LICEO DEL COSSATESE E VALLESTRONA LA R AGNATELA · La scuola, in modi diversi, è stata al centro...

16
LA RAGNATELA NUMERO 3 30 / 01/ 2015 LICEO DEL COSSATESE E VALLESTRONA REDAZIONE RIVOLGERSI A Prof. FERRARO TITIN MARCO Prof. PETTINAROLI CATIA Oppure agli studenti della redazione. Oppure scrivi a [email protected] A bbiamo pensato di dedicare uno spazio ad un tema che nel 2014 che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato di grande attualità: la scuola. Se pensate al progetto del premier Renzi vi diciamo subito che il tema non è quello. La scuola, in modi diversi, è stata al centro delle cronache mondiali. Pur- troppo sia la prima, sia l’ultima notizia che hanno conquistato le prime pagine dei giornali sono state drammatiche. Ad aprile, in Nigeria, sparirono oltre 270 ragazze tra i 15 e i 18 anni veni- vano rapite. La loro colpa? Studiare. Per un mese circa sui social network apparvero messaggi di solidarietà e appelli, ma poi la notizia sparì dal campo d’attenzione e delle 220 ragazze ancora in mano ai rapitori nulla si è più saputo fino a quando, con i recenti atti di terrorismo, anche la Nige- ria è tornata di attualità. A chiudere l’anno, una settimana prima di Natale, la notizia che i talebani avevano attaccato una scuola in Pakistan uccidendo 141 persone, tra i quali 132 studenti, bambini e adolescenti. Tra le voci di condanna di questo gesto quella di Malala Yousafzai, la ragazza pakistana 17enne insignita, insieme a Kailash Satyarthi, del pre- mio Nobel per la pace con questa motivazione: “Per la loro lotta contro la soppressione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all'istruzione”. Abbiamo provato a guardare dentro il tema da diverse angolazioni. In particolare, tra le varie persone che abbiamo contattato per porre delle domande, due ci hanno risposto. Una è Abdelmoula Khadiri, marocchino, uno studente di cui hanno parla- to parecchio i giornali circa un anno fa, quando riuscì ad arrivare alla laurea in ingegneria civile a Torino mantenendosi vendendo accendini per strada. L’altra è Maud Chifamba, una ragazza di 16 anni dello Zimbawe che si è fatta promotrice di una campagna perché il diritto all’istruzione delle don- ne Africane sia inserito tra gli obiettivi dell’ONU per il nuovo millennio. Quasi sconosciuta in Italia al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, è stata indicata dalla rivista americana Forbes (quella che ogni anno pubbli- ca le graduatorie degli uomini più potenti del mondo) come una delle 5 donne più influenti dell’Africa. In Questo Numero Intervista a Rachid 2 Film - Io vado a scuola 3 Lotta per l’istruzione 4-5 Notizie da dimenticare 6 Startup 2 7-8 Nomi 10 Vacanze di Natale 12 Libri 9 Test di S. Valentino 14 Articolo del Mistero 15 Invenzioni geniali 16

Transcript of LICEO DEL COSSATESE E VALLESTRONA LA R AGNATELA · La scuola, in modi diversi, è stata al centro...

LA RAGNATELA

NUMERO 3

30 / 01/ 2015

L I C E O D E L C O S S A T E S E E V A L L E S T R O N A

REDAZIONE

RIVOLGERSI A

Prof. FERRARO TITIN

MARCO

Prof. PETTINAROLI

CATIA

Oppure agli studenti della

redazione.

Oppure scrivi a

[email protected]

A bbiamo pensato di dedicare uno spazio ad un tema che nel 2014 che ci siamo appena lasciati alle spalle è stato di grande attualità: la scuola.

Se pensate al progetto del premier Renzi vi diciamo subito che il tema non è quello. La scuola, in modi diversi, è stata al centro delle cronache mondiali. Pur-troppo sia la prima, sia l’ultima notizia che hanno conquistato le prime pagine dei giornali sono state drammatiche. Ad aprile, in Nigeria, sparirono oltre 270 ragazze tra i 15 e i 18 anni veni-vano rapite. La loro colpa? Studiare. Per un mese circa sui social network apparvero messaggi di solidarietà e appelli, ma poi la notizia sparì dal campo d’attenzione e delle 220 ragazze ancora in mano ai rapitori nulla si è più saputo fino a quando, con i recenti atti di terrorismo, anche la Nige-ria è tornata di attualità. A chiudere l’anno, una settimana prima di Natale, la notizia che i talebani avevano attaccato una scuola in Pakistan uccidendo 141 persone, tra i quali 132 studenti, bambini e adolescenti. Tra le voci di condanna di questo gesto quella di Malala Yousafzai, la ragazza pakistana 17enne insignita, insieme a Kailash Satyarthi, del pre-mio Nobel per la pace con questa motivazione: “Per la loro lotta contro la

soppressione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini

all'istruzione”. Abbiamo provato a guardare dentro il tema da diverse angolazioni. In particolare, tra le varie persone che abbiamo contattato per porre delle domande, due ci hanno risposto. Una è Abdelmoula Khadiri, marocchino, uno studente di cui hanno parla-to parecchio i giornali circa un anno fa, quando riuscì ad arrivare alla laurea in ingegneria civile a Torino mantenendosi vendendo accendini per strada. L’altra è Maud Chifamba, una ragazza di 16 anni dello Zimbawe che si è fatta promotrice di una campagna perché il diritto all’istruzione delle don-ne Africane sia inserito tra gli obiettivi dell’ONU per il nuovo millennio. Quasi sconosciuta in Italia al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, è stata indicata dalla rivista americana Forbes (quella che ogni anno pubbli-ca le graduatorie degli uomini più potenti del mondo) come una delle 5 donne più influenti dell’Africa.

In Questo Numero

Intervista a Rachid 2

Film - Io vado a scuola 3

Lotta per l’istruzione 4-5

Notizie da dimenticare 6

Startup 2 7-8

Nomi 10

Vacanze di Natale 12

Libri 9

Test di S. Valentino 14

Articolo del Mistero 15

Invenzioni geniali 16

Quando sua moglie gli chiese dove volesse essere sepolto dopo morto, lui rispose: "Fammi una sorpresa!".

La Ragnatela Numero 2

Presentati e racconta

un po' la storia che ti

ha fatto conoscere

Sono Abdelmoula

Khadiri, per gli amici

noto come Rachid

sono nato a Khouribga

il 16/04/1987, ho vis-

suto in Marocco fino al

1999, l’anno in cui mi

sono trasferito in Italia

ed in particolare nella

città di Torino.

Ad ottobre del 2013 mi

sono laureato in inge-

gneria civile presso il

Politecnico di Torino,

dove ora sto continuando la specialistica. Durante i miei studi

facevo il cosiddetto “vu cumprà” per cercare di dare una mano

alla famiglia, ed è questo che forse ha fatto molto notizia!

Cosa ti ha spinto a mettercela tutta per raggiungere i tuoi o-

biettivi?

Io sono arrivato in Italia a circa 12 anni, qui c’erano i miei fra-

telli.

I miei fratelli, insieme al resto della famiglia (che vive in Maroc-

co), hanno sempre spinto perché studiassi, poiché i miei fratelli,

arrivati alcuni anni prima del sottoscritto, non hanno avuto la

possibilità di continuare i loro studi. Inoltre a sostenere i miei

studi c’è tutta la rete della mia “grande famiglia” che ho cono-

sciuto con “l’attività”.

Alla base di tutto però è nata in me una gran voglia di cambiare

la mia vita e quella della mia famiglia e l’unico mezzo che pote-

va facilitare le cose secondo me era l’istruzione, che personal-

mente reputo sia una delle cose più importanti della vita perché

senza di essa non possiamo dare il nostro contributo alla società

ed è per questo che ho deciso di intraprendere il percorso di

studi in ingegneria al Politecnico.

