Libro P.de Santis - Salvare l'Europa - Uscire Dall'Euro

download Libro P.de Santis - Salvare l'Europa - Uscire Dall'Euro

of 160

Transcript of Libro P.de Santis - Salvare l'Europa - Uscire Dall'Euro

  • freewriters III

  • Salvare lUnione eUropeaBeppe De Santis

    liqUiDare leUro

  • Beppe De Santis, Salvare lUnione europea. Liquidare leuro

    ISBN: 978-88-98351-22-0

    Tutti i diritti sono riservati. vietata la riproduzione anche parziale.I diritti di traduzione, di adattamento e di riproduzione, totale o parziale e con qualsiasi mezzo (com-presi i microfilm e le riproduzioni fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    Copyright 2013 edizioni arianna di Arianna AttinasiVia Zefiro, 1 - 90010 Geraci Siculo (Palermo)[email protected]

    www.edizioniarianna.itwww.facebook.com/EdizioniArianna

    Stampa: Universal Book srl, Rende (Cs) - Italia

    Prima edizione italiana: settembre 2013

    freewriters3. Salvare lUnione europea. Liquidare leuro

    Collana diretta da Antonio De Santis

    Il volume stato concepito e elaborato con il prezioso contributo del Consiglio scientifico del centro studi Me.De.a: Arianna Attinasi, Pietro Attinasi, Roberto Caggia, Antonio De Santis, Marco Giaconia, Claudio Giugno, Rossana Interlan-di, Sebastiano Muglia, Francesco Nicoletti, Alfonso Sciangula, Angelo Sicilia, Lucenzo Tambuzzo, Beppe Vicari.

    Un ringraziamento particolare va allintero gruppo fondatore del movimento dei Meridionalisti Italiani.

  • Pietro Attinasi Presentazione

    CaPItolo 1 Per salvare lUnione europea occorre liquidare leuro1.1. La morsa autodistruttiva delleuro; 1.2. Lideologia della convergenza contro la realt della divergenza; 1.3. Dieci anni - 2003/2013 - di dilatazione della diver-genza; 1.4. Gli straordinari benefici a favore della Ger-mania e dellEuropa mitteleuropea con un euro pi debo-le del marco e pi forte delle vecchie valute mediterranee; 1.5. La Germania mercantilista contro gli altri partner della UE e delleurozona; 1.6. Il sistema euro contribu-isce in modo determinante a svuotare e delegittimare la politica e la democrazia; 1.7. Il fallimento senza appel-lo della politica di austerit; 1.8. La BCE: una ban-ca centrale dimezzata, ma unico soggetto di comando in Europa, senza alcuna legittimazione democratica; 1.9. La mistificazione moralistica del rapporto contrattuale tra creditori e debitori; 1.10. Il fallimento dei tentativi di forzare il dispositivo consolidato delleurozona, con la condivisione del debito pubblico e con gli eurobond, se-condo il modello americano delle origini; 1.11. Il nodo scorsoio delleuro programmato e destinato a stringersi ulteriormente; 1.12. Le 5 alternative possibili; 1.13. LI-talia pu far saltare il banco delleuro: un enorme potere contrattuale; 1.14. Rompere la gabbia delleuro per bat-tere la finanza speculativa globale e ripristinare lecono-mia sociale di mercato; 1.15. Noi mediterranei.

    indice

    9

    15

  • CaPItolo 2. la strategia generale del neomeridionalismo nelle-poca del dominio della finanza globale. Finanza globale, Europa/Euro, nuovi termini della questione meridionale. 2.1. Il primo punto, di partenza e di attacco, deve esse-re quello contro la finanza globale contemporanea; 2.2. Orientamenti e direttrici programmatiche e dazione; 2.3. Il secondo punto di attacco deve essere a livello della Unione europea e delleurozona; 2.4. Il terzo punto di attacco a livello nazionale; 2.5. La strategia neomeridio-nalista va incardinata in questa strategia globale.

    CaPItolo 3. la nuova mappa geoeconomica e geopolitica mon-diale nellepoca del dominio della finanza globale-speculativa 3.1. Sotto il tallone del capitalismo finanziario globa-le; 3.2. La crisi del 2008-2012 una crisi sistemica del capitalismo finanziario; 3.3. La resa dei conti di trenta anni di globalizzazione selvaggia; 3.4. La finanza globa-le domina il mondo; 3.5. Derivati, titoli tossici, la mol-tiplicazione dei pani e dei pesci; 3.6. Il sistema del boom e della crisi; 3.7. La crisi, non come eccezione, ma come regola; 3.8. Le dieci crisi che hanno cambiato il mondo; 3.9. I cinque movimenti dellimbroglio globale; 3.10. Loligarchia finanziaria comanda sulla politica; 3.11. La finanza globale egemonizza la cultura, limmaginario collettivo e i mass-media; 3.12. Gli spazi di libert contesi del web e dei social network; 3.13. La nuova mappa geo-economica mondiale; 3.14. La nuova mappa geopolitica

    41

    55

  • e geostrategica mondiale. Il declino del predominio ame-ricano; 3.15. I perdenti, gli esclusi, gli ingabbiati; 3.16. Mondo arabo e Medio Oriente; 3.17. Il nuovo ciclo di rivolte sociali, democratiche e rivoluzionarie nel mondo del 2011, a partire dal mondo arabo; 3.18. Una svolta epocale: il contagio delle rivolte e delle rivoluzioni arabe invade lEuropa e lOccidente, e altre parti del mondo; 3.19. Rivolta contro le oligarchie politiche, le caste e le cricche al potere; 3.20. Che fare? Nellepoca del dominio della finanza globale?

    CaPItolo 4. Il profilo sconvolgente del finanzcapitalismo 4.1. Ricchezza reale e denaro in giro per il mondo; 4.2. Componenti dello sviluppo patologico del finanzcapitali-smo; 4.3. Le tre grandi componenti del finanzcapitalismo (FC); 4.4. Eccesso della leva finanziaria; 4.5. I prodotti finanziari complessi, strutturati e sintetici sono pro-dotti incontrollabili e inconoscibili; 4.6. I prodotti della finanza ombra; 4.7. Una finanziarizzazione totalitaria del mondo; 4.8. Rendimenti pretesi dal finanzcapitali-smo; 4.9. Compensi folli per dirigenti e operatori del si-stema finanziario, a partire dalle banche dinvestimento: stipendi, bonus, opzioni; 4.10. I dieci modi di operare del finanzcapitalismo; 4.11. I quattro difetti strutturali della nuova architettura finanziaria mondiale; 4.12. Modelli teorici e culturali del finanzcapitalismo; 4.13. peggiorata la distribuzione globale del reddito; 4.14. Quattro spiegazioni della grande crisi del 2007-2008; 4.15. Altri squilibri strutturali del finanzcapitalismo; 4.16. I costi umani della crisi globale del 2007-2008;

    77

  • 4.17. Le diseguaglianze economiche globali; 4.18. La riforma delle 4-5 dimensioni critiche del sistema finan-ziario globale: dimensioni, fondamenti, complessit, con-tagio/vulnerabilit); 4.19. Il circolo vizioso

    CaPItolo 5. Note per uno schema di strategia e di programma di movimento5.1. Sospensione e liquidazione della politica di austerit e del sistema euro; 5.2. Reddito di cittadinanza; 5.3. Ri-pristinare e praticare lobiettivo della piena occupazione e varare un piano transitorio per il lavoro; 5.4. Rilanciare lo stato sociale di qualit e la dignit del lavoro pubblico; 5.5. IItalia, una repubblica federalista, coesa, competiti-va e autorevole nel mondo, in Europa e nel Mediterraneo. LItalia delle grandi autonomie; 5.6. Le regioni a statu-to speciale: dallautonomia speciale alla piena sovranit; 5.7. Riportare la sovranit al popolo sovrano. Riequili-brare il rapporto tra democrazia delegata e democrazia diretta deliberativa. Integrare gli spazi della web-demo-crazia; 5.8. Il suicidio della politica nella seconda repub-blica: la giustizia sociale sostituita dal giustizialismo

    Daniele Basciu Postfazione

    Bibliografia minima

    Nota biografica dellautore

    111

    149

    153

    155

  • 9Un certo Carlo Azeglio Ciampi chiam Berlinguer e gli disse che, se si fosse andati avanti con il discorso sulla mone-ta, tutti i figli della nomenklatura comunista che stavano ne-gli uffici e negli studi delle banche sarebbero andati a casa.

    Chi parla Nino Galloni, ex funzionario del ministero del bilancio, il quale allinizio degli anni 80 dello scorso secolo, su incarico di una parte della Dc, tentava di pren-dere contatti con il Pci per vedere se era possibile una li-nea di politica economica e monetaria differente da quel-la accettata dall establishement della stessa sinistra demo-cristiana e capire se nel Pci qualcuno fosse daccordo.15 La linea accettata dallestablishement era stata dettata dal Fondo Monetario Internazionale ed era quella di toglie-re agli stati la sovranit monetaria, costringendo gli stessi a ricorrere al prestito bancario privato per il loro fabbiso-gno di cassa, mediante la sola emissione di titoli di stato. Grazie alla corruzione del quadro politico, con la messa a tacere anche della sinistra cattolica, socialista e comunista, il ministro Beniamino Andreatta nel 1989 pot togliere al Ministero del Tesoro lesclusiva di emettere la lira, moneta

    15 cfr. www.affaritaliani.it/economia/e-gli-economisti-della-mmt-si-ritrova-no-a-rimini-in-un-convegno-organizzato-dal-giornalista-paolo-barnard.html

    presentazionePietro Attinasi

  • 10

    nazionale che venne da allora, ma solo per un paio danni, stampata dalla Banca dItalia, nelle more dellentrata in vi-gore delleuro, la cui competenza sarebbe stata assegnata alla Banca Centrale Europea (Bce), per effetto del Trattato di Maastricht. Aldo Moro ci aveva gi rimesso la pelle, assassi-nato 14 anni prima.

    Cos nacque leuro, moneta, che mai va confusa con lEu-ropa, per il semplice fatto che non tutti gli aderenti allU-nione lhanno adottata. Contrarie ne erano le menti pi illuminate, quelle che paventavano limpoverimento della popolazione, con la perdita della possibilit perfino teorica della piena occupazione, garantita invece dalle politiche keynesiane, pienamente accreditate nel campo democratico. E mentre il coraggioso Nino Galloni combatteva la buona battaglia nei palazzi del potere, il popolo gi soffriva:

    Bella Europa! Bella Europa, verrai per noi come un tale Giuseppe Garibaldi che ci illuse? No, non ci illudiamo.Ma Cristo, Cristo non si arrabbiava mai? E non fu Lui a rovesciare i banchi della Borsa nel Tempio di Gerusalemme?

    Sono questi i versi finali della poesia Bella Europa che d il titolo alla raccolta da me pubblicata per la Coop editri-ce Antigruppo Siciliano, Trapani, Palermo, New York, nel 1989, con prefazione di Nat Scammacca. Vi si racconta di

  • 11

    una epica discussione tra braccianti forestali e pastori gerace-si nella sede di un patronato sindacale nell attesa che tocchi il turno della compilazione della pratica per la miseria della disoccupazione o per il contributo dei vitelli.

    I protagonisti sono poveri, categoria umana il cui nu-mero di appartenenti, con lintroduzione dell euro, non ha fatto (e non fa) altro che aumentare inesorabilmente.

    Siamo in Sicilia, Sud Italia, Sud Europa. Luoghi del Me-diterraneo, in uno dei quali, la Grecia, proprio mentre scrivo questa breve nota, si assiste al manifestarsi della felicit del governo tedesco per i licenziamenti di ventimila impiegati statali, operata dal legislatore, che ovviamente prende ordi-ni, secondo trattato, da Bruxelles, se non da Washington.

