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1 / 6 Data Pagina Foglio 07-11-2021 24/30 L'Espresso COLLOQUIO CON ROSY BUI SUSANNA TURCO Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile. Interviste 045688 Settimanale

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COLLOQUIO CON ROSY BUI SUSANNA TURCO

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Adesso che tanti fanno il suonome tra i papabili per il Col-le, non c'è verso di stanarla. Laprendi alla larga e lei, sedutain una poltrona della DomusMariae, sede storica dellA-zione Cattolica e ora albergo

di cui comunque riconosce ciascuna stanzadalla forma delle finestre, risponde placida:«Una donna capo dello Stato? Lo dico daitempi di Tina Anselmi». Anno di grazia 1992.Vai dritto alla domanda e lei vira al sarcasmo:«Quirinale? Sto già scrivendo il discorso».Rosy Bindi, 70 anni di cui 24 da deputata,nata nellAzione cattolica e nella Dc, dove siaffermò nel tempo di Tangentopoli, mini-stra della Sanità e della Famiglia nei governiProdi, tra le poche capaci di farsi largo nelmaschilismo pre quote rosa, unica donna acandidarsi alle primarie Pd (2007, mezzo mi-lione di voti), la prima ad esserne presidente,due nemici giurati (lo diciamo per chi ravvi-sa somiglianze): Silvio Berlusconi e MatteoRenzi. Nella Dc con Casini, nella Margheritacon Enrico Letta, amica da sempre di SergioMattarella, è un altro pezzo pregiato che il Pdsi è perso per strada senza che si sapesse esat-tamente perché. Ma sapendo con certezzaper chi: Renzi, appunto, da cui la divide tutto(anche le immagini: sono finiti solo una voltanella stessa foto, per caso) sin dal 2012, quan-do lei, presidente del Pd, perse la battaglia deicontrari a modificare lo statuto dem per far sìche lui partecipasse alle primarie. Chi c'era,racconta che alle preoccupazioni dell'allorasegretario, Pier Luigi Bersani («poi rischiamoche se ne vada e si faccia un partito suo»), leiavesse risposto con una previsione leggenda-ria: «Vedi se non finirà che dovrai fartelo tu,un partito», disse al futuro fondatore di Ar-ticolo 1. Scomparsa per anni dalla prima fila,ha rifatto capolino alle suppletive a Siena. Masogna di andare oltre il Pd, che di fatto giudi-ca irriformabile: l'affossamento del Ddl Zan èper lei la prova di quanto ciò sia necessario.Dopo la vittoria nelle città il Pd sembravaandare a larghe falcate verso l'Ulivo 2.0. E

IN CORSARosy Bindi a Luccanella sua Toscana(è originaria diSinalunga, in provinciadi Siena) in occasionedella visita del capodello Stato, il 3 marzodel 2017

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invece è arrivata la gelata del Ddl Zan.«Non guardate me, io sui diritti civili ho giàdato a suo tempo. Nel primo tentativo diregolare le unioni civili, i Dico, che poi fallìper colpa degli estremismi del Family Day dipiazza San Giovanni, più quello di una certasinistra. Avendo preso botte di qua e di là mene sono stata in religioso silenzio. E non en-tro nel merito: dico solo che è stato consuma-to un atto di cinismo».Alludiamo a Matteo Renzi?«Il tentativo di mediazione da parte di Lettaè stato forse tardivo. Ma anche se l'avesse fat-ta prima, visto come si è comportato il capodi Italia Viva, cosa sarebbe cambiato?».Da premier Renzi rinunciò a pezzi di mag-gioranza e pezzi di testo, pur di portare acasale Unioni civili.«Intendiamoci: sulla tattica è un genio. Perforza: non ha scrupoli, è facile così. Ma conchi avrebbe dovuto sedersi al tavolo Letta?Per questo dico che, da questa vicenda, vatratta un'unica lezione: non si fanno le am-mucchiate, bisogna aprire una fase di rico-struzione della sinistra. E il ddl Zan è un se-gnale preciso: attenti a parlare dell'Ulivo e aritrovarsi nell'Unione».Cioè si rischia il pantano?«Ciò che è accaduto al Senato è un campa-nello di allarme molto chiaro, che va inter-pretato da chi pensa a una coalizione che sichiama "Ulivo" ma poi si traduce "Unione".Una volta si diceva: da Mastella a Ferrero,ora da Calenda a Fratoianni».A Luigi Di Maio.«Al Movimento Cinque Stelle, guidato daConte, anche per superare le differenze traLuigi Di Maio e Roberto Fico. Comunque irischi li abbiamo appena visti. È vero che èdifficile cambiare la legge elettorale e che, sesi vota con quella meraviglia che è il Rosatel-lum, la tentazione di fare coalizioni ampieviene a tutti: ma mi pare che si debba distin-guere tra gli accordi per una maggioranza,e un progetto politico. Rischiamo di non faretanta differenza rispetto al passato. Con unavariabile a sfavore». -+

