LA PREVENZIONE VISIVA NELL’ETÀ PEDIATRICA CI SONO … · stiche in età pediatrica spesso ......

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LA PREVENZIONE VISIVA NELL’ETÀ PEDIATRICA CI SONO PERSONE PER CUI NON È INDICATO L’USO DEGLI OCCHIALI PROGRESSIVI? RAY-BAN: UN SEGNO INDELEBILE NELLA STORIA DELLA CULTURA I SERVIZI DEL NEGOZIO DI OTTICA IDEALE VISIONCARE NEWS N° 3 | GIUGNO GLI ALIMENTI FUNZIONALI E GLI INTEGRATORI ALIMENTARI

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LA PREVENZIONE VISIVA NELL’ETÀ PEDIATRICA

CI SONO PERSONE PER CUI NON È INDICATO L’USO DEGLI OCCHIALI PROGRESSIVI?

RAY-BAN: UN SEGNO INDELEBILE NELLA STORIA DELLA CULTURA

I SERVIZI DEL NEGOZIO DI OTTICA IDEALE

VISIONCARE NEWS

N° 3 | GIUGNO

GLI ALIMENTI FUNZIONALI E GLI INTEGRATORI ALIMENTARI

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EDITORIALE

Presbiopia, un ampio ventaglio di soluzioni

Pc, laptop, smartphone: viviamo ormai tutti immersi nell’era digitale,

dominata da questi e altri device che se, da un lato, facilitano e

accelerano le opportunità di connessione, dall’altro comportano la

necessità per il nostro apparato visivo di utilizzare diverse distanze

focali. Necessità che si rivela maggiormente aggravata quando,

oltre alla eventuale esigenza della correzione per il lontano, compare

la presbiopia, processo fisiologico legato all’età, che si verifica

generalmente dai 40 anni in su.

Come affrontarla, dunque? È ormai obsoleto l’utilizzo di più tipi di

dispositivi medici, come gli occhiali, uno per lontano e uno per vicino

e, magari, uno per le distanze intermedie ad esempio. Oggi, infatti, la

tecnologia moderna ci offre l’opportunità di lenti multifocali in grado di

compensare tutte le distanze di lavoro a seconda dei difetti refrattivi

che possono riguardare ognuno di noi e dell’annessa presbiopia.

Occhiali con lenti progressive, office o indoor, ma anche lenti a

contatto multifocali: sono queste le risposte moderne al problema

della presbiopia e delle diverse distanze focali, il tutto associato

all’impiego dell’innovativa tecnologia free form. Senza dimenticare,

inoltre, la possibilità di trattare le lenti oftalmiche con diversi filtri quali,

ad esempio, quello per la luce blu; lunghezza d’onda maggiormente

emessa proprio dagli apparecchi digitali e potenzialmente dannosa.

In questo numero della rivista, quindi, gli esperti presenteranno

in maniera dettagliata le principali soluzioni oggi a disposizione

dell’utente finale.

Ringrazio il collega e amico Andrea Piantanida per l’interessante

articolo sulla prevenzione visiva nell’età pediatrica.

Luigi Mele

Luigi MeleMedico Chirurgo Oculista - Napoli

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EDITORIALE

LA PREVENZIONE VISIVA NELL’ETÀ PEDIATRICA

CI SONO PERSONE PER CUI NON È INDICATO L’USO DEGLI OCCHIALI PROGRESSIVI?

GLI ALIMENTI FUNZIONALI E GLI INTEGRATORI ALIMENTARI

RAY-BAN: UN SEGNO INDELEBILE NELLA STORIA DELLA CULTURA

I SERVIZI DEL NEGOZIO DI OTTICA IDEALE

VISIONCARE NEWS

SOMMARIO

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FGE SrlReg. Rivelle, 7/F - 14050 Moasca (AT)Tel. 0141 1706694 - Fax 0141 856013e-mail: [email protected] - www.fgeditore.it

FGE S.r.l.

FABIANOGruppo Editoriale

Anno II - N. 3 - 2017Registrazione al Tribunale di Asti n. 1729/16

Direttore ResponsabileFerdinando Fabiano

Segreteria di redazione0141 [email protected]

Impaginazione e stampaFGE SrlMoasca (AT)

Direttore Editorialee scientificoLuigi Mele

Comitato scientificoMario BifaniManuela BonciCarlo CaginiDecio CapobiancoCiro CarusoBarbara KusaCaterina GaglianoMichele LanzaLuigi MeleAndrea PiantanidaBruno PiccoliMassimiliano Serafino Pasquale TroianoSalvatore Troisi

Chiuso in redazioneGiugno 2017

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LA PREVENZIONE VISIVA NELL’ETÀ PEDIATRICA

Quando si parla di visite oculi-stiche in età pediatrica spesso l’argomento desta perplessità di approccio e di possibilità dia-gnostiche.“I bambini sono troppo piccoli per sottoporsi a visita oculisti-ca”, “Bisogna aspettare l’età del-la scuola”, “Non si possono visi-tare i bambini piccoli perché non collaborano” , queste le frasi più comuni nell’immaginario comu-ne, ma non è così: i bambini pos-sono e devono essere visitati fin dai primi attimi di vita.Le visite oculistiche pediatriche vengono già condotte routina-riamente nei reparti di neona-tologia nei casi di prematurità. I piccoli prematuri sono visitabili già dai primi giorni nelle incuba-trici e nelle termoculle: esisto-no strumenti che consentono infatti la visita anche in queste condizioni. Un’attenta analisi delle strutture oculari nei pre-maturi mediante l’oftalmosco-pia indiretta consente al medico oculista la visualizzazione e la stadiazione di una “retinopatia del prematuro” eventualmente presente e le conseguenti deci-sioni terapeutiche da intrapren-dere. E’ altresì importante valu-tare il fondo dell’occhio sia nei

casi in cui la madre sia portatri-ce di malattie contratte durante la gravidanza, quali la toxopla-smosi o la rosolia, sia se si è in presenza di malattie del fondo dell’occhio di carattere eredita-rio familiare. A parte queste situazioni parti-colari le visite oculistiche nell’età pediatrica vanno eseguite se-condo corretti criteri di preven-zione corrispondenti alle varie fasi di sviluppo dell’apparato vi-sivo del bambino.Esistono numerose situazioni patologiche che possono essere valutate anche dal pediatra fin dai primi mesi di vita con il sem-plice test del “riflesso rosso”. La visualizzazione del riflesso rosso del fondo oculare presente in campo pupillare ottenuta con un oftalmoscopio consente di diagnosticare in maniera molto precoce la presenza di ombre o macchie scure anomale. Esse possono essere segno molto probabile di gravi difetti visivi, di elevate anisometropie (dif-ferenze di difetto rifrattivo tra i due occhi), di cataratta conge-nita o, nel peggiore dei casi, di retinoblastoma, un tumore che può colpire l’occhio ma può dare invasione attraverso il nervo

Piantanida Andrea,Medico Chirurgo Oculista

Gerosa Giulia,Ortottista

Centro Oculistico Lariano, Cernobbio (Como), Italy

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ottico delle strutture cerebrali. Nei casi sospetti sarà compito del me-dico pediatra inviare all’oculista per un approfondimento diagnostico. Da non dimenticare anche l’analisi delle strutture esterne per la visua-lizzazione della presenza di even-tuali altre malattie più o meno gravi (congiuntiviti, ostruzione dei canalini lacrimali, glaucoma congenito).Una seconda tappa importante nell’evoluzione visiva risiede nel-lo sviluppo della binocularità e dei movimenti oculari. E’ infatti tra il se-sto ed il decimo mese di vita che le vie ottiche completano il processo di sviluppo dei movimenti oculari sincroni ed è quindi indispensabi-le un’analisi della situazione visiva del piccolo bambino verso i 10/12 mesi di vita. A questa età infatti si può agevolmente diagnosticare la correttezza dei movimenti di inse-guimento oculare (con il test del ni-stagmo optocinetico) e la presenza di deviazioni strabiche (con il test dei riflessi luminosi corneali) as-sociate o meno ad eventuali difetti rifrattivi, per le quali è già possibile intervenire.Il periodo più importante e necessa-rio in cui effettuare una visita ocu-listica nel bambino, se si esclude il controllo entro il primo anno di vita, è senza dubbio intorno ai 3 anni, 3 anni e mezzo. A questa età è pos-sibile diagnosticare l’ambliopia (oc-chio pigro) eventualmente presente e prendere i conseguenti provvedi-menti terapeutici. E’ proprio questo il momento cardine per la prescri-zione degli occhiali laddove esistano difetti visivi (ipermetropia, miopia, astigmatismo) e per il trattamen-to dell’occhio pigro con l’occlusione. Gli anni della scuola materna sono i più importanti nella gestione del re-cupero visivo e nello sviluppo delle