    In materia economica e monetaria infatti la sovranit non appartiene pi ai singoli stati dellUE, ma alla sua Com-missione da non confondere, per carit, con quella presie-duta un tempo da Tot Riina. Commissione nella quale la posizione del governo della Germania tenuta nella mas-sima considerazione, visto che, come molto bene dimostra De Santis, in realt la politica monetaria europea altro non che uno strumento per garantire la restituzione dei prestiti speculativi ai creditori tedeschi in primo luogo.

    Chi sono oggi i ricchi? Chi svolge oggi il ruolo una volta svolto dai latifondisti e dai capitalisti, contro i quali a partire dalla rivoluzione francese si sono battuti negli due secoli i poveri, le masse di braccianti senza terra e di proletari del Sud e del Nord, guidate da quelle organizzazioni politiche e sindacali che dette di sinistra?

    Chi sono oggi i padroni del vapore? Leggendo questo agile volume, che risulta un paziente e

    generoso atto di amore per il prossimo fraterno, attraverso

  • 12

    il suo interminabile fluttuare di numeri, in valori assoluti e in percentuali, viene fuori la risposta alla domanda: sono gli appartenenti alllite mondiale del finanzcapitalismo, una sparutissima minoranza, nemmeno l1%.

    Quel capitalismo finanziario che spinge spasmodicamen-te chi ha i soldi (ma non necessario averli in proprio, si pu giocare anche e forse meglio con quelli dei poveracci sprovveduti) al continuo aumento della loro privata ricchez-za tramite la speculazione senza freni sui cosiddetti liberi mercati.

    Gli speculatori finanziari si ritengono liberi di agire svin-colati dal sostegno alla produzione dei beni e dei servizi lu-manit e i governi, loro espressione, glielo permettono. Essi daltronde non amano sporcarsi le mani con il lavoro, si disinteressano della piena occupazione, anzi la combatto-no perch (per loro) antieconomica. I loro sono s prodotti, ma solo in senso metaforico: prodotti finanziari, pacchet-ti finanziari, virtuali, immateriali, consistenti sostanzial-mente in numeri da spostare da un conto corrente a un altro della stessa o di altre banche; titoli che conferiscono status-ruoli di disponibilit infinita di poteri, beni, privilegi, incredibili piaceri della vita.

    I ricchi oggi operano con la massima velocit consentita dai nuovi strumenti tecnologici, in un gioco infinito di per-formances numerarie, per aumentare la consistenza dei pro-pri titoli, sia sottraendone ai propri simili, sia creandone di nuovi (e tossici), dal nulla. La differenza sociale, econo-mica, politica si dilata in progressione geometrica. Tutto ci dimostrato in questo libro.

    Una volta cera la Sinistra a proporre la piena occupazio-ne lo stato sociale. Oggi essa di fatto paladina del finanzca-

  • 13

    pitalismo, sorda al keynesianesimo, e a quella versione mo-derna e contemporanea che va sotto il nome di Modern Money Theory, proposta dallamericano Warren Mosler (suo il libro Le sette innocenti frodi capitali della politica economica15), fatta conoscere in Italia dal giornalista Paolo Barnard, animatore di ben due convegni nazionali a Rimini (febbraio e ottobre 2012), e di un magnifico Tour nazionale che ha toccato tutte le regioni italiane, nel mese di giugno 2013, organizzato dai gruppi territoriali MeMmt16 che nel frattempo si sono costituiti in tutta Italia.

    Oggi chi si occupa di combattere il finanzcapitalismo? Chi se ne dovr occupare, con quali conoscenze e compe-tenze? Questo il problema. E Beppe De Santis, con questo libro se ne occupa magistralmente.

    Egli sicuramente sta dallaltra parte, e ama dire con orgo-glio di avere studiato (ma anche un certo Antonio Gramsci, sia detto per inciso, raccomandava di studiare!), studiato centinaia di volumi17, per capire come funziona il finanzca-pitalismo, saperne parlare e organizzare una forza politica efficace per debellarlo!

    A partire dal Mediterraneo, dalle sue grandi Isole italiane dotate di Statuti autonomistici, dalla possibile Macroregio-ne del Sud, attraverso un federalismo solidale che includa il ricco Nord (fino a quando? se tutti i gioielli di famiglia li stanno comprando gli stranieri?).

    Il Mediterraneo non solo sponda nord, da cui comun-que la Germania dista, ma anche sponda sud.

    15 cfr. bibliografia nel testo.16 www.facebook.com/memmt.info.17 cfr. La bibliografia minima suggerita alla fine del volume.

  • 14

    C lEuropa, ma anche l Africa, lAsia. Ci siamo Noi Mediterranei, innamorati di quella che

    mi piace chiamare una seconda navigazione nel mare aper-to del finanzcapitalismo del terzo millennio, oltre quella gi sperimentata come dannosa. Una seconda navigazione che guidi il cammino, come dice Fabio Salviato, Presidente di Banca Popolare Etica, da una finanza rapace ad una finanza che sostiene lo sviluppo dei popoli15.

    Finanza rapace, come rapace si dimostrato leuro, che sta affamando i popoli del sud Europa, tanto da farci con-dividere la conclusione logica dellinformato discorso a cui lautore perviene:

    LEuro, cos com oggi, non pu pi funzionare. La Banca Centrale Europea, cos com oggi, non pu pi

    funzionare. Questa lalternativa: o Stati Uniti dEuropa, pre-sto, prestissimo. Con sovranit europea. O ciascuno Stato nazio-nale costretto a riguadagnare la propria autonomia, la pro-pria piena sovranit. Sovranit statale, popolare, monetaria.

    Tertium non datur.

    15 Horeb, Tracce di spiritualit a cura dei Carmelitani, Barcellona P.G. (Me), 3/2012, pag. 78-83;

  • capitoloper salvare lUnione eUropea occorre liqUidare leUro

  • 17

    1.1. la morsa aUtodIstrUttIva delleUroNellideologia, nel progetto, leuro doveva essere il pro-

    pulsore risolutivo della piena integrazione politica della UE, per gli Stati Uniti dEuropa. Nella realt, leuro diventato il catalizzatore della piena disintegrazione europea. Devastan-te disintegrazione economica, politica, culturale e morale. Mai, dal secondo dopoguerra in poi, gli Stati, i Popoli e i Cittadini europei sono stati cos divisi, tra loro, lacerati, se-parati, dilaniati.

    Il nostro dovere spezzare questa morsa autodistruttiva.

    1.2. lIdeologIa della CoNvergeNza CoN-tro la realt della dIvergeNza

    Leuro doveva essere il motore della piena coesione eu-ropea, cio della progressiva omogeneizzazione economico-sociale e territoriale, della convergenza. Nella realt, la cau-sa prima della divisione, della discordanza, della divergenza. Divergenza di sviluppo, di reddito, di occupazione, di giu-stizia sociale, di equilibrio territoriale.

    Infine, di sovranit, di dignit.

  • 18

    1.3. dIeCI aNNI 2003/2013 dI dIlatazIoNe della dIvergeNza

    Contano i fatti, non le ideologie, gli auspici, il volontari-smo. E i dati dimostrano che dal 2003 fase di pieno funzio-namento del sistema euro al 2013, le diver-genze tra lEu-ropa mediterranea (pi lIrlanda) e lEuropa mitteleuropea, le divergenze economiche e territoriali, anzich attenuarsi, prima (2003-2007), si sono accentuate e, poi (2008-2013), sono esplose in forma di separazione, di secessione materia-le, intollerabile e autodistruttiva.

    A confermare il disastro in corso, si aggiunta unaltra clamorosa evidenza: i Paesi della UE non aderenti alleu-ro (Regno Unito, Danimarca, Finlandia, Svezia, Polonia, etc.), oltrech la Svizzera, hanno registrato mediamente una parabola di crescita o di minor tasso di crisi superiore alla gran parte di Paesi UE aderenti alleuro (Grecia, Cipro, Spagna, Portogallo, Italia, Irlanda, Francia, Slovenia, Slovac-chia, Estonia, etc.).

    Questi due dati rappresentano il fatto oggettivo pi cla-moroso dellavventura delleuro.

    E il fatto pi clamorosamente ignorato almeno fino al 2010/2011 dai cittadini europei, soprattutto dellEuropa mediterranea, e dolosamente rimosso ed occultato dalle li-tes dominanti del Nord e del Sud Europa.

    La crisi globale del 2007/2008 e la crisi delleuro del 2010/2011 hanno poi scoperchiato la pentola.

    E la verit, amara e scioccante, non si potuta pi occul-tare.

  • 19

    1.4. glI straordINarI beNefICI a favore della germaNIa e delleUroPa mItteleU-roPea CoN UN eUro PI debole del marCo e PI forte delle veCChIe valUte medI-terraNee

    Soltanto la Germania ha goduto strutturalmente e ab-bondantemente dei benefici delleuro e, per via mediata e parziale, lEuropa tedesca: Germania, Olanda, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Austria, Svizzera, Ungheria, Slo-venia, Croazia, Lettonia, Lituania, Estonia.

    Inoltre, si sono meglio autotutelati gli 11 Paesi Ue fuori dalleuro. Nel commercio internazionale, la Germania si avvantaggiata di un cambio favorevole con le altre valute concorrenti: il dollaro, lo yen, lo yuan. Essa, soprattutto, si avvantaggiata di un cambio favorevole rispetto agli altri concorrenti interni della Ue e delleurozona, lItalia in pri-mo luogo.

    Ha potuto esportare di pi, usando il sistema euro.Rispetto ad oltre un decennio fa, rispetto alla fase pre-

    euro, la Germania ha goduto di un doppio vantaggio. Il primo vantaggio stato quello di una valuta, leuro, pi

    debole rispetto al vecchio marco, potendo cos esportare di pi nel mondo extraeuropeo ed europeo.

    Il secondo vantaggio consistito nella gabbia nella qua-le si sono trovati rinserrati i Paesi delleurozona, in primis lItalia e gli altri Paesi, in particolare dellEuropa mediterra-nea, Francia compresa. Questi Paesi si sono ritrovati con una moneta leuro pi forte rispetto alle proprie tradizionali monete (lira, franco, peso, etc.): hanno potuto esportare di meno in Europa e nel mondo. E subire di pi la concorrenza tedesca interna e la concorrenza internazionale.

  • 20

    Se guardiamo ai dati sullexport del decennio 2003/2013 dei paesi delleurozona registriamo una inquietante equiva- lenza: la quota di export perduta dai Paesi dell Europa me-diterranea corrisponde esattamente alla quota guadagnata dalla Germania. Nel passato, di fronte a difficolt congiun-turali sul fronte dellexport, i Paesi allora fino al 2000 a sovranit monetaria, tra cui lItalia, ricorre vano giustamente alla svalutazione della propria valuta, recuperando cos quo-te del mercato internazionale.

    Con leuro la sovranit monetaria dei singoli paesi delleurozona stata abolita e requisita. Oggi, lItalia, la Francia, la Spagna non possono pi manovrare sui cambi valutari, n svalutare n rivalutare.

    E senza sovranit monetaria siamo perduti.

    1.5. la germaNIa merCaNtIlIsta CoNtro glI altrI PartNer della Ue e delleUrozoNa

    La Germania, in particolare nellultimo decennio, ha consolidato una strategia geoeconomica e geopolitica di aggressivo mercantilismo cio tutta centrata sullexport competitivo nei confronti e a danno degli altri Paesi partner della UE e, soprattutto, delleurozona. Tale strategia porta alla diretta disintegrazione del residuo di unit europea an-cora sopravvivente.

