L’impresa sociale: la sfida del non profit nei prossimi anni

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1 L’impresa sociale: la sfida del non profit nei prossimi anni Cerignola, 24 giugno 2013

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L’impresa sociale: la sfida del non profit nei prossimi anni

Cerignola, 24 giugno 2013

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2007

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2009

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Le famiglie deprivate (a) in Italia passano dal 15,2% del 2009 al 15,7% del 2010, quelle gravemente deprivate (b) dal 6,8% al 7,1% (Fonte: ISTAT 2011, Rapporto annuale)

Dal 2004 al 2008 la percentuale di famiglie che non sarebbero in grado di affrontare una spesa inaspettata

(c) è passata da 27,4 a 32 % (Fonte: ISTAT 2010, Rapporto sulla coesione sociale)

In Italia il tasso di disoccupazione è del 9,7%, il tasso di disoccupazione 32,6%. I neet sono 1,5 milioni di persone

2011/2012

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ProfitProfit

Profit

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Ma possono esistere altri paradigmi?

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APPROCCIO ISTITUZIONALISTA E APPROCCIO FUNZIONALISTA ALL’INTERESSE PUBBLICO

Approccio istituzionalista: la soddisfazione di un interesse pubblico è compito delle amministrazioni pubbliche o di agenzie, aziende e imprese a controllo pubblico.

Approccio funzionalista: l’interesse pubblico non è necessariamente perseguito solamente ed esclusivamente dalle amministrazioni pubbliche, ma può diventare finalità prevalente di istituzioni private (è il caso delle organizzazioni non profit) o può diventare una componente essenziale o prevalente di imprese private (ad esempio quelle gestite secondo i principi e il modello della “responsabilità sociale dell’impresa” o CSR - Corporate Social Responsibility), soprattutto in un momento in cui i tre attori devono mettersi a sistema sinergicamente.

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L’IMPRESA SOCIALMENTE RESPONSABILE (CSR)

Secondo la prospettiva della Corporate Social Responsibility l’impresa:

è promossa, formata e gestita da persone, ma ha un’identità e obiettivi propri che non possono essere fatti coincidere con gli obiettivi di nessuna categoria di soggetti

è di proprietà di qualcuno, ma è patrimonio dell’intera società offre un contributo che non può essere ridotto all’ottenimento

di singoli risultati economici e misurato da singoli indicatori (es.: profitto, valore aggiunto, etc..), ma si estende a vari aspetti della vita sociale di una comunità e di un territorio (e quindi deve essere misurato da una pluralità di indicatori) che integrano la performance sociale, ambientale ed economica.

Nelle diverse epoche storiche e nelle diverse nazioni il livello di consapevolezza del ruolo economico e sociale delle imprese è cambiato considerevolmente.

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CSR (SEGUE)

- Il dibattito sulla CSR è stato molto intenso negli anni ’50 e ’60 anche in seguito all’azione di uno dei principali imprenditori italiani, Adriano Olivetti, che ha sviluppato durante la propria vita imprenditoriale alcuni dei principi sottesi alla responsabilità sociale di impresa.

- In seguito, soprattutto negli anni ’90 in cui è prevalsa la competizione globale, questa attenzione si è molto ridotta sul piano teorico e dei comportamenti di impresa.

La storia di Adriano Olivetti: http://www.provincia.torino.it/archeologia_cm/filmati/cultura/ecomuseo.htm

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CSR (SEGUE)

L’approccio di responsabilità sociale dell’impresa implica una particolare attenzione verso i seguenti temi:

• la concezione dell’impresa • Il rapporto con azionisti o proprietà• il rapporto con il personale • il rapporto con altri stakeholder - portatori di interesse

(finanziatori, fornitori, etc…) • il rapporto impresa e pubblica amministrazione• il rapporto con l’ambiente • l’attenzione ai problemi generali della società

L’impresa sviluppa un approccio di attenzione a tutti gli stakeholders

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GLI ESEMPI DI CSR NELLE AZIENDE

Philips ha organizzato un progetto di coinvolgimento della cittadinanza per mostrare quali sono le zone più buie di Milano. Tramite i social network è stato possibile per Philips andare a creare punti di luce nei punti segnalati per aiutare i cittadini e supportare la città.