colonne di visione cerebrale: l’occlu-sione a pelle, i filtri da applicare sulle lenti o la penalizzazione ottica costi-tuiscono modalità terapeutiche vol-te al miglioramento della situazione visiva e sensoriale che ci permetto-no di intervenire con calma soltan-to se il trattamento prende avvio in questo arco di tempo. Una visita oculistica sarebbe al-tresì raccomandabile poco prima o all’inizio del ciclo educativo scolasti-co (5/6 anni). In presenza di difet-ti visivi precoci si deve intervenire immediatamente con la prescrizio-ne degli occhiali. Questo atteggia-mento non solo permette al piccolo paziente di vedere meglio ma con-sente anche una corretta gestio-ne dell’evoluzione dei difetti visivi presenti e dello stato sensoriale e motorio che la presenza di questi implica. Va inoltre sottolineato che proprio a questa età spesso comin-ciano ad insorgere i primi sintomi di allergia associata o meno a coinvol-gimento oculare. Un’analisi accura-ta ed un tempestivo intervento del medico oculista potranno tenere sotto controllo i sintomi e impedire che le reazioni allergiche si aggra-vino. Non va mai sottovalutato un occhio rosso!Gli 8 anni erano fin dal passato e rimangono tuttora una tappa fon-damentale nel percorso oculistico pediatrico. Spesso a questa età si presenta la miopia cosiddetta “sco-lare”, per la quale si prescrive la to-tale correzione del difetto.Oltre alla normale valutazione dei difetti rifrattivi ed alla loro prescri-zione, all’età di 10/11 anni bisogna prestare molta attenzione a lie-vi variazioni di asse e/o di potere di astigmatismi già presenti o alla loro insorgenza ex novo. Tali sintomi sono spesso il segno di un’irregola-

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1) I segni oculari:

2) I comportamenti anomali:

• Occhio arrossato• Fotofobia (fastidio alla luce)• Ammiccamenti frequenti associati a prurito• Lacrimazione abbondante • Secrezione mucosa e/o purulenta con o senza arrossamento degli occhi• Strabismo sospetto• Nistagmo (scosse irregolari degli occhi) bilaterale o monolaterale• Anomalia di posizione delle palpebre (Ptosi palpebrale)• Occhi grandi o piccoli• Iride irregolare per forma e colore• Pupille di differente diametro (anisocoria) o forma (corectopia)• Riflesso pupillare biancastro o rifrangente

• Sguardo assente• Mancanza di reazione allo stimolo luminoso• Difficoltà nel seguire gli oggetti in movimento (dopo i 3 mesi di vita)• Difficoltà ad afferrare gli oggetti• Mancanza di attenzione agli oggetti • Cadute frequenti e mancanza di attenzione agli ostacoli (bambino distratto)• Avvicinamento eccessivo nell’osservazione degli oggetti• Posizione anomala del capo specie nelle situazioni che richiedono attenzione ed impegno visivo• Chiusura di un occhio alla luce • Chiusura di un occhio nell’osservazione• Difficoltà nel riconoscere i colori (dopo i 5 anni)• Difficoltà nel colorare rispettando i bordi delle figure• Cefalea frequente

rità nella curvatura della superficie corneale che può, in qualche caso, evolvere in cheratocono. La topo-grafia corneale associata a Scheim-pflug camera (due esami compute-rizzati e non invasivi che analizzano la curvatura della cornea) aiuteran-no nella diagnosi e nel piano tera-

peutico da intraprendere. Queste situazioni si gestiscono con l’appli-cazione di lenti a contatto e, nei casi peggiori, sottoponendo il paziente al cross-linking, un intervento che rafforza il tessuto corneale impe-dendo all’irregolarità di curvatura di peggiorare.

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I 14 anni rappresentano l’età in cui si considera abbastanza routinaria-mente l’utilizzo delle lenti a contatto sia per la correzione dei difetti vi-sivi presenti sia per il monitoraggio terapeutico di eventuali irregolarità di curvatura corneale o di difetti ri-frattivi elevati, che potrebbero in-sorgere in maniera tardiva ed esse-re progressivi oltre i 20 anni.Possiamo riassumere nello schema seguente le tappe consigliabili delle visite oculistiche nei bambini1) Alla nascita (patologie congenite,

anomalie congenite, riflesso ros-so,)

2) Ai 10/12 mesi di vita (strabismo e difetti rifrattivi, nistagmo opto-cinetico)

3) Ai 3 anni (depistage ambliopia e diagnosi difetti rifrattivi)

4) Ai 5/6 anni (insorgenza miopia precoce, intermedia, se molto progressiva è patologica. Pro-gressiva fino a 18/20 anni )

5) Agli 8 anni (insorgenza miopia scolare precoce semplice, inter-media, se progressiva lo è fino a 20 anni)

6) Ai 10/11 anni (insorgenza miopia scolare semplice, talora interme-dia, progressiva oltre i 20 anni; insorgenza astigmatismi irrego-lari; utile topografia e Scheim-pflug camera per cheratocono)

7) Ai 14 anni (valutazione l.a.c., mo-nitoraggio astigmatismi irrego-lari ed eventuale cheratocono, utile topografia e Scheimpflug camera per cheratocono, mio-pia tardiva, progressiva oltre i 20 anni)

8) Immediatamente in caso di dub-bi importanti od emergenze

Ci sono situazioni cliniche che esu-lano temporalmente dalle età ca-noniche in cui è raccomandabile eseguire dei controlli oculistici. Esse sono o le vere e proprie emergen-ze oculistiche o le circostanze in cui i segni clinici che il bambino mani-festa devono allarmare il genitore spingendolo a sollecitare un inter-vento repentino del medico oculista. Per comodità di esposizione suddi-videremo tali situazioni in due gran-di categorie: i segni oculari ed i com-portamenti anomali del bambino.

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CI SONO PERSONE PER CUI NON È INDICATO L’USO DEGLI OCCHIALI PROGRESSIVI?

Perchè ci sono persone che tolle-rano gli occhiali progressivi ed altri che invece non li sopportano? È sempre un incognita? È vero che bisogna abituarsi gradualmente? Queste sono le comuni domande che vengono poste davanti alla scelta dell’eventuale acquisto de-gli occhiali stessi. Non c’è dubbio che oggi la lente progressiva può tranquillamente essere consiglia-ta a tutti i presbiti e per tutte le ametropie. Problemi possono in-sorgere in caso di anisometropie elevate, deficit di convergenza, forti astigmatismi obliqui e nei soggetti monocoli. Ci possono an-che essere attività di lavoro dove l’impiego di lenti progressive deve essere sconsigliato, come coloro che lavorano con posture ano-male, per esempio a testa in giù o a testa in su (elettrauto, mecca-nici nella buca, montatori di mobili etc.). Anche quando tutti i para-metri di impostazione dell’occhia-le sono precisi, c’è chi non riesce ad abituarsi. Possono intervenire in questo caso altri fattori più dif-ficilmene individuabili, come forie o disturbi neurologici, che non consentono un adeguato movi-mento del capo; il peso delle len-ti sul naso, che provoca a volte nausea; la presenza dei prismi di

alleggerimento. Statisticamente, comunque, è possibile afferma-re che, se viene operata una at-tenta selezione, oltre il 95% delle persone a cui vengono fornite le lenti progressive riescono ad uti-lizzarle con un buon confort nel giro di 8 o 15 giorni. Il candidato ideale è il giovane presbite, cioè la persona che, avvertendo i primi sintomi della presbiopia, comincia ad avere problemi nella lettura o nel lavoro, se questo si svolge a distanze inferiori ai 50 cm. Le persone tra i 40 e i 45 anni, sia uomini che donne, sono ritrosi ad un uso continuo dell’occhiale, pur tuttavia, se opportunamente informati, con l’utilizzo dell’occhia-le progressivo si possono rende-re conto della comodità dell’oc-chiale unico per tutte le distanze. Bisogna anche sottolineare la dif-ferenza che c’è fra una lente di basso potere e bassa addizione per vicino rispetto ad una lente di potere elevato con alta addizione. Maggiori difficoltà di adattamen-to si hanno nei presbiti elevati o ipermetropi / presbiti, dove i po-teri più forti non consentono ca-nali di transizione ampi e larghe zone per vicino. La richiesta di lenti progressive arriva, nel 60% dei casi, da persone che utilizza-

Silvano AbatiSIO-O Firenze

Da: “Occhio, refrazionee presbiopia” Lucio Buratto - Fabiano Editore

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no due correzioni, quindi due paia di occhiali, uno per lontano e uno per vicino ed a volte anche un terzo paio con lenti solari solo per lontano. Nell’altro 40% l’uso delle lenti pro-gressive è generalmente suggerito dall’oculista, dall’ottico, o da cono-scenti che vantano l’utilità e i vantag-gi derivanti dall’uso di questo tipo di occhiali. Chi in ufficio ha necessità di

una buona visione da vicino per la let-tura sino ad una distanza massima di 2 metri, come chi lavora in banca, negli uffi ci postali o generalmente ad una scrivania con computer e nello stesso tempo deve avere contatto con il pubblico possono essere ideali le lenti per vicino-intermedio. Queste lenti naturalmente non sono adatte alla guida.