In cosa ti sei laureato?

Mi sono laureato in ingegneria civile, che si

occupa principalmente della progettazione

strutturale di aeroporti, edifici, dighe, ferrovie,

ponti, ecc.

Cosa fai ora e/o quali sono

i tuoi futuri progetti?

Come riportato in parte

anche sopra, ora sto facen-

do la specialistica in strut-

ture e inoltre sto svolgendo

una collaborazione di ricer-

ca sul grafene (un materiale

innovativo) e nanotubi

(altro materiale innovativo

su cui ho fatto la tesi della

triennale) con due ricerca-

tori presso il Dipartimento

di Materiali.

Una volta finita la speciali-

stica (inshAllah), vedrò

cosa offre il mondo del lavoro qui in Italia o nel resto del Mon-

do…

Quanto credi possa influire l'istruzione in un popolo?

Credo che l’istruzione in una società sia fondamentale, basta

pensare banalmente a quante teorie vengono usate nella nostra

vita quotidiana per trovare le soluzioni, senza di esse e senza gli

studiosi che ce le hanno lasciate, la nostra società sarebbe im-

pensabile per come è oggi; queste teorie possono e devono esse-

re implementate, ampliate riorganizzate con i mezzi di cui dispo-

niamo oggi e le conoscenze fino ad ora acquisite, e ciò lo dob-

biamo fare noi e le generazioni future…

Inoltre, l’esempio più eclatante è il fatto che i paesi più sviluppa-

ti sono quelli con un grado di istruzione più elevata…

Com'è messa l'Italia secondo te come istruzione? Cosa ne

pensi di tutti i tagli che avvengono a causa della crisi?

La scuola italiana sicuramente ha un buon se non ottimo livello

di istruzione, ma purtroppo come tutti sappiamo oggi ci sono dei

tagli molto decisi nei confronti delle strutture pubbliche e in

particolar modo alla scuola. Questo a mio avviso non è una solu-

zione adeguata, bensì si potrebbero ottimizzare le risorse diver-

samente e comunque in mille altri modi che sono molto meno

impattanti sulla società futura: purtroppo quello che temo è che

si continui a tagliare sulla scuola, avendo così un continuo peg-

gioramento che si ripercuote non nell’immediato ma soprattutto

sulle generazioni future e una volta giunti a questo punto, ritor-

nare ai livelli di partenza sarà molto più laborioso.

La scuola italiana ad oggi dispone al suo interno ancora di un

personale spesso molto valido (docenti, dirigenti scolastici e

amministrativi, collaboratori scolastici, assistenti amministrativi

e tecnici), che si dedica con impegno e professionalità al proprio

lavoro, ma purtroppo tutto questo potrebbe sparire nei prossimi

decenni, se si continua con i tagli…

Dai qualche consiglio a tutti i nostri studenti

Il consiglio che sicuramente mi preme dare è mettercela tutta in

qualsiasi cosa uno faccia, in particolare nello studio consiglio

vivamente di impegnarsi e non lasciarsi condizionare in peggio

dalla crisi che ci circonda oggi, ma anzi vederla come un possi-

bilità, una spinta a metterci della grinta in più per crescere; inol-

tre è necessario avere un po’ di ottimismo, è chiaro che non deve

essere un ottimismo cieco, ma consapevole che il cammino può

essere molto lungo e faticoso.

Oltre tutto sarà prevalentemente compito nostro uscire da questa

crisi e sono sicuro che se abbiamo la voglia e la grinta, nulla ci

potrà fermare in questo cammino.

Un caro saluto a tutti!!

Abdelmoula (Rachid)

IkramIkramIkramIkram

AuroraAuroraAuroraAurora

Ho un amico così tirchio che quando fa un regalo invece di cancellare il prezzo lo sottolinea.

La Ragnatela Numero 2

J ackson 10 anni, per-corre, mattina e sera con la sorellina,

quindici chilometri in mezzo alla savana del Kenia; Zahira 11 anni, percorre una mattinata di faticoso cammino sui sentieri dell'Atlante in Marocco per raggiungere la scuola in cui resterà per la settimana, con due sue amiche; Samuel, 11 anni, ogni giorno viaggia in India per otto chilo-metri, anche se non ha l'uso delle gambe, spinto sulla sua carrozzina dai due fratelli minori e Carlito, 11 anni, attraversa le pianure della Patagonia per oltre venti-cinque chilometri, portando con sè la sorellina. Questi i quattro protagonisti del film-documentario girato da Pa-scal Plisson nel 2013. Abitano in zone diverse del mondo, hanno storie diverse, ma tutti hanno un qualcosa in comu-ne: un sogno, un'ambizione. Diventare qualcuno nella vita, aiutare gli altri e sanno che l'unico modo per farlo è andare a scuola. Nell'ora e mezza il film ci presenta i di-versi percorsi che compiono i bambini per arrivare a scuo-la e gli ostacoli che vi trovano: dallo schivare gli elefanti, al male alla caviglia, dalla ruota della pseudo-carrozzina che si rompe, a persone che non danno passaggi. Tutte cose che fanno rabbrividire. Questi bambini lottano e ri-

schiano la vita per una cosa che dovrebbe es-sere considerata un diritto e un dovere in tutto il mondo, ma così non è, purtroppo. Il film non serve solo a portare in luce la fatica e l'impegno di questi ragazzini, serve anche a farci capire la nostra immensa fortuna: la scuola. Anch'io mi la-mento di dovermi alza-re presto, di fare i com-piti, di studiare, preferi-rei fare altro: ma riusci-

rei a fare quelle altre cose senza saper leggere, parlare, avere un minimo di cultura? Non credo. È proprio qui il punto: noi siamo nati già con tante cose a disposizione, scuola, cibo, cure mediche e non abbiamo mai provato a vivere privati di tutto ciò, per fortuna. Ed è per questo che il messaggio che voglio lanciare non è una di quelle predi-che noiose della nonna, ma è una spinta per vivere al me-glio la nostra vita, sfruttare le cose che abbiamo e attra-verso i mezzi che acquisiremo, aiutare nelle loro lotte le persone meno fortunate.

Questa è una foto di me e tua sorella che giocavamo. Ma non si vede niente! Infatti, giocavamo a nascondino.

La Ragnatela Numero 2

M aud Chifamba, una sedicenne dello Zimbabwe, è la più giovane laureata del continente africano. Grazie alla sua vitalità e determinazione ogni giorno per

nove anni si ė alzata all'alba, ha percorso strade spesso inagibili, per andare a scuola. Il suo impegno è stato tale che, appena quattordicenne, ha potuto appunto iscriversi all'università e laurearsi in soli due anni. La sua forza è nata anche dalla sua infanzia triste, segnata dalla morte dei genitori. Ha quindi visto sbarrate tutte le strade che portavano ad una vita serena, tranne una; l'istruzione e qui ha dato tutta se stessa; con il sudore e nonostante la fame lei è riuscita a raggiungere i propri obiettivi. Il suo desiderio principale è di-ventato allora quello di assicurare a tutte le ragaz-ze nella sua stessa condi-zione di povertà e disagio la possibilità di istruirsi e avere un posto nella socie-tà, senza doversi sottopor-re a enormi sacrifici. È quindi rimasta scioccata alla vista degli Obiettivi del Millen-nio dell'ONU, in cui non compariva il garantire l'istruzione per tutte le donne nei Paesi come il suo. Ha deciso perciò di lancia-re una petizione affinché questo diventi un obiettivo dell'agenda post sviluppo 2015. La petizione ha ad oggi raggiunto circa 93.600 firme (il sito della petizione è www.change.org, ndr) e Maud è più determinata che mai a realizzare il suo scopo nella vita. Una campagna che l’ha messa al centro dell’attenzione dei me-dia internazionali al punto che è stata segnalata da Forbes come

Nome: Malala Yousafzai

Età: 17 anni

Provenienza: Pakistan

Note: Premio Nobel per la pace 2014

Una frase: “La pace in ogni casa, in ogni

strada, in ogni villaggio, in ogni nazione

– questo è il mio sogno. L’istruzione per

ogni bambino e bambina del mondo.

