Liceo Cossatese e Vallestrona LA RAGNATELA...pronti da leggere: se ho un dubbio scarico solo...

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LA RAGNATELA 18/2/2016 N° 4 Liceo Cossatese e Vallestrona GARA RETORICA LIBRO O EBOOK VITA DA FAN GIOCHI GIOCHI ORIENTAMENTO

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  • LA RAGNATELA 18/2/2016 N° 4 Liceo Cossatese e Vallestrona

    GARA RETORICA

    LIBRO O EBOOK

    VITA DA FAN

    GIOCHI

    GIOCHI

    ORIENTAMENTO

  • Numero IV – Febbraio 2016 "Il problema e' che gli italiani hanno la memoria corta". "Vero". "Vero che?"

    La Ragnatela

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    F rancamente, io ho un grande legame affettivo nei con-

    fronti dei libri. Li divoro sin da quando ero piccola, e

    credo che sia una sensazione fantastica tenerne uno tra le

    mani: la copertina lucida, il profumo di inchiostro e di nuovo di

    cui sono intrise le sue pagine, il peso di tutte le sue parole…sì,

    forse esagero anche un po’, ma per me è sempre una gioia rice-

    vere libri!

    Dal canto mio, un libro di carta è molto meglio di un e-book

    perché riesci a sentirlo più tuo, a godertelo di più, ad assimilar-

    ne ogni singola virgola, lettera, parola, poi gli e-book mi fanno

    male agli occhi. Io sono una che legge molto, anche per ore di

    seguito, e non sopporterei mai l’idea di dover passare ore intere

    a cuocermi gli occhi su uno schermo! Capisco benissimo che in

    un mondo sempre più automatizzato bisogna essere all’avan-

    guardia, stare al passo coi tempi, “seguire il flusso”, è più che

    giusto: le telecomunicazioni, i social, i nuovissimi ed ultratec-

    nologici apparecchi elettronici…anche io ne faccio uso, ma non

    toccatemi i libri!

    Un “libro” vero e proprio non è un tablet o un e-reader, quello è

    solo un “oggetto tecnologico su cui se ti va puoi leggerti una

    storiella”, perché un libro vero è tradizione e tradizionale, com-

    pleto di pagine, inchiostro, copertina, segnalibro, e, se voglia-

    mo, pure la contro-copertina!

    È qualcosa di concreto, accarezzabile, visibile, assaporabile

    (con la mente, si intende). È qualcosa che senti appartenerti, che

    ti fa emozionare aprirlo per la prima volta e cominciare a leg-

    gerne le prime righe; che magari ti fa pure versare qualche lacri-

    ma mentre lo assimili tutto, imprimendola sulla carta; e che poi

    ti fa sospirare quando, giunto alla fine, ne chiudi le pagine.

    È questo un libro.

    Non un tablet. Non uno smathphone. Non un e-reader.

    Un libro. Un semplice, unico, meraviglioso, libro!

    S ono un animale raro, un lettore accanito e con il passare degli anni ho accumulato centinaia di libri che hanno finito per occupare metri di librerie in sala, nello studio,

    nelle stanza da letto mia e di mia moglie e in quelle dei figli. Una prima constatazione: non profumano come dicono. La carta tendenzialmente è inodore e quindi resto sempre piutto-sto sorpreso quando i difensori del libro tradizionale si rifanno al piacere suscitato dal profumo “inconfondibile” delle pagine appena stampate.

    Ad un certo punto della mia vita di lettore, circa quattro anni fa, ho comprato un ebook: non ho chiuso con i libri di carta, ma ora uso prevalentemente lo strumento elettronico. Questo mi permette di risparmiare tante cose: spazio, cellulosa, soldi, tempo.

    Spazio: invece che ammucchiare libri in ogni angolo l’ebook li contiene in un piccolo parallelepipedo elettronico, tra l’altro leggerissimo da portarsi in giro. Sono partito per il Cammino di Santiago con un vocabolario Spagnolo – Italiano, uno In-glese – Italiano, la Bibbia e tre libri da leggere. Tutto nei 290 gr. del mio Kindle, che ha richiesto di essere ricaricato una sola volta nel mese di durata del viaggio.

    Cellulosa: il Kindle è ecologico, evita di abbattere foreste e non consuma praticamente nulla.

    Soldi: sono un lettore accanito e dopo pochi mesi il risparmio accumulato comprando i libri in formato ebook aveva supera-to largamente il costo dell’oggetto.

    Tempo: cerco libri con calma, leggo le recensioni, ci ragiono, poi, quando li ho scelti, in 10 secondi li ho a disposizione e pronti da leggere: se ho un dubbio scarico solo l’estratto gra-tuito, in genere tra il 5% e il 10% del testo finale, mi faccio un’idea e solo se mi ha convinto lo compro.

    Sottolineo che non è vero che leggere sull’ebook fa male agli occhi. Personalmente odio leggere a computer, ma l’ebook non è retroilluminato e usa una tecnologia completamente diversa da quella dei video o dei telefonini, quindi non stanca la vista. Per questo, quando su Internet trovo materiali interes-santi, ma lunghi, li scarico, li converto in pdf e me li leggo sull’ebook senza bisogno di stamparli. Se mi servono dei pez-zi li sottolineo e l’ebook me li estrae, pronti per essere copiati dove mi servono. Due anni fa ne ho regalato uno a mio padre, 83 anni, che ha gradito molto perché l’ebook non lo affatica e gli consente di regolare la grandezza del carattere del libro che legge, così non deve più tribolare: ah, i libri glieli passo tutti io, gratis.