Lenti per la compensazione del vicino-intermedio

Abbiamo visto come una lente progressiva individuale offra, nel suo utiliz-zo, zone funzionali più equilibrate rispetto al cammino degli assi visivi, nel passaggio della visione per lontano al vicino e viceversa. Nonostante tali possibilità le zone più penalizzate restano la zona per la visione a distanze intermedie e la zona per vicino. Ci dobbiamo chiedere come risolvere le necessità visive di chi necessita proprio di una visione in tali zone come, ad esempio: lavori di uffi cio, uso di computer, bricolage, attività ricreative, gioco a carte, scacchi, ecc.

A fronte di una così elevata richiesta in questo intervallo di distanze, con l’uso di lenti oftalmiche tradizionali, comprese le lenti progressive persona-lizzate, si hanno forti limitazioni che si accentuano all’aumentare dell’Add. necessaria. In particolare nel caso si utilizzi un computer, tralasciando le pro-blematiche nell’uso della tastiera, la visione del monitor impone un aumento dell’attenzione e ciò concorre ad accentuare tutte quelle problematiche che vanno sotto il nome di sindrome da videoterminale (occhio secco, bruciore, visione annebbiata e/o sdoppiata, cattiva percezione dei colori, pesantezza oculare, sensazione di prurito, lacrimazione, fotofobia, ecc.). Oltre a queste problematiche, con l’uso delle lenti progressive tradizionali, si hanno pro-blematiche posturali e, nelle zone intermedie, in caso di midriasi o addizioni elevate, deformazioni dell’immagine di un oggetto visto attraverso tale zona.

Problematiche L.P. a porto abituale

• Visione intermedia e vicino limitata lateralmente

• Necessità di adattamento

• Coordinamento rotazione occhi-testa

• Velocità di lettura ridotta

• Scelta tipo di lente da adottare

• Montatura adeguata, centratura orizzontale e verticale

• Montaggio e controlli molto attenti

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Lenti per vicino intermedio Per risolvere tali problemi sono nate, da diversi anni, soluzioni ottiche specifi che, anche se il loro utilizzo resta, ad oggi, alquanto limitato, nonostante le necessità nel vicino intermedio siano stimate nella quasi totalità della popo-lazione presbite. Le tipologie di lenti in commercio possono essere classifi cate in tre categorie: lenti a poteri raccordati, lenti a profondità di campo, lenti progressive vicino intermedio- Le lenti a poteri raccordati: presentano due zone

di utilizzo separate da una zona di raccordo tra i due poteri di altezza di circa 8/10 mm che risulta scarsamente utilizzabile a causa della presenza di aberrazioni, che si accentuano all’aumentare della variazione di potere tra le due zone. Que-sta tipologia di lente è riconducibile, come fun-zionamento, ad un bifocale in cui la parte alta della lente presenta un potere necessario per la visione alla distanza intermedia e la porzione in basso il potere per vicino.

A B

A – Zone funzionali di una lente a profondità di campo (si presentano come delle progressive “capovolte” con zone funzionali, nel vicino e primo intermedio, decisamente più ampie)

B – Zone funzionali di una L.P. vicino-intermedio

visione con lenti progressivevicino intermedio

visione con lenti monofocali

visione intermedia

visione per vicino

visione con lenti progressivee bifocali

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- Lenti a profondità di campo: sono lenti in cui si privilegia la visione per vici-no unita alla possibilità di avere visione nitida oltre alla distanza determi-nazione dell’addizione. Per la loro costruzione sono una valida soluzione anche in sostituzione del tradizionale occhiale per vicino. Avendo un re-stringimento delle zone funzionali in alto queste lenti privilegiano un uso per attività di tipo statico.

- Lenti progressive vicino intermedio: sono lenti progressive private della zona per lontano; tale situazione porta ad una differenza di potere mi-nore, tra la zona alta e quella bassa della lente, con evidenti vantaggi dell’ampiezza della zona intermedia e di quella per vicino. La diminuzione di variazione di potere porta, inoltre, ad una riduzione degli astigmatismi di superfi cie delle zone non funzionali. Tali vantaggi diventano ancora più signifi cativi per il fatto che i canali di progressione di queste tipologie di lenti variano da ~ 20 a 28 mm., rispetto ai ~ 12-14-16 mm. delle lenti progressive tradizionali.

Intervallo di visione nitida delle lenti vicino-intermedio Una delle problematiche che il professionista si trova ad affrontare, nel pre-scrivere, tali soluzioni ottiche, è la distanza massima di utilizzo che queste lenti permettono e l’intervallo di visione nitida. - La distanza massima di utilizzo (D.u) rappresenta la massima distanza a cui la lente permette di vedere nitidamente; indicando con potere di degres-sione (Pdeg.) la variazione di potere che la lente presenta, tra il potere per vicino ed il potere nella parte alta della lente, la D.u. che la lente permette è data dalla relazione D.u. = 1 / (Add. – Pdeg.) Ad esempio, se un soggetto ha una addizione di 2.00 dt e si appronta, sull’occhiale, una lente con Pdeg. di 1.50 dt, la massima distanza di utilizzo permessa dalla lente sarà di 2 metri. La Tabella riportata permette di va-lutare direttamente la distanza d’uso permessa dalla lente. A tale distanza deve aggiungersi l’aumento di profondità dipendente dal diametro pupillare. Si parla in questo caso di distanza massima d’uso reale.

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La distanza massima d’uso reale viene calcolata valutando l’incremento, in aumento e diminuzione, della distanza d’uso permessa dalla lente grazie alla profondità di campo (E) e dipendente dal diametro pupillare. Utilizzan-do, ad esempio, la relazione di Campbell avremo per E il valore:

E(dt) = ±[(0.75 / g) + 0.08] dove g = Ø pupilla in mm.

In un ambiente correttamente illuminato tale espressione conduce, per un diametro pupillare di 4 mm, ad un valore di E che possiamo approssimare a ± 0.25 dt. L’intervallo di visione nitida rappresenta l’intervallo che intercorre tra la minima e la massima distanza a cui un oggetto viene visto nitido Esempio: se un soggetto che alla distanza di 40cm ha una addizione di 2.00 dt. gli viene approntata una vicino intermedio con Pdeg. di 1.50 dt si avrà una distanza massima d’uso data da:

D.u. = 1 / (Add. – Pdeg.) = 1 / (2.25 – 1.75) = 1 / 0.50 = 2 metri

L’intervallo di visione nitida dato dalla lente sarà pertanto da 40cm a 2 metri. Questo intervallo risulterà chiaramente più ampio sia in profondità che in avvicinamento, in profondità arriveremo a circa 4 metri in avvicina-mento avremo una visione nitida fi no a 36cm. [ Visione a 2 metri corri-sponde ad una vergenza di 0.50 dt se a questa distanza diminuiamo 0.25 dt avremo: 0.50 – 0.25 = 0.25 dt il cui inverso porta a 4 metri – Visione a distanza 40 cm. corrisponde ad una vergenza di 2.50 dt a cui dobbiamo sommare la profondità di campo di 0.25 dt, avremo: 2.50 + 0.25 = 2.75 dt il cui inverso porta a 36 cm.] L’intervallo di visione nitida reale sarà pertanto da circa 36 cm a circa 4 metri.

Tabella - Distanze massime di uso al variare dell'addizione e del potere di degressione

Add. Pdeg.