Luxottica fornisce diversi servizi ai propri lavoratori al fine di conciliare l’equilibrio tra vita e lavoro; oltre l’asilo aziendale, fornisce buoni spesa, la possibilità di sviluppare progetti di volontariato coinvolgendo i lavoratori

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Ma possono esistere altri paradigmi?

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Social enterprises are entailers of innovation designed to deal with complex

social problems, housed with entrepreneurial organizations which

initiate, guide or contribute for changes in the society. Dees J.

DALLA POSSIBILITA’ CHE ESISTANO ALTRI PARADIGMI è NATA L’IMPRESA SOCIALE

L’IMPRESA SOCIALE HA UNA PROPRIA FORMULA IMPRENDITORIALE CHE UTILIZZA LA SOSTENIBILITA’ ECONOMICA

PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI SOCIALI

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Video: che cosa è l’Impresa Sociale

http://www.youtube.com/watch?v=9AoXeZSZeDM

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LE AZIENDE NON PROFIT - I

Le aziende non profit si caratterizzano per:• Natura privata• Perseguimento in via prioritaria un interesse

pubblico o generale- l’obiettivo ultimo è la risoluzione di un bisogno sociale

• Rispetto del vincolo di non distribuzione (non redistribution constraint) degli eventuali utili o dei risultati positivi della gestione fra i membri dell’organizzazione stessa- tutti gli utili devono essere reinvestiti per migliorare il servizio o aumentare il numero di risposte al bisogno

Criteri minimi di identificazione delle organizzazioni non profit

A tali criteri spesso si associano ulteriori requisiti come l’impiego di volontari oppure la presenza di un certo grado di strutturazione delle attività dell’organizzazione (es.: presenza di uno statuto, regolamenti, bilancio, etc..).

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A. Dimensione economico-imprenditoriale per la quale sono previsti quattro requisiti: produzione di beni e/o servizi in forma continuativa e

professionale; autonomia sia nella costituzione che nella gestione; rischio economico assunto dai fondatori e dai proprietari; integrazione organizzativa e funzionale fra lavoratori retribuiti,

volontari e utenti;B. Dimensione sociale ove si prevedono cinque requisiti: perseguire l’obiettivo di produrre servizi a beneficio della

comunità nel suo insieme o di gruppi di persone svantaggiate; rappresentare un’iniziativa collettiva, promossa da un gruppo di

cittadini; gestire una governance affidata in modo prevalente a stakeholder

che siano diversi dai proprietari del capitale; coinvolgere nei processi decisionali tutti i gruppi interessati

all’attività; prevedere la non distribuibilità o la distribuibilità limitata

dell’utile.

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LE AZIENDE NON PROFIT - II

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LE AZIENDE NON PROFIT - III

Le tre caratteristiche delle aziende non profit sono:

- Mutualità: principio cardine nello sviluppo delle aziende non profit, il fine ultimo non è fare profitto ma il raggiungimento degli obiettivi sociali sottostanti alla mission dell’impresa sociale

- Democraticità: i sistemi di governance sviluppati dalle aziende non profit sono sistemi di governance democratici basati sull’inclusione e sulla condivisione decisionale

- Inclusione: le aziende non profit prevedono criteri di inclusione dei propri lavoratori basati su un alto livello di motivazione e appartenenza

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LE AZIENDE NON PROFIT - III

Le organizzazioni non profit si differenziano per imprese sociali di sistema e imprese sociali ex lege:• IMPRESE SOCIALI DI SISTEMAassociazioni (riconosciute e non riconosciute) ,associazioni di promozione sociale(riconosciute e non riconosciute), cooperative, cooperative sociali di tipo A e B, fondazioni, comitati, patronati, fondazioni ex-ipab, organizzazioni non governative(ong), pro-locotrust onlus• IMPRESE SOCIALI EX LEGEintese come aziende di “produzione” non profit,che si definiscono come soggetti giuridici del libro I e V del Codice civile nonché cooperative sociali e loro consorzi,enti ecclesiastici. Esse sono intese come “ organizzazioni private senza scopo di lucro che esercitano in via stabile e principale un'attivita' economica di produzione o di scambio di beni o di servizi di utilita' sociale, atta a realizzare finalita' di interesse generale” 

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Video Cicillahttp://www.youtube.com/watch?v=RJ1KPgT4W98&list=PL7B95AEE911472F1F

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Numeri sulle aziende non profit in Italia:235.232 istituzioni non profit488.000 lavoratori dipendenti e

indipendenti4 milioni di volontari38 miliardi di entrate (3,3% del pil), 35

miliardi di uscite con un surplus di 3 miliardi da reinvestire

(Fonti Unicredit Foundation 2012)

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LE AZIENDE NON PROFIT - III

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• Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini.