    Anche la storia che è bello avere i libri non la capisco molto. Per cosa? Per accarezzarli? Per riempirli di polvere? Perché fanno status? O forse dietro c’è qualche oscuro feticismo? Su 100 libri che compro so già che ne rileggerò al massimo 4 o 5, gli altri resteranno lì a non far nulla, oggetti inutili se non per arredare e alimentare il mio ego: “Guarda come sono colto”.

    Come ho detto leggere mi piace, continuo a farlo anche su carta, ma trovo l’ebook una scelta intelligente, pratica ed eco-logica. Mi fa piacere che molte biblioteche abbiano avviato il prestito degli ebook e credo che lì sia un pezzo del futuro dei lettori: non tutto il futuro, neanche il mio, se voglio un libro con delle belle foto devo comprarlo di carta, ma un pezzo sì.

    Marco Greta

  • Mi sono vestita da strega e mio marito fissandomi mi fa: "Aspetta, non dirmi niente, sei andata dal parrucchiere".

    Numero IV – Febbraio 2016 3

    La Ragnatela

    In questo numero vi presentiamo alcune novitá in campo tecnologico riguardanti il nostro Liceo, abbiamo intervista-

    to alcuni docenti e alcuni alunni sull'argomento ed ecco cosa è emerso.

    Ci piacerebbe sapere a che punto é la scuola per quanto riguarda l'informatica: ci potrebbero essere più attrezzature?

    La scuola si sta muovendo molto bene per quanto riguarda l'acquisizione di nuove attrezzature informatiche. In ogni classe è presente una LIM e vi è un laboratorio informatico ben attrezzato sia dal punto di vista hardware che softwa-re in cui si svolgono corsi di preparazione agli esami ECDL; la scuola è test center ECDL e nel laboratorio informatico si svolgono anche gli esami ECDL sia per utenti interni alla scuola che utenti esterni.

    Magari gli studenti potrebbero usare tablet?

    La scuola ha partecipato ad un bando PON per la realizza-zione di un laboratorio informatico mobile che prevede l'acquisizione di PC convertibili/Tablet per una didattica interattiva. Nel caso vincessimo tale bando si amplierebbe la dotazione informatica della scuola e sicuramente si po-trebbero sviluppare esperienze di didattica innovativa at-traverso tali strumenti informatici. Speriamo di riuscire a

    vincere tale bando.

    Come si relazionano i prof a queste nuove tecnolo-gie, le trovano complicate da usare?

    A mio avviso il corpo docente di questa scuola si relaziona in maniera positiva a queste nuove tecnologie e si sta a-prendo al mondo digitale che risulta per noi uno strumento molto utile a supporto della didattica. Chiaramente per alcuni docenti ci possono essere delle difficoltà ma vedo comunque la volontà in loro di mettersi in gioco e questo è fondamentale per riuscire a stare al passo con i tempi.

    Preferiscono aggiustarsi in modo loro se non riesco-no ad usufruirne al meglio?

    In questa scuola c'è molta collaborazione e dialogo tra gli insegnanti e personalmente capita molto spesso di con-frontarmi con colleghi su problematiche di tipo informati-che e di riuscire a trovare una soluzione che è frutto del confronto e dell'aiuto reciproco.

    A bbiamo in oltre intervi-stato Luca Secco, sco-prendo che nel nostro

    liceo (con l'autorizzazione dei docenti) c’è già una classe che in gran parte usa tablet o pc per prendere appunti durante le lezioni.

    Intanto, per cosa usate i pc? Usate magari eBook o prendete li gli appunti...?

    Prendiamo appunti, principal-mente di storia, filosofia, italia-no e latino, alcuni di noi anche fisica. Per quanto riguarda inglese ci facciamo inoltrare all'inizio della lezione le slides su cui lavoriamo per poter prendere direttamente li gli appunti.

    Quali sono i vantaggi principali di questa scelta?

    -Pro: si scrive molto velocemente e di conseguenza si può studiare direttamente sugli appunti E poi è molto facile recuperare lezioni perse o confrontare i propri appunti con quelli dei compagni.

    -Contro: se non si vuole studiare tutto il pomeriggio da-

    vanti allo schermo del pc bi-sogna stampare moltissimi fogli.

    Da quanto lo fate?

    Alcuni di noi già in quarta ma è da quest'anno che la mag-gior parte di noi ha iniziato ad usarlo.

    I prof come hanno accol-to/ cosa pensano di que-sta cosa?

    Credo che siano entusiasti perché comunque non ci sono distrazioni in classe.

    Siamo così sicuri che non ci siano distrazioni in classe? Cosa ne pensano i prof. della classe?

    Secondo la professoressa Castaldi, docente di lettere, va benissimo che i ragazzi prendano appunti con il computer, perchè comunque riescono ad usare in modo efficace lo strumento e sono molto veloci, senza penalizzare le spie-gazioni. Ha aggiunto che lei non ne sarebbe mai capace e che comunque non sente la necessità di controllare che i ragazzi prendano effettivamente appunti, perché, visto il

  • Numero IV – Febbraio 2016 Tavecchio offende neri, ebrei e gay. Immediate le sue scuse: "Perdonate, i musulmani me li sono proprio dimenticati".

    La Ragnatela

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    Aurora e Alberto

    loro impegno e considerato che sono di quinta meritano fiducia.

    Anche la professoressa Pettinaroli, che invia loro le slide su cui lavoreranno durante la lezione, si è detta d'accordo con il metodo perché trova che i ragazzi si sentano più coinvol-ti e rimangano più concentrati. Anche lei si fida, ma ha dichiarato che se ne cogliesse uno che non lavora “la sua vendetta sarebbe implacabile”.

