualora Leilo condividesse, la pregherei di presentare alla legge di stabilità 2021, attualmente all’esame dellaV Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, emendamento sul quale la Ragioneria stessa darebbeparere favorevole.Gentile Onorevole, ringraziandoLa anticipatamente per quanto potrà fare e per la sensibilità sempredimostrata nei confronti della categoria, l’occasione mi è gradita per porgerLe con i sensi della mia stima lepiù vive cordialità.

Il Presidente NazionaleGr. Uff. Italo Frioni

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UNA GUERRA SILENZIOSA DAGLI EFFETTIDEVASTANTIdi Domenico Sassoli

Di solito quando parliamodi guerra ci riferiamo ad

una guerra combattuta untempo con armi rudimentalied ora con armi sempre piùsofisticate e micidiali.Ma ce anche una guerrasilenziosa dagli effetti piùdevastanti dei conflittitradizionali.E questa la guerra tra l’uomoe la natura.L’uomo è parte integrantedella natura “ex humo homo”e, come tale, dovrebbesottostare alle sue leggi einvece pretende di soggiogar-la al suo volere.Di qui una situazione di graveconflittualità che sembrasfuggire di mano ai duecontendenti.In altre parole, ce in atto tral’uomo e la natura una guerradagli effetti devastanti, unaguerra che potrebbe nelprossimo futuro portare allafine dell’attuale civiltànonché all’estinzione dellavita sulla terra.E qui si aprirebbe un grossointerrogativo: nella logicadell’evoluzione universale,qual è il ruolo della vita sulla

terra?Ma vediamo più da vicinoquali sono le forze messe incampo dai due belligeranti.Come dice Desmond Morris,famoso etologo inglese,l’uomo ha infestato l’interopianeta con un impressionan-te crescita demografica che haprofondamente alterato gliequilibri dell’ecosistematerra.Si ritiene che all’iniziodell’era cristiana lapopolazione mondiale fossedi 200/300 milioni di abitanti,di un miliardo all’inizio dell800, di due miliardi nel 1925,di 4 miliardi nel 1975, mentreattualmente ci stiamoavvicinando agli 8 miliardi.Si calcola che alla fine delsecolo raggiungeremo i 10/11miliardi.Di qui un forte aumento delladomanda di beni di consumoed un aumento esponenzialedi rifiuti che il pianeta nonriesce a smaltire.Di qui l’espansione dell’indu-stria ed il conseguentemaggiore inquinamentodell’aria, del suolo, e delleacque. Di qui la ricerca di

nuove risorse alimentari, ladeforestazione e la distruzio-ne di molte specie animali evegetali.Di qui un’agricoltura che falargo uso di fertilizzantichimici e di insetticidi; di quigli allevamenti intensivi dipolli, tacchini, maiali, bovini,ecc…; di qui una pescaselvaggia che distrugge lafauna e la flora marina; di quil’impressionante inquinamen-to dei fiumi, dei laghi e deimari con prodotti plasticicome sacchetti, bottiglie ealtri oggetti similari.Di qui, insomma, una serie diconseguenze negative cui nonsi vuole, o forse non si può,porre rimedio.La montagna si spopola,mentre le fertili pianurevengono occupate da grandiinsediamenti urbani eindustriali.Le zone costiere sonosoggette ad una sistematicacementificazione per lacostruzione di alberghi,parcheggi, supermercati eporti turistici.La stessa cosa si verificasulle alpi, dove si distruggono

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livello dei mari si prevede cheper fine secolo esso sarà dai30 centimetri ad 1 metro,cosa questa moltopreoccupante se si considerache la metà della popolazionemondiale vive in prossimitàdelle coste.Già oggi si registra lascomparsa di alcune isolecoralline del Pacifico e nelprossimo futuro potrebberoessere a rischio alcuneimportanti città comeVenezia, Londra, Tokyo,New York, ecc...Alla lista degli eventi di cuisopra dobbiamo oraaggiungere le infezioni viralicome la coronavirus che stamietendo centinaia dimigliaia di vittime in tutte ilmondo.Si tratta di infezioni che,secondo alcuni autorevoliscienziati, dipenderebberodall’inquinamento atmosferi-co e dalla deforestazione.Non a caso il virus stamanifestando la sua massimavirulenza nelle zone piùindustrializzate è piùdensamente popolate.Siamo comunque in presenzadi eventi di portata epocaleche, oltre a modificare inmodo significativo ladistribuzione geografica degliesseri viventi sulla superficieterrestre, stanno incidendopesantemente sull’attività

