IIS Cossatese e Vallestrona LA RAGNATELA · Per Matematica, come da tradizione, un po’ deboli 2D...

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LA RAGNATELA 02/11/2015 N° 1 IIS Cossatese e Vallestrona Ai rappresentanti, ai nuovi professori, a Cecilia Teston, Giulia Baldassarri, Gilda Barbero Vignola, Ikram, Daniele Albanese, Antonio Dikele Distefano INTERVISTE TEST: Quante ne sai sull’immigrazione? IMMIGRAZIONE ARTICOLO DEL MISTERO GIOCHI PRIMI ARTICOLI

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LA RAGNATELA 02/11/2015 N° 1 IIS Cossatese e Vallestrona

Ai rappresentanti, ai nuovi

professori, a Cecilia Teston, Giulia

Baldassarri, Gilda Barbero Vignola,

Ikram, Daniele Albanese, Antonio

Dikele Distefano

INTERVISTE TEST: Quante ne sai

sull’immigrazione?

IMMIGRAZIONE

ARTICOLO DEL MISTERO

GIOCHI

PRIMI

ARTICOLI

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Numero 1 – Ottobre 2015

Nome: Daniela Cognome: Gavioli Ruolo: sono docen-te di materie letterarie e quindi italia-no, storia e geografie Il momento più bello della sua vita da Studen-tessa: gita scolastica a Praga Da Professoressa: quando saluti i ragazzi a fine anno, perché tu hai fatto tutto un processo e un percorso e vedi che hai raggiunto i tuoi obiettivi

Nome: Cinzia Cognome: Ferro Ruolo: scienze motorie Il momento più bello della sua vita da Profes-soressa: quando ho ac-compagnato le mie alunne delle medie alle nazionali di sci ad Asiago Da studentessa: quando ho preso 30 di atletica ad un esame

Nome:

Cristina Cognome:

Ercego

Ruolo:

Francese

Un momen-

to bello o

no che

ricorda particolarmente di quando

andava a scuola:

beh avendo anch’io fatto il linguistico una cosa molto bella che ricordo di quando andavo a scuola erano i viaggi di studio all’estero che duravano due settimane o a volte un mese, oppure gli scambi culturali che comunque non venivano fatti molto spesso come oggi quindi erano speciali…anche le gite erano molto belle soprattutto se erano all’estero.

Nome:

Alfredo Cognome:

Baraousse Ruolo:

educazione fisica Un avve-

nimento im-

portante di

quando era

studente: una volta io e i miei compagni ab-biamo fotogra-fato il preside e abbiamo appeso in giro le sue imma-gini con scritto 'wanted', ma alla fine abbiamo confessato

Nome:

Claudia Cognomi:

Grosso

Ruolo:

Italiano

Ricordo di

scuola:

L’unico 9 di inglese nei cinque anni, con la professoressa Baradel, è stata un bella soddisfazione. A scuola anda-vi bene, ma in quella materia arrivare a qual voto era stata davvero un’im-presa.

Non ho grossi problemi per il futuro. Ho solo qualche

problema per il congiuntivo.

La Ragnatela

2

Nome:

Silvia

Cognome:

Negri Ruolo:

Religione

Ricordo di

scuola:

Quando, in terza, diventai rappresentante di Istitu-to e al mattino trovai che i miei compa-gni mi avevano organizzato una festa a sorpresa. E’ stato bello scoprire che non erano solo compagni, ma anche veri amici.

Nome:

Enrica Cognome: Ce-retti

Ruolo: inse-gnante di inglese Un ricordo: Ho frequentato il Liceo scientifico, ma ero negata in matematica e fisica! Nonostante que-sto ero decisa a continuare nel mio indirizzo. Non andavo molto d'accordo con un professore e abbiamo battibec-cato molto durante i cinque anni. Alla maturità ho fatto una bellissima prova di matematica ed è stata la più grande soddisfazione di tutta la mia carriera scolastica.

Nome:

Elena Cognome:

Davanzo

Ruolo:

Storia e Filo-sofia

Il momento

più bello da:

-studentessa:

Quando mi hanno promossa ad un esame dove ho fatto la peggior figura accademica.

-professoressa:

Quando gli allievi scoprono che c’è qualcosa di interessante nella materia che insegni.

Nome:

Massimilia-no

Cognome:

Patrini

Ruolo:

Insegnante di scienze nel biennio.

Il momento

più felice della sua vita da studen-

te...

Il momento più felice della mia vita da studente è stato quando ho dato l’ulti-mo esame prima di potermi laureare all’università. E da professore:

Da professore… Boh! probabilmente lo devo ancora trovare, sarà il momento in cui mi metteranno a ruolo.

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Nome:

Monica

Cognome:

Guala

Ruolo:

Tedesco

Ricordo di

scuola:

avere degli insegnanti e trovarsi, dopo più di dieci anni, ad averli come colleghi. Davvero curioso vedere tutto da un’altra prospettiva.

Il prof. di lettere: "Ferdinando è presente?", "No è gerundio!"

Numero 1 – Ottobre 2015 3

La Ragnatela

Nome: Paola Cognome:

Longobardi

Ruolo: matematica Il momento più

felice della sua

vita scolastica

sia da studen-

te che da insegnante:

Il momento più felice della mia vita sco-lastica è stato certamente la conclusio-ne del liceo, cioè il giorno in cui ho so-stenuto l'ultima prova orale agli esami di maturità: sono stata l'ultimo candidato della mia classe, gli esami allora si pro-traevano fino a luglio inoltrato e ricordo benissimo la sensazione di libertà, la giornata assolata, il coronamento della

giornata a festeggiare con amici e com-pagni… Ho inoltre piacevoli ricordi per la soddisfazione nel raggiungere alcu-ni traguardi: la mia laurea, i recen-ti esami di abilitazione “tfa” e “pas” a Torino (come ricorda De Filippo: gli esa-mi non finiscono mai ...!). Come insegnante i ricordi più felici inve-ce certamente riguardano gli alunni, l'ultimo qualche giorno fa: ho incontrato due mie ex-allieve ed ho ritrovato due allegre giovani donne, con un lavoro, due belle persone... Ciò mi gratifica molto, sono convinta che l'essenza del nostro lavoro d'insegnante è contribuire, nel nostro piccolo, a far emergere il meglio di ciascun ragazzo che incontriamo, aiutarlo a diventare una bella persona.

O gni anno la scuola attende con

una certa ansia i risultati delle

prove INVALSI perché, per

una volta, non sono tanto i ragazzi ad

essere valutati, ma si misura l’efficacia

del lavoro dei docenti e della scuola nel

suo complesso, mettendolo a confronto

con quello delle altre scuola italiane,

piemontesi e simili.

Di solito eravamo andati bene: quest’an-

no no, benissimo.

Vinciamo nel confronto sia con le altre

scuole, nettamente, sia in quello con gli

altri Licei. Pubblichiamo le tabelle di

quest’ultimo dato dove si vede bene che,

specialmente di matematica, il vantaggio

è netto. Ricordiamo che il cheating è un

indice che segnala la possibilità che i risultati siano stati falsati.

Qui è insignificante.

Nel dettaglio per l’Italiano tutte le 5 seconde dell’anno passato

sono sopra la media, con la 2B che brilla con un 75,8 e la 2A che

insegue a 72.

Per Matematica, come da tradizione, un po’ deboli 2D e 2G, ma

è ancora la 2B a stupire con un 76,6 che la pone altissima rispet-

to al dato nazionale.

ITALIA-

NO Media pun-

teggio al

netto chea-

ting

Differenza

con scuole

simili

Punteggio

Piemonte

(66,0)

Punteggio

Nord O-

vest

(67,4)

Punteg-

gio Italia

(63,2)

Cheating

in percen-

tuale

Noi 71,1 +12,5 -

-

-

5,8

MATE-

MATICA Media pun-

teggio al netto

cheating Differenza

con scuole

simili Punteggio

Piemonte

(55,9) Punteggio

Nord Ovest

(57,3) Punteggio

Italia

(50,1)

Cheating

Noi

63,4 +17,4 -

-

- 2,3

Nome:

Renato Cognome:

Gialluca

Ruolo:

scienze Il momento

più bello

da:

-studente:

Quando mi sono laure-ato pren-dendo il massimo dei voti, seguendo i miei obiettivi e i miei sforzi sono stati ripagati.

-professore:

Quando mi hanno nominato professore di ruolo. Ero in India, e proprio quel giorno ero stato al tempio della dea Kalì, che per chi non lo sapesse è quel-la che nel film di Indiana Jones è la divinità della distruzione. Gli amici che erano lì con me dicevano “vedi? Sarai un professore terribile!”. I miei alunni potranno testimoniare che sono catti-vissimo.

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I l mondo non finisce a Cossato, questa non è una grossa novità. Ci sono tanti modi e tanti motivi per esplorarlo. Ci piace riportare in queste pagine quattro esperienze diverse

di ragazze e ragazzi che hanno scelto di allontanarsi da casa e non solo per una settimana o due di vacanza, ma per espe-rienze più complesse.

