L’INCHIESTA Piano Mps, pronto il decreto sulle garanzie ...

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Poste italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art.1, c. 1, DCB Milano Anno 153˚ Numero 10 Prezzi di vendita all’estero: Austria €2, Germania €2, Monaco P. €2, Svizzera Sfr 3,20, Francia €2, Inghilterra GBP.1,80, Belgio €2 FTSE It. All Share (31.12.02=23356,22) 21165,22 21103,76 0,29 1,09 FTSE MIB (31.12.97=24401,54) 19424,19 19360,02 0,33 0,99 FTSE It. Mid Cap (31.12.02=20146,67) 32556,53 32544,54 0,04 1,43 FTSE It. Star (28.12.01=10000) 27722,15 27737,71 -0,06 1,98 Mediobanca (2.1.06=100) 54,68 54,99 -0,56 0,35 Comit Globale (1972=100) 1132,43 1135,23 -0,25 0,74 Azioni: numero 823.659.194 803.340.719 Azioni: valore 2.329.552.712 2.667.285.883 Titoli di Stato 422.819.091 569.397.589 Obbligazioni 16.410.446 13.623.108 FTSE MIB mar 2017 19362 48 Eurex Bund 10a(mar 17) 163,12 0,17 Dollaro Usa 1,0567 0,0051 Yen giapponese 122,8400 0,1800 Sterlina inglese 0,8694 0,0028 Franco svizzero 1,0737 0,0016 Renminbi cinese 7,3176 0,0218 Dollaro canadese 1,3992 0,0038 Corona svedese 9,5595 0,0062 Dollaro austral. 1,4400 0,0043 Alluminio 1757,5 1,30 Caffè rob 2172,0 0,80 BORSE EUROPEE D.J. EuroStoxx 352,57 -0,03 Amsterdam Am. Exc. 484,74 -0,07 Bruxelles Bel 20 3632,02 -0,19 Francoforte Dax 11583,30 0,17 Helsinki Omxh Gen 8910,33 -0,19 Lisbona Psi 20 4618,21 -1,26 Londra Ftse 100 7275,47 0,52 Madrid Ibex 35 9452,00 -0,43 Parigi Cac 40 4888,23 0,01 Vienna Atx Index 2659,70 -0,71 Zurigo Swiss Mkt 8449,19 0,29 ALTRE BORSE New York DJ Ind. 19855,53 -0,16 New York S&P 500 2268,90 New York Nasdaq C. 5551,82 0,36 Tokyo Nikkei 225 19301,44 -0,79 Hong Kong Hang S. 22744,85 0,83 San Paolo Brsp Bov. 62131,80 0,70 Shanghai Comp. 3161,89 -0,29 Sydney All Ordin. 5812,97 -0,76 Singapore Straits T. 3006,02 0,82 Toronto 300 Comp. 15426,28 0,24 INDICE CAMBI (22 valute) Indice Sole-24Ore 106,04 -0,03 FTSE Mib 19424,19 L 0,33 variaz. % -1,68 var. % ann. Dow Jones I. 19855,53 B -0,16 variaz. % 21,08 var. % ann. Xetra Dax 11583,30 L 0,17 variaz. % 17,90 var. % ann. Nikkei 225 19301,44 B -0,79 variaz. % 9,06 var. % ann. FTSE 100 7275,47 L 0,52 variaz. % 23,90 var. % ann. ¤/$ 1,0567 L 0,48 variaz. % -2,95 var. % ann. Brent dtd 53,04 B -2,21 variaz. % 75,40 var. % ann. Oro Fixing 1189,50 L 0,93 variaz. % 8,06 var. % ann. A2A 1,235 -0,48 Atlantia 22,370 -0,09 Azimut H. 16,840 -0,65 Banca Mediolanum 7,150 0,92 Banco BPM 2,784 -0,07 Bper Banca 5,160 Brembo 60,550 0,50 Buzzi Unicem 23,300 1,30 Campari 9,310 0,98 CNH Industrial 8,470 2,23 Enel 4,122 -0,72 Eni 15,550 1,04 Exor 43,960 2,40 FCA-Fiat Chrysler 10,150 1,10 Ferrari 55,750 1,27 FinecoBank 5,490 1,20 Generali 14,170 0,21 Intesa Sanpaolo 2,468 -0,32 Italgas 3,782 0,85 Leonardo-Finmecc. 13,480 0,52 Luxottica 47,960 1,48 Mediaset 4,120 0,24 Mediobanca 7,905 1,09 Moncler 16,650 2,02 Monte Paschi Si 15,080 Poste Italiane 6,135 -0,49 Prysmian 24,480 2,21 Recordati 27,190 -0,11 S. Ferragamo 24,580 0,90 Saipem 0,508 -4,24 Snam 3,806 -1,45 STMicroelectr. 10,700 1,71 Telecom Italia 0,828 0,73 Tenaris 16,790 -0,77 Terna 4,328 0,14 UBI Banca 2,800 -1,34 Unicredit 2,680 0,22 Unipol 3,534 1,73 UnipolSai 2,076 -0,67 Yoox Net-A-Porter 27,500 1,07 PRINCIPALI TITOLI - Componenti dell’indice FTSE MIB QUANTITATIVI TRATTATI ¤ 10.01 09.01 FUTURES 10.01 Var I CAMBI DELL’EURO (rilev. BCE) Valuta 10.01 Diff. MATERIE PRIME Prezzi uff. a Londra ($/t) 10.01 Var.% INDICI Paese/Indice 10.01 Var.% BORSA ITALIANA Var% Indici Generali 10.01 09.01 Var% in.an. Titolo Pr.Rif.¤ Var.% Titolo Pr.Rif.¤ Var.% P iazzaAffarichiudeinrialzo(FtseMiba+0,33%)per la sesta seduta nelle ultime sette. I mercati euro- pei,inmedia,hannoterminatolagiornatapressochéin- variati in un’altra giornata in cui l’indice Dow Jones di Wall Street non è riuscito a violare la soglia psicologica dei 20mila punti. L’euro scende sotto quota 1,06 nei confrontideldollaro:imercatiattendonoildiscorsoche oggi terrà il nuovo presidente degli Usa Donald Trump. € 2 * In Italia, solo per gli acquirenti edicola e fino ad esaurimento copie: in vendita abbinata obbligatoria con I Libri del Sole 24 Ore / Le Nuove Pensioni (Il Sole 24 Ore € 1,50 + Le Nuove Pensioni € 0,50) Mercoledì 11 Gennaio 2017 * con “L’Impresa” € 6,90 in più; con “Norme e Tributi” € 12,90 in più; con “Aspenia” € 9,90 in più; con “Sovraindebitamento” € 9,90 in più; con “Processo del Lavoro” € 9,90 in più; con “Guida Pratica alla Rottamazione Cartelle” € 9,90 in più; con “Auto e Fisco” € 9,90 in più; con “Affitti” € 9,90 in più; con “Errori Fiscali” € 9,90 in più; con “La Relazione dei Revisori” € 9,90 in più; con “Nuovo Codice Doganale” € 9,90 in più; con “How To Spend It” € 2,00 in più; con “IL Maschile” € 2,00 in più FTSE ITALIA ALL SHARE Base 31/12/02=23.356,22 +0,29 chiusura apertura 21000 21075 21150 21225 Mercati A OGGI IN EDICOLA CON IL SOLE 24 ORE Pensioni, che cosa cambia nel 2017 dagli anticipi alle regole sul cumulo u a 0,50 euro oltre il prezzo del quotidiano LE GUIDE LE NUOVE PENSIONI Le regole per gli assegni L’anticipo Ape Il cumulo gratuito ASSEMBLEE Gli industriali del Molise: solo le aziende che innovano riescono a crescere Vera Viola u pagina 10 Vertice Padoan-Morelli sul rilancio della banca, resta il nodo della soluzione per gli Npl Piano Mps, pronto il decreto sulle garanzie per la liquidità Commissione d’inchiesta, via libera anche del Pd Due arresti a Roma - Sotto controllo oltre 18mila username - Il Gip: a rischio la sicurezza nazionale Cyberspionaggio su Renzi e Draghi Nella rete anche Monti, Ravasi e l’ex capo della Guardia di Finanza p Politici come Renzi e Monti, vertici di istituzioni come il presidente Bce Draghi e l’ex comandante della Guardia di Finanza Capolupo, religiosi come il cardinal Ravasi, enti come Enav e Regione Lazio: tutti vittime di un’attività di cyberspionaggio organizzata da due fratelli, Giulio e Francesca Maria Oc- chionero, arrestati ieri. Nelle loro database 18.327 username e migliaia di file cifrati, con dati sensibili di Camera, Senato e diversi mi- nisteri: i server con le informazioni sono stati sequestratinegliUsa.IlGip:«Alterazionedel sistema,congraverischioperlasicurezzana- zionale». Cimmarusti e Ludovicou pagine 4-5 p È atteso in settimana il decreto del mi- nistero del Tesoro sulla garanzia pubblica per le emissioni di liquidità del Monte dei Paschi. La settimana dopo è previsto il pri- mo bond da 1,5-2 miliardi. Alla Camera ap- provata anche con i voti Pd la commissio- ne d’inchiesta sulMonte. Servizi u pagina 3 L’INCHIESTA DI ROMA Perché non è la solita «spy story» all’italiana di Guido Gentili F osse per il cognome dei due fratelli (Occhione- ro) arrestati per cyber- spionaggio, per il programma informatico (Eye Pyramid, Occhio di Piramide), che han- no usato e che dà il nome all’in- chiesta della Procura di Roma, e infine per il richiamo “all’al- ta finanza capitolina”, si po- trebbe pensare ad una storiel- la minore. Una della tante, con tanto di contorno massonico, che l’Italia, tra realtà e com- media, sforna di continuo. Invece no. Naturalmente è doveroso attende gli sviluppi giudiziari dell’indagine del Centro nazionale anticrimine in collaborazione con l’ameri- cana Fbi, ma l’impressione è di essere di fronte ad una spy story di primo livello. Dove due professionisti (lui inge- gnere nucleare, lei cittadina Usa che ha lavorato in Italia come consulente del governo americano) residenti a Lon- dra e domiciliati a Roma, tra il 2011 ed il 2016 sono entrati nel cuore dello Stato e, più in ge- nerale, nel sistema di potere e nella politica italiana, istitu- zioni comprese. Incameran- do – attraverso un elenco di quasi ventimila username – una massa enorme di dati e in- formazioni sensibili, civili e militari, archiviati e custoditi in alcuni server negli Stati Uniti con un metodo di catalo- gazione preciso e articolato. Bastano i nomi dei presi- denti del Consiglio Matteo Renzi e Mario Monti, dell’ex Governatore della Banca d’Italia e oggi Presidente del- la Bce, Mario Draghi, e dell’ex Comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, per disegnare il profilo dell’attacco volto, scrivono i magistrati, al «pro- cacciamento di notizie con- cernenti la sicurezza dello Stato con accesso abusivo al sistema informatico e inter- cettazione illecita di comuni- cazioni informatiche». E ba- sta ricordare che anche l’Enav, la società che control- la e garantisce il traffico ae- reo civile in Italia, dunque un’infrastruttura di assoluto interesse nazionale, è stata oggetto dell’hackeraggio che nel marzo scorso ha fatto scattare l’allarme. Continua u pagina 5 Sorgenia guida la lista degli insolventi di Carlo Festa e Fabio Pavesi N ella lista nera dei grandi debitori morosi, che hanno affossato Mps portandola a cumulare 47 miliardi di pre- stiti malati, ci sono nomi eccellenti del- l’Italia che conta. Continua u pagina 3 I GRANDI DEBITORI Spionaggio via web battuto dall’indagine «vecchio stile» di Donatella Stasio C yberspionaggio sconfitto da indagini tradizionali: ebbene sì, può sembrare paradossale - anzi, lo è decisamente - eppure nell’inchiesta della Procura di Roma contro la centrale di spionaggio informatico ai dan- ni di politici, istituzioni, imprenditori, sman- tellata dalla Polizia postale, è andata proprio così. Nessun virus intrusivo è stato usato da- gli investigatori, ma soltanto i tradizionali strumenti di indagine, come intercettazioni telefoniche e telematiche. E un’efficace coo- perazione internazionale di polizia. Continua u pagina 4 GIUSTIZIA Eye Pyramid agiva con mail-esca e allegato «malevolo» di Biagio Simonetta R oba da programmatori professionisti e ac- corti, ma non da hacker superesperti. Eye Pyramid - il software malevolo grazie al quale l’ingegnere nucleare Giulio Occhionero e la so- rella intercettavano illecitamente le comunica- zioni informatiche di politici, istituzioni e pub- blicheamministrazioni-èunmalwarebenfatto, basato su criteri di vulnerabilità abbastanza fur- bi. Chi ha avuto modo di leggere l’intero codice conferma che si tratta di un programma scritto adhocperquestiattacchi,enondiunpacchetto compratoonline,suimarketplacedeldeepweb. Continua u pagina 4 TECNOLOGIA CASO GUIDI. SMONTATE LE ACCUSE DI POTENZA Inchiesta petroli, la Procura di Roma chiede l’archiviazione per Gemelli Ivan Cimmarusti u pagina 16, con un commento di Paolo Pombeni I GRANDI DEAL DA INIZIO 2017 Le più grosse acquisizioni dall’1 al 10 gennaio. Valori in milioni di euro 9.903 8.624 5.050 3.714 3.231 Williams Partners VCA Ariad Pharmaceuticals DCP Midstream (Assets) Surgical Care Affiliates Williams Companies Mars Takeda Pharmaceutical DCP Midstream Partners UnitedHealth Group Obiettivo Acquirente M&A. Operazioni per 74 miliardi in 10 giorni (+33%) Monica D’Ascenzo, Rita Fatiguso, Stefano Carrer u pagine 21-23 Fusioni, avvio record del 2017 L’INCHIESTA / LA FABBRICA DELLE DISEGUAGLIANZE Buyback, insider e hedge funds l’altra faccia della vittoria di Trump Un banchetto da 4mila miliardi che ha «ingrassato» Wall Street di Claudio Gatti A umento dell’inegua- glianza, perdita di posti di lavoro di qualità e frustrazione elettorale. Da tempo questi tre fenomeni agi- tano l’America, ma nel novem- bre scorso la loro accelerazio- ne e confluenza ha reso possi- bile il più straordinario svilup- po della sua storia elettorale: l’avvento di Donald J. Trump alla Casa Bianca. Un’inchiesta condotta da il Sole 24 Ore fa emergere una sin- gola causa che, direttamente o indirettamente, ha contribuito a tutti e tre qui fenomeni. Parlia- mo della sregolata supremazia della finanza sull’industria e, più in particolare, di un fenome- no che ha alimentato la canniba- lizzazione finanziaria delle grandi aziende Usa. Servizi u pagina 8 PAROLA ALLA CONSULTA Referendum sul lavoro: ritorno al passato da evitare di Carlo Dell’Aringa O ggi la Corte Costituzionale è chiamata ancora una volta ad esprimersi su quesiti di portata fondamentale sul piano economico e sociale. Non è la prima volta in questi anni. Continua upagina 19 Claudio Tucci u pagina 19 SCANDALO DIESELGATE Volkswagen, intesa in Usa su multa da 4,3 miliardi Andrea Malanu pagina 24 p Ieri Paolo Gentiloni ha in- contrato François Hollande al- l’Eliseo, prima tappa di un tour europeo che domani lo porterà a Londra. Il premier italiano ha spiegato che come presidente di turno del G7 cercherà di «mette- re sul binario giusto i rapporti con la Russia». Non siamo di- sponibili - ha detto - «al rilancio di logiche da guerra fredda». Pa- role che Mosca ha apprezzato. Moussanet u pagine 17 e 24 Gentiloni vede Hollande all’Eliseo - Mosca apprezza le parole del premier «Indisponibili a guerra fredda con la Russia» La partita già vinta di Mosca di Ugo Tramballi I n un’altra epoca, cioè in un mondo che non attendeva l'imminente arrivo di Donald Trump sulla scena, la dichiara- zione di Paolo Gentiloni non avrebbe provocato alcuna alza- ta di sopracciglia. Ma l’epoca è questa e fra nove giorni il nuovo presidente sarà in carica. Continua u pagina 17 L’ANALISI PARLAMENTO EUROPEO Il M5S fa retromarcia e resta con Farage Beda Romano e Manuela Perrone u pagina 16, con l’analisi di Montesquieu

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Poste italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003conv. L. 46/2004, art.1, c. 1, DCB Milano

Anno 153˚Numero 10

Prezzi di vendita all’estero: Austria €2, Germania €2, Monaco P. €2, Svizzera Sfr 3,20, Francia €2, Inghilterra GBP.1,80, Belgio €2

FTSE It. All Share (31.12.02=23356,22) 21165,22 21103,76 0,29 1,09

FTSE MIB (31.12.97=24401,54) 19424,19 19360,02 0,33 0,99

FTSE It. Mid Cap (31.12.02=20146,67) 32556,53 32544,54 0,04 1,43

FTSE It. Star (28.12.01=10000) 27722,15 27737,71 -0,06 1,98

Mediobanca (2.1.06=100) 54,68 54,99 -0,56 0,35

Comit Globale (1972=100) 1132,43 1135,23 -0,25 0,74

Azioni: numero823.659.194 803.340.719

Azioni: valore2.329.552.712 2.667.285.883

Titoli di Stato422.819.091 569.397.589

Obbligazioni16.410.446 13.623.108

FTSE MIB mar 2017 19362 48Eurex Bund 10a(mar 17) 163,12 0,17

Dollaro Usa 1,0567 0,0051Yen giapponese 122,8400 0,1800Sterlina inglese 0,8694 0,0028Franco svizzero 1,0737 0,0016Renminbi cinese 7,3176 0,0218Dollaro canadese 1,3992 0,0038Corona svedese 9,5595 0,0062Dollaro austral. 1,4400 0,0043

Alluminio 1757,5 1,30Caffè rob 2172,0 0,80

BORSE EUROPEED.J. EuroStoxx 352,57 -0,03Amsterdam Am. Exc. 484,74 -0,07Bruxelles Bel 20 3632,02 -0,19Francoforte Dax 11583,30 0,17Helsinki Omxh Gen 8910,33 -0,19Lisbona Psi 20 4618,21 -1,26Londra Ftse 100 7275,47 0,52Madrid Ibex 35 9452,00 -0,43Parigi Cac 40 4888,23 0,01Vienna Atx Index 2659,70 -0,71Zurigo Swiss Mkt 8449,19 0,29

ALTRE BORSENew York DJ Ind. 19855,53 -0,16New York S&P 500 2268,90 —New York Nasdaq C. 5551,82 0,36Tokyo Nikkei 225 19301,44 -0,79Hong Kong Hang S. 22744,85 0,83San Paolo Brsp Bov. 62131,80 0,70Shanghai Comp. 3161,89 -0,29Sydney All Ordin. 5812,97 -0,76Singapore Straits T. 3006,02 0,82Toronto 300 Comp. 15426,28 0,24

INDICE CAMBI (22 valute)Indice Sole-24Ore 106,04 -0,03

FTSE Mib19424,19

L0,33 variaz. %

-1,68 var. % ann.

Dow Jones I.19855,53

B-0,16 variaz. %

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Xetra Dax11583,30

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Nikkei 22519301,44

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¤/$1,0567

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Brent dtd53,04

B-2,21 variaz. %

75,40 var. % ann.

Oro Fixing1189,50

L0,93 variaz. %

8,06 var. % ann.

A2A 1,235 -0,48Atlantia 22,370 -0,09Azimut H. 16,840 -0,65Banca Mediolanum 7,150 0,92Banco BPM 2,784 -0,07Bper Banca 5,160 —Brembo 60,550 0,50Buzzi Unicem 23,300 1,30Campari 9,310 0,98CNH Industrial 8,470 2,23Enel 4,122 -0,72Eni 15,550 1,04Exor 43,960 2,40FCA-Fiat Chrysler 10,150 1,10

Ferrari 55,750 1,27FinecoBank 5,490 1,20Generali 14,170 0,21Intesa Sanpaolo 2,468 -0,32Italgas 3,782 0,85Leonardo-Finmecc. 13,480 0,52Luxottica 47,960 1,48Mediaset 4,120 0,24Mediobanca 7,905 1,09Moncler 16,650 2,02Monte Paschi Si 15,080 —Poste Italiane 6,135 -0,49Prysmian 24,480 2,21Recordati 27,190 -0,11S. Ferragamo 24,580 0,90Saipem 0,508 -4,24Snam 3,806 -1,45STMicroelectr. 10,700 1,71Telecom Italia 0,828 0,73Tenaris 16,790 -0,77Terna 4,328 0,14UBI Banca 2,800 -1,34Unicredit 2,680 0,22Unipol 3,534 1,73UnipolSai 2,076 -0,67Yoox Net-A-Porter 27,500 1,07

PRINCIPALI TITOLI - Componenti dell’indice FTSE MIB QUANTITATIVI TRATTATI ¤10.01 09.01

FUTURES10.01 Var

I CAMBI DELL’EURO (rilev. BCE)

Valuta 10.01 Diff.

MATERIE PRIMEPrezzi uff. a Londra ($/t) 10.01 Var.%

INDICIPaese/Indice 10.01 Var.%

BORSA ITALIANAVar%

Indici Generali 10.01 09.01 Var% in.an.

Titolo Pr.Rif.¤ Var.% Titolo Pr.Rif.¤ Var.%P iazza Affari chiude in rialzo (Ftse Mib a +0,33%) perla sesta seduta nelle ultime sette. I mercati euro-

pei, in media, hanno terminato la giornata pressoché in-variati in un’altra giornata in cui l’indice Dow Jones di Wall Street non è riuscito a violare la soglia psicologicadei 20mila punti. L’euro scende sotto quota 1,06 nei confronti del dollaro: i mercati attendono il discorso cheoggi terrà il nuovo presidente degli Usa Donald Trump.

€ 2 * In Italia, solo per gli acquirenti edicola e fino ad esaurimento copie:in vendita abbinata obbligatoria con I Libri del Sole 24 Ore /Le Nuove Pensioni (Il Sole 24 Ore € 1,50 + Le Nuove Pensioni € 0,50)

Mercoledì 11 Gennaio 2017

* con “L’Impresa” € 6,90 in più; con “Norme e Tributi” € 12,90 in più; con “Aspenia” € 9,90 in più; con “Sovraindebitamento” € 9,90 in più; con “Processo del Lavoro” € 9,90 in più; con “Guida Pratica alla Rottamazione Cartelle” € 9,90 in più; con “Auto e Fisco” € 9,90 in più; con “Affitti” € 9,90 in più; con “Errori Fiscali” € 9,90 in più; con “La Relazione dei Revisori” € 9,90 in più; con “Nuovo Codice Doganale” € 9,90 in più; con “How To Spend It” € 2,00 in più; con “IL Maschile” € 2,00 in più

FTSE ITALIAALL SHAREBase 31/12/02=23.356,22

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Gli industriali del Molise:solo le aziende che innovanoriescono a crescereVera Viola u pagina 10

Vertice Padoan-Morelli sul rilancio della banca, resta il nodo della soluzione per gli Npl

Piano Mps, pronto il decretosulle garanzie per la liquiditàCommissione d’inchiesta, via libera anche del Pd

Due arresti a Roma - Sotto controllo oltre 18mila username - Il Gip: a rischio la sicurezza nazionale

Cyberspionaggio su Renzi e DraghiNella rete anche Monti, Ravasi e l’ex capo della Guardia di Finanza

p Politici come Renzi e Monti, vertici di istituzioni come il presidente Bce Draghi e l’ex comandante della Guardia di Finanza Capolupo, religiosi come il cardinal Ravasi, enti come Enav e Regione Lazio: tutti vittimedi un’attività di cyberspionaggio organizzatada due fratelli, Giulio e Francesca Maria Oc-chionero, arrestati ieri. Nelle loro database 18.327 username e migliaia di file cifrati, con dati sensibili di Camera, Senato e diversi mi-nisteri: i server con le informazioni sono statisequestrati negli Usa. Il Gip: «Alterazione delsistema, con grave rischio per la sicurezza na-zionale». Cimmarusti e Ludovicou pagine 4-5

pÈ atteso in settimana il decreto del mi-nistero del Tesoro sulla garanzia pubblicaper le emissioni di liquidità del Monte deiPaschi. La settimana dopo è previsto il pri-mo bond da 1,5-2 miliardi. Alla Camera ap-provata anche con i voti Pd la commissio-ne d’inchiesta sulMonte. Servizi u pagina 3

L’INCHIESTA DI ROMA

Perché non èla solita«spy story»all’italianadi Guido Gentili

F osse per il cognome deidue fratelli (Occhione-ro) arrestati per cyber-

spionaggio, per il programmainformatico (Eye Pyramid,Occhio di Piramide), che han-no usato e che dà il nome all’in-chiesta della Procura di Roma,e infine per il richiamo “all’al-ta finanza capitolina”, si po-trebbe pensare ad una storiel-la minore. Una della tante, contanto di contorno massonico,che l’Italia, tra realtà e com-media, sforna di continuo.

Invece no. Naturalmente èdoveroso attende gli sviluppigiudiziari dell’indagine delCentro nazionale anticriminein collaborazione con l’ameri-cana Fbi, ma l’impressione è diessere di fronte ad una spystory di primo livello. Dovedue professionisti (lui inge-gnere nucleare, lei cittadinaUsa che ha lavorato in Italiacome consulente del governoamericano) residenti a Lon-dra e domiciliati a Roma, tra il2011 ed il 2016 sono entrati nelcuore dello Stato e, più in ge-nerale, nel sistema di potere enella politica italiana, istitu-zioni comprese. Incameran-do – attraverso un elenco diquasi ventimila username – una massa enorme di dati e in-formazioni sensibili, civili emilitari, archiviati e custoditiin alcuni server negli StatiUniti con un metodo di catalo-gazione preciso e articolato.

Bastano i nomi dei presi-denti del Consiglio MatteoRenzi e Mario Monti, dell’exGovernatore della Bancad’Italia e oggi Presidente del-la Bce, Mario Draghi, e dell’exComandante generale dellaGuardia di Finanza, SaverioCapolupo, per disegnare ilprofilo dell’attacco volto,scrivono i magistrati, al «pro-cacciamento di notizie con-cernenti la sicurezza delloStato con accesso abusivo alsistema informatico e inter-cettazione illecita di comuni-cazioni informatiche». E ba-sta ricordare che anchel’Enav, la società che control-la e garantisce il traffico ae-reo civile in Italia, dunqueun’infrastruttura di assolutointeresse nazionale, è stataoggetto dell’hackeraggio chenel marzo scorso ha fattoscattare l’allarme.

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Sorgenia guidala lista degli insolventi

di Carlo Festa e Fabio Pavesi

N ella lista nera dei grandi debitorimorosi, che hanno affossato Mps

portandola a cumulare 47 miliardi di pre-stiti malati, ci sono nomi eccellenti del-l’Italia che conta.

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I GRANDI DEBITORI

Spionaggio via webbattuto dall’indagine

«vecchio stile»di Donatella Stasio

Cyberspionaggio sconfitto da indaginitradizionali: ebbene sì, può sembrare

paradossale - anzi, lo è decisamente - eppurenell’inchiesta della Procura di Roma contro la centrale di spionaggio informatico ai dan-ni di politici, istituzioni, imprenditori, sman-tellata dalla Polizia postale, è andata propriocosì. Nessun virus intrusivo è stato usato da-gli investigatori, ma soltanto i tradizionali strumenti di indagine, come intercettazionitelefoniche e telematiche. E un’efficace coo-perazione internazionale di polizia.

Continua u pagina 4

GIUSTIZIA

Eye Pyramid agivacon mail-esca

e allegato «malevolo»di Biagio Simonetta

Roba da programmatori professionisti e ac-corti, ma non da hacker superesperti. Eye

Pyramid - il software malevolo grazie al quale l’ingegnere nucleare Giulio Occhionero e la so-rella intercettavano illecitamente le comunica-zioni informatiche di politici, istituzioni e pub-bliche amministrazioni - è un malware ben fatto,basato su criteri di vulnerabilità abbastanza fur-bi. Chi ha avuto modo di leggere l’intero codice conferma che si tratta di un programma scritto ad hoc per questi attacchi, e non di un pacchetto comprato online, sui marketplace del deep web.

Continua u pagina 4

TECNOLOGIA

CASO GUIDI. SMONTATE LE ACCUSE DI POTENZA

Inchiesta petroli, la Procura di Roma chiedel’archiviazione per GemelliIvan Cimmarusti upagina 16,con un commento di Paolo Pombeni

I GRANDI DEAL DA INIZIO 2017Le più grosse acquisizioni dall’1 al 10 gennaio. Valori in milioni di euro

9.903 8.624

5.0503.714 3.231

WilliamsPartners

VCA AriadPharmaceuticals

DCP Midstream(Assets)

Surgical CareAffiliates

WilliamsCompanies

Mars TakedaPharmaceutical

DCP MidstreamPartners

UnitedHealthGroup

Obiettivo Acquirente

M&A. Operazioni per 74 miliardi in 10 giorni (+33%)

Monica D’Ascenzo, Rita Fatiguso, Stefano Carrer upagine 21-23

Fusioni, avvio record del 2017

L’INCHIESTA / LA FABBRICA DELLE DISEGUAGLIANZE Buyback, insider e hedge funds l’altra faccia della vittoria di Trump

Un banchetto da 4mila miliardiche ha «ingrassato» Wall Street

di Claudio Gatti

A umento dell’inegua-glianza, perdita di postidi lavoro di qualità e

frustrazione elettorale. Datempo questi tre fenomeni agi-tano l’America, ma nel novem-bre scorso la loro accelerazio-ne e confluenza ha reso possi-

bile il più straordinario svilup-po della sua storia elettorale: l’avvento di Donald J. Trumpalla Casa Bianca.

Un’inchiesta condotta da ilSole 24 Ore fa emergere una sin-gola causa che, direttamente oindirettamente, ha contribuito

a tutti e tre qui fenomeni. Parlia-mo della sregolata supremazia della finanza sull’industria e,più in particolare, di un fenome-no che ha alimentato la canniba-lizzazione finanziaria delle grandi aziende Usa.

Serviziu pagina 8

PAROLA ALLA CONSULTA

Referendumsul lavoro:ritorno al passatoda evitaredi Carlo Dell’Aringa

O ggi la Corte Costituzionale è

chiamata ancora una volta adesprimersi su quesiti di portata fondamentale sul piano economico e sociale. Non è la prima volta in questi anni. Continua upagina 19

Claudio Tucciu pagina 19

SCANDALO DIESELGATE

Volkswagen, intesa in Usa su multa da 4,3 miliardiAndrea Malanupagina 24

p Ieri Paolo Gentiloni ha in-contrato François Hollande al-l’Eliseo, prima tappa di un tour europeo che domani lo porterà aLondra. Il premier italiano ha spiegato che come presidente diturno del G7 cercherà di «mette-re sul binario giusto i rapporti con la Russia». Non siamo di-sponibili - ha detto - «al rilancio di logiche da guerra fredda». Pa-role che Mosca ha apprezzato.

Moussanetu pagine 17 e 24

Gentiloni vede Hollande all’Eliseo - Mosca apprezza le parole del premier

«Indisponibili a guerra fredda con la Russia»

La partita già vinta di Moscadi Ugo Tramballi

I n un’altra epoca, cioè in unmondo che non attendeva

l'imminente arrivo di Donald Trump sulla scena, la dichiara-zione di Paolo Gentiloni non

avrebbe provocato alcuna alza-ta di sopracciglia. Ma l’epoca èquesta e fra nove giorni il nuovopresidente sarà in carica.

Continua u pagina 17

L’ANALISI

PARLAMENTO EUROPEO

Il M5S fa retromarcia e resta con FarageBeda Romano e Manuela Perrone upagina 16, con l’analisi di Montesquieu

2 Il Sole 24 OreMercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

Borsa e banche caute, ora si guarda ai ratingS&P conferma il giudizio sull’Italia ma vede aumento dei rischi - Atteso per venerdì il voto di DbrsVito Lops

pLe banche europee si prendo-no una pausa dopo settimane di forti rialzi che hanno portato - dai minimi del 28 novembre - le azioni italiane del credito ad apprezzarsi del 30% e quelle continentali in media del 12%.

Marginali le variazioni di ieri. Ilsettore tira il fiato anche in attesa diavere più chiaro il quadro politico. Intanto in Italia la Camera ha dato l’ok alla creazione di una commis-sione parlamentare di inchiesta sulfunzionamento del sistema banca-rio e sui casi di crisi finanziaria che hanno coinvolto alcune banche, che guardi «all’individuazione di eventuali responsabilità degli am-ministratori, al corretto ed efficaceesercizio delle funzioni di vigilan-za e controllo nonchè all’analisi delle insolvenze che hanno contri-buito a determinare tali crisi».

Il secondo punto che spinge gliinvestitori a mantenere un atteg-giamento guardingo riguarda il ra-ting dell’Italia. Ieri sera Standard & Poor’s ha confermato la “BBB-”

(sottolineando però che dopo la caduta del Governo Renzi, il possi-bile rallentamento delle riforme potrebbe porre pressioni al ribassosul giudizio). Ma gli occhi sono tut-ti puntati su venerdì 13: quel giorno l’agenzia canadese Dbrs comuni-cherà la sua decisione sul rating dell’Italia. Si tratta dell’unica agen-zia che pone il Paese al di sopra del-la tripla B (rating A-low). Di conse-guenza il giudizio è molto atteso perché - qualora ribassato - farebbescendere di molto il valore della ga-ranzia che le banche ottengono quando chiedono alla Bce liquiditàdando in “pegno” i BTp.

E poi c’è un terzo punto - che ri-guarda il settore del credito euro-peo nel suo complesso - che sta fa-vorendo la calma dopo i recenti, e violenti, rialzi. La dinamica dei tas-si. Dopo la vittoria di Trump alla Casa Bianca (oggi è atteso un di-scorso del 45esimo presidente de-gli Usa) è partito anche un forte movimento rialzista sulla parte lunga della curva dei rendimenti. ITreasury Usa sono balzati dal 2,1%al 2,6% e i titoli trentennali al 3,3%. Questo ha impattato anche sui ti-toli di Stato dell’Eurozona con il rendimento del Bund decennale salito allo 0,3% (dopo che per gran parte del 2016 era stato negativo).

Il BTp decennale ieri ha chiuso al-l’1,9% ma fino a poche settimane faera oltre il 2%. Soglia che potrebbe risperimentare a breve secondo gli addetti ai lavori.

Tassi in rialzo equivalgono amaggiori prospettive di utili per lebanche nella loro attività tradizio-nale (prestiti). Tuttavia a questo punto è complicato intercettare see di quanto i tassi continueranno a salire. La soglia del Treasury al 2,6% si è finora rivelata piuttosto robusta. Dopo averla toccata due volte i mercati hanno poi riportatogiù il rendimento (sceso ieri al 2,37%). Anche il Bund tedesco - perquanto l’inflazione rilevata a di-cembre sia cresciuta all’1,7% su ba-se annua, il livello più alto dal 2013 -fa fatica a violare al rialzo la soglia dello 0,3%. Il motivo è semplice. Almomento a muovere l’inflazione èpiù la componente energetica (in-fluenzata dall’aumento del petro-lio che è passato dai 28 dollari al ba-rile dello scorso febbraio agli at-tuali 54). L’inflazione buona, quel-la derivante dall’aumento dei salari, è ancora piuttosto stabile (ferma allo 0,9% nell’Eurozona).