dei paesi in via di sviluppo.Com’è noto dall’uso deicombustibili fossili derivanole emissioni di Co2 che,secondo l’opinione dellamaggior parte degli scienziati,sarebbero responsabilidell’effetto serra e delsurriscaldamento globale delpianeta.Nel secolo scorso latemperatura è aumentata di ungrado centigrado, mentre laprevisione per la fine delsecolo è di un aumento di 2/3gradi.All’azione suicida dell’uomosi contrappone la natura con imutamenti climatici.Tra i più importanti effetti ditali mutamenti citiamo: loscioglimento dei ghiacciai edelle calotte polari; lospostamento del polomagnetico dal pologeografico; l’innalzamentodel livello dei mari; ladesertificazione di vaste areetropicali; l’emigrazione inmassa di uomini, pesci,piante ed animali dal sudverso il nord; manifestazionidi eventi atmosferici estremi(trombe d’aria, bombed’acqua, uragani, tempeste divento, ondate di calore,erosione di coste e dimontagne, abbattimento diboschi, alluvioni, siccitàprolungate, ecc...).Circa l’innalzamento del

vaste abetaie per la costruzio-ne di piste da sci, impianti dirisalita, alberghi, parcheggi,ecc…I mari si trasformano inimmense discariche a cieloaperto. In più parti si formanoisole di plastica i fondalimarini sono ricoperti da unaspessa coltre di bottiglie esacchetti non degradabili eovunque si diffondonocapillarmente micro fibre diplastica che intaccano la vitadei pesci e delle alghe.Ora, considerato che il marericopre i due terzi dellasuperficie terrestre, che ilpesce è il più importantealimento per l’uomo e che lealghe sono il maggioreproduttore di ossigeno per ilpianeta, se ne deduce cheuccidendo il mare, si uccida lavita sulla terra.All’aumento della popolazio-ne fa inoltre riscontro unamaggiore domanda dienergia.Attualmente la domanda dienergia da combustibilifossili (carbone, petrolio, gasmetano) rappresenta circal’80/90% della domandaglobale e si prevede che perfine secolo, nonostante laproduzione delle cosiddetteenergie rinnovabili, essapossa raddoppiare inrelazione al prevedibileaumento dei consumi da parte

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economica mondiale.Mai come in questi momenti,difronte al dispiegarsi delleforze della natura, si rivelal’impotenza e la fragilitàdell’uomo.Molti dicono: dopo l’epide-mia nulla tornerà come prima.Secondo noi, invece, nel dopovirus saremo certamente tuttipiù poveri e forse più consa-pevoli dei nostri limiti, ma perquanto riguarda lo stile di vi-ta, tutto o quasi tornerà comeprima, perché è impossibilemodificare con un colpo dispugna l’attuale struttura eco-nomico sociale.E poi, non ha senso porsi oraquesti problemi, perché indie-tro non si torna e perché imeccanismi di reazione inne-scati dalla natura appaionooggettivamente irreversibili.Infatti, chi può fermare loscioglimento delle calotte po-lari e dei ghiaccia in monta-gna? Chi può impedire l’in-nalzamento del livello dei ma-ri? Chi può bloccare la diffu-sione delle ormai ricorrentiinfezioni virali? Chi puòstemperare la virulenza dei fe-nomeni atmosferici? Chi puòfermare il surriscaldamentoglobale della terra? Chi puòarrestare il processo di deser-tificazione di alcune aree tro-picali?L’uomo, da parte sua, potreb-be limitare le emissioni di

Co2 o ridurre l’inquinamentoma in realtà non fa nulla operché immaturo o perché ètroppo tardi e non ci sono lecondizioni per operareconcretamente.Per esempio, stante lanecessità di risolvere alcuniproblemi che riguardanol’intera umanità, sarebbenecessario costituire unaorganizzazione sovranaziona-le dotandola dei poteri e deimezzi necessari allo scopo,ma come si può costituire unasi fatta organizzazione ingrado di esprimere con unasola voce la volontà dellacomunità internazionale se isingoli stati sono tra lorodivisi da insanabili interessi diparte?Come si può risolvere, oquanto meno ridurre ilfenomeno delle emissioni diCo2 se le potenze detentricidei maggiori giacimenti dicarbone e di petrolio ( StatiUniti, Russia, Cina, India,Arabia Saudita) non simettono d’accordo circa lelimitazioni da adottare?Inoltre, visto che quellodemografico è il più grossodei problemi sul tappeto,com’è possibile ridurredrasticamente e in modo indolore il numero degliabitanti sulla terra?Il diritto alla procreazione èun diritto naturale inviolabile