0.75 1.00 1.25 1.50 1.75 2.00 2.25 2.50 2.75

0.75 ∞

1.00 4 ∞

1.25 2 4 ∞

1.50 1,33 2 4 ∞

1.75 1 1,33 2 4 ∞

2.00 0,8 1 1,33 2 4 ∞

2.25 0,67 0,8 1 1,33 2 4 ∞

2.50 0,57 0,67 0,80 1 1,33 2 4 ∞

2.75 0,57 0,67 0,80 1 1,33 2 4 ∞

3.00 0,57 0,67 0,80 1 1,33 2 4

3.25 0,57 0,67 0,80 1 1,33 2

3.50 0,57 0,67 0,80 1 1,33

3.50 0,57 0,67 0,80

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GLI ALIMENTI FUNZIONALI E GLI INTEGRATORI ALIMENTARI

Un alimento può essere conside-rato funzionale quando attraver-so adeguati modelli sperimentali e successivi studi clinici è possi-bile dimostrare che è in grado di svolgere una o più azioni benefi-che sull’organismo, ovvero può in-fluire positivamente sullo stato di benessere psicofisico dell’uomo, migliorandone lo stato generale di salute e riducendo il rischio di pa-tologie (Figura 1). Un alimento funzionale deve es-sere: - Un alimento naturale; - Un alimento dal quale viene eli-

minato un ingrediente naturale che può avere effetti negativi

sulla salute del consumatore; - Un alimento al quale si aggiunge

un ingrediente non contenuto naturalmente i cui effetti positivi sono ampiamente documentati;

- Un alimento nel quale un ingre-diente con comprovati effetti negativi viene sostituito con altri ad effetto positivo;

- Un alimento nel quale si migliora la biodisponibilità di un compo-nente che apporta effetti bene-fici per la salute;

- Ogni combinazione delle sud-dette possibilità.

Gli alimenti funzionali, allo stato attuale, non sono previsti dalla normativa europea.

FIGURA 1I nautraceutici più

comuni

Barbara KusaMedico ChirurgoOculista - Monza

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Gli integratori alimentari, invece, sono disciplinati dalla Direttiva 2002/46/CE attuata con il D.L. 21 maggio 2004 n.169 e sono definiti come “i prodotti alimentari destinati ad inte-grare la comune dieta e che costi-tuiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aven-ti un effetto nutritivo e fisiologico, in particolare ma non in via esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti sia pluricomposti, in forme predosate”. I termini “com-plemento alimentare”, “supplemento alimentare” e “integratore alimenta-

re” sono da considerarsi sinonimi. Gli integratori alimentari possono essere ricondotti alle seguenti cate-gorie (Figura 1): • Vitamine e minerali; • Altre sostanze ad effetto nutritivo

o fisiologico; • Estratti vegetali; • Probiotici e prebiotici; • Coadiuvanti di diete ipocaloriche.In riferimento alle patologie oculari, i presidi nutracuetici scientificamente approvati sono (Figura 2):- Carotene: Se assunto in combina-

zione con lo zinco e la vitamina C e Tocoferolo o vitamina E, può ridurre la progressione della degenerazione maculare. Le fonti alimentari naturali sono il cavolo nero, carote, patate dolci, spinaci, cavoli, zucca, melone, mango, albicocche, uovo fegato, olio di fegato di merluzzo, burro. Con la cottura se ne perde il 20%.

- Bioflavonoidi (flavonoidi): proteggo-no contro la cataratta e la degene-razione maculare. Fonti alimentari naturali sono: tè, vino rosso, agru-mi, arance e limoni, succo di man-darino, mirtilli, ciliegie, albicocche, uva, papaya, melone, legumi e pro-dotti a base di soia.

- L’Astaxantina è un pigmento ros-so, liposolubile, appartenente alla famiglia delle xantofille, estrema-mente diffusa nel mondo marino, che viene estratta dalla microalga Haematococcus pluvialis e che è responsabile della tipica colora-zione rosacea di alcuni pesci (per esempio il salmone) e della mag-gior parte dei crostacei. Gli anima-li purtroppo non sono in grado di sintetizzarla ex-novo e per questo devono assumerla dall’esterno con gli alimenti. Una volta introdotta con il cibo viene assorbita nel duo-deno, passa nel sangue, arriva nel fegato, dove si lega alle lipoprotei

FIGURA 2Gli antiossidanti “oculari”

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ne, e da qui viene poi distribuita all’intero organismo. La sua elevata lipofilia le consente inoltre di attra-versare la barriera emato-encefa-lica e di arrivare alle strutture del cervello e dell’occhio. L’Astaxantina ha una forte azione antiossidante in quanto potente scavenger sia nei confronti dei radicali dell’ossi-geno che dell’azoto. Diversi studi hanno dimostrato che la sua pe-culiare struttura chimica rende il suo posizionamento all’interno del-le membrane cellulari più stabile consentendole una più efficiente azione antiossidante; i radicali li-beri intracellulari vengono cattu-rati dall’Astaxantina e trasferiti nel versante extracellulare dove sono inattivati grazie all’azione degli an-tiossidanti idrosolubili come la vita-mina C. In questo modo si spiega la stretta sinergia esistente tra le sostanze antiossidanti idro e lipo-solubili. In particolare, localizzando-si a livello dei fotorecettori oculari, l’Astaxantina è in grado di proteg-gere la retina dal danno foto-indot-to prevenendo anche la perdita di rodopsina, il principale pigmento retinico fotosensibile importante per la visione notturna. Studi clinici effettuati sia su cavie che su vo-lontari sani non hanno dimostrato effetti tossici dell’Astaxantina sia quando somministrata acutamen-te in forti dosaggi sia quando som-ministrata cronicamente.

- La Luteina: appartiene alla famiglia delle xantofille, che l’organismo non è in grado di sintetizzare autono-mamente ma deve introdurre con la dieta. È presente in natura nei vegetali, frutta e soprattutto ver-dure a foglia verde (spinaci, cavoli, porri, piselli, insalata, fagiolini, broc-coli, carote, zucchine, prezzemolo, ecc.) e nel tuorlo d’uovo; in parti-

colare, alcuni studi hanno dimo-strato che la Luteina contenuta in quest’ultimo alimento sembrereb-be avere una elevata biodisponibili-tà. Nel nostro organismo la Luteina si trova in grande concentrazioni nella macula dove, in sinergia con la vitamina E, svolge sia un’azio-ne antiossidante sia, attraverso la formazione dei pigmenti macula-ri, un’azione di filtro nei confronti della luce solare, impedendo alle radiazioni nocive (la “luce blu”) di raggiungere e danneggiare la reti-na. Numerosi studi, tra cui il LAST (Lutein Antioxidant Supplementa-tion Trial), dimostrano che la Lu-teina, come l’Astaxantina, anche se in misura minore, è in grado di proteggere dal danno foto-indotto riducendo in tal modo lo sviluppo e l’evoluzione di alcune malattie tipiche dell’età avanzata come la cataratta e la degenerazione ma-culare retinica correlata all’età. Nel caso di quest’ultima malattia, che a tutt’oggi è la prima causa di cecità negli anziani, la Luteina si è inoltre dimostrata efficace nel migliorar-ne la sintomatologia. Sulla base di queste recenti ricerche e in man-canza di terapie in grado di contra-stare l’insorgenza e l’evoluzione di queste importanti patologie dell’oc-chio, è consigliabile assumere ogni giorno delle quantità adeguate di alimenti che assicurino un giusto apporto di Luteina (in genere tra i 2 e i 6 mg al giorno). Purtroppo nel nostro paese, come del resto nella maggior parte dei paesi indu-strializzati, il consumo degli alimen-ti contenenti questa sostanza, cioè frutta e verdura, è spesso insuf-ficiente a garantirne un adeguato introito. In questi casi, e in quelli in cui le suddette malattie si sono già manifestate, è consigliabile quindi

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aumentare il consumo di tali ali-menti, ricordando che la cottura in genere ne altera i micronutrien-ti e che quindi sarebbe preferibile assumerli, quando possibile, crudi o privilegiando la cottura a vapo-re. Non sono al momento descritti effetti collaterali anche per assun-zioni di Luteina maggiori ai 40 mg al giorno e per periodi di assun-zione prolungati (anche oltre i due mesi) ed è inoltre riportato che gli abitanti del sud pacifico durante la loro vita introducono giornalmente una quantità di Luteina di circa 25 mg senza manifestare effetti av-versi; ciononostante si ricorda che l’introduzione prolungata di 30 mg o più al giorno di beta-caroteni è stata associata a carotenodermia e lo stesso potrebbe verificarsi con un forte e prolungato introito di Luteina.

