L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di...

8
WWW.DEMOCRATICA.COM L’ asprezza del dibattito politico e il cronico pessimismo “a prescindere” di una buona fetta di analisti e commentatori hanno fatto sì che fino a questo momento è praticamente mancata una valutazione obiettiva dell’impatto delle politiche economiche dei 1000 giorni e del primo semestre del Governo Gentiloni. A parte qualche volonterosa ma isolata analisi sono prevalse in genere le note polemiche e si sono frequentemente sentite critiche poco fondate sull’impatto di tali politiche economiche: in particolare, è stato detto che l’economia nel suo complesso è cresciuta poco perché gli 80 euro e le diverse riduzioni di tasse hanno poco aiutato i consumi. PAGINA 2-3 Dov’è la vittoria M5s I grillini delusi per la sconfitta in Sicilia dove erano convinti di prevalere. A Ostia perdono voti. La leadership di Di Maio fa acqua Il pessimismo pigro sull’economia reale L’EDITORIALE /1 Marco Fortis n. 65 Martedì 7 novembre 2017 “Se fate la contromanifestazione vi accoltello come cani, vi ammazzo tutti!” (Luca Marsella, leader di CasaPound a Ostia) A PAGINA 4 Ecco tutta la verità sui voti raccolti dal centrosinistra SICILIA SEGUE A PAGINA 5 Salvatore Vassallo illustra i numeri reali. Il Pd non perde voti, Mdp molto sotto le aspettative, e soprattutto il crollo del centro è stato determinante per la vittoria della destra di Musumeci A PAGINA 7 Trump va a cercare fortuna in Asia MONDO S pesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione. Ma ancora più spesso ci imbattiamo solo in una cosa peggiore della burocrazia europea: la burocrazia italiana. In Italia siamo tutti prigionieri di questo mostro, che mangia tempo e denaro alle imprese e alle persone con i suoi malfunzionamenti. Un mostro cresciuto a dismisura, tanto che ormai dirige la politica e le amministrazioni più che farsi dirigere. Vediamo allora se in Europa troviamo qualche buon esempio di come lottare contro il moloch burocratico. Lo sappiamo: non servono necessariamente nuovi regolamenti per fare funzionare meglio l’Europa: serve più coraggio politico. In Europa la burocrazia si sconfigge così L’EDITORIALE /2 Sandro Gozi SEGUE A PAGINA 6 ?

Transcript of L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di...

Page 1: L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di Musumeci ... MONDO S pesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione.

WWW.DEMOCRATICA.COM

L’asprezza del dibattito politico e il cronico pessimismo “a prescindere” di una buona fetta di analisti e commentatori hanno fatto sì che fino

a questo momento è praticamente mancata una valutazione obiettiva dell’impatto delle politiche economiche dei 1000 giorni e del primo semestre del Governo Gentiloni. A parte qualche volonterosa ma isolata analisi sono prevalse in genere le note polemiche e si sono frequentemente sentite critiche poco fondate sull’impatto di tali politiche economiche: in particolare, è stato detto che l’economia nel suo complesso è cresciuta poco perché gli 80 euro e le diverse riduzioni di tasse hanno poco aiutato i consumi.

PAGINA 2-3

Dov’èla vittoria

M5s I grillini delusi per la sconfitta in Sicilia dove erano convinti di prevalere. A Ostia perdono voti. La leadership di Di Maio fa acqua

“Il pessimismo pigro sull’economia reale

L’EDITORIALE /1

Marco Fortis

n. 65Martedì

7 novembre2017

“Se fate la contromanifestazione vi accoltello come cani, vi ammazzo tutti!”(Luca Marsella, leader di CasaPound a Ostia)

A PAGINA 4

Ecco tutta la verità sui voti raccoltidal centrosinistra

SICILIA

SEGUE A PAGINA 5

Salvatore Vassallo illustra i numeri reali. Il Pd non perde voti, Mdp molto sottole aspettative, e soprattutto il crollo del centro è stato determinante per la vittoria della destra di Musumeci

A PAGINA 7

Trump va a cercare fortuna in Asia

MONDO

Spesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione. Ma ancora più spesso ci imbattiamo solo in una cosa peggiore della burocrazia

europea: la burocrazia italiana. In Italia siamo tutti prigionieri di questo mostro, che mangia tempo e denaro alle imprese e alle persone con i suoi malfunzionamenti. Un mostro cresciuto a dismisura, tanto che ormai dirige la politica e le amministrazioni più che farsi dirigere.Vediamo allora se in Europa troviamo qualche buon esempio di come lottare contro il moloch burocratico. Lo sappiamo: non servono necessariamente nuovi regolamenti per fare funzionare meglio l’Europa: serve più coraggio politico.

