Le regole · Le regole Congregazione della Sacra Famiglia a cura del Seminario Sacra Famiglia...

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Paola Elisabetta Cerioli Le regole Congregazione della Sacra Famiglia a cura del Seminario Sacra Famiglia Bergamo 2001

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Paola Elisabetta Cerioli

Le regole

Congregazione della Sacra Famiglia a cura del Seminario Sacra Famiglia

Bergamo 2001

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Regole opera omnia

Paola Elisabetta Cerioli O P E R A O M N I A Regole. Lettere. Biografie 1 | L e r e g o l e pagine 444 © 2002 | Congregazione Sacra Famiglia via dell’Incoronata 1, Martinengo Bergamo [Nota del Redattore]

Il testo de “Le Regole” è stato completato con il “Direttorio dell’Istituo delle Suore della Sacra Famiglia di Bergamo” del 1906, il quale, pur non essendo stato scritto e ordinato dalla Fondatrice propone fedelmente i suoi testi normativi secondo un ordine normativo.

Il testo de “Le Regole” è stato suddiviso in versetti per facilitare la lettura e lo studio. Ogni versetto è segnato in apice, corsivo, sottolineato [1]. Tutti gli altri numeri di suddivisione sono della Fondatrice.

Tutto ciò che all’interno del testo si trova in parentesi quadra [ - ] è opera del Redattore.

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CAPITOLO I

Idea generale del fine e scopo che questa Congregazione o Famiglia si propone

1a. Considerando che vi sono già molti Istituti per ricovero di Fanciulle povare ed abbandonate le quali si allevano per [attraverso] Maestre di Scuola, e donne di servizio, ma la maggior parte non trovando d'impiegarsi perché in molto numero, o mancanti d'abilità sono costrette a vivere sul solo mestiere dell'ago in giornata scarsissimo in conseguenza ritornando alle loro Famiglie la maggior parte di Contadini, non allevate pei Campi, anzi allevate ad una vita comoda e civile diventano più di peso che di sollievo ai Parenti; 2in condizione pure difficilissima a Maritarsi per gli stessi motivi in conseguenza di ciò si trovano in molto pericolo da deviare dal sentiero nel quale con molta cura furono allevate, come si vede pur troppo con molte esperienze; 3perciò uno dei fini che questa Congregazione si proporebbe sarebbe di raccogliere povare Orfane, o abbandonate miserabili, che oltre il leggere, e scrivere inniziassero a tutte le arti di buone, e brave contadine, cioè lavorare la terra, filare la seta, il lino, tessere, tingere ecce ecce insomma tutto quello che può essere necessario onde ben regolare, dirigere e condure una famiglia di Contadini.

4b. Questa Congregazione, o Famiglia Cristiana che tale potrebbe anche essere chiamata terebbe pure nella Casa, scuola di carità per tutte le Fanciulle che bramassero intervenirvi e anzi sarebbe pure altro ogetto principale che si assumessero l'insegnanza generale della Gioventù Femminile nei Villaggi, e Campagne. 5Le Città e Paesi considerevoli sono in abbondanza forniti di stabilimenti, Congregazioni, e Istituti i cui membri si prestano, e si dedicano oltre l'istruzione religiosa a tutte le altre opere di carità che il loro zelo sà

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scorgere, mentre invece i Villagi, e Campagne sono intieramente sforniti di questi benefici fondati sulla Carità Cristiana di maniera che l'educazione civile, e religiosa vi è quasi intieramente ignorata. 6Vi sono Contadine già mature che oltre non sanno leggere, vivono nella più crassa ignoranza [...]1, e si maritano senza conoscere, e sapere i doveri che seco porta il matrimonio, e tale allevano la propria prole, motivo per cui nelle Campagne più che nelle Città si vedono Fanciulle di poca età già piene di malizia.

7Questa Famiglia adunque si proporebbe di diffondere esclusivamente i suoi benefici sopra questa Classe della Società più abbandonate, ed ignorante. 8La Congregazione sullo spiri:to di S:t Francesco di Sales, formerebbe dei soggetti onde mettere in esecuzione questa santa opera, i suoi membri si diffonderebbero come Angeli per le Campagne consacrandosi all'educazione delle Fanciulle nelle Scuole nei Villagi, e Campagne dove sarebbero ricercate alla visita degli infermi, alle riunioni festive, il loro aspetto di modestia, la loro aria di contento in mezzo ad una vita di sacrificio, il loro amore e carità per i povari, potrebbe portare in questa Classe della Società s'inora si trascurata quella riforma e cambiamento che non appartiene se non [alla] Religione Cristiana. 9I membri componenti questa Famiglia, o Congregazione sarebbero divisi in Suore, e Coadiutrici, cosi portando la sua natura, e l'insegnanza abbracciata civile, e agraria. Come si potrebbe mettere in esecuzione il secondo scopo e fine di questa Congregazione, sè Dio col tempo volesse fornire di buoni, e bravi soggetti.

10La Superiora prenderà in affitto nelle Comuni dove verrà

ricercata l'opera de' suoi membri una piccola Casa o appartamento sè la Comune non fosse in grado di somministrarla gratis composta d'una cucina, d'una stanza da Letto e d'una Scuola, nelle comuni dove vi fosse manifature, o lavori si agiungerebbe altra stanza onde occuparvi tutte le giovani che col loro lavoro si guadagnassero il vito cosi potrebbero senza levare a queste i loro mezzi di sussistenza per intervenire alla Scuola istruirle nel mentre lavorano, così oltre che guadagnerebbero nel lato istruzione, lavorerebbero di più e meglio sotto gli occhi delle Suore. 11Sarebbe desiderabile che i luoghi dove

1 Testo corrotto

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vanno le Sorelle pei loro ministeri non fossero si lontano che impedisce alle medesime il ritornare a Casa la sera, però il sabbato immancabilmente vi si devono ritrovare, onde rendere minutamente conto alla Superiora della loro condotta, di quanto hanno fatto, detto, ed operato, di quanto hanno veduto, e sentito, ecc. vi sarà poi una regola a parte per quelle che devono stare qualche tempo fuori di Casa.

12La Superiora destinerà le Sorelle che deve mandare per le Scuole, cosi pure quelle che manderà la Domenica a far preparare le Fanciulle ai Sacramenti, alla visita delle Inferme, e alle ricreazioni festive. 13La Superiora visiterà tutte le Scuole, e lavorieri ogni mese onde vedere come fanno le Maestre, l'andamento ed il profitto delle Fanciulle, le animerà tutte a diportarsi sempre lodevolmente, distribuirà qualche regalo alle più savie, e diligenti, provederà alle più povare di Libri, e farà altre carità adatate alle circostanze, ma però sempre secondo le entrate della casa.

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CAPITOLO II

Impianto

1Il Signore nei decreti della Sua ammirabile, e divina Providenza ha riunita questa piccola società di Donne, destinandola a portare, come una volta destinava i nostri primi Padri, e dietro a questi i Patriarchi, e persino gl'illustri antenati di Gesù Cristo, a coltivare, e lavorare la terra nella mira di far rinascere, e prosperare di nuovo l'amore ed il gusto a quest'arte sì bella, nobile, e dilettevole; ed ora per nostra disgrazia avvilita, e disprezzata a motivo dei costumi, e delle massime del mondo corrotte, e false. 2Per questo fine Iddio consegnò pure e affidò alla nostra piccola società l'educazione, e l'avvenire delle povare Figlie di S:t Giuseppe onde queste allevate ed istruite ad un'arte sì ricca, e feconda di tanti vantaggi come è l'arte di coltivare i campi, educate nella semplicità ed innocenza, con massime, e sentimenti conformi alla loro professione, possano poi, secondando i disegni di Dio, spargersi un giorno pel mondo qual semente caduta dal Cielo e restituire con l'amore alla fatica, ed il gusto alla vita campestre l'innocenza de' costumi, la semplicità nelle maniere, la buona fede delle parole, l'abbondanza, e la pace nelle Famiglie e così arrivare a quell'unica felicità campestre da tutte sì decantata; ma chè gli uomini sono si lungi dal possedere; la quale ci conduca poi e ci guidi facilmente a quell'altra perenne, ed inalterabile su nel Cielo.

3Le Suore della Sacra Famiglia, chè di questo bel titolo vanno fregiate le componenti la novella società, le presenti, e tutte quelle chè Dio ne' Suoi alti disegni avrà destinate, e chiamerà con vocazione speciale a parte di questa si alta missione, di qualunque stato o condizione esse sieno, ricche o povare, nobili o plebee, formeranno

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una sola classe, od ordine di Sorelle, Animate da un medesimo spirito, strette le une e le altre coi vincoli della pace, e della carità. Quanto dolce e quanto cara non dovrà essere a' loro cuori questa unità che le lega più strettamente coi legami della fratellanza e d'un amore scambievole!

4Aventi un sol cuore ed un'anima sola, tenendosi onorate della grande missione alla quale sono state elette e chiamate da Dio, le Suore della Santa Famiglia dovranno tutte indistintamente andare alla Campagna. La Campagna offerisce a tutte di che impiegarsi secondo la forza, la capacità, e i talenti di ciascheduna. 5La mano d'opera, l'istruzione, la sorveglianza, la custodia, ecc, ecc, ecco altrettanti impieghi, e ministeri differenti che tolgono il pretesto a quelle giovani che per la loro nascita, ed educazione credono che non sia per loro la novella istituzione. 6La vita d'una Cristiana, ma molto più d'una Religiosa, esser deve una vita d'annegazione, e di sacrificio; l'Uomo Dio, ce ne diede l'esempio, ecco il nostro esemplare, ecco il nostro modello! 7Quando Iddio chiama per una missione dà pure la forza, i talenti, la capacità di sostenerla, di adempierla.

Guai a chi si tirasse indietro sotto vani pretesti! guai a chi per superbia sdegnasse uffici e lavori bassi e vili, e la compagnia di Sorelle spregevoli a' loro occhi, ma grandi a quelli di Dio! 8Quale spettacolo edificante non davano una volta agli occhi del mondo i primi discepoli d'un S. Benedetto, e d'un S: Bernardo, quando spogliati de' loro ricchi patrimoni, de' loro gradi, delle loro dignità, delle loro assise, e cariche, con l'arma, e la divisa dell'umiltà, dissodavano terreni coltivavano la terra e portavano al mondo che gli spregiava, i beni che nessuno certamente non può negare? 9Le Suore dunque della Sacra Famiglia, animate da sì nobili esempi, non ricuseranno fatica, o cura onde cooperare per quanto sta in loro a' disegni di Dio. 10A questo scopo si terrà nell'Istituto una Scuola d'agraria ad istruzione delle Suore, perché possano poi istruire le Orfane a loro affidate, e altre Giovani, o Fanciulle che desiderassero pure approfittarsi delle loro cognizioni.

11Dovendo le Suore della Sacra Famiglia condurre una vita d'occupazione, e di fatica, non avranno nè coro, acetuata la Casa del Noviziato, nè digiuni più di quelli prescritti da S.a Chiesa, mezz'ora di meditazione e la S:a Messa la mattina; la visita al mezzogiorno, la meditazione ed il Rosario la sera; ecco le nostre pratiche cotidiane di Religione. 12Annegazione continua della volontà, e lavoro continuo: ecco le nostre penitenze. 13Vi sarà discreta tavola, discreto riposo, abito uniforme, e adattato a' nostri ministeri, e tutte porteranno il

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semplice e modesto titolo di Suore, eccettuate le Sorelle de' quattro Voti, che saranno chiamate Madri: e per tutte e con tutte poi si avrà la stessa premura, gli stessi riguardi e la stessa cura per la loro salute e conservazione sì spirituale che temporale. 14In questa società vi saranno due anni di noviziato, oltre i sei mesi che si dimora in casa in abito da secolare, dopo i quali si faranno i voti semplici e privati in mano della Superiora, obbligandosi esse [le Sorelle] verso l'Istituto, ma non l'Istituto verso di loro, e dopo 5 cinque anni faranno i voti solenni e perpetui in mano dell'ordinario. 15Quelle Sorelle nelle quali la Superiora, oltre le qualità necessarie per essere buone ed edificanti Religiose, scoprirà talenti e abilità speciali per riuscire pure nel maneggio degli affari, alla direzione dei registri e al governo dell'Istituto e dell'intiera Società, aggiungeranno ai tre voti soliti di Povertà, Castità ed Ubbidienza un altro voto particolare cioè di cercare sempre e in tutte le loro operazioni la maggior gloria di Dio ed il bene e vantaggio dell'Istituto medesimo.

16Ma siccome in questa società le Religiose sono considerate tutte uguali, così per la scelta delle Sorelle de' 4 Voti non si avrà riguardo a chi nel mondo fu ricca, o povara, a chi sortì natali illustri o vili, la sola virtù, i soli meriti reali, la sola capacità dovranno servire di base all'elezione, ed attirarsi quindi la stima, l'amore, il rispetto e la dipendenza delle consorelle, quand'anche l'eletta fosse una Contadina.

17Le Sole Sorelle di 4 quattro Voti potranno occupare il posto di Superiore, Segretaria, Direttrice, Economa, Assistente, Consigliera e Maestra delle Novizie e solo in caso di necessità potranno le Sorelle di tre voti, dopo che li avranno pronunciato solenni e perpetui, farne le veci per qualche tempo.

18La Superiora potrà abbreviare d'un anno il Noviziato, così pure, potendo assicurarsi de' soggetti, e scorgendovi più di tutto dirittura e sodezza di testa, potrà anche abbreviare di 2 due anni l'epoca destinata a' voti solenni, e perpetui. Le Sorelle però non potranno mai importunare la Superiora d'abbreviare loro il Noviziato, d'anticipare i voti solenni, e molto meno poi instare per essere ammesse ai 4 quattro Voti poiché, venendo abilitate con questi alle cariche più rilevanti della società, e Le esporebbero a grandi obblighi e doveri dei quali dovranno poi rendere gran conto a Dio.

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CAPITOLO III

Prime regole dell’Istituto delle suore della Sacra Famiglia2

1L'Istituto delle Suore della Sacra Famiglia attualmente approvato dall'ordinario, essendo si può dire ancora nascente, e per conseguenza non ancora tutte determinate le opere di carità alle quali si deve dedicare, non stabilite le regole, e il governo formalmente, 2tuttavia questa società vive perfetta vita comune, osservando le regole qui avanti espresse sotto la direzione e guida d'una Superiora come in via di prova aspettando chè le circostanze, il tempo, i soggetti, ma più di tutto la volontà di Dio, senza la quale a nulla giovarebbe le nostre prevenzioni voglia finalmente stabilirla prendendo posto con le altre Comunità Religiose in quest'arca mistica della Santa Madre Chiesa.

Fine principale che quest'Istituto si propone 3Questo Istituto fondato a beneficio, e vantaggio della Classe

Contadina specialmente povera, dovrà prestarsi in conseguenza con tutti suoi mezzi, cure, e sostanza a favore di questa società, amarla, e prediligerla, come Gesù Cristo l'amò a preferenza delle altre. Quindi le sue fondazioni saranno fatte nei Villaggi, e piccoli Paeselli ond'essere più a contato con la povera gente di Campagna e spargere in essa i suoi benefici.

2 [Di questo testo esiste anche un'altra versione in brutta copia con il titolo di “Regole

per le Novizie”. Si trascrive solo la seconda versione considerata la bella copia della precedente]

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Opere di carità per ora intraprese 4I. Ricovero di Fanciulle Orfane, od abbandonate Contadine, e

povare gratis. II. Scuola cotidiana di Fanciulle, ed adulte sè vogliono

intervenirvi gratis. III. Ricreazioni festive dopo le Fonzioni Parrocchiali. IV. Esercizi spirituali gratis alle povare. 5Per un fine poi particolare dell'Istituto si potrà dare gli Esercizi

anche a persone civili, e polite. Questo è l'unico servizio chè si può rendere a quest'altra Classe della società.

Voti ed ordini di Sorelle 6Dopo tre anni di Noviziato compreso quello chè stanno nella

Casa in abito Secolare, pronuncieranno i tre Voti semplici di povertà, castità, ed obbedienza in mano della Superiora durevoli d'anno in anno, pel corso de' quattro anno. 7Dopo gli pronuncieranno perpetui aggiungendo il 4 Voto, di cercare sempre la maggior gloria di Dio e l'avvanzamento dell'Istituto tanto nello spirito come nelle opere intrapresei quelle Sorelle solamente, chè dalla Superiora saranno credute per virtù, per abilità ingegno, e drittura di testa abile alla direzione dell'Istituto.

8N.B. Tanto però le Sorelle de' 3 Voti, come quelle dei 4 saranno tutte obbligate ordinandolo la Superiora d'andare in Campagna, anzi nè dovranno dar spesso l'esempio, onde mantenere in vigore nell'Istituto l'arte Agraria.

9Vi sarà un solo ordine di Sorelle. però non avranno voce attiva, chè le sole Sorelle di 4 Voti, come queste sole potranno occupare le prime cariche della Società.

10Coll'andar del tempo le nostre Figlie di S:t Giuseppe chè non si potrà mandare fuori dell'Istituto, si potrà servirsene per le Case per mandar fuori a far proviste, ecc, per portinaie ecc, e formeranno nella Casa un altro corpo chiamato delle Figlie Anziane di S: Giuseppe.

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Protetori dell'Istituto 11La Sacra Famiglia, L'addolorata, S: Giuseppe, S: Gio:3

evangelista, S: Giobatta 4, S: Anna, S: Gioacchino S: Pietro, S: Paolo, e tutti gli Apostoli, S: Maria Madalena, S: Francesco di Sales, S: Teresa, S: Giovanna Francesca, S: Alfonso de' Liguori, Gli Angeli Custodi, ed i S:ti Patriarchi. S: Francesco d'Assisi, e S: Filippo Neri, S: Gio: della Croce5. S: Isidoro contadino.

Confessioni e Comunioni ordinarie 12Si confessa ogni otto giorni, e tutte dal Confessore della Casa

ordinario, e si comunica tutte le Domeniche, e Feste dell'anno i Mercoledì, e Venerdì, più i giorni dei Santi protetori dell'Istituto.

Orazioni 13Mezz'ora di Meditazione la mattina, e mezza la Sera. La S:t

Messa. La Visita al SS: Sacramento prima del Pranzo, e dopo la Ricreazione. Rosario, e visita la Sera, più le due piccole visite dopo i Pasti.

14N:B. Chi fosse impedita dai propri lavori, od impieghi dal fare la meditazione la sera specialmente sè in campagna, e non si potesse senza sconcerto cambiarle, la faranno al proprio posto alla meglio, e raccogliendosi più dell'usato: senza però trascurare il lavoro, o l'impiego chè ha alla mano. Chi non fosse da tanto per meditare in questo modo reciterà sotta voce delle orazioni vocali.

Lezione Spirituale 15Sempre a pranzo, e Cena, e due volte al giorno in lavoriero

quando questo lo permette.

3 S. Giovanni. 4 S. Giovanni Battista. 5 S. Giovanni della Croce.

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Digiuni 16Non si praticano digiuni, eccetuati quelli della S: Chiesa, la

Vigilia di Natale, di S:t Giuseppe, e del suo Patrocinio, dell'Addolorata, e dello Sposalizio.

[Altre regole] 17I. Si osserverà una perfetta Comunità, nè le Religiose

potranno avere la benche minima proprietà. Consegneranno in mano della Superiora quello che potessero aver portato entrando nell'Istituto, senza conservare sullo stesso alcuna pretesta a meno chè abbandonassero l'Istituto, o fossero licenziate.

18II. Benche non vi sia Clausura pure nessuna Sorella potrà uscire di Casa senz'ordine, e licenza della Superiora.

19IV. Non si dovrà ritenersi la benche minima cosa venisse regalata da parenti, ed altri sia in parlatorio, sia nelle scuole dalle Fanciulle, ma si consegnerà tutto nelle mani della Superiora, o di chi fà per Lei: come non si dovrà senza licenza della medesima farsi tra le Sorelle il benche minimo regaluccio, sia di Libri, immagini, ecc, ecc.

20V. Non si potrà parlare con parenti, e nessun altro chè venisse a ritrovarci senza aver prima licenza dalla Superiora, come non si dovrà fermarsi a discorere con nessuno di quelli chè per accidente s'incontrasse d'estranno per la Casa, o venisse per gli Uffici tranne chè per convenienza e brevemente venendo a caso interogate.

21V. Non si potrà mandar fuori di Casa, nè ricevere sè mai ci venisse consegnato Lettere, viglietti, ricordi nè cose spirituali senza espressa licenza della Superiora sia poi a Fanciulle chè vengono nelle Scuole, o ricreazioni, sia alle Orfane, sia ad altri.

22VI. Non si dovrà raccontarsi l'un l'altra quanto si ha veduto, fatto, o sentito si in parlatorio, come nelle Scuole e negli Uffici, tranne chè fossero cose edificanti, e sempre con licenza della Superiora.

23VII. Si dovrà osservare ezatamente, e pontualmente le Regole, e gli orari stabiliti e trovandosi qualche volta impedite da motivi giusti, e plausibili si dovrà non dimeno chiederne sempre licenza alla Superiora per esserne ezentuate.

24VIII. Rimarcandosi le Sorelle qualche diffetto o mancanza sia nelle Regole, sia nell'adempimento de' propri doveri, sia in altro dovranno vicendevolmente avvertirsi, secondo i gradi, e l'età; in

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modo speciale di quelli chè più si oppongono allo spirito dell'Istituto, ma con somma carità, e dolcezza. A caso poi chè i diffetti, e mancanze delle Sorelle fossero rilevanti e dassero mal esempio senza chè la Superiora lo sappia si dovrà avvertirla acciò vi ponga rimedio; ma mai parlarne con le consorelle, come tra esse farsi stupore, e raccontarsi quanto di disgustoso si ebbe con questa, o con quella.

25IX. Non si mangerà fuori di pasto senza necessità, e questo sempre con licenza.

26X. Dovranno le Sorelle star sempre nette assettate e pulite si nei propri indumenti come composte nella persona, così ogni Sorella dovrà custodire oltre i propri indumenti, quelli del proprio ufficio ed ufficina guardando di non romperli, perderli, o dissiparli per incuria, o negligenza.

27XI. Ogni volta chè si cometterà dalle Sorelle qualche mancanza alle Regole, o guasterà, o manderà a male alcunche della comunità, dirà sua colpa in ginocchio alla Superiora, in pubblico, o in privato come la Sorella giudicherà più opportuno al proprio spirituale profitto. Sè la colpa si comette poi sotto gli occhi, e alla presenza della Superiora dirà subito sua colpa ad esercizio d'umiltà. Si chiedono pure in ginocchio le licenze, e le dispense chè non riguardano il disimpegno del proprio ufficio.

28XII. Tutti gli Uffici dovranno avere le loro Capi d'Ufficio, alle quali le ufficiate dovranno ubbidire e stare sottomesse. Le Capi d'Ufficio d'ovranno sorvegliare sè le Officine sono tenute assettate, e in bel ordine, e sè le adette ivi impiegate adempiono ezatamente i loro doveri, sè stanno alle regole, ed ordini ricevuti specialmente in quello che riguarda il metodo delle Scuole, e dell'educazione, il fine, e lo scopo speciale dell'Istituto, e dovranno ogni otto, o quindeci giorni raguagliarne la Superiora.

29XIII. Vi sarà silenzio in tutta la Casa, tranne in tempo di ricreazione nel solo luogo dovè riunita la comunità e, rare volte in refettorio.[Trovandosi] però [riunite] le Sorelle [nella Sala] di Lavoro, la Superiora, dispensera ad esse il silenzio un ora la mattina, il dopo pranzo, e nelle lunghe sere d'inverno. Si dovrà non dimeno parlare somessamente, ad uso di sollievo, e non di ricreazione, e sempre di cose utili, e di comune edificazione. Le Sorelle chè sono obbligate a trattenersi nelle loro Ufficine nel tempo della ricreazione potranno parlare ma con voce assai moderata. Fuori dell'Uffina nessuna può parlare, essendo prescritto silenzio in tutta la Casa senza eccezione.

Dovendo parlare per necessità nelle Offine o in altri luoghi si dirà a voce bassa e in meno parole chè sia possibile: Non fatte mai

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rumore come chè sia: il silenzio si rompe anche col ridere, col far segni o strepiti, e ciò molte volte disturba più che il parlare.

30XIIII. In Campagna poi sorvegliando, e lavorando con le Figlie di S. Giuseppe vi sarà sempre silenzio in tutti tempi senza eccezione eccetuate quelle parole necessarie al disimpegno de' propri doveri, e ad istruzione delle Orfane. Anzi ritrovandosi a caso in luogo non cinto di muri, e facile ad essere vedute questo succederà facilmente in principio di Fondazione non potranno senza una speciale licenza della Superiora parlare, salutare rispondere a chi per accidente le si avvicinasse, come sè fossero statue chè nè vedono, nè odono, nè ascoltano, e questo senza eccessione di persone uomini, donne, sacerdoti, ricchi, e poveri. Questa Regola è necessaria più di quello chè si crede.

31XV. Non si potrà fare lavorare terreni d'altri alle nostre Figlie, sia poi a masserizia, sia a lucro, sia in affitto. Questo è necessario, per essere le Religiose più libere nella loro maniera di coltivazione, più sciolte nei loro impegni, e per essere le Religiose più disimpegnate dal trattare con gli esterni dovendo non ostante i loro impieghi mantenere quel riservo si necessario a persone chè sono a Dio consacrate.

32XVI. Incontrandosi le Sorelle per la Casa la minore abbasserà il Capo, e cederà il posto alla maggiore la quale le dirà a bassa voce “Sia lodato G. C. 6 e anderà avanti senza far complimenti. Nessuna entri nella Cela dell'altra senza vero bisogno: dovendo entrare dia un segno, e aspetti chè la Sorella abbia risposto. Deo grazias. Portando il bisogno di soffermarsi, la porta stia socchiusa: detto quanto vi è duopo vi ritirate.

33XVII. Non si dovrà lasciar passare i quindeci giorni senza informare la Superiora di quello chè passa nel suo interno, de' suoi gusti, ripugnanze, inclinazioni e come adempie a propri doveri, uffici ed impieghi, e ciò con brevità, verità e semplicità.

34Entrando le Sorelle in lavoriero, nelle Scuole, in Campagna e nelle proprie Ufficine s'inginocchierà, e si farà a Dio un offerta di se medesima, e della fatica a cui si è per dedicarsi, onde poter attendere al travaglio con raccoglimento, con ezatessa e con tranquilla sollecitudine.

35Non si vadi per la Casa oziando, ne si fermi a discorere innutilmente con questa, o con quella, si ricordi chè il tempo è prezioso, e Dio cè lo ha dato onde impiegarlo a sua gloria ed ha nostro

6 Gesù Cristo.

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profitto, e un giorno sene dovrà rendergliene conto come d'ogni parola oziosa.

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CAPITOLO IV

Piano, forma di governo e regole esenziali delle Suore della Sacra Famiglia

Questo Libro ricopiato7

Fine chè questo Istituto si propone ed opere intraprese [Fine]

1Da coregersi, e cambiarsi come parerà a Monsignor Vescovo. Questo Istituto ha per fine proprio, e speciale di dedicarsi

esclusivamente ha beneficio, e vantaggio della Classe Contadina specialmente e col educazione agraria nella quale dovranno istruire le loro Figlie far rinascere, amare, e prosperare di nuovo l'Arte Agraria si pratica, che teorica.

Opere intraprese

2I. Mantenimento, e ricovero di Giovani Orfane Contadine

povare, educandole esclusivamente all'Arte Agraria II. Scuola cotidiana di Fanciulle, e Giovani estere III. Ricreazioni festive, dopo le Fonzioni Parochiali IV. Esercizi spirituali per contadine, e povare V. Ospizio per Signore che alettate dalla semplicità delle nostre

Case bramassero venirvi a passar qualche giorno, o per riordinare le

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7 Scritto sulla copertina.

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proprie Coscienze facendovi da sole gli Esercizi spirituali, o per qualche altro giusto, o plausibile motivo vi cercasero allogio, e ricovero per qualche giorno. 3Per tutte queste opere possibilmente non si potrà esigere mercede alcuna, altro chè quella chè venisse offerta di propria volonta da qualche benefatore.

Piano dell'Istituto e Regole fondamentali 4N:B: Converà prima di stabilire questa Regola Fondamentale

delli Ordine di Sorelle, provare prima come ci riescano le Figlie Anziane, e sè fosse meglio considerarle proprio anch'esse come Sorelle Converse, o Mandatarie, e come tali dopo un tempo determinato fare loro pronunciare i Voti semplici durevoli sino chè rimangono nell'Istituto, e avere con noi la stessa tavola, ricreazione ecc, ecc. eccetuato chè rimangano in Abito secolare, perché devono spesso sortire per le incombenze della Casa ecc. trovando chè questo ci riesce meglio, come con l'esperienza si vedrà, allora si potrebbe delle altre Religiose fare un solo Ordine di Sorelle, e a caso chè sè lo trovasse proprio necessario nel Signore, si potrebbe distinguere anche queste, ma col solo 4 Voto senza darle altre denominazioni, però come dico il tempo, e la prova deciderà.

Ordini di Sorelle 5I. Questa società è composta di due ordini di Sorelle, da

cambiare essendo facile col tempo che le Sorelle del 1 ordine, s'allontanano d'all'agraria, o sdegnano d'andarvi e introducano nuova educazione, le Sorelle del primo ordine occuperanno tutti gl'impieghi maggiori dell'Istituto, queste oltre i tre voti di povertà, castità ed Ubbidienza vi aggiungeranno il quarto di cercar sempre in tutte le loro operazioni la maggior gloria di Dio, e queste sono le sole chè hanno voce attiva, e passiva nella società.

6II. Le Sorelle di secondo ordine si presteranno in aiuto delle prime, e perciò si chiameranno Coadiutrici. Queste potranno in mancanza delle prime fare le loro veci, ma sempre in via provisoria. Desse non pronuncieranno in quarto Voto.

7III. Le Sorelle accettate, e promosse alla Vestizione, e hai primi voti in qualità di Coadiutrici potranno essere promosse al primo grado sè in esse risultassero doti, e meriti distinti. Fatti però i voti

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perpetui come Sorelle Coadiutrici non potranno più essere avanzate al primo ordine per qual si sia motivo.

8IV. Le Sorelle pure accettate, e promosse alla vestizione, e ai primi voti nell'ordine delle Sorelle maggiori, sè non presentassero in seguito quel complesso di meriti, e di qualità si necessario per il buon governo, e direzione della Casa, e dell'Istituto verranno invece ammesse nell'ordine delle Sorelle Coadiutrici

9V. Sebbene distinte in due ordini le Religiose di quest'Istituto sono tutte Sorelle, e vivono perfetta vita comune: comune l'orazione, la mensa, la Ricreazione, il Lavoriero. Congiunte frà di loro, e collegate quali membri di un istesso corpo, e tutte animate dallo stesso spirito, cooperanti allo stesso scopo, tutte parteciperanno al merito delle opere dell'Istituto, e Iddio dividerà sopra tutte il suo premio in Cielo. Le Sorelle tanto del primo, come del secondo ordine porteranno il medesimo Abito di Lana misto caffè, e ruggine, grembiule nero col rialzo davanti, velo nero in capo chè formi anche cuffia collarino bianco al collo, con croce di Legno.

10Quelle Sorelle chè occupano i principali impieghi della Società, la nomina dei quali stà alla Madre generale si avvicenderanno alla vigilanza in tutti gl'Uffici, e adunanze comuni.

Forma di Governo 11I. La Società sarà governata da una Superiora Generale.

Questa sotto l'ispezione, ed ubbidienza del Sommo Pontefice, degli Ordinari, e di tutti legitimi Superiori, e la sua carica, e autorità durerà in vita.

12II. Si stabilirà un Capitolo chè rappresenti la Società, e si dice Generale. Questo Capitolo sarà composto oltre della Madre Generale, e delle sue Assistenti, di 12 Consigliere, e si dovrà adunare possibilmente nella Casa Madre tutti gli anni per trattare gl'affari della Società, e conservare in vigore, ed aumento lo spirito, e le opere dell'Istituto.

13III. Si darà alla Superiora Generale 3 Assistenti le quali dovranno servirle d'ajuto, e di consiglio: essa nè sceglierà una per fare nel bisogno le sue veci, e tutte insieme formano il Capitolo privato della Generale. Sè le danno inoltre una Cancelliera e una Economa generale.

14IV. Tanto la nomina della Madre Generale, come quelle delle sue Assistenti, della Cancelliera, e dell'Economa generale, e la loro

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deposizione sè mai venisse necessaria, spettano al Capitolo Generale della Società.

15V. Ciascuna Casa avrà una Superiora locale, un Assistente alla medesima, una Diretrice per la scienza Agraria, un altra per le Scuole estere, e private, una Cancelliera, un economa e due consigliere, le quali saranno tutte nominate dalle Sorelle di primo ordine, si avranno in oltre una Portinaia, una Guardarobiera, una Sacrestana, una infermiera, una celleraja chè si potranno scegliere frà le Sorelle Coadiutrici. Una sola Religiosa potrà coprire più impieghi, però in ogni Casa si dovrà tenere quel numero di Religiose chè basti al disimpegno delle opere stabilite, e chè sono necessarie per sostenere il buon ordine nella Casa, e la Regolare osservanza, il progresso nell'agricoltura, le altre opere abbracciate, giusta lo spirito, e le pratiche dell'Istituto.

16VI. Spetta alla Generale la nomina della Superiora locale, della Maestra delle Novizie, dell'Assistente, della Diretrice delle Scuole, e dell'Agraria, della Cancelliera, dell'Economa, e delle Consigliere.

17VII. La nomina delle Superiori dovrà farsi con la debita dipendenza dall'Ordinario: per la nomina degli altri uffici dovrà la Generale sentir parere del suo Consiglio, e della Superiora locale a cui l'ufficiata deve essere sottomessa. Le Superiori Locali nominano le altre Ufficiate d'inteligenza colle loro Consigliere.

18VIII Le Superiori locali durano tre anni nel loro ufficio, sè non pare altrimenti alla Generale d'accordo coll'ordinario. tutte le altre Ufficiali finché stima bene la Superiora chè le ha elette.

19IX La Superiora pregherà il Vescovo Diocesano a destinare il Confessore ordinario, e a suoi tempi secondo le circostanze anche lo straordinario, i quali sieno secondo lo spirito dell'Istituto. L'ordinario durerà nell'impiego tre anni. Nè l'uno nè l'altro poi non s'ingeriranno nel governo della Casa, nè vi avranno alcuna autorità.

20X. Un Cappellano viene incaricato della Messa quotidiana, e delle altre funzioni ordinarie.

Regole principali 21I. In massima questo Istituto non potrà accetar fondazioni

nella Città, essendo le sue opere ed i suoi vantagi esclusivamente adetti a beneficio della Classe Contadina, come anche accettar fondazioni dove unito alla Casa non vi sia un Orto, o qualche poco tereno per impiegare le proprie Figlie, secondo i fini chè l'Istituto si

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propone non dovendo noi tener casa possibilmente senza Orfanotrofio, nè Orfanotrofio senza fondo d'occupare le nostre Figlie, eccetuata la Casa del Noviziato.

22II. Non si potrà fare lavorare terreni d'altri alle nostre Figlie, sia poi a Masserizia, sia in affitto, sia a lucro o ha giornata ecc, ecc. fuorichè il nostro proprio, semprechè anche questo sia o chiuso nel recinto del Monastero, o immediatamente unito al medesimo, e questo per essere più libere nella loro maniera di coltivazione, ed a scanso di infiniti altri disordini chè coltivando terreni d'altri potrebbero succedere, perché quantunque queste Religiose obbligate dai loro doveri a condure le proprie Figlie in Campagna, devono conservare, e mantenere per quanto è possibile quella riservatezza, stima, e riguardi si necessari pel buon ordine, il rispetto di persone a Dio consacrate, Onde mantenere sempre più animata, e fiorente l'Arte Agraria nelle nostre Case, e presso le nostre Figlie. In conseguenza non si terrà per ogni Casa dell'Istituto chè quel numero di Fanciulle chè si potranno impiegare secondo lo scopo, e le regole dell'Istituto chè non si potrebbe diversamente conservare.

23IV: Non si potrà tener possibilmente per ogni Casa dell'Istituto chè più di 33 Orfane, e 12 Religiose eccetuata la Casa del Noviziato la quale sarebbe desiderabile chè fosse sempre numerosa onde aver all'uopo Religiose formate per rimpiazzare quelle chè occoressero mandare per altre fondazioni, come anche quelle chè morissero ed infermassero, però questa regola potrà essere variata in caso di necessità, ma con cautela, e prudenza, e sempre in via provvisoria. In generale sè volete chè le vostre Case si mantengono sempre nell'ordine, nella regolare osservanza, e nel primiero spirito non tenete per ogni Casa chè quel numero di Religiose necessario pel disimpegno degli uffici propri, e ministeri dell'Istituto, cosi pure quel numero di Orfane chè potete impiegare, ed occupare secondo la loro condizione, e Regola dell'Istituto.

24V. Non si dovrà accettare nei nostri Orfanatrofi, sè non Contadine povare, e miserabili, oppure tali dà essere allevate, nè mandarle fuori dello Stabilimento senza loro spontanea volontà, dovendo essere queste Religiose vere madri delle proprie Figlie: sè però qualche motivo rendesse necessaria questa misura si dovrà espore il caso alla Generale ed aspettate il suo assenso.

25VI. Quelle Orfane chè non inclinassero nè al Matrimonio, nè ha ritornare alle proprie Famiglie, nè andare al servigio d'altre, nè andar Religiosa, poiché le nostre Figlie devono essere libere nella scelta del loro stato, e vocazione; cosi queste giunte ad un età conveniente

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formeranno una Compagnia a parte in questo Istituto, e si chiameranno Figlie maggiori, od anziane di S:t Giuseppe. Queste divise per le Case si potrà servirsene con utile, e vantaggio per i servigi esterni della Casa, e per altre incombenze fuori dell'Istituto, per esempio fare le proviste portar le ambasciate, visitar inferme ecc. ecc.

26VII. In generale per massima non si dovrà pretendere mercede alcuna per tutte le opere di carità dà questo Istituto abbracciate, perciò a seconda delle maggiori, o minori entrate della Casa si dovrà accrescerle, o diminuirle: si accetterà però quanto venisse offerto per altrui liberalità, con grato animo, e riconoscente.

Della accettazione dei Sogetti e dei Voti 27II. Si desidera chè le Novizie non abbiano meno di quatordici

anni, ne più di ventisei: sane, e robuste: di un esteriore composto, ne deturpato da diffetti ributanti sopratutto d'indole ingenua, docile, aperta; civili nel tratto, rette di giudizio, di spirito sodo, chè abbiano in fine una ferma risoluzione di abbandonarsi al voler di Dio, rimettendosi senza riserva alla volontà della Superiora circa la destinazione dei luoghi, e degli impieghi.

28III. Come Sorelle di primo ordine non si ammettono sè non quelle chè offrono il complesso delle qualità necessarie al fine, e scopo dell'Istituto. Oltre la purezza, e la forza dello spirito per santificare sè stesse, devono essere abili all'Istruzione, o almeno alla direzione degli uffici della Casa: di buon disernimento, e giudizio, da saper governare sè, e consigliare altrui: d'animo ben fatto, e cosi composto dalla virtù, chè possono meritarsi la stima e l'amore delle Compagne, delle allieve, e delle estere.

29N:B. Trovo molto ripugnanza a fare due ordini di Sorelle, e mi sembra migliore, ed anzi abbraccierei di farne un solo, pel timore chè col tempo il primo ordine ricusase d'andare in Campagna con le Figlie, basse della nostra fondazione, e quindi venisse ad estinguersi l'amore all'Agricoltura. Quindi io sarei invece d'aviso di distinguere le Sorelle abili per la direzizione col 4 Voto, e tenere le Figlie anziane chè di necessità ci rimaranno in Casa per far sortire per proviste ecc, ecc, ambasciate servigi ecc.

30IV. Le Sorelle di secondo ordine si vogliono umili, e docili: industri per i lavorieri di Campagna, forti; d'un carattere aperto, e

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semplice, abili pure per altri lavorieri, come incanar seta, tessere, Sarte ecc e possibilmente anche ad un poco d'istruzione

31V. Le Figlie di S:t Giuseppe chè desiderassero entrare in Religione, bisognerà prima provarle sè la loro Vocazione viene da Dio, o pure d'altri fini umani, cosa facilissima, e nella quale senza saperlo potrebbero restare esse stesse ingannate; perciò conviene, ed è necessarissimo non aver premura di metterle nel Noviziato, potendo far molto bene anche in campagnia, e frà le loro compagne: bisogna chè abbiano un carattere sincero, aperto, e amorevole verso tutte le Loro Maestre, chè sieno umili, ma nello stesso tempo, inteligenti, attive, ed attente ai propri doveri, chè sieno d'un esterno polito, ben composto, modesto, e di garbate maniere, in oltre d'una virtù soda, e senza pregiudizi, di condotta intemerata, e chè abbiano infine gran amore, e stima per l'Istituto, e le sue opere, nelle quali, e per le quali sono state istruite, ed educate.

32VI. Quantunque nelle Religiose di questo Istituto vi sia si variata condizione di ricche, e povare, nobili, e Contadine, pure animate tutte dà uno stesso spirito, e cooperanti ad un medesimo scopo dovranno tutte comandandolo la Superiora essere disposte d'andar in Campagna, tale essendo il fine principale della nostra Istituzione; la Campagna offerisce a tutte di chè impiegarsi, secondo le forze, la capacità, i talenti di ciascheduna, la mano d'opera, l'istruzione, la sorveglianza, la custodia ecc, ecc ecco tanti uffici, impieghi, e ministeri differenti onde poter impiegarsi, e giovar tutte a quest'arte chè formava un tempo lo studio degli Uomini, e la compiacenza di Dio. Che tutte dunque l'amano, e lo desiderano, e quest'impiego sia considerato nella Casa come il più grande, ed onorifico.

33VII. Le Religiose di quest'Istituto stando in Campagna, o per caso esposte ad essere vedute osserveranno silenzio più grande chè sè fossero in Chiesa, e nelle loro Celle, eccetuato sempre le parole necessarie per l'istruzione delle proprie figlie, queste pure dovranno in Campagna e molto più poi sè fossero esposte al pubblico, osservare stretto silenzio, eccetuati i pochi intervali di riposo chè prenderanno intorno alla loro Maestra, però modestamente e ha voce bassa. non dovranno in conseguenza guardare a chi passa, nè ha chi per sorte gli si avvicina, e nè meno contracambiare a saluti sia poi con la voce, con gli atti e con gli sguardi, a chi chè sia o le si avvicinasse. Chè la loro stessa persona sia composta, polita e modesta, ricordandosi chè sono Religiose e quanto poco basterebbe per toglier loro la stima, e il

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rispetto chè devono conservare per la gloria di Dio, e il bene del Istituto.

34Questa regola adotata per esperienza è tanto necessaria chè và del pari con l'avanzamento, e stima dell'Istituto, perciò non sarà mai abbastanza raccomandata. Richiamare quanto si disse sù questo proposito in altro libretto.

35VIII. Tutte le Novizie entrando in Casa dovranno essere istruite teoricamente nell'arte Agraria, non però cosi degli altri studi, o scienze nelle quali verranno solamente applicate ed istruite quelle novizie chè la Superiora crederà bene poter esser giovevogli allo spirito delle medesime, ed ha vantaggio dell'Istituto.

36IX Non si avrà una dote stabilita per quelle chè desiderassero entrare nell'Istituto. Ma questa sarà mano mano fissata dalla Superiora Generale a ciascheduna Novizia secondo i meriti, le finanze ed i mezzi delle Famiglie delle medesime. Si guarderà però chè tutte paghino almeno il Noviziato, e portino con sé i mobili necessari ed più una piccola summa per le spese della Vestizione. Però è desiderabile chè la Superiora sia piùtosto andante in ciò che riguarda l'interesse

37X. Qualora i soggetti chè chiedono d'entrare nell'Istituto si vedono propria nel Signore adatate per la Società, vengano ammessi nel Noviziato: vi dimorano ivi in abito secolare sei mesi o secondo crede bene la Generale. Indi, previa l'esplorazione e permissione del Vescovo del luogo, veste l'Abito Religioso, ma senza Croce, e corona, e propriamente incomincia il Noviziato il quale dura due anni.

38XI. Passati i due anni di Noviziato sè la Novizia è ferma nella risoluzione di consacrarsi a Dio, e la Generale, o chi fà per Lei la trovi idonea, e chiamata da Dio, si sottopone all'esame del Vescovo, e col consenso di lui viene ammessa a pronunciare i voti semplici di povertà, castità e ubbidienza. questi voti cessano dà sè, cessando la giovane di convivere nell'Istituto. Li pronuncia in Chiesa alla presenza della Comunità, e nelle mani della Superiora locale, e prende la Croce, e la Corona. Questi Voti si rinovano d'anno in anno pel corso di cinque anni, dopo i quali sè la Generale giudica la Religiosa matura per la professione, si prega Monsignor Vescovo a recarsi per l'esame; e da Lui approvata la vocazione, viene ammessa agli ultimi voti perpetui, e solubili soltanto dal Som:8 Pontefice. Le Sorelle di primo ordine aggiungeranno ai tre voti della Religione il

8 Sommo.

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quarto di cercar sempre in tutte le loro operazioni la maggior gloria di Dio, e queste solo occuperanno i primi posti della Società

39XII. Non essendo i Voti perpetui necessari in quest'Istituto, non si potrà importunare la Generale per la pronuncia dei medesimi. Perciò la Generale dovrà guardar bene a non essere troppo indulgente e coriva a concederlo, e permetterlo alle sue Religiose, essendo assai meglio in caso dubbio chè venga differito, ed anchè mai permesso a qualchè d'una chè lo merita piùtosto chè mettersi al pericolo di concederlo a chi non avesse quella stabilità doti, meriti, e qualità necessarie per il buon governo di sè, e dell'Istituto.

40XIII. Solamente le Religiose chè avranno pronunciato i Voti perpetui e si chiameranno Professe, potranno aver voce attiva e passiva nella Società, ma non potranno occupare il Posto di Generale, Superiora, Economa, Diretrice, Maestra delle Novizie, e Consigliere sè non quelle chè ai Voti perpetui vi avranno agiunto il quarto voto.

41XIIII. A caso chè qualche Novizia entrando nella Società fosse avanzata d'età, e la Generale vi scoprisse molta sagacità, e sodezza di mente potrà in tal caso abbreviarle il Noviziato, e la pronuncia dei Voti.

42XV. Dopo chè la Novizia sarà Vestita dell'Abito Religioso si potrà impiegarla sè si crede nella Casa medesima del Noviziato, ma non si potrà esporla al pubblico sè non pronunciati i primi Voti. In caso di bisogno si potrà pure adoperarle per le Scuole si private chè estere nelle proprie Case, ma sempre assieme ad una Religiosa

43XVI. Non si potrà licenziare un soggetto dall'Istituto senza la permissione della Generale. Sè la novizia poi avesse pronunciati i primi Voti, la Generale dovrà sentir prima il parere del suo consiglio.