    La Germania ha puntato tutte le sue chances sullexport, con una politica aggressiva, spietata e senza scrupoli. Altro che politica di coesione e di integrazione! Esportare sempre di pi, a danno dei partners presunti pi prossimi, costi quel che costi.

    Al fine di perseguire tale strategia, la Germania, dopo aver assorbito tra il 1990 e il 2000 lo shock della riunificazio-

  • 21

    ne dei Lander ex-DDR, a partire dal periodo di leadership di Schroeder, ha ri-orientato lintero proprio sistema in senso neo-mercantilista, cio di competizione totale sullexport, abbassando e contenendo i costi interni di sistema, in primis i salari e i prezzi, con lexploit massiccio di lavoro precario e part-time, poi con una cura dimagrante del proprio welfare, ancora con processi diffusi di privatizzazione e liberalizzazio-ne, sotto la copertura di fatto ideologica della lotta sen-za quartiere allinflazione, in modo da rendersi brutalmente competitiva contro gli altri partners, in particolare delleu-rozona. Per la verit, le aspettative erano di segno opposto.

    Ci si aspettava e qualcuno aspetta ancora che la po-tentissima Germania riunificata assumesse la ladership soli-dale della UE e delleurozona. Come? Ponendo la sua enor-me forza tradizionale e riconfermata forza economica, la propria nuova forza demografica e geopolitica a seguito della riunificazione, della nuova oggettiva potenza geopolitica ac-quisita dopo la caduta del Muro di Berlino e della riunifi-cazione al servizio del processo di integrazione europea, fino ad approssimare il sogno-progetto dellEuropa federa-le o degli Stati Uniti dEuropa, assumendo pienamente la leadership, legemonia, con tutti gli onori ed oneri conse-guenti. La Germania ha rifiutato legemonia democratica sullEuropa, la leadership politica quasi naturale, scegliendo il dominio, precisamente il dominio economico, nella for-ma della competizione mercantilistica pi estrema. Con la conseguenza scontata dellattuale disintegrazione della UE e delleurozona. Una scelta egoista e miope, alla lunga au-todistruttiva anche per la Germania stessa. Al contrario, la Germania avrebbe dovuto perseguire e guidare esattamente i valori di solidariet, i principi di convergenza, le politiche

  • 22

    di coesione tanto declamati dalleuropeismo retorico e dai Trattati UE.

    Avrebbe dovuto la Germania individuare e perseguire un punto di equilibrio economico-politico tra i diversissimi Pa-esi della Ue e delleurozona, un fecondo compromesso di interessi, ad esempio, aumentando i consumi interni an-che con adeguato aumento dei propri salari interni per dare spazio allexport nei suoi confronti da parte degli altri partner, ragionevolmente governando un livello funzionale e gestibile di inflazione di almeno 3-4 punti in pi rispetto agli altri partner. Insomma, la Germania dovrebbe esportare di meno e consumare di pi.

    La strategia alternativa allattuale cieco mercantilismo nientaltro di pi di quanto fece lAmerica di Roosvelt nei confronti dellEuropa, e in primo luogo a favore della Ger-mania, nellimmediato secondo dopoguerra. Con il soste-gno finanziario allEuropa distrutta dalla guerra e aprendo i suoi mercati ai prodotti tedeschi ed europei.

    La leadership responsabilit, dare e avere intelligente, condivisione, aperta e severa insieme. Niente di tutto que-sto. Si fatto lesatto contrario. E lEuropa andata a pezzi.

    Sono ancora troppo numerosi coloro che cianciano a vanvera di modello tedesco. Ma di che modello stiamo va-neggiando? Il modello tedesco un modello integralmente, quasi totalitariamente, esportatore.

    Ma, se tutti esportano, chi compra, chi consuma?Il modello tedesco, inteso come modello buono per tutti

    gli altri, non esiste. soltanto il percorso unilaterale tedesco: non replicabile, non generalizzabile.

    Con il modello/non modello tedesco lUnione Europea si spegne e muore. Bisogna dirsi la verit. Anche se amara.

  • 23

    Sotto un profilo pi generale, invece del modello inte-grativo Nord-Sud dEuropa, la Germania con i suoi pi stretti sodali ha scelto il modello disintegrativo Nord-Sud. Contro il modello solidale, ha scelto il modello conflittuale. conflitto tra Nord e Sud dEuropa.

    Da oltre 10 anni in corso una sorta di guerra sotterranea tra il nucleo germanocentrico dellEuropa e lEuropa medi-terranea. Un conflitto non dichiarato, ma spietato. Finora, un conflitto unilaterale del Nord europeo contro il Sud. La guerra stata gestita dai pi forti contro i pi deboli. I quali, forse, neppure ne sono pienamente coscienti. E comunque le vittime sacrificali del Sud, finora, non hanno reagito. Una guerra finora vinta, stravinta, dai pi forti.

    LEuropa del nord contro lEuropa del sud, dunque. E in tale contesto lantica questione meridionale italiana, e la peculiare questione siciliana, lungi dallesaurirsi, diventano storicamente pi drammatiche, urgenti e complesse, se in-cardinate e sussunte nella pi gigantesca ed impressionante questione meridionale euro-mediterranea.

    Le due questioni tornano di attualit in forme pi estreme e complesse allinterno di un campo conflittuale immane, che non solo e prevalentemente quello statale italiano, ma quello europeo e mediterraneo. Il livello della sfida pi alto ed aspro del passato.

    1.6. Il sIstema eUro CoNtrIbUIsCe IN modo determINaNte a svUotare e delegIttIma-re la PolItICa e la demoCrazIa

    Torniamo alleuro e alleurozona. Leuro era destinato, dicevano, ad accelerare la costruzio-

    ne degli Stati Uniti dEuropa. Una volta imboccata la via del

  • 24

    mercantilismo talebano, da parte tedesca, il progetto, gi di per se errato e velleitario, si ritorto nel suo contrario: la integrale disintegrazione europea. Intanto, ben undici Paesi su 28 si sono rifiutati di entrare nelleuro, e alcuni primo il Regno Unito minacciano di fuoriuscire da quel poco di UE ancora resistente. Paesi giganti, come la Polonia, qual-che anno fa agognanti di entrare al pi presto nelleurozona, si guardano bene dal farlo. Oggi, chiaro che la via delleu-ro agli Stati Uniti dEuropa completamente e disastrosa-mente fallita.

    la storia insegna che lo stato batte moneta. Non la moneta che batte, fonda, lo stato.

    Lesperimento euro fallito. Oggi, sia la Ue a 28 sia leu-rozona a 17 non sono n carne n pesce. Le classiche tre sovranit tra loro interdipendenti la sovranit moneta-ria, la sovranit statuale e la sovranit democratica popolare, non sono ben incardinate e funzionali n a livello di UE/eurozona, n a livello si singolo stato nazionale. Siamo in mezzo ad un guado senza approdi alla vista, senza fine, logo-rante e autodistruttivo. Non si pu pi attendere. Il tempo scaduto.

    Abbiamo, oggi, un Parlamento europeo che non un vero Parlamento. Una debole e confusa diarchia tra una Commissione europea e un Consiglio europeo dei capi di governo e di Stato che non un vero governo.

    Una BCE che non una vera banca centrale, paragona-bile alla FED americana e alle banche centrali del Giappo-ne e della Cina. Non c una politica economica e fiscale comune.La legittimazione democratica dellintera armatura della UE e dellEurozona gracile, pessima. Lunico punto di comando resta la BCE, una banca centrale senza Stato.

  • 25

    Legittimazione democratica: zero. Frattanto, gli Stati nazionali delleurozona sono stati

    deprivati della sovranit monetaria. La deprivazione della sovranit monetaria, a sua volta, svuota strutturalmente la sovranit statuale. Lo svuotamento di queste cardinali sovra-nit, a sua volta, abbatte una parte sostanziale della sovranit popolare democratica. questa la vera e strutturale origine della crisi della democrazia e della crisi della politica: con lindebolimento strategico e strutturale dei partiti e la loro delegittimazione, cos lindebolimento e la delegittimazione dei Parlamenti, dei governi, delle istituzioni tutte.

    Se la Politica non incide, o incide poco, sulle grandi scelte economiche che determinano la vita dei cittadini, la Politica si svuota e si delegittima. Cos, pi in generale, si svuota e si delegittima la democrazia. O la democrazia decide sulla vita dei cittadini, o muore.

    N vere sovranit europee, n solide sovranit statuali: cos non si pu continuare. Il sistema euro contribuisce, in modo rilevante, a svuotare e delegittimare la politica e la democrazia.

    1.7. Il fallImeNto seNza aPPello della PolItICa dI aUsterIt

    Siamo cos alla cronaca del triennio orribilis 2010-2013.La risposta delle lites dominanti europee alla doppia crisi

    quella globale esplosa nel 2007/2008 e quella aggiuntiva delleuro esplosa nellestate del 2010 stata, da una parte, linasprimento della politica di austerit a propulsione teu-tonica, in forme ossessive e incrementali, con la contestuale costruzione di una sovrastruttura di governance della crisi molto farraginosa, opaca, per tanti versi indecifrabile e di

  • 26

    dubbia e scarsa funzionalit (cosiddetti Sistemi salva Stati); e dallaltra parte, lattribuzione alla struttura della BCE, della natura strutturalmente autoreferenziale: il ruolo di unica e solitaria protagonista, responsabile degli equilibri monetari, finanziari e bancari dellEuropa e dellEurozona, e di unico baluardo anticrisi.

    La politica di austerit consistita nella liquidazione sistemica del sostegno pubblico alleconomia, nel taglio brutale della spesa pubblica, anche per gli investimenti pro-duttivi; nella debilitazione e destrutturazione sistematica del welfare state, a partire dalle scuole; nello strangolamento fi-nanziario e politico delle autonomie locali; nel conseguente deperimento di tutte le infrastrutture e i servizi pubblici; nella precarizzazione del lavoro; nella svendita di patrimoni pubblici e asset privati strategici ai potenti competitori tede-schi, inglesi, americani, e anche francesi.

    Lausterit, invece di combatterla, ha fatto esplodere ro-vinosamente la crisi. Con il crollo verticale del Pil, delle imprese, del lavoro, dei redditi, del risparmio delle famiglie e dellerosione/demolizione della relativa ricchezza patrimo-niale. Con due generazioni completamente escluse da lavo-ro. Con una classe media quasi scomparsa. Altro che disa-gio sociale, malessere! Miseria, disoccupazione, insicurezza, paura, panico, dolore di massa, ecco la parola giusta.

    Oggi, si ammette da parte delle lites responsabili - che siamo stati precipitati in una recessione prolungata, che equivale ad una forma inedita di depressione (come insegna il premio Nobel Krugman), ad una crisi peggiore di quella degli anni trenta. Ammettono questa verit, 7 anni dopo lesplosione della crisi globale.

    7 Anni dopo! E mentre i Paesi BRICS (Brasile, Russia,

  • 27

    India, Cina, Sudafrica), insieme ad unaltra diecina di Paesi emergenti avanzavano, resistono e avanzano, con un ruolo determinante dello Stato e della spesa pubblica; mentre gli Stati Uniti hanno adottato una politica fortemente espan-sionistica, con la fed che ha immesso nel circuito econo-mico per anni circa 80 mld di dollari al mese nella forma di acquisto di titoli pubblici USA, con il sostegno statale al rilancio dellindustria, con il catalizzatore keynesiano rap-presentato dallenorme spesa pubblica militare; mentre, sia pure recentemente, il giappone ha adottato una violenta svolta espansionistica nella politica economica pubblica (immissione nelleconomia di circa 70 miliardi di yen men-sili da parte della Banca centrale, svalutazione competitiva dello yen del 26% in un semestre, massiccio pacchetto di spesa pubblica nelle infrastrutture, immediato aumento del PIL oltre il 3%).

