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GIANADDA NUOVA BIBLIOTECA VOLARE GIOCHI TESINA SERVIZIO CIVILE LA RAGNATELA 14/05/2016 N° 7 Liceo Cossatese e Vallestrona

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GIANADDA

NUOVA BIBLIOTECA

VOLARE

GIOCHI

TESINA

SERVIZIO CIVILE

LA RAGNATELA 14/05/2016 N° 7 Liceo Cossatese e Vallestrona

Ogni limite ha una pazienza.

Numero VII – maggio 2016 2

La Ragnatela

S i avvicina la fine anche di questo anno scolastico, tanto attesa da tutti e in ugual misura temuta dai 130 ragazzi delle quinte che dovranno sostenere l‘esame di maturità.

Come ogni anno, affronteranno prima gli scritti e poi l‘orale, e questo significa in primo luogo LA TESINA.

Avere una buona tesina tra le mani e, soprattutto, in testa, è fondamentale per affrontare con serenità e successo il collo-quio orale. Una tesina ben strutturata, infatti, è il risultato di uno studio attento e sistematico, che garantisce alla commis-sione d‘esame di avere davanti a sé uno studente preparato, capace di stabilire collegamenti logici tra tutte le materie che hanno costituito, per 5 anni, il suo pane quotidiano; e ai ma-turandi stessi la capacità di sostenere con buon risultati l‘interrogazione più importante del loro percorso al liceo.

Dal sondaggio condotto tra i maturandi è emerso come saran-no parecchi i titoli originali che appariranno sulle copertine delle tesine.

Dalla musica allo sport che, sia che si tratti di danza, scherma o pattinaggio, oltre ad essere analizzato in modo generico verrà studiato da alcuni anche nei suoi particolari; l‘arte è pure molto presente e quest‘anno verrà cucinata davvero in tutte le salse (resterà scoperta, purtroppo, soltanto l‘arte culi-naria). I maturandi infatt i s i c imenteranno nell‘approfondimento dei temi più disparati riguardanti questa sfera d‘interesse: dai processi creativi al disegno, dai grandi attori e registi del cinema come Di Caprio e Tarantino, ai suc-cessi dell‘animazione di Walt Disney; dalla fotografia all‘estetica indiana.

Non mancheranno titoli più comuni e temi di caldissima attua-lità come quello dell‘immigrazione. Gradi domande di cui tutti

discutono, ma intorno alle quali le decisioni paiono particolar-mente difficili.

Non possiamo quindi citarli tutti, ma proviamo ad approfondi-re alcuni titoli che più ci hanno colpito tra quelli che ci sono stati comunicati, che non sono assolutamente tutti quelli dei 130 maturandi tra i quali, ahimè, qualcuno ancora non ha fatto la sua scelta.

Abbiamo scelto i progetti di Chiara Meneggatti, 5A, sull‘alchimia, di Francesco Milanin, 5B, sulla discografia rock, cover & concept, di Alessia Collauto, 5D, su Dom perignon, la ricerca della perfezione e di Irene Schiavon, 5E, su Roberto Benigni e l‘umorismo.

Ecco le due domande che abbiamo pensato di porre loro:

1) Perché hai scelto questo tema e come pensi di collegare fra loro le varie materie?

2) Quale aspetto della tua tesina la commissione d’esame

potrà apprezzare maggiormente?

Prima di dare la parola agli allievi però ci siamo rivolti agli esperti. Come affrontare il tema il compito di fare la tesina? Abbiamo proposto tre domande secche a docenti con molte maturità alle spalle. 1) Tesina o Mappa? 2) Una cosa da fare e una da evitare quando si presenta la tesina. 3) Presentazione Multimediale: utile o inutile? Non tutti hanno lo stesso parere, ma nessuno si è sottratto alle domande. Ecco le loro risposte.

Prof. ALESSIO BEGO

1) Certamente tesi-na, ma sintetica e anche monotematica va bene.

2) La tesina deve parlare del candida-to, quindi deve esse-re personale e con-tenere vostre rifles-sioni. Per lo stesso motivo non deve assolutamente esse-re una copia di ciò che prolifera in rete (e che tra l'altro, normalmente viene rintracciata da una com-missione attenta in circa 30 secondi).

3) Sì, se aggiunge veramente qualcosa alla trattazione; no, se si tratta di riprodurre sul muro le parole che potete dire tran-quillamente a voce.

Spero di essere stato chiaro e sintetico, ovvero le due migliori qualità di una tesina.

Pro.ssa Consuelo BELLINAZZO

1 e 2) La mia esperienza mi porta a dire che ciò che i commissar i hanno i l "tempo" di visionare sono le mappe e le introduzioni delle tesine. Credo che se si riesce a produrre un buon elaborato, sia fondamentale i n t r odu r l o i n modo interessante/accattivante (con l'introduzione di cui ho fatto cenno precedentemen-te), io proporrei a tutti gli allievi di realizzare una mappa e ai più volenterosi -

audaci - intraprendenti anche la tesina. 3) La presentazione multimediale è sicuramente utile, ma deve essere ben strutturata e curata, solo in questo modo risponde alla sua reale funzione: mantenere viva l'attenzione chiarendo i punti chiave dell'operato del candidato.

Non posso farti fesso perché lo sei già. Numero VII – Maggio 2016 3

La Ragnatela

Il tema centrale del mio elaborato è appunto, Dom Péerignon.

Negli ultimi anni è diventato un

marchio abbastanza conosciuto, per

la forma della bottiglia, per l‘aspetto

dell‘etichetta o anche solo per la

fama che gli viene attribuita. Per

questo, ma non solo, ho voluto

approfondire di più questo argo-

mento. In realtà la motivazione che

mi ha spinto a questa decisine è

molto personale, sono cresciuta nel

mondo del vino e mi sento apparte-

nere ad esso sin da quando ero

piccola, quindi, quando è arrivato il

momento di decidere il tema per la

tesina, ho voluto sfruttare questa opportunità, facendo una

cosa che interessa particolarmente a me e che credo possa

incuriosire anche coloro a cui dovrò esporla.