per cui le eventualilimitazioni non possonoessere imposte dall’alto, madebbono scaturire dal senso diresponsabilità e dall’educa-zione dei singoli individui.E poiché l’educazione allavita richiede tempi moltolunghi, se ne deduce che ladecrescita demografica nonpuò avvenire in tempi brevi,con le conseguenze che sopraabbiamo indicato.E ancora sarà possibilesostituire l’attuale modello disviluppo foriero di profondedisuguaglianze con un nuovomodello improntato ad unapiù equa distribuzione dellaricchezza e a una più efficacetutela dell’ambiente?Secondo noi, ciò saràpossibile solo se l’attivitàeconomica dell’uomo,anziché ispirarsi alla logicadel profitto, sarà supportata daautentici principi etici.E poi, per attuare una piùefficace tutela dell’ambiente,bisognerebbe conoscerlo e perconoscerlo bisognerebbevivere a contatto con lanatura.Ora, avremo il coraggio diabbandonare le grandimetropoli ed affrancarci dallostato di semi cattività in cuioggi viviamo per riaccostarciad un ambiente piùconfacente alla nostra natura?Saremo in grado in tempi

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Breccia diPorta Piadi Alfonso Stefanelli

brevi di sostituire icombustibili fossili conl’energie rinnovabili?Saremo capaci di impedire laplastificazione dei mari, ossiadi eliminare la plastica e glialtri sottoprodotti inquinantidel petrolio?Riuscirà la scienza a trovare ivaccini giusti per debellare leormai ricorrenti infezionivirali o saremo condannati persempre ad indossare guanti emascherine?E, infine, come potremmo farfronte alle drammaticheconseguenze dell’ormai con-clamata recessione economi-ca mondiale conseguenteall’attuale pandemia?È più in generale, siamo ingrado di esercitare unefficace controllo sugli effettiindesiderati della tecnologia edi certe scoperte scientifiche?Indubbiamente la conoscenzafavorisce il progresso, ma sead essa non si associano laprudenza e il senso diresponsabilità degli scienziatie dei politici, potremmoandare incontro a bruttesorprese.È questo il caso, per esempio,della plastica, dell’energianucleare, di molto prodottichimici e dei virus creati inlaboratorio per fini bellici.A questo punto qualcunopotrebbe chiedersi: ma nonsarebbe possibile ovviare a

tutti questi inconvenienti einvertire la rotta?Secondo noi, ciò è pratica-mente impossibile perchébisognerebbe modificareradicalmente l’attuale sistemadi vita e tornare a vivere acontatto con la natura.Vivere in simbiosi con lanatura ci aiuta a crescere, aconoscere noi stessi e,soprattutto, ci permette diacquisire la consapevolezza difar parte del “tutto” e direnderci conto della necessitàdi dover agire per il persegui-mento del “bene comune”.Se e quando raggiungeremoquesta condizione, avremoimboccato l’ultimo tratto delnostro cammino evolutivo,quello che ci porterà allo“stato di armonia”.Ma questa meta è molto,molto lontana.L’uomo è ancora immaturo ela natura da parte sua ha giàmesso in campo le forze edinnescato i meccanismi atti acontrastare l’azione suicidadell’uomo.Ora ci attende una difficilefase di transizionecaratterizzata da profondistravolgimenti, stravolgimen-ti che segneranno l’epilogo diquesta rovinosa guerra tral’uomo e la natura.Ogni ripensamento oggiappare tardivo ed improbabileper cui non ci rimane che

attendere rassegnati ilcompiersi degli eventi, nellasperanza che sulle ceneridell’attuale civiltà possa sor-gere un mondo migliore.“crass ingens iterabimusaequor “ domani torneremo anavigare l’immenso mare.(Orazio)

Roma capitale d’Italia

La fine del potere temporaledella Chiesa

“Da sempre l’Italia è unPaese” sintetizza CorradoAugias “vituperato eammirato, culla della bellezzae posto del degrado, patria deigeni e dei lazzaroni”.Continuando, Augias sichiede: “Che cosa ha fattol’Italia per essere un Paesecosì speciale da aver attiratosempre le attenzioni deglistranieri?”.L’Italia è un insieme di cittàche racchiudono il loro caricodi passato e un segreto in ogniloro angolo. Diffuse erano laconflittualità e la diffidenzaall’interno e tra le tante