44XVII. Tutte possono essere rimandate prima d'aver emessi gli ultimi Voti, ma solo per ragioni gravi, e proporzionate. Quindi ci vorrà di più per chi sarà più avanzata nella Società, o maggior danno fosse per soffrire dall'espulzione. In generale i motivi per licenziare sono. Sè si scoprisse alcuno di quei diffetti pei quali non si sarebbe ricevuta a principio, e da' Lei fossero stati taciuti: sè andasse soggetta ad infermità, molto più poi sè queste fossero attaccaticcie; sè fosse taciturna ed inclinata alla melanconia, intrattabile di testa, travagliata dà scrupoli provenienti dà ostinazioni nel proprio giudizio: sè spiegasse un carattere pigro, indolente, vile; sè sdegnasse d'applicarsi all'Agricoltura, sè avesse poca stima delle Regole sè fosse indiferente, e mettesse in non cale, gli avisi, e le corezioni ecc ecc

45XVIII. Quantunque si spera nel Signore non abbia dà succedere mai, pure è possibile il caso chè anche le Professe sieno

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dall'Istituto licenziate, nel qual caso la generale dovrà ricore al Sommo Pontefice per essere autorizzata a licenziare l'indegna dall'Istituto. Essendo il caso terribile si dovrà aspettare chè la necessità imperiosamente lo costringa.

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CAPITOLO V

1856 Memorie riguardanti la mia nuova famiglia Viva Gesù Giuseppe e Maria

1856 Memorie 11 Novembre 1856 - In questo giorno abbiamo incominciato il

nuovo orario, e metodo di vita datici da Monsignor Vescovo Pietro Luigi Speranza per uso della mia Famiglia, ora composta di tre Compagne una delle quali pure incerta di rimanervi e di 14 Orfane.

23. Novembre 1856 - entrate in Casa altre due Compagne una di Seriate la quale era qui d'un Mese a prova in qualità di Maestra, e l'altra di Arsen - la prima Adelaide Carsana, e l'altra Maria Passera

31. Dicembre 1856. Messo in attività qualche poche regole approvate da Monsig. Vescovo.

[1857]

48. Gennaio 1857. Entrata altra compagna della Comune di

Ardesio per nome Catterina Filisetti, in qualità di Mezzadra, e Contadina.

518. Gennaio 1857. Con permissione di Monsignor Vescovo abbiamo incominciato i SS: Esercizi che durarono la parte di dodici giorni, ce' gli diede il Rev:do Sig D. Bartolomeo Tommasi, e siamo restate molto soddisfatte, questi esercizi furono dati solamente per le mie Compagne, e mè in tutte 6 ed escuse le orfane le quali ora sono 16.

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625. Dicembre 1856. Fatto il voto perpetuo di Castità, con licenza del mio Confessore.

78. Febbraio Settuagesima e giorno di S. Girolamo Miani 1857. Fatti gli altri due voti di povertà ed Ubbidienza a Monsignor Vescovo, col suo consenso.

824. detto - Ricevuta altra compagna di Seriate Leonilde Valsecchi.

913. Aprile. Dati i primi Esercizi a Giovani estere in numero di 28, venivano la mattina, e ritornavano alle loro case la sera, la Casa dava loro gratis il Pranzo: fecero pure gli Esercizi le Figlie di S: Giuseppe. Chi gli diede fù il Rev:° Sacerdote D. Bartolomeo Tomasi

10Li 9 ottobre 1857. Dati secondi esercizi a Giovani Estere in Numero di 28, frà queste vi fù due Signore. Gli Esercizi durano la parte di 6 giorni, il Predicatore fù il Sig. D: Rinaldo Ropi di Arcene, Professore in Seminario.

11Li 4 Novembre 1857. Partita una Compagna Catterina Filisetti la quale era qui in qualità di Sorella Mezzadra Contadina, e nè venne un altra pure Contadina d'Albano la quale non si fermò nell'istituto che giorni 6, non potendosi assueffare alle nostre Regole e sè nè ritornò a Casa sua.

12Li 7 Dicembre 1857 - Venne a Comonte Monsignor Vescovo e ci benedì gli Abiti uniformi Veli, e Cuffia i quali Abiti vennero da noi indossati il giorno dopo giorno dell'Immacolatta Concessione e abbiamo preso il nome di Suore della Sacra Famiglia con approvazione di Monsignor Vescovo. Gesù Maria, Giuseppe non m'abbandonate.

13Li 25 Dbre 9 1857. Dati Secondi Esercizi dal R: S: D: Antonio Tassis, i quali terminarono col 1 dell' nuovo anno 1858.

1858 14Li 23 Gennajo. Preso il nome di Suor Paola Elisabetta e messa

la Croce di legno al Collo. 1519. Marzo. Entrata in Casa la Compagna Maria Zappella,

tessadra e Contadina 168. Luglio. Messo il nuovo Abito uniforme monachale. 1718. Ottobre. Incominciati i SS: Esercizi alle Giovani povare

estere, dati dal Rev: Sig Conte Marco Passi. 1821. Novem: 10 Giorno della Mad: 11

9 Dicembre.

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1913. di Luglio. Ricevuta una nuova compagna di Bariano Franchetti nob: 12 Maria.

[1859] 2023. Gennajo. 1859. In questo giorno hanno fatto i Voti annuali

di Povertà, Castità, ed Ubb: 13 le mie Compagne in numero di 6 2131 detto. Ricevuta una Novizia di Zanica Santina Tiraboschi. 2219 Marzo. Stato il Vescovo a Comonte, e ha benedetto gli

Abiti della Sig Franchetti, e di Zappella Maria le quali si sono poi vestite la sera

23Col giorno 26 Settem: 14 si diede principio agli Esercizi Spirituali per le sole Monache e Figlie di S: Giuseppe, chi gli diede fu il Rev: Sig Canonico Valsecchi Rettore del Collegio

2415. Ottobre. In questo giorno entrò in Noviziato due delle nostre Figlie di St. Giuseppe. Angela Ceroni, e Elisabetta Lonni le quali poi sortirono pochi mesi dopo.

2523. Dicembre. 1859. In questo giorno entrò in Noviziato la Giovane Sig. Giuseppina Rossi di Bergamo.

[1860]

2625 Marzo 1860. In questo giorno abbiamo incominciato gli

Esercizi per le Estere le quali furono 36. Il Predicatore fù il Prevosto di S:t Paolo in Argon D. Stefano Gasparini.

2729 Marzo 1860. In questo giorno mancò a vivi la Novizia Maria Franchetti, nella propria Famiglia a Bariano, dove vi era andata d'un mese con la lusinga che l'aria nativa le avesse da ritornare la salute.

28L'Inverno del 1859-60 fù memorabile per le molte mortalità, e malattie nelle Figlie di S:t Giuseppe poiché dal Novembre 1859 sino alla mettà d'Aprile del 60 nè morirono 5 ed erano in numero di 31. Si

10 Novembre. 11 Madonna. 12 Nobile. 13 Ubbidienza. 14 Settembre.

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attribui la cagione di queste morti per aver abitato ancora fresca di suolo e di muraglie la nostra nuova Chiesetta.

2919 Settembre 1860. In questo giorno abbiamo incominciato gli Esercizi le esercitanti erano 35 e 24 di queste sono state in Convento anche a dormire, il Predi:15 Il Prevosto del Carmine Locatelli.

[1862]

30Il 25 Aprile 1862. Si andò ad aprire una nuova Casa alla

Campagna sul territorio cremonese. Chi ci condusse fù il Sig Canonico Valsechi. Vi andarono in principio tre Religiose, e 4 Figlie.

Il giorno del Patrocinio di S. Giu: 16 si pensò della compra di S. M: 17 e si scrisse la prima lettera riguardante quest'affare

Il giorno _____ si stabili il contratto di S. Maria col Sig Achile Viola, chi fece, trattò, e chiuse il contratto per noi fu il Sig Antonio Piccinelli ed il Sig Pietro Scotti.

31Il giorno 22 di Ottobre 1862 Vi fù unione in S. Maria per trattare delle concessioni che il Rev. Sig Prevosto, coi fabbriceri accorderebbero alle Monache, e si scrisse una Promemoria.

32Il giorno 30 ottobre, secondo giorno del Settenario ricevemmo la notizia da M: V: 18 di Cremona che venne in persona a Villa Cam: 19 a comunicarcela che aveva stabilito la Cappellania a S. M: 20 per comodo delle Religiose.

[1863] 3314 Aprile 1863 Giorno d'apertura nella Casa di S. Maria in

Soncino. In questo giorno ci celebrò Messa Monsignor Antonio Novasconi Vescovo di Cremona. Prima Superiora di questa casa suor Rosa Masoni. Coll'apertura di questa casa si chiusce quella di Villa Campagna.

15 Predicatore. 16 Giuseppe. 17 Maria. 18 Monsignor Vescovo. 19 Campagna. 20 Santa Maria.

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344 Novembre 1863. Apertura della Casa dei Figli di S.t Giuseppe a Villa Campagna con quattro Fratelli, uno dei quali Sacerdote, ed un Figliuolo. Parte Ia

Dell'Istituto in generale

Capo I° Fine dell'Istituto e opere di carità che si propone 11° “Siccome vi sono molte dimore nella Casa del Padre Celeste,

così vi sono molte Famiglie, impieghi ed uffici differenti, fra questi vi sono le Congregazioni e Comunità Religiose, che hanno ciascuna il loro impiego, ed i loro uffici differenti e particolari conforme al fine speciale per il quale Esse sono state istituite: 2perché quantunque tutte le Religioni abbiano un fine unico e generale, il quale è di servire a Dio, e di glorificarlo con la pratica de' consigli Evangelici: nondimeno ciascheduna, se ne prefigge uno che le è proprio, e speciale secondo il disegno particolare per il quale è stata fondata ed istituita. 3Tale è la Congregazione od Istituto delle Suore della Sacra Famiglia, che, oltre il fine, come si disse generale, che le è comune con tutte le altre Comunità Religiose, che sono nella Chiesa di servire ed onorare Dio con l'osservanza esatta dei santi voti di Povertà, Castità, ed obbedienza e con una imitazione perfetta di tutte le virtù di nostro Signore e della sua SS. Madre, 4ha un fine propio speciale, quello cioè d'applicarsi con tutti i mezzi e sforzi convenienti, e per quanto le è possibile anche con le sostanze a vantaggio e servizio della classe povera, specialmente dei contadini essendo per questo che l'Istituto delle Suore della Sacra Famiglia è stato fondato dalla misericordia infinita di Dio e dalla sua ammirabile e Divina Provvidenza.”

52. A conseguimento del loro fine speciale dovranno le Suore della Sacra Famiglia applicarsi per primo loro principale dovere all'educazione delle povere figlie della campagna, aprendo ricoveri nelle loro case alle più povere, ed abbandonate tra esse, mantenendone del proprio, a misura dei loro mezzi e delle loro sostanze; istruendole oltre a' sani principi di morale e di Religione, nell'arte agraria di lavorare e coltivare le terre, e in tutte quelle arti e mestieri, che si addicono, e sono necessari ad una giovane contadina, 6perché possa diventare un giorno buona madre di famiglia, e portare fra la gente di campagna, con la riforma de' costumi, e coll'amore

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all'arte agraria, quei benefici e vantaggi, che il Signore ne' suoi eterni decreti si aveva proposto creando quest'Istituto.

73. Oltre l'educazione delle povere Figlie di S.t Giuseppe, che cosi verranno chiamate le ricoverate in quest'Istituto, si dovrà tenere scuola di carità per tutte quelle altre contadine fanciulle od adulte, che vorranno approfittarsi, adottando sempre i metodi, l'istruzione e perfino i lavori alla lor classe e condizione appropriati. Le ricreazioni festive, dopo le funzioni parrocchiali, e gli Esercizi Spirituali di S.t

Ignazio, per le povere Figlie di campagna, saranno altri argomenti essenziali alla carità delle Suore della Sacra Famiglia

84. L'Istituto potrà occuparsi ancora col consenso de' propri Superiori, a tutte quelle altre opere di carità, e di beneficienza verso la classe contadina, che dai bisogni dei tempi, e dei paesi dove si apriranno le Case, fossero richiesti, e che l'idoneità dei soggetti all'opere richieste permettesse all'Istituto di assumere, come sarebbe l'istruzione della Dottrina Cristiana nelle Parrocchie, la visita a domicilio agl'infermi ecc, ecc. Sempre però, che non si abbia per questo, da trascurare il fine principale cioè, i ricoveri e l'educazione delle Figlie di S. Giuseppe.

95°. Perché l'Istituto col restringersi alle sole opere di carità in servizio dei poveri contadini, non si renda affatto sconosciuto, e quasi estraneo alle classi civili della Società, essendo anzi necessario al suo Governo, utilissimo al disimpegno de' più importanti offici, desiderabile all'altrui edificazione che da queste classi a preferenza sieno tolte le Suore della Sacra Famiglia, per questo motivo agli Esercizi Spirituali che si danno alle povare una o due volte all'anno gratuitamente, si potranno ammettere contro una conveniente retribuzione anche persone civili per vedere se mai il Signore ne chiamasse qualcuna, che non isdegnando le nostre occupazioni, e disprezzando ogni riguardo umano, volesse per amore di Dio e de' poveri contadini, far parte pur essa di questa Società. 10Si potrà anche tenere per lo stesso motivo nelle nostre Case un Ospizio per qualche Signora che allettata dalla nostra semplicità, venisse a cercarvi la solitudine in Dio facendo privatamente gli Esercizi Spirituali od anche se per qualche giusto e plausibile motivo, vi dimandasse per qualche breve tempo un ricovero, od un asilo. Questi sono gli unici e soli servigi che, stante il fine particolare sovraesposto si potranno rendere alle classi civili della società.

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Capo II° Suore della Sacra Famiglia in generale Voti, Ordini di Sorelle 111 L'Istituto delle Suore della Sacra Famiglia, per meglio

conseguire il fine proposto e perpetuarsi nella sua integrità ed origine, ha trovato necessario, stabilire una Congregazione Religiosa di donne sotto il nome di Suore della Sacra Famiglia, cui affidare le opere di carità da esso abbracciate. Queste Religiose conducono le povere orfanelle alla campagna, le sorvegliano, le istruiscono, non isdegnando all'uopo, lavorare con esse per loro esempio, ed edificazione senza altra mercede, o vista d'interesse, che di sacrificarsi per amor del Signore, a vantaggio e beneficio dei poveri contadini, mirando cosi, ad accrescere, per quanto è da loro, stima ed amore all'arte agraria. 12Quindi dovendo l'Istituto pel fine e per la natura della sua fondazione, e per le opere intraprese, esporsi quasi di continuo al pubblico, associandosi abitualmente alla vita dei contadini, in tutte le occupazioni della famiglia e della campagna, non formi un Ordine Monastico o Claustrale. 13Nondimeno è un Istituto regolare, e gli individui che lo compongono devono osservare una vita comune ed esemplarmente religiosa, tanto più perfetta, quanto più grande ed esteso è il bene che si propone, e quanto più frequenti sono le occasioni che le espongono alla pubblica vista.

142 Le suore della Sacra Famiglia, ai tre voti di povertà, castità ed ubbidienza, nei quali consiste propriamente lo stato Religioso, aggiungono il quarto d'impegnarsi per la maggior gloria di Dio e secondo lo Spirito di quest'Istituto, nelle opere di carità dal medesimo abbracciate in servizio ed a vantaggio dei poveri contadini. 15Finito il Noviziato che d'ordinario dura tre anni pronunciano i primi tre voti solamente obbligandovisi di anno in anno, per il corso di qualche anni dopo i quali, giudicate idonee e sicure dalla Superiora, esaminate ed approvate da Mons. Vescovo, li pronunciano perpetui e solubili soltanto dal Sommo Pontefice, aggiungendovi nello stesso tempo e nello stesso modo il quarto voto di impiegarsi come si disse a vantaggio dei poveri contadini.

163. Nessuna Sorella può avere voce attiva o passiva nella Società, nè occupare le prime cariche, se non ha pronunciato i voti perpetui.

174°. Tutte le professe dopo gli ultimi voti formano un solo ordine di Sorelle non essendovi tra di loro in faccia alla Religione alcun titolo, alcuna distinzione, che faccia le une maggiori delli altre.

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Ciò è pur conforme all'indole semplice ed umile delle nostre Case che tendono a rappresentare il tipo di una buona e laboriosa famiglia di Campagna. 18Inoltre la molteplicità e diversità delle nostre occupazioni, se dimanda varietà di talenti e di disposizioni, esige molto più che sia tolto tutto quello che potrebbe anche solo raffreddare quell'amore scambievole, quella confidenza quella egguaglianza che devono essere tra Sorelle e Sorelle della stessa famiglia, le quali dividono gli stessi sentimenti, gli stessi interessi nell'umile professione della vita agraria, fondamento e scopo della nostra Istituzione.

Capo III° Forma di Governo21

Forma di Governo 191 Tutte le Case fondate, e quelle che si fonderanno in seguito

formano una sola Società, e dipendono tutte da una Superiora Generale e sotto l'ubbidienza del Sommo Pontefice, degli Ordinari e di tutti i legittimi Superiori le governa immediatamente per se e immediatamente per mezzo di Assistenti o di Superiori locali sicché ne risulti un sol cuore ed un'anima sola. La sua carica dura in vita.

202°. Alla Superiora Generale si danno quattro Assistenti perché la giovino di ajuto e di consiglio. Essa ne scegli una per fare al bisogno le sue veci, e tutte insieme formano il suo Capitolo privato. Innoltre dovrà avere una Cancelliera ed un'Economa Generale.

213°. Un Capitolo rappresenta tutta la Società e si dice Capitolo generale. Questo, oltre la Generale, e le sue Assistenti è composto di dodici Consigliere; si aduna di cinque, in cinque anni possibilmente nella Casa Madre, per trattare degli affari della Società, per mantenere e promuovere lo Spirito della sua Istituzione, e più particolarmente per sorvegliare che non devii giammai dal suo primo principalissimo fine di dedicarsi esclusivamente alla Classe povera massime dei Contadini, al ricovero delle Orfane e all'arte Agraria secondo queste Costituzioni.

224° La nomina della Generale, quella delle Sue Assistenti, della Cancelliera, Economa e la loro deposizione se mai venisse necessaria spetta al Capitolo Generale della Società.

21 “NB. Va riformato e rifuso colla Nuova Forma di Governo”. Questa frase è stata

aggiunta sotto il titolo dal vescovo Mons. Luigi Speranza.

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235 Ciascuna Casa ha una Superiora locale, un'Assistente, una Direttrice delle Scuole, e d'Agraria, una Cancelliera, un'Economa, una Celleraria, una Sagrestana, una Infermiera e due Consigliere: nelle Case del Noviziato, una Maestra delle Novizie.

246. Una sola Religiosa potrà coprire più impieghi, tuttavia si procurerà di tenere in ogni Casa, quel numero di Religiose, che sarà richiesto dal buon ordine, della regolare osservanza, dal progresso dell'agricoltura, e dalle opere abbracciate, giusta lo spirito e le pratiche dell'Istituto.

257 La generale nomina le Superiori locali con la debita dipendenza dell'ordinario, come pure la Maestra delle Novizie, le Assistenti, le Prefette, le Cancelliere, le Econome e Consigliere e Maestre delle singole Case, sentito il parere del suo Consiglio, e delle Superiori locali a cui le ufficiate devono essere sottomesse.

268 Le Superiori locali nominano le altre ufficiate secondarie della lor Casa, d'intelligenza, colle loro Consigliere. La Sup.ra G.le22 poi ha la libertà di poter nel caso cambiarle quando paresse bene a Lei.

279. Le Superiori locali durano ordinariamente tre anni nel loro ufficio, se non pare diversamente alla Generale d'accordo coll'Ordinario: tutte le altre ufficiate finché stima bene la Superiora che le ha elette.

2810. La Superiora pregherà il Vescovo Diocesano a destinare il Confessore ordinario, e a' suoi tempi secondo le circostanze, anche lo straordinario, i quali sieno secondo lo spirito dell'Istituto. L'ordinario durerà nell'impiego tre anni. Nè l'uno, nè l'altro poi s'ingeriranno nel governo della Casa, nè vi avranno alcuna autorità

2911 Un Cappellano viene incaricato della Messa quotidiana e delle altre funzioni ordinarie. Se i Fondatori delle Case non avessero disposto per la Cappellania quotidiana, si prega Mons. Vescovo a provvedere di guisa che la S. Messa non possa mai mancare, e nei giorni festivi sieno possibilmente due.

3012. Si stabilirà un Padre Spirituale che ajuti la Superiora Generale a mantenere il buon ordine e la disciplina nella Casa. Il Padre Spirituale dovrà essere proposto dalla Generale ed approvato dal Vescovo, il quale all'uopo lo investirà delle facoltà necessarie, come suo rappresentante nei rapporti di dipendenza che l'Istituto ha coll'ordinario

22 Superiora Generale.

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Capo IV Amministrazione dei beni 311 La Società può possedere capitali, e fondi stabili, ma le

singole Case non possono possedere. Queste non sono proprietarie nemmeno di ciò che viene loro accordato in uso essendo tutto della Società.

322 L'amministrazione di tutti i beni della Società è in mano della Generale. A questa amministrazione ella accudisce per mezzo dell'Economa generale residente presso di Lei, e tutte le Case rassegnano ogni anno all'amministrazione generale, il bilancio dell'entrata e dell'uscita, e gli avanzi restano a disposizione della medesima Generale Amministrazione

333 Tutte le Direttrici d'Aggraria delle singole Case dovranno ogni anno dare un esatto ragguaglio ed informazione di quanto ricavano sui fondi lavorati dalle Figlie di S. Giuseppe, secondo il perticato e la qualità delle terre: così pure della maniera tenuta di coltivazione; delle scoperte invenzioni, riuscite usi e nuovi generi da esse coltivati ed introdotti.

344 La Generale non può alienare beni immobili, nè consumare una sostanza considerevole, nè aggravare di debiti la Società senza l'approvazione del Capitolo Generale. In tal caso ne deve interrogare i singoli membri, e conservare le loro risposte originali per giustificare il suo operato. Si dovrà inoltre impetrare il necessario beneplacito della S. Sede.

355 Le Superiori locali possono provvedere per l'ordinario andamento delle loro Case, e per le piccole riparazioni; ma non incontrare alcuna spesa straordinaria senza il consenso della Generale. Questa poi deve avvertire che le Case nè abbondino, nè manchino del conveniente

366 Venendo fatto alla Società dei lasciti o donazioni, spetta alla Generale l'accettarli col consenso delle Assistenti. Se hanno annessi condizioni gravose e contrarie alle Regole ed al fine dell'Istituto li rifiuterà. Se le condizioni non disconvengono, accetterà il lascito o la donazione ed adempirà fedelmente l'intenzione del donatore.

377 Quanto sopravvanza al bisogno e ad una scorta onde supplire al bisogno di spese straordinarie, di fabbriche, riparazioni, carestie, ecc. ecc., dovrà essere impiegato in opere pie dall'Istituto abbracciate, e che secondo le circostanze si vedono migliori nel Signore. Ma si dovrà avere più particolarmente in vista l'avvanzamento dell'arte Agraria ed il ricovero delle Orfane.

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Capo quinto Massime e regole fondamentali 381 Tutte le opere di beneficenza e di carità abbracciate e

d'abbracciarsi dall'Istituto dovranno essere fatte gratis possibilmente tutte: sempre poi ed assolutamente i ricoveri delle Orfane, diminuendole od accrescendole a seconda delle entrate. Tuttavia sarà accettato sempre con grato animo e riconoscente quanto venisse dall'altrui carità regalato ed offerto.

392 Quantunque egualmente povere, non si accetteranno nei nostri Orfanotrofi altre fanciulle che non siano nate contadine e tali da poter avere comune con loro l'educazione, e ciò per impedire che sia introdotta nelle nostre Case qualunque altra occupazione, o lavoro che si discosti dal sistema di educazione puramente agricola, abbracciato per le nostre povere Figlie di Campagna e per cui si raffreddi in esse l'amore a quel genere di vita che loro più conviene.

403 Non si apriranno Case, nè si dovranno fare fondazioni nelle Città o grosse borgate, ma solo fuori di esse nelle Campagne, nei Villaggi o piccoli Paesi per essere più vicine alle povere genti di campagna, e spandere tra esse i beneficii della nostra Istituzione.

414 Le nostre figlie non saranno condotte e sorvegliate ai lavori della Campagna se non dalle Suore della Sacra Famiglia. Quindi tutte le Religiose di questo Istituto, dovranno istruirsi nella scienza Agraria, sì teorica che pratica, secondo i propri talenti, forza e abilità; come non dovranno trascurare cura ed attenzione, onde istillare e conservare nelle proprie allieve, l'amore e la stima per quest'arte sì facilmente abbandonata anche dagli stessi agricoltori per darsi ad altre arti o mestieri meno utili e necessari. 42Nessuna ricca, o povera, nobile o plebea, potrà mai ricusarvisi, offerendo la Campagna a tutte di che impiegarsi secondo la capacità di ciascheduna. La mano d'opera molteplice e varia, la sorveglianza, l'istruzione, ecc. ecc., sono altrettanti uffici e ministeri, che tolgono il pretesto a quelle Religiose, le quali per la loro nascita, delicatezza ed educazione, potessero credere di essere dispensate da questo nostro importante e principale dovere.

435 Non si faranno lavorare terreni d'altri alle nostre Figlie, sia a masserizia, sia a lucro, sia a giornata, ecc. Questo è indispensabile, dovendo essere accompagnate e sorvegliate sul lavoro dalle stesse Religiose, le quali altrimenti non sarebbero libere nella loro maniera di coltivazione, ma imbarazzate nelle loro occupazioni, e ciò che più importa, costrette a trattare troppo di frequente cogli esterni a scapito

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di quel riserbo sì necessario a persone a Dio consacrate e con pericolo d'infiniti altri disordini che lavorando terreni d'altri potrebbero facilmente succedere.

446 Ogni Casa dell'Istituto dovrà avere Orfanotrofio per le povere Figlie di San Giuseppe, nè si potranno fare fondazioni, senza questa condizione, e se non vi sarà unito alla Casa un orto oltre quella quantità di terreno di nostra proprietà, bastante onde impiegare le nostre Figlie secondo il sistema di educazione dalla nostra regola abbracciata

457 Le Religiose di quest'Istituto, trovandosi alla Campagna colle Figlie di S. Giuseppe, osserveranno il più stretto silenzio, ad eccezione di quanto è necessario per istruir le medesime e per ben adempiere ai propri doveri. Ritrovandosi poi le Sorelle, esposte all'altrui vista, sia in Campagna, o sia per le strade andando è per le loro opere di carità, non potranno senza una speciale licenza del Superiora parlar per via, rispondere o salutare, come se fossero statue che non vedono, non odono, non ascoltano, e questo senza eccesione di persona ricche o povere, uomini o donne, Sacerdoti o secolari. Questa Regola è tanto necessaria, che credo vadi del pari, con la conservazione dell'Istituto.

468 Sarà speciale dovere d'ogni Sorella di mettere tutta la sua premura, nell'annegazione in tutto, e per tutto, della propria volontà e nell'avere verso la propria Superiora, qualunque ella si sia, una rispettosa e figliale fiducia e confidenza aprendole il proprio cuore e raccontandole i propri gusti, le proprie ripugnanze, e le proprie inclinazioni, abbandonandosi in Lei, come un fanciullo nella propria madre, persuasa che la guiderà con sicurezza per quella via nella quale il Signore la chiamata, la sosterrà se debole, la consegnerà se incerta, e sarà infine il suo appoggio il suo lume, ed il canale per cui le trascorre lo spirito dell'Istituto, essendone essa la depositaria.

479 Dovendo le Religiose di questa Società per le opere abbracciate dall'Istituto, essere molto esposte, e quasi sempre a contatto con persone del mondo, dovranno mettere tutta la propria attenzione e premura possibile, onde abituarsi ad un continuo e costante raccoglimento. 48Raccoglimento esterno con l'abito della persona composta e modesta; raccoglimento interno, considerando spesso a chi servono, per chi faticano, per chi operano, ed avendo nella mente e nel cuore i tre divini modelli Gesù, Giuseppe e Maria dei quali si chiaman Sorelle per ricoppiare in se le virtù più proprie e particolari, che più convengono al nostro stato, onde dopo averli

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onorati in vita con una condotta pura ed irreprensibile, possiamo goderli nella Patria Celeste.

4910 Quantunque in questa Società non vi sia voto di clausura, pure nessuna Sorella potrà uscire di Casa senz'ordine e licenza della Superiora.

5011 In quest'Istituto si dovrà osservare una perfetta comunità, nè le Religiose potranno avere la benché minima proprietà. Incominciando l'Aspirante il Noviziato consegnerà in mano della Superiora quello che potesse aver portato, senza conservare sullo stesso alcuna pretesa, a meno che abbandonasse l'Istituto o fosse licenziata. 51Non potrà pure ritenersi la benché minima cosa che le venisse regalata da parenti od altri sia in parlatorio sia nelle scuole dalle fanciulle, ecc.: ma dovrà consegnare tutto nelle mani della Superiora o di chi fa per Lei. Per lo stesso motivo non si potrà senza licenza della medesima farsi tra le Sorelle il benché minimo regaluccio di libri, di immagini, ecc., e ciò per allontanar dalla casa qualunque anche solo apparenza di proprietà, come anche qualunque principio d'affezione od amicizie particolari.

5212 In ogni casa dell'Istituto non si potrà tenere che il solo numero di Religiose necessario al buon andamento della casa avuto riguardo al numero delle Orfane ricoverate e alla maggiore o minore estensione delle opere di carità chè si saranno abbracciate conformemente alla natura dell'Istituto e ai bisogni speciali dei paesi e a seconda dei mezzi ed anche tenuto conto di quei casi fortuiti ma ordinari che esigono in ogni comunità almeno una Religiosa disponibile onde l'andamento regolare della Casa non sia mai interrotto e alterato a danno della buona disciplina nè le Suore sopracarricate a pregiudizio della sanità e dello spirito religioso. 53Nelle case Madri poi si dovrà tener sempre come in deposito un buon numero di Religiose sia per le nuovi Fondazioni sia per mandarle in ajuto di questa o quella casa che nè abbisognasse specialmente per qualche circostanze straordinarie. Propagandosi in seguito come si spera con la grazia di Dio questo Istituto vi dovrà essere in ogni Provincia una simile casa che sarà detta la Casa Madre della Provincia dove saranno mandate pure tutte le Sorelle che per malattia od altro si rendessero inabile ad ogni ufficio.

5413. Non vi dovrà mai essere nelle singole case un soverchio deposito d'abiti, e di masserizie di qualsiesi genere. Tutto ciò che sovrabbonda al bisogno degli individui e al ordinario regolare andamento della comunità dovrà raccogliersi in una o più case a ciò destinate dove sè nè farà come un arsenale ossia un deposito generale

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da dove le altre Case saranno provvedute all'occorenza di quanto fà pel loro bisogno. Ciò servirà ad allontanare dalle Religiose anche l'idea dell'abbondanza e della agiatezza e a conservarle in quello spirito di povertà e di privazione che tanto giova a tenerle distaccate dal mondo e dai propri comodi perché si consacrano con più amore in compagnia dei povari agli umili ministeri e alle opere volgari del loro Istituto.

Parte seconda Delle Suore della Sacra Famiglia in particolare

Capo I°23

Accettazione dei Soggetti - Vestizione, primi ed ultimi Voti 551° Una delle cose più importanti su cui è basata la prosperità e

si può dire la conservazione dell'Istituto è la buona scelta delle Novizie. Questa grazia si dovrà tutti i giorni dimandar di cuore a Dio il quale ci esaudirà se spogliandoci d'ogni varietà d'ogni interesse e di tutti gli umani riguardi non avremo di mira che la pura gloria di Dio ed il vero ben dell'Istituto, nel fine che si è proposto, e nelle opere da lui intraprese.

562 Prima di accettare una Novizia, si prenderanno le necessarie informazioni, perché sebbene via sia un lungo Noviziato, nondimeno è sempre bene informarsi prima della Famiglia della Postulante, del carattere dell'indole, e della salute della medesima, come pure de' suoi meriti ed abilità per vedere in che possa essere impiegata utilmente nel nostro Istituto, o se mai avesse a restare un soggetto inutile nella Casa del Signore occupando un posto che meglio sarebbe riservato per un'altra

573 Entrando la Novizia nella Casa non verrà subito ammessa alle pratiche e Regole del Noviziato, ma conviverà prima qualche breve tempo nella Comunità come ospite e come tale sarà trattata. Questo servirà a tenere sollevato in quei primi giorni l'animo della Giovane naturalmente travagliato e commosso pel distacco dai parenti, dal mondo, e dalle antiche abitudini, e a noi tornerà

23 Sul testo è scritto "II°" ma sembra che il secondo numero "I" sia cancellato da un

trattino.

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opportuno a conoscere e vedere se siamo state ingannate nelle informazioni assunte.

584. La facoltà d'accettare le petenti e di ammetterle al Noviziato ed ai voti risiede nella Madre Generale della Società, la quale può delegarla a quelle tra le sue Religiose, che crederà migliore a quest'uopo.

595 In questa Società si potranno accettare anche le vedove, però con molti riguardi e solo dopo ch'esse saranno affatto libere e sciolte da tutti gli impegni che potessero avere nel mondo, nè possono essere disturbate in seguito, dall'applicarsi totalmente, come si conviene al Servizio di Dio ed alle pratiche dell'Istituto.

606 Le Petenti vogliono essere d'onorata famiglia, nate da legittimo matrimonio, esenti da difetti ributtanti, e non devono avere meno di quindici anni nè più di ventisei. Tuttavia sarà permesso alla Madre Generale, quando lo vede meglio nel Signore, e lo giudica opportuno per l'Istituto, e sicuro per la Postulante, prenderla anche di maggior o minor età.

617 Ammessa come ospite nella Casa alla prima prova, si anderà mano, mano, esaminandola nella Vocazione: qual'è lo spirito che la guida a fare di sè e delle cose sue sacrificio al Signore: se ha retto giudizio, e sodo: se ha carattere sincero, e mente aperta e svegliata: se ha robusto temperamento e ferma salute, cosi richiedendolo la natura delle nostre occupazioni: se ama il lavoro, la fatica e l'agricoltura: se ha stima della nostra professione, e dei nostri uffici: se è pronta a sacrificare per amor di Dio e de' poveri, i suoi gusti, le sue ripugnanze, e se stessa.

628 Trovata idonea pel nostro Istituto dopo sei mesi più o meno, come crederà meglio la Madre Generale e previa l'esplorazione e permissione del Vescovo del luogo, veste l'abito Religioso e mette il velo bianco ed incomincia propriamente il Noviziato, il quale dura due anni.

639. Durante il Noviziato la si esercita nella pratica delle virtù, e più specialmente dell'umiltà e semplicità che devono essere le virtù caratteristiche d'una Suora della Sacra Famiglia; oltre quelle che devono legarla alla vita Religiosa: povertà, castità ed ubbidienza. Mano, mano si anderà purgando il di lei cuore da ogni attacco alle cose del mondo, a se stessa, alle sue soddisfazioni anche spirituali, abituandola ad aspirare puramente all'unione con Dio, unico e infinitamente capace, di formare la sua felicità. 64Verrà pure in questo tempo istruita nei diversi modi di orazione e più specialmente come meditare con facilità e profitto la vita e gli esempi di Gesù Cristo,

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dovendo una Suora della Sacra Famiglia rendersi famigliare questa specie di meditazione, per poter poi uniformarsi in tutta la sua condotta a quei divini modelli, che secondo la sua vocazione si è proposto di imitare più da vicino Gesù, Giuseppe e Maria. 65Da ultimo, scopo e fine di tutti gli esercizi e di tutte le pratiche del Noviziato, dovrà essere quella vita di fede, d'annegazione e di sacrificio, tanto necessaria acciò le molte, e svariate occupazioni nelle quali in seguito verrà ammessa la Novizia, non la distraggano dall'operare per Dio conforme il proprio stato, e dar buon esempio alle compagne, alle allieve, ed agli esterni, col suo raccoglimento, colla sua modestia, e con tutte le virtù che si addicono ad una Suora della Sacra Famiglia. Come poi si devono praticamente esercitare le Novizie è indicato in apposito regolamento.

6610 Dopo due anni di Noviziato, se la Novizia è ferma, nella risoluzione di consacrarsi a Dio nel nostro Istituto, e la Generale o chi fa per Lei, la trova proprio chiamata da Dio, si sottopone all'esame del Vescovo, e col consenso di Lui, viene ammessa ai tre voti semplici di povertà, castità ed ubbidienza, duraturi per un anno e che si rinnovellano di anno in anno per il corso dei cinque anni. Li pronuncia in mano della Superiora Locale, in presenza della Comunità: muta il velo bianco in nero e prende il Rosario e la croce.

6711 Dopo cinque anni di rinnovazione de' voti, se la Generale giudica la Religiosa sicura nella vocazione, e matura per la professione, la sottomette di nuovo all'esame del Vescovo, e da Lui approvata, ripete allora in mano della Superiora Locale e alla presenza della Comunità, gli stessi voti di Povertà, di Castità ed Ubbidienza, ma perpetui e solubili soltanto dal Romano Pontefice, e vi aggiunge anche nello stesso modo il quarto voto d'impiegarsi per la maggior gloria di Dio e secondo lo spirito di quest'Istituto nelle opere di carità dal medesimo abbracciate in servizio ed a vantaggio dei poveri contadini.

6812. Alla Vestizione come alla prima ed ultima Professine, si faranno precedere i SS. Esercizi.

6913. La Novizia finché non ha pronunziato i primi voti non potrà essere adoperata che nell'interno della Casa del Noviziato piuttosto a prova della di Lei umiltà, carità ed ubbidienza, che per altro e sempre esclusi quei ministeri che la metterebbero al contatto cogli esterni. Quindi non potrà avere ufficii nelle scuole, nella Sacrestia, nella foresteria alla porta, ecc. 70Fatta la prima Professione potrà occupare tutti i posti in tutte le Case, meno le prime Cariche riservate sempre alle Professe di quattro voti, le sole che hanno voce

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nel Capitolo Generale e rappresentino veramente la Società. Per prime cariche s'intendono gli uffici di Superiora Locale, di Maestra delle Novizie, di Assistente alla Superiora Generale, di Economa Generale, di Cancelliera Generale, di Direttrice Generale di Agraria, di Consigliera Capitolare.

7114. Se la Novizia fosse avanzata in età, matura pure di senno, e di giudizio, e fosse ben penetrata dello Spirito e delle Massime dell'Istituto, la Madre Generale sempre dietro l'esame e l'approvazione del Vescovo, potrà ridurre ad un solo anno il Noviziato, ed anticipare di tre anni la pronuncia dei voti perpetui. Si dovrà però andare con molta prudenza in questi casi, per non correre il pericolo d'ingannarsi, o essere ingannate.

72Nelle molteplici cure dell'Istituto e nelle diverse occupazioni della Famiglia e delle compagne e specialmente per le incombenze fuor di casa potranno le Suore della Sacra Famiglia associarsi fra esse alcune giovani di carattere sodo e di provata virtù scelte preferibilmente dalle Figlie di S. Giuseppe che però saranno chiamate Figlie Anziane di S. Giuseppe. Queste non entreranno a far parte dell'Ordine delle Suore vestiranno tuttavia abito uniforme e modesto; avranno un regolamento particolare di vita e potranno anche pronunciare da sei mesi in sei mesi i voti semplici nelle mani della Superiora Locale. Per ovviare poi al pericolo che le Religiose contro lo spirito del loro Istituto e della loro vocazione si sotragono poco a poco agli esercizi più ignobili e più laboriosi odiando le opere di fatica e l'agricoltura istituita dall'Altissimo24 si prescrive che in ogni casa non si possa tenere più di due o tre Figlie Anziane secondo lo stretto bisogno.

Parte II Dote e corredo 731. Qunatunque in questa società sia assai desiderabile che le

Novizie portino tutte una discreta dote dovendosi a misura della maggiore o minore entrata delle Case crescere o diminuire le opere di beneficienza che vogliono essere fatte gratis possibilmente tutte sempre poi ed assolutamente i Ricoveri per le povare Figlie di Campagna, non di meno la sola mancanza di dote non potrà mai

24 Siracide 7,15.

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essere motivo sufficente per ricusare un soggetto qualora sè lo veda proprio per la nostra società.

742. Quindi non vi sarà dote stabilita per chi desiderasse entrare in questo Istituto, ma la Superiora o chi fà per Lei dovrà fissarla secondo i meriti, e l'abilità, e le finanze delle concorenti prima che queste entrino nella Casa, e la dote rimarà in mano a parenti, dietro deposito, o cauzione sino all'atto della Vestizione.

753. Durante la prova passeranno tutte un convenuto alla Casa per le spese di mantenimento.

764. Il corredo sarà lo stesso per tutte e dovrà passarsi per intiero all'Istituto all'epoca della vestizione. Anche in questo la Superiora potrà fare quelle eccessioni che credesse conveniente ed opportune, dovendosi sempre aver di mira che la moderazione, i riguardi e l'onestà anche in questo articolo devono essere virtù non ultime d'una suora della Sacra Famiglia.

775. Abbandonando la Novizia l'Istituto pel qual sia motivo la somma che costituiva la dote detratte secondo il caso le spese per il mantenimento ed altre che fossero occorse.

786. Gli effetti costituenti il corredo vengono peritati, e quindi passano all'uso della comunità, ma uscendo la Giovane dall'Istituto si restituiscono due terzi del valore nel primo anno del Noviziato, la metà nel secondo, e dopo emessi i primi voti null'affatto si restituisce.

797 Gli abiti personali da secolare, sono custoditi e serbati dalla giardarobiera sino all'ultima Professione, dopo la quale solamente passano alla Communità, che se ne serve, o per arredi di Chiese, o per vestire le proprie figlie di St Giuseppe.

Capo III° Licenziamento 801 Non lasciatevi rincrescere a licenziare un soggetto ogni

qualvolta non lo trovate opportuno od abile. Il Noviziato è per questo, e la compassione in tal caso, sarebbe di grave danno alla Società.

812 Oltre i motivi di salute, di mancanza di giudizio e di vocazione, pei quali potete e dovete licenziare un soggetto, altri motivi del pari gravi ed importanti, devono risolvervi a questo passo, se volete che l'Istituto, con la grazia del Signore, si mantenga sempre fermo nel fine proposto, e nelle opere abbracciate e conservi il suo spirito, quindi se vedete che la Novizia tiene a vile le opere

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dell'Istituto, sprezza l'arte agraria come retaggio dei poveri e degl'ignoranti, e va screditandola fra le sue compagne, nonostante le vostre ammonizioni e rimostranze in contrario: se non è disposta, comandandolo l'ubbidienza, di condurre in campagna le nostre Figlie, nè di abbandonarsi alla discrezione della Superiora, circa tutto quello che le verrà comandato da fare: se fra le sue Sorelle cerca solo la compagnia delle più civili, e schiva la compagnia di quelle che sono nate da genitori contadini o di bassa condizione, e non ama le nostre figlie perché povere contadinelle: se è affezionata ad una vita comoda, e si mostra in tutto non curante o negligente per abitudine: se la vedete inclinata alla melanconia, scrupolosa ed ostinata nel proprio giudizio, o d'un carattere chiuso e poco sincero perché vana, leggera e volubile per natura: se di tale ignoranza da non poter essere istruita, ne impiegata in alcun posto od ufficio della società, avete altrettanti motivi per licenziarla.

823. Non fate eccezioni per umani riguardi, o per motivi d'interesse o di nascita, i quali motivi non debbono tampoco entrare nelle vostre deliberazioni. Operate rettamente e con spirito di fede e di libertà, e il vostro Istituto, con la grazia del Signore fiorirà sempre di buoni soggetti, i quali insieme con lo spirito dell'Istituto, conserveranno l'amore e la stima alle opere da esso abbracciate; imperocché essendo queste contrarie al nostro amor proprio, è troppo grave il pericolo che, con l'andare del tempo, noj ci allontaniamo dalla nostra primiera istituzione, quando non si stia ben avvertite nella scielta delle Novizie.

834 Il rimandare i soggetti quando non sono pel nostro Istituto, spetta alla Madre Generale. Essa poi deve sentir prima il suo privato consiglio, e dipendere dall'Ordinario, se si tratta si una giovane già ammessa ai primi voti, e dovrà ricorrere al Sommo Pontefice, previo il consenso di tutti i membri, del Capitolo Generale, nel caso, che Dio non voglia, si trattasse d'una Professa con voti perpetui. Prima di questi tutte possono essere rimandate per ragioni gravi e proporzionate; dopo di essi si dovrà aspettare l'impero della necessità.

845. Se alcuna dopo i primi voti venisse licenziata, per qualche motivo particolare, cessando questo potrà essere riammessa, se la Generale col suo consiglio, lo crederà opportuno. Se esce di sua elezione, si osservi seco lei ogni riguardo di carità, ma cercando di rientrare non si conceda facilmente. Tuttavia quando si possa assicurare, che ciò non fu per leggerezza, nè per volubilità, ma per forte tentazione, allora la Madre Generale, col consenso del suo

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Consiglio, potrà ancora riaccettarla, e molto più se la Giovane avesse tali doti da poter molto servire ai bisogni della Società.

856. In Società e nella Casa, non si dicano parole in aggravio delle espulse; si dica invece che più di una volta il Signore vuole la disposizione dell'animo e l'offerta del cuore, ma non l'esterno Sacrificio che è sempre da lodarsi chiunque è pronto a lasciare ad ogni costo un genere di vita cui non è chiamata dal Signore.

Capo IV Pratiche di Pietà e di Religione 861. Perché le opere della vita attiva adottate dall'Istituto, si

conservino pure nel loro essere, a vantaggio dei poveri, e producano frutti in abbondanza, è necessario che sieno animate dallo spirito di preghiera, di pietà e di religione, sicché, unendosi nelle Suore della Sacra Famiglia, la vita di Marta con quella di Maddalena, le faccia operare per Iddio, e sempre più progredire con alacre impegno nella via intrapresa, disprezzando i rispetti umani, e quant'altro potrebbe introdursi nelle loro opere a scapito dello spirito e dei principali doveri. L'Istituto fornisce a sufficenza i mezzi, i quali, secondo lo scopo e la forma delle opere da noi adottate, conducono meglio a mantenere ed accrescere lo spirito della nostra vocazione.

872. Ogni giorno da tutte si assiste alla Santa Messa e si fa in comune l'Esercizio del Cristiano, mezz'ora di Meditazione mattina e sera; la visita al SS. Sacramento, una avanti pranzo coll'esame di coscienza, l'altra subito terminata la ricreazione del dopo pranzo, nelle quali si recitano dalle Sorelle a voce alta delle preghiere vocali, segnatamente le Litanie e le allegresse di S. Giuseppe. La piccola visita dopo i pasti, la recita del Rosario avanti cena. 88Dopo, l'Esercizio del Cristiano, e l'esame di coscienza della sera, la Superiora propone alle Religiose, i punti della Meditazione per la mattina, affinché le Sorelle li svolgano nella mente, svegliandosi la notte, o vestendosi la mattina, e vi si preparino per cavarne quel frutto e quell'emenda, che a ciascheduna è più necessario. Andando a coricarsi recitano sottovoce il Deprofundis pei fedeli defunti. La lezione spirituale si fa da tutte insieme una volta al giorno; sempre poi alle mense.