• Si dividono in cooperative sociali di tipo A e B (articolo 1, Legge 8/11/1991 n. 381)

• Le 13.398 cooperative sociali generano oggi in Italia circa 317.000 posti di lavoro, di cui 211mila dipendenti e 33mila tra collaboratori e interinali (dati Istat 2005).

COOPERATIVE SOCIALI

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• Le cooperative sociali di tipo A erogano servizi sociali, sanitari ed educativi a persone in stato di bisogno.

• Esse vendono generalmente i propri servizi alla pubblica amministrazione• Esempi: asili nido, cooperative di

matching assistenti familiari e anziani, case di riposo

COOPERATIVE SOCIALI TIPO A

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• Le cooperative sociali di tipo B si occupano di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati (tossicodipendenti, portatori di handicap, ex-carcerati, disoccupati, ecc…).

• Esse si comportano come vere e proprie imprese: assumono individui che non sono stati in grado di entrare nel mercato del lavoro, producono beni e servizi e li vendono sul mercato.

Esempi: • Cooperativa Sociale Gruppo Fraternità-servizi tributari

per la pubblica amministrazione• Cooperativa Sociale Cauto: raccolta e lavorazione dei

rifiuti

COOPERATIVE SOCIALI TIPO B

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• Le fondazioni sono organizzazioni senza fine di lucro, dotate di un proprio patrimonio, impegnate in molteplici settori: assistenza, istruzione, ricerca scientifica, erogazioni premi e riconoscimenti, formazione, ecc.

• La loro esistenza è prevista dal codice civile e la loro struttura giuridica può variare a seconda del tipo di fondazione che viene costituita.

• Esempi: Fondazione J&J, Fondazione Vodafone

FONDAZIONE BANCARIE E D’IMPRESA

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• Le fondazioni operative sono organizzazioni che svolgono direttamente un’attività culturale, di assistenza, educazione• Esempi: università, ospedali, musei, case di

riposo

FONDAZIONE OPERATIVE

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• Le fondazioni grant-making sono organismi il cui solo scopo è quello di erogare contributi, generalmente sotto forma di finanziamenti per specifici progetti meritevoli socialmente, borse di studio o assegni di ricerca, ad altre organizzazioni che perseguono cause meritevoli.• Esempi: Bill and Melinda Gates Foundation,

Acumen Fund, Schwab Foundation

FONDAZIONI GRANT MAKING

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• Le fondazioni di origine bancaria sono il risultato del processo di privatizzazione di molte banche pubbliche

• Lo scopo è di finanziare attività di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, nei settori della ricerca scientifica, dell’istruzione, dell'arte, della sanità, dell'assistenza alle categorie sociali deboli, ecc

• Le fondazioni bancarie non possono esercitare direttamente l'impresa bancaria o possedere partecipazioni di controllo nel capitale di imprese bancarie o finanziarie • ESEMPI: Fondazione Cariplo e Unicredit

Foundation

FONDAZIONE DI ORIGINE BANCARIA

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Le imprese sociali si caratterizzano per uno stretto collegamento tra economia e società (modello dell’economia sociale o economia sociale di mercato) e sono contraddistinte da alcune peculiarità:1. Scelgono settori di mercato ritenuti di elevata utilità sociale e che abbiano

un impatto positivo2. Promuovono modelli di consumo e produzione responsabile3. Stabiliscono rapporti con tutti gli statekholders cercando di avere un impatto

positivo 4. Promuovono e sostengono lo sviluppo di determinati territori5. Attuano politiche del personale che coniugano professionalità e stabilità nel

tempo dell’occupazione6. Utilizzano il lavoro come forma di recupero di persone con disagi di diversa

natura7. Perseguono buoni livelli di produttività, compatibili però con una buona

qualità del lavoro

IMPRESE SOCIALI

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IL VOLONTARIATO

L’attività di volontariato è correlata positivamente alla percezione di una

- maggiore salute- maggiore felicitàNB: Il livello di reddito invece no!