In attesa di nuove scosse sulleaspettative di inflazione (tanto ne-gli Usa dove la curva a 5 anni proiet-ta l’inflazione al 2,4% quanto nel-l’Eurozona dove la proiezione è sa-lita all’1,8%) ai gestori manca un driver per proseguire nelle venditedei bond e, di conseguenza, per far salire ulteriormente i rendimenti. Se ciò accadesse gli utili del com-parto bancario potrebbero benefi-ciarne (il che, per le banche italia-ne, andrebbe mediato con la conte-stuale e ulteriore svalutazione del valore dei BTp in portafoglio).

Di fronte a questi interrogativi,in ogni caso, Piazza Affari ha chiu-so la seduta di ieri con un rialzo del-lo 0,33% (sesta seduta positiva su sette) mentre l’indice continentaleEurostoxx 50 ha terminato gli scambi pressoché invariato. Wall Street, da par suo, è tornata a punta-re la soglia psicologica dei 20mila punti (per l’indice Dow Jones). An-che ieri si è avvicinato di un soffio (come lunedì) ma il tentativo è fal-lito. Dopo i buoni dati sulle scorte di magazzino all’ingrosso, non è detto che tale livello non venga violato a breve. Ma gli investitori sanno bene che le azioni Usa valgo-no oggi 17,5 gli utili attesi e sono quindi piuttosto care. Quindi pri-ma di prendere altre posizioni stanno aspettando che parta, la prossima settimana, la vera stagio-ne delle trimestrali. Per iniziare a testare se il l’aumento degli utili dell’11% rispetto al 2016 già incor-porato nei prezzi sia prudente o ec-cessivamente ottimistico.

@vitolops© RIPRODUZIONE RISERVATA

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DA INIZIO ANNO

+0,99%

MilanoFtse Mib

+0,33%+0,36%

New YorkS&P 500

DA INIZIO ANNO

+1,71%DA INIZIO ANNO

+1,86%

LondraFtse 100

+0,52%

DA INIZIO ANNO

+0,89%

FrancoforteDax

+0,17%

DA INIZIO ANNO

+0,53%

ParigiCac 40

+0,01%

Variazioni % di ieri e da inizio annoLE BORSE

TokyoNikkei

DA INIZIO ANNO

+0,98%

−0,79%

TITOLI SOTTO LA LENTEI migliori. Variazione %

Exor +2,40

Cnh Industrial +2,23

Prysmian +2,21

Unipol +1,73

StMicroelec. +1,71

Luxottica +1,48

Buzzi unicem +1,30

Ferrari +1,27

Moncler +2,02

Finecobank +1,20Finecobank +1,20

Mediobanca +1,09

Yoox net porter +1,07

Eni +1,04

Davide Campari +0,98

+1,10Fca

La giornata delle Borse

Bollettino statistico. A novembre Npl a quota 85,2 miliardi - Nel mese crescono dell’1,8% i crediti alle famiglie

Sofferenze in calo, fermi i prestiti alle impreseROMA

pC’è un nuovo lieve calo delle sofferenze nette delle banche neidati raccolti nel Supplemento al Bollettino statistico della Banca d’Italia. A novembre lo stock cal-colato al valore di realizzo è sce-so a 85,22 miliardi da 85,47 miliar-di (-0,29%) di ottobre mentre le sofferenze lorde risalgono a 199 miliari (198,5 ad ottobre).

Nel documento diffuso davia Nazionale si nota come iltasso di crescita sui dodici mesi,senza correggere per le cartola-rizzazioni e le altre cessioni, èstato pari a -1,7% (-1% in otto-bre). «Quando si corregge taletasso di crescita per tener contodelle cartolarizzazioni - si leggenella nota che accompagna lapubblicazione statistica- e de-gli altri crediti ceduti e cancel-lati dai bilanci bancari, analoga-mente a quanto si fa per i presti-ti, il tasso di crescita sui dodicimesi delle sofferenze è stato a

novembre dell’11,8% (12% nelmese precedente)».

Vale ricordare che secondoBankitalia il tasso di ingresso di nuove sofferenze, coerenti con gli scenari macroeconomici più recenti, si ridurrebbe gradual-mente nel corso dei prossimi mesi e a fine 2017 scenderebbe all'1,2% per i prestiti alle famiglie,poco sopra i livelli pre-crisi, e al 3,1% per i prestiti alle imprese (Rapporto sulla stabilità finan-ziaria di novembre).

A fronte di questo progressivomiglioramento dei livelli delle sofferenze (nel novembre del 2015 erano 88,8 miliardi netti), il sistema bancario nazionale haregistrato un aumento del 4,4%del tasso di crescita sui dodici mesi dei depositi del settore pri-vato (contro il 3,2% di ottobre). La raccolta obbligazionaria, in-cluse le obbligazioni detenute dal sistema bancario, è invece di-minuita del 9,3 per cento su base

annua (-9 per cento nel meseprecedente).

I prestiti al settore privato,corretti per tener conto delle cartolarizzazioni e degli altri crediti ceduti e cancellati dai bi-lanci bancari, hanno invece re-gistrato una crescita su base an-

nua dello 0,5 per cento (1,2 percento a ottobre). I prestiti alle fa-miglie sono cresciuti a novem-bre dell’1,8 per cento sui dodicimesi (1,7 per cento a ottobre), mentre quelli alle società non fi-nanziarie sono rimasti stabili subase annua (zero per cento a no-

vembre; 0,8 per cento nel meseprecedente).

Infine i tassi di interesse.Quelli applicati sui finanzia-menti erogati nel mese di no-vembre alle famiglie per l’acqui-sto di abitazioni, comprensividelle spese accessorie, sono statipari al 2,35 per cento (2,34 nel me-se precedente); quelli sulle nuo-ve erogazioni di credito al con-sumo all’8,02 per cento (8,08 nelmese precedente). I tassi d'inte-resse sui nuovi prestiti alle so-cietà non finanziarie di importo fino a 1 milione di euro sono ri-sultati invece pari al 2,23 per cen-to (2,31 nel mese precedente); quelli sui nuovi prestiti di im-porto superiore a tale soglia all'1,11 per cento (1,07 per cento aottobre). I tassi passivi sul com-plesso dei depositi in essere so-no rimasti stabili (0,41 per cento a novembre e ottobre).

D.Col.© RIPRODUZIONE RISERVATA

LE ATTESEOcchi puntati sul discorsodi Donald Trump oggi,e sulle trimestralidelle big Usa nei prossimi giorni

DEPOSITI E TASSILa raccolta del settore privato è aumentata al 4,4% , i tassi d’interesse per l’acquisto di case, spese comprese,sono stati pari al 2,35 %

2007-2017: il decennio di crisi. Dai livelli pre-crisi le società del Vecchio Continente hanno ridotto gli utili del 27%, quelle statunitensi li hanno invece aumentati del 27%

I dieci anni perduti della «corporate» europeaMaximilian Cellino

pÈ evidentemente il destino dell’Europa quello di inseguire gli Stati Uniti nella battaglia sugli uti-li. E non si tratta soltanto un sem-plice effetto di calendario - visto che la earning season di Wall Stre-et è ufficiosamente iniziata lunedìcon il gigante dell’alluminio Al-coa, mentre per entrare nel vivo inEuropa si dovrà attendere fine mese - ma di una questione di so-stanza: le aziende americane stan-no già macinando profitti dopo la pausa che si sono concesse a ca-vallo fra il 2015 e il 2016. Quelle del Vecchio Continente lo faranno, e non è certo detto che raggiunge-ranno la «lepre».

Il primo dato che fa emergere ilritardo balza immediatamente agli occhi: mentre per le società che compongono l’indice S&P 500 di New York, secondo le stimeraccolte fra gli analisti da Thom-son Reuters I/B/E/S, il ritorno allacrescita degli utili è avvenuto già nel terzo trimestre del 2016 (con un +4,3% rispetto a 12 mesi prima),per lo Stoxx 600 paneuropeo la ri-presa potrebbe avvenire con 3 me-si di ritardo, cioè nell’ultimo quar-to dell’anno appena concluso. La svolta rischia però di essere anco-ra una volta tardiva, perché se la corporate Usa chiuderà il 2016 con

un pur modesto incremento dei profitti rispetto all’anno prece-dente (+0,9%), da questa parte dell’Atlantico si registrerà invece un altro anno di frenata per i bilan-ci societari (-1,7%).

Due binari paralleliUn segnale simile non sarebbe pe-rò di per sé necessariamente ne-gativo, perché è evidente che il ci-clo economico stia viaggiando su

due binari differenti nelle due aree. Non per niente i dati più re-centi relativi al terzo trimestre dello scorso anno indicano una differenza di un punto percentua-le tra la crescita annuale Usa (+2,9%) e quella dell’Unione euro-pea (+1,9%): un ritardo temporale è quindi da mettere in conto. Il problema è che talvolta si ha l’im-pressione che quei due binari su cui viaggiano le due aree geografi-che siano effettivamente paralleli,

e che quindi l’aggancio non ci sarà mai, anche sul piano dei profitti.

La riprova di tutto ciò è l’amaraconstatazione che in termini di utili creati per azione (Eps, earnin-gs per share) in Europa non soltan-to non si sia tornati a rivedere i fa-sti pre-crisi del 2007, ma si sia an-cora al di sotto di circa il 27% ri-spetto a quei livelli. Al contrario negli Stati Uniti, come notano gli strategist di Ubs, si registra sì una differenza del 27% rispetto a dieci anni fa, ma in positivo: il divario frale dinamiche degli utili nelle due zone sarebbe quindi addirittura del 54 per cento. Ed è un solco che si è creato tutto negli ultimi 10 an-ni, perché come si nota dal graficoa fianco in precedenza l’Europa era sempre riuscita sostanzial-mente ad allinearsi agli Stati Uniti,se pur con il consueto ritardo.

Fin qui, appunto, il passato.L’immediato futuro pare in teoria un po’ più rassicurante, perché sempre stando alle stime raccolte da Thomson Reuters nel quarto trimestre 2016 che ci si accinge a conoscere attraverso gli annunci societari lo Stoxx 600 dovrebbe passare alla riscossa. È infatti atte-so un incremento medio degli utilidel 14,7% su base annua che, alme-no in questo caso, dovrebbe quan-tomeno contribuire a ricucire la

distanza che lo separa dall’S&P 500, i cui profitti sono invece attesiin crescita «appena» del 5,8% sempre rispetto a 12 mesi prima.

Energy e banche le «speranze»Il recupero è legato soprattutto a due settori: quello dei finanziari e quello dell’energia, che sono poi anche i due principali responsabilidel crollo globale dei profitti negli ultimi anni. Sul primo ha pesato - oltre alle note vicende che di re-cente riguardano le banche italia-ne così come in precedenza era toccato agli istituti di altri Paesi eu-ropei - l’abbassamento del livello dei tassi fin sotto lo zero, una ten-denza che pare essersi invertita dalla fine dell’estate scorsa e che il ritorno dell’inflazione e una politi-ca meno espansiva della Bce po-trebbe favorire nei mesi a venire.

La svolta per gli energy è in ma-niera altrettanto evidente legata alrecupero dei prezzi del petrolio e in generale delle materie prime, e si estenderà di sicuro anche nella prima parte del 2017 visto che il confronto si farà sui mesi in cui l’anno scorso il greggio ha rag-giunto i minimi. Anche per questola progressione degli utili a due ci-fre in Europa sembrerebbe desti-nata a proseguire, tanto che que-st’anno potrebbe concludersi con

un incremento del 14 per cento.

Un recupero sbilanciatoIl condizionale in questo caso è opportuno proprio perché, come fa notare Ubs, l’80% di questo ri-sultato è legato alle società del comparto energetico e ai titoli ci-clici, fra i quali sono comprese le banche e pure quelle auto che già hanno accelerato nel 2016 dando ilprincipale apporto alla creazione degli utili nel Vecchio Continen-te. Il fatto stesso di essere così sbi-lanciata rende quindi questa pre-visione per molti aspetti fragile, nel caso gli scenari che gli analisti si immaginano per il 2017 non deb-bano poi essere confermati.

Gli Stati Uniti, per la verità, sitrovano in una situazione simile, dato che i destini degli utili targati S&P 500 previsti per l’anno in cor-so sono allo stesso modo legati a doppio filo al ritorno alla redditi-vità per finanziari e compagnie petrolifere: anche la loro crescita, che per Thomson Reuters potreb-be arrivare al 12,4% sull’intero 2017, è dunque in forse. Ma il fatto di essere in fondo accomunati dal-la stessa sorte, nel bene e nel male,rende l’aggancio dell’Europa sempre più un’utopia.

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LA RISCOSSANel 2017 finanziari ed energy guideranno la ripresadei profitti dello Stoxx 600, ma il divario con Wall Street è ormai difficile da colmare

Utili per azione in Europa (in €) e Stati Uniti (in $). Base: dicembre 1987=100

Fonte: Thomson Datastream, Ubs

650

700

550

500

600

450

400

350

300

250

200

150

100

50DIC‘16

LUG‘14

FEB‘12

SET‘09

APR‘07

NOV‘04

GIU‘02

GEN‘00

AGO‘97

MAR‘95

OTT‘92

MAG‘90

DIC‘87

54%

Usa

Europa

La forbice Usa-Europa

L’ANALISI

Walter Riolfi

Rischio delusionecon la fiducia verso Trumpgià alle stelle

P iù che a Wall Street, ètra i cittadini e le imprese americane

dove l’euforia per le promesse economiche di Donald Trump ha raggiunto livelli impensabili. Se la borsa ha tentato anche ieri di scalare un nuovo record, e c’è riuscita per un attimo nel corso delle contrattazioni, è la fiducia dei consumatori e delle imprese ad essere alle stelle. Che la si misuri con il metro dell’università del Michigan o con quello del Conference Board, l’ottimismo degli americani ha superato i livelli dei bei tempi, quelli che precedettero la grande recessione del 2008-2009. E, ieri, pure il clima di fiducia tra le piccole e medie imprese (secondo Nfib) è volato al picco del 2004 o, se si preferisce, ai livelli dei primi anni 80, quando l’entusiasmo suscitato da Ronald Reagan aveva fatto sognare l’America.

Gli analisti e gli economisti al servizio delle grandi banche d’investimento pensano che le probabilità di un pieno successo della cosiddetta rivoluzione di Trump dipendano in buona parte dalla popolarità che si saprà conquistare il nuovo presidente. Un Trump forte del consenso popolare potrà varare e far approvare riforme economiche, cui anche una parte del partito repubblicano guarda con un certo sospetto. Ma, se la popolarità di Trump sembra già altissima e la fiducia di consumatori e imprese assume i toni di una fede, il rischio vero potrebbe essere quello di una forte delusione nei prossimi mesi. Per ora, tutta l’attenzione è puntata sul discorso che il neo presidente terrà quest’oggi, per verificare quanto sarà mantenuto delle promesse elargite in campagna elettorale. L’impressione è che, dopo la manifesta

disponibilità dei vertici di alcune grosse aziende (Gm, Fca e Toyota) ad investire negli Stati Uniti anziché in Messico, la decisione di Trump di imporre barriere doganali verrà semmai rafforzata: e un’imposizione del 10% sulle merci provenienti dal Messico, e forse anche dalla Cina, sarebbe garantita.

Molto dipende dalla facilità con cui il Congresso darà via libera alle proposteriforme, anche perchè, in molti casi, dovrebbe servire una maggioranza bipartisan. Ma la discrezionalità e il potere del presidente è tale da dettare la strada. È chiaro che la riforma sanitaria di Obama verrà in gran parte smantellata, con evidente soddisfazione delle società farmaceutiche e assicurative. È ovvio che si procederà a un drastico taglio delle tasse societarie: forse non fino al 15% promesso (dal 35% vigente), ma probabilmente al 25%, come stimano gli uomini di

Goldman Sachs, che tanto spazio di manovra dovrebbero avere nella prossima amministrazione. Più difficile sarà tagliare le tasse individuali, ma una bella limata è quasi scontata. Come pure è probabile la revisione delle regole che furono imposte alle banche e alle società finanziarie dopo l’ultima grande recessione: con manifesta gioia dei grandi banchieri che non vedono l’ora di tornare ai facili utili che tra il 2003 e il 2007 avevano fatto credere che le società finanziarie fossero ancor più attraenti di quanto ci si immaginava fossero i titoli internet nella bolla del 2000. E, naturalmente, oggi Trump annuncerà le linee di quel piano d’investimenti in infrastrutture che, assieme alla cancellazione delle norme più severe a tutela dell’ambiente, pare la soluzione più facile e immediata nel miracoloso paniere della trumponomics.

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LA PAROLACHIAVE

Eps

7Eps, earning per share, significa letteralmente “utile per azione”. Questo indicatore è dato dal rapporto tra l’utile netto di una società e il numero delle azioni stesse. Indica in sostanza la redditività di un’azienda, visto che segnala l’utile spettante a ciascuna azione ordinaria. Attraverso questo dato l’azionista può valutare da solo la reddittività della società interessata. L’Earning per share è poi un indicatore che rappresenta al tempo stesso anche un termometro del successo della gestione di una società, del suo stato di salute in un dato momento. Mentre per gli investitori l’Eps è uno strumento di analisi per valutare l’andamento borsistico del titolo: gli utili più alti in linea teorica si possono tradurre in Borsa in maggiori dividendi per gli azionisti e in quotazioni più alte.

LE ATTESEI mercati credono al taglio delle tasse societarie e al pianodi investimenti per le infrastrutture

Mercati globaliLA GIORNATA SUI LISTINI

Pausa di riflessioneDopo aver guadagnato il 30% dal 28 novembre,gli istituti italiani prendono una pausa sul listino

Titoli di StatoIl rialzo dei rendimenti (benefico perle banche) sembra avere il fiato corto

Il Sole 24 Ore 3Mercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

Vertice Padoan-Mps, subito le garanzieIn settimana il decreto Mef sulla liquidità - Prima discussione del piano: resta il nodo NplMarco FerrandoGianni Trovati

pGoverno e Monte dei Paschi stringono i tempi sul «piano B» che deve portare alla ricapitaliz-zazione di Siena dopo il naufragio dell’opzione di mercato.

Ad aprire ufficialmente le dan-ze sul terreno reso disponibile dal decreto di Natale, che ora sta av-viando il proprio iter in Senato, è stato ieri l’incontro all’Economia fra il ministro Pier Carlo Padoan e ivertici della banca, l’ad Marco Morelli e il presidente AlessandroFalciai. La road map prevede la prima tappa operativa in settima-na, quando dovrebbe arrivare il decreto di Via XX Settembre che apre la garanzia pubblica sulle emissioni di liquidità: con il de-creto in mano, Rocca Salimbeni potrà avviare dalla prossima setti-mana il programma di emissioni da 15 miliardi, con un primo bond da 1,5-2 miliardi.

Il piano di turn-aroundAnche sul piano industriale il ca-lendario prova a essere rapido, e punta a portare i documenti a Bce e Commissione entro gennaio. Il presupposto è che non si parte da zero, ma dal piano presentato e ap-provato per tentare l’operazione di mercato, ora da correggere e in-tegrare per adeguarlo al nuovo contesto che vede il Tesoro desti-nato a diventare temporanea-mente il primo azionista di Siena. Proprio questo è uno degli aspetti più delicati che andranno discussia Francoforte ma soprattutto a Bruxelles, cui spetta l’ultima paro-la sui tempi di permanenza dello

Stato nel capitale: il Tesoro pun-terebbe a un limite massimo di 4-5anni, possibile che la Commissio-ne chieda di fare prima. Certo è che quanto più breve sarà il tem-po, tanto più efficace dovrà essereil piano di turn-around, destinato a rendere appetibile sul mercato labanca e quindi in grado di rendereallo Stato la somma investita, che -se Bce dovesse confermare gli 8,8 miliardi di fabbisogno - dovrebbe aggirarsi intorno ai 6,6 miliardi.

Gli Npl e l’ipotesi bad bankProprio del piano si è iniziato a parlare ieri nell’incontro al Teso-

ro, un primo «giro di orizzonte» sui temi sul tavolo, senza ancora entrare nello specifico. In cima al-la lista rimane il tema Npl: sono potenzialmente attivabili diverse strade, cioè svalutazione, mante-nimento in portafoglio, cessione, separazione attraverso una bad bank, che potrebbe poi essere usa-ta anche per le sofferenze di altri istituti. Una strada, quest’ultima, anticipata da Il Sole il 31 dicembre che continua a catalizzare l’inte-resse di banca e socio pubblico, anche se pesa il potenziale rischio di una bocciatura da parte di Bce eUe, che non più di un mese fa ave-

vano stoppato il progetto di una bad bank pubblica.

In questo caso, però, il percorsosarebbe diverso e progressivo. Nel senso che si tratterebbe dell’inizia-tiva di una banca - pur a controllo pubblico - che successivamente po-trebbe aprirsi ad altri istituti. Il can-tiere è agli inizi, ma potrebbe vederecoinvolti sia gli Npl della banca (ai 27 miliardi previsti dal piano Atlan-te potrebbero aggiungersene degli altri), sia la piattaforma di gestione, cioè la task force di uomini e mezzi destinati al recupero dei crediti de-teriorati. Proprio la piattaforma, nei mesi scorsi, era finita al centro di un processo di dismissione, battezzatoJuliet, che aveva visto l’aggiudica-zione a Cerved per un corrispettivo cash intorno ai 100 milioni: l’opera-zione era condizionata alla cartola-rizzazione ed è dunque al momentocongelata; potrebbe essere ripe-scata nel nuovo piano, ma anche ri-discussa. Tra le ipotesi allo studio, infatti, c’è anche quella di mantene-re il controllo la piattaforma - fatto salvo un possibile coinvolgimento di Cerved, con il suo know how nel settore - e di “scaricarvi” tutti gli Npl. Sarebbe questa, nei fatti, la bad bank, che in tempi successivi po-trebbe essere valorizzata, anche via Ipo, e aperta ad altre banche.

Della road map e del piano in-dustriale si saprà di più nei prossi-mi giorni dai protagonisti dell’in-contro di ieri: il ministro Padoan è atteso domani in Senato nell’am-bito delle audizioni sul decreto banche, i vertici del Monte invece saranno a Palazzo Madama mer-coledì prossimo.

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ANSA

Fonte: Mps

602016

Cost/incomeRapporto tra costi e ricavi

0% 10050

582018

552019

1682016

AccantonamentiPunti base

0 200100

65-702018

552019

<112016

Cet1 ratioCore tier 1 ratio

0% 2010

12,12018

13,52019

192016

Npe ratioCrediti deteriorati/totale crediti0% 2010

~17,12018

~16,02019

Proiezioni finanziarie previste dal piano industriale 2016-2019. Dati in milioni di euro

Ricavi

2016 2018 2019

Altri ricavi-2.177 303 305

Commissioni

1.843 1.981 2.097

Margine di interesse

2.000 2.076 2.116

1.667 4.360 4.518

Costi operativi

2016 2018 2019

Ammortamenti220 251 286

Spese amministrative

742 727 711

Costo del personale

1.618 1.550 1.466

1.618 1.550 1.466

Utile d’esercizio

2016 2018 2019

Tasse

199 -164 -338

-4.831 978 1.109

Il piano industriale che dovrà essere rivisto

La strategia di Renzi. Il leader Dem torna a Roma e impone il cambio di rotta anche in vista della discussione del decreto banche e degli attacchi delle opposizioni

Commissione d’inchiesta, anche il Pd dice sìBarbara FiammeriGianni TrovatiROMA

pMatteo Renzi rientra a Ro-ma in mattinata e prima di oc-cuparsi della futura segreteriadem e della legge elettorale manda ai parlamentari del Pd un messaggio : «Date il via libe-ra alla commissione d’inchie-sta sulle banche». E così, a po-che ore dall’apertura del dibat-tito a Montecitorio sollecitato dalle opposizioni, il leader del Pd costringe il suo partito a ri-scrivere la mozione che di lì apoco verrà presentata in Aula enella quale compare la richie-sta per l’istituzione di una com-missione d’inchiesta, analago-mante a quanto già chiesto da Fie da altri gruppi di opposizione.Un input che dal Nazareno vie-ne girato anche al Senato dove ha appena cominciato il suo iter il decreto risparmio e dove

nel pomeriggio di ieri si sareb-be dovuta discutere la la richie-sta del M5s di sostenere la «di-chiarazione d’urgenza» per il ddl istitutivo di una commis-sione d’inchiesta su Mps, pre-sentato dai senatori pentastel-lati ma anche da altri gruppi parlamentari, compreso il Pd,oltre un anno fa e che al da allo-ra è all’esame della commissio-ne Finanze dove è in corso un’indagine conoscitiva sullebanche che si concluderà a bre-ve . Alla fine il confronto al Se-nato è slittato a causa dell’agen-da dei lavori dell’Aula ma è pro-

babile che la richiesta dei 5stelle non verrà accolta in quanto la maggioranza vorreb-be lavorare su untesto unifica-to dei 13 ddl presentati, che pre-vedono l’istituzione di una bi-camerale per scandagliare i problemi dell’intero settore bancario e non solo di Mps co-me previsto dalla proposta del M5s. L’intenzione della mag-gioranza, ha spiegato il presi-dente della commissione Fi-nanze, Mauro Maria Marino, è appunto quella di lavorare su un testo unico, che analizzi il funzionamento del sistema delcredito, focalizzandosi, come chiedono anche le mozioni vo-tate ieri a Montecitorio, sui casipiù critici per accertare i re-sponsabili dei crack che hanno portato finora al salvataggio prima delle vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife eCarichieti e oggi a fare entrare

lo Stato nel capitale di Mps. Mal’inchiesta guarderà, come nel-le richieste dei senatori, anche altri casi, come le due venete.

È evidente che la scelta delPd di schierarsi a favore della commissione d’inchiesta ha una valenza anzitutto politica, ovvero evitare che i dem venis-sero additati come il partito che non vuole consentire al Parlamento di indagare sui crack bancari. Tant’è che alla fine il confronto alla Camera haprodotto una serie di approva-zioni bipartisan delle varie mo-zioni (Pd-Ncd, Fi, Lega, Ala, Ci-vici e innovatori, Sinistra ita-liana). Con le mozioni peraltrosi chiede che l’inchiesta parla-mentare guardi anche «all’ana-lisi delle insolvenze che hanno contribuito a determinare le crisi».In particolare la mozio-ne del Pd sottolinea che tra i compiti della commissione do-

vranno esserci anche «l’indivi-duazione delle eventuali re-sponsabilità degli amministra-tori», la valutazione sul «cor-retto ed efficace esercizio dellefunzioni di vigilanza e control-lo» e «l’analisi delle insolvenzeche hanno contribuito a deter-minare tali crisi». In quest’ulti-mo punto c’è il richiamo al «lo-do Patuelli», cioè alla richiesta di pubblicare i nomi dei princi-pali debitori insolventi dellebanche che vengono aiutatedallo Stato come Mps oppurefiniscono in risoluzione comeaccaduto a Banca Marche, Ban-ca Etruria, Cariferrara e Cari-chieti. Un richiamo, come si vede, piuttosto indetermina-to, su un tema che appare de-stinato a tornare presto in di-scussione al Senato nel cantie-re degli emendamenti al de-creto banche. Ache perchè leopposizioni sono intenziona-te a cavalcare il «lodo Patuel-li» (FdI, il partito di Giorgia Meloni, ha già depositato unaproposta di legge ad hoc).

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Credito difficle. Si alza il velo sui nomi dei grandi debitori che hanno fatto soffrire Montepaschi

De Benedetti con Sorgenia primo debitore insolvente di MpsCarlo FestaFabio Pavesiu Continua da pagina 1

pDai grandi imprenditori, agli immobiliaristi, al sistemadelle coop rosse fino allagiungla delle partecipatepubbliche della Toscana. Ilparterre è ecumenico sul pia-no politico. Centro-sinistra,Centro-destra pari sono. Delresto per una banca guidataper decenni da una Fondazio-ne espressione della politicaera quasi naturale l’arma delcredito come strumento diconsenso e di scambio.

Tra i protagonisti di spiccopiù emblematici, come ha rico-struito Il Sole24Ore, figura si-curamente la famiglia De Be-nedetti e la sua Sorgenia. Em-blematica per dimensioni e perquel ruolo innaturale che ha svolto Mps. La Sorgenia si è in-debitata per 1,8 miliardi con il sistema bancario. La sola Mps, chissà come, si è caricata di benun terzo di quel fardello. Sei-

cento milioni erano appannag-gio del solo istituto senese che ha fatto lo sforzo più ingente ri-spetto al pool di 15 istituti che avevano finanziato la società elettrica finita a gambe all’aria. I De Benedetti capita l'antifonadella crisi irreversibile non sisono resi disponibili a ricapita-

lizzare come da richiesta delle banche. Alla fine il «pacco» Sorgenia è finito tutto in mano alle banche che hanno conver-tito l'esposizione creditizia in azioni. E Mps si ritrova ora azionista della Nuova Sorgeniacon il 17% del capitale. Per rien-trare dal credito prima o poi,

occorrerà risanare la società e venderla. Oggi Sorgenia è tra gli incagli di Mps. Non solo, nel2015 la banca ha svalutato i titoliSorgenia per 36 milioni di euro.

Ma Mps da anni si porta die-tro (insieme ad altre banche) anche la fiducia accordata a Luigi Zunino. L’ex immobilia-rista rampante cumulò debitocon il sistema bancario per 3miliardi. Tuttora la sua ex Risa-namento è inadempiente con Mps che ha, sempre nel 2015, svalutato titoli in portafoglio per 11,6 milioni. Tra i grandi in-cagli di Siena ecco spuntare an-che un altro nome di spicco. È Gianni Punzo azionista di pesodi Ntv e patron e ideatore del-l’interporto di Nola, la grandeinfrastruttura logistica del me-ridione. Da tempo la Cisfi, la fi-nanziaria che sta in cima alcomplesso reticolo societario è in affanno per l’ingente peso debitorio. Anche qui le bancheMps in testa hanno convertito parte dei prestiti in azioni. Mps

è oggi il primo socio della Cisfisopra il 7% (con Punzo al 6,1%).Anche la Cisfi Spa che recepi-sce la crisi dell’interporto diNola è un incaglio per Mps cheha titoli in pegno svalutati an-ch’essi per 11 milioni a fine del 2015. Ed ancora la ex banca diMussari deve tuttora metabo-lizzare il disastro della BTp, il general contractor della ditta Bartolomei-Fusi, che aveva in Verdini un grande sponsor, protagonista più delle crona-che giudiziarie recenti che di quelle economiche. Dal disse-sto del contractor delle grandi opere toscano è rinata la Feni-ce Holding. Anche qui Mps se la ritrova in portafoglio in virtùdei prestiti non ripagati. Tra gliimmobiliaristi come non cita-re Statuto che ha visto pignora-to il suo Danieli di Venezia su cui Mps (con altri) aveva in-genti finanziamenti. E c’è il ca-pitolo amaro della Impreme della famiglia di costruttori ro-mani Mezzaroma che hanno

portato i loro guai in casa Mps. E poi residua a bilancio dal 2007 il disastroso progetto im-mobiliare abortito di Casal-boccone a Roma eredità dei Li-gresti che vede Mps azionista(in cambio dei crediti non pa-gati) con il 22% del capitale. Il capitolo Coop vede Mps prota-gonista della ristrutturazione del debito di Unieco.

Tra i dossier immobiliari c’èil finanziamento di alcuni fondiandati in default: come un vei-colo gestito da Cordea Savills, finanziato con eccessiva leva da Mps, che aveva in portafo-glio gli ex-immobili del fondodei pensionati Comit. Ma Mps ha finanziato anche alcuni deifondi di Est Capital, società fi-nita in liquidazione che gestivail progetto del Lido di Venezia.

E infine c’è il capitolo dellapartecipate pubbliche. Mps è inguaiata con pegni o titoli in Scarlino Energia; Fidi Tosca-na; Bonifiche di Arezzo; l’Aero-porto di Siena e persino le Ter-me di Chianciano. La banca si ritrova a fare l’imprenditore di società in crisi quando avrebbedovuto solo fare la banca.

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PARTERRE ECUMENICOTra i nomi risulterebbero anche Punzo, Mezzaroma, Fusi, Ligresti e Statuto. Ci sarebbero poi la grande Coop Unieco e le partecipate pubbliche toscane

I numeri

47 miliardiI crediti malatiIl Montepaschi ha cumulato 47 miliardi di prestiti malati.

17%La quota in Nuova SorgeniaMps è azionista al 17%dopo la conversione del debito

L’ANALISI

IsabellaBufacchi

Montepaschibanco di provadelle normeeuropee

L a ricapitalizzazione precauzionale del Montedei Paschi non è una

vicenda senese, né italiana ma europea. È il primo intervento pubblico a sostegno di una banca in bonis sotto la direttiva Brrd. Lavare i panni sporchi in casa Mps non è più possibile.

L’ingresso dello Stato nel capitale del Monte dei Paschi di Siena è una faccenda molto europea perchè è la prima ricapitalizzazione precauzionale, un’eccezione consentita dalla direttiva Brrd entrata in vigore in Europa il primo gennaio 2016. Sebbene la nuova normativa europea sulla risoluzione e risanamento delle banche sia stata disegnata e intesa per risolvere “caso per caso”, in realtà il Monte è considerato un “caso di scuola”. Spetta ora all’Italia, infatti, tirare per la prima volta la linea di demarcazione - tutt’altro che ovvia - tra il bail-in che si applica per le banche in dissesto, e l’intervento finanziario straordinario pubblico consentito post burden sharing a sostegno di una banca in bonis che deve far fronte a una carenza di capitale emersa dopo una prova di stress: eccezione concessa solo per evitare o rimediare a una grave perturbazione dell’economia e per preservare la stabilità finanziaria.

L’incontro ieri al Tesoro coni vertici del Montepaschi, dunque, è l’avvio di processo che verrà monitorato da vicino, tra i tanti, non solo dalle associazioni dei consumatori e dai partiti di protesta ma anche dalla comunità degli investitori istituzionali internazionali, alle prese con il “repricing” , la rimodulazione del rapporto tra rischio e rendimento dei senior bond e delle obbligazioni subordinate delle banche europee, che sono strumenti di investimento soggetti ora al bail-in ora al burden sharing.

La trasparenza nei criteri, nei tempi e nelle modalità dell’operazione Montepaschi con intervento pubblico diventa quindi un requisito inderogabile, trattandosi del primo banco di prova della ricapitalizzazione precauzionale che dovrà dare corpo al “carattere cautelativo e temporaneo” della misura, e stabilire nel concreto cosa significa ottenere il consenso

informale della Bce e il via libera formale della Commissione e della DG comp.

I mercati vorranno capire sel’8% del CET1 post stress test nello scenario avverso, abbinato alla richiesta di ricapitalizzazione precauzionale del Monte, è stato ritagliato su misura per l’istituto senese oppure diventerà una regola generale. È plausibile che la Bce voglia tenersi le “mani libere”, per procedere a una valutazione banca per banca alla prossima richiesta. Quindi il piano del Monte servirà a fare chiarezza anche su questo punto, in quanto potrebbe emergere che un certo tipo di piano industriale (con il deconsolidamento dei NPLs per esempio) può limare l’entità del requisito patrimoniale. Gli 8,8 miliardi, infatti, sono venuti fuori in assenza e in attesa di un nuovo piano: resta da vedere se resteranno tali e quali post piano con soluzione su NPls.