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MEMORIA

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comunità esistenti, non è maimaturato un interesse perl’intera penisola, al vicino sipreferiva la potenza straniera,la quale arrivava, restava e simetteva a sfruttare e aprendere tutto ciò che erapossibile e tutti eranointeressati perché simantenesse questafrantumazione.Una vocazione politicaunitaria per uno Stato italiano,forse non c’è mai stata o nonsi è potuta mai esprimereadeguatamente per “lamillenaria opposizione delpapato” (Mazzini).È comunque un fatto,l’ingombrante presenza dellaChiesa ha ostacolato l’unitàpolitica dell’Italia. Se, allafine, l’unità ebbe luogo sirealizzò contro la volontàferma della Chiesa e con ungrosso turbamento deicattolici. È anche vero che sulpiano politico, poco o nulla hadetto l’Italia, “L’Italia erasolo un’espressionegeografica” (Metternich).Per Sergio Romano: “L’Italiaè diventata UNA grazie agliaiuti dei francesi, allacomplicità degli inglesi e allevittorie dei tedeschi”.Non possiamo, tuttavia,disconoscere i tanti sacrificied eroismi di milioni diitaliani che avevano nel cuoree che hanno operato per la

costruzione dell’unità d’Italia,i quali “nonostante umiliazio-ni e sconfitte, fecero delRisorgimento l’unica cosanobile e bella che l’Italia hafatto negli ultimi quattrosecoli” (Montanelli).“La costruzione dello Stato èstata l’evento più rivoluziona-rio della nostra storia”(Carducci), ed è per questoche va salvaguardata da tuttele insidie. Un grossocontributo per l’unità vennedalle forze democratichereazionarie legate a Garibaldi,esse dimostrarono dicombattere e morire per farsiuna Patria. Fondamentale fu ilpensiero e l’opera straordina-ria di tutta una serie dipolitici, a partire dallo statistaCamillo Benso Conte diCavour, grande stratega,grande tessitore, grandediplomatico, come sempre gliè stato riconosciuto.L’unione politica dell’Italia,che fu realizzata secoli esecoli dopo, non hacertamente camminato inparallelo con quella culturale,linguistica, artistica e dellagenialità italiana. Infatti dasempre gli artisti, i pittori, imedici, gli ingegneri, imusicisti, i teatranti, idecoratori di ogni generevenivano cercati ed apprezza-ti come italiani. Dante e SanFrancesco danno origine alla

lingua italiana, che poicontinuerà con Petrarca,Boccaccio, Guicciardini,Ariosto, Tasso, Lorenzo ilMagnifico, Savonarola,Machiavelli e tanti altriancora.Si trattava, però, di una linguaparlata e capita da un élite,l’Italia mancava di una linguadiscorsiva, piana e sempliceche tutti parlassero ecapissero.Fu Manzoni, altro grande delRisorgimento, che dopoessere stato tentatoinizialmente di pubblicare infrancese “I Promessi Sposi”,dopo essere andato a Firenze“a sciacquare i panni in Arno”e dopo un grande sforzo diindagine, finì per scegliereuna lingua italianatoscaneggiante, perché parlatae compresa da tutte lepersone, nobili e umili, coltee non colte.La realtà di partenza eratutt’altro che incoraggiante,infatti, l’Italia era divisa inotto staterelli, ognuno con unproprio sistema giuridico eamministrativo, ognuno privodi un ceto sociale medio sucui contare, con popolazionipovere, arretrate, analfabete econ scarsa diffusione dellastampa e basso il livello dicultura. Carenti erano laviabilità e le comunicazioni:ogni idea nuova, ogni

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apertura venivano considera-te una minaccia al loroimmobilismo e subito vietate.Il servizio militare venivaconsiderato un servizio permercenari e fu difficile farloconsiderare un servizio civileda prestare anche a rischiodella vita quando la patria lorichiedesse.L’essere imbelli poteva ancheessere una causa di divisione,ma se gli italiani eranomancanti di virtùmilitari e non avevano innatoil valore di patria, dipendevadal fatto che nessuno lo avevaloro insegnato, la nobiltà e laborghesia non seppero neguidare ne educare al valoredella patria e dell’unità leclassi popolari, le quali nelmomento cruciale non leseguirono tanto quanto ci siaspettava.Si capisce allora Madamede Staël quando affermava:“In Italia non ci sono uomini,ma polvere umana” eFoscolo, quando diceva:“Non volete combattere,siate schiavi e tacete”.La realtà politica nellapenisola era chiusa ad ogniapertura unitaria,nonostante il nuovodell’Illuminismo e dellaRivoluzione francese: guai aparlare di cittadini, di libertà,di unità e di indipendenza.Nonostante che il Congresso