- La Zeaxantina: è uno stereoisome-ro della Luteina e quindi apparte-nente anch’essa alla grande fami-glia dei carotenoidi e in particolare alla classe delle xantofille. Come la Luteina, si ritrova nella macula. Un recente studio ha dimostrato che la supplementazione di Zeaxantina sarebbe in grado di far aumenta-re le concentrazioni plasmatiche di Luteina. Ha anch’essa, come le altre due xantofille sopradescritte, una potente azione antiossidante contro i radicali liberi e sembrereb-be avere effetti protettivi nei con-fronti di malattie cardiovascolari, tumori e malattie cutanee. Recenti studi hanno dimostrato che la Ze-axantina, come l’Astaxantina e la Luteina, svolge, a livello dell’occhio, un importante ruolo protettivo contro i danni provocati dalla luce blu. e sembrerebbe poter preveni-re, rallentare e addirittura alleviare i sintomi della cataratta e soprat-

tutto della degenerazione macula-re retinica correlata all’età.

- Omega-3 acidi grassi: contribui-scono allo sviluppo visivo, funzio-ne retinica, e proteggono contro la sindrome dell’occhio secco e del-la degenerazione maculare. Fonti alimentari naturali sono: avocado, spinaci, broccoli, lattuga e cavolo verde, pesci d’acqua fredda: sal-mone, acciughe, sgombro, aringa, trota, orata (non di allevamento) sogliola, halibut, tonno. supplemen-ti di olio di pesce fagioli, piselli, len-ticchie, ceci e, soprattutto, la soia e i suoi derivati (come il latte e il tofu), noci, germe di grano, germe di avena, olio o semi di lino appena macinati.

- Selenio: se combinato con caro-tenoidi e vitamine C e E, possono ridurre il rischio di AMD avanzato. Fonti alimentari naturali: gamberi, granchi, salmone, halibut fratta-glie, noci del brasile e riso integrale. vitamina A: può proteggere dal-la cecità notturna e dai danni alla superficie oculare fonti alimentari: fegato di bovino, di pollo, equino, frattaglie. avocado, albicocche di-sidratate, mango, spinaci, brocco-li, albicocche, patate dolci, meloni, carote crude, peperoncini piccanti, prezzemolo, pomodori maturi, ba-silico, rucola, zucca gialla, barbabie-tola rossa, verdure gialle e a foglia verde scuro (cavolo nero) Pesche gialle, pompelmi rosa, papaya, an-guille di fiume e di mare, olio di fe-gato di merluzzo, tuorlo d’uovo, burro, latte intero, formaggio.

- Vitamine del complesso B: possono contribuire a ridurre l’infiamma-zione cronica e prevenire eleva-ti livelli nel sangue di omocisteina, che sono stati associati ai problemi vascolari che colpiscono la retina. Vitamine del gruppo B possono an

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che svolgere un ruolo nel ridurre il rischio di degenerazione maculare e nel trattamento di uveite. Fonti alimentari naturali sono: carne di maiale, interiora, pollo, manzo, tac-chino, prosciutto. Uova, salmone, tonno, soia, legumi, fagioli, lentic-chie, ceci, germe di grano, cereali integrali farina d’avena, riso inte-grale, pane e pasta. Noci, latte e derivati, yoghurt, lievito di birra, ba-nane, verdure a foglia verde, come cicoria, spinaci, rucola e bietole asparagi.

- Vitamina C: È stato dimostrato che può ridurre al minimo il rischio di cataratta e la degenerazione ma-culare senile. Fonti alimentari na-turali: agrumi, papaya, kiwi, fragole, melone giallo, cavolo nero, barba-bietola, peperoni (rosso o verde), cavoli, broccoli, cavolini di bruxelles, cavolfiori, verdure a foglia verde.

- Vitamina D: Può ridurre il rischio di degenerazione maculare. Fonti ali-

mentari naturali: salmone, sardine, aringhe, pesce azzurro, alici, sgom-bro, olio di pesce, frutti di mare (cozze, ostriche, vongole) caviale e uova di pesce, latte, ricotta, uova.

- Vitamina E: Se in combinazione con carotenoidi e vitamina C, può ridur-re il rischio di AMD. Fonti alimentari naturali: frutta secca come man-dorle, noci, semi di girasole, anacar-di, nocciole, germe di grano, pinoli, pistacchi, noci pecan, burro di ara-chidi, olio extra vergine di oliva, olio di soia, di cartamo, di mais, olio di fegato di merluzzo, avocado, spina-ci, crescione, asparagi, ceci, marroni, broccoli, pomodoro, soia e derivati.

- Lo zinco: può svolgere un ruo-lo importante nel ridurre il rischio di AMD. Fonti alimentari naturali: ostriche, molluschi, granchio, cro-stacei, manzo, tacchino (carne bianca), fegato, carne rossa, pol-lame, latte, fagioli al forno, cereali integrali.

BIBLIOGRAFIA– Peterson TC, Martens KM, Hoane MR: Vitamins and nutrients as primary treatments in experimental brain injury: Clinical implications for nutraceutical therapies.Vonder Haar C,.Brain Res. 2015 Dec 23. pii: S0006-8993(15)00969-5. doi: 10.1016/j.brainres.2015.12.030– Caleja C, Ribeiro A, Barreiro MF, Ferreira IC.Phenolic compounds as nutraceuticals or functional food ingredients. Curr Pharm Des. 2016 Dec 27– Barrios V, Escobar C, Cicero AF, Burke D, Fasching P, Banach M, Bruckert E A nutraceutical approach (Armolipid Plus) to reduce total and LDL cholesterol in individuals with mild to moderate dyslipidemia: Review of the clinical evidence. Atheroscler Suppl. 2017– Piemontese L. Plant food supplements with antioxidant properties for the treatment of chronic and neurodegenerative diseases: Benefits or risks? J Diet Suppl. 2016 Nov 28– Turner JM, Spatz ES Nutritional Supplements for the Treatment of Hypertension: A Practical Guide for Clinicians. Curr Cardiol Rep. 2016– Thaipitakwong T, Aramwit P. A Review of the Efficacy, Safety, and Clinical Implications of Naturally Derived Dietary Supplements for Dyslipidemia. Am J Cardiovasc Drugs. 2016– Christenson J, Whitby SJ, Mellor D, Thomas J, McKune A, Roach PD, Naumovski N The Effects of Resveratrol Supplementation in Overweight and Obese Humans: A Systematic Review of Randomized Trials. Metab Syndr Relat Disord. 2016 Sep– Sut S, Baldan V, Faggian M, Peron G, Dall Acqua S. Nutraceuticals, A New Challenge for Medicinal Chemistry. Curr Med Chem. 2016– Uranga JA, López-Miranda V, Lombó F, Abalo R Food, nutrients and nutraceuticals affecting the course of inflammatory bowel disease. Pharmacol Rep. 2016– Rautiainen S, Manson JE, Lichtenstein AH, Sesso HD. Dietary supplements and disease prevention - a global overview. Nat Rev Endocrinol. 2016 Jul

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RAY-BAN: UN SEGNO INDELEBILE NELLA STORIA DELLA CULTURA

Anni 30: nasce Ray-Ban. Obietti-vo: “proteggere” l’aviazione. Molti piloti della US Air Force, abba-gliati dalla luce solare, accusano frequenti mal di testa e un senso di vertigini. Per ovviare al proble-ma viene introdotta una nuova tipologia di occhiali con lenti verdi in grado di eliminare i riflessi sen-za oscurare la vista. Nasce così il marchio Ray-Ban. La vendita viene estesa al pubblico a partire dal 1937. Il modello originale pre-vede una montatura in plastica dalla classica forma oggi univer-salmente nota come Aviator. Nel 1938 Ray-Ban lancia il modello Shooter disponibile con lenti ver-di o giallo chiaro Kalichrome, ide-ali in condizioni di foschia grazie alla capacità di mettere a fuoco i dettagli e di minimizzare l’effetto della nebbia, filtrando la luce blu.Anni 40: non solo aviazione. La Seconda Guerra Mondiale vede i piloti dell’aeronautica militare americana affidarsi nuovamente a Ray-Ban. L’attività di ricerca e sviluppo conduce a interessanti

novità, prima fra tutte le lenti a specchio sfumate, caratterizza-te da uno speciale rivestimento sulla sezione superiore per ot-timizzare la protezione, mentre la sezione inferiore viene lascia-ta “naturale” per assicurare una visione più chiara della plancia dell’aereo. Pur essendo proget-tati a scopo militare, i prodotti e le innovazioni Ray-Ban piac-ciono anche alla gente comune che vuole sperimentare gli stessi strumenti ad alte prestazioni in dotazione ai professionisti. Anni ’50: l’influenza di Hollywo-od. Nell’immediato dopoguer-ra Hollywood inizia a esercitare un’influenza sempre più decisiva sulle scelte del pubblico in fatto di abbigliamento e accessori. Il 1952 è l’anno del modello Ray-Ban Wayfarer che, dopo essere stato indossato da vere e pro-prie leggende del grande scher-mo, diviene uno degli accessori più inconfondibili nella storia del-la moda. Nel frattempo, Ray-Ban non cessa di rinnovarsi. Intro-