Un altro nodo che andrà sciolto con il Monte è quello del plateale conflitto tra due nuove norme europee, da un lato il burden sharing imposto nella ricapitalizzazione precauzionale con conversione obbligatoria dei prestiti subordinati in azioni, dall’altro il requisito del bail-in che impone la presenza di strumenti “bail-inable”: il Tesoro italiano deve farsi carico nell’immediato del capitale necessario per compensare il buco dato dall’eliminazione degli strumenti subordinati Tier1 e Tier2 convertiti (2,5 miliardi) ma questi stessi subordinati potrebbero o forse dovranno essere reintegrati entro la fine del 2017: un passaggio chiave che andrà esplicitato.

Occorrerà infine chiarire nell’ambito del nuovo fondo da 20 miliardi di tutela del risparmio se il ricorso al la ricapitalizzazione precauzionale sarà aperto a casi uguali oppure simili a quello del Monte: è importante che il mercato possa stabilire al più presto quali sono gli istituti bancari che potranno bussare alla porta del nuovo fondo per ricapitalizzarsi. Il Monte fa scuola? I candidati potenziali sono allora circoscritti a banche in bonis, quotate in Borsa, che hanno un deficit di capitale (shortfall) solo nello scenario avverso di uno stress test nazionale, unionale (risalente a quando?)e hanno fallito l’aumento di capitale sul mercato, rischiano una grave perturbazione e mettono in pericolo la stabilità finanziaria, hanno bisogno di garanzie sui bond e fors’anche sull’accesso all’ELA e sono assoggettabili al burden sharing?

[email protected]@isa_bufacchi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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NOVSETLUGMAGMARGEN DIC

116,90

15,08

Var. dal 04/01

–87,76%

3

54,31

2

23 giugno:In concomitanza con gli stress test, la Bce chiede a Mps di ridurre l’esposizione sui crediti deteriorati

14 dicembre:Il referendum costituzionale mette a duraprova l’aumentodi capitalesul mercato

222 dicembre:Dopo il fallimento dell’aumento di capitale “privato”si spalancanole porte per l’intervento pubblico sul Montepaschi.Il titolo vienesospeso

3Andamentodel titolo aPiazza Affari

Il Montepaschi in Borsa

LA BAD BANKResta in piedi l’ipotesi di un veicolo aperto.Potrebbe farne parteanche la piattaforma Juliet:la cessione è congelata

VIA LIBERA ALLE MOZIONIAlla Camera voto favorevole di tutti i gruppi. Il «lodo Patuelli» per la pubblicazione delle liste dei debitori insolventi rientra nei compiti della commissione

La questione bancariaIL CASO MONTE DEI PASCHI

La deadlineCon Bruxelles l’Italia negozierà ancheil termine per l’uscita dello Stato dal capitale

I vertici a Palazzo MadamaIl presidente e il ceo di Rocca Salimbenimercoledì saranno in audizione al Senato

LA PAROLACHIAVE

Npl

7La sigla Npl è l'acronimo di «non performing loans», ossia prestiti non performanti. Si tratta di finanziamenti erogati in passato a debitori che ora non sono più in grado di rimborsare l'intero ammontare. Sono in pratica crediti per i quali la riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza che per ammontare dell'esposizione. I non performing loans si distinguono in varie categorie, fra le quali le più importanti sono gli incagli e le sofferenze. Le sofferenze sono quelle più gravi, cioè i crediti la cui riscossione è più incerta.

LA PAROLACHIAVE

Burden sharing

7Il burden sharing è la condivisione dei costi per la ricapitalizzazione precauzionale, prevista dall'articolo 132 della direttiva europea Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) sulla gestione delle crisi. Oggi le regole prevedono che il burden sharing colpisca gli azionisti e i creditori non privilegiati. Mentre un tempo in caso di dissesto di una banca era prevista la riduzione del valore nominale di azioni e obbligazioni subordinate, ora il burden sharingpuò colpire anche i bond senior.

4 Il Sole 24 OreMercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

Dietro i due arrestati un «sistema più ampio»Dossieraggio dal 2012: i documenti spostati su server schermati negli Usa - La pista della vendita e dei ricattiIvan CimmarustiMarco Ludovico

pL’obiettivo era di «acquisire informazioni e dati sensibili» percrearsi un «vantaggio nel mondopolitico e dell’alta finanza». Oltre18. 327 dossier «univoci» con datiriservati di Camera, Senato e dei ministeri dell’Interno, degli Este-ri, del Tesoro e della Giustizia, erano finiti in server “schermati”negli Usa, per poi essere presu-mibilmente venduti al miglior of-ferente o, nella peggiore delle ipotesi, per diventare strumento di ricatto.

Sono gli atti d’indagine dellaProcura della Repubblica di Ro-ma a delineare lo scenario in cui avrebbero operato i due principaliartefici delle intercettazioni illeci-te: Giulio Occhionero e la sorella Francesca Maria, entrambi esper-ti di informatica. Un’attività di «dossieraggio» avviata nel 2012 che, tuttavia, non sarebbe «isola-ta»: gli «indizi probatori lasciano intendere che la presente vicenda si collochi in un più ampio conte-sto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finan-za» con lo scopo di impossessarsi di dati «sensibili».

La cartella “Po-bu”Gli investigatori della polizia Po-stale - in attesa di ricevere tutti gli oltre 18mila dossier contenuti nei server Usa delle società Dedispec Llc di Prior Lake nel Minnesota e Raw Dat di Salt Lake City nello Utah - hanno già ricostruito la rete di politici, esponenti delle forze dell’ordine e alti dirigenti pubblici intercettati. Nelle carte spunta la cartella «Po-bu», ossia «Political-Business».

Dal governo ai servizi segretiRisultano 674 account riconduci-bili a domini istituzionali di inter-

no.it, camera.it, senato.it, esteri.it, giustizia.it e Agenzia delle Entra-te. In particolare, spicca l’account personale dell’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, del presi-dente della Bce Mario Draghi (quando era governatore della Banca d’Italia), dell’ex premier Mario Monti, degli ex ministri del-l’Economia Fabrizio Saccomanni e Vittorio Grilli. E ancora: Mario Canzio (ex Ragioniere dello Sta-to), Vincenzo Fortunato (ex capo di gabinetto del Tesoro), il genera-le Saverio Capolupo (ex coman-dante generale della Guardia di fi-nanza), e il generale Paolo Poletti, finanziere e vice direttore dell’Ai-se, il servizio segreto estero. Risul-tano anche Maria Gabriella Mar-sullo, funzionaria dell’Interno, nonché i domini di istat.it, comu-ne.roma.it, partitodemocratico.it, pdl.it, regione.lombardia.it, regio-ne.campania.it, matteorenzi.it, ci-sl.it e unibocconi.it. Intercettazio-ni telematiche illecite, sono state compiute anche ai danni di due collaboratori del cardinale Gian-franco Ravasi, dal 2007 presidentedel pontificio consiglio della Cul-tura, della pontificia commissionedi Archeologia Sacra e del Consi-glio di coordinamento fra accade-mie pontificie, oltre a pc della Rea-le Mutua Assicurazioni. Hackera-te anche le mail di Stefano Caldoro(Pdl); Giovanni Lucianelli, ex por-tavoce di Antonio Di Pietro; i Pdl Giovanni Gramazio, Claudio Bar-baro.,Vincenzo D’Ascola; l’ex am-basciatore in Messico Roberto Spinelli; il dirigente Ps Armando Forgione.

Il business dei dati sensibiliIn mano agli Occhionero sarebbe finito materiale «riservato», co-me password e conversazioni at-traverso le piattaforme Skype e Messenger. Risultano incamerate

anche documentazioni segrete ministeriali e chiavi di accesso a svariati sistemi di comunicazione mediatica. Materiale che sarà in-viato dalle autorità statunitensi al-la Procura di Roma. Ora, però, gli inquirenti devono capire a cosa esattamente servissero tutti que-sti dati informativi gestiti da Giu-lio Occhionero, già componente della loggia massonica “Paolo Un-gari-Nicola Ricciotti Pensiero e Azioni” di Roma, di cui in passato èstato maestro venerabile. Attra-verso gli accertamenti incrociati della polizia Postale e della Cyber division dell’Fbi statunitense si è giunti a individuare la «rete illeci-ta» orchestrata da Occhionero.

Connessioni con la P4Tuttavia sono diversi gli elementi che hanno indotto lo stesso gip di Roma Maria Paola Tomaselli a rite-nere che gli Occhionero non fosse-ro i soli. Sono molteplici gli indizi probatori che «lasciano intendere che la presente vicenda non sia una isolata iniziativa dei due fratelli ma che, al contrario, si collochi in un piùampio contesto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finanza secondo le modalità sin qui descritte (carpire informa-zioni segrete, ndr)». Il magistrato, in particolare, si riferisce all’esi-stenza di quattro diverse caselle di posta elettronica utilizzate da Giulio Occhionero per le sue ope-razioni ([email protected], tip848 @gmail.com, dude626 @gmail.com e octo424@gmail. com): stando agli investigatori, le stesse email sono state individuate in un’altra indagine, quella sulla P4della Procura della repubblica di Napoli, che ha portato al coinvol-gimento di Luigi Bisignani. Negli atti si legge che esiste un «diretto collegamento tra le condotte og-getto di imputazione e interessi il-

leciti oscuri, desumibile dal rinve-nimento, nel corso delle indagini, di 4 caselle di posta elettronica già utilizzate per attività similari, se-condo quanto emerso dagli accer-tamenti relativi alla cosiddetta P4, aventi ad oggetto, anch’essi, «l’il-lecita acquisizione di notizie e in-formazioni, anche coperte da se-greto, alcune delle quali inerenti a procedimenti penali in corso non-ché di altri dati sensibili o persona-li al fine di consentire a soggetti in-quisiti di eludere le indagini giudi-ziarie ovvero per ottenere favori oaltre utilità».

Eludere le indaginiNon è chiaro, comunque, se gli Occhionero abbiano avuto un ruolo anche nelle vicende della P4. Sta di fatto che, secondo gli at-ti, utilizzano diverse tecniche perevitare le indagini della polizia Postale. Nel corso di una perqui-sizione del 5 ottobre, per esem-pio, i «due - è annotato negli atti - resisi conto della presenza degli operanti innanzi alla porta della propria abitazione grazie a un complesso sistema di videosor-veglianza, hanno così agito: Giu-lio Occhionero è immediatamen-te tornato nella stanza adibita a studio e ha riavviato il suo Pc che evidentemente era regolarmen-te acceso, sul quale era installato il sistema di cifratura BitLocker della Microsoft, rendendo in tal modo impossibile l’accesso ai da-ti in esso contenuti; Francesca, nel corso della perquisizione ef-fettuata nell’abitazione della ma-dre ove era stato rinvenuto un Pc acceso e bloccato sulla scherma-ta di login, alla richiesta di fornirela password di accesso «ha digi-tato più volte una password erra-ta, causando il blocco definitivo della smart card».

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L’ANALISI

DonatellaStasio

Cyberspionaggiosconfittoda indaginitradizionaliu Continua da pagina 1

È stata, beninteso, unaprecisa strategia investigativa di fronte

a un’attività «degna di un servizio segreto straniero», che sarebbe stata sicuramente in grado di riconoscere agenti intrusori esterni in dotazione alle Forze dell’ordine.

Resta il fatto, però, che quegli agenti intrusori (come i Trojan) non si sarebbero potuti neppure utilizzare se il Parlamento avesse già approvato in via definitiva la riforma del processo penale, che ne limita il ricorso da parte dei magistrati soltanto per i reati più gravi di mafia e di terrorismo.

Al paradosso, quindi, si aggiunge un altro paradosso. Nel limbo che si è creato tra la sentenza delle sezioni unite della Cassazione dello scorso aprile (che ha esteso a tutti i reati, purché strutturati in forma associativa, il ricorso ai virus informatici) e la regolamentazione legislativa più restrittiva (che dovrebbe essere approvata a breve, dopo essere stata congelata per mesi), gli investigatori sono di fatto più competitivi con la criminalità - mafiosa, terroristica, informatica - perché oggi possono quanto meno scegliere tra un ventaglio ampio di strumenti di indagine, che domani, invece, potrebbe essere più circoscritto.

Nasce, probabilmente, anche da questa constatazione l’affermazione dei magistrati secondo cui nella lotta al cybercrimine «le armi non sono spuntate»: dal timore, cioè, che l’intervento del legislatore possa restringere lo spazio d’azione oggi consentito, invece di ampliarlo.

In ballo c’è lo stesso interesse leso dai reati contestati nell’inchiesta romana, quello alla privacy (oltre che alla sicurezza nazionale), e quindi il timore

che l’eccessiva invasività di alcuni strumenti di indagine (come i captatori informatici) si trasformi in una sorta di «Grande fratello», con la conseguente pubblicità incontrollata e incontrollabile di materiale investigativo non pertinente al procedimento penale.

Un rischio, peraltro, che anche l’inchiesta della Procura di Roma porta con sé, nel momento in cui si metteranno le mani sui contenuti del materiale intercettato abusivamente ai danni di politici, imprenditori, professionisti, istituzioni, pubbliche amministrazioni e persino del Vaticano, e alcuni di quei contenuti dovranno essere utilizzati dai magistrati per dimostrare la capacità criminale degli indagati/imputati. Ovviamente, non potrà essere la Procura a divulgare il materiale che gli Occhionero minacciavano di divulgare con la loro attività; ma per quante

cautele la Procura possa adottare (per esempio omissando alcuni contenuti, o destinatari o mittenti), sarà la dinamica del processo a stabilire la sorte (in termini di pubblicità) di quel materiale.

Insomma, è questo un campo nel quale la tutela della privacy e della sicurezza implica il sacrificio di almeno una quota della privacy e della sicurezza. Ed è un altro paradosso, anch’esso forse inevitabile.

La verità è che, al di là di necessari aggiornamenti di norme anacronistiche - da quelle incriminatrici risalenti agli anni ’30 a quelle su una prescrizione mai riformata -, l’indagine romana sul cyberspionaggio rivela ancora una volta che lacarta vincente rimane il “fattore umano”, cioè la qualità, culturale e professionale, di investigatori e magistrati e la loro capacità di gestire con efficacia e responsabilità strumenti investigativi vecchi e nuovi, nonché i relativi risultati.

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IL FATTORE UMANOL’indagine rivela che la carta vincente rimane la qualità, culturale e professionale, di investigatori e magistrati

La tecnologia. Il vero punto di forza è stata l’accortezza con cui il software è stato programmato

Mail-esca e allegato «malevolo»così Eye Pyramid agiva indisturbatodi Biagio Simonetta

u Continua da pagina 1

I l vero punto di forza è statal’accortezza con il qualeEye Pyramid è stato pro-

grammato. Accortezza che haconsentito al software di agireindisturbato per anni (il primocaso risale al 2008), rimanen-do invisibile a tutti gli antivi-rus più diffusi. E se l’organiz-zazione criminale non avessescelto di acquistare spazio su server allocati negli Stati Uni-ti, probabilmente il cyber-spionaggio sarebbe andatoavanti ancora a lungo. Perchénonostante gli States sianouno dei paesi con più hostingin tutto il mondo, e la possibili-tà di passare inosservati èmaggiore, la collaborazionefra l’Fbi e le nostre forze di Po-lizia gode, da sempre, di rap-porti molto intensi.

Come si propagaLa tecnica con la quale è statodiffuso Eye Pyramid è chiama-ta “spear phishing”, un’evolu-zione intelligente del phishingtradizionale che rende le co-siddette mail esca ancora piùdifficili da individuare. Per-ché a scriverti – apparente-mente – è un tuo conoscente, un collega, un amico. Nel cor-so dell’indagine è emerso cheuna delle mail di maggior suc-cesso di questa storia era indi-rizzata ad alcuni studi com-merciali con mittenti e conte-nuti falsi ma molto credibili. Ea svelare l’esistenza del malware è stata proprio unamail indirizzata al responsabi-le di una importante infra-struttura nazionale, l’Enav. Lamail, ricevuta dal funzionarioil 26 gennaio 2016, aveva comemittente uno studio legale concui il dirigente non aveva maiavuto relazioni. Dopo un’ana-lisi tecnica da parte di una so-cietà esterna, la mail è stata se-

gnalata al Cnaipic, il Centronazionale anticrimine infor-matico per la protezione delleinfrastrutture critiche dellaPolizia Postale. L’analisi ha ri-scontrato che alla mail era al-legato un file contenente unmalware diffuso in altre cam-

pagne di “spear phishing”.Partendo dall’allegato male-volo è stato individuato il ser-ver di riferimento sul qualeerano memorizzati i file relati-vi alla configurazione dellemacchine compromesse.

Come si installa e cosa faEye Pyramid funziona esclu-sivamente su sistemi operati-vi Windows (quindi niente in-fezioni su prodotti Apple o susmartphone Android). È unmalware di tipo “Rat” (Remo-te access tool), cioè di quelliche consentono, una volta in-stallati, il pieno controllo daremoto del dispositivo infet-tato. L’installazione è possibi-le ad una sola condizione:l’utente deve cliccare sull’al-legato della mail. Perché è da quello script che parte un fileeseguibile che prende posses-so del computer. Il famigeratofile .exe, una volta eseguito, predispone la macchina allamossa successiva, e cioè all’in-stallazione di due nuovi fileche fanno il lavoro sporco: unfile che funge da raccoglitore(e cioè raccoglie tutte le infor-mazioni che gli vengono chie-ste: password, indirizzi email,ma anche screenshot), e un fileche fa da comunicatore (inviatutto il raccolto al server im-postato dall’hacker).

Perché quel nome Nella lettura del codice èemerso più di un dettaglio cheavvicina il nome del malware -Eye Pyramid – a riferimenti ditipo massonico. Difficile, allostato attuale, chiarire con cer-tezza eventuali legami. Ma èuna pista.

Un cambio di paradigmaAndrea Rigoni, esperto di cy-ber sicurezza e partner di De-loitte, in passato ha avuto in-carichi importanti a Palazzo Chigi (quando il premier era

Enrico Letta). Un’operazione come quella di Eye Pyramidnon lo lascia indifferente.«Questa – dice Rigoni al Sole 24 Ore - è l’ennesima confermadell’asimmetria esasperatadal cyber: ciò che vent’anni fasarebbe stato possibile solo agoverni con ingenti investi-menti, oggi è alla portata dimolti se non di tutti. E ciò com-porta un cambio di paradigma:la Cyber non va più affrontatacon gli approcci tradizionali».Secondo Rigoni, tecniche dispear phishing come quelleutilizzate da EyePyramid«sebbene note e stranote, so-no ancora molto efficaci. Valeancora la raccomandazionedella nonna riadattata al digi-tale: non dare confidenza aglisconosciuti e insospettirsidelle più piccole anomalie an-che se provengono da genteconosciuta». Perché se è veroche «la tecnologia ci dà unbuon livello di protezione», èaltrettanto vero che «come inogni settore della sicurezza, ilfattore umano, i comporta-menti e le procedure sono fon-damentali». Inoltre, «Eye-Pyramid è la dimostrazioneche la collaborazione tra pub-blico e privato può portare ri-sultati importanti».

Pochi investimentiPer Stefano Mele, avvocatospecializzato in cyber securi-ty, «Questa inchiesta confer-ma quello che stiamo dicendoda tempo. Se un’azione dispionaggio del genere è allaportata di due civili, immagi-niamoci quanto è facile per ungoverno. Siamo davanti a unproblema culturale. Queste si-tuazioni vengono affrontatein modo troppo leggero, comese fossimo ancora negli anni’90. Mancano investimentiveri in cyber sicurezza, e que-sto è il risultato».

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LA PROPAGAZIONELa tecnica utilizzata è quella dello “spear phishing” dove apparentemente a scriverti è un conoscente,un amico, un collega

IL FLUSSO DEI DATI

L’installazione L’installazione di programmi come Eye Pyramid parte con l’invio di una mail da un mittente apparentemente noto con accluso un allegato “malevolo” che consente, una volta installato, il pieno controllo da remoto del dispositivo infettato. L’installazione è possibile ad una sola condizione: l’utente deve cliccare sull’allegato della mail

Raccolta e comunicazione Da quello script parte un file eseguibile che prende possesso del computer.Il file .exe, una volta eseguito, predispone la macchina alla mossa successiva, e cioè all’installazione di due nuovi file: uno che funge da raccoglitore (e cioè raccoglie tutte le informazioni che gli vengono chieste: password, indirizzi email, ma anche screenshot), e un altro che fa da comunicatore (invia tutto il raccolto al server impostato dall’hacker)

Sono oltre 18.327 i dossier «univoci» al centro dell’indagine della Procura romana sulle intercettazioni illecite. Riguardano dati riservati di Camera e Senato e dei ministeri dell’Interno, degli Esteri, del Tesoro e della Giustizia. Questi dati erano finiti in server “schermati” negli Stati Uniti per poi essere venduti al migliore offerente oppure utilizzati come strumento di ricatto

I DOSSIER SENSIBILI

Nel mirino della procura

Sono due esperti di informatica: i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero. La loro attività di «dossieraggio» risale al 2012 e non sarebbe isolata. «Molti degli account, benché privi di password - scrive ilGip - appartengono a domini di importante società private o enti istituzionali». Tra gli altri, Gdf.it, Bankitalia.it, Istat.it, comune.roma.it e regione.lombardia.it, partitodemocratico.it, pdl.it, cisl.it, enel.it, eni.it, enav.it.

GLI INDAGATI

Tra gli account finiti nella rete spionistica quello dell’ex premier, Matteo Renzi, di Mario Draghi quando era Governatoredella banca d’Italia, dell’ex premier Mario Monti e degli ex ministri dell’Economia, Fabrizio Saccomanni e Vittorio Grilli. E ancora: Mario Canzio (ex Ragioniere generale dello Stato), Vincenzo Fortunato (ex capo di gabinetto del Tesoro) e il generale Saverio Capolupo (ex comandante generale della Guardia di Finanza)

ACCOUNT FAMOSI

Sono diversi gli elementi che hanno indotto il gip di Roma Maria Paola Tomaselli a ritenere che gli Occhionero non fossero i soli. Le stesse email sono state individuate in un’altra indagine, quella sulla P4 della Procura della repubblica di Napoli, che ha portato al coinvolgimento di Luigi Bisignani. Il magistrato, in particolare, si riferisce all’esistenza di quattro diverse caselle di posta elettronica utilizzate da Giulio Occhionero per le sue operazioni

IL LEGAME CON LA P4

Gli indagati hanno usato diverse tecniche per evitare le indagini della polizia Postale. Scoperto che la polizia era sulle loro tracce, il 5 ottobre, per citare un esempio concreto, Giulio Occhionero ha riavviato il suo Pc che evidentemente era regolarmente acceso, sul quale era installato il sistema di cifratura BitLocker della Microsoft, rendendo in tal modo impossibile l’accesso ai dati in esso contenuti

ELUSIONE

In mano ai fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero sarebbe finito materiale «riservato», come password e conversazioni attraverso le piattaforme Skype e Messenger. Risultano incamerate anche documentazioni segrete ministeriali e chiavi di accesso a svariati sistemi di comunicazione mediatica. Materiale che sarà inviato dalle autorità statunitensi alla Procura di Roma.

I DATI RISERVATI

Politici spiatiGLI ATTI DELLE INDAGINI

Oltre 18mila dossierAlla rete illecita si è arrivati con accertamentiincrociati tra Polizia postale e Fbi

Tra politica e finanzaPer gli inquirenti in azione «più soggetti»interessati a impossessarsi di dati sensibili

Il Sole 24 Ore 5Mercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

Politici spiatiL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI ROMA

Il passo falsoIl sistema emerso dopo il tentativo (fallitoe denunciato) di entrare nella rete Enav

La traccia P4Alcuni documenti rubati inviati a caselle mailgià emersi nell’inchiesta sulla presunta loggia

Cyberspionaggio contro Renzi, Draghi e MontiDue arresti a Roma - Il Gip: rischi per la sicurezza nazionale - Legami con P4 e BisignaniIvan CimmarustiROMA

pTutto nasce col tentativo di «carpire informazioni riservate da Enav spa», l’ente nazionale perl’aviazione civile. In carcere sono finiti i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero, esperti di in-formatica residenti a Londra ma domiciliati a Roma, accusati di so-stituzione di persona, installazio-ne di apparecchiature per l’inter-cettazione illegale e accesso abu-sivo al sistema informatico.

L’inchiesta è del procuratorecapo di Roma Giuseppe Pignato-ne, dell’aggiunto Angelantonio Racanelli e del sostituto Eugenio Albamonte, che hanno coordina-to gli accertamenti investigativi del Centro nazionale anticrimineinformatico per la protezione delle infrastrutture critiche (Cnaipic) e del Servizio di polizia Postale e delle comunicazioni. Stando all’accusa, confermata nell’ordinanza d’arresto firmata dal gip Maria Paola Tomaselli, gli Occhionero avrebbero tentato di intrufolarsi nel sistema informa-tico di Enav: «Inutile spiegare - scrive il giudice - quanto delicate siano le informazioni relative al-l’Ente nazionale aviazione, alle rotte di volo, ai dati dei dipenden-ti, ove soprattutto si consideri il clima politico mondiale odier-no». Secondo l’accusa gli Occhio-nero avrebbero tentato di infetta-re i computer dell’Ente inviando una falsa email dall’indirizzo [email protected]. Un modo per «indurre in errore il dottor Francesco Di Maio, re-sponsabile della Sicurezza della società Enav» che così avrebbe involontariamente installato sul

suo computer un virus: l’Eye-Pyramid, «così da accedere abu-sivamente al relativo sistema in-formatico, contenente informa-zioni e dati relativi alla sicurezza pubblica nel settore dell’aviazio-ne civile». Il tutto col presunto scopo di «trarne per sé o per altri profitto o di recare ad altri un dan-no». Gli inquirenti ritengono che gli arrestati fossero nelle condi-zioni di «accedere abusivamente a caselle di posta elettronica pro-tette dalle relative password di accesso, sia persona che istituzio-nali, appartenenti a professionistidel settore giuridico-economico nonché a numerose autorità poli-tiche e militari di strategica im-portanza o di sistemi informatici protetti utilizzati dallo Stato e da altri enti pubblici». Per il Gip vi è

stata un’«alterazione del sistema, con grave rischio per la sicurezza nazionale».

Il tentativo degli Occhionerodi entrare nel sistema informati-co di Enav, però, non va in porto. Quella email proprio non con-vince il dirigente dell’ente, Di Maio. D’altronde non ha mai avu-to contatti con lo studio legale Stajano, anch’esso vittima. La email viene inviata alla societàMentat Solution srl, che opera nel settore della sicurezza infor-matica. Così si scopre che all’in-terno c’è un virus informatico giànoto, in quanto nel 2014 aveva colpito Eni spa e svariati studi le-gali. È in questa fase che assieme al Cnaipic e alla polizia Postale, entra in campo anche il Federal bureau investigation, l’Fbi Usa. Si scopre che l’acquirente della licenza MailBee, cui è riconduci-bile il virus EyePiramid è Oc-chionero, il quale utilizza il pro-gramma dal maggio 2010. E nella sua rete finiscono sistemi infor-matici pubblici, come Camera, Senato, ministeri, ma anche il sitopersonale di Matteo Renzi (mat-teorenzi.it) e la casella di posta della Banca d’Italia di Mario Dra-ghi, presidente della Bce (Che in-formalmente conferma: non ri-sulta alcuna intrusione sul conto di Draghi alla Bce stessa).

Una pista porta alla presuntaassociazione a delinquere P4: i dati rubati sono stati inviati a quattro indirizzi mail che, sostie-ne il Gip, «risultavano essere già emersi nel luglio 2011 nel corso del procedimento della cosid-detta P4». Bisignani si difende: «Non ho mai spiato nessuno».

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I fratelli arrestati. La doppia vita di Giulio e Francesca Maria Occhionero

Dagli algoritmi finanziariai Cavalieri templariMarco LudovicoROMA

pLa vita pubblica di Giulio Oc-chionero finisce qualche anno fa. Scomparso dai radar degli amici di sempre. La coincidenza con la nascita e lo sviluppo delle attività supersegrete emerse dall’inchiesta della procura di Roma è fin troppo evidente. Oc-chionero apparteneva e fre-quentava i quartieri bene della Roma Nord. Abitazione in piaz-za dei Giochi Delfici, spesso nei ristoranti classici dei Parioli.Non un salottiero, però, nel sen-so romano del termine. Riserva-to, anzi, serio e introverso.

Studioso, fin troppo: letturecontinue di tutti i generi, l’ingle-se conosciuto a perfezione già 15 anni fa, livello madrelingua o quasi. Anche perchè Occhione-ro ha studiato diversi anni negli Usa, è figlio di due professori dell’università La Sapienza, si laurea nell’ateneo romano con lode in Ingegneria nucleare, tesi con encomio e pubblicazione. Studia anche il russo, si lega per un periodo a una ragazza sovieti-ca. Ha più storie sentimentali manon si sposa. È molto legato alla sorella maggiore, Francesca Ma-ria, di quattro anni più grande, imprenditrice. La mente da inge-gnere di suo fratello si riconver-te subito nella finanza: è il pallinodi Giulio. Si specializza, sempre

di più, nel calcolo di algoritmi di previsione e di stima degli anda-menti dei mercati. I derivati, congli annessi e connessi, diventanoil suo pane quotidiano in un mo-mento di massima espansione diquel genere di prodotti. Un’eb-brezza mondiale che non lo ri-sparmia. Ma Occhionero, come sanno bene i suoi amici, aveva al-meno altre due passioni.

Il mondo americano, innanzi-tutto: la sua cultura, il modello li-beral, le dinamiche di impresa e di sicurezza privata e nazionale.Si lega a quel mondo, a doppio fi-lo. A Roma è consistente, non solo all’ambasciata di via Vene-to, e Giulio frequenta gli statuni-tensi di stampo repubblicano, quelli che allora fanno riferi-mento a George W. Bush. Tantoda impegnarsi, come emerge da-gli atti dell’inchiesta giudiziaria svolta dalla Polizia postale e del-le Telecomunicazioni, in una consulenza del porto di Taran-to: dove attraccano anche navi militari americane.

Liberale lo è di certo, nellesimpatie politiche italiane e non solo nelle frequentazioni a stellee strisce. Ma l’arrivo di Barack Obama costringe Occhionero a ridimensionare i suoi contatti con gli statunitensi. Per almeno otto anni. Fatto sta che il riserbo dell’ingegnere nucleare con il pallino della finanza induceva a

immaginare, per chi lo frequen-tava, molte frequentazioni quantomeno riservate: pensare ai servizi d’intelligence, e non tanto quelli italiani, era normale.

Ma lo scenario emerso dalleindagini giudiziarie, benchè debba ipotizzare anche la viola-zione della sicurezza nazionale, rende verosimile soprattutto una prima ipotesi: un clamorosocaso di spionaggio finanziario. Dove l’uso di informazioni car-pite sulle decisioni politico-eco-nomiche è destinato alla specu-lazione. Nessuno potrebbe me-ravigliarsi se dietro il quadro fi-nora delineato dagli inquirenti cifosse uno o più fondi sovrani.

Occhionero, del resto, simuove nella finanza - romana enon solo - fin dagli albori dellasua carriera. È abile, rapido,sveglio. Più di una banca, com-prese quelle d’affari interna-zionali, lo cerca e lo fa lavorare.L’ingegnere finanziario si oc-cupa anche di crediti sanitari:un settore dove a Roma, e nonsolo, si muovono decine e deci-ne di migliaia di euro.

Ma l’attrazione dei mondi mi-steriosi, magari legati alle vicen-de storiche, è un’altra compo-nente di Giulio. La massoneria, certo, come spunta dalle carte giudiziarie. Ma anche lo studio della storia antica. Con una pre-dilezione, quasi un’ossessione, per il mondo dei Cavalieri Tem-plari. Le vicende leggendarie di questi crociate erano oggetto di letture continue, discussioni, analisi. Occhionero aveva perfi-no un’uniforme storica. A volte la indossava anche in privato.

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L’EDITORIALE

GuidoGentili

Perché non è la solitaspy storyall’italianau Continua da pagina 1

M a per cinque anni apartire dal 2011 – unperiodo lunghissimo

e per di più punteggiato da unastagione politica, economica e finanziaria tra le più intense e difficili - i fratelli Occhionero, grazie ad una mail che una volta aperta installa sul computer (e sul cellulare) il software che consente di navigare tra le vite personali e istituzionali degli obiettivi nel mirino, hanno potuto leggere e estrarre segreti di ogni tipo. Al servizio di chi o di che cosa, e servendosi di quali appoggi? Possibile siano stati solo una coppia di professionisti (lui, massone molto interessato ai giochi di potere al vertice della Massoneria) svelti di mente e di mano e con buone relazioni sociali che con il loro “Eye Pyramid” hanno messo in piedi per fini di lucro personale uno spionaggio di questa portata? È possibile che un sistema diffuso di potere con al centro lo Stato e le sue funzioni più delicate, per cinque anni, non sia riuscito a sventare l’aggressione, alzando di fatto bandiera bianca di fronte agli Occhionero?

Risponderà l’inchiesta, certo, e non serve alzare

polvere. Ma resta oggi l’impressione, anche a voler scartare subito le ipotesi più “giallistiche” e gli intrighi planetari, che una volta di più l’Italia presenta, al crocevia delle istituzioni, della politica e degli affari, uno dei suoi volti peggiori: quello del dossieraggio, delle intercettazioni abusive e della raccolta illegale delle informazioni sulle vite personali e professionali. Una pratica, quella delle schedature, che ha tradizioni e radici solide (da Giovanni Giolitti a Mussolini e al generale De Lorenzo, fondatore a suo

modo di un modello industriale dello spionaggio politico interno nostrano) e che si avvale oggi, nel Paese dei cerchi più o meno magici, di tecnologie sofisticate e molto efficaci perché istantanee.

Cambiano le tecnologie, manon il metodo. I fratelli Occhionero, che di sicuro ci guadagnavano, che uso hanno fatto della loro pesca nei pc e nei cellulari? Chi erano gli acquirenti di informazioni tanto sensibili? Quanti ricatti e intimidazioni si sono incrociati all’ombra delle incursioni informatiche? A occhio, giallo o nero che sia, è una brutta storia.