893. Siccome la prima e principale pratica di pietà e di religione dopo il Sacrificio della S.ta Messa, sono i SS. Sacramenti della Confessione e della Comunione cosi tutte le Suore sono obbligate per

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regola di accostarsi al Tribunale di Penitenza una vota alla settimana; e la Domenica, il Mercoledì ed il Venerdì, alla SS. Comunione, oltre poi le altre feste di precetto e nei giorni de' Protettori dell'Istituto, cioè S. Giuseppe, St. Gio:25 Evangelista, St. Giobatta26, St. Anna, St. Gioachino, St. Pietro, St. Paolo e tutti gli Apostoli, S. Maria Maddalena, S. Francesco di Sales, S. Teresa, S. Giovanna Francesca, S. Alfonso de' Liguori, i SS. Patriarchi, S. Francesco d'Assisi, e S. Filippo Neri, S. Gio:27 della Croce, S. Isidoro, S. Ignazio di Lojola, S. Girolamo Miani, St. Vincenzo de' Pauli, S. Giuseppe Calasanzio.

904 Tutti i mesi le Sorelle scielgono un giorno per il ritiro della buona morte. Quantunque la vita d'una religiosa esser debba una continua preparazione alla morte, nondimeno è necessario che di tempo in tempo vi si applichi più di proposito, facendo un esame più serio sugli obblighi del proprio stato, e specialmente su quelli che riguardano la professione religiosa, sull'adempimento de' propri impieghi, sull'annegazione della propria volontà, sul buon esempio da darsi alle compagne, alle allieve ed alle esteri, ecc. In tale giorno deve considerare il motivo delle sue cadute e negligenze, per toglierne la causa ed applicarvi il rimedio; deve rianimarsi a toglier il [...]28 col pensiero della morte, e del conto terribile che un giorno dovrà rendere a Dio d'ogni sua azione, non che delle grazie e benefici ricevuti, e più specialmente della vocazione religiosa; e quindi incominciare di nuovo con più lena, vigore e forza la sua vita cotidiana negli obblighi, impieghi ed uffici, nei quali Dio e l'ubbidienza l'avranno collocata.

915. Questo giorno di ritiro, non dovrà portare alcuno scompiglio nella casa, nè sospensione d'officine, o d'impieghi, o ministeri. La Superiora, provvederà in maniera, e per le Sorelle e per la Casa, onde tutto vadi con lo stesso ordine, regolarità e disciplina, non dovendosi distinguere quel giorno dagli altri se non per un maggior silenzio, attenzione e raccoglimento, e qualche esercizio di pietà, che non interrompe l'andamento ordinario della casa.

926 Tutti gli anni si daranno otto giorni d'Esercizi Spirituali, ed allora le Sorelle si ritireranno affatto d'ogni ufficio ed occupazione, per attendere alla rinnovazione del loro spirito, pensando unicamente a Dio, all'anima ed all'eternità. In una Casa più adattata allo scopo, si

25 Giovanni. 26 Giovanni Battista. 27 Giovanni. 28 male.

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uniranno le Sorelle delle Case più vicine, e questo servirà pure assai per unire vieppiù le Sorelle col legame di un stesso spirito e di una affezione più stretta e più santa, nel che sta l'avvanzamento e la perfezione dell'Istituto.

937. In tutte le Chiese della Società, colla debita licenza, si conserva costantemente il SS. Sacramento, e vi si dà la Benedizione del Venerabile, ordinariamente due volte al mese e nella Quaresima due volte la settimana e tutti i giorni nella novena di Natale, nei SS. Esercizi ed altri giorni di feste solenni e di particolare divozione.

Capo V° Del Confessore 941 Sia la Superiora ben attenta sulla scelta del Confessore

ordinario della Casa. Se i Santi e i Maestri di spirito, hanno tanto raccomandato questa massima a tutti, quanto più non sarà necessario raccomandarla ad una Comunità religiosa, avendo spesse volte anche i Confessori più santi poca cognizione dello spirito e degli usi dei conventi; Essi applicando il più delle volte alle religiose ciò che sogliono praticare colle secolari credono che sia per essi dovere di formare lo spirito delle Suore, cercando di metterle sulla via che battono Eglino stessi, la quale quantunque santa, non potrebbe portar vantaggio ma disordine in una Comunità animata da uno spirito diverso. Però le Superiore tengano bene a memoria questa massima, siano molto guardinghe e prudenti sulla scelta del Confessore, perché quantunque tocchi all'ordinario Diocesano di assegnarlo, pure la Superiora può e deve all'uopo informare, e raccomandare, sapendo quanto dalla scelta del Confessore, dipende la buona o cattiva riuscita delle Sorelle, e la conservazione stessa dello spirito, e delle Regole dell'Istituto.

952 Uno solo sia il Confessore per tutta la Casa, al quale tutte si confessino nel giorno stabilito, e tre o quattro volte all'anno, sarà dovere della Superiora pregare Mons. Vescovo, acciò le conceda il Confessore straordinario, al quale parimenti tutte le Sorelle dovranno confessarsi o almeno presentarsi per sentire i suoi consigli, e ricevere la Benedizione.

963 Se la Superiora vede la necessità di informare il Confessore delle Regole e della Spirito dell'Istituto, lo faccia in quella miglior maniera e prudenza, che crederà del caso. Gioverà poi moltissimo dare a leggere al medesimo i Doveri delle Figli del Sacro Cuore, ma

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provando in lui contrarietà ed opposizione a queste massime, ne avverta la Superiora Generale, la quale ne informerà il Vescovo che, spero in Dio, ne vorrà destinare un altro.

Capo VI Lavoro 971 Questo Istituto consacrandosi, come si disse, per suo fine

speciale in servizio della gente di Campagna ed all'educazione delle povere Figlie dei contadini, con lo scopo di formarle buone madri di famiglia, conservandole pur sempre nella condizione della loro Classe ed origine, considera il lavoro della terra, si pratico, che teorico, come il principale per le Religiose di questa Società, dovendo esse stesse, istruire, e condurre in campagna le proprie figlie ed assisterle e coadiuvarle. 98La campagna offerisce a tutte di che impiegarsi secondo la forza e la capacità di ciascheduna, sia colla mano d'opera, sia colla sorveglianza, sia coll'istruzione, per potersi impiegar tutte a vantaggio di quest'arte, e togliere così la mala prevenzione ed il pregiudizio in chi, sentendo nominarsi il lavoro della terra, credesse per questo solo motivo non essere fatta per se la nostra Istituzione, e concepisse per essa avversione e fors'anche disprezzo. 99Non è l'arte, od il mestiere, che c'innalza od abbassa, ma l'intenzione più o men retta, con la quale si opera, ed il fine più o men santo e benefico che si è proposto. E qual fine, qual'intenzione più nobile della nostra, di consacrarsi per amor del Signore all'agricoltura a solo fine di istruire in essa con miglior vantaggio le nostre figlie della campagna, e così far loro amar maggiormente la condizione nella quale sono nate ed allevate? Abbiate dunque per quest'arte tutta la stima, e vi consacrate ad essa con alacrità ed impegno, e formare uno studio particolare di tutto ciò, che può contribuire a maggior perfezionamento dell'arte medesima, ed alle migliori maniere di coltivazione. “Non odiare le opere di fatica, nel'agricoltura istituita dall'Altissimo” Eccles. 7. 16

1002. Oltre il lavoro di Campagna, che non dura sempre, nè occupa tutta la Comunità, si deve procurare di rendersi abili in altri lavori più propri delle contadine dovendo noi metter mano a tutti questi per istruire le Fanciulle, con loro pro e per vantaggio dell'Istituto, ricordandoci che col nostro lavoro possiamo cooperare alla gloria di Dio, mettendoci in istato di poter accoglier e mantenere un numero sempre maggiore di povere contadinelle orfane ed

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abbandonate. “La mano oziosa produce mendicità, la mano attiva accumula ricchezze”. Prov. 10, 4.5.

1013. Lavorate di cuore, e con gusto come chi lavora pel Signore e non per gli uomini e come si addice ad una Suora della Sacra Famiglia. Giuseppe lavorava e col suo lavoro doveva mantenere la casta sua Sposa, ed il Bambino Gesù: la Vergine stessa lavorava indefessa per la sua santa Famigliuola, e il buon Gesù a seconda che cresceva in età ajutava il suo Padre putativo nel suo faticoso lavoro.

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CAPITOLO VI

Ricordi e regole alle Suore della Sacra Famiglia 1 Per Dio, con Dio, e in Dio. 1. Sorelle Carissime, non addossatevi, nè impegnatevi in molte

facende, ed impieghi anche chè nè foste ricercate, e vi sembrassero di gloria di Dio, molto meno poi quelle chè fossero estranee alla vostra primiera istituzione. 2Ricordatevi chè è molto difficile anche alle stesse persone le più sante il distinguere se un'opera è di Dio, o nò, molte volte vi succederà chè per volervi impiegare in tutto quello chè vi si rappresenta di gloria di Dio, e di bene del prossimo, trascurarete l'ogetto principale l'ogetto unico per il quale il Signore ha voluto istituire questa novella Fondazione la quale è tutta tutta dedicata e consacrata a vantaggio, ed utile della Classe Contadina mediante educazione Religiosa, civile, ed agraria dei membri di questa, e tutto quello che anche insensibilmente vi distogliesse dall'applicarvi con tutte le vostre forze, abilità, e sostanze da questo fine, credetelo mie Carissime, non viene certamente da Dio, questo io vorrei poterlo scolpire nel cuore, e nella mente a tutte quelle che Dio avrà destinate per questa Società, o Congregazione. 3Quante belle opere da Dio stesso incominciate, e che certamente avrebbe benedette, e santificate per aver poscia trascurato i loro principali doveri volendo impiegarsi in altri impieghi, e ministeri estranei alla loro fondazione, e scopo principale, sono cadute intieramente, ovvero arrenate ne' loro principi, e primi progressi! 4Chè Dio preservi sempre questa società da tale disgrazia! Non crediate però mie Carissime che questo pericolo sia impossibile anchè in questa Società, nè presumete di potervene guardare con tutta sicurezza con le sole vostre forze, nò, nò l'opera, l'impiego, l'incombenza, chè da voi, o d'altri vi sarà progettata, sarà

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alle volte coperta con tanta apparenza di zelo, d'utilità, di vantagio per Dio, ed il prossimo, chè vi sembrerà consiglio più santo l'adotarla, chè il respingerla molto più poi sè vi sembrasse chè poco poco si distacca dalla vostra prima istituzione, ed origine: 5Guai poi, guai sè vi vedeste in queste novelle opere ingrandimento, prosperità, alla Casa, ed Istituto, o allora, o allora si chè sarebbe maggior pericolo poiché alla vista di tanti vantaggi non si crederebbe più in dovere di stare cosi legate alla primiera istituzione... Misere sè lo faceste! l'Istituto ingrandirebbe e vero ma credarete poi voi chè Dio lo benedirà ancora... credarete poi voi chè quell'augusta Famiglia chè vi diede il nome vi guarderà ancora con occhio begnigno, e clemente, credarete voi chè il gran St. Giuseppe chè in modo si particolare ci protege, ed è Padre delle nostre povare Orfane vorrà ancora porgere sue preghiere, e farsi nostro avvocato presso il Trono dell'Altissimo Iddio! 6nò, nò, mie Carissime non v'illudete, chè cosa importa a noi che il nostro Istituto arrichisca di mezzi, di credito, e di soggetti quando lo fosse con questi danni, e con questi pericoli, chè importa a noi il non essere conosciute, ed essere povare, disprezzate, neghette quando facciamo la volontà di Dio, adempiendo semplicemente, e soavemente quanto ne' suoi alti decreti ideò, ed istitui. 7Preghiamolo sempre mie Cariss: 29 preghiamolo sempre il Signore, il quale è buono, e misericordioso, acciò ci faccia la grazia di resistere a tutte le illusioni del nostro fino amor proprio, e della nostra superbia, ci dia lume di scorgere il diritto sentiero per il quale il Signore ci vuole salve, ci dia amore, stima, rispetto, e direi quasi venerazione verso la nostra primiera istituzione onde mantenerla, e conservarla si pura, si bella, si intiera, si semplice, e si innocente come Dio ne' primi tempi l'avea creata per tutte, a benedizione, prosperità, e felicità dell'Uomo.

82. Arti: 30 Il vostro primo impiego dunque Sorelle Cariss: 31 il vostro primo dovere si è raccogliere Fanciulle povare Contadine, come in altri luoghi si disse più volte, e raccoglierne tante quanto le vostre finanze lo comporteranno, dovendole voi mantenere istruire ecc, ecc, in casi di bisogno, e di molta necessità fatte anche dei sacrifici per accrescere il numero sempre però chè voi pure siate in numero sufficiente per poterle sorvegliare, ed istruire, perché sè vedeste chè per mancanza di soggetti, ma soggetti abili per questo non poteste adempire esatamente, e santamente / ricordatevi, esattamente, e

29 Carissime. 30 Articolo. 31 Carissime.

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santamente / a vostri doveri, allora S: C: 32 restringetevi, e ricusatevi senza scrupoli, e senza compasione, perché le opere di Dio, per essere benedette, devono essere fatte bene, intiere, e perfette: 9è meglio a mio parere chè si abbandoni un'anima all'incertezza del pericolo chè espore l'onore dell'Istituto e della Casa del Signore chè vi deve stare a cuore più, e al di sopra di tutte le cose. 10Sè poi per mancanza di mezzi pecuniari potete fare dei sacrifici chè vorrei nè faceste molti per cosi meglio rassomigliarvi all'augusta Famiglia della quale portate il nome, ed essere a parte qualche volta alle strettezze del Figlio dell'Uomo, fattelo pure, però anche questo con prudenza, e discrezione non dovendo voi pretendere de' miracoli chè sarebbe presunzione, e tentare la Divina Providenza la quale però vedete non mancherà mai sè voi operarete con buon fine, e retta intenzione.

113. Art: 33 Ben adempiuto a questo dovere primo ed esenziale, sè vedete chè potete fare qualche cosa di più per gloria di Dio, cercate d'istruire nella Religione, e nel lavoro altre Fanciulle estere aprendo Scuole pubbliche di Carità nelle vostre Case, ma ricordatevi chè Dio vi consegnò la Classe Contadina, e le vostre fatiche, e le vostre cure sieno tutte per queste, e per queste pure anche le Ricreazioni festive. Come dovete diportarvi, e disimpegnare quello, e questo impiegho lo trovarete in altro scritto.

124. Arti: 34 Gli Esercizi spirituali per povare Contadine sieno potendo terza vostra occupazione. L'assistenza le Domeniche nelle Parocchie, e la visita agli infermi, io non oso ancora consigliarvelo nè proporvelo, vi regolarete in questo secondo le circostanze, i soggetti, i bisogni, ed il consiglio dell'Ordinario, solamente tenete bene impresso chè dovete prestarvi esclusivamente per la Classe Contadina, del qual fine non vi potete allontanare senza rivolgervi contro i decreti della Providenza chè non benedirà mai le vostre fatiche, fuori di questa sfera, ed a queste condizioni.

135. Arti:35 Vi parlai in altro luogo chè potendo sarebbe ben fatto chè aveste vicino alle vostre Case, o Monasteri un Ospizio, questo vi servirebbe, e per alloggio delle Esercitanti, e per albergo di qualche Signora chè allettata dalla semplicità, e solitudine delle vostre Case, volesse venire a fare gli Esercizi, o anche sè per qualche altro plausibile e giusto motivo vi cercascasse alloggio, e ricovero per

32 Sorelle Carissime. 33 Articolo. 34 Idem. 35 Idem.

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qualche giorni, questi sono gli unichi servigi chè voi potreste rendere a quest'altra Classe Signorile, stando però sempre agli articoli, e regole come in altro scritto è espresso.

Dei soggetti 146. Arti: 36 Quantunque il nostro Istituto sia espressamente

dedicato alla Classe Contadina, specialmente povera, e per questo motivo sempre a contato coi medesimi come le nostre occupazioni quasi ad Essi somiglianti, pure Sorelle Carissime frà i membri di questa Società sarebbe desiderabile soggetti di condizione a questa superiore, ciò portarebbe due grandi vantaggi, il primo elegendo esse il nostro Istituto, e consacrandosi perciò a fatiche, ed occupazioni umili, e spregievoli per amor di Dio, darebbero al mondo ed alla Casa maggior edificazione d'un altra nata già Contadina e in conseguenza abituata a questa maniera di vivere, questi esempi servirebbero a fare maggiormente stimare ed apprezzare quest'arte, e condizione, chè viene da molte scelta di loro spontanea volontà, e per vocazione, ed amore. 15Servirebbe innoltre a mantenere in questa società quella proprietà, civiltà, e maniere polite, nobili, ed affabili che tanto piace, ed abbelisce pur anche la vita perfetta, innestandola in questa maniera con molti vantaggi alla rozzezza e semplicità Contadina. 16Però non fatte mai brighe, e impegni per aver questi, nè quei soggetti, sè in tutto vi dovete abbandonare alla Providenza in questo poi più chè mai, in questo sul quale bassa tutto l'edificio, ed è la pietra fondamentale dell'Istituto! Dio sè fosse bisogno anche d'un miracolo, a luogo, e tempo vè gli manderà, è sè voi non entrarete con viste politiche, ed umane, Egli vé le manderà secondo il suo cuore. 17Quello poi chè dovete procurare con tutte le vostre forze si è, chè entrando come si disse chè sarebbe ben fatto nelle vostre Case soggetti di condizione, non entri con essi anchè distinzione, riguardi, partiti... a danno della carità, ed ha crolo dell'edificio “Una casa divisa in partite sarà presto distrutta”37 dicce Gesù Cristo, imprimetelo ben in mente. 18Sorelle Cariss: 38 potessi dipingervi coi più vivi colori il danno che questo vi porterebbe, e la facilità grandissima chè vi è chè questo s'insinui ne' vostri membri cosi, vedete, a poco, a poco, ed imprincipio direi quasi a

36 Idem. 37 cf Vangelo. 38 Carissime.

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vostra insaputa, perciò siate attente, e sollecite contra questo nemico, e senza grave motivo non disimpegnate mai nessune, e ricche, e povare, e nobili, e plebee dai comuni doveri delle Regole, e costumanze dell'Istituto, e tutte sieno pronte, e preparate agli impieghi più vili, e faticosi. 19Seguendo i nostri principi il lavoro della terra, e quant'altro ad essa si riferisce sia nelle nostre Case, da tutte, tutte riguardato come il lavoro più nobile, e caro, e come tale più apprezzato, e stimato, guardate con una santa invidia quelle dalla Superiora a ciò destinate, e lo desiderate, e lo cercate voi pure, là niente v'impedirà di slanciare il vostro cuore, i vostri sguardi, i vostri desideri, verso quel Ente supremo chè riempie tutto lo spazio chè vi circonda, o quante volte potrete ivi replicare col gran Sant Bernardo “Quanto mi sembra vile la terra, sè contemplo il Cielo, e aditandolo pure alle vostre Figlie potreste dire con gioja “Ecco la nostra Patria! sè corisponderemo a suoi disegni” Qui tutto è bello, tutto è grande tutto è innocente. 20Recitate spesso in cuor vostro, e unitevi con gli Angeli, chè vi circondano, e dei quali è ripiena l'aria il Laudate ecc, il Benedicite ecc. e sè la Superiora vè nè dà licenza recitategli a bassa voce assieme le vostre Figlie. Ma ritorniamo al nostro proposito. 21Chè tutte dunque entrando in questa Casa depongono la propria abilità sè nè hanno i loro meriti, i loro talenti, i loro averi a piedi della Superiora, come si fà d'un ornamento, e non gli riprendono, e non gli usano, chè quando, dove, come, ed a Lei piacerà. 22Chè nessune parlano de' proprii Parenti, molto più sè fossero ricchi, nè di ciò chè le riguarda, tranne chè fosse di propria mortificazione, ma anche questo con cautela, ed ha luogo, e tempo. 23Sè dovete amare, ed onorare, la vostra vita povera, e campestre guardatevi bene dal rimproverare si tra voi, chè con altre, alle vostre Compagne, e Figlie la loro origine vile, e bassa, la loro nascita, la loro condizione, nè quanto faccievano, ed operavano prima d'essere in questo santo luogo raccolte, ed accettate. 24Questo è indegno non solamente d'una persona Religiosa, ma anche d'una persona ben educata: Chè colpa hanno queste povare Figlie della loro nascita? d'altronde altri attribuireste forse a delitto, e disonore l'aver sortito natali povari, e l'essere sè occore state anche mendicanti? e non vedete chè andareste in contradizione con i vostri principi, e con le massime del Vangelo che sono quelle abbracciate più particolarmente da questo Istituto dal momento chè si è assunta la santa missione di far amare, stimare ed apprezzare la condizione povera, e perciò deve farlo prima tra suoi membri. 25Sè mai dunque qualche d'una chè Dio nol voglia vi avesse da mancare corra tosto ad accusarsene alla propria Superiora, e accetti ed eseguisca volentieri

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quanto di più umiliante, e rincrescevole, le potesse dare a riparazione di questo fallo. 26Sè d'una Religiosa di condizione si esige tanta umiltà, annegazione, ed abbassamento di doversi per sino dimenticare la loro nascita, ed origine, quelle cresciute in altra più bassa, e rozza, le ammirano e le stimano, e il loro esempio serva di confusione sè mai avessero coraggio di considerarsi qualche cosa di più perché indossando l'abito Religioso si vedono meglio vestite di quello erano prima e serva questo di stimolo a maggiormente abbassarsi ed ha servir Dio con maggiore premura, ed amore, e riconoscendo il loro nulla dicono con gran umiltà “Signore sè tanto fanno quelle chè vi hanno sacrificato tutto, sina la stima, e l'onore al quale erano destinate nel mondo mettendolo con gli altri doni sotto i loro piedi, chè cosa mai devo far io, chè oltre niente di tutto questo ho lasciato, trovo qui il necessario di ogni cosa?” E cosi Sorelle Carissime sè andarete abbassandovi, e le une, e le altre, la carità, la pace, la concordia regnerà sempre nelle vostre Case, la gioia risiederà sulle vostre fronti e provarete quello l'Ecclesi:39 quanto è dolce a Fratelli convivere assieme40.

Della riverenza, dipendenza e confidenza nella superiora 27Abbiate nella vostra Superiora, qualunque ella si sia quella

confidenza chè può avere una Figlia alla più tenera delle Madri, e quella riverenza, e rispetto come ad una rappresentante di Dio medesimo. Chè dopo Dio essa sia la depositaria de' vostri pensieri, la consigliera de' vostri dubbi, l'appoggio delle vostre debolezze, la guida de' vostri passi, il conforto nelle vostre tentazioni, il vostro Medico, il vostro ajuto il vostro tutto. Chè niente abbiate per Lei di nascosto e inaprirle il vostro animo, e il vostro cuore fatte in maniera che vi possa conoscere, e comprendere con quella chiarezza e naturalezza come si vede la propria immagine in un terso specchio. 28Sè cosi farete avrete sempre la pace, e la tranquillità di coscienza, la concordia e l'unione nell'Istituto, e il buon ordine, il buon governo, e la buona direzione regnerà nelle vostre opere uffici, ed impieghi. Perciò in quello chè riguarda la confidenza nella Superiora state intieramente a quello chè si dice sù questo proposito nei doveri delle Figlie del Sacro Cuore, come dovete stare col medesimo spirito

39 Ecclesiaste. 40 Sal 133,1.

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riguardo a tutto quello chè in esso si dice, e si pratica colla Confessione, e col Confessore, chè sarà bene col tempo trascriverlo, e unirlo alle nostre Regole, onde onde leggerlo spesso, e praticarlo sempre. 29Ma guardate bene chè Demonio nemico capitale, della pace, e concordia dei Monasteri tenterà con tutte le sue forze di mettere impedimento in questa stretta unione chè vi deve essere delle Religiose con la Superiora, sa bene il maligno, che questa confidenza, e l'ostacolo più forte a suoi maligni disegni, e che la discordia peste, e distruzione dei Monasteri con questa forte barriera non vi potrebbe penetrare perciò chè farà il Demonio? tenterà di mettere nella mente o d'una, o d'un altra Religiosa una certa ripugnanza per questa Regola chè sotto il velo, e il titolo di “ho vergogna... non posso... non ho questa confidenza, sè fosse un altra... non ho niente... non è necessario... non sono buona a spiegare ecc. ecc” coprono la loro poca mortificazione, il loro amor proprio, e la loro superbia, cosi secondando senza volerlo le trame e l'insidie del Demonio tenteranno sè possono distrugere il Cardine principale sul quale s'impianta, e s'aggira tutto il buon ordine, e si basa il governo, e direi pur anche l'avanzamento, e la prosperità dell'Istituto. 30Guai dunque a quella Sorella, guai sè non tentasse di superare con tutte le sue forze, dal bel principio chè nascono, quest'arte soprafine del nemico infernale, guai sè conservasse secrete benché minimi per la propria Superiora, io le direi, e le consiglierei cosi “sè non siete da tanto e disposta di farvi non solamente conoscere, e conoscere come vi vede Dio medesimo, ma di lasciarvi di più guidare, dirigere, e manegiare come un fanciullino dalla medesima qualunque ella si sia, buona, o cattiva, santa, o no' dolce, o sgarbata clemente, o severa, ecc, ecc partitevi in nome di Dio da questa Casa, e lasciate il posto ad un altra, chè voi non siete certamente chiamata per quest'Istituto” 31e cosi mie Cariss: 41 vorrei chè facessero tutte quelle chè ho per la voce attiva chè hanno in Capitolo, o per le cariche chè occupano è in loro potere di ritenere, o licenziare i soggetti. Per rendervi facile, e mantenervi in questa intima, e stetta unione, e confidenza nella vostra Superiora fa duopo amarla, e amarla di cuore. 32Per voi, per la vostra quiete, pel vostro riposo, pel buon ordine della Casa, per l'osservanza delle Regole, e Costituzioni essa sorveglia, essa fatica, essa pensa, e mentre voi vè nè state in pace, e riposo essa porta tutto il peso, e la responsabilità di tutte le opere dell'Istituto avanti Dio, e avanti gli Uomini, e vi par poco? 33Siatele dunque affezzionate, e riconoscenti, e non ammaregiatela

41 Carissime.

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con le vostre ostinazioni, e caprici. Raccomandatela tutti giorni al Signore, ditele chè la illumini, e le dia il vero spirito, e lo zelo chè animava la Santa Famiglia di Nazareth, acciò lo comunichi, e lo trasfondi nelle sue Figlie, senza riguardi, senza distinzione, e senza pregiudizi. 34Chiudete un occhio sulle sue imperfezioni, e diffetti, quando questi non sieno a danno, e pregiudizio della disciplina, ed onor di Dio, e dell'Istituto, nel qual caso come si dirà in avanti / chè spero però nel Signore non succederà mai / nè dovete, nè potete compatirla, del resto per altri diffetti chè derivano dal temperamento abbiatelo anzi a caro chè avrete cosi motivo d'avanzarvi maggiormente in virtù, esercitarvi nella mortificazione, e stare più in guardia sopra voi stesse, cosa chè facilmente non fareste con un altra di tempra buona, e indulgente. 35Molti credano, e s'immaginano perché una persona viene innalzata ad un posto elevato, molto più poi se questa persona fosse Religiosa, credono dicco chè abbia pure d'andare esente d'ogni piccolo diffettuccio, e perfezione, ma mio Dio, il posto ci toglie forze, e ci leva la nostra corotta natura? Chi a questo mondo, vestiti di questa misera carne può vantarsi d'esserne esente? nessuno, nemeno i Santi io credo; la sola Vergine Maria lo fù, perché concetta senza peccato, perché destinata ad essere Madre del Figlio di Dio. 36Non abbiate dunque voi si strane idee, compatitela, ed amatela maggiormente persuadendovi chè pure le sue stesse imperfezioni si volgeranno a vostro profitto, e vantaggio, sè avrete guardato nella scelta la sola gloria di Dio, e dopo il suo braccio per condurvi, e dirigervi sicure, e tranquille pel sentiero sul quale Iddio via ha chiamate, e vi vuol salve. Il vostro amore però Sorelle Cariss: 42 verso la vostra Superiora guardate bene chè non sia disgiunto dalla stima, e rispetto che deve avere ad una rappresentante di Dio medesimo, l'amare senza stima, e rispetto, non sarebbe amore, ed il Signore vè nè guardi sempre, perciò procurate anche esternamente d'usare verso la medesima tutti quelli atti di rispetto, di stima, e di venerazione chè esige la sua carica, perché noi siamo cosi materiali, chè l'interno sè non è ajutato dall'esterno, e dal apparente a poco, e nulla giova; 37perciò nella Casa la Superiora abbia ed occupi sempre il primo posto, non vi sia lecito sedervi alla sua presenza senza sua licenza, incontrandola abbassate il capo, e vi fermate, entrando Essa nelle officine, o in qualunque altro luogo della Casa, dove voi vi trovate alzatevi, e state in piedi sino ad un suo cenno, discorendo, e trattenendovi seco Lei foss'anche in ricreazione, non dimenticatevi mai chè vi è superiore, e

42 Idem.

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fattelo modestamente, e con tutti quei riguardi e belle maniere che si usa tra persone ben nate, e distinte, non alzate mai la voce in sua presenza, e meno poi siate ardite d'altercare con Essa. 38Accusandovi presso Lei di qualchè fallo, ovvero chiedendole licenze, o dovendole fare qualchè osservazioni, o rimarchi fattelo sempre in ginocchio. Credetelo mie Carissime chè questi esterni segni di rispetto verso al vostra Superiora vi gioveranno assai tanto per accrescimento di stima, come pell'adempimento più perfetto delle Regole, pel buon ordine, la concordia, e la disciplina, perciò siate attente e non vi fatte lecito trascurarlo benché sia in piccola cosa. 39Guai poi a quelle Superiore sè per falsa modestia, e vana umiltà prescindescero, e trascurassero che le sue Figlie rendessero loro questi esterni segni di stima d'osequio, e rispetto, guai sè nè accorgerebbero presto a lor danno, e quel chè peggio a scapito del buon ordine, e della regolare disciplina, perciò nessuna Superiora potrà assolutamente dispensarsene. Esse sono obbligate a sostenere l'onore, ed il decoro attaccato al loro posto pel bene dell'Istituto, e la maggior gloria di Dio per poter poi trasmetterlo terminata la lor carica con quel lustro, e splendore come quando nè sono state investite.

Come si ha da diportarsi colle Novizie Del Noviziato

40Abbiate nella Casa un luogo separato affatto si dalle Religiose

come dalle Figlie di S. Giuseppe, il quale serva pel Noviziato, sè col tempo l'Istituto ingrandisce e potesse aver molte Case, destinatene una a questo solo uso, e mandatevi alla direzione d'essa quelle Religiose di costumi più santi, d'ingegnio, e di mente perspicace, di disinvoltura, stabilità, e fermezza non comune, chè vi vogliono, e sono necessarie al disimpegno di si grande, e importante missione. 41Ricordatevi S: Cariss: 43 chè il noviziato è come il Vivaio nel quale si coltivano preziose piante seminate dalla mano stessa onnipotente di Dio, ed a voi date da custodire, far crescere44, e fiorire, onde poi trappiantarle a suo tempo nelle vostre case, acciò il loro frutto porti abbondanza di bene, e la loro vista ricreando l'anima di buoni desideri, faccia lodare, e benedire il Signore chè manda sulla terra si eletti frutti a benedizione, utile, e vantagio delle sue creature.

43 Sorelle Carissime. 44 cf Gen 2,8-9.15

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42Guardate dunque impegno e dovere chè nè avete, e quanto gran conto render dovrete a quel Padrone, il quale sè buono, e misericordioso sarà pur giusto, e terribile con chi trascurerà d'adempiere con tutte le forze ad uno scopo si importante, per vantagio del quale vi ha dato in mano Egli stesso gl'istrumenti, ed i mezzi. 43Io vorrei il Noviziato rigoroso, e severo, non lasciatevi mai prendere dal timore chè questo abbia da ritirare, e raffreddare le vostre Novizie nella loro vocazione, mettendole fors'anche al punto d'abbandonare l'Istituto, lasciate pure chè ciò succeda, e sè nè vadano credete chè ciò non succederà anche alle sole non verramente chiamate, ma quelle chè avranno una vera vocazione, la vita d'annegazione, e di sacrificio chè quivi sono costrette a condure, lungi dal intimorirle, o venirle a noja, le rassoderà viemeglio nei loro generosi propositi, cosi perfezionando queste allontanerete dal Noviziato quelle che non vi potrebbero dare che fiori apparenti, e frutti guasti con danno, e pericolo delle altre. 44Il Noviziato è come il cruggiuolo nel quale si prova il Religioso, e succede di Lui come dell'oro, il quale sè è vero, e fino nel crugiuolo diventa più bello e lucente, lasciando ivi tutta la lega, ma sè fosse falso vi perde l'apparente, e diventa nero. Ma non fatte, e pretendete tutto in una volta, nè crediate di far perfette le vostre Novizie in poco tempo, spogliandole de' loro diffetti, vizi, e massime cosi alla leggere, in poco tempo, e con quella facilità come si fà d'una statua. 45Nò Sorelle Cariss: 45 ci vuol tempo, orazione, pazienza, perseveranza, e fermezza. Cercate di ben conoscere l'indole, l'inclinazione, e la natura delle vostre giovani, per saperle poi applicare quei rimedi, e quelle medicine sieno amare, o dolci ad ogni una più adatate acciò riesca loro di giovamento, e le risani, e non abbia invece come succede spesso nelle malattie del corpo per un rimedio mal applicato mettere a pericolo in un con la vocazione la loro eterna salute. 46Perciò Superiore mie cariss: 46 andate ben caute nella scelta delle Maestre delle Novizie, ci vuol pratica, esperienza, acume, vigilanza fermezza, e le trovarete sè di cuore vi raccomandarete al Signore. 47Appena una giovane accettata entra in Casa come Novizia non assogettatela subito sui primi giorni alle Regole, e alle prove del Noviziato, ciò le stringerebbe il cuore a danno della pace, e soddisfazione chè certamente allora deve provare entrando nello stato da Lei desiderato. 48Sapiate compatire alle comuni miserie Essa abbandona la Patria, la Famiglia la libertà e forse i genitori, ed i

45 Carissime. 46 Idem.

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comodi, e per quanto sia provista di virtù e generosità, questo distacco unito alla diversità totale di fisionomie abitudini, e al raccoglimento, e silenzio chè trova in Monastero non le può sui primi giorni chè recarle un vuoto... una solitudine... una melanconia senza chè vi si agiunga ad accrescerle le pratiche del Noviziato, perciò per sette, o dieci giorni lasciatele una certa libertà di sè stessa, chè vadi sè crede girovagando per la Casa e per gl'uffici, purché non porti distrazione, e disturbi, e sempre assieme ad una savia Novizia che le assegnarete per compagnia, e la quale non dovrà mai in questo tempo lasciarla sola. 49Guardate bene che trovi tutti posti, e le Ufficine della Casa in gran ordine, e disciplina, e le impiegate in esse venendo dalla medesima interrogate rispondano brevemente e a bassa voce facciendo in maniera ch'essa vi scopra, vi veda, e vi conosca che le Regole, l'ordine, e il buon governo vi regnano nella Casa in pieno vigore, credete che questo sarà il migliore elogio, e la maggior stima chè possiate far prendere e concepire pel vostro Istituto. 50Sè la Novizia fosse di condizione, e in conseguenza allevata comodamente, e nell'abbondanza distinguetela sè vi pare nei primi giorni anche il Reffetorio dandole qualche cosa di più delle altre; compatite insomma, e usate sempre qualche attenzione verso quelle di maggior condizione, queste hanno abbandonato di più, e fatto maggiori sacrifici d'un altra chè assueffatta già poveramente trova nella Casa più di ciò che ha abbandonato, però queste distinzioni, e questi riguardi ricordatevi solamente sui primi giorni, avanti chè entrano in Noviziato i quali si devono considerare giorni d'eccezione. 51Vedrete chè questo sistema di non ammettere subito entrata in Casa la petente al Noviziato vi riuscirà bene, perché se la Novizia ha buona volontà si stancherà ben presto di trovarsi sola senza regola, ed occupazione in una casa, ove tutti affatticano, si regono, e muovano al cenno dell'Ubbidienza, perciò vi chiederà con istanza d'essere ella pure ammessa alla sua destinazione, allora sè credarete bene ammetterla anche più presto al Noviziato fattelo pure, ma però vedete non concedete questa che come una grazia, perché in generale i giorni chiamati d'eccezione non devono essere meno di sette, o dieci, pei soggetti poi nei quali vi scopriste sino dai primi giorni qualche malattia, vizi, o diffetti reali, e pel vostro Istituto dannosi, o anche vi lasciassero solamente incerte di ritenerle, o nò, allongate d'altri sette, o dieci giorni il tempo d'eccezione onde poi poterle rimandare avanti d'entrare in Noviziato, sè veniste a questa risoluzione. 52Per le Figlie di St. Giuseppe, chè già voi conoscete, e vi potete senza timore compromettere, queste passano addirittura al Noviziato, sè mai Dio

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desse come io spero a qualche d'una d'esse la vocazione Religiosa chè voi credeste vera, e reale, ed avessero pur anche le qualità necessarie per essere accettate. 53Esercitate a tutta possa le vostre Novizie nella mortificazione specialmente delle loro passioni nell'annegazione della loro volontà scontrariando i loro gusti, i loro desideri, le loro inclinazioni, sina nelle cose lecite, e lodevoli, nell'abbiezione, e bassa stima di loro stesse, impiegando le più schifiltose, e quelle che vedete chè si stimano qualche cosa di più delle altre, negli uffici più bassi, vili, e faticosi della casa, come sarebbe lavar le stoviglie, ajutare nella cucina, lavare, e tener netta la Casa dalle immondizie ecc, ecc, e ciò sino a tanto che le vedete morte affatto al loro amor proprio, alla loro superbia, e ad ogni qualunque sorta di riguardi, e rispetti umani. 54Fatte loro prima di tutto, conoscere come l'ubbidienza, è la chiave della perfezione, chè ubbidiscono prontamente ad ogni cenno, ad ogni volere non solamente delle loro Maestre, ma anche della più inferiore della casa sè questo da loro si richiedesse fattele ben penetrare la necessità, l'importanza, e direi anche la felicità, e i beni chè si trovano attaccati all'Ubbidienza, questa è l'accorciatoja per giungere più brevemente alla santità, quest'è la chiave del buon ordine, e della prosperità de' Monasteri. 55Assueffatele all'amor del lavoro di qualunque sorta poi esso sia faticoso, o nò d'occupazione, o di distrazione, necessario, o innutile, nobile, o vile, non importa lo dà l'ubbidienza, e ciò sia per esse motivo abbastanza sufficiente onde imprenderlo con alacrità, e diligenza, perciò vi riuscirà assai bene per ridurle a questo stato di vera e santa indiferenza, e spogliarle del loro proprio giudizio, gusti, o inclinazioni che le facciate fare, e disfare spesso le stesse opere, lo stesso lavoro anche chè fosse fatto bene, molto più poi sè vedeste chè nè avessero della compiacenza, come anche sul punto chè fossero per terminare qualche bel lavoro, farglielo dismettere e darlo a terminare ad un altra, e chè questa sola abbia poi da portarne tutta la lode, e il merito. 56Ma ciò mie Cariss: 47 con tanta naturalezza, e disinvoltura da vostra parte chè sembri proprio chè siate costrette a fare, ordinare, ed agire cosi, per bisogno, necessità, e per vera loro mancanza di meriti, d'abilità, e di cognizione. 57Coi castighi siate parche; ciò farà loro miglior effetto e nè avranno più timore, ma risparmiatene quande nè vedete vera necessità. Dopo che le avrete corrette due, o tre volte, e chè non vedete un emenda allora adoperate il castigo, ciò servirà d'esempio anche alle altre. 58Colle negligenti poi, e non curanti non perdonate, con queste sè non terrete

47 Idem.

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man franca non farete mai niente, compatite più tosto una, che senza volerlo, o anche in un impito improvisto e subitaneo comette un grosso fallo, e mancanza chè quelle di questa sorta.59 Non concedete poi con facilità, anzi vi direi siate assai ritenute nel concedere penitenze, e mortificazioni volontarie alle vostre Novizie, anche chè nè veniste da esse ricercate, e molto più poi con quelle che nè sono smaniose, in una proficiente, e di poca virtù / non sò sè dicco giusto / ciò mi sembra chè servirebbe a sguazzo della superbia ed ha pascolo dell'amor proprio. 60Le mortificazioni, e le penitenze chè devono fare, dittele e d'abbassare il proprio giudizio, compatirsi vicendevolmente, far volentieri quello che vien loro comandato: essere usate, ed attente a loro studi, impieghi, ed occupazioni. 61Non coltivate certe pettegolezze chè trovano male, e hanno scrupolo in tutto, disprezzatele, e dittele francamente chè sè non si cambiano questo Istituto non è per esse: cosi pure a certe smorfiosette, chè si credano, e vorebbero sui primi giorni del Noviziato essere di già mezze sante, e perciò s'inquietano, e turbano perché nell'orazione non hanno il fervore chè desiderano, nè nelle occupazioni il continuo raccoglimento, nè tutte quelle virtù insomma chè hanno sentito, e letto nelle vite de' santi: ditte a queste chè pensano poco a sè, ch'esse non son sante anzi lontane le mille miglia dall'arrivarvi, chè si umiliano, e stiano tranquille nelle mani di Dio in quel luogo, e maniera chè la divina volontà le vuole e le mette senza voler ascendere a quella perfezione della quale non nè hanno i meriti. 62Fatte abbo Fatte abborire poi a tutte le singolarità specialmente nelle cose spirituali, fatte loro amare la vita semplice e comune come la più sicura, e la più scevraa di pericoli. Ditte loro chè noi Suore della Sacra Famiglia dobbiamo uniformarsi a nostri tre Divini modelli i quali condussero in apparenza appresso gli Uomini la vita la più semplice, e comune, chè dobbiamo com'essi cercare di diventar grandi avanti gli occhi di Dio, ma solo nel sacrificio, e nell'abbiezione. 63Non fatte loro leggere opere ascetiche, tranne L'imitazione di Cristo, il Combattimento Spirituale del P. Scupoli, e il Liguori, come anche lo spirito delle Figlie del Sacro Cuore, specialmente dove parla delle virtù, e del Sacramento della Confessione, e essendo simile a questo il nostro spirito. 64Cosi pure non fatte loro leggere certe vite straordinarie de' Sante, più d'ammirarsi chè d'immitarsi, esse non devono invidiare i doni straordinari che Dio concedette a certe anime elette, nè il loro sensibile amor di Dio, ma bensi il disprezzo di loro stesse, e del loro giudizio contentandosi di stare a piedi della Croce, e raccogliervi i modesti fiori d'umiltà, e di pazienza senza por le mani a più alti, e

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rigogliosi. 65Fatte loro amare il silenzio, nella solitudine Dio parla al cuore questo è il primo gradino senza del quale non si può giungere alla perfezione. Una giovane ciarliera non diventerà mai santa, anzi nemeno buona religiosa, sè nel noviziato non impareranno a tacersi, non lo sperate mai dopo, già nè avete l'esperienza. 66Il silenzio, è Figlio del Raccoglimento, e il raccoglimento è l'arma, e la sicurezza d'una Religiosa, guardate dunque necessità grandissima che vi di questo, specialmente a noi si di frequente esposte ed a contatto con le persone del mondo, perciò il silenzio sia sempre, e continuamente di regola tra voi. 67Guardate chè non abbiano smania di prodursi, di dire, e di fare, soffocate questo sul bel principio, poiché potrebbe divenir sorgente d'infiniti errori, che trovano invece piacere a vivere nascoste, e ritirate quando però l'ubbidienza non lo comandi, 68chè si amano vicendevolmente tra loro, e si compatiscono, come Dio ama, e compatisce noi sue Figlie, e sue creature. 69Una poi delle cose più esenziali, che dovete far bene penetrare nello spirito delle Novizie si è l'assueffarle ad aprirvi interamente il loro cuore, raccontarvi le loro inclinazioni, quello chè pensano chè desiderano, e chè passa nelle loro anime, e ciò con tanta chiarezza, e verità come l'occhio vede l'esterno questa è una delle Regole principali dell'Istituto è sulla quale gira tutta la buona, e la cattiva riuscita di questo, e de' suoi individui, perciò procurate chè tutta nè conoscano l'importanza, chè l'amano, e vi si uniformano oltre la necessità grandissima chè vi è di questo per dirigere e formare lo spirito, vi è pur l'altra non meno importante di supplire cioè al bisogno chè sente l'anima in certi momenti o d'angustie, e di gioia, o di timore d'aprirsi, e confidarsi con qualch'uno, e sè non lò fa con la propria Maestra, o Superiora, bisognerà chè di necessità lo faccia con un amica, col Confessore, e Dio nol voglia sè lo potesse anche con qualche estraneo impedite tutto ciò con grande premura, onde schivare grossi disordini chè naturalmente da ciò succederebbe. 70Perciò guardate abilità grandissima chè deve avere una Maestra delle Novizie. Essa deve sapersi concigliare stima, e rispetto in un con amore, e confidenza, deve dar coraggio ed animare le timide, essere sostenuta, e concisa con le sfacciate, sciolta, e non curante, con le scrupose, e pettegole, severa, e allerta con le furbe, e dissimulate, chè Dio però tenga sempre quest'ultime lontane da questa casa. 71Non concedete mai alle vostre Novizie nè conferenze a voce, nè in scritto col Confessore, col Parroco, o con qualunque altro Sacerdote che le avesse nel mondo conosciute, e sè qualche d'uno ignoro di questa nostra Regola lasciasse foss'anche di cosa indiferente ritenete presso voi la Lettera, e fatte non ne giunga ad esse notizia

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alcuna: lo stesso metodo, e la stessa Regola usate pure riguardo ad altre Lettere, e notizie chè potesse lor pervenire da Parenti ed Amici, tranne qualche caso urgente, e di necessità, e qualchè rara notizia de' propri Genitori. 72Sè tanto rigore dovete tenere con i carteggi, e le notizie, quanto poi nè dovete usare con le persone chè verranno per vederle, e visitarle, i soli Genitori, e chi fà per essi possono vedere le proprie Figlie, sempre però chè anchè questo sia di raro, e la Novizia accompagnata. 73Vedrete mie Carissime il vantaggio chè nè derivera da questa loro quasi totale separazione del mondo, saranno più contente più libere, più raccolte, e più allegre, perché infine le persone del mondo non vengono a Monasteri che per raccontare le loro croci, i loro Negozi, i lor dispiaceri, e partendo lasciano la Religiosa mal contenta, ed afflitta trovare dosi innabilitata a giovargli, e molte altre poi vi vengono per curiosità, o per censurare questo, e quello chè hanno veduto, e sentito. 74Non mandate le vostre Novizie più spesso degli otto giorni a Confessarsi, con le più scrupolose, e le smaniose di questo Sacramento sarà ben fatto qualchè volta differirglielo quindeci giorni, ma solamente rara volta e con prudenza, e mai per sistema: con tutte poi abbiate cura di far spesso cambiare Confessore. 75Le comunioni della Regola non sono che tre per ogni settimana, con le Novizie però appena entrate nell'Istituto mandatele solamente ogni otto giorni, in generale questo riuscirà loro quasi tutte gravoso, e stenteranno ad uniformarvi il proprio giudizio, ma ciò servirà a voi per conoscere la loro docilità, e virtù. 76Non concedete poi facilmente comunioni più spesso di quelle chè sono di Regola, e quando Iddio vè lo ispirasse, e lo trovaste vantagioso, sospendetene senza scrupolo qualche d'una anche di queste per penitenza, o castigo. 77Nel primo anno del Noviziato la Novizia porterà il proprio Abito secolare di qualunque sorta, taglio, o colore ci si sia purché sia modesto, decente, e polito: assueffatele ad una polizia particolare, sè a tutte è necessaria la polizia, a noi specialmente chè dovendo innalzare l'opere dell'Istituto, è pur necessario contribuirvi pur anche con l'esterno, polito, netto, composto. 78Chè camminano diritte, e senza affettazione, chè discorono, ed espongono i propri sentimenti con una modesta semplicità, è naturalezza, chè devono essere in noi caratteristiche. 79Chè sieno affali, e cortesi, ma non disgiunti da quella certa modestia, e ritenutezza si necessaria ad una Religiosa. 80Credete mie Cariss: 48 chè dobbiamo ajutare l'altrui stima, e rispetto, con la nostra educazione civile, coltura, e maniere dolci, e polite perché il mondo è cosi fatto chè