A cura della Redazione

Aviazione, cinema, musica: in oltre ottant’anni l’housebrand di Luxottica ha avviato una profonda rivoluzione che ha permesso alle star del rock e del grande schermo, da James Dean a Au-drey Hepburn, sino a Michael Jackson, solo per citarne alcune, il potere di influenzare la moda, senza mai trascurare tecnologia e benessere visivo

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dotti nel 1953, gli occhiali Ray-Ban Signet spiccano per l’appariscente montatura in oro o argento con bande orizzontali in cor-rispondenza del ponte, dei muset-ti e delle aste. Fra le altre innovazioni degli anni 50 spic-cano la lente grigia G-15 in grado di offrire una visione realistica dei colo-ri e una protezio-ne eccezionalmente comoda anche in presenza di riflessi abbaglianti. Nel 1958 viene inaugurata la prima gamma espressamente dedicata alle donne.Anni 60: rivoluzione e cambiamen-to. Dai circa trenta modelli prodot-ti all’inizio del decennio, il catalogo raggiunge i cinquanta nel 1969, contemplando proposte per uomo, donna e bambino. Ray-Ban ha ormai conquistato la leadership nell’eyewe-ar internazionale, nonché una solida reputazione per lo stile e la qualità sia degli occhiali sia delle custodie in pelle e vinile, realizzate ad hoc per riporre e proteggere le montature. Anni 70: il debutto nello sport. Gli anni 70 sono il banco di prova di ul-teriori innovazioni tecniche che por-tano all’espansione del portafoglio prodotti: vengono sviluppati occhiali specifici per la montagna, con lenti a specchio e protezioni laterali in pelle per deviare la luce riflessa dalla neve e proteggere gli occhi dal sole e dal vento. Inoltre, Ray-Ban amplia l’of-ferta dedicandosi alla produzione di occhiali da vista accanto a quelli da sole. Nel 1974 vengono introdotte le lenti fotocromatiche Ambermatic, in

grado di cambiare colore a seconda delle condizioni di luce: hanno il pre-gio di sottolineare forme e profili an-che sulla neve e di oscurare la luce più intensa, perciò si prestano par-ticolarmente alla pratica degli sport invernali.Anni 80: Top Gun consacra Ray-Ban. Con il celebre film del 1986 inter-pretato da Tom Cruise, i Ray-Ban Aviator tornano alle radici e sul volto dei piloti di caccia, facendo letteral-mente impennare le vendite del mo-dello originale.Anni ‘90: inizia l’era Luxottica. È il 1999 quando il Gruppo Luxottica acquisisce la divisione montature di Bausch & Lomb, che comprende marchi come Ray-Ban, Arnette, Kil-ler-Loop Eyewear e REVO. Anni 2000: cultura e comunicazio-ne. Il 2003 è un anno cruciale per il marchio, che si espande con l’ag-giunta delle linee Ray-Ban Vista per gli occhiali da vista e Ray-Ban Ju-nior per i più piccoli: con una colle-zione di occhiali da sole interamen-te dedicata ai bambini tra gli 8 e i 12 anni, Ray-Ban Junior punta a fornire un’efficace protezione per gli occhi senza trascurare l’estetica

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e la comodità delle montature. Nel 2005 la linea arriva a includere an-che modelli interamente in titanio, un’opzione ipoallergenica e leggera ma comunque altamente resistente. In questo periodo Ray-Ban dà vita anche a un nuovo segmento: la col-lezione Ray-Ban Tech Carbon Fiber integra tutta la qualità della fibra di carbonio, robusta come pochi altri materiali ma anche estremamente leggera, caratterizzata da aste av-volgenti formate da sette strati di fibre di carbonio, che si traducono in montature leggere, flessibili e a lun-ga durata nel tempo. Le lenti in poli-carbonato e in cristallo garantiscono un’ottima polarizzazione e colori più vividi e ad alta definizione.Anni 2010: la tecnologia è motore del marchio. Le radici di Ray-Ban af-fondano nelle soluzioni tecnologiche messe a punto per far fronte alle difficoltà dei piloti di oltre 80 anni fa. E Ray-Ban continua ad affidarsi alla tecnologia per sviluppare anche i mo-delli del futuro: da qui l’inserimento di LiteForce, un materiale termoplasti-co all’avanguardia già ampiamente sfruttato nei settori automobilistico, aerospaziale, elettronico e medico. Applicato al modello-icona Ray-Ban Aviator, LiteForce offre la stessa re-sistenza di una montatura tradizio-nale con una flessibilità di gran lunga superiore. 2017: non solo montature, Ray-Ban diventa anche lente oftalmica. Con l’i-naugurazione a Sedico di un labora-torio per la produzione di lenti oftal-miche che serve l’Europa, Luxottica crea un hub logistico-produttivo in-tegrato tra lenti e montature. Viene così fatto un ulteriore passo avanti: gli estimatori di Ray-Ban ora posso-no unire lo stile che amano alle lenti oftalmiche di cui hanno bisogno. De-buttando prima in Italia e poi in tut-

to il mondo entro la fine dell’anno, le lenti oftalmiche sono una naturale estensione del brand. Garantiscono una migliore visione grazie alla Digi-tal Surface Technology, processo in-novativo che ha permesso di creare lenti certificate di qualità superiore: realizzate digitalmente, soddisfano le specifiche esigenze di correzione visiva di ogni cliente, offrendo una visione più nitida e alleviando l’affa-ticamento oculare. I nuovi occhiali da vista Ray-Ban sono identici ai modelli tradizionali: dagli iconici Wayfarer alle proposte più recenti, si prestano a qualsiasi esigenza visiva. Con una palette cromatica che spazia dalle classiche G-15 alle varianti flash e sfumate, anche le montature gra-duate sono fedeli al design origina-le. E, come le normali lenti Ray-Ban, anche le lenti oftalmiche presentano il logo nell’angolo della lente destra, con le iniziali incise a sinistra.

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I SERVIZI DEL NEGOZIO DI OTTICA IDEALE

Il negozio di ottica come luogo dove affidare ad interlocutori seri e competenti il proprio benessere visivo. Cosa spinge il consumer ad en-trare in un negozio? Ragionando in termini di Marketing Strategi-co, la risposta più immediata è legata all’emozione che suscita una vetrina; nel momento in cui decide di trasformarla in “de-cisione”, varcando la soglia del negozio, subentrano ovviamen-te altri fattori legati al design, al lighting design, alla varietà e completezza dell’offerta mer-ceologica, all’accoglienza e alla gentilezza del personale. Quan-do invece ci si rivolge a un punto vendita di ottica questi elemen-ti sono sì fondamentali ma non sufficienti: si inseriscono inevita-bilmente altri requisiti legati alla professionalità e alla competen-za del personale qualificato. Il negozio non è semplicemente il “luogo in cui effettuare acquisti” ma deve essere il “porto sicuro” dove realizzare l’occhiale perfet-to, dove affidare il proprio be-nessere visivo, dove l’Ottico se-gue perfettamente le indicazioni contenute nella prescrizione del Medico Oculista.

L’accoglienza Fin dal primo approccio l’Ottico svolge un ruolo delicato in cui si inserisce anche la componente psicologica. Entrare in un negozio in cui si viene accolti con calore e con un sorriso mette il pazien-te a proprio agio e gli permette di instaurare una relazione di fi-ducia con il proprio interlocutore. È fondamentale saper ascoltare le esigenze e le difficoltà visive del cliente. Nei moderni nego-zi di ottica troviamo inoltre una vasta esposizione a parete di

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prodotti e vengono adot-tate nuove tecniche di accoglienza per lasciare il cliente solo nel guarda-re i prodotti esposti ma allo stesso tempo essere pronti ad assisterlo.

