LiberaMente - n.12 maggio 2012

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- - L ibera M ente Il bimestrale de La Casa sulla Roccia - n.12 maggio 2012 APPROFONDIMENTO Nel dopoguerra, un film commosse tutti gli italiani: Ladri di biciclette. Aveva per protagonista un padre e un bambino, il primo disoccu- pato che trova un lavoro dove si deve recare in bicicletta. Qualcuno gliela ruba e anche lui, a sua volta, tenta di ru- barne una ma non ci riesce. Solo le lacrime del figlio rie- scono a non farlo arrestare. In questo numero si parla dÊinfanzia: rubata, negata, violata, emarginata, sfruttata / quanti sono i volti dellÊin- fanzia? E loro, i bambini, sono una ricchezza per la fa- miglia e la società o un pro- blema in più? Come giudicare coloro che li abban- donano per strada o nel nido di un ospedale? ˚ quanto ci chiediamo anche noi ten- tando di dare, modesta- mente, un contributo alla riflessione su queste persone che, nella tradizione popo- lare, sono „animÊe Ddio‰ ca- paci anche di compiere / miracoli! EDITORIALE DIAMANTI E LINGOTTI di Mauro Aquino La questione morale tra politici, scandali e malaffare LÊuscita del dodicesimo numero di LiberaMente coincide con la festa del lavoro che intende ricor- dare l'impegno del movimento sindacale ed i tra- guardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. La ricorrenza questÊanno si svolge in un particolare momento della nostra vita ed in cui la „questione morale‰ rappresenta il punto focale delle anomalie del nostro paese. TrentÊanni fa e precisamente nellÊestate del 1981 Enrico Berlinguer, allÊepoca segretario del partito comunista italiano, parlando di questione morale affermava : ÿQuando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di col- pire esosi e intollerabili privilegi.Ÿ Affermazione che trentÊanni dopo riveste ancora una straordi- naria attualità in quanto i „guai‰ del bel paese provengono dalla cultura omogenea di una classe politica in cui i partiti, responsabili primarie della nostra attuale condizione sociale ed economica, sono esclusivamente strumenti di potere e di clientela. La nostra classe politica ha una scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, poche idee, nessun ideale, scarsi o vaghi programmi e soprattutto inesistenti sentimenti e passione civile. Essa gestisce interessi, i più disparati, i più con- traddittori, anche loschi accompagnandosi alle maggiori organizzazioni criminali italiane (ndran- gheta, mafia e camorra), comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emer- genti, oppure distorcendoli, senza mai perseguire il bene comune, ma il proprio. Questo messaggio di malaffare che ci giunge da coloro che dovrebbero interessarsi del bene co- mune rafforza solo la cultura che fa pensare che l'uomo vero sia colui che ha potere e denaro, che le regole sono nemiche della libertà, che bisogna lasciarsi guidare dalle sensazioni più che dalla ra- gione, che il bene morale è ciò che conviene senza sacrificio. Questo clima culturale corrode il modo di concepire la vita, la famiglia, il lavoro, il senso del dovere. L’ASSOCIAZIONE Gestione e Coordina- mento pag.2 Convegno Adozioni Internazionali pag.4 NEWS Assud a Sud pag.24 - 1 - „Il Punto‰ - Comunità Terapeutica „Villa Dora‰ - Prata di Principato Ultra (Av) STORIE Il Capitano pag.20

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LiberaMente il bimestrale dell'Associazione La Casa sulla Roccia - Centro di Solidarietà

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--LiberaMenteIl bimestrale de La Casa sulla Roccia - n.12 maggio 2012

APPROFONDIMENTO

INFANZ IA

Nel dopoguerra, un filmcommosse tutti gli italiani:Ladri di biciclette. Aveva perprotagonista un padre e unbambino, il primo disoccu-pato che trova un lavoro dovesi deve recare in bicicletta.Qualcuno gliela ruba e anchelui, a sua volta, tenta di ru-barne una ma non ci riesce.Solo le lacrime del figlio rie-scono a non farlo arrestare.In questo numero si parladÊinfanzia: rubata, negata,violata, emarginata, sfruttata⁄ quanti sono i volti dellÊin-fanzia? E loro, i bambini,sono una ricchezza per la fa-miglia e la società o un pro-blema in più? Comegiudicare coloro che li abban-donano per strada o nel nidodi un ospedale? ˚ quanto cichiediamo anche noi ten-tando di dare, modesta-mente, un contributo allariflessione su queste personeche, nella tradizione popo-lare, sono „animÊe Ddio‰ ca-paci anche di compiere ⁄miracoli!

EDITORIALE

DIAMANTI E LINGOTTIdi Mauro Aquino

La questione morale tra politici, scandali e malaffareLÊuscita del dodicesimo numero di LiberaMentecoincide con la festa del lavoro che intende ricor-dare l'impegno del movimento sindacale ed i tra-guardi raggiunti in campo economico e socialedai lavoratori. La ricorrenza questÊanno si svolgein un particolare momento della nostra vita edin cui la „questione morale‰ rappresenta il puntofocale delle anomalie del nostro paese.TrentÊanni fa e precisamente nellÊestate del 1981Enrico Berlinguer, allÊepoca segretario del partitocomunista italiano, parlando di questione moraleaffermava : ÿQuando si chiedono sacrifici allagente che lavora ci vuole un grande consenso,una grande credibilità politica e la capacità di col-pire esosi e intollerabili privilegi.Ÿ Affermazione

che trentÊanni dopo riveste ancora una straordi-naria attualità in quanto i „guai‰ del bel paeseprovengono dalla cultura omogenea di una classepolitica in cui i partiti, responsabili primarie dellanostra attuale condizione sociale ed economica,sono esclusivamente strumenti di potere e diclientela. La nostra classe politica ha una scarsao mistificata conoscenza della vita e dei problemidella società e della gente, poche idee, nessunideale, scarsi o vaghi programmi e soprattuttoinesistenti sentimenti e passione civile.Essa gestisce interessi, i più disparati, i più con-traddittori, anche loschi accompagnandosi allemaggiori organizzazioni criminali italiane (ndran-gheta, mafia e camorra), comunque senza alcunrapporto con le esigenze e i bisogni umani emer-genti, oppure distorcendoli, senza mai perseguireil bene comune, ma il proprio. Questo messaggio di malaffare che ci giunge dacoloro che dovrebbero interessarsi del bene co-mune rafforza solo la cultura che fa pensare chel'uomo vero sia colui che ha potere e denaro, chele regole sono nemiche della libertà, che bisognalasciarsi guidare dalle sensazioni più che dalla ra-gione, che il bene morale è ciò che convienesenza sacrificio. Questo clima culturale corrodeil modo di concepire la vita, la famiglia, il lavoro,il senso del dovere.

L’ASSOCIAZIONEGestione eCoordina-mentopag.2

ConvegnoAdozioni Internazionalipag.4

NEWSAssud a Sudpag.24

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„Il Punto‰ - Comunità Terapeutica „Villa Dora‰ - Prata di Principato Ultra (Av)

STORIEIl Capitanopag.20

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E così oggi diventiamo sempre più poveri etartassati dalle tasse, leggiamo ogni giornodi vicende al limite del film o del grottesco:tesorieri con super ville, lingotti di oro, dia-manti, case ristrutturate a propria insaputa(ritengo che a nessuno di voi qualcunovenga a ristruttura casa a vostra insaputa⁄), viaggi a Parigi, sanità allo sbando in Lom-bardia e Puglia, concorsi chiusi e poi ria-perti, insomma ... il caos e la delinquenzadi Stato dilaga. Noi cittadini del bel paese vorremmo soloazioni eque, tagli complessivi e per tutti –non mero maquillage – per stare tutti me-glio. Dagli enti inutili, alle innumerevoliagenzie statali di cui neppure gli onniscientitecnici ricordano il nome. Basterebbe di-smettere una parte dellÊimmenso patrimo-nio immobiliare pubblico e introdurrefinalmente un principio di sana concorrenzanellÊagone politico: i partiti si autofinan-ziano e lo Stato interviene esclusivamenteper agevolare le attività di propaganda.Il Presidente Napolitano punta lÊindice nonsolo sulla moralità ma sulla qualità dellaclasse politica. Sta esplodendo il nodo cru-ciale della selezione di una classe dirigenteautoreferenziale, intenta a perpetuare séstessa. LÊarroganza del denaro e delle lobbysta uccidendo la libera scelta di migliori. Le

inchieste giudiziarie colpiscono la destra af-faristica ma anche la sinistra che coltivavail mito della diversità e si ritrova cinicamentediversa dal sogno del suo popolo. Per il Presidente chi non paga le tasse è in-

degno della cittadinanza, certo ha ragione.Nella Repubblica fondata sulle tasse non pa-garle significa collocarsi al di fuori del con-sorzio civile. EÊ una scelta di campo ma nelcontempo vogliamo che i partiti cessino di

occupare lo Stato. I partiti debbono, comedice la nostra Costituzione, concorrere allaformazione della volontà politica della na-zione; e ciò possono farlo non occupandopezzi sempre più larghi di Stato, sempre più

numerosi centri di potere in ogni campo,ma interpretando le grandi correnti di opi-nione, organizzando le aspirazioni del po-polo, controllando democraticamentel'operato delle istituzioni.

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L’ASSOCIAZIONE

GESTIONE E COORDINA-MENTO L’esperienza di Dora Lallo raccontata in dieci domandedi Armando Trodella e Angelo Mottola

LÊintervista che vi proponiamo in questo nu-mero è rivolta a Dora Lallo, che è parte in-tegrante dellÊ˚quipe de La Casa SullaRoccia, basta guardare i suoi occhi e il suosorriso per capire quanta dedizione equanta forza mette ogni giorno al seviziodellÊAssociazione.Vivendo il Centro è facile imbattersi in unadelle tante corse di Dora per i corridoi e traqueste abbiamo approfittato di una pausaper porle le nostre dieci domande.Che ruolo hai all'interno del Centro di Soli-darietà "La Casa sulla Roccia"?Mi occupo della Segreteria di Presidenza,un ufficio a cui afferiscono svariate richieste, nello specifico: curo la gestione legale deinostri ospiti collocati presso la nostra co-

munità in misura alternativa alla deten-zione; espleto tutte le pratiche burocraticheche consentono lÊaccesso ai nostri servizi,curando i rapporti con i Ser.T. o con il Cen-tro di Giustizia Minorile – qualora lÊospitesia un minore-. Lavoro sinergicamente con le equipe tera-peutiche e gli uffici amministrativi per coa-diuvare gli interventi finalizzati allapartecipazione dei nostri ospiti alle attivitàproposte; partecipo alla realizzazione dieventi che vedono protagonista La Casasulla Roccia . Parallelamente alla gestionestrettamente legale-amministrativa, la Se-greteria di Presidenza offre colloqui di orien-tamento e di conoscenza quale risposta arichieste di studenti universitari che inten-dono svolgere da noi il tirocinio formativo;mi occupo della progettazione e gestionedel Servizio Civile e, da qualche mese, co-ordino il gruppo dei volontari che frequentail nostro Centro.Da quanto tempo sei alla Casa Sulla Roc-cia?Da abbastanza tempo per essermi dimenti-cata quanto tempo è passato! Ricordo per-fettamente come ci sono arrivata e comepian piano il mio coinvolgimento nella vitadi questo posto sia gradualmente aumen-tato.Ci può dire come sei arrivata alla Casa SullaRoccia magari descrivendo le sensazioni edemozioni del primo giorno?

Il mio incontro con La Casa sulla Roccia èavvenuto in occasione del Natale, tempo dinascita e di luce⁄la stessa che in qualchemodo mi ha permesso di scoprire, per laprima volta, la bellezza e la luce che è pre-sente in ogni vita che si affida a questa Casaper poi ritornare a splendere. Il gruppo digioventù Francescana a cui sono legata datempo, fu invitato a realizzare, insieme agliospiti dellÊAccoglienza, i canti per animarela Santa Messa. Quei momenti, la voglia divivere, la sensazione di risveglio dal torporedella vita quotidiana, mi hanno permessodi amare questo posto, rispettare il lavoroimportante che svolge, ogni giorno, perpermettere a chiunque di riaffermare lafrase che ogni mattina ci accoglie allÊin-gresso „Buongiorno Vita‰.Ci puoi descrivere una tua giornata tipo?