di Vienna avesse ripristinatol’ancien régime in tutta lapenisola, dalla Sicilia alPiemonte, al grido di:“Libertà! Libertà!”, si ebberocortei, ribellioni, barricate e siemanarono costituzioni estatuti al prezzo di arresti,incarcerazioni e impiccagioni.L’ideale di unità e patriaerano ormai incontenibili conla voglia di recuperare iltempo perduto, in linea con ilmotto del Foscolo: “Io viinvito ad essere cittadini dellastessa nazione” e quellodell’Alfieri: “Italia, alzati ecammina”.Per la maggioranza deglistaterelli esistenti, per imolteplici movimenti politicie per gli uomini di cultura siriteneva che il protagonistadel Risorgimento e guida delprocesso di unificazione dellesue sparse membra nonpoteva che essere lo StatoSardo Piemontese, perchél’unico ad avere legami conl’Europa, l’unico ad avere unesercito, l’unico ad avere unapropria diplomazia e un cetoliberal moderato nellagestione dello Stato.È così che a Torino ha avutoluogo il 17 marzo 1861, dopouna serie di vicende storicheche conosciamo, laproclamazione di VittorioEmanuele II come Re d’Italiacon la legge 6461, poi legge

n. 1 dell’ordinamento italiano.Nell’occasione, VittorioEmanuele II disse: “L’arduaimpresa è compiuta e la Patriaè costituita, il popolo italianoè padrone del propriodestino”. Fu così che anchegli italiani poterono dire conle parole del Carducci:“Comincia una novellanuova”.Si passò dallo Stato SardoPiemontese allo Stato italiano,da uno piccolo Stato, ad unoStato almeno quindici voltepiù grande.La casa regnante, quellaSabauda, continuò la vecchianumerazione, VittorioEmanuele II re del Piemonteche diventava re VittorioEmanuele II re d’Italia,anziché Vittorio Emanuele I,primo re d’Italia e la stessaimmutata costituzione, loStatuto albertino. Si conservòlo stesso ordinamentoamministrativo con ungoverno accentratore e privodi qualsiasi autonomiaamministrativa, finanziaria,economica o altra, conprefetti e sindaci,possibilmente piemontesi, checome gli altri burocrati e lostesso re parlavano infrancese o addirittura inpiemontese, anziché initaliano, mettendo fortementein difficoltà le comunicazioni.In economia, specie nel

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meridione, si razziarono tuttele risorse possibili, sisvuotarono i conti correnti persvariati milioni in moneted’oro e si bloccarono o sichiusero le imprese cheandavano bene edesportavano, per avvantag-giare analoghe imprese delnord. Non si seppero corretta-mente indirizzare alle aste deibeni ecclesiastici, ne ai postidi comando i cittadini dellanuova classe, beneficiandonecosì i soliti noti ricchi ebenestanti.Non furono distribuite le terrecome promesso, ma si reseobbligatorio il serviziomilitare, si aumentarono leimposte esistenti o se neaggiunsero delle nuove,quella sul tabacco e sulmacinato per esempio, insintesi si impoverì e sicostrinse a un’emigrazione dimassa.Non ci fu per nulla lungimi-ranza, ma solo “pugno diferro” e poi carcere,fucilazioni individuali e digruppo, dispensate condisinvoltura, la pietà e lacomprensione, quanto menola prudenza, erano inammissi-bili, verso i nuovi cittadini civoleva solo “mano dura einflessibile”.I nemici dell’unità poteronosoffiare sul fuoco e farpassare l’unione come

un’occupazione, alimentandoil brigantaggio. 30.000briganti (oggi si parla dipartigiani borbonici e diguerra civile) che tenevano inscacco 100.000 soldatichiamati solo a disperderli eper impedire che sinascondessero non esitaronoa dare alle fiamme foreste epaesi interi.Un’opposizione di taleportata avrebbe dovuto farcapire che in qualcosa sistava sbagliando, tanto cheMassimo D’Azeglio si chiese:“Dobbiamo sapere dainapoletani (direi daimeridionali), una volta persempre, se ci vogliono o no”.L’unione non fu unapiemontizzazione dell’Italia,meridionale in particolare, male condotte descritte molto celo fanno dubitare, se nonaddirittura credere.Gran parte del territorio dellapenisola era stato unificato,ma tutti erano consapevoliche all’unità mancava il terri-torio del Trentino-Alto Adige,della Venezia Giulia e diRoma e provincia.Nel processo di unificazionedello Stato italiano la capitalenon poteva che essere Roma,per la sua fama e dignitàstorica, per la sua centralitàgeografica, per il sogno ditutti gli italiani e per ragionifunzionali e politiche.