    Insomma ragazzi sembrerebbe che il digitale aiuti molto noi studenti nello svolgimento delle lezioni, ma attenzione! Nessuno di noi vorrebbe far scatenare una qualche ven-detta dei prof!

    (Continua da pagina 3)

    Leggi molto? 1. Quando capita, se ho voglia. 2. Sì, mangio più libri che cibo. 3. I pochi libri che o letto avevano le imma-

    gini. 4. No. Abiti vicino a una libreria? 1. Può darsi, ma non ne sono sicuro. 2. Certo, la frequento spesso. 3. No abito sopra Luigi, il panettiere. 4. Sì. Pensi che i libri che tieni in casa occupino molto spazio? 1. Ma sì, un po’ di spazio, nulla di che. 2. Si, la mia libreria è colma di libri. 3. Grazie ahahah ma io non penso. 4. No. Sei un tipo/a tecnologico/a? 1. Non saprei… un pochino. 2. Mi servo della tecnologia solo per cose

    utili. 3. Ahah molto io uso sempre wozzap coi

    miei amici! 4. Poco. Senza quale libro non potresti sopravvivere? 1. Non mi esprimo, a me piacciono tutti i

    libri 2. Sicuramente non potrei sopravvivere

    senza la Divina Commedia. 3. Senza un’elenco telefonico non si và da

    nessuna parte. 4. Boh. Leggi spesso alla sera? 1. Un po’ alla sera, un po’

    alla mattina, un po’ al pomeriggio…

    2. La sera concilia il pen-siero e favorisce le letture più appassio-nanti.

    3. Nono macchè sei pazzo la sera si guarda la tv!

    4. Sì. Cosa ne pensi di E-Reader e E-Book? 1. Mah, forse begli stru-

    menti, o forse no. 2. Hanno i loro pregi e

    difetti, penso che po-

    trebbero presto surclassare i cari e vec-chi libri

    3. Paolo il mio cuggino c’è lo aveva ma poi si e rotto. io non lo compro.

    4. Belli. Cosa ne pensi dei libri cartacei? 1. Piuttosto belli, ma pesanti, però ci sono

    anche quelli leggeri. 2. Necessari e insostituibili. Il profumo

    della carta, il piacere di sfogliarli. 3. Ottimi li uso come spessore senò il tavo-

    lo balla. Gli consiglio a tutti. 4. Inutili. Dove studi/hai studiato? 1. Nella mia città. 2. Al liceo, e ne sono soddisfatto/a. 3. AHAHAJAHAJAHAJAHAHA studiare. 4. Sì. Cosa ne pensi dell’abbattimento degli alberi per la produzione di carta? 1. Forse è meglio smettere, però poi come

    si fa… 2. È un problema. Confido nella produzio-

    ne di più carta riciclata e in nuove tecno-logie.

    3. Sisi abbattetegli tutti gli alberi soprattut-to le edere che mi scrostano il muro.

    4. Nulla.

    Maggioranza di risposte a) – L’indeciso: Sempre a farsi problemi esistenziali sulla vita, sempre pronto a rispondere con deter-minazione “forse” o “può essere”. La paura di sbagliare è troppo forte, ma non è compor-tandosi in questo modo che si risolvono le cose. Serve voltare pagina, avere opinioni proprie e difenderle con le armi. Ma ciò succederà solo se ti decidi a farlo. Maggioranza di risposte b) – il colto: E’ grazie a persone come te che il mondo va avanti. Sei il mio orgoglio. Rispondi alle domande in modo corretto e logico, non hai paura di esprimere la tua opinione. Leggi molto e ci tieni ai problemi ambientali. Medita sui vari pro e contro dei libri tradizio-nali e digitali, sono sicuro che non avrai problemi a decidere quale debba essere la cosa migliore, e nel caso riuscirai sicuramen-te a modificare le tue abitudini di lettura. E ricorda: non è importante “come” leggi, è importante “cosa” leggi. Maggioranza di risposte c) – Lo sgrammati-cato che pensa di essere colto ma non lo è: Comprati un dizionario e leggilo. Se ne sei capace. E fatti una cultura, beota. Maggioranza di riposte d) – Il sintetico: Non importa quale sia la domanda. Non importa la risposta. Ciò che importa è che sia

    a monosillabi. La vita è breve, non c’è tem-po per fare cose inutili come questo test. Tu lo vuoi finire il prima possibile, e tra una domanda e l’altra ti chiedi perché l’hai iniziato. Forse perché eri curioso di vedere il tuo risul-tato, forse perché volevi chiarirti le idee sull’argomen-to, o forse perché speravi fosse una cosa seria. No, non prendertela, può succedere a tutti di commettere un errore. Capisco il tuo problema, non preoccuparti. Intanto è me-glio il cartaceo.

  • "Usi precauzioni a letto?". "Se mi alzo a pisciare, illumino gli spigoli con la pila".

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    La Ragnatela

    Caro Antoine,

    sono in Africa, nel deserto, davanti al paesaggio più bello e

    più triste del mondo. Mi dispiace che siano passati così tanti

    anni, spero che la notizia del suo avvistamento possa portarti

    lo stesso piacere al cuore che t’avrebbe portato 70 anni fa.

    Davanti a me c’è un bambino dai capelli d’oro, che ride e non

    risponde alle mie domande, sono certa che sia lui.