Le materie da collegare sono molto poche, infatti il lavoro che

farò sarà più una sorta di approfondimento. Innanzitutto par-

lerò della storia in generale dell‘azienda e

della figura di Dom Pérignon, dalle origini

fino ad oggi, poi collegherò il programma

di scienze al processo fermentativo e di

spumantizzazione, poi tratterò in inglese il

concetto della metamorfosi distaccandomi

dai soliti programmi di filosofia, in spagno-

lo tratterò di un progetto tra Dom Péri-

gnon e Ferran Adrià, il re della cucina

molecolare per scomporre il vino per capi-

re quali sono i fattori che influiscono sulla

qualità del vino ed infine farò una sorta di

excursus storico tra la rivalità creatasi tra

l‘Italia e la Francia per l‘egemonia nel

commercio del vino.

Sicuramente è un lavoro complesso, spero di riuscire realizza-

re quanto ho pensato perché credo sia qualcosa di originale e

interessante anche per coloro che mi ascolteranno.

prof.ssa Chiara BENANCHIETTI

1) Entrambe; tesina breve ed essenziale (max. 15 pagine), ma è indispensabile perché permette allo studente di bilanciare lo sviluppo del tema prescelto, e alla Commissione di compren-derlo più chiaramente.

2) Essere convincenti e presentare un argomento che vi ha davvero coinvolto. Evitare di esibire la tesina come se fosse un capolavoro mai visto prima.

3) Molto opportuna e utile soprattutto per gli studenti degli indirizzi Scientifico e Scienze Applicate; deve completare la presentazione e guidare lo studente che però non deve limi-tarsi a leggere ciò che ha scritto sulle slide, cosa che tutti possono fare da soli.

Buon lavoro.

prof.ssa Manuela FEDERICI

1) Assolutamente mappa presentata in modo graficamente gradevole e stampata su carta fotografica o cartoncini plastifi-cati. Ovviamente il candidato dovrà avere un canovaccio del proprio discorso in brutta copia, magari anche corretto dai docenti, ma non ufficializzato.

2) Parlare in modo fluente senza mai fermarsi a dire adesso parlo di scienze, adesso parlo di filosofia.( effetto ricerca esa-me di terza media) L'argomento va trattato come un tutt'uno integrando bene i diversi aspetti.

Il vero problema è la scelta del tema: più è legato a qualche esperienza personale miglior impressione avrà sulla commis-sione. (consiglio d'amica: evitiamo il temi come ―La morte‖ o simili. I commissari sono già sufficientemente depressi) Se il

candidato se la sente può anche sviluppare in lingua inglese parte dell'esposizione.

3) Assolutamente utile se fatta bene e non si limita a un PowerPoint con scritte le stesse frasi che vengono dette a voce, ma se approfondisce l'argomento con video, grafici, ecc. Se però lo scopo del candidato è quello di far assopire la commissione allora niente presentazione e consiglierei anche di esercitarsi a mantenere la voce bassa e monotona. Ognu-no scelga la propria strategia vincente: intanto un forte in bocca al lupo a tutti i nostri maturandi!

prof.ssa Tiziana TAMBURELLI

1) Tesina ben fatta per me è preferibile. Il lavoro però deve essere curato e organizzato, con una certa orginalità e quindi frutto anche di un interesse personale, altrimenti è preferibile la mappa, che comunque deve esserci come base dell‘impostazione del lavoro. 2) Non so se vale per tutti, ma negli ultimi anni ho molto ap-prezzato delle presentazioni mono argomento, al di fuori dei programmi ministeriali, ma frutto di una vera competenza specifica. Ad esempio mi è capitato di ascoltare una presenta-zione della teoria dei giochi o, più particolare ancora, una sul linguaggio degli uccelli da parte di una ragazza orientata su veterinaria; era un argomento che ignoravo dimostrando ca-pacità di analisi di un fenomeno studiato dal punto di vista scientifico, ma lei aveva anche entusiasmo e partecipazione. 3) Per la presentazione multimediale risponderei sì, sempre. Dimostra una competenza e cattura l‘attenzione della commis-sione che spesso, al ventesimo esame, tende ad annoiarsi. Inoltre scandisce i tempi del discorso e aiuta a mantenere il filo. Invece la presentazione scontata, con temi ormai sentiti tante volte, finisce per annoiare e non trasmette un‘immagine positiva, di eccellenza e dinamicità, alla commissione.

(Continua da pagina 2)

Wall Street, il titolo Apple

va giù in borsa. iCad. Numero VII – Maggio 2016 4

La Ragnatela

Il titolo è discografia rock: Cover & Concept e l‘idea è quella di passare attraverso l‘analisi di alcune delle coperti-ne rock più famose e rappre-sentative degli anni 60, 70, 80 e 90.

Spesso le cover vengono elabo-rate per diffondere un messag-gio e in esse viene incorporato il concept dell‘album, lo stesso che si può ascoltare e com-prendere tramite la musica e le parole. L‘obiettivo è quello di coronare l‘intero percorso scola-stico con la mia più grande passione, la musica rock appunto. Tra i mille possibili collegamenti delle materie ho scelto i se-

guenti: Velvet underground – ―banana album‖ con Andy War-hol e la pop-art, Led Zeppelin con il Verismo e il rapporto con il progresso, Pink Floyd – The Wall con Freud e la psicanalisi, Nirvana- Nevermind con Oliver Twist e la condizione infantile nella Londra vittoriana.

Credo sia un‘idea originale. Ho curato molto il discorso, in modo che, anche quando si parla delle materie nello speci-

fico, non ci si allontani troppo da possibili parallelismi con l‘album di riferimento. C‘è un continuo rimando al concetto di fondo e anche molti collegamenti interdisciplinari.