Ci sembrano accomunate dal fatto che non rappresentano solo esperienze di viaggi intrapresi con lo scopo di vedere dei posti nuovi, ma scelte di partire per mettersi in gioco per allar-gare davvero il proprio mondo.

Così sono partite due amiche, compagne di classe, per due destinazioni lontanissime tra loro: Cecilia è in America per un anno di studio all’estero e Giulia nelle Marche per approfondi-re una scelta di servizio maturata nel suo oratorio. Anche Giu-lia B.V., che quest’estate è partita per l’Africa, non l’ha fatto solo per vedere posti nuovi, ma per mettersi in gioco con chi ha più bisogno. Ancora diverso il viaggio di Livia, che ha potu-to approfittare di un’opportunità offerta dalla CRT e prendere parte al Master dei Talenti.

A hh, l ’America! Quest’anno a vive-re l’esperienza dell’anno all’estero

è Cecilia Teston, 4A, che abbiamo intervistato per sapere come sta proce-dendo la sua avventura.

In quale città americana ti trovi e quando sei arri-vata? Sono a Bremerton, una città di circa 45.000 abitan-ti. Vivo però in periferia e vado a scuola in un altro paese, Silverdale. Sono arrivata il 20 agosto, ormai è quasi due mesi che sono qui! Perché hai deciso di partire per questa avven-tura? Ho deciso di partire essenzialmente per imparare bene l'ingle-se. Poi mi piaceva l'idea di vivere un anno all'estero per cerca-re di diventare indipendente e aggiustarmi in tutte le situazio-ni, di vedere "un po' più in là del mio naso" e conoscere altre tradizioni, punti di vista e modi di pensare differenti. Sono sicura che c'è tanto da imparare, è un'esperienza per crescere giorno dopo giorno. Raccontaci una tua giornata tipo Sveglia ore 6.15, colazione veloce e alle 7.15 ho il pullman che va a scuola. La scuola comincia alle 7:50 e finisce alle 2:35. Dopo l'ultima campanella solitamente resto a scuola in biblioteca a fare i compiti fino alle quattro e mezza quando comincia l'allenamento di pallavolo. Se invece giochiamo c'è un pullman che ci porta in trasferta e torniamo a casa verso le nove e mezza/dieci. È tutto molto tirato e stancante, non c'è tempo da perdere.

La tua scuola americana come è strutturata? La mia scuola è la settima scuola più quotata dello sta-to, proprio per questo non la sto trovando facile.. Sarà anche che io ci tengo ad andare bene! Tutti i giorni ho sei periodi da 58 minuti, con mezzora di pranzo alle undi-ci. Ogni giorno l'orario si ripete uguale, alla prima ora ho matemat ica (pre-calculus), poi inglese, chitar-ra, storia americana, fisica e spagnolo. Non abbiamo tanto da studiare, però ci danno tantissimi compiti! Cosa e chi ti manca dell’I-talia? Sicuramente il cibo! Anche amici, famiglia e l'oratorio ahaha. Abbiamo visto che conti-

nui a giocare a pallavolo: come sono le pallavoliste ameri-cane? In media sicuramente più ben piazzate ahaha Anche se co-minciano a giocare tutte a 12 anni sono abbastanza brave, il livello non è poi così basso. È proprio bello giocare per cono-scere meglio le ragazze e fare amicizie nuove. C’è qualcosa che assolutamente non ti piace? No, va tutto bene!! Fai un saluto ai numerosissimi studenti cossatesi! Buon anno a tutti! Ci vediamo a giugno.. Ciao cossatesi!

Francesca

Numero 1 – Ottobre 2015 Dio esiste di sicuro anche se a sentire quelli che facevano spesa stamattina non deve essere un tipo tanto raffinato

La Ragnatela

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L ivia, Michele e Fran-cesca sono tornati ad inizio ottobre da

un lungo periodo che, tre mesi, trascorso a Malta: un’esperienza finanziata da un progetto dalla CRT per promuovere giovani talenti delle scuole pie-montesi. Com’è andata? Lo abbiamo chiesto a una delle partecipanti, Livia Nardone.

Quando sei partita e per

quanto sei stata?

Sono partita il 10 Luglio e sono tornata il 3 Ottobre dopo 12 settimane di per-manenza.

Come si è svolto il soggiorno?

Ho studiato inglese 2 settimane all’Easy School di Valletta e ho lavorato 2 mesi e mezzo a Fort Rinella.

Dove vivevi? Com’era la famiglia? I coinquilini?

Vivevo ad Hamrun, una piccola città appena fuori Valletta. Ero in una famiglia di 4 persone con altri 4 ragazzi del Master dei Talenti. Inoltre la famiglia ospitava altri ragazzi stranieri quindi abbiamo avuto la possibilità di legare anche con loro. Siamo sempre andati tutti molto d’accordo e mi manca ora non vivere più con loro, mentre con la famiglia invece abbiamo avuto un paio di problemi durante il soggiorno.

Dove lavoravi? Cosa ti è piaciuto di più del tuo lavoro?

Cosa ti ha insegnato che non sapevi fare?

Io lavoravo a Fort Rinella, un forte costruito alla fine del 1800 dagli inglesi e ora aperto al pubblico come museo. E’ ambien-tato nella Victorian Age quindi tutti erano vestiti da vittoriani: i ragazzi da soldati e io (unica ragazza) da lady.

Nonostante fosse un lavoro un po’ particolare, è stata una bellissima esperienza che mi ha permesso di imparare molto: ho gestito il souvenir shop quindi le vendite, ho fatto la came-riera, ho gestito il bar (Cook House), ho tirato con l’arco, mi sono occupata del rapporto con i clienti quindi Welcoming e questo mi ha permesso di parlare le altre lingue oltre all’ingle-se. Al forte erano tutti gentilissimi e disponibili con me, la mag-gior parte dei ragazzi aveva la mia età e quindi ho legato mol-to con loro.Sono stati loro la mia famiglia più che la host family.

Hai avuto difficoltà con la lingua? Hai imparato espressio-

ni nuove?

L’inglese imparato a scuola non è lo stesso che si usa tutti i

giorni, quindi parlare tutto il giorno l’inglese sia con i miei colleghi maltesi che con i turisti mi ha permes-so di esercitarlo e impara-re lessico.

Dì qualcosa di bizzarro

sui maltesi.

Dicono mela ogni due per tre ma nessuno sa cosa voglia dire realmente, mangiano poco pesce anche se vivono su un’i-sola, se qualcosa è di-stante più di venti minuti è lontanissimo. Non sono particolarmente cordiali e sono fissati con i vincitori di San Remo “Il Volo”. Ci sono botti e fuochi d’artifi-

cio perennemente anche con il sole per una ragione scono-sciuta e ogni città ha un fine specifico diverso da tutte le altre, ad esempio a Valletta (la capitale) non ci sono supermercati o locali ma solo la parte storica per i turisti.

Cosa ti ha lasciato quest’esperienza?

Passare 3 mesi lontano da casa non è facile perchè devi im-parare a gestirti completamente da sola e affrontare problemi senza l’aiuto di nessuno. Quest’esperienza mi ha permesso di visitare un paese meraviglioso, sia per la natura e le spiagge, sia per la storia e i monumenti. Secondo me venire a contatto con culture diverse è sempre bellissimo perchè ti apre gli oc-chi sul mondo e te ne fa apprezzare la bellezza.

Ho conosciuto persone meravigliose, alcune che venivano del progetto Master dei talenti che nonostante abitassero vicino a me non avevo mai conosciuto, ma anche stranieri e maltesi.

Il lavoro mi ha reso più responsabile e indipendente: mi ha insegnato molto che probabilmente mi servirà in futuro, nono-stante non c’entri con il mio percorso di studi.

La consiglieresti ai nuovi maturandi? Perché?

La consiglio assolutamente. L’estate della maturità dicono sia una delle estati più belle della vita perchè si ha appena finito un percorso e si è pronti ad cominciare una nuova avventura indipendentemente dalla frequenza all’università. La CRT offre un’opportunità unica che permette di crescere e aprire i propri orizzonti, oltre ad arricchire il cv, che a mio parere oggi è fondamentale.

Anna

Il Santuario di Loreto è dedicato alla madonna o al pappagallo?

Numero 1 – Ottobre 2015 5

La Ragnatela

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Q uando e per dove sei partita?

Sono partita il 3 Settembre 2015 per Jesi, un comune in

provincia di Ancona, nelle Marche.

Quanto stai?

Per ora i miei genitori mi hanno per-messo di stare qui un anno, quindi fino alla fine dell’estate prossima, ma io sono dell’idea che in un anno si possa cambiare idea, per vari motivi, e quindi non escludo la possibilità di stare qui due anni!

Cosa ha mosso il tuo desiderio di

partire?