Sedermi a scuola a leggere libri insieme a tutte le mie amiche è

un mio diritto. Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è

il mio desiderio”.

L a giovanissima premio Nobel per la pace ha raccontato la propria storia in un libro intitolato: “Io sono Malala”.

Sono andato su un sito per leggere le recensioni e ho trovato parecchie critiche, poi l’ho letto e devo dire che alcune ragioni le avevano.

Il suo non è un libro indimenticabile sul piano letterario e, spe-cialmente nella prima parte, dove sono narrati gli eventi dell’in-fanzia, non è che riesca ad evocare con grande efficacia le sen-sazioni e sentimenti sperimentati dalla protagonista. I fatti spes-so sono più elencati che sviscerati e non so quanto le sue rico-struzioni degli eventi che hanno scosso il Pakistan negli ultimi 15 anni reggerebbero ad una critica dell’esperto storico. Evito di commentare l’ipotesi, adombrata da alcuni, che dietro il suo Nobel ci possa essere un qualche disegno politico.

Forse deve ancora crescere. Ma Malala ha 17 anni e il libro lo ha scritto a 16.

Ha visto la sua terra devastata da terremoti, ha assistito all’asce-sa del potere di uomini guidati dal fanatismo religioso, si è mi-surata con una guerra civile, con l’occupazione militare della sua terra, ha dovuto emigrare, ha temuto per la vita del padre, si è confrontata con le conseguenze di un’inondazione, le hanno sparato e oggi vive in esilio.

Nel frattempo, da quando aveva circa 10 anni, ha tenuto discorsi, scritto un blog per la BBC, parlato all’ONU in difesa del diritto allo stu-dio, creato una fondazione, vinto un Nobel.

Non è che sia vietato criticarla, ma una setti-mana prima che lei vincesse il Nobel discute-vo con una ragazza della sua età, tra l’altro

Nome: Maud Chifamba

Età: 16 anni

Provenienza: Zimbawe

Note: Secondo Forbes una della cinque donne più influenti dell’Africa.

Una frase: “Oggi, quello di cui sono più

orgogliosa, è il fatto di rappresentare un

modello e una speranza per tante ragazze

che all’istruzione non possono accedere. Ragazze il cui destino

è spesso quello di doversi sposare a 13 o 14 anni. O di rischia-

re una gravidanza precoce alla stessa età. O peggio, di finire

sfruttate e abusate”

D onne, giovani, impegnate in prima linea nella difesa del diritto di tutti i giovani, soprattutto di tutte le don-ne, all’istruzione, diventate famose attraverso la comu-nicazione su Internet.

Provengono da due mondi lontani, ma sono accomunate da molti elementi le due protagoniste di queste pagine.

Le presentiamo e ascoltiamo la loro voce, in un caso, quello di Malala, indirettamente, attraverso le parole del libro che ha scritto, nell’altro direttamente, grazie alle tre brevi risposte che ha cortesemente dato ad alcune delle domande che le abbiamo inviato.

“L'istruzione è l’unica

arma per cambiare il

mondo in cui viviamo e

partecipare alla vita eco-

nomica, sociale e cultura-

le dei nostri paesi."

Pagina a cura di Aurora, Marco e SaraPagina a cura di Aurora, Marco e SaraPagina a cura di Aurora, Marco e SaraPagina a cura di Aurora, Marco e Sara

T utti parlano di Malala, la sua età ha attirato molto l’atten-zione dei media, ma chi è

l’altro premiato, Kailash Satyarthi, che, secondo le parole della stessa Malala si occupa del diritto all’Istru-zione da prima che lei nascesse? Nato nel 1954, l’attivista indiano si è sempre impegnato per i diritti dei bambini. Militante del movimento contro il lavoro minorile dal 1990, la sua organizzazione, Bachpan Bachao

Andolan, ha liberato più di 80.000 bambini dai lavori forzati.

Ha studiato ingegneria elettrica proseguendo poi gli studi post-laurea in ingegneria dell'alta tensione, divenne segretario genera-le del Fronte di Liberazione dalla Schiavitù per Debiti. È stato anche coinvolto dal movimento Marcia Globale contro il lavoro dei bambini infatti egli sostiene che il lavoro minorile genera povertà, disoccupazione, analfabetismo, crescita incontrollata della popolazione ed altri problemi sociali. Inoltre, ha fondato il network Rugmark (ora conosciuto come GoodWeave International) come primo sistema volon-tario di etichettatura, monitoraggio e certificazione di tappeti fabbricati senza l'utilizzo di lavoro minorile in Asia meridionale.

Ogni giorno per nove anni, ti sei alzata alle 5 del matti-

no e hai percorso tanti chilometri per andare a scuola.

cosa ti ha spinto ogni mattina ad alzarti? Per me è stata dura, la mia famiglia era di ceto basso. Mio papá mi disse che andare a scuola era l'unico modo per rendere la mia vita migliore, quindi, anche se la distanza era lunga, sentivo che era l'unico modo per cambiare le cose e andavo avanti. Sei stata segnalata da Forbes come una delle 5 giovani

donne più influenti d'Africa. sei onorata di ciò? Essere nella classifica di Forbes è stato un grande onore per me. È stato un grande risultato, considerato le perso-ne che la stilano. In qualche modo però, mi ha fatto sen-tire di avere una grande responsabilità: il potere infatti viene con le responsabilità. Secondo te come avrebbero reagito i tuoi genitori alla

tua battaglia personale, se fossero ancora qui? ti avreb-

bero appoggiato? Io so che loro sono orgogliosi di me. Mia mamma è la mia più grande fan e fonte di ispirazione, mio papà la mia roccia.

La mia psicoterapeuta è svedese. Ogni volta, prima di farmi stendere sul lettino, me lo fa costruire.

La Ragnatela Numero 2

un’ottima ragazza che stimo molto, che si chiedeva: “Ma non siamo ancora giovani per occuparci di politi-ca? E alla nostra età cosa potremmo mai fare?”.

Quindi quando leggo la storia di Malala metto da parte il mio spirito da critico letterario e, quando lei espri-me i suoi sogni, come ha fatto per esempio al discor-so all’ONU, resto ammirato.

Nelle sue parole non c’è mai la ricerca di una ven-

detta nei confronti dei talebani, non vuole usare armi conferma la non violenza, crede nei cambiamenti. Gli estremisti hanno paura delle penne e dell’istruzione ed è per questo che uccidono studenti e bombardano scuole, perché hanno paura dell’ugua-glianza. I terroristi credono che Dio non perdoni coloro che frequentano le scuole e sfruttano il nome dell'islam per propri interessi, a scapito di un intero paese, il Pakistan democratico e amante della pace. I Pashtun (l’etnia a cui lei appartiene) vo-gliono educazione per i loro figli e figlie.

Malala descrive l'Islam come una religione di pace, umanità e fratellanza e pensa che la pace passi per l’istruzione. Un pensie-ro a dir poco attuale e un libro da leggere.

una tra le cinque donne più influenti d'Africa. Pur avendo solo sedici anni, si è impegnata in prima persona per un ideale mondiale; ciò che più la rende contenta e orgo-gliosa di aver fatto tutti quei sacrifici è essere un esempio per tutte quelle ragazze a cui non è solo negata la possibilità di studiare, ma anche la possibilità di una vita dignitosa, anche perché molte di loro per sopravvivere sono costrette a sposarsi a soli 12/13 anni e molte volte vengono messe incinte, se non violentate. Internet le ha dato quindi la possibilità di dare voce ai diritti suoi e di tutto il suo Paese, e di farsi conoscere in giro per il mondo, ma soprattutto di portare il suo messaggio a tutti, anche a noi, che a scuola siamo obbligati ad andarci e che diamo per scontata questa fortuna immensa al punto di non riuscire neppu-re a riconoscerla come tale.