Un “possimus” avrebbefavorito una soluzionesoddisfacente per tutti, ma cifu un “non possimus”,un’assoluta e fermaindisponibilità che impedivaogni soluzione pacifica: nonrimaneva che una soluzioneforzata, che il motto “O Romao morte” preconizzavainevitabile, come ilcontrapposto motto “Morte sì,Roma mai”. Poiché la Franciaera impegnata a proteggere laChiesa e lo Stato delVaticano da eventualiaggressioni, occorrevaaspettare il momentoopportuno e prepararsi perfarlo quando la Francia nondovesse o potesse intervenire.Dopo precedenti, infruttuosi edolorosi tentativi, il giornoappropriato sembrò essere il20 settembre 1870, 150 anniorsono, allorché la Francia,impegnata in una guerracontro i tedeschi, era statacostretta a richiamare in patriai soldati stanziati a Roma.L’Italia intervenne con unesercito di 50.000 uominiguidati dal generale Cadorna,l’esercito papalino eracomposto da oltre 13.000soldati. Alle ore 5.15 iniziò ilcannoneggiamento dellemura di Roma accanto a Por-ta Pia, alle ore 9 si era giàprodotta un’apertura di 30 m(breccia di Porta Pia), grazie

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MEMORIA

a “una serie di fucilerie equalche cannonata”. Alle ore10, vista l’impossibilità diarrestare l’esercito italiano, cisi arrese e su San Pietro fuissata la bandiera bianca.Alle ore 15 venne redattol’atto di capitolazione: finiva“un conflitto che nessuno sisentiva di combattere”.Roma diventava capitaled’Italia, finiva il poteretemporale della Chiesa.Questo piccolo conflitto costòall’Italia 49 morti, di cuiquattro ufficiali e 141 feriti tracui nove ufficiali (non pochi)e ai papalini 19 morti, di cuiun ufficiale e 68 feriti (nontanti, tenuto conto deglischieramenti).“Per un conflitto che nessunosi sentiva di combattere”, pertre o quattro ore di unascaramuccia, “una serie difucilerie e qualchecannonata”, ci furono unasettantina di morti e oltreduecento feriti.Se lo scontro lo si avessecombattuto davvero quantieffetti si sarebbero mai avuti?I primi ad attraversare labreccia furono i bersaglieriche nell’occasione persero illoro valoroso comandantemaggiore Giacomo Pagliari,medaglia d’oro alla memoria.L’accoglienza non fu “ampiae travolgente” come si cercòdi far credere, i romani non

vegliarono per costruirebandiere tricolori dasventolare né anticiparonoalcuna esultanza, ma quandovidero i bersaglieri sfilare, inmassa cominciarono ancheloro a partecipare e a far festaper l’evento, offrendo fiori efrutta a volontà. Per i papalinii soli ad esultare furono gliebrei per gli affari cheriuscirono a concludere.Furono i giornalisti adadoperarsi per cercare diconciliare la “pochezzamilitare e popolare” con ilsignificato e la grandezzadell’evento. La presa di Romasarà stata anche “la più softpossibile”, sarà stata operata“in punta di piedi, disotterfugio” (Mazzini),l’Italia avrà messo “il piede inRoma con troppa timidezza”(Carducci), ma non si potevanon tener conto di ciò cheaccadeva.Il papa Pio IX denunciava almondo la sua condizione diprigioniero e di voler abban-donare Roma e di voler stabi-lire altrove la Santa Sede, egli“toccò tutte le corde persollecitare una crociata in suofavore, dipingendosi come unpovero senza tetto alla ricercadi un piccolo angolo in cuisvolgere liberamente il suoministero”.C’era quindi il timore di unattacco dall’estero, c’era

anche la paura della nascita diun neoguelfismo eneoghibellinismo di antica etragica memoria: tutte ragionifondate che richiedevanocautela e riservatezza.Roma era una città di 230.000abitanti di cui 50.000disoccupati e 30.000mendicanti: era una cittàsostanzialmente “povera eciabattona, con sontuosipalazzi barocchi contornati daun’infinità di catapecchie”.Subito il generale Cadornanominò una giunta di governoper Roma e provincia perimpedire ruberie e saccheggie per evitare che i fuoriusciti,rientrati, si abbandonassero avendette e rendicontipersonali e perché sipredisponesse il referendumdi annessione e incorporazio-ne di Roma e provinciaall’Italia il 2 ottobre, cosìcome poi avvenneregolarmente con unconsenso larghissimo.L’annessione verràformalizzata il 21 gennaio1871. Il governo e i ministri sitrasferiranno da Firenze aRoma il 30 giugno 1871 ed ilre Vittorio Emanuele II l’1luglio 1871, il qualeinsediatosi al Quirinale, ebbea dire: “Ci sumu”. Pio IX l’1novembre 1871 dichiaròinvalida l’unificazione escomunicò il re Vittorio