E’ un po’ difficile da spiegare, soprattut-to a chi non ha vissuto le esperienze che ho vissuto e sto vivendo io, ma tentare non nuoce. L’estate scorsa è stata il mio trampolino di lancio, ho fatto diverse esperienze (Sermig, grest a Vercelli, campeggio con i ragazzi della mia parrocchia, centro estivo, campi di volontariato in giro per l’Italia) che mi hanno cambia-ta molto, e che mi hanno aperto una strada che prima avevo chiara solo in parte. Sono stati particolarmente decisivi i cam-pi, ho conosciuto ragazzi e ragazze che vivono per l’oratorio, per i poveri e mi sono innamorata anch’io di tutto questo… Ho conosciuto padre Alessandro, che è responsabile di un grup-po di missioni nel nord del Perù, in Encaňada, e che ogni an-no chiede ai ragazzi che hanno finito la scuola di andare in missione ad aiutare i poveri, che hanno molto bisogno. Mi sono legata molto a questo gruppo di ragazzi, che fanno l’ora-torio don Bosco (non quello dei Salesiani, è l’oratorio come lo fanno nelle missioni delle Ande) in varie zone di Italia. A gen-naio, insieme a Cecilia ed Elisa, sono andata a Pesaro, per fare la festa don Bosco insieme ai ragazzi conosciuti durante l’estate, ed è lì che, dalle parole di padre Alessandro e molti altri, ho sentito il desiderio di fare qualcosa di più, di vivere veramente l’oratorio, di dimostrare, più a me stessa che agli altri, quanto tengo a questo cammino e quanto posso dare. Per questo, dopo aver parlato con i mie genitori, padre Ales-sandro, e altre persone che mi sono vicine, ho deciso di vivere un anno (se non due) in una casa don Bosco, e mi è stato detto di venire a Jesi, da Matteo e Lucia.

Come ti trovi?

Mi trovo molto bene, è stato facile ambientarsi, soprattutto qui a casa. La famiglia con cui vivo, che si è spostata qui a Jesi da Pesaro un anno fa, è composta da Matteo, Lucia e i loro due figli, Carlo (7 anni) e Cesare (4 anni). Oltre a loro ci sono altri tre ragazzi, che hanno fatto la mia stessa scelta, e sono

venuti qui l’anno scorso con Matteo e Lucia: Margherita (21 anni), Nicole (23 anni) e Luca (19 anni). Con loro mi sono ambientata fin da subito, li conoscevo già, avendo fatto diversi campi ed es-sendo venuta qui cinque giorni a giugno. Siamo tanti, non è sempre facile, ma è comunque molto bello, so di poter conta-re sempre su qualcuno nei momenti un po’ più difficili e ho modo di confrontarmi con altri punti di vista e di non pensare sempre e solo a me stessa.

Parla un po’ di quello che fai durante

la settimana

Durante la settimana vado a scuola, studio molto, però cerco comunque di vivere bene qui in casa, fare quello che c’è da fare per dare una mano agli altri, e poi mi concentro sull’oratorio. Se ci sono da volantinare i ragazzi per l’orato-

rio vado insieme a Margherita (faccio oratorio con lei), o se ci sono delle cose da preparare le faccio. Da ottobre è anche iniziata la giornata del lavoro delle Marche, in sostanza le zone di Jesi, Pesaro e Senigallia si trovano per fare dei lavori, il cui ricavato andrà nelle missioni in Perù. Questo lo facciamo tutti i primi mercoledì del mese. E’ una vita molto piena, non ho molto tempo da perdere o da passare a far nulla, ed è que-sto che speravo venendo a vivere qui.

Com’è la scuola?

La scuola non è molto facile, sto facendo fatica. E’ sempre un liceo scientifico, ma non è un semplice liceo scientifico, è il “Secondo Liceo Scientifico in Italia” e se ne vantano molto, soprattutto i professori, che vogliono mantenere questo livello. Spero che man mano che passa il tempo riesca ad ambientar-mi anche a scuola, con i professori e il loro diverso modo di spiegare. Con i compagni invece mi sono trovata bene da subito, per fortuna, sono molto disponibili. In realtà, venendo qui speravo di dovermi concentrare meno sulla scuola, darle meno peso, perché non sono venuta qui per questo, ma per fare bene oratorio e vivere una bella esperienza, purtroppo però la scuola mi sta dando molto da fare…

Cosa ti manca di casa tua?

Beh, mi manca un po’ tutto… Non tornerei mai indietro sulla mia scelta, perché ora sono felice di vivere la mia scelta di vita, però è comunque difficile essere lontani da casa e non vedere la mia famiglia, gli amici e tutte le persone care. E’ difficile lasciare le proprie certezze, le sicurezze di casa, di scuola, e iniziare qualcosa di completamente diverso in un posto del tutto nuovo. Mi mancano molto mia sorella, mia

Mentre Mosè liberava gli schiavi, il Faraone gli disse: "Don't touch my ebreil"

Numero 1 – Ottobre 2015 6

La Ragnatela

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N ell’estate 2015 Gilda ha passato le vacanze in Afri-ca come missionaria a Pemba in Mozambico con un gruppo Diocesano di Biella. Un’esperienza sicu-

ramente molto interessante e probabilmente anche impegnati-va, sicuramente però è una di quelle avventure che fanno crescere e che insegnano molto soprattutto ai giovani come lei e noi.

So che non è la prima volta

che vai in una missione

come queste, spiegaci co-

me ti è venuta l'idea e co-

me hai fatto a realizzarla

Sì, non è la prima volta che compio un'esperienza Mis-sionario già due anni fa nel 2013, sono stata nella stessa Missione a Pemba in Mo-zambico insieme a un gruppo del centro Missionario Dioce-sano di Biella. Quest'anno è stato molto più semplice an-dare giù perchè avevo già i contatti con la Missione e mi sono messa direttamente d'ac-cordo con le suore del posto; due anni fa invece ho seguito il corso del Centro Missionario, della durata di un anno, che mi ha preparato ad affrontare questa esperienza.

Sin da piccola ho sempre avuto il desiderio e la "necessità" di fare qualcosa per gli altri e per chi è meno fortunato, poi gra-zie alla testimonianza di una ragazza che aveva compiuto questa esperienza, ho sentito dentro di me che era giunta l'ora di partire, così nel 2012 ho iniziato il corso.

Qual è la prima impressione che hai avuto del luogo la

prima volta che ci sei andata? E cosa hai provato nuova-

mente al tuo ritorno quest’estate?

La prima volta è stato un impatto molto forte. Quando siamo arrivati due anni fa l'aeroporto non esisteva ancora ma c’era solo un tendone; il viaggio per arrivare alla missione da lì è molto breve, ma ciò è bastato per capire subito le condizioni in cui vive quella popolazione. Nei giorni seguenti quando siamo entrati proprio in mezzo ai bairo (villaggi) la condizione della gente è apparsa ancora più grave; le persone vivono in ca-

panne/baracche fatte con terra e pali in legno, in una stanza vivono una decina di persone, il bagno è un buco scavato nel terreno, la spaz-zatura è ovunque, montagne di rifiuti in ogni posto, le stra-dine nei bairo sono molto strette e fatte di rifiuti.

La seconda volta l'arrivo è stato traumatico quasi come la prima volta, perchè la città si sta espandendo, l'aeropor-to è stato costruito in muratu-ra, tutto questo solo per l'arri-

vo delle multinazionali che stanno compiendo un'arrestabile corsa per lo sfruttamento di risorse naturali di cui è ricco il territorio del Mozambico, soprattutto qui al Nord la popolazio-ne continua però a vivere nella totale povertà e i bairo conti-nuano ad essere poveri come sempre.

Quali erano le mansioni che dovevi svolgere?

Al mattino svolgevamo i più svariati lavori nella Missione: aiu-tavamo nella biblioteca della missione, andavamo al Centro di

Attendimento per le famiglie nel quale vengono le persone a chiedere soldi, cibo, materiale scolastico, oppure andavamo a comprare il materiale per costruire le case e lo portavamo alle

famiglie più bisognose. Al pomeriggio invece

mamma, il mio babbo, mi manca il mio oratorio, anche se so che sta andando molto bene, e ne sono molto felice. Mi man-ca Cecilia, che in ogni caso non avrei visto per un anno per-ché è in America, con cui ho condiviso tutte le esperienze che mi hanno portata fino a qui e che ho sentito molto vicina in quest’ultimo anno e che sento vicina anche ora.

Come vorresti tornare a casa dopo questa esperienza?

Non so ancora bene cosa mi aspetto da questa esperienza, cerco di viverla al meglio giorno per giorno. Sicuramente però vorrei tornare cresciuta, più matura… vorrei tornare con molte cose da raccontare, soprattutto ai miei ragazzi dell’oratorio, e da insegnare, con nuove idee e sogni per la mia vita e per

l’oratorio. Spero sia un’esperienza che mi dia molto, che mi faccia capire cosa voglio fare nella mia vita, se è questa la mia strada o no. Per ora so che questa è la vita che fa per me, che non la cambierei per nulla al mondo, nonostante le diffi-coltà che sto incontrando.

So che non è facile capire e accettare questa mia scelta, que-sta vita che ho deciso di fare, e che condivido con molte altre persone. So che per chi non conosce ciò di cui sto parlando tutto questo può non aver senso, o sembrare “stupido”. Spero in qualche modo di aver reso più facile la comprensione del mio essere andata via.