LETTA, DI MAIO, RENZI, FRANCESCHINI. BINDI PARLA ATUTTO CAMPO. E SU CHI LA VUOLE AL COLLE IRONIZZA:

LL "STO GIA SCRIVENDO IL DISCORSO, COME CASINI"7 novembre 2021 L'Espresso 25

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-+ Faccia indovinare.«II cinismo di Renzi».Bignami per chi non sa o non ricorda. Co-sa era l'Ulivo e cosa era l'Unione?«L'Ulivo nel 1996 era un disegno basato sul-la sintesi tra le culture politiche, un progettoper l'Italia e l'Europa: ha avuto una stagionemolto breve. L'Unione, nel 2006, fu il tentati-vo di unire il campo del centrosinistra, anchecon lo scopo - sapendo che non era l'Ulivo - dicreare con l'esperienza di governo più coe-sione, contro una destra non meno divisa mapiù capace di neutralizzare le sue differenze».Perchè falli?«Di fatto c'era solo il governo che lavoravacon il desiderio di andare avanti: dietro perònon c'era un progetto. E del resto sarebbestato difficile mettere tutti insieme. Ricordoministri che guidavano piazze contrapposte.Quasi tutti i capi politici erano al governo, fa-cevano il doppio mestiere».Morale per l'oggi?«Capisco sia una buona' cosa darsi l'obietti-vo di vincere, però il centrosinistra dovrebbeaver imparato che non vincerà nulla se nonc'è un progetto condiviso e una classe diri-gente che vuol superare le divisioni».Da dove bisognerebbe ricominciare?«Nonostante l'astensionismo ci sarebberoi materiali, le energie: penso al mondo cat-tolico, di sinistra, che ha radicamento sulterritorio eppure non ha casa, interlocutori.Navigano tra tentazioni di esperienze identi-tarie, mentre avvertono tutti che la sede giu-sta sarebbe una forza politica capace di esserinclusiva».

Dopo molti anni

all'Azione Cattolica,

di cui e statavicepresidente. RoBindi esordisce inpolitica con la Dc.II battesimo e alle

Europee del 1989.Si candida con laDc. viene eletta nellacircoscrizione nord

est con oltre 200mila

preferenze(qui a Berlino e in

Kurdistan, 1990 e

1991). In Parlamento

arnvera solo nel 1994.

con il Ppi: u amarraper 24 anni

E questa forza non è il Pd?«Oggi no. Non è riconosciuto tale. E para-dossalmente, quello zoccolo duro di elettoriche ha è frenante, perché dici: quelli ci sonocomunque. Ma non ha dentro l'innovazione,non è inclusivo, non si apre. Si fa forte di quel-lo che ha. E un patto di potere»Come è accaduto per esempio a Roma,con la candidatura di Gualtieri?«È l'unica cosa su cui sono d'accordo con Ca-lenda, quando non voleva accordi di poterecon il Pd di Bettini, Astorre e Mancini. MaGualtieri è una bravissima persona e farà be-ne. Non è questione di oggi. Già dai tempi diZingaretti mi permisi di dire che serviva apri-re una fase costituente: ma c'era grande frettadi superare Renzi, che invece poi non è statosuperato».È questo il momento della resa dei conti?«Quanto meno si tratta di trarre le conse-guenze. Siccome i possibili interlocutoridella sinistra fanno il gioco delle esclusionireciproche, bisogna scegliere. Su un proget-to. Letta dovrebbe avere chiaro con chi ha ache fare, questo dovrebbe averlo imparato. Èanche un ragazzo sveglio».Per entrare nel futuro bastano le Agorà?«Le Agorà vanno bene, meglio di stare chiu-setti nella propria stanzetta. Ma sembranouna consultazione: mentre gli interlocutoridovrebbero essere i protagonisti. C'è da rico-struire un campo, difficile che avvenga se unpartito fa gli inviti. Il Pd dovrebbe usare que-sto tempo per andare oltre se stesso, costrui-re una grande forza di sinistra nel Paese».Ci può stare anche il M5S?