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La bellezza e penso anche il fascino di que-sto posto è che, nonostante ci siano orarida rispettare e compiti ben precisi cheognuno di noi deve portare avanti, qui nonesiste una giornata „tipo‰: esistono giornipieni di ritmo, di voglia di non mollare peressere – come dice la Filosofia che ognigiorno recitano i Nostri Ospiti - „parte diun tutto con il proprio contributo da of-frire‰. Ovviamente nelle mie ma soprattuttonostre giornate „poco tipo‰ rientra la forzadi un gruppo, dalle equipe operanti nel te-rapeutico alle colleghe dellÊAmministra-zione, cÊè uno splendido rapporto basatosulla collaborazione e la solidarietà e questorende possibile lavorare ogni giorno con de-terminazione e impegno nonostante non cisia una specifica scaletta da rispettareuguale in ogni giorno.Qual è stato il momento più emozionanteche hai vissuto all'interno dellÊAssociazione?LÊemozione. Credo che sia riduttivo definireun momento, qualsiasi emozione provata,dalle sfumature più forti o meno, è servitae serve a farmi crescere a livello umano eprofessionale. Ci sono emozioni che si rin-

corrono nellÊarco di unÊintera giornata⁄dallo sguardo frettoloso quando arrivi dimattina e scruti la profondità di un messag-gio che ti accoglie, dagli occhi di un giovaneche ti trasmette la sua forza per non mollarema vivere⁄ gli abbracci dei colleghi e di chi,tra loro, oggi arricchisce sempre più la miavita⁄ tutte queste sono le emozioni che miregala La Casa sulla Roccia.In tre aggettivi definisci "La Casa Sulla Roc-cia"Accogliente- solidale –attenta.Qual è la tua citazione preferita? Non amo le citazioni perché tendono a ca-tegorizzare i pensieri e a renderli standardma mi piace aderire alla frase che qui, allaCasa sulla Roccia, ripetiamo spesso e chedetta le nostre linee guida „Tu solo puoifarlo ma non da solo‰.Che significa per te lavorare in un centro disolidarietà?Significa essere privilegiati. Avere lÊoppor-tunità di impegnarsi per un obiettivo che hacome centro il benessere dellÊUomo e nonla produzione di economie come la maggiorparte dei lavori. Significa aver la possibilità

di tornare a casa stanchi e gratificati perchéil risultato del tuo lavoro, ha come risultatosempre la cura dellÊUomo. Secondo te come risponde il nostro territo-rio al senso della solidarietà?Il nostro territorio, come in genere tutta lasocietà del consumo, si ricorda ed è predi-sposta ad aiutare lÊaltro solo se invitata, solose si sente protagonista, chiamata in causa,o direttamente coinvolta. Tutti noi cor-riamo, non abbiamo mai tempo, rubiamo iltempo e addirittura cerchiamo di essere piùveloce di lui ma aiutare lÊaltro è unÊocca-sione per fermarsi, guardarsi intorno, pre-stare attenzione e riscoprire la semplicitàdella ricchezza più grande: l'Uomo! Per chiudere questa intervista, quale mes-saggio lanceresti a chi vorrebbe avvicinarsial mondo del volontariato e perché è impor-tante fare volontariato? Non esiste un messaggio che possa spin-gere a fare volontariato. Esiste la testimo-nianza di un'esperienza...io sono diventatapiù forte e fiera di me. Ho imparato cheguardare chi ha bisogno anche solo di unabbraccio ed offrirglielo non costa nientema regala tanto. Ho imparato che quandosi torna a casa si è stanchi ma felici per avercontribuito alla realizzazione di un progettocomune: riscoprire la semplicità e la bellezzadella vita! Io sto riscoprendo me in quest'av-ventura e auguro questo a chiunque intendadonare amore e tempo all'altro.

Le nostre domande purtroppo finisconoqui, ce ne sarebbero state molte altre, ma ildovere, il telefono e le corse della dott. Lalloriprendono sempre con lo stesso entusia-smo dal quel lontano Natale fino ad oggi, èvero basta poco per riscoprire la semplicitàe la bellezza della vita, imparare ad offrireun abbraccio non costa niente ma regalatanto.

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II CONVEGNO DELLÊUFFICIODELLE ADOZIONI INTERNAZIONALIdi Attilio Ventola

LÊesperienza di volontariato alla Casa sulla Roccia non si sta limi-tando come io inizialmente ed erroneamente credevo solo a pro-blematiche relative alle dipendenze. Certo la comunità nasce inquesto contesto ma negli anni ha ampliato e rivolto il suo impegnoverso altri obiettivi che sempre e comunque pongono al centrolÊindividuo, lÊuomo e la sua capacità di realizzarsi attraverso lÊin-contro con lÊaltro ed un reciproco riconoscimento. Ciò, ad esempio,accade e prende forma presso il Centro Adozioni Internazionali cheha sede appunto presso la Casa sulla Roccia di Avellino dal 2010,in rappresentanza sul nostro territorio dellÊassociazione di Parma„La Maloca‰, che opera da circa ventÊanni.Il corso come operatori volontari iniziato allÊincirca due mesi fa, havisto unÊadesione di più di una ventina di persone; tutti noi, dopouna prima fase in aula dove ci è stato illustrato il percorso che gliospiti della comunità compiono e lo spirito che anima questo la-

voro, siamo stati indirizzati alle molteplici attività del centro perun esperienza pratica di volontariato.Quando mi è stato comunicato che avrei iniziato la mia esperienzaal Centro Adozioni Internazionali non posso negare di essermi sen-tito confuso e questo per due motivi: prima di tutto perché avevodelle aspettative. Credevo di entrare a far parte di quella comunitàdi cui avevo sempre sentito parlare idealizzandola ed idealizzandoanche lÊaiuto che avrei potuto offrire. Ecco su questo è necessarioiniziare dalla mia conclusione senza troppi giri di parole: fare delvolontariato non prevede e non deve prevedere aspettative, è unalibera scelta che non contempla nessuna ricompensa e non puòcontemplarla senza che se ne snaturi il significato, lÊessenza e il suostesso compimento; anche se nella realtà chiunque abbia fatto delvolontariato in questo spirito potrà testimoniare di una crescitacome individuo che poche altre esperienze umane potrebbero rag-giungere e questa certo non può non essere considerata come unaricompensa e che ricompensa. Tale maturazione non è stata certofrutto di una particolare illuminazione ma semplicemente il risultatodi qualche interessante chiacchierata fatta in comunità con nuovie vecchi operatori che qui ringrazio. Potrebbe apparire come unpassaggio ovvio ed una finalità scontata, mi permetto di dire chea volte le cose più ovvie e scontate risultano quelle su cui necessitauna maggiore riflessione per il raggiungimento di una consapevo-lezza più sincera.Parlavo poi di un secondo dubbio: cosa mai dovrò fare in questoCentro Adozioni? Mi sono chiesto e la risposta in questo caso nonha tardato ad arrivare. La prima persona che ho incontrato e co-nosciuto e che mi ha supportato fino ad oggi è stata la responsabiledel Centro la dott.ssa Anna De Stefano e, subito dopo, mi è statapresentata la dott.ssa Anna Calabrese, psicologa e psicoterapeuta

di Casa sulla roccia.LÊassociazione stava preparando il suo secondo convegno dal titoloÿIo, il vostro ‰bambino speciale‰. LÊadozione internazionale tra de-siderio e realtàŸ che si sarebbe tenuto da lì a poco presso il circolodella stampa di Avellino, con la partecipazione naturalmente delleorganizzatrici già citate, della Maloca di Parma, della dott.ssa Bo-naria Autunno, assistente sociale e docente presso lÊuniversità SuorOrsola Benincasa di Napoli e, naturalmente, con la testimonianzadi genitori che già avevano adottato e di ragazzi ormai adulti cheerano stati adottati. Insomma diciamo che ero arrivato in un belmomento, ricco di preparativi e di speranze.Le cose da fare erano molte, e noi volontari abbiamo dato unamano come abbiamo potuto, dalla preparazione dei flyer, allÊaffis-sione dei manifesti alle cartelline per il convegno ed altro ancora;tutto appunto in vista del convegno. Anticipo subito che è statauna soddisfazione vedere la sala gremita di persone, abbiamo do-vuto dare anche le nostre sedie per far accomodare la gente; unpiccolo popolo di addetti ai lavori e tantissime coppie interessatea sentire parole sullÊadozione. Io ero alla registrazione dei parteci-panti e quindi posso dire con cognizione che molti sono venutianche da altre città campane, insomma un successo che già pro-metteva bene. Il convegno è durato a lungo, quindi condensarlo in

poche righe non è semplice ed in verità neanche è il mio intento,posso solo raccontare che è stato emotivamente molto intenso,senza volersi trasformare in una festa glorificatrice dellÊadozione;per chi adotta e per chi è adottato ha saputo trasmettere cosi benelÊimportanza della centralità di quei sentimenti cui accennavo al-lÊinizio: lÊuomo e la sua capacità di realizzarsi attraverso lÊincontroe ancor di più attraverso un reciproco riconoscimento. Sapiente-mente ed a volte con ironia e con lo scherzo la dott.ssa Bonaria,che ha tenuto letteralmente banco per ore senza che la platea sistancasse di ascoltarla, ha raccontato passaggi difficili se non dolo-

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rosi che un percorso adottivo sempre nasconde, ho visto personecommuoversi ma non perché veniva loro riferita una storia triste obella su bambini che in chi sa quale angolo del mondo aspettanoproprio noi, niente di tutto ciò, posso sbagliarmi, ma molti dei pre-senti erano semplicemente più consapevoli di quello che nel per-

corso adottivo a volte è ancora un desiderio, magari visto solo dallapropria prospettiva. Ho visto persone andar via riempite di qual-cosa che solo loro conoscono, ma io ho potuto vederle stampatesui loro volti.

Rione San Tommaso, 85 tel. 0825.72420 [email protected] Avellino fax 0825.71610 www.lacasasullaroccia.it

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EVENTI

19 MARZO,GIORNATA DELLALEGALIT¤. L'ASS.RE PALMIERI:"LA LEZIONE DI DONDIANA NEI CUORIDI TUTTI GLI STUDENTI" tratto da http://www.ntr24.tv/it/news/29700In occasione del 19 marzo 2012. „Giornata in ricordo di tutte levittime della mafia e di quelle sacrificatesi per il valore della lega-lità‰, l'assessore provinciale alle politiche formative e alle politichesociali della Provincia di Benevento, Annachiara Palmieri, ha in-viato a tutti gli studenti del Sannio questo messaggio.„18 anni fa, il 19 marzo 1994, Festività di San Giuseppe Artigianoe, dunque, il giorno del suo onomastico, fu massacrato, a colpi dipistola, nella sua Casal di Principe, nella sua Chiesa e mentre siapprestava a celebrare Messa, don Peppino Diana, trentaseienne,coraggioso parroco anticamorra.

Il suo martirio non possono e non devono essere dimenticati; anzidevono restare sempre scolpiti nei nostri cuori le parole che Luivolle dedicare ai suoi concittadini e suoi parrocchiani per condan-nare il sistema mafioso che strangolava Casal di Principe.Scrisse, infatti, tra l'altro, Don Peppino nel 1991: ÿAssistiamo im-potenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire mi-seramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.Come battezzati in Cristo, ... ci sentiamo investiti in pieno dellanostra responsabilità di essere „segno di contraddizione‰. Coscientiche come chiesa „dobbiamo educare con la parola e la testimo-nianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che é la povertà,come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo com-promesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé,come esperienza generosamente vissuta di solidarietà‰Ÿ.Egli non esitò, nella sua quotidiana, intransigente e priva di com-promessi, lotta anticamorra a donare la sua vita per essere quel„segno di contraddizione‰ che riteneva necessario dovesse partiredalla Chiesa nei confronti del „clan dei casalesi‰.Don Peppino fu un eroe dei nostri tempi, come Giovanni Falcone,Paolo Borsellino, Rosario Livatino, Peppino Impastato, GiorgioAmbrosoli e tanti altri uomini e donne che hanno detto „NO‰ allamafia, alla prevaricazione, alla violenza, alla barbarie della mafia.Un esempio luminoso, quello di don Peppino, che ripropongo, conreverente umiltà, alla attenzione degli studenti delle nostre Scuole.Il giorno dedicato a San Giuseppe del 2012, „Giornata della Lega-lità‰, non si entra in classe e non si seguono le lezioni. Ma „quella‰lezione luminosa di don Peppino deve essere tenuta nei cuori enelle menti dei ragazzi e delle ragazze, esattamente nella stessa mi-sura ed anzi ancora di più di tutti gli insegnamenti impartiti dai no-stri professori. La camorra vuole distruggere la nostra convivenzacivile, il nostro paesaggio, il nostro ambiente, la nostra cultura, lanostra stessa dignità come cittadini del mondo. La sua condanna

deve essere inequivocabile, nel nome di don Peppino‰.