Auguro a tutti un buon anno, ci vediamo presto!

(Continua da pagina 6)

Anna

Lei e lui a letto. Lei: "Mi sta tornando una certa voglia...". Lui: " Domattina cerchiamo un dermatologo!".

Numero 1 – Ottobre 2015 7

La Ragnatela

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svolgevamo attività di oratorio a 300/400 bambini insieme agli animatori del posto.

Che attitudini do-

vrebbe avere una

persona per intra-

prendere un'avven-

tura come questa?

Secondo me per intraprendere un'e-sperienza missiona-ria bisogna essere persone molto sen-sibili ai problemi degli altri, ma allo stesso tempo abbastanza forti da poter reggere il peso di ciò che si vede e si impara in questi paesi poveri. Bisogna sapersi adattare alle condizioni di vita del posto e saper rinunciare alle comodità della nostra società. E' necessario avere una mentalità aperta per riuscire a comprendere una cultura totalmente diversa, a volte oppo-sta alla nostra. E' un bisogno che viene da dentro, davanti al quale non ci si può tirare indietro.

Pensi di essere tornata a casa con una visione diversa di

come sei partita?

Sì, quando torni da un’esperienza missionaria sei sicuramente

cambiata, ritorni una persona più matura e arricchita e con

una visione completamente differente del mondo vivendo la

quotidianità della vita in modo diverso. Ogni piccola cosa che

prima era scontato

ora non lo è più,

l'Africa ti cambia che

tu lo voglia o no. Per

quanto possa sem-

brare strano quello

che queste persone

riescono a donarti è

molto di più di quello

che tu riesci a fare

per loro. L'Africa ti

travolge dolcemente

e tu non puoi sot-

trarti all'amore che

ricevi.

Ora per me l'Africa

porta un nome: il

nome di tutte le persone che ho incontrato, di tutti i bambini

che hanno riempito il mio cuore, o semplicemente delle mani

che ho stretto e dei volti che ho incrociato per la strada ..

Quindi è sicuramente un’esperienza che rifaresti, giusto?

Si, è un'esperienza che sicuramente spero di poter ripetere ancora in futuro mi piacerebbe però poterlo fare in altri Paesi per poter imparare e comprendere meglio le diverse culture. Inoltre un giorno spero di ritornare a Pemba dove ho lasciato un pezzo del mio cuore e dove ho stretto forti legami con le persone.

(Continua da pagina

7)

Ikram

1 milione di italiani sessodipendente. Anche io voglio quel lavoro lì.

Numero 1 – Ottobre 2015 8

La Ragnatela

I l giorno dopo la proclamazione degli eletti li abbiamo cer-cati ed intercettati nei corridoi per proporgli alcune doman-de. Come sempre abbiamo alternato quelle sul loro man-

dato ad una piccola interrogazione sul genere: “Ma quante ne sapete”. A voi le promesse e le risposte.

1) Qual è la motivazione che ti ha spinto a candidarti?

Ettore Devo molto a questa scuola, è un ottimo ambiente in cui sono cresciuto e maturato e volevo restituire il favore. In realtà è nato tutto come un gioco sul Cammino di Santiago, che a settembre però si è concretizzato.

Luca Io ho deciso di ricandidarmi perché mi è piaciuta molto l'esperienza dell'anno scorso e nonostante io faccia quinta e

gli impegni siano tanti, quest'anno c'è una bella squadra dietro che ci sostiene e ci aiuta.

Francesca Mi entusiasma l'idea di poter fare qualcosa per la scuola e collaborare con gli altri studenti, così due giorni prima della presentazione delle liste mi sono lasciata convincere dai miei amici e mi sono candidata.

Giorgia É nata anche per me come un gioco, ma ragionando-ci su e avendo già fatto la rappresentante di classe, mi piace-va l'idea di fare qualcosa di più importante per la scuola.

2) Quali sono gli obiettivi della vostra lista?

Ettore Preferirei non parlare più di liste, ma di un unico grup-po di lavoro che va verso la stessa direzione. Comunque lavo-reremo per creare un bell'ambiente a scuola, con un tessuto

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sociale spesso e per mantenere gli impe-gni presi, con innova-zione, ma anche se-rietà.

Luca Come dice Ettore, si parla di una cooperazione in cui cercheremo di attuare le proposte fatte, come per esempio l'assistenza agli stu-denti e il miglioramen-to dell'ambiente sco-lastico.

Francesca Cerchere-mo di attuare le pro-poste principali pre-sentate da entrambe le liste, non facendo però più distinzione tra una lista e l'altra, ma collaborando e cercando di tirare fuori anche altre proposte durante l'anno.

Giorgia Proveremo a concretizzare quanto presentato agli studenti, rimanendo in stretta collaborazione anche con chi non è salito in carica come rappresentante.

Ettore Riporteremo a casa anche l'altro marò.

Giorgia Ma chi è sto marò? [ndr risata generale]

4) Descrivi con un aggettivo ognuno degli altri tre rappre-

sentanti.

Ettore Luca è l'esperto, Francesca è giusta, Giorgia è vivace

Secco Ettore è innovativo, Francesca è solidale, Giorgia è pratica

Mania Ettore è carismatico, Luca è tenero, Giorgia è testarda

Giorgia Ettore è carismatico, Luca è responsabile, Francesca è secchiona

5) Se potessi vivere in un'epoca storica quale sarebbe e

perché?

Ettore Adesso. Nel passato non c'erano i preservativi e la pillola te la vendevano solo se eri sposato...

Secco Durante la guerra fredda, perché tanto ho il parka.

Mania Negli anni Cinquanta, perché mi piace l'atmosfera in stile 'Grease'.

Giorgia Nel futuro, perché saranno sicuramente più svegli di noi.

6) Da chi è formato

il personale ATA?

(Amministrat ivo,

tecnico e Ausilia-

rio, quindi non i

prof. N.d.R.)

Ettore Alfio Tamiati, Titin e Anna Rossi

Giorgia A sta per..., no, secondo me ha ragione Ettore.

Mania e Secco È formato dai collabo-ratori scolastici e dalla segreteria.

7) Maria Elena Bo-

schi è ministro di…

(Riforme istituzio-

nali N.d.R.)

Ettore Istruzione?

Secco Dell'Ambien-te (fa riferimento al cognome Boschi)

Giorgia Sì, ammini-stra i boschi

Mania Della Politica Estera

Dopo che è stata rivelata la risposta, ovvero Ministro delle Riforme Costituzionali.

Secco Ma esiste veramente un ministro che si occupa di que-ste cose?

8) Pizza o Nutella?

Ettore Pizza

Secco Pizza con la Nutella

Mania Pizza con la Nutella

Giorgia Il maiale

9) Una frase per concludere.

Ettore 'Nella prossima vita nasco morto' o 'Non impegnarti troppo che domani muori' e anche 'L'impegno e la pazienza sono qualità di chi non ha talento'.

Secco La cattiva pubblicità non esiste.

Mania Grazie a tutti e speriamo di fare un buon lavoro.

Giorgia Per me gli autografi più tardi.

(Continua da pagina

8)

Aurora R.

La donna ideale deve avere il viso della Bellucci, le tette della Cucinotta, le gambe della Arcuri e le chiavi di casa mia.

Numero 1 – Ottobre 2015 9

La Ragnatela

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La Ragnatela

M olto spesso si sente parlare di immigrazione e immi-grati, ognuno ha le proprie opinioni e le difende a spada tratta, giustamente.

Il problema è che veramente tante, troppe persone parlano senza avere le idee ben chiare su quali siano i dati certi che abbiamo a disposizione, ricavati da statistiche e non confuta-bili. Questo succede un po’ per tutte le cose. I pregiudizi e i luoghi comuni non fanno altro che creare ulteriori discussioni e fraintendimenti, non portando a nessuna soluzione.

Forse è il caso di iniziare ad informarsi prima di farsi un’opi-nione personale, e soprattutto prima di contestare quella al-trui. Perché finché ci limitiamo a digerire tutto quel che la tele-visione, internet, i politici o la vicina di casa ci dice, senza nemmeno pensarci, non si andrà da nessuna parte.

(Tutti i dati di questo articolo sono presi dal XXIV rapporto sull’immigrazione del 2014, che consiglio di leggere a tutti. Si trova facilmente sul web)

1) Nel 2013 in totale i migranti rappresentavano il…

a. 21,6% dell’intera popolazione mondiale b. 15,4% dell’intera popolazione mondiale c. 9,7% dell’intera popolazione mondiale d. 3,2% dell’intera popolazione mondiale 2) La popolazione straniera residente in Italia nel 2014

(totale della popolazione: 60.782.668)?

a. 7.890.345

I rifugiati sono stati il grande tema dell’estate 2015 e pro-mettono di restare una questione scottante anche per i prossimi mesi. L’ONU parla di oltre 60 milioni di persone,

la cifra più alta mai registrata nella storia, che percorre decine di rotte diverse. Chi sono queste folle di uomini, donne e bam-bini in movimento? Difficile rispondere, visto che provengono dalle più svariate nazionalità.