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Emanuele II e dichiarò che“nessuna conciliazionesarebbe stata mai possibile fraCristo e il diavolo, fra la lucee le tenebre, fra la verità e lamenzogna”.Lo Stato italiano ci provò aproporre una regolamentazio-ne unilaterale dei rapportiStato-Chiesa con la legge13/05/1871 n. 214, detta leggedelle Guarentigie, volutafortemente dal bologneseMarco Minghetti con undibattito parlamentare di altaqualità politica.La legge prevedeva che irapporti tra lo Stato e laChiesa fossero improntatialla massima reciprocaautonomia e indipendenza,garantiti l’inviolabilità dellapersona e gli onori sovrani delpapa, regime diextraterritorialità dei palazzi edei territori assegnati ediritto di tenervi uominiarmati, libertà postale etelegrafica, diritto attivo epassivo di rappresentanza,illimitata libertà di unione delclero, esenzione delgiuramento al re dei vescovi,un appannaggio economicopari all’entrata annua del papa nell’ultimo bilancio.Ci fu l’opposizione delladestra che voleva una piùnetta separazione tra Stato eChiesa; ci fu l’opposizionedella sinistra che considerava

la legge un’abdicazione delloStato alla Chiesa. Erasoprattutto il papa ad opporsi,che reputò la legge“mostruoso prodotto dellagiurisprudenza rivoluziona-ria”, respinse in blocco quei“futili privilegi e immunitàche volgarmente sono detteGuarentigie” e rifiutò i trentadenari (3.250.000 lire annue)dell’appannaggio. Ma tant’è,al papa Pio IX dell’unitàd’Italia non ne volevanemmeno sentire parlare. Dasubito, quando VittorioEmanuele II fu incoronato red’Italia, davanti a tutti i suoicardinali gli dichiarò guerracon una malevolenza che nonvenne mai meno e le sueencicliche e i suoi anatemifurono tali che, anche dopo lasua morte, occorsero decenniper mutare e trovare unaconvivenza pacifica. È unfatto, la compresenza nellastessa città delle massimeistituzioni sia dello Stato chedella Chiesa non poteva chedar luogo a “una convivenzafra reciproche diffidenze” (S.Romano) e a sopportarsi conl’uno che provocava e l’altroche accettava le provocazioni.Le intemperanze verbali e lepunzecchiature reciprocheerano all’ordine del giorno:era oggettivamente “unproblema complesso”(S. Romano). La morte stessa

dei due massimi protagonisti,Vittorio Emanuele II e Pio IX,fu causa di attriti e non risolsenulla, chi sperava in un lorosuperamento fu deluso. PapaLeone XIII cominciò nonbenedicendo i fedeli dopo lasua proclamazione e, comealtri suoi successori,rivendicò per se stesso ilpotere temporale, gran causadi attrito, ma nel 1970,centenario di Roma capitale,papa Paolo VI riconoscerà:“La fine del potere temporalefu una liberazione per laChiesa”.In pratica, tuttavia, ognigiorno ci si parlava, sidiscuteva e si trovavano lesoluzioni dei problemi. Viavia il Non expedit e il Nonlicet si smorzarono, i cattolicisi lamentarono di queicardinali che volevano fare iconclavi all’estero. Gli Statistranieri fecero capire che nonavrebbero gradito che il papae la Santa Sede si stanziasseroa casa loro e che un papafacesse il perseguitato con lavoce dell’oppressore ofacesse una violentissimaopposizione alla modernitàcon cui si “separava dalmondo” (Spadolini). Ungruppo di cattolici bolognesipropose la soluzione di unpiccolo staterello al di là delTevere, che venne bocciata,ma che poi divenne la