La correlazione tra volontariato e percezione di stato di benessere psicofisico individuale, in termini di salute e soddisfazione personale, dimostrata da numerosi studi, è dovuta principalmente a tre ordini di fattori:

- il riconoscimento sociale del ruolo di tale attività;- il valore intrinseco attribuito ad un’attività non

remunerata;Il volontariato permette di sviluppare relazioni ed empatia.

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IL VOLONTARIATO

Il valore economico generato dal volontariato equivale in Italia a:

7 miliardi 780 milioni di euro ogni anno (0,49% del PIL) ,

in Lombardia equivale a 1 miliardo 251 milioni di euro ogni anno,

Il valore economico generato dal volontariato nella città di Milano e provincia equivale a 5.048 persone full time ogni anno per un valore economico di 100 milioni e 757 mila euro

Elaborazione CERGAS Fonte CNEL- La valorizzazione economica del lavoro volontario e CIESSEVI Il volontariato a Milano e Provincia 2010

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CHE COSA STA FACENDO L’EUROPA

The Commission is pursuing two aims:

1- To introduce a short-term action plan to support the development of social enterprises, key stakeholders in the social economy

2- To open a debate on the avenues to be explored in the medium/long term.

1- IMPROVING ACCESS TO FUND1.1 Facilitating access to private funding (investment vehicles, European Investment funds, improving microcredit)1.2 Mobilisation of EU Funds (90 million euro for start-up)

2-INCREASING VISIBILITY OF SOCIAL ENTREPRENEURSHIP2.1 Developing tools to gain a better understanding of the sector and increase visibility ((best practices, certification,mutual learning and capacity building)2.2 Reinforcing the managerial capacities, professionalism and networking of social businesses

3- IMPROVING THE LEGAL ENVIRONMENT3.1 Developing appropriate European Legal Forms which could be used in European Social Entrepreneurship3.2 Public Procurement(quality in awarding contracts)3.3 State Aid (simplify the implementation of rules concerning state aid)

CHE COSA STA FACENDO L’EUROPA

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ALCUNI PARADOSSI NELLE NON PROFIT

http://www.ted.com/talks/dan_pallotta_the_way_we_think_about_charity_is_dead_wrong.html

Dan Pallotta is best known for creating the multi-day charitable event industry, and a new generation of citizen philanthropists with

the AIDS Rides and Breast Cancer 3-Day events, which raised $582 million in nine years. He is president of Advertising for

Humanity which helps foundations and philanthropists transform the growth potential of their favorite grantees.

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Quale è il mondo che il non profit si trova ad affrontare?

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Le donne milanesi: lavoratrici e madri

Il ruolo della donna cambia: sono sempre di più le donne lavoratrici, sposate, conviventi, single o divorziate che, allo stesso tempo sono anche madri.

Quali servizi sono a loro disposizione? Come conciliare i tempi di lavoro e quelli dei figli, dal momento

che le scuole sono chiuse durante tutto il periodo estivo (giugno-agosto)?

Tasso di occupazione femminile a Milano: 62,70% (in Italia è 46,40%)Donne milanesi (25+) divorziate: 29.748Nel 2010, alla clinica Mangiagalli, il 25% delle donne partorienti era single (per la maggior parte italiane sui 35 anni)

A Milano, nel 2011, risultano residenti 383.221 donne di età compresa tra i 25 e i 65 anni

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Donne e carichi di cura

Le donne del 1970, possono condividere il carico di cura da dedicare ai figli e ai familiari più anziani con altre cinque persone, tra marito, fratelli/sorelle e cognati/e, un numero molto più basso di quello delle donne nate nel 1940 che invece potevano fare affidamento su altri nove individui.

• Le donne che oggi hanno 40 anni possono aspettarsi di condividere circa 22 anni della loro vita con almeno un genitore anziano, quattro anni in più rispetto a quelle nate nel 1960 e dieci anni in più rispetto alle donne del 1940.

Donne del 1940 Donne del 1970 Donne del 1990

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I milanesi dopo i 60 anni: anziani e giovani anziani

Gli ultra 60enni residenti a Milano al 1 gennaio 2011 sono 394.673, in maggioranza donne (233.863).