In questo numero proviamo a mettere a fuoco qualche aspetto dell’argomento, restando soprattutto sul versante della que-stione locale.

Partiamo quindi con un piccolo test, che potrà servirvi per

valutare la qualità delle vostre informazioni, e poi vi proporre-mo un’intervista a Daniele Albanese, responsabile della Cari-tas, l’associazione che nel Biellese più di ogni altra si è trovata in prima linea nella gestione del problema. Per chiudere ab-biamo sentito una ragazza del nostro istituto che ha scelto di dedicare una parte del suo tempo ad aspetti diversi all’acco-glienza dei migranti.

Non prenderemo posizioni al riguardo, vi presenteremo le informazioni come ci sono arrivate cercando di centrare al meglio l’obiettivo che ci siamo prefissati : informarvi su ciò che ci circonda.

Lo sapete cosa vogliono dire: S vuol dire "Si, si lo so che sono magra"; M vuol dire " Mi sta tutto bene" -maledetta, aggiungo io; L vuol dire" Lo so che sono grassa, mi piacciono i ravioli: fatti i ca@@i tuoi"

Numero 1 – Ottobre 2015 10

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b. 4.922.085 c. 2.677.458 d. 1.890.935 3) Quanti stranieri erano residenti

nella provincia di Biella nel 2013?

a. 10.806 b. 34.765 c. 40.875 d. 60.134 4) La maggior parte dei cittadini stra-

nieri residenti in Italia (01/01/2014)

sono di nazionalità…

a. Albanese b. Marocchina c. Rumena d. Nigeriana 5) In Italia risiedono più uomini stra-

nieri o donne straniere?

a. Donne b. Uomini

6) La percentuale della ricchezza na-

zionale prodotta dagli stranieri in Ita-

lia nel corso del 2014 è stata…

a. 0% b. 0,08% c. 8,8% d. 38,8% 7) Qual è la percentuale di occupati

stranieri in Italia nel primo semestre

del 2014?

a. Il 4% del totale degli occupati b. L’11% del totale degli occupati c. Il 23% del totale degli occupati d. Il 46% del totale degli occupati 8) Nell’anno scolastico 2013/2014, gli

alunni stranieri nelle scuole italiane

sono…

a. 1.704.567 b. 1.398.457 c. 802.785 d. 300.774

9) In Italia, dal 2000 al 2011, le denun-

ce nei confronti di stranieri sono au-

mentate del…

a. 339,7% b. 160,4% c. 90,3% d. 50,8% 10) a che posizione si trova l’Italia

nella graduatoria dei Paesi del mondo

con più alto numero di migranti (dati

del 2013)?

a. 4° b. 7° c. 11° d. 15°

La Ragnatela

1) d

2) b

3) a

4) c

Albanese: 2° (495.709 residenti)

Marocchina: 3° (454.773 residenti)

Rumena: 1° (1.081.400 residenti)

Nigeriana: 19° (66.833 residenti)

5) a

2.591.597 donne

2.330.488 uomini

6) c

Gli stranieri in Italia, nel corso del 2014, hanno prodotto l’8,8% della ricchezza nazionale, per una cifra complessiva di oltre 123 miliardi di euro

7) b

Nel I semestre del 2014 vi sono 2.441.251 occupati stranieri (che costi-tuiscono l’11% del totale degli occupati) di cui 1.627.725 non-Ue (66,7%) e 81-

3.526 lavoratori comunitari (Facenti par-te dell’Unione Europea) (33,3%)

8) c

Nell’anno scolastico 2013/2014, gli alun-ni stranieri nelle scuole italiane sono 802.785 (di cui 415.182 nati in Italia, pari al 52,2%)

9) a

Nei paesi dell’UE cresce l’allarmismo sociale, per alcuni spesso diffuso dai media, alimentato dall’immagine degli immigrati come “invasori” piuttosto che come “risorsa”. Dal 2000 al 2011, le denunce nei confronti di stranieri sono aumentate di ben il 339,7%, passando da 64.479 a 283.508, mentre il corri-spondente aumento dei detenuti si ridu-ce al 55,1% (da 15.582 a 24.174). Que-sta differenza tra i due dati mostra in

modo evidente l’effetto della legislazione repressiva in materia d’immigrazione. Riconsiderando l’aumento degli ingressi in carcere degli stranieri, questi, secon-do l’opinione di qualcuno, dipendono per la maggior parte dalla loro permanenza in Italia senza permesso di soggiorno e dalla non ottemperanza al decreto di espulsione da parte dei giudici, punita con una pena detentiva da uno a 5 anni. (XXIV rapporto sull’immigrazione, 2014)

10) c

“Gli 11 paesi del mondo con più alto numero di migranti che nel 1990 insieme totalizzavano il 44% del totale internazio-nale, nel 2013 hanno raggiunto il 54%. È interessante notare che Stati Uniti e Federazione Russa ospitano complessi-vamente un quarto del totale dei migranti internazionali. Oltre ai paesi d’oltre ocea-no, come il Canada e l’Australia, e quelli arabi (Arabia Saudita ed Emirati Arabi), nei primi 11 paesi sono presenti anche paesi europei, come la Germania, il Re-gno Unito e la Francia e, agli ultimi posti, la Spagna e l’Italia.” (XXIV rapporto sul-l’immigrazione, 2014)

Matteo Z.

Il sindacato prostitute ha diramato un comunicato: “Si intende ribadire che i politici non sono figli nostri". Numero 1 – Ottobre 2015 11

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Come vengono aiutati, dove alloggiano, come

sono gestite le loro giornate?

Le persone sono inserite per la maggior parte in strutture di

accoglienza chiamate CAS (centri di accoglienza straordina-

ria). Queste strutture vengono aperte dalla Prefettura di Biella

(che è l’Ufficio del Ministero degli Interni nel nostro territorio)

e sono gestite con un appalto pubblico sia da cooperative

sociali che da associazioni. La convenzione prevede che le

persone debbano ricevere oltre all’assistenza materiale (vitto

e alloggio, materiale personale, una scheda telefonica, vestiti

adeguati) anche una serie di accompagnamenti di tipo sani-

tario, legale e sociale. Ogni persona dovrebbe seguire alme-

no dieci ore di italiano a settimana.

Purtroppo vi sono molte differenze tra Enti gestori e non tutti

ad oggi rispettano quanto previsto. Nelle strutture con le quali

collaboriamo (gestite dal Consorzio sociale Filo da tessere)

alle persone viene chiesto di attivarsi e di svolgere sia attività

di volontariato che di frequentare la scuola di italiano che di

collaborare durante il giorno nella gestione della casa.

Esiste poi il Progetto Sprar (Servizio di accoglienza per ri-

chiedenti asilo e rifugiati) che per ora ha solamente 21 posti

ma che speriamo possa diventare l’unico sistema di acco-

glienza in quanto per come è strutturato è il sistema che

garantisce maggiore trasparenza e migliori possibilità di

inserimento delle persone.

Pare che le donne di Enrico VIII perdessero la testa per lui.

Numero 1 – Ottobre 2015 12

La Ragnatela

Il fine di Caritas è quello di promuovere, ogni giorno di

più, la dignità dell’uomo attraverso la sensibilizzazione

della comunitá. Grazie ai servizi promossi in collaborazio-

ne con altre realtà del territorio, oltre a soddisfare bisogni

primari e reali di persone in difficoltà, offre a loro ascolto

e accoglienza. Ecco come Daniele Albanese, coinvolto in

prima linea nell'accoglienza dei profughi del biellese, ha

risposto alle nostre domande, anche provocatorie, su que-

sto tema. Quanti profughi sono arrivati a Biella negli ultimi me-si? Attualmente sono ospitati circa 450 richiedenti asilo nel Biel-lese che sono arrivati da marzo 2014. Sono invece transitate circa il doppio delle persone. Alcuni sono andati via di loro spontanea volontà, in particolare le persone dalla Siria e dall’Eritrea che avevano progetti migratori verso altri paesi europei; altri sono stati inseriti in progetti di autonomia in altri territori in Italia dopo aver ottenuto un permesso di soggiorno; altri ancora non hanno avuto riconosciuti i requisiti per un soggiorno regolare e si sono allontanati.

Leggendo i giornali gesti di solidarietà si contrappongo-

no a lamentale e alle voci di chi esprime un forte malcon-

tento: come descriveresti l’atteggiamento dei

Biellesi di fronte al problema?

Purtroppo il fenomeno migratorio porta con sé una serie di

paure che contrappongono le persone e anche una valanga

di disinformazione. Nella pratica però riscontro una grandissi-

ma solidarietà nei confronti di chi è costretto a vivere situa-

zioni disagevoli, ma anche moltissima apertura nel momento

in cui si viene davvero a contatto con le persone. Le paure

sono sempre frutto della non conoscenza. Quando si vuole

uscire dalla propria casa, da Facebook o dalla mera lettura

delle polemiche dei giornali, e si incontra la persona, chiun-

que sia, con la sua storia, il suo carattere e i suoi sogni e

progetti, normalmente i muri cadono.