    E mentre tutto questo avveniva e avviene, lEuropa, la Ue, in particolare lEurozona e soprattutto leuropa medi-terranea veniva suicidata con una folle e persistente poli-tica di austerit.

    Sono mesi che il governo americano cerca di convincere gli europei e i tedeschi a cambiare linea, senza riuscirvi.

    Il migliori cervelli mondiali delleconomia, i pi brillan-ti tra i premi Nobel delleconomia, a partire da Paul Kru-gman, Joseph stiglitz, amartya sen, da anni, inascoltati, denunciano lausterit come politica scientificamente errata e devastante nella realt, e invitano, a riadottare un approc-cio keynesiano, quellapproccio che fece la fortuna dellocci-dente, nel trentennio doro, 1945-1975.

    Lo stesso FMI (Fondo Monetario Internazionale), allini-zio sostenitore anchesso della politica di austerit, nel corso

  • 28

    degli ultimi due anni, ha fatto coraggiosamente autocritica, ammettendo la fallacia di tale politica e invitando ad una svolta radicale. Insomma, lausterit ha fallito.

    occorre una svolta espansionistica e neokeynesiana.

    1.8. la bCe: UNa baNCa CeNtrale dImezza-ta, ma UNICo soggetto dI ComaNdo IN eUroPa, seNza alCUNa legIttImazIoNe de-moCratICa

    A sua volta, la BCE ha agito prevalentemente su due versanti. Da una parte, ha sostenuto il sistema bancario e finanziario, immettendovi, nel triennio 2010/2013, oltre 1000 mld di euro, praticamente a costo zero per le banche, anche per costringere le banche europee ad acquistare titoli pubblici dellEuropa mediterranea sotto attacco speculativo, sperando contestualmente in qualche sgocciolio virtuoso nei canali del credito alle imprese delleconomia reale. Ma cos non stato. Il crollo dei credito (credit crunch) permane implacabile.

    Dallaltra parte, di fronte allexploit intollerabile dei dif-ferenziali di tassi per la gestione del servizio del debito pub-blico da parte dei Paesi dellEuropa mediterranea, la BCE ha acquistato direttamente sul mercato cosiddetto seconda-rio, che tratta dei titoli gi in circolazione in scadenza rile-vanti quantit di titoli pubblici del Paesi del Sud. Con una forzatura dellattuale statuto balordo della bCe, e, tra infi-niti ricatti, conflitti e resistenze, in particolare, da parte del blocco germanocentrico. Con il ricatto continuo, tra laltro della Corte costituzionale tedesca.

    Unattivit quasi fuori legge. Perch statuto balordo? Mentre la FED americana infatti, per statuto, deve persegui-

  • 29

    re contestualmente gli obiettivi strategici della lotta allinfla-zione e del sostegno alla crescita per la piena occupazione, la bCe pu perseguire soltanto la lotta allinflazione: unanatra zoppa. Una banca centrale dimidiata, dimezzata. Si tratta di una differenza, di una asimmetria, oltre i limiti della follia Una banca centrale che non una vera banca centrale.

    Pur azzoppata nelle sue funzioni, la BCE ha fatto sup-plenza ad unEuropa politica che non c; ha fatto supplenza agli Stati Uniti dEuropa che non ci sono; ad una democra-zia europea che non c. NellEuropa attuale, lunico sog-getto privo di qualunque legittimazione democratica, oggi lunico soggetto di comando effettivo.

    Un sistema assurdo e pericoloso, che non pu pi reggere.

    1.9. la mIstIfICazIoNe moralIstICa del raPPorto CoNtrattUale tra CredItorI e debItorI.

    Da anni siamo costretti a subire tormentoni moralistici e pedagogici, in salsa nordista-teutonica. I virtuosi del Nord (Europa) contro i viziosi del Sud (Europa). Il Bene (Nord) contro il Male (Sud). Sotto sotto, la razza superiore contro la razza inferiore. unantica mistificazione. Una mistificazio-ne di successo. Ciascuno pu inventarsi, e inventa di volta in volta il suo Nord e il suo Sud. A tutte le latitudini possibili.

    In realt, la storica mistificazione, il pi delle volte, serve a coprire, sublimare, ideologizzare materiali e brutali rapporti di potere e di dominio, non di rado, storicamente coloniali o neocoloniali, altre volte, pi banali, concreti e anche sor-didi interessi.

    Veniamo ai nordisti europei, in versione teutonica.

  • 30

    In tutta la prima parte del decennio 2000/2010, i ban-chieri e ricchi nordeuropei, in particolare i tedeschi, hanno letteralmente inondato il sud Europa con i loro prestiti facili e disinvolti, a partire dalla Grecia. La Deutsche Bank in pri-ma fila.

    In questo enorme flusso di denaro, non sono mancate tonnellate di titoli tossici, in primis gli oscuri e pestiferi de-rivati. Questo flusso di denaro dal Nord al Sud convenuto certo al Sud, fino ad un certo punto dellavventura, ma convenuto pi e parimenti al Nord, perch, intanto, ha con-sentito le disponibilit liquide per le massicce e decennali importazioni di prodotti del Nord, in primo luogo tedeschi.

    Quando il giocattolo ha cominciato a scricchiolare, sono aumentati i tassi sui prestiti. Il Nord ci ha guadagnato di nuovo. Infine, il giocattolo si rotto. E qui sono iniziate da parte dei nordisti europei ed extraeuropei le fughe di disimpegno e le lamentazioni moralistiche.

    Per il Nord si trattava e si tratta - di salvare il salvabile dei cattivi investimenti fatti, ma fino ad un certo punto mol-to convenienti.

    la mistificazione dei virtuosi contro i viziosi!Sotto il manto moralistico la partita concreta che si gioca

    molto banale: i creditori del Nord perseguono il recupero dei loro crediti nei confronti dei debitori del Sud, pubblici o privati che siano. La santa morale non centra nulla.

    Infatti, fare attivit creditizia non unattivit caritatevo-le, non un regalo, non unattivit solidale: un rapporto contrattuale, un contratto. Un contratto nel quale i rischi sono, e debbono essere, parimenti distribuiti tra debitore e creditore.

  • 31

    Ecco il punto. Il rapporto tra creditore e debitore non quello tra padrone e servo-cliente; tra benefattore e benefi-ciato; tra virtuoso e vizioso; tra bene e male. , al contrario, un rapporto contrattuale paritario. Il rischio condiviso a mezzadria.

    Il credito un investimento. Chi investe male, paga.I nordisti-teutonici hanno trasformato un contratto in

    una mistificante relazione morale e moralistica.In realt sotto la crosta del moralismo peloso, vi il ten-

    tativo dei creditori del Nord di scaricare lintero rischio con-trattuale sui debitori del Sud. Il sistema euro serve perfet-tamente a occultare, legittimare e imporre, questa volgare mistificazione. La sottostante pretesa quella di imporre il dominio assoluto dei creditori sui debitori, cio lo stra-volgimento di una regola fondamentale del buon funziona-mento delleconomia di mercato: la condivisione paritaria del rischio credito tra creditore e debitore.

    Sotto le mentite spoglie del rigorismo, i tedeschi e i nor-disti vogliono recuperare integralmente gli investimenti, anche cattivi, fatti negli anni della speculazione e del mon-tare delle bolle finanziarie.

    Lossessione moralistica a favore dellinflazione bassa e per il taglio della spesa pubblica, nasconde il volgare obiettivo di recuperare i loro crediti avventurosi.

    A ben guardare le cose, lintero paradigma neoliberista, egemonizzato dalla finanza globale speculativa, anche trami-te la morsa delleuro, un paradigma di dominio dei credi-tori sui debitori, che sta distruggendo intere aree di econo-mia e di democrazia nel mondo.

    Altro che perseguire lefficienza di sistema e lincremento di produttivit di sistema, della Grecia, del Portogallo, della

  • 32

    Spagna, dellItalia! Ma lo hanno fatto credere e ce lhanno fatto credere.

    1.10. Il fallImeNto deI teNtatIvI dI for-zare Il dIsPosItIvo CoNsolIdato delleU-rozoNa, CoN la CoNdIvIsIoNe del debIto PUbblICo e CoN glI eUroboNd, seCoNdo Il modello amerICaNo delle orIgINI

    In questi anni recenti sono stati fatti diversi ed innume-revoli tentativi di forzare lattuale e consolidato sistema dell eurozona. Invano. Il tentativo pi ricorrente quello di fe-deralizzare, di mutualizzare, di condividere il debito pubbli-co dei paesi componenti leurozona, in particolare, con li-stituzione degli Eurobond, cio di titoli di debito dellintera eurozona. Il modello di riferimento classico quello adotta-to dagli Stati Uniti dAmerica, nel corso della loro definitiva unificazione federale.

    Niente da fare: la proposta non passata e non destinata a passare. La condivisione del debito, con la contestuale isti-tuzione degli eurobond, significherebbe voler avviare, ed av-viare concretamente listituzione degli Stati Uniti dEuropa.

    Ma, proprio la costruzione, qui ed ora, degli Stati Uniti dEuropa quanto le lites dominanti europee non sono n veramente intenzionate di fare, n capaci di fare.

    Delle due, luna. O si fanno, presto e bene, gli Stati Uniti dEuropa, incardinandovi integralmente le tre classiche ed interdipendenti sovranit: la sovranit monetaria, quella statuale e quella democratico-popolare.

    Oppure le tre sovranit vanno reincardinate nei classici e tradizionali Stati-Nazione, e, se opportuno e fattibile, in Macroregioni e in Regioni dalla spiccata storia e identit au-

  • 33

    tonoma, che si fanno Stato. Altrimenti, a parte tutto il resto, salta il bene pi prezioso: la democrazia. Una terza soluzione non data.

    Attualmente le tre sovranit non sono incardinate n in Europa n nei singoli Stati. una situazione drammatica, autodistruttiva, non pi sostenibile e tollerabile.

    1.11. Per salvare lUNIoNe eUroPea, oCCor-re lIqUIdare leUro

    Se vogliamo salvare lidea dellunit massima possibile dellEuropa, se vogliamo salvare lUnione Europea possibile, occorre liberarsi tempestivamente della gabbia delleuro.

    Lerrore massimo, che si commette in questa contingenza storica, quello di confondere leuro con lEuropa, leuro con lintegrazione europea possibile, leuro con lUnione Europea, leuro con leuropeismo ancora vitale e propulsivo, che il contrario delleuropeismo retorico, ipocrita, velleita-rio, inconcludente o avventuristico.

    Ecco, occorre spezzare la rozza e mistificante equazione Euro = Unione Europea, integrazione europea, europeismo propulsivo. Oggi, i veri europeisti sono coloro che contribu-iranno a spezzare la morsa delleuro.

    Consideriamo 5 evidenze.1.11.1. La storia ci insegna che vi pu essere una deco-

    rosa e vitale integrazione europea in assenza di gabbie quale leuro.

    1.11.2. Per 50 anni, il processo di integrazione europea andato avanti positivamente senza leuro. E questo un fatto.

    1.11.3. Il principio di realt deve sostenerci nel prendere atto con intelligenza geoeconomica e geopolitica che ben

  • 34

    11 Paesi su 28 dellattuale Unione Europea sono, per loro fortuna, fuori dalla gabbia delleuro e, in gran parte, non muoiono dalla voglia di ingabbiarvisi.

    1.11.4. Ancora, il processo di integrazione europea andato avanti, con soddisfacente efficienza e armonia, nel periodo regolato, sotto il profilo monetario, dallo SME (Ser-pente Monetario Europeo), fondato su un sistema di cam-bio tra le valute insieme certo e regolato, ma anche elastico, con una banda flessibile di oscillazione nel cambio tra le va-lute europee.