    Soltanto ad una domanda ha risposto, accompagnando le sue

    parole con un sorriso: “sì, lo ricordo, aveva il sapore dell’ac-

    qua di un pozzo nel deserto e faceva lo stesso rumore della

    catena della carrucola di quel pozzo. O forse no, ma qualcosa

    del genere.” Così ha risposto, quando gli ho chiesto di te. E ho

    subito pensato che il vostro dev’essere stato proprio un incon-

    tro speciale, se per parlare di te ha speso più parole di quante

    non ricordavo avesse pronunciato, tutte d’un fiato, in tutto il

    tuo racconto. Non credo sia cresciuto, ha ancora la statura e

    l’aspetto di un bambino, con la posa regale di quel che è: un

    principe.

    Siamo stati insieme per qualche ora, io ho parlato quasi per

    tutto il tempo nonostante la sabbia mi facesse bruciare la gola

    e il caldo girare la testa, avevo così tante cose di cui parlargli.

    Quando l’ho visto mi è sembrato di aver atteso lui, per tutta la

    mia vita, per poter dire tutto ciò che a nessuno mai avevo

    osato dire. E mi è parso che lui fosse lì proprio per quello, per

    L o faccio ogni tanto (anche se sarebbe più corretto dire ogni poco), rileggo questo libro che so ormai

    quasi a memoria ma che ogni volta riesce a dirmi qualcosa di nuovo, che ad ogni lettura è capace di suscita-

    re in me nuove emozioni, proprio quando credo di cono-scerlo talmente bene da sapere di queste pagine ogni det-

    taglio e ogni sfaccettatura di significato.

    Ma questa volta più di ogni altra le parole di Saint-Exupèry

    mi hanno rivelato segreti in cui nemmeno speravo, mi han-no rivoltato ogni singola cellula per farmi vedere tutto, e

    dico tutto, da una nuova prospettiva. Sarà che per la prima volta ho letto questo libro ad alta voce, sarà che l’ho letto

    seduta sul divano del mio migliore amico, sarà che proprio a lui l’ho letto… sarà quel che sarà, sta di fatto che in qual-

    che modo sento di doverlo ringraziare, Antoine, questa volta più che ogni altra.

    Ho pensato a come fare, e mi si è presentato subito un ostacolo: Saint-Exupéry è morto da 72 anni. Fortunata-

    mente, però, proprio nel suo libro ho trovato la soluzione a quello che in principio mi era sembrato un problema insor-

    montabile: dice il Piccolo Principe “Avrai dispiacere. Sem-brerò morto e non sarà vero… […] Capisci? È troppo lon-

    tano. Non posso portare appresso il mio corpo. È troppo pesante.[…] Ma sarà come una vecchia scorza abbando-

    nata. Non sono tristi le vecchie scorze…”. E allora ho pen-sato che dev’essere stato così anche per lui, avrà sicura-

    mente abbandonato il suo corpo come una vecchia scorza per andare in un posto lontano, per affrontare un viaggio

    per cui il suo corpo risultava troppo pesante.

    E come ringraziarlo in un modo più dolce che rispondendo, dopo tanti anni, al suo appello?

  • Numero IV – Febbraio 2016 Io amo. Tu ami. Egli ama. Qualcuno è di troppo.

    La Ragnatela

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    Alice

    I l 10 marzo alcune classi quarte parteciperanno, nell’ambito

    degli incontri promossi dalla Consulta Provinciale degli Studen-

    ti per i giorni della Consapevolez-za, ad un incontro a Città Studi

    con il Giudice Caselli.

    A molti studenti questo nome non

    dirà nulla, ma si tratta di un perso-naggio che, grazie alle sue inchie-

    ste, prima sul terrorismo negli anni 70, poi sulla mafia dopo gli anni di

    Falcone e Borsellino, ha scritto pagine importanti della nostra

    storia.

    E’ da poco nelle librerie il suo li-

    bro-biografia; quello passato a leggerlo è un tempo speso bene

    perché aiuta a capire chi siamo, da dove arriviamo e come funzio-

    na il nostro Paese.

    Il giudice non risparmia riflessioni,

    anche polemiche, sul ruolo di per-sonaggi politici di primo piano, da

    Andreotti, del cui processo è stato

    tra i promotori, a Berlusconi e al periodo delle leggi ad personam.

    Dure anche molte valutazioni sulla stampa e sulle campagne di

    diffamazione orchestrate a co-mando.

    Anche l’indipendenza della magi-stratura è messa in discussione,

    ritornando su prese di posizione e scelte discutibili, come quelle di

    negare incarichi o posti delicati a personaggi come Falcone.

    A volte leggendo ci si interroga su come sia possibile conservare la

    fiducia in uno Stato come quello descritto, ma poi ci sono le pagi-

    ne dedicate alla società civile, alla reazione di tanta gente di

    fronte all’ingiustizia, alle associa-zioni come Libera di don Ciotti,

    che lottano contro ogni corruzio-ne e per leggi più giuste: alla fine

    si capisce che la vera scelta è tra restare tra quelli che si limitano a

    lamentarsi o schierasi con quelli disposti a impegnarsi.

    ascoltare le mie parole e per

    berle come l’acqua di quel

    pozzo, quell’acqua che io

    non gli ho ancora visto bere

    ma di cui conosco a memo-

    ria il sapore, tante volte mi è

    sembrato di portarla alla

    bocca leggendo il tuo libro.

    Ogni tanto cambia espres-

    sione, ed è l’unico segno

    che mi da della sua atten-

    zione. Talvolta sorride, in

    altri momenti aggrotta la

    fronte, qualche volta addirit-

    tura si lascia sfuggire una

    lacrima, soffre con me come

    nessun altro ha mai fatto.