48 Idem.

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sè si avesse d'unire all'arte agricola chè professiamo le maniere rozze, e incivili dei contadini saressimo presto sprezzate con danno grave dello scopo principale dell'Istituto il quale è di far stimare, ed amare quest'arte, unendola alla civiltà, ed educazione cittadina. 81Perciò lo Studio della gramatica, l'aritmetica, e la calligrafia sia soggetto delle vostre premure e dell'applicazione delle vostre Novizie, oltre lo studio della Scienza Naturale necessaria a sapersi essendo questa fondamento dell'arte Agraria. Quanto più una Religiosa sarà istruita gioverà all'Istituto, e darà maggior edificazione al mondo chè crede l'arte agraria, e il lavoro delle terre solo appanagio degli idioti, e degli ignoranti. 82La storia sacra antica è pure indispensabile chè bene apprendono, dove meglio volete voi trovare i modelli della buona fede, del trattar semplice, e virtuoso, dei costumi incorotti chè volete con l'amor all'agraria far rivivere, sè non in quelli Uomini giusti, e santi chè si meritarono in si alto grado la protezione, e il favore di Dio di farsi chiamare il Dio d'Abramo, d'Isacco, e di Giacobbe. 83Per assueffare le vostre Novizie a ben esprimersi, ed esporre con chiarezza e francamente i propri pensieri, fatte loro spiegare le Lezioni chè odono sia in scuola, sia in Refettorio, chè vi facciano sopra i propri comenti, le proprie osservazioni, ciò servirà per tenerle attente e raccolte, ma sopra tutto poi fatte loro spiegare la Dottrina Cristiana, e gli Evangeli, ciò è necessarissimo dovendo poi esse a lor tempo spiegarlo agli altri, reprimete però le smaniose dal dire, come le più prolisse del spiegare, questo oltre chè sente di vanità, può essere anche causa di incorrere in errori, e spropositi, perché non vi allontanate dalle dimande e risposte del Catechismo come dai semplici argomenti degli Evangeli, poiché noi donne non siamo teologhe, e potressimo facilmente errare, con danno grave e pericolo di mettere in noi, e in altri principi falsi, e idee storte, perciò chè sieno brevi, e semplici, due dotti credetemelo mai abbastanza raccomandate. 84Le Novizie avranno il proprio Orario, e le proprie Regole, come la loro ricreazione, e la loro sala di lavoro, e studio, separato dalle Religiose. 85La Colazione, il pranzo, e la cena avranno solamente in comune con queste, ma la Novizia non potrà trattenersi a discorrere con le Religiose, sè non di cose strettamente necessarie come dovrà usare con esse tutte que' riguardi, e convenienze che si deve al loro grado. 86Dividete, e suddividete tutte le ore del giorno con qualche diversa occupazione, ciò servirà a farle parere più breve il tempo e ha non mai annojarsi per esempio la mattina abbiano Lezione di Gramatica Aritmetica, e calligrafia, al mezzo giorno la visita in Chiesa e l'esame particolare, il dopo pranzo la Dottrina

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Cristiana, la Storia Sacra, e lo studio teorico agrario, oltre il lavoro chè deve pure occupare buona parte della giornata. 87La lezione spirituale due volte al giorno nel tempo del lavoro e due Meditazioni, una la mattina, e l'altra la sera ciascuna d'una mezz'ora. 88Il silenzio come si disse sarà sempre di Regola però trovandosi le Novizie unite nella sala di lavoro, la Maestra le concederà qualche tempo per discore, onde non concentrarsi ne' propri pensieri poiché essendo noi donne di troppo immaginativa ciò potrebbe forse pregiudicarle, però per la Casa, per le Officine, corritoj, dopo l'esercizio della sera, s'indoppo la colazione della mattina, e nel tempo degli studi qualunque non sia mai lecito dispensarle, anzi lo facciano osservino rigorosamente. 89Le Novizie non si dovranno mai lasciar sole, essendo impedita la Maestra, vi stia l'assistente specialmente poi nelle ricreazioni, questo tempo di sollievo credetemelo è il più acconcio ed adattato per conoscere il carattere, l'indole, le inclinazioni, e per sino i vizi, e le virtù delle vostre Novizie, perciò guardate dall'interromper loro ogni parola, ogni atto, ogni motto chè non vi sembrasce al primo aspetto lodevole / sempre però chè non fosse qualche cosa di scandalo, e di mala edificazione / lasciatele ridere, correre, giocare, e sollasarsi come vogliono, sempre però nei limiti della modestia, questo oltre vi servirà di lume, e cognizione per conoscerle, gioverà assai a conservarle sane, e buon umore: esse sono giovani, e il tenerle sempre occupate e in suggezzione le pregiudicarebbe, però sarebbe bene impiegarle qualche volta in cose dove abbiano da stare in piedi, e far moto, come sarebbe ajutare alla Cuciniera, alla Lavandaja ecc, ecc. 90Così pure sè vedete chè lo merita, e si diportano bene, ma più specialmente per premio al silenzio, concedetele, una volta al mese, chè sò io quando vi parerà, una ricreazione straordinaria, qualche merenda, qualche divertimento ecc, ecc L'arco dicce St. Giovanni non deve sempre star teso, e la monotonia uccide la gioventù. 91Non esponete la Novizia prima dei due anni di Noviziato agli occhi del pubblico, altro che qualchè rara volta sè vi sembrasse bene, o per via di prova, o per mortificarle, o anche per motivi di salute, 92il terzo anno del Noviziato poi sarà bene chè incominciate a condurle, e nelle Scuole, e in Campagna, ciò servirà ad esse di pratica per apprendere i metodi, e le regole, ed a voi per conoscere qual è quel impiego, quel ufficio nel quale la Novizia spiega più attitudine, ed abilità. 93Nel secondo anno del noviziato impiegatele invece nel guardaroba, nel tener registro la biancheria, in assetto gli utensili di Casa, impiegatele nell'infermeria, insegnatele a preparar le bibite, e le medicine per le ammalatte, nella cucina, ecc, ecc e in tutte quelli altri impieghi utili, e

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necessari per saper poi accudire con utile, e bene, in quel posto chè l' Ubbidienza crederà poi loro d'assegnare per vantaggio dell'Istituto. 94Il primo anno poi del Noviziato, non sia impiegato altro, altro chè nel formarle lo spirito, perciò non occupatele in impieghi, o uffici di stagioni qualunque, altro chè in caso di grande necessità, e quanto è necessario per conservarle in salute. Essendo le Novizie, molte, e disimpegnate sarà bene farle recitare il piccolo Ufficio della Madonna in Coro, come si costuma negli altri Monasteri, essendo invece poche supplite con qualche visita di più al SS: Sacramento per il quale dovete loro ispirare una divozione particolare. 95La Sacra Famiglia del Dio fatto Uomo deve essere pure oggetto della lor tenerezza, ed amore questa devono spesso visitare è in Betteleme, e in Nazarett, in Egitto, per cercare d'uniformare a que' santi personaggi i loro gusti, i lor desideri, le loro inclinazioni, la loro vita, chè mie cariss: 49 deve andare più di frequente a visitarli, a trattenersi seco loro, a prestarli ogmagi, adorazioni, ringraziamenti, sè non noi che le siamo cosi strette, e legate col titolo chè portiamo. A questa scuola non ci potrà impedire dall'accostarsi la nostra indegnità, poiché qui vi è l'umiltà medesima, la nostra ignoranza dall'apprendere poiché qui le virtù sono facili, dall'amare la nostra freddezza, e insensibilità poiché questo è il mistero d'amore, andiamoci dunque con premura, e assiduita, e fermiamoci con profitto. E qui, vedete, e qui sè le vostre Novizie vi fermeranno dimora, dove conosceranno il prezzo de' sacrifici, il merito dell'ubbidienza, la bellezza della virtù, la felicità e la sicurezza della vita nascosta, e qui infine dove si alleveranno veri modelli di grandi originali. 96La divozione pure alla Beata Vergine Addolorata abbiano in stima particolare, e come potrà la Madonna negarci il suo aiuto, e la sua protezione, chiesta pe' suoi dolori, ed i suoi patimenti. Qual conforto non è per noi questo titolo di Regina de' Martiri chè richiamandoci alla memoria le sue sofferenze, e le sue pene, ci anima a soffrire le nostre con più coraggio, e rassegnazione. 97La divozione pure a S. Giuseppe al quale la casa è consacrata, e l'Istituto deve la sua fondazione, avvocato potente presso il Signore, e nel quale dobbiamo mettere la nostra fiduccia, e tutta la nostra confidenza, come a Padre, consigliero, e special protetore; ai santi Apostoli particolarmente il Discepolo Vergine, a St. Gio: 50 Battista, e poi a 98tutte que santi chè furono secondo la carne consanguinei alla Sacra

49 Idem. 50 Giovanni.

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Famiglia, e quelli altri ch'ebbero la sorte di vivere in quel tempo, e di trattare con la medesima con famigliarità, e confidenza.

Agiunte 99[...] e tutte quelle Sorelle che Dio ne' suoi alti disegni avrà

destinate, e chiamerà a parte con vocazione speciale in questa corporazione Religiosa di di qualunque stato, o condizione si sieno, ricche o povare, nobili o plebee dovranno tutte essere disposte d'andar in Campagna. La Campagna offerisce [...]

100[...] e la compiacenza di Dio. Non sarà però escluso dalle

Sorelle l'applicarsi con tutto l'impegno, e la premura anche nell'Istruzione Religiosa, e civile, onde disimpegnare con lode, e profitto anche gli altri Uffici, ministeri, ed obblighi chè la Casa, ed Istituto si è assunta di fare.

101[...] Quantunque però in questa società vi abbia dà essere un

sol ordine di Sorelle, e tutte in modo speciale dedicarsi all'Agricoltura essendo questo il fine della sua Istituzione, tuttavia vi saranno quelle Sorelle più particolarmente adette ai lavori di Campagna, come per esempio quelle chè dalla loro nascita, condizione, e forza vi sono di già avvezze, ed abituate, altre in vece più civili, e delicate potranno meglio riuscire, ed essere di maggior vantaggio impiegate in altri uffici, ed impieghi, come il nostro istituto cè nè offre si molti e variati. Tutte però le Sorelle entrando in questa Comunità devono essere preparate, e disposte a fare e sostenere quanto dalla Superiora verrà loro affidato, e comandato. Esse consacrandosi al Signore rinunciano alla propria volontà, ai propri gusti, alle proprie inclinazioni, e non sarà mai buon membro quella Sorella che mostrasse ripugnanza, e contrarietà a quanto le venisse richiesto, e comandato. Per quanto però possa essere varia, e differente la condizione, i talenti, l'abilità, e le forze delle Sorelle tutte però possono essere utili, e necessarie, come lo è al nostro corpo l'occhio, il piede, la mano, membri tra loro di diversi, onde l'opera di Dio fiorisca più bella, intiera e compita alla sua maggior gloria, ed ha vantaggio del prossimo. [...] Animate dunque di sani principi, e d'un medesimo spirito [...]

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CAPITOLO VII

Una parola alle superiori Come adempiere ai propri doveri51

Una parola alle Superiore 11. “Portate gli uni i pesi degli altri e seguirete la legge di

Cristo”52 Queste parole di S. Giovanni, e quest'altre di Gesù Cristo “Chi vuol venir con me, prenda la sua croce ogni dì e mi segua”53 dette a tutti gli uomini, sono particolarmente dirette voi, Superiore mie carissime; a voi che avete la direzione ed il governo della Casa ed Istituto; a voi che oltre alla vostra croce, dovete portare quelle delle Religiose a voi affidate; a voi, che dovete guidarle e condurle pel sentiero della perfezione più coll'esempio che con le parole, più con le opere che coi consigli, più colla pazienza che con l'autorità. 2Armatevi dunque di forza, di coraggio, di generosità e di fermezza, se non volete restare sotto il peso aggravate ed oppresse. Se il posto di Superiora è grave, guardatevi però che la vostra fantasia non lo accresca con vani timori ed inquietudini. Che cosa è che vi spaventa? Forse lo stretto conto che un giorno dovrete rendere a Dio? Certamente che questo fa fremere considerandovi sole con le vostre poche forze; ma il Signore non ha promesso d'ajutare chi in Lui spera? Riposatevi adunque in Lui, seguite docilmente le sue norme, i

51 [Di questo testo esiste anche un'altra versione in brutta copia. Si trascrive solo la

seconda, considerata la bella copia della precedente] 52 Gal 6,2 53 Mt 16,24; Mc 8,34; Lc 9,23; Gv 12,26; Mt 10,38; Lc 14,27

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suoi esempi i suoi lumi e le sue ispirazioni, e promettetevi tutto dal suo amore e dalla sua tenerezza. Dio vi affidò la sua Casa, e la sue Spose, e le sue Figlie e come tali abbiatene tutta la cura e la premura; 3ma non prendete quel fare in maniera d'importanza e di sussiego che allontana invece d'affezionare gli animi; raffredda e toglie la confidenza e vi guardate pure da quell'aria di sfacendate che è tanto indecoroso al vostro carattere; ma procurate che il vostro esterno sia sì composto, le vostre maniere sì modeste, le vostre parole sì misurate che abbiate da far conoscere che se sapete governar gli altri, sapete pure governar voi stesse; 4e occupate il vostro posto con quell'amabile e semplice dignità della quale Gesù Cristo ce ne diede esempio nel tempo della sua vita mortale e che dovrebbe essere il modello non solo delle Superiore, ma di tutte le Suore della Sacra Famiglia.

52. Osservanza delle Regole Siate severe sino allo scrupolo sulla esatta osservanza delle

Regole e costumanze dell'Istituto, base esenzialissima d'ogni regolare disciplina. Guardate che le Sorelle non manchino senza grave motivo dal Coro, dalle ricreazioni, dalle scuole, ecc. che osservano il silenzio custode della regolare disciplina; che non vadino al riposo più tardi delle altre, nè alcuna si alzi prima dell'ora comune senza licenza, massimamente poi con quelle che vi inclinassero: 6quindi sia vostra grande premura di darne voi stessa per prima l'esempio, e se non siete impedita da qualche importante dovere o motivo, siate sempre le prime che accorre all'Oratorio, all'Ufficio, all'impiego, al riposo, alla ricreazione; che osserva il silenzio e che sta intieramente al vitto comune. 7Se alle vostre Religiose potete e dovete, in caso di necessità, concedere qualche licenza con voi dovete essere più ritenute e non dispensarvene se non quando il bisogno potrebbe cagionare un male maggiore e reale.

83. Far rispettare il proprio grado. Se non dovete, nè potete permettervi, senza grande necessità,

nessuna distinzione nel cibo, nella stanza, nell'abito, ecc. ecc. abbiate invece grande premura di conservare in pieno vigore, tutte le dimostrazioni d'onore e rispetto dovuto al vostro grado, essendo questo necessario per mantenere il buon ordine, la disciplina e la regolare osservanza nell'Istituto; quindi non dispensate nessuna Religiosa dall'obbligo e dovere di rendervelo. Questi esterni segni d'onore e rispetto che vi si tributano non dovete considerarli fatti a

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voi ed a' vostri meriti che certamente meno d'altre ne sarete degna, ma fatti al grado che occupate, come rappresentante di Dio, quindi vi umiliate avanti a Lui e dimandategli la grazia che come siete distinta pel posto, lo possiate pur esser pei meriti, per gli esempi e per le virtù.

94. Prudenza nell'operare con le Religiose e con gli esterni. Fra le virtù la più necessaria ad una Superiora è certamente la

prudenza; perciò quando scoprite dei difetti e dei disordini nelle vostre Religiose e nella Casa, oppure che vi vengano questi riferiti d'altre persone, sieno poi Religiose o secolari, di qualunque materia poi si sia, e riguardo alla condotta od altro, non allarmatevi nè prendete, come si dice, su' due piedi, una determinazione qualunque in proposito, anche che vi sembrasse buona, ma esaminate bene prima tra voi con gran pace e calma quanto avete creduto, o che vi si ha riferito, indi avanti a Dio spogliandovi d'ogni vostra inclinazione, e nuda d'ogni vostra volontà e desiderio, decidete e risolvete quanto in proposito vi sembrerà più utile e buono, dietro le vostre regole, per Iddio, le vostre Figlie, il vostro Istituto. Lo stesso metodo tenete pure circa a quanto vedeste, o vi riferissero di bene avanti di prendere una rissoluzione in proposito. 10Credete, mie carissime che parlo per esperienza difficilmente una risoluzione ed un rimedio applicato, come si dice, a precipizio, giova a sanarci, ma quasi sempre viene seguito da dispiacere e pentimento. Tenete dunque questo metodo, se volete godere pace e tranquillità di coscienza. Se il Signore poi, per i suoi giusti ed imperscrutabili giudizi, permettesse nondimeno che cometteste qualche fallo ed errore, voi però sarete tranquille, avendo usate tutte le precauzioni necessarie per ben operare, ed essendo stata la vostra intenzione buona, retta e santa. A chi teme il Signore nulla avverrà di male, ma nella tentazione Iddio lo conserverà, e lo libererà dai mali. Eccle: 33. 1. 11A coloro che amano il Signore, tutte le cose tornano a loro vantaggio Rom: 8.54 Vorrei che tutte poteste dire alla fine della vostra carica “Non ho mai operato per capriccio, nè per precipitazione.

125. Non alterarsi per trovar oppositori alle nostre Regole. Venendovi fatti rimarchi sulle vostre Regole, e sulle opere

dell'Istituto abbracciate e già approvate con superiore autorizzazione, non inquietatevi, nè fatevi vedere irritate; ma ascoltate con pazienza e

54 Rm 8,28: “Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.

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rispondete con tranquillità, dovendo voi sempre credere che la loro intenzione sia buona, ma non crediate di volergli persuadere il contrario, e far loro penetrare le vostre massime ed opinioni, entrereste facilmente in inutili alterchi, con vostro danno e perdita di tempo, ma sappiatevi disimpegnare con sciolta e modesta franchezza, che senza disgustarli rispettino le vostre intenzioni e partano, se non contenti, almeno soddisfatti dalle vostre maniere ferme sì, ma obbliganti e pulite. 13Non allarmatevi nè lasciatevi avvilire di quanto vi può succedere in Casa o fuori sì con le Sorelle che con gli estranei, nè prendete le cose con importanza e in grande; pace, pace, state quiete e lasciate passare l'oscuro prodotto dal turbine, dopo vedrete più chiaro che alla luce dei lampi, e forse quello che vi sembrava sì brutto non sarà poi tale alla chiara luce del giorno. Quante inquietudini, quanti dispiaceri, quante notti insonni avreste risparmiato a voi ed agli altri se avreste, come si dice, dato luogo al tempo. 14... Volete andar sicure che il vostro lavoro e le vostre occupazioni sono grate a Dio e da Lui benedette non ne vi cercate nè mettetevi affezione a nessuna tranne a quelle che vi darà l'ubbidienza.

156. Guardarsi dall'affezioni particolari Guardatevi dal simpatizzare, come si dice, con questa o con

quella delle vostre Religiose; ciò è più facile di quel che si crede, trovandosi sempre nelle Comunità qualche carattere più amabile dell'altro; quindi state allerta ed a guardia del vostro cuore se non volete comettere distinzione, con quantunque piccolissima pure darebbe nell'occhio alla Comunità, la quale vede meglio di voi i vostri difetti; e quantunque per un certo riguardo e rispetto della carica che occupate non ve lo dimostrano, non lascieranno per questo dall'internamente condannarvi. Procurate invece di trattenervi più spesso, e d'essere più cortese con quelle che hanno un carattere più difficile e diverso dal vostro, a preferenza di quelle che sentite maggior inclinazione. 16Il sacrificio e l'annegazione che dovete inculcare alle vostre Religiose, deve essere il vostro pane di ciascun giorno per mantenere l'armonia, la pace e la concordia nella vostra Famiglia. Val più un tozzo di pane secco con la pace che una casa piena di vittime con la discordia Prov: 17. 1. 17Io credo che una delle tentazioni più ordinarie con la quale il demonio tenta le Religiose sia questa di far credere che la Superiora ami e stimi maggiormente questa e quella a preferenza di sè, e da ciò ne nasce l'invidia, la malinconia, il mal umore, le mormorazioni, se non ispiegate almeno

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internamente, ed il demonio poi, raggiratore instancabile, fa succedere la negligenza nei propri uffici, la distrazione nelle opere di pietà e di religione, e perfino l'indebolimento ed il malessere di salute, che prodotto da cause morali diventa incurabile ed intesichizze. Per togliere ogni occasione a tanto male schivate anche di parlare delle vostre Religiose, con le vostre Religiose, sia poi con lode, biasimo, od altro, senza grande motivo e necessità. Credete che la nostra comune miseria è sì grande, che poco, poco, basta a risvegliare sentimenti di mal umore, invidie, rancori sì dannose in una Comunità. Lasciate ad esse di lodare chi lo merita; questo sarà senza pericolo e gelosie, e servirà maggiormente di stimolo comune al bene operare.

187. Non usare parzialità nel distribuire gl'impieghi. Non siate ligie nel distribuire gl'impieghi consultandovi sempre

prima col Signore, spoglie d'ogni vostra inclinazione, indi al ben essere e vantaggio dell'Istituto. Guardate sè il carattere, la tempra, l'abilità e la salute di quella Sorella riuscirà bene al disimpegno di questo o quell'ufficio, molto più poi se si trattasse d'impieghi rilevanti; direttrice ecc. ecc. consultate le vostre consigliere e raccomandatevi di cuore alla Sacra Famiglia della quale portate il nome, e ditele con rispettosa confidenza, che v'illumini, poiché dalla buona o cattiva riuscita di queste, dipende pure l'onore delle loro Sorelle e della loro Casa, indi decidetevi senza scrupoli, riguardi o timori. Guardate che alle volte vi potrà succedere che la nomina di qualche Sorella ad un impiego, sia poi tosto seguita da pentimento... 19non contristatevi per questo, e non abbiate timore quando voi avrete usate tutte quelle precauzioni che dissi di sopra questo pentimento viene certo dal demonio; però guardate dal lasciarlo scorgere, e meno poi palesarlo con chi che sia, credendo di trovar lume o sollievo con questa o con quella delle vostre Religiose: siate tranquilla e confidate e vedrete che la calma ritornerà ben tosto, ed il Signore, del quale avrete guardato alla gloria, giustificherà la vostra scelta e se fosse necessario d'un miracolo per questo, lo farà avendo data la sua parola che chi opera rettamnte non sarà ingannato.

208. Trovarsi sempre nelle comuni ricreazioni. Procurate di trovarvi sempre nelle comuni ricreazioni, e non ve

ne esentate se non in caso di grande necessità, e allora vi stia l'assistente. Impedite in queste adunanze, le piccole mormorazioni, biasimi e maldicenze. Proibite a quelle Religiose che hanno d'ufficio

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di stare nelle scuole, sieno pubbliche o private, di raccontare i difetti o falli delle Fanciulle; quello che intesero da questo o da quello nel loro impiego, se non fosse cosa di comune edificazione, ma sempre con licenza prima della Superiora. I loro discorsi si versino invece su quanto può animare lo scopo e l'amore all'Istituto. Guardate che non si trattengano a due, a due, a discorrere a parte, essendo le amicizie particolari la peste de' Monasteri: è questo un difetto altrettanto comune, come dannosissimo allo spirito e avanzamento della perfezione Religiosa. Tenete occhio a tutto, e guardate pure che non si tocchino per le mani, che non stiano sedute incomposte, che non parlino tra esse a bassa voce in maniera di non essere udite, ecc. ecc. Del resto lasciate chè stiano allegre e si sollevano nel Signore, voi pure procurate di dividere con esse la loro gioja ed allegria, facendovi vedere liete e contente, di maniera che la vostra presenza abbia da portare tra esse, il piacere, la pace, e la consolazione.

219. Non giudicar tutte sante. Non credete e giuducate le vostre Religiose tutte sante e

perfette, desideratelo invece, e ne pregate per questo il Signore, ma non pretendetelo, almeno da tutte; quindi siate attente e vigilanti sui diportamenti di ciascheduna, ricordandovi che ne siete a Dio responsabile ed un giorno ve ne sarà chiesto stretto conto, ma compatite certi difettucci ed imperfezioni che non derivano da mal animo e non portano scandalo, mal esempio e scompiglio qualunque nella Casa e società: / parlo delle Professe / questo servirà egreggiamente a tenervi in esercizio di pazienza, e Voi e le Consorelle; quindi non le amate e stimate meno delle altre. Gesù Cristo esente d'ogni difetto, e perfettissimo, compativa e tollerava quelli de' suoi Apostoli e per questo non istette dal sollevarli alla più alta dignità della Chiesa. Seguite il suo esempio ricordandovi che non siamo Angeli, e che solo in Cielo vestite d'incorruttibile, troveremo quella purezza e perfezione che qui in terra ci è solo permesso di desiderare senza mai poter raggiungere. 22Fate amare alle vostre Figlie e direi fino prediliggere i poveri e la povertà con tutti i suoi seguaci che sono disprezzi, umiliazioni, fame, freddo, stanchezza, ecc. ecc. Dite loro per animarle che Dio sino quando dall'eternità, formò l'idea di quest'Istituto, non a caso gl'impose il titolo d'Istituto della Sacra Famiglia, ma per ricordarci di que' divini Modelli i quali nacquero, vissero e morirono da poveri, ebbero parenti ed amici poveri, e coi poveri divisero il pane, il sollievo e la fatica; e per questa Classe Gesù fece i suoi più grandi e strepitosi miracoli. A voi pure il Signore

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consegnò la classe povera, volendo che ad esempio del suo Divin Figliuolo non isdegnaste la loro compagnia, ma anzi li istruiste, li sollevaste e tutte per essi impiegaste le vostre forze e le vostre sostanze. 23E voi ricuserete seguire i Suoi esempi, le sue chiamate? Ricordatevi, mie Carissime, che non vi può essere un Istituto più facile del nostro a tralignare dalla sua primitiva istituzione, perché fondato sull'umiltà, e sull'abbassamento, cose tanto contrarie e ripugnanti, alle nostre naturali inclinazioni. Perciò state in guardia e non fate distinzione d'impieghi per le più nobili, le ricche, le letterate, se non volete cadere in questo pericolo, ma tutte mano, mano, si avvicendino negli uffici più bassi, vili, e faticosi, o con la man d'opera, o con la sorveglianza o con l'istruzione, secondo la loro forza e capacità. Voi Superiore siete le sentinelle, che dall'alto delle vette spiano le entrate della città, per vedere tutti i passi e le mosse del inimico e dell'allarmi, e mettersi sulle difese appena che questo osasse avvicinarsi.

2410. Procurare l'unione e la carità reciproca. Procurate che le vostre Figlie si amino tra Esse, con un amore

scambievole e leale, che sieno pronte a farsi vicendevolmente piacere, anche con loro scomodo e sacrificio; che sieno cortesi, affabili, sommesse e dipendenti l'una a l'altra, senza invidie, senza gelosie e senza rancori. Per mantenere quest'unione ed amore vicendevole, procurate che le vostre Figlie si trovino spesso tra loro unite, specialmente nelle comuni ricreazioni: fate cambiare alternativamente quelle che pe' loro uffici ed impieghi, non vi potessero mai assistervi e non trascurate nulla acciò la carità viva e regni nell'Istituto come deve regnare viva e scambievole per tutta l'eternità nel Paradiso. Carità virtù poco conosciuta nel mondo anche tra persone spirituali. Fate ben comprendere alle vostre Religiose la necessità di questa virtù specialmente nelle Comunità, perché siccome tutti gl'individui hanno diverse le fisionomie, dice un Autore, cosi sono diversi i temperamenti, le inclinazioni i caratteri: quindi vedete la necessità della Carità per avvicinare tra essi spiriti sì variati e diversi. Carità virtù Divina: Legame de' cuori. 25La Carità è quella che alimenta le opere di misericordia, unendo gl'individui d'una Comunità in santa unione per amar Dio, e per amor suo prestarsi a vicenda in aiuto de' prossimi. Per mezzo della Carità l'uomo ama e si unisce a Dio e in lui e per lui ama il suo prossimo come se stesso. Ma abbiate premura di far conoscere alle vostre Figlie in che consiste la vera Carità insegnataci da Gesù Cristo, essendovi la carità falsa, la quale coperta

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col mantello della prima ci inganna molte volte facendoci prender l'apparenza per la realtà con nostro pericolo e danno. Si crederà una di carità perché portando dalla natura un carattere sensibile, sente compassione ad ogni piccolo male del prossimo, ma non sa poi compatire un piccolo difetto nè tollerare la benché minima contrarietà; 26un'altra invece saprà compatire le compagne, ma solamente quando sente nell'animo una disposizione alla pace e tranquillità, prodotta spesso da qualche propria soddisfazione e contento; altra perché al più piccolo bisogno che sente nella Sorella corre dalla Superiora ad impetrare questa o quella licenza per coprire ed avere poi un appoggio alle proprie pretenzioni e delicatezze; altra compatirà e scuserà i difetti del prossimo, ma solamente per un certo spirito di contradizione; altra ancora per una simpatia naturale; ecc. ecc. Niente di tutto questo, dite loro, è la vera carità insegnataci da Gesù Cristo con l'esempio e con le opere “Se la vostra carità non è maggiore di quella degli Scribi e Farisei non entrete nel Regno de' Cieli”55. 27La carità, dice S. Paolo, è paziente, dolce, benigna, senza invidia, senza gelosie, senza inquietudine: essa crede tutto, spera tutto, sopporta tutto56. La vostra carità sarà vera e reale, se da chi ricevete un torto o un'offesa contraccambierete con una cortesia e con un sorriso; se cercherete la compagnia di quelle verso le quali sentite nell'animo contraggenio e antipatia onde poterla vincere e distruggere; se sacrificherete i vostri gusti e inclinazioni a' desideri delle vostre compagne, anche più sante e giuste, senza badare se quelle lo meritano o no; se sono maggiori o minori / sempre che non apportino impedimento alla Regola e pregiudizio alle costumanze e costituzioni /. 28La carità vera è quando s'inclina a giudicare e condannare piuttosto se che altri. Quando si gode in proprio cuore della lode ed avanzamento altrui, non provando invidia di sorta, e sentendola si procura con atti contrari di soffocarla e reprimerla. Quando non si biasima i fatti o detti altrui nè se li ascolta dagli altri di maniera che si possa dir di tutto come si diceva di S. Teresa, che dove vi era essa tutti aveano sicure le spalle. La carità è quella che alimenta le opere di misericordia, e rende dolci le stesse pene e gli stessi sacrifici. Questa è la vera carità; qui è dove praticandola vi formarete forti e robuste nella scuola della perfezione. O carità virtù dolce, virtù preziosa, virtù divina, legame de' cuori, felicità di' Monastero. 29Beata quella Casa, quell'Istituto, dove l'amore regna vivo e durevole. Il

55 Mt 5,20: “Se la vostra giustizia...”. 56 cf 1Cor 13,4.7____

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Signore farà in essa la sua dimora; resisterà ferma agli urti e alle violenze de' maligni se mai volessero scuoterla; sarà di rabbia a' demonii che non vi potranno far dimora, e di gaudio e compiacenza agli Angeli del Cielo. Non guardate a sacrifici a ripugnanze, a geni, a contrarietà onde mantener sempre viva tra voi la carità. I vostri stessi interessi ve lo impongono, il vostro stesso carattere ve ne dà il dovere.

3011. Visitare spesso le scuole e le Ufficine. Visitate frequentemente le scuole, per vedere coi vostri propri

occhi come le Fanciulle approffittano di questo prezioso vantaggio dell'istruzione, se le Religiose ivi addette disimpegnano con abilità ed attitudine il loro posto e dovere; sè stanno all'orario, sè tengono i metodi ed i sistemi approvati ed in vigore nell'Istituto, o se, ne introducono de' nuovi senza vostra saputa e permissione; se fanno osservare esattamente fra le scolare la disciplina, o se fanno tra esse delle distinzioni, ecc. ecc. 31Andate spesso alla Cucina ed alla Dispensa per osservare se le ufficiate osservano l'economia, se custodiscono in buon essere e sotto chiave le vettovaglie e gli attrezzi a loro affidati; se sono polite, vigilanti ed attente a' bisogni delle loro Sorelle acciò nulla manchi del necessario, nè abbondi più del bisogno; se osservano con rigore gli ordini della Superiora o di chi fa per essa, ecc. ecc. Guardate se la Vestiaria e la Guardarobiera danno a luogo e tempo gl'indumenti necessari a ciascheduna Religiosa; se nella scelta della biancheria, e degli abiti fa distinzione, con questa o con quella... se accomodano ed rappezzano le loro robe, per tempo acciò non manchino, volendole in un bisogno adoperare e servisene fuori di tempo.

32Le Inferme Visitate tutti i giorni se il potete le Inferme, animandole alla

pazienza, alla rassegnazione, alla confidenza in Dio; compatitele ne' loro mancamenti, e tollerate in pace le loro imperfezioni (che non dovete però lasciare di correggere quando saranno guarite acciò si emendino per un'altra volta), e procurate ad esse tutti i sollievi che sono compatibili con le loro malattie, e con le nostre Regole e Costituzioni. Guardate se l'Infermiera fa il suo dovere e se sorveglia le addette al suo Ufficio, se usa carità ed attenzione con le ammalate, se le tiene nette e pulite, se ubbidisce alle prescrizioni del medico con attenzione ed esattezza, e se tiene tutti gli oggetti addetti all'Infermeria in assetto ed al loro luogo. Vigilate spesso le Celle, per

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vedere se le Sorelle le tengono nette e polite, sè rifanno tutti i giorni i letti, ecc. ecc. se hanno cassettine od altro con chiave senza un'apposita licenza della Superiora; se vi tengono libri, carte, galanterie loro proprie, come anche quadretti, immagini ed indumenti superiori alla più stretta povertà.

33La Chiesa Oggetto pure principale delle vostre attenzioni e delle vostre

visite sia la Sacristia e la Chiesa; questa è la Casa di Dio, guardate dunque quale deve essere la vostra premura acciò sia ben tenuta e custodita, e se non lo è dalle sue Figlie e dalle sue Spose da chi lo sarà? Quindi esigete nettezza e polizia estrema. Che nulla manchi nelle Funzioni, acciò sieno fatte con divozione e decoro. Che tengano netti e lucidi i sacri Vasi; ben accomodati, in assetto, e sotto chiave i Paramenti e le biancherie; pulite le Lampane ed i candellieri, come pure i banchi ed il Pavimento. Che conservino con cura la cera arsa, onde cambiarla con la nuova. Che chiudano ed aprano a luogo e tempo la porta esterna e le finestre. Raccomandate alla Sacrestana gran rispetto e venerazione per un luogo si, santo stando e girando in Chiesa pel suo Ufficio. Che si guardi dalle parole inutili e dal fare molto strepito, ecc. Replicate ad Essa che ha un impiego d'Angelo, il maggiore della Casa essendo addetta al servizio dell'Abitazione in terra del Figlio di Dio fatto Uomo, quindi lo accudisca come gli Angeli ed i Santi disimpegnano i propri nel cielo.

3412. Carità verso il prossimo Siate caritatevoli più che potete e non esigete, generalmente

parlando, dalle vostre opere di carità in favore de' prossimi possibilmente mercede alcuna, molto più essendo il vostro Istituto, quasi esclusivamente addetto e fondato a vantaggio de' poveri: chi ha misericordia del povaro da ad interesse al Signore; ed Egli gliene renderà il contraccambio. Prov: 19. 17. Accettate però con grato animo e riconoscente, quanto d'altrui carità vi sarà dato, per impiegar anche questo in favor de' medesimi. La vostra carità sia come quella di Gesù Cristo, e si estenda ad ogni sorta di persone estranee e forestiere. Chi è inchinevole a compassione sarà benedetto perché del suo pane fa parte ai poveri. Prov. 22. 9 Ma più di tutto poi hanno da sentire gli effetti della vostra carità i paesi dove avete le Case. Se vi sono poveri infermi senza mezzi di sussitenza e povere fanciulle che intervengano alla vostra scuola e non avessero di che nutrirsi, date ad essi in nome di Gesù Cristo pane d'alimentarsi. “Aveva fame, e voi mi avete dato

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da mangiare; aveva sete, e voi mi avete dato da bere”57. Chi chiude le sue orecchie alle strida del povero, striderà anch'egli senza essere esaudito. [Prov] 21. 13.

3513. Far fiorir sempre l'arte Agraria nell'Istituto. Non trascurate per quanto spetta a voi ed alla vostra autorità di

far fiorire, per quanto il potete, nelle vostre Case e fra le vostre Religiose e Figlie, grandissimo amore per la vita, l'occupazione e l'arte Agraria, base sulla quale, si può dire è stata fondata questa nostra istituzione. Non odiare le opere di fatica ne' l'Agricoltura istituita dall'Altissimo. Ecclesiastico 7. 1658. Parlate frequentemente con Esse di quest'arte, de' suoi vantaggi de' suoi benefici. Alternate vicendevolmente le Religiose nell'impiego di condurre al lavoro in Campagna le proprie Figlie, non risparmiando le più nobili e di civile condizione (semprechè non pregiudichi realmente alla loro salute), per il ben grande ch'Esse possono portare a quest'arte col loro esempio, avendo l'esempio maggior forza delle parole. 36Ma se volete che l'amore a quest'arte, duri e si propaghi anche fuori delle vostre mura, come deve essere il vostro scopo, fatela stimare con la vostra condotta soda, santa irreprensibile; l'amore senza la stima illanguidisce e muore ma con questa si conserva e si accresce. Ditemi, perché l'arte Agraria era anticamente non solamente ai tempi dei Patriarchi, ma anche a' tempi dei romani si onorata? per la stima e divozione che meritavansi quelli che a quest'arte si dedicavano; e infatti vediamo nelle storie la stima che facevano que' popoli degli Agricoltori eleggendoli per fino a dettar leggi e a reggere lo Stato, e questi furono certamente i tempi più facili e di maggior prosperità pei Romani. Vedete dunque, mie Carissime, non è l'arte o il mestiere che abbassa l'uomo; ma l'uomo che abbassa o innalza il mestiere o l'arte, secondo l'intenzione più o meno nobile per la quale l'abbraccia; e la maniera nel compierla ed eseguirlo. 37Tenete questo ben impresso, ricordatevi che uno de' mezzi per voi più necessario a mantenervi nella pubblica stima è la cura del silenzio stando e lavorando in Campagna, con le vostre Figlie, molto più poi se foste in luogo esposto all'altrui vista, perciò esigetelo grande e rigoroso; ma unito al silenzio, vi sia compagna la compostezza del portamento e la modestia degli occhi; quindi nè guardino, nè salutino con atti o cenni chi vedano o potesse parlare per caso a loro vicino; e queste senz'eccezione di sorta,

57 Mt 25,35ss. 58 La citazione esatta è di Siracide 7,15.

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conoscenti o no, povero o ricco, Ecclesiastico o secolare, uomo o donna, ecc. ecc. altrimenti il silenzio sarebbe ridicolo e di nessun effetto. Sarebbe assai desiderabile che tutte le Case delle Religiose della Sacra Famiglia potessero avere quelle poche terre che possono far lavorare alle proprie Figlie, non solamente unite alla Casa, ma ancora cinte di mura per non esporre le Religiose che devono accompagnare le Figlie agli occhi del pubblico. 38Le Figlie pure di S. Giuseppe, quantunque non Religiose devono affermare possibilmente con lo stesso rigore delle medesime il silenzio e la modestia in Campagna se mai fossero in luogo vedute, eccettuato sempre le parole necessarie per la coltivazione con la Maestra che le guida. Quanto questa Regola sia necessaria, e direi anche indispensabile per mantenere e conservare l'Istituto nella pubblica opinione, come per l'avanzamento dello spirito e perfezione Religiosa de' suoi membri, senza la quale l'Abito ed il nome non sarebbe che apparenza, cio non ve lo posso abbastanza esprimere: vi basti che l'esperienza stessa sino dal principio ce lo ha fatto abbracciare da comune accordo e consentimento. Sappiate dunque mantenerlo in tutto rigore; e guai a quella Superiora che mitigasse o facesse qualche eccezione in proposito, come non ne castigasse la più piccola trasgressione: vorrei che fosse subito dimessa dalla sua carica per esempio e Regola delle altre. 39Ricordatevi, mie Carissime, che sino a tanto che manterrete in vigore il silenzio in Campagna e fuori del Monastero succedendo di andarvi, l'Istituto fiorirà, farà del bene assai con l'aiuto del Signore, ed i suoi membri verranno rispettati ed onorati; non ostante i loro impieghi, agli occhi del mondo vili e disprezzati; ma se toglierete il silenzio l'Istituto cadrà, tenetelo per certo, il che però sara meglio assai piuttosto che vederlo esposto ad una infinità di disordini che da questo necessariamente succederebbe Sorvegliate perciò con vigilanza, se osservano in Campagna le Regole prescritte ma più di tutto il silenzio, la modestia, la compostezza, si necessari molto più se fossero in luogo che potessero essere vedute. 40La Superiora è il canale dal quale deve trasfondere ed alimentare lo spirito e le opere dell'Istituto abbracciate; molto più poi, quelle che ne sono state la base ed il principio. State allerta su questo articolo poiché essendo contrario alla nostra inclinazione ed amor proprio si andrà insensibilmente raffreddando se voi non lo terrete sempre animato con parlarne spesso con stima ed interesse, molto più nelle vostre ricreazioni e raccomandando alle Maestre che lo facciano esse pure con le loro Figlie.

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4114. Mantenere nella Casa e nelle Religiose lo spirito di raccoglimento Procurate che nelle vostre Case tutto spiri divozione e

raccoglimento, giovando questo assai, a matenerlo nelle Sorelle; come voi stesse, lo potrete facilmente vedere. Guardate che non si faccia strepito con gli usci, col camminare, col discorrere forte per la porteria, per le celle, e sui corritoj, e sia vostra premura collocare in queste e in quelle, qualche quadri di divozione, specialmente della Sacra Famiglia ed altri che in iscritto ricordano i nostri obblighi, la carità e la mortificazione Religiosa. Voi poi, Superiore mie carissime, che per la vostra carica, avete mille occasioni da distrarvi, state allerta e vigilanti sopra voi stesse, per non pregiudicare coll'esempio le vostre Figlie. 42Rinunciate alla smania di certe facenduzze e brighe che tanto dissipano e che potreste senza pericolo e timore affidare ad un'altra. Procurate pure di disimpegnarvi dal parlatorio, quando vedete che la vostra presenza non è necessaria, ma essendo costretta andarvi per necessità non vi trattenete più del bisogno se non per motivo di carità: Se cosi farete, risparmierete molto tempo a vostro profitto; avrete lo spirito più raccolto, e potrete sorvegliare con maggior attenzione i diportamenti delle vostre Religiose, ed attendere di più al vostro spirito e disimpegno della vostra carica.

43 Scegliere una Religiosa che osservi i vostri andamenti. Scegliete una Religiosa di vostra confidenza, e fornita di molta

virtù, la quale vi noti e vi rimarchi i difetti che comettete, sia nella carica, sia nelle Regole, sia nelle osservanze, sia in altro; ed a vostra richiesta sia pronta a palesarveli con rispetto semplicità, e schiettezza. La riprenzione fatta al saggio ed all'orecchio docile, è un orecchino d'oro, con una perla rilucente. Prov. 25. 12 Questo mezzo, vi gioverà assai, per essere maggiormente sopra voi stessa; perché la nostra comune miseria è sì grande che abbiamo bisogno di tutti i mezzi, di tutte le industrie, per condurci come si conviene. Non guardate dunque se questi mezzi sono umilianti, o no, basta che vi ottengano lo scopo che desiderate. Ascolta i consigli ed accetta la correzione onde tu sii saggio nell'ultima età. Provv. 19. 20

4415. Guardarsi dall'ozio. Guardatevi dall'ozio e dall'ozio pure guardate le vostre Figlie.

Se voi vorrete fare il vostro dovere, non avrete tempo da perdere, però state sull'avviso, molto più dovendo in tutto essere d'esempio alle vostre Consorelle. Portate con voi qualche piccolo lavoro che non

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sia però di troppa occupazione per trattenervi quando siete obbligate a stare in lunghe conversazioni, molto più poi se con persone di confidenza. La mano oziosa produce mendicità, la mano attiva accumula ricchezze. Prov. 10. 4. 5. 45Santa Teresa trattando fondazioni ed affari d'importanza si tratteneva con la cannocchia. Sapeste come sta male una Religiosa con le mani in mano, o che vadi per ozio girovagando per la Casa senza far nulla molto più in un Istituto come il nostro, dove vi sono tante occupazioni, e le sorelle devono lavorare con fatica e molto. Siate pure attente acciò tutte abbiano i loro uffici ed occupazioni a luogo e tempo, onde non succeda confusione nè perdita di tempo; e vigilate acciò sieno accuditi con diligenza ed impegno. Se dopo aver avvisato una Religiosa due o tre volte, della sua vita inerte ed inoperosa, la trovate ancora oziosa, girovagando per la Casa non sapendo che fare, mandatela o in Chiesa o a Letto secondo poi le contrarie inclinazioni della colpevole acciò preghi o si riposi per quelle poverette che faticano.

4616. Relazioni esterne Non concedete alle vostre Religiose, se non rare volte da

scrivere ai parenti, amici e conoscenti; ciò dissipa sempre e ci fa perdere un tempo, che potrebbe essere meglio impiegato. Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti59: dice Gesù Cristo nel suo Evangelio. Le lettere sieno tutte lette prima da voi e da voi sigillate. Invigilate con attenzione, onde non venga mai consegnato alle vostre Religiose alcuno scritto senza vostra saputa e permissione. Non permettete se non poco, raro, e non a tutte di scrivere e mandar fuori dal Monastero, se ne sono richieste, regolamenti di vita, ricordi, ecc: questa è cosa difficile e non è pane per tutti, e credete che alle volte, non è sempre desiderio di far bene e di eseguire ciò che vi si chiede, l'intenzione di chi ve li dimanda, ma molte volte curiosità, leggerezza ecc. 47quindi regolatevi con grande prudenza e circospezione. Non permettete che le medesime facciano regalucci a chi che sia, senza vostra licenza, fosse anche d'una semplice imagine, d'un abitino, d una crocetta, ecc., ecc. Sono le piccole privazioni ed i sacrifici minuti, dove si prova e si acquistano le virtù, specialmente le esenziali de' nostri voti. Le grandi occasioni di mortificarsi oltre che sono rare sono più facili ad ingannarci, e potrebbe essere superbia, od amor proprio quel che ci spinge alla sua pratica. Quindi le esercitate si in questi che in altri piccoli atti giornalieri, e non abbiate timore di mancare di carità,

59 Mt 8,22; Lc 9,60.

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essendo questi necessarissimi, tanto pel loro profitto spirituale, quanto pel buon andamento della stessa Comunità dell'Istituto.