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ADESSODIAMO INUMERI

Presentazione del Rapporto Carcere 2011 daparte della Conferenza Regionale VolontariatoGiustizia 15 marzo 2012.di Nicola De Rogatis

Circa 2.500 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare, 300unità in meno di personale di Polizia Penitenziaria, 12,8 per cento didetenuti stranieri, percentuale bassissima di volontari nella regione conil più alto tasso di criminalità comune e camorristica, 2 mediatori cul-turali su un totale nazionale di 227, 2 per cento di alfabetizzazione stra-nieri e una media del 10 per cento di detenuti che frequentano la scuolaprimaria e secondaria e 0 quelli che si laureano.Questi sono i dati raccolti dalla Conferenza Regionale Volontariato

Giustizia nellÊanno 2011 confrontando quelli campani con quelli na-zionali. Ne viene fuori un quadro a dir poco disarmante, soprattuttosul numero dei volontari e lÊaccesso allÊistruzione per gli autori di reati.Se a questo si aggiungono 1/3 dei detenuti che sono in carcere perreati legati allÊuso di droghe e la cronica difficoltà ad ottenere permessie pene alternative da parte del Tribunale di Sorveglianza, il quadro as-sume colori ancora più foschi. Dare i numeri, quindi, può essere ancheun interessante passatempo, ma le coscienze non possono non esserescosse al pensiero che dietro questi numeri ci sono uomini e donnecon le rispettive famiglie che scontano, oltre alla pena inflitta da unasentenza, altre pene suppletive non previste dalla sentenza ma appli-cate regolarmente ogni giorno. Si potrebbe parlare dellÊassistenza sa-nitaria che si riduce alla classica „pasticca‰ buona per ogni malanno oallÊassenza quasi totale di interventi nelle carceri da parte dei magistratidi sorveglianza o di psicologi. Anche gli stessi educatori non possonoandare oltre il lavoro di routine nello stilare schede e aiutare i detenutia compilare le famose „domandine‰ per permessi, colloqui con il ma-gistrato ed altro. Ma, dÊaltronde, oggi chi si interessa veramente allasituazione delle carceri italiane? I politici? I magistrati? Le istituzioni

varie? ̊ solo lo sciopero della fame di Pannella che riesce ad accenderei riflettori, per spegnerli subito dopo? Di fronte a questa situazione laConferenza Regionale si pone come stimolo alle istituzioni aggregandoassociazioni e cooperative che lavorano nel settore della giustizia. Al-lÊincontro del 15 marzo i vari relatori - (Carlo Mele e Angelo Morettiper le Caritas di Avellino e Benevento), lÊavvocato Fandelli che ha par-lato della „pena riparativa‰, don Franco Esposito di Napoli con la suaesperienza nel carcere di Poggioreale, la dott.ssa De Gruttola dellÊUepe(Ufficio Esecuzione Penale Esterna) di Avellino e Salvatore Esposito,attuale responsabile regionale della Conferenza – hanno stimolato ipresenti a riflettere sulle possibilità di attuazione di un modo diversodi affrontare il problema, ponendo lÊessere umano al centro con tuttele implicazioni soggettive e oggettive, soprattutto nei rapporti con leistituzioni preposte, in primo luogo il Dipartimento Regionale del Mi-nistero con il quale è stato siglato un protocollo dÊintesa alla fine del2011. LÊintervento di Sergio Barbaro, Assessore alle politiche socialidel comune di Avellino, ha dato uno spiraglio di speranza con lÊinizia-tiva in accordo con la Caritas di dare accoglienza a 5 detenuti che pos-sono usufruire sulla recente normativa a favore di coloro i quali sonoa diciotto mesi dal fine pena.Le organizzazioni facenti parte della Conferenza – tra cui la Casa sullaRoccia - continuano ad operare nel loro specifico apportando alla Con-ferenza stessa il proprio contributo in termini di esperienza e di pro-poste. Essa non ha finalità organizzative ma politiche, di stimolo eaggregazione affinché le istanze provenienti dalle celle dei 17 istitutipenitenziari della Campania non restino inascoltate. Alla fine dellÊincontro ci si è dati appuntamento tra quindici giorni per

il rinnovo del consiglio regionale.

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Daniela MissagliScarti di famigliaStorie di separazioni conflittuali e figli cal-pestatiEditore, Rizzoli

'In Italia, il 66,4% delle separazioni e il 60,7%dei divorzi riguardano coppie con figli.Quando l'amore tra i genitori finisce, per loropuò cominciare un vero e proprio incubo:mamma e papà iniziano a contenderselicome pacchi mettendo in campo le strategie

più meschine per ottenere l'affidamento. A ciò si aggiunge che i servizisociali spesso fanno più danni che altro e i giudici dei minori non sempresono esenti da errori di valutazione. In "Scarti di famiglia" Daniela Mis-saglia, avvocato matrimonialista di lunga esperienza, ci racconta alcunestorie esemplari e nel contempo ci illustra gli strumenti che la legge offreper tutelare bambini e ragazzi ed evitare che diventino vittime innocentidi scontri a colpi di accuse terribili, falsità e carte bollate.

Jesper JuulI „NO‰ per amareComunicare in modo chiaro ed efficace percrescere figli forti e sicuri di séEditore, Feltrinelli

Perché risulta così diffìcile dire "no" ai figli,al partner, alle persone che ci stanno dav-vero a cuore? Jesper Juul, terapeuta fami-liare, autore di bestseller e convintosostenitore di una pedagogia del futuro, lospiega e vi incoraggia a dire "no" in buona

coscienza, dando una risposta originale a interrogativi importan-tanti: come comportarsi con i neonati? Come con i bambini dauno a cinque anni? E con gli adolescenti? Quando un "no" è ne-goziabile? Anche i figli possono dire "no" ai genitori? In questolibro Juul vi insegna "l'arte di dire no" e vi dimostra come questapossa giovare non solo a voi, ma anche a tutti i vostri familiari.

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l’APPROFONDIMENTO

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L Ê I n f a n z i aCHE COSÊ˚ UNBAMBINO?di Serena Guerriero

La risposta alla domanda „che cosÊè un bambino? ‰ si rivela deci-samente sfaccettata. La nostra immagine dellÊinfanzia dipende dauna serie di influenze storiche, culturali e personali. NellÊantichità

i bambini erano considerati adulti in miniatura, privi di caratteristi-che proprie o di elementi distintivi. LÊidea che avessero bisogno diprotezione e di un trattamento particolare non era tenuta in con-siderazione; erano invece considerati proprietà degli adulti e, inquanto tali, probabili oggetto di maltrattamento. LÊidea che i bam-bini abbiano diritti che gli adulti devono rispettare è molto recentee, come risultato delle nostre concezioni attuali sullÊinfanzia, si dif-ferenzia radicalmente da quelle prevalenti un tempo. Anche oggile immagini dellÊinfanzia variano quando mettiamo a confronto di-verse parti del mondo con diverse tradizioni culturali. Ciò che ènormale in una società può essere inaccettabile per unÊaltra, e que-ste differenze sono chiare nelle pratiche educative ordinarie, comead esempio il modo in cui gli adulti tengono in braccio i bambini,parlano o giocano con loro. Ogni società si impegna a crescerebambini con caratteristiche della personalità che siano adeguati ai

valori imperanti in essa. Anche in una società come quella occi-dentale è possibile riscontrare differenze nel mondo in cui le per-sone considerano lÊinfanzia. La maggioranza degli adulti ha unsistema di credenze più o meno sviluppato sulla natura dellÊinfanziae sul proprio ruolo nello sviluppo di un bambino. Di conseguenza,alcuni tendono a sottolineare lÊinfluenza del potenziale proprio delbambino, altri invece lÊeffetto delle pratiche educative dellÊadulto.Le credenze influiscono sul comportamento degli adulti nei con-fronti dei bambini e tale atteggiamento a sua volta contribuisce adeterminare il corso dello sviluppo del bambino. La vita di unbambino inizia al momento del concepimento , non alla nascita.Lo sviluppo prenatale e quello postnatale mostrano elementi dicontinuità: ciò che accade prima della nascita del bambino può

avere profonde implicazioni per lÊesito successivo. Tempo fa i neo-nati venivano considerati esseri del tutto incompetenti e psicologi-camente „vuoti‰, la ricerca più recente ha dimostrato che vengonoal mondo già dotati di una notevole gamma di abilità. La vista elÊudito, ad esempio, sono già sufficientemente sviluppati da con-sentire al neonato di orientarsi verso altre persone , e i pattern mo-tori come quelli implicati nella suzione, nella respirazione e nelpianto possono essere osservati già negli ultimi stadi della vita fe-tale, indicando in questo modo che il cervello del neonato è già daallora sufficientemente progredito da controllare una serie di fun-zioni di base necessarie per vivere nel mondo esterno. Il cervellonon è una scatola vuota , che attende di essere riempita dallÊespe-rienza e che funziona solo se è sollecitato con stimolazioni esterne.Lo sviluppo del cervello è piuttosto un processo dipendente dal-lÊattività: i neonati ricercano attivamente esperienze adeguate alla

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progetto di prevenzione e recupero

l’Alcool non è un gioco

natura del loro cervello e, dopo tali esperienze, si orienterannoverso una nuova fase dello sviluppo cerebrale. Una componentemolto importante per lo sviluppo del bambino è: lÊemozione. Apartire dalle prime settimane di vita si osserva una serie di emozionifondamentali, mentre altre, che implicano funzioni cognitive piùcomplesse, compaiono in seguito in momenti prestabiliti dello svi-luppo, come il senso di sé, che compare solo al termine della primainfanzia. I bambini non si limitano a vivere le emozioni, riflettono

su di esse. Una volta acquisita la capacità di parlare, essi sono ingrado di definire le emozioni, pensarle e discuterne con gli altri.Dal terzo anno sono in grado di infierire lo stato interiore degli altri,e gradualmente imparano a comprendere le cause delle emozionialtrui ed anticiparne le conseguenze. A sua volta questo fa si cheessi riescano , a tempo debito, a costruire teorie sofisticate sul per-ché le persone si comportano in un certo modo e quindi ad acqui-sire abilità di mind reading (lettura del pensiero, della mente)sempre più complesse. Questo processo è ampiamente favoritodalle conversazioni sulle emozioni, dapprima con i genitori e poicon altri bambini. Queste dimostrano che anche bambini abba-stanza piccoli sono molto curiosi delle ragioni dei propri e degli altrisentimenti, nelle famiglie in cui sono frequenti le discussioni su que-sti temi, i bambini sono generalmente più progrediti, rispetto adaltri, nella comprensione delle emozioni. In questo modo, lo svi-luppo emotivo è forgiato dallÊesperienza sociale, cosa che emergemolto chiaramente quando si confrontano le „regole di espres-sione‰ che si suppone che i bambini acquisiscono nelle diverse cul-ture , cioè le norme che regolano le esternazioni degli stati emotiviin particolari circostanze. Molto importante è acquisire la capacità

di controllare e regolare le proprie emozioni, perché lÊinadeguatezzadi acquisire questa capacità può avere conseguenze sociali disa-strose. Lo sviluppo di questa abilità si fonda sul trasferimento delcontrollo dal caregiver(colui che si occupa di offrire cure ed assi-stenza ad un'altra persona ) al bambino , un processo che dura pertutta lÊinfanzia e comprende lÊacquisizione di numerose strategieper la regolazione dei sentimenti e delle loro manifestazioni. A que-sto punto è molto importante capire lo sviluppo cognitivo del bam-bino, possibile grazie ad un approccio basato sul modello dielaborazione delle informazioni; il flusso delle quali deve essere se-guito dal momento dellÊ acquisizione attraverso i sensi, fino al mo-mento dellÊemissione sotto forma di azioni, e collegato daoperazioni come lÊassimilazione, la memorizzazione, la trasforma-zione e il recupero. Secondo alcuni studiosi, si può considerarequesto processo in analogia al funzionamento del computer; lamente, come il computer, dipende da strutture (lÊhardware) e daprocessi (il software), ed è lÊoperare congiunto di entrambi che deveessere stipulato se intendiamo comprendere il pensiero e il suo svi-luppo. Pensare dipende dalla capacità di rappresentare simbolica-mente le cose. Nei bambini questa abilità si manifestaprincipalmente in tre aree: il linguaggio, il gioco e il disegno. Il lin-guaggio permette al bambino di usare una parola per indicare unoggetto; la scoperta del fatto che le cose hanno un nome è unpasso particolarmente importante verso lo sviluppo cognitivo. Lostesso accade per il gioco: quando i bambini hanno imparato a fin-gere, non hanno più bisogno di essere legati alla realtà, ma pos-sono usare la loro immaginazione per far si che una cosa prenda ilposto di unÊaltra e ampliare così enormemente la loro vita interiore.Anche nel disegno la realtà viene trasformata in un simbolo, in que-sto caso unÊimmagine; il modo in cui i bambini rappresentano glioggetti e le persone nei loro disegni fornisce unÊulteriore possibilitàdi comprendere i loro processi mentali. LÊatto di pensare è facilitato

da unÊorganizzazione ordinata ed economica delle nostre espe-rienze. Un modo per raggiungere questo obiettivo consiste nellaformazione dei concetti, cioè raggruppare cose diverse sotto una