Devo ammetter di conoscere poco o nulla di Alchimia. Ma vorrei che la mia tesina fosse non solo un elaborato finale di ciò che ho appreso in questi anni di studio, vorrei che mi raccontasse, mostrasse chi sono diventata. Il mio mondo è racchiuso in un libro, una piccola opera d‘arte che si intitola l‘Alchimista, di Paulo Coelho. Pro-prio per questo ho scelto di parlare di Alchimia. I collegamenti non sono sempli-ci da trovare, ma c‘è modo e modo per collegare le cose tra di loro: anche solo un gioco di parole, o la lettura in senso metaforico di un termine possono essere

utili per unire discipline diversissime, ma allo stesso tempo dei ponti originali e interessanti. L‘aiuto di internet o di un testo scolastico comunque non guasta.

Vorrei che la commissione cogliesse la passione e il profondo legame che mi lega a quello che scriverò, vorrei che apprez-zasse il mio ‗essere dentro‘ le cose che mi sentirà raccontare. Non voglio che la mia Maturità sia un‘esibizione di sapere, ma piuttosto una dimostrazione del fatto che sono pronta a intraprendere un nuovo cammino.

Innanzitutto ho scelto questo tema per-ché ho sempre ammirato Benigni e il suo modo di presentare le cose, con quella vena di ironia che lo contraddistingue. Quindi quando la nostra prof di italiano ci ha suggerito di scegliere un tema che ci stesse a cuore ho pensato a lui e al suo film ―La vita è bella‖ in quanto credo sia uno dei migliori esempi del suo umorismo e della sua capacità di farci ridere, sorri-dere ma allo stesso tempo riflettere su un orrore come la seconda guerra mondiale (parte del programma di quinta) e dei campi di concentramento. Da lì ho cerca-to possibili collegamenti con argomenti coinvolti nel programma e ho deciso quindi di collegare il sag-gio ―L‘umorismo‖ di Pirandello per quanto riguarda italiano poiché presenta cosa sia l‘umorismo e cosa lo distingue dal comico. Per francese Lonesco in quanto anche lui nelle sue

opere presenta i fatti in modo umoristico, lo stesso motivo vale per il collegamento che intendo fare di inglese, ovvero Charlie Chaplin. Riguardo a filosofia ho scelto Schopenhauer in quanto presenta la di-stinzione tra comico e umoristico come Pirandello, per storia ho pensato di fare un discorso incentrato sulla teoria della razza di Hitler e il nazismo in tedesco (in quanto non sono riuscita a trovare dei collegamenti con la letteratura tedesca)

Penso che la commissione possa apprez-zare il mio tema perché credo sia abba-stanza originale e spero di riuscire a far

comprendere, attraverso quello che andrò ad esporre, che si tratta di un argomento che mi interessa veramente e che sento mi appartenga.

L'acne giovanile si cura con la vecchiaia. Numero VII – Maggio 2016 5

La Ragnatela

I l S e r v i z i o c i v i l e è un‘importante occasione di c r e s c i t a p e r s o n a l e ,

un‘opportunità di educazione alla cittadinanza attiva, un pre-zioso strumento per aiutare le fasce più deboli della società contribuendo allo sviluppo so-ciale, culturale ed economico del nostro Paese. Attualmente in Italia il servizio è su base volontaria, prevede una durata di dodici mesi ed è retribuito con 433 euro mensili. Perché non rendere obbligatorio per tutti i giovani dai 18 ai 28 anni almeno sei mesi di servizio civi-le, momento di formazione e di importante sviluppo della perso-na? Questa la domanda intorno alla quale si è svolta la finale re-gionale della competizione di retorica. La squadra ―Fuga di cervelli‖ doveva sostenere la tesi a favore dell‘obbligatorietà e lo ha fatto con queste motivazioni. In primis il servizio civile alleggerirebbe la drammatica que-stione della disoccupazione giovanile, problema di sempre maggiore rilevanza nel nostro Paese e renderebbe attivi e responsabili tutti i giovani. Si tratterebbe di un ―ponte‖ tra gli insegnamenti teorici forniti dagli istituti di istruzione e la vita lavorativa che aspetta tutti noi terminati i nostri studi. L‘ambito in cui prestare il servizio potrebbe essere a discrezio-ne del giovane, scelto in base a quelli che sono i suoi interessi e i progetti per il suo futuro. Ci si può impegnare, in Italia o all‘estero, nel settore ambientale, in quello dell‘assistenza ad anziani, bambini e disabili, nell‘educazione e nella promozione

culturale. Consideriamo anche che l‘Italia è il paese con il più alto numero di siti dichiarati pat r imon io de l l ‘ uman i tà dall‘Unisco e per questo è il quinto Paese più visitato del mondo, ma nonostante questo è uno di quelli in cui le ricchez-ze artistiche e culturali sono meno valorizzate. Rendere obbligatorio il servizio civile porterebbe inoltre a svi-luppare un maggiore senso di identità e di appartenenza na-zionale, ma soprattutto grazie al servizio civile si potrebbe colmare una evidente lacuna nel sistema dei servizi italiani. Questo non vuol dire che ver-rebbero ―rubati‖ posti di lavoro

già esistenti, poiché i giovani sarebbero semplicemente impie-gati in ambiti che ad oggi non vengono adeguatamente segui-ti. Il servizio civile costituisce un investimento per lo Stato italia-no, il presidente della consulta nazionale del servizio civile Licio Palazzini ha affermato che il servizio civile è stato svolto da più di 320.000 giovani e richiesto da 900.000, e che sono stati investiti, dal 2001, più di un miliardo e 800 milioni di euro, con un ritorno, però tre volte superiore in termini di servizi. È accettabile che a 580.000 giovani italiani sia preclusa la possibilità di partecipare attivamente alla vita dello Stato? Il servizio civile si presenta come una scuola di vita, come l‘inizio della nostra attività lavorativa e sicuramente un mo-mento di grande crescita personale.