GregorioGregorioGregorioGregorio

Validità delle nozze gay: nel mese di ottobre ci sono state accese discussioni sulla validità delle unioni gay a seguito di una circolare, inviata ai prefetti dal ministro degli interni Alfano, nella quale chiedeva loro di invitare i sindaci ad annullare le trascrizioni di matrimoni gay contratti all'estero, rendendoli così non validi;

la maggioranza del governo era spaccata, fra Ncd che sosteneva Alfano e Pd e Sel che chiedevano di lasciar fare al Parlamento, con le comunità gay, sia di sinistra

sia di destra, che puntavano il dito contro il Mini-stro e i primi cittadini che invitavano alla disobbe-dienza. Molti dei mezzi d'informazione, durante il mese di ottobre, seguivano la vicenda passo passo. Renzi prometteva che il suo governo avrebbe scrit-to una legge. Nonostante ci siano ancora molte polemiche, di colpo i media hanno taciuto sull'ar-gomento. A che punto è la proposta di legge?

L'amico si vede nel momento del bisogno. Il pirla, invece, compare sempre a sorpresa.

La Ragnatela Numero 2

Q uando ab-biamo deci-so di parla-

re del diritto alla scuola e di Malala ci siamo accorti che nel numero prima, dovendo scegliere fatti più significati-vi del 2014, non ci eravamo neppure ricordati delle 270 ragazze rapite in Nigeria ad aprile. Eppure se ne era parlato molto, in tutto il mondo era stata lanciata la cam-pagna “Bring Back Our Girls”, che aveva coinvolto gente comu-ne e star, anche Michelle Obama si era fatta fotografare con un cartello che riportava la frase, c’erano state manifestazioni con

migliaia di parteci-panti, istituzioni e società civile si erano mobilitate. Poi cos’è successo? E’ succes-so che sul tema è calato il silenzio, la stampa ha puntato altrove i suoi rifletto-ri e delle 230 (40 erano poi scappate) ci

siamo dimenticati. Non ci facciamo bella figura vero? Ecco alcu-ni esempi di notizie che nel 2014 hanno avuto le prime pagine. Provate a rispondere alla domanda che vi facciamo alla fine di ogni notizia.

Ragazzi neri uccisi dai poliziotti: a inizio agosto sono scoppiati dei tumul-

ti a seguito dell'uccisione di Michael Brown, ragazzo statunitense ucciso

da un agente della polizia a Ferguson, in Missouri. Subito scoppiano le

proteste dalle comunità afroamericane, che degenerano in saccheggi e

scontri con le forze dell'ordine. Dall'11 agosto la situazione si fa più cal-

ma, ma il 15 viene rivelato il nome dell'agente e il capo della polizia in un

video dichiara che la vittima aveva partecipato ad una rapina. Si riaccende

la rabbia dei manifestanti, ricominciano gli scontri. L'ultima notizia che si

ha al riguardo è

quella delle

dimissioni, ai

primi di dicem-

bre, dell'agente

che uccise il

ragazzo, poi

silenzio. Co-

m’è adesso la

s i t u a z i o n e

negli USA?

Ebola: a novembre la paura per l'ebola era ai massimi, dopo 3 casi sospetti a Madrid e diversi medici tornati dalla Sierra Leone risultati positivi alla malattia. A rendere ancora più delicata la situazione i barconi di profughi che tutti i giorni sbarcavano (lo fanno tuttora) in Italia, rendendo più diffici-li i controlli da parte della Marina Militare, visto l'alto numero di migranti da controllare. Fino a dicembre i giornali ripor-tavano notizie sullo stato dei ricoverati, dopo di che si ha avuto un black-out di informazioni. Nell’ulti-mo mese quanti europei sono stati contagiati?

I mitili, quando si sposano, fanno le liste di cozze?

La Ragnatela Numero 2

1. Come e quando è nata l'idea di Tickete?

L’idea è nata dall’esperienza personale di uno dei nostri foun-der, Luca Gisi, e in seguito si è sviluppata durante InnovAction Lab 2014. Lavorando precedentemente nell’ambito del web marketing per un sito e-commerce, Luca si trova giornalmente di fronte ad una grande mole di informazioni online utilizzabili per pianificare accurate strategie di vendita e migliorare l’offer-ta verso i clienti. Tuttavia, riflettendo su quante informazioni offline sugli acquisti di tutti i giorni invece si perdevano e non venivano valorizzate, iniziò a chiedersi come recuperarle. La risposta l’ha trovata grazie alla sua abitudine a conservare gli scontrini per monitorare le spese, trascrivendole e catalogandole tramite appositi strumenti di finance. Ed è proprio da quello che sembra un banale pezzo di carta che generalmente cestiniamo, che nasce l’idea di Tickete.

2. Come funziona l'applicazione e cosa bisogna fare per

sfruttare i dati dello scontrino?

All'utente basta loggarsi con Facebook o Google+, fotografare i propri scontrini e giocare con i nostri Gratta e Vinci. In base a prodotti acquistati presenti sullo scontrino, può vincere dei buo-

1. Come e quando è nata l’idea dell’applicazione?

L‘idea è venuta al nostro CEO (amministratore, delegato, ndr) mentre era in fila nella segreteria studenti dell'università, ormai più di quattro anni fa. Una buona intuizione però non sarebbe potuta bastare senza la voglia di crederci, svilupparla e condivi-derla con le giuste persone per trasformarla in un “progetto” prima e in una società poi.

2. Cosa significa la parola "Qurami"?

Dopo mille proposte, alcune letteralmente farneticanti, a tarda notte è nato il nome “Qurami”, dalla parola inglese “Queue” (fila) e dall’idea, forse un po’ visionaria, che un’app potesse “curare” lo spreco di tempo. Il dominio internet libero e i gestori del locale dove eravamo che volevano chiudere hanno fatto il resto! :)

3. Come funziona l’app e come bisogna fare per prenotare il

proprio posto in una fila?

Tre semplici step: #1 si sceglie la struttura dove si deve andare (es. "Roma Tre - Segreteria Studenti"); #2 si seleziona il servi-zio desiderato scoprendo il numero di persone davanti a sé in tempo reale (es. "Rilascio libretti"); #3: si conferma l'erogazio-ne del numeretto, perfettamente integrato nel flusso di quelli

I l mondo fa schifo, la crisi è sempre peggiore, non c’è spe-ranza, per i giovani non ci sono prospettive, non c’è futuro.

Le prossime tre pagine sono dedicate a chi si è un po’ stufa-to di sentire lamentale e trova che il pessimismo non porti da nessuna parte.

Le prime due parlano ancora del mondo delle start up, di cui abbiamo parlato nel numero precedente del giornalino. Un mon-do che incuriosisce, fatto di idee, attività innovative, associazio-ni e soprattutto applicazioni creative che possono risolvere pro-blemi piccoli e grandi che troviamo nel mondo che ci circonda.

Abbiamo intervistato i fondatori della start up “Tickete” e quelli dell’app “Qurami”. La prima è un’applicazione che ti permette di guadagnare buoni sconti attraverso i dati che si possono trova-

re sugli scontrini, che comunemente gettiamo dopo essere usciti da un negozio, dal bar o dal supermercato.

“Quarmi” invece è un’applicazione per smartphone che ti per-mette di prenotare il proprio posto in una fila, senza stare effetti-vamente in coda, prendendo un “biglietto digitale”. L’app con-sente di conoscere quante persone si ha davanti a sé e quando si avvicina il proprio turno arriva una notifica sul cellulare, poten-do così ottimizzare e gestire meglio il proprio tempo.

Nella pagine successiva vi presentiamo due libri freschi freschi di stampa, di generi completamente diversi, uniti però dal fatto che i due autori propongono di guardare alla realtà senza indos-sare per forza gli occhiali scuri. Forse allora ci si accorgerà che non è tutto nero.