@guidogentili1© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL VOLTO DEL DOSSIERAGGIOUna volta di più l’Italia presenta, al crocevia delle istituzioni, uno dei suoi volti peggiori: quello del dossieraggio

C’è Matteo Renzi tra le vittime dell’attività di cyberspionaggio organizzata dai due fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero: l’ex premier nel giugno scorso ha subito due tentativi di intrusione nella mail personale

MATTEO RENZI

Nella rete

Tra giugno e luglio sono stati registrati due “assalti” all’account istituzionale di Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea: il23 giugno 2016 e il 9 luglio (rispettivamente alle 6,06 e alle 19,41)

MARIO DRAGHI

Tra le figure istituzionali finite nel mirino anche l’ex premier Mario Monti. Quattro i tentativi di accesso fatti su due account del senatore a vita: il 20 maggio (alle 6,39), il 6 (15,49), 20 (6,05) e 30 (23,20) giugno

MARIO MONTI

Al centro dell’inchiesta. A sinistra GiulioOcchionero arrestato ieri insieme alla sorella Francesca Maria (a destra)

ANSA

IL RITRATTO

Ingegnere nucleare Giulio Occhionero, 45 anni, ingegnere nucleare arrestato ieri insieme alla sorella Francesca Maria, quattro anni più grande, cui è molto legato, apparteneva e frequentava i quartieri bene della zona nord della capitale. Romano il domicilio ma residenza londinese

La passione per la finanza Figlio di due professori della Sapienza, dopo alcuni anni di studio negli Stati Uniti si laurea in ingegneria ma si riconverte subito nella finanza. Si specializza sempre di più nel calcolo degli algoritmi di previsione e di stima degli andamenti del mercato. Legato con gli ambienti della massoneria, appassionato del mondo americano

L’arresto Secondo gli inquirenti prima dell’arresto di ieri Occhionero aveva capito o meglio saputo che c’era attenzione della polizia attorno a lui e aveva tentato di distruggere i suoi server

Tra i nomi degli spiati anche quelli dell’ex direttore generale di Banca d’Italia e ministro dell’Economia nel governo Letta, Fabrizio Saccomanni. Tra gli altri hackerati anche Piero Fassino, Paolo Bonaiuti, Mario Canzio, Vincenzo Fortunato, Fabrizio Cicchitto e Ignazio La Russa

FABRIZIO SACCOMANNI

Risalgono al 2012 i tentativi di accesso allamail ufficiale dell’allora comandante generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo – il 12 ottobre alle 5,25 e il 13 novembre alle 8 del mattino – e del generale Poletti, sempre della Gdf (l’11 maggioe il 9 giugno 2012)

SAVERIO CAPOLUPO

Nella rete anche due collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.Ma anche i computer della “Casa Bonus Pastor”, struttura alberghiera di proprietà del Vicariato che ospita spesso anche alte personalità religiose

GIANFRANCO RAVASI

LA PAROLACHIAVE

Malware

7Abbreviazione per malicious software (software dannoso), indica un qualsiasi software usato per disturbare le operazioni svolte da un computer, rubare informazioni sensibili, accedere a sistemi informatici privati, o mostrare pubblicità indesiderata. Il termine malware è stato coniato nel 1990, precedentemente veniva chiamato virus per computer; in italiano viene anche comunemente chiamato codice maligno.

6 Il Sole 24 OreMercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

Il Sole 24 Ore 7Mercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

La nuova AmericaIL DISCORSO DI ADDIO

Otto anni dopoPer l’intervento di commiato il presidenteha scelto Chicago, il luogo da cui era partito

Una bussola morale e politicaIn queste settimane Obama ha cercatodi rendere più difficili svolte e controriforme

L’ultima sfida: «Difendete la democrazia»Obama ha salutato gli americani ricordando i progressi compiuti ma anche ciò che resta da fareMarco ValsaniaNEW YORK

p«Bigger than politics». Più grande della politica, di quel che oggi passa per politica. Il discorsodi commiato di Barack Obama è stato ben più di un’occasione ceri-moniale. Dalla sua Chicago, dove si era fatto le ossa come organiz-zatore di quartiere, ha salutato ierinotte l’America con un discorso appassionato, scandendo valori di diversità, giustizia, diritti, che alimentano «speranza e cambia-mento» e sono risuonati come un guanto di sfida a Donald Trump e un invito al Paese a ricordare il meglio di se stesso. Un discorso tenuto in un luogo nato per le grandi occasioni: il McCormick Place Convention Center, con i suoi 20mila posti tutti esauriti, è il più grande del Nordamerica. Ottoanni dopo e a quattro miglia da unaltro storico discorso, quello dellavittoria a Grant Park nel 2008, da primo presidente afroamericano. Simbolo di una distanza ancor maggiore dal suo successore, pur

mai citato per nome: quel Trump che aveva costruito la sua carrierapolitica mettendo in dubbio an-che nascita e diritto di cittadinan-za americana di Obama. E che sembra ora pronto a rottamare la sua “legacy”, dalla riforma sanita-ria all’ambiente, dal multilaterali-smo in politica estera agli sforzi disuperare tensioni razziali.

«La mia carriera è stata guidatadalla nozione che quando la gentecomune è coinvolta, partecipa, si unisce in uno sforzo collettivo, le cose cambiano per il meglio», ha detto prima ancora di salire sul palco in un tripudio di folla, alle nove di sera americane. A redige-re l’intervento ha lavorato fino al-l’ultimo, tanto delicato e difficile era trovare i toni e l’equilibrio.

Perché è stato un discorso cheha voluto difendere un’eredità politica e personale profonda: ri-volto non soltanto all’altra Ameri-ca, che non ha votato Trump, ma atutti gli americani, chiunque aves-sero scelto. Con l’aspirazione di risanare ferite e spaccature lascia-

te dal successo di Trump, che ha vinto la Casa Bianca e perso il votopopolare. Ma offrendo allo stesso tempo un orizzonte ideale pro-gressista e aperto, facendo leva suabilità oratoria, autorevolezza in-tellettuale e popolarità nonostan-te la cocente sconfitta del suo par-tito democratico alle urne.

«Non voleva essere un discor-so sullo Stato dell’Unione - ha commentato il portavoce Josh Earnest -. Piuttosto un discorso sul futuro. Che esamina i progres-si compiuti ma si concentra su ciòche è necessario fare». Ancora: «Non è stato giro di pista per rin-graziare - ha spiegato il consiglie-re Valerie Jarrett -. L’obiettivo eramotivare gli americani a difende-re la loro democrazia. Non può es-sere scontata. Bisogna lavorare duro, essere vigili e determinati».

Vigili e determinati - il messag-gio indiretto - al cospetto di quan-to vorrà o potrà fare Trump, la cuiinaugurazione è a un passo, il 20 gennaio. Forse anche per questo, per far risuonare l’eco delle sue

parole più lunga e forte, Obama haoptato per un luogo certo da gran-di occasioni ma irrituale per gli addii dei presidenti, abitualmentea Washington: ha deciso di spez-zare quella tradizione e Chicago, ha detto Jarrett, «era il luogo natu-rale». Che gran parte dell’Ameri-ca non lo dimenticherà - al di là di giudizi su singole azioni, su suc-cessi e fallimenti, su quanto fosse liberal o moderato - è parso chiarodalle lunghe code fin dall’alba per ibiglietti, nonostante temperature glaciali. Nelle ultime settimane, accanto ai preparativi per il com-miato, Obama ha cercato anche difare di più, di alzare il “prezzo” po-litico di svolte drastiche e contro-riforme, con ordini esecutivi sullasalvaguardia di coste e territori, incontri con i leader democratici per difendere la sanità di Obama-care, principi per la pace in MedioOriente. Ma soprattutto, per il fu-turo, lascia una bussola morale e politica che non potrà essere li-quidata con un tweet.

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La squadra di Trump

Sessions: legge e ordine,tolleranza zeroai confiniNEW YORK. Dal nostro corrispondente

pLa montagna ha partorito il topolino: battaglie furiose per le conferme del Senato? Ostruzionismo ad oltranza e al vetriolo dei democratici pergli “estremisti” scelti da Do-nald per la sua amministrazio-ne? Nulla di tutto questo. Con l’avvio ieri delle audizioni, il primo candidato, Jeff Ses-sions, destinato al dipartimen-to per la Giustizia dell’ammi-nistrazione Trump, contro-verso, accusato di razzismo e di varie atrocità politiche non poteva essere più chiaro e conciliatorio: no al “water bo-arding” e alla tortura, che Do-nald Trump aveva promesso di reintrodurre negli interro-gatori di prigionieri sospetti diterrorismo «è illegale è controla legge e non consentirò che siadottino misure illegali» ha detto a chi gli chiedeva provo-catoriamente come si sarebbecomportato se Trump avesse ordinato attività di water bo-arding. Poi Sessions ha anche escluso l’ipotesi di un bando dei visti per entrare in Ameri-ca per i musulmani, un’altro cavallo di battaglia del presi-dente eletto. Infine si è ricusa-to da qualunque ruolo attivo su possibili azioni contro Hil-lary Clinton: «So bene cosa hodetto in campagna elettorale edunque le mie posizioni di parte non mi consentiranno diavere un ruolo in possibili azioni contro la Clinton».

E se Trump dovesse insiste-re: «So come dire no - ha dettoancora Sessions - e non abbia-te dubbi so dirlo in modo chia-ro». Infine davanti alle accuse di razzismo e di simpatie per ilKu Klux Klan ha reagito con indignazione: «Sono solo menzogne, non ho mai detto lefrasi che mi vengono attribui-te e non sono mai stato razzi-sta, né ho mai discriminato ho solo applicato la legge».

Sessions era stato oggettodi polemiche quando, da pro-curatore generale aveva incri-minato un’attività di colore. Sembrava che la sua potesseessere la candidatura più diffi-cile per Trump ma invece i de-mocratici si sono astenuti, hanno fatto domande di pram-matica e in fondo hanno soli-darizzato con il loro ex mem-bro del club senatoriale. Su unaltro fronte Trump sempre ir-requieto, ha chiesto ai parla-mentari di abolire «subito»Obamacare: «Per una alterna-tiva ci penseremo in fretta, maintanto, aboliamo».

M.P.© RIPRODUZIONE RISERVATA

LAPRESSE

Saluto all’America. Barack Obama alla Casa Bianca nell’ottobre 2013

L’ANALISI

Mario Platero

Così Trumpspezza il legamecon GeorgeWashington

Arrivati alla fine di unciclo politico americano e del

discorso di addio alla Nazione di Barack Obama, c’è da chiedersi: chi è più simile a George Washington fra il Presidente uscente e Donald Trump? La risposta è semplice, Obama. Ma la domanda non è solo retorica. Dobbiamo piuttosto chiederci se con le “novità” di Donald Trump c’è stata una svolta permanente per un nuovo modo di interpretare l’etica della politica, più in sintonia, giusto o sbagliato che sia, con le rivoluzioni digitali, con le passioni per i reality show, per l’azione reazione immediata, per la fuga dalle riflessioni intellettuali, per nuove necessità di risposte “populiste” insomma, di una buona parte dell’elettorato.

Duecentoventi anni fa fu ilGenerale Washington a lanciare una tradizione che sarebbe stata seguita da quasi tutti i suoi successori, un discorso di addio, un messaggio alla Nazione denso di promesse, sfide, malinconie, speranze. Washington diede ai giornali un manoscritto di 32 pagine di alto contenuto intellettuale. Spiegava perché, per evitare incrostazioni del potere, dopo otto anni si sarebbe ritirato per passare la torcia «a un altro cittadino». Nel discorso, ispirato, e in molti tratti poetico, parlava di tutto, di unità del Paese, di rapporti con i Paesi stranieri, di alleanze, di spese militari e soprattutto di valori etici, dell’importanza «dell’onestà», della trasparenza, del rispetto, della separazione dei poteri. Ecco uno dei passaggi del “padre” della Nazione americana ai suoi cittadini: «Che la vostra unione e il vostro affetto fraterno possa essere perpetuo; che la libera Costituzione, il prodotto delle nostre mani, sia mantenuta sacra; che la sua amministrazione, in ogni dipartimento sia caratterizzata da saggezza e virtù».

Oggi sappiamo che le pauredi Washington per un duro conflitto fra le due anime della Repubblica americana, fra Alexander Hamilton e Thomas Jefferson si sono tradotte in un muro contro muro quasi permanente fra i due partiti, in una spaccatura del Paese in due, cosa che indebolisce il processo democratico. Abbiamo anche visto pagine oscure. Una guerra civile costata 620mila morti, contro i 640mila di tutte le altre guerre messe insieme. C’è stato un doloroso processo di impeachment, quando Richard Nixon cercò di mentire davanti alle istituzioni.

Eppure, chi meglio chi peggio, tutti i successori di Washington hanno cercato sulla carta di aderire alla sua eredità politica “elevata”. Da allora, tutti i presidenti che hanno fatto un discorso di commiato hanno seguito un copione simile a quello di Washington, offrendo un respiro storico e un costante messaggio di altruismo. Ecco perché nel triangolo con Washington fra Obama e Trump la risposta è stata semplice: vince Obama. Se riprendiamo il discorso di ieri notte, se esploriamo lo stile, le parole misurate, gli auspici che riguardano la direzione etica del Paese, il rispetto delle libertà e dei diritti civili e facciamo un confronto con i tweet sgrammaticati di Donald Trump contro la prima provocazione di turno nel confronto con Washington prevale il presidente uscente.

Facile. Eppure, proprio perquesto la domanda di fondo su differenze e similitudini con Washington non è solo retorica: la vera questione è un’altra. Possibile che il discorso ispirato e a tratti poetico di ieri notte di Obama sarà stato un addio non solo personale, ma di un modo di interpretare l’ufficio e lo stile della presidenza americana come l’abbiamo conosciuto dai tempi di Washington a oggi?

Se c’è un punto su cui tutti, repubblicani e democratici, obamiani e trumpiani si trovano d’accordo è che Trump ha rotto con uno “stile” di fare politica. Le sue “trasgressioni”, in campagna, ma anche adesso con il continuo uso di twitter per comunicare, vanno al di là della tradizione politica dei due partiti. E non c’è dubbio che Trump abbia vinto prima contro i repubblicani e poi contro Hillary proprio per la rottura che ha rappresentato rispetto a un conformismo politico stantio. Il suo tempismo con lo specchio dei tempi è stato perfetto. E Obama ha avvertito ieri notte che vigilerà sui valori più profondi che in due secoli hanno definito l’America. Ha voluto ricordare che lascia in eredità un’economia a posto, con un tasso di disoccupazione ai minimi storici. Ma lui stesso ha capito che l’economia da sola non bastava.

Trump sotto molti punti divista rappresenta la cultura del reality show, cavalca la confusione sulle “verità” fattuali, è abilissimo nel districarsi da contraddizioni nelle quali si è ficcato da solo rivolgendosi direttamente al pubblico. Gli strumenti di comunicazione diretta, Facebook, Twitter e molti altri servono a cavalcare post verità di vario genere. Attacca la stampa, che giudica ostile, cambia la dinamica di fare politica, interna e internazionale, preferendo il protagonismo individuale rispetto alla costruzione istituzionale e giuridica di un obiettivo o di un caso. Usa termini dispregiativi, modi di essere o di parlare che non abbiamo mai visto in alcun presidente o in alcun leader politico. Di certo non c’è stata almeno finora poetica nei suoi discorsi. Nulla a che fare con George Washington e con gli altri presidenti americani, fino al discorso di ieri sera di Obama. È chiaro che l’America stanca e disillusa aveva bisogno di una rottura. Tuttavia, se sarà permanente, ci sarà di che preoccuparsi.

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OTTO ANNI IN CIFRE

4,6%Disoccupazione in caloTrai principali contributi della presidenza Obama al miglioramento della situazione economica americana, la Casa Bianca sottolinea la riduzione del numero dei senza lavoro, scesi dal 7,8% del 2009 al 4,6 del novembre 2016

20 milioni La copertura sanitariaLa percentuale di persone senza alcuna assistenza sanitaria è diminuita dal 16% del 2010 all’8,9% del 2016, equivalente a 20 milioni di adulti coperti in più

+5,2%Il reddito delle famiglieSe nel 2009 il reddito medio delle famiglie americane si era ridotto dello 0,5% rispetto all’anno precedente, nel 2015 l’indicatore era invece aumentato del 5,2%

14.400Le truppe all’esteroObama sottolinea che nel 2009 il numero dei soldati americani in Iraq e Afghanistan era in totale di 176.800 persone. Le truppe rimaste nei due Paesi oggi sono 6.000 uomini in Iraq e 8.400 in Afghanistan

8 Il Sole 24 OreMercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

Quel «banchetto»da 4mila miliardi cheha ingrassato Wall StreetLa Corporate America spinge i titoli a danno degli investimenti

di Claudio Gatti

Dove sta andando l’America? E qua-li sono le cause di un movimentotettonico quale il passaggio di

consegne alla Casa Bianca del prossimo20 gennaio?

Non è certamente facile trovare una ri-sposta sintetica. Ma un’inchiesta condot-ta da il Sole 24 Ore nei due mesi successivialla vittoria elettorale di Donald Trump faemergere una singola causa che, diretta-mente o indirettamente, ha contribuito a tutti e tre i fenomeni che stanno agitandogli Stati Uniti sul piano sociale, economi-co e politico. Ci riferiamo, rispettivamen-te, all’aumento dell’ineguaglianza, alla perdita di posti di lavoro di qualità e alla conseguente frustrazione elettorale.

Quella singola causa è riassumibile inquattro parole: incondizionata suprema-zia degli azionisti. Ci riferiamo alla teoriafinanziaria elaborata tra la seconda metàdegli anni 70 e la prima metà degli anni 80dagli economisti Michael Jensen, WilliamMeckling e Eugene Fama, secondo la qua-le la mission di un’azienda è di massimiz-zare i profitti per i suoi azionisti. Non ba-sta, abbiamo individuato anche un eventoche ha dato una straordinaria accelerazio-ne a quel processo. È avvenuto il 17 no-vembre 1982, quando il presidente della Security exchange commission (Sec),l’autorità di vigilanza del mercato finan-ziario americano, ha adottato la regola 10B-18, una norma ai più sconosciuta che, nell’ambito della politica di deregola-mentazione voluta dall’allora presidenteRonald Reagan, ha di fatto legalizzato, senza regolamentarlo rigidamente, l’ac-quisto di azioni proprie da parte di societàquotate in Borsa, in inglese buyback.

Quella norma, in deroga a mezzo seco-lo di restrizioni anti-speculative, è statavoluta da John Shad, primo banchiered’affari chiamato a presiedere la Sec.Nella sua veste di vicepresidente della fi-nanziaria d’investimento E. F. Hutton &Company, Shad aveva gestito operazionidi fusione o acquisizione per miliardi didollari, e con una regola di poco più di 50parole ha spianato la strada a quella cheWilliam Lazonick, economista dell’Uni-versità del Massachusetts a Lowell, ritie-ne sia la più travolgente forma di manipo-lazione finanziaria della storia.

Con il lasciapassare di quella regolina,secondo Lazonick, in questi ultimi 35 anniè stato cannibalizzato il settore manifat-turiero dell’economia americana, settoreche più di ogni altro aveva alimentato la prosperità del dopoguerra, ed è stata favo-rita la concentrazione nelle mani di po-chissimi di una ricchezza un tempo distri-buita tra colletti bianchi e blu, dirigenti, azionisti, indotto e comunità circostanti.

A beneficiare più di chiunque altro del-la 10B-18 sono stati i grandi speculatori - scalatori finanziari ed hedge fund - che nelcorso di questi anni hanno dirottato mi-gliaia di miliardi di profitti dalle casse del-le grandi aziende alle proprie, approfit-tando anche della politica di stimolo fi-nanziario fatta di tassi azzerati e quantita-tive easing con cui la Federal Reserve ha fronteggiato la crisi del 2008. Più che prendere denaro in prestito per fare nuoviinvestimenti in ricerca & sviluppo, capa-cità produttiva o formazione professiona-le, le grandi corporation americane hannoinfatti preferito indebitarsi per finanziare

centinaia di miliardi di dollari in buyback.Tra il 2005 e il 2015, le aziende dell’indice

S&P 500 hanno speso oltre 4mila miliardidi dollari in buyback, in aggiunta ai 2.500miliardi pagati in dividendi, e nel 2015 que-sto trasferimento di ricchezza dalle azien-de e le loro comunità agli investitori, e so-prattutto agli speculatori, è arrivato a toc-care il 115% dei profitti al netto delle tasse.A sostenerlo non sono stati solo gli utili aziendali, ma anche un forte aumento del-l’indebitamento. Secondo un recente stu-dio di Standard & Poor’s, negli ultimi anniil debito delle maggior aziende Usa è sali-to di 2mila miliardi, passando da meno di 4mila miliardi della fine 2010 a circa 7milaalla fine del 2015.

Per capire il fenomeno, basta guardare acosa è successo con uno dei più grandi gio-ielli della corona “corporate” americana,Apple. Nel mondo della new economy, lasocietà che fu di Steve Jobs ha preso il po-sto avuto da quella fondata da HenryFord nella vecchia economia industriale.

Con una differenza: Apple è allo stessotempo più redditizia e meno generosanella condivisione dei profitti di quantonon sia stata Ford.

Negli anni 30 Ford impiegava più di100mila persone in un singolo stabilimen-to, quello di River Rouge, in Michigan. InAmerica Apple invece produce molto po-co. Per via delle pressioni al ribasso dellaglobalizzazione, l’azienda di Cupertinopreferisce far svolgere quel compito a Fo-xconn, il gigante taiwanese dell’outsour-cing hi-tech che solo nel suo centro pro-duttivo di Shenzhen, nel sud della Cina,occupa 140mila persone. Ovviamente pa-gate una frazione del compenso degli ope-rai della Ford.

Ma Apple non esce bene da confrontocon la Ford neppure sul fronte dei dipen-denti americani. Mentre Ford permettevaa tutti di vivere l’American dream, con sti-pendi di riguardo, piani pensionistici e co-perture mediche, Apple compensa otti-mamente i suoi ingegneri ma non la gran-de fetta dei circa 76mila dipendenti ame-ricani che lavora nei negozi, per la quale ilpacchetto remunerativo complessivo raggiunge meno della metà di quello deivecchi operai della Ford.

A essere invece pagati benissimo sono itop manager. Nel 2015, tra salario, incenti-vi e stock option convertite, i sei in cimaalla scala gerarchica hanno incassato untotale di 145 milioni.

All’estero Apple non ha dirottato solo ilgrosso dei suoi posti di lavoro, ma anche ilgrosso dei suoi profitti. Secondo i calcolidi Bloomberg News, sono quasi 200 i mi-liardi di dollari in cash che Apple mantie-ne all’estero per non pagare il 39% di tasseprevisto dall’attuale legislazione fiscaleamericana nel caso rientrino in patria.

In buona sostanza, Apple non paga letasse né investe in capacità produttivanel Paese che le ha dato i natali, che ospi-ta il suo quartier generale e che genera

più profitti di qualsiasi altro. Quello che invece ha scelto di fare è sta-

to di trasferire ricchezza a chi ha specula-to sui suoi titoli. In appena 32 mesi di cre-scenti investimenti nel titolo Apple, tra l’estate del 2013 e la primavera del 2016, Carl Icahn, famoso corporate raider ame-ricano, sostenitore politico e consigliere economico di Donald Trump, ha portato acasa quasi 2 miliardi in profitti.

Senza contribuire alcunché alla cresci-ta o al bene dell’azienda, Icahn ha infattibeneficiato del programma di buybackche, anche su sua spinta, ha portato Ap-ple a spendere 127 miliardi in acquisti diazioni proprie (in aggiunta ai circa 44,8pagati in dividendi).

Come se non bastasse, Apple ha decisodi non pagare Icahn e gli altri investitori usando cash, bensì ha preferito emettereobbligazioni per 50 miliardi.

Quello di Apple è il caso di un’aziendache ha finora saputo reggere alla sua auto-cannibalizzazione finanziaria. Ma ad altreaziende del settore hi-tech non è andata altrettanto bene. Prendiamo il caso di Mo-torola. La serie di ambiziosi buyback av-venuta tra il 2005 e il 2007 ha dato un con-tributo determinante al declino tecnolo-gico che l’ha resa lo spettro di se stessa.

Secondo il professore di Lowell, i buy-back hanno azzoppato anche altri colossidel mondo hi-tech. «Cisco è stata la socie-tà con la più rapida crescita della storia de-gli Stati Uniti. Oggi continua a fare profit-ti, ma non cresce più, e soprattutto non in-veste in nuovi prodotti. Dal 2002 in poi hainvece scelto di spendere oltre il 100% deisuoi utili in programmi di ridistribuzione finanziaria. Stessa cosa vale per Micro-soft, che per via della sua posizione mono-polistica genera ancora una montagna diprofitti, ma continua a tagliare i costi anzi-ché investire proporzionalmente ai suoiutili. Nel 2015 ha ridotto di 18.000 unità lasua forza lavoro dipendenti e nel 2016 haannunciato 40 miliardi in riacquisto di azioni proprie», osserva l’economista americano, che nel suo più recente studioha stimato in 163 miliardi il valore totale dei riacquisti voluti invece da Ibm tra l’ini-zio del 2001 e il settembre scorso.

Altro gigante fortemente indebolito èHewlett-Packard. Nel periodo tra il 1999e il 2005, quando a gestirla è stata CarlyFiorina, Hp ha speso un totale di 14 miliar-di in buyback, due miliardi in più degli utili complessivi dello stesso periodo.Nei cinque anni al timone, il suo succes-sore Mark Hurd ne ha spesi 43 (con 36 mi-liardi di utili) e nel 2011 il nuovo Ad, LeoApotheker, ne ha spesi altri 10. Il risultatofinale è che Hp oggi è ritenuta dagli anali-sti un’azienda stanca e forse superata. Oc-corre far notare che Hp ha anche sprecatomiliardi in acquisizioni insensate o sba-gliate che non hanno beneficiato nessuno,mentre i capitali spesi in buyback, oltreche agli speculatori, sono andati anche ainvestitori privati e fondi pensionistici, quindi sono stati condivisi.

Il buyback in sé, come molti strumen-ti finanziari, non sarebbe esclusiva-mente nefasto. È il suo abuso che lo ren-de tale. E il problema è che troppo spes-so i riacquisti sono stati (ab)usati daitop manager per pompare artificial-mente il valore dei titoli.

Emblematiche sono le cifre di un co-losso del settore della ristorazione,McDonald’s. Nonostante il 2015 sia stato

il terzo anno consecutivo in cui ha regi-strato un calo dei clienti, la catena ha pun-tato su un piano di rilancio basato quasiesclusivamente sullo «sviluppo del valo-re finanziario». Quindi maggior indebi-tamento e crescenti acquisti di azioni proprie. Per un totale di 30 miliardi neitre anni tra il 2014 e il 2016. Insomma, an-ziché di crescere investendo, la strategiadi corporation come McDonald’s è stataquella di appagare gli investitori e tenerbuoni speculatori e raider a suon di di-stribuzioni di profitti.

«Può sembrare incredibile», aggiungeLazonick, «ma la realtà è che a partire da-gli anni 80 in America sono state le azien-de a fornire fondi al mercato azionario e non viceversa». In più, l’indebitamento hacessato di svolgere quella funzione pro-pulsiva avuta un tempo: tra il 1952 e il 1982la media della quota-parte di ogni dollarodi profitto o di nuovo debito che andava ininvestimenti era di circa 40 centesimi. Dal1983 è scesa a circa 10 centesimi.

Come abbiamo fatto già notare nel casodella Apple, oltre a investitori/speculato-ri gli unici altri che hanno ottenuto fortibenefici dalla finanziarizzazione del-l’economia e dall’uso della regola 10B-18,sono stati i top manager.

Analizzando i bilanci delle società quo-tate americane, Lazonick ha appuratoche nei 10 anni tra il 2006 e il 2015 la partedi gran lunga maggiore del pacchetto re-

AP

Il presidente eletto. Donald Trump ha conquistato la Casa Bianca proprio cavalcando l’indignazione per le ineguaglianze della società americana

United Technology. Bloccata da Trump (con risorse pubbliche) la delocalizzazione di Carrier in Messico

Se il riacquisto di azioni brucia risorse

tributivo complessivo di un top manager,la cui media annuale è passata dai 25,6 mi-lioni dl primo anno ai 32,6 dell’ultimo, èquella collegata ai titoli. Nel 2006 rappre-sentava circa il 73% del totale. Nel 2015 èarrivata all’82 per cento.

«È evidente come i top manager sianoenormemente incentivati a far crescere ilvalore delle azioni delle proprie aziende»,spiega Lazonick. «E la regola 10B-18, con ilconsenso della Sec, offre loro il migliore strumento per arricchirsi favorendo il saccheggio delle società che governano».

I dati e le analisi dell’economista diLowell potrebbero aiutare anche a spie-gare come mai la politica monetariaespansiva degli ultimi otto anni ha pro-dotto una ripresa insoddisfacente in ter-mini di aumento di salari e attività econo-mico-industriale. I tassi d’interesse azze-rati hanno infatti incoraggiato l’indebita-mento aziendale, ma a questo non ha seguito un pari aumento degli investi-menti produttivi perché una grossa parte di quei fondi è finita ai vari Icahn.

Il massimo dell’ironia è che adessoIcahn è consigliere economico, seppurinformale, di un signore arrivato allaCasa Bianca sull’onda della frustrazio-ne alimentata proprio d quella specula-zione finanziaria di cui Icahn è il piùgrande maestro.

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pNelle settimane successive alla vittoria elettorale, i media Usa e del resto del mon-do, hanno decantato alcune “vittorie” di Donald Trump nella lotta alla delocalizza-zione. La prima è stata quella di convincereCarrier, un produttore di condizionatori a non trasferire in Messico la produzione di una fabbrica di Indianapolis.

Trump ci è riuscito con il supporto dell’at-tuale governatore dell’Indiana, il suo futuro vice-presidente Michael Pence, che ha pro-messo un pacchetto di incentivi, fiscali e non, grazie ai quali sono stati “salvati” circa 800 posti. Ma secondo molti economisti è stata una vittoria fittizia, dovuta a misure non solo insostenibili ma anche sbagliate. Insostenibili perché le casse statali non pos-

sono permettersi di estendere a tutti le con-cessioni fatte a Carrier. Sbagliate perché presuppongono che la delocalizzazioneprogrammata da Carrier sia dovuta dall’in-sostenibilità economica della produzione a Indianapolis. Ma non è così. Anzi, quello in cui opera Carrier - prodotti per riscalda-mento e condizionamento d’aria - è il ramo d’azienda più redditizio per United Techno-logy Corp, la grande holding che oltre a Car-rier detiene, tra l’altro la società aerospazia-le Pratt&Whitney e quella di ascensori Otis.Utc ha infatti chiuso il 2015 con 9,13 miliardi di dollari di profitti operativi, con 2,9 di utili venuti dal settore in cui opera Carrier.

La decisione di trasferire 1.400 posti di la-voro in Messico, poi in parte rimangiata, era

piuttosto dovuta al desiderio di top mana-ger e azionisti di strizzare maggiori profitti. Dal 2006 a oggi, Utc ha speso oltre 25 miliar-di in buyback, pari al 50% dei suoi utili. E l’an-no scorso, poco prima di divulgare la notiziadella delocalizzazione in Messico, il suo vertice ha annunciato un altro giro da 10 mi-liardi. Quel giorno il titolo ha registrato un aumento del 5%, facendo felici investitori,speculatori e top manager con le tasche pie-ne di stock option. A partire dall’ammini-stratore delegato, Gregory Hayes. Dal 2012 al novembre scorso, il suo pacchetto retri-butivo è stato di oltre 44 milioni, metà dei quali dovuto proprio a incentivi azionari.

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pMentre i dividendi favoriscono gli inve-stitori che detengono – e mantengono neltempo – i titoli di una società, il buybackpremia gli investitori – e più spesso che non,gli speculatori – che vendono le azioni, por-tando benefici in modo particolare a coloroche trovano il momento giusto per operarein coincidenza di un intervento di tale ini-ziativa dei vertici aziendali (quindi con altopotenziale di rischio di insider trading).

Dunque, creando nuova domandaun’operazione di buyback può innanzi-tutto portare a un aumento del valore del-le azioni, ma anche a ridurre il numero deititoli attraverso l’annullamento di partedel circolante.

Tutto questo produce un aumento deicosiddetti “utili netti per azione”, o ear-nings per share, un’unità di valutazionedella performance di una società quotataalla quale gli analisti finanziari dannomolto peso.

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GLI EFFETTI SUI TITOLI

Dal buybackall’aumento degli utilinetti per azione

Nuove misure fiscali. In discussione l’efficacia delle iniziative annunciate dal presidente eletto

Dubbi sullo scudo per i capitali all’esteropSecondo i dati più recenti, forniti da Capital Economics, i miliardi in contantidetenuti all’estero dalle società ameri-cane hanno superato il tetto dei 2.500 e sono dunque pari a oltre il 13% del pro-dotto interno lordo degli Stati Uniti.

Il motivo della crescita dei capitali de-tenuti all’estero è semplice: la legislazio-ne fiscale permette di non pagare tassesui profitti prodotti fuori dai confini na-zionali fino a quando non vengono rim-patriati. E poiché l’idea di pagare un’ali-quota del 39% non piace a nessuno, nes-suno li rimpatria.

Durante la sua campagna elettorale ilpresidente eletto Donald Trump ha di-chiarato di voler portare l’aliquota per i

capitali che rientrano dall’estero al 10 per cento, presentando questa come unadelle varie misure fiscali che spingeran-no le aziende a investire nel Made in Usa.

Ma molti economisti sono scettici suquest’ultimo punto. Innanzitutto per-ché il declino negli investimenti non sembra dovuto a mancanza di cash. Se-

condo i dati della Federal Reserve, al set-tembre scorso, le aziende americanehanno infatti accumulato negli StatiUniti quasi 2mila miliardi in cash, recorddegli ultimi due anni. Lo stesso autoredel rapporto di Capital Economics, An-drew Hunter, ha poi fatto notare chequando è stata fatta una sanatoria equi-valente, nel 2004, il grosso dei capitali rientrati è finito in buyback e dividendi.

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www.ilsole24ore.comLe polemiche sulla squadra di governo sceltada Donald Trump e sulla strategia economica

del presidente eletto

Fonte: Elaborazioni su dati S&P’s

Emissioni nette di capitale azionario nell’economia americana.Dati in dollari del 2015

1945/1955

1956/1965

1966/1975

1976/1985

1986/1995

1996/2005

2006/2015

143,2 110,9316

-290,9

-1.002,5

-1.524,4

-4.466,6

0,56 0,3 0,58 -0,4 -1,0 -1,09

-2,65% sulPil

-5000

-4000

-3000

-2000

-1000

0

1000

IL CROLLO DELLE EMISSIONI DI AZIONI

Lo scenario

Fonte: Elaborazioni su dati S&P’s

La media dei dividendi e delle operazioni di buyback.Dati in dollari del 2015 per 236 società del S&P’s 500 Indexnel gennaio del 2016 e quotate dal 1981 fino al 2015

DividendiBuyback

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

1981 ‘91 ‘01 ‘11 2015

LA CRESCITA DI DIVIDENDI E BUYBACK

AUMENTANO LE DISEGUAGLIANZEA beneficiare del drenaggiosono stati soprattuttoi top manager e gli hedge fund,ai danni del settore manifatturieroe degli investimenti produttivi

ALIQUOTE E LIQUIDITÀIl declino degli investimenti negli Usa non è dovuto alla mancanza di cash e le sanatorie in passato hanno finito per alimentare buyback e dividendi

La nuova AmericaINCHIESTA/LA FABBRICA DELLE DISEGUAGLIANZE

Dietro la vittoria di TrumpIl tycoon ha capitalizzato la protestacontro il «tradimento» di Wall Street

La strategiaNell’ultimo decennio la bussola dei big Usaè stata assicurare un premio agli azionisti

Mercoledì 11 Gennaio 2017 IL GIORNALE DELL’ECONOMIA REALE www.ilsole24ore.com

t @ 24ImpresaTerr

CONFINDUSTRIA

Il Molise crescecon l’innovazioneVera Viola upagina 10

Industria

METALLI

Portovesme, pronti 70 milioni

Lavoro

Stili&tendenze

Edilizia

CONTRATTI

Calzature, rottele trattativeCristina Casadeiupagina 12

PITTI UOMO

Moda: un pianoda 35 milioniSilvia Pieracciniupagina 13

BANDI

Appalti, in calole aggiudicazioniAlessandro Lerbiniupagina 14

Mercati

MECCANICA STRUMENTALEMacchinari perla gomma plastica:riparte l’export

ALL’INTERNO

Davide Madeddu upagina 10

STOCCAGGI ALL’OPERA

Il freddo spingela domanda di gasJacopo Gilibertoupagina 11

SU INTERNET

Grande distribuzione. Rapporto Mediobanca: Lidl ed Eurospin hanno messo a segno i maggiori tassi di sviluppo nel settore

Il discount continua la crescitaEsselunga resta prima per redditività - I colossi francesi marciano a due velocità

GRANDI OPERE

Gara al Brenneroda 1,3 miliardiAlessandro Arona upagina 14

DOSSIERCon i barometriil polso dei settori

POST TERREMOTO

Agli allevatorii primi 11 milioni Michele Romanoupagina 10

STRATEGIE

Paoloni, a Milano nuovo showroomGiulia Crivelliupagina 13

INNOVAZIONE

Tessitura Salento,occupati a rischioVincenzo Rutiglianoupagina 12

METALLURGIA

Sardegna avantisul caso dell’AlcoaDavide Madeddu upagina 11

Emanuele ScarciMILANO

pI consumi languono ma ad ap-profittare della situazione di di-sagio delle famiglie italiane sono soprattutto i discount. Così an-che nel 2015 Lidl ed Eurospin ri-sultano i gruppi commerciali più dinamici (anche per le nuove aperture) in un mercato sostan-zialmente stagnante e a spese delle grandi insegne e del piccolocommercio. Soltanto Esselunga(concentrata tra Lombardia, To-scana ed Emilia) resta, per cresci-ta e redditività, competitiva in Italia ma anche in Europa; seguitadal mago degli ipermercati Mar-co Brunelli con le insegne Iper-Unes (+7%). Il quadro emerge dalrapporto Mediobanca dedicato ai maggiori otto gruppi italiani e internazionali della grande di-stribuzione alimentare.