La comprensione Prima di poter scegliere la montatura e la lente adatta è fondamentale chiedere al cliente la re-lativa prescrizione medi-ca e prenderne visione; è inoltre necessario com-prendere in quali conte-sti verrà utilizzato l’occhiale. Verrà indossato tutto il giorno? Servirà per guidare? Verrà indossato per leggere? Per praticare sport? Solo quando si avrà un quadro completo sul suo utilizzo, si potrà passare alla fase successiva: la scelta della lente e della montatura più adatta tra quelle individuate a un primo esame. Guida alla scelta della lente e della montatura L’utente finale, come dicevamo, spesso è un neofita e non sa che esi-stono sul mercato differenti lenti che per le loro peculiarità sono più adat-te a correggere un difetto visivo o un altro. Molto probabilmente non cono-sce nemmeno i materiali con cui ven-gono realizzate e le finalità dei vari trattamenti. È quindi compito dell’Ot-tico guidarlo nella scelta in base alla prescrizione del Medico Oculista uti-lizzando un linguaggio il più chiaro e semplice possibile ed evitando termi-ni troppo “tecnici”. È una fase molto delicata - anche per l’inevitabile “an-sia” del cliente al primo acquisto - e importante in cui l’Ottico dovrà an-che rispondere tempestivamente agli eventuali postulati del paziente.

L’importanza della tecnologia nel pun-to vendita Un argomento di forte interesse è la personalizzazione delle lenti. Per-ché è così importante poter offrire questa tipologia di prodotto? Quali strumenti sono propedeutici per rag-giungere tale risultato? Le lenti per-sonalizzate garantiscono una soddi-sfazione immediata del portatore e il massimo comfort determinando un elevato benessere visivo. Per realiz-zarle è necessario l’ausilio dei sistemi di Video Centratura, Precalibratu-ra e Realtà Aumentata. I sistemi di Video Centratura, attraverso la va-lutazione delle interpupillari relative all’occhio destro e all’occhio sinistro, determinano una centratura perfet-ta della lente garantendo un adatta-mento facile e veloce. In particolare, questo parametro è fondamentale qualora si scelgano le lenti progres-sive. Per soddisfare tutte le esigenze estetiche e di comfort del portatore, è necessario ottimizzare lo spesso-re delle lenti attraverso l’ausilio de-gli strumenti di Precalibratura. Da qualche tempo esistono sul mercato delle strumentazioni che simulano la Realtà Aumentata. L’Ottico potrà in

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tempo reale fare provare ai loro clien-ti le differenti prestazioni delle varie tipologie di lenti in un contesto reale riproducendo fedelmente ciò che ve-drebbe indossando quella particolare lente. Tali sistemi sono applicati an-che alle montature.

Lenti progressive o monofocali? L’Ottico deve saper indicare la lente giusta e, in caso di ametropie sem-plici (miopia, astigmatismo e iperme-tropia), può consigliare lenti mono-focali che garantiscono una visione puntuale solo ad una determinata di-stanza. Qualora invece si trovi di fron-te ad un paziente in cui la presbiopia si somma ad ametropie di base, do-vrà optare per quelle progressive che consentono a chi le indossa di vedere meglio a diverse distanze. Tecnologi-camente tra le più avanzate, permet-tono al cliente di portarle in qualsiasi momento della giornata, garantendo una visione senza interruzioni sia da lontano che da vicino. La parte supe-riore della lente permette una visione a lunga distanza, la parte centrale ne garantisce un buon equilibrio tra la visione da lontano e quella da vicino, quella inferiore è pensata per le di-stanze minori. Ovviamente esistono in commercio le lenti bifocali che però hanno un’area limitata per la visione da vicino e le trifocali che sono do-tate di un’area dedicata alla visione dell’intermedio. Le lenti progressive rappresentano la soluzione migliore, sia a livello estetico che di comfort.

Proteggersi dalla luce blu I dispositivi con schermi LCD/LED (quali smartphones, tablet, TV e PC) fanno parte della nostra quotidianità. Se da un lato ci hanno facilitato l’esi-stenza, dall’altro emettono radiazioni elettromagnetiche tra cui quella de-finita “luce blu”, che è presente an-

che naturalmente nel sole. Tecnica-mente è quella radiazione luminosa compresa tra i 430 nm e i 475 nm, dotata di una lunghezza d’onda corta e quindi di un livello/stato energeti-co elevato. Recenti studi hanno po-sto l’accento sulla interferenza che avrebbe la luce blu nei confronti dei normali processi fisiologici dei tessuti dell’occhio tra cui, principalmente, la superficie oculare e la retina. Secon-do gli studi dei Dottori Li e Yoon della National University della Korea e del Dottor Osborne della Fundación de Investigación Oftalmológica di Ovie-do la luce blu sarebbe responsabile della formazione di radicali liberi a li-vello della cornea e di sofferenza del-le cellule ganglionari retiniche. Questa interferenza renderebbe merito dei sintomi di discomfort oculare qua-li secchezza, prurito, pesantezza e bruciore e potrebbe inoltre essere causa di alterazioni a carico della re-tina. Altri studi, come quelli del Dottor Najjar dell’Università di Lione, hanno riscontrato delle alterazioni del ciclo sonno veglia in soggetti esposti alla luce blu. Oggi l’ottico ha a disposizio-ne la possibilità di consigliare ai vide-oterminalisti ed ai lavoratori esposti, l’utilizzo di lenti particolari in grado di filtrare la luce blu. Queste lenti oltre a garantire la riduzione dell’affatica-mento visivo ed un estremo comfort, sono caratterizzate da una perfetta trasparenza.

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I trattamenti Quando si realizzano un paio di lenti è necessario che l’Ottico determini, in base allo stile di vita del portatore, il trattamento o, meglio, i trattamen-ti da applicare alle lenti. I più comu-ni sono l’antiriflesso - che scherma i riflessi che diventano chiaramente visibili sulla lente, generando una evi-dente difficoltà di visione - l’idrorepel-lente e l’indurente - le lenti organiche (in plastica) sono sì facili da portare ma sono più delicate rispetto a quelle in vetro. Il trattamento di indurimento ne aumenta le resistenza pur mante-nendo una qualità elevata della visio-ne e prolungando la durata tempora-le della lente. A una lente da vista può anche essere chiesto di proteggere dai raggi solari UVA e UVB quando cambiano le condizioni di luce. In que-sto caso si fa appello al trattamento fotocromatico che permette alle lenti di adattarsi automaticamente tra-sformando la colorazione da bianca in ambienti chiusi o di notte, a scura quando si è all’aria aperta o di fronte a sorgenti luminose.

La scelta delle lenti a contatto Le lenti a contatto offrono innu-merevoli vantaggi: sono invisibili, si

possono indossare anche quando si fa sport, possono essere abbinate a qualsiasi tipo di occhiali da sole con lenti neutre, e sono indicate per correggere quasi tutti i casi di miopia, ipermetropia, astigmatismo (anche abbi-nato a miopia e ipermetro-pia) e presbiopia. Previa nul-la osta del Medico Oculista, l’Ottico, in questo caso un Ottico con specifiche com-petenze nell’ambito applica-tivo di lenti a contatto, im-posterà per il singolo cliente

una Scheda che porti a seguire un vero e proprio protocollo che con-senta di conoscere preliminarmente le caratteristiche del potenziale nuo-vo portatore, gestire al meglio il mo-mento chiave della scelta della lente e l’importante fase del successivo follow -up. Successivamente, sarà necessario fornire tutte le informa-zioni relative all’igiene nel loro utilizzo e alla loro pulizia onde evitare pos-sibili complicanze (depositi batterici, infezioni, etc.).

Occhiali e bambini In relazione ai sempre più crescen-ti controlli visivi, sono sempre di più i bambini che diventano portatori di occhiali precoci in età visiva. Con l’implicazione che per loro possa es-sere un fastidio e quindi con la re-lativa necessità di far vivere questo momento in maniera del tutto se-rena,con l’aiuto di mamma e papà, ogni punto vendita dovrebbe dedi-care una zona ai piccoli fruitori tra-sformando la scelta di un occhiale in un gioco e facendo diventare l’Ottico una figura-amica con cui giocare e, magari, ricevere un piccolo cadeau, sempre molto apprezzato da questa categoria di piccoli clienti.