Gli anziani oltre 80 anni sono 94.330, la maggior parte dei quali sono donne (63.828). Si tratta della fascia che più esprime bisogni di cure e si appoggia sulla rete verticale (figli) e sui servizi socio sanitari.In linea con l’evoluzione nazionale, anche la popolazione milanese sarà sempre più vecchia: l’indice di vecchiaia è oggi 185,6 e si stima che nel 2030 sarà 212,9

Gli ultra 60enni milanesi sono per un terzo rappresentati da persone senza più il coniuge, ossia da 15.055 vedovi e da 84.673 vedove

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La Milano dei giovani universitari Per l’anno accademico 2008/2009 gli studenti universitari iscritti

erano 159.486 Gran parte degli studenti universitari di Milano proviene da fuori città o

da fuori regione e non ha la residenza a Milano Solo il 45,8% degli studenti universitari abita nella metropoli o

nei comuni limitrofi della provincia di Milano. Ogni giorno circa 47 mila (29,4%) studenti si spostano nella città dalle

altre province lombarde, mentre circa 33 mila studenti provengono da altre regioni italiane; il 3,8% proviene invece dall’estero

45.8%

29.4%

20.9%

3.8%Provenienza studenti universitari

Milano e provinciaAltre province lombardeAltre regioniEstero

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Young professional: giovani lavoratori e precari

• C’è una fetta consistente di “young professional” che lavora a Milano, parte dei quali non ha la residenza a Milano e vive nell’hinterland.

• I dati (relativi al 2002) stimavano che i pendolari che vivono fuori Milano e che quotidianamente entrano in città per lavoro sono circa 700 mila

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I neet lombardi e milanesi

I neet lombardi sono oltre 200 mila, circa l’11% del totale nazionale

La maggioranza è rappresentata da donne, circa il 60% del totale

Di questi, 76 mila neet, di cui 42 mila donne, sono residente nella città di Milano, un fenomento che riguarda il 13% dei giovani under 30

Il 61% dei neet lombardi è scoraggiato e non cerca più lavoro

2004 2005 2006 2007 2008 2009 Variazione 2009-2004

12,8 % 12,5% 11,3% 11,5% 13,3% 15,1% 17,6%

Fonte: Il sole 24 ore, 1/09/2011/Italia Lavoro, 2011

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I nuovi milanesi

Gli stranieri residenti a Milano al 1 gennaio 2011 sono 217.324, pressoché egualmente ripartiti tra maschi (108.155) e femmine (109.169).

L’incidenza della popolazione straniera è in aumento (+3,3% tra 2006 e 2010)Le donne straniere danno un contributo sostanziale alle nascite con un tasso di fecondità 1,91 (contro un tasso di fecondità delle donne italiane di 1,20)

Secondo l’Osservatorio della Provincia di Milano (2007) gli irregolari nella sola città di Milano sono 29.400 (16,7% rispetto agli stranieri regolari)

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I risparmi delle famiglie

Nel 2011 la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 12%, il valore più basso dal 1995, registrando una diminuzione di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Nella media del 2011 la riduzione del tasso di risparmio è il risultato di una crescita del reddito disponibile (+2,1%) più contenuta rispetto alla dinamica della spesa per consumi finali (+2,9%) espressa in valori correnti

Nel 2011 il potere di acquisto delle famiglie (cioè il reddito disponibile delle famiglie in termini reali) è diminuito dello 0,5% rispetto al 2010.

Fonte: ISTAT, 5 aprile 2012

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I redditi delle famiglie

(a) Almeno tre indicatori tra i seguenti: 1) non riuscire a sostenere spese impreviste, 2) non potersi permettere una settimana di ferie in un anno lontano da casa, 3) avere arretrati (mutuo o affitto o bollette o altri debiti diversi dal mutuo), 4) non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni, 5) non potersi permettere di riscaldare adeguatamente l'abitazione, non potersi permettere: 6) lavatrice, 7) tv a colori, 8) telefono 9) automobile.