Tra il 2011 e il 2015 le due catenelow cost Lidl Italia (600 negozi) ed Eurospin (1.100) hanno au-

mentato il fatturato, rispettiva-mente, del 43% a 3,7 miliardi e del 42,9% a 4,4 miliardi, in un mercatoche invece ha visto le vendite per metro quadrato scendere da 7.606 a 7.184 euro (hanno influito anche le chiusure di punti vendi-

ta). Alle loro spalle l’insegna Esse-lunga (7,2 miliardi) che vanta ven-dite per mq al top, 15.700 euro, e che in 5 anni ha cumulato utili per 1,136 miliardi, seguito dai 635 mi-lioni di Eurospin e dai 206 di Lidl. Tuttavia Esselunga (catena in vendita dopo la scomparsa del fondatore) ha una redditività

(Roi) minore di Lidl (23,7%) ed Eurospin (20,6%).

Il benchmarkI punti di forza della catena venetaEurospin sono il veloce rigiro del magazzino (19 giorni), la bassa in-cidenza del personale (7% sul fat-turato nel 2016), la metà della me-dia degli altri operatori. Dati simi-li a Lidl che però punta esclusiva-mente su negozi a gestione direttacon un costo del lavoro superiore,l’8,6%. «Oggi - commenta Roma-no Mion , ad di Eurospin - abbia-mo il 70% di vendite che fa capo a negozi diretti e l’obiettivo è di au-mentare questa quota: i nuovi ne-gozi sono infatti tutti diretti e i mu-ri di proprietà».

Dunque l’efficienza delle cate-ne low cost soppianterà i retailer della gdo? In realtà non è così per-ché la crescita dei discount è in frenata da qualche anno anche se ha raggiunto 13 miliardi di giro d’affari, il 16% del largo consumo.

Lo scorso luglio i discount erano 5.065 (165 in più) e le vendite, a retecorrente, crescevano, secondo Nielsen, del 6,3% solo grazie ai nuovi punti vendita e al travaso diquote da altre insegne low cost.

La concentrazione potrebbeaccelerare con l’imminente arri-vo in Italia del colosso tedesco Al-di. Nettamente in ritardo su Euro-spin che rimane un caso da ma-nuale: fattura 4,4 miliardi, dispo-ne di un patrimonio netto di un miliardo e una liquidità di 565 mi-lioni. «Nel 2016 - precisa Mion - siamo cresciuti a rete corrente dell’8% e a rete costante dello 0,5/0,8%. Anche quest’anno pun-tiamo ad aprire 50 negozi, grazie anche alle disponibilità liquide».

Il salvagente Quanto alle altre catene com-merciali analizzate nel rapportoMediobanca, la staticità del Si-stema Coop (+0,1% dei ricavi dal2011 al 15) rivela una crisi di stra-

tegie e competitività almeno quinquennale, anche perchèopera con il format degli iper-mercati in regioni come Puglia,Sicilia e Campania.

Nel 2015 il sistema delle undicimaggiori Coop ha realizzato un fatturato aggregato di 10,9 miliar-di, con una perdita operativa dello0,7 del giro d’affari, ma con un ri-sultato positivo (3,1%) grazie alla ciambella di salvataggio della ge-stione finanziaria (i negozi rac-colgono risparmio dai soci pre-statori che ammonta a 10,7 miliar-di). Sei delle undici cooperative hanno registrato una perdita ope-rativa. In un lustro l’aggregato Co-op ha realizzato utili per 109 milio-ni, il risultato di proventi finanzia-ri vari per oltre 1,5 miliardi e svalu-tazioni e imposte per 1,4 miliardi.

Il leader di mercato Coop è se-guito dalla galassia Conad, che per il 2016 dichiara un giro d’affaridi 12,5 miliardi, in crescita del 2,6%: una catena tra le meno in-

gessate dalla crisi degli ultimi an-ni ma che il rapporto Mediobancanon prende in esame.

Nel tunnel e fuoriNel rapporto ci sono i francesi di Auchan-Sma, ancora nel tunnel della crisi: nel 2015 hanno perso l’8,9% dei ricavi e circa il 20% in cinque anni, superati anche da Eurospin. Sembra invece aver ri-trovato il bandolo della matassa Carrefour: dopo la ritirata dal Mezzogiorno, la ristrutturazione e alcune acquisizioni, nel 2015 è tornata a crescere con un +6,1% nel 2015 e +2,2% nei primi 9 mesi del 2016. Nel quinquennio Carre-four ha perso 2,5 miliardi e Au-chan 559 milioni.

Infine, in ripresina il gruppo ve-neto Pam (+1% nel 2015) anche se ha perso oltre 120 milioni di ricavirispetto al 2011.

Aziende in campoemanuelescarci.blog.ilsole24ore.com

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Lotta alla contraffazione. Accordo triennale tra Iacc e Intellegit, start-up dell’ateneo che si occupa di sicurezza online

Falsi, i colossi globali ingaggiano TrentoLaura CavestriMILANO

pIl “gigante” Golia chiede aiutoal “piccolo” Davide. Che però non è armato di fionda ma di un web know-how sul fronte della lotta alla contraffazione in rete di cui anche i “segugi” americani si sono accorti.

Il gigante è l’International Anti-Counterfeiting Coalition (Iacc) – associazione internazionale - consede a Washington – specializza-ta , per conto di oltre 250 grandi aziende, di combattere il com-mercio di falsi prodotti online, in-

tercettare e far chiudere siti di fake goods, attraverso software e “marcatori” sofisticati. Ma anche facendo prevenzione, tramite ac-cordi – come con il colosso cineseAlibaba, l’Europol e la Guardia di Finanza italiana – per condivide-re dati e mappare le rotte dei falsi.

Proprio Iacc ha appena siglatoun accordo triennale con Intelle-git, piccola start-up italiana che sioccupa di sicurezza sul web ed è nata all’Università di Trento da uno spin-off di “E-crime”, il grup-po di ricerca su crimine e sicurez-za dell’ateneo trentino, guidato

dal professor Andrea Di Nicola. L’accordo triennale prevede

che Intellegit faccia una sorta di valutazione indipendente e “cer-tificazione”del nuovo program-ma anticontraffazione online istituito da Iacc(MarketSafe

Expansion Program), che, in col-laborazione con Alibaba e su tut-te le piattaforme del famoso marketplace online, a partire da metà gennaio 2017, cosentirà di chiudere in maniera semplice e veloce inserzioni e contrastare venditori di merci false. Facilite-rà, inoltre, la comunicazione conAlibaba per rafforzare misure preventive e far giungere in ma-niera efficace ad Alibaba stesso esigenze ed indicazioni delle aziende fornitrici che produco-no gli originali.

Lo staff dell’Università di

Trento – che con fondi Ue ha già realizzato un software esclusivo, che identifica prodotti farmaceu-tici contraffatti e farmacie illegaliin rete e che ha già attratto l’atten-zione di Europol – porteranno la loro esperienza, interagiranno con i marchi, Iacc e lo staff di Ali-baba. Per il momento, dovranno “suggerire” strategie di migliora-mento. Una “consulenza” che non preclude l’eventuale svilup-po di cyber-prodotti ad hoc.

«Sono entusiasta che la valuta-zione del progetto sia affidata al-l’expertise dell’Università di Trento – ha detto il presidente di Iacc, Bob Barchiesi –. Non puoi essere tu a dare un voto al tuo stes-so lavoro».

«Crediamo di essere forte-mente qualificati per questo inca-rico – ha detto Andrea Di Nicola, professore di criminologia al-l’Università di Trento e socio fon-datore di Intellegit – . Il valore ag-giunto di Intellegit è che, attra-verso le scienze della sicurezza, lavoriamo sui dati e li trasformia-mo in conoscenza applicabile e strumenti operativi. Con l’obiet-tivo di un business più sicuro».

Secondo il Dipartimento degliInterni Usa, nel 2015, i sequestri dibeni contraffatti, su suolo statu-nitense, sono cresciuti del 25%, ri-spetto all’anno precedente, per un valore di merci che supera gli 1,3 miliardi di dollari.

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LO SCENARIOIl sistema Coop accusapunti di difficoltàAttesa per le mosse del gruppo tedesco Aldiappena entrato in Italia

L’INTESAI ricercatori italiani chiamati a una valutazione indipendentedei sistemi web e proceduredell’organismo statunitense contro i falsi su Alibaba

L’ANALISI

VincenzoChierchia

Agevolarei progettiper migliorarela rete vendita

L a lettura dei dati Mediobanca suggerisce alcune

considerazioni. Innanzitutto Regioni e

Comuni dovrebbero adoperarsi , per quanto di competenza ovviamente, per favorire il commercio di prossimità, ossia per rivitalizzare le aree urbane con formule commerciali adeguate ai bisogni del consumatore. Le catene vincenti si sono rivelate essere quelle improntate al modello discount: prezzo, efficienza e pochi prodotti di marca. Ha vinto la formula del superstore alla Esselunga (dove è presente), con un posizionamento ottimale nelle aree urbane. Sembra aver finora accusato pesanti contraccolpi l’ipermercato modello francese. I colossi transalpini hanno dovuto oltremisura fare i conti con la rigidità della formula rispetto al mercato italiano, almeno fino a questo momento.

Ricapitolando: hanno avuto successo le catene commerciali che hanno saputo offrire al mercato unapolitica commerciale chiara, con un forte radicamento nelle aree urbane: insomma convenienza e facilità di accesso ai negozi. Bene anche l’innovazione e il dinamismo dei soci nelle realtà di carattere associativo.

Cosa fare allora? Certamente per gli enti locali ci sono i nodi dei tanti mini-supermarket chiusi nelle aree urbane, e dei centri commerciali extra-urbani obsoleti, non più premiati dalla domanda.

In questo scenario si calano le valutazioni, del tutto ipotetiche, su Esselunga che resta campione di produttività. Il timone passerà ancora di mano dopo la scomparsa del titolare Bernardo Caprotti e l’ingresso degli eredi? Altro quesito: cosa succederà con Aldi, che è modello di riferimento internazionale per il canale discount?

Viene poi da chiedersi: maperchè non rilanciare il sostegno all’innovazione nel settore commerciale visto che un gruppo come Amazon sta investendo in questa direzione.

Ci vorrebbe una nuova fase di revisione delle regole, con l’obiettivo di una nuova fase di modernizzazione della rete, per assicurare maggiore flessibilità negli investimenti e per far crescere i benefici ai consumatori. Prezzi, qualità e assortimento, bene, ma anche varietà della formula, rivitalizzazione delle aree urbane e dei poli commerciali. tenendo conto che sta crescendo la quota di turisti sul totale dei consumatori della grande distribuzione, così come quella dei clienti digitali.

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Il confronto. Si allarga la distanza tra le realtà che operano a livello nazionale e i leader globali

Gruppi piccoli e non internazionalizzatipTroppo grandi per noi. Il pa-norama della distribuzione mon-diale tratteggiato dall’ultimo Rap-porto Mediobanca rende l’idea del treno perso dal nostro Paese per veicolare il made in Italy. I re-tailer italiani sono dei veri pesi piuma rispetto ai pesi massimi e medi americani, britannici, fran-cesi e persino olandesi e spagnoli.

Il leader tricolore Coop fattura ap-pena 12 miliardi, molto distante datutti i competitor internazionali che vantano decine di miliardi di turnover. E questo spiega anche l’impossibilità di una sfida dei no-stri retailer sui mercati esteri, an-che se ora si apre lo spiraglio delle piattaforme per l’ecommerce.

A dominare la classifica mon-

diale dei distributori nel 2015 è l’americana Walmart con vendite per circa 440 miliardi di euro, pressappoco quanto il Pil della Svezia. Inoltre pesa più di quattro volte il secondo operatore che è ancora americano, Kroger, con 101miliardi; Kroger, a sua volta, stac-ca di molte spanne i francesi di Carrefour con 76,9 miliardi, i bri-

tannici Tesco, che ha realizzato vendite per 74,2 miliardi, e l’ameri-cana Target con 68 miliardi. L’an-no scorso è stato celebrato il ma-trimonio della belga Delhaize con l’olandese Ahold, con vendite ag-gregate vicine ai 63 miliardi. Da-vanti alla catena giapponese Aeoncon oltre 55 miliardi.

I trend del 2015 vedono avvan-

taggiarsi i pesi medi: Aeon cresce di circa il 17% e Ahold del 16% men-tre Walmart arretra di quasi un punto, la britannica Tesco di circail 13% e la francese Casinò del 5%.

Mediamente il 27,8% delle ven-dite dei grandi player è realizzato all’estero. Delhaize-Ahold supera addirittura il 70%; seguono i tre gruppi francesi, Auchan (64%), Carrefour (52,9%) e Casinò (51,7%). Quest’ultima ha raggiun-to posizioni di leadership in Brasi-le, Colombia e nel Sud est asiatico.

A parte Walmart, che è moltoattiva in Messico e presente, in Eu-ropa, nel Regno Unito, le altre grandi catene statunitensi (Kro-ger e Target) operano solo sul mercato domestico, così come la spagnola Mercadona.

Tuttavia i gruppi a stelle e stri-sce dominano la scena per redditi-vità industriale: con Kroger (19,2%), Target (19,1%) e Walmart (18,1%), preceduta dalla spagnola Mercadona (18,2%).

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5,40 4,90

CARREFOUR

-9,3%

20152011

1.101

-2.477

Fonte: Area Studi Mediobanca

0

12,0

4,0

8,0

Il fatturatodei maggiorioperatori italianiDati 2011 e 2015in miliardi di euro e variazione %

Punti venditacomplessivi

Utile netto 2011-2015Dati in milioni di euro

6,44 7,18

ESSELUNGA

+11,6%

20152011

152

+1.136

5,15 4,14

AUCHAN - SMA

-19,6%

20152011

1.895

-559

11,60 10,86

COOP

+0,1%

20152011

866

+109

3,07 4,39

EUROSPIN ITALIA

+42,9%

20152011

1.048

+635

2,58 3,69

LIDL ITALIA

+43,0%

20152011

568

+206

2,35 2,51

IPER - UNES

+7,0%

20152011

194

+135

2,52 2,40

GRUPPO PAM

-4,9%

20152011

684

+21

2011

Gli otto big della grande distribuzione alimentare

10 Impresa & territori Il Sole 24 OreMercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

Assemblee. Fuori dalla crisi le poche aziende che hanno saputo modernizzarsi ed esportare, chi non ce l’ha fatta costretto a chiudere

Molise, cresce solo chi innovaNatale (presidente degli industriali): bene le grandi imprese, i piccoli soffrono

Vera ViolaPOZZILLI (ISERNIA)

p«In Molise l’economia è ri-partita. Ma non è ancora in ripre-sa. Il settore industriale molisanocresce, ma in modo “duale”: cre-sce l’industria medio grande, co-sì l’agroalimentare, ma non cre-sce tutto il resto. L’industria di piccole dimensioni non va be-ne». Con una descrizione obietti-va del trend in atto si apre la rela-zione del presidente di Confin-dustria Molise, Mauro Natale, nel giorno dell’Assemblea pub-blica annuale. Occasione per fareil punto su politiche avviate e programmi da completare grazieanche alla presenza del presiden-te di Confindustria, Vincenzo Boccia, del ministro per la Coe-sione Territoriale, Claudio De Vincenti, dell’ad di Invitalia Do-menico Arcuri. Oltre che dei rap-presentanti delle istituzioni loca-li, tra cui il presidente della Re-gione Paolo Di Laura Frattura.

Il Molise inverte la rotta: ha re-gistrato una crescita del Pil regio-nale del 2,9% nel 2015, dato da re-cord nel Sud Italia, ma da leggere con prudenza trattandosi di una percentuale costruita su piccoli numeri di una piccola regione. Le esportazioni nel primo semestre del 2016 sono cresciute del 92%.

Il presidente Natale parla di«imprese che hanno superato la crisi, perché hanno innovato, esportato, modernizzato la go-vernance». E, all’estremo oppo-sto, di una moltitudine di piccole, che non hanno innovato e non si sono modernizzate tra cui nume-rose che hanno chiuso. «In mezzo- precisa - ci sono tutti gli altri, la maggioranza, che possono ag-ganciare il primo gruppo, o essererisucchiati dal secondo».

Perchè le imprese crescano,

per Mauro Natale, occorono stru-menti idonei. Tema a cui si colle-ga il presidente di Confindustria. «Occorre una visione lunga e pro-grammi di medio lungo periodo - dice Boccia - poichè c’è distanza tra le riforme e i loro effetti». Il lea-der degli industriali italiani riba-disce che «la questione industria-le è questione nazionale». «L’in-dustria - dice - va posta al centro delle politiche nazionali e regio-nali che devono convergere tra loro, e che devono offrire stru-menti per rendere il Paese com-petitivo». Per Boccia «il 2017 sarà un anno difficile «sia in vista dellatornata di elezioni in Europa, sia per il dilagare di tendenze prote-

zionistiche». Occorre, quindi, che in tema di politica economicanazionale «si definiscano gli obiettivi da raggiungere, di con-seguenza si individuino gli stru-menti da utilizzare e, solo infine, sivalutino i saldi di bilancio. Non vi-ceversa». Il Molise, per Boccia, con le sue percentuali di crescita «è regione simbolo di un Mezzo-giorno che ha potenzialità e le sta utilizzando».

Crescere e rimuovere gli osta-coli sono le parole chiave della giornata. Il presidente molisano parla di mala burocrazia e cita la cattiva gestione delle aree di svi-luppo industriale. Parla di zone franche, di incentivi fiscali, di un abbattimento della tassazione lo-cale. «Provvedimenti - dice Nata-le - che abbiamo chiesto, ma non sono stati adottati». Parla di diffi-cile accesso al credito. A questo proposito Boccia ricorda che è in

atto un confronto tra Confindu-stria e Abi «che punta a favorire una valutazione qualitativa del-l’impresa che si aggiunga a quella attuale e solo quantitativa».

E poi Natale tocca il nervo sco-perto del Molise, quello delle in-frastrutture, un grave gap di una piccola regione che resta isolata dal resto d’Italia e dall’Europa. «Abbiamo apprezzato il Patto per il Sud e poi quello per la no-stra Regione con una dote di 727 milioni - dice il presidente regio-nale – che hanno definito prioritàdi interventi infrastrutturali darealizzare. Apprezziamo la scel-ta di potenziare la rete ferrovia-ria. Ci aspettiamo adesso che si apra una stagione di investimentida parte di Trenitalia per favorirein Molise il servizio di trasporto ferroviario, che oggi è in condi-zioni disastrose».

Infine, il presidente degli indu-striali molisani fa riferimento alla grande chance della Regione: gli incentivi per le aree di crisi, su cuida tempo si attende la graduatoriafinale e il via libera agli investi-menti (si veda l’articolo in basso).«Abbiamo davanti a noi un’occa-sione unica – conclude il presi-dente di Confindustria Molise – per sperimentare nuovi modelli di sviluppo: il riconoscimento dell’area di crisi al Molise può re-stituire competitività al nostro territorio, soprattutto se vengonopotenziati i fattori di attrattività». E precisa: «Abbiamo creduto fin dall’inizio in questo strumento per il rilancio degli investimenti industriali in Molise, e abbiamo apprezzato la competenza e la professionalità messa in campo dagli uffici. A dire il vero, avrem-mo gradito, che su strumenti co-me questo ci fosse stata – da parte del governo, delle regioni e dei sindacati - un’attenzione maggio-re per individuare in queste aree elementi di attrattività ancora piùinteressanti».

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MOLISE

OCCASIONE UNICAIl riconoscimento dell’area di crisi (con i relativi incentivi) potrebbe restituire competitività al territorio e rilanciare gli investimenti

Patto per il Molise. Lo strumento prevede fondi anche per le infrastrutture

Una «leva» da 727 milioni POZZILLI (ISERNIA)

pSono 979 le manifestazioni di interesse ricevute da Invitalia da parte di imprenditori interessati a investire in Molise. Di queste 117 vengono proposte da aziende di medie dimensioni e 8 da aziende di grandi dimensioni.

È Domenico Arcuri, ad di Invi-talia che presenta i dati delle pro-cedure avviate in base all’Accor-do di programma sulle aree di cri-si complessa delle legge 83 del2012. E lo fa intervenendo all’as-semblea annuale di Confindu-stria Molise che si è tenuta, ieri, a Pozzilli (Isernia).

Arcuri recepisce l’ansia degli

industriali di conoscere l’esito della manifestazione di interesse. E annuncia: «Per le grandi aziendesi potrebbero attivare i Contratti di Sviluppo, per le aziende di me-die dimensioni, invece, la legge 181e auspichiamo che la Regione pos-sa introdurre un incentivo per in-vestimenti di minore dimensione.Insomma – conclude – occorre fa-re in modo che il vantaggio com-petitivo che viene dal riconosci-mento del Molise come area di cri-si complessa porti effetivamente sviluppo». Sul tema dell'area di crisi complessa molisana, ieri po-meriggio si è svolto anche un in-contro a cui hanno partecipato

rappresentanti della Regione, dei 66 Comuni coinvolti, gli impren-ditori , i sindacati, lo stesso Arcuri.

Grande attesa si registra anchesul Patto per il Molise da 727 milio-ni e sopratutto sugli investimenti in infrastrutture previsti. Anche questo tema al centro di un incon-tro di ricognizione in Regione. «I dati di ripresa del Mezzogiorno sono importanti. Adesso – dice il ministro De Vincenti – c'è biso-gno di consolidare. Proprio par-tendo dal Mezzogiorno – conclu-de – possiamo riavviare una fase dicrescita in tutto il Paese».

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Post terremoto. Stanziamento di 11 milioni

Per gli allevatoriin arrivo la primatranche di aiuti

Michele RomanoANCONA

pGli 11 milioni previsti come prima tranche di aiuti agli alle-vatori di Marche, Umbria, Lazioe Abruzzo danneggiati dal ter-remoto saranno disponibili a febbraio. La conferma è arrivataieri dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, al termine del vertice di ieri con le associazioni agricole, al quale hanno partecipato anche il pre-sidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, il commissario straordinario, Vasco Errani, e il capo della protezione civile, Fa-brizio Curcio.

Si tratta di gestire «un'emer-genza molto complessa», secon-do Martina, perché ai danni pe-santissimi causati dal terremoto e «al periodo complicato dal punto di vista climatico», sugli allevatori pesano anche ritardi e burocrazia: a fronte di oltre 700 strutture mobili, tra moduli abi-tativi, moduli stalla e magazzini necessarie per le sole aziende agricole delle Marche (l'80% delle quali in provincia di Mace-rata), solo due sono in grado di ospitare gli animali. «Per il resto eravamo fermi alle buone inten-zioni, visto che ci sono le piazzo-le ma non ci sono i moduli e dovesono arrivati i moduli mancano gli allacci necessari perché sianoutilizzabili», spiega Enzo Bottos,direttore di Coldiretti Marche, affiancato da David Granieri, co-ordinatore nazionale per le aree terremotate e presidente di Coldiretti Lazio.

Con le temperatura scese finoa -10 gradi, bovini da carne e ovinirestano all'aperto con il rischio di ammalarsi e morire, mentre leassociazioni parlano di «cali di produzione del latte fino al 50%,

con un impatto sull'industria zo-otecnica e casearia che rischia diessere significativo se non si cor-re subito ai ripari».

«Dieci giorni di tempo per si-stemare le esigenze prioritarie legate al sisma di fine agosto (49moduli, ndr) e un mese per com-pletare la messa in opera dei moduli necessari dopo le scossedi ottobre». Errani ha scandito i tempi e garantito che tornerà prestissimo nelle Marche per verificare che siano rispettati: un netto cambio di passo controla burocrazia dei permessi da chiedere e dei documenti da presentare, senza i quali si ri-schia l'abuso edilizio. «Il raggio

di azione degli strumenti messi a fuoco per l'emergenza terre-moto è assolutamente nuovo, molto più forte e radicale degli interventi impostati per emer-genze precedenti - ha spiegato ilministro Martina -. Le innova-zioni sono tali per tutti e quindi vanno conosciute, capite e in-terpretate da tutti».

Un riferimento diretto anchealla Regione Marche, che lunedì completerà la gara per la fornitu-ra di 230 moduli, da completarsi in 30 giorni. «Inoltre, è disponi-bile da oltre un mese l'opzione non burocratica, che consente agli allevatori di acquistare stallemobili direttamente – ha ricor-dato il presidente Ceriscioli -. Si tratta di mettersi d'accordo: l'obiettivo comune è di dare una risposta nel modo più veloce possibile».

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EMERGENZAA fronte di oltre 700 strutturemobili necessarie per le sole aziende agricole delle Marche, solo due sono in grado di ospitare gli animali

9 mesi

Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore su dati Istat

Export, principali settori. Valori in milioni di euro, dati cumulati

2015

Var. %’15/08

Var. %’16/15

Metallurgia Prodottichimici

Alimentarie bevande

Mezzidi trasporto

Gommae plastica

9 mesi2016

134,4 148,4 69,2 44,0 16,0

155,5 114,3 54,3 41,6 14,9

+2.106,2% +39,5% +70,0% +108,6% −86,1%

+472,0% −0,2% +8,6% +24,9% +29,1%

Il commercio estero del Molise MARCHE

Il Sole 24 Ore Impresa & territori 11Mercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

Metallurgia. Accordo tra Invitalia e la società svizzera SiderAlloys - Ora l’avvio della due diligence propedeutica all’acquisto

Primo passo per il futuro di AlcoaSi lavora a un contratto di programma per rilanciare la produzione di alluminio

Davide MadedduCAGLIARI

pUn altro tassello del puzzle.Benché alla soluzione della ver-tenza Alcoa di Portovesme manchino ancora parecchi pas-saggi, lo scenario che riguarda ilfuturo dello smelter comincia adelinearsi.

Primo passo l’accordo tra Invi-talia e Sider Alloys – società sviz-zera con filiali in Asia, Nord e SudAmerica, Africa e che si occupa della commercializzazione di prodotti metallurgici e siderurgi-ci – cui segue l’avvio della “due di-ligence” propedeutica alla for-mulazione di una proposta d’ac-quisto dello stabilimento che si-no al 2012, nel Sulcis Iglesiente, produceva una media di 155mila tonnellate di alluminio primario assicurando occupazione a circa 900 persone tra diretti e indotto.

«La firma sull’accordo è avve-

nuta lunedì e ci dà modo di cono-scere lo scenario che si sta deline-ando – spiega Rino Barca, segre-tario regionale della Fim Cisl –. Dopo il 16 gennaio arriveranno i tecnici per fare una serie di so-pralluoghi nello stabilimento e altrettante verifiche degli im-pianti e una volta completata la due diligence si sarà una propo-

sta d’acquisto certificata con tuttirequisiti».

Piccoli passi di un camminoche sembra ancora lungo. Al-l’orizzonte, infatti, c’è la cessio-ne dello stabilimento e la dote economica ed energetica algruppo interessato a rilevare lo stabilimento con lo scopo di ri-

lanciare la produzione di allumi-nio primario. «La formula – pro-segue il sindacalista – sarà quelladel contratto di programma». Un passo avanti sembra riguar-dare anche la questione dei lavo-ratori che hanno perso gli am-mortizzatori sociali. «Sappiamoche la Regione ha inoltrato tuttoal Governo che ha acquisito i da-ti sia per il progetto di aria di crisicomplessa per i circa 400 lavo-ratori tra diretti e indotto – argo-menta – sia per coloro che hannoperso gli ammortizzatori sociali nel 2016. In campo poi c’è ancheil progetto di politiche attive peri lavoratori che hanno perso la mobilità in deroga. Per loro è previsto un sussidio».

Davanti allo stabilimento chesino al 2012 produceva alluminio primario e aveva un fatturato chesi aggirava «intorno ai 580 milio-ni di euro» resta il presidio a ol-tranza dei lavoratori che speranoin un riavvio degli impianti. A parlare di sfida straordinaria «che stiamo combattendo con tutte le armi possibili, anche gra-

zie ai lavoratori di Alcoa che sonostraordinari, non mollano e vo-gliono vedere l’impianto riaper-to» è il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. «Peradesso – dice da Firenze – abbia-mo bloccato il fatto che si sman-tellasse perché Alcoa avrebbe dovuto smantellare; noi abbiamoinvece fatto un accordo con Al-coa che ci dà la possibilità di lavo-rare altri 12 mesi, di trovare acqui-renti, di fare una due diligence, cosa che abbiamo fatto». Solleci-ta tempi rapidi perché «gli am-mortizzatori sociali non possonorappresentare la soluzione a chi cerca lavoro e non assistenza» Raffaele Apetino, coordinatore nazionale siderurgia Fim-Cisl.

«Con la notizia dell'avvio delladue diligence, si aggiunge un al-tro importante tassello nella complicata ricerca di una solu-zione industriale alla drammati-ca vertenza dell'Ex-Alcoa di Por-tovesme per evitare lo smantel-lamento dello smelter, ormai fer-mo dal 2012».

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SARDEGNA

LA STORIALo stabilimento sardofino al 2012 produceva 155mila tonnellate di metallocon un fatturato di 580 milionioccupando 900 persone

ANSA

In presidio. I lavoratori restano comunque davanti allo stabilimento

Il caso. La società disposta a investire ma solo se sarà realizzata una nuova discarica e saranno garantiti costi energetici certi

Portovesme, pronti 70 milionipPronti a un investimento da 70 milioni di euro da dilui-re in alcuni anni ma a due con-dizioni: che ci siano tempicerti per l’approvazione delprogetto per la costruzionedella nuova discarica e che sirisolva la questione “costienergetici”.

Sono i due ostacoli, la sca-denza è fissata per il 31 dicem-bre 2017, che la Portovesme srl, controllata dalla Glenco-re, e operante in Sardegna a Portovesme e a San Gavinonella produzione di zinco

(150mila tonnellate l’anno),piombo (65 mila tonnellate),acido solforico (200mila ton-nellate), rame (3mila tonnel-late), duecento tonnellated’argento e una d’oro e con unfatturato annuo di 500 milioni

di euro, deve superare perproseguire la sua attività.

Punti che sono stati illustra-ti dagli amministratori nel cor-so di un incontro alla Confin-dustria di Cagliari lunedì e chei sindacati e la stessa organiz-zazione datoriale hanno indi-cato in due lettere congiunte, «con richiesta di incontro»,inviate ieri pomeriggio sia alministero dello Sviluppo eco-nomico («per affrontare le problematiche relative allepolitiche energetiche») sia al-la Regione («per discutere del

progetto discarica»). In balloc’è la programmazione futura dell’industria che nel SulcisIglesiente continua a operare. Sino alla fine del 2017 la societàche assicura occupazione a 1.600 persone distribuite tradiretti e indotto, può conti-nuare a lavorare grazie alla di-scarica attualmente in uso il cui ultimo anello è stato auto-rizzato a ottobre. Nel frattem-po però è partita la procedura che prevede la realizzazione di una nuova discarica in cui smaltire «grazie all’impiego di

una tecnologia all’avanguar-dia che riduce al minimo la presenza di metalli», scarti inerti e vetrificati.

«L’azienda è pronta ad af-frontare questi interventi coninvestimenti che si aggiranointorno ai 70 milioni di euro –spiega Giacomo Migheli dellaFilctem regionale – se perònon ci sono risposte c’è il ri-schio che possano saltare gli investimenti e i posti di lavorosiano a rischio». Altro ele-mento con cui deve fare i con-ti l’industria è quello dei costienergetici. «Il 31 dicembre –osserva Migheli – scade la ta-riffa sulla super-interrompi-bilità e questo crea problemi

per la programmazione delbudget 2018».

Dello stesso avviso anche irappresentanti della segrete-ria provinciale della Femcache annunciano l’avvio di tut-te le iniziative da mettere inatto difendere il sito produtti-vo che, nonostante difficoltà«ha mantenuto energiche leproduzioni senza causare ul-teriori danni all’occupazio-ne». Per questo motivo gliesponenti dei rappresentantidei lavoratori annuncianol’avvio di una mobilitazionein difesa della fabbrica e dellasua produttività.

Dav. Ma.© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL PROGETTOL’azienda, che occupa ancora1.600 persone, diluiràin alcuni anni le risorse per una nuova tecnologia che ridurrà al minimo gli scarti

Energia. Analisi dello Sviluppo Economico

Il freddo spingela domanda di gasStoccaggi all’operaMILANO

pIl freddo fa bruciare più me-tano e aumenta il ricorso agli stoccaggi di gas. Per ora non do-vrebbero esserci problemi, ras-sicura il ministero dello Svilup-po Economico. A patto che non ci siano sorprese. E per evitarne,il ministero invita ad aumentare le importazioni per metter “fie-no in cascina”. Una sorpresa po-trebbe venire però da un espostocontro le riserve presentato da un avvocato salernitano, Oreste Agosto, secondo una legge in-trodotta in modo incauto sul-l’onda emotiva del terremoto emiliano del 2012.

La domanda di metano, 400milioni di metri cubi, è spinta dagli impianti di riscaldamento.«Nonostante la forte domanda di gas in questi giorni di gran freddo, gli stoccaggi sotterraneisono ancora pieni per il 61% e quindi in grado di soddisfare in sicurezza il fabbisogno nazio-nale», specifica il ministero. «È però importante garantire che illivello degli stoccaggi si man-tenga adeguato fino alla finedell’inverno».