4817. Impedire le singolarità Impedite le singolarità e l'affettazione in tutto specialmente poi

nelle pratiche di pietà e di religione. Che non stiano in Chiesa curve e come si dice col capo torto; ma ritte, modeste e senza coprirsi con le mani la faccia; guardate che non facciano sospiri nè pronuncino le orazioni in modo da disturbare le altre. Tenete orecchio nelle orazioni vocali e comuni, specialmente poi se sono in Chiesa dove possono essere udite, che non alzino troppo la voce, ma tengano tutte uno stesso metodo naturale ed unissone guardando che non si introduca cantilene ed altri versi per farsi ridicole. Leggete quanto si dice in proposito nei doveri delle Figlie del S. Cuore e non ve ne allontanate se non con timore. Se in tutti gli uffici vi deve esser grand'ordine, in Chiesa poi abbiate la premura che l'ordine vi sia meraviglioso.

49Scielta delle letture Non permettete poi a tutte, letture di vite straordinarie, ne

quelle che s'allontanano dal vostro Spirito, e neppure libri ascetici e di meditazioni troppo alti e sottili; ma usino invece libri comuni e conosciuti; per esempio: il Liguori, il Da Ponte, il Padre Scupoli, il Rodrigues ed altri simili. Non vi sia regola per giudicare una Religiosa più santa delle altre, perché la vedete più smaniosa della Chiesa, dei Sacramenti, della meditazione; v'ingannereste facilmente; stimate invece più e senza timore d'errare, quella Sorella che più lavora ed a fatica senza guardar alle altre che sopporta con pace e illarità i difetti delle Compagne e pensa sempre bene di loro, che non chiede e desidera che quello che vuole e comanda la Superiora; questa vedete è la vera divozione, che edifica e fa santi senza lambicarsi il cervello e struggersi di desiderio di voler fare questa o quell'altra cosa che ci distingua e ci ritarda fors'anche de' nostri doveri. 50Dite loro spesso che la vera virtù e santità deve prender radice su questi solidi fondamenti, altrimenti fabbricheranno su mobile arena. Che sprezzino e non badino a questa e quella debolezza inerente alla nostra miseria, ma che s'affatichino invece a togliere dal proprio cuore sino l'ultima radice della superbia e dell'amor proprio in noi si profondo e radicato; che amino di star nascoste e ritirate; che sieno contente tanto se la Superiora le destina allo studio o crede bene lasciarle nell'ignoranza; se le mette in iscuola od in Campagna per un giorno o per tutta la vita; se la maggiore dovesse dipendere dalla

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minore; se di questa si ascolta i consigli e dell'altra se li disprezza; se all'una si anticipa la Vestizione ed i Voti e all'altra no; se a questa si fa portar gli abiti sdrusciti e rappezzati dell'altra; se questa deve ubbidire e quella comandare; questa al riposo e quella alla fatica; se per l'istessa opera questa viene lodata e quella rimproverata; ecc. ecc. 51E tutto questo sopportarlo non solamente con pazienza, umiltà e rassegnazione, ma con ilarità, bel garbo e scioltezza, che sono l'ornamento della virtù, cercando di persuadersi e di credere con verità, che chi comanda parla per bocca di Dio, fa sempre bene, vede e sa meglio di noi quello che ci spetta e ci conviene. O se le nostre Religiose si applicassero con tutto l'impegno e con tutto il loro potere a sì sode e sì reali virtù beata voi! beate esse! beata la vostra Casa! quanta pace vi si godrebbe, quanta gloria vi si renderebbe a Dio, e quan benedizioni si tirerebbero e su d'esse, e sulle loro opere e sull'Istituto.

5219. Tener da conto l'entrate della Casa Tenete da conto le sostanze le entrate della Casa ed Istituto

perché non son vostre, ma di Dio e di S. Giuseppe e voi come depositarie e custodi ne dovrete rendere conto a Dio, come un agente o Fattore lo rende a suo padrone. Nella Casa nulla vadi a male; ma tutto sia messo a profitto: quantunque nulla abbia da mancare del necessario, non vi sia però abbondanza, perché allora non sarebbe casa de' poveri. Se qualche volta il Signore permettesse che mancasse il necessario lo dovreste sopportare con pace, onde pagare un tributo alla povertà della quale ne abbiamo fatto voto. Non tenete scorta di abiti ed altri indumenti per le vostre Religiose poiché sarebbe superfluità ed abbondanza. Nella Casa tutto spiri povertà ma unito a somma nettezza. Negli Ospizi, nelle Scuole estere, nei parlatori fuggite il lusso e l'innutile ma vi sia il puro necessario, e questo semplice, ma netto e polito. 53Guardate vedete che è assai facile trascorrere in questo perché se non si ha il vero spirito quante cose sembrano necessarie ed invece non lo sono che al nostro amor proprio. Se dovete essere povere e trattarvi da povere, guardatevi però dall'idea d'accumulare ricchezze e risparmiare per arricchire l'Istituto. Che il Ciel vi guardi. Entrando nell'Istituto le ricchezze vi entrerebbero pure le sue compagne che sono l'ozio, le distinzioni e quindi la rilassatezza e non curanza dei voti e delle Regole. Con gli avanzi fate elemosina e impiegateli in opere di carità come porta il vostro Istituto; come vi raccomando non mandate mai via un povero dalla vostra porta, senza fargli la carità. Se ne vengono molti date

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poco; se vi sembra che non ne abbiano bisogno, date solamente un po' di pane, o un frutto, o una piccola moneta, ma non ricusatela. I conventi dovrebbero essere l'immagine di Dio, il quale non ostante i nostri demeriti / e quanti! / non lascia di beneficarci. Cosi pure quando potete far servizi, senza danno delle vostre Regole, fateli volentieri e accondiscendete per amor di Dio. 54Un'altra cosa vi raccomando. Molte si credono perché hanno il voto di povertà e mangiano la roba dell'Istituto che sia lecito nei negozi e nelle compere e vendite che fanno, d'essere tanto esigenti e cosi tirate che disgustano e mettono nausea e stizza con chiunque trattano od hanno a che fare con esse. No, mie Carissime, questo non è povertà, ma spitorcieria, avarizia, e oserei dire anche ingiustizia e mancanza di carità. 55Nei negozi procurate l'interesse della Casa e dell'Istituto, che questo è dovere, ma non cercate ne esigete più del giusto e ragionevole, anzi siate piuttosto indulgente, e senza tradire i vostri interessi, mettetevi al posto del compratore quando vendete ed al luogo del venditore quando comperate, come dice S. Francesco Di Sales, per sempre più essere giuste ed eque e non vogliate sacrificare sentimenti nobili e generosi, che se onorano le persone secolari, molto più convengono e si addicono a chi con la vita sacrificò a Dio i propri mezzi e le proprie sostanze. Riguardo anche alle doti delle Novizie non siate tanto esigenti e regolatevi sempre secondo i soggetti ed i mezzi particolari delle medesime e secondo il più o minor utile che può portar all'Istituto ed alla Casa e non intavolate liti per esigere quanto dalle medesime vi è stato promesso, se mai i parenti ve lo negassero come dice S. Francesco di Sales.

56Ma voi direte noi dobbiamo essere accorte e guardare di risparmiare e far mezzi, non per noi, ma per i nostri Orfanatrofi e per altre opere di misericordia: Illusione, mie Carissime, illusione! La prima opera di carità e di misericordia è, per quanto si può, mantenere la pace con tutti; e non disgustar questo e quello per accrescere le nostre opere di misericordia. Fede, mie Cariss: 60, e confidenza in Dio; vedrete che il Signore non vi mancherà mai, se vi abbandonerete alla sua Divina Provvidenza. Non può Egli forse fecondare i vostri grani ed aumentare il vostro danaro? La mano di Dio si è forse accorciata? Siete Sue Figlie, siete Sue Spose e volete che vi dimentichi? Può una Madre scordarsi del suo figlio?61... 57Nell'accettazione dei soggetti spogliatevi d'ogni vista umana e

60 Carissime. 61 Is 49,15.

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d'ogni riguardo. Che le ricchezze, la nobilità, i talenti, come la povertà e la bassa nascita non sieno motivi puramente necessari per accettare o ricusare un soggetto. Il carattere l'indole, l'inclinazione, come l'abilità ed i bisogni della Casa e dell'Istituto sieno quelli che vi determinano, se volete che il Signore vi mandi poi buoni ed ottimi operai. Per amor di Dio non lasciatevi cogliere dalla brama, nè fate impegni per aver in Casa certi gran soggetti distinti per ricchezze e nobilità. S. Teresa, mi pare, istruita da questo, raccomandava sempre alle sue Religiose di andar molto caute nell'accettazione di soggetti di gran distinzione. Non perché questi non sarebbero carissimi e potrebbero fare gran bene nella nostra società, ma perché è difficile che riescano e si assoggettino a Regole che comandano la povertà, il distacco, la sommessione intiera e perfetta alla volontà dei superiori; l'annegazione dei propri gusti ed inclinazioni. ecc. ecc. 58Quindi abbandonatevi alla Provvidenza e lasciate che operi Essa. Ricordatevi de' nostri primi principi di Fondazione. Chi lo creò? Il Signore. Chi lo sostenne? La sua Provvidenza. Chi mandò questi e quei soggetti, senza che noi ve li sapessimo nè vi entrassimo? ancor la Sua Provvidenza e la Sua bontà. Ed ora volete far voi? Le vostre prevenzioni vorranno andare avanti alle viste ed alla Volontà del Signore? No, mie Cariss:62, che il Ciel vi guardi. Ne' vostri bisogni ricorrete con confidenza ed interponete presso Dio l'intercessione di Maria e del nostro santo Padre S. Giuseppe, che non abbandoneranno un'opera da essi incominciata e sino a quest'ora conservata. Voi dal canto vostro, mantenete e conservate sempre con tutti i possibili sforzi quest'opera nella sua primiera origine e fondazione specialmente i [...]

59Guardate spesso oltre i registri interni delle spese, e delle entrate della casa quelli del Fattore, ed altri dipendenti sè ne avete: informatevi se' accudiscono con impegno ed interesse agli affari dell'Istituto “Dove vi sono molte mani far uso delle chiavi, e tutte le cose che darai contale e pesale; e scrivi a libro quel che dai, e quel che ricevi” Ecclesiastico 42. 7

6020. Sè dovete essere accorta, ed avveduta, onde non si dissipi nè vadi a male la roba e gli interessi dell'Istituto guardate però nei negozi, e nelle compere di essere giusta e di non esigere nè voler dare men del valore. I giornalieri, gli artisti, e quant'altri vi serite pei bisogni della vostra casa pagateli onestamente onde abbiano da restar contenti, e di voi e della loro mercede. “Il giusto ha a cuore la causa

62 Idem.

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de' povari; e l'empio non sè nè informa”63. State dunque sul giusto mezzo, e non sacrificate l'onore della Religione per pochi risparmi chè nè aricchiscono, nè possono impoverirvi.

6121. Pulizzia Assueffatte le vostre Religiose ad una polizzia grande, questo

articolo è assai necessario nel nostro Istituto, dovendo noi molte volte essere impiegate in uffici e ministeri che ci espongono all'altrui vista: daltronde la pulizzia e la civiltà del tratto ajuta assai la compostezza, la modestia ed il raccoglimento anche negli Esteri e fra le stesse Religiose. L'abito quantunque rappezzato ed ordinario come porta la nostra regola e la più stretta povertà, guardate che sia sempre netto, accomodato e ben composto: risvegliando l'abito sudicio e mal accomodato, nausea e disprezzo. 62Che ognuna si abitui pure a tenere gli attrezzi della propria ufficina con la stessa pulizzia, ordine e nettezza; onde si conservino maggiormente, ed averli sempre a luogo e tempo che si vuole servirsene ed adoperare. Che si trattino tra Esse con maniere proprie e civili; che non alterchino nè si contraddicano con ostinazione; nè alzino di troppo la voce; nè ridano smoderatamente. “Il fatuo se ride alza la voce, ma l'uomo senzato appena sorride senza rumore. Eccles. 21. 22

Da ciò comprenderete la necessità di ritrovarvi sempre nelle comuni ricreazioni essendo quello il luogo dovè più facile abbandonarsi a maggior libertà e confidenza.

6322. Frà le vostre Regole una che dovete mantenere principalmente in vigore si è le conferenze con la Superiora. Quanto questo è facile a cadere in disuso, altre tanto è importante il mantenerla in vigore onde conservare lo spirito nella Comunità. Non vi sia affari od impegni che v'impediscono dall'ascoltare le vostre Religiose, nè che le vostre Religiose si credono potersi esentare. Guardate l'importanza di questa pratica, e come si deve eseguire sui doveri delle Figlie del Sacro Cuore: Legetelo spesso, e fattelo pur leggere alle vostre Figlie acciò possano uniformarsi in proposito avendolo noi abbracciato assieme ad altre Regole pei molti vantaggi che arreca pel governo delle Sorelle della Casa e dell'Istituto. 64Non guardate dunque a fatica ed industria onde le vos 64 Figlie vi aprono con sincerità i loro cuori, voi possiate applicare que' rimedi che la vostra esperienza, e l'indole di ciascheduna vi parà proprio od

63 Prov. 29,7. 64 vostre.

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opportuno per guidarle sul sentiero della pace, e della concordia e della semplicità e le vostre opere sieno ben adempiute a gloria di Dio, ed a vantaggio del prossimo.

6522. Un altra Regola non meno importante di questa che dovete procurare di mantenere nella Casa si è la brevità sul Confessionale. Ma essendo questa cosa delicata, dovete usare tutta la prudenza, ed i riguardi possibili. Ricordatevi però che non vi è cosa tanto difficile che non si possa far eseguire col tempo, la pazienza e la persuasione. Più di tutto poi vi ajuterà l'esperienza pratica che i vantaggi di questa Regola porta nella Comunità, e nella condotta di ciascuna Sorella. Fatte leggere ai Confessori quanto si dice in proposito sui doveri delle Figlie del Sacro Cuore, e trovando in essi o nelle Sorelle qualche opposizione di sentimento avvertite la Superiora Generale, onde vi apporti quei rimedi o vi dia que' consigli che crederà al caso oportuni. Osservate allo scrupolo quanto si pratica e si insegna, in sì insegna in quelli riguardo alla confessione ed al Confessore, come alla confidenza e conferenza colla Superiora. 66Sebbene il nostro Istituto sia fondato per fini e scopi diversi da quello del Sacro Cuore, nonostante il nostro spirito è ad esso conforme, avendolo noi abbracciato per regola e con Superiore approvazione sino dal principio della nostra Istituzione Leggetelo dunque spesso e fatelo leggere in Comunità alle Religiose, e guardatevi dal crederlo troppo rigoroso e sottile e di farvi lecito la più piccola eccessione ed indulgenza; come vi raccomando assai di non raffreddare o scemare le conferenze che siete tenuta concedere alle vostre Figlie, per godere la vostra pace e non essere disturbata, guai a voi! 67Il vostro posto, come dissi in principio è un posto d'annegazione e sacrificio, e dal momento che siete Superiora, non siete più vostra ma delle vostre Religiose, tenetelo sempre impresso, e guardatevi per un comodo ed una leggiera soddisfazione di trasgredire e mancare ad un dovere e ad una Regola sì esenziale e necessaria, che vi procurerebbe rimorsi e timori al punto della vostra morte. “Chi non prende la sua Croce e mi segue, non è degno di me”65 Cosi G. C.66 E in un altro luogo -Entra per la porta stretta; la porta della perdizione è larga e molti camminano per quella-67

68Nell'accettazione dei soggetti spogliatevi d'ogni vista umana, d'ogni riguardo e non siate corriva nell'accettare il soggetto alla prima

65 Lc 14,27. 66 Gesù Cristo. 67 Mt 7,13.

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proposta che vi si fa, ma state alla larga, e rispondete sempre con mezzi termini, vedremo; le saprò dire qualche cosa; ecc. ecc. Così avrete il tempo d'informarvi e riflettervi, perché sebbene vi sia il Noviziato, nonostante è sempre bene e prudenza il cercar di conoscerle prima, per non restar dappoi imbarazzate, eccettuato però i soggetti che già conoscete. Nelle informazioni state poco coi Religiosi e meno coi parrochi; questi conoscono poco noi donne: però vi può essere qualche eccessione: ma in generale accerterete meglio a stare in questo coi secolari e specialmente con noi donne che meglio ci conosciamo... che questo resti tra noi. 69Non siate facili ad anticipare la Vestizione, e meno poi i voti alle vostre Novizie più presto di quello che prescrive la Regola. E' meglio che differiate qualche tempo di più a chi lo merita, che andare a pericolo d'abbreviarlo a chi non lo merita, per vostra troppa indulgenza, mentre alle prime non servirebbe che d'accrescimento di perfezione, ed alle seconde di condanna. Raccomandatevi prima molto bene a Dio, e sentite anche in proposito il parere di qualche Religiosa di spirito sodo; indi risolvete quello che in conseguenza trovate meglio alla gloria di Dio e pel vantaggio dell'Istituto. Se per pronunciare i voti semplici dovete andar cauta, guardate poi per pronunciar quelli durevoli e perpetui! La Regola prescrive con questi di non poterli fare prima di 5 anni. Cosi pure non vorrei che foste troppo indulgente, e vi lasciaste troppo rincrescere a licenziare un soggetto, specialmente se fosse ancor prima della Vestizione. 70Ricordatevi che questo è un difetto che può cagionarvi danni gravissimi e direi anche incalcolabili. Quando i difetti che scoprite nelle Novizie derivano da vivacità naturale, da leggerezza e irriflessione giovanile abbiate pazienza e sopportate, che col tempo si faranno buoni; ma con certi soggetti negligenti e noncuranti per natura, attaccate alla propria opinione, liberatevi senza timore poiché difficilmente potranno cambiarsi. Cosi pure certo altre smorfiosette per natura, affettate, che per quanto si faccia e se le umiliino, si credono sempre d'essere brave e perfette, essendo continuamente perse in loro stesso. Cosi pure vi vorrei assai guardinghe trattandosi di salute; perciò se scorgete complessioni delicate, che non possono assueffarsi al nostro vitto comune ed alle nostre Regole, rimandatele, rimandatele; cosi se vi scopriste qualche vizi o difetti naturali, prima non rimarcati o palesati, ecc. ecc. Pochi soggetti, ma questi buoni e sani almeno per quanto si può. Non abbiate scrupolo, e non crediate di mancare di carità, perché licenziando un soggetto non vi trovate un motivo.

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7123. Parlate poco, specialmente del vostro Istituto, cercando di far conoscere i suoi meriti, e i suoi vantaggi. Lasciate a Dio, e alle vostre opere la cura di farlo, e credete che la smania di parlarne viene quasi sempre da vanità, ed amor proprio. Venendo interrogata rispondete con modestia, semplicità, e brevità e sempre giusto, bene, ed a proposito “Le parole sono la pittura dell'anima, e la fan conoscere qual Ella si è” Il Savio.

Non dimandate niente per pura curiosità. Chi custodisce la sua bocca e la sua lingua custodisce l'anima sua dagli affanni 21.23 Prov: Dai vostri diffetti compatite quelli degli altri specialmente delle persone secolari ricordandovi ch'Esse non hanni i lumi, e le grazie che avete voi, e non vi fatte lecito alcun biasimo, o mormorazione in proposito. “Hai tù udita una parola contra del tuo prossimo? fà ch'ella muoja dentro di tè” 19.20 Eccle:

72Non raccontate a tutte le vostre Religiose quello che ditte, o fatte, sè non a quelle che sapete che vi possono giovare dandovi consigli giusti e disinteressati. Occultate i vostri pensieri, e siate secreta quando le circostanze lo richiedono, ma non vi fatte mai lecito alcuna bugia, ricordandovi della schiettezza, e semplicità della nostra Istituzione, e non vi servite che di un naturalo silenzio. Abbiate una grande confidenza in Dio, nella Beatissima Vergine, e in Sant Giuseppe, non vi avvilite nei vostri diffetti, tenetevi umile internamente, abbiate timore di produrvi senza necessità, Dio benedirà il vostro governo ed aggradirà le vostre fatiche e vi concederà quella pace interna che sempre si prova nel ben operare

[Appunti sparsi per la stesura delle regole?]68

73[...] particolare dovere all'educazione delle Figlie di

Campagna aprendo ricoveri nelle loro Case alle più povere tra esse ed abbandonate, per quanto lo permetteranno i propri mezzi, e sostanze; educandole a sani principi di morale, e di religione, istruendole ed impiegandole nell'arte agraria di lavorare e coltivare la terra, ed a tutte quelle altre arti, e mestieri chè si adicono, e convengono ad una giovane contadina, onde divenendo un giorno ottime Madri di Famiglia possano portare nella Loro Classe con la riforma de' costumi, e l'amore all'arte agraria quei benefici e vantaggi chè il Signore ne' suoi eterni decreti si aveva proposto creando

68 Nostra titolazione.

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quest'Istituto. 74Oltre il ricovero delle povare Figlie di St: Giuseppe chè tali verranno chiamate le ricoverate in quest'Istituto, si dovrà tener scuola di Carità per tutte quelle altre Fanciulle, od adulte chè ne' voranno approfittarsi, adatando sempre i metodi, l'istruzione, ed i lavori alla loro Classe, e condizione. Le ricreazioni festive doppo le fonzioni parrocchiali, e gli esercizi spirituali per le povare Figlie di Campagna, considerando però, sarà altro scopo delle Loro cure, ed attenzioni. Quest'Istituto potrà ancora occuparsi, col consenso de' Superiori legitemi a tutte quelle altre opere di carità e beneficenza verso la Classe Agricola chè i bisogni de' paesi dove apriranno le Case, ed i soggetti idonei alle opere richieste permetterà alla Società d'applicarsi, come sarebbe, L'istruzione della Dottrina Cristiana alla Parochia; la visita a domicilio agli Infermi ecc, ec, ec,

75[...] nella orazione Religiosa. [L'Isti]tuto69 delle Suore della Sacra [Fa]miglia non forma una

Religio[ne] [u]so monastica Claustrale dovendo [pe]r il fine; e natura della sua fonda[zi]one, ed opere intraprese esporsi [q]uasi continuamente al pubblico non di meno è un Istituto regolare e gl'individui che lo compongono devono osservare una vita comune ed esemplarmente Religiosa richiedendo la natura dell'Istituto de' suoi membri virtù, e perfezione superiore a Religiose claustrali tanto maggiore quanto maggiore sono le opere che le espongono alla pubblica [...]. / Voti / ora consistendo principalmente i mezzi principali della perfezione nei tre Voti di povertà, castità ed obbedienza le Religiose di questo Istituto gli pronuncieranno semplici, dopo tre anni di Noviziato, e durevoli d'anno, in anno pel corso di quattro anni, dopo i quali quelle dalla Superiora credute capaci, e sicure gli pronuncieranno perpetui e solubili soltanto dal Sommo Pontefice.

76Per meglio conseguire il fine che L' 70 si propone, e per

perpetuare provedere alle ca71 si è trovato necessario fondare un Istituto di R:72 a cui affidare le opere di carità proposte anche col doppio fine, che non percependo mercede i suoi membri, può

69 Le parti di parola tra parentesi quadra sono nostre aggiunte a completamento del

testo corrotto. 70 Possibile parola: Istituto. 71 Case. 72 Religiose.

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l'Istituto accogliere maggior quantità di F.73 Quantunque però Istituto R:74 [...]

77L'Isti:75 delle S. D. S. F.76 per meglio conseguire e perpetuare il

fine proposto, nella sua integrità, ed origine si è trovato necessario fondare un Ist. R:77 a cui affidare le opere di carità addossa- [testo corrotto] con doppio fine 1 di far maggiormente amare l'arte agraria, accompagnandosi esse stesse alle Orfane, nei Lavori delle terre, istruendole, e lavorandovi pure all'uopo per esempio delle medesime

78| ordini di Sorelle | In questa società non vi sarà chè un sol ordine di Sorelle, ciò è

necessario perché le occupazioni dell'Istituto richiedendo varietà di talenti e sogetti è necessario togliere qualunque apparenza che potesse anche solo raffreddare quell'amore scambievole, quell'unione, e quell'egualianza chè vi deve essere tra Sorelle chè dividono gli stessi sentimenti, e gli stessi interessi principalmente riguardo all'arte Agraria fondamento della loro istituzione però nessuna potrà avere voce attiva, e passiva nella società sè non quando avrà pronunciato il quarto voto, 79Siccome però in questa diversità di sogetti non tutti potranno avere que' talenti necessari per la direzione degli impieghi e dell'Istituto, cosi quelle Sorelle nelle quali la Superiora scoprirà talento, e merito per questo pronuncieranno all'epoca dei voti solenni un altro voto cioè di cercar sempre la maggior gloria di Dio e l'avanzamento dell'Istituto si nello spirito, come nelle opere abbracciate, e queste Sorelle sole potranno inseguito occupare le prime cariche, e la direzione degli impieghi, e dell'Istituto. Tutte le Religiose di quest'Istituto ricche, o povare nobili, o plebee dovranno tutte essere disposte d'andare in Campagna avendole Iddio consacrate allo studio ed alla agricoltura: la campagna offerisce a tutte di chè impiegarsi secondo la forza, la capacità, e i talenti di ciascheduna, la mano d'opera, l'istruzione, la sorveglianza, la custodia ecc, ecc ecco tanti uffici, impieghi, e ministeri differenti per poter tutte dedicarsi e consacrarsi a quest'arte che formava già un tempo lo studio degli uomini, e la compiacenza di Dio.

73 Figlie. 74 Religioso. 75 Istituto. 76 Suore Della Sacra Famiglia. 77 Istituto Religioso.

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80| Governo | Il Governo sarà immediatamente in mano della Superiora,

questa governerà l'Istituto con carità prudenza, e zelo, e sarà nominata dal Voto generale delle Sorelle de' 4 [quattro] Voti.

81| Pratiche comuni di pietà, è di Religione | In questa società dovendo lavorare, e condure una vita

singolarmente attiva, non vi sarà obbligo d'ufficio tranne le Domeniche e tutti gli altri giorni Festivi cosi pure dovendo conservarsi sane, e robuste non vi saranno penitenze corporali, nè digiuni più di quelli comandati dalla S: Chiesa, tranne la vigilia di S: Giuseppe, dello Sposalizio e dell'Addolorata. Quest'opere di penitenza, e di mortificazione saranno invece compensate dalle Religiose di quest'Istituto con un'annegazione continua della propria volontà, mortificazione interna de' propri senzi, e delle proprie passioni, ed una dipendenza intiera ed assoluta verso la Superiora. 82Vi sarà discreta tavola, e comune, discreto riposo, abito uniforme, e grave per mantenere il rispetto chè forze le nostre occupazioni potrebbe impedire, lo stesso titolo modesto per tutte di Suore. Mezz'ora di meditazione la mattina, e mezza la sera, la Lezione spirituale una volta al giorno oltre quella della mensa, la S: Messa, La vizita al SS: Sacramento, e l'esame particolare al mezzo giorno, il Rosario, e l'esame generale la sera, oltre a qualche poche orazioni vocali comuni. La confessione ogni otto giorni, la comunione tre volte la settimana, il ritiro dell'apparechio della morte tutti mesi, e gli esercizi spirituali annui d'otto giorni con ogni sospenzione di lavori ecco i mezzi necessari per santificar noi stesse, e le nostre opere.

83Memorie da dimandare78 - Dell'esposizioni del Venerabile

quante volte si ha da metterlo per regola. Del accomodare indumenti d'Uerno nelle scuole.

Del Padre Spirituale: [...]

84[Nota sulla carità]79 - Non guardate a sacrifici, a ripugnanze, a

geni, a contrarietà onde manter sempre viva tra voi la carità. Carità

78 Fogliettino a sé stante.

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virtù divina, legame de' cuori, felicità de' Monasteri. I vostri stessi interessi ve' lo impongono, il vostro stesso carattere ve' nè danno il dovere.

[Appunti sparsi per la stesura delle regole?]80

85[...] - rogazioni chè vi potessero fare, molto più poi sè

riguardasse le vostre regole, e costumanze. Non lasciatevi lusingare dalle lodi, e meno poi affettate ostentazione in loro presenza... Mio Dio! quanto sarebbe indegno in una Religiosa, anchè un sol semplice pensiero, atto, o parola chè non fosse più che puro, e perfetto!.. ricordatevi sempre, sempre chè servite ad un Padrone geloso, scruttatore delle menti, penetrattore de' cuori, e chè darà a ciascheduno il premio secondo le opere loro. Fatte in somma, parlate, agite, operate di maniera chè si possa dire di voi, chè siete l'Angelo della terra in spoglie mortali, e veri esemplari della Sacra Famiglia.

86Articolo IV. Dovranno le Suore della Sacra Famiglia nelle

Domeniche altre Feste aprire la porta a tutte quelle Giovani, e Fanciulle chè dopo le Funzioni Parocchiali vorranno venire nelle loro Case per trattenergli in giuochi, ed altri divertimenti innocenti, prima però chè ritornano alle loro case dovrà una Monacha a ciò destinata dalla Superiora, o vero, la Superiora medesima congregarle o in una Cappelletta, a ciò destinata, o in Chiesa onde far loro una breve, e semplice istruzione chè versi particolarmente sui loro doveri, sull'amor reciproco chè hanno d'avere le une con le altre sull'Ubbidienza, sull'annegazione, sul rispetto a Genitori, e Superiori, ma con poche parole, e molto sentimento, disponetele alle Feste principali dell'anno, raccomandatele la divozione alla Madonna, e chè le sue Novene sieno fatte sempre bene, guardandosi maggiormente dai peccati, e chiudete queste piccole, e innocenti unioni con qualchè canto, lodi spirituali, o Litanie alla Madonna. 87Inculcate poi molto il rispetto alle Chiese, e ai Sacerdotti, dittele che questi sono Ministri di Dio, e unte del Signore, e come tali meritano tutto il nostro rispetto, divozione, ed amore, e la Chiesa è la Casa del Signore, la sua

79 Nostra titolazione. Fogliettino con nota amministrativa, poi cancellata per

appuntare il pensiero sulla carità; la nota diceva: “1861. 18 Febbrajo - Telajo N. I. Tela spigata per coperte B.a 48 - terminata -”.

80 Nostra titolazione.

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abitazione, il suo Tabernacolo qui sulla terra, chè gli Angeli stessi, creature di noi più nobili, e inteligenti si coprano per più rispetto con le Ali la faccia dittegli insomma tutto quello chè può loro ispirare la più alta venerazione per un luogo si santo! Licenziatele poi, ad un ora conveniente, onde non abbiano a trovarsi sulla strada venendo la sera.

88Articolo V. Tutti gli anni la Casa dovrà dare varie mute

d'Esercizi Spirituali a vantaggio anche questi di Contadine, e povare, è ciò senza nessuna mercede sia pel vito, alloggio, od altro, sè la ristrettezza delle finanze, ed entrate della Casa non permettesse darne varie mute, nè diano, una, due ecc, ecc ma lo facciano gratis sè poi di loro spontanea volontà qualche contadina benestante, e comoda volesse contribuire, e regalare qualche cosa lo accettano per utile, e vantaggio d'un altra più povera.

Si guardi poi sempre di scegliere per Predicatore sacerdotte adatatto, onde cavare quel frutto, e vantaggio più desiderabile alla maggior gloria di Dio, chè deve star sempre come bandiera in principio d'ogni nostra azione.

89Esercizi per Signore. Sè poi foste cercate, e pregate da qualche Signora, che allettate

dalla solitudine, e semplicità delle vostre Case bramassero fare i S: Esercizi, secondatele, ma procurate, e mettete studio onde scegliere per Oratore persona dotta, ed adattata alla loro capacità, sapere, e condizione. Trattatele, e servitele con semplicità, e polizzia grande, non chiedete nulla per vostra mercede, e sè vogliono com'é naturale contribuire qualche cosa, accettatelo, e dittele gentilmente chè giacche lo vogliano l'impiegherete in vantaggi spirituali di qualche povera Figlia accettandone in maggior numero nella prima muta d'Esercizi chè darete, e il Signore le sarà buon grado di cotesta carità. 90Chè questi Esercizi per Signore sè gli dia in Primavera o Autuno, e nelle Ore chè restano di libertà tra le Meditazioni, sè lo chiedono lasciatele libero il passeggio per le vostre Campagne, ma principalmente la sera, questa vedete, e la campagna hanno una attrattiva ammirabile di tirare, ed aprire il nostro cuore alla comprensione, e all'amore: ma esigete silenzio sè il Signore ha da farsi sentire al loro cuore, e non parlano chè con Dio, e con Voi. Chè la vostra compagnia, e la semplicità delle vostre parole, e discorsi, le allettano, e le facciano apprezzare, ed invidiare la vostra vita tranquilla, e beata. Parlatele della brevità della vita, del disinganno del mondo.. non atteritele, ma

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allargatele il cuore alla bontà, e misericordia di Dio parlatele del Paradiso di quel beato soggiorno... della gioja, e piaceri innocenti chè si godrà in quella Celeste Sionne, e quanto a loro pure, e facile l'arrivarvi, basta chè il vogliono... chè impieghino le loro sostanze in far del bene... del disprezzo delle Ricchezze come queste sono a loro state concedute da Dio, solamente accio si ajutano, e soccorano i poveri, e con questo mezzo guadagnarsi il Paradiso, della diversità grande chè vi è tra i beni del mondo, e quelli del Cielo, come quelli sono incapaci di contentarci, essendo il nostro cuore vuoto per altri beni... 91parlatele, ma con delicatezza e prudenza dei loro doveri verso i loro Figli verso i Geni:81 verso i Domestici, come un qualche giorno nè dovranno rendere stretto conto a Dio... sè potete e vedete che le vostre parole sieno a loro grate toccate ma con riguardo sopra la conversazione, l'agio, il rispetto umano, e quanti beni, e quanto potrebbero fare con vincere certi riguardi,... del buon esempio ecc. ecc. Ma non tutto in una volta sapete, sè con persone di bassa condizione dovete usare prudenza con queste S C82 dovete come si suol dire camminare sul vetro, guardate bene prima dal suggerire, che nè siate da esse ricercate, da dire poco alla volta, con molta prudenza, riguardi,... del merito grande del buon esempio, dei loro doveri verso i dipendenti, i domestici alla lor cura, e custodia affidati... e quando saranno ritornate alle loro Famiglie, chiedetele per mercede chè si vogliano ricordare qualche volta delle poche sere passate assieme le povare Suore della Sacra Famiglia.

[Appunti sparsi sulla superiora]83

921. La Superiora deve essere lo specchio della Casa, e la Regola

viva delle Religiose. Si guardi dunque quanto importi nominare a questo posto soggetto che abbia virtù sode, e stima comune. La Superiora deve essere di carattere franco, e disinvolto, d'indole soave ma di poche parole, raccolta, modesta, tranquila ma nello stesso tempo attiva ed operosa, ma modesta raccolta, ferma e rissolta.

932. La S:84 deve sempre in tutte le sue operazioni aver in mira la gloria di Dio, l'avvanzamento dell'istituto non nominando che soggetti

81 Genitori. 82 Sorelle Carissime. 83 Nostra titolazione. 84 Superiora.

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atti al posto devono coprire [che la Regola sia osservata, idonei al posto]. Si guardi nella nomina delle Ufficiate che tocca a Lei dai vani riguardi, e dalle affezzioni ma abbia sempre in mira la maggior gloria di Dio [testo sovrapposto].

943. Per quanto abbia stima, ed opinione delle Ufficiate visiti spesso le Uffi:85 e la gloria di Dio, l'osservanza delle Regole e scopo dell'Istituto onde non venga alterato, il profitto delle Reli:86 e il vantaggio della Casa

94Abbia a cuore, e tenga sempre viva fra le Sorelle la conferenza

quindi tutti i giorni stia in ascolto acciò sè. Come vera Madre sappia affezionarsi l'animo delle sue, coltivi le conferenze, e guardi bene che non vadino in disuso essendo necessario che conosca l'animo, l'inclinazione e il cuore, onde reggerle, ed illuminarle, faccia coraggio, ed ajuti le timide, usi dolcezza con tutte, e sappia compatire.

[Appunti sparsi]87

96Quantunque in questa Comunità, non vi sia distinzione

d'Abito, e di trattamento trà le Sorelle pure non dovete tutte applicare agli studi, perché sebbene si desiderà, ed è necessario chè la Religiosa sia istruita non ostante? l'applicazione in generale agli studi di tutte le Sorelle sarebbe dannosissimo. In generale le nate Contadine, e le artiste lasciatele nella loro ignoranza, anche chè sieno già un poco istruite, questo pregiudicherebbe assai al loro spirito, chè dovete avere in mira più chè i vantaggi, e l'utile dell'istituto, eccetuato però sempre qualche eccezzione sè mai nè trovaste alcuna alla quale i studi non la facesse credere qualche cosa di più.

97[...] sè sono belli, e sè onorano i secolari, molto più se belli e

desiderabili in chi a Dio con si [a riguardo di lettere, biglietti, ricordi delle Religiose].

85 Ufficine. 86 Religiose. 87 Nostra titolazione.

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[Appunti sparsi]88

98Nessun Istituto è più esposto del vostro a tralignare, e

discostarsi dalla sua primiera istituzione, essendo basato sull'umilta quindi state all'erta, e guardatevi dal principale nostro, e comune nemico l'amor proprio, chè insensibilmente vi potrebbe con le sue insinuazioni, corodere i fondamenti, quindi crolarne l'edificio.

99Chè S: Giu:89 vi stia alla vedeta, e respinga il nemico, appena,

appena osasse di lasciarsi vedere. 100quali sono il M: R: S: e M: N:90 chè dopo Dio furono l'anima il

principio e il progresso di questa società poiché nessun Istituto è più esposto del vostro al pericolo

d'allontanarsi dal fine principale della sua fondazione.

88 Nostra titolazione. 89 Giuseppe. 90 Abbreviazioni di difficile decifrazione.

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CAPITOLO VIII

Dell’amore al lavoro

1Dopo la caduta di Adamo Dio ci condannò al lavoro, e la stessa Famiglia del Figlio di Dio fatto uomo non ne venne esente. Giuseppe lavorava, e col suo lavoro doveva mantenere la casta sua Sposa, ed il Bambino Gesù; la Vergine stessa, lavorava indefessa per la sua Santa Famigliuola; ed il buon Gesù a seconda che cresceva in età, ajutava il suo Padre putativo nel suo faticoso lavoro. Quando la fatica vi stanca, o la qualità del lavoro vi avvilisce, questi ammirabili esempi vi servano di stimolo a progredire con coraggio nella via intrapresa, che avete abbracciata la quale a vita e salute vi guida. 2Non fate distinzione di lavoro, quello che vi dà l'ubbidienza vi sia carissimo, ma se lo poteste fare, scegliete quello che è più contrario alle vostre inclinazioni, e più umilia il vostro amor proprio, a preferenza di quello che vi piace e vi aggradisce. “Lavorate di cuore, e con gusto, come chi lavora pel Signore e non per gli uomini... Eccle: [...].

3Non è un lavoro di merito quel lavoro che fate sì male, senza

amore, senza cura e senz'attenzione; nè quell'altro fatto con tanta pigrizia, senza lena, e fuori di tempo. Vi siete fatte povere per elezione, qual vergogna dunque per voi se voleste poi riposarvi, e vivere alle spalle dell'Istituto con danno delle vostre Figlie. Fra tutti i lavori della Casa considerate quello dell'agricoltura come il principale, e come tale, abbiate per esso tutta l'affezione, e cercate e desiderate d'esservi impiegate. Non vi ritiri da questo, nè la fatica, nè il rispetto umano, nè quant'altro vi può suggerire la vostra delicatezza e il vostro amor proprio. 4Il Signore ajuta la buona volontà, e dà a tutte quella forza e quell'attitudine agl'impieghi e ministeri pei quali ci ha chiamate, e lo darà a voi pure se glielo chiederete con fede nella sua parola, e glielo dimanderete con l'opera

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e coll'orazione. Si stancava al lavoro un buon Religioso, forze non avvezzo a tanto nella propria Famiglia ed appoggiandosi al muro sonnecchiava; ma un buon Fratello che gli stava vicino, dolcemente svegliandolo pareva gli dicesse - Fratello riposerai nella Casa di nostro Padre.- Sì, Sorelle carissime, nella Casa di nostro Padre, ci ristoreremo dalle fatiche del giorno per Lui sostenute, e là ci verrà data la nostra ricompensa. 5Oltre il lavoro di Campagna, cercate di rendervi abili in altri lavori per utile dell'Istituto, e per supplire più che potete al vostro proprio sostentamento, ma guardate bene di non illudervi cercando di voler istruirvi in quello che non dovete e la Superiora crede bene lasciarvi ignorare. Tenete per certo che allora il Signore non ajuta la buona volontà, perché contraria all'ubbidienza, ed ottenuta con raggiri ed importune istanze.

6Questo vi succederà spesso riguardo agli studi, che in

quest'Istituto non a tutte sono permessi. Il demonio, avvocato fecondo del nostro amor proprio, vi farà credere effetto d'interessamento, e di zelo di giovare all'Istituto, quella brama che sentite, ond'essere istruite, nel leggere, e nello scrivere quando invece non è che vanità, ed invidia, perché alle vostre compagne si lo insegna, e si cerca d'abilitarle per gli studi, e voi no; e fors'anche è un secreto desiderio, che se poteste riuscire nel leggere e nello scrivere, sareste poi messe in seguito nella scuola, con pascolo del vostro amor proprio; ed anche per essere forse esentuata dai lavori di campagna e d'altre occupazioni faticose, e basse, che vi pesano e vi avviliscono, quantunque nata contadina o poco più, e che ora cercate nascondere, per vergogna che si conosca. Quindi istanze sopra istanze alla Superiora, per voler imparare a scrivere, e mal umori, lamentele, e forse peggio, perché la medesima, che ben vi conosce, e sà che potrebbe essere di danno al vostro profitto spirituale, crede bene di negarvelo e lasciarvi nell'ignoranza. 7Credete che è così: il nostro amor proprio è tanto ingegnoso, che alle volte ci fa comparir bianco il nero, e nero il bianco, e con tanta maestria, che non una sol volta, ne restiamo noi stesse ingannate. Una regola però quasi certa, per sapere se il vostro desiderio d'istruirvi in questo od in quello viene da Dio, guardate se quanto desiderate d'apprendere vi abbassa ed è al di sotto della vostra condizione, che se invece v'innalza ed è superiore alla vostra nascita, tenete per certo che vi sarà quasi sempre sotto radice di vanità, profonde sì ma che non vi sfuggiranno, se ben vi esaminerete avanti a Dio, con occhio attento e desideroso del vostro profitto spirituale.

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CAPITOLO IX

Dei viaggi

1I viaggi, mie carissime, vi saranno sorgente di molta dissipazione, e noja, in conseguenza dovendo voi per la natura del vostro Istituto farne molti guardate al pericolo che vi esporeste, e al cattivo esempio che potreste arrecare e alle Case ove siete aviate, e alle persone con le quali viaggiate, sè non metterete ogni cura ogni studio di conservare più chè potete il vostro spirito in Dio pel quale, e col quale voi siete partite, voi viaggiate, e voi arriverete per suo amore, per sua gloria e per suo servizio.

2I viaggi non vi togliano il vostro carattere, nè vi disimpegnano dai vostri doveri, anzi quanto le occasioni sono maggiori, maggiore è pure il dovere di sorveglianza e di attenzione sul vostro spirito, e sul vostro cuore. Dice…

3quindi potendo siete sempre obbligate alle vostre Regole. Procurate dunque per quanto vi sarà possibile d'uniformarvi all'orario comune, e fatte con lo spirito le vostre vizite al SS: Sacramento unendovi con le vostre Sorelle chè in quel momento pregano nelle loro Chiese. Fatte come diceva S. Catterina, un tempio nel vostro cuore; e supplisca la vostra Fede alla mancanza dei mezzi. Rallegrate, e sollevate a quando, a quando il vostro spirito, con la vista, e l'amenità del viaggio, e godete delle meraviglie di Dio nelle sue opere, dicendo con Davide “I celi narrano le glorie di Dio, e le opere delle sue mani annunciano il firmamento [Sal 19,2].

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4Ammirate la sua magnificenza negli oggetti che mano mano si presentano alla vostra vista, e la velocità con la quale scorrono, e si succedano vi faccia rissovenire della brevità con la quale passano pure i giorni di nostra vita, e come tutti gli Uomini corrono a gran passi

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verso l'eternità. Sfugite più che potete ogni pensiero, ogni oggetto chè svegli in voi desideri di mondo, di grandezza, e di libertà. Ringraziate invece in cuor vostro il Signore, e molto, che vi tolse dalla Babilonia del secolo per tirarvi a vivere una vita quieta, e tranquilla nella sua santa casa.

52. All'aviso chè la vostra Superiora vi dà di dover partire per questo o quel luogo, e ricevuta la sua benedizione andate in Cappella a raccomandarvi al Signore onde vi accompagni in quel viaggio come accompagnò la Santa Famiglia di Nazarett per le strade d'Egitto, e per le contrade di Geru 91 e partite liete, e tranquille abbandonate con confidenza nelle braccia della Divina Providenza che ordinò a Suor [...]

64. Partendo non pensate al vostro equipaggio, nè ai luoghi dove dovete fermarvi sè mai il viaggio fosse lungo. La Superiora vi fornirà del necessario, come crede, darà i suoi ordini a quella tra voi chè destinerà a rappresentarla, perché non abbiate nè da soffrire, nè da imbarazarvi. L'altra, o le altre sè sono più d'una non pensano che ad ubbidire, e a custodire l'equipaggio chi viene incombensata. 75. Chè nessuna si faccia lecito di portar via della Casa, cosa qualunque senza licenza, foss'anche un semplice libro. Arrivate al luogo ove siete mandate non vi fermate alla porteria, nè ha discorere con chi incontrate ma andate dritto dritto alla Cela della Superiora, e inginocchiandovi, e ricevuta la sua benedizione vi consegnarete tra le sue mani, quindi andate a ringraziare il Signore dell'assistenza che vi ha usata nel corso del viaggio dimandandoli perdono dei mancamenti chè mai aveste in esso potuto comettere. 8Nel tempo della comune ricreazione la Superiora presenterà le arrivate alla Comunità, e lascierà che le Sorelle si rallegrano tutte, e si congratulano a vicenda nel Signore. Procurano le arrivate potendo di mettersi subito alle Regole come le altre Sorelle, onde non cagionare disturbi, incomodi o dissipazione alle Case ove giungono. Si ricordano poi tutte dell'obbligo vicendevole che hanno del buon esempio quindi le arrivate lo diano alle Sorelle che trovano, queste a quelle che arrivano, e il tutto anderà con ordine maraviglioso. Questa è la vera carità, e in questa maniera si manterà il raccoglimento e lo spirito nelle Sorelle non ostante la moltiplicità, e la varietà delle loro opere, e l'Istituto si conserverà sempre con la grazia del Signore, il quale benedirà le nostre opere, coronandole di felice successo. 9Facendo lunghi viaggi e dovendo fermarvi per necessità in qualche Paese, o città a riposo, e per sovvenire a vostri bisogni, qualora foste state invitate spontaneamente da Famiglie buone, e timorate di Dio,

91 Gerusalemme.

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preferitele sempre a pubblici Alberghi. Ringraziate Dio, ed i vostri ospiti della carità che vi usano, e dopo adempito con Essi a doveri di civiltà, e di convenienza cercate da ritirarvi. Intervenite però alla reffezione di Famiglia sè i vostri ospiti vi pregano, e lo desiderano. Mangiate con moderazione, e siate parche specialmente col vino. Parlate poco, bene, e senza affettazione. Siate composte, non parlate con enfasi, e con esagerazione, e sempre e con voce sommessa. Non date importanza a quel bene, ed utile che arreca il vostro Istituto, e parlate degli altri sè nè vengono a proposito con molta stima, e non entrate in discorsi dove potete imbarazarvi. Ritiratevi poi presto perché in massima una Religiosa non stà mai bene ed è sempre in pericolo in società per quanto questa sia buona e santa.