    1.11.5. Infine, lintera letteratura scientifica sulle aree monetarie ottimali non ha mai ritenuto quella europea una-rea monetaria ottimale, sconsigliando vivamente lazzardo delleuro, da tempi non sospetti.

    1.12. Il Nodo sCorsoIo delleUro Pro-grammato e destINato a strINgersI Ulte-rIormeNte

    Frattanto, piove sul bagnato. La morsa delleuro si stret-ta via via, in modo sempre pi vampirico, attorno al collo dei cittadini europei dellEurozona. Passo dopo passo, ma in modo implacabile. Poi, il sistema inevitabilmente scoppia-to, nellultimo drammatico triennio. E siamo, oggi, a vagare tra le macerie.

    Ma il punto inquietante che la morsa delleuro desti-nata a rinserrarsi ulteriormente nei prossimi mesi ed anni, se non ci liberiamo tempestivamente del vampiro. un mecca-nismo ad orologeria gi perfettamente innescato, normato, oliato, scadenzato, ed implacabile. Conviene fare un breve cenno alla cronistoria delleuro-morsa:

    a) i criteri di maastricht (1992-93);

  • 35

    b) il sistema via via irrigiditosi dei Patti di stabilit (dalla seconda met degli anni 90 ad oggi);c) il six-pack, pacchetto di sei regolamenti economici finanziari per la nuova governance economica europea, approvato dal Parlamento Europeo (settembre-dicembre 2011);d) il fiscal compact, il patto di bilancio europeo, varato con un nuovo Trattato (marzo 2013 e vigente dal 1 gen-naio 2013).1.12.1. I quattro criteri di maastricht degli anni 90:- rapporto tra deficit (indebitamento annuale) e Pil (Pro-dotto interno lordo) il 3%;- rapporto tra debito (stock) e Pil entro il 60%:- tasso di inflazione di 1-2 punti superiore alla media dei Paesi virtuosi (Germania);- tassi di interesse del denaro di 1-2 punti superiore ai Paesi virtuosi.Si tratta di criteri arbitrari, rigidi e ragioneristici, impo-

    sti dalla Germania e ritagliati sui propri interessi nazionali, criteri senza alcun fondamento scientifico provato, criteri da sempre stigmatizzati da una parte rilevante della lette-ratura scientifica. Alcuni criteri - ad esempio, rientrare in un rapporto tra debito e Pil del 60%, a fronte di Paesi con un rapporto tra il 100 e oltre il 100%, anche 120% e oltre - sono letteralmente impraticabili, inattuabili, ricattatori e iugulanti. Per prima la Germania, seguita da Francia e altri Paesi, per anni, fino al 2003-2005, si ben guardata dal rispettarli, in particolare il rapporto deficit/pil. Finch le ha fatto comodo. Quello dei 4 criteri di Maastricht stato il tormentone degli anni 90, prima delleuro, e mai interrotto fino ad oggi. La prima stretta della morsa.

  • 36

    1.12.2. Il patto di stabilit degli anni 2000Negli anni 2000, dopo lintroduzione delleuro, al quar-

    tetto dei criteri di Maastricht, stato aggiunto il patto di sta-bilit, vale a dire un controllo totale e minuzioso da parte della euroburocrazia di tutta la spesa pubblica dellintero circuito amministrativo statale, territoriale e settoriale (in primis, la sanit).

    La paranoia antispesa pubblica giunta al punto di comprendere nel controllo tutta la spesa per investimenti, oltrech la spesa corrente, contro ogni razionalit econo-mica. Migliaia di enti delleurozona, dotati di disponibilit finanziaria, sono stati completamente bloccati. La seconda stretta della morsa.

    1.12.3. Il pacchetto dei sei regolamenti del 2011Ai criteri di Maastricht e al Patto di stabilit, si aggiun-

    to, nel 2011, il six pack, pacchetto di sei regolamenti econo-mici finanziari per la nuova governance economica europea, approvato dal Parlamento Europeo (settembre-dicembre 2011), ha definitivamente imbrigliato lintera politica eco-nomica degli Stati membri dellEurozona e della UE, liqui-dando ogni residua sovranit statale in proposito: in parti-colare, la governance della manovra finanziaria annuale, la tradizionale legge finanziara, oggi denominata DEF (Docu-mento Economico Finanziario), mediante una procedura di controllo che attraversa lintero anno solare e di bilancio, stata praticamente commissarita da Bruxelles. La terza stret-ta della morsa.

    1.12.4. Il fiscal compact (Patto di bilancio) del 2012/2013

    Il Patto di bilancio consiste in due clamorose operazioni interdipendenti. Da una parte, si impone agli Stati membri

  • 37

    di statuire, in sede costituzionale, il principio e la pratica del pareggio di bilancio, liquidando praticamente la politica economica statuale. Se gli Stati possono spendere soltanto quanto incassano col fisco, lo spazio di intervento pubblico a somma zero: non esiste pi. Si liquida cos la politica economica pubblica di tre o quattro secoli di storia.

    Giacch soltanto la possibilit, per gli Stati, di una quota sostanziale ed elastica di spesa pubblica in deficit consente la persistenza della politica economica pubblica. un dato matematico, aritmetico. Dallaltra parte, si impone, secondo procedura coattiva, agli Stati membri, che hanno uno stock storico di debito pubblico oltre il 60% del Pil, di rientrare, a colpi del 5% annuale.

    Per lItalia, oltre a tutti i tagli precedenti che vanno a re-gime, ci significa un taglio secco della spesa pubblica e/o incremento delle tasse di circa 45 miliardi di euro allanno.

    La macelleria definitiva andr a regime nel 2014. Un obiettivo errato, devastante, impossibile da realizzare. A meno di perseguire il genocidio economico-sociale e demo-cratico di interi Stati e Popoli. La quarta stretta della morsa. Da questa follia distruttiva ed autodistruttiva, bisogna uscire immediatamente.

    1.13. le 5 alterNatIve PossIbIlILe alternative strategiche, politiche e tecniche, possibili,

    anche secondo la letteratura specialistica critica pi autore-vole, sono le seguenti:

    a) la costruzione degli stati Uniti deuropa, presto e bene;b) luscita della germania dalleuro;c) larticolazione dellarea euro in tre-quattro subzone

  • 38

    omogenee (euro mitteleuropeo, euro dellest, euro dello-vest, euro dei paesi mediterranei). In sostanza, il ritorno o il primo riavvicinamento al modello dello SME (Serpen-te Monetario Europeo);d) la fuoriuscita dalleuro dei paesi dellarea mediter-ranea e di altri, auspicabilmente per via contrattata e non traumatica, con il ripristino delle tre sovranit cardinali sovranit monetaria, sovranit statuale, sovranit po-polare democratica a livello statale o, in alcuni casi, sub-statale;e) subire allinfinito la mattanza dellattuale sistema euro, cio esser suicidati, senza nemmeno combattere.

    1.14. IItalIa PU far saltare Il baNCo delleUro: UN eNorme Potere CoNtrat-tUale

    Gi saper proporre unalternativa chiara allattuale folle sistema delleuro, anche nella forma secca, limpida, onesta e responsabile, del ritorno alla valute nazionali, significa libe-rare unenorme forza contrattuale, da parte dei paesi dellEu-ropa mediterranea, nei confronti del comando germano-centrico. In particolare, lItalia, acquister, cos, una forza contrattuale enorme. Diversamente dalla Grecia, dal Por-togallo, dallIrlanda, dalla stessa Spagna, lItalia rappresenta lunica massa critica in grado di far saltar il banco delleuro. O si tratta e si contratta alla pari, e si riforma radicalmente il sistema, o salta il banco.

    rompere la gabbia delleuro per battere la finanza speculativa globale e ripristinare leconomia sociale di mercato. questa la battaglia della vita per superare il folle sistema delleuro, lunica piattaforma possibile e prelimi-

  • 39

    nare per combattere e battere la finanza globale speculativa, tornando ad una regolazione dei mercati finanziari, come quella, aggiornata, sancita a bretton Woods nel 1944, pre-sente da protagonista anche Keynes.

    Il punto che, negli ultimi trenta anni, leconomia reale, limpresa reale, il mercato sano e regolato, il sistema sociale di mercato in Europa, il credito sano, il welfare state giusto e possibile, il compromesso popolare e socialdemocratico tra capitalismo e democrazia che stato, per il trentennio 1945-75, il capolavoro dei leaders dei grandi partiti demo-cratici cristiani e socialdemocratici, da Adenaur a De Ga-speri, da Smith a Khol - questa realt stata sostituita dal dominio e dalla dittatura della finanza globale speculativa, che la letteratura definisce finanz-capitalimo neoliberista, contro il capitalismo reale e liberale.

    Noi europei, in specie noi mediterranei, siamo stati vit-time contestualmente di due tsunami, di due guerre asim-metriche, di due forme di dominio: quello della finanza glo-bale speculativa (crisi globale 2007/8) e quello della morsa delleuro (crisi 2010/11). Un doppio massacro.

    Per battere la finanza globale speculativa, occorre, in modo preliminare, spezzare la gabbia delleuro.

    1.15. NoI medIterraNeILa crisi della Democrazia, la crisi della Politica, la crisi

    dellAutonomia, la crisi dei Partiti dipende, nella sostanza, e, in gran parte, dal dominio della finanza globale speculativa e, in eurozona, dalla gabbia delleuro

    Qui hanno perso Destra, Centro e Sinistra. Smarrendosi per strada.

  • 40

    Perdendo senso e identit. Succubi, del dominante para-digma finanza globale speculativa/euro.

    Perci anche la ricerca di vie alternative, per tentativi ed esperimenti parziali, con luci ed ombre, la ricerca di percorsi territorialisti, neoautonomisti, neomeridionalisti e neofede-ralisti solidali, non stata una ricerca vana.

    stata la prima tappa di un pi lungo e impegnativo cammino, che dobbiamo percorrere. Vi lurgenza morale di farlo.Vi uno spazio politico enorme a disposizione.

    Anche la cosiddetta antipolitica si batte, se si batte la crisi in corso, peggiore di quella degli anni trenta, contenendo e sconfiggendo, noi, la finanza globale speculativa, spezzando la morsa delleuro.

    Noi Siciliani, Noi meridionali. Noi Italiani autonomisti e federalisti. Noi mediterranei.

  • capitolola strategia generale del neomeridionalismo, nellepoca del dominio della finanza globale6

    6 Schema di lezione 29 febbraio 2012

  • 43

    fINaNza globale, eUroPa/eUro, NUovI termINI della qUestIoNe merIdIoNale

    Lodierna questione meridionale pu essere interpreta-ta e affrontata soltanto allinterno dei pi generali squilibri strutturali europei, mediterranei e globali. Allinterno della mappa delle questioni meridionali dellEuropa a 27 membri e dellEurozona a 17. Allinterno della nuova mappa geoeco-nomica e geopolitica determinata, negli ultimi 40 anni, dal progressivo affermarsi, e, oggi, dal dominio assoluto della finanza globale, del finanzcapitalismo.

    Va attualizzata la grande lezione di Nicola Zitara, il cui sforzo analitico e strategico oltrech il metodo conte-nuto nel suo testamento culturale: Linvenzione del Mez-zogiorno. Una storia finanziaria, pubblicato nel 2010, va aggiornato e applicato agli squilibri strutturali prodotti dallodierno finanzcapitalismo globalizzato.

    Altrimenti saremmo completamente fuori dalla storia re-ale, a rimuginare le tragedie di un passato, che non ci salva.