    Quando l’emozione è diventata troppo forte e io sono rimasta

    in silenzio, con le lacrime che mi rigavano il viso, lui si è avvi-

    cinato ancora di più e mi ha preso per mano. Mi ha raccontato

    della sua volpe e della sua rosa, che dopo tutti questi anni

    ancora è bellissima, di cui continua a prendersi cura senza

    però più né campane di vetro né paraventi. La pecora che gli

    hai disegnato è buona e non mangia la rosa, che può per

    questo continuare a sen-

    tirsi invincibile, con le sue

    quattro spine a difender-

    la. C’è forse qualcosa di

    più importante? No.

    Ho avuto paura, vedendo

    un guizzo giallo nella

    sabbia, che il serpente

    volesse portarselo via

    ancora una volta, ma si è

    limitato a sibilare, pas-

    sando accanto alle sue

    caviglie sottili e poi alle

    mie. Ma mentre lui è

    rimasto calmo, io ho avu-

    to paura per me, e per lui

    forse ancora di più.

    E ora il piccolo principe mi sta portando a quel pozzo, dice di

    ricordarne benissimo la posizione e io voglio fidarmi, di chi, in

    questo mondo di “adulti decisamente bizzarri”, se non di lui,

    eterno bambino?

  • Numero IV – Febbraio 2016 Il Papa: "La società non ha posto per Dio". Un consiglio: “zippalo”

    La Ragnatela

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    A l termine della fase d’istituto della gara di retorica ai partecipanti è stato inviato un questionario di

    valutazione. Sono state utilizzate le stesse doman-de di un anno fa per poter fare un confronto.

    Si conferma il buon giudizio sull’esperienza (83,7% tra pienamente e parzialmente positivi), soprattutto perché

    consente di acquisire nuove conoscenze sui temi trattati (81,9%, ma tantissimi sono pienamente d’accordo) e per-

    ché consente di sviluppare competenze argomentative nuove (86,1%), tanto che molti vorrebbero lavorare ancora

    su queste abilità ( 77,8%).

    Molto soddisfatti in particolare gli studenti che hanno rico-

    perto il ruolo di oratori: sono loro che più di altri ritengono che la competizione sia stata un’esperienza formativa.

    Quest’anno sono state percepite come più comprensibili ed adeguatamente motivate le valutazioni dei giudici: se

    l’anno scorso la soddisfazione era stata del 54% dei parte-cipanti quest’anno si è saliti all’83% che, per una competi-

    zione valutata su parametri non oggettivi, è un ottimo risul-tato.

    Dove invece si conferma una criticità è sul lavoro di grup-po. Quello di imparare il team working era un obiettivo

    importante, ma alla fine solo il 62,1% l’ha ritenuta un’espe-rienza utile in questo senso. Un dato in calo rispetto al

    71% dell’anno passato.

    Ma la valutazione più critica è quella dell’impatto della

    competizione sul gruppo classe: i due terzi degli studenti non sono d’accordo che sia servita a rafforzarne la coesio-

    ne.

    La questione sembra evidente: quando si tratta di fare un

    lavoro di gruppo c’è chi fa squadra e si spende perché il risultato sia il migliore possibile, ma c’è anche chi ne ap-

    profitta per defilarsi e rifugiarsi in un comodo ruolo passi-vo. Questo squilibrio genera tensioni tra chi traina e chi

    respinge, come un muro di gomma, le sollecitazioni e que-sto finisce per guastare le relazioni tra tutti i componenti

    della classe.

    Male, anzi, malissimo e non tanto per una questione mora-

    le (che pure è giusto citare), ma perché oggi l’abilità di team working è considerata fondamentale in qualsiasi am-

    bito lavorativo tanto che attempati top manager sono invia-ti a fare corsi d’aggiornamento per sviluppare un’abilità

    considerata imprescindibile.

    Non sarà un caso se negli ultimi 10 anni quasi tutti i Nobel

    per la scienza non siano andati a singoli scienziati, ma a team di lavoro internazionali che hanno collaborato per

    conseguire i risultati.

    Nell’epoca della rete e dell’estrema specializzazione la

    capacità di condividere e collaborare è diventata la condi-zione per conseguire il successo. Prima o poi bisognerà

    lavorarci sopra.

    (Solo oratori)

  • Alfano: "Giubileo funzionera' come Expo". Gente in coda che invoca Cristo e la Madonna.

    Numero IV – Febbraio 2016 8

    La Ragnatela Roberta

    Ancora confusi su quale università scegliere? O volete solo chiarirvi le idee? Il sito plan-yourfuture.eu vi può dare una ma-no: è un progetto di orientamento dove sono presenti info-grafiche informati-ve su vari temi, videointerviste di chi è già nel mondo del lavoro e raccon-ta il suo percorso, e schede didattiche scaricabili. Fra le infografiche più interessanti e utili c’è quella sull’orien-tamento universita-rio, “Come scegliere l’università in 8 mosse” che vi pro-poniamo. 1) Analizza le tue capacità e ambizioni personali

    Valutare con oggettività le proprie capacità e i propri limiti per-mette di escludere a priori molte opzioni. Il primo passo è quel-lo di sperimentare alcuni test attitudinali e di autovalutazione che ti possono aiutare nel percorso di scelta. Il sito AlmaOrièn-tati.it è un'importante occasione per documentarsi e sperimen-tare le proprie attitudini di base perché contiene diversi test. 2) Informati sul funzionamento dell’università