La Ragnatela Numero 2 Il pomodoro è capace di ballare la salsa? Solo se è concentrato!

ni spesa o dei coupons in linea con le sue reali abitudini d'acqui-sto e gusti.

3. In che modo vi finanziate?

Al momento ci stiamo autofinanziando, crediamo nella nostra idea e abbiamo finanziato noi lo sviluppo dell'app. Miriamo a costruire delle metriche per poterci presentare agli investitori con dati concreti che dimostrano la validità dell'investimento.

4. Siete soddisfatti del rendimento dell'applicazione?

Sì, stiamo ultimando la fase di sviluppo e test. A febbraio effet-tueremo il lancio presso un importante outlet vicino a Roma e in seguito estenderemo l'uso di Tickete in tutta Italia.

5. Avete progetti o idee per il futuro?

Sì certamente, vogliamo migliorare la nostra app aggiungendo nuove funzioni "social" (classifiche, contest) e la parte di ge-stione spese e reportistica automatizzata, in seguito, rivolgerci verso il mercato estero.

6. Che consiglio dareste a un giovane che vuole avviare una

start up attraverso il web, come avete fatto voi?

Di non farlo per moda o pensando che sia una strada semplice dato che richiede molto impegno e disciplina, ma di capire qua-le problema può risolvere con la sua startup e, dopo aver creato un buon team, crederci. E' una grande occasione di crescita nella quale non c'è nulla da perdere ma solo da guadagnare a livello umano e di esperienza professionale.

cartacei, e si monitora in tempo reale l'andamento della fila.

Iniziando a fare la fila prima di arrivare nella struttura si rispar-mierà tanto tempo altrimenti sprecato aspettando nella stessa. L'app è geolocalizzata e saranno prospettate solo le strutture della propria area, effettivamente raggiungibili in tempo, oltre all’ ufficio dimostrativo "Tutorial Office", che consente a tutti di provare le funzionalità base di Qurami.

4. Siete soddisfatti del rendimento di "Qurami"?

Uno dei "segreti" è quello di non essere mai davvero soddisfatti, anche quando, dopo i primi tempi di consolidamento, oggi il servizio inizia a diffondersi in modo importante e ad essere riconosciuto come uno "standard" da molte strutture e come "davvero utile" da tante persone che ogni giorno ci segnalano nuovi posti in cui vorrebbero usare Qurami o ci scrivono per un feedback!

5. Attualmente l’app è attiva solo in alcune città d’Italia, in

che modo estenderete l’idea a tutto il resto del territorio?

A dire il vero siamo già presenti con i primi casi di successo all'estero, in particolare in Costa Rica e a Panama dove una società di telecomunicazioni e un'impor-tante circuito bancario hanno scelto Qurami per i proprio clienti. Ora tocca all'Europa, con l'Inghilterra in pole position e poi ad Asia e Nord Africa. Tutto questo sfruttan-do prima di tutto la spinta degli utenti e il passaparola tra le struttu-re, dietro la regia attenta dei nostri commerciali.

6. Avete progetti o piani per il futuro?

Senza progetti non potremmo andare avanti, il 2015 sarà un anno di vere novità per Qurami. Anche chi pensa di non poter usare l'app oggi la tenga lì insomma! :)

7. Che consiglio dareste a un giovane che vuole avviare una

start up attraverso un'applicazione?

Per quanto riguarda alcuni concetti "fondamentali", avviare una start-up basata su un'app non è molto diverso che farlo in qual-siasi altro ambito. L'idea in sé e per sé vale ben poco se non ci si investe passione e tempo ma, soprattutto, se non si può conta-re sulla massima professionalità delle persone che lavorano per farla crescere. Un conto è divertirsi a programmare un'app o un sito web insomma, un altro è costruirci un'azienda sopra. Non vogliamo assolutamente spegnere entusiasmi, sia chiaro, ma con quel poco di esperienza che abbiamo accumulato in questi anni ci sentiamo di dare questo consiglio: crederci sì ma non pensare che sia semplice!

Tickete premiata alla StartCup 2014 FrancescaFrancescaFrancescaFrancesca

I n Italia il libro più venduto del 2014 è stato “Storia di una Ladra di Libri”, dello scrittore australiano Markus Zusak.

Il 2 gennaio, in Italia è uscito “Il Messaggero”, un libro dello stesso autore, tradotto per la prima volta, ma uscito in inglese già qualche anno fa.

Narra la storia di un ragazzo 19enne piuttosto sfigato e che guarda al futuro senza troppe pro-spettive. Un giorno qualcosa però cambia quan-do, durante una rapina in banca, contribuisce a catturare il rapinatore.

Da quel momento inizia a ricevere dei messaggi: si tratta di poche parole scritte sugli assi delle carte da gioco. I messaggi ogni volta richiedono che lui affronti delle prove, ma sta a lui capire quali e mai gli viene spiegato il perché. All’inizio sembra una specie di caccia al tesoro, ma poi si capisce che il libro va in una direzione diversa e descrive qualche cosa che assomiglia di più

ad un percorso iniziatico. Ed deve compiere dei gesti, a volte minimi, altre rischiosi o umanamen-te faticosi, che gli fanno scoprire qualche cosa degli altri, ma soprattutto qualche cosa di se stes-so.

Zusak scrive in modo vivace e piacevole e il per-corso che propone è ricco di sorprese, quindi capace di tener desta l'attenzione fino alla fine.

L’autore con questo libro non pretende, meno male, di trasmettere chissà quale messaggio ai propri lettori, non si trasforma in un saccente profeta; ha però un’idea, chiara e ricca di speran-za, semplice ma non per questo banale, e la svi-luppata efficacemente attraverso tutto il romanzo.

Quando si giunge alla conclusione non gli è nep-pure necessario spiegare troppo, il percorso è stato più importan-te della meta e si tratta solo di capire meglio cosa è davvero accaduto.

D i fronte alla necessi-

tà di scegliere se

dare una svolta alla

propria vita uno dei protagoni-

sti del libro di Calabresi deve

prendere una decisione impor-

tante per lui e per tutta la sua

famiglie. Restare o partire?

Prende un foglio ed inizia ad

elencare i pro e i contro. Alla

fine del lavoro la pagina dei

contro è fitta fitta di "buone

ragioni", mentre quella dei pro

è restata tristemente vuota.

Allora nei pro scrive una frase, una sola: "Uno slancio di cuore"

e parte.

Calabresi, che è direttore de “La Stampa di Torino” dice di esse-

re stato stimolato a scrivere questo libro dagli incontri con stu-

denti delle scuole superiori e cita un ragazzo che gli ha chiesto:

“Ma davvero pensa che la nostra scelta individuale possa fare

una qualche differenza?”

In questo libro, e non è la prima volta, invece che dare voce alle

lamentale per un’Italia che va male, di unirsi al coro dei pessimi-

sti, racconta storie di persone che hanno creduto nei loro ideali,

che hanno seguito i loro sogni, che non si sono arresi. La loro

vita non è stata facile, ma sono

soddisfatti delle scelte fatte

perché ha avuto un significato

di cui vanno orgogliosi.

Calabresi non è un idealista

ingenuo, dirige un grande gior-

nale, è abituato a fare informa-

zione e conosce i limiti del

nostro paese, ma si rifiuta di

credere che sia tutto lì.

Dopo averlo conosciuto leg-

gendo il suo splendito

"Spingendo la notte più in là"

non perdo neppure un suo libro e fino ad oggi non mi ha deluso.

Quando invita ad aver fiducia nel futuro le sue parole per me

hanno un peso straordinario perchè sono scritte da un uomo il

cui padre fu ucciso dai terroristi e che non per questo ha smesso

di scrivere Stato con la “S” maiuscola.