  • 44

    2.1 Il PrImo PUNto, dI ParteNza e dI attaC-Co, deve essere qUello CoNtro la fINaN-za globale CoNtemPoraNea.

    Innanzitutto, occorre comprendere la natura, i caratteri e i meccanismi esatti dellattuale finanzcapitalismo.15

    La finanza globale contemporanea il potere, il vero potere, dominante su tutti gli altri: economia reale, impre-se; politica, Stati; cultura, media, universit, centri di ricer-ca e Fondazioni. Lodierno finanzcapitalismo ha svuotato contestualmente le tre sovranit fondamentali: la sovranit statale; la sovranit popolare democratica; la sovranit mo-netaria statale.

    2.2 orIeNtameNtI e dIrettrICI Program-matIChe e dazIoNe.

    2.2.1. Riduzione radicale e strutturale della dimensione quantitativa dellattuale finanza globale, e della massa mone-taria, in gran parte virtuale, che ne consegue, rimettendo al centro leconomia reale e i territori; ricostruendo un rappor-to corretto ed equilibrato tra economia reale e credito. Con un sistema creditizio al servizio delleconomia reale, cio delle famiglie e delle imprese.

    2.2.2. Riduzione strutturale della mole dei cosiddetti ti-toli derivati, e dei relativi aggregati, oscuri, ingestibili e de-stabilizzanti.

    2.2.3. Eliminazione di gran parte della finanza ombra, che vive in simbiosi con il sistema bancario ufficiale, e me-

    15 Possono fungere da ottimo supporto analitico e strategico i seguenti volumi: Luciano Gallino, Finanzcapitalismo, 2010; Nouriel Roubini e Stephen Mihm, La crisi non finita, 2011; Loretta Napoleoni, Il contagio, 2011; Lucio Caracciolo, America vs America, 2011.

  • 45

    diante la quale si producono le peggiori scorrerie dellattuale finanzcapitalismo.

    2.2.4. Abbattimento della dimensione quantitativa dei vari soggetti finanziari (banche, assicurazioni, fondi), ri-strutturando la platea degli attuali giganteschi soggetti fi-nanziari in una mappa gestibile e controllabili di soggetti medi, medio-piccoli e piccoli. Altrimenti, continuer ad im-porsi la regola secondo cui tali soggetti sono troppo grandi per fallire, anche quando combinano disastri devastanti e diventano soggetti alegali, illegali, patentemente criminali.

    2.2.5. Ripristinare la separazione tra banche commerciali e banche dinvestimento.

    2.2.6. Definanziarizzare, il pi possibile, leconomia re-ale.

    2.2.7. Rilanciare la mappa e la rete della banche territo-riali, a partire da quelle cooperative, piccole e medie.

    2.2.8. Ridurre, allo stretto indispensabile, la leva finan-ziaria il rapporto tra capitale posseduto e capacit di inve-stimento dei vari soggetti finanziari, a partire dalle banche, e, imporre una dotazione patrimoniale consistente ed effet-tiva.

    Questa la madre di tutte le battaglie. Senza impostare, ingaggiare e vincere questa battaglia, la

    guerra perduta. Questa battaglia va condotta ad ogni livel-lo territoriale, di governo e di governante: locale/regionale, nazionale, europeo, globale. Lobiettivo strategico deve con-sistere nel ripristino delle tre sovranit svuotate e perdute: la sovranit statale, la sovranit popolare democratica, la sovra-nit monetaria.

  • 46

    2.3. Il seCoNdo PUNto dI attaCCo deve essere a lIvello dell'UNIoNe eUroPea e delleUrozoNa

    Il primo compito strategico degli europei, dei singoli Stati della UE e dellEurozona, della UE e dellEurona, nel loro complesso, quello di combattere contro lattuale fi-nanza globale, lattuale finanzcapitalismo, di cui al punto precedente. Per fare ci occorre avere gli attributi giusti. Al contrario, oggi, la UE, lEurozona, i singoli Stati membri sono completamente disarmati e impotenti nei confronti del dominio della finanza globale sul mondo e sullEuropa stessa. LUnione Europea, lEurozona, in crisi di identit eculturale, economica finanziaria e monetaria, istituzionale e politica. Dopo oltre 50 anni di costruzione europea, e, oltre 10 anni di Eurozona, i nodi sono venuti al pettine. Siamo ad un passaggio fondamentale della storia europea. Siamo di fronte ad una svolta. Scelte alternative e dramma-tiche si impongono.

    LUnione Europea, in generale, e lEurozona nello specifi-co, soffrono di criticit costituzionali, non pi gestibili nel modo tradizionale: - crisi democratica e di legittimit; - crisi istituzionale e politica (governabilit efficiente e tra-sparente);- crisi economica e di competitivit;- crisi finanziaria, di debito pubblico e monetaria;- crisi per mancato coordinamento e unit delle politiche economiche e fiscali comuni.

    Una crisi di sovranit, insomma: di democraticit, di legittimazione, di patto sociale di cittadinanza, di spessore costituzionale. In questo quadro esplosa la crisi dellEuro, deflagrata formalmente nellestate del 2011.

  • 47

    Gli atteggiamenti, e i comportamenti, delle lites, delle leadership, ma anche delle opinioni pubbliche, si suddivi-dono in atteggiamenti/comportamenti di galleggiamento inerziale, affidandosi allo stellone; europeismo retorico e vo-lontaristico; euroscetticismo o antieuropeismo, pi o meno sinceri e coerenti.

    Un mare enorme di confusione, una babele di equivoci, di incompetenza, di irresponsabilit, di dibattiti risibili e pe-ricolosi. Il punto che lUnione Europea, e al suo interno lEurozona, non uno Stato, n unitario, n federale, tipo gli USA, gli Stati Uniti dEuropa non esistono (non c so-vranit statale europea); non democratica e trasparente, tecnocratica e opaca (non c sovranit popolare democrati-ca europea).

    leuro una moneta senza stato. Contrariamente al paradigma storico per cui lo stato batte moneta, da noi si pretende che una moneta batti/fondi uno Stato.

    La Banca Centrale Europea (BCE) non una vera banca nazionale statale, com al contrario la Banca centrale americana (la Federal Reserve); non detiene, non governa politiche economiche e fiscali unitarie. Da qui derivano di-sordine, impotenza, implosione, crisi. La confusione di si-stema.

    Cosa in crisi? LUnione Europea/Eurozona? LEuro? in crisi per prima lUnione europea/Eurozona, o pri-

    ma lEuro? saggio sottolineare che prima della questione Euro, c la questione dellEuropa, della statualit europea. Della mancata statualit europea. Allora, delle due, luna.

    O, in tempi ravvicinati, si costruisce il nuovo soggetto politico europeo, gli Stati Uniti dEuropa, con un vero Par-lamento, democraticamente rappresentativo e deliberativo,

  • 48

    non solo consultivo, e impotente; con un vero Governo; europeo. Altro che Commissione europea, che oggi conta pochissimo, sempre di meno! Con una vera Banca centrale statale dello Stato europeo, altro che BCE! Con una vera po-litica economica e fiscale unitaria. Altro che coordinamento, e balletti e controballetti di summit bini, trini, e plenari! Ri-costruendo a livello europeo le tre sovranit svuotate e per-dute: la sovranit statale, la sovranit popolare e la sovranit monetaria. E saranno stroncate cos le tentazioni e tenden-ze, insieme velleitarie e pericolose per tutti verso unEuropa e/o Eurozona germano-centrica; verso unEuropa velleitaria-mente diarchica franco-tedesca; verso unEuropa del Nord (con Euro-nord) e una del Sud (con Euro-sud). E ciascuna di queste tre alternative intollerabile, negativa, o imprati-cabile fino in fondo.

    Oppure, volenti o nolenti, ciascuno stato membro del-la Ue o delleurozona costretto, sar costretto, dai fat-ti, a tutelare il proprio interesse nazionale, con meno o niente Unione europea, con poco e niente eurozona, per conto proprio. E anche, ahim, in competizione con gli al-tri Stati, per tutelare il proprio interesse nazionale, con tutti i crismi: con il pieno ripristino cio delle tre sovranit statale, popolare, monetaria, in ciascuno degli attuali Stati membri.

    Nel caos attuale non si pu continuare ad andare avanti. LUnione Europea, cos com oggi, non pu pi funziona-re. LEurozona, cos com oggi, non pu pi funzionare. LEuro, cos com oggi, non pu pi funzionare. La Banca Centrale Europea, cos com oggi, non pu pi funzionare. Questa lalternativa: o Stati Uniti dEuropa, presto, pre-stissimo. Con sovranit europea. O ciascuno Stato nazionale costretto a riguadagnare la propria autonomia, la propria

  • 49

    piena sovranit. Sovranit statale, popolare, monetaria. Ter-tium non datur.

    Ovviamente, quando parliamo di stati Uniti deuropa, non siamo cos velleitari da pensare di aggregare tutti gli attuali 27 stati membri della UE, n tutti i 17 delleurozona. Questo oggi impossibile. Pensiamo ad un nucleo centrale che comprenda, innanzitutto, Germania, Francia, lItalia, la Spagna e la Polonia. Questo il baricentro equilibrato dei possibili Stati Uniti dEuropa.

    Se questo percorso ritenuto non praticabile, non resta che la seconda alternativa: tornare alla piena sovranit degli Stati nazionali. Insomma, o leuro diventer presto la mo-neta sovrana di un vero stato sovrano, o lattuale sistema destinato a crollare, e comunque a produrre pi danni che benefici.

    Noi non dobbiamo stare a guardare, o subire, ma dob-biamo pensare, progettare, proporre, agire. Una vera alter-nativa al caos attuale, un vero progetto alternativo, una vera capacit politica alternativa.

    Cosa successo, e sta succedendo, in questi mesi, in Eu-ropa? Mentre i mercati, la finanza globale, la finanza om-bra, gli speculatori, attaccavano e attaccano allarma bianca, questa volta, sul versante dei debiti pubblici, si potrebbe dire: ciascuno per s e Dio per tutti. La Germania ha cercato di salvarsi da sola a scapito degli altri partners, soprattutto quelli dellEuropa mediterranea e dei Paesi pi piccoli.

    La Francia, obtorto collo, e con qualche furbizia eccessi-va, ha cercato di restare attaccata al carro tedesco o almeno far finta.

    LInghilterra si ulteriormente ritirata e concentrata sul proprio ambito statale nazionale, finanziario e monetario.

  • 50

    La restante Europa mediterranea andata o stata spin-ta, invitata bruscamente via via alla deriva o nei paraggi della deriva: la Grecia vicina al completo fallimento; il Por-togallo quasi idem; lItalia e la Spagna in grande ambasce, prossime a qualche irreparabile precipizio, sullorlo della-bisso. LIrlanda in un mezzo disastro. I famigerati PIIGS. I porci. LUngheria prossima al fallimento.

    In questo quadro, sono maturate le note e travagliate manovre di tamponamento, del ciclo 2010-2011. A pezzi e bocconi, in ritardo, nella pi grande confusione. Da una parte, misure draconiane di austerit, inique e fortemente recessive. Dallaltra, misure per tutelare il sistema bancario europeo e per alimentarne la liquidit, tra ritardati e conte-nuti supporti tedeschi, FMI, e BCE.

    Infine, la travagliata e contorta maturazione del cosid-detto nuovo sistema di governance delleurozona, da forma-lizzare nella primavera del 2012: il cosiddetto fondo salva-stati; uno schema unitario di rigide politiche fiscali, il nuovo patto fiscale dellEurozona; sullo sfondo, il miraggio degli Eurobond; la riapertura ciclica del dibattito sulla tassazione delle transazioni finanziarie, con la mitica Tobin tax e cos via. questo il gioco disperato, con le regole esistenti, con le tradizionali strategie e strumentazioni, che fanno acqua da tutte le parti, con i rapporti di forza attuali, sic stantibus rebus.15

    15. Bibliografia e documentazione di supporto: Limes, Alla guerra dellEuro, n. 6/2011; Enrico Letta e Lucio Caracciolo, LEuropa finita, 2010; Bruno Amoroso, Euro in bilico, 2011; Dimitri Deliolanes, Come la Grecia, 2011; De-gli Esposti, Giacomin, Righi, Conversazione con Romano Prodi e Jaques Delors. Dieci anni con leuro in tasca, 2011; Max Otte, Leuro disastro, 2011; Marino Badiale e Fabrizio Trincali, Liberiamoci delleuro. Per unaltra Europa, 2011.