“In Europa la burocraziasi sconfigge così

L’EDITORIALE /2

Sandro Gozi

SEGUE A PAGINA 6

?

Page 2: L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di Musumeci ... MONDO S pesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione.

2 martedì 7 novembre 2017

La grande bufaladella vittoria grillina

“Sono orgoglioso di noi, oggi niente Maalox”. Beppe Grillo aspetta due giorni dalla chiu-sura dei seggi in Sici-lia per parlare di una

“vittoria morale del Movimento 5 Stelle”. Già perché le elezioni nell’isola, quelle che avrebbero dovute essere il momento di slancio simbolico per i pentastellati verso la conquista di Palazzo Chigi, quelle che al-cuni mesi fa i sondaggi assegnavano senza alcun dubbio a Giancarlo Cancelleri, sono in realtà state vinte da Nello Musumeci e dal centrodestra.

Le accuse di brogli e l’immediata fuga di Luigi Di Maio dal confronto televisivo con Matteo Renzi, fanno capire che le parole di Grillo servono, come spesso succede, a mettere una toppa ad uno stato d’animo tutt’altro che entusiasta.

Certo, non si può dire che il Movimen-to in Sicilia non abbia preso voti. Però, se andiamo a vedere i numeri, ci dicono che rispetto alle politiche del 2013 il calo è stato di circa 6 punti in termini percentuali e di oltre 300mila voti in termini assoluti. I nu-meri di oggi sono in linea con le europee di tre anni fa, quelle in cui, a livello naziona-le, i grillini superarono a malapena il 21%.

Quello siciliano, quindi, è un voto che conferma l’impressione di un consenso congelato, che sull’isola non cala - anche a causa dei certo non brillanti cinque anni di governo Crocetta - ma neppure cresce. Per chi, come Di Maio, aveva detto “prima la Sicilia poi l’Italia”, questo passaggio non può che essere un momento di grande de-lusione. E’ una grande occasione perduta, che fa crescere la domanda sulla reale “uti-lità” di votare Movimento 5 Stelle. Tanto da indurre - pare - lo stesso Di Maio a doman-darsi se “dire solo di no” non sia un po’ pochino per convincere la maggioranza degli italiani.

Voto in Sicilia

Stefano Cagelli CONDIVIDI SU

SEGUE A PAGINA 3

Per i fatti del 3 giugno sono indagati la sindaca Chiara Appendino, l’ex

capo di Gabinetto Paolo Giordana, il direttore di Gabinetto Paolo Lubbia,

la funzionaria Chiara Bobbio, il presidente e il direttore di Turismo

Torino Maurizio Montagnese e Danilo Bessone, il progettista Enrico

Bertoletti e il dirigente dei vigili urbani Marco Sgarbi. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo,

lesioni colpose e disastro colposo. Al Comune si contesta il ritardo nell’organizzazione dell’evento,

l’aver permesso l’accesso ai venditori ambulanti abusivi e di aver delegato a Turismo Torino

l’organizzazione che doveva essere di competenza del Comune.

Torino in ostaggio dei guai M5S

Omicidio, lesioni e disastro colposo:

la Appendino trema

La sindaca, l’assessore al Bilancio, Rolando, e l’ex capo di Gabinetto, Giordana, sono indagati per non aver inserito nel bilancio 2016 un debito da 5 milioni di euro nei confronti della società Ream nell’ambito dell’operazione Westinghouse.

L’indagine per il falso in bilancio

I risultati del Movimento 5 Stelle in Sicilia

Page 3: L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di Musumeci ... MONDO S pesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione.

3 martedì 7 novembre 2017

L’inchiesta riguarda il bilancio del 2015 e si concentra su un credito di 20 milioni di interessi che Gtt, l’azienda del trasporto pubblico locale di Torino, vanta nei confronti del Comune ma che Palazzo Civico non riconosce. Tra i 9 indagati figurano componenti del cda, tre sindaci, due dirigenti di Gtt e il rappresentante di una società di certificazione. L’indagine potrebbe compromettere la già fragile contabilità dell’azienda.