    Ci sono differenze nei corsi di laurea triennale, magistrale, a ciclo unico e specializzazioni, e diverse sono le rispettive durate. Ci sono però altri percorsi post diploma da prendere in conside-razione, come le accademie di formazione artistica e musicale, le scuole superiori per mediatori linguistici e gli istituti tecnici superiori. 3) Informati sul mondo del lavoro

    Viene illustrato il mercato del lavoro in Italia, quanti ingressi vi sono annualmente, quante uscite e quante disoccupazioni, le professioni più richieste (al primo posto c’è il cameriere) e le assunzioni regione per regione (per prima c’è la Valle d’Aosta e all’ultimo la Lombardia). 4) Crea una lista dei corsi di laurea che ti interessano

    E’ utile fare una lista dei corsi di laurea, valutare di ciascuna alternativa sia i pro che i contro e il percorso formativo: durata, esami ed eventuali tirocini in Italia e all’estero. Per iniziare, bisogna capire in quale di queste aree sei più inte-ressato: area sanitaria, area scientifica, area sociale e umanisti-ca. Per approfondire viene consigliato di consultare il sito You-Laurea.it che ti permette di verificare in quali atenei italiani vengono organizzati i corsi e il sito Universitaly.it, che permette di ricercare informazioni su atenei con criteri geografici oppure per corso di laurea. 5) Ricerca le informazioni

    Recuperare informa-zioni direttamente da chi sta frequentando un determinato per-corso di studi non è più una missione impossibile: Forum degli studenti, gruppi sui social network, siti delle associazioni studentesche, con-sentono di recupera-re contributi e testi-monianze importanti. Altra importante fonte di informazioni sono gli Open Day appositamente dedi-cati alle matricole universitarie che consentono di entra-re nelle sedi universi-tarie, seguire lezioni e seminari, parlare con docenti e stu-denti, simulare le

    prove d'ingresso e raccogliere informazioni. 6) Informati sulle modalità di accesso: Gioca d’anticipo e pro-getta un piano B Avere le idee chiare sul percorso di studi da intraprendere per-mette di arrivare preparati alle procedure di accesso al mondo universitario. Alcuni atenei pongono un limite al numero di nuovi studenti che si possono pre-iscrivere, mentre altri corsi prevedono un test di verifica delle competenze minime all’in-gresso. Inoltre ci sono i corsi di laurea a numero chiuso, determinato a livello nazionale per i quali il Ministero indice dei test di Ammis-sione. I consigli sono due: studiare e allenarsi il più possibile per il test e pensare a una seconda alternativa in caso di esito nega-tivo della prova. 7) Guarda al futuro: Dalla scelta dell’università dipende parte del futuro. Bisogna capire i possibili sbocchi professionali e capire se una volta finito il percorso di studi avremo la possibilità di entrare nel mercato del lavoro e dopo quanto tempo. Il sito Almalaurea ti permette di selezionare il tipo di corso, gli anni dalla laurea, l’Ateneo, i Dipartimenti e le classi di laurea e verificarne l’anda-mento storico dell’occupazione degli studenti dopo i diversi percorsi. 8) Valuta i costi: Se fatti bene i conti a volte tornano Studiare costa e le spese sono molte: dall’iscrizione ai libri di testo, dai trasporti all’eventuale soggiorno in una città diversa dalla propria. E’ necessario “fare due conti”: insieme alla fami-glia e capire il budget a disposizione.

  • "Oggi vado in palestra a fare postural, striding, cardiospin, pancafit, e easy step... e tu?". "Io sto a casa a fare divaning".

    Numero IV – Febbraio 2016 9

    La Ragnatela

    Il salone dell’Orientamento di Biella è stato interessante, ma qualche volta gli operatori sembravano essere lì più per distribuire opuscoli e materiali che per fornire informazioni. Interrogati su aspetti specifici dei corsi e del funzionamen-to degli atenei restavano un po’ perplessi e rimandavano a siti e open day.

    Ma, a parte gli open day che sono inevitabilmente imposta-ti per convincere i futuri iscritti, i servizi di orientamento delle Università funzionano davvero? Sono a disposizione dello studente dubbioso e incerto? Abbiamo provato a fin-gerci uno studente pieno di dubbi, abbiamo telefonato ai centralini dei servizi di orientamento di alcune Università dell’Italia Nord—Occidentale e chiesto se potevamo essere aiutati nel dipanare i nostri dubbi attraverso il colloquio con un esperto (psicologo o counsellor).

    Ecco com’è andata.

    STATALE MILANO

    Telefono contattato: 800188128

    Risponde una persona che capisce al volo la richiesta e fornisce informazioni puntali: il servizio c’è ed è disponibile. L’Università con-

    sente un colloquio gratuito con uno psicologo, da prenota-re al numero 0250312113.

    MILANO BICOCCA

    Telefono contattato: 0264486448

    Una voce giovane e gentile ci risponde che l’Università dispone del servizio. E’ possibile richiedere un colloquio con uno psicologo

    inviando una email all’indirizzo

    [email protected]

    UNIVERSITA’ DELLA VALLE D’AOSTA

    Telefono contattato: 0165066700

    Chi risponde non capisce bene la richiesta e non si dimostra particolarmente informato.

    Alla fine propone un colloquio con del personale dell’Uni-versità per spiegare i corsi di studio presenti nell’Ateneo. Non è quello che avevamo chiesto.