  • 51

    2.4. Il terzo PUNto dI attaCCo a lIvello NazIoNale

    Lo scenario nazionale si caratterizzato, negli ultimi mesi, per le manovre antideficit estive, per la caduta di Berlusconi, per lavvio del ciclo di Monti con le relative e draconiane mi-sure per il consolidamento della finanza pubblica, dal sicuro effetto recessivo, almeno per limmediato.

    Per ora, colpiti, innanzitutto, i ceti popolari e medi di massa: IMU, Pensioni, IVA. Scenario sociale e politico: Monti che procede come un treno; ceti popolari bastonati, incazzati e preoccupati; Lega Nord ferocemente e spudora-tamente contro; IDV contro; sindacati sul piede di guerra; PDL e PD che abbozzano, borbottano, minacciano; il terzo POLO completamente e opportunisticamente schiacciato su Monti, nella speranza di ereditare una parte dello spazio politico post-berlusconiano.

    Strategie, visioni, programmi altri, diversi, alternativi: zero. Un vuoto totale di idee, di strategie allaltezza della sfida posta dal dominio della finanza globale, punto di par-tenza e di arrivo di tutte le battaglie di questa fase storica.Una classe dirigente di nani, falliti, ignoranti, arroganti, op-portunisti, bugiardi, corrotti e ladri.

    Vi sono i sostenitori, pi o meno entusiasti di Monti, per vero o per finta (Terzo Polo, tecnocrazie). Vi sono quelli che sono costretti a sopportare, obtorto collo, Monti (PDL, PD). Vi sono quelli contro Monti, per mestiere, ma pronti a trattare, se legittimati ai tavoli di concertazione e del potere (sindacati e rappresentanze corporative varie). Vi sono quelli ferocemente contro Monti (Lega, IDV, sinistre sindacali e radicali varie).

    Queste quattro posizioni sono accomunate da una ca-

  • 52

    ratteristica comune: non hanno un progetto alternativo, non hanno una visione alternativa al dominio della finanza globale (a parte fare quotidiane e generiche sparate contro tutto), non hanno nemmeno capito la portata della sfida globale in corso.

    Il coro molto molto pi simile ed omogeneo di quanto non appaia. Sono, tutte, posizioni perdenti e devastanti. Noi non intendiamo accodarci a questo coro. Noi lavoriamo per una visione, una strategia, un progetto alternativi.

    Quel progetto evocato nei punti precedenti.

    2.5. la strategIa NeomerIdIoNalIsta va IN-CardINata IN qUesta strategIa globale.

    Il movimento neomeridionalista non si deve confondere dentro questa palude di incompetenza, di opportunismo, di ignavia, di miserabile povert di strategie e progetti alterna-tivi, di populismi di destra e di sinistra, di populismi nordi-sti e sudisti.

    Finora, ho registrato soltanto tre miserabili gare: tra chi sostiene, alla meglio o alla meno peggio, Monti: noi non siamo tra questi; tra chi cerca di barcamenarsi con Monti, in attesa di liquidarlo e della rivincita (PDL, PD): noi non siamo tra questi; tra chi attacca ferocemente Monti (Lega Nord, IDV, populisti vari destrorsi e sinistrorsi, trib vellei-tarie di sudisti e nordisti o di sedicenti tali): noi non siamo tra questi.

    Noi non facciamo parte di questa immonda cagnara. Il progetto neomeridionalista va incardinato nel progetto e nella battaglia per abbattere e riformare lattuale sistema di domino della finanza globale (punto I); nel progetto e nella battaglia per la riforma costituzionale, politica e monetaria

  • 53

    dellEuropa, perch esistano e vengano ripristinate, o a li-vello europeo o a livello nazionale statale, le tre sovranit statale, popolare e monetaria (punto II); nel progetto e nella battaglia per ripristinare, per lItalia, le tre suddette sovranit (punto III). Dentro questo scenario analitico e progettuale vanno incardinati e fatti vivere i cinque caposaldi del neo-meridionalismo:

    - identit storico-politica (da Zitara a Pino Aprile);- repubblica federalista unitaria, alla tedesca, con un Sud unito al suo interno, secondo il progetto di Giorgio Ruffolo; - progetto di sviluppo economico sostenibile del sud (progetto Grande Mediterraneo, fiscalit di sviluppo, tu-tela e valorizzazione delle proprie risorse, centralit della-gricoltura, progetto energetico); - autonomia culturale e identitaria;- autonomia politica, anche con la costruzione di un grande Partito dazione neomeridionalista, a partire dallintuizione profetica di Guido Dorso.

  • capitolola nUova mappa economica e geopolitica mondiale nellepoca del dominio della finanza globale specUlativa9

    9 Schema di lezione, marzo 2012

  • 57

    3.1. sotto Il talloNe del CaPItalIsmo fI-NaNzIarIo globale

    Lo scenario nel quale ci troviamo cacciati quello di una sorta di guerra mondiale, non dichiarata, sotto mentite spoglie, sfuggente e insieme violenta, distruttiva.

    Una guerra finanziaria globale, economico-finanziaria, che anche guerra politico-finanziaria, guerra politica tout court, guerra sociale, e guerra culturale e mass-mediale.

    Una delle funzioni preliminari di questo Congresso15 aggiornare e calibrare il Progetto, il Programma e la Strategia del PSUD rispetto allo scenario globale, qui e ora; rispetto al conflitto globale in corso; rispetto alla guerra politico-fi-nanziaria in corso.

    Provo di seguito a evocare qualche dato e fornire qualche coordinata.

    3.2. la CrIsI del 2008-2012 UNa CrIsI sIste-mICa del CaPItalIsmo fINaNzIarIo

    La nuova crisi globale esplosa violentemente nel 2008. Da allora non si pi fermata. Nella tremenda estate del 2011 riesplosa clamorosamente in Europa, nella forma di

    15 Congresso Partito del Sud, Napoli, marzo 2012

  • 58

    attacco dei mercati finanziari ai debiti pubblici europei e so-prattutto dei paesi europei mediterranei: Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna: i PIIGS, i porci, secondo gli an-glosassoni.

    3.3 la resa deI CoNtI dI treNta aNNI dI globalIzzazIoNe selvaggIa

    Siamo alla resa dei conti di trentanni di globalizzazione sregolata. Di un ciclo di finanziarizzazione estrema delleco-nomia. Di dominio assoluto della finanza globale sul mon-do. Ma, siamo anche alla resa dei conti della fase successiva alla rottura delle regole economico-finanziarie mondiali vi-genti nel secondo dopoguerra, regole rotte nel 1971-73, da Nixon, con la non convertibilit del dollaro in oro e la crisi energetica.

    Fu questo il passaggio che dette la stura definitiva al do-minio odierno e allegemonia della finanza globale. Siamo alla resa dei conti degli stessi limiti delle regole, quelle dette di bretton Woods del 1944, che governarono leconomia e la politica dal 1945 al 1975, in modo abbastanza soddisfa-cente. Fu il trentennio del welfare state e della quasi piena occupazione, il trentennio doro socialdemocratico.

    Infine, siamo alla resa dei conti dellintera vicenda di quella forma peculiare di capitalismo, che il capitalismo finanziario, iniziata con la fondazione della banca dIn-ghilterra nel 1694.

    da quel punto che ha inizio la sovrapposizione, la con-fusione, oggi diventata devastante. La confusione tra due realt e concetti diversi: mercato e capitalismo, economia di mercato e capitalismo, economia di mercato e capitali-smo finanziario, oggi detto anche supercapitalismo o turbo-capitalismo.

  • 59

    Insomma, cosa accaduto? accaduto che una peculiare forma di capitalismo, il capitalismo finanziario, ha preso il sopravvento su tutto il resto: sulla economia reale; sul mer-cato e sulleconomia di mercato; sugli stati, sulla forma stato di diritto; sulla politica; sulla democrazia; sui popoli; sulle persone; sul mondo.

    3.4. la fINaNza globale domINa Il moNdoSiamo nellepoca, nel mondo del dominio assoluto del

    capitalismo finanziario globale, della finanza globale. Il pun-to che la finanza globale domina il mondo. Loligarchia finanziaria globale domina, ed egemonizza il mondo. I mer-cati finanziari globali dominano il mondo.

    Che cosa sono i mercati finanziari, chi sono gli attori dei mercati finanziari?

    Sono le grandi banche globali, soprattutto le banche daffari, dalla famigerata Lehman Brothers (fallita nel crol-lo del 2008) alla Deutsche Bank; i Fondi di investimento, chiusi o aperti, e i Fondi pensione globali; le grandi societ di assicurazione; i grandi mercati azionari e dei titoli, innan-zitutto Wall Street e la City di Londra; alcune centinaia di societ finanziarie globali, completamente sregolate e incon-trollate. Rappresentano l1 o 2% dellumanit che detiene oltre il 40% della ricchezza, dagli USA allintero mondo. Una pazzia.

    I protagonisti di questa economia del casin e dellazzar-do non sono le aziende delleconomia reale, le famiglie reali, le persone reali.

  • 60

    3.5. derIvatI, tItolI tossICI, la moltIPlICa-zIoNe deI PaNI e deI PesCI

    I protagonisti sono i Titoli di debito; i titoli derivati; i titoli virtuali; i titoli tossici; i titoli spazzatura. Economia immaginaria: la liquidit; la Las Vegas universale. I mutui sub-prime.

    Citiamo il famoso caso dei mutui americani per le case, detti sub-prime, cio di scarso valore. I mercati finanziari USA hanno letteralmente regalato milioni di mutui, per ac-quisto casa, a mutuatari poveri e non solvibili, non in grado di pagare i mutui. Mutui consistenti, in alcuni casi, quasi al 100% del valore dellimmobile. A tassi, allinizio, relati-vamente bassi, seppure variabili, tanto il tasso di interesse generale risultava, allora, basso e gestibile.

    Si poteva rischiare. Le banche intanto acquisivano soldi liquidi dai mutuatari, liquidit. Immediatamente immessa nel mercato. Dopodich, le stesse banche, che hanno dato il mutuo, hanno diviso i mutui rischiosi in pacchetti di titoli, che hanno rivenduto ad altri soggetti del mercato finanzia-rio, incassando altra liquidit. Anchessa immessa nel mer-cato

    Gli acquirenti dei titoli derivati, dai mutui insolvibili, a loro volta, hanno rivenduto tali titoli derivati nel mercato, acquisendo liquidit, anchessa reimmessa nel mercato. E cos via. La folle catena di santantonio. Il supermiracolo universale dei pani e dei pesci.

    Per qualche tempo, il gioco ha retto.Anzi lincremento del valore delle case, acquisite in mu-

    tuo, ha dato limpressione ai poveri mutuatari di essere ric-chi. Ancora, con la garanzia della casa supervalutata, hanno realizzato altri debiti, per lacquisto di auto, anche di lusso,

  • 61

    o per fornirsi di miracolistiche carte di credito. Debito pro-duce debito. Finta ricchezza produce finta ricchezza.