Bilancio del trasporto pubblico di Torino

Dimissioni del capo di Gabinetto

Collegata all’indagine sulla Gtt ci sono anche le dimissioni del capo di Gabinetto Giordana. In una delle

intercettazioni che riguardavano l’inchiesta, è emersa una telefonata

in cui Giordana richiedeva e otteneva dall’ad di Gtt, Walter

Ceresa, di stracciare una multa presa da un amico.

Ho raccolto le dieci domande più frequenti di queste ore via email. Così facciamo una enews un po’ diversa dal solito. 1. Perché stasera non ci sarà il confronto con Di Maio? Perché Di Maio ha avuto paura. Prima ha chiesto il confronto, poi è scappato. Cliccando qui trovate il mio commento su Facebook, molto condiviso in rete ieri. 2. E stasera vai lo stesso da Floris? Avevo dato la mia disponibilità e rinunciare mi sembrerebbe un atto da vigliacco. L’appuntamento è alle 21.30 su La7. 3. Ma è vero che in Sicilia hanno vinto i Cinque Stelle? Ovviamente no. I Cinque Stelle hanno perso in Sicilia. 4. Non dirai mica che ha vinto il PD? Mica sono pazzo, ovviamente no. Il PD ha perso pur avendo mantenuto gli stessi voti delle Regionali del 2012 (che avevamo vinto grazie alle divisioni della destra e al 10% dell’UDC, ripeto 10% UDC). Gli stessi. E rispetto alle politiche la coalizione di Bersani nel 2013 prese 21,4%, quella di Micari il 25,2%. 5. E allora chi ha vinto? Ha vinto la destra. Come accade sempre, da decenni, in Sicilia. E come molti immaginavano da mesi. Ha vinto Musumeci che per questa campagna elettorale ha fatto pace col suo avversario storico, Miccichè.

6. Perché avete dato la colpa a Grasso? Nessuno ha dato la colpa a Grasso, neanche il sottosegretario Faraone che ha rilasciato la dichiarazione contestata da tanti. Si è solo detto che se Grasso si fosse candidato, come gli era stato chiesto, i risultati sarebbero stati diversi. 7. Adesso si apre la polemica interna nel PD? Magari si aprisse adesso. Diciamo che non si è mai chiusa da anni. Forse sarebbe il caso di dire che se qualcuno dentro il PD pensa di passare i prossimi mesi a litigare fa un grande regalo a Silvio Berlusconi e a Beppe Grillo. 8. Ma non farete una coalizione? Già oggi siamo in coalizione. E siamo pronti ad allargare ancora al centro e alla nostra sinistra. 9. Qualcuno dice che tu devi andartene per sistemare tutti i problemi? Anche questa non è una novità, visto che hanno studiato vari modi per dirmelo: le prove false di Consip, la polemiche sulle banche, le accuse sulla mancata crescita, i numeri sbagliati sulle tasse e sul JobsAct. In tutti i casi è bastato dare tempo al tempo e la verità è emersa, o sta emergendo, limpida. Dire che il problema sono io per il voto in Sicilia si colloca nello stesso filone: utilizzare ogni mezzo per togliere di mezzo l’avversario scomodo. 10. Che fine ha fatto il treno del PD? Riparte domani da Trieste. Toccherà Friuli Venezia Giulia, parte del Veneto e dell’Emilia Romagna. Nel profondo nord-est per ascoltare come abbiamo fatto in tutto il sud nelle scorse settimane. Seguiteci se vi va.

Chi non è stato convinto dalle politiche messe in campo dai Cinque Stelle sono i cittadini romani, quelli del litorale in parti-colare. Qui, alle amministrative dello scor-so anno, i grillini viaggiavano intorno al 45%. Dopo un anno e mezzo di Virginia Raggi, il consenso è calato di 15 punti percentuali. E il segna-le che arriva da Ostia con-ferma l’insofferenza dei romani per una ammi-nistrazione che, fino-ra, non ha fatto nulla di quanto promesso, neppure un segnale di miglioramento (anzi) delle tante criticità che avversano la Capitale.

Una situazione appa-rentemente diversa era quella di Torino, dove Chiara Appendino aveva ereditato una città in salute e in crescita grazie agli anni di buona amministrazione del centro-sinistra. E lei, la giovane bocconiana figlia della borghesia torinese, sembrava in gra-do di gestire al meglio la transizione, tanto

da risultare la sindaca più amata dopo po-chi mesi dal suo insediamento.