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Il Centro per le Famiglie promuovere il benessere dell’intero nucleo familiare, sostenendo la coppia e ogni singolo

componente in tutte le fasi del ciclo di vita.Il centro per le famiglie dé “La Casa sulla Roccia” è unservizio gratuito e attento alle esigenze del territorio,che svolge attività di ricerca, formazione, formazione,

prevenzione e interventi psicologico.attività

Le attività offerte dal Centro per le Famiglie sono arti-colate in diverse aree d’intervento, finalizzate a facili-

tare la formazione di un’identià genitoriale, ad elaboraree condurre progetti di vita in armonia con il proprio

ruolo genitoriale, e ritrovare le risorse necessarie ad affrontare momenti o eventi critici.

Più nello specifico, si segnalano interventi di :- orientamento e informazione

- consulenza psico-pedagogica rivolta a genitori biologici, adottivi e insegnanti

- sostegno psicologico- itinerari educativi sulla genitorialità e organizzazione

di incontri tematici di approfondimento- organizzazione e gestione di gruppi di auto aiuto per

familiari- spazio adolescenti

- attività di prevenzione e sensibilizzazione in ambitoscolastico

Il Centro per le Famiglie riceve suappuntamento dal lunedì al venerdì

dalle 18,30 alle 20,30. E’ possibile richiedere un

appuntamento in segreteria dal lunedì al venerdì dalle 08,30 alle13,00 e dalle 14,30 alle 17,30.

[email protected] www.lacasasullaroccia.it tel.: 0825. 72420 / 72419

Centro per le Famiglie

definizione comune. Un altro modo è la costruzione degli script,espressione che indica il modo in cui rappresentiamo mentalmentegli eventi che accadano regolarmente in forma stereotipata ( „ilmodo in cui le cose accadono‰). Gli script si costruiscono a partiredal terzo anno di vita; essi forniscono ai bambini strutture ordinateper le loro routine quotidiane e dimostrano lÊimportanza dellÊordinetemporale per i bambini piccoli. Come pensiamo è intimamentecollegato a come ricordiamo. Il sistema della memoria è unÊorga-nizzazione molto complessa e il suo corso evolutivo non è solo una

questione di „migliorare la prestazione‰. Occorre tenere in consi-derazione quattro aspetti , che si riferiscono ai cambiamenti di ca-pacità delle varie strutture della memoria, alla conoscenza di baseesistente nel bambino, alle strategie di memorizzazione impiegatee alla meta-memoria dei bambini, cioè la consapevolezza e la co-noscenza delle loro funzioni mnemoniche. Particolarmente signifi-cativo è lo sviluppo di una memoria autobiografica, il mezzoattraverso il quale il bambino costruisce il significato della sua storiapersonale. Il profondo interesse dei bambini per il proprio passato,a partire dal terzo anno , emerge chiaro in primis nelle remini-scenze che condividono con i genitori. Il modo in cui i genitori so-stengono i contributi del bambino alla discussione su eventitrascorsi influenza lo sviluppo della capacità di ricordare il passato

e il modo in cui i bambini riflettono sui ricordi personali. UnÊaltracapacità cognitiva,molto importante, è il linguaggio. Il linguaggioè qualcosa di più di un semplice insieme di vocaboli, è un sistemacoerente che comprende regole che disciplinano la combinazionedelle parole. Lo sviluppo dellÊacquisizione linguistica indica che ingran parte essa dipende da un progetto biologico insito nella specieumana. Ad esempio, quasi tutti i bambini iniziano a collegare leparole verso la fine del secondo anno di vita. Considerando la com-plessità delle norme che disciplinano la costruzione delle frasi, i

bambini si impadroniscono delle regole fondamentali in un periodosorprendentemente breve, anche se raramente, o forse mai, rice-vono istruzioni precise a riguardo. Particolarmente importante è ilfatto che i bambini devono acquisire non solo la competenza lin-guistica , ma anche la competenza comunicativa. QuestÊultima ri-guarda lÊabilità degli individui di adattare le proprie espressioni allacapacità dellÊinterlocutore di comprenderle. Lo sviluppo di questaabilità è lungo e complesso , e implica la capacità di assumere laprospettiva altrui, capacità presente in forma rudimentale anchepiuttosto presto, ma non pienamente evidente prima della fasecentrale dellÊinfanzia. Anche la competenza comunicativa dipendedallÊacquisizione della meta-comunicazione, cioè lÊabilità di pensarealle parole come elementi indipendenti e di riflettere sulla struttura

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Progetto deLa Casa

sulla Rocciae del Teatrodi GLUCK- 12 -

delle frasi , unÊabilità essenziale per lo sviluppo della competenzaalfabetica. La competenza alfabetica va oltre la capacità di leggeree scrivere; come hanno dimostrato recenti studi su questo argo-mento , implica anche lÊinteresse dei bambini e la loro attitudinenei confronti della lettura e della scrittura. Questo atteggiamentoprende forma negli anni prescolari e dipende in larga misura dallemotivazioni che i genitori trasmettono ai figli relative alla lettura ealla scrittura. In parte, questo avviene mediante lÊesempio che gliadulti offrono i figli, in parte anche facendo in modo che i piccoliabbiano accesso ai materiali necessari, ma principalmente coinvol-gendo i bambini in attività congiunte, come guardare insieme unlibro illustrato. Lo sviluppo dei bambini ha luogo nel contesto dellerelazioni interpersonali e le relazioni si formano inizialmente allÊin-terno del contesto familiare. I bambini vengono al mondo con lapredisposizione a sviluppare relazione con altre persone. Le rela-zioni di attaccamento emergono nella prima infanzia e passano,negli anni successivi, da pattern comportamentali di reazione a si-stemi reattivi altamente flessibili, pianificati e selettivi. Con lo svi-luppo dei „modelli operativi interni‰ della relazione, i bambiniapprendono gradualmente a tollerare periodi sempre più lunghidi separazione dai genitori; a poco a poco imparano a prendere

in considerazione le intenzioni delle altre persone e le loro relazionidiventano più equilibrate e più elastiche. Si riscontrano notevolidifferenze tra bambini per quanto riguarda il tipo di attaccamentoche costruiscono. Questo aspetto emerge in modo particolare nellasicurezza/insicurezza del legame, come rivela il test della StrangeSituation di Ainsworth. La studiosa afferma che la classificazionedei bambini in quattro categorie sulla base del loro comportamentoin questa situazione , valutato durante la prima infanzia, è in gradodi predire una vasta gamma di funzioni psicologiche negli anni a

venire, compresa la competenza sociale del bambino, lÊimmaginedi sé e vari aspetti dello sviluppo emotivo. Il legame , certo, non èstabile: le prime esperienze possono gettare le basi, ma gli eventisuccessivi possono incidere fino a modificare il corso dello svi-luppo. Anche le relazioni costruite con i pari hanno unÊinfluenzanotevole, diversa da quelle instaurate con i genitori. Il rapporto coni pari contribuisce allÊacquisizione di numerose abilità sociali e allaformazione dellÊidentità sociale del bambino ; la collaborazione trapari favorisce anche lo sviluppo intellettuale. La classificazione dellacondizione del bambino allÊinterno del gruppo di pari, basata sullecategorie denominate bambini popolari, trascurati e rifiutati, si èrilevata in grado di predire lÊadattamento successivo; i bambini ri-fiutati, in particolare, corrono il rischio di sviluppare problemi psi-cologici in futuro. Vorrei concludere con una citazione, che a mioavviso racchiude un poÊ lÊessenza di questo articolo: „ LÊessenzialeè invisibile agli occhi, (⁄) bisogna sempre spiegargliele le cose, aigrandi‰ (da il Piccolo Principe) . Il Piccolo Principe espone un tema fondamentale: lÊascoltare e nonlimitarsi a sentire. Infatti in una posizione di ascolto richiede al„più grande‰ attenzione verso il „più piccolo‰, lÊautentico desideriodi comprenderlo e la sincera disponibilità a modificare i propri pen-

sieri e le proprie azioni in relazione a quanto sente, dice, chiede edesidera. Essere ascoltato è uno dei diritti fondamentali del bam-bino, riconosciuto dalla convenzione di New York, un diritto rela-zionale fondante, come il diritto alla famiglia, al nome e alle proprieorigini. EÊ Su questi presupposti si costruiscono la storia personale e lÊap-partenenza, cardini dellÊidentità di ciascuno.

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La famiglia è il primo, insostituibile am-biente in cui inizia lo sviluppo e la progres-siva maturazione della personalitàdellÊessere umano; tuttavia essa è sottopo-sta a ricorrenti tentativi di discredito e, pe-riodicamente, se ne mette in discussione lastessa tradizionale identità. Attualmente,con il passaggio dalla famiglia patriarcale aquella nucleare, si assiste alla diffusione diforme familiari sempre più lontane ideolo-gicamente e strutturalmente dalla tradizioneculturale: emerge, in primo luogo, il fattoche, contrariamente al passato, non esistepiù una quasi perfetta coincidenza fra ma-trimonio civile e matrimonio religioso;molte altre coppie decidono di convivere atempo indeterminato per personali convin-zioni. In questo caso, in termini giuridici, siparla di coppie di fatto alle quali, comun-que, sono legalmente attribuiti determinatidiritti, soprattutto a seguito della nascita difigli. I bambini sono riconosciuti a pieno ti-tolo come esseri umani in formazione chehanno bisogno di cure materiali e di affettoper poter crescere in modo completo edequilibrato. Il neonato, indifeso e non an-cora autosufficiente, è per i genitori unfrutto benedetto di amore perché la potenzadi tale sentimento è così infinitamentegrande da generare una nuova vita. Dal-lÊunione di due corpi e due anime nasce unessere puro e delicato, fragile, da accudiree da amare senza riserve, in modo incondi-zionato. La dedizione della mamma, in par-ticolare, alla cura del proprio figlio è unicaed esemplare: ella si dona completamentea lui e a ripagare le sue fatiche e i suoi sa-crifici basta solo la vista di un sorriso sulvolto di quel bambino che le riempie il cuoredi gioia indescrivibile. Purtroppo non tutti i