    UN. DEL PIEMONTE ORIENTALE

    Telefono 0161261527

    Offre colloqui di orientamento e consulenza per il bilancio delle competenze. Organizza inoltre incontri a tu per tu con gli studenti

    universitari. Si possono avere maggiori informazioni attra-verso mail ([email protected]), telefono

    UNIVERSITA’ DEGLI STUDI PAVIA

    Telefono 0382984697

    Offre servizi di consulenza individuale o per piccoli gruppi con psicologi ed esperti dell'o-

    rientamento. Si può prenotare un colloquio telefonando al o via e-mail: ([email protected]).

    UNIVERSITA’ DEGLI STUDI GENOVA

    Telefono 010202099690

    Si possono prenotare colloqui individuali di orientamento per approfondire tutti gli aspet-ti che riguardano la scelta del corso di studio.

    Per prenotare ci si può recare in sede, oppure telefonare o mandare una mail ([email protected]).

    UNIVERSITA’ COMMERCIALE BOCCONI (privata)

    Telefono 0258365820

    Offre incontri in sede con studenti tutor pres-so l'ufficio di orientamento dell'Università. Si

    può prenotare telefonando. POLITECNICO TORINO

    Telefono 0110906254

    Ha un ufficio dedicato all'orientamento. Oltre a recarsi in sede, lo si può contattare via mail ([email protected]), o skype (orientapolito),

    fissando l'appuntamento via mail. CITTA’ STUDI BIELLA

    Telefono 0158551052

    Offre colloqui individuali o di gruppo volti a mettere in luce le proprie attitudini e aspira-zioni. Si può contattare via telefono o mail

    (formazionePRESSOcittastudi.org) o recandosi direttamen-te all'ufficio orientamento della sede

    UNIVERSITA’ DI TORINO

    Ci piacerebbe pubblicare anche le informazio-ni per questa Università, ma non è stato pos-sibile. Abbiamo provato in giorni e ore diver-se, ma sempre partiva la segreteria telefoni-

    ca. Anche il sito non chiarisce molto sul tema. Peccato perché questa è una delle Università più frequentate dai nostri studenti.

  • "Livello di inglese?". "Fluente". "Traduca 'Io dormo in mutande' ". "I slip".

    Numero IV – Febbraio 2016 10

    La Ragnatela

    Dove viviamo

    Percorro quotidianamente strade

    antiche, già percorse.

    E così voi, ignari, indifferenti.

    Terre di storia, di popoli. Strade di

    amori, di persone.

    Città di fatiche, di ingiustizie.

    Determiniamo il futuro, ma igno-

    riamo il passato.

    Dove viviamo?

    Vi capita mai di fissarvi su una cosa e pensare a quella tutto il giorno? Di ritrovarla in ogni canzone, discorso, pensiero? A me sempre. Io posso fissarmi in due modi: il primo è quello ansioso in cui mi assale la paura di avere patologie rare o malattie incura-bili che mi manda in una paranoia terribile e assurda; il secondo è quello da fangirl che mi fa fissare su una persona, una canzone o un libro (e non so quale delle due sia peggio, credetemi). La fissa di queste vacanze di Natale è del secondo tipo ed è toc-cata più precisamente ad un attore, Hugh Grant. Tutto è iniziato l'ultimo venerdì di scuola: i piani per le mie vacanze erano tranquilli e sereni, pieni di dormite e dedicate al recupero di cose lasciate indietro nella scuola. Erano. Nell'ora di inglese abbiamo guardato in classe un film: Bridget Jones. Come credo sappiate, uno de-gli attori principali è proprio Hugh Grant. Lì è scoccata la scintilla: ovvia-mente lo conoscevo e sapevo delle sue qualità, ma per uno strano meccanismo del mio cervello, mi sono perduta-mente innamorata di lui. Il che ha scombussolato tutti i miei piani natalizi. Ho iniziato a pensare ossessivamente a lui e a maledire i suoi genitori per averlo messo al mondo. Ovviamente volevo saperne di più sulla sua vita, capire che tipo di persona é, così sono andata su Wikipedia a leggere la sua pagina, ho iniziato a guardare centinaia di sue interviste su YouTube, sono andata a scovare articoli

    di giornale su Internet per essere aggiornata sugli ultimi gossip e sono arrivata persino a comprarmi i dvd dei suoi film. Ebbene sì, io, Aurora, per niente appassionata di cinema, ho passato le mie vacanze di Natale a guardare l'intera filmografia (e con intera intendo anche una puntata del "La Tata" in cui è presente per i primi due minuti) di un attore che non reci-ta neanche più al momento.

    Voi vi chiederete: ma chi te lo fa fare? Sinceramente non lo so, come non so perché preferisco una canzone ad un'altra, o perché il tuo amico mi sta più simpatico di te. É così e basta. E non so quando e se questa fissa mi passerá, ma non rimpiangerò mai il tempo "perso" a pensare e a cercare scoop su un attore o un cantante o un personaggio di un libro che sia, perchè so che comunque, nonostante tutta la sofferenza che mi provoca il fatto che non potrò mai effettivamen-

    te incontrare queste persone, rimarranno per sempre nel mio cuore, e io potrò raccontare ai miei figli di quanto fossi presa da quel personaggio, e lo racconterò con gioia: gioia di aver scoperto tante cose su una persona e sul suo mon-do e gioia di aver fatto un po' mio quel suo mondo e di esserne stata in qualche modo parte, e questo mi basta.

    Aurora

    Marta

  • Siamo ancora nella stagione invernale ma è già il momento di pensare all’e-state e a quali attività si vorreb-be partecipare: vacanza studio, v o l o n t a r i a t o , stage o avventu-re all’estero.