Un quadro ribaltato solo pochi mesi dopo. Le falle nel bilancio 2016, i tragi-ci fatti di piazza San Carlo, l’incapacità di tenere a bada una maggioranza che sfila

tra gli antagonisti mentre la città ospita il G7, il portavoce costretto alle

dimissioni per aver provato a far togliere una multa

ad un amico, l’azienda di trasporti locali quasi al collasso. E, dulcis in fundo, l’avviso di ga-ranzia per la sindaca, per omicidio e disastro colposo. Insomma, sembrava impossibile

fino a qualche mese fa, ma quello di Torino, oggi,

è un municipio paralizzato dalle inchieste e dalla cattiva

amministrazione. Tutti questi fattori, messi insieme,

consegnano un quadro tutt’altro che ras-sicurante per il Movimento 5 Stelle. Forse Grillo, anche se dice di no, il Maalox l’ha preso davvero.

SEGUE DA PAGINA 2

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Dopo un anno e mezzo di

amministrazione Raggi, il M5S a Ostia ha perso il 15% del

consenso

Per analizzare meglio la percentuale del Pd in queste elezioni regionali non si può

non partire dal risultato della provincia di Messina. E’ il territorio di Francantonio Genovese, ex Pd passato a Forza Italia dopo le note vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolto. Nella passata tornata elettorale candidato con la lista del Pd c’era il cognato di

Genovese, Franco Rinaldi, passato anch’esso a Forza Italia, che conquistò più di 18 mila preferenze. Il Pd nella provincia allora ottenne poco più di 51 mila preferenze. In questa tornata elettorale il Partito democratico ha conquistato 31.509 voti, mentre Forza Italia e Musumeci hanno registrato un vero e proprio exploit. Exploit ottenuto anche grazie alle oltre 17 mila preferenze conquistate da Genovese jr. Una performance che fa capire quanto la macchina elettorale del deputato forzista sia rimasta intatta nonostante le vicende giudiziarie.

A Messina il figlio di Genovese fa sorridere Forza Italia

Voto in Sicilia

Appuntamento staseraore 21.30 su La 7 da Floris

Le mie risposte alle 10 domande più frequenti

LEGGI LA VERSIONE INTEGRALEDELLA ENEWS

Page 4: L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di Musumeci ... MONDO S pesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione.

4 martedì 7 novembre 2017

Com’è andato (davvero) il centrosinistra

Voto in Sicilia

Il primo grafico ripropone una analisi in serie storica

che avevo presentato prima delle elezioni. Ora sono state

aggiunte anche le elezioni europee e i risultati del 2017. Mi pare sia stato confermato quanto avevo suggerito: che

il risultato sarebbe stato deciso dalla ricomposizione

del centrodestra e dalla (conseguente) mobilità del ceto politico ex-Udc

(Udc, Mpa, Ap). È evidente che il centrosinistra e il PD

sono andati peggio che alle Europee del 2014, come del

resto era accaduto anche tra le Europee del 2009 e

le Regionali del 2012. Il centrosinistra ha inoltre

pagato l’esperienza negativa della giunta Crocetta e le sue divisioni interne.

Avrebbe avuto comunque poche chance di vincere, come è sempre stato, in

Sicilia, con la sola eccezione del 2012 spiegabile con la separazione ostile tra

Micciché e Musumeci.

Forse perché concentrati sul voto ai candidati alla presidenza, forse perché alla ricerca di un sostegno a tesi politiche prefabbricate, molte analisi prodotte ieri e pubblicate oggi danno un quadro parzialmente fuorviante del risultato siciliano.I due grafici che seguono raccontano un’altra storia, o meglio la stessa che già conoscevamo.

Il secondo grafico racconta che in Sicilia, in termini di rapporti di forza elettorali tra le aree politiche e i partiti, dal 2012 al 2017 è cambiato pochissimo.a. Il centro post-Udc ha complessivamente perso consensib. I Cinque Stelle rimango dov’erano nel 2013, che non è poco. Ma in Sicilia avevano preso la quota di gran lunga più alta di voti che in qualsiasi altra regione. E sulle elezioni regionali di quest’anno avevano fatto un investimento straordinarioc. sia l’area di centrodestra sia quella di centrosinistra hanno invece mantenuto le stesse identiche dimensioni. d. Nel centrosinistra, mentre le forze minori alla sua sinistra perdono qualcosa, il Pd mantiene la stessa quota di voti.