La Snam ha consuntivato che,nei giorni scorsi, le imprese che forniscono gas hanno erogato dalle riserve nazionali un volu-me giornaliero di gas superiore a quanto contrattualizzato, es-senzialmente a causa dell’onda-ta di freddo e neve. Il ministero ha attivato dei meccanismi au-tomatici di monitoraggio per mantenere in sicurezza gli stoc-caggi. Le previsioni meteo fan-no presagire temperature più fredde del solito almeno fino a domani. Quindi, «conforme-mente allo specifico regola-mento Ue, il ministero ha attiva-to dei meccanismi automatici dimonitoraggio che non compor-tano interventi sul sistema, ma solo una comunicazione da par-te di Snam agli importatori af-finché bilancino i maggiori con-

sumi dei propri clienti mediantemisure di mercato, in particola-re con l’aumento delle importa-zioni dall’estero, in modo da mantenere il livello degli stoc-caggi entro valori che ne con-sentano il sicuro utilizzo anche nei prossimi mesi invernali».

L’Italia ha una delle più inte-ressanti capacità di deposito inEuropa. Si tratta di vecchi gia-cimenti sotterranei che dopodecenni di estrazione sono sta-ti svuotati e che vengono riuti-lizzati ripompandovi nuovometano là dove ve n’era rima-sto sigillato naturalmente permilioni di anni insieme con leacque profonde.

E proprio le acque profonde

presenti in tutti i giacimenti e stoccaggi di metano consentonoall’avvocato salernitano Agosto di fare un esposto alla presiden-za del consiglio e ai ministri del-l’Ambiente e dello Sviluppo eco-nomico. Per approfittare dei maldipancismi del Modenese, dove nel 2012 il terremoto fu at-tribuito da notizie farlocche al progetto mai realizzato di un nuovo deposito di gas, alcuni de-putati emiliani proposero un emendamento alla legge 28 di-cembre 2015 n. 221: «Ritenere precluse le attività di stoccaggio di gas naturale in acquiferi pro-fondi». Lo stravagante divieto fucontestato invano da un appello di scienziati e fu approvato. Ora con la denuncia dell’avvocato potrebbero scaturirne gli effetti.

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RISERVE ANCORA ADEGUATEI depositi sotterraneisono pieni per il 61%ma spunta un espostoche in base a una leggepotrebbe bloccare le risorse

Le cifre del passato

580 milioniIl fatturatoQuando Alcoa lavorava a regimedava lavoro a 900 persone

155 mila tonn.La produzione mediaFino al 2012 lo stabilimentoproduceva alluminio primario

12 Impresa & territori Il Sole 24 OreMercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

LAVORO

MIRAFIORINuova cassa alla Costruzione stampi Ancora un periodo di cassa integrazione ordinaria per i 214 lavoratori della Costruzione Stampi di Mirafiori, uno dei reparti all’interno dello stabilimento FCA a Torino. Dopo la cassa integrazione che ha interessato l’intero mese di gennaio l’azienda ha comunicato un nuovo periodo di fermo fino al 5 marzo prossimo. Storicamente il reparto si occupa della realizzazione degli stampi per i nuovi modelli o i restyling di casa Fiat Chrysler, sia per gli stabilimenti italiani che quelli esteri, soprattutto in Sudamenrica. A determinare la sospensione dal lavoro per tutti gli addetti, è «la transitoria diminuzione del lavoro tecnico , produttivo e amministrativo connessa alla specifica situazione di mercato dell’unità interessata» come specifica la comunicazione arrivata ai sindacati. Dal 2014, sottolinea la Fiom di Torino, non c’era cassa integrazione in questo reparto da almeno due anni. «La cig in un comparto piccolo ma rilevante – sottolineano i metalmeccanici della Cgil in una nota – è anche il sintomo di un rallentamento nell’avvio della produzione dei nuovi modelli ed è uno dei tanti segnali non positivi che abbiamo registrato in più settori di Mirafiori negli ultimi mesi. Peraltro a febbraio scadrà la cassa integrazione straordinaria alle Presse ed è probabile che anche in questo caso venga imboccata la strada dei contratti di solidarietà».

In breve Contratti. Venerdì Filctem, Femca e Uiltec invitano i lavoratori del settore e i tessili a scioperare e manifestare a Pitti

Calzature, trattative interrottePilotti: più flessibilità e recupero collettivo dei permessi ex-festività

Istruzione. L’intervento di Palazzo Chigi

Cabina di regiaper distinguere Itse corsi post-diplomaClaudio TucciROMA

pIl governo è pronto a “corre-re ai ripari” sulla formazione ter-ziaria professionalizzante: pa-lazzo Chigi ha acceso un faro, ed è intenzionato, a stretto giro, a promuovere una “cabina di re-gia”, aperta ad imprese, regioni e ai ministeri interessati (Miur e Lavoro), per consentire un de-collo, ordinato, dei nuovi per-corsi didattici “pratici” post-di-ploma, senza sovrapposizioni tra Its e università, e con l’obietti-vo di puntare all’occupabilità de-gli studenti.

Il tema è delicato; e a spingerel’esecutivo a un’accelerazione è stato il caos che si sta espanden-do, giorno dopo giorno, sui terri-tori dopo il blitz dello scorso di-cembre quando, in pieno passag-gio di consegne al nuovo esecuti-vo Gentiloni, l’ex ministro dell’Istruzione, Stefania Gianni-ni, con un provvedimento ad hoc, ha autorizzato gli atenei, dal2017-2018, a sperimentare lauree triennali professionalizzanti, non tenendo conto dell’offerta, già attiva, degli Istituti tecnici su-periori (le super scuole di tecno-logia partecipata dalle aziende e attive dal 2010).

Una mossa decisa in fretta efuria e che, come prevedibile, ha creato subito confusione: in Emilia Romagna, Veneto e Pie-monte, alcune università stanno proponendo corsi analoghi a quelli realizzati dagli Its locali, prendendo contatto con le me-desime aziende del territorio. «Bisogna evitare una falsa par-tenza - sottolinea Marco Leonar-di, a capo della struttura econo-mica di palazzo Chigi -. In Italia dobbiamo far decollare la forma-zione terziaria professionaliz-zante, visti i ritardi accumulati inquesti anni con gli altri paesi Ue,

su tutti Germania e Francia. Il processo va però governato be-ne e deve essere condiviso con il mondo produttivo. Per questo è opportuno che tutti gli attori coinvolti si siedano attorno a un tavolo». Sulla stessa lunghezza d’onda, il sottosegretario, Ga-briele Toccafondi: «Con un tas-so di disoccupazione giovanile che è tornato a sfiorare il 40% è

opportuno che anche l’universi-tà allarghi la sua offerta profes-sionalizzante, ma ciò non deve andare a discapito degli Its, un segmento dell’offerta formativa che ha dimostrato, in questi anni,di funzionare con un tasso d’oc-cupazione dei neo-diplomati su-periore all’80 per cento».

L’idea di ripristinare (dopo lacancellazione avvenuta nel 2013 da parte dell’ex titolare del Miur,Maria Chiara Carrozza, per ra-gioni di spending-review) una cabina di regia aperta a istituzio-ni e mondo produttivo «è un pri-mo passo positivo - spiega il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, Giovanni Brugnoli -. Le imprese sono pronte al dialogo per disegnare una formazione professionaliz-zante adeguata ai ragazzi e alle nuove esigenze dettate da Indu-stria 4.0. Mi aspetto ora un con-fronto serio e costruttivo, dob-biamo rilanciare l’occupabilità, orientando le famiglie alle esi-genze produttive e dei territori».

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LE IMPRESEBrugnoli (Confindustria): «Pronti al dialogosu formazione professionalizzante adeguataai ragazzi e a Industria 4.0»

Cristina Casadei

pSe quest’anno Pitti Uomo si è aperta con l’annuncio della nasci-ta di una grande Federazione dellamoda (si veda il Sole 24 Ore di ieri),si chiuderà con una manifestazio-ne nazionale e un nuovo sciopero del tessile che si trascinerà dietro anche le calzature. Il 13 gennaio, nella giornata finale dell’evento fiorentino, Filctem, Femca e Uil-tec hanno invitato gli oltre 500milalavoratori dei due settori (420milail tessile abbigliamento, 80mila le calzature) ad incrociare le braccia e ad andare a Firenze. Motivo di tanto clamore - anche se la manife-stazione cadrà quando ormai le lu-ci della ribalta saranno già accese su Milano moda uomo - è il rinno-vo dei contratti di lavoro. Per le cal-zature, secondo quanto riferisco-no fonti sindacali, ieri era previsto un incontro decisivo per la sigla del rinnovo, ma Assocalzaturifici ha ritenuto insufficienti le apertu-re dei sindacati su temi come la flessibilità e le ex festività. Di qui ladecisione dei segretari generali di Filctem, Femca e Uiltec, Emilio Miceli, Angelo Colombini e Paolo Pirani di coinvolgere anche le cal-

zature nello sciopero organizzato per il 13 gennaio a Pitti Uomo.

Le imprese, già proiettate suMilano moda uomo, hanno invita-to i sindacati a concentrare le energie sulla soluzione per il con-tratto. Il presidente di Smi, Clau-dio Marenzi, da Pitti Uomo ha in-vitato a collaborare per raggiun-gere il comune obiettivo del rin-novo: «Faccio un appello alla

parte sindacale di seguirci, e fare squadra insieme per il futuro del settore». La filiera del tessile abbi-gliamento è lunga e complessa e leaziende non godono dello stesso stato di salute. «Ci sono aziende che vanno bene», ammette Ma-renzi, ma «chi sta a monte della fi-liera fa fatica e in questo momentonon può permettersi aumenti sa-

lariali - prosegue il presidente di Smi -. Chi crea ricchezza la distri-buisca bene, chi non può farlo è perché se no rischia di chiudere. Ilfenomeno di un settore in crescitama che ha una contrazione di postidi lavoro vuol dire questo». Se-condo Marenzi «la nostra idea di non dare aumenti salariali ante previsioni di inflazione è un con-cetto già chiarito e accettato da al-tre federazioni, come nella me-talmeccanica, dove i sindacati non sono così pro-associazioni datoriali, penso a Landini. La no-stra controparte potrebbe ragio-nare su questo».

Dal canto suo, Annarita Pilotti,presidente di Assocalzaturifici spiega che «le nostre richieste ai sindacati sono frutto di buon sen-so. Le nostre aziende devono potercontare automaticamente su variee maggiori possibilità offerte dal contratto, tra le quali una flessibili-tà più estesa e il recupero collettivodei permessi ex-festività, per po-ter affrontare un andamento sem-pre più incerto degli ordinativi, ca-ratterizzati da picchi e da flessi sempre più ravvicinati». «È nel-l’interesse di tutti mettere a punto,

finalmente, un’organizzazione dellavoro più efficiente, efficace ed esigibile, in grado di garantire la continuità ad un settore chiave perla moda italiana. Non abbiamo al-ternative. La competizione è trop-po serrata e corriamo il rischio, nelprossimo biennio, di perdere atti-vità, con conseguente drammati-ca emorragia di posti di lavoro».

Nè sul tessile, nè sulle calzature,però il sindacato è disposto a se-guire le imprese. «Dopo mesi di trattative l’associazione impren-ditoriale confindustriale Smi con-ferma la sua proposta di un model-lo salariale in cui eventuali au-menti retributivi verrebbero mi-surati ex post alla durata triennaledel contratto: inaccettabile», di-cono Filctem, Femca e Uiltec. «Il modello che ostinatamente Smi-Confindustria ci ripropone non è il nostro modello». Allo stesso modo il sindacato ha respinto al mittente le proposte sulla flessibi-lità contrattuale e sulle festività di sabato e domenica di Assocalza-turifici. Ferme restando le loro priorità le imprese rinnovano pe-rò la loro disponibilità al dialogo.

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I NODI

Le richieste dei tessili Le imprese tessili di Smi propongono ai sindacati di non dare aumenti salariali ante previsioni di inflazione, seguendo un modello già adottato da altre categorie come i meccanici.

La risposta dei sindacati I sindacati chiedono di adottare un modello più vicino alla loro categoria, come quello dei chimici che ha previsto aumenti ex ante con un meccanismo di verifica degli scostamenti tra inflazione corrisposta e inflazione reale

Le richieste dei calzaturieri Le aziende hanno bisogno di più flessibilità e di disporre del recupero collettivo dei permessi ex festività perpoter affrontare l’andamento sempre più incerto degli ordinativi e una competizione sempre più agguerrita.

APPELLO DI SMI AI SINDACATIMarenzi: «Fare squadra per il futuro del settore. Chi sta a monte della filiera fa fatica e in questo momento non può dare aumenti salariali»

Investimenti. Parti sociali e azienda sollecitano la Regione ad approvare il contratto di programma per Melpignano

Tessitura del Salento, occupati a rischio Vincenzo Rutigliano

pOccupazione a rischio per la Tessitura del Salento srl del gruppo Canepa, l’industria tessi-le del comasco - 820 dipendenti, 110 milioni di fatturato nel 2016 e clienti del peso di Gucci, Zegna, D&G - che ha proposto alla regio-ne un secondo contratto di pro-gramma per potenziare il sito di Melpignano (Lecce).

La proposta è stata presentata a

luglio 2016 e prevede investimen-ti per oltre 9 milioni di euro per applicare, sul piano industriale, a tutta la gamma di filati prodotti a Melpignano, i risultati di un pre-cedente progetto grazie al quale la Tessitura del Salento, insieme al Cnr-Ismac (studio delle Ma-cromolecole) di Milano, ha mes-so a punto, e brevettato, l’uso del chitosano - sostanza di origine naturale ottenuta dalla chitina

contenuta nell’esoscheletro dei crostacei - nel trattamento cheaumenta la resistenza del filato alle sollecitazioni del telaio.

Di qui il nome del progetto,”Chi-toteks 2”, che Canepa ha presenta-to per sviluppare i risultati già otte-nuti con “Chitoteks 1”, il contratto di programma già finanziato, ad agosto 2013, dalla regione per 2 mi-lioni di euro, sui 6,2 complessivi, che ha consentito di sostituire il

Pva, materiale sintetico, con il chi-tosano che è atossico, biocompati-bile e biodegradabile. Per Canepa -che ha concesso licenze d’uso del brevetto alla Italdenim e alla Can-diani, aziende lombarde - il secon-do contratto è indispensabile non solo per conservare l’attuale asset-to occupazionale del sito salenti-no, ma anche per incrementarne «la produttività e competitività», sottolinea Sergio Blasi, il consiglie-

re regionale che, insieme ai sinda-cati e a Confindustria Lecce, ha chiesto alla regione di accelerare l’iter approvativo del contratto. Se adottato e cofinanziato al 50%, l’in-vestimento sarebbe anche funzio-nale alle nuove assunzioni legate allo spostamento «in un’area della fabbrica – anticipa Mauro Caldara,ad di Tessitura del Salento- della Superdenim, che è anche una delledue società aderenti al nuovo con-tratto proposto, e di un’altra tessi-tura del nostro gruppo, quella di Appiano Gentile».

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Il Sole 24 Ore Impresa & territori 13Mercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

STILI&TENDENZE

Silvia PieracciniFIRENZE

pSarà un altro anno non facile per la moda italiana nel mondo. Ma la strategia per non arretrare di fronte a consumi stagnanti, tensioni geopolitiche e protezio-nismo all’orizzonte dev’essere una sola: giocare d’attacco. E dunque investire, internaziona-lizzare, innovare le fabbriche con le tecnologie 4.0.

Arriva dal ministro per lo Svi-luppo economico Carlo Calenda - che ieri ha aperto in Palazzo Vecchio a Firenze la 91esima edi-zione della fiera Pitti Uomo, la più importante al mondo per il settore maschile con 1.220 marchiper il 44% esteri e 25mila compra-tori attesi alla Fortezza da Basso –la spinta al sistema moda ad at-trezzarsi per affrontare mercatiche cambiano (e cambieranno) sempre più rapidamente, e a farlocon l’aiuto del Governo.

«I soldi non sono un proble-ma, il problema sono i progetti», sottolinea il ministro applau-dendo la federazione della modache sta per nascere dall’alleanza tra Smi, Assocalzaturifici, Aim-pes e Anfao (si veda Il Sole 24 Ore

di ieri). Per promuovere il setto-re moda quest’anno il Governo ha affidato all’Ice 35 milioni di eu-ro che, come certifica il presi-dente dell’agenzia Michele Scannavini, significano +45% di risorse rispetto al 2016 e servi-ranno a potenziare fiere, comu-nicazione e distribuzione multi-canale, penetrazione dei marchi made in Italy nei department store più importanti al mondo, commercio digitale. «Ma sul fronte web dobbiamo migliorareancora», fa autocritica Calendaricordando i passi avanti fatti in-vece per armonizzare i calendaridella moda e la necessità di esse-re pronti ad adattarli ancora per-ché «il settore continuerà a cam-biare molto velocemente».

Così come, di stagione in sta-gione, cambia Pitti Uomo, la fie-ra che più di tutte, sottolinea ilministro, è riuscita a unire aspetti commerciali e innova-zione di formula e di prodotti, diventando un modello per tut-to il sistema moda.

Un sistema che ora chiede alGoverno soprattutto stabilità. «Vogliamo stabilità dei mercati –ha detto Gaetano Marzotto, pre-

sidente di Pitti Immagine - dateciun po’ di serenità, meno burocra-zia, meno tasse, più competitivi-tà del sistema all’esterno e più in-vestimenti in istruzione» per combattere il 40% di disoccupa-zione giovanile.

Molte aziende sono ancora al-le prese con una fase delicata, sot-tolinea il presidente di Smi, Clau-dio Marenzi, ribattendo alle ri-chieste dei sindacati che, nel rin-novo del contratto di settore, chiedono aumenti salariali primadella “certificazione” dell’infla-zione. «Il tessile-moda cresce maperde occupati – afferma Maren-zi - e questo vuol dire che a frontedi aziende che vanno bene ce ne sono tante, soprattutto a monte della filiera produttiva, che sono in difficoltà e che non possono permettersi aumenti salariali». Sono le rifinizioni, le tessiture, le filature che fanno parte di quel «patrimonio immenso di compe-tenze nella moda» evocato da Andrea Cavicchi, presidente del Centro di Firenze per la moda ita-liana (Cfmi) che controlla la so-cietà fieristica Pitti Immagine, che «va difeso con ogni mezzo».

È proprio in difesa e a suppor-

to degli imprenditori della mo-da che il sindaco di Firenze, Da-rio Nardella, ricorda di aver in-contrato il primo cittadino diMilano, Beppe Sala, per proget-tare un patto tra le due città dellamoda. «La politica deve stare afianco degli imprenditori, so-prattutto nel semplificare lorola vita», dice Nardella sottoline-ando il «ruolo sempre più im-portante assunto nella cultura da Pitti Uomo».

Una fiera che ieri ha assegnatoil premio alla carriera a Ciro Pao-ne, fondatore della sartoria Ki-ton, e che ha visto il ritorno di un marchio prestigioso come Ze-gna, che ha presentato la linea Z Zegna disegnata da Alessandro Sartori. «È un progetto innovati-vo che mantiene la nostra identi-tà e va nella direzione del gioco d’attacco indicata dal ministro Calenda», spiega Gildo Zegna, addel gruppo. Che vede un anno mi-gliore: «Il 2016 è stato pieno di ostacoli sui mercati, ma ci siamo attrezzati per essere più efficien-ti e più veloci a reagire, e ora sia-mo pronti a raccogliere le sfide. Il2017 s’annuncia migliore».

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Giulia Crivelli

pUn inizio d’anno impegna-tivo per il gruppo Paoloni: ol-tre alla consueta presenza aPitti, entro gennaio verrà inau-gurato il nuovo showroom di Milano, 650 metri dedicati a tre dei quattro brand del-l’azienda marchigiana: Ma-nuel Ritz, Paoloni e Monteco-re. «L’obiettivo di questo im-portante investimento è crea-re uno spazio multifunzionale diverso dal tradizionaleshowroom – spiega l’ad Fabri-zio Carnevali–. Puntiamo ai buyer internazionali e non so-lo:parleranno le collezioni, certo, ma si potranno vivere vere e proprie esperienze di brand grazie a eventi e mo-menti conviviali».

Il gruppo Paoloni – che ha inportafoglio anche Msgm – ha chiuso il 2016 con un fatturato di oltre 70 milioni, in lieve cre-scita rispetto al 2015. Un risul-tato di cui Carnevali è soddi-sfatto: «Il nuovo spazio serviràa consolidare e rafforzare i rapporti esistenti e come vola-no per mercati in cui siamo po-co o per nulla presenti. Penso non solo a rapporti commer-ciali, ma anche istituzionali e con il mondo della comunica-zione. Milano è una delle piaz-ze migliori al mondo per rag-giungere questi obiettivi».

Guardando ai singoli brand,Manuel Ritz è andato bene nel-l’Europa meridionale (Italia, Spagna e Francia), dove sonostati aperti shop-in-shop e cor-ner presso retailer importanti.Per Paoloni, buoni i risultati in Italia, Svizzera, Nord Europa eGiappone, mentre Montecore è cresciuto molto in Corea e inRussia, Ucraina, Azerbaijan eSpagna grazie soprattutto al canale retail.

Per il 2017 Carnevali è cau-tamente ottimista: «In linea con il nostro dna, vogliamo continuare a crescere in modograduale ma solido di stagionein stagione, restando flessibilie attenti alle evoluzioni dei va-ri mercati, viste le innumere-voli incognite economiche, fi-

nanziarie, valutarie e geopoli-tiche alle quali ci hanno abi-tuato gli ultimi anni».

La recente svalutazione del-l’euro sul dollaro potrebbe spingere l’export verso gli Sta-ti Uniti e Carnevali scommetteinoltre sulla Cina e sull’e-com-merce. «Per ora lo abbiamosviluppato solo per Manuel Ri-tz e i segnali sono incoraggian-ti. L’ottica però è multicanale, perché i nostri marchi hanno una distribuzione offline ca-pillare e con i clienti wholesaleabbiamo sviluppato vere e proprie partnership. Nel solo 2016 abbiamo inaugurato oltreventi shop-in-shop e cornerManuel Ritz che definiamo “customizzati e personalizza-ti” per i grandi retailer e de-partment store dove siamopresenti. Credo che l’e-com-merce, nel nostro caso, sia un servizio in più che offriamo ai clienti già fidelizzati. Però sia-mo attenti a tutto il mondo diinternet e pronti a investire an-cora». La vera sfida per la mo-da, secondo Carnevali, si giocaperò oggi su servizi articolati ai clienti finali e al canale who-lesale e «su più lanci di colle-zione e progetti speciali. An-che il nostro gruppo ne pre-senterà alcuni a breve», pro-mette l’ad di Paoloni.

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Strategie.Parla l’ad Fabrizio Carnevali

Paoloni, showrooma Milano pensandoai buyer stranieri

Pitti Uomo. Calenda: «I soldi non sono un problema» - Promozione all’estero affidata all’Ice, più spazio al web

Piano da 35 milioni per la modaFiera-modello, un mix perfetto tra aspetti commerciali e innovazione

BENESSERESky Spa all’Hotel Terme MeranoSarà inaugurata ad aprile la nuova Sky Spa dell’Hotel Terme Merano. Con un investimento di 10 milioni di euro sarà innalzato un quarto piano di 2.700 metri quadrati con una vista a 360° sul paesaggio alpino circostante. Un’oasi di benessere che si aggiunge all’area Spa già esistente.

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In breve

IT BAGDa Bally un invitoa scoprire Suzy

#Haveyoumetsuzy: questo il nome/hashtag scelto da Bally per il lancio della borsetta Suzy, che si può acquistare anche sul sito, dove è presentata da un video del digital artist Ignasi.

CHARITYIl giorno Unicef di Louis Vuitton

Grazie alla vendita del bracciale e della collana Silver Lockit, in un anno Louis Vuitton ha raccolto 2,5 milioni di dollari per sostenere progetti Unicef in Siria e Nigeria: per ogni vendita del pendente o del bracciale Silver Lockit, 200 euro vengono donati all’Unicef. Domani, 12 gennaio, sarà il primo #makeapromise day: in tutte le boutique Vuitton del mondo verrà promossa la vendita di SilverLockit, spiegando l’impegno di Unicef.

OROLOGIIl nuovo Omega Speedy Tuesday

Per la prima volta, la vendita in anteprima di un orologio Omega, brand di punta del gruppo Swatch, verrà fatta sul web. Lo Speedmaster “Speedy Tuesday” in edizione limitata sarà presentato attraverso il canale instagram, i consumatori potranno accedere a una pagina dedicata sul sito www.omegawatches.it per prenotare l’orologio, disponibile in 2012 pezzi. Lo Speedy Tuesday verrà poi consegnato nell’estate 2017.

RETAILMonomarcaKrizia a TianjinDopo la riapertura della storica boutique di via della Spiga, nel quadrilatero della moda di Milano, nel dicembre 2015, Krizia apre un secondo grande monomarca a Tianjin, in Cina, 220 metri all’interno del Galaxy Mall.

MARCOLINÈ Renon il nuovogeneral managerÈ Massimo Renon il nuovo general manager commerciale mondo di Marcolin, tra i leader italiani dell’occhialeria. Riporterà al ceo Giovanni Zoppas.

Firenze. Il via ufficiale a Pitti uomo, ieri in Sala d'Arme di Palazzo Vecchio: da sinistra Michele Scannavini dell’Agenzia Ice, Andrea Cavicchi presidente del Centro Firenze per la moda, il sindaco Dario Nardella, il ministro Carlo Calenda, Gaetano Marzotto presidente di Pitti Immagine e Claudio Marenzi presidente di Sistema Moda Italia. A sinistra la manifestazione alla Fortezza da Basso, a destra la collezione Z Zegna per l’AI 2017-18

Made in Marche. Look Paoloni

ONLINE

Focus sulle aziende La moda maschile al “gran ballo” dell’export che ha raggiunto nel 2016 la quota record del 64,2% sul fatturato. Le strategie sul retail e sui mercati esteri sono spiegate daiprotagonisti - imprese e stilisti - con testimonanze dirette nelle 32 pagine dello speciale Moda da oggi anche online

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Il pdf dello Speciale Pitti uomo

Riassetti. Con nuovi manager e stilisti

Dal colosso Lgil rilancio di Allegri sui mercati esteri pCon nuovi manager, nuovo prodotto e nuove ambizioni ri-parte la marcia di Allegri, il mar-chio dal passato glorioso, legatoall’impermeabile e ai capi tecni-ci , che cinque anni fa è stato ac-quisito dal colosso coreano Lg,attraverso Lf Corporation. Lacollezione presentata al PittiUomo vuol segnare la svolta sti-listica e l’innalzamento qualita-tivo, frutto della riorganizza-zione del brand nato a Vinci (Fi-renze) ma ora trasferitosi a Mi-lano: al vertice comeamministratore delegato è arri-vato Minsoo Kim, già chief fi-nancial officer di Allegri dal2012, mentre la direzione com-merciale è stata affidata a Fede-rico Ammannati e quella stili-stica a Leonardo Fasolo e An-drea Mazzanti.

«Vogliamo crescere soprat-tutto all’estero - spiega Minsoo Kim - e guardiamo in particolare all’Asia. Abbiamo già aperto 12 negozi in Corea, all’interno di de-partment store, e questo ci ha permesso di incrementare le vendite nel 2016». Il fatturato delmarchio è arrivato così a 35 mi-lioni di euro (per il 60% in Asia), destinati all’incremen-to: il piano di sviluppo messoa punto da Kim prevede di salire a 50 milioni di euro nelgiro di tre anni facendo levasu Asia e Stati Uniti. «Ne-gli Usa stiamo cercando un partner o un distribu-tore per sviluppare il bu-siness», afferma il ceo che per il 2017 ha previstouna crescita del 25-30%. Tra i progetti c’è anche l’apertura del primo monomarca a Milano, an-che se non è ancora stata trovata

la location.La produzione viene realizzata in gran parte in Italia per la collezione destinata al-l’Europa, e per il resto in Europa dell’est. «Quello che stiamo fa-cendo è ricostruire l’immagine del brand in chiave moderna - spiega il direttore marketing Matteo Zara - partendo dal con-cetto di fondo che è la protezio-ne». Se un tempo era solo la pro-tezione dalla pioggia, oggi è la protezione dagli agenti atmosfe-rici con l’utilizzo di Thermore adalto grado di isolamento termicoe di un tessuto waterproof ad ef-fetto tridimensionale frutto di una collaborazione con Limon-ta. «Vogliamo fare capi più tecni-ci - conclude Kin - con un focus sulle giovani generazioni».

S.Pi.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Heritage.Capo tecnico AI 2017-18

Harmont&Blaine

Capi leggeriper un look«seasonless»e stratificato

pCapi sempre più stratificatiper rispondere alle esigenze del clima ormai imprevedibile e a quelle di chi viaggia spesso, magari tra un continente e l’al-tro: nasce così la collezione au-tunno-inverno 2016-17 di Har-mont&Blaine, con pesi alleg-geriti, ma comfort e calore inal-terati. Il viaggio è anche ispirazione stilistica: i capi si stratificano, grazie a interni staccabili e parti antivento e antiacqua. Una ricerca di per-formance che si ritrova nei ma-teriali: fibre naturali come lana,cotone o alpaca si sposano a strutture e pesi innovativi.

Una collezione che darànuova spinta all’internaziona-lizzazione del marchio del bas-sotto, che ha appena archiviatoun anno molto positivo: nei pri-mi nove mesi (il dato sull’interoesercizio non è ancora disponi-bile) l’azienda specializzata in abbigliamento casualwear per uomo, donna e bambino, fon-data da Domenico Menniti, og-gi presidente, è arrivata a 63,6 milioni di ricavi (+ 7% sul 2015).Positiva inoltre la marginalità: l’ebitda è stato di 7,8 milioni (+65,5% rispetto al 2015).

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Sportivo. Il «bike blazer» di H&B

14 Impresa & territori Il Sole 24 OreMercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

AMBIENTEBonus amianto,esaurite le risorseA quasi due mesi dal click day, andato in scena lo scorso 16 novembre, che consentiva alle imprese l’accesso al bonus amianto del 50% per i capannoni, il denaro disponibile è stato virtualmente bruciato. Il plafond messo a disposizione dal collegato ambientale (legge n. 221 del 2015), stando all’ultimo monitoraggio del ministero dell’Ambiente, ha incassato complessivamente 660 domande, per un totale di 19,6 milioni di euro e un valore medio di quasi 30mila euro. Sul piatto c’erano 17 milioni, spalmati su tre annualità. Vuol dire che, arrivati a questo punto, i fondi sono esauriti. La quota più rilevante di queste risorse, circa l’80%, andrà al Nord. Il Centro incassa l’11%, mentre Sud e Isole, insieme, non superano il 9 per cento.

In breve

QUOTIDIANO EDILIZIAE TERRITORIORegolamento ediliziostandard: il dossierIl 2017 vedrà l'attuazione del regolamento edilizio standard. Cosa cambia. I testi delle norme con le spiegazioni degli esperti.

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EDILIZIA

Appalti. Dati Cresme: nel 2016 assegnate 1.781 opere (-24,8%) per un valore di 14,4 miliardi (-9,5%)

Lavori, aggiudicazioni in caloFerrovie al primo posto tra gli enti con 2,8 miliardi di nuovi cantieri

Grandi progetti. Spesa a 400 milioni

Brennero, garada 1,3 miliardisul lato austriacoAlessandro Arona

pPubblicato nei giorni scorsida Bbt (società appaltante mi-sta al 50% tra le ferrovie italianeed austriache) il mega-bandodi soli lavori per realizzare la parte principale della galleria ferroviaria del Brennero sul la-to austriaco, il lotto Pfons-Brennero, con base d'asta di1.298 milioni di euro. Il termineper partecipare è il 18 aprile 2017, e l'aggiudicazione sarà a offerta più vantaggiosa.

Il nodo dei controlli anti-mafia. A preoccupare Bbt èperò in questi giorni la senten-za del Tar Bolzano 20 dicem-bre 2016, n. 354, che secondol'Ad Raffaele Zurlo «ci impe-dirà di effettuare i controlli dimoralità e antimafia sulle im-prese "cooptate"».

La sentenza non ha avutoimpatto sull'appalto Mules 2-3, a cui si riferiva, perché trat-tandosi di opera strategica il contratto firmato da Bbt conl'Ati Astaldi il 4 settembre nonpoteva essere messo in discus-sione, e l'effetto della sentenzaè stato solo un mini-risarci-mento danni a carico di Bbt a favore del ricorrente Cmc (1,2 milioni di euro a fronte dei ri-chiesti 137 milioni, e a fronte diun valore dell'opera di 993 mi-lioni post-aggiudicazione).

Tuttavia la sentenza sanci-sce l'illegittimità di una clauso-la del contratto, sempre inseri-ta in questi anni da Bbt nei suoi bandi, che prescrive per le im-prese "cooptate" (articolo 92 c.5 del Dpr 207/2010, tuttora in vigore in attesa delle Linee gui-da Anac) di dimostrare gli stes-si requisiti generali prescritti per le altre imprese facenti par-te del raggruppamento (dell'Ati). Secondo il Tar, inve-ce, che cita altre sentenze, le imprese cooptate non possono

essere considerate concorr-renti, e dunque non può essere loro richiesto l'obbligo di di-mostrare i requisiti generali di cui all'articolo 38 del Dlgs 163/2006 , oggi articolo 80 del nuovo Codice.

«Si crearà un grave buco neicontrolli di moralità e antima-fia», teme Zurlo.

La spesa 2016. Nonostantequalche mese di ritardo sull'av-vio del maxi lotto Mules 2-3, sullato italiano, aggiudicato ad Astaldi-Ghella (e altri) per 992 milioni (base d'asta 1.373), la spesa complessiva per investi-menti realizzata da Bbt per il progetto Brennero ha raggiun-

to i previsti 400 milioni di euro,quasi il doppio dei 211 milioni spesi nel 2015, mentre per l'an-no in corso si prevede di salire a5-600 milioni di euro. All'iniziodi dicembre sono infatti partiti i lavori sul lotto Mules 2-3.

L'avanzamento lavori. Bbtha finora realizzato, tra cunico-li esplorativi e prime tratte del-la galleria principale, 60 km di scavi sui 230 totali previsti. La spesa è stata finora di 1,3 miliar-di di euro, il 15% degli 8,8 miliar-di di euro totali (la fine di tutta l'opera è prevista nel 2025).

Sui 4,4 miliardi a caricodell'Italia, considerando an-che i fondi europei, le risorseancora da stanziare da partedel nostro Paese ammontanoa soli 371 milioni.

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ALLARME SUI CONTROLLIUna sentenza del Tar Bolzano impedisce a Bbt di verificare i requisiti antimafia e di moralità delle imprese “cooptate”

Alessandro LerbiniROMA

pDopo il comparto degli ap-palti pubblici di lavori (il datodefinitivo del 2016 è di 17.018bandi per 19,6 miliardi, pari aun calo del 9% per il numero edel 24,6% per i valori delleopere) anche quello delle ag-giudicazioni chiude l'annocon segni negativi.

Secondo i dati forniti dal Cre-sme Europa Servizi -relativi agliaffidamenti dal valore superio-re al milione -, la crescita deibandi rilevata nel 2015 non ha da-to una spinta ai cantieri edili ap-paltati lo scorso anno.Negli ultimi 12 mesi sono state assegnate complessivamente 1.781 opere per un valore di 14,408 miliardi. Nel confronto con il 2015 il numero di aggiudi-cazioni perde il 24,8% mentre gliimporti registrano una flessio-ne del 9,5 per cento.

