LEONARDO DA VINCI...LEONARDO DA VINCI Nacque a Vinci, il 15 aprile 1452; in età giovanissima entrò...
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LEONARDO DA VINCI
Nacque a Vinci, il 15 aprile 1452; in età giovanissima entrò nella bottega
del Verrocchio a Firenze dove rimase fino al 1472. Nel 1482, si
trasferì a Milano, invitato alla corte di Ludovico Sforza detto il Moro. Dopo l’occupazione francese di
Milano, Leonardo tornò a Firenze nel 1499.Nel 1506 partì nuovamente
da Firenze per tornare ancora a Milano (1506-1513), poi a Roma
(1513-1517).Accettò infine l’invito di Francesco I di Francia, dove morì
ad Amboise il 2 maggio 1519.
Galleria degli Uffizi, sala 15
La sala 15 espone le opere giovanili di Leonardo Da Vinci, prima che si trasferisse dalla bottega del Verrocchio alla corte del Duca Ludovico il Moro
presso Milano (1482). La sala ospita anche opere del Perugino, di Luca
Signorelli, di Lorenzo di Credi e di Piero di Cosimo.
Il maestro Verrocchio impostò la composizione dell’opera e dipinse in parte le due figure principali del Cristo e del Battista, con il suo stile lineare, asciutto e nervoso. In un secondo momento vennero coinvolti altri collaboratori tra i quali Sandro Botticelli e il giovane apprendista Leonardo Da Vinci. A lui spetta il dolce volto dell'angelo di profilo, dove si nota il suo caratteristico stile sfumato, ma anche le velature trasparenti a olio che unificano i piani del paesaggio in profondità e addolciscono il corpo del Cristo. Suo, inoltre, è il velato paesaggio sulla sinistra.
Battesimo di Cristo Andrea del Verrocchio,
Leonardo da vinci e altri, 1475-1478, olio e tempera su
tavola,1775x151 cm
Annunciazione , Leonardo Da Vinci, 98x217 cm, olio e tempera su tavola,1472-1475
Alla Madonna inserita entro un fondale architettonico si contrappone l’angelo raffigurato nel paesaggio aperto. Lo sfumato del paesaggio risulta già leonardesco, sebbene manchi ancora alle due figure dal nitido contorno. Nel dipinto esistono , però, dei presunti errori di prospettiva: il braccio destro della Vergine risulta più lungo del sinistro, le gambe sono corte
rispetto all'altezza del busto. Secondo le ultime teorie, l’opera era stata concepita per essere vista di scorcio: spostando il punto di vista verso destra e anche leggermente verso il basso, infatti, il braccio ritorna ad apparire perfettamente posizionato . Quello che veniva considerato uno sbaglio sarebbe dunque un esempio di ANAMORFISMO, ovvero di
un’illusione ottica.
Adorazione dei magi, Leonardo da Vinci, 1481-1482, olio su
tavola, 246×243 cm
Il soggetto, l’Epifania, è affrontato in maniera innovativa; i personaggi non sono più in prossimità di una capanna , ma si relazionano con uno spazio aperto. Le rovine architettoniche sulla sinistra e i cavalieri in battaglia a destra
rappresentano la fine del mondo pagano. L’evento sacro , inoltre, si espande nella natura, la quale assume un valore simbolico: da notare, infatti, l’allegoria del destino di Cristo creata da Leonardo inserendo un albero d’alloro (simbolo
della vittoria sulla morte) seguito da una palma (segno del martirio).Il movimento dei personaggi è relazionato ai sentimenti di ognuno, anticipando lo studio per l’Ultima Cena.
Dal disegno preparatorio per la realizzazione dello sfondo dell’Adorazione dei magi si evincono • l’ attenzione alle architetture: le rovine del Tempio di Gerusalemme e l’edificio con le scale,
che rimanda probabilmente al presbiterio della chiesa di San Miniato al Monte • l’attenzione alla costruzione prospettica
• le linee di contorno delle figure che tendono allo sfumato, più che ad un netto contorno
Studio per lo sfondo dell’Adorazione dei magi, Gabinetto dei Disegni e delle
Stampe
MICHELANGELO BUONARROTI
Nasce a Caprese, vicino Arezzo, il 6 marzo 1475. Nel 1488 entrò nella bottega di Domenico Ghirlandaio. Nel 1498 è a Roma per tornare a Firenze nel 1501 come artista oramai affermato. Nel 1503 Papa Giulio II lo richiamò a Roma per una serie di importanti incarichi. Dal 1515 al 1534 Michelangelo torna a Firenze per poi tornare definitivamente a Roma fino alla morte il 18 febbraio 1564
Galleria degli Uffizi, sala 35
Nella sala 35 campeggia, proprio di fronte all'ingresso, il Tondo Doni, probabilmente uno dei più famosi dipinti della galleria ed opera del giovane Michelangelo. Vi sono anche opere di
Fra Bartolomeo, Mariotto Albertinelli, Alfonso Berruguete, Franciabigio e di
Andrea del Sarto. Al centro della sala vi è la copia romana dell’Arianna Addormentata.