Sicilia. Percentuali di voto per aree politiche(aggregate anche quando hanno sostenuto candidati alla presidenza o coalizioni concorrenti)

Salvatore Vassallo CONDIVIDI SU

Page 5: L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di Musumeci ... MONDO S pesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione.

5 martedì 7 novembre 2017

Passo dopo passo, così crescono consumi e crescita

O perché le imprese non hanno fatto abbastanza inve-stimenti. Inoltre, è stato sostenuto che il Jobs Act e le decontribuzioni non hanno colto l’obiettivo di ri-lanciare l’occupazione e stabilizzare i posti di lavoro. Queste critiche si sono ripetute nel tempo e a poco a poco sono state elevate al rango di “verità” assolute

pur non godendo di alcuna verifica empirica. Infatti, i dati statistici disponibili rappresentano una realtà abbastanza diversa.

Innanzitutto, come abbiamo dimostrato in dettaglio anche in pre-cedenti articoli, gli effetti sull’occupazione di Jobs Act e decontribu-zioni sono stati significativi. In particolare, da marzo 2014 (primo mese pieno del Governo Renzi) al settembre 2017 secondo le inda-gini delle forze di lavoro dell’Istat gli occupati totali sono aumentati di 986mila unità, di cui ben 535 mila a tempo indeterminato. Que-sto stock di oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro stabili, no-nostante un certo rallentamento delle assunzioni negli ultimi mesi, è un dato di fatto acquisito ed indiscutibile, la cui realtà è stata ri-conosciuta anche dal presidente della Bce Mario Draghi. Inoltre, è vero, come è stato sottolineato dall’ex presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che gli occupati sono già tornati più o meno ai livelli pre-crisi ma che, purtroppo, le unità di lavoro equivalenti a tempo pieno (Ula) sono ancora inferiori di molto ai livelli di fine 2007. Ma questa asimmetria tra occupati e Ula non origina da un fallimento delle politiche del lavoro degli ultimi tre anni e mezzo, come alcuni hanno sostenuto. Infatti, secondo i dati di contabilità nazionale, dal secondo trimestre 2014 al secondo trimestre 2017, la crescita com-plessiva degli occupati (+3,5% rispetto al primo trimestre 2014) è stata più o meno la stessa delle Ula (+3,4%). Bisognerebbe piuttosto chiedersi quali tragici errori delle politiche economiche precedenti, in primo luogo una eccessiva austerità, abbiano potuto produrre un crollo delle Ula pari al 7,8% dall’ultimo trimestre del 2007 al pri-mo trimestre del 2014, una flessione sostanzialmente in linea con quella altrettanto grave del Pil (-7,6%).

Non trovano riscontro reale nemmeno le ripetute lamentazioni

sulla bassa crescita del Pil italiano dal 2014 ad oggi: crescita che, secondo i critici, avrebbe potuto essere ben maggiore se le risorse pubbliche fossero state impiegate meglio anziché introducendo gli 80 euro o altre riduzioni di tasse. Intanto molti sembrano dimen-ticare che senza la battaglia vinta a Bruxelles dal Governo Renzi sulla flessibilità non vi sarebbero state nemmeno risorse aggiunti-ve per sostenere l’economia, che usciva prostrata dal biennio 2012-2013. Inoltre, i dati Istat (considerando anche le ripetute rettifiche) indicano che il Pil italiano è aumentato dal secondo trimestre 2014 al secondo trimestre del 2017 del 3,4%. Certo, non si tratta di una crescita sufficiente né esaltante. Ma ciò non è un demerito delle politiche economiche adottate; politiche del “passo dopo passo” che hanno puntato a rilanciare gradualmente le componenti della do-manda interna privata, cioè i consumi delle famiglie e gli investi-menti delle imprese. Queste due componenti, infatti, sono entram-be cresciute molto più del Pil. I consumi privati sono aumentati cumulativamente negli ultimi dodici trimestri del 5,2% mentre gli investimenti in macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto sono cresciuti nello stesso periodo addirittura del 12,9% (più che in Ger-mania e Francia). Ciò per merito di misure come il rifinanziamen-to della Legge Sabatini, il superammortamento e il piano Industria 4.0. Se il Pil è aumentato meno della domanda privata non è dun-que per colpa delle politiche economiche fatte ma casomai per via di quelle che non si potevano fare. Ad esempio accrescere i consu-mi finali delle pubbliche amministrazioni. Cosa impossibile dati i ben noti vincoli di bilancio. Infatti, i consumi dello Stato italiano in tre anni e mezzo sono aumentati solo dello 0,4%. Mentre è perdura-ta, per altro verso, la crisi della domanda per costruzioni, diminuita di un ulteriore 1,3%.