Anche per questo quando, sotto il titolo. "Non

temete per noi, la nostra vita sarà meraviglio-

sa" si legge: "Ai miei genitori che mi hanno

insegnato ad aver fiducia" il cuore ha un sob-

balzo. sarà l'unico.

La Ragnatela Numero 2

Ho provato un deodorante al muschio. Il giorno dopo avevo un presepe sotto l'ascella.

FrancescaFrancescaFrancescaFrancesca

L a prima domanda che tutti facciamo

quando conosciamo o incontriamo per la pri-ma volta una persona è “Come ti chiami?” o “Qual è il tuo nome?”. Il nome, come recita il buon Zanichelli, è un elemento linguistico che indica esseri viven-ti, oggetti, idee, fatti o sentimenti; una denomi-nazione. Proprio così, il nostro nome che, per fortuna o sfortuna, non ci siamo scelti personal-mente, è qualcosa che ci rappresenta e ci iden-tifica: quella parolina che rimarrà sempre tale.

Con il proprio nome, con quello degli amici, dei parenti si scher-za facendo le rime più buffe; Francesca mangia la pesca, Marti-na rompe la tazzina, Rebecca cucina la bistecca, Giovanni lava i panni.

In Italia, si prediligono i nomi classici: quelli maschili più diffusi sono Andrea, Luca e Marco; mentre quelli femminili sono Giu-lia, Chiara e Francesca. Nomi tradizionali che non smettono mai di piacere.

Nell’anno 2013 i nomi più utilizzati dai neogenitori per i figli sono stati: Sofia, Giulia e Giorgia per le femminucce e per i maschietti Francesco (probabilmente in onore dell’amato Papa Francesco), Alessandro e Andrea. Prassi, infatti, abbastanza diffusa è dare il nome al proprio figlio ispirandosi al cantante, attore o personaggio amato: ad esempio quando Maradona gio-cava ed era l’idolo del Napoli, moltissimi Napoletani chiamaro-no il figlio Diego. Fino a circa quaranta anni fa, in molte fami-glie, il problema della scelta del nome per il nascituro non c'era: era consuetudine dare al bambino il nome dei nonni, che così veniva tramandato di generazione in generazione. Oggi invece, oltre ai nomi tradizionali, si usano sempre più nomi stranieri come Alex, Kewin, Jennifer, Jasmine...

Qualche volta però si scoprono dei nomi com-pletamente sconosciuti e assurdi: Alcuino, Cal-cedonio, Crisostomo, Eustorgio, Gonnario, Nicodemo o Sigismon-do, Eufemia, Ardea o Acilia e molti altri. Sembra impossibile, ma qualcuno si è veramente chiamato o si chiama così!

Meglio scegliere bene il nome dei figli, è qual-cosa di indelebile.

La Ragnatela Numero 2 "Oh, ma tuo figlio l'ha trovata la fidanzata?". "Sì, l'aveva dimenticata chiusa nell'armadio!"

N omen omen. Il nome è destino. Il nostro nome ci se-gna, può suscitare simpatia, antipatia, può sembrare buffo, può avere un significato profondo. È anche vero

però che il nome è una delle uniche cose che non ci scegliamo, e spesso può essere fonte di prese in giro, alcune simpatiche, altre un po' meno e quindi, per evitare situazioni imbarazzanti, il go-verno ha emanato delle leggi a riguardo.

Nel Codice Civile all'"art. 6 - Diritto al Nome" e nel Decreto del Presidente della Repubblica 396 del 2000 vengono elencati molti divieti per quanto riguarda i nomi in Italia: - è assolutamente vietato imporre lo stesso nome del padre, di un fratello o di una sorella viventi (per farla breve, in Italia non è concesso il jr come negli Stati Uniti);

Andrea

Luca

Marco

Francesco

Matteo

Alessandro

Davide

Simone

Federico

Lorenzo

Giulia

Chiara

Francesca

Federica

Sara

Martina

Valentina

Alessia

Silvia

Elisa

I 10 più diffusi in Italia

AliceAliceAliceAlice

La Ragnatela Numero 2

Se vuoi conquistare la tua ragazza, la devi prendere per la gola: quando è viola, la lasci!

D a piccola detestavo il mio no-me.

Il tedio dell’essere Alice aveva un che di assillante già a partire dalle presentazioni. Ogni singola volta che pronunciavo il mio nome di fronte ad uno sconosciuto c’era il simpaticone di turno che, credendosi innovativo, mi diceva “Come Alice nel Paese delle Meraviglie!”. Maledetti i capel-li biondi, la mia curiosità e fantasia nulla degli adulti, che scoprii in que-gli anni essere una malattia più che diffusa. Per di più, per quanto comune potes-se sembrarmi il mio nome, c’era solo ed esclusivamente una categoria di persone al mondo a cui sem-brava appartenere: le vecchiette. Non c’era classe numerosa o centro estivo che tenesse: mai una volta un’Alice poteva avere un’omonima compagna di merende per far finta di non sentire quando la chiamavano, giustificandosi con un “pensavo chia-massi l’altra”. Ma le battute sulle sardine mie cugine non erano sufficienti, così come quello che, credendosi artista, si metteva a canticchiare De Gregori in mia presenza, legandomi indissolubilmente ai felini. A cui ero allergica e che mi facevano starnutire e gonfiare come un pallone, giusto per rimarcare la faccenda. No, oltre a tutto ciò Alice era anche una di quelle parole brevi e dal suono strano che, se ripetuta troppe volte, perdeva di significato. Quando lo facevo mi dava quella sensazione di impersonalità per cui, alla fine, passavo la ricreazione a riflettere sul senso della vita anzi-ché mangiare la terra. Troppi guai per una bimba di otto anni. Per via di un nome, poi! Alice era una noia, altro che i bei nomi innocui delle mie compa-gne. Anna, palindromo ed irriducibile, Giulia, che poteva sempre contare su altri cinque esemplari omonimi per fare il giochetto del “non ho sentito”. C’erano poi i nomi fashion come Jennifer o

Jessica, che vantavano addirittura una lettera straniera e apparteneva-no ad almeno venti star americane citate sul Cioè. L’unica Alice degna di nota, invece, rimaneva sempre l’immortale, bionda signorina man-gio-e-bevo-tutto-quel-che-una-stupida-etichetta-mi-dice. In fatto di soprannomi, però, nep-pure Rebecca/Becky/Becca/Rebby mi faceva concorrenza. Da Alicina a Cice (tralasciando alcuni di cui non vado particolarmente fiera), Alice era il nome plastico per eccel-lenza. Così, per quanto fastidio potessero suscitarmi le brillanti

trovate sul mio nome, i soprannomi mi piacevano da matti. Ali, poi, aveva quel tocco di esotico che poche bimbe potevano van-tare. Tanto per cominciare, era un nome da uomo, il che lo ren-deva automaticamente meno frivoletto, e non un uomo qualsiasi, ma uno con 40 ladroni alle calcagna. Poi, forse perché troppo scontata per le ingegnose menti degli adulti, a nessuno veniva mai l’idea di fare una battuta sui volatili, preservando il buon nome del mio soprannome. Ali che facevano pensare ad Icaro, ai viaggi e alle rondini, gli unici animali che sapevo disegnare perché richiedevano vera-mente poco talento artistico. Certo, per quanto non mi ritenga una perso-na volubile, in diciotto anni si ha tempo di cambiare idea. Adesso Alice mi piace parec-chio e, nonostante rimanga il nome più rima-bile della storia dell’onomastica (da lavatrice a pittrice, ad etichettatrice) gli devo almeno il fatto di non essere un delicatissimo Geno-veffa.