Marta

H o scelto Inside Out perché da sempre sono molto colpita della pro-

duzione cinematografica della Disney, fino a farne, da qualche anno, una vera passione (a noi seguaci di Disney piace chia-marci Ddisneiani). La tesina di Inside Out è per me una sfida, quella di rimuovere il pregiudizio che i cartoni Disney siano ―per bambini‖ e dimostrare che in questi film c‘è una dimensione più profonda che offre diverse chiavi di lettura allo spettatore e possono quindi essere analizzati a livelli diversi. Tuttavia il tema Disney era troppo generale e mi sapeva di ―già fatto e già detto‖, quindi volevo qualche cosa di nuovo. Inside Out è cascato a puntino sia per la nobilitazione data dal premio O-scar, sia perché si lega bene al mio percorso di studi, sia per-ché combacia con la mia esperienza personale (anche per me

da ragazzina un trasloco è rimasto legato ad un grande cambiamen-to). La materia principale a cui mi col-legherò sarà Filosofia, con la prima topica di Freud, per poi passare a Letteratura, con Svevo e il mecca-nismo degli autoinganni: seguirà Pedagogia, con il tema del disadat-tamento e del disagio. Infine arte ed inglese entreranno saranno toccati attraverso l‘astrattismo di Kandisky e Klee, autori che ho conosciuto durante le ore di CLIL. Nel cartoon c‘è un chiaro riferi-

mento alle correnti dell‘età moderna, da Picasso al punto e alla linea di Klee. La sfida sarà appunto quella di trasmettere qualche frammento della mia passione e stimolare la curiosità della commissione senza mancare di rigore e serietà nell‘approfondimento delle varie discipline.

Seguivo la dieta... ma poi lei mi ha denunciata per stalking e l'ho lasciata stare.

Numero VII – Maggio 2016 6

La Ragnatela

Alessia Curatitoli—Cheerleading

1) Avevo iniziato facendo ginnastica artistica. Durante il corso di ginnastica vedevo altre ragazze che facevano cheerleading, e a volte il coach chiedeva a noi dei corsi se volevamo fare qualcosa con loro. Ogni volta che me lo chiedevano andavo con loro, perché mi incuriosiva molto. Ormai però era passato metà anno sportivo e decisi di aspettare il nuovo anno per iscrivermi a cheer. Alla fine, nel nuovo anno mi iscrissi anche io. È nato tutto come una curiosità nel provare questo sport e all'inizio lo facevo per lo più per svago, ma ora è una vera e propria passione.

2) Sinceramente non so come definire quello che provo men-tre volo. Però posso dirti che sono sensazioni bellissime. Quando volo non penso a nulla in particolare. Anzi, mi rilasso e cerco di essere il più concentrata possibile, per evitare inci-denti. È davvero una bella esperienza e sono felice di essere una flyer, anche se quando provo elementi nuovi sono sempre terrorizzata.

3) Come ti ho già detto, tutto è iniziato come curiosità e sva-go, ma ora è diventata una passione. La squadra ormai per me è una famiglia e mi trovo davvero bene con ogni persona. Mi diverto molto con loro ed è bello lavorare insieme, condivi-dendo tanti momenti. Non so quando smetterò, ma ora come ora, non riesco ad immaginare come sarebbe senza cheerlea-ding. Con questa squadra ho condiviso alcune tra le migliori esperienze (come gli europei) e vorrei averne molte altre in-sieme ai miei compagni.

Laura Dionisio - GINNASTICA

1) Ho cominciato quando avevo 4 anni per gioco siccome mio fratello andava in palestra già da un annetto, poi piano piano la cosa si è fatta sempre più seria e vedendo i miei continui miglioramenti chiaramente ho sempre continuato nonostante la fatica che caratterizza questo sport. Poi essendo portata per la ginnastica questa fatica è sempre stata ripagata dai risultati che hanno ovviamente contribuito al farmi appassionare sem-pre di più.

2) Ma in realtà non mi sembra di provare nessuna sensazione particolare; certamente è sempre bello vedere come le perso-ne si stupiscano davanti ai miei esercizi, ma sinceramente oramai mi sono abituata a "volare" e di conseguenza è diven-tato normalità per me. Credo che le emozioni predominanti di questo sport (almeno per me) siano l'ansia prima delle gare e la felicità di quando ottieni un buon risultato che può essere o vincere qualcosa o semplicemente imparare un elemento nuo-vo in palestra.

3) Non credo ci sia una sola motivazione che mi spinge a con-tinuare, ma piuttosto tutto un insieme di cose: per esempio come dicevo prima il fatto che in qualche modo nella ginnasti-ca la fatica viene sempre ripagata. Un altro motivo è che dopo 13 anni che pratico questo sport penso che sarebbe uno spre-co mollare tutto quello che ho costruito fino ad adesso. A 14 anni mi ero presa una pausa dalla ginnastica perché ero un po' stufa, ma dopo 5 mesi ero di nuovo in palestra perché la vita senza di lei mi sembrava troppo noiosa. Oramai questo sport fa parte di me e tutto il resto in confronto mi sembra monotono.

Nella rubrica ―Complimenti a…‖ su facebook quest‘anno ci siamo occupati spesso di ragazze che volano in alto: volano in alto sia nel senso che raggiungono risultati importanti, anche a livello nazionale e internazionale, sia nel senso che nelle foto che le ritraggono sembrano talvolta sfidare la forza di gravità, librandosi in aria. Dietro questa apparente leggerezza c‘è però

un lavoro pensate, quotidiano, fatto di fatica e allenamenti. Dove trovano le motivazioni e quali emozioni provano quando arrivano prestazione capaci lasciare a bocca aperta lo spetta-tore ammirato? Tre domande. Com‘è nata la loro passione, cosa provano quando ―volano‖ e dove trovano le motivazioni per continuare?

Anche voi vi domandate... ma a cosa serve la data di scadenza della Nutella?