Dal lato del valore aggiunto, invece, sono cresciute molto l’indu-stria manifatturiera, il commercio e il turismo. Un evidente impatto positivo delle politiche economiche avviate con i 1000 giorni dun-que c’è stato e non si è certamente esaurito. I consumi, gli inve-stimenti privati e la produzione industriale ne trarranno ulteriore giovamento anche nei prossimi trimestri, a cominciare dal terzo trimestre di quest’anno, il cui Pil sarà reso noto dall’Istat il prossi-mo 14 settembre.

Economia

Marco FortisSegue dalla prima

CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Gli occupati sono tornati ai livelli pre-crisi, per effetto di Jobs Act e decontribuzioni. Ora proseguire nelle riforme, superando definitivamente le politiche di austerità

Page 6: L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di Musumeci ... MONDO S pesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione.

6 martedì 7 novembre 2017

Così l’Europa sconfigge la burocrazia

E anche a Bruxelles cominciano a rendersene conto. Per esem-pio l’Europa, sommersa da un mare di carte e codicilli che ha prodotto nel tempo, adesso propone di regolamentare solo

eliminando le leggi che precedono quelle nuove. Potremmo provare ad adottare questo metodo rivoluzionario anche in Ita-lia. Riforme e nuove leggi sì, ma solo eli-minando quelle vecchie che insistono sugli stessi argomenti.

Uscire da questa palude di burocrazia non solo è possibile: è doveroso. Un altro esempio: sui contenziosi che riguardano il riconoscimento delle figure professionali, gli appalti, i diritti dei cittadini, con gli altri partner europei ci siamo dotati di uno stru-mento che si chiama Solvit, che appiana le controversie in meno di dieci settimane. Come funziona? E’ molto semplice: ogni Stato Membro ha un centro Solvit cui arri-vano le segnalazioni da parte di cittadini o imprese. Viene fatta una prima valutazio-ne sulla segnalazione ricevuta, e le ammi-nistrazioni degli Stati membri coinvolti av-viano un dialogo informale. Qualora si sia verificata una violazione della normativa europea, il Centro Solvit ha un massimo di 70 giorni per chiudere il caso. Grazie a questo meccanismo, è stato possibile risol-

vere moltissimi proble-mi della vita quotidiana delle persone.

Qualche esempio? Un trasportatore italiano viene multato in Francia perché ri-tenuto sprovvisto della licenza di trasporto internazionale. Rivoltosi a Solvit Italia ottiene giustizia, poiché il suo carico, inferiore a 3.5 tonnellate, non richiedeva li-cenza ai sensi del Regolamento 1072/2009: multa infondata, sanzione annullata.

Altro caso: una cittadina italiana che esercita la professione di avvocato in Spa-gna si è vista rifiutare la domanda per il riconoscimento dell’assistenza sanitaria pubblica. Secondo le autorità spagnole non era in possesso dei requisiti necessari. Gra-zie alla rete Solvit c’è stato un supplemento di istruttoria della richiesta, che ha portato all’accertamento dei requisiti.

Il Centro Solvit in Italia è attivo presso il dipartimento delle Politiche europee: esi-ste da anni, ma è stato a partire dal 2014 che per il Governo è diventato una prio-rità. Tant’è vero che nel 2016 Solvit Italia ha affrontato 293 casi risolvendone il 95%, contro una media europea ferma all’89%.

L’Italia, assieme alla Gran Bretagna, è la nazione che usa meglio e di più que-sto strumento. Perciò, se siamo capaci di semplificare e accelerare le procedure e i contenziosi burocratici tra paesi diversi in favore dei nostri concittadini e degli altri europei, dovremmo essere in grado di far-

lo anche per gli italiani in Italia.

Perché l’intrico di leggi, leggine e assurdità varie che

governa le nostre vite è una gabbia che ci sta soffocando. Sof-

foca e complica la vita delle imprese, soffoca e complica la vita dei cittadini, im-pedisce il funzionamento dell’economia e della politica.

Contrastare questo stato di cose deve essere l’assoluta priorità del Partito Demo-cratico. Non solo perché faremmo un favo-re al Paese e a tutti gli italiani. Ma perché faremmo un favore a chi fa politica, e cioè a noi stessi.