- è vietato imporre un cognome come nome o nomi ridicoli e vergognosi; - è proibito imporre nomi o cognomi che facciano intendere "l'origine naturale" del neonato, nel caso in cui non siano cono-sciuti i genitori. Quindi si cancella la possibilità di mettere ad esempio il cognome "Esposito" ai trovatelli; - i nomi stranieri che sono imposti ai bambini aventi la cittadi-nanza italiana devono essere espressi in lettere dell'alfabeto ita-liano, con la estensione alle lettere: J, K, X, Y, W e, dove possi-bile, anche con i segni propri dell'alfabeto della lingua di origine del nome. Non è invece più un divieto chiamare i propri figli con dei nomi geografici. In passato comunque erano tollerati solo Italia, Euro-

pa, America e Asia, perchè collegati a significati storici e mito-logici. Inoltre altre leggi dicono che il nome imposto ad un bambino può essere composto da uno a tre elementi onomastici, ovvia-mente corrispondenti al suo sesso. L'anagrafe dal canto suo, se il nome che si intende dare al bam-bino viola una di queste leggi, ne dà immediatamente notizia al procuratore della Repubblica, che può chiedere una sentenza di rettifica del nome ed opporsi, ma non può comunque rifiutare la registrazione di esso. Quindi, cari futuri genitori, niente nomi imbarazzanti e che vio-lano le leggi ai figli: fatelo per loro, ma soprattutto per voi, se non volete essere odiati per tutta la vita dai vostri figli e perseguitati dall'anagrafe.

AuroraAuroraAuroraAurora

Teniamo sempre bene in mente la raccomandazione di Laerte al piccolo Ulisse: "Chi sbaglia, vaga!".

La Ragnatela Numero 2

C ome iniziare le va-

canze di Natale.

Due studenti di 5D

hanno deciso di farlo fre-

quentando per tre giorni un

Campus di Matematica,

Fisica e Astrofisica a Bar-

donecchia.

Una follia? Ecco il loro

racconto: giudicate voi.

Dal 19 al 21 dicembre Vale-ria (Grosso) ed io (Luca Rapisarda) siamo stati ospiti del Villaggio Olimpico di Bardonecchia, una piccola ma graziosa cittadina di monta-gna celebre soprattutto per la pratica dello sci. Con i suoi ridenti paesaggi è stata la cornice d'eccezione del Campus di Matematica, Fisica, Astrofisica e Nuove Tecnologie della neonata Scuola di Alta Formazione Scientifica Luigi Lagrange, che da qualche anno si dedica all'organizzazio-ne di appuntamenti di questo tipo. I partecipanti sono stati 250, ma, come abbiamo potuto notare alla partenza dalla Stazione Torino Porta Susa, vi era un pullman dedicato ai 50 professori universitari chiamati in causa. Essi proveni-vano principalmente dall'Università di Torino, ma alcuni anche da Milano, Bologna, e dall'Osservatorio Astronomi-co di Pino Torinese.

Abbiamo partecipato al corso sui neutrini, che avevamo scelto tra quelli proposti per Fisica.

L'esperienza è stata caratterizzata in primis da due lectio magistralis - prima matematica e poi fisica - che si sono svolte nel pomeriggio del primo giorno. La prima, tenuta dalla professoressa Terracini (dal curriculum chilometri-co), ci ha iniziato all'ottimizzazione e al concetto di otti-male in matematica. Per i primi minuti la spiegazione è stata abbastanza sotto controllo, seppur difficile. Dopo si è passati ad argomenti e ad un linguaggio più complesso che, come ci era stato preannunciato, mirava proprio a

"complicare la faccenda": se da un lato era frustrante, dall'altro risultava ancor più curiosa e stimolante. La lectio di fisi-ca, tenuta dalla professoressa Alberichi, è stata maggiormente incentrata sulla storia della fisica da Galileo ai giorni nostri, che, con molto piacere, ci ha portati ad un viaggio passante per Newton, Ma-

xwell, Faraday, Coulomb, Feynman, Rubbia, per arri-vare infine a Higgs. Per non farci mancar nulla, la sera ci siamo dedicati ad un film sull'ottimizzazione intitolato "Viaggio nella matematica" di Marcus du Sautoy, che ci ha fatto capi-re quanto la natura ottimiz-zi se stessa. Da non crede-re, benché non siamo esat-tamente esperti del settore.

Poi è arrivato il bello, e il difficile. Il professor Piero Galeotti, che abbiamo sco-

perto avere fama in ambito nazionale e internazionale, cui è anche stato dedicato un pianetino, ci ha "introdotti" al mondo dei neutrini (con molto trauma da parte nostra). Infatti, il secondo giorno, il corso ci ha occupato 7 ore, il terzo 3. Sicuramente è stato duro, soprattutto perché ab-biamo visto confluire in un pugno di minuti personaggi e teorie che abbiamo studiato in cinque anni: Keplero, Ste-vino, Coulomb, Pauli, Heisenberg, Newton,Thompson, Bohr, Rutherford e collaboratori .. ma ne ha anche aggiun-ti: Dirac, Cherikov, Chatelier, Chandrasekhar, Hess, ... Insomma, questo per rendervi l'idea. Poi abbiamo scoper-to, con molto sollievo nell'animo, che Galeotti ha sintetiz-zato in 10 ore ciò che all'università viene spiegato in 60. "Ah ma allora... ditelo prima no" è quello che abbiamo pensato sospirando di sollievo. Inoltre, in una chiacchiera-ta privée con il prof., ormai in pensione da un'anno, ci ha consigliato sull'università indicando Torino, Milano come migliori per l'inizio, per le magistrali papabili anche Pado-va e Bologna.

In sintesi, bisogna oggettivamente ammettere che la mole di dati propinataci ci ha portato a prendere circa 50 pagine di appunti, ma nonostante ciò è stato utilissimo e lo sarà ancor di più sese rimarremo saldi sulla scelta di fisica.

In un certo senso, per noi Bardonecchia si è tradotta nel significato di orientamento più vero: "non siamo andati a visitare l'Università, ma è l'Università che ha visitato noi", per parafrasare qualcuno. Se è stata una roba da pazzi? Un po', e per questo è stato una grande esperienza. Veramente interessante.

Luca e ValeriaLuca e ValeriaLuca e ValeriaLuca e Valeria

I nverno, neve, fuoco nel ca-minetto, maglione di lana, cioccolata calda e un libro:

questi gli elementi per delle per-fette vacanze di Natale. E invece ti ritrovi stravaccata sul divano, con una coperta addosso che non tiene troppo caldo, cinque strati di maglie e quell'oggetto diabolico che ti finisce sempre nelle mani, l'iPad.

Inizi a gironzolare sui social network, tra Facebook e Twitter (preferendo il secondo), e tra un post e l'altro finisci per stalkera-re persone, solo per il gusto di farsi gli affari altrui. A questo punto trovi il post di uno youtuber che segui che annuncia di aver pubblicato un nuovo video. Vai su youtube e inizi a guar-darlo, poi ti viene in mente quell'altro youtuber che ti fa proprio ridere e ti precipiti a controllare il suo canale.

Ti ricordi che è quasi Natale e devi fare dei regalini alle tue ami-che e quindi cerchi video DIY ('do it yourself', ovvero fai da te)

dove ragazze, soprattutto ameri-cane, fanno degli oggettini bellis-simi, ma che probabilmente tu non riuscirai mai a riprodurre. Stessa identica cosa per quanto riguarda i canali di tipo 'beauty': tra cliomakeup, michelle e promi-se phan, mikeligna, vengono proposti trucchi e nail art da so-gno, perfetti, che ti inducono a comprare tanti smalti e cosmetici che finisci solo per sprecare, per-chè a te quelle cose non verranno mai. Nonostante ciò tu continui a

guardare quei video, il perchè non lo sa nessuno, forse tengono compagnia, forse ti danno una spinta all'autostima della serie 'se l'ha fatto lei lo posso fare anch'io!'. Immersa in questo mondo improvvisamente senti la mamma che grida: "La cena è pronta!" e così hai passato un'altra giornata, senza aver fatto niente e magari anche divertendoti.

Ho rivisto Avatar e devo dire la verità: i Puffi me li ricordavo molto più bassi.