Tondo Doni, Michelangelo,1504,
tempera grassa su tavola, 120x120 cm
Il Tondo fu commissionato dal ricco banchiere Agnolo Doni,
probabilmente in occasione del suo
matrimonio. Le figure della Sacra Famiglia più che dipinte sembrano scolpite; la figura di Maria si avvita su se stessa secondo il
classico stile “serpentinato” di
Michelangelo. Sullo sfondo un gruppo di
giovani nudi richiama un tema classico, come a
sottolineare una umanità pagana ancora all’oscuro della dottrina cristiana.
Da notare i colori accesi e contrastanti tra loro.
Dal punto di vista artistico, il Tondo Doni
getterà le basi del cosiddetto Manierismo.
RAFFAELLO SANZIO
Nacque a Urbino nel 1483. Si forma presso la bottega del padre, Giovanni Santi e probabilmente anche presso la bottega del Perugino. Dal 1504 al 1508 è a Firenze, attratto dalla contemporanea presenza di Leonardo e Michelangelo. Dal 1508 è a Roma, dove morì il 6 aprile 1520.
Galleria degli Uffizi, sala 66
Raffaello giunge a Firenze nel 1504 e vi rimane fine al 1508. In questo periodo dipingerà opere splendide come la Madonna del cardellino, qui esposta.
Sempre di Raffaello troviamo anche un famoso Autoritratto (1506 circa) e il ritratto del papa, figlio di Lorenzo il Magnifico, Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e
Luigi de’ Rossi (1518).
Raffaello, Madonna del Cardellino, 1506
olio su tavola, 107x77 cm
Nell’opera Raffaello riprende l’impostazione piramidale
delle figure, la luce morbida e il gioco di sguardi tra i
personaggi (la Madonna, S. Giovannino e Gesù), elementi tipici del gusto leonardesco.
Raffaello, però, si distacca da Leonardo sostituendo, al senso
di mistero e all'inquietante carica di allusioni e suggestioni,
sentimenti di dolcezza, calma e spontanea familiarità. L’estrema
dolcezza dei visi, l’uso magistrale del colore, la resa naturalistica del paesaggio e
la profonda intimità tra le figure saranno le
caratteristiche proprie del “divino” Raffaello.
Leone X tra i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, Raffaello,1518 olio su tavola, 155,2x118,9 cm
Il grande ritratto del papa venne inviato a Firenze nel 1518 per rappresentare il
pontefice, impossibilitato a spostarsi, alle nozze del nipote.
Differentemente dalla tradizione,
Raffaello sceglie di realizzare questo ritratto ponendo il Papa in diagonale. Gli
altri due soggetti sono due cardinali cugini, ovvero Giulio de’ Medici, (a
sinistra) e Luigi de’ Rossi (a destra); stando agli ultimi studi effettuati
sull’opera, sembra che queste due figure siano state aggiunte in un secondo
momento, e che probabilmente siano state realizzate non dal solo Raffaello ma anche da un suo aiutante, Giulio Romano.
Le tre figure sono connesse tra di loro per mezzo della gestualità ma i loro sguardi i sono rivolti in tre direzioni
diverse. I colori si basano su una stupenda
"sinfonia dei rossi", dal purpureo del copricapo di velluto alla tinta sanguigna
delle frange e della stoffa sulla sedia. L'atmosfera pacata ma allusiva al potere papale, l’attenzione al dettaglio (pittura
fiamminga) e l'armonia dell'intera composizione fanno di questo dipinto
una delle opere più significative e ammirate degli ultimi anni dell'artista.
Autoritratto, Raffaello 1504-1506
olio su tavola, 47,5x33 cm
Come tipico degli autoritratti, il soggetto guarda direttamente negli occhi dello spettatore,
però è originale la torsione del busto.
La figura è infatti colta mentre, girata di lato, ruota il viso con un notevole effetto dinamico. Il vestito è scuro, così come la
berretta: un abbigliamento che si ritrova nei ritratti di molti
pittori dell'epoca. Il restauro ha rivelato gli effetti luminosi che esaltano la volumetria del viso,
con una stesura cromatica fluida e una notevole
morbidezza dell'incarnato.