Ci sono stati profughi respinti? Sono scelti in base a qualche criterio? Se si, quali? Tutte le persone che arrivano in Italia coi “barconi” o via terra attraverso la “rotta balcanica” fanno la domanda di asilo perché è l’unico modo per rimare regolari nel Paese non essendoci possibilità di entrare regolarmente in maniera diversa. Non tutti però hanno i requisiti per essere riconosciuti come rifugiati. In base alla Convenzione di Ginevra e ad alcuni trattati europei può ottener un permesso di soggiorno chi ha il giustificato timo-re di essere perseguitato nel proprio paese di origine per motivi di razza, sesso, etnia, opinione politica o nel suo paese non gode di tutti i diritti democratici che vi sono qui. Un permesso viene anche dato a chi fugge da guerre o conflitti generalizzati oppure da situazioni di tensione anche locali che non coinvol-gono tutto il Paese di provenienza. Ogni persona viene ascolta-ta singolarmente (non vi sono giudizi sui Paesi di origine ma sulla storia personale) da una Commissione territoriale che conosce molto bene la situazione nel paesi di origine attraverso i rapporti COI (country of origin information) e giudica sulla veri-dicità delle storie. Per questo il lavoro più importante che deve essere fatto da chi gestisce l’accoglienza è la raccolta delle storie e la preparazione alla Commissione. La maggior parte delle persone ottiene un permesso di soggior-no in seguito alla relazione della Commissione: lo scorso anno il 61%. Chi viene diniegato ha possibilità di fare ricorso ad un tribunale ordinario e circa la metà di loro (in base all’esperienza perché i dati ufficiali non ci sono essendo riferiti a tantissimi tribunali in Italia) ottiene un permesso di soggiorno. Purtroppo chi non ha i requisiti si troverà nella situazione di dover lasciare il Paese. Sappiamo poi bene che le persone non vengono “rimandate al loro Paese” perché molto spesso prive di documenti e poi non vi sono accordi coi Paesi di origine. Quindi quel che capita è che rimangono a girovagare in Europa da irregolari finendo preda dei peggior sfruttatori. E tutto ciò è un assurdo a maggior ragione dopo l’investimento anche di tipo economico che il no-stro Paese sta facendo per integrare le persone trovandosi poi una parte di loro senza la possibilità di restare regolarmente.

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Alle persone piene di sé preferisco quelle piene di se.

Numero 1 – Ottobre 2015 13

La Ragnatela

A chi non "frutta" almeno 35 € viene rifiutata l’accoglien-

za?

Nessuna persona “frutta” soldi, ma vengono riconosciuti i

famosi 35euro per gestire i servizi di accoglienza. E’ la Pre-

fettura che inserisce le persone, autorizza le strutture e ha la

responsabilità del controllo in quanto la competenza sui ri-

chiedenti asilo è del Ministero stesso. Le persone inserite

nei CAS sono per la stragrande maggioranza persone

“sbarcate” in Sicilia che vengono smistate in tutta Italia se-

condo un piano di redistribuzione. In questi ultimi due mesi

in particolare però a Biella abbiamo riscontrato un forte

aumento di arrivi di persone “via terra” che fanno domanda

di asilo sul nostro territorio e che finché non trovano posto

nei Cas restano fuori dai centri di accoglienza. Abbiamo

contato ad oggi circa un centinaio di persone per lo più da

Pakistan e Afghanistan.

L’unico servizio di accoglienza per persone senza fissa

dimora (come di fatto sono queste) è il centro di accoglienza

E.Borri che si trova a Biella e ha 20 posti a disposizione

(oltre ad ulteriori cinque posti femminili in Casa Torrione

messe a disposizione da Caritas). E’ facile capire che pa-

recchie persone sono fuori dai “formali” sistemi di accoglien-

za. Quel che sta avvenendo per far fronte a questa situazio-

ne straordinaria è di fatto uno sforzo enorme di solidarietà.

La Prefettura ha autorizzato un sovrannumero praticamente

in tutte le strutture di accoglienza per non lasciare nessuno

a dormire fuori; nonostante questo i posti non sono sufficien-

ti e di fatto è stata Caritas (insieme ad alcune parrocchie a

Biella e al Santuario di Oropa) ad offrire durante la notte un

tetto sotto cui dormire e la cena (ieri notte ospitavamo 40

persone in diverse “case”). Durante il giorno tutte le persone

stanno accedendo alla Mensa Caritas di via Novara con uno

straordinario sforzo dei volontari dell’Ass. La Rete che la

gestiscono, visti i consistenti numeri. E’ stato poi aperto un

ulteriore dormitorio presso la ex sede dell’Atap proprio per far

fronte alla situazione eccezionale.

E’ purtroppo successo che qualcuno abbia dormito fuori qual-

che notte perché non c’erano posti di accoglienza. Questo ha

fortunatamente suscitato scandalo e indignazione. Chi ci ha

accusati di ospitare persone solo se “fruttano” non sa cosa

dice e i numeri qui sopra lo dimostrano il problema è che non

ci si inventa luoghi di accoglienza da un giorno all’altro, oc-

corre trovarli e trovare i volontari che li possano gestire. Evi-

dentemente ogni persona deve poi essere ricondotta all’inter-

no del circuito formale di accoglienza perché gode degli stes-

si diritti degli altri.

Nel nostro territorio sono affidati tutti ad enti senza scopo di lucro? Vi sono 4 realtà diverse ad oggi che gestiscono l’accoglienza. Due sono afferenti al mondo della cooperazione sociale e 2 sono associazioni di volontariato. Sono differenti forme di organizzazione che rispondono a normative diverse e che hanno costi diversi.

Esser senza scopo di lucro non è requisito sufficiente per far bene l’accoglienza purtroppo. Occorre esperienza nel setto-re, la rete territoriale, avere la trasparenza nei bilanci; occorre avere persone competenti che lavorano e contratti di lavoro adeguati, occorre avere anche un radicamento nel territorio perché è elemento importante da un lato per il controllo ma anche per le possibilità di inserimento reale delle persone. Caritas non gestisce nessuna struttura di accoglienza, non “prende soldi” per l’accoglienza, ma collabora con chi garanti-sce questi requisiti.

Ci sono prospettive per accoglierne altri nel Biel-

lese o le tensioni dei giorni scorsi dimostrano che abbia-

mo raggiunto un livello di saturazione?

450 persone su 180mila abitanti significa circa due persone

ogni mille abitanti.

Sono tante o sono poche? Che cos’è il livello di saturazione

di cui spesso si sente parlare?

Io credo che tutto dipende da come viene gestita l’accoglien-

za. Noi stiamo mettendo in pratica un sistema di accoglienza

diffusa, in piccoli numeri, nelle comunità locali, in parrocchia

o in famiglia, di cui nessuno sente parlare e di cui nessuno si

sta lamentando. Le lamentele sono rispetto alle strutture di

accoglienza laddove sono mal gestiti da talune organizzazio-

ni. Nelle strutture di accoglienza con le quali collaboriamo

(Cascina aurora a Cossato, Pollone Occhieppo e Biella) non

abbiamo mai riscontrato problemi o tensioni. Questo dato

significa che è possibile inserire le persone con un basso

impatto e senza far rumore.

Dobbiamo poi avere la consapevolezza che ogni migrante

costruirà il suo futuro dove meglio crede e, come avviene per

noi, sarà poi il mercato del lavoro e le reali possibilità di

inserimento che regolerà i luoghi dove si insedieranno le

persone in maniera permanente. Scopo dell’accoglienza è

quello di portare le persone ad essere cittadini consapevoli

delle loro potenzialità e responsabili rispetto al luogo in cui

vivono e che devono contribuire a migliorare anche

attraverso il lavoro come ognuno di noi. Bisogna invece

evitare sistemi di accoglienza che perpetuano situazioni di

assistenza e che non sono promozionali dell’autonomia delle

persone.

Sara

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D a un po' di tempo anche nelle no-stre zone, più

precisamente a Cossato, Zimone, Trivero e Pray, sono arrivati alcuni ragazzi proveniente dall'Africa e dal Pakistan. Un segno che il fenomeno che negli ultimi anni ha acceso di-battiti in campo politico e sociale in tutt'Italia, ovvero l'accoglienza di rifugiati, ci riguarda da vicino.

Abbiamo intervistato I-kram, una ragazza di 5E che ha deciso di impegnarsi un po-meriggio a settimana per insegnare italiano a dei profughi.

Come mai lo hai fatto?

L’argomento mi ha, toccato, tanto che ultimamente ho letto di tutto sulla questione e ho visto come è facile guardare a que-sta situazione, così delicata e complessa, come se fosse una partita di calcio dove o si tiene per una squadra o per l'altra: quando uno si informa scopre che nelle nostre discussioni neppure usiamo i termini giusti mischiando un po’ tutto e per noi rifugiato, profugo, immigrato e clandestino diventano sino-nimi. Una grande confusione, opinioni fondate su approssima-zioni e stereotipi se non su vere falsità.