La prima cosa che un sindaco, un asses-sore, un sottosegretario o un ministro si sente dire dai suoi stessi uffici ogni volta che propone un’azione politica è: questo non si può fare. E quando chiede il perché si sente rispondere che il tale regolamen-to, unito al tale articolo della tale legge, in combinato disposto con quell’altro provve-dimento impedisce di fare qualsiasi cosa.

Solvit invece è un piccolo esempio di cosa si può fare se si guarda il mostro in faccia e si decide di affrontarlo. Allora è il caso che da un’Europa che vogliamo profondamente riformare impariamo a prendere quanto di buono c’è già, quan-to di buono può comunque insegnarci. E poi che trasformiamo questa positività nel faro che guida la nostra politica.

Il caso Solvit

Sandro Gozi Segue dalla prima

CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Il nuovo strumento risolve le controversie in meno di dieci settimane

Uscire dalla palude non è

solo possibile ma anche doveroso. Ecco un piccolo

esempio

Page 7: L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di Musumeci ... MONDO S pesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione.

7 martedì 7 novembre 2017

La volta buona per l’educazione civica nelle scuole

La scelta del segretario Matteo Ren-zi di nominare 20 Millennials nella direzione nazionale del partito de-mocratico a distanza di pochi mesi

inizia a dare i suoi frutti, perché la prima battaglia lanciata in Direzione Nazionale dai Millennials e sostenuta da una rete di giova-nissimi in tutto il Paese con una raccolta di firme, può dirsi vinta. Venerdì infatti la Mi-nistra dell’istruzione Valeria Fedeli e la Re-sponsabile scuola del Partito Democratico Simona Malpezzi hanno annunciato con un video pubblicato sul sito del Partito Demo-cratico che dall’anno scolastico 2018/2019 saranno finalmente definiti i contenuti di un insegnamento, cittadinanza e costituzione, attualmente previsto nell’ordinamento sco-lastico ma privo di indicazioni e dunque tra-scurato dai docenti.

È importantissimo che questa richiesta sia nata dai ragazzi che sentono la mancan-za di tale insegnamento nelle scuole e desi-derano essere cittadini italiani ed europei pienamente consapevoli. La raccolta firme è cominciata online, il 7 Aprile 2017, ma si è rapidamente diffusa nelle scuole, nelle università e in tutti i punti di ritrovo della nostra generazione raccogliendo un totale di 2000 firme in sole due settimane contando quelle online e quelle carta-cee. È importante sottolinea-re come il nostro Partito si sia voluto fare carico da subito di questa battaglia; infatti la Mini-stra Fedeli ci ha incontrato diver-se volte in questi mesi, lavorando nel merito della proposta con gli uffici tecnici del Ministero e giungendo ad una soluzione che veniva incontro alla nostra richiesta sen-za provocare però impatti significativi sul

versante organizzativo nelle scuole. Il tema della conoscenza delle Istituzioni, delle rego-le democratiche, di ciò che siamo in quanto cittadini italiani ed europei è fondamentale se vogliamo crescere una nuova generazio-

ne di ragazzi consapevoli. Siamo noi i primi ad essere preoccupati per il

clima di populismo e disinteres-se che dilaga tra le giovani ge-nerazioni soprattutto sui so-cial network; sono problemi che vanno combattuti con strumenti culturali prima di tutto e questa vittoria, insie-me alla campagna #bastabu-

fale lanciata nei giorni scorsi o al rifinanziamento del bonus

cultura per i 18enni, costituisco-no un sistema integrato di interventi

a favore della nostra generazione che dimo-strano l’interesse e la propensione all’ascol-to che solo il Partito Democratico è in grado di offrirci.

Focus

Arianna Furi CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Un tema

fondamentale per far crescere una nuova generazione

di ragazzi consapevoli

The Donaldcerca fortuna in Asia

Trump ha cominciato nei giorni scorsi un lungo giro in Asia che du-rera’ circa undici giorni e affronta questo viaggio avvolto in un dai dubbi nei suoi confronti dopo che la retorica incendiaria verso la Co-

rea del Nord ha in qualche modo ulteriormen-te minato la sua credibilità.

C’è un dibattito aperto nella regione, infatti, se nell’immediato futuro l’asse delle alleanze si debba spostare verso una partenship piu’ vici-na alla Cina, che e’ potenza che cresce nell’a-rea, oppure verso gli Stati Uniti.