Numero VII – Maggio 2016 7

La Ragnatela

Lucia Perri - Danza

1) A tre anni mi sono avvicinata per la prima volta. Ero affa-scinata dai tutù colorati, ma il mio più grande desiderio era indossare quelle scarpe da punta, non sapendo quanto reale dolore ci sarebbe stato dietro. Inizialmente non ero del tutto consapevole di cosa fosse veramente la danza: era la passio-ne che ogni volta mi trasportava in una di quelle sale. Mentre passavano gli anni avevo sempre di più la sensazione che forse la danza sarebbe stata la protagonista della mia vita anche da grande. A 10 anni ho indossato le mie prime punte, e da quel momento ho iniziato a migliorare molto: incomincia-vo a partecipare a concorsi, audizioni e a sostenere esami più duri e nonostante tutto procedevo sempre con la danza come unico obiettivo. Ed eccomi qua: dall'anno scorso sono miglio-rata ulteriormente, ho partecipato a concorsi più importanti, uno che mi è rimasto nel cuore è stato al teatro Ariston di San Remo, e ho sostenuto audizioni importanti che mi hanno dato ulteriore carica. Devo ringraziare i miei genitori in particolare mia mamma, per tutti i sacrifici che ha fatto e che fa per me: rinuncia a molte cose pur di permettermi di realizzare il mio sogno.

2) Le emozioni che provo sono moltissime: amore, felicità, due emozioni che secondo me sono importanti e che la balle-rina deve essere capace di trasmettere al pubblico nonostante tutto, speranza, delusione, ansia, allegria, paura, tristezza, a volte rabbia ma contro me stessa quando sbaglio oppure quando non riesco a concentrarmi.

3) La motivazione è semplice: senza danza non vivo. Per me ballare è come respirare. La danza per me è tutto: un soste-gno, quando mi sento giù di morale, una maestra di vita, mi insegna cosa vuol dire umiltà, sacrificio, altruismo, quanto è bello essere felici anche con un paio di scarpette e un body, mi insegna a non pretendere dagli altri ma a pretendere da me stessa, a sognare, ed è una compagna, ballo ovunque,

anche quando studio, e se gli altri mi guardano male io conti-nuo, Sfrutto ogni minuto per migliorare: cerco sempre di stu-diare il sabato e la domenica per dedicare tutto il resto della settimana alla danza.

Melissa Polo - Ginnastica

1) È iniziata a sette anni. Sono andata in palestra con un‘amica delle elementari, ho iniziato con le più piccoline dei corsi. Poi anno dopo anno è cresciuta sempre di più la mia passione. Le soddisfazioni ti portano comunque ad andare avantisebbene crescendo aumentino i sacrifici, grazie a questi impari ad affrontare la vita: la ginnastica mi ha aiutata tantis-simo.

2) Mi sento libera. Durante gli esercizi sono tanti i momenti in cui ―voli‖, ed ovviamente oltre alle emozioni pensi anche a non farti male, e all‘esercizio che stai facendo. Mentre sei in palestra ―a volare‖ qualsiasi problema che hai al di fuori svani-sce. L‘emozione più grande però non la si ha solo quando si vola, ma anche quando ti riesce bene l‘esercizio.

3) Già l’emozione che provi mentre “voli” è una motivazione più che valida. Poi l‘anno scorso ho avuto un incidente, mi sono rotta il radio e sono stata sottoposta ad un‘operazione. Ciò nonostante non mi sono abbattuta, anzi, l‘ho presa come una sfida con me stessa, una sfida a continuare. Il fatto di gareggiare in serie A è comunque un ottimo motivo che ti porta a non smettere. Inoltre è anche bello essere un esempio per le bimbe in palestra, di cui vedi le facce meravigliate che ti guardano mentre fai gli esercizi, anche magari con la speran-za di, un giorno, poter diventare come te.

(Continua da pagina 6)

Numero VII – Maggio 2016 "Ciao! Ti andrebbe di prendere una

tazza di caffè insieme?" "A vederla sembra leggera, ce la faccio anche da solo, grazie".

La Ragnatela

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H enri

Cartier

Bresson

è consi-

derato tra i più bravi

fotografi mai esistiti,

e forse il più famoso

dell’ultimo secolo.

Nato nel 1908 in

Francia, ha iniziato la

sua carriera come

pittore surrealista, per

poi finire a lavorare

come fotografo, rea-

lizzatore di reportage

che gli hanno assicu-

rato la notorietà mon-

diale; molto famosi quelli in India, Messico, America, Francia,

Russia, Cina, ma sono celebri anche molti ritratti di personaggi

famosi, come quelli a Gandhi (fotografato il giorno prima

dell’assassinio), Picasso e Matisse, per citarne alcuni.

Ossessionato dalla geometria e dal rigore, è stato un grande teo-

rico dell’estetica, dell’etica fotografica e di quel che lui ha chia-

mato “istante decisivo”, l’essenza della fotografia, il riconosci-

mento in una frazione di secondo del significato di un evento.

Le sue foto poi, rigorosamente in bianco e nero, sono spettacola-

ri.

Morto nel 2004, è entrato nella storia come “l’occhio del seco-

lo”. E’ considerato da molti fotografi come IL maestro.

Insomma, per un appassionato di fotografia come me, è stato

d’obbligo andare all’inaugurazione della sua mostra a Biella (e

qualcosa mi dice che la andrò a visitare un’altra volta).

Nei locali del Palazzo Gromo Losa sono esposte circa 150 foto-

grafie, fino al 15 Maggio, che sono state concesse dal mecenate

Léonard Gianadda e dalla sua fondazione, che è sede di esposi-

zioni di artisti di livello mondiale.

Ma chi è Léonard Gianadda? Ingegnere, mecenate, espositore e

amico di Henri, mi è parso come un personaggio simpatico e

saggio allo stesso tempo. Ecco la sua intervista.

Lei è originario di Curino. Si sente in qualche modo partecipe

della tradizione Biellese? Se sì, in che modo?