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soluzione del concordato del1929 perché permetteva allaChiesa un’effettiva autonomiae indipendenza.Il papa Pio X favorì una certaapertura e nel disgelo che neseguì si stipulò il pattoGentiloni, che permise lapiena collaborazione fra icattolici e Giolitti e la nascitadel Partito Popolare Italiano.La svolta definitiva cheponeva fine all’apartheid ealle lacerazioni tra laici ecattolici, sfuggita per unsoffio al Presidente delConsiglio Vittorio EmanueleOrlando nel primodopoguerra, si avrà solo con ilconcordato del 1929, dopodue anni di trattative e ben209 segretissimi incontri.A tal proposito si disse che“era arrivato Dio all’Italia el’Italia a Dio” e nell’art. 26 sistabilì “definitivamenterisolta la questione romana ericonosciuto il Regno d’Italiacon Roma capitale”.Il merito fu di Mussolini,considerato “uomo dellaprovvidenza” che largheggiònelle trattative per garantirsidalla Chiesa un sicurosostegno.Il concordato del 1929 verràinglobato nell’art. 7 dellacostituzione repubblicana: irapporti fra Stato e Chiesamiglioreranno via via sempredi più, in particolare con il

papa Giovanni XXIII e con ilConcilio Vaticano II.Poi con la regolamentazionedel nuovo concordato del1984, che recepirà il nuovodel Concilio Vaticano II edella costituzione repubblica-na e renderà più netta ladistinzione tra laici ecattolici, migliorandone irapporti.Se nel 1911, l’Unità d’Italiaera considerata opera delmaligno, nel 1961, centesimoanniversario del nostro Stato,il Vaticano ebbe a dire:“L’Italia è opera della divinaprovvidenza”.Dimostra i poteri del granmedico tempo.Il cardinale Bagnasco nelc e n t o c i n q u a n t e s i m odell’Unità ha detto: “L’Italiaè un bene comune”.Questo “bene comune” sichiama patria, con tutte le suevirtù e tutti i suoi difetti, chenoi dobbiamo sentire nostra.È un ideale che deve essercicaro perché garanzia deinostri diritti, della nostralibertà, della nostra sicurezzae della stessa nostra vita;specchio del nostro passato edel nostro presente, ma anchestrumento per migliorare ilnostro futuro; espressione delnostro essere, dei rapporti diparentela, di affetti, diamicizie, di amore, dicostumi, di leggi e di

speranze in una giustiziamaggiore.Patria è ciò che sentiamonell’intimo quando siamolontani e ci viene il desideriodi tornare.Tutti dovrebbero avere unapatria, senza patria saremmotutti più poveri e indifesi,così come si troval’emigrante che sta perdendola sua patria e nutre lasperanza di trovarne unanuova.Dobbiamo curare e stimolarequesto ideale, questaappartenenza e bene fece nel2000 il Presidente Ciampi arilanciare l’inno nazionale el’esposizione del tricolore,che sembravano diventate unintralcio.Sono simboli di condivisionee di appartenenza che certeforze desiderano smorzare.Difendere la patria è undovere di tutti, l’unico dovereche la Costituzione, art. 52,reputa “sacro”.Difendere la patria possiamoe dobbiamo farlo ogni giornovalorizzando e proteggendol’ambiente, i beni pubblici chesono comuni, bene di tutti,non rubando né sciupando: cen’è tanto bisogno.L’Italia ha bisogno del nostrobene e noi del bene dell’Italia.

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AMICI CHE CI LASCIANO

Anno XXXVIII• n. 3 Settembre/Dicembre 2020

Direttore: Direttore responsabile non-profitGrande Ufficiale Italo Frioni Luca Giarrusso

Redazione: Comitato di redazioneVia Castelfidardo, 8 • 00185 Roma Bruno Guidi, Attilio Princiotto, Franco ValerioTel. 06/483460 • Fax 06/4820449www.aiciechiguerra.it

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Quadrimestrale dell’Associazione Italiana Ciechi di Guerra • Onlus

L INCONTRO

Amici che ci lasciano

La Presidenza esprime profondo cordoglio e vicinanza ai familiari

Consiglio Regionale Sardegna

- Sebastiano Palitta deceduto a Sorso (SS) l’8/10/2020 all’età di 87 anni

Consiglio Regionale Sicilia

- Giuseppa Pitingaro coniuge Di Gesaro deceduta a Isnello (PA) all’età di 83 anni

Consiglio Regionale Emilia Romagna

- Giovanni Galassi deceduto a Imola (BO) il 25/10/2020 all’età di 89 anni

Nella fotografia: il monumento al Cieco di Guerra che si trova nel parco S. Marco di San Donà di Piave.