    3.6. Il sIstema del boom e della CrIsIQualche tempo dopo, alcune centinaia di migliaia di mu-

    tuatari hanno cominciato a non pagare pi le rate del mu-tuo. scattato il primo allarme: gli immobili mutuati hanno cominciato a perdere valore, quel valore supergonfiato pri-ma. scattato il secondo allarme: alcuni speculatori hanno cominciato a vendere o svendere una parte dei titoli derivati dai mutui. Al terzo allarme partita la rincorsa a svendere. Il castello di carte delle case regalate crollato in pochi mesi. Milioni di americani sono rimasti senza casa. Centinaia di migliaia in roulotte. I titolo sono crollati, riducendo a valore zero miliardi di dollari di finta ricchezza.

    Infine, il contagio, a cerchi concentrici, si espanso in tutto il mercato finanziario mondiale, e, poi, nella stessa economia reale.

    Nellinfernale autunno 2008.Risultato finale: milioni di famiglie senza casa; il valo-

    re delle case crollato in tutto lOccidente e altrove; milioni di singoli titolari di titoli spazzatura, i risparmiatori onesti che avevano investiti i loro averi, gli utili idioti, deprivati completamente di una ricchezza significativa; centinaia di banche e enti finanziari crollati; centinaia di migliaia di la-voratori bancari e finanziari licenziati in tronco; migliaia di miliardi di dollari andati in fumo; restringimento o blocco dei crediti alle imprese sane delleconomia reale e crisi indu-striale a catena crollo delloccupazione industriale e terziaria; riduzione radicale dei redditi destinati al consumo e riduzio-ne netta dei consumi globali; ulteriore restringimento della

  • 62

    base produttiva globale. Il circolo infernale fatto. La crisi globale esplosa. La crisi pi dura della storia contempora-nea, per ora, non molto dissimile da quella del 1929. Una crisi che ha gi avuto il costo di una guerra mondiale.

    3.7. la CrIsI, NoN Come eCCezIoNe, ma Come regola

    Ma, la tragedia ben pi grave. Questo tipo di crisi del capitalismo finanziario, negli ultimi trentanni, non pi una eccezione. Una malattia fisiologica e gestibile che inter-viene ogni tanto. Queste crisi sono diventate una regola, la regola, permanente, strutturale, sistemica.

    Per capirlo, basta rammentare lintera catena di crisi, che si abbattuta, nellultimo quarto di secolo, su varie parti del mondo e diversi settori e leggere, valutare insieme il com-plesso di queste crisi come una unica grande crisi.

    3.8. le dIeCI CrIsI Che haNNo CambIato Il moNdo

    Elenco le crisi pi grandi e note: - crisi del Sud-Est asiatico del 1997-98; - crisi del Brasile; - crisi del Messico; - crisi della Russia; - crisi del Giappone; - crisi dellArgentina del 2001 e di altri paesi piccoli del Sudamerica; - crisi della e-economy, leconomia di Internet, agli inizi del 2000: crisi di Dubai; - ripetute crisi di Wall Street e delle altre piazze finanziarie centrali, a partire dal 1987;

  • 63

    - crisi verticale dellIslanda, 2 anni fa; - crisi globale del 2008, a partire dallepicentro USA, cuore del capitalismo finanziario; - avvio della crisi di una parte dellEuropa, i paesi del me-diterraneo del Nord, i PIIGS, noi, a partire dalla Grecia.

    3.9. I CINqUe movImeNtI dellImbroglIo globale

    Sono crisi che hanno la stessa natura, la stessa struttura, la stessa parabola (lancio dei prodotti finanziari, crescita del-la bolla, crollo della bolla), gli stessi protagonisti, gli stessi disastri (povert, distruzione delleconomia reale), gli stessi carnefici (loligarchia finanziaria globale), le stesse vittime (il Popolo), le stesse impunit, gli stessi vincenti e gli stessi perdenti.

    Loligarchia finanziaria globale ripete continuamente lo stesso schema di rapina:

    1movimento: seduce il mondo con attese mirabolanti di arricchimento, convincendo e costringendo allindebita-mento gli Stati, i privati e le imprese. Il miraggio (lingan-no): tutti ci guadagnano. Eguale primo guadagno per loligarchia;

    2 movimento: l'enorme liquidit monetaria monta una illusione di massa, con il meccanismo diabolico dei derivati (la famosa bolla): ad esempio, la panna montata delle belle case a tutti, con i mutui sub-prime. secondo guadagno per loligarchia;

    3 movimento: si delinea la crisi. Gli squali delloligar-chia cominciano a ritirarsi dalla palude, che gli stessi hanno suscitato. I protagonisti di secondo piano del gioco, infor-mati, meno rapidi, pi deboli, perfino utili idioti comincia-

  • 64

    no ad annaspare e pagare. loligarchia ci lascia meno penne possibile e, in parte, continua a guadagnarci;

    4 movimento. Esplode la crisi. E i perdenti perdono. Loligarchia viene ri-finanziata dagli Stati, cio dai Popoli. Con il pretesto virtuoso del rischio del crollo dellintero si-stema. quanto successo dal 2008 in poi e sta succedendo sotto i nostri occhi. loligarchia riceve gratis altra ricchez-za dai cittadini contribuenti, mediante gli stati. Un oli-garca su diecimila va in galera o paga. Tipo il mitico Madoff;

    5 movimento. gli stati per rifinanziare i mercati fi-nanziari si indebitano. Ricevono credito dagli stessi mer-cati finanziari, che stanno rifinanziando gratuitamente.Accumulano enormi debiti pubblici. Lindomani, i mercati finanziari attaccano i debiti pubblici degli Stati, in quanto potenzialmente insolvibili, non in grado di ripagare il debito pubblico. Si ritirano dai titoli pubblici, vendono una par-te dei titoli, minacciano di non comprare pi, pretendono laumento degli interessi, pena il fallimento degli Stati (vedi caso Grecia). Ed quello che sta succedendo nella torbida estate del 2011. Infine, il gioco ricomincia daccapo.

    3.10. lolIgarChIa fINaNzIarIa ComaNda sUlla PolItICa

    E la Politica, gli Stati, la Democrazia? Nellultimo tren-tennio, passo dopo passo, loligarchia finanziaria globale ha svuotato e sottomesso gli Stati, la Politica, la Democrazia. Ecco il punto. Loligarchia finanziaria comanda sugli Stati, sulla Politica, sulla Democrazia. Ad esempio, il Congresso americano (il Parlamento) completamente succube alloli-garchia finanziaria.

  • 65

    Succube culturalmente, succube finanziariamente, suc-cube politicamente. Le campagne elettorali sono diventate via via pi costose. la finanza paga e si compra la politica. di destra, di centro, di sinistra. Lexploit del dominio del-la finanza avvenuta negli anni Novanta, nelle due piazze madri del capitalismo finanziario, gli Usa e lInghilterra: i Presidenti, ahim, erano i progressisti, liberal di sinistra e anche pseudo-laburisti, bill Clinton e tony blair.

    3.11. la fINaNza globale egemoNIzza la CUltUra, lImmagINarIo CollettIvo e I mass-medIa

    E la libert dinformazione? E la stampa cane da guardia dei cittadini disarmati, contro i padroni, contro il potere? E la rete web libera e libertaria? E la libert di ricerca e inse-gnamento delle universit e delle scuole? Nelle fauci di Mur-dock!11 I grandi mass-media tradizionali, i grandi network globali sono tutti in mano alla grande finanza mondiale.

    A partire dallimpero di Rupert Murdock, come il re-centissimo, inquietante, obbrobrioso, scandalo inglese12 ha definitivamente appalesato. Il succo: i partiti e i premier inglesi, conservatori o laburisti, sono in mano al pescecane Murdock. Il padrone di Sky e del Wall Street Journal, il giornale finanziario egemone nel mondo e di centinaia di altre testate.

    Langosciante situazione italiana nota: economisti, scienziati, universit in mano alla finanza globale; le grandi

    11 Luomo pi ricco del mondo, cfr: http://it.wikipedia.org/wiki/Rupert_Murdoch#Biografia12 Cfr.: www.wikipedia.org/wiki/News_of_the_World_%28giornale%29#Lo_scandalo_dello_spionaggio

  • 66

    universit, i grandi centri di ricerca, le fondazioni miliarda-rie globali, a partire da quelle americane ed inglesi, sono tut-te in mano, o profondamente condizionate o egemonizzate dalla oligarchia finanziaria globale. Soprattutto quelle che si occupano di economia e finanza.

    Hanno dato perfino il premio Nobel di economia a fior di farabutti, diventati ultramiliardari, che hanno offerto la legittimazione scientifica e ideologica al dominio della fi-nanza globale sul mondo.

    3.12. glI sPazI dI lIbert CoNtesI del Web e deI soCIal NetWorK

    Per fortuna che c la rete Web. E recentemente i social network. Rappresentano un vero spazio di libert. Almeno finora. Ma attenzione, i vertici delle maggiori societ del web sono anchessi parte e leaders della finanza globale, o lo stanno diventando velocemente.

    di questi giorni la notizia che i padroni di Google, Youtube e Facebook si orientano, negli USA, ad appoggiare conservatori e ultraconservatori nella gi aperta campagna elettorale per le presidenziali, quindi a favore dei sostenitori e servi ultr della supercasta finanziaria globale.

    3.13. la NUova maPPa geo-eCoNomICa moN-dIale

    A livello macroeconomico globale, negli anni, si deline-ata e si va consolidando una nuova mappa. Che anche una nuova possibile mappa geopolitica e geomilitare. Anche, per fortuna, in reazione al dominio rapinoso della finanza globale. Facciamo degli esempi.

    3.13.1. Il sud est asiatico

  • 67

    Dopo lautentico massacro del 1997-98 il Sud Est asia-tico ha abbandonato le ricette e gli schemi dominanti ed egemonici della finanza globale e ha trovato una sua via au-tonoma e propulsiva di sviluppo. Stiamo parlando di paesi enormi e popolosi, e oggi relativamente benestanti, come lIndonesia, la Thailandia e la Corea del Sud. Mentre la Ma-lesia, che gi in quegli anni si rifiut di adottare le regole e il dominio della finanza globale, non solo non ha subito quella crisi tremenda, ma ha perseguito una sua via originale e sostenibile di progresso.

    3.13.2. largentina e altri paesi sudamericaniLArgentina, dopo lo storico disastro, a cavallo degli anni

    novanta e duemila, dovuto al dominio della finanza globa-le sul Paese, ha adottato una strategia economica e politica opposta ai dettami della finanza globale. LArgentina si ri-sollevata e ha ripreso una sua marcia autonoma e dignitosa di modernizzazione e sviluppo civile

    Lo stesso percorso autonomo argentino stato assunto da altri paesi piccoli e medi del Sud-America, a partire dal Venezuela.

    3.13.3. Il nuovo brasileIl Brasile, dopo aver subito le angherie del colonialismo

    nei secoli passati, del neocolonialismo del 900 americano, del neodominio della finanza locale negli anni ottanta e novanta, ha rifiutato anchesso le ricette e il comando della finanza globale e ha intrapreso un percorso di progresso sba-lorditivo per certi versi.

    3.13.4. Il dragone cinese e i paesi brICsCome noto, la Cina la nuova locomotiva mondiale

    dello sviluppo delleconomia reale. In poco meno di venti anni gi oggi la seconda potenza economica mondiale. E

  • 68

    gran parte delle previsioni la vedono come la prossima eco-nomia mondiale dominante. Ebbene, la ricetta di sviluppo cinese quasi lesatto opposto della ricetta della finanza globale.

    Anche lIndia, con pi difficolt e incertezze, ha persegui-to una via autonoma di progresso.

    Cos, il Sudafrica di Mandela. Perfino la Russia e il Messico si sono liberati dalle catene pi pesanti della finanza globale.

    Brasile (B), Russia (R), India (I), Cina (C), Sudafrica (S): sono i nuovi protagonisti delleconomia mondiale, i BRICS, ex secondo e terzo mondo.

    In un altro s