Io ho 81 anni, e più vengo vecchio, più sento le mio origini ita-

liane. Un po' come gli elefanti, che vanno sempre a morire dove

sono nati. Sono molto orgoglioso delle mie tradizioni.

So che lei ha fatto il fotografo da giovane. Come è stata la sua

esperienza?

E' un’esperienza che ho quasi dimenticato, è passato più di mez-

zo secolo. Ho fatto il

fotografo quando

avevo 17-23 anni, ho

fatto un viaggio a

Mosca nel 1957, in

Russia, quando nes-

suno ci poteva anda-

re. Ho fatto fotogra-

fie là e quando sono

tornato e ho racconta-

to la mia storia, non

le hanno prese. E'

stata la fine del mio

lavoro di fotografo.

Ma lavoravo bene,

avevo molto successo

e ho svolto molti altri

incarichi. Qualche anno fa hanno riscoperto il mio lavoro, perfi-

no i miei figli non ne sapevano nulla. Hanno fatto delle mostre

con le mie fotografie; un’esposizione di mie opere gira la Russia

da due anni e questo mi rende molto orgoglioso.

Lei ha deciso di dedicare la sua vita all'arte, riuscendo nell'im-

presa di far nascere un museo in una città che aveva poco a

che fare con l'arte, Martigny (Svizzera). Come è riuscito in

questa impresa e cosa l’ha spinta a fare le sue scelte?

Non avrei mai pensato di ottenere un così grande successo. Ho

cominciato quando, esattamente 40 anni fa, è morto mio fratello

in un incidente aereo. Ero un ingegnere e stavo seguendo gli

scavi per la mia casa, a Martigny, quando ho scoperto i resti di

un tempio romano. Avevo già ricevuto il permesso per costruire

la casa e ciò avrebbe significato distruggerlo. L'incidente di mio

fratello ha fatto sì che io prendessi la decisione di istituire una

fondazione, un museo, per salvare questi resti. La Fondazione

Pierre Gianadda è iniziata così e non avrei mai pensato di ospita-

re nemmeno un Van Gogh, mentre ne abbiamo avuti più di 100.

Ci sono stati quasi 10 milioni di visitatori fino ad ora.

Ha conosciuto Henri Cartier Bresson di persona?

Certo. Puoi immaginare che, per forza di cose, non gli ho mai

rivelato di essere interessato alla fotografia. Come potevo andare

a dire a Cartier Bresson che anche io ero un fotografo? Non lo

sapevano i miei figli, a lui non l'avrei mai detto. Ho sempre avu-

to voglia di fare una mostra con le sue opere ed eccoci qui.

Qual è il suo fotografo preferito?

Ce ne sono tanti di fotografi ora, tutto è cambiato così veloce-

mente... Lui [Cartier Bresson] per me è una star, un idolo, un

modello! Quando ero giovane faceva dei reportage spettacolari,

era unico. Ora tutto è cambiato, tutti fanno le fotografie, ora

anche a colori. Pensa che avevo una Rolleiflex e una Leica. Con

la Rolleiflex ci puoi fare 12 fotografie. Se ne facevi 11 e te ne

Due ricci s'insultano: "Uè, faccia d'aculeo!". Numero VII – Maggio 2016 9

La Ragnatela

Matteo

Sara

rimaneva soltanto una, avevi solo una possibilità per fare una

foto, e dovevi scegliere bene. Era tutto un altro mondo.

Oh, lo so bene! (mostro la reflex a pellicola che ho al collo)

No, con quella ne puoi fare ben 36 di foto!

Ha ragione. Qual è la sua fotografia preferita?

Mah, forse quella là, quella scattata da Monique Jacot, che ritrae

Henri mentre mi sta facendo un ritratto [la fotografia nell'imma-

gine]. Ma non saprei, ce ne sono tante che mi piacciono.

Ora, una domanda personale. Cosa distingue un capolavoro da

una fotografia mediocre? Pensa che ci sia qualche segreto per

ottenere una bella foto?

Penso a quel che faceva Cartier Bresson. Lui aveva molto rispet-

to per i soggetti ritratti nelle sue foto. Non rubava le fotografie,

come oggi si usa fare. Aveva sempre molto rispetto. Se vedi le

sue fotografie, non pensi che siano state fatte contro il volere dei

soggetti.

Quindi lui chiedeva sempre prima di fare una foto?

No, assolutamente. Mai. La gente, quando guarda l'apparecchio

cambia espressione, reagisce, si distrae. Forse faceva le foto di

nascosto, ma nonostante questo, riusciva ad avere sempre molto

rispetto.

Durante tutta l’intervista, gli organizzatori, giustamente, conti-

nuavano a dirgli di sbrigarsi, perché un centinaio di persone lo

stavano aspettando al piano di sotto per l’inaugurazione della

mostra. Lui, con cortesia, ha preferito terminare l’intervista e

farsi fare una foto, giustificandosi poi con le persone in attesa

spiegando che se non fossi stato un studente, non si sarebbe

preoccupato più di tanto.

Io, in compenso, sono stato odiato da cinque o sei uomini in

giacca e cravatta.

(Continua da pagina 8)

T i svegli una matti-

na ed è il 14 set-

tembre, nella

mente che affronta un

nuovo anno scolastico,

per qualcuno l‘ultimo e

per qua lche a l t ro

―poveretto‖ il primo, solo

buoni propositi e speranze

di sopravvivenza; arriva

poi, con la velocità della

luce, Maggio, quel

―fantast ico‖ per iodo

dell‘anno durante il quale,

a causa di infinite prove scritte ed orali, che portano con sé

altrettante preoccupazioni e frustrazioni, non sai più da che

parte sbattere la testa.

Dove trovare la soluzione a tutto questo? Semplice: in quella

cerchia di ragazzi che sembrano persone normali, ma che a

volte ti fanno chiedere se sono state ―pescate‖ da uno zoo o

da qualche strano continente di cui non si sa ancora il nome:

gli amici. Perché non importa quanto siano matti, ―svitati‖ o

alle volte anche troppo silenziosi: indubbiamente saranno

sempre loro il migliore rimedio ad ogni male.