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La formazione L’Ottico deve essere sinonimo di competenza e non può esimersi dal partecipare a corsi di aggiornamen-to a 360°, sia a livello tecnico-scien-tifico sia a livello di marketing, mer-chandising, approccio al cliente e alla vendita in generale. L’Ottico è sem-pre meno un mero “commerciante” e deve essere in grado di confrontarsi con il Medico Oculista e avere cogni-tio causae sulle ultime tecnologie e scoperte medico/scientifiche.

Il rapporto con il Medico Oculista La fiducia del Medico Oculista la si acquista solo attraverso la profes-sionalità, la competenza e una poli-tica commerciale trasparente. Fulcro di tale collaborazione è la possibilità che i clienti vengano indirizzati diret-tamente dal punto vendita ad un Me-dico Oculista stabilendo magari una tariffa agevolata che contribuirebbe all’attivazione di un circolo virtuoso teso alla fidelizzazione del paziente - cliente verso ambedue i professio-nisti. In aggiunta a questi parametri base, si devono poter condividere strumenti di lavoro per facilitare tale collaborazione.

Servizi correlati Nel momento in cui il paziente ha fat-

to la sua scelta intervengono fattori determinanti per la fidelizzazione e per la professionalità del punto ven-dita. L’acquisto, specie in questa par-ticolare congiuntura economica, deve avvenire a condizioni vantaggiose per il cliente, in modo da permettergli, attraverso la possibilità di ottenere finanziamenti agevolati, di poter ac-quistare un occhiale che lo soddisfi pienamente sotto ogni punto di vista. Un altro aspetto importante è la rapi-dità della consegna dell’occhiale finito: il benessere visivo non può aspetta-re oltre i tempi tecnici necessari per realizzare un occhiale completo. Infi-ne, sarebbe opportuno introdurre la formula “Soddisfatti o rimborsati”. Il benessere visivo del paziente è quin-di determinato dalla coesistenza di diversi fattori alla cui base c’è il raf-forzamento del rapporto tra Medico Oculista e classe ottica nell’assolu-to rispetto dei propri ruoli ed am-biti professionali. Un cammino già in atto e non privo di difficoltà ma sostenuto dalle realtà che hanno compreso la mission di ambedue le categorie: la cura dell’occhio. Solo la migliore collaborazione tra oculista ed ottico è in grado di offrire al pa-ziente il meglio per la prevenzione e la cura degli occhi ed il migliore comfort e benessere visivo.

NEWS

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COMBATTERE IL JET LAG: IL SEGRETO FORSE NELLA RETINA?

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Physiology, in futuro si potrebbero impiegare gocce oculari per superare il disturbo legato al cambio di fuso orario tramite il legame che esiste tra l’occhio e l’area del cervello deputata alla re-golazione dei ritmi veglia-sonno

L’ipotesi avrebbe trovato riscontro nei risultati di uno studio dell’Università di Edimburgo, in Sco-zia, che mette in connessione la retina e l’area del cervello che regola il ritmo circadiano. Gli stu-diosi hanno identificato, attraverso esperimenti sui topi, l’area del cervello, chiamata nucleo so-prachiasmatico, che coordina il ritmo circadiano utilizzando anche il neuro-ormone va-sopressina, prodotto anche dalla retina, che ha il compito di inviare segnali alla zona cerebrale che regola il ritmo veglia-sonno. Secondo la ricerca potrebbe essere dunque l’occhio il mezzo attraverso il quale ripristinare i ritmi alterati dal jet lag. A detta di Mike Ludwig, a capo dello studio, quindi, i risultati mostrerebbero «un potenziale nuovo per-corso terapeutico per manipolare i nostri orologi biologici interni. Ulteriori indagini po-trebbero portare allo sviluppo di un collirio, anche se l’obiettivo è ancora lontano».

L’INTELLIGENZA? SI PUÒ LEGGERE NEGLI OCCHI

Una recente ricerca americana evidenzia che la dimensione delle pupille sarebbe un eccel-lente indicatore delle capacità mentali di un individuo

Quanto più è grande la pupilla di un occhio tanto più una persona è intelligente: se-condo quanto riportato dall’Ansa è ciò che emergerebbe da uno studio pubblicato sulla rivista Cognitive Psychology e condotto dal Georgia Institute of Technology. I ricerca-tori americani hanno individuato la relazione tra l’estensione della pupilla e le capacità mentali di 512 soggetti, coinvolgendoli in una serie di esperimenti cognitivi, volti a mi-surare in particolare la “memoria di lavoro”, parte della memoria a breve termine che serve, ad esempio, per tenere a mente un numero di telefono mentre lo si sta compo-nendo, e “l’intelligenza fluida”, ossia la capacità di pensare logicamente e risolvere i pro-blemi in situazioni nuove. I risultati hanno messo in luce che chi raggiungeva punteggi più alti nei test aveva pupille più estese rispetto a coloro che esprimevano performance cognitive peggiori. Il nesso fra questi due fattori potrebbe risiedere nel rapporto che la pupilla ha con il cervello attraverso un’area che li lega direttamente, il locus coeruleus, la cui attività neurale è associata a modifiche della dimensione della pupilla e che è in comunicazione con il lobo prefrontale, sede delle funzioni cognitive superiori.

SALMOIRAGHI&VIGANÒ E GUNA

Salmoiraghi & Viganò, partnership con Guna nella nutraceutica La più diffusa catena ottica italiana e l’azienda milanese, specializzata nella produzione e distribuzione di farmaci di origine biologico-naturale, lanciano una serie di soluzio-ni oftalmiche e integratori nutrizionali sui pro-pri canali di riferimento, all’interno del progetto “Vision Care”, che prevede anche attività d’in-formazione su prevenzione e trattamento dei di-sturbi della vista e visite oculistiche

L’iniziativa è stata illustrata il 13 aprile a Mi-lano, presso la sede di Guna, in uno dei tra-dizionali “salotti” organizzati dalla società con la stampa specializzata. In questo caso protagonista era la collaborazione con Sal-moiraghi & Viganò. Oltre agli aspetti tecnici e commerciali, messi in evidenza dai responsabili dell’iniziativa, Andrea Ghirardi per Guna e Andrea Rendina per Salmo-iraghi & Viganò, per la quale, come ha ricordato lo stesso Rendina, «il Centro Studi Salmoiraghi & Viganò ha contribuito insieme a Guna all’aggiornamento dei prodotti e a quello professionale degli oculisti, coinvolgendoli, insieme ai farmacisti, nella nutra-ceutica, come già facciamo regolarmente con la classe medica per quanto riguarda l’oftalmica e la contattologia».La partnership tra le due realtà è stata peraltro inserita in un contesto più ampio e di alto livello scientifico, affidato ad Alessandro Perra, direttore scientifico dei labo-ratori Guna, e a Barbara Aghina, della direzione scientifica nutraceutica dell’azienda, nonché agli interventi di Andrea Basile, oftalmologo presso l’ospedale di Magenta, e di Marco Del Prete, presidente di Amiot, l’associazione dei medici che si occupano di omotossicologia, definita dallo stesso Del Prete la branca moderna dell’omeopatia, secondo la quale con un buon drenaggio dei tessuti si sarebbe già a metà di una terapia. Questo, in sintesi, il messaggio uscito dall’incontro: l’alimentazione per la pre-venzione primaria, la nutraceutica per quella secondaria e i prodotti dell’ambito omo-tossicologico contribuirebbero, anche alla luce di alcuni recenti studi internazionali, a ridurre il rischio delle principali malattie degenerative della retina. E oggi si aggiunge la necessità di difendere il benessere visivo dall’esposizione prolungata a radiazioni luminose originate dai più diffusi device tecnologici.«Il nostro organismo funziona come un network di cellule e di organi e l’occhio si trova spesso al centro di questi scambi – ha sottolineato Basile – Ad esempio sono state individuate strette relazioni tra problematiche intestinali e occhio secco ed è stato evidenziato che con l’assunzione di alcuni probiotici quest’ultimo non soltanto è migliorato in termini di sintomi, ma anche a livello strutturale». È il principio su cui si basa la cosiddetta low dose medicine, illustrata dagli esponenti scientifici intervenuti al meeting, secondo la quale, ad esempio, oggi non c’è soltanto l’antibiotico per cu-rare il batterio, ma anche altri metodi, di cui pure la categoria degli oculisti dovrebbe tenere conto (nella foto, da sinistra, Basile, Perra e Del Prete, al tavolo dei relatori).

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