Le opere ferroviarie, pur ridu-

cendo la quota di nuovi cantieri,si posizionano al primo posto con 117 affidamenti (-27%) per 2,809 miliardi (-16%).

Le amministrazioni comuna-li, in testa per numero di avvisi (621, -37%) hanno assegnato in-terventi per 2,647 miliardi

(-26%). Più dinamiche le azien-de speciali che hanno appaltato 290 lavori (+2%) per 1,915 miliar-di (+42%), le amministrazioniprovinciali con 93 opere (+6,9%) per 433 milioni (+10,5%)e quelle regionali con 31 aggiudi-cazioni (+93%) per 523 milioni

(+611%). Tra le grandi stazioni appaltanti rallenta l'Anas (pro-tagonista invece del boom di nuove gare nel 2016) con 133 nuovi affidamenti (-20%) per 888,5 milioni (-40%). Meno can-tieri (43, flessione del 24,6%) mapiù ricchi (291 milioni, +55,9%) per l'edilizia abitativa mentre frena l'edilizia sanitaria con 92 aggiudicazioni (-39,5%) per 818milioni (-8,2%).

Le statistiche per classi d'im-porto mostrano una tenuta del-le gare oltre i 50 milioni checonfermano il valore di 6,375 miliardi (appena 2 milioni inpiù rispetto al 2015) pur con 9bandi in meno (35). A mancareall'appello sono i tagli inferiori:tra 15 e 50 milioni sono stati ap-paltati 100 interventi (-13,8%) per 2,311 miliardi (-19,1%), tra 5 e15 milioni sono stati affidati 286opere (-14,6%) per 2,48 miliardi(-8,2%), tra uno e cinque milio-ni 1.360 interventi (-27%) per

3,24 miliardi (-18,9%).A livello regionale, la Lom-

bardia guida la classifica per nuovi cantieri con 280 opere (-11,1%)per 1,564 miliardi (-30%).

La quota lavori più alta spettaperò al Lazio con 2,724 miliardi(+156%) che beneficia della ma-xiaggiudicazione per l'auto-strada Roma-Latina (bando da1,9 miliardi promosso nel 2011) andata al Consorzio stabile Sis. Il contratto però non è stato an-cora firmato a causa del ricorsoal Tar presentato dalla cordata Salini-Astaldi-Ghella-Cmb-Cmc-Glf contro il maxiribasso sul contributo pubblico. L'udienza è stata fissata per ilprossimo 21 marzo.

Tra gli altri bandi, di rilievoanche la vittoria di Astaldinell'appalto da 1,3 miliardiper la costruzione del lottoMules 2-3 della Galleria di Ba-se del Brennero.

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I NUMERI CHIAVE

+42%Affidamenti aziende specialiNel 2016 appaltate 290 opere (+2%) per 1,915 miliardi. In positivo anche province e regioni

133Aggiudicazioni AnasIl calo dei nuovi cantieri (dal valore superiore a un milione) è del 20% In totale assegnate opere per 888 milioni

280Gare appaltate in LombardiaRispetto al 2015 il calo è dell'11,1% per il numero e del 30% per i valori (1,564 miliardi)

LE MAXIGAREI contratti più importanti sono andati al Consorzio stabile Sis (Roma-Latina)e ad Astaldi; la Lombardia leader dei nuovi cantieri

Progettazione. Osservatorio Oice: impennata del 77% per i bandi pubblicati - Più che raddoppiato il valore dei montepremi

Un anno da record per i concorsiMassimo FronteraROMA

pIl mercato dei concorsi - di progettazione e di idee - ha chiu-so il 2016 con vistosi segni posi-tivi, sia per numero di bandi sia per importi.

I numeri arrivano dall’ufficiostudi e gare dell’Oice (società diingegneria) che ha anticipato al «Sole 24 Ore» il censimento 2016 dei concorsi di progetta-zione e dei concorsi di idee pub-blicati in Italia (in attesa del re-port integrale sulla progettazio-ne, in uscita la prossima setti-mana). Ebbene, per i concorsi diidee, il 2016 si chiude con un in-

cremento del 95,7% per il nume-ro dei bandi e del 230,1% per il valore degli importi. Tradotto in valori assoluti: quest'anno sono stati pubblicati 182 concor-si di idee, quasi il doppio di quel-li del 2015 (93). Nel 2014 invece i concorsi di idee si erano fermatia 74. Il distacco tra il 2015 e il 2016

si amplia in modo considerevo-le se si considerano gli importi: il 2016 si chiude con un ammon-tare di 3,6 milioni di euro di compensi previsti per i concor-si di idee, contro 1,089 milioni del 2015 (nel 2014 il valore si è fermato a 0,75 milioni). Una spinta significativa ai concorsi di idee è arrivata dal concorso lanciato dal ministero del-l’Istruzione per realizzare 52 scuole innovative.

Molto positivo anche l’anda-mento dei concorsi di proget-tazione, che quest’anno vedeuna progressione di quasi il30% per il numero di avvisi e

del 48% per valore degli impor-ti. Tradotto in valori assoluti: quest'anno sono stati pubbli-cati 48 concorsi di progettazio-ne contro i 37 avvisi del 2015 (e i34 avvisi del 2014). Molto evi-dente anche la progressione -anno dopo anno - degli importi:si passa dagli 1,24 milioni del2014 ai 2,19 milioni del 2015 perarrivare ai 3,24 milioni dell’an-no appena concluso.

Mettendo insieme tutti e duequesti comparti, si ottiene un in-cremento del 77% del numero dei beni e del 108,5 del valore de-gli importi, pari - in valori asso-luti - a 230 avvisi pubblicati nel

2016 per un valore di 6,8 milionidi euro a base d’asta.

«I dati di crescita dei concor-si, soprattutto di idee, testimo-niano che la riforma del nuovocodice sta iniziando a dare i suoifrutti anche in questo ambito, oltre che nelle gare per servizi diingegneria e architettura - com-menta il direttore dell'Oice, An-drea Mascolini - . Non si tratta ancora di grandi numeri ma diun trend positivo, per valore e soprattutto per numero». «An-che i nostri associati - aggiunge il direttore dell’Oice - parteci-pano con interesse, come nel caso del concorso di idee del Miur per le scuole innovative o di quello di progettazione per il Polo sanitario del Trentino».

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L’OPPORTUNITÀUna spinta al rilancio delle competizioni anche dalla pubblicazione del bando del Miur per 52 scuole innovative

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A MILANO SULLE ALTRE PIAZZE

CEREALIListino dei prezzi all'ingrosso rilevati da apposita Commisione consultivanominata dalla Camera di Commercio di Milano e resi noti dall'Associazio-ne Granaria (euro/tonn., vagone o autotreno o cisterna completi, per prontaconsegna e pagamento, escluso imballaggio e Iva per merce sana, leale emercantile). I prezzi si intendono per merce resa franco Milano.

Prodotti 20.12.16 10.01.17GraniNazionali teneri:frumento di f.za (A) p.s. 80/81 222-240 222-240panificabile sup. (A) p.s. 79/80 198-208 198-208panificabile (A) p.s. 78/80 183-185 183-185biscottiero (A) p.s. 76/77 183-185 183-185altri usi 177-180 177-180Esteri teneri:Comunitario non intervento 177-178 177-178Comunitario biscott. — —Comunitario panif. 181-184 181-184Comunitario pan. sup. 194-199 194-199Comunitario di forza 218-241 218-241Altre origini 194-0 194-0Canada W.R.S. n.2 nuova qualita' proteica 283-287 286-290Northern S. n.2 nuova qualita' proteica 280-284 283-287Nazionali duri:Pr. Nord-Italia fino p.s. 80/81 214-219 214-219B. mercantile p.s. 78/79 — —Mercantile p.s. 74/76 compreso prodotto slavato — —Pr. Centro-Italia fino p.s.79/80 — —B. mercantile p.s. 77/78 compreso prodotto slavato 217-222 217-222Mercantile p.s. 74/76 compreso prodotto slavato — —Pr. Sud-Italia fino — —Esteri duri:Comunitari — —Non Comunitari 299-309 289-299Sfarinati di grano teneroTipo 00 - W 380-430 prot. ss min. 14 555-585 555-585Tipo 00 - W 280-330 prot. ss min. 13 455-485 455-485Tipo 00 - W 180-200 380-400 380-400Sfarinati di grano duroSemola con car. di legge 345-350 345-350Semola proteine >12,5% 460-465 460-465semola rimacinata sacco carta - franco forno 505-525 505-525semolato 305-310 305-310Farina per panificazione 227-232 227-232Sottoprodotti lavorazione grano teneroFarinaccio rinfusa 156-158 156-158Farinaccio sacco pm — —Tritello rinfusa 130-131 136-137Tritello sacco pm — —Crusca e cruschello rinfusa 122-123 128-129Crusca e cruschello sacco pm — —Cubettato nazionale 124-125 124-125Cubettato estero per merce in farina 114-0 123-0Germe per uso zootecnico 470-600 470-600Sottoprodotti lavorazione grano duroFarinetta 192-207 192-207Farinaccio 140-142 140-142Tritello e cruschello (D) 121-123 127-129Cubettato 124-125 124-125GranoturcoAlimentare (Regg. UE) 194-195 194-195Naz. Zootecnico (c.103) Afl. B1<5 ppb 183-185 183-185Nazionale ibrido (c.tto 103) 176-177 176-177Comunitario 185-187 185-187Non comunitario 189-190 194-195Bioenergetico — —Derivati lavorazione del granoturcoFarina bramata 407-412 407-412Farina integ. per mangime 207-208 207-208Spezzato degerm. ibrido 277,50-278 277,50-278Glutine (prot. 57% s.t.q.) 830-850 830-850Farina glutinata 153-158 153-158Farinetta 158-162 158-162Corn gluten feed 154-156 154-156Germe 209-220 214-225Distillati — —Cereali minori e sostitutiviSegale — —Orzo Nazionale Leggero p.s. 56/60 151-154 151-154Nazionale Pesante p.s. 62/64 165-168 165-168Orzo comunitario p.s. 63/67 0-185 0-185Avena nazionale 164-185 164-185Avena estera 215-230 215-230Triticale 165-169 165-169Sorgo 177-180 177-180Manioca — —Pisello proteico 264-281 264-281Agricoltura biologicaFrumento tenero 395-408 395-408Frumento duro 315-325 315-325Mais 335-355 340-360Orzo 296-306 296-306Risone 870-900 870-900Semi di soia 600-620 600-620Semi oleosiSemi di soia nazionali 390-394 390-394Semi di soia esteri m 425-427 415-417Integrali tostati m 430-432 430-432Oli vegetali grezziDi semi di arachide — —Di semi di girasole — —Di germe di mais m — —Di soia delecitinato m 830-835 785-790Di semi di colza m — —Di lino industriale — —Oli vegetali raffinati alimentariDi semi di arachide 1800-1810 1780-1790Di semi di girasole 895-900 890-895Di germe di mais m — —Di semi di soia m 890-895 850-855Di semi di colza m — —Di palma raffin. bifrazion. 64 1000-1005 1020-1025Di semi vari m — —

Olio di olivaExtra vergine nazionale 5800-6100 5800-6100Extra vergine comunitario 3700-3950 3800-4150Rettificato 3500-3550 3570-3600Di sansa rettificato 1980-2000 2050-2070Panellidi germe di mais (L) 255-275 260-280di lino 370-405 365-405Farine di estrazionedi colza (U) m 249-254 249-254di cotone (M) — —di girasole integrale 167-179 162-174di girasole decorticato 217-227 212-222di germe di mais naz. (T) 165-167 165-167di soia nazionale m 377-378 373-374di soia estera m 377-378 373-374di soia decorticata naz.le m 387-397 383-393di soia decorticata estera m 383-397 379-393Grassi e farine animaliSego (2-3 FFA-MIU 1%)-FAC 7-9 761-763 763-765Grasso uso zootecnico:acidità 4% MIU 1% 734-736 736-738max ac. 7% FFA-MIU 3% 699-701 701-703max ac. 10% FFA-MIU 3% 692-694 694-696Farina pesce:Peruviana faq 1623-1633 1611-1621Cilena steam dried 1643-1653 1631-1641Danese standard 1835-1860 1825-1850Foraggierba medica disidrat. extra — —erba medica disidrat. 1 qlt 205-210 205-210erba medica disidrat. 2 qlt 156-158 156-158sfarinato erba medica 98-100 98-100melasso barbabietole canna 166-170 166-170polpe ess.barbabietole rinf. 182-184 182-184carrube pellettate — —frantumate 222-247 222-242erba medica disidr. balloni 170-225 170-225fieno maggengo pressato 95-107 95-107fieno agostano pressato 95-107 95-107fieno di erba medica pressato 120-150 120-150paglia pressata 68-75 68-75Bucce di soia 157-161 162-166Prodotti convenzionaliSemi di soia esteri — —semi di soia integr. Tostati — —olio grezzo germe di granoturco 930-935 930-935olio grezzo semi di soia delecit. 850-855 810-815olio grezzo semi di colza — —olio raff. di germe granoturco 1080-1085 1100-1105olio raff. di semi di soia 910-915 870-875olio raff. di semi di colza 980-990 990-1000olio raff. di semi vari 930-935 890-895farina estr. colza — —farina estr. soia nazionale 419-420 415-416farina estr. soia estera — —farina estr. soia dec nazion. 489-490 485-486farina estr. soia dec estera 483-485 479-481bucce di soia — —Sottoprodotti lavorazione del risoCorpettone 376-378 376-378Corpetto 369-370 369-370Mezzagrana 330-365 330-365Grana verde 243-253 243-253Farinaccio max 0,6% silice 163-173 163-173Pula di riso (max 2,5% c.) 84-85 84-85Pula vergine (max. 1,7%) 105-106 105-106Lolla di riso 68-70 68-70Risoni (H)Volano, Arborio - resa: 395-435 395-435Roma - resa: 290-335 290-335Baldo - resa: 285-335 285-335Carnaroli e similari resa: 410-435 410-435Augusto - resa: 355-380 345-370Loto, Nembo - resa: 315-335 305-325Luna CL, Dardo, similari - resa: 270-290 260-280Sant' Andrea - resa: 290-310 285-305Thai Bonnet e similari - resa: 290-310 285-305Vialone nano - resa: 450-500 450-500Padano - Argo - resa: — —Lido, Crono e similari - resa: 275-295 260-280Balilla e Centauro similari - resa: 270-285 255-270Sole similari - resa: 255-265 255-265Selenio - resa: 320-335 310-325RisiArborio 920-970 920-970Roma 695-745 695-745Baldo 750-800 750-800Parboiled Baldo 850-900 850-900Ribe 650-680 640-670Parboiled Ribe 750-780 740-770Sant'Andrea 650-680 640-670Thaibonnet 650-680 640-670Parboiled Thaibonnet 750-780 740-770Vialone nano 1155-1215 1155-1215Padano Argo — —Lido e similari 650-680 630-660Originario - Comune 660-700 640-680Carnaroli 1020-1070 1020-1070

(A) I prezzi si riferiscono al grano con Falling Number minimo 220 (Reg. Ceenº 689/92).- (B) Per i corrispondenti tipi 0 le quotazioni vanno ridotte diL.1.000 al quintale.- (C) Il prezzo minimo si riferisce allo zootecnico, ilmassimo a quello per alimentazione.- (D) Il prezzo minimo è riferito alcruschello, il massimo al tritello.

(E) Il prezzo minimo si riferisce al sorgo rosso, il massimo al Bianco.- (F) Ilminimo è riferito al prodotto thailandese, il massimo al cinese o similari.-(G) Il prezzo minimo è riferito al prodotto in fette, il massimo a quello inpellets alla rinfusa.- (H) Esclusi i diritti E.N.R. di #/tonn.- (I) Partenza centroraccolta Lombardia.

(L) Il massimo si riferisce a prodotto con prot. inferiori a 21%.- (M) Ilminimo è riferito a merce col 37/38% proteine + grassi, il max col 46/47%.-(N) Il minimo si riferisce a Melasso di bietole, il max a Melasso di canna.-(T) Il prezzo è riferito a prodotto con porteine inferiori al 23%.- (U) Il prezzominimo è riferito a provenienza India.

BariRilevazione della Borsa merci di Bari del 10/01/2017. Prezzi al netto dell'Iva,

prezzi in ¤.

Frutta seccaMandorle sgusciate massa dolce originaria f.co magazzino Bari la tonnellata

5700-5800; massa amara 5400-5500.

Oli commestibiliOlio di oliva (grezzo alla prod.) extra vergine acidità max 0,4% 5,70-

6; acidità max 0,8% 5,10-5,30; tracciato ISO acidità max 0,4% 6,20; Biologico6,30-6,60; Dop Terra di Bari 5,80-6,05; Vergine acidità max 2% non quot.; Lampante acidità base 3% max 5% 2,95; Raffinato acidità max 0,3% 3,40; di sansa di oliva raffinato ac. fino 0,3% 1,95; di oliva estratto con solvente (esano) ac. 3-5% non quot.; ac. 5-10% non quot.; ac. 10-15% nonquot.; ac. 15-20% non quot.; ac. 20-25% non quot.; ac. 25-30% non quot.; ac.30-35% non quot.; ac. 35-40% non quot.; ac. 40-45% non quot.. acidi diraffinazione (oleine): da lampante 0,55; da esanolo non quot.; da semi0,45; sanse verigini : da impianti continui non quot.; Oli di semi alimentariraffinati (da raffineria a grossista f.co arrivo Bari): di arachide 1,78; di soia0,85; di girasole 0,88; di mais 1,05; di semi vari non quot..

CerealiGrano duro naz. F.co camion partenza (Puglia-Lucania): fino p.s. 80 210-

215; buono mercantile p.s. 79 200-205; mercantile p.s. 77 190-195; mandorlato p.s. 76 non quot.; slavato p.s. 71/72 non quot.; di importazione nazionalizzato f.co porto Bari: comunitario non quot.; extracomunitario non quot.. Grano tenero naz. F.co arrivo Puglia: speciale n. 1 p.s. 80 248-253; fino p.s. 78-79 201-205; di importazionenazionalizzato f.co porto Bari: comunitario non quot.; extracomunitario non quot.. Granoturco naz. F.co camion arrivo Bari 203-205; di importazionenazionalizzato Bari: comunitario non quot.; extracomunitario nonquot.. Orzo naz. Bari e provincia qual. Media 159-164; rinfusa di importazionenazionalizzato Bari: comunitario non quot.; extracomunitario nonquot.. Avena; di importazione nazionalizzata Bari: comunitaria nonquot.; extracomunitaria non quot.. Farina tipo 00 telata f.co partenza Puglia: Wmin 300 335-340; tipo 00 305-310; tipo 0 305-310; tipo 00 arrivo Bari prod. Italia centro settentrionale 300-305. Cruscami di grano duro e tenero f.co camion partenza Puglia:; crusca larga di tenero, cruschello sacco carta 149-154; cruscame di tenero cubettato rinfusa 94-95; tritello di duro rinfusa 88-89; cruscame di duro cubettato rinfusa 94-95; farinaccio di duro rinfusa 107-113; sacco carta 144-148; di tenero in sacchi carta 156-161. Semola telatarimacinata per panif. f.co partenza Puglia cen. 82/84 380-385; telata ceneri82/84 350-355; telata ceneri 88/90 320-325; semolato non quot.. Risi prod.Nazionale f.co arrivo Bari e provincia: fino Ribe 730-780; superfino Arborio1000-1050; fino parboiled Ribe 800-850; fino parboiled Roma 1050-1100. Lenticchie pr. Nazionale 810-910; prod. estera Eston (piccole) 1190-1240; Large 1270-1320. Fagioli produzione nazionale non quot.; prod. esteracannellini 1280-1330; tondini 1100-1150; borlotti 1520-1570; piattelli1230-1280. Ceci nazionali massa neri non quot.; nazionali massa bianchi 930-980; provenienza Messico 2030-2080; esteri calibro 31-32 1570-1620; estericalibro 29-30 1430-1480. Piselli prod nazionale non quot.; prod. Esteramarrowfats 900-950. Fave nazionali e d'importazione naz. franco arrivoBari intere (Cottoie) 1550-1600; favino bianco 204-209; favino nero 220-225; estere sgusciate 1560-1610. Lupini nazionali non quot.; produzione estera non quot..

NapoliRilevazione della Borsa Merci di Napoli del 10/01/2017. (Prezzi per

tonnellata, base rinfusa, esclusa Iva e arrivo).

CerealiFrumenti teneri naz. min. 79 ps. varietà speciali non quot.; min. 78 ps fino

non quot.; min. 76 ps misto non quot.; min. 72 ps mercantile nonquot.. Frumenti teneri esteri (EXTRA C.E.E.): Northern Spring Usa 1/2 280-282; canadian W.R.S.(Manitoba) n.1/2 283-285; lituano std. 11,5 prot 76/78 non quot.; lettone prot 14% Prot.- p.s. 78/80 non quot.; ucraino 11.5% prot.min. non quot.; ucraino 15% prot. min. non quot.; estero p.s. 78 (moldavo) nonquot.; Russo/ 12,00-13,00 % prot. S.s. P.S.79/80 non quot.; Serbo / Croato 11prot. 182-183. Frumenti duri naz. f.co arr.: fino 79/80-13-25/35-2 230-233; b.mercantile 77/40/13/2 220-233; mercantile 74/12/2 slavato non quot.. Frumenti duri esteri: Cwad 2/1 non quot.; Cwad 3/4 non quot.; Spagna 79/89 13% non quot.; Graco 79/80 13% non quot.; 2/3 HAD non quot.; Turconon quot..

FarineFarina (F.a. panificatore) tipo 00 Granito (sacco carta/cotone) 395-445; tipo

00 con caratt. min. di legge 325-335; tipo 00 W 180/200 min. Prot. S.S. 11,5%335-345; tipo 00 W 250/300 min. Prot. S.S. 12,5% 365-415; tipo 00 pacchi 1/5/10 kg 340-380; tipo 0 Mantinoba W 350/380 465-565; tipo 0 con caratt.min. di legge 325-335. tipo integrale 325-335; Semole di frumento duro (f.co past. rinf): con caratt. di legge 305-310; con caratteristiche superiori ai minimidi legge 330-335; semola rimacinata per panificazione sacco carta 390-410; inconfezione da 1 kg. 500-550; farina di duro (f.co arrivo rinfusa) non quot..

CruscamiDi grano tenero crusca 165-175; cruschello 165-175; farinaccio 190-

195; prod. della vagliatura e pulitura dei cereali (escl. riso) non quot.. Di granoduro cruschello-tritello cubettato 118-119; in sacchi non quot.; farinacciorinfusa 137-139; in sacchi 160-165; farinetta zootecnica non quot.; prod. vagliatura e pulitura dei cereali non quot..

PastaFranco compr. Campania, caratteristiche di legge: in confezione da kg. 5 non

quot.; in confezione da kg. 1 670-920; in confezione da kg. 0,5 700-950; scartidella lavorazione e/o rottami di pasta non quot..

RisiFranco camion arrivo compr. Campania: superfino Arborio 1050-

1150; superfino Baldo 700-800; superfino Thai 620-700; superfino Ribe 650-700; semifino Roma non quot.; comune 580-630; parboiled fino Ribe 720-800; parboiled superfino Thai 700-800; in confezione da kg. 5, maggioraz. euro/t 70; in confezione da kg. 1, maggioraz. euro/t 80; in confezione da kg. 1,maggioraz. Sottovuoto 160.

Farine proteicheFarine proteiche: di soia estera rinfusa 44% 365-375; est. rinf. 47% 375-

376; girasole estera proteica naz 35-38% non quot.; soia naz. rinf. Adriatica 44% non quot.; soia naz. rinf. Adriatica 47% (fr. arrivo) non quot.; Farine dipesce Perù Cile 70% non quot.; naz. 60/65% non quot..

LeguminoseFagioli naz. Lamon non quot.; cannellini argentini 1200-1300; bruni

olandesi 1250-1300; tondini Nord America 1100-1150. Lenticchie verdi piccole 1200-1300; verdi regular 1030-1040; verdi giganti 1020-1030; rosse1020-1030. Ceci crivello 29/30 1200-1300; crivello 31/32 1400-1500; Messicani 1800-1900. Fave estere nazionalizzate: Quinghai non quot.; Quindongu non quot.; Jangsu non quot.; Gansu non quot.; Ningbo non quot.; favino comunitario 240-245. Carrube Latina/Campania nonquot.; frantumate t.m.arr. non quot..

ImperiaRilevazione della CdC di Imperia del 10/01/2017. Prezzi riferiti a vendite da

produttore a grossista, f.co Imperia, Iva e provvigioni escluse, pronta consegnae pagamento.

Oli commestibili(quotazione max riferita a vendita diretti a consumatori finali)Produzione locale - Olio di oliva taggiasca: extra vergine ac. max 0,5% D.O.P.

"Riviera dei Fiori" 10-13; extravergine di oliva, ac. 0,8% 9-11; Olive taggiasche da olio D.O.P. 1,44-1,68; da olio 1,36-1,52; da salamoia 1,60-2; insalamoia 3,50-4,30. Produzione nazionale - Olio di oliva extra vergine ac. max0,8% 5,80-6,30; vergine ac. 2% non quot.. Olio di oliva raffinato ac. 0,5% 3,40-3,50; lampante ac. 3/5 3,10-3,20; ac. 5/8 3-3,10; di sansa raffinato ac. 0,5% 1,85-1,90; di sansa e di oliva 1,85-1,90; di sansa grezzo ac. base 5/10 nonquot.. Olio di semi (raffinati): arachidi 1,80-1,85; mais 1-1,10; girasole 0,90-0,95; soia 0,90-0,95; soia grezzo non quot.. Produzione estera - Olio di oliva: Spagna extra vergine di oliva "Borjas" ac. 0,2/0,3% 3,80-4,10; lampanteac. max 2% 2,75-3; Grecia: extra vergine di oliva "Kalàmata" ac. 0,2,/0,3% 4-4,20.

Reggio EmiliaRilevazione della Camera di Commercio di Reggio Emilia del 10/01/2017.

SuiniCapi d'allevamento: DOT marchiati 7 Kg. 7,35; 15 kg. 4,15; 25 kg. 2,97; 30

kg. 2,71; 40 kg. 2,22; 50 kg. 2,02; 65 kg. 1,72; 80 kg. 1,56; 100 Kg. 1,44. Capi da macello a peso vivo: magri da macelleria 90/115 kg. 1,63. Grassi 115/130 kg. 1,48; 130/144 kg. 1,51; 144/156 kg. 1,52; 156/176 kg. 1,59; 176/180 kg.1,59; 180/185 kg. 1,55; oltre i 185 kg. 1,50. Scrofe I qual. 0,65; II qual.0,57. Capi da macello a peso morto: 115/125 kg. 1,92; 125/140 kg.1,98; 140/145 kg. 1,98; 145/150 kg. 1,93; oltre i 150 kg. 1,85.

BoviniDa macello a peso vivo: vacca I qualità 0,96-1,10; II qualità 0,53-

0,81; scarto 0,36-0,44; Tori (entro i 24 mesi) 1,16-1,27; Vitelli extra (razze daincroci da carne) 3,20-3,40; polacchi I qualità 2,90-3,10; I qualità 2,20-2,25; II qualità 2-2,15; Capi da macello a peso morto: vacca di I qualità 2-2,30. II qualità 1,20-1,85; scarto 0,90-1,10; Tori (entro i 24 mesi) 2,10-2,30; Manzette (scottone) e giovenche non quot.. Da allevamento e da riproduzione: vitelli bleu belga 5,10-5,80; II categoria 3,40-4,10; da latte Iqualità bianchi e neri 1,30-1,50. II qualità 40-60 kg. non quot..

CerealiFrumento tenero var. spec.panificabile di forza W>300 p/l 0,6 non

quot.; naz. panificabile var. spec. W250 179-181; naz. panificabile tenero finops 78 175-177; b. mercantile ps 74/76 168-170; mercantile ps <74 non quot.; Granoturco naz. ibrido comune 166-168; mais verde base 25 non quot.; est. naz. non quot.. Orzo nazionale kg/hl 65/66 159-161; 63/64 154-156; 61/62 149-151; est. pesante non quot.. Sorgo nazionale (franco partenza) non quot.; rosato 154-156. Risone Ribe 280-290; riso Ribe 550-

650; risone comune 290-310; comune 570-670; risone Arborio 430-450; risoArborio 860-960; risone Roma Baldo 280-330; riso Roma Baldo 650-750. Farina di frumento: tipo 00 475-525; tipo 0 448-488; semola di grano duro con caratt. di legge 586-590; con car. sup. min. legge 601-610; Farinaintegrale di granone sacco carta 214-216; Crusca e cruschello di grano teneronaz. rinfusa autotr. compl. 121-122; part. fraz. 141-142; sacco carta autotr.compl. 161-162; sacco carta part. fraz. 185-186. Cruscame di grano tenerocubettato naz. rinfusa 125-126; cubettato di grano duro rinfusa 125-126. Farinaccio rinfusa aut. compl. 155-156; rinfusa part. fraz 183-188; digrano tenero sacco carta 178-182. Sottoprodotti del riso: corpetto 365-370; mezzagrana 335-360; grana verde 220-240; farinaccio 135-137; pulavergine 113-119.

MangimiFarina di estrazione di girasole (prot. 28%) non quot.; di soia tostata (partite

fraz. rinfusa motrice) 389-390; naz. rinfusa 385-386; est. rinfusa (prot. 44%)365-366; estera rinfusa pellets non quot.; di pesce (prot. 72% s.t.q.) nonquot.; (prot. 64% s.t.q.) non quot.; Polpe di bietola secche 170-171.

CaseariZangolato di creme fresche per la burrificazione 2,65; siero f.co caseificio

(per 100 kg) 0,15-0,32. Parmigiano reggiano qualita' scelta 12% fra 0-1 per lotti di partita Produzione minimo 30 mesi e oltre 11,70-11,90; Produzione minimo 24 mesi e oltre 10,60-10,85; Produzione minimo 18 mesi e oltre 10-10,25; Produzione minimo 12 mesi e oltre 9,35-9,70.

TrevisoRilevazione della Borsa merci di Treviso del 10/01/2017. Prezzi in ¤.

ViniAlla prod., al grado/lt. Bianchi Prosecco: ; DOC 1,80-1,90; DOCG Conegliano-

Valdobbiadene 2,40-2,60; DOCG Asolo 2,15-2,25; DOCG Sup. di Cartizze nonquot.; v.n.f. (atto a Prosecco DOC) gr.9/10 non quot.. Pinot e Chardonnay: atti altaglio con DOC non quot.; atti al taglio con DOCG 1,90-2,10. Pinot Grigio DOCVenezia non quot.; IGT Marca Trevig./Veneto gr.12/12.5 0,95-1,05; v.n.f. (attoa IGT M.T./Veneto) gr.11/12 non quot.. Chardonnay DOC Piave 0,90-1,05; DOCVenezia 0,90-1,05; IGT Marca Trevig./Veneto gr. 9.5/12.5 (ETG) 7,20-7,80. Sauvignon IGT Marca Trevig./Veneto gr. 12/12,5 0,85-1,10. PinotBianco IGT Marca Trevig./Veneto gr.9.5/12.5 (ETG) 7,50-8. Verduzzo DOC Piave non quot.; IGT Marca Trevig./Veneto gr.10/12 (ETG) 5,80-6,30. IncrocioManzoni 6.0.13 IGT Marca Trevig./Veneto gr. 12.5 (ETG) 8-9. Tai (Tocai Friulano) DOC Piave non quot.; IGT Marca Trevig./Veneto gr.10.5/12.5 (ETG)5,50-6. Glera IGT Marca Trevig./Veneto gr. 10 non quot.; IGT colli Trevig.gr.9/10 non quot.. DOC Venezia bianco non quot.; IGT Veneto gr.10.5/12 (ETG)4,30-4,80. Rossi Merlot: ; DOC Piave non quot.; DOC Venezia 0,80-0,95; DOCMontello e C. Asolani non quot.; IGT Marca Trevigiana/Veneto gr.10/12 (ETG) 5,50-5,80. Cabernet: ; DOC Piave non quot.; DOC Venezia (Sauvignon/Franc)0,85-1; DOC Montello e C. Asolani non quot.; IGT Marca Trevig./Veneto gr.11/13 (ETG) 6-6,50. Pinot nero IGT Marca Trevig./Veneto gr.10,5/12 nonquot.. Raboso: ; DOC Piave non quot.; DOC Venezia rosato 0,80-0,90; IGT rossoMarca Trev./Veneto gr.9/11 (ETG) 6,50-7; IGT rosato Marca Trev./Veneto gr.9,5/11 (ETG) 6,50-7. Vino Novello rosso gradi 12 non quot.. Mosti conc. (gr.Fehling in peso x0.6x100kg) conc. Rosso GRF non quot.; concentrato rettif. naz.GRF 2,90-3.

VercelliRilevazione della Borsa merci di Vercelli del 10/01/2017 (escluse

mediazioni, Iva e per i Risoni i diritti di contratto per l'Ente Nazionale Risi),

CerealiPrezzi intesi per pagamento a 60 gg. data contratto. per i Risi f.co riseria, su

mezzo trasporto o p.za tela merce.Risoni Balilla, Centauro e similari 260-270; Sole CL 245-255; Selenio e

similari 305-320; Tipo Ribe 270-280; Loto e similari 322-337; Augusto 370-380; S. Andrea e similari 290-300; Roma e similari 285-335; Baldo e similari 310-335; Arborio e Volano 385-435; Carnaroli e similari 365-435; Thaibonnete similari 295-305. Sottoprodotti del Riso corpetto 355-365; mezzagrana335-355; risina, risetto 330-340; risetto parboiled 245-295; grana verde 220-230; pula max 1 % di silice 105-120; pula 92-102; lolla 30-35; Frumento panificabile non quot.; altri usi non quot.. Orzo naz. leggero p.s.min. di 60 non quot.; naz. pesante p.s. magg. di 60 non quot.. Granoturco ibrido<5 ppb 167-170; ibrido <20 ppb non quot.; verde base 30% umidita' <20 ppbnon quot.. Leguminose soia nazionale 370-380; Risi>TH>lavorati: Originario(comune) 500-550; Selenio 620-680; S.Andrea 570-620; Roma 610-660; Baldo 610-660; Ribe 560-590; Augusto 630-680; Arborio 935-1035; Carnaroli 1000-1100; Thaibonnet 530-580. Risi Parboiled Ribe 660-690; Baldo 710-760; Thaibonnet 630-680. Leguminose fagioli tipo Saluggia 2000-2200. Avena naz. non quot.. Farina frumento panif. 300 W prot. 13 600-610; frumento panif. max 220 W 510-530; di granoturco integrale 220-240. Crusca 170-180. Tritello 160-170. Foraggi fieno di erba medica nazionale 150-160; fieno maggengo di prato 90-100; fieno agostano nonquot.. Paglie di frumento, segale e orzo 100-110; di riso 40-50.