(b) Almeno quattro indicatori tra quelli indicati in precedenza.(c) L'ammontare è fissato a 600 euro per gli anni 2004, 2005 e 2006, 700 euro nel 2007 e 750 euro nel 2008

Le famiglie deprivate (a) in Italia passano dal 15,2% del 2009 al 15,7% del 2010, quelle gravemente deprivate (b) dal 6,8% al 7,1% (Fonte: ISTAT 2011, Rapporto annuale)

Consumi delle famiglie: da -1,8% nel 2009 a +2,5 nominali nel 2010 ma i consumi aumentano più del reddito quindi si attinge ai risparmi che si riducono (-12.1% nel 2009 rispetto al 2008 e -12.6% rispetto al 2009 nel 2010) (Fonte: ISTAT 2011, Rapporto annuale)

Dal 2004 al 2008 la percentuale di famiglie che non sarebbero in grado di affrontare una spesa inaspettata (c) è passata da 27,4 a 32 % (Fonte: ISTAT 2010, Rapporto sulla coesione sociale)

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Le famiglie lombarde33% con almeno

un anziano

(65+ anni)27,1%

con almeno

un minore

Si stimano circa 126.182badanti sul territorio lombardo (D. Mesini, S. Pasquinelli e G. Rusmini, 2006, Qualificare il lavoro privato di

cura, IRS)

Esistono più famiglie lombarde con almeno un anziano che famiglie lombarde con almeno un minore (ISTAT, 2010, Famiglia

in cifre).

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Come può affrontare questo mondo?

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1. Cosa significa creare un piano di business

2. Come si compone business plan- Il nostro percorso

a. Mission Vision e Obiettivi- dove volete andare

b. Qual è il vostro target finale/mercato

c. Come si analizzano I vostri “competitor”

d. Quali sono I vostri servizi/prodotti e come li create

e. Quali sono I conti e le previsioni di entrata e uscita,investimento e necessità?

f. Quale impatto sociale si può creare ?

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Il Business Plan è uno strumento utile a chi lo scrive per chiarire, prima di tutto a se stesso, che cosa intende fare, perché, in quale ambiente competitivo, con quali risorse, con quali risultati.

1. Il business plan è legge e non cambia mai?

2. Perché è così utile farlo?

3. Come possiamo utilizzarlo per ottenere finanziamenti?

Che cosa è un business plan

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Vision: è la proiezione di un ideale che l’imprenditore vuole vedere in futuro e che rispecchia i suoi ideali, le sue aspirazioni e gli obiettivi che si vogliono raggiungere

"I cavalli dovranno sparire dalle nostre strade“ Henry Ford

“ Rendere felici le persone” Walt Dysney

“A world without poverty and injustice in which every person enjoys the right to a life with dignity.” Action Aid

“Everyone a Full Economic Citizen” Ashoka

Come si compone un business plan: Mission Vision e Obiettivi

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Mission: deve essere allineata alla vision e deve mostrare, come si intendono raggiungere gli obiettivi descritti dalla Vision. La mission tende a focalizzarsi più sul presente e a fornire una guida operativa all’azione dell'organizzazione.

The Henry Ford provides unique educational experiences based on authentic objects, stories, and lives from America's traditions of ingenuity, resourcefulness and innovation. Our purpose is to inspire people to learn from these traditions to help shape a better future”. Henry Ford

ActionAid’s mission is to work with poor and marginalized people to eradicate poverty by overcoming the injustice and inequality that cause it. Action Aid

a. Come si compone un business plan: Mission Vision e Obiettivi

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Come si compone un business plan: Mission Vision e Obiettivi

You've probably heard people talk about conservation. Well, conservation isn't just the business of a few people. It's a matter that concerns all of us. It's a science whose principles are written in the oldest code in the world, the laws of nature. The natural resources of our vast continent are not inexhaustible. But if we will use our riches wisely, if we will protect our wildlife and preserve our lakes and streams, these things will last us for generations to come. The mission is committed to balance environmental stewardship with our corporate goals throughout the world.!Walt Dysney

“Unleash and transform major markets globally through a new operating framework that leverages the strength of business and social entrepreneurs to deliver significant economic and social value.” Ashoka

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Come si compone un business plan: Mission Vision e Obiettivi

Obiettivi: hanno origine proprio dalla preventiva definizione della Vision e della Mission. Gli obiettivi di lungo periodo esprimono i risultati che, all'interno di una determinata mission, il management aziendale si prefigge di raggiungere in un periodo compreso tra i 3 e i 5 anni, utilizzando le risorse che ha a disposizione o che intende procurarsi sul mercato.Gli obiettivi dell'azienda devono essere : chiari, possibili, identificabili, misurabili, raggiungibili e controllabili

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L’analisi SWOT della vostra idea imprenditoriale

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La Stakeholder analyisis: quali sono i vostri portatori di interesse e cosa fate per loro?