Non si parli per via con chi chè sia.

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CAPITOLO X

Itinerario

Intinerario 1Antifna. In viam pacis. Cant. Benedictus Dominus/Deus Israel, * quia visitavit et/ fecit

redemptionem plebis sue. Et erèxit cornu salutis nobis, */ in domo David pùeri sui. Sicut locùtus est per os Sanctòrum, */ qui a saecula sunt,/

prophetarum eiùs. Salùtem ex inimìcis nostris, */ et de manu òmnium qui/

odèrunt nos. Ad faciéndam misericòrdiam/ cum pàtribus nostris, * et

memoràri/ testaménti sui sancti. Jusjuràndum quod juravit/ datùrum se nobis: ut sine timòre de

manu/ inimicòrum nostròrum liberàti, */ serviamus illi. In sanctitate et justitia/ còram ipso, * omnibus dièbus/ nostris. Et tu puer, prophèta Altissimi/ vocàberis: * praeìbis/ enim ante

fàciem Domini,/ parare vias eius. Ad dandam scientiam/ salutis plebi eius,* in remissionem/

peccatòrum eòrum. Per viscera misericordia/ Dei nostri, * in quibus visitàvit/ nos

oriens ex alto: Illuminare his qui in tenebris/ et in umbra mortis/ sedent, * ad

dirigèndos pedes/ nostras in viam pacis. Gloria patri ecc.

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Antifna In viam pacis et/ prosperitàtis dirigat nos/ omnipotens et misericors Dominus/: et Angelus Raphael/ comitetur nobiscum in via. ut cum pace, salute, et gaudio revertamur ad pròpria.

Kyrie eleison. Christe eleison./ Kyrie eleison. Pater, secreto. V Et ne nos indùcas in tentationem. R Sed libera nos a malo. V Salvos fac servos tuos. R Deus meus, sperantes in te. V Mitte nobis, Domine, auxilium/ de sancto. R Et te Sion tuère nos V Esto nobis, Domine, turris/ fortitudinis. R A faciae inimìci. V Nihil proficiat inimicus in/ nobis. R Et filius iniquitatis non/ oppònat nocère nobis. V Benedictus Dominus die/ quotidie. R Prosperam iter fàciat nobis/ Deus salutarium nostrorum. V Vias tuas, domine, demònstra/ mihi. R Et sèmitas tuas èdoce/ nos. V Utinam dirigantur viae/ nostre. R Ad custodiendas justificationes/ tuas. V Erunt prova in dirècta. R Et àspera in vias planas. V Angelis suis Deus mandavit/ de te. R Ut custòdiant te in omnibus/ viis tuis. V Domine exaudi orationem/ meam. R Et clamor meus ad te/ veniat. Orèmus. 2Dues, qui Filios Israel per/ maris mèdium sieco vestigio/ ire

fecisti: quique tribus Magis/ iter ad te, stella duce, pandisti:/ tribue nobis, quesumus,/ iter pròsperum, tempùsque/ tranquillum, ut Angelo tuo/ sancto còmite, ad eum, quo/ pèrgimus locum, ac demum/ ad aetèrnae salùtis portum/ pervenire felìciter valeamus.

3Deus, qui Abraham/ pùerum tuum de Ur Chaldaeorum/ eductum per omnes/ sue peregrinationis vias illaesum/ custodisti: quaesumus,/ ut nos fàmulas tuos custodire/ dignèris: esto nobis, Domine,/ in procinctu suffràgium,/ in via solatium, in aestu/ umbràculum, in plùvia et/ frigore tegumentum in lassitudine/ vehioulum, in adversitate/ presidium, in lubrico/ baculus, in naufragio portus:/ ut te duce, quo tendimus/ pròspere perveniamus, et/ demum incòlumes ad proprià / redeàmus.

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4Adèsto quesumus, Domine,/ supplicationibus nostris, et/ viam famulorum tuorum in/ salutis tue presperitate dispòne:/ ut inter omnes vie et/ vite ujus varietàtes, tuo/ semper protegàmur auxilio.

5Presta, quesumus, omnipotens/ Deus, ut familia tua/ per viam salùtis incèdat, et/ beati joànnis praecursòris/ ortamenta sectando, ad eum/ quem praedixit, secùra pervèniat,/ Dominum nostrum Jèsum Christum Filium tuum: Qui tecum vivit et/ regnat in unitate Spiritus/ Sancti, Deus, per òmnia/ secula saeculorum.

R Amen V Procedàmus in pace. R In nòmine Dòmini. Amen. 5Agnus Dei, Filius Patris./ Qui tollis peccata mundi/ miserere

nobis. Qui tollis peccata/ mundi, sùscipe deprecationem/ nostram. Qui sedes/ ad dèsteram Patris, miserère/ nobis. Quòniam tu / solus sanctus, Tu solus/ Dominus, Tu solus altissimus,/ Jesu Christe. Cum Sancto/ Spiritu in gloria Dei. Amen A.M.G.D.92

92 Ad Maiorem Gloriam Dei.

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CAPITOLO XI

[Regole e consigli per la vita quotidiana della comunità]

11. Silenzio sempre per la Casa, e per gli Uffici, tranne quanto è necessario al disimpegno delle nostre occupazioni, qualche poco nella Sala comune di lavoro, e nel tempo della ricreazione dovè radunata la Comunità. Silenzio poi rigoroso dopo l'esercizio della sera s'indoppo la colazione della mattina.

22. Non sarà permesso sortire di Casa tranne che per necessità, o qualche caso urgente però sempre o comandato, o chiesto.

33. Non sarà permesso di parlare con nessuno di quelli che vengono in Casa, tranne per rispondere qualche parola di convenienza venendo interogate

44. Non dare, nè accettare mai niente, tanto dalle consorelle, come dagli estranai, e Parenti senza licenza, fosse anche poca cosa da mangiare.

55. Non mangiare fuori di pasto, tranne che per necessità, e questo sempre con licenza.

66. Non nominare la propria Famiglia, nè quanto si faceva, ed operava in essa, onde condannare quello che si fà ed opera in questa, ma a caso che si avesse qualche motivo di lamento, o di disgusto, confidarlo a chi dirigge, ma mai alle compagne.

77. Non sarà lecito, non dirò il mormorare che in questa nostra piccola Comunità spero non sarà mai per succedere, ma nemmeno raccontarsi l'un l'altra i piccoli diffetti, o mancamenti che si vedrà nelle Compagne, sia per ignoranza, sia per negligenza od altro sè non alla Superiora.

88. Non ascoltare mai niente nè dalle Compagne e meno poi di quelli di fuora, alcun discorso che ci proibissero di far sapere alla

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Superiora, o che noi stesse s'arosissimo di raccontare sè mai poi ci cadessimo, ch'io spero non ci succederà mai, non differiamo un momento l'andarcene ad accusare per quanto rincrescimento, dispiacere, o vergogna nè avessimo a provare.

99. Vedendo nella Casa qualche disordine, mal contento, bisogno, o necessità, onde mantenere, e accrescere viepiù in questa piccola Famiglia l'ordine l'armonia, l'esatezza alle Regole, ecc, acciò cresca a maggior gloria di Dio, e per i fini propostici si dovrà manifestarlo con tutta sincerità, ed umiltà alla Superiora la quale farà quello che avanti a Dio crederà meglio. Ma mai alle Compagne.

Come abbiamo da trattare con gli estranei 10Quando saremo chiamate, e visitate da Parenti, amiche, o

pure saremo mandate nelle Scuole, o con le Raggazze che vengono le Feste procuriamo di stare più raccolte che ci sarà possibile tenendo sempre la mente in Dio, e Dio nel cuore. Stiamo composte nella persona, modeste nelli atti, nei gesti, nelle parole, e sino nel tono della nostra voce. Non dimandiamo mai niente per pura curiosità, e non eccitiamo mai nessuno a venirci a ritrovare. Dalla nostra bocca non sorta mai discorsi innutili, ed oziosi, indegni della vita e del carattere che professiamo. 11Ascoltiamo tutto con pazienza, e carità, ma parliamo poco, bene, e a proposito; diamo pochi consigli ed avvertimenti, ma giusti e reti. Che sulle nostre fronti si veda sempre la pace, la tranquillità ed una dolce ed edificante allegria. Siamo cortesi, civili, affabili, ma guardiamoci bene dalla famigliarità, amicizie particolari, e intrinsichezze. Amiamo tutte, nel Signore, perché tutte sua immagine, e redente col suo sangue, ma non nè distinguiamo alcuna, sè non fosse le più miserabili, le più ignoranti, e le più spregevoli Schivate con destrezza, e disinvoltura certi discorsi che non potendo nè giovare, nè dar consigli fossero capaci di mettere sospetti, o turbamento nelle vostre coscienze. 12Non impromettiamo mai niente, che non possiamo poi mantenere, ricordandoci che abbiamo niente, e non siamo padroni di niente. Insomma parliamo, ascoltiamo, ed operiamo in maniera di lasciare edificati tutti coloro che ci hanno vedute e parlato con noi. Quando poi quelli che ci visitano sono partiti, e sono finite le Scuole, e le Ricreazioni estere portiamoci per qualche minuto in Chiesa onde esaminarci avanti a Dio come ci siamo condotte, e corriamo subito con confidenza ed umiltà a palesarlo alla Superiora per quanto rincrescimento, e

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ripugnanza ne sentissimo. 13Un mezzo poi facile, e sicuro per conoscere, e sapere sè nelle Compagnie siamo state sopra noi stesse, e raccolte, secondo mè è questo. Se dopo, si troviamo ancora cosi tranquille, e contente come quando ci siamo andate, o pure sè ci ritiriamo distratte e inquiete, perché questo certamente è un segno che la nostra coscienza ci averte che non siamo state esate nei nostri regolamenti e doveri.

Come abbiamo da diportarsi con le nostre Orfane 14Sorelle Cariss:93 avendoci il Signore nella sua grande

misericordia affidate queste povere Orfane onde allevarle cristianamente per la sua gloria, e suo servizio, investiamoci prima di tutto degli obblighi, e doveri grandi che questo incarico ci impone. Ricordiamoci che siamo responsabili a Dio, ed agli Uomi della loro riuscita ed educazione, e non badiamo a sforzi fatiche, e sacrifici onde adempierlo esattamente. 15Armiamoci di gran carità, pazienza, e prudenza e procuriamo che ci ubbidiscono per amore, che ci rispettano per la stima che ha loro ispira, i nostri esempi, e la nostra condotta e che facciono, e intraprendono qualunque cosa per persuazione; ma mai, mai per timore necessità, o suggessione. Prendiamo parte possibilmente alle loro ricreazioni, e ai loro divertimenti, onde guadegnarsi i loro cuori, e la loro confidenza. 16In somma amiamole queste povare Figlie, e siamole in luogo di Padre, Madre, Fratelli che Dio loro ha tolti, per metter noi in loro luogo. Facciamole amare i loro doveri, odiare il vizio, rispettar la virtù, per puro amor del Signore, il quale deve essere sempre il principio, il mezzo, ed il fine d'ogni lor detto, fatto, ed operato. Guardiamoci bene e siamo molto sollecite acciò non entri in quei teneri cuori diffetti, o vizi la conseguenza dei quali potesse metterle a pericolo di cattiva riuscita, di discordia, e di pregiudizio nelle Famiglie che anderanno, e quel chè è peggio d'un fine infelice. 17Che quelle di noi che sono più adette alla loro educazione, e sorveglianza, vegliano giorno, e notte alla loro custodia, che stiano molto attente, e procurano di veder tutto, ma nello stesso tempo che sappiano dissimular molto, e castigar poco, procurano di farle capire più che si può con la ragione il loro male, i loro errori, onde da loro stesse nè concepiscono, dolore, e rincrescimento. 18Assueffattele ad ubbidirvi al primo cenno, e non permettete mai replica sul ubbidienza,

93 Carissime.

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o in questa mie carissime esigete sommo rigore, perché questo è il perno sul quale gira tutta l'educazione, ma guardate poi bene quello che comandate. Non vi fatte vedere mai, nè in colera, nè alterate, nè di mal umore. In certi momenti d'impazienza, sapiatevi moderar, onde non darle cattivo esempio, correggete con forza sè occore, ma non oltrepassate a rinfacciarle nè la loro nascita, nè il pane che mangiono... nò, nò questo sarebbe indegno di noi. Fattele concepire molto amore all'avoro, e alla fatica, ma dattele esempio voi con farvi mai vedere in ozio. 19In somma fornitele di tutte quelle virtù e qualità, che oltre essere care a Dio, possono anche essere utili, care, e vantaggiose nelle Famiglie che anderanno. Non abbiate scrupolo alle volte a pensar male, o a sospettare delle Fanciulle, non credete così alla leggera tutto quello che vi diranno, ma però non vi fatte conoscere diffidente, Perdonate tutto è volentieri, quando si accusano, o confessano con sincerita i loro falli, e i loro errori, ma siate severa, e rigorosa sè le trovate in menzogna, o fattele odiare più che potete la bugia, il Proverbio dice, chi è bugiardo, è anche ladro. Secondo mè non vè vizio più di questo che in noi prenda si profonda radice, di maniera che invecchiato difficilmente si possa estirpare che questo, o conosciuto delle persone che accertavano delle cose non vere con una franchezza ammirabile, che mi faceva credere che lo faccessero più per abitudine che per malizia. 20Un altra cosa vi raccomando di stare molto attente, sui piccoli furti, perché i grandi non gli voglio nè meno sospettare. Ma qui vedete convien guardar bene di non essere noi la causa di questo, perché è facilissimo, non mandate mai le Raggazze in luoghi dove vi sia qualche cosa che ecciti la gola, tenete sottochiave tutto quello che può tentarle, e non mandatele mai in cucina sole, fattele conoscere come è brutto questo vizio, che le fà rassomigliare alle Bestie, ma sè vogliamo, Sorelle Carisse:94 che le nostre parole e le nostre cure sortano quel effetto che desideriamo, avvaloriamole con la preghiera, preghiamo il Signore che benedica, e secondi le nostre intenzioni, e nel mentre che dobiamo diffidare di noi stesse, speriamo tutto da Lui al quale sia onore, e gloria.

94 Idem.

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CAPITOLO XII

Come abbiamo a trattare coi parenti ed amiche

Della relazione, ed amici e coi parenti, ed a95

1Non abbiate amicizie particolari con chi chè sia amate tutti

indistintamente, perché tutti sono immagigini di Dio, e redenti col suo preziosissimo sangue. Però non vi si proibisce di amare e di distinguere tra questi i Parenti, ma fattelo in maniera che la loro memoria, e l'affezzione che loro portate non abbiano a distrare il vostro spirito, nè ha togliere la pace e la tranquillità dell'anima vostra. Scrivete loro sè vi piace e sè la superiora ve nè da licenza nelle occasioni più grandi, come pel primo dell'anno le solenità principali della Chiesa, ma fuori di queste circostanze non siate voi mai le prime a scrivere ad essi: rispondete però sempre alle loro Lettere qualora nè abbiate la permissione perché la Religione non vi deve fare nè rustiche nè incivili, nè impolite. 2Colle amiche siate ancora più riservate, con queste eccettuata qualche rara eccessione, limitatevi alle sole risposte, quando ve ne sia necessità, ma fattele brevi, e bene. Se avete poca abilità, e talento per estendere una lettera, scusatevi dicendo che non rispondete perché non siete abili, ovvero estendetene alla meglio una copia, e fattela coreggere, poi copiatela pulitamente, e mettetevi il vostro nome e cognome senza agiungervi delle affettazioni per farvi ridicole, e mandatele in nome di Dio. Non dite poi mai niente di quello che riguarda la Casa, le Regole, le Sorelle le Figlie e meno poi del vostro interno con chi chè sia: questi sono segreti che non dovete sapere che voi e la vostra Superiora.

95 Amiche.

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3Guardatevi pure dalla smania di voler dare molti suggerimenti, consigli, metodi di vita, ecc, ecc, anche che nè foste ricercate, ricordatevi chè è assai difficile il saperli dare a luogo, a tempo, e secondo le persone, e le circostanze, questo non è pane per tutte, e di tutte, essendo difficile ad adatarli ad una persona di molta esperienza, e virtù. Questo è un gran diffetto chè si trova per lo più nei principianti che si mettono a servir Dio, questi perché il Signore fà loro qualche grazia e comunica qualche favore, si credono già perfette, ed indovere di consigliare, e dirigere chiunque a lor si rivolge, e pigliano questo per zelo delle anime e amor del prossimo ma invece potrebbe benissimo essere tentazione, ed astuzia del Demonio, che sotto il velo di zelo per la gloria di Dio, cerca fomentare in noi la superbia, e la vanagloria, essendo il suo veleno tanto sutile che penetra in noi anche senza nostra saputa, in conseguenza dobbiamo stare contra questo nemico molto guardinghe, schivando con premura e diligenza tutto quello che lo potrebbe far nascere e suscitare. 4Siate dunque prudenti in tutto e quello che ditte fatte, e particolarmente (poi quando scrivete)96. Ricordatevi del proverbio, che le parole volano, ma lo scritto rimane. Sè sapeste quanto poco ci vuole a mettere in ridicolo la Religione, e suoi membri, non nè siate voi mai la causa, in generale abbracciate la massima di parlar poco e di scriver meno meno, cosi vi trovarete sempre più contente, e avrete più tempo d'attendere a vostri doveri.

96 Questa frase è stata cancellata dalla Fondatrice. L'abbiamo riportata tra parentesi

per completarla nel suo significato.

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CAPITOLO XIII

Della Carità fratterna

1Amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con tutto il tuo spirito, e con tutte le tue forze, ed il prossimo come te stesso97. Così Gesù Cristo nel suo Evangelio. Ed in altro luogo diceva a suoi Apostoli, e in quelli a tutti noi.

Amatevi l'un altro com'io ho amato voi98. 2Ma non state a credere che la carità consista solamente in far

cose grandi, trascurando cosi i piccoli atti di questa virtù che sono si necessari, e si frequenti specialmente nelle comunità Religiose che nè formano si può dire la felicità, come formano la pace, e la concordia delle Famiglie. Per mezzo della Carità l'Uomo ama e si unisce a Dio e in Lui e per Lui ama il suo prossimo come sè stesso. 3Ma abbiate cura d'acquistare la vera carità insegnataci da Gesù Cristo, essendovi una falsa carità che vestita del manto della prima vi farà prendere il genio, le inclinazioni, e per fino le stesse passioni per effetti di carità. mentre non sono propriamente parlando, che illuzioni del nostro amor proprio per sedurci ed ingannarci; cosi viviamo quiete, e tranquille senza metter mano all'opera onde distruger questa, ed acquistar l'altra, la sola meritoria perché basata sull'annegazione e sul sacrificio. 4Si crederà una di carità perché portando dalla natura un carattere sensibile, sente compasione ad ogni più piccolo male del prossimo, ma non sà poi compatire la benché minima contrarietà; un altra invece saprà compatire le Sorelle, ma solamente quando sente nell'animo

97 Lc 10,27; cfr. Mt 22,37-39; Mc 12,31-33. 98 Gv 15,12.

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una disposizione alla pace, e tranquillità, prodotta spesso da qualche propria soddisfazazione, e contento. Altra perché al più piccolo bisogno che sente, o vede nelle Sorelle corre dalla Superiora ad impetrare questa, o quella licenza, per coprire ed avere poi un appoggio alle proprie pretenzioni, e delicatezza. Altra compatirà, e scusera i diffetti della Sorella, ma solamente per un certo spirito di contradizione; altra ancora per una simpatia naturale, ecc. ecc. 5Niente di tutto questo è la vera carità insegnataci da Gesù Cristo con l'esempio e con l'opere. “Sè la vostra carità non è maggiore di quella de' Scribi e Farisei non entrarete nel regno de' Cieli”99. La carità, dicce St. Paolo, è paziente, dolce, begnina; senza invidia, senza gelosie, senza inquietudini, essa crede tutto, opera tutto, soporta tutto100. La vostra carità sarà vera, e reale se da chi riceverete un torto, o un offesa, contracambiarete con una cortesia, o con un sorriso: 6Sè cercarete la compagnia di quelle verso le quali sentite nell'animo controgenio, e antipatia, onde poterla vincere, e superare; Se sacrificarete i vostri gusti, e inclinazioni, a quelli delle vostre compagne per mantenere tra esse la pace, e la concordia; senza badare sè quelle lo meritano o nò. sè sono maggiori, o minori, (ben inteso che non apportano impedimento alla Regola, e pregiudizio alle contumanze, e costituzioni) 7La carità vera è quando si inclina a giudicare, e condanare sè piutosto che gli altri. Quando si gode in proprio cuore della lode ed avvanzamento altrui, non provando invidia di sorte, o sentindola si procura con atti contrari di vincerla, e soffocarla. Quando non si biasima i fatti, o detti altrui, e non sè gli ascolta dagli altri di maniera che si possa dire come si diceva di S. Teresa che dove vi era Essa, tutte avevano sicure le spalle. Sè una Sorella per ignoranza, o per inavertenza entra nè vostri diritti quante querelle, quante lagnanze... Sè un altra credendo di far bene osa darvi questo, o quel suggerimento, con qual arroganza, e risentimento non le rispondete.

8Non vedete che questa non è carità,? E' forze quella che voi insegnate alle vostre Figlie, e quella che voi meditate tutti i giorni nella Vita di Gesù Cristo? Nò certamente. E' vorrete voi dunque promettere e insegnare quello che smentite continuamente coi fatti? Non lasciatevi accecare dalle vostre passioni, e non guardate a sacrifici, a ripugnanze a geni, a contrarietà per mantenerla sempre viva tra voi, non ve' sia sacrificio che possa disimpegnarvi dal

99 Mt 5,20. 100 1 Cor 13,4-7.

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praticarla, i vostri stessi interessi ve' lo impongono, il vostro stesso carattere vè nè dà il dovere.

8Estirpate quei piccoli risentimenti... quelle mormorazioni, o biasimi altrui, quel giudicare sinistramente... moderate quella sensibilità naturale, raddizzate quell'intenzione, moderate quel affezzione, distrugete quella superbia che vuol mai essere contradetta, togliete quell'antipatia... e voi avrete la vera carità, la carità insegnataci, e comandataci da G. C.101 la sola che può esservi meritoria, e che vi farà conoscere per vere Suore della Sacra Famiglia. 9Ho carità virtù preziosa, virtù divina, legame de' cuori, felicità de' Monasteri. Beata quella casa, quell'Istituto dove l'amore regna scambievole vivo, e durevole! Il Signore vi farà in Essa la sua dimora, resisterà ferma alli urti, e alle violenze dei cattivi sè mai volessero scuoterla, sarà di rabbia ai Demoni che non vi potranno in Essa far dimora e di gaudio, e compiacenza agli Angeli sù del Cielo.

101 Gesù Cristo.

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CAPITOLO XIV

Visita a Betlem, Nazaret Visita a Betlem, Nazzaret. Ricopiato102

Visita I A Betlem

1Eccoci a Betlem! O felice Betlem! Qui Sorelle entriamo rispettosamente in quest'umile Grotta soggiorno dell'Uomo Dio. Non temete, qui tutti hanno libero l'accesso. Qual bontà. Prostriamoci in silenzio in un angolo di questo luogo, e miriamo con rispetto questi tre Personaggi del Cielo, e con la luce di quel abbagliante spendore che per ogni parte illumina la cara Capanna, meditiamo attentamente quant'Essi qui fanno, qui diccono, qui succede... perché da questi primi esempi devono formare il loro spirito le Suore Della Sacra Famiglia. 2Povertà, ecco quanto da prima colpisce i nostri sguardi. Povertà, di luogo, povertà di Abiti, povertà di personaggi che primi vengono a vedere, a riconoscere, ad adorare il nato Re! Povera abitazione! ecco nude pareti, porte aperte, aria frizzante, paglia ruvida, pavimento freddo. Ecco la vera povertà. Ecco i primi esempi, le prime lezioni pratiche di questa virtù, ecco la povertà reale. O povertà quanto sei grande; quanto sei onorata ora che ti scelse per compagna un Dio Bambino! Chi oserà di tè lamentarsi. Pari all'Abitazione sono i suoi primi adoratori. Gli vedete, povari, e semplici Pastori. Egli che con un cenno potea chiamare alla sua culla tutti i Rè della terra volle i povari perché la povertà ha per compagni i

102 Scritto sulla copertina del quaderno.

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povari, gode, e si compiace della compagnia de' povari. 3Cosi Gesù riceve i Pastori, gli accoglie con bontà, sorride ai loro rustici e semplici modi, gli colma delle sue benedizioni, e lungi dall'arrossirne fà plocramare per tutto il mondo questa sua prima chiamata. Quanto sono diversi, i nostri giudizi, le nostre prevenzioni da quelle di Dio. Dio padrone del tutto scelse a suo Figlio per abitazione una Capanna, per coperte povari panni per primi adoratori semplici Pastori. Ecco il valore, ecco l'importanza, ecco la stima ch'Egli faceva delle grandezze! 4Vedete come pure Maria, e Giuseppe sorridono a Pastori, nè si vergognano, nè desiderano personaggi più grandi. E con questo esempio potremo noi vergognarci di parenti poveri, d'esser nate povere. Semplicità, pace, libertà, bassa stima, non curanza del mondo ecco pure le dotti del vero povero povero, ecco la poverta reale. Seguaci della povertà, e sue compagne sono le sofferenze e le umiliazioni, e qui le contemplate in abbondanza in questi tre personaggi divini. 5Senza servitù, senza ripari pel freddo, senza panni per coprirsi, senza fuoco per riscaldarsi, senza alcun comodo necessario, eppur son contenti! Comodità della vita, servitù, delizie della terra nascondetevi. Stima delle creature, onori concetti, brama di prodursi, compagnia de' grandi, nobiltà di natali, venite, vedete, e considerate. Egli è un Dio. 6O esempi ammirabili, o stupende lezioni a chi vorrà approfittarsi. Povertà, privazioni, umiliazioni tollerate per amore, e per amor sostenute. Si per amore Gesù soffre, Soffre per amore del suo Eterno Divin Padre, del quale stà a cuore la gloria, e per amor nostro chè lo meritiamo si poco. Per amore di chi l'ama ma di chi pur non l'ama, di chi lo disprezza, di chi l'offende. O carità! Per amor qui tutti chiama. Per amor qui tutti invita. 7O preghiamo Gesù preghiamo Maria Madre sua purissima, preghiamo Giuseppe che la carità ci possa legare noi pure d'uno stesso amore, d'uno stesso spirito per amar con Essi la povertà, le sofferenze e le umiliazioni per amor di Iddio, che [...]

Visita seconda: Nazarette 8Siamo a Nazarette, entriamo pian piano in quest'umile abitazione per non disturbarvi i suoi abitatori. Chi son Essi? I più augusti personaggi del Cielo. Innoltriamo... Che silenzio, che pace qui si respira... Dove sono? Eccoli. 9Maria qui seduta. Essa lavora, lavora per la sua Santa Famiglia. Sorelle stupite, ed ammirate. La Madre d'un Dio.. la vedete Ella prepara ed allestisce il cibo, lava le stoviglie,

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tien netta, e scopa la casa. Qual maesta in tanta umiltà, qual polizzia in tanta poverta, qual ordine in tanta miseria, e perché. Perché Maria è raccolta, non parla, perché opera con tranquillità con amore e pel suo Dio. Bassi uffici quanto siete grandi, quanto siete invidiabili, santificati e prima di noi occupati dalla grande Regina del Ciel. Smania di prodursi, desideri d'alti impieghi, d'indipendenza quanto divenite ignobili a questo paragone e popremo noi desiderarvi. 10Vedete Giuseppe come guarda la casta sua Sposa, la pura la dolce Maria. Il sudore bagna l'augusta sua fronte, la fatica lo aggrava, nulla meno Egli lavora, lavora sempre è felice e ringrazia in cuor suo il Signore di poter con i suoi stenti, e con le sue fatiche sostenere ed allimentare quei cari pegni, deglizia degli Angeli, sua gioja, suo amore, sua consolazione. Fortunato Giuseppe! quanto ben corrispondeste a si alta missione... E noi come corispondiamo alla nostra chiamata. 11A suoi piedi Gesù, o il buon Gesù fatto piccolo per nostro amore. Egli scherza, e si trastula coi pezzetti di legno che cadono dalle mani del suo Padre putativo: gli va raccogliendo, gli unisce... per farchè? Delle Croci. Quali pensieri passano nella mente di Gesù? Pensa alla sua passione... Lo mirate... Egli ci ha vedute e ce ne offre, perché vuole che lo seguitiamo... Egli ne da pure in copia alla Santa sua Madre che le riceve con bontà, e con amore. 12Le ricuseremo noi dunque dopo che le accettò Maria, e dopo che abbiam scelto d'esserle Suore, e seguirlo si da vicino... Ma vedete come Maria e Gesù obbediscono a Giuseppe. Essi non guardano alla lor dignita ed alla lor maggioranza sopra Giuseppe. Giuseppe è stato lor dato da Dio, e questo basta. Egli è ubbidito, onorato, servito. Qual esempio, intendete e ricopiate..

13Terza visita. Al Calvario103

103 La terza visita è annunciata all'inizio del foglio ma non è stata scritta.

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CAPITOLO XV

[Appunti sparsi per la vita di pietà della comunità]

1SSi: Sacramenti. Confessarsi ogni otto giorni, e comunicarsi la Domenica, il Mercoldi e Venerdi, le Solenità di Nostro Signore e di Maria SSa: il giorno del So: protettore del Mese, dell'anno, e il giorno di So: Giuseppe

2La Domenica. Ufficio, ma non intiero, e la Via Crucis. 3Orazione. 4La St. Messa, mezz'ora di meditazione la mattina e potendo mezz'ora la sera, il S. Rosario, e la visita in Chiesa al mezzo giorno. 5Esame di Coscienza. Particolare avanti il pranzo, e generale la sera. 6Lezione Spirituale. Una volta al giorno in lavoriero, e potendo due, e sempre alla mensa

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CAPITOLO XVI

Confessione

1Non perdete tempo sul Confessionale, e credete che non è necessario per ben confessarsi, impiegarvi molto tempo; Quest'é un inganno dannosissimo poi in una Comunità, dove l'esempio trova facilmente imitatrici, ed in special modo in cose Spirituali. Leggete quanto si dice su questo proposito, nei Doveri delle Figlie del Sacro Cuore, ed uniformatevi nella pratica, senza timore d'errare, molto più che in quest'Istituto, come in quello il Confessore non ha nessuna ingerenza nella Casa, nè nella direzione delle sorelle che non sia assolutamente necessaria per la confessione104. 2Voi stesse potrete vedere e forse molte avranno provato per esperienza, che quasi sempre quelle che stanno a lungo105 sul Confessionale non sono mai quiete perchè volendo troppo dire s'inviluppano come l'uccello nella rete, e per sortirne, dicono cosi all'impensata quanto vien loro in mente; dopo pensano a quanto han detto, e lor rincresce, ed aspettano un'altra volta per dir più chiaro quanto si ha ancor detto, e cosi via, via senza mai riuscire a mettersi in pace, facendo come l'acqua che con più si mescola, diventa torbida. Queste le vedete quasi sempre melanconiche piene di scrupoli, e mentre si perdono nei loro pensieri, e riflessioni, le altre si avvanzano nella perfezione, perchè avendo l'animo tranquillo, il loro spirito è più sciolto nel pensare a Dio, sono più allegre, più pronte a sacrifici, più attente a' loro doveri, e più raccolte nelle loro pratiche di pietà.

104 Questa ultima riga è stata aggiunta da Mons. Speranza. 105 Idem.

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3Vi è di più che le prolisse sul Confessionale (se trovano poi esca col Confessore), perdono la confidenza nella propria Superiora, che in quest'Istituto deve esser grandissima, e cosi mancano ad una Regola esenzialissima, sulla quale, si può dire, per la sua utilità, si aggira tutta la buona, o cattiva riuscita dell'Istituto medesimo. Ecco il frutto, ecco il vantaggio, che si cava dalle confessioni abitualmente lunghe. Molte saranno brevi nell'accusa, ma poi credono che sia necessario dire al Confessore tutti i buoni desideri e propositi che in un momento di fervore passaggiero vengono loro alla mente, ed il confessore se è poco esperto della stabilità, e fermezza femminile, invece di spezzarli e non dar loro retta, prende stima della penitente, e senza saperlo ajuta la di Lei vanità coll'animarla a chi sa quanti sacrifici, e propositi gli vengono raccontati che durano poi a dir molto sino a che sortono di Chiesa, ed invece di portar seco ferma rissoluzione d'emendarsi delle proprie colpe e difetti, si compiaciono di belle fantasie che gonfiano l'amor proprio, perchè non si verificano quasi mai. 4Bisognerebbe che succedesse a queste come successe ad una persona che mi raccontò ella stessa. Questa volendo una volta confessarsi a questo modo, perchè sentiva nel cuore, più del solito desiderio d'amare il Signore, andò sul confessionale, e dopo l'accusa delle proprie colpe disse - Padre voglio proprio far bene, e sopportare con pazienza tutte le persecuzioni... - Il Confessore che era semplice quanto mai dire si può, e conosceva la penitente, non la lasciò terminare ma soggiunse sorpreso. - Persecuzioni, Figlia mia, persecuzioni, ma io ho sempre sentito a parlar bene di voi... persecuzioni... ma chi è che vi perseguita? ditemi - La penitente allora che aveva parlato cosi in un momento di fervore, parve si risvegliasse d'un sogno, persecuzioni non ne aveva, nè poteva prevederne, non sapeva cosa rispondere, finalmente in qualche maniera, tutta mortificata arrivò a cavarsela, e Mai più, disse, mai più racconterò al Confessore di simili fantasie. 5Ma non sempre si trovano di questi Confessori, e di penitenti sì facili ad emendarsi. Non imbrogliatevi dunque sul Confessionale, se volete ben confessarvi, e goder sempre quella pace, e tranquillità d'animo che tanto giova allo Spirito, e giacché il Signore ha rendute dolci, facili, e piane le vie della salute, non rendiamole noi malagevoli coi nostri scrupoli, vane idee, e falze fantasie. 6Mettete invece tutta la vostra premura, nel fare un buon apparecchio, ed accostatevi al Sacro Tribunale con quello spirito di fede, che fa veder Dio nel Confessore. Quando il Confessore parla non andate a pensare, se vi siete confessate di tutto, ed a cercare se mai trovate ancor qualche cosa da dirgli, ma ascoltate con umiltà le

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sue parole e le conservate in cuor vostro, non parlandone con chi si sia, tranne alla vostra Superiora se fossero cose che mettessero in imbarazzo, o agitazione la vostra coscienza, ovvero infermassero come che sia i vostri doveri. Fate la vostra penitenza con divozione, e sortite di Chiesa penetrate di riconoscenza verso Dio, che ci diede un mezzo sì facile per cancellare le nostre colpe, e piene d'una ferma risoluzione di volervi emendare per l'avvenire.

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CAPITOLO XVII

[Preparazione alla confessione]

1In nomine Patris ecc ecc Eccoci radunate, mie care Figlie, in questo santo luogo, dicco

santo perchè la Chiesa è la Casa di Dio... stiamoci dunque con divozione... e perchè siamo qui radunate per prepararci onde ricevere degnamente, e con le dovute disposizioni il Sacramento della Penitenza, o come dicciamo noi per ben confessarsi, il quale Sacramento ben ricevuto, vedete, cancella tutti nostri peccati... ho il gran bene, ho la gran grazia che ci fece il Signore nell'istituire questo Sacramento, mediante il quale noi ritorniamo nella grazia di Dio, nella sua amicizia, e la nostra anima... poiché voi già sapete che noi abbiamo il corpo e l'anima, e questa è creata a immagine di Dio, ed è immortale, cioè vivrà sempre, sempre, anche quando quando questo corpo sarà morto, e sepelito... la nost'anima d'unque per mezzo della Confessione, diventerà bella, bianca come la neve, e allora più rimorsi, più paure, più inquietudini... ho che piacere, mie cariss: 106 ho che gusto... 2Or sù dunque incominciamo col pregare il Signore chè ci ajuti e ci assista... ma con divozione vedete... cosi come tante Angiolette... perchè il Signore vuole che lo preghiamo bene... e questa volta abbiamo propria da confessarsi bene... guardate le mani giunte... non guardiamo attorno... e state attente a quello ch'io vi dirò... Facciamoci un altra volta il segno della Santa Croce. In nomine Patris ecc ecc. “Supremo Signore del Cielo, e della terra, non scacciate dalla vostra presenza, questa povera, e miserabile peccatrice, che a voi si presenta, e profondamente vi adora. 3Confesso fesso chè i miei peccati

106 carissime.

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mi rendono indegna di stare alla vostra presenza.. ma voi avete detto chè non rigetterete un cuore contritto, ed umiliate, ed il mio è penetrato dal dolore d'avervi potuto dispiacere, non guardate dunque, e considerate le mie colpe, guardate invece i meriti di Gesù Cristo vostro divin figliuolo e fattemi misericordia. Si, ho Signore, io la spero questa misericordia, perchè la dimando a Voi per i meriti, il sangue, e per il nome del mio Salvatore Gesù Cristo, per intercessione di Maria sempre Vergine, nostra Madre dolcissima, e per i nostri Santi Avvocati, e protettori. Vergine Addolorata, St. Giuseppe, Angelo mio Custode, Sante tutte del Paradiso, a voi raccomando, e consegno questa mia supplica, presentatela Voi al trono del Signore acciò ottenga la grazia di riportare da questa Confessione tutti quelli ajuti, e quelle grazie per il quale il Signore l'ha istituita ed ordinata.

4Spirito Santo, sorgente di luce, e di verità vieni in mé onde illuminarmi a conoscere i miei peccati, mostratemeli cosi chiari, e distinti, come gli conoscerò al punto della mia morte, fattemi vedere tutto il male che ho fatto, il numero delle mie infedeltà, fattemi concepire quel orrore, e quel dolore ch'esse si meritano onde mettermi in stato di riceverne misericordia, e perdono. Cosi spero. Cosi sia. Ora recitiamo 5 Gloria alle piaghe di Gesù Crocifisso... tre Ave alla SSt: Vergine.. Un Pater a tutti Santi... e un Angele Dei all'Angelo nostro Custode. Adesso faremo l'esamo, perchè dopo l'orazione con la quale si dimanda l'ajuto di Dio, vi è l'esame... già sapete chè cosa è l'esame.. è una diligente ricerca di tutti nostri peccati comessi dopo l'ultima Confessione ben fatta... dicco ben fatta perchè sè l'ultima volta chè vi siete confessate non vi siete confessate bene... per esempio, o non avete fatto l'esame, o avete tacciuto qualche peccato per vergogna, o apposta chè sò io... avete il dovere, e l'obbligo di confessarvi ancora di quelli... Attente dunque attente, chè io per ajutarvi cosi un poco, vi suggerirò qualche cosa...

5Fattevi prima venire alla memoria quanto tempo è che non vi siete confessate... perchè prima di tutto dopo che vi sarete fatta il Segno della Croce con divozione, convien dire quanto tempo è chè non vi confessate.. per esempio un Mese.. due.. quindici giorni.., lo saprete voi.. e in tutto questo tempo quanti peccati mortali, e veniali avete comessi, perchè quantunque per confessarsi bene, e rendere valida la Confessione, basta confessarsi dei soli peccati mortali, però è meglio confessarsi anche dei veniali, come dicce la Dottrina, onde metterci maggiormente in grazia di Dio, e andare più sicuri, perchè alle volte è anche difficile che noi sapiamo, distinguere sè un peccato sia mortale, o veniale, cosi è meglio confessarsi di tutti quelli che la

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nostra coscienza ci metterà alla memoria... state attente dunque che incomincio... 6Sè non avete dette le vostre Orazioni la mattina, e la sera, o pure le avete dette malamente, mezzo adormentate... perchè vedete è dovere sacrosanto questo appena svegliate, e prima d'andare a dormire di parlare con la preghiera al Signore e Lui il nostro buon Padre chè ci dà tutto... Sè avete tralasciato una qualche Domenica, o Festa di andare ad udire la Sa: Messa apposta per vostra colpa e quante volte l'avete fatto, perchè questo è precetto della Sa: Chiesa è sarebbe peccato mortale, e dei peccati mortali conviene dirne il numero lo sapete... Sè non siete andate ancora le Domeniche, e le altre Feste a sentire la Dottrina Cristiana, e le altre funzioni della Chiesa apposta, perchè anche la Dottrina vedete è necessaria, ed è dovere quando appena si può andare a sentirla: la fanno apposta... Sè siete state in Chiesa male, cioè sè avete parlato, giocato, state in positure indecenti, insomma come sè foste state in Piazza, o nelle case vostre... la Chiesa vedete è santa perchè è la Casa di Dio, e dove vi è realmente come Dio e come Uomo, e davanti a Dio gli Angeli stessi si coprono con le ali per riverenza, e rispetto... Pensate sè avete dette delle parole brutte, bestemie come alle volte nè sentite tante, e dei vostri di Casa, e dei vicini... Ho fanno un gran male vedete a farsi sentire, e Voi in vece d'impararle, e star lì a sentirle dovreste chiudervi le orecchie... nomi cosi Santi come quelli di Dio e di Maria dirgli per rabbia, per bestemia.. 7Mio Dio, chè orrore... Sè avete fatte e dette buggie con le quali portar danno al prossimo... per esempio, sè voi aveste fatto qualche male, o una qualche azione cattiva, e chè dopo per vergogna, o per timore del castigo, aveste dato la colpa a vostri Fratelli, Sorelle, o compagne, e che loro poi fossero stati puniti e castigati... Sè avete anche per invidia, o per vendetta e collera inventate apposta delle falsità contro di essi... e quante volte, perchè questo è peccato mortale vedete, e dei peccati mortali conviene dirne il numero già lo sapete... Mio Dio, voi volete cosi bene a noi, ci beneficate tanto, tanto, e noi siamo cosi cattive, e facciamo cosi male al prossimo... Sè avete rubato a vostri di Casa, e ai vicini perchè allora sarebbe peccato maggiore... sè avete rubato, dicco, roba, o dannari, tanto, o poco, questo peccato vedete diventa più grande, o più piccolo a seconda della quantità, o qualità della roba rubata, perciò ricordatevi chè bisogna distinguere, e dirne il numero, questo è comandamento di Dio già lo sapete 8“Settimo non rubare... Sè avete risposto a vostri Genitori, è sè non gli avete a chi vi tien luogo per essi, sè gli avete detto parole cattive, insolenti, disubidito, augurato loro del male... ricordatevi vedete ch'essi vi tengono luogo di Dio qui sulla terra, e voi gli dovete amore,

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riverenza, e rispetto, anche chè fossero cattivi, e non lo meritassero, vè lo dice Dio stesso nè suoi Comandamenti.. 9“Quarto onora il Padre, e la Madre acciò tù viva lungamente qui sulla terra107 è col Signore non si scerza vedete.. pensate anche sè quando avete loro risposto, disubidito, od altro vi era presente qualche vostro Fratello, o Sorella più piccoli, o qualche compagna minore, perchè allora avreste dato anche cattivo esempio, scandalo, sapete nè cosa dicce il Signore nel suo Evangelio “Guai a colui chè dà scandolo...108 Sè avete messe le mani adosso per gioco, e per scherzo a Raggazzi, anche che fossero stati vostri Fratelli.. ho una Fanciulla vedete deve sempre stare riservata non dar tanta confidenza e libertà... sè avete avuto, e tenuto apposta pensieri brutti, contrari alla modestia, e alla Sa. purità.. sè tanto tempo, o poco sè nel vestirvi, e spogliarvi vi siete fatta vedere da Fratelli od altri, sè avete anche guardato i vostri Genitori, od altri quando ciò faccievano... ricordatevi vedete che il Signore ama é stà con le Fanciulle modeste, pure.. e la Maddona, o la Maddona non starebbe mai, mai con Raggazze chè non hanno modestia... con Raggazze sfacciate... Il vostro buon Angelo Custode vi fuggirebbe.. 10Ho povarette noi, povarette noi senza la Maddona, e il nostro buon Angelo... sè siete andate assieme con compagne cattive chè vi dicevano, e raccontavano delle cose cattive, brutte, vi suggerivano, e consigliavano di far male... o fuggitele, mie cariss: 109 queste compagne fuggitele come fuggireste il Demonio, sè vogliono loro andare all'Inferno, vadano, ma noi in Paradiso, o in Paradiso noi per sempre, sempre... 11Adesso pensate sè avete ancora qualche altro peccato... qualche altra cosa ch'io non vi ho suggerito... Avete finito? Adesso faremo il dolore, ed il proponimento perchè la Confessione senza il dolore, e proponimento non vale niente guardate dunque come sono necessari di farli bene questi due Atti. Incominciaremo col dolore. 12Il dolore è un grandissimo dispiacere, e rincrescimento d'aver offeso il Signore con tanti peccati... metteteli tutti sotto gli occhi questi vostri peccati che avete fatte.. tutti come ora gli avete richiamati alla memoria per confessarli... guardate nè quanti peccati avete fatti, non ostante chè siate si piccole! è chè cosa avete mai fatto? vi siete chiuse le porte del Paradiso, perduto la grazia di Dio, di sue Figlie siete divenute figlie del Demonio, è come tali l'inferno stà aperto per inghiotirvi... è già vi sareste a quest'ora sè il Signore vi faceva morire

107 Dt 5,16; cf Es 20,12. 108 Mt 18,6; Mc 9,42. 109 Idem.

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subito dopo un peccato mortale, e avanti di poterlo confessare.. perchè per andare all'inferno basta vedete basta un solo!.. 13Mio Dio, ed io nè feci tanti... povera me.. Ecco dunque chè cosa mi sono guadagnata a dare ascolto al Demonio.. alle sue tentazioni quando mi dicceva, Rispondi e non dare ascolto a tuoi Genitori, a tuoi Superiori... Non é necessario che vadi alla Messa, alla Dottrina, non ci và neanche il tale.. Và con quella compagna cattiva è niente... E' niente mi diceva pure il Demonio, quel maligno, è niente mi diceva chè rubi quell'oggetto, quella cosa che ti piace... ho ci vuol altro.. è niente fare quel brutto discorso... raccontare quel scandolo... Niente che ti facci vedere a vestirti, e spogliarti in presenza de' tuoi Fratelli, e d'altri, fà cosi anche quella donna.. quell'uomo... Niente nè, niente, povare Ragazze, niente, è intanto il demonio vi tirava a poco, a poco all'Inferno... All'Inferno, mio Dio, all'Inferno, in quella prigione tutta di fiamme, e di fuoco, con la compagnia de' dannati... è pazienza fosse per qualche tempo, ma nò, per sempre, sempre, sempre nel fuoco a brucciare, a spasimare di fame, e di sete, e morir mai, e patir sempre, e tutto questo per mia colpa, perchè ho proprio voluto essere cattiva... 14Il Signore mi aveva creata per Lui, per conoscerlo, amarlo, e servirlo in questa vita, e poi andarlo a goder per sempre in Paradiso, lo sentito tante volte nella Dottrina, ma io nò, ho voluto proprio offenderlo questo buon Signore, chè per fare che lo amassi si facceva chiamare nostro Padre, il più buono, il più santo, il più misericordioso, chè mi ha voluto tanto bene, chè mi ha amato tanto.. chè per mè ha voluto farsi Uomo, patire, morire... essere flagellato, crocifisso, coronato di spine.. inchiodato sù due legni in Croce per mè... Eccolo, mie carissime, eccolo.. miratelo, vedetelo... immaginatevi chè a ciascheduna di voi dicca 15“Guarda Figlia mia, guarda chè cosa ho fatto per te... per tè sono sù questa Croce, per té ho patito tante è si grandi cose, e tù con i tuoi peccati mi hai contraccambiato con calcarmi i chiodi nelle mani, e nei piedi, tù mi hai confitta sempre più questa corona di spine nel capo... tù hai ferito il mio cuore guarda... tù... ma è tanto, e tanto l'amore che porto a tè che sono pronto a perdonarti ancor questa volta.. ad abbracciarti.. a riconoscerti ancor per mia figlia.. basta chè ti penti di cuore, che mi prometti qui a piedi di questa Croce, a vista di questo sangue di non offendermi mai più, mai più... 16Mie caris: 110 e non sarete penetrate, tocche da queste parole, e da tanto amore? siete pentite... siete veramente rissolute di non offenderlo, e non peccare mai più... ebbene facciamone l'atto,

110 Idem.

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facciamone la promessa... attente, guardiamo questo Signor Crocifisso: 17“Mio Dio, mio Creatore mio Padre, mio Benefattore amoroso, eccomi prostratta a vostri SS. piedi, dolente, e pentita, ma pentita di cuore d'avervi offeso con tanti e si grandi peccati... si giovane o Signora, si fanciulla e già si gran peccatrice... ho perdonatemi, mio Dio, perdonatemi... questa volta vi prometto non farò come le altre volte, questa volta non vi offenderò mai più vè lo prometto, è sarò ferma, forte, costante... sempre però Signore appoggiata alla vostra grazia, non da mè sola povera, e miserabile... questa grazia dunque voglio, questa implora... e con questa di nuovo propongo peccati mai più... più disubidienze: più bugie dalla mia bocca, più con quella compagna cattiva, più sù quell'occasione, più quei brutti discorsi... più insomma quello chè ho fatto, più, e mai più. Anzi Signore, oso promettervelo, col vostro ajuto, chè sè sino a quest'ora mi sono fatta vedere cattiva, sè ho dato cattivo esempio, ora mi faro veder buona, savia, modesta... e in Chiesa particolarmente, ho in Chiesa nella vostra Casa qui in terra, starò “sempre con rispetto, e divozione, cosi come faccio adesso, acciò voi mi diate forza, mi sostenete, e mi benediciate, la quale benedizione vi chiedo pur ora, onde mi dia lena, e coraggio d'espore e dire con sincerità, e chiarezza i miei peccati al Confessore che voi stesso ci avete dato, e costituito per questo vostro giudice, e ministro”.