    A questo propo-sito, i ragazzi delle classi terze e quarte del liceo hanno avuto la possibilità di partecipare a due incontri. Il primo con Elisabetta Airone del-l’InformaGiovani di Cossato per scoprire quali diverse attività di lavoro e volontariato esistono e l’altro con i responsabili dell’as-sociazione GF Work Placements che propone agli studenti di trascorrere alcune settimane d’estate in famiglia in Inghilterra e lavorare come volontari nei Charity Shop inglesi. (“negozi di beneficienza” dove si possono comprare oggetti a basso costo).

    Per scoprirne di più a riguardo abbiamo intervistato Giulia Ra-mella di 5A che per due anni ha partecipato a questa esperienza.

    Come sei venuta a conoscenza di questo tipo di iniziativa e cosa

    ti ha spinto a partire?

    L’iniziativa mi è stata proposta da un’insegnante di lingua ingle-se di Biella, a cui avevo chiesto informazioni riguardo ad un soggiorno all’estero che andasse oltre il solito modello del college.

    Sono molti i motivi che mi hanno spinta ad partire, primo fra tutti il fascino che provo per la terra inglese e il desiderio di visitare due stupende città come Edimburgo e Londra. Inoltre cercavo un’esperienza che mi facesse progredire a livello lingui-stico attraverso il lavoro da volontaria nel Charity Shop.

    Raccontaci come si svolgeva una tua giornata tipo in Inghilter-

    ra

    La sveglia non era mai troppo presto, i negozi aprono verso le 10, solo se avevo il giorno libero e andavo a visitare la città mi capitava di svegliarmi un po’ prima. Per il resto la giornata lavo-rativa veniva interrotta solo dalla pausa pranzo (circa un’oretta libera verso l’una), e terminava verso le 4 o le 5, ora a cui chiu-dono i negozi. Arrivata a casa avevo tempo per rilassarmi e fare la doccia, per poi cenare (gli inglesi cenano più presto di noi!) e rilassarmi. La sera parlavo o guardavo un film con la famiglia e qualche volta uscivo con mia coetanea inglese che mi ospitava.

    Oltre che alle capacità linguistiche, hai potuto migliorare altri

    aspetti? Se si, quali?

    Ci sono molti aspetti, oltre alle competenze linguistiche, che si possono migliorare con un’esperienza del genere. Innanzitutto l’indipendenza, bisogna sapersi orientare negli spostamenti, e la

    capacità di sapersi adattare a nuovi luoghi e a nuove persone. Inoltre il tipo di attività è certamente diverso da quello a cui siamo abituati noi studenti, infatti si è coinvolti direttamente nell’organizzazione del negozio.

    L’episodio più divertente e l’episodio più spiacevole che hai

    vissuto

    Ci sono stati molti episodi memorabili, a partire da quando, rien-trando una sera dal lavoro, ho sbagliato la fermata del pullman trovandomi a dover correre fino a casa per arrivare in tempo all’ora di cena. L’episodio che ricordo con più piacere è invece la festa di fine attività (Prom) che la ragazza ospitante londinese ha tenuto a casa sua: è stato bello essere accolta come una di loro!

    Quando non lavoravi cosa facevi? Hai conosciuto ragazzi della

    tua età?

    Ho potuto visitare molto bene la città, in parte con la famiglia e in parte con ragazzi conosciuti là. Ho anche avuto modo di rin-contrare un’amica polacca e visitare con lei alcuni musei londi-nesi. Nel negozio c’erano spesso altri volontari, all’incirca della mia età, con cui chiacchierare nei momenti di pausa. In partico-lare ho stretto una buona amicizia con Chloe, la mia coetanea della famiglia ospitante a Londra.

    Consigli ad altri un’esperienza come questa? Per quale moti-

    vo?

    L’esperienza è molto diversa da quella proposta normalmente da un college, sia dal punto di vista linguistico sia dal punto di vista del lavoro: si è veramente immersi nella realtà inglese. Nella mia esperienza ho sempre incontrato famiglie ospitali e disponibili. Per questi motivi e per quelli elencati precedentemente la consi-glio assolutamente a tutti coloro che vogliano provare l’esperien-za di non farsi intimorire dalla novità.

    "Provi qualcosa per me?". "Ma non abbiamo la stessa taglia!"

    Numero IV – Febbraio 2016 11

    La Ragnatela Francesca

  • Insetti e larve a tavola, arriva il sì della UE. Il ristorante cinese sotto casa mia ha messo sull'insegna: "Prodotti a chilometro zero".

    Numero IV – Febbraio 2016 12

    La Ragnatela

    MINI IPSE DIXIT (Parlando dell'Iliade): Priamo aveva cinquanta figli... Valerie: Mi fa schifo! Benanchietti: La tua idea nasce dal nostro modo di concepire... Secco: la matematica è come il maiale, non si butta via niente.

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    Pensiero Laterale Sapete spiegare eventi inspiegabili usando una logica alter-nativa? Ecco due esempi. Come li spiegate? La grande muraglia cinese Un italiano che non è mai stato in nessun altro paese vede la Grande Muraglia Cinese con i suoi propri occhi. Informazioni addizionali:

    • non sta guardando una fotografia né un quadro;

    • non sta guardando un filmato;

    • sta guardando e vedendo la vera Grande Muraglia Cinese;

    • non si trova in Cina. Una normalissima donna cammina sull'acqua Informazioni addizionali:

    • l'acqua, in quel punto, è profonda 6 metri;

    • la donna cammina effettivamente sull'acqua e non su un ponte;

    • la donna indossa scarpe normali e non speciali galleg-gianti.

    L’uomo è su una navicella spaziale La donna è su un lago ghiacciato.