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Portatori di Interesse Attività da sviluppare

Soci

Lavoratori

Comunità

Ambiente

Fornitori

Clienti

Partner

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Quale è il vostro target di clienti?

Il target a cui ci rivolgiamo rappresenta i nostri clienti finali le persone che vogliamo soddisfare, il fine ultimo per raggiungere mission e vision.

1. Quali sono i bisogni che stiamo cercando di colmare?

2. Perché vogliamo colmare questo bisogno?

3. Quante persone pensiamo di raggiungere con il nostro bisogno?

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Quale è il vostro target?

Il concetto della penetrazione di mercato: che cosa significa penetrazione di mercato?

-Bassa: -Media-Alta

Come posso valutare la stima di mercato? E quale è la differenza tra penetrazione di mercato e mercato?

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Chi sono i vostri concorrenti

Prima Analisi: Chi sono i concorrenti diretti e indiretti della mia azienda?

- Concorrenti Diretti: sono costituiti dalle imprese i cui prodotti presentano un forte grado di similarità. È il caso in cui ci si scontra con le imprese dello stesso settore.

- Concorrenti Indiretti: sono coloro che offrono beni/servizi di diversa natura merceologica, ma che soddisfano il medesimo bisogno

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c. Chi sono i vostri concorrenti

Seconda Analisi: Quali sono gli obiettivi e strategie dei vostri concorrenti e quali sono le aree di mercato scoperte?

- Analisi delle variabili che si ritengono fondamentali e analisi di come i concorrenti si posizionano in queste variabili, lasciando la possibilità di aree di mercato libere

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Chi sono i vostri concorrenti

Terza Analisi: Quali sono i punti di forza e di debolezza dei miei concorrenti?

- Analisi delle informazioni dei miei concorrenti per capire quali sono le necessarie variabili su cui come azienda devo concentrarmi per rispondere al meglio alle esigenze dei miei clienti

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Come voglio differenziarmi dai miei concorrenti

Quarta Analisi: Come sono diverso?

- Costo di Meno (Vantaggio di Costo)

- Rispondo meglio al bisogno (Vantaggio di differenziazione)

- Mix (Entrambi)

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Quali sono i vostri prodotti e servizi e come li create: la catena del valore

Per analizzare quale è il valore aggiunto del vostro servizio o prodotto è importante analizzare le attività primarie e secondarie dell’impresa sociale: per fare questo si utilizza il framework della catena del valore di Porter

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Quali sono i vostri prodotti e servizi e come li create: la catena del valore

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Quali sono i vostri prodotti e servizi e come li create: la catena del valore

Attività Primarie:

- Logistica Interna: come gestisco i miei fornitori?

- Operations: come sviluppo i miei servizi?

- Logistica Esterna: come arrivo ai miei clienti?

- Marketing e Vendite: come convinco i miei clienti?

- Servizi: quale è l’accompagnamento dopo la vendita, come fidelizzo i miei clienti?

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Quali sono i vostri prodotti e servizi e come li create: la catena del valore

Attività Secondarie

- Infrastruttura dell’impresa: che cosa mi serve (mobili, attrezzature, edifici)?

- Gestione delle risorse umane: quale è il team che mi serve? Quali competenze?Quali caratteristiche?

- Ricerca e Sviluppo: come innovo per crescere come azienda? Che tipo di prospettive posso sviluppare?

- Approvvigionamenti come scelgo i fornitori?quali criteri

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Che cosa significa Conto Economico Previsionale

Anno 1 Anno 2 Anno 3 VALORE DELLA PRODUZIONE       RICAVI VENDITE E PRESTAZ. € 331.558 € 341.505 € 351.750 Ricavi stanze totali € 331.558 € 341.505 € 351.750

Ricavi stanze con bagno privato € 80.216 € 82.622 € 85.101 Ricavi stanze con bagno in comune € 251.343 € 258.883 € 266.649