18Adesso, Figlie cariss: 111 andarete ad una, ad una sul Confessionale, continuate a star raccolte vedete, e poi ricordatevi che la Confessione deve essere umile, cioè dovete espore i vostri peccati lo stesso come farebbe un reo, un colpevole davanti al Giudice... Deve essere sincera cioè non dovete scusarvi, ma dire sinceramente nè più, nè meno di quello che avete fatto.. e deve essere anche intiera, cioè accusarvi di tutti vostri peccati mortali comessi, dirne il numero, e le circostanze come sapete... ma ricordatevi vedete chè non ostante questo la Confessione deve essere breve, non andate sul confessionale a raccontarvi delle storie.. 19“ma ho fatto questo poi perchè mè lo hanno suggerito” ho fatto quest'altro in grazia di qui.. di lì.. ho! ojbò, ojbò i vostri peccati puramente, i vostri peccati è non quelli degli altri... Si dicce cosi vedete... ho disubidito a miei Genitori, o Superiori... sono andata in collera.. ho detto parole cattive cinque, o sei volte secondo... senza dire “ma perchè la mia Sorella, i miei di Casa non mi vogliono bene, mi fanno dei torti... ed io poi ho fatto cosi... ho sentito quel discorso, sono andata con quella compagna, ma perchè qui..

111 Idem.

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perchè lì..” ho mai, mai. Dovete dire sono andata con una compagna cattiva, che mi dava, o teneva cattivi discorsi... ho sentito apposta a raccontare un discorso scandaloso:” Senza storie, mie cariss: 112 senza storie. Avete capito? fatte bene, fatte bene vi prego... perchè vedete questa Confessione voglio che la facciate bene.. ho! deve essere la più bella della vostra vita... intanto che aspettate, sedetevi un poco, ma state composte, e raccolte... Non dimenticatevi vedete, non dimentivi quando siete sul Confessionale d'immaginarvi d'essere d'avanti non ad un Uomo, ma a Gesù Cristo medesimo, aprite il vostro cuore con tutta sincerità, e confidenza, non abbiate vergogna mi raccomando, guai, guai sè per vergogna taceste un peccato che fosse mortale in Confessione, fareste un sacrilegio! Mio Dio! chè orrore. Che il Signore, e la Beatiss: 113 Vergine ve' nè guardi sempre. 20Il Confessore, riccordatevi vedete, il confessore è come una statua, nè può dire, e nemeno può ricordarsi di niente dopo chè voi siete confessate, guardate dunque se vi conviene! e quando vi dà l'assoluzione state attente, e immaginatevi chè il Sangue che gronda dalle piaghe del Salvatore lavi l'anima vostra, la purifichi, la mondi.. ho voi beate! voi beate!.. state attente anche a quello chè vi dirà, onde eseguirlo, e metterlo in pratica... Appena venite via dal Confessionale, ringraziate in cuor vostro il Signore, e poi inginocchiatevi lì in terra e fatte la penitenza chè vi avrà data chè questa poi è la quinta cosa esenziale chè ci vuole per ben Confessarsi... dopo poi vi farò fare il Ringraziamento.

“Quanto vi sono obb: 114 ecc, ecc,.

21Adesso andate a Casa, raccolte e contente, ricordatevi frà il giorno di questa grazia per ringraziare il Signore, e la sua SS. Madre, e guardate, mie cariss: 115 guardatevi bene da ritornare poi ad essere cattive, a peccare, e offendere di nuovo il vostro buon Dio, chè si benigno, e misericordioso, vi ha accolte questa mattina, perdonato, ed abbracciato... guardatevi bene!.. rinovate anche questa sera quando andate a letto chè siete lì dà voi, i vostri proponimenti, particolarmente il buon esempio... anchè dimani quando vi risvegliate ricordatevi... e poi, sempre lo dove fare, ci vuol tanto poco... 22Ma sè volete poi essere, e mantenervi sempre savie, e lontane dai peccati...

112 Idem. 113 Beatissima. 114 obbligata [?]. 115 carissime.

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sapete chè cosa dovete fare... vogliate bene alla Madonna, ho la Madonna, mie carisse: 116 vè là farà proprio la grazia... bacciate spesso, e stringete al petto la sua Medaglia chè portate al collo, ma con amore ed affetto, e non dimenticatevi mai, mai dal recitarle almeno tre Ave Maria in ginocchio la mattina, e la sera... potete fare più poco... vedrete poi, mie cariss: 117 cosa farà questa nostra dolcissima Madre, si bella, si pura, si Santa... e anche per suo amore siate modeste,.. modeste per piacere a Maria... e Maria vi coprirà col suo splendido manto, vi considererà come sue Figlie, e come tali poi un giorno, un giorno verrà a prendervi per condurvi in Paradiso, dove poi la vedrete coi vostri occhi questa tenera Madre, le parlerete, e l'abbraccierete per sempre sempre. Cosi sia.

116 Idem. 117 Idem.

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CAPITOLO XVIII

[Testi eucologici]

Benefizii di Dio 1Ecco o Dio nostro che ci chiamate a partecipare del massimo

dei benefizii vostri, ed alla più grande dimostrazione che potevate dare del vostro amore per noi misere Creature vostre. Voi creaste i nostri Progenitori simili a Voi col vostro soffio immortale; voi li abbelliste delle più belle qualità della mente e del cuore; Voi loro confidaste un assoluto impero sulle cose e sugli animali; Voi li poneste nel Paradiso Terreste, luogo ricolmo d'ogni sorta di delizie; Voi infine lasciando loro un'assoluta libertà non voleste che l'adempimento di un lieve comando.

Essi presto dimenticarono tutti questi vostri immensi benefizii e spinti dal desio di un più sublime stato disubbidiscono al solo comando che loro faceste.

La vostra Giustizia li avrebbe dovuti annientare, ma voi o Signore non ascoltaste che l'immensa vostra misericordia, e nel mentre che un giusto castigo loro infligeste, prometeste insieme un Redentore che dall'eterna morte li levasse.

E Voi Divin Figliuolo veniste a redimerci e per noi discendeste dal trono celeste nel seno d'una Vergine, Figlia d'Adamo, dal Cielo vostra reggia in un orrida spelonca, e da Dio vi faceste Uomo e voleste non solo essere soggetto a tutte le privazioni della povertà, ma ancora voleste patire e morire in Croce come un malfattore. Che potevate fare di più per obbligarci al vostro amore?

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Non vi è bastato patire e morire per noi; avete voluto istituire questo S. Sacramento e farvi cibo nostro per donarvi tutto a noi e unirvi a creature vili ed indegne come noi siamo.

Atto di Fede

2Si, nostro Dio, noi vi vediamo e vi riconosciamo in questo SSt:

Sacramento sotto le umili sembianze di pane, colle quali vi piacque coprire i vostri splendori per adattarvi alla debolezza nostra.

O Dio nascosto e velato, noi vi adoriamo quale Signore e Redentore nostro, ed ammiriamo i grandi prodigi della vostra potenza, della vostra sapienza, per favorire si misere Creature quali noi siamo, e crediamo fermamente che ricevendo quell'Ostia consacrata riceveremo il corpo, il sangue e l'anima del nostro Gesù, perchè cosi ci insegna la Chiesa a cui l'avete rivelato. Ed oh! avessimo noi i santi sentimenti degni della vostra reale presenza; l'innocenza del cuore, ed un ardente amore.

Atto di Amore 3O amore! O amore! Immenso, infinito dovrebbe eccitarsi in noi

misere creature, l'amore per Gesù Cristo al solo pensiero di questo SSo. Sacramento, molto più ora che siamo per riceverlo e per unirci a Lui fonte eterna di verace amore.

O amore! O amore! Noi vi amiamo Padre nostro che siete ne' Cieli, vero ed unico amante dell'anime nostre, fiaccola inestinguibile di paterno amore. Si noi vi amiamo, o Creatore, Padre, Redentore, sommo ed unico nostro bene, per gli innumerevoli e immensi vostri benefici che non cessate anche tuttogiorno dal prodigarci non ostante le nostre continuate ingratitudini.

Si noi vi amiamo con tutto il nostro cuore, con tutta l'anima nostra, con tutta la mente nostra, sopra ogni cosa, più di noi stessi; ed oh potessimo essere più simili a voi per avere un amore quale a Voi si deve.

Voi Angeli e Santi del Cielo, Custodi nostri, Maria Santissima madre nostra supplite alla nostra piccolezza ed insufficenza ed otteneteci un cuore simile al vostro onde d'ora in avanti ardiamo anche noi dell'amor di Gesù, e di un amore quale a lui si conviene.

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Atto di Contrizione 4Ma o Dio della Maestà e della gloria e chi siamo noi e quali

meriti abbiamo che vi degnate di avere per noi tanto di bontà e di misericordia? Ahimé! Non altro siamo che miserabili vermi della terra, sconoscenti dei vostri benefici per le nostre numerose disubbidienze ai vostri anche più miti comandi, e per gli oltraggi ed offese che non tralasciamo tuttavia dal ripetere contro la vostra Divina Maestà.

Alla vista di tutte queste iniquità non che ricevere voi dovressimo ritirarsi vergognosi, ed umiliati e scongiurando dal nostro capo i castighi della vostra tremenda giustizia contro gli irriverenti è presentuosi dovressimo gridare: allontanatevi da noi, o Signore, perchè siamo peccatori. Ma la vostra bontà è tanto superiore alla nostra indegnità che troppo gran torto faressimo a voi ritirandoci diffidenti e a noi danno immenso ne deriverebbe; perchè dove potremo aver salute fuori di voi?

Verremo dunque a voi in ispirito di umiltà e di confidenza; e dal confronto di tanta vostra bontà oh quanto più detestabili ci stanno innanzi i nostri peccati avendo si grandemente offeso chi tanto ci ama e solo è degno d'infinito amore.

Noi ce nè pentiamo, o caro Dio, e siamo risoluti di non più offendervi e rinunziamo a tutti quelli oggetti indegni che hanno distolto il nostro cuore da voi. E sebbene abbiamo già lavata, come speriamo l'anima nostra nel Sacramento della Penitenza, lavateci voi ancora con grazia più abbondante e rinnovate nel nostro spirito quella bella innocenza che ci metta poi in istato di ricevervi più santamente e di amarvi più fervorosamente e costantemente sino alla morte, come promettiamo di fare.

E voi Maria Santissima, nostra Signora, nostra Avvocata, e madre nostra, presentateci voi al vostro divin Figlio, copriteci con la vostra protezione e coi meriti vostri, raccomandateci al vostro Gesù.

Atto di Speranza 5O Gesù! Noi speriamo nella vostra infinita bontà, noi

confidiamo nel vostro Divino amore che ci avrete accordato il vostro perdono e la vostra santa grazia. Voi conoscete le nostre infermità, le nostre debolezze e i nostri travagli e quindi noi speriamo che avrete

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provveduto a tutto ed impiegherete tutta la pienezza della vostra grazia, a guarirci, a mondarci ad arrichirci, e santificarci.

Si, o caro Gesù, speranza nostra, voi accenderete nel nostro povaro cuore la bella fiamma del vostro amore e la santa fiducia di accostarci a Voi possessori della vostra paterna predilezione.

E' perciò pieni di fiducia nella vostra bonta infinita e nelle vostre infallibili promesse, noi veniamo a voi.

Atto di Desiderio 6Ora che noi abbiamo questa santa fiducia di essere nella vostra

grazia e di essere a voi graditi ardiamo e aneliamo viepiù di accostarci a Voi certi di non essere da voi rigettati, da Voi o Gesù che vi compiacete di tenerci come figlie, e di amarci come tali, da Voi che ci insegnaste a chiamarvi Padre nostro.

Che più tardate, o Gesù, che più tardate ad entrare in noi; o Pane degli Angeli, o manna di Paradiso, vita nostra venite una volta a nudrirci delle vostre immacolate carni, a riempirci del vostro spirito, a farci tutte vostre.

Il nostro cuore sospira a voi solo e vorressimo ricevervi con quel amore, con quella fede, con quelle disposizioni colle quali vi ha nel suo seno ricevuto Maria Santissima. Quindi tutti i suoi meriti, quelli dei Beati e dei Santi, anzi i vostri stessi o Dio, o Gesù vi offeriamo per supplire in qualche modo alla nostra indegnità.

Maria Madre nostra ecco che noi già ci accostiamo a ricevere il vostro Figlio. Noi voressimo avere il vostro cuore ed il vostro amore, ma giacchè tanto non possiamo, dateci questa mattina il vostro Gesù come lo deste a Pastori ed ai Magi. Noi dalle vostre purissime mani intendiamo di riceverlo, ditegli che noi siamo vostre serve e divote, e cosi egli ci guarderà con occhio più amoroso, e più strettamente ci abbraccerà ora che viene.

Dopo la Comunione Atto di Fede 7Che felicità è la nostra. Noi possediamo Gesù e Gesù possiede

noi. Noi siamo in Gesù e Gesù è in noi. Oh bontà infinita d'un Dio, oh

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amor senza limiti! Un Dio chè si è unito a noi e si è fatto tutto nostro per l'amore immenso che ci porta!

Siate il ben venuto, o nostro amato Redentore nella povera anima nostra. Ma oh! quanto ci confondiamo, confrontando la vostra infinita maestà colla nostra totale indegnità. E come avete potuto venire in noi, in anime più schifose di quella stalla in cui nasceste, più obbrobriose di quella Croce sù cui moriste, giacchè furono tante volte l'asilo delle passioni e l'abitazioni dei Demoni.

Ah noi ci confondiamo, o Signore e ci vergogniamo considerando questo eccesso della vostra degnazione per noi indegne di tutto, e quindi che possiamo noi fare alla vostra presenza sè non umiliarci nel più profondo della nostra miseria ed indegnità, e presentarvi le adorazioni e gli omaggi che vi sono renduti dagli Angeli, e dai Santi i Cielo, e confessare con loro che voi siete il solo Santo il solo Signore, il solo Altissimo sopra tutte le cose, cui solo si deve onore, gloria, salute, e benedizione per tutti secoli.

Atto di Ringraziato 118 8Signor nostro noi vi ringraziamo di questo gran favore che ci

faceste, entrando questa mattina ad abitare nell'anima nostra; e voi o potenze interne dell'anima nostra risvegliatevi a riconoscere ed adorare come meglio sapete e potete il Signor vostro che si trova fra voi, nè cessate mai di benedire il suo santo nome.

Ma quali ringraziamenti potremo farvi noi miserabili creature, che sieno degni di un Dio si buono e si amoroso verso di noi, e che è giunto persino a donarci tutto sè stesso? Che cosa vi rendaremo noi in ricambio di tanto favore?

Noi o Dio buono non possiamo fare altro che invitare a seco noi lodarvi e ringraziarvi gli Angeli e gli eletti del Cielo e della terra e tutte le creature dell'universo intero; ed anche voi Maria SSa: Madre nostra ripetete per noi quei fervidi atti d'amore e di ringraziamento che facevate al vostro Gesù nella Stalla di Betleme nella casetta di Nazarette sul monte Calvario, e tutte quelle volte che lo riceveste nelle vostre SS: Communioni

118 Ringraziamento.

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Atto di Amore 9Ma perchè o Signore nostro non abbiamo noi in questo felice

momento un cuore tutto fervore e simile al vostro per amarvi e trattenervi degnamente. Deh potessimo, o Signore ardere come una fiamma per voi! deh potessimo col presente ardore cancellare tutte le passate ingratitudini amarvi quanto vi abbiamo offeso e quanto voi meritate.

Angeli, Santi e cittadini tutti del Cielo e della terra, qua venite a far corte al vostro Re, ed a noi ancora ottenete sentimenti degni di lui.

O fuoco divino illuminatore degli animi, eccitatore degli affetti, fortificatore della volontà, fateci sentire gli effetti della vostra venuta dentro di noi. Colla vostra luce illuminateci, colla vostra virtù purificateci, colla vostra onnipotenza confortateci, affinchè possiamo, senza stancarci camminare nella via della vostra gloria e giustificazioni. E chi potrà allora staccarci da voi? Ci perseguiti pure tutto il mondo, ci accada pure qualunque disgrazia, che nè l'esilio, nè la miseria nè la prigione, nè l'infamia, nè la morte potranno mai menomamente staccarci da voi oggetto del nostro più vivo affetto; poichè noi vi amiamo qual luce degli occhi nostri, qual giubilo del cuor nostro, qual sostegno, qual vita, qual sommo ed unico nostro bene e desideriamo d'amarvi con tutta l'anima nostra e con tutte le forze nostre per tutta l'eternità.

Noi vi amiamo e voremmo in questo momento coll'ardore dell'amor nostro amarvi per tutto quel tempo che non vi abbiamo amato; vorremmo almeno avere un cuore tutto amore per voi sicchè tutto si occupasse di voi solo e più non amasse le creature che per piacere a voi.

Noi quindi rinunziamo eternamente a tutto quello che vi dispiace, e ci protestiamo prontissimi a qualunque sacrificio per secondare la vostra santissima volontà e per attestarvi il nostro amore.

Questo bisogna scriverlo nel cuore e suggellarlo con la perseveranza.

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Atto di Offerta 10Onde poi rendere inviolabile sino alla morte queste sante

risoluzioni noi ci dedichiamo e ci consacriamo intieramente a voi. Voi vi donaste tutto...119

a noi ed è quindi più che giusto, e un dovere che noi ci doniamo tutti a voi e niente per noi riteniamo.

Prendetevi, o Signore, tutta la nostra volontà, il nostro intelletto, la memoria e la libertà nostra; ciò che noi abbiamo o possediamo voi cel donaste; quindi tutto vi restituiamo, tutto consegnamo al governo della vostra sapiente volontà; e se ci donarete il vostro solo amore colla vostra grazia, abbastanza saremo ricchi e felici. Fate o Signore in noi è disponete di noi come più vi aggrada acciochè noi da oggi in avanti siamo tutte vostre e viviamo unicamente per seguire i vostri santissimi precetti, i vostri sapientissimi consigli, i vostri dolcissimi desideri, il vostro maggior gusto.

Accettate o Maestà infinita queste nostre misere offerte e beneditele e premiatele coll'abbondanza della vostra grazia e questo Sacramento stesso nè sia come il sigillo che lo renda inviolabile per sempre. Maria SSa: voi le cui preghiere tornano sempre gradite, le cui intercessioni sono sempre efficaci, presentate voi con le vostre mani alla SSa: Trinità questa povara offerta, voi fatte in modo che la accetti e ci doni la grazia di esserle fedeli sino alla morte.

Atto di domanda 11Ma cosa ci darete ora o Signore che ci siamo offerti e

consacrati a voi? O qual cosa diremo piutosto, voi sarete per negarci ora che ci avete dato tutto voi stesso? Si divin Redentore, compite tutti disegni di misericordia per cui dal sublime trono della vostra gloria vi siete degnato di scendere a si misero albergo, ed accordateci tutto quello di cui ci vedete bisognose.

Eccoci a' vostri piedi piene di fiducia nella vostra bontà delle povare cieche, illuminatele; eccovi delle lebbrose della più cattiva lebbra di cattivi affetti, mondatele; eccovi delle inferme cariche delle più dolorose malattie, risanatele; eccovi delle miserabili peccatrici santificatele.

119 Dopo i puntini di sospensione la riga rimane vuota.

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Togliete da noi tutti gli affetti terreni, e legateci totalmente al vostro santo amore. Dateci pazienza e rassegnazione nelle infermità nella povertà e in tutte le cose contrarie al nostro amor proprio.

Dateci il vostro santo amore con una fedeltà inalterabile al vostro santo servizio, ed un dolore continuo de nostri peccati. (Ognuna cerchi ora delle grazie particolari secondo il bisogno che nè sente)

Noi non meritiamo tanto, ma lo meritate voi o nostro Gesù, dacche non isdegnaste di venire dentro di noi; noi ve lo domandiamo per i meriti vostri e della vostra SSa: Madre, e per l'amore che portate al vostro Eterno Padre

Eterno Padre, Gesù Cristo medesimo vostro figlio ci ha detto: Vi assicuro che qualunque cosa dimanderete al Padre in mio nome Ei ve la darà.

Per amor dunque di questo Figlio che noi teniamo nel nostro petto esauditeci voi e donateci quello che noi vi domandiamo.

O Gesù buono abbiate ancora pietà di tanti infedeli e peccatori e convertiteli, di tanti giusti che vi servono si freddamente e infervorateli. Concedete agli innocenti la perseveranza, ai tentati che resistano, ai penitenti che non tornino nelle loro colpe; ai vostri servi che vi amino sempre. Ricordatevi di tanti poveri, ammalati ed afflitti e di tutto il genere umano, ed in particolare vi raccomandiamo i nostri genitori e parenti, i nostri benefattori, istitutrici, e maestre; e illuminatele voi, onde ci possono sempre più bene insegnare a servirvi.

Santificate la vostra Chiesa e tutti suoi ministri; principalmente il Sommo Pontefice che ne è la pietra fondamentale, il nostro Vescovo, il nostro Parroco, il nostro Direttore e tutti quelli che hanno cura di noi, e tutti gli allievi del Santuario.

Noi vi raccomandiamo ancora la nostra Patria e tutti li Principi Cristiani, benedite quella, e proteggete questi da ogni insidia, e particolarmente il nostro Sovrano, la sua casa e i nostri Magistrati.

Estendete la vostra misericordia fin giù nel Purgatorio, soccorendo quelle anime sante e principalmente quelle che più ci avvicinano o per parentela, o per gratitudine, a suffragio delle quali noi vi offeriamo quanto di bene è stato fatto e si farà da noi, e da tutti in ogni tempo e in ogni luogo.

Volgete ancora, a Signore uno sguardo all'anima nostra che rimettiamo intieramente nelle vostre mani, accrescete in essa la fede, la speranza e la carità, e degnatevi infine di benedirla, e sia sempre benedetta.

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Viva Gesù Maria Giuseppe

A St: Giuseppe 12O gran Santo, glorioso St: Giuseppe per i gradi insigni dei quali foste privilegiato qui in terra a preferenza di tutti gli altri Santi, noi umilmente a vostri piedi prostrate vi preghiamo d'accetarci ora e sempre per vostre Figlie, e come tali voi protegeteci nei pericoli, diffendeteci nelle tentazioni, preservateci dal peccato, e fatteci crescere nella virtù: Illuminate e rischiara le nostre menti, ci fatte umili, pure, pazienti docili ubbidienti, e non permettete mai che alcuna delle vostre Figlie in questa Casa istruita ed allevata abbia da offendere il nostro Signore Gesù; nell'ora poi della nostra morte voi venite in nostro ajuto, e ricordandovi che siamo vostre Figlie, diffendeteci dagli assalti del Demonio, e conduceteci voi stesso al Paradiso dove vi lodaremo per tutti secoli: Noi vi chiediamo queste grazie pel Cuore SS°: di Maria vostra degna Sposa e pell'adorabile Cuore di Gesù suo divin Figliuolo.

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CAPITOLO XIX

Della diretrice d’agraria

1La Diretrice generale d'Agraria dopo la Superiora generale l'Economa, e la Maestra delle Novizie deve essere la prima carica dell'Istituto, essendo l'agraria il primo e principal Ramo d'insegnamento che si dà nelle nostre Case alle Figlie di S. Giuseppe onde conservarle nella loro classe e condizione

2La Diretrice d'agraria deve essere di mente svegliata, e di capacità non comune. Di carattere franco, disinvolto, superiore ad ogni riguardo o rispetto umano, e ben istrutta in questa scienza si vasta, e si' ricca onde poter poi ricavare dalle terre con la minor spesa possibile i' maggiori prodotti più utili insieme, e più durevoli.

3Maestra d'agraria. - La Maestra d'Agraria dovrà pure essere d'abilità, e disinvolta, essa dirigerà i lavori di Campagna della propria casa, sotto la dipendenza e gli ordini della Diretrice, e terrà registro delle spese, e ricavi fatti sui fondi ad essa affidati chè consegnerà tutti gli anni alla Diretrice d'Agraria. Invigilerà sul profitto chè in questa scienza fanno si teorica, chè pratica le Figlie di St. Giuseppe, come sè osservano le proprie regole in Campagna, e vi stanno con quella polizzia, compostezza, e modestia chè si conviene a Giovani savie, ed educate.

4La Giardiniera. - La Giardiniera, avrà cura dell'orto, e giardino, studierà con impegno la coltivazione dei legumi, ed erbagi, acciò la Casa sia sempre ben provista per utile, e comodo della cuciniera. La giardinierà dovrà pur saper qualche cosa di Botanica onde conoscere, e coltivare le virtù delle erbe, e dei fiori, e delle radici, onde essere poi adoperate per medicamenti, con utile, e vantagio della casa come anche per tingere ed altri usi che in seguito si potrà conoscere ed

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adotare. Avrà pure premura di mantener sempre fiori in ogni stagione per ornamento e servizio della nostra Chiesa, e capella come anche per ricreazione e diletto si delle [Suore e non]120.

5Prefetta di polizzia rustica. -La prefetta di polizzia dell'Abitato rustico avrà cura della polizzia delle Corti, portici, Solai, e Stala, invigilerà in quest'ultimi sè si chiudono ed aprono a tempo debito le finestre, sè le biade si custodiscono. Essa terà pur dà conto in luoghi appropositi, ed adatati quanto per servizio della cuoca, e della tavola si custodisce come sarebbe frutti, legumi, ceci ecc, ecc.

120 Testo corrotto.

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CAPITOLO XX

Della cura delle inferme, ultima malattia, suffragi, viaggi

Cura delle inferme, suffragi 11. Se l'infermità è una delle croci più sensibili che ci possa

mandare il Signore, agli occhi della fede è un mezzo potente per scontare i debiti incontrati con la Divina giustizia, è un ajuto grandissimo per distacare il nostro cuore dalla terra con farci sovenire della morte in maniera più sensibile di quel che si faccia godendo salute. Beate le Sorelle che sapranno approfittarsi di questo tempo di prova a propria salute, ed a propria santificazione.

22. Perchè lo spirito non resti oppresso, od abbattuto sotto l'afflizione del corpo la Religione da buona Madre stabilirà una, o più case, secondo la maggior o minor estensione dell'Istituto dove raccogliere quelle Religiose che per malattie cronache o lunghe, per vecchiezza, ed altre infermità si rendessero inabili agl'impieghi dell'Istituto, e bisognose d'assistenza e di riposo.

3Queste case scelte fra le più comode che avrà l'Istituto e che meglio si prestano all'uopo in buona e salubre situazione, quieta e tutt'atte al riposo, veranno chiamate Case della Speranza. Nella stessa casa si dovrà tenere un ricovero delle Figlie di S. Giuseppe, le quali potranno essere alle inferme d'assistenza ed aiuto e anche secondo i casi servire loro a qualche sollievo e di onesta occupazione.

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Ultima malattia, funerale suffragi particolari e generali 41. L'ultima malattia non deve abbattere, nè sgomentare una

Suora della Sacra Famiglia la quale già morta pe' suoi voti al mondo, e alle sue lusinghe, e vivendo d'una vita di pura fede, dev'essere preparata a sentire la voce del celeste suo Sposo che la chiami con Esso Lui alle nozze.

52. La Superiora informata del prossimo pericolo dell'inferma, l'avertirà dolcemente d'accendere la lampada che lo Sposo già viene, e da quel punto più non l'abbandonerà. Procurerà che l'inferma sia munita per tempo di tutti soccorsi della nostra SS: Religione, e non trascurerà alcun conforto, o alcun ajuto necessario a sollievo dello spirito, e del corpo onde abbia a sentire meno le angustie della morte e faccia con maggior fiducia il gran passaggio alla eternità.

63. Entrando in agonia procuri che il Sacerdote stia sempre presente, e da quel punto non l'abbandoni più. Si darà un segno perché le Sorelle si raccolgano in Chiesa, o in Capella per raccomandare la moriente alla Sacra divina Famiglia pregando Gesù, Giuseppe e Maria che l'assistano in quel punto estremo sicchè mediante i meriti infiniti di Gesù Cristo sia introdotta nella Patria de' Santi.

74. Dandosi il segno della morte tutte della casa si raccoglieranno di nuovo in Chiesa, dove la Superiora, o chi fà per Lei dirà ad alta voce il De profundis per la trapassata, ed una parte de Rosario col Miserere, indi farà alle Religiose alcuni semplici e brevi riflessi ricordando loro di qual pericolo sia non essere in punto di morte l'aver condotto in Religione una vita tiepida, e di quanta soddisfazione all'opposto riuscirà la vita osservante e veramente Religiosa. Quelle cose che nella defunta potranno servire a comune edificazione, saranno raccontate modestamente a stimolo ed esempio delle suore e delle Figlie di S. Giuseppe.

Viaggi 81. I viaggi sono sorgenti di dissipazione e di noja, e dovendo

noi per la natura del nostro Istituto viaggiare assai, ci esporremo a molti pericoli se non avremo premura di tenere il nostro spirito raccolto ed unito a Dio, pel quale, e col quale si viaggia a sua gloria e suo servizio.

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92. All'avviso della Superiora di dover partire per questo o quel luogo, e ricevuta la sua benedizione, si vada in Cappella per raccomandarsi al Signore, che ci accompagni nel nostro viaggio, come accompagnò la Santa Famiglia di Nazaret per le strade d'Egitto e poi senza frapporre indugio si parta con allegrezza e tranquillità abbandonandosi con fiducia nella Divina Provvidenza.

103. Viaggiando si procuri, di servirsi meno che sarà possibile di mezzi di trasporto pubblici, come vagoni, diligenze, ecc. ecc. però se la necessità costringe, vi si stia senza timore, e raccolte senza affettazione, ravvivando la fede in Dio che ordinò a' suoi Angeli di custodirci. «Il Signore ha commessa di te la cura ai suoi Angeli, ed eglino in tutte le vie tue saran tuoi custodi.121

114. Non si pensi al proprio equipaggio, nè a' luoghi dove si ha da fermare e passare la notte, se il viaggio sarà lungo. La Superiora da buona madre fornirà del necessario le sue Figlie e darà i suoi ordini a quelle che destinerà a rappresentarla nel viaggio non dovendo mai presumere di viaggiar sole: l'altra, o le altre, se sono più d'una, non pensino chè ubbidire e custodire l'equipaggio che sarà ad esse consegnato.

125. Nessuna si farà lecito di portar via dalla Casa, cosa qualunque senza licenza foss'anche un semplice libro.

136. Si procuri per quanto sarà possibile, viaggiando, di fare con lo spirito frequenti visite al SS. Sacramento unendosi con le Sorelle, che in quel momento pregano nelle loro chiesette e sfugga più che sarà possibile ogni pensiero, ogni oggetto, atto a svegliare desideri di mondo, di grandezza e di libertà. Si ringrazi invece il Signore, e molto, che ci tolse dalla Babilonia del secolo per tirarci a vivere una vita quieta e tranquilla nella sua santa casa.

147. Sè il viaggio fosse lungo, e costrette quindi a fermarsi, e passar la notte fuori delle nostre Case, si scielgano Alberghi poco frequentati. Sè poi fossero invitate da buone ed oneste famiglie accettino con riconoscenza la loro ospitalità giacchè il Signore la procura alle sue serve, ma soddisfatto ai primi doveri di cortesia, e di civiltà cerchino un luogo da potersi appostare ed ivi raccolto lo spirito riposino nella quiete dalla dissipazione, e dalla stanchezza del viaggio.

158. Trovandosi in compagnia d'altri parlino poco e bene, non entrino negli altrui discorsi e molto meno se si parlasse di politica, non facciano pompa di sapere, la scienza d'una Religiosa è il saper di

121 Sl 91,11: «Il Signore darà ordine ai sui angeli di custodirti in tutti i tuoi passi».

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dover esser umile, mortificata, crocefissa. Non parlino del nostro Istituto e venendo interrogate intorno al medesimo rispondano con modestia e semplicità senza esaltare il bene e le opere che in esso si fanno.

169. Arrivate alla casa destinata aspettino alla Porteria la Superiora o chi fa per Lei, e dopo essersi consegnate nelle sue mani mostrando l'ubbidienza avuta e ricevuta la sua benedizione vadano a ringraziare il Signore, dimandandogli perdono dei mancamenti commessi nel viaggio.

1710. Nel tempo della comune ricreazione, la Superiora presenterà le nuove arrivate alla Comunità e lascierà che le Sorelle si rallegrino e si congratulino con loro nel Signore.

[Appunto sparso]122

18Nella visita del dopo pranzo aggiungervi le Offerte per le SS:

anime purganti.

122 Nostra titolazione; l'annotazione sottostante è riportata su un foglio diverso dai

precedenti.

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CAPITOLO XXI

Anno di prova123

1Non si potrebbe dare per ora una forma di Governo a questa Casa non essendovi soggetti sufficenti d'altronde quest'anno servendo di prova si potrebbe conoscere ed abbracciare quel sistema, quelle regole, e quelle pratiche che si conoscessero meglio alla gloria di Dio, alla nostra santificazione, alla salute delle anime, e al buon inviamento della Casa. Però essendo necessario per l'opera di già incominciata, per i pochi soggetti che vi sono in Casa, e per quelli che potessero venire una specie di sistema, o regolamento, cosi la Casa verebbe condotta cosi. 2I membri vivranno tutti vita comune, avranno comune la tavola, la ricreazione, l'abito, quantunque per quest'anno non uniforme; permettersi più all'impegno d'adempiere i propri doveri, e per conoscere lo spirito di ciascheduna si farà i tre voti di mese, in mese in mano della Superiora, e la Superiora in mano di... questa governarebbe la Casa con pace, prudenza, e zelo, provedendo con particolar diligenza a tutti bisogni della Casa, e Sorelle procurando più che può d'uniformarsi nello spirito alle Costituzioni di S. Francesco di Sales, e tutte le sere assieme le Sorelle nè leggerà qualche parte onde cercare d'uniformare sù quello il proprio spirito. Da queste Costituzioni poi si caveranno più estesamente le nostre regole se Dio, dopo l'anno vorrà che continui. 3I Letti saranno d'un sol materasso senza pagliariccio, l'abito a tutte oscuro, senza ornato, e distinzione. Si alzeranno d'inverno alle 6 e dopo mezz'ora anderanno in Chiesa per

123 Sembra un appunto - promemoria, «sistema o regolamento», in vista dell'inizio

della sua opera; è collocabile presumibilmente intorno ai mesi di ottobre-novembre del 1856.

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l'esercizio, la Meditazione e la S. Messa alle 7, e mezza anderanno alla Colazione e alle 8 ciascheduna nei loro uffici sino le 12, alle 12 la visita al SS: Sacramento, e poi Pranzo, e ricreazione sino le 2 che di nuovo anderanno nei loro uffici sino all'imbrunire poi mezz'ora di meditazione in Chiesa, Rosario, ed esercizio, indi riunione comune nella Sala di lavoro dove si farà la Lezione spirituale, alle 8, e mezza Cena, e alle 9 e mezza riposo.

Invece dell'Ufficio, i cinque salmi del nome di Maria, ad alta voce.

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CAPITOLO XXII

Alle novizie della vita religiosa124

Della Vita Religiosa

1Molti e direi la maggior parte fanno consistere la vita Religiosa, in una vita comoda, quieta, e tranquilla, i Monasteri luoghi d'ozzio, dove senza fatica, e pensieri, si mangia, e si beve in santa allegria, e pace, senza altri obblighi chè di fare la propria volontà, tener da conto la propria salute, far qualche Orazione quando, e come ci piace, trattenerci quando si può in conversazione con le persone del mondo, sentire ancora ciò che vi passa, o si fa' in esso, riservandosi solamente il diritto di giudicare, e consigliare come ci porta e inclina il nostro zelo, e ci dà qualche diritto il nostro abito, per formarsi poi quel concetto, e quella stima di santità come lusinga il nostro amor proprio, e così poi andare al Paradiso come si dicce in Carozza. Ho la bella vita, diccono i mondani la bella strada chè è mai la vita Religiosa per andare dritto, dritto al Cielo, senza fatica, senza guai. Ho! felici i Religiosi! Paradiso in terra, paradiso in Cielo. Nel mondo si tribula, si stenta, si patisce, e in Convento allegria, abbondanza, pace. Nel mondo si può perdersi, in monastero si salva. 2Povari sciochi, povari ciechi, cosi mal giudicando la vita Religiosa, ma ciò chè fa più sorpresa si è chè persone anche buone, e di merito la credano, e la giudicano cosi, e con queste idee, e con queste massime, tante, e tante entrano in Convento, e trovando tutto all'opposto di quanto credevano, e giudicavano ritornano nel mondo spargendo al di fuori lamenti,

124[Di questo testo esiste anche un'altra versione con correzioni. Si riporta la seconda,

considerata la bella copia della precedente]

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critiche, e lagnanze, onde coprire la loro poca mortificazione, e il loro inganno. 3Novizie mie Carissime, non sieno conformi a questi i vostri giudizi, e non v'inganiamo in una cosa di tanta importanza, il Convento non è luogo di pace, e di felicità chè per quelli chè sono risolute di morire a lor stesse, ed alle loro inclinazioni, per seguire Gesù Cristo con la Croce sulla strada del Calvario, e del Sacrificio. 4Vita Monastica, o Religiosa vuol dire vita d'annegazione, e di Sacrificio, vuol dire spogliamento del nostro amor proprio, dei nostri gusti, delle nostre inclinazioni, della nostra volontà, vuol dire in una parola una morte lenta, e continua delle nostre passioni, inclinazioni, e desideri anche più leciti, e santi; acciò purificate di tutto quello chè la natura ha di vizioso, e di corotto, e di proprio, viviamo per quanto si può di solo spirito, conducendo qui in terra una vita d'angelo in anticipazione di quella che godremo sù in Cielo per tutti secoli de' secoli. 5Ma, mie carissime, il dirlo si fa' presto, e la massima piace a tutti, sè l'esalta, e sè la loda, ma il difficile è il seguirla, poiché in questa impresa non ci vuole una virtù fiaca, nè una volontà debole; ma un cuore grande, ed una volontà ferma e perseverante, perché questo non è lavoro d'un giorno nè d'un mese, nè d'un anno, ma di tutta la vita, e non sarà questa ben spesa, ed impiegata consacrandola a vincersi noi stesse e perfezionarci onde piacere a quel Dio chè ci scelse per sue Spose, e come tali noi ci coronerà, sè non monde, e purificate. 6Ma mie carissime, non vi abvilite e non credete questo stato superiore alle vostre forze. Tutt'altro uno stato chè abbracciato con ferma risoluzione non sia più di questo facile a praticarsi, vedesi ad ogni passo spianare le difficoltà, che s'incontrano, a rendere mano, mano dolci i sacrifici, care le privazioni e donare all'anima quella vera pace, tranquillità e contentezza. 7La perfezione, dice un Autore, che Dio propose al mondo per consiglio a voi è un obbligo, eravate libere dal entrare in Religione, dice lo stesso Autore, ma dal momento chè di vostra libera volontà avete scelto questo stato non siete più libere dall'obbligo dall'arrivarvi con tutte le forze di cui siete capaci. Ma per giungere alla perfezione convien far acquisto delle sode virtù, conoscerne l'importanza, e l'eccelenza, come pure la differenza delle virtù superficiali, ed apparenti dalle vere, e reali che devono in specialtà essere apprese ed esercitate dalle persone Religiose. 8La virtù vera è sempre accompagnata dal sacrificio, quanto una cosa più ci costa più ci è cara, La virtù senza sacrificio è la virtù più particolarmente esercitata dalle persone del mondo a preferenza dell'altra che dovrebbe essere quella dei Religiosi, da Dio con grazia speciale chiamati alla perfezione. Il sacrificio è quello che rende bella

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la virtù, la rende dolce, e soave al nostro cuore, bella, e risplendente agli occhi di Dio e degli uomini. 9Dobbiamo amar Dio, questo è il più grande dei Comandamenti, per amar Dio dunque conviene schivare tutte le colpe mortali, e non amar altri più di Lui. Questo deve essere esercitato da tutti chè vogliono vivere cristianamente, altrimenti non si salva, ma basterebbe questo ad una Religiosa? nò assolutamente nò, poiché una Religiosa deve di più schivare per quanto le è possibile ogni più leggiera colpa, ogni diffetto ed ogni imperfezione volontaria per piacergli, e dargli gusto. 10Dopo Dio tutte dobbiamo amare il prossimo, soccorerlo ne' suoi bisogni, non offenderlo, nè vogliergli male, una persona Religiosa deve di più amare con un amor cordiale chi le è contraria per natura, o per ripugnanza, cercando la compagnia più di queste chè di quelle procurando di più per quanto le è possibile di servirle, ed onorarle onde vincersi, e superarsi. Tutti sono obbligati ad adempiere bene i propri doveri, e gli obblighi del proprio stato sè vogliono salvarsi ma noi dobbiamo di più adempirli con quell'esatezza e con quella perfezione con la quale eseguiscono i propri gli Angeli del Cielo, cioè sotto gli occhi di Dio, per Iddio, e con Dio. 11Chè vi dirò poi Novizie Carissime dell'annegazione intiera, e continua della vostra volontà e spogliamento del vostro amor proprio, poiché senza del quale non arriverete mai ad acquistare quella perfezione alla quale siete dalla vostra vocazione chiamate, ed è sì necessario chè sè aveste il dono della contemplazione dei più gran Santi, ma vi riteneste solamente in parte una bricciola di vostra volontà fabbrichereste sull'arena, poiché il vero spirito Religioso non è fondato chè sopra queste basi, e su questi principi. Il mondo non lo comprende ed è per questo chè vive in errore riguardo all'idea, e giudizio chè forma della vita chè si conduce nei Monasteri, e in fatti sè vi levate questo averebbero ragione perchè tutto il sacrificio stà nell'annegazione propria, e l'annegazion propria, e quel lento martirio e morte con la quale S. Bernardo, ed altri Santi chiamano la vita Religiosa.125

12Mio Dio direte voi, ma è possibile vivere in questa maniera. possibilissimo con la grazia del Signore: non vogliate crederlo un peso gravoso, poiché la Libertà è quella de' F: di D:126 «Il mio giogo è soave il mio peso è leggiero 127; e non solamente possibile, ma chi lo pratica vi

125 Da questo punto in avanti il testo è stato cancellato dall'autrice, per riprendere con

«possibilissimo», parola che si riferisce alla parte cancellata da noi non riportata. 126 Figli di Dio. 127 Mt 11,30.

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prova una pace, una quieta, una contentezza chè è un antigusto di quella del P:128. In fatti la libertà del cuore, l'esenzionne da tutte le cure della vita, le secrete impressioni della grazia sono i frutti di questa vita tutta celeste che riempiendo l'anima d'una gioia tutta pura, vale cento volte di più di quanto abbiamo lascito, e avremo potuto possedere.