Come hai deciso di impegnarti?

Ho visto, a fianco della superficialità, gente pronta a darsi da fare per l’accoglienza: sono persone che vanno oltre le prime reazioni e si ricordano che i cosiddetti rifugiati non sono merce da scaricare da un posto all'altro per lucrarci sopra, bensì persone con i loro problemi e i loro bisogni così mi sono offer-ta di partecipare ai loro progetti.

Dove e in che ambito?

Lavoro con ragazzi ospiti a Trivero e di Pray e ora sono impe-gnata ogni lunedì pomeriggio per insegnare a quest'ultimi la

lingua italiana. Ho imparato a conoscerli e ho capito che i problemi sono tanti perchè le loro situazioni non sono ben definite, molti hanno dovuto separarsi dai loro cari duran-te i numerosi spostamenti in territorio italiano e non man-cano complicazioni da parte dell'associazione che li gesti-sce. Fra di loro sono un bel-lissimo esempio di conviven-za tra diverse religioni e culture nella stessa casa (dove stanno anche molto

stretti!); ognuno di loro con il proprio carattere, le proprie idee e il proprio vissuto dietro le spalle. Ragazzi giovani con sogni e speranze per un futuro migliore ma che sicuramente non rispecchiano per nulla gli stereotipi che alcuni individui voglio-no portare avanti per forza. Hanno tantissima voglia di impara-re, di poter fare qualcosa per essere utili alla società e fortu-natamente da due settimane la legge è cambiata: ora posso-no cominciare a fare volontariato da subito, mentre prima potevano fare qualcosa solo dopo 6 mesi dal loro arrivo in Italia.

Che impressioni ne hai ricavato?

Stare in loro compagnia è per me un'opportunità per sfatare andare oltre gli stereotipi e per crescere attraverso la comuni-cazione e il dialogo che si creano: soprattutto è un’occasione per conoscere nuove persone con le loro storie e le loro tradi-zioni. Ribadisco che la situazione in generale è molto compli-cata e servirebbe più spazio per parlarne ma, dopo fiumi di parole spese su quest'argomento, quando ci si mette in gioco si vedono le cose in modo diverso. Accogliere non è un servi-zio, ma un’occasione di scambio reciproco che fa crescere l'anima delle persone. Si impara, tutti, a guardare oltre ai con-fini della propria terra scoprendo di essere abitanti del mondo prima che cittadini del proprio paese.

Quando dico che penso alla grande sto parlando della birra alla spina.

Numero 1 – Ottobre 2015 14

La Ragnatela N

on lontani dalla città di Timbucktu (Mali) vivono il pastore Kidane con sua moglie Satima e la figlia Toya. Riusciranno a non farsi influenzare da quel

fanatismo religioso sempre più invadente oppure anche loro avranno a che fare con il gruppo, a metà strada tra l’armata Brancaleone e la più spietata cellula jihadista, pronto a discu-tere per ore con l’Iman del luogo convinto che il Corano sia dalla sua parte. Nel frattempo… Kidane, Satima e Toya vivo-

no sempre più nascosti nella loro oasi fuori dal tempo, tra chiacchiere, bevute, giochi e atti di generosità. Kidane stima il piccolo guardiano di buoi Issan al punto da volergli donare

parte del suo bestiame. Il film di Sissako è semplicemente

ipnotico. Siamo così alieni a quei linguaggi, paesaggi e usanze da rimanere letteralmente incantati di fronte alla

bravura degli attori, alla potenza dei personaggi e alla bellez-za dei paesaggi. C’è un’angoscia che cresce costante. Un

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La gente va in montagna per ossigenarsi i polmoni... ma cosa ci faranno con i polmoni biondi?

Numero 1 – Ottobre 2015 15

La Ragnatela

Khadjia

senso della tragedia immi-nente. Eppure, il regista è bravissimo a identificare le crepe di umanità e buon senso anche tra i jihadisti apparentemente più duri e puri. Il film di Sissako è sta-to presentato con successo in Concorso al Festival di Cannes 2014 e, nel febbraio

2015, era nella cinquina per Mi-glior Film Straniero alla 87esima edizione degli Oscar del febbraio 2015.

(Continua da pagina 14)

P assiamo la nostra adole-

scenza a idolatrare perfetti

sconosciuti a cui ci sentia-

mo più legati che al nostro com-

pagno di banco. Seguiamo le vite

dei nostri idoli sui social, ma ne

siamo esclusi. Non sappiamo

nulla di loro, se non quello che

loro stessi decidono di rendere

pubblico. Avremmo mille do-

mande da fare, ma ci sentiamo

troppo piccoli, troppo lontani,

troppo poco importanti per poter-

ci permettere di porle.

Ma mi hanno detto che tentare

non costa nulla, che in fondo non ho nulla da perdere, semmai

qualcosa da guadagnare.

Un ragazzo speciale ha scritto che “se vuoi arrivare lontano, devi

avere il coraggio di perderti”.

Allora ho preso in mano il mio telefono è ho fatto una cosa sem-

plicissima, ho ripetuto un’azione che facciamo migliaia di volte

al giorno: ho scritto un messaggio. Solo che, per la prima volta, è

stato un messaggio coraggioso, di quelli a cui nemmeno ti aspetti

che il destinatario risponda, e se poi risponde ti senti la persona

più felice del mondo.

Ho scritto ad Antonio Dikele Distefano, un semplice messaggio

indirizzato al suo profilo facebook, e nel giro di tre minuti mi ha

risposto, dimostrando di essere quel ragazzo semplice e sincero

che mi era sembrato di vedere dietro le pagine del suo romanzo

“Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?”

Antonio ha ventidue anni ed è nato a Busto Arsizio da genitori

angolani, insieme ai quali si è trasferito a Ravenna quando anco-

ra era bambino. Italiano, ma trattato troppo spesso da straniero,

Antonio è cresciuto e ha vissuto tante esperienze, parte delle

quali ha voluto condividere nel suo romanzo.

Nel suo libro ci racconta la sua

prima vera storia d’amore, osta-

colata dalla madre di lei che

vedeva un pericolo nel suo esse-

re “nero”. Ma intorno a questa

storia si addensano una quantità

non irrilevante di altri racconti,

piccoli scorci di vita quotidiana

passata e presente, dettagli, ri-

cordi di amicizie finite e pezzi di

quelle ancora presenti. Nelle

pagine del suo romanzo ci sono

diverse ragazze, alcuni amici, la

famiglia di Antonio e Antonio

stesso, visto dal di dentro, con i

suoi sentimenti messi a nudo.

Ma quanta storia c’è dietro ad un ragazzo così giovane?

Tanta, senz’altro tanta. E sono felicissima che mi abbia risposto,

nei ritagli di tempo trovati durante la presentazione del suo ro-

manzo al salone del libro di Bruxelles, che si sta svolgendo pro-

prio in questi giorni.

So che prima di scrivere il tuo romanzo hai portato avanti per

diversi anni il progetto “primavera araba”, potresti parlarce-

ne?

(a questa domanda ho risposto tante volte ahahah)

Allora, io e Nizar abbiamo iniziato ad andare nelle scuole tre

anni fa, perché volevamo portare il nostro pensiero a chi era più

giovane di noi.

Il nome si ispira alle rivoluzione avvenute nei paesi arabi.

E di cosa parlavate durante questi incontri?

Andavamo a parlare di discriminazione e comunicazione. Spie-

gavamo ai ragazzi che la differenza è un vantaggio.

Il contatto che ho instaurato con i ragazzi nelle scuole mi ha

senz’altro aiutato quando si è trattato di far conoscere il mio

libro, perché tornati a casa dopo gli incontri cercavano il mio

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nome su internet e scoprivano del libro, e magari lo leggevano

anche.

Come ti è venuto in mente di scrivere un libro, e come hai scel-

to di cosa parlare?

Ho iniziato a scrivere perché volevo raccontare la storia mia e

della mia ex in un libro.

Gli argomenti non li ho scelti, li ho vissuti.

Ho scritto un libro anche perché ho vissuto una situazione di

discriminazione dal momento che non potevo stare con una ra-

gazza italiana, perché sua madre mi odiava.

E quando ho pubblicato il libro, mi sono reso conto che erano

tantissime le persone che vivevano la mia stessa situazione, però

diversamente. Io penso che la scrittura sia educazione, in quanto

ciò che leggiamo contribuisce attivamente a formare ciò che

siamo.

Come sei riuscito a far pubblicare il tuo scritto?

Io mi sono auto pubblicato. Ho scritto il libro e l’ho messo su

internet, ha ottenuto un buon successo e Mondadori ha deciso,

qualche mese dopo, di pubblicarmi.

Era la mia unica chance.

Ti aspettavi una tale ondata di successo? E come si è tradotto,

appunto, questo successo nella tua vita quotidiana? Cosa è

cambiato per te dopo che il libro è stato pubblicato da Monda-

dori?