genitori sono in grado di riconoscere ed ap-prezzare lÊinestimabile grazia della prole ri-cevuta in dono. Molto spesso ai bambinisono negati, o pericolosamente diminuiti,alcuni degli irrinunciabili diritti, come il di-ritto alla salute, allÊeducazione e allÊistru-zione e, a malincuore, si ammette chetalvolta è loro negato anche il fondamentalediritto alla vita ⁄⁄Nel mondo ci sono molti bambini che im-bracciano armi e combattono; altri che la-vorano tutto il giorno in orrende cave diminerali o in cupe stamberghe a produrrebeni di largo consumo venduti a caro prezzonei Paesi occidentali ricevendo pochi spic-cioli; altri che sono venduti dai loro genitoriad ignobili individui che li avviano nel mer-cato della prostituzione. Questo elenco diatrocità sembra così distante da noi e inveceanche nel nostro Paese, nelle nostre città,lÊinfanzia è spesso negata: i bambini nontrovano spazi di incontro e di gioco; ricchis-simi di beni materiali sono spesso abbando-nati per molte ore al giorno davanti altelevisore, ad assistere a programmi violentie diseducativi, o affidati a baby-sitter nonsempre amorevoli e, comunque estranee,

alla famiglia.Bambini trascurati dai genitori alle prese coiproblemi quotidiani, attenti al benesseremateriale dei figli ma incuranti delle loro ri-chieste di affetto, genitori quasi sempre in-daffarati, preoccupati dalle incombentinecessità fisiche, colmano di giocattoli i lorobambini dimenticando quella carezza, quelbacio, quel gesto di affetto di cui quei par-goli sono affamati. Se solo riuscissimo acomprendere quanto lÊingenuità e la sem-plicità dei piccoli possa risolvere anche iproblemi che sembrano non avere solu-zione, i nostri cuori sarebbero più leggeri,le nostre menti sarebbero finalmente liberedalle ansie e dalle angosce dei tempiodierni. I bambini hanno bisogno degliadulti per imparare ad essere gli uomini ele donne del futuro, ma siamo soprattuttonoi adulti ad avere bisogno di loro per risco-prirci bambini, per ritrovare la parte „infan-tile‰ che abbiamo sepolto da qualche partenellÊanima perché, come ha scritto Antoinede Saint-Exupéry nel suo capolavoro Il pic-colo principe: „Tutti i grandi sono statibambini una volta (Ma pochi di essi se nericordano)‰.

I FIGLI: I GIOIELLI PIÞPREZIOSI DI UN TESORO. LA FAMIGLIA: DA RIVALUTARE«Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostribambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualchelacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi,specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza» (GiovanniXXIII)di Carla D’Onofrio

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IL RUOLODELLA SCUOLANELLÊINFANZIA

DEL BAMBINOScuola dell’infanzia, primo tassello di un puzzlechiamato Vita nella vita di un bambino. “Gio-care” a sviluppare le capacità cognitive, affettivee sociale.di Edda Lombardi

Nel periodo definito „età pre-scolare‰ la vita sociale del bambino siallarga: non è più ristretta allÊambito familiare, ma si estende versolÊesterno. Questo esterno è rappresentato dai contesti educativiquali la scuola materna. La scuola dellÊinfanzia è il primo grado delsistema scolastico di base ed accoglie i bambini che hanno unÊetàcompresa tra i 2 e i 5 anni. La scuola deve essere formativa, devefar diventare lÊindividuo, uomo e cittadino e deve formarne il ca-rattere e lÊintelligenza; quindi deve essere vista con come fine a sestessa, ma come strumento per le potenzialità delle persone. Inche modo? Gli insegnanti elaborano il Piano dellÊOfferta Formativain cui vengono indicate le linee guida del percorso educativo e for-mativo della scuola ed i Piani Educativi Individualizzati dove ven-gono indicati i tempi di apprendimento, gli interessi e le attitudinidi ogni bambino. Data lÊimportanza che il gioco assume in questianni, lÊinsegnante deve essere in grado di scegliere strategie digioco diversificate, osservando i bisogni dei bambini, i loro com-portamenti e valutando lÊefficacia degli interventi attivati. La frequenza della scuola materna non è obbligatoria; tuttavia lasua importanza è cresciuta sempre di più a seguito delle trasfor-mazioni della famiglia. Ma al di la di questo, il motivo principaleper cui la scuola materna è diventata sempre più importante è larivalutazione dellÊimportanza del rapporto tra pari: la scuola del-lÊinfanzia, con le sue esperienze di relazione e apprendimento, con-sente ai bambini e alle bambine di sviluppare armonicamente la

loro personalità. Al suo ingresso nella scuola materna, il bambinoha una storia personale che lo ha portato ad avere determinati at-teggiamenti. Egli è un soggetto attivo, curioso, interessato a cono-scere e capire, capace di interagire con gli altri. In questo periodosi vanno verificando cambiamenti considerevoli che interessano losviluppo percettivo, motorio, comunicativo, logico e relazionale, ledinamiche affettive e di conseguenza la costruzione di rapporti elÊacquisizione di norme sociali. Le norme, che nella scuola maternasi esplicano con la predisposizione di routine, sono un aspetto im-portante per il bambino: la routine, infatti, fa parte di un pro-gramma educativo e serve a rendere ordinata la vita di gruppoquando ci sono compiti collettivi (entrata – colazione – lettura –pranzo – gioco).Durante lÊetà pre-scolare un ruolo fondamentale è ricoperto dalgioco. Il gioco è inteso come risorsa privilegiata di apprendimentie di relazioni, ossia come il bambino si rapporta alla realtà. Essoinfatti permette al bambino di trasformare la realtà secondo le sueesigenze interiori, di tirar fuori le sue potenzialità e di rivelarsi, a sée agli altri, sotto vari aspetti e quindi esprimere la propria perso-nalità mescolando elementi magici e reali imitando e/o ripetendola realtà stessa. Quindi oltre ad essere un momento socializzante,il gioco è soprattutto il momento delle conquiste cognitive. Tuttociò proprio perché il gioco adempie a varie funzioni (da quella co-gnitiva a quella socializzante e quella creativa) attraverso il fare,lÊesplorare, il conoscere, il comunicare, lÊesprimersi e il socializzare.In tal modo lÊindividuo acquisisce sicurezze importanti per lÊidentità.Tra le varie tipologie di gioco troviamo il gioco simbolico. Il giocosimbolico permette al bambino di strutturare il proprio sviluppocognitivo, affettivo e sociale. ˚ caratterizzato da finzione ed è de-finito simbolico perché caratterizzato da un processo di significa-zione indiretta: significare = rappresentare qualcun altro (quando ilbambino ha bisogno di un oggetto concreto e non può averlo, uti-lizza 1Êoggetto che ha le proprietà che lÊoggetto stesso intende evo-care). Il gioco simbolico è quindi il mezzo più efficace per sviluppareil pensiero astratto: il bambino attraverso le situazioni immaginariesupera i limiti delle sue possibilità di azione concreta e reale, allar-gando tale campo ed esprimendo il bisogno di conoscere e di adat-tarsi al mondo. Quindi tenendo in considerazione lÊimportanza del gioco e il ruoloche questo ricopre nelle scuole materne, si può affermare che lascuola dellÊinfanzia rappresenta il primo VERO tassello per la for-mazione TOTALE del bambino stesso.

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BIBO NEL PAESEDEGLI SPECCHIIn questo numero per parlare di infanzia e ado-zioni ho scelto di farlo attraverso una fiaba“Bibo nel paese degli specchi” di Beatrice Masinie Patrizia La Porta.di Anna De Stefano

Questa è una favola, un strumento educativo a „portata di bam-bino‰ per spiegare una relazione così complessa, delicata, maanche così amorevolmente coinvolgente come lÊadozione ed in par-ticolare lÊadozione internazionale (Bibo è solo, i genitori sono soli;Bibo è blu, mentre i suoi genitori sono arancioni⁄..). Ma prima è necessario fare alcune propedeutiche premesse:Ogni bambino per crescere sano, e non solo fisicamente, ha biso-gno di unÊinterazione personalizzata con almeno un adulto di rife-rimento che si occupi di lui in maniera esclusiva, perché il bambinoè il „cucciolo‰ che più tardi di tutti imparerà ad essere autonomoe non solo nei suoi bisogni primari, intendendo con questi ancheil bisogno di essere amato e, di conseguenza, di amare. I genitorihanno per il bambino un ruolo fondamentale di cura, di protezionee di guida, contribuendo al suo sviluppo non solo fisico, ma anchepsichico ed emotivo per aiutarlo nella creazione di sane relazioniumane ed affettive.Purtroppo non è sempre così. Accade che i genitori vengano amancare in questa funzione indispensabile per lui e, per poter ri-stabilire il diritto del bambino di essere figlio e ad avere comunqueuna famiglia che si prenda cura di lui, è nata lÊadozione. Questo èanche un modo per una coppia che spesso non ha figli biologicidi cui prendersi cura di poter diventare dei genitori.„Adottare un bambino è una scelta d'amore immensa, la manife-stazione del desiderio di donarsi a qualcuno senza riserve, di ac-cettare un bambino come proprio figlio, di amarlo e sentirlo parte di sé pur non avendolo concepito.Nel contempo accogliere un bambino nato da altri come figlio pro-prio significa intraprendere un percorso complesso, delicato, nonprivo di difficoltà e, pertanto, deve scaturire da una profonda ri-flessione che implica grande unità e comunicazione emotiva nellacoppia che, se da un lato li sottopone a numerose „verifiche‰ dal-lÊaltro lato li rende sicuramente „genitori speciali‰, più consapevolie resilienti rispetto ai genitori biologici.I genitori adottivi, a differenza di madri e padri biologici, hanno losvantaggio di non essere presenti nella vita dei propri figli dalla na-scita, ma di entrarne a farne parte in seguito, quando un pezzodella loro storia è stato già scritto e nella maggior parte dei casi

non si è trattato di una favola. Una delle difficoltà più grandi per i genitori adottivi sta proprio nel-l'affrontare con i propri figli quel passato, di ripercorrere insieme letappe di quella storia, spesso molto dolorosa. Le domande esisten-ziali che prima o poi ogni bambino si chiede, acquisiscono una pe-culiarità nel bambino adottato che è relativa al suo passato, che ènecessario per darsi un senso di appartenenza, e che sarà utilenello sviluppo di una identità armoniosa. „Da dove vengo? Chisono i miei genitori biologici? Perché non mi hanno voluto? E' colpamia, perché sono stato molto cattivo? Sono domande alle quali lemamme ed i papà „di cuore‰ hanno difficoltà a trovare risposteadeguate , che necessitano di strumenti adatti alla capacità di com-prensione del loro bambino e che siano risposte a loro „misura‰.Ecco che la fiaba diventa un vero e proprio aiuto per i genitori,perché per il bambino ascoltare la mamma o il papà che raccontarassicura: ciò che una fiaba trasmette è la fiducia nella vita, nono-stante gli innumerevoli ostacoli, alla fine si supera tutto grazie allavolontà e, spesso, grazie allÊaiuto di qualcun altro; la fiaba aiuta ilbambino a sviluppare una propria identità e ad comprendere il si-gnificato del bene e del male. „La fiaba definita come specchio della vita, cioè una superficie ri-flettente attraverso cui riconoscersi, mantenendo però una certadistanza di sicurezza; un mondo dove fantasia e realtà si intrecciano,aiutandoci a far emergere emozioni e sentimenti in maniera me-diata‰ (ndr Elisa Capuano).Bettheleim consiglia ai genitori di raccontare più che di leggere lefavole, per poter utilizzare la fantasia, lasciarsi trasportare, tra-smettendo al bambino lÊempatia e il sentirsi coinvolto. „Si creaquindi un importante punto di incontro tra l'adulto-genitore e ilbambino-figlio, in cui le emozioni circolano liberamente e l'atmo-sfera diventa magica‰.In un mondo lontano esistevano due paesi, il Paese dei BambiniSoli e il Paese dei Grandi Soli, due posti molto diversi e separatil'uno dall'altro, così come lo erano le persone che li abitavano.Gli abitanti di entrambi i paesi erano abbastanza felici, ma senti-vano che mancava loro qualcosa per esserlo davvero; fu così cheun giorno un uomo e una donna del Paese dei Grandi Soli deciserodi chiedere aiuto a Sapiente, un vecchio saggio che conosceva tuttii paesi e che di certo avrebbe saputo trovare risposta alle loro do-mande. Ascoltati l'uomo e la donna, Sapiente ebbe un'illumina-zione e diede ai due una chiave, una chiave molto importante,capace di aprire la porta del Paese dei Bambini Soli.Un bambino! Ecco di cosa avevano bisogno, finalmente l'avevanocapito! E fu così che i due incontrarono Bibo, uno splendido bam-bino tutto blu, molto curioso e coraggioso. Insieme la vita diventòmolto più bella e iniziarono così a viaggiare e a conoscere tutti queipaesi che fino a quel momento non avevano mai visitato, dove im-pararono un sacco di cose: il Paese dei Baci e delle Coccole, ilPaese delle Parole Giuste, il Paese dei Giochi Giocati, finché ungiorno arrivarono nel Paese degli Specchi.Qui, successe una cosa davvero strana: Bibo, guardandosi in unodei tanti specchi di cui il paese era pieno, si accorse di una cosache non aveva notato prima di allora: lui era blu! Si, proprio blu enon arancione come i suoi genitori.