ALTRI RICAVI E PROVENTI € 0 € 0 € 0 TOTALE VALORE DELLA PRODUZIONE € 331.558 € 341.505 € 351.750        COSTI DELLA PRODUZIONE       COSTI PER MATERIALE € 6.000 € 6.180 € 6.365 SERVIZI € 41.369 € 42.610 € 43.888 COSTI GOD.BENI DI TERZI € 72.000 € 74.160 € 76.385 COSTI PER IL PERSONALE € 190.992 € 196.722 € 202.623 AMMORTAMENTI € 15.000 € 15.000 € 15.000 ACCANTONAMENTO RISCHI € 0 € 0 € 0 ONERI DIVERSI DI GESTIONE € 4.770 € 4.913 € 5.060 TOTALE COSTI DELLA PRODUZIONE € 330.131 € 339.585 € 349.323        DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE € 1.427 € 1.920 € 2.428        Altri proventi finanziari € 0 € 0 € 0 Interessi e altri oneri finanziari € 0 € 0 € 0 ONERI E PROVENTI FINANZIARI € 0 € 0 € 0 Rivalutazioni       Svalutazioni       Proventi straordinari € 0 € 0 € 0 Oneri straordinari € 0 € 0 € 0        RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE € 1.427 € 1.920 € 2.428        Imposte d'esercizio       Imposte differite (anticipate)              RISULTATO DI ESERCIZIO € 1.427 € 1.920 € 2.428

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Che cosa significa Stato Patrimoniale Previsionale

ATTIVITA' PASSIVITA'CREDITI VERSO SOCI   0CAPITALE NETTO   15.000Crediti v/soci per quote sociali 0 Capitale sociale 15.000IMMOBILIZZAZIONI IMMATERIALI NETTE   28.500Riserva legale -

Spese di manutenz. da amm.re Riserva statutaria -

Avviamento 28.500

Software FONDI RISCHI E ONERI   0Costi di pubblicità Fondo rischi e oneri -

  Fondo svalutazione crediti -IMMOBILIZZAZIONI MATERIALI NETTE   111.000FONDO TFR   10.012

Fondo TFR 10.012

Macchine elettroniche d'ufficio 4.500 FONDO AMMORTAMENTI   15.000Mobili, arredi e attrezzature 86.500 Immobilizzazioni immateriali 2.850Automezzi 20.000 Immobilizzazioni materiali 12.150Altri beni materiali DEBITI VERSO BANCHE   98.061Macchinari e impianti Breve termine 98.061

TOTALE   139.500TOTALE   138.073PERDITA DI ESERCIZIO 0UTILE DI ESERCIZIO 1.427

TOTALE A PAREGGIO 139.500TOTALE A PAREGGIO 139.500

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L’importanza del Cash Flow • Valutazione di quanto investimento è necessario

• Analisi delle tempistiche di investimento

• Negoziazione con la banca

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Gli indicatori di valutazione dell’impatto sociale

Nome Indicatori Descrizione IndicatoreIndicatori Di Qualità ed Efficienza Assistenti Famigliari Indicatori di soddisfacimento del beneficiario finale Questionari di Valutazione della qualità della

prestazione

Indicatore di Ritorno Economico e Sociale sulla prestazione

(Revenues Economica della prestazione)* Coefficiente Sociale / Costo di svolgimento

della prestazione

Indicatori di Qualità ed Efficienza Servizio di Matching

Indicatori di soddisfacimento del beneficiario finale Questionari di Valutazione della qualità della prestazione

Indicatore della Velocità della PrestazioneSommatoria (Tempo di latenza tra la chiamata

del cliente e la prestazione del servizio)/ Numero di prestazioni attuate totali

Indicatori di qualità del servizio

Numero di Clienti che richiedono informazioni/Numero di clienti che richiedono

InterventoNumero di Clienti che sottolineano un

problema/Numero clienti totaliNumero di Problemi risolti/Numero di lamentele

totali

Indicatori di Qualità ed Efficienza del Marketing

Indicatori di qualità del marketing promozionale Numero di clienti effettivi/Numero di clienti potenziali

Indicatori relativi all’elasticità di prezzo Questionari di valutazione elasticità

Indicatori di valutazione generale

Numero di Clienti acquisiti/Numero clienti anno precedente

Costo Marketing Sales/Ogni pacchetto venduto durante l'anno

Costo Marketing Sales/Fatturato Indicatori di Qualità ed Efficienza delle partnership Indicatori di qualità del servizio Numero Partnership Chiuse/Numero accordi in

partnership portati avantiIndicatori di Impatto Sociale Coinvolgimento e Inclusione Numero AF integrate/Numero AF totali nel

database Formazione e Crescita Professionale Numero AF formate/Numero AF totali nel

database Supporto psicologico e accompagnamento Numero AF supportate/Numero AF totali nel

database