Del resto, e’ difficile convincere i propri “po-tenziali” alleati con un’agenda dal titolo “Ame-rica first” e con il ritiro dall’accordo firmato da Obama del TPP, accordo che riuniva sotto ac-cordi commerciali 12 nazioni del Pacifico, che il presidente americano abbia come scopo l’in-teresse comune e il miglioramento delle condi-zioni economiche dei Paesi dell’area.

Trump inoltre arriva in Asia con una situa-zione interna poco invidiabile, con i sondaggi largamente sfavorevoli sul proprio operato, un esecutivo che ancora non ha fatto passare nes-

suna legge significativa, nonostante la maggio-ranza in tutte le Camere, e le accuse di collusio-ne nei confronti di alcuni componenti di spicco della sua campagna presidenziale.

Molti critici sostengono infatti che questo sia il momento peggiore per questo viaggio, in cui incontrera’ anche il leader cinese Xi Jinping, che Trump ha paragonato a un re.

Con Xi Jinping, Trump vorrebbe discutere di “fair trade” e di una possibile maggiore pe-netrazione nel mercato, argomenti rispetto ai quali difficilmente trovera’ la porta aperta. Piu’ probabile, invece, un maggiore coinvolgimen-to della Cina rispetto ai rapporti con la Corea del Nord.

Al posto del TPP, Trump ha cominciato a parlare di un accordo “Indo-Pacific”, con l’in-tenzione chiara di voler controbilanciare lo strapotere cinese. Difficile capire come un ac-cordo con la Cina e quello Indo-Pacific possano risultare conciliabili senza un ruolo della Cina stessa.

A questo si aggiunga che Rex Tillerson, il se-gretario di Stato americano, ha annunciato di voler controbattere l’offerta di circa mille mi-liardi fatta dalla Cina, “il one belt, one road”, ovvero il progetto di costruire infrastrutture per meglio collegare la Cina e l’Europa, una proposta, quella cinese, che viene con il con-

gresso del partito comunista che propone un “nuovo equilibrio” per l’Asia e propone la Cina come interlocutore principale per gli equilibri globali.

Dalla Casa Bianca però fanno sapere che il motivo vero di questo viaggio e’ la Corea del Nord.

Non per niente, il primo incontro è con il Giappone, Paese fortemente minacciato dai missili di Pyongyang. Nella conferenza stampa di queste ore, Trump e Abe hanno conferma-to un accordo che prevede anche la vendita di armi per la difesa giapponese ed e’ chiara la richiesta di un maggiore coinvolgimento della Cina per la denuclearizzazione della Corea del Nord.

Con il Giappone, pero’, Trump ha discusso anche di un Free Trade Agreement che pero’ sembra in contraddizione con la strada che Abe vorrebbe continuare a seguire che e’ quel-la del TPP.

Insomma, molta carne al fuoco per questo viaggio del presidente americano con obietti-vi anche ambiziosi, ma sia per i toni, sia per le contraddizioni che l’agenda presenta, bisogne-ra’ vedere se risultera’ davvero convincente e se gli Stati Uniti, sotto la presidenza Trump, si affermeranno come il Paese di maggior in-fluenza per l’area.

Sergio Gaudio CONDIVIDI SU

LEGGI SU DEMOCRATICA.COM

Un lungo viaggio nel quale il presidente americano stringe il rapporto con Pechino

Page 8: L’EDITORIALE /1 Il pessimismo pigro Dov’è L’ la ... · per la vittoria della destra di Musumeci ... MONDO S pesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione.

8 martedì 7 novembre 2017

Face

bo

ok

TwitterInstagramSocial

In redazioneCarla Attianese, Patrizio Bagazzini,Stefano Cagelli, Maddalena Carlino, Roberto Corvesi, Francesco Gerace,Silvia Gernini, Stefano Minnucci,Agnese Rapicetta, Beatrice Rutiloni

[email protected]

PD Bob

Società editrice:Democratica srl Via Sant’Andrea delle Fratte 16 - 00187 Roma

www.democratica.comwww.partitodemocratico.it

Per ricevereDemocratica: scrivi su Whatsapp a 348 640 9037oppure vai sul messenger Facebookall’indirizzom.me/partitodemocratico.it

DirettoreAndrea RomanoVicedirettoreMario Lavia

OR

E N

OV

E

#te

rraz

zaP

D