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MARCIANAZIONALEPER LAVITAdi Carla D’Onofrio

Si terrà a Roma domenica 13 maggio 2012la seconda edizione della Marcia Nazionaleper la Vita. LÊiniziativa vuole: affermare chela vita è un dono, indisponibile, di Dio; chie-dere il Suo aiuto, per una società smarrita;deplorare lÊiniqua legge 194 che ha legaliz-zato lÊuccisione, sino ad oggi, in Italia, di 5milioni di innocenti; ribadire che esiste unadistinzione tra bene e male, tra vero e falso,tra giusto ed ingiusto; invitare alla mobilita-zione i cattolici e gli uomini di buona vo-lontà. EÊ previsto inoltre un convegno,sempre a Roma, il 12 maggio, sulla vita acui hanno già dato la loro adesione perso-nalità conosciute del mondo pro life italiano.Dal 1978, anno dellÊentrata in vigore della

legge sullÊaborto (la 194) sono stati uccisi inItalia, prima della loro nascita, oltre 5 mi-lioni di innocenti. I primi piccoli abortitioggi sarebbero uomini di 35 anni, sono staticancellati per legge, di loro non vi è piùtraccia, di loro non vi è più il ricordo. NellÊimmaginario collettivo la 194 sembraessere non solo tollerata ma accettata, en-trata nella mentalità comune, eppurelÊaborto è un omicidio! Sebbene non sia

trascorso neanche un minuto dalla feconda-zione il bambino è già unÊanima adulta. Pos-siamo usare la pillola del giorno dopo, oqualunque altro mezzo, ma si tratta sempredi uccidere un bambino con unÊanimaadulta già formata. La vita è un dono da sal-vaguardare fin dal momento in cui le duecellule si uniscono e formano una scintilladi luce bellissima, e questa luce sembra unsole che proviene da Dio Padre. Dunque

tutti siete invitati a partecipare alla MarciaNazionale per la Vita domenica 13 maggio,il programma prevede un ritrovo alle ore8:30 al Colosseo,alle ore 9:30 la partenzadella marcia e alle 11:30 arrivo a CastelSantÊAngelo. Chi volesse aderire può consultare il sitoweb http://www.marciaperlavita.it/linizia-tiva/ Da questa pagina è anche possibile consul-tare lÊelenco delle città italiane da cui parti-ranno i pullman per Roma con i relativireferenti e recapiti telefonici. Gli altri appun-tamenti sempre per domenica sono : ore07:45 Santa Messa nella Basilica dei S.S.Giovanni e Paolo celebrata da padre Ales-sandro Apollonio, FI; ore 12:00 Angelus inSan Pietro; ore 12:15 Santa Messa allÊal-tare della cattedra in San Pietro celebratada S. Emin. il cardinale Angelo Comastri.Inoltre per sabato 12 maggio è previsto unconvegno dalle ore 14:30 alle ore 19:00„Chi salva una vita, salva il mondo intero‰presso il Pontificio Ateneo Regina Aposto-lotum.Dalle ore 21:00 alle ore 22:30 è previstalÊadorazione Eucaristica in riparazione peril crimine dellÊaborto nella Basilica di SantaMaria Maggiore presieduta da S. Emin.Rev.ma il cardinale Raymond Leo Burke.Ognuno di noi, nel suo piccolo, può contri-buire con un gesto,unÊazione,una preghieraa salvare una vita.

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Scopi e finalitàPromuovere e realizzare forme di solidarietà sociale e impegno civile tese a superare lÊemarginazione; svolgere unÊazione di stimoloe di coinvolgimento nellÊaccoglienza delle nuove famiglie, simpatizzanti e benefattori; porre in atto iniziative concrete per unÊefficaceprevenzione e una corretta informazione sulle dipendenze e sul disagio sociale in genere; promuovere e curare la formazione deipropri soci quale occasione dellÊapprofondimento della cultura e dei valori dellÊazione volontaria (estratto dallo statuto sociale).

VolontariatoTutti i membri prestano la loro opera in modo assolutamente volontario, tentano di diffondere sui territori di provenienza la culturadellÊascolto e della solidarietà coinvolgendo enti pubblici e privati partendo dal principio che i problemi derivanti dallÊuso di droga ei disagi sociali, soprattutto giovanili, non riguardano solo loro ma tutta la società civile. AllÊAssociazione aderiscono anche singoli vo-lontari che, pur non avendo nessun familiare coinvolto nel programma, vogliono sposare la linea educativa e terapeutica della Casasulla Roccia facendosi anchÊessi promotori di iniziative.

Tu solo puoi farlo ma non da solo Non è uno slogan ad effetto ma è la realtà che si trova ad affrontare chiunque voglia uscire dai canoni della delega e della derespon-sabilizzazione. In una società basata sullÊimmagine, lÊAssociazione Famiglie Progetto Uomo vuole proporre ai propri soci, innanzitutto,e a tutte le persone che si lasciano coinvolgere, un modello sociale basato sulla responsabilità e sulla collaborazione reciproca, doveognuno è parte del tutto e il tutto è patrimonio del singolo anche se vissuto in modo diverso a seconda delle proprie capacità,sensibilità e livello di coinvolgimento.Via Rocco Scotellaro – 83100 Avellino – tel. 082572420 fax 082571610 – [email protected] – posta Elettronica

Certificata (PEC): [email protected]

ASSOCIAZIONE FAMIGLIE

PROGETTOUOMO

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LIBRERIA DELLÊINFANZIAdi Natasha Cilio

A scuola con le emozioniPaola Scalari, La Meridiana 2012, pp. 180€ 26,00Che lingua parliamo quando parliamo ai piùgiovani? Cosa tramandiamo loro quandoanche i residui baluardi ideologici si pieganoalla pandemia dellÊavalutatività? Il tormen-tone del „chi giudica i giudici‰ aggiornatoalle agenzie educative (genitori, insegnanti,pedagogisti): con quelli mezzi, quale diritto

e, soprattutto, quale credibilità, pontifichiamo da simulacri di cat-tedre, domestiche o istituzionali che siano? Mi sembra ancora oggidi indispensabile attualità il postulato sessantottino „la scuola deveformare piuttosto che informare‰, con buona pace dei nozionisti-passatisti e dei convinti (ancora!) che la distanza siderale, piuttostoche le differenze, tra „vecchi‰ e giovani sia addebitabile soltantoalla contingenza di questi ultimi. Il filo rosso che si rintraccia inqueste pagine - redatte collegialmente da insegnanti, psicotera-peuti, psicologi, pedagogisti, consulenti - è quello progettuale diuna scuola capace di recuperare e promuovere una dimensione plu-rima, in cui lÊatto di apprendere diventi coniugabile col sapere emo-tivo. Una lettura che travalica il saggio - puro e semplice -sullÊargomento, per porsi in accezione di „manifesto‰ teorico sullasede scolastica come fucina di armonie e crescita sociali.

Adozione internazionale. Genitori figli traestraneità e familiaritàStefania Lorenzini, Alberto Perdisa Editore2004, pp. 177 € 12,50Che fare per rendere l'esperienza del bam-bino o dell'adolescente adottato in un paesestraniero opportunità di sviluppo e di inte-grazione? Come rendere l'adozione occa-sione per l'avvio di una reale continuitàesistenziale in percorsi di vita segnati da ri-petute esperienze di perdita e di disconti-

nuità? Come affrontare i timori legati alla condizione di inizialeestraneità reciproca tra genitori e figli, fino a creare quella familiaritàche possa farli sentire realmente e profondamente tali?Questi sonogli interrogativi cui questo volume tenta di dare una risposta, nellasperanza di contribuire alla diffusione di una corretta e proficuacultura delle adozioni, nei contesti sociali, istituzionali, formativi efamiliari, e nello sforzo di favorire la nascita e l'evoluzione delle fa-miglie adottive, facendo attenzione alla creazione del benessere perciascuno dei suoi membri, a partire, ovviamente, da quello deibambini. L'autrice propone, della realtà adottiva, una visione arti-colata e multiprospettica, chiarendo le implicazioni educative e pe-dagogiche, e sottolineando l'intreccio positivo con l'orizzonte dellapedagogia interculturale, nuova lente d'ingrandimento e di inter-pretazione della problematiche proprie dell'adozione internazio-nale.

Il mondo dellÊ infanzia. Dalla scoperta almito alla relazione di cura.Franco Cambi, Cosimo Di Bari, DanielaSarsini, Apogeo Editore, pp. 256, € 16,00Il volume espone lÊ„immagine dÊinfanzia‰come si è sviluppata nella cultura del Nove-cento. Ciò è avvenuto attraverso molti con-tributi (psicologici, psicanalitici, sociologici,pedagogici, letterari e – perfino – filosofici,oltre che storici, antropologici...) di cui oggidobbiamo essere consapevoli. Infatti attra-

verso di essi si è costruita quella visione complessa del bambinoche viene a valorizzarlo nella sua specificità e nei suoi diritti e checi permette di conoscerlo in tutta la sua „natura‰ polimorfa e dia-lettica. Di tale complessità e varietà, oggi, ogni educatore deve farsiben cosciente e proprio attraverso la rilettura, sia pure antologica,delle posizioni-chiave via via emerse nella cultura del XX secolo.

Letteratura per lÊ infanzia e nuovi media.Dal Piccolo principe a Harry Potter.Antonella Antonelli Luca Galliano, Il Ca-stello Edizioni 2008, pp. 112, € 10,00Leggere, si sa, non è uno „sport‰ diffusonel nostro Paese. Trai i bambini, poi, cosìdistratti dalla tv, è unÊabitudine talmenterara che persino gli insegnanti fanno faticaa coltivare la passione per la pagina scritta.Eppure questo libro è estremamente utileproprio ad insegnanti e genitori per inse-

gnare a ragazzi e ragazze a leggere partendo dagli strumenti me-diatici che maggiormente li distraggono: tv, internet, play station,telefonini.

I figli non crescono più.Paolo Crepet, Einaudi 2005, pp. 160, €11,50Molti adolescenti di oggi non si sentonospinti a camminare da soli. A rischiare. Pro-vare emozioni, ribellioni, responsabilità. Inquesto libro, rivolto ai giovani ma anche ailoro genitori e insegnanti, Paolo Crepet af-fronta una delle più forti ipoteche sul futurodella società. E cerca di suggerire i possibilirimedi, che coinvolgono prima di tuttolÊeducazione e la scuola.

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La Casa sulla Roccia Avellino

0825/72420 - [email protected]

Progetto per la dipendenza da gioco.