Quando si è piccoli si tende a focalizzarsi su una figura che si

è soliti chiamare ―migliore amico‖: quel bambino che sembra

quasi vivere in simbiosi con te, che sarebbe pronto a difender-

ti da ogni mostro cattivo e che sarebbe disposto a dividere

anche la sua merenda

pur di vederti felice. Si

conquista questo titolo la

persona grazie alla quale

le difficoltà della crescita

sembrano ridursi, capace

di trasformare ogni frivo-

lezza in un argomento

serio e con cui, in un

certo senso, si è certi di

passare il resto della

propria vita. Con il tempo

ho imparato che, per

quanto questo desiderio

del ―per sempre‖ possa sembrare straordinario e quasi magi-

co, per me i migliori amici non esistono, ma esiste una

―famiglia‖ che mi sono scelta consapevolmente: sì perché

sono molto fiera di poter dire di non avere un migliore amico,

ma di avere un gruppo e di poterlo considerare la mia secon-

da famiglia. Loro sono tutto ciò di cui ho bisogno il lunedì

quando mi basta il loro ―buongiorno‖ pronunciato in tono

scherzoso perché la settimana inizi per il verso giusto; li ho a

fianco anche il venerdì dopo una settimana sfiancante e nel

weekend, quando voglio staccare la testa dai libri per qualche

vasca in Via Italia o per una pizza al volo; sono tutto ciò di cui

ho bisogno in estate, in inverno, a Maggio, oggi, domani e per

sempre.

Alice

Numero VII – Maggio 2016 La figlia: "Mi racconti una fiaba?". Il padre: "No. Ti racconto una balla, cosi' ti abitui".

La Ragnatela

10

U na casa sen-

za libri è

come un

corpo senz‘anima

scriveva Cicerone, e

dunque cos‘è una

biblioteca se non la

m a t e r i a l i z z a z i o n e

dell‘utopia di un uomo

in cui è l‘anima a pre-

valere sul corpo? Cosa

sono i 250 000 volumi,

tra antichi e moderni,

che riempiono gli scaf-

fali della nuova sede

della biblioteca civica

di Biella, inaugurata lo

scorso 16 aprile? Cosa

sono, se non anime

fattesi materia, fattesi

carta, per poter entrare nei corpi di chi di anima è sprovvi-

sto, a patto che sia disposto ad ascoltarne le mute voci?

Tutti questi libri costituiscono solo una parte dell‘immenso

patrimonio di questa biblioteca in cui io, appassionata lettri-

ce, non potevo mancare di fare una visita. Esso è infatti

integrato da quasi 500 periodici, più di 5000 riproduzioni

fotografiche, numerosi manoscritti, circa 800 documenti tra

mappe, stampe e disegni, più di 400 tesi di laurea di argo-

mento inerente al nostro territorio, oltre che un‘ampia scelta

di dvd, audiolibri e cd musicali. Ma non sono solo i numeri

ad affascinare, anche se esorbitanti e già da soli bastereb-

bero a rispondere affermativamente se qualcuno vi chiedes-

se se vale la pena di prendere un pullman per andare alla

biblioteca di biella invece di fermarsi a quella di Cossato. I

due archivi combattono infatti ad armi impari, considerando

che i volumi che la sede cossatese mette a disposizione per

il prestito a domicilio sono circa 30.000, soltanto 40 le rivi-

ste cui è abbonata e circa un migliaio le stampe e fotografie

presenti nella fototeca comunale .

C‘è poi da dire che l‘organizzazione del modernissimo e

ampio ambiente della sede di via Pietro Micca è estrema-

mente affascinante e funzionale. In tutto l‘edificio sono

sistemate aree di lettura costituite da un paio di sedie ed un

tavolino, oltre alle zone adibite allo studio e alla socializza-

zione, in cui grossi tavoli con sedie sono riservati ai ragazzi

che vogliono usufruirne per studiare, o semplicemente per

chiacchierare. Vi è inoltre una sala dedicata alla consultazio-

ne delle riviste e dei quotidiani cui la biblioteca è abbonata,

circa 10 quotidiani e 130 tra settimanali e mensili. Da citare

anche l‘area multi-

mediale, simile a

quella della sede di

Cossato, in cui

alcuni PC sono

messi a disposizio-

ne gratuita degli

utenti a cui è inol-

t r e c o n c e s s o

l‘accesso gratuito

ad una rete wifi

tramite cellulare. A

distinguere la nuo-

va biblioteca è poi

il corposo archivio

storico ospitato

nella Sala Biella, in

cui è possibile ap-

profondire la storia

del nostro territorio

tramite fondi storici, libri rari, documenti vari, periodici, tesi

e materiale fotografico.

Nemmeno qui è in vigore il servizio di prestito ebook, man-

canza a cui però il capoluogo di provincia sopperisce con la

biblioteca di Città Studi. Il servizio di prestito cartaceo è

molto simile a quello della biblioteca cossatese, sia per i libri

che per film in dvd o vhs, tranne per il fatto che i tempi di

riconsegna a Biella sono limitati a 15 giorni, contro i 30 di

Cossato. Per quanto riguarda la nuova sede è però possibi-

le rinnovare il prestito anche tramite l‘apposito portale onli-

ne.