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Foto

. FoCoA3 (5)

«Per me sì, andrà chiesto a loro. I flussi elet-torali dimostrano che i Cinque Stelle sonouna costola della sinistra. Penso sia possibilericucire quello strappo, però non unendo so-lo le sigle: perché altrimenti non si fa chiarez-za, ed è quella che al centrosinistra manca».Male elezioni sono andate bene, no?«Era anche difficile perdere a Roma, a Mila-no, a Napoli. Ma una cosa sono le grandi cit-tà, una cosa i centri medio piccoli. E un'altrastoria. E sulle grandi questioni la destra unasua posizione ce l'ha, bene o male, fa capirecosa vuole. La sinistra dovrebbe essere piùesplicita, avere più coraggio: credo ci sia trop-pa preoccupazione di non guadagnare con-senso, se si è radicali nei contenuti».E invece?«Se io dico agli italiani che le vite in mare sisalvano e punto, la gente lo capisce».Sembra di sentire Elly Schlein.«In un Paese in crisi demografica come il no-stro il futuro sta nell'integrazione, l'Europal'ha capito da un pezzo. E sui temi del lavoro.Si rimettono o no in discussione alcune partidel jobs act? Si ha il coraggio? Si parla tantodel futuro dei giovani: che si chiama scuola,lavoro, ricerca. Sulla sanità pubblica una pa-rola chiara la vogliamo sentire? E il momentodi decidere, perché il piano inclinato che hapreso l'Italia porta alla privatizzazione».E tutto ciò dovrebbe farlo Enrico Letta?Venite dalla stessa cultura politica, maavete approcci opposti. Esempio: nel2007, in mezzo a una battaglia tra Prodi eRutelli, lui diceva di sentirsi sia prodianoche rutelliano, lei di non essere d'accordo

_ pat QUl:uABIria sempre amidel capo delloStato Sergio Mattarella(qui nel 1990).carissima nemicadi Pier FerdinandoCasini, nella

Democrazia cristiana

e soprattutto ̀ nella

foto correva l'anno1993), perfettamente

all'opposto di

Giuliano Amato.

oggi vicepresidente

della Consulta qui

a colloquio nel 2000.

ai temi, del suosecondo governo)

con nessuno dei due.«Siamo sempre stati dalla stessa parte, condelle differenze. Anche da candidati alla se-greteria del Pd, nel 2007, io difendevo gli anniSettanta, lui gli anni Ottanta. E non solo perun fatto anagrafico: io ero concentrata sulperiodo delle grandi riforme, lui quello del-le opportunità - che per me era la Milano dabere. Quando era presidente del Consiglio esi cominciò a parlare di Congresso del Pd, gliconsigliai di venire in Direzione e minacciarele dimissioni, contro Renzi. Lui non lo fece.Ma sono passati molti anni».Un altro stile.«Speriamo di dire che lo "aveva", un altro stile.Chi è segretario deve fare opera di ascolto e disintesi, sì, ma ora serve dare una linea preci-sa, con coraggio. Si è vinto le elezioni perchéle periferie non sono andate a votare? Questoci dovrebbe dire molto. Visto che sono stati acasa, è ora di ricominciare a parlarci».Lei protestò contro l'unanimismo cheportò Zingaretti alla guida del Pd. Ma an-che Letta è stato acclamato all'unanimità.Che differenza c'è?«Attorno a Zingaretti non ci fu solo unani-mismo: vinse il congresso grazie a quelli chefino al giorno prima avevano appoggiatoRenzi. Fu un'operazione politico-scientifica.E infatti non si sognarono di esporre iconeanti-renziane: io ad esempio non ho mai ri-cevuto una telefonata».Achi stiamo alludendo?«E come la pubblicità: dove c'è Barilla c'è ca-sa. Dove c'è maggioranza c'è Franceschini»Il leader di Areadem c'è anche adesso. —)