No, non me l’aspettavo. Non è cambiato nulla da prima, ora vivo a Milano, solo quello. Ma per il resto è tutto come prima, però sorrido un po’ di più. Essenzialmente per me è cambiato che ora nella vita faccio lo scrittore. Ora che hai realizzato il tuo sogno di diventare uno scrittore,

qual è il tuo “nuovo grande sogno”?

Il mio più grande sogno è quello di diventare padre e che mio

figlio sia felice e possa realizzare i suoi sogni.

Un sogno veramente grande per un ragazzo così giovane, ma non posso che augurargli il meglio, se lo merita.

Avrei tante altre domande per Antonio, e spero che un giorno potrò fargliele di persona, ma queste sono le uniche a cui ha avuto tempo di rispondere. È molto occupato, e sono davvero felice che abbia trovato del tempo da dedicarmi. Non credevo che sarebbe successo, che gli avrei parlato, che mi avrebbe ri-sposto.

Lo ha fatto, potrebbero farlo tutti i vostri “idoli”. Tentate, scrive-te, abbiate il coraggio di perdervi, arriverete lontano.

Alice

Q uasi quaranta ragazzi, provenienti da Italia, Serbia, Turchia ed Un-

gheria, uniti dalla voglia di cono-scere cibi e tradizioni differenti dai propri, intenzionati a trascor-rere dieci giorni tra zanzare e divertimento hanno vissuto nella nostra scuola nei giorni più caldi di luglio. Io ho avuto la fortuna di poter essere una dei partecipanti allo scambio “Becoming EATa-lian”. È stato grazie alla lingua inglese che ho potuto comuni-care e conoscere nuove culture. L’inglese è, infatti, il ponte tra persone e nazioni che hanno linguaggi lontani tra di loro. Ri-cordo come fosse ieri le serate passate a bere litri di succhi di frutta, le ormai famose “love stories”, la discoteca in aula ma-gna, le notti trascorse sui materassi della palestra… La lingua inglese è stata il veicolo per la nostra esperienza, ha aperto le porte di Paesi a noi quasi sconosciuti e ci ha permesso di guardare ad un orizzonte più ampio.

Devo ammettere che, almeno per me, all’inizio dello scambio parlare inglese non veniva molto naturale, dovevo pensare e ripensare prima di riuscire a pronunciare una frase di senso compiuto. Queste difficoltà con l’andare dei giorni sono svani-te, riuscivo a comunicare senza risultare tentennante ed insi-

cura. L’inglese che durante i nove mesi di scuola impariamo era la via per accordarci sulle ricette (alquanto strane) che abbiamo inventato conciliando le diverse culture culinarie, era la via per presentare fieramente i nostri Paesi nelle serate a tema e per stringere rapporti che, nonostante le distanze, ancora adesso manteniamo vivi.

“Becoming EATalian” mi ha per-messo di capire l’importanza dell’inglese nel mio presente, ma anche nel mio futuro. L'inglese, infatti, mantiene il suo status di lingua più conosciuta ed utilizzata nel mondo, nonostante la crescita di importanza della Cina, poiché, diciamocelo, per le persone che non parlano il mandarino è piuttosto difficile im-parare i caratteri cinesi. La conoscenza dell'inglese è ormai un requisito fondamentale nel mondo del lavoro. Sia che noi in-tendiamo trasferirci all'estero, sia se noi vogliamo restare in Italia, l'inglese è la chiave per comunicare con il mondo.

Marta

Stando a quanto afferma un recente studio, i maschi non pensano sempre al sesso. Poi però, un giorno, compiono 13 anni.

Numero 1 – Ottobre 2015 16

La Ragnatela

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Greta

Umberto Kadmon

E alla fine, arriva quel fatidico giorno: di colpo, pare che il cielo ti crolli addosso, che il sole venga cacciato da orrende nubi tetre, tutte le aspettative vanno in frantu-

mi, tutto sembra cambiare in fretta, troppo in fretta, lasciando-si dietro quell’ amarezza che ti brucia dentro.

Di che giorno parlo? Varia di anno in anno. Ad esempio, que-st’anno era il 14 settembre. L’inizio della scuola!

Ma dai, drammi a parte, si può dire anche che quel particolare giorno è l’inizio di una nuova avventura, no? Pensate: ragazzi di quinta che già pensano a quando se ne andranno che si

incrociano con primini spaesati e scombussolati, che vagano senza meta per i corridoi della scuola, con l’aria sbigottita. Insomma, destini e vite che si incrociano!

Non si può contestare, un nuovo anno ha inizio! Va vissuto appieno, affinché ne rimanga impresso nei nostri animi un fantastico ricordo…

S alve a tutti, carissimi lettori.

E’ da un bel po’ che non sentite mie notizie, vero?

Voi, cari miei amici, siete la ragio-ne che mi spinge a raccontare queste storielle che mi invento il venerdì sera, quando non ho nulla da fare. E siete anche la salvezza di mia zia, che a 89 anni ancora non vede l’ora di ascoltare le mie teorie complottistiche, tanto che ultimamente ha deciso di mettersi le cuffiette ed ascoltare la musica, mentre io gliele racconto (per ricreare l’atmosfera giusta, o al-meno così afferma).

Ma parliamo di cose serie: gli Illuminati.

Come ben sapete, essi sono fra noi, dall’alba dei tempi. Sup-portano le Forze del Male e ordiscono fitti complotti contro i cittadini innocenti, con il fine ultimo di arricchirsi.

Come difendersi? Informazione, ragazzi, informazione. Non ascoltate i telegiornali, non leggete il quotidiano, non andate a scuola. Ascoltate me, che vi dico le cose come stanno.

No, aspettate, a scuola forse è meglio che ci andiate. Si, forse è meglio…

Ma ritorniamo a noi. Negli ultimi tempi i nostri amici Illuminati si sono palesati più della norma nel vostro liceo. Liste d’istituto che nel nome hanno un chiaro riferimento alla setta, altre liste che si propongono di plasmare la mente degli elettori. Nuovi professori dall’aria sospetta, Vecchi professori dall’aria ancora più sospetta. Strani piccoli individui che la gente usa chiamare “primini” si aggirano con aria furtiva per i corridoi, sembrano smarriti e nel vagare a caso per la scuola seguono un moto browniano.

Moto browniano… Browniano… Robert Brown… Brown… Il colore marrone… Marrone… 7 lettere, 3 vocali e 4 consonanti… 7 3 4 … A p p l i c a n d o l a numerologia…

Non notate nulla di strano??

Perché secondo me non c’è proprio nulla di particolare. Ma procediamo.

Stavo dicendo che nel vostro liceo la situazione è critica. Co-me migliorarla? Non sarà affatto semplice, ragazzi.

Il male offre sempre la via più breve, economica in termini di risorse, facile. Ma è anche una via che non porta a nessuna soddisfazione, porta solo a un vuoto che è destinato, coll’andare del tempo, a diventare sem-pre più buio e profondo. E tanto più si scende, tanto più è difficile risalire, cadendo sempre più in basso, guardando la luce della superficie che si rimpicciolisce man mano che si procede nella discesa verso le tenebre. A voi la scelta, amici miei.

Ora vi devo lasciare, i muffin stanno bruciando. E quando un muffin brucia, nel mondo un desiderio di un bambino innocen-te si frantuma.

Nel contempo mi sono ricordato che Brown era un Illuminato. Coincidenze? Io non credo.

Un abbraccio.

Una bambina impiega due anni per imparare a parlare. Una donna impiega tutta la vita per imparare a tacere.

Numero 1 – Ottobre 2015 17

La Ragnatela

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E' inutile, le nostre debolezze sono più forti di noi.

Numero 1 – Ottobre 2015 18

La Ragnatela

indovinello 1: Per arrivare fino al sole ce ne sono voluti 14. Di cosa?

Indovinello 2: Se non è l’indomani di lunedì o il giorno prima di giovedì, se

domani non è domenica, se non era do-menica ieri e dopodomani non è sabato,

e se il giorno prima di ieri non era merco-ledì, che giorno è?

Indovinello 3 La risposta a

(3x3-2)x4-5+1=

Per quanto possa sembrarti strano è 4!

Provate a consultarvi con un docente di matematica e vedrete che è giusto.

Indovinello 4 Qual è quella cosa che non è dura, ma che può bucare una cosa

molto dura?

9 3 4 2 3 2 9 8 2 4 7 8 1 4 9 3 5 7 2 1 8 3 1 2 4 8 2 9 3 4

Bertotto: fate questi esercizi per martedì, tanto abbiamo

l'ultima ora e potete copiarli all'intervallo.

Jacopo: non ho portato il libro giusto, mi sono sbagliato...

Bertotto: ...si, a nascere!

Zin: (ora di Promessi Sposi) Che cos’è un agone (sfida)?

Un ago molto grande.

Ora di Sociologia, spiegazione sulla differenza tra immi-

grati ed emigrati.

Linda: Ma gli uccelli cosa sono: immigrati o emigrati?

Baradel: Delivery driver cosa significa

Valerie: quello che fa le consegne… come si dice… fac-

chino… no, facchino è quello dei morti.