La Ragnatela Numero 2

I n these days, our school hosts an Ame-rican girl. She's Eva Panciocco, 22, and she comes from Boston, Massa-

chussetts. She has a degree in Psychology and Italian Studies from the University of Boston. Eva is staying with us till the end of May. We had a chat with her. 1) What's your first impression of this scho-ol? -The students are well behaved: in the USA they chat much more! 2) What are your hobbies? -I like reading, listening to music, especially Coldplay, hanging out with friends and family, taking care of my cat, Clio, and travelling. 3) Where have you been? - I've been all around the world, because I'm a bar tender, but during the summer I work for the Delta Airlines, so I've been in Italy, Germany, Spain, France, the Netherland, Morocco, Gree-ce, Australia, but my favourite place is Buenos Aires, in Argen-tina. 4) You're here for an apprenticeship. Why Italy? - I'm here because I like Italy and I want to improve my Italian. 5) Is it your first time in Italy? - No, I've been to Rome a few years ago with my sister and to

Perugia. 6) What's your favourite Italian food? What do you eat in America? - I love pasta! I'm vegetarian, so I don't fre-quent Mc Donald's which are everywhere in America. I prefer salad and tofu to hambur-ger! 7) Are there many differences between A-merica and Italy?

- Yes, for example here in Italy you use to have meals with all the family: in the USA we don't have time for each other. 8) What about the school? - In the USA students don't have all the homework which Italian students have, because in the afternoon they do sports. 9) We usually think about the USA like the dream country, whe-re people find a job because they deserve it, not because they have connections with someone. Is it real? - Yes and no. In America, people have many opportunities, but they have to pay. For example, you can attend the college free, but when you find a job, you have to pay the college, because you have a debt with it. There's a drawback. Even in America if you know someone you probably will have a greatest job than if you don't know anyone, and it's not so easy to find a job, but I have to say that America is a really good place.

AuroraAuroraAuroraAurora

La Ragnatela Numero 2

Mai imprestar libri, non uno fa ritorno; i soli che ho in biblioteca sono quelli che altri mi hanno imprestato.

P ensate di essere pronti per San Valentino? Con-

trollate se avete fatto adottato la strategia giusta

seguendo questo “semplice” diagramma di flusso che vi

condurrà dalla domanda di partenza all’esito finale.

MatteoMatteoMatteoMatteo

1) Una donna deve vendere delle uova e le mette tutte in un canestro: arriva il primo cliente e ne compra la metà più mez-zo uovo… il secondo prende la metà di quelle rimaste più mezzo uovo… il terzo prende la metà di quelle rimaste più mezzo uovo… ed infine il quarto prende la metà di quelle rimaste più mezzo uovo dopo di che sono finite le uova… quante erano le uova al inizio tenendo presente che nessun uovo è stato diviso a metà?

2) E' maggiore: mezza dozzina di dozzine di uova o sei dozzine di dozzine di uova?

3) Se una gallina e mezzo fa un uovo e mezzo in un giorno e mezzo, quante uova farà una gallina in sei giorni?

PS. Se nell’epoca di Internet continuate a chie-derci dove trovare le risposte vuol dire che siete un po’ lenti. Lasciate quindi stare gli indovinelli.

La Ragnatela Numero 2

Uno studente. “I libri stanno là. Io sto qua. Ma perché devo essere io a fare il primo passo?”

5 4 6

8 6 3

2 7 9

8 3 4

7 8 1

9 3 7

4 5 2

5 4 8

S alve cari lettori.

Avete notato qualcosa di strano a scuola ultimamente?

Se sì, la prossima volta avvisatemi, perché io non ho notato

proprio un bel niente, ed è questa la cosa preoccupante. Ora, i

casi sono due: o non sono ben informato, o gli illuminati stanno

tramando qualcosa. E visto che io sono sempre ben informato,

sento puzza di complotto.

Cosa stanno preparando gli illuminati? Un

nuovo attacco mondiale? Un piano malefi-

co per comandare le menti? (Ah, no, quello

è già in atto da anni…) Un virus che ster-

minerà la razza umana?

Io non credo. Penso piuttosto che si stiano

prendendo una breve pausa, magari in

questo momento sono tutti riuniti al tavolo

della briscola, oppure al circolo bocciofilo.

Anzi, sono sicuramente al circolo bocciofilo. E vi posso anche

dimostrare perché ne sono così sicuro.

Cito testualmente Wikipedia: “Nelle gare ufficiali le bocce ed il

pallino devono essere di forma sferica e di materiale sintetico; il

pallino ha diametro di 4 cm e peso di 90 g, le bocce hanno dia-

metro di 107 mm e peso di 920 g per i Seniores; per Juniores e

donne il diametro è di 106 mm e il peso di 900 g.”

Ora applichiamo la numerologia a questi numeri:

4+90+107+920+106+900=2127

Il numero così ottenuto si può scindere nei numeri 21 e 27. Il 27

è tradizionalmente associato al diavolo, mentre 21*27=567, tre

cifre che simboleggiano rispettivamente catastrofi, notte e soldi,

e che se disposti in successione acquistano ancora maggior im-

portanza.

Coincidenze? Io non credo. Gli illuminati, tra una birra e l’altra,

stanno progettando a tavolino un modo per

arricchirsi, sconvolgendo il mondo con una

catastrofe che avverrà rigorosamente di

notte. I numeri parlano chiaro.

Ma allora come possiamo proteggerci? C’è

chi propone bunker anti-missile , missili

anti-missile, missili anti-bunker e bunker

anti-bunker, ma io credo che basterà il

buon senso, molta premura e soprattutto

l’informazione, che si acquisisce con l’i-

struzione, viaggiando molto e leggendo questo giornalino.

Prendete quel che vi ho appena raccontato come una piccola

favola, vi aspetto al prossimo numero.

Un caloroso abbraccio.

Umberto KadmonUmberto KadmonUmberto KadmonUmberto Kadmon

Martina al prof Sonnini: prof come si chiamava quel libro che ci aveva consi-gliato di leggere? Un uomo sull'altipiano russo? Sonnini: Beh, un uomo in realtà è 'un anno' e Lussu è l'autore comunque hai avuto fantasia!

Bego : si pronuncia 'Kirchhoff', bisogna aspirare. Carolina: like an Aspirapolvere

Bego: (per indicare il polo negativo di un generatore elettrico) ci sono due simboli di cui uno piccolo e cicciotto Carolina: Ahh quindi la bovii (Martina Bovo)

Prof Tamiati: Cosa vuol dire 'ver' in lati-no? Carolina: Vero! Tamiati: No Simone: Mi sembra 'primavera' Tam: Giusto Simone! Carolina : HAI RAG È PROPRIO VER!

Prof. Tamiati: Manet perse l'uso degli arti inferiori ma questo non gli impedì di con-tinuare a dipingere. Carolina: Ci credo, a meno che non dipin-gesse con i piedi Ghirardi: se entrate in laboratorio e sentite odore di mandorle amare, scappate via, perché è sicuramente acido cianidrico. Alunno: prof, ma se io non so che odore hanno le mandorle amare? Ghirardi: peggio per te!

Nicolò: i fumi aspirati dalla cappa dove vanno? Ghirardi: nelle mie tasche! Ghirardi: in queste vacanze vi metterete davanti al caminetto, col vostro libro di scienze in una mano e nell'altra il panetto-ne... Martino: si, quello di Thomson! Bertotto: se andate a prendere un biglietto della lotteria e lasciate passare avanti una vecchietta che lo prende prima di voi e vince, cosa sperate? Matteo: che muoia il prima possibile. Ghirardi: Tutti i nodi vengono al pet-tine, anche se io il pettine non lo uso.

"Ti ho messo l'insufficienza per invogliarti a studiare…" "Le ho squarciato le gomme per invogliarla a cambiarle".

La Ragnatela Numero 2