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Il Pd alb

Rosy Bindi ha

sempre espresso una

carica pasionaria.

anche oltre la sinistra

democristiana dacui proviene: voltodel l'antiberl usco-

nismo. prima a

promuovere le unioni

civili (ai tempi

del Prodi ll). ha

attraversato le piazzedel pacifismo e

quelle dei girotondi

(a sinistra, con Narri

Moretti)

-+ «È diverso. A marzo, dopo le dimissionidi Zingaretti o chiudevi bottega, o cambiavischema. Poi, siccome uno lo sa come è sta-to eletto, si regola di conseguenza: e Letta haparlato infatti di comportamenti radicali».Lei non ha più partecipato alle scelte delPd. Tornerebbe alle Direzioni del partito?«Tornerei a iscrivermi solo per votare unamozione che dice di andare oltre il Pd per ri-costruire la sinistra italiana».Con il governo Draghi le Camere sonoridotte ancora di più a ratificatrici dellescelte del governo. Che ne pensa?«Io sono parlamentarista, il populismo sicombatte con la democrazia rappresentati-va. Ma è dai primi anni 90 che l'Italia superale fasi difficili così. II primo è stato Scalfaro,che ha chiamato il governatore della Bancad'Italia, dopo il governo Amato. Un momentodelicatissimo: il governo Ciampi, ad esempio,coincide con la fase della mafia stragista,addirittura con il black out a palazzo Chigi,quella notte delle bombe in cui San Macutoera l'unico palazzo istituzionale in cui eranoaperte le comunicazioni. Continuiamo a pas-sare momenti difficili, ogni volta il capo delloStato ha risolto le strettoie affidando alla po-litica la possibilità di soluzioni come quelle diCiampi, Dini, Monti. Però, persone all'altezzadel compito ci sono: le classi dirigenti non siformano solo nei partiti. E la politica è in gra-do di sostenere percorsi così».Non è invece un segno di debolezza?«Questa fase è frutto delle capacità di Draghi,che è all'altezza non solo da tecnico, ma per-ché si sta muovendo con un metodo po- -,

Nella Margheritacon Enrico Letta sindalla fondazione.si e presentata alleprimarie del Pd nel

2007. diventandonepresidente nel 2009(qui l'abbracciocon Bersanisegretario). L'altrosuo nemico giurato.oltre Berlusconi. éRenzi: il suo arrivosegna di fatto la finedell'impegno dentroal Pd

Ministra dellaSanità nei primogoverno Prodi(dove restò anchecon D'Alema).responsabiledella Famiglia nelsecondo. E statavicepresidente dellaCamera tra il 2008e il 2013, ha guidatola commissioneAntimafia negli annirenziani, fino al 2018.quando ha lasciatoil Parlamento