STORIE

IL CAPITANOdi Francesca Bertucci

Non eÊ un eufemismo, sono il capitano della mia nave. La mia naveeÊ la famiglia, la casa, il lavoro. La nave ha affrontato mille tempe-ste, ancora ne affronterà ma ⁄ la peggiore lÊha attraversataquando ha temuto di perdere lÊequipaggio. Nella tempesta piùbrutta che abbia mai visto. La nave stava affondando:„Capitano che fai non vedi che stiamo affondando?‰„Sì, lo vedo aggrappatevi a me, troveremo qualcosa . Ecco vedetecÊeÊ una boa, eÊ piccola ma per ora ci basterà , intanto nuotate chelo sapete fare, laggiù cÊeÊ la terra vedrete che arriveremo in brevetempo, non abbiate paura ⁄‰ ma io ne avevo forse di più.Più avevo paura più annaspavamo.„Cosa posso fare ? „ „Diamine, sei un capitano devi guidare la nave in porto e smetterladi annaspare come un pesce fuori dellÊacqua‰.Ma chi aveva parlato? „Siamo noi dellÊequipaggio, muoviti capitano‰.„Come vi permettete di darmi degli ordini, so quello che devo fare‰.„E fallo, solo pensiamo che una piccola boa sia poco per ancorarela nave‰.In effetti avevano ragione, ma che mi era preso: avevo dimenticato

il mio ruolo? Me ne riappropriai subito, scioccato da questa rive-lazione.Terra, terra finalmente , si stagliò davanti e ci accolse naufraghima salvi, la nave era in porto.„Capitano, e ora che si fa?‰„Camminiamo insieme!‰

Questa storiella nasce dalla mia esperienza di madre che deve af-frontare il problema della tossicodipendenza. Certamente eÊ ridut-tivo ciò che ho scritto rispetto a tutto ciò che ho vissuto, ma il miointento non era fare una cronistoria bensì raccontare un poÊ deisentimenti che ho provato: paura, impotenza, superbia e il non vo-lere vedere un problema così enorme. Devo dire però che nono-stante tutto, la speranza e la fiducia non mi hanno maiabbandonato. Ho creduto fermamente nella salvezza e soprattuttoho capito che era nella collaborazione, nellÊascolto, nel farlo tuttiinsieme un percorso la salvezza.

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UN POMERIGGIODA EROIdi Luigi Numis

Un gruppo di ragazzini, armati di fiammanti palloni di basket e cal-cio, si dirige allegramente verso il campetto del liceo Colletta diAvellino. In quel campetto, o meglio, „su‰ quel campetto ho tra-scorso pomeriggi interi della mia infanzia e adolescenza, intirizzitodal freddo invernale o arso dal caldo estivo, sempre con un pallonee un gruppetto di amici, sempre a emulare i nostri campioni dellatv e del Guerìn Sportivo e, in periodo scolastico, a fare lavoro col-lettivo sui nostri compiti a casa benché frequentassimo classi di-verse. I risultati sportivi erano ottimi, eravamo la squadra di calciodi quartiere di Avellino praticamente imbattibile dai pari età, soloquelli di San Tommaso ci davano filo da torcere, in casa loro, masi sa, quelli di San Tommaso ⁄ Spesso ci cimentavamo controquelli più grandi di noi che per vincere, inevitabilmente, ricorrevanoalla maggiore forza fisica, dopo aver capito che tecnicamente noncÊera storia. I risultati scolastici, beh, quelli erano un poÊ menobuoni, diciamo disomogenei. Il problema era che, frequentandoclassi diverse, il lavoro di squadra fatto sul campetto era poi diffi-cilmente replicabile fra le mura scolastiche. Insomma, meglio af-frontare un portiere grande, grosso e prepotente che unprofessoressa smilza e garbata. Comunque cÊera chi prendeva sem-pre ottimi voti, come Massimo e Paolo (non a caso portiere e di-fensore), chi, come me e Tiberio, se la cavava, e chi proprio nonne voleva sapere di algebra, inglese, storia e antologia. Inutile direche proprio i meno brillanti a scuola (di cui non faccio i nomi perchiare ragioni) erano i più forti e fantasiosi in mezzo al campo, espesso ci facevano vincere le partite. Eravamo una squadra e ungruppo di amici, questo era tutto per noi. E nonostante nessunaillustre organizzazione mondiale o nazionale lo facesse continua-mente notare ai nostri genitori, eravamo tutti in perfetto stato dibenessere psico-fisico. Ci siamo guastati col tempo ⁄ ⁄Sono le tre di un bel pomeriggio del solito volubile marzo, lÊunicomese che resterà sempre diversamente uguale nei secoli, dallÊariatiepida e decisamente primaverile. EÊ sabato, e questo amplificalÊatmosfera magica. Il campetto del liceo, oggi, offrirebbe ai ragaz-zini la possibilità di diversificare il loro bisogno sportivo allÊariaaperta, apprensivamente represso dalle mamme durante lÊinverno

appena sfumato ma di cui ancora è possibile vedere gli effetti sulvecchio abete del Colletta, sempre più malandato e piegato dalpeso della neve e del ghiaccio da poco scioltisi. Un vecchio cane-stro dismesso dallÊattigua palestra per la pallacanestro, e gli zainidella scuola sempre buoni per fare i pali delle porte da calcio. I ra-gazzi non stanno nella pelle nellÊassalire a tre a tre gli scalini chedagli edifici della scuola portano al campetto; sono felici, corronoverso il loro eden proprio come farebbero dei ragazzini spensierati,ansano e urlano, si sfottono e si abbracciano, soprattutto quandohanno la certezza che il campetto è libero, da altri possibili con-correnti e dalle trappolette a motore ultra tecnologiche che spessoinsegnanti senza scrupoli e senza buonsenso piazzano lì, a cen-trocampo, a interrompere le partite e i sogni dei loro studenti. Sa-rebbero ancora troppo vestiti per cominciare a giocare e sudarevia le ruggini dellÊinverno, ma neanche gli passa per la mente difermare un istante del loro godimento, e subito si dividono fra cal-ciofili e baskettofili. I calciofili sono più casinari e approssimativi,meno padroni della palla e delle sue traiettorie, e questo segnala ilcambiamento nella popolarità che i due sport hanno vissuto negliultimi anni in città. Si vede che molti giocano normalmente a pal-lacanestro anche dÊinverno, in palestre al coperto, ma credo chenessuno fra loro abbia mai giocato una partita di calcio fra amicisotto la pioggia. So benissimo che le mie impressioni e le mie cri-tiche non hanno molto senso nel contesto presente: mi rivedo dalbalcone di mia madre venti e passa anni fa, ma anche nella dolcemalinconia del momento non riesco a non cercare con gli occhi ipiù bravi del gruppo. Gli esperti potrebbero chiamarlo disturbo dadipendenza sportiva, io ne sarei il paziente perfetto. Ad ogni modomi sento contento anchÊio, ex (assiduo) frequentatore di campi dicalcio e basket, perché penso che ci sono ragazzi che, nonostantetutto e tutto quello che si dice su di loro, rinnovano le nostre sem-plici usanze e ancora si emozionano nel correre dietro a un pallone.Resto sul balcone a fumare una sigaretta (uccidendo così lo sport)e godermi lo spettacolo. Se solo in qualche angolo della mia vec-chia stanza ritrovassi la sfrontatezza dellÊala destra, o il coraggiodel pivot, andrei a giocare con loro. Ma mi limito a fare il sociologoosservante da strapazzo.Dopo lÊadeguato periodo di riscaldamento fatto di scatti, acrobaziee tiri improbabili da lunghe distanze che solo i muscoli dei ragazzinipossono tollerare (gli adulti si strapperebbero e sfalderebbero dopopochi minuti), tutti si riuniscono al centro del campo e decidono dicominciare le sfide del pomeriggio con il calcio. „Facciamo le squa-

dre‰ fa il più risoluto, „buttiamo il tocco però!‰ risponde pronta-mente un altro collÊintento di non squilibrare le forze in campo. Iltocco, la conta per gli italianisti, lÊesercizio democratico per eccel-lenza dei minorenni. Buttavamo il tocco per risolvere ogni faccendacontroversa, ogni contesa incipiente o già iniziata, per prendereogni decisione importante come quella di fare le squadre in maniera

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bilanciata; infatti il sistema prevedeva, e a quanto pare prevede an-cora, anche una scelta alternata fra i due capitani, dopo lÊunicovantaggio per il vincitore del tocco di fare la prima scelta e quindiprendere nella proprie fila il più forte. A ben pensarci il tocco inItalia è lÊunico decente sistema elettorale in vigore da secoli, quan-tunque fra i non aventi diritto, e anche quello più democratico nellasostanza, una raffinatezza di scienza politica se paragonato ai variporcellum, mattarellum e latinorum vari.Comincia la partita e subito la squadra con il centravanti più im-placabile si porta sul due a zero. Cambio di ruoli nellÊaltra squadra,il più dotato si mette a guardia del goleador. La sfida in effetti si fapiù combattuta e appassionante, il centravanti furbo e mingherlino(una sorta di Paolo Rossi) deve mangiare pane duro con il nuovo

implacabile marcatore/libero (unasorta di Salvatore Di Somma),cosicché per una decina di minutile porte rimangono inviolate.Fino al gol dellÊuno a due, suazione di calcio dÊangolo. I com-ponenti della squadra in rimontasi abbracciano e si incitano a vi-cenda, il capitano battitore liberoraccomanda di continuare nellasua tattica utilitaristica (difesa e

contropiede), il più arcigno dellÊaltra squadra prende il pallone sottoil braccio e si dirige verso il centrocampo con fare convinto e mi-naccioso. Lui sa come rimettere le cose a posto. La sfida è tuttada giocare, le gambe sono salde e fresche, gli animi caldi e fraterni,la play station una roba da genitori rammolliti.A questo punto vorrei scrivere che per impegni personali ho dovutochiudere la finestra e abbandonare i ragazzi alla loro spassosa ten-zone. Ma non è così. Una spiacevole sorpresa attende i ragazzi.Una macchina rossa invade il campo da gioco dalla strada di col-legamento con la scuola media „Cocchia‰ rischiando di mettersotto qualche giocatore. Si spe-gne il motore e la ferraglia ba-lorda si ferma. Fra lo stupore ela rabbia dei ragazzi scende dalmezzo unÊavvenente ragazza,tacchi alti e minigonna, una car-tella appoggiata fra il braccio si-nistro scenicamente mezzopiegato in avanti e il petto,nellÊaltra mano la borsa firmata,con atteggiamento stolido e indifferente avanza fra i ragazzi senzanemmeno guardarli. Uno del gruppo, dopo il momento di mutismocollettivo, le si avvicina e, con modi educati, le chiede se può spo-stare la macchina per consentirgli di continuare a giocare. „Questoè il parcheggio della scuola, non un campo di calcio‰ è la rispostainsopportabile della scosciata sconosciuta, che continua nel suo in-cedere strafottente verso una porta di ingresso della scuola. „Maadesso non cÊè scuola!‰ urla quasi disperato un ragazzo. Nessunarisposta dalla tizia in calze nere che però, prima di varcare la sogliadellÊistituto, si gira verso il gruppo e ordina acida di interromperei giochi per salvaguardare la carrozzeria della sua macchina da qual-che pallonata. Pena lÊintervento dei bidelli-poliziotti. I ragazzi si guardano allibiti e incazzati. Qualcuno propone di con-tinuare a giocare, ma la maggior parte non ne ha più voglia. E poiin meno di dieci minuti arrivano altre quattro macchine, da cuiscendono altrettanti soggetti con borsa. Sono tutti insegnanti delliceo, anche la prima lo era. Sono lì per qualche riunione pomeri-diana. Uno dei ragazzi si fa coraggio e chiede ad un professoredallÊaspetto pacioso, passeggero di una macchina appena arrivata,di chiedere ai suoi colleghi di spostare quei mezzi perché almeno

di sabato loro avrebbero diritto (dice proprio così, diritto) di giocarein quel posto. Il prof ascolta e sembra condividere le ragioni del ra-gazzo, ma dopo un cenno di insofferenza del suo collega guidatoredice che riferirà la questione al vice-preside che poi deciderà.Quindi anche loro scompaiono oltre i vetri dellÊedificio.Arriva un altro insegnante a bordo di una Fiat Punto; sempre lostesso ragazzo del gruppo lo avvicina per consigliargli di cercareun altro posto per la macchina perché di lì a poco il preside, conil suo saggio giudizio, le farà spostare tutte. Il professore lo guardaincredulo, ottusamente offeso. La sua squisita risposta è: „Ma veritiaddò ati iÊ! Ci manca sulo oÊ pallone. E io avesse iÊ a mette a ma-china llà bascio pe faÊ pazziaÊ a vui?!...‰. Veramente eccezionaliquesti educatori che sottraggono spazi pubblici ai ragazzi, ai lorostudenti, per non fare cento metri a piedi. Sempre il bene dei gio-

vani davanti a tutto, sempreanima e corpo immersi nel-lÊistruzione e nelle problemati-che dei ragazzi, sempre piùappassionati e appassionanti.Ormai il campetto è zeppo dimacchine, quasi tutte nuove eben lustrate. Sembra il parcheg-gio di una concessionaria diauto usate e a chilometri zero.