Per Visitarla

Sede: Piazza Curiel 13

Tel.: 015 252.44.99

Orari: da lunedì a venerdì 8.15-18.30 sabato 10.00-

16.00

Sul pullman, in gita, Roberta legge la definizione del cruciver-

ba: ―Massimo, famoso pittore‖

Letizia: ‖Delorenzi!‖

Vallera: ―Ve lo lascio da leggere per le vacanze di Natale‖

La Classe: ―Di Pasqua!‖

Alice: ―Va bene che siamo indietro, però…‖

Federici: ―Perché i testicoli sono esterni?‖

Laura: ―Perché devono comunicare!‖

Pessa: ―Chi mi deve chiedere qualcosa? Ho visto una mano

alzata!‖

Alice: ―Magari è stato uno scatto epilettico!‖

Delorenzi: ―Dov‘è il Monte Calvario?‖

Roberta: ―Qui a scuola‖

Marilyn: ―Scarf significa

sciarpa‖

Riccardo: ―Ma quindi Scarfa-

ce vuol dire faccia da sciar-

pa?‖

Pessa: ―Hai capito? Hai la

faccia disperata...‖

Aurora: ―No, è la mia fac-

cia!‖

Federici entra in classe: ―Arrivederci!‖

Achille: (Parlando di Amalasunta) Quella tizia là... Bisunta...

Edoardo (durante l‘ora di religione): Prof... Una domanda stupida... Patriarca: Non esistono domande stupide! Edoardo: Allora... Croce si scrive con o senza i?

Eva: I make mistakes when I speak italian... Marciano: I make

mistakes when I speak italian too!

Durante spagnolo Panariello e Bargeri chiamano il prof P: prof, il ghiaccio perde il liquido blu, è velenoso? Camera: chi è velenoso? Bargeri? Bertotto: voi non lo guardavate High School Music, vero?? Io

sono dovuto andare al cinema tre volte per vedere quella

porcheria.

Bertotto: Qualcuno ha scritto "enthusiasmatic", cioè, qualcuno

che è felice di avere l'asma!

Titin durante la spiegazione di una presentazione si ferma, poi

prima di ripartire, dice: ―Uhm..

scusate avevo un problema

mentale!‖

Numero VII – Maggio 2016 Il ristorante è il luogo ideale dove

riconoscere le persone non iscritte ai social network: sono quelle che non fanno le foto ai piatti.

La Ragnatela

11

Un giorno, tra vent'anni,

ci riincontreremo e sarà

tutto diverso.

Saremo maturi,

cresciuti e sicuri.

Magari non ti noterò

ad un primo acchito,

ma i tuoi occhi, non mi

mentiranno. Mi ricorderò

del nostro nido d'amore

della timidezza, dell'adolescenza

e mi mancherai, dopo vent'anni.

Marco

A coloro che hanno sete di giustizia vorrei dire: anche la birra non e' male.

Numero VII – Maggio 2016 12

La Ragnatela

1 3 9

7

4 8 7 3

7 1 8 9

5

5 8 3 6

4 2 6 1

4

9 3 5

15 anni fa chi parlava del Liceo di Cossato si riferiva ad una piccola succursale dell‘Avogadro di Biella,

15 classi in tutto, divise tra Linguistico e Scientifico, meno di 400 alunni.

Un posto tranquillo dove fre-quentare le superiori. Poi è scattato il ―Piano‖ quello con la ―P‖ maiuscola.

5 anni dopo, nel 2006, le classi erano diventate già 19 e gli alunni avevano superato quota 400.

Poi una pausa, apparentemente quasi un arresto e nei cinque anni successivi gli studenti sono rimasti più o meno quelli, solo le classi sembravano aumenta-re ed erano diventate 19. La quiete era però un‘illusione, per-ché chi tramava nell‘ombra proprio allora preparava l‘attacco conclusivo: i numeri di quel settembre 2011 erano evidenti e, con 126 primini contro una settantina di studenti di quinta, parlavano forte e chiaro delle future minacce a tutti quelli che avessero voluto sentire. Ma chi tramava nell‘oscurità era abile e le nubi per il futuro abilmente mascherate parevano parlare di un presente radioso. ―Cresciamo! Cresciamo!‖ cantavano gli stolti, ma intanto, una dopo l‘altra, venivano inghiottite prima l‘aula linguistica, poi quella di arte. E quando l‘ultimo sacrificio sembrava sufficiente già il prossimo appariva all‘orizzonte: via il laboratorio di Fisica, via il laboratorio di Scienze e alunni sempre più stipati in aulette che sembravano corridoi.

―Per il momento…‖ dicevano gli illusi, mentre gli illuminati procedevano spietati.

E adesso? Tra 100 giorni dovremo trovare posto a oltre 600 studenti, suddivisi in 27 classi e, mentre sui giornali molti

dicono la loro, nessuno pare avere la risposta alla fatidica domanda: ―Dove li mettiamo?‖

C‘è chi ipotizza un‘alternanza con aule vuote di una scuola del Sud, chi sussurra di lavori nei sotterranei e chi medita di elimi-nare l‘aula professori e tutti i suoi abitanti.

Gli illuminati, ancora loro, con diabolica abilità, hanno costruito la loro più perversa macchina-

zione e cercano di soffocare il Liceo con l‘eccesso di successo fino a farlo esplodere definitivamente: nel loro ―Grande Dise-gno‖ da supernova in espansione si trasformerebbe in un buco nero scolastico capace di inghiottire, con la sua irresisti-bile forza di attrazione, lo Scientifico e le Scienze Umane dell‘Avogadro, le Scienze Applicate del Q. Sella e il Linguistico del Classico, fino alla totale e definitiva sparizione della scuola biellese, forse dell‘Italia intera.

Già la disgregazione è evidente, basta osservare i muri esterni che si sgretolano minacciosi preannunciando l‘implosione im-minente.

Meditate gente, meditate.

1)Un mattone pesa un chilo più mezzo mattone. Quanto pesa

il mattone?

2)Guarda le serie di numeri crescenti nella figura seguente.

Quale combinazione di numeri completa la serie? 1 1 1 2 1 1

2 1 1 1 1 1 2 2 1 ? ? ? ? ? ?

3)Una volta al minuto, due volte in un momento, mai in

cento anni! Che cosa?

4) Ci sono tre fratelli. A volte sono brutti, mentre altre volte

sono belli. Il primo non c'è perché sta uscendo, il secondo

non c'è perché sta venendo, c'è solo il terzo che è il più pic-

colo dei tre, ma quando manca lui nessuno degli altri due c'è.

Chi sono?