BORSA ELETTRICAPrezzo unico nazionale del 11.01.2017Ore ¤/MWh Ore ¤/MWh Ore ¤/MWh01.00 66,460000 09.00 96,880000 17.00 80,00000002.00 64,790000 10.00 93,095450 18.00 83,65005003.00 62,047590 11.00 82,570000 19.00 95,76000004.00 58,210000 12.00 78,832480 20.00 88,71390005.00 58,600000 13.00 77,831400 21.00 85,52024006.00 62,290000 14.00 76,179340 22.00 78,64009007.00 74,024990 15.00 77,633940 23.00 78,88441008.00 90,700000 16.00 77,733450 24.00 72,602960

INDICI CONFINDUSTRIAIndici dei prezzi delle merci aventi mercato internaz., (34 prodotti) ponderati sulcommercio mondiale (Usd) e sul commercio italiano (º)

Dollari correnti(base 1977=100)

Euro correnti(base 1977=100)

Ott16 Set16 Ott15 Ott16 Set16 Ott15

Alimentari (tot.) 117,66 119,04 132,67 121,78 121,07 134,71Bevande 99,25 97,32 76,16 102,65 98,91 77,26Cereali 158,03 154,10 178,02 163,55 156,72 180,72Carni 83,15 92,53 138,43 86,14 94,18 140,66Grassi 177,27 173,75 141,65 183,45 176,68 143,77Non alimentari (tot.) 343,46 347,45 327,90 355,54 353,43 332,96Fibre 206,11 200,01 176,41 213,18 203,28 178,96Vari industriali 291,97 304,81 343,89 302,38 310,20 349,35Metalli 461,22 460,48 380,63 477,37 468,33 386,42Combustibili (totale) 386,61 356,11 364,95 400,30 362,32 370,64Totale (escl. combust.) 244,39 247,24 242,24 252,98 251,48 245,98Totale generale 322,76 307,23 309,85 334,15 312,55 314,67

DIAMANTIValori Best - Average, in dollari Usa per carato. I prezzi indicati si intendono per la venditaall'ingrosso e all'origine nei Paesi di produzione, al netto di spese, valore aggiunto e imposte.Brillanti da 2.00 - 2.99 caratiColore Qualità Valori al 28.12.2016D (bianco extra eccezionale +) if 26511 - 33460D (bianco extra eccezionale +) vvs1 20880 - 27183E (bianco extra eccezionale) vvs1 16115 - 22346E (bianco extra eccezionale) vvs2 14763 - 18928F (bianco extra+) vs1 11989 - 15135F (bianco extra+) vs2 10750 - 13253G (bianco extra) if 12670 - 17565H (bianco) if 10553 - 12632I (bianco sfumato) if 8645 - 10544J (bianco sfumato) vs1 5642 - 7073J (bianco sfumato) vs2 5046 - 6733K (bianco leggermente colorito) if 5700 - 7100Valutazione riferita a pietre corredate da certificazione di validità internazionale, tagliate a«brillante», di buone proporzioni di taglio, esenti da particolarità naturali indesiderate.

Fonte: Rapaport, New York (Internet: www.diamonds.net)

In rialzo a Milanoil mais extra-Uedi Alessio Romeo

Poche variazioni ieri alla Granaria di Mi-lano, tra le quali spicca il rialzo di 5 euro

del mais extra-Ue, in un contesto general-mente depresso per i prezzi dei principali cereali. C’è attesa per il rapporto Usda sulla produzione mondiale che sarà pubblicato domani. Per ora il mercato non ha reagito al-le notizie provenienti dall’Argentina, dove le piogge rischiano di compromettere lo sviluppo dei raccolti di mais e soia. Quest’ul-tima anzi è calata ieri di ben 10 euro nel caso dei semi Ogm di provenienza extra-Ue (cherappresentano il 90% del mercato dei semi oleosi). Tra i frumenti sono salite di 3 euro invalori assoluti le varietà nordamericane co-me West e Northern Spring. In ribasso di 10 euro invece il grano duro extra-Ue. Invariatii frumenti nazionali. Ribassi infine su tutto ilcomparto delle farine vegetali d'estrazione e per i risoni. In ripresa invece, in linea con l’andamento del petrolio, il mercato dei noli.

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Il Sole 24 Ore Mondo 15Mercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

La Brexit dei Labour. In cerca di consensi

Corbyn attaccal’immigrazione UeLeonardo MaisanoLONDRA. Dal nostro corrispondente

pIl leader laburista Jeremy Corbyn cerca di risalire la chi-na di un consenso popolare in rapida dissoluzione allonta-nando il partito dall’Europa e schierandolo una volta ancorasu posizioni radicali. «Non siamo sposati – ha detto in unodei più significativi discorsi sulla congiuntura anglo-euro-peo - alla libera circolazione dei lavoratori come punto di principio. Sosteniamo regoleeque e un’immigrazione gesti-bile nello scenario delle rela-zioni post Brexit».

Jeremy Corbyn non puntasu blocchi all’immigrazionedall’esterno come sono le quote, ma a limitazioni inter-ne – ripensando alle agenzie dicollocamento ad esempio –per evitare lo sfruttamento dilavoratori stranieri che a suo parere sono favoriti nella cor-sa alle assunzioni perché pronti ad accettare condizio-ni svantaggiose. Una lotta allediseguaglianze che il leader del Labour ha fatto cavallo dibattaglia della sua strategiapolitica e che va molto oltrel’incerto incedere dei sociali-sti britannici sullo scenario del dopo Europa. Così dal cap-pello ha sfilato ieri un’altraidea che non manca di suscita-re polemica: il salario massi-mo da affiancare a quello mi-nimo e da imporre su tutto ilterritorio nazionale. Non hafissato l’asticella, né s’è dilun-gato sui dettagli, evitando diprecisare se ritiene opportu-no applicarlo a tutti, solo a cer-te categorie professionali.

«Immagino debba essere su-periore – ha detto risponden-do a una domanda – al mio at-tuale (138mila sterline n.d.r.).Non suggerisco il tetto , mi li-mito a constatare che ci sonocifre ridicole. Perché si devo-no guadagnare 50 milioni l’an-no ? Il nostro Paese ha il peg-giore, o quasi, grado di dispa-rità di reddito dell’Ocse».

L’inatteso attacco all’immi-grazione intraeuropea e la proposta di un salario massi-mo sono parole che Jeremy Corbyn ha ben modulato per arrivare al cuore di un eletto-rato in rapida fuga anche dalle storiche roccaforti del partito.Sono centinaia di migliaia i vo-tanti Labour favorevoli alla Brexit, elettori che si sentono discriminati dall’accesso di la-voratori stranieri e si sentono schiacciati dalla sproporzionedei salari nel Paese. Oggi il La-bour è 10 punti alle spalle dei Tory nel consenso popolare.

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REUTERS

Il leader Labour. Jeremy Corbyn

Verso le presidenziali. Con le primarie socialiste entra nel vivo una campagna già ricca di colpi di scena

Francia, si complica la corsa di VallsNei sondaggi l’ex premier è testa a testa con il protezionista MontebourgMarco MoussanetPARIGI. Dal nostro corrispondente

pA tre mesi e mezzo dal-l’appuntamento con le urnedel primo turno (il 23 aprile,con ballottaggio il 7 maggio),le presidenziali francesi sonogià ricche di novità e di colpidi scena, che le stanno tra-sformando in un evento poli-tico particolarmente innova-tivo e interessante. E altri po-trebbero arrivare.

Per la prima volta dal dopo-guerra un presidente in cari-ca rinuncia a candidarsi allapropria successione, crean-do peraltro un po’ di confu-sione nella sua famiglia poli-tica. Per la prima volta l’estre-ma destra è saldamente col-locata, secondo tutti isondaggi, al secondo posto(con il 22-24% dei consensi),anche se con poche possibili-tà di conquistare la vittoria fi-nale (Jean-Marie Le Pen alballottaggio nel 2002 nonrappresenta un precedenteper la sua eccezionalità).

Per la prima volta il tradi-zionale bipolarismo destra-sinistra viene preso a spallatenon solo dal Front National diMarine Le Pen e dalla sinistraradicale (la “Francia ribelle”)guidata dall’ex socialistaJean-Luc Mélenchon (cui i

sondaggi assegnano il 13-15%dei voti), ma da una “terzaforza” neonata, il movimento“post-partitico” En Marchecreato meno di un anno fa dal-l’ex ministro liberal dell’Eco-nomia Emmanuel Macron.Che tutti definivano «unabolla mediatica», «un’inven-zione elitista e parigina desti-nata a schiantarsi sui primiscogli della campagna eletto-rale». E che invece sta pian

piano consolidando una po-sizione appunto da terza for-za (intorno al 20%).

E se i sondaggi possono sba-gliare (com’è ampiamente di-mostrato), lo stesso non valeper le presenze nelle sale deicomizi, che l’ex banchiered’affari di 39 anni riconvertitoalla politica – volto nuovo, no-nostante gli anni (pochi, d’ac-cordo) passati all’Eliseo e a Bercy – continua a riempire.

Di sorprendente c’è stato

anche l’esito delle primariedella destra, che hanno so-noramente bocciato l’expresidente Nicolas Sarkozye l’ex premier Alain Juppéper regalare il successo,trionfale, a François Fillon.Anche lui in qualche modovolto nuovo, nonostante siastato il capo del Governoproprio di Sarkozy, e che lerilevazioni indicano come ilpiù probabile successore diHollande (nonostante uncerto calo dei consensi, pro-babilmente fisiologico dopola fine dell’effetto primarie),con il 23-28% dei consensi alprimo turno.

Che il mondo sia cambia-to, che tutto sia diventatoimprevedibile, e quindi piùdifficile per la politica tradi-zionale (e per chi la incarna,agli occhi dell’opinionepubblica), lo sta capendo asue spese in queste settima-ne Manuel Valls, l’ex pre-mier di Hollande, candidato– per ora – alle primarie so-cialiste di fine gennaio (pri-mo turno il 22, ballottaggio il29, con la previsione di 1,5-2milioni di partecipanti, ri-spetto ai 4,3 milioni delleprimarie della destra).

Diventato il potenziale lea-der naturale del Ps nella cor-

sa all’Eliseo, dopo l’annuncioshock di Hollande, non avevacerto immaginato una pas-seggiata, ma neppure unaprova speciale della Dakar(almeno in questa fase). E in-vece la sua campagna sta di-ventando molto più compli-cata del previsto. Con saleche, diversamente da Ma-cron, Valls trova semivuote.

Le ragioni delle difficoltàdi Valls a imporsi sono nume-rose. La prima è la diffidenzanei suoi confronti da partedegli “hollandisti” puri e du-ri, tra cui ovviamente Ségolè-ne Royal, che lo accusano ditradimento (avendo spinto ilpresidente a gettare la spu-gna). La seconda è legata allasua posizione “storica” all’in-terno del partito, figura di ri-ferimento dell’ala destra, e alsuo carattere, piuttosto spi-goloso e aggressivo.

Avendo passato oltre dueanni a rivendicare con unacerta arroganza la propria li-nea politica, sparando a zerosull’opposizione interna disinistra, è comprensibile cheoggi – quando, per ragionibassamente elettorali, porgeil ramoscello d’ulivo - moltigli girino le spalle. La terzaragione è frutto degli erroricommessi con l’annuncio

delle prime misure del suoprogramma: per esempio ilripristino della defiscalizza-zione delle ore di straordina-rio, una misura emblematicadella presidenza Sarkozyche i socialisti hanno cancel-lato; o, soprattutto, l’aboli-zione del voto di fiducia (conl’esclusione delle leggi fisca-li e di bilancio).

Ma come, si sono chiestitutti, proprio lui che ha usa-to la fiducia sei volte – van-tandosene e scontrandosiduramente con la fronda in-terna al partito – per far pas-sare i contestatissimi prov-vedimenti sulla liberalizza-zione dell’economia e delmercato del lavoro? «Sonocambiato», risponde Vallsalle critiche. Ma è poco cre-dibile e il risultato è nei son-daggi, che parlano di un te-sta a testa con l’ex ministro(protezionista) dell’Econo-mia Arnaud Montebourg.

Chiunque vinca le prima-rie socialiste, l’impressioneè comunque che sia troppodebole per competere congli avversari delle presiden-ziali. E qualcuno già immagi-na che il partito alla fine po-trebbe appoggiare proprio“il ribelle” Macron.

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LE ELEZIONI DELLE SORPRESEIl presidente in carica non si è candidato; l’estrema destra è al secondo posto; e una terza forza scuote il bipolarismo tra destra e sinistra

«Non abbiamo sposatol’immigrazione». «Non

ho mai detto che gli immigrati sono troppi». Jeremy Corbyn uno; Jeremy Corbyn due. Credevamo che a lanciare il sasso e a ritrarre la mano fosse pratica cara solo alla signora premier Theresa May, impegnata da mesi in “discese ardite”, seguite da “risalite”, altrettanto ardite per dirla alla Battisti. E, invece, da ieri, sappiamo che è una tendenza nazionale, generata dall’impasse di un referendum che costringe i leader politici britannici ad acrobazie ideologiche e lessicali per cercare – senza successo - di coniugare la caccia al consenso con una linea strategica sostenibile, che li

costringe, in ultima analisi, a passi in avanti, seguiti da repentine mezze marce indietro. Testano l’opinione pubblica, cercando di affinare una linea capace di lasciare a ciascuno spazi di manovra politica. Finora il risultato è stato a dir poco deludente. Londra manca da un lato di una coraggiosa proposta verso il negoziato con i partner – sia del governo o dell’opposizione – e dall’altro non s’è ancora messa al riparo dal rischio di un populismo rampante. Per questo la prospettiva, figlia dell’indecisione, è sempre più un crash exit. Uscita né morbida né dura, ma semplice caduta libera oltre i confini dell’Unione (l.mais.)

L’USCITA DALL’UNIONE

Né hard né soft: è caduta libera

AFP

«Sono cambiato». L’ex premier di François Hollande, Manuel Valls

(*) Qualificati per il secondo turno Fonte: Les Échos - Sondage Elabe

Intenzioni di voto al primo turno delle presidenziali, in % sui votiespressi. Il sondaggio ipotizza la vittoria di Valls alle primariesocialiste

23Le Pen*

26Fillon*

18Macron

Mélechon 14

13Valls

Il confronto finale

Panorama

GOOGLE E FACEBOOKNuove regole Ueper tutela privacy Google, Facebook e gli altri colossi di internet dovranno rivedere tutte le le politiche sulla privacy dopo la proposta presentata ieri dall’Unione europea volta a «limitare l’accesso ai dati personali» e a «garantire un più elevato livello di protezione dei consumatori». Le nuove regole allo studio puntano a introdurre maggiori controlli per i cookies quando si naviga su Internet. Queste, oltre alle società di tlc, verranno estese anche ai «nuovi provider di servizi di comunicazione elelttronica come WhatsApp, Facebook, Messenger, Skype, Gmail e iMessage», ha fatto sapere Andrus Ansip, vice presidente Ue

LIBIARiapre l’ambasciataitaliana a Tripoli L’Italia rimette piede ufficialmente in Libia, ed è il primo Paese occidentale a riaprire la propria ambasciata a Tripoli, per inviare un segnale politico: rilanciare le relazioni con un partner storicamente strategico. Così l’ambasciatore Giuseppe Perrone ha spiegato il senso del suo insediamento, nella capitale libica, quasi due anni dopo la chiusura della nostra sede, decisa al culmine di un’escalation di violenza tra le diverse milizie in guerra nel Paese.

IRANProteste ai funerali di RafsanjaniI funerali dell’ayatollah Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, svoltisi ieri con una folla enorme nelle strade di Teheran, sono stati accompagnati anche da slogan in favore di prigionieri politici in sciopero della fame e di ex candidati presidenti agli arresti domiciliari Meh di Karrubi e Mir Hossein Mussavi. La folla sembra aver scandito in particolare il nome di quest’ultimo. Mentre più voci hanno segnalato che all’ex presidente Mohammad Khatami è stato vietato di partecipare alla cerimonia funebre.

THAILANDIAI due turisti italiani saranno espulsiSono stati condannati e verranno espulsi nelle prossime settimane dalla Thailandia i due italiani arrestati per aver strappato alcune bandiere del Paese. Tobias Gamper (20 anni) e Ian Gerstgrasser (18 anni) sono stati processati ieri mattina e restano per ora in carcere, in attesa di essere trasferiti nella capitale Bangkok, da dove faranno ritorno in Italia. Solo oggi verrà comunicata ai due giovani turisti altoatesini l’entità della pena.

GERMANIAÈ morto l’ex presidente HerzogL’ex presidente tedesco Roman Herzog è morto ieri a Berlino all’età 82 anni. Lo ha confermato la presidenza dellaRepubblica. In carica dal 1994 al 1999, Herzog è stato il primo presidente entrato in carica dopo la riunificazione della Germania. Esponente della Cdu, nato in Baviera a Lanzhut, Herzog era un giurista e prima di arrivare a Bellevue era stato docente alla Freie Universitaet di Berlino, e presidente della Corte costituzionale. Grande sostenitore delle riforme, di lui è rimasto famoso il “discorso della scossa”, pronunciato nel 1997, in cui incitava il Paese al cambiamento.

16 Politica e società Il Sole 24 OreMercoledì 11 Gennaio 2017 - N. 10

Parlamento Ue. Dopo il rifiuto dei liberali il M5S rimane con l’Ukip ma perde la copresidenza

Dietrofront, Grillo resta con Faragee rilancia il referendum sull’euroManuela PerroneROMABeda RomanoBRUXELLES. Dal nostro corrispondente

pA meno di 24 ore dal tentativo fallito di aderire al gruppo liberale del Parlamento europeo, il M5S ha raggiunto ieri pomeriggio un ac-cordo per rimanere nel gruppo eu-roscettico dominato dallo UK In-dependent Party di Nigel Farage. L’intesa è giunta dopo che negli ul-timi giorni i due leader si erano aspramente criticati a vicenda. Evi-dentemente, l’opportunità politica ha avuto la meglio. E il rientro al-l’ovile un prezzo: in un lungo post sul blog Beppe Grillo ha reso noto che il Movimento ha rinunciato «alla carica della co-presidenza che fino a oggi è stata occupata da David Borrelli». Il braccio destro diDavide Casaleggio, finora numero uno dei Cinque Stelle in Europa, ha pagato lo scotto , anche in termini diconsenso tra i suoi, di aver condot-to le trattative con l’Alde, naufraga-te. Non è l’unico a subire contrac-colpi: l’eurodeputato Fabio Massi-mo Castaldo rinuncia a correre perla vicepresidenza dell’Europarla-mento, Piernicola Pedicini per la presidenza. Senza contare che i grillini si avviano a perdere il coor-dinamento di varie commissioni.

Non è tutto. Nella Skipe call chia-

rificatrice tra Grillo, Casaleggio e Farage, quest’ultimo ha dettato al-tre condizioni. Sancendo la ricom-posizione del matrimonio con l’Efdd, che conta 44 deputati («Le eventuali differenze tra il M5S di Beppe Grillo e me stesso sono state risolte in modo amichevole», ha sottolineato il leader Ukip in una nota), ma aggiungendo: «La cam-pagna di Grillo in vista di un refe-rendum sulla partecipazione del-l’Italia alla zona euro sta ottenendo successo. Da tempo, ammiro il suo operato in Italia e gli faccio i miglioriauguri. In Europa, la campagna an-ti-establishment è solo all’inizio». Un chiaro invito a rimarcare il pro-gramma anti-sistema, subito accol-to da Grillo. Che, dopo aver definito «meschino» il leader dei liberali Guy Verhofstadt, ha ribadito sette punti chiave. Tra i quali la necessità che in Italia «la moneta unica sia sot-toposta a un referendum popolare»- rinforzata da Luigi Di Maio a Di-Martedì: «Voterei per l’uscita» -, la rivendicazione della lotta al Ttip, al Ceta e al Mes alla Cina, le misure piùdure sull’immigrazione e lo sguar-do benevolo alla Russia: «È un part-ner economico e un alleato contro ilterrorismo, non un nemico».

L’intesa tra i due partiti non devecomunque sorprendere. È vero che Grillo ha tentato di aderire al

gruppo liberale, senza successo. Ed è vero che nel suo tentativo il leader politico ha preso nettamen-te le distanze da Farage, ma a nessu-no dei due è convenuto che il M5S lasciasse l’Efdd. I 17 deputati grillinisono troppo pochi per formare un gruppo a sé. Tra i non iscritti non avrebbero goduto di sostegno eco-nomico, perdendo 680mila euro, e sarebbero stati penalizzati nel di-ritto alla parola in aula. Nel con-tempo, per Farage l’uscita del M5S avrebbe indebolito l’Efdd, col ri-schio di non rispettare i criteri del Parlamento europeo per la forma-zione di un gruppo. L’opportunità politica ha avuto quindi la meglio nel rapporto tra l’Ukip e il M5S.

La vicenda che si è sviluppata asorpresa in questo inizio anno giunge a ridosso dell’elezione delprossimo presidente del Parla-mento europeo. Vi è molta incer-tezza sul risultato del voto del 17 gennaio, tanto più che molti par-titi e in particolare i liberali e i gril-lini arrivano al voto divisi e inde-boliti. Non è chiaro se e come questa situazione favorirà i can-didati dei due principali partiti, il socialista Gianni Pittella e il po-polare Antonio Tajani.

Non è chiaro neppure quali sa-ranno le ripercussioni dell’inci-dente in casa pentastellata. Con gli

ortodossi sempre più critici verso i pragmatici. Emblematico il botta e risposta di ieri tra il deputato Carlo Sibilia e lo stesso Grillo. Il primo suisocial ha scritto: «Non bisogna cer-care di entrare nell’establishment. Sarebbe solo politicamente incoe-rente, oltre che stupido». Il capo politico del M5S ha risposto dal blog con parole al vetriolo: «Il no-stro programma non cambia di unavirgola e non sarebbe cambiato con l’ingresso in un altro gruppo. Dispiace per quei pochi portavoce,che probabilmente non sanno co-me funziona il Parlamento euro-peo, che hanno parlato di “cercare di entrare nell’establishment”».

Ma tra i parlamentari prevale loscoramento. In serata si è riunita l’assemblea dei gruppi. Casaleggio, atteso, ha disertato: è stato lui il deusex machina della figuraccia di Stra-sburgo ed è sulla sua autorità che ora si addensano ombre, complici i mugugni della base e degli eletti. Glialtri partiti approfittano dello smarrimento, a partire dal Carroc-cio di Matteo Salvini: «Ai tanti elet-tori ed eletti 5Stelle che hanno con-tattato la Lega in queste ore assicu-ro che simili voltafaccia su temi cosiimportanti come euro e immigra-zione noi non li avremo. Per loro le porte sono sempre aperte».

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Campidoglio. La sindaca incontra la società e illustra le varianti: meno cubature e conferma delle opere pubbliche essenziali

Stadio Roma, Raggi cambia il progettopCubature ridotte di circa il 20%, a spese del centro direzionale, ma tuttele opere pubbliche essenziali salve. È questo il progetto sullo stadio della Roma a Tor Di Valle aggiornato dal Campidoglio e proposto ieri in una riunione dalla sindaca Virginia Rag-gi, presenti il vicesindaco Bergamo e il presidente del consiglio comunale De Vito, ai rappresentanti della As Roma: il direttore generale Mauro

Baldissoni e l’imprenditore Luca Par-nasi. Un vertice cruciale per accele-rare in vista della conferenza dei ser-vizi in programma giovedì, dopo le tensioni e le dichiarazioni bellicose dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, che ha visto Raggi nel pome-riggio. Non è escluso un nuovo in-contro con il club già oggi. «I tecnici sono al lavoro per migliorare il pro-getto stadio nel rispetto dei tempi»,

si è limitata a informare la sindaca. La conferenza scade il 6 febbraio

e , se si raggiungesse un accordo, servirebbe un passaggio in assem-blea capitolina per approvare la va-riante al piano del 2014. Chiudere lapartita sarebbe un gol per Raggi, che in attesa delle mosse della pro-cura sull’affaire nomine, cerca di trovare la quadra dove può: stadio aparte, venerdì potrebbe arrivare il

sì della giunta sull’aggiornamento del Dup e lo schema di bilancio rivi-sto dopo la bocciatura dell’Oref. Si aggiungono però nuove grane: ieri Raggi ha tentato di sanare la crisi scoppiata nel municipio VIII, dovei consiglieri ortodossi minacciano la sfiducia al minisindaco Paolo Pa-ce, vicino all’ex vicesindaco Fron-gia. Intanto a Civitavecchia la pre-sidente del consiglio comunale ha lasciato il M5S. È lo specchio locale dei malesseri del Movimento.

M. Per.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La Procura di Roma. Per i Pm della Capitale «non si ravvisano ipotesi di reato»

Inchiesta petrolio, chiestal’archiviazione per Gemelli

Ivan Cimmarusti

pChiesta l’archiviazione del-l’inchiesta sul «quartierino roma-no» della Procura di Potenza, chead aprile scorso portò alle dimis-sioni dell’allora ministro al Mise Federica Guidi, per il coinvolgi-mento del suo ex compagno, l’im-prenditore Gianluca Gemelli.

Secondo il sostituto procura-tore di Roma, Roberto Felici, tut-ta l’indagine poserebbe su dati in-consistenti. Nell’inchiesta, che ora dovrà passare il vaglio del Gip, risultano coinvolti con Ge-melli anche Nicola Colicchi, ex della Camera di Commercio di Roma, Valter Pastena, ex diretto-re generale del ministero del-l’Economia, l’imprenditore Ivan Lobello, Giuseppe Cobianchi di Total e Alberto Cozzo, accusati di associazione per delinquere. Nel fascicolo, poi, risultano inda-gati anche l’ammiraglio Giusep-pe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Marina, l’impren-ditore Pasquale Criscuolo e l’exsindaco di Corleto Perticara (Po-tenza) Rosaria Vicino. Tutti sonostati iscritti nel registro degli in-dagati a Potenza, ma poi il fasci-colo - che rientra nella maxi in-chiesta su Tempa Rossa - è stato stralciato in parte a Roma, dove èfinito sotto la lente del pool reati contro la Pa, coordinato dal pro-curatore aggiunto Paolo Ielo. Nella Capitale i magistrati hannopassato in rassegna gli accerta-menti investigativi e gli esiti dei magistrati lucani. Tuttavia non sarebbero stati individuati reati. Ma andiamo con ordine: il fasci-

colo è distinto in cinque diverse vicende, ma tutte avrebbero avu-to lo scopo di creare un vantaggioa Gemelli, il quale voleva avviare un business di trasporto petroli-fero dal porto di Augusta. Così emerge il traffico di influenze di Gemelli, che sfruttando il nome della Guidi contava di stringere rapporti con Total; le pressioni sul ministro Graziano Delrio per confermare Cozzo a commissa-rio straordinario del porto di Au-gusta; il trasferimento dell’am-miraglio Roberto Camerini per ottenere in cambio da De Giorgi l’uso di un pontile per gestire il business petrolifero. Sul «traffi-co di influenze di Gemelli - si leg-ge nell’atto - non emerge in que-sta, come nelle altre vicende suc-cessivamente esaminate, che egliabbia mai richiesti compensi per interagire con esponenti della compagine governativa». Anche le pressioni su Delrio in realtà non ci sarebbero state, come ha anche chiarito nel suo interroga-torio il ministro. I pm di Roma scrivono che «non si ravvisano ipotesi di reato». Il trasferimentodell’ammiraglio Camerini, inve-ce, non aveva lo scopo di togliere di mezzo un ostacolo ma si tratta-va di una «promozione da con-trammiraglio ad ammiraglio, per la quale lo stesso era già da tempoin graduatoria». L’associazione per delinquere, infine, sarebbe solo «un reciproco scambio di fa-vori». La Procura di Roma ritieneche «l’articolo 416 del codice pe-nale presuppone una stabile or-ganizzazione, con adeguata divi-sione dei compiti e con un pro-gramma, se pure generico, pro-iettato verso la concorsuale commissione di delitti e, dunque, non può ravvisarsi soltanto un re-ciproco scambio di favori». Sulla richiesta di archiviazione ora do-vrà esprimersi il giudice per le in-dagini preliminari.

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AGF

Ritorno Nigel Farage e Beppe Grillo

Movimento sotto la lente

Oscillazioni che lascianogli elettori senza rispostedi Montesquieu

Universalmente, da seco-li, saggi e filosofi sosten-gono che cambiare opi-

nione è sintomo di vivacità in-tellettuale, o giù di lì. Molteplicile citazioni di tale tenore. Rara-mente un adagio di quella pro-venienza è altrettanto seguito nel nostro paese, quantomeno dai normodotati facenti politi-ca: lì l’applicazione si spinge fi-no al rovesciamento totale delleproprie posizioni, alla negazio-ne di quelle del giorno prima, senza preavviso. Si arriva in Parlamento promettendo fe-deltà a uno schieramento – che un tempo significava a un certo numero di elettori in carne e os-sa – dopodiché inizia la legisla-tura reale, quella che si svolge nelle camere, e ci si guarda in-torno: per vedere se per caso c’èuna compagnia migliore, più at-traente, o più munifica, secon-do un’interpretazione malizio-sa di quella che è oramai una dif-fusa forma di turismo.

Si è trattato, fin qui, di muta-menti di opinione, di posizione,spesso sotto forma di tripli salti mortali (rigorosamente con re-te): che però esauriscono i pro-pri effetti nell’ambito del singo-lo protagonista. Anche se la loromoltiplicazione alla lunga stra-volge la geografia delle camere,e quindi la volontà stessa degli

elettori. Tanto da rendere legit-timo chiedersi se le elezioni stesse non siano divenute un ri-to anacronistico, se è il capric-cio dei singoli (e non la volontà liberamente espressa dagli elet-tori) a decidere maggioranze e minoranze, e quindi la famosa, agognata “governabilità”.

L’ultima iniziativa trasformi-stica, quella promossa alla che-tichella da Beppe Grillo in ambi-to parlamentare europeo, si è posta un’ambizione senza pre-cedenti: il trasferimento in blocco di un intero gruppo da una compagnia negazionista, o quasi, dell’idea stessa di Europa,fino a portarlo lì dove si è a voltefin troppo europeisti, acritica-mente, incondizionatamente. Impresa affascinante, titanica, come prova di forza e abilità;imbarazzante sotto il profilo della coerenza e della affidabili-tà. Due valutazioni opposte, tra cui scegliere: imprevedibilità contro un minimo di certezze.

Incidentalmente, la porta infaccia all’iniziativa certifica peraltro un’altra , inopinata inaffidabilità, quella dei desti-natari prescelti, i liberaldemo-cratici europei: relativamente alla saldezza della convinzioneeuropeista degli stessi, fre-quentati nel tempo da svariati leader italiani di provata serie-tà e credibilità. Un affare che,con una visione un po' miope,

sembra riguardarci parzial-mente, o per niente.

In sintesi, focalizzando il latoprovinciale della questione, emergono due profili. Il primo èla riprova della convulsione programmatica del movimen-to, delle sue nervose oscillazio-ni: sia che si abbiano, entrambe,per saldarsi ad una collocazionein grado di ampliare l’offerta po-litica del movimento, il suo con-senso; o che avvengano, invece,per un disturbo della personali-tà politica. In ogni caso, l’inquie-tudine è giustificata, soprattut-to per gli elettori che auspicano la progressiva riduzione dello spazio attualmente in gestione ai populismi, sia pure pallidi o scopiazzati come quelli nazio-nali. Avrebbero diritto di sape-re, quegli elettori, cosa li aspettail giorno dopo averlo eventual-mente votato, quel movimento.In tema di Europa, innanzitutto:sarebbe stato un biglietto di solaandata, quello del tragitto versol’europeismo? La risposta, tra il serio e il grottesco, non si è fattaattendere: il viaggio di ritorno è già iniziato, in men che non si di-ca . Dall’“uno vale uno”, riferito agli attivisti , all’ “uno vale l’al-tro”, con riguardo al gruppo parlamentare di appartenenza, al sì o al no alla moneta unica, al-l’austerità o allo sviluppo. An-cora, in tema di oscillazioni pro-grammatiche possibili: i mi-

granti, poveracci da accogliere, ovvero usurpatori di lavoro al-trui da espellere o, se trattenuti,da sfruttare? Sulle proposte am-bientali, cavallo di battaglia del grillismo, cosa bolle nella pen-tola del movimento? Semplici esempi, moltiplicabili a piacere.

Senza contare l’irrisolta que-stione dell’accettazione delle minime pratiche democrati-che, anche proprio quelle mini-me, quelle che l’egoismo pluri-decennale dei partiti tradizio-nali ha impedito di organizzare secondo la via indicata dall’arti-colo 49 della costituzione.

Tutto questo per quanto ri-guarda i cinquestelle: niente di sostanzialmente nuovo, e inco-raggiante, sotto il sole del movi-mento. Gli altri, per lo più partitiveri, con più o meno tradizione democratica, come hanno rea-gito all’inopinata apertura so-vranazionale, alla sua chiusura repentina, al ritorno nella casa del “no” all’Unione europea?

Con un moto di irrisione mi-sta ad irritazione a questione aperta; con irrisione mista asollievo a rigetto avvenuto;probabilmente con irrisione egiubilo di fronte alla poco de-corosa retromarcia. Come di-re, per vincere alle prossimeelezioni, un’ampia sventaglia-ta di posizioni populiste e poli-tiche antipolitiche può fare co-modo. Molto meno per gover-nare. Tanto, importante è vin-cere, assai meno la qualità delgovernare. Ancora una volta, se l’impressione è corretta,molti elettori camminano da-vanti ai partiti.

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Ora la parola passaal giudiceper le indaginipreliminari

INTESA IN 24 ORE

Ritorno con Farange Ieri con una Skipe call di chiarimento tra Beppe Grillo e Nigel Farange è stato sancito il ritorno di M5S con Efdd. Grillo nel suo post ha poi ricordato le battaglie «che continueremo a combattere ». Tra queste c’è la proposta di un referendum «affinché i cittadini decidano il rimanere o meno dell’Italia all'interno dell’Eurozona». Ma ha parlato anche della Russia che «é un partner economico e un alleato contro il terrorismo, non un nemico».

ANSA

Inchiesta petrolio Gianluca Gemelli

di Paolo Pombeni

L a notizia è di quelle chefanno il botto: la procura

di Roma ha smontato l’inchiesta, lanciata nel marzo dello scorso anno con gran clamore dalla procura di Potenza, in cui il compagno della allora ministra per lo sviluppo Federica Guidi, Gianluca Gemelli, veniva accusato di maneggi illeciti e di traffico di influenze.

È banale rammaricarsi una volta di più dell’avvio alla leggera di inchieste a cui si fa assumere gran rilievo mediatico per poi vederle finire nel nulla. Va bene l’obbligatorietà dell’azione penale, ma teatralizzarla non è affatto obbligatorio. È possibile scaricare qualche colpa sul sistema dei media che fanno fatica a sottrarsi alla tentazione di “montare la panna”. È appropriato lamentarsi perché per

giungere a una verità giudiziaria sono necessari tempi lunghi.

Forse sarebbe però più opportuno sottolineare due aspetti. Il primo è che a smontare la clamorosa svista di una procura è stata un’altra procura: significa che non c’è da registrare una solidarietà dicasta nella magistratura inquirente. È una bellissima notizia. Il secondo aspetto è che alla fine questi procedimenti montati male finiscono per impedire proprio una valutazione politica e non giudiziaria del sistema di relazioni nell’economia italiana: si finisce per assolvere insieme comportamenti che si è riscontrato non avere rilievo penale e altri che suggerirebbero più cautela nella gestione dei ruoli pubblici. E questa è una riflessione che ha la sua importanza.

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IL COMMENTO

Errori gravi e rimedi di giustizia