Osservo dal loggione di casa il buffo teatro dei bravi ragazzi e deiloro presunti maestri, e inevitabilmente mi viene da pensare cheforse la Gelmini è stata la calcolata risposta dello Stato piduizzatoe della destra populista alle gambe e ai cervelli intorpiditi di troppidi noi, allievi del consumo abulico e del consumo abulico inse-gnanti, stupidi tasselli di una catena di montaggio che produce soloassurdi egoismi.I ragazzi, nello loro fatalista attesa, discutono e cercano soluzionialternative in caso di sentenza sfavorevole del vice-preside. E la ri-sposta negativa non tarda ad arrivare: esce un bidello e chiede airagazzi di andare via perché quelpomeriggio il campetto deveavere una funzione utile per lascuola, imprescindibile: deve es-sere un parcheggio, come sem-pre (da dieci anni circa). Nessunareazione. Scoramento in campo,coda fra le gambe e giù lenta-mente per le scale verso il ca-stigo meschino. Ovviamente ilgruppo non ha trovato nessuna soluzione alternativa, non si pos-sono inventare soluzioni che non esistono. Noi avremmo immedia-tamente pensato ad un altro posto dove andare, loro no, non neesistono più. Loro possono sperare solo nella serata per salvare ilmaledetto sabato. Ed è proprio questo il problema che vorrei sol-levare con questa storia. Ci lamentiamo, incoraggiati dalle televi-sioni farlocche, che tanti ragazzi a quattordici anni hanno corsoallÊaria aperta solo nei videogiochi, bevono e usano sostanze tuttii giorni liberi. Scusate, ma noi cosa gli offriamo in alternativa? Loronon è che chiedano la luna, io lo so, e lo sanno anche i genitori egli insegnanti e i politicanti questuanti e i telegiornalisti petulanti.Loro vogliono spazi liberi dove sentirsi ragazzini, dove fare le rove-sciate in libertà e credersi fuoriclasse, dove portare la loro energiae arricchirla con quella degli altri. Dove stare insieme non è un ob-bligo né nessun accidente di formazione, ma solo stare insieme.Gratuitamente, così, per gioco. Ore ed ore. Mentre i grandi li guar-dano invidiosi da un balcone.Epperò la nostra storia non poteva finire in modo così malinconico,quindi vi racconto ancora un poÊ.Sto ancora sul terrazzo ad almanaccare su quello che è stato, i ra-

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gazzi sono andati via ma ancora ne sento le voci venire dalla strada,forse si stanno intrattenendo proprio sotto di me e quindi non rie-sco a vederli. Rientro in casa, chiudo la finestra e accendo rasse-gnato la radio. Apprendo che la squadra di Zeman ha perso espengo stizzito. Poi riaccendo, ma non ascolto. Sto leggendo qual-cosa quando vedo fra i vetri una macchia bianca sgattaiolare fra icromatismi metallici del campetto. EÊ il goleador, agile e rapido,perfettamente dentro la sua divisa candida. Si nasconde dietro unaspecie di fuoristrada e, assicuratosi di non essere visto da nessunodella scuola, piazza il pallone che ha con sé a pochi metri dalla

Punto del professore. Forse ho capito quello che ha in mente e miemoziono come fossi anchÊio un componente della sua banda inpaurosa attesa. Breve rincorsa, botta di collodestro e addio spec-chietto. La palla rimbalza fra le altre macchine e il bomber al voloconfusamente colpisce quelle che capita. Ammaccature assortite,carrozzieri da pagare, tasse da evadere, ma giusta vendetta assa-porata. „Adesso però scappa. Porco Giuda ragazzo, scappa! Ri-prenditi il pallone e corri felice più forte che puoi! Gli altri tiaspettano allÊangolo⁄‰

LA CONDIZIONE DELL’INFANZIA NEL MONDO

ESCLUSIE INVISIBILI

Per ogni bambino,Salute, Benessere, Istruzione, Uguaglianza

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Sono le 8.30. Solito posto di ritrovo. Colazioneal volo con caffè e cornetto accompagnati dasbadigli e risate e attorniati da operai che ciguardano straniti per quanto siamo chiassosinella nostra eccitazione. Si parte. ASSUD è

nuovamente in viaggio. Due macchine, un furgone e dieci cuori chesembrano battere allÊunisono. Pian piano il pa-norama cambia. Ognuno si perde nellosguardo che si avvicina sempre più alla distesadi orizzonte bagnato. Finalmente eccolo lì, im-ponente e maestoso; spicchio tra due lembi diterra che pian piano allarga il suo angolo perriempire di azzurro riflettente azzurro. Pochiminuti ancora ed eccoci giunti davanti al tea-tro.ASSUD è a destinazione : Diamante, nel caldodella Calabria, e per la seconda volta sembrache questo posto brilli particolarmente per lanostra Compagnia. Lo spirito delle personesembra affamato di noi. La preparazione al no-stro spettacolo è stata lunga e impegnativa eill paese è pieno delle nostre locandine. „

Gli imbianchini non hanno ricordi‰ approda alcine-teatro Vittoria di Diamante. Al nostro ar-rivo il sig. Giseppe Bianco ci attende carico di

tutto lÊentusiasmo che ha impiegato per orga-nizzare, pubblicizzare e sensibilizzare tutta lacittadinanza e le scolaresche. Col suo sorrisoci segue nella velocità del montaggio della sce-nografia. Siamo desiderosi di cominciare, maprima ci aspetta un lauto pranzo. LÊHotel Cri-stina al completo ci ospita per la seconda voltae con tutto lÊaffetto di cui sono pieni, ci con-ducono nelle nostre stanze per il riposo rinvi-gorente.Tutti di nuovo alla ribalta. I preparativi iniziano.Il nostro co- regista Maurizio comincia aschioccare le sue dita ritmando le nostre bat-tute. LÊansia aumenta . Il cuore si accelera men-tre ci dimeniamo tra vestiti e trucco di scena.Un poÊ di training autogeno accompagnatodalle risate e dalle battute che si scambianoGiovanni, Daniele, Raffaele ed Eduardo, men-tre io ed Elena li osserviamo divertite cercandointanto di far memoria che gli elementi di

scena siano al loro posto. Micol ed Umbertosono allÊentrata , accolgono gentilmente chientra e ci tengono informati sul numero dispettatori. Ecco, sta per iniziare. Maurizio ci riunisce conla presenza telefonica ma non meno attiva delnostro presidente-compagno di avventureMauro per fare il nostro scongiuro pre-spetta-colo. Il chi è di scena, le luci si accendono e⁄‰Vengo, Vengo, chi èèèèè?‰ „Gli imbianchini,signora!‰ ; e lo spettacolo va alla grande.Siamo particolarmente concentrati da sentirequel ritmare delle dita di Maurizio perfetta-mente allÊunisono con il ritmo delle battute edei lazi. Diamante ci fa questÊeffetto „Un effettointeressante‰ direbbe qualche regista. IntantolÊora passa in un baleno e le risate che arrivanodal pubblico ci soddisfano notevolmente. Sullenote della canzone che separa la prima dallaseconda parte si crea il silenzio e lÊattesa perla testimonianza. Raffaele, nato e cresciuto

nella bianca Diamante, tra il sole cocente e ilsilenzio dellÊinverno parla di sé mettendo anudo la sua vita e la sua anima. Le persone

che lo hanno visto crescere, cadere, ora lo sen-tono parlare di errori e responsabilità, di cadutema di risalite, accompagnato da affetti nel suopercorso di rinascita. Il livello di sentimenti cre-sce sempre di più. Le lacrime si mischiano agliapplausi per poi tornare calde a scorrere sulleguance di chi vive ancora o ha vissuto la stessaesperienza di tossicodipendenza. E con loronoi, le nostre esperienze servono da rispostaalle molte domande che ci vengono poi posteda ragazzi incuriositi e a volte spaventati. Glisguardi delle autorità che sono salite sul palcoci accompagnano nellÊesposizione dei nostriconsigli. Ma ad un punto sembra che tutto siimmobilizzi: Parla Eduardo. Parla di sé, dellasua storia e di angeli ; Angeli che lo hanno sal-

vato, che hanno allungato la mano e hannoafferrato la sua, che lo hanno accompagnatodolcemente nella risalita. La casa sulla Rocciacon i suoi operatori e noi, i suoi amici il teatro.Eccoli gli angeli. E sento le lacrime bagnarmile guance e vedo il brillio sul viso dei miei com-pagni. E so, che ancora una volta ASSUD hatrionfato. Perché questo è il nostro ASSUD.Prossima destinazione : VOI.

ASSUD AL SUDll viaggio dei viaggiatori che hanno deciso di non smettere di viaggiaree far viaggiare nella meraviglia dei sentimenti.

di Ramona Barbieri

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QUELLA NEVECHE SCALDA ILCUORE !Di Elena Spiniello

E' considerato "il miglior clown del mondo". Il suo SLAVA'SSNOWSHOW è definito come "un classico del teatro del XX se-colo" (The Times, Londra) e guardando il suo spettacolo, assapo-randolo istante dopo istante è facile comprenderne il perché.La fama è arrivata inaspettatamente presto per Slava Polunin e daquel momento non lo ha più abbandonato. Ciò è probabilmentedovuto al fatto che Slava non fa le cose "così, tanto per fare". Tuttonella sua vita è ponderato e accuratamente soppesato, persino leimprese più pazze, più incredibili, più avventurose. E nel raggiun-gere i suoi scopi è concreto, tranquillo e imperturbabile.La sua ec-centrica pantomima, che lui amorevolmente definiva con ironia"idiozia espressiva" ("Expressive Idiotism") gli è valsa una grandepopolarità.Dopo solo un anno, nasce Asisyai, il clown più famoso di Polunin:una figura commovente e ironica vestito di una tuta gialla da lavoroe con un paio di pantofole rosse soffici. Questo personaggio me-

ditabondo, gentile e poetico è nato prendendo spunto dalla tristezzapoetica dei clown di Leonid Engibarov, dalla raffinata filosofia dellapantomima di Marcel Marceau, dall'umanità e dalla comica ama-rezza dei grandi film di Chaplin. Slava li considera come i suoi mae-stri. All'inizio Asisyai era un personaggio multi-sfaccettato; potevaessere gentile e spontaneo, ma ironico il minuto dopo, superbonella sue convinzioni con il suo invincibile "Zya!". Ne scaturì l'ideache ogni aspetto del personaggio poteva diventare un personaggioa se stante. Così è nata l'idea di un teatro di clown, ognuno diversodall'altro ma riconoscibile e familiare ad ogni singolo spettatore. Nel 1993 Slava raccoglie le gag e gli sketch più famosi del suo re-pertorio in un unico spettacolo SLAVA'S SNOWSHOW: un veroe proprio trionfo, tanto da valergli il "Time Out Award". Come tuttele opere di Slava, SLAVA'S SNOWSHOW dovrebbe essere de-scritto come "uno spettacolo in movimento", in continua evolu-zione di idee, innovazioni ed invenzioni. Lo stesso Slava lo definisce„un teatro rituale magico e festoso costruito sulla base delle imma-gini e dei movimenti, sui giochi e sulla fantasia‰ .Dopo il successo londinese, parte per una tournée nel Nord Ame-rica con la produzione Alegrìa del Cirque du Soleil nella quale an-cora oggi sono presenti degli estratti di SNOWSHOW. Nel 1997viene insignito dell'Olivier Award come miglior spettacolo duranteuna delle tante recite esaurite all'Old Vic. SLAVA'S SNOWSHOWviene presentato in tournée in più di 25 paesi e a più di un milionedi spettatori. Le sue tre recite all'Hackney Empire sono sufficientiper renderlo famoso. Nel 1989 Slava riunisce un gruppo di 150clown per un tour della durata di sei mesi che tocca le maggiori ca-pitali dell'Europa Orientale ed Occidentale; è il The Mir (Peace) Ca-ravan. Più di 50 compagnie locali si aggiungono ad ogni tappaingrandendo sempre più la già grande compagine di artisti. Dal 23 al 25 marzo abbiamo potuto godere di questo spettacoloal teatro Carlo Gesualdo di Avellino ed essere gettati in un imper-dibile ed sognante turbinio di emozioni, partecipando allo spetta-colo insieme ai personaggi circensi e surreali, sorridendo ecommuovendoci con loro di questa neve che scalda il cuore.

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