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-4 litico, e anche del senso di responsabilitàdelle forze politiche. E i partiti dovrebberoapprofittare del momento per fare il loro me-stiere, visto che in cucina c'è chi lavora».Draghi al Quirinale?«Penso che debba restare a Palazzo Chigi.È utile li e, soprattutto, nel disegno istitu-zionale dell'Europa il dopo Merkel si chia-ma Draghi. Nel ruolo di presidente delconsiglio, perché l'Ue è ancora l'Europa deigoverni. Perché grazie a Dio non siamo laFrancia e non possiamo diventare semi-pre-sidenzialisti in questo modo. Capisco d'altraparte che questo passaggio è talmente deli-cato che forse l'unico modo è una figura co-me lui, capace di dare al Paese un momentodi grande unità».Per tanti l'unità, una pacificazione, po-trebbe realizzarsi con Silvio Berlusconi.«Ma che stiamo su Scherzi a parte?»Lui stesso si è fatto avanti.«E nessuno ha detto di no, certo: perchénessuno l'ha preso sul serio. A proposito: bi-sognerebbe rileggere questi anni, dal 1994 aoggi. Nel Pd non si è fatto i conti col renzismo,ma in Italia non si è fatto i conti con il ber-lusconismo. Ci vuole il coraggio di rivederequesta parabola, fatti giudiziari a parte - chepoi secondo me per i politici non si può dire"a parte", e sarà anche stato perseguitato daimagistrati ma di materiale ne ha offerto».Fatti giudiziari a parte?«Vogliamo ripercorrere cosa il berlusconi-smo ha voluto dire per la politica, per il sen-so della cosa pubblica? A tutt'oggi non c'è la"moderazione" di cui si parla: dopo l'assaltoalla Cgil mai hanno detto la parola "violen-za squadrista". Forza Italia non s'è dissociatadalla destra, hanno firmato una mozione incui si condanna "tutta" la violenza: e grazie!Ma qui è la Costituzione, non pinzillacchere.E poi, chi è il padre fondatore di questo schie-ramento? La destra è destra, qualcuno lo de-ve dire, e non c'è bisogno di chiamare LilianaSegre. Sarebbe bene che anche il Fatto nonstrumentalizzasse una donna così. E lo dicoperla venerazione che ho nei suoi confronti».Sarebbe tuttavia ora di avere una donnaal Quirinale, non trova?«Lo dico dai tempi di Tina Anselmi candidatadi Cuore, ho ancora il giornale incorniciato»E Prodi?«Bisognerebbe prima fare la votazione e poiproporlo, dopo aver guardato tutte le schede.Non si può esporre la sua persona ancora una

ALLA CAMERADurante una sedutaalla Camera nel periodoin cui è stata vicepresidente

Il Pd al bivio

volta, dopo quello che è successo coi 101».Da più parte si fa il suo nome, Bindi.«Sto già pensando al discorso».Fa del sarcasmo?«Tutti i politici hanno pronto un passaggiodel discorso da capo dello Stato, sa? Casiniprobabilmente se l'è già scritto tutto».Casini non fa mistero delle ambizioni.«Se penso a cosa non mi disse quando scris-si un editoriale sull'Unità di Walter Veltroni.Poi te lo ritrovo alle ultime politiche a farsieleggere dal Pd, con tanto di foto in sezionedavanti al poster di Gramsci e di Berlinguer!»Candidarono lui, lei invece è rimasta fuo-ri. Il Pd è il partito più maschilista di tutti?«Quale partito non è maschilista? B Paesestesso lo è ancora, anche se meno della po-litica. È l'irrisolto tema del rapporto con ilpotere, che a sinistra è ancora più problema-tico. Oggi la base della piramide sociale hamaggioranza di donne, ma come ti innalzicambiano le percentuali. Dipende dagli uo-mini, sicuramente. Ma va detto, alle donne,che il potere si conquista con la competizio-ne, mentre lavorare sulla cooptazione non èuna soluzione: fra l'altro, anche li, un uomo sifiderà sempre più di un altro maschio».Letta ha voluto una vice donna, Tinagli.«Una cara ragazza molto preparata. Com l'al-tro vice, Provenzano: preparato, di sinistra,ogni tanto fa qualche scivolata, è nelle cose».Calenda può stare nella nuova sinistra?«È stato un bravissimo ministro, il suo me-stiere era quello».E Di Maio? Lei ha citato Fico, ma è lui il ve-ro uomo di potere del M5S.«Di Maio esiste, è vero: ecco il problema».Conte può essere il futuro del centrosini-stra, come disse Zingaretti?«Su di lui avevo quasi un pregiudizio, ma èdiventato una risorsa. Una evoluzione il M5Sdoveva averla, ed è meglio che l'abbia con unpersonaggio come lui, capace di fare sintesi.Un domani potrebbe entrare nella squadrache si farà carico di questo Paese».Addirittura?«Pensiamo a cosa offre il mercato. C'è tantagente che si impegna, fuori dalla politica: de-vono far parte del progetto, costruire un "noi"nuovo. Sarebbe anche un modo, per il Pd, persuperare le correnti».Bum!«È molto più rischioso, le assicuro, andareavanti col tran tran». ■

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ORIPROWIIONERISERYRTA LL

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