13S:129 per arrivarvi con facilità. Ma sè volete arrivare a questo stato, guardate, e procurate di ben impiantarvi sul principio, altrimenti ho non vi riuscirete, o vi riuscirete imperfettamente con vostro gran danno, e quello della Comunità. Perché vedete come quando si vuol imprendere una fabbrica o un lavoro qualunque di conseguenza convien guardare di ben incominciarlo dà prima, diversamente, il lavoro non riuscirà mai perfetto, come non bisogna rappezzare o fabbricar sul vecchio, farà sempre mal vedere, e sarà poco solido, e durevore, perché quel fatto sarà mai simile al nuovo, per quanto procuriate d'uniformarvi, cosi entrando in R:130 distrugete, e lasciate fuora il vostro spirito, mettete i fondamenti sullo spirito chè ivi trovate, così fabbricherete bene; solido e durevole. 14Entratevi come B:131 e come b:132 vi lasciate trattare, conoscere, manegiare, e come bambina ascoltate e mettete in pratica quanto vi si dice, come bambine non vi fatte lecito rimarcare, nè ricusare quanto vedete, nè quanto vi si dà. Come bambina piegatevi ed assueffatevi agli altri caratteri, agli altri gusti, alle altre inclinazioni, e come bambina infine amate ubbidite, e rispettate i Superiori, dai quali ricevete lumi, ed istruzioni solide per condurvi sulla reta via della perfezione. Procurare s'in dal principio d'aver grade stima e rispetto per le Regole dell'Istituto, anche le più semplici e minute, perché diceva un Santo Uomo in Religione non vè niente di piccolo tutto è grande, bello, e santo sè avrete stima le rispettarete, e le osservarete con primura, ed esatezza. 15Le Regole sono i legami della Religione, tolte queste la Religione è un altro piccolo mondo, anzi meglio di quello lasciato poiché qui non manca niente, e si ha tutto. Guardate vedete, quando entrate in noviziato, ancor piena di desideri vivi, e caldi di far bene, di servire il Signore, di sacrificarvi a Lui, e la sua gloria, in somma da

128 Paradiso. 129 [?]. 130 Religione. 131 Bambine. 132 Idem.

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diventar vera Reli:133 dimandatevi come voreste essere dice Rodrigues, da qui a qualche anno quando sarete professa? ebbene, come voreste essere allora, diventatelo ora chè siete in Noviziato perché come uscirete da quello sarete tutta la vita poiché la Croce, la Corona, i voti che formano la [...]134

Cercar sempre gli Uffici più vili della casa, ed aver caro chè tutte sieno meglio trattate e superiori di noi.

Dei Voti 16Le Suore della S: Famiglia faranno due anni di Noviziato, uno

in abito secolare, e l'altro vestite ma senza croce, e Coronna, dopo i quali pronuncieranno i Voti semplici di Povertà, Castità ed Ubbidienza in mano della Superiora, o d'una sua rappresentante durevoli d'anno in anno, e vi agiungeranno il 4 Voto quelle dalla Superiora a ciò destinate. Dopo sette anni di rinovazioni di Voti, le Sorelle tutte volendolo potranno fare i Voti solenni, e perpetui in mano del Vescovo, ma sempre credendolo, e permettendolo la Superiora.

17Non si potrà avere nella Casa, o Istituto carica rilevante cioè di Superiora, Maestra delle Novizie Direttrice, Assistente ecc, ecc sè non si avrà fatto i Voti solenni, e perpetui, si potrà però in caso di necessità farne per qualche tempo le veci. La Superiora potrà abbreviare d'un anno il Noviziato cioè ridure a sei mesi il primo anno, e a sei il secondo, cosi pure potendo assicurarsi de' soggetti, e scorgendovi più di tutto drittura, e sodessa di testa, potrà anche abbreviare da due anni l'epoca destinata a Voti solenni, e perpetui, riducendoli a 5 anni in cambio di sette.

18Le Sorelle tutte non potranno mai importunare la Superiora d'abreviar loro il Noviziato, d'anticipare i Voti solenni, ma più di tutto di metterle a 4 Voti poiché abilitandole con questo alle cariche più rilevanti della Società, le esporebbe a grandi obblighi, e doveri, dei quali nè dovranno rendere grande conto a Dio.

133 Religiosa. 134 Il testo qui si interrompe per continuare con le due righe successive slegate al

contesto.

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[Appunti sul «Quarto Voto»]135

19[...] sè non in maggior abbiezione del più grande, e potente, e

secondariamente per adatarsi alle inclinazioni, sentimenti, e pensare moderno, onde questo istituto possa essere beneviso da tutti, e crescere poi, e fiorire a gloria di Dio, ed ha utile, e vantaggio di tutte le Classi della Società che compongono questa grande Famiglia Umana.

20Le Sorelle dunque della Sacra Famiglia entrando in questa Società dovranno occuparsi più di tutto nello studio dell'Agricoltura, chè ha questo effetto si terrà nella Casa una Scuola agricola, acciò possano poi essere in stato d'istruire e guidare, e le Giovanette che mantengono, ed allevano nell'Istituto, e tutte quelle altre chè vorranno istruirsi, tenendo per ciò aperte ad ore stabilite le loro Case a pubblico, e comune vantaggio. Non escludendo pero l'altra Istruzione necessaria, cioè Religione, lavori femminile, leggere e scrivere.

21Quantunque però in questo Istituto per i fini suespressi non vi possa essere tra le Sorelle nessuna distinzione di gradi, di titoli, e di condizione, non ostante considerando chè per il Governo, e direzione della Società, od Istituto, si pel temporale, come pel spirituale, ci vuole non ordinario ingegno, perspicaccia; e abilità, difficile a trovarsi in tutte, e volendo togliere il pericolo chè sia nominata alla direzione di questa novella Famiglia, chi forse per mancanza di doti, e cognizioni potesse lasciarla cadere o fargli perdere di quella stima si necessaria nella comune opinione, cosi quelle Sorelle che entrando nella Società saranno dalla Superiora credute abile al disimpegno, e guida dell'Istituto non chè dalle altre Sorelle, aggiungeranno agli altri tre Voti comuni di Povertà, Castità, ed Ubbidienza un quarto Voto, chè sarà di cercar sempre in tutte le loro operazioni la maggior gloria di Dio, e la prosperità dell'Istituto, e perciò saranno chiamate Sorelle di 4 Voti. 22Queste sole potranno occupare nella Casa il Posto di Superiora, Maestra delle Novizie, Diretrice ecc, ecc potranno però in caso di necessità farsi rappresentare dalle altre Sorelle, ma mai queste essere nominate in loro vece. Tutte le Sorelle però, onde mantenere l'eguaglianza si necessaria in tutte le Comunità, particolarmente in questa, che sperò fiorirà un giorno grande, e maestosa a comune vantagio, porteranno tutte eguale l'Abito, e avranno comune la tavola, il vito e la ricreazione, lo stesso titolo modesto, e semplice di Suore eccetuata la Superiora, e la Maestra delle Novizie, chè porteranno

135 Nostra titolazione; questi appunti che sembrano la continuazione di un altro

scritto non risultano in continuità con il testo precedente.

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quello di Madre nel tempo della loro carica, lo stesso trattamento, e la stessa cura della loro salute si spirituale, che temporale perché in questa Società, si le riche, che le povare, le nobili che le plebee, devono vivere con eguale concordia, amore, e frattelanza gloriandosi santamente, non de' loro Parenti, ma della Compagnia delle lor povare Sorella, e della dignità alla quale sono state da Dio chiamate venendo in questo Istituto.

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CAPITOLO XXIII

Formule per la professione

Formola dei Voti chè pronunciano le Suore della Sacra Famiglia, coretto ed aprovato da Monsignor Vescovo Pietro Luigi Speranza 1Io N:N:. per unirmi sempre più strettamente alla Sacra

Famiglia del Figliuolo di Dio fatto Uomo Gesù Cristo, Signor nostro, e per mettermi maggiormente all'impegno di servire a Sua Divina Maestà ed imitare le virtù chè risplendettero nelle Auguste Persone della Santa Famiglia, ed a mè sono più necessarie, qui prostratta alla presenza della SS:a Trinità, e alla presenza di Gesù, di Maria SS: di S: Giuseppe e del mio Angelo Custode, per la pura gloria di Dio, faccio Voto di Povertà, Castità, ed Ubbidienza per un anno giuste le Regole e pratiche di questo Istituto, riconosciuto dal Vescovo.

2Gesù, Maria, e Giuseppe a voi consegno questo mio sacrificio; beneditelo, e presentatelo al Trono di Dio, impetrandomi la grazia di adempirlo perfettamente. Amen, così voglio, così spero, così sia.

Formola per la consegna della Croce, e della Corona 3Dopo la pronuncia della formola dei Voti fatta dalla Novizia la

Superiora consegna alla medesima la Croce dicendole queste parole: Questa Croce vi ricordi sempre gl'impegni che avete contratti col vostro Sposo Gesù Cristo. Chè questa Croce vi si stampi nel cuore e vi faccia generosa, e forte a seguir Lui tutti giorni di vostra vita nella pratica dell'annegazione della vostra volontà.

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4Indi dà alla medesima la Corona dicendole, Questa Corona vi ricordi pure che la preghiera continua e perseverante è la gran arma di vostra difesa: essa vi otterrà dal Cielo la forza di combatere contra i nemici di vostra salute, e vi aprirà la porta, che introduce nel soggiorno de' Santi. Che Gesù, Maria, e Giuseppe vi accettino nel numero delle Sorelle coi Voti.

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CAPITOLO XXIV

Prime idee intorno alle Figlie di S. Giuseppe136

Idee riguardo alle mie Figlie, al nome delle medesime, e a quello dell'Istituto sè il Signore vorrà che si formi

1Se col tempo Dio volesse benedir questa Casa, e nè suoi alti

disegni formare di questa Famiglia un Istituto, la mia intenzione, e desiderio sarebbe che venisse chiamato Istituto delle Religiose della Sacra Famiglia col titolo di Suore della Sacra Famiglia, e le Orfane da esse allevate, ed educate col titolo di Figlie di St: Giuseppe, ciò io ho promesso al Signore, sempre però con l'approvazione di Monsignor Vescovo, al giudizio, e all'esperienza del quale intieramente, e volentieri mi sottometto. Gesù, Maria, e Giuseppe questa santa, e divina Famiglia unisce la Vita istruttiva di Gesù, quella nascosta di Maria, e la artistica di Giuseppe. Tale deve essere la nostra come all'idea, fine, e scopo che questo Istituto si proporrebbe, secondo quello che si legge in altro mio scritto.

2I. Non saranno accettate nelle Figlie di St: Giuseppe / che tali per ora chiamaremo / sè non Orfane del tutto o prive del Padre o della Madre, ma povere, miserabili ed abbandonate, e sempre della Condizione di Contadine e tali da poter essere allevate in questa condizione perché essendo destinate le Figlie di St: Giuseppe a portare un giorno buon esempio, ed una riforma in questa Classe

136 Esiste anche una brutta copia di questo testo. Si riporta solo la seconda versione

considerata la bella copia. Gli appunti di questo fascicolo intitolato «Prime idee...» sono assemblati in ragione del contenuto; la loro stesura risale presumibilmente all'anno 1857 oppure 1958.

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della Società si, trascurata con questo fine vengono raccolte e educate dalle Religiose di questo Istituto.

3II. Non saranno accettate nello stabilimento sè non Fanciulle dell'età di 9, a 12 anni. Si eccetua sempre qualche caso urgente, nel quale la Superiora potrà riceverle anche prima dei 9 anni, e dopo i 12

4III. Sempre eccettuato qualche caso raro, non si potrà nè mandarle fuori dello Stabilimento, nè collocarle in nessun stato, sè non giunte all'età dei dieciotto anni, ai ventidue secondo la capacità, e lo sviluppo di ciascuna Figlia.

5IV. Se nelle Figlie di St: Giuseppe ci fosse qualche giovane che desiderasse rimanere nella Casa, come Religiosa, o per qualche altro ministero necessario allo Stabilimento supposto che abbia le doti, e le qualità necessarie si dovrà accettarla anche a preferenza d'un estranea che portasse dotte. Questa preferenza è dovuta ad una Figlia di St: Giuseppe, e come membro della nostra Famiglia, e perché educata secondo il nostro spirito.

6V. A quelle Figlie che non avessero nè merito, nè inclinazione a rimanere nell'istituto, oppure non avessero capacità per essere ammesse tra le Suore, e cercassero di ritornare alla propria Famiglia, e con i loro Parenti, la Superiora fornirà il corredo necessario, ed adattato alla loro condizione / conforme quello che si dirà più avanti / Il tutto dovrà essere nuovo, e forte, ma ordinario, e proprio alla loro condizione di Contadine si, nel taglio, come nel colore, e sarà molto utile e necessario che sia fatto nell'Istituto per man d'opera delle nostre Orfane. La Superiora darà inoltre alla giovane che sorte in danari sonanti dalle Ause.137 7Lire 80 alle 200 secondo i meriti, e l'utile che ciascuna avrà portato alla Casa, e avuto riguardo agli anni chè sarà stata nello stabilimento. Questa somma però sarà consegnata solamente un mese circa dopo sortita la giovane, perché in questo frattempo la stessa impari a conoscere la Famiglia in cui è andata, veda comé considerata acquisti un poco di pratica, ed esperienza, e non sia troppo facile a dissiparla e a concederla al primo che la richiede, d'altronde, anche la Superiora avrà tempo d'informarsi come viene trattata la sua Figlia, come si diporta, ecc, ecc potrà meglio conoscere quello che sia a farsi e a chi convenga consegnare quei dannari perché sieno sicuri e per quanto si può conservarli.

8VI. Quelle Figlie che non avessero nè Famiglia, nè Parenti che le cercassero, nè le volessero, si procurerà di collocarle in qualità di Domestiche presso qualche buona, ed onesta Famiglia. Ma qui ci

137 Austriache.

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vuole tutta la premura e l'abilità della Superiora per trovar loro Case e Famiglie adatte. Si raccomandi al Direttore a Parrochi ed a chi troverà più opportuno: non faccia mai impegni per metterle nelle Case dei ricchi, o con Signori. Fuori della loro sfera le nostre Figlie non farebbero buona riuscita, e d'altronde in mezzo ai ricchi sono sempre maggiori le occasioni di perdersi. Si guardi bene per la premura di sgravarsi di qualche soggetto di metterle cosi alla leggera e con facilità nella prima Famiglia che le si presenterà, e chiederà. Uno dei maggiori impegni della Superiora deve esser questo di ben collocarle, ma più per l'anima che per il corpo; altrimenti pazientate; tenetele in Casa che il Signore provvederà. 9E' meglio che l'Istituto diventi povaro e chè in caso di necessità si privi anche del necessario per mantenerle, che metterle non dirò sul pericolo di perdersi, ma anche nella probabile incertezza che si abbiano a non ben diportarsi. Ricordatevi che dalla buona, o cattiva riuscita d'un individuo dipende l'onore di tutte le Figlie di St: Giuseppe, e quello della Casa, che allevandole abbiamo fatto mettà dell'opera, e che il compimento di tutto è di scieliere bene lo stato, e la Famiglia a cui affidarle dal che dipende specialmente la loro eterna salute. A che ci giovarebbero, tante cure, ed attenzioni onde educarle, se avessero a perdersi per nostra colpa, e negligenza. Ricordatevi che lo scopo dell'Istituto è quello di provvedere non tanto alla lor sorte presente, come alla futura, e guai, guai a quella Superiora che per vantaggio della Casa, o per ricevere qualche altro soggetto non fosse scrupolosa sopra questo articolo! Attirarebbe sopra di Lei, e sopra l'Istituto, la collera di Dio. 10Ricordatevi sempre che le nostre Orfane portano il nome di Figlie di St: Giuseppe, e questo gran Santo un giorno vi chiederà conto delle sue Figlie, abbiatene dunque tutta la cura e a costo d'andar mendicando tenetele, piutosto che mal collocarle. Trovando poi luogo acconcio e persone sicure cui affidarle, darete anche ad esse il loro mobile sempre della stessa qualità, e quantità della qui unita nota, eccetuato, il letto, e i danari, perché si ha da credere che andando a servire non sia lor necessario nè l'uno nè l'altro. Però teneteli presso di voi sino a che vi parà utile, e necessità di somministrarli.

11VII. Vi può essere nelle Figlie di St. Giuseppe qualche d'una che inclini al Matrimonio. Non contrastate alla sua vocazione, potrebbe riuscire eccellente, ed ottima Madre di Famiglia, e col suo esempio portare grandi vantaggi a questa condizione di persone. La Superiora come buona Madre procurerà di cercarle un conveniente partito, e ciò non le sarà difficile poiché per i Ministeri dell'Istituto le toccherà molto a trattare con persone estere. A questi dunque sieno

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persone timorate di Dio e prudenti, raccomandatevi, cosi pure consigliatevi col Confessore, e Direttore: ma non scordatevi mai che le nostre Orfane sono Contadine, e tali elevate; maritatele con Contadini. Abbiate molto riguardo di non collocarle con soggetti al disopra della loro condizione difficilmente farebbero buona riuscita, e ne', avrebbe pregiudizio la loro salute essendo assuefatte all'aria libera dei Campi, e d'altronde esse sono destinate a portare una riforma con la loro condotta nella Classe agricola della Società, essendo questo il fine prefisso dell'Istituto, cui dovete sempre aver presente. 12Guardate anche che il partito che si presenta sia d'onorata Famiglia, sano, e non di sproporzionata età. Darete a queste lo stesso corredo delle altre, aggiungendo pure al Letto conveniente un Materasso di Lana. La giovane non sortirà prima delle nozze, e queste saranno fatte possibilmente nella Chiesetta di Casa ad insaputa delle altre Fanciulle. Anche a queste sarà bene di regola ordinaria non consegnare subito i danari, eccetto sempre qualche caso che ridondi in vantaggio della Figlia e come crederà meglio la Superiora.

13VIII. Sortite poi, e collocate sia in Matrimonio, sia in altro stato le nostre Orfane, quando vengono a ritrovarvi, accoglietele con quel amore, e tenerezza con cui una Madre accoglierebbe una sua Figlia, fate in maniera che vi aprano i loro cuori, vi confidono i loro segreti, i loro affanni, i loro dispiaceri... / che Dio però li tenga da loro sempre sempre lontani. / Ma al bisogno fate che trovano sempre conforti, e consigli nel seno della Famiglia dove furono educate. Date lor da mangiare, e se fosse un caso di molta necessità, tenetele anche in Casa per un giorno o due, o poco più, secondo le circostanze, e come parerà meglio alla Superioria, ma sempre separate dalle altre Figlie.

14IX. Sè l'Istituto potrà fare delle Carità, o in roba, o in altro, preferite sempre le vostre Figlie sè nè avessero bisogno: Insomma per quanto posso ve' lo raccomando tanto tanto; che tutte le Figlie di St. Giuseppe abbiano posto nel vostro cuore, come spero chè un giorno lo avranno in Paradiso.

15X. Guardate bene prima di accogliere qualche Fanciulla nello stabilimento che sia sana, senza diffetti di corpo, e di discreto talento / meno qualche caso urgente, e di somma necessità, che allora sarà sempre grande carità accoglierla. / Ma sè mai dopo ricevuta v'accorgeste d'essere stata ingannata, o da voi stesse, o d'altri, oppure sè per qualche accidente la diventasse infermiccia, o d'aggravio all'Istituto tolto il caso dello scandalo o di pericolo reale nelle altre, pazienza, l'avete ricevuta, e in casa basta cosi. Guardatevi bene dal

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farne lamento con chi chè sia, o di cercare di sgravarvene col metterle in qualche altro stabilimento. Tenetele in santa pace, ve' l'ha mandata Dio, vogliatele bene, e molto, a preferenza delle altre: dite non dobbiamo amare le Croci? ebbene questa ve' l'ha mandata Iddio, tenetela dunque cara, carissima. Gesù, Maria, Giuseppe ve' nè saranno grati.

16XI. Fra tutte quelle che concoreranno per essere ammesse nello stabilimento tra le Figlie di St: Giuseppe, preferite quelle del Paese e comune di Seriate sempre però chè abbiano i requisiti per esserere ammesse, cioè miserabili, Orfane, o prive del Padre, o della Madre, abbandonate d'altri, o trascurate ecc, ecc ed atte ad essere educate per i mestieri di Campagna, poi prendete tutte quelle che Dio vi manderà, di qualunque Paese, Provincia, o Nazione si fossero. Vi raccomanderei poi, sè volete farmi piacere, d'aver presente il Paese di Soncino, ch'io vi sarò estremamente grata.

Viva Gesù, Maria Giuseppe!

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CAPITOLO XXV

Istruzioni e memorie per le figlie di S. Giuseppe

Ricopiato.

Istruzioni, Regole ed Avvisi per le Figlie di St. Giuseppe 1Figlie Cariss: 138 avendovi il Signore nella sua grande bontà e

misericordia collocate in questa Casa, sotto il bel titolo di Figlie di St: Giuseppe e la protezione di questo insigne Santo, abbiate grande premura, e mettete tutto l'impegno onde corispondere alla grazia che il Signore vi ha fatta a preferenza di tante altre vostre compagne abbandonate alla miseria, e all'ignoranza. 2Ricordatevi che un giorno ne dovete rendere stretto conto a Dio dei mezzi avuti onde istruirvi, e santificarvi, e questo momento arriverà presto presto. La gioventù come la vecchiaja è soggetta alla morte, nè avete veduta la prova nella vostra compagna passata a miglior vita quando meno sè lo aspettava. Ebbene quello che è successo a lei perché non può succedere a voi? mettetevi dunque all'impegno e ditte: Il Signore mi ha collocata in questa Casa perché vuole che diventi buona, brava, savia, religiosa; insomma una vera Figlia di St: Giuseppe, come porto il nome, dunque voglio applicarmi con tutto l'impegno ad istruirmi in quello che mi sarà insegnato, ad assogettare intieramente la mia volontà, non solamente ai miei superiori, che certamente hanno più pratica, più lume, e più esperienza di mè, ma anche in tutto quello che potrò alle mie compagne per spirito di carità, di unione e di concordia. 3Felice mè sè col mio esempio potessi essere di stimolo alle mie consorelle nel

138 Carissime.

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ben fare, come al contrario che conto strettissimo e rigoroso ne dovrò un giorno rendere a Dio sè non m'approfitto di tanti, e tanti mezzi che il Signore mi ha dati onde poter allevarmi una giovane savia, brava, modesta e poter cosi esser felice in questo mondo con una coscienza tranquilla e sicura, e poi felice nell'altro con una beatitudine eterna per la quale sono stata creata che le più grandi, e le più anziane si ricordano dunque dell'obbligo stretto che hanno d'essere di stimolo, e d'esempio alle piccole, ed ultime venute, non vi fate mai lecito il benché minimo lamento, osservazione, rimarco, o scerzo sù tutto quello che concerne il vostro sistema di vita, il vostro metodo, le vostre regole, amatele, stimatele, apprezzatele come datevele da Dio, necessarie per la vostra buona riuscita, educazione e per mantenere, prosperare, e conservare l'istituto. 4Sè mai qualche d'una di voi in un momento di mal umore si facesse lecito, ed incoresse in questo fallo, Figlie Carissime, dimandate subito perdono a Dio, e alle vostre compagne sè per disgrazia aveste avuto l'imprudenza di farvi sentire, riparate con una osservanza più rigorosa ed attenta, allo scandalo che avete dato.

5O siate rigorose, e fattevi molto scrupolo sù questo articolo, le Regole, e la docilità nella regolare osservanza, sono necessarie in una Comunità come l'aria che si respira, quanti Istituti sono andati a soquadro, e in iscompiglio per essersi fatta lecita qualche leggera trasgressione, che andò poi aumentando per la colpevole condiscendenza e non curanza de' Superiori. Per carità Figlie Carissime, che non succeda cosi di questo ancor nascente Istituto, formato per una grazia speciale di Dio, e di sua ammirabile Providenza. Che questo glorioso Santo vi stia a guardia Lui stesso, dia docilità alle sue Figlie, zelo alle Maestre, acciò possa conservarsi, e crescere a suo onore, e a maggior gloria di Dio, autore e fine d'ogni nostro operare.

6Come Sorelle, e tutte Figlie di St: Giuseppe che avete comune la nascita, la condizione, l'educazione, amatevi tutte con gran carità, non abbiate che un sol cuore, un sol gusto, un solo volere, cosi godrete la pace chè è il dono più prezioso dello Spirito Santo, questa è la maggior ricchezza che il Signore vi possa concedere sopra la terra, quella che lasciò a' suoi Discepoli prima di salire al Cielo, quella infine che vi è lecito, e dovete ricercare a Dio con tutte le vostre forze. 7Abbiate dunque tutta la premura chè niente la possa rompere, e disturbare, che questi brutti nomi di rabbie colere e mormorazioni sieno nomi incogniti alle Figlie di St: Giuseppe, e chè mai mai sortano dalle vostre bocche, ma sè per vostra debolezza, e fragil natura

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succedesse tra voi qualche piccolo alterco, risentimento, o chè inavertintamente vi offendeste, Figlie carissime non vi fermate sopra un momento quando ve' nè accorgete, e guardate che il Demonio non abbia il vanto d'avervi fatta passar sopra una notte, foste l'offesa, o la colpevole correte subito a farvi scusa, ed abbracciarvi. 8Questo tesoro è cosi prezioso che conviene acquistarlo, e mantenerlo a qualunque prezzo, la prima che cerca la conciliazione sarà sempre la più docile, la più saggia, non state a badare chi a ragione, o chi ha torto, fattelo per il Signore, e basta; staressimo fresche sè Iddio volesse guardare cosi al minuto con noi, pensate mò quante volte, e quante voi l'offendete questo buon Padre, pensate in un sol giorno quante, e quante volte! e per cose da nulla! non ostante tralascia per questo d'amarvi, e protegervi; vi ritira forse la sua grazia, nò, tutt'altro, è sempre il primo a cercarvi... basta solo che vi mostriate pentite che subito vi stende le braccia, e vi perdona... ho il buon Padre, Figlie mie, o il buon Padre che abbiamo! non contristiamolo, almeno avvertitamente, e non badiamo a puntigli, e sacrifici per farle piacere.

9Figlie Carissime, ringraziate, e ringraziate di cuore il Signore che vi ha fatte nascere povare, e Contadine, ed abbiate caro, carissimo che tali, pure siate allevate, ed istruite, ho! non invidiate le Ricche, e Signore, se sapeste sotto quelli Abiti splendidi che forse vi fanno invidia, quanti dispiaceri, quante cure, quanti disgusti vi covano, e in mezzo a quelli ozzi, e a quel far nulla, quanti tedi, quante noje! Quante che cambiarebbero la loro condizione i loro agi che le espone a tante agitazioni, e pericoli d'anima e di corpo, con la vostra tranquilla, e facile condizione, ed umile stato, 10e poi quelle parole di Gesù Cristo nel suo Evangelio «Guai a voi o ricchi, che avete quaggiù la vostra allegrezza»139... e quelle altre ancor più spaventevole «E' più facile che un Camello passi per il bucco d'un ago, di quello siasi che un ricco si salvi»140. Ditemi non è abbastanza onde farvi allontanare dall'animo qualunque sentimento di invidia. Ma disprezzate ancor tutto questo una cosa sola vi basti a farvi apprezzare, amare, e stimare la vostra condizione, questo è l'esempio di Gesù Cristo. Egli scelsce di nascer povaro, visse coi povari, amò sempre i poveri coi quali fu largo de' suoi miracoli, e delle sue istruzioni, a chi fece annunciare la sua nascita sè non a poveri Contadini! chi scelsce a spargere la sua Dottrina pel mondo, sè non povari Pescatori! 11vedete dunque, Figlie mie, sè non avete da rallegrarvene? In questa

139 Lc 6,24. 140 Lc 18,25.

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condizione è vero vi toccherà a lavorare, e lavorar molto, non ve' lo dissimulo, ma sarete sempre contente, allegre, sane, e robuste, il lavoro non è fatica, quando sè lo fà per persuasione, volentieri, e con amore, e voi altre, mie Carissime, siete destinate, sè non opponete ostacoli con la vostra cattiva condotta a disegni di Dio, siete destinate a portare un giorno una riforma ed un esempio in questa Classe della Società dalla quale siete sortite, vedete a chè Dio vi ha destinate! ho la nobile impresa per la quale siete chiamate. 12Felici voi che aveste si bella sorte! mettetevi dunque con tutto l'impegno sù questo sentiero che vi si traccierà apprezzatene tutta la forza, e tutto il valore, e il Signore che premia la buona volontà e che non lascia cadere nessuna fatica fatta per Lui, benedirà i vostri sforzi, coronerà le vostre fatiche, vi sarà d'appoggio, d'ajuto, di sollievo, di guida, nella carriera chè ora incominciate, e sarà infine la vostra ricompensa per tutti secoli de' secoli. Cosi sia.

13Vi alzerete la mattina da fatto sempre a buon ora, eccettuata la stagione invernale che vi alzarete alle 6 negli altri tempi non vi si può fissare un ora precisa, poiché dovendo andare a lavorare in Campagna la maggior parte vi toccherà alzarvi sull'alba, almeno nei maggiori lavori, alla sera poi anticiparete il riposo, poiché invece d'andare a coricarvi alle dieci e mezzo come l'inverno vi andarete alle 9, ovvero nove e mezza. Quando dunque l'assistente vi chiamerà, alzatevi subito prontamente, e senza rincrescimento. Ho il piacere che si prova a respirare l'aria pura della mattina! l'ebrezza dell'aurora! come il nostro cuore si porta più naturalmente a Dio, essendo la nostra mente ancor libera da tutti pensieri, ed occupazioni del giorno che vengono poscia a distrarla. 14Oh, approfittatevi, care Figlie di questo bel momento, guardate il Cielo, ed ivi innalzate i vostri pensieri e i vostri affetti al Creatore di questo vasto universo, aprite il vostro cuore all'amore, e alla gratitudine verso quel Ente supremo che creò tante e si stupende meraviglie, e tutte per beneficio, e diletto dell'Uomo. Consacratevi tutte a Lui, alla sua gloria, al suo servizio, tutto vi sia di stimolo ad amarlo tutto, sino gli uccelli che cantano nel loro linguaggio le lodi di Dio, vi eccitano ad amarlo, sè altri pensieri in quel momento vengono a distrarvi, Figlie Carisse: 141 è un furto che fatte al Creatore: 15Recitate dunque con molta attenzione le Orazioni che vi farà dire la Maestra tutte inginocchiate a piedi de' vostri Letti, state pure attente, attentissime a quel punto di massima che la medesima vi suggerirà, onde richiamarlo alla mente nel corso della

141 Carissime.

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giornata, nei vostri lavori, ed occupazioni; che questo sia come un fiore che vi si dona il mattino onde odorarlo fra la giornata, cosi vi assueffarete a star raccolte, e ha guardarvi maggiormente dai peccati. Prima di recitare l'esercizio del cristiano compite la pulizia personale, la polizzia vi si addicce si a voi come ad una Signora, e questa quantunque sembra una cosa da nulla, e pare non necessaria di raccomandarvi, pure è una cosa interesantissima e che entra per una parte esenziale nella vostra educazione, sè sarete pulite nella persona sarete pulite anche in casa con le vostre robe, e in tutto quello che maneggiate, questo è un Articolo che vi raccomando assai assai essendo necessarissimo si per la salute, come per l'economia, per la salute perché la sporcizia è mal sana e intisichizze. 16Quante Fanciulle nel fior della vita si vedono pallide, e abbruzite, non tanto per miseria quanto per colpa delle loro Madri che le lasciano languire in mezzo al sudiciume, e ho muoiono poi ancor giovani, o ciò che è ancor peggio conducono i loro giorni in continua infermità. Giova poi all'economia perché le robe nette e ben custodite durano, e si conservano di più. Vedete dunque, mie carisse: come starebbe male una Figlia di St: Giuseppe allevata per fini si nobili, scarmigliata, col fazzoletto sù d'una spalla, il grembiule d'una parte, la veste rota, le mani, e la faccia sporche, che questo non succeda mai tra voi, vorrei che la Maestra che vi sorveglia castigasse severamente la prima che fosse trovata in questa maniera. 17Guardate che non tutte vi alzate alla stessa ora, per esempio le piccole, queste hanno bisogno di più riposo, d'altronde non andando in Campagna sarebbe innutile farle alzare si presto, non nè abbiate invidia verrà il loro tempo anche per esse. Compita la polizzia, e dette le Orazioni, scendete con la Maestra per andare al lavoro; in dormitorio fatte tutte le vostre facende in silenzio, e piano, per non disturbare chi dorme, prima però da sortire in Campagna andate per qualche minuto a salutare Gesù Sacramentato, giacché avete la fortuna d'averlo nella vostra Chiesetta di Casa, offeritegli ma col cuore voi stesse, ed unite i vostri lavori, e le vostre fatiche con quelle della sua vita mortale, indi pregatelo che le benedicca, e benedicca voi pure, faccendovi grazia di non offenderlo almen gravemente nel corso della giornata. Ricordatevi che non avete da tenere che breve tempo tra l'alzarvi, pulirvi, e far la visita: leste, leste, Figliuole care vi voglio vedere, la sveltezza, e la sollecitudine è sempre compagna dell'abbondanza mentre invece la miseria, è sempre accompagnata dalla pigrizia, e negligenza. A tutte stà bene ed è necessaria la disinvoltura, ma molto più a voi, Figliole care, che avete bisogno di guadagnarvi il vitto con le vostre braccia.

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18Alle sette ore precise, in qualunque stagione ritornarete a casa per la colazione, e per udire la Sa: Messa. Questa è l'azione, e la Divozione più soda, più grande più eccellente che vi sia nel Cristianesimo, assistetevi nella positura più umile e rispettosa, eccitate nei vostri cuori quei sentimenti d'amore, di riconoscenza, di contrizione, di Fede ecc che provereste sè assistesse in persona al sacrificio della Croce sul Calvario. Questo é quel stupendo, e solo sacrificio col quale possiamo soddisfare gl'immensi debiti che l'Uomo ha con Dio, approfittiamo di questa si incomprensibile bontà, e non nè lasciamo cadere il frutto con la nostra poca divozione, e negligenza. State dunque molto raccolte e unite a Dio, alla Comunione del Sacerdote abbiate voi pure gran desiderio di riceverlo almeno spiritualmente. 19Fatte gli atti d'amore, d'umiltà, d'offerta che siete solita a fare quando vi comunicate realmente, ma brevi, con sentimento, ed affettuosi; pregate per voi, e consacratevi tutta tutta alla sua gloria al suo servizio. Pregate per la S: Chiesa, i peccatori, i defunti, e per tutti quelli che v'interessano, ma sopra tutto pregate con fede e confidenza questa è una gran chiave con la quale potrete ottener molto. Bramerei poi, Figliuole carissime, ed anzi ve' lo lascio per ricordo, in Chiesa state sempre in ginocchio, se foste anche Regine, ed Imperatrici, questa è la sola positura che nella casa di Dio nè se addicce, voi altre poi a motivo della vita attiva che dovete condure, potrete star poco in Chiesa, onde molto più statevi in quest'umile positura, non solamente adesso vedete, ma propriamente anche quando sarete sortite, e nel mondo, ho per carità, non abbiate riguardi quando si tratta si far veder al pubblico che conoscete quanto Dio dev'essere onorato, e rispettato, che sapete mantenere le vostre pratiche, le vostre usanze anche ad onta dei loro scherzi, e dei loro motteggi, oh il bel esempio che darete, oh la bella edificazione! Figlie mie promettetemi che per rispetti umani non tralascerete mai, mai niente, di quello che qui con tante premure, e fatiche si vi ha insegnato.

20Dopo la Sta. Messa, e la Colazione ritornarete allegramente in Campagna, dicco allegramente perché vorrei che andaste al lavoro con quel gusto, e piacere col quale andate alla ricreazione, e alla Mensa, perché in questa maniera proverete mettà fatica nel travaglio e lavorerete di più è meglio, mentre in vece sè andarete come si suol dire sforzate, nè portarete tutto il peso, e lavorerete più poco, e male.

21Andate tutte unite, e non una avanti e l'altra indietro, appena sortite di Casa mettetevi in silenzio, e non parlate sè non con la Maestra di cose che riguarda la vostra occupazione, e qualche altro

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momento che alla medesima sembrasse bene concedervi, ma sempre sommessamente, ed a bassa voce; lavorando in luogo aperto, e per conseguenza esposte più chè in casa ad esser vedute, vedete quanto male stareste sè vi sentissero ridere cantare schiamazzare come tante altre contadine senza principi, ed educazione, oh il concetto che formareste! o il brutto sentire che fareste, che questo non succeda mai tra voi, mie care Figlie. 22Prestate cieca obbedienza ed attenzione a quello che vi dirà, e farà far la Maestra, non rispondete a chi chè sia avesse coraggio d'entrare con voi in discorso, non guardate a nessuno che passa, tenete gli occhi a quello che fatte, e abbiate somma modestia, raccoglimento, e compostezza, onde servir d'esempio a quanti vi vedono, beate voi se tirasse qualchuna a seguirvi, o il premio che godareste sù in cielo, come per lo contrario sè il vostro esempio fosse di stimolo agli altri al mal fare meglio sarebbe stato per voi non essere venute in questa casa, perché doppiamente nè dovreste rendere stretto conto a Dio, il quale vi chiederà a misura dei mezzi che vi ha dati. Abbiate dunque a cuore l'onor di Dio, il vostro decoro, l'onor della casa dove siete mantenute allevate, ed educate, abbiate a cuore il bel titolo che portate di Figlie di St: Giuseppe e non lo disonorate mai, mai con la vostra condotta. 23Ricordatevi che basta un sol atto, un solo sguardo, una sola parola per far perdere l'onore a tutte, il mondo, Figlie mie è un giudice severo quando si tratta di giudicare le azioni d'una corporazione, o anche solo Istituto sotto la sorveglianza religiosa, e quello che alle altre nel mondo parebbe niente, in voi si attribuirebbe a delitto, e non bisogna per questo dargli motivo di mormorazione. Non lasciatevi lusingare alle volte col dire, o adesso cè nessuno, adesso non ci vedono, nò, nò, mie carissime, quello è il demonio chè vi tenta perché gli rincresce che facciate bene, e diate cosi buon esempio, e vi eccita in cuore bel bello, prima la voglia di discorere, poi vi levarebbe il raccoglimento, poi vi renderebbe pesante la sorveglianza... o il maligno, il maligno... non gli credete, e non gli date mai il vanto d'esservi lasciate vincere.

24Vi gioverà poi molto, e per il raccoglimento, e per le tentazioni del nemico, l'uso frequente delle giaculatorie, il richiamarvi l'un l'altra la presenza di Dio, la meditazione della mattina, e l'offrirvi spesso spesso a Dio assieme le vostre fatiche.

25Mi diceva, una mia confidente, che quando vedeva la Compagna, e i Contadini occupati a lavorare nei campi, le correva il pensiero al tempo dei nostri primi Padri, le pareva di vedere Adamo il primo che incominciò a dissodare la terra, Abele occupato nel suo gregge, Abramo, Giacobbe, ecc, ecc Rut che assieme a Noemi

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raccoglieva le spighe abbandonate dai mietitori di Boaz, e tanti altri, le richiamava la vita errante dei Patriarchi il dormire sotto le tende a Ciel scoperto come costumavano. 26Questi pensieri, mi dicceva, innalzava la sua mente, e allargava il suo cuore verso Dio, li faccevano amare stimare, e direi quasi invidiare la condizione di Contadini, e quel non aver dimora, ed abitazione fissa e stabile, richiamandole che siamo viaggiatori, e pellegrini in questo mondo. L'ajutava a distaccare ognor più il suo cuore dalle cose della terra. Figlie mie, fattevi ancor voi famigliari questi rifflessi, nelle ore di ricreazione, le Domeniche, leggette spesso la storia Sacra, il Vecchio Testamento, questa deve essere la vostra lettura, e il vostro Libro, vi trovarete molti bei esempi utili, ed istrutivi, vedrete che gli Uomini sino che s'occuparono dell'agricoltura vivevano di più, e conservavano la loro innocenza, e i loro semplici costumi; e i disordini e le passioni non entrarono nel mondo sè non quando l'Uomo incominciò ad abbandonare l'occupazione per la quale il Signore gli aveva creati.

27A mezzo giorno in punto al tocco della Campana che vi darà il segno, venite a Casa tutte unite e in silenzio, deponete i vostri arnesi, i vostri ferri al luogo a ciò destinato, e non lasciatene uno quà, uno là per non farvi perdere il tempo a ricercarli quando gli andarete a ripigliare, e poi lavatevi subito le mani per sedervi a tavola, vedete quanto male stareste sè veniste a tavola con le mani imbrattate di terra, e sporche, questo farebbe schiffo alle vostre compagne, e male alla sanità. Sedetevi tutte con bel ordine al posto assegnatevi, ma prima ritte in piedi fattevi il segno della S. Croce con attenzione, e divozione, e recitate la breve offerta, e benedizione che vi farà dire la Maestra, come pure alla fine del Pranzo il Ringraziamento. 28Ricordatevi, vedete, che voglio la conserviate sempre questa pratica, sempre, anche quando sarete sortite. Ditemi, chi è che ci dà il nutrimento? Il Signore. Dunque non è di giusto che conoscendolo lo ringraziamo? Quelli che non lo fanno, o non vi riflettono, o sono ingrati. In tutte le maniere però fanno conoscere d'aver poca religione. 29Mangiate in santa pace, allegria, e quiete, ma con polizzia e bel garbo. Che alla vostra tavola vi si scorga la proprietà, la nettezza, e l'ordine, non mangiate, ne troppo in fretta, ne lentamente, e nè più del vostro bisogno, sarebbe indegno d'una creatura ragionevole se dopo il pranzo si trovasse incomodata per aver troppo mangiato. Mangiate, e state in maniera a tavola, che secondo il pensiero d'un Sto: Vescovo, gli Angeli non avessero d'arrossire, sè trasformati in Uomini venissero a conversare con voi. 30Non vi fatte lecito il benché minimo lagno nè sulla quantità, nè sulla qualità delle

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vivande vi fareste conoscere per ghiotte, se ciò faceste, e questo è il più brutto vizio che si possa dare in una giovane, e oltre che trascina in infinito d'altri mali ma fareste un intorto manifesto alla Provvidenza di Dio, che vi sostiene, e vi dà con abbondanza, e senza pensiero quello che tante vostre pari convien che procurano con stenti, e sudori.

31Dopo pranzo, sè non vi sarà nella casa lavori pressanti che richiedono la vostra man d'opera, farete un poco di ricreazione. Ho qui in Casa, mie Carissime, nelle ore di ricreazione, e di sollievo lontane dagli occhi del pubblico, giocate pure, saltate, cantate, fatte quello che più vi agrada, sempre però nei limiti della modestia, e discrezione s'intende, che qui vi è permesso, meno però il mettervi le mani adosso perché questo è impolito, ed incivile. 32Ricordatevi che nel giuoco si conosce il carattere; siate leali, sincere, e compiacenti, scegliete sempre i giuochi che piacciono più alle Compagne, e assueffattevi a sacrificare in tutto, e per tutto il vostro gusto, il vostro piacere, la vostra volontà. Quante volte, Figlie mie, sè ritornarete nel mondo vi toccherà a soffrire, e rinegarvi, e in cose dure, ed importanti, altro che in queste piccolezze e allora sè vi sarete assueffatte da piccole a mortificarvi, e piegare la vostra volontà sarete felici voi, e formarete la contentezza, e la felicità degli altri, altrimenti, io non ve' lo dissimulo avrete guerra continua nelle Famiglie che andarete, inquietudini, rimorsi e poi... e poi al rendiconto della morte. 33Coraggio dunque, mie carissime, il Signore per nostro mezzo vi insegna la maniera onde poter essere possibilmente felici anche in questo mondo, a voi tocca poi l'approfittarne, credetemi fà più timore ed apprensione il nome di sacrificio, rinegazione ecc, che la cosa in realtà, assueffattevi ora che siete piccole che vi costerà poco. 34Guardate, la mortificazione, (perché sacrificio, rinegazione, mortificazione è lo stesso,) la mortificazione dunque fa quel effetto e ci è necessaria per la salute spirituale, come la medicina per la salute del corpo, quando il Medico vi ordina una medicina, sè voi la prendete con docilità, e con la semplice persuasione che vi può far bene, e guarire, senza andare a fantasticare sè vi piacerà, o nò, voi la bevete con tranquilla indiferenza, e quasi quasi non v'accorgete della sua amarezza, ma sè per lo contrario quando appena vi si presenta il bicchiere incominciate a dire che è cattiva, e vi mettete in timore ed apprensione diccendo che vi urta, e non potette inghiotirla, vi mette il vomito in realtà e cosi finite col esservi amareggiata la bocca, disgustato lo stomaco, senza aver portato nessun rimedio al vostro male. Ecco cosa fa l'immaginazione. Coraggio ci vuol dunque, animo

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grande, e buona volontà. Con questo si vince tutto, si può tutto, senza difficoltà, o fatica, sempre però, vedete, con l'ajuto, e la grazia del Signore che dobbiamo sempre invocare in tutti nostri bisogni con fede, e confidenza.

35Dopo la ricreazione andarete o di nuovo in Campagna, o nei vostri uffici per la Casa, perché i vostri impieghi essendo vari, e molti varieranno secondo i tempi, e le stagioni. Guardate che si procurerà di trovare sempre qualche intervagli di tempo o la mattina, o la sera onde farvi leggere, scrivere, darvi una qualche cognizione d'aritmetica, ma quello che più importa e preme sarà l'istruzione della Dottrina Cristiana, perché questa è la scienza delle scienze. Abbiate premura d'istruirvi, e d'imparar bene giacché il Signore vi ha fatto la grazia di darvi il comodo, ed i mezzi. Durante l'istruzione sè non intendete, fatte le vostre dimande, esponete con sincerità i vostri dubbi, ascoltate con docilità, e procurate d'intendere bene ciò che vi si spiega, non parlate tutte in una volta, e nemmeno fatte delle dimande fuori di proposito per farvi credere che nè sapete più delle altre, questa è superbia che stà molto male in tutte, ma molto più in quelle della vostra condizione, inoltre sareste il ridicolo delle vostre compagne, e il ridicolo della società sè mai per vostra disgrazia aveste da sortire con questo diffetto.

36Alla sera prima di cena, dirette il Sto: Rosario in comune. O la bella Pratica! o la bella divozione! questa non lasciatela mai, sè siete capaci meditate i Misteri, sè nò recitate con rifflessione il Pater, e l'Ave Maria. Già questa divozione è in uso in tutte le Famiglie Cristiane, ma se mai, Figlie carissime, aveste la disgrazia di capitarne in qualche d'una che o non l'avessero, o la credessero divozione innutile, non tralasciatela voi, sè non potrete dirlo in ginocchio, dittelo senza interrompere i vostri doveri, nei vostri lavori, nelle vostre occupazioni. 37Maria SSa: vi sarà grata, vi protegerà nei pericoli sè per disgrazia aveste da incorrervi, sarà il vostro ajuto, il vostro appoggio, la vostra speranza, la vostra consolazione. Distinguete con culto speciale le sue Feste, fattele precedere, sè potete / ma sè vorrete lo potrette sempre / d'una Novena, ma non fattela consistere in molte orazioni vocali, nò, no, mie Carissime, tre sole Ave Maria ma con sentimento, e di cuore basta, cercate invece per piacere a Maria, di santificare tutte le vostre azioni, anche le più ordinarie, facendole più che potete alla presenza di Dio, e unicamen per piacere al Signore, il quale è il solo, che vi ha da giudicare, cercate in queste Novene a correggere i vostri diffetti in particolare quello che più vi domina, quello il quale è sempre la sorgente dei maggiori nostri falli che

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comettiamo; come per esempio l'amor proprio, la maldicenza, la vanità, l'impazienza, ecc ecc. 38Per quanto vi pajono leggeri questi falli, bisogna prendere la ferma risoluzione di schivarli, e di vegliare continuamente sopra noi stesse per piacere, onorare, e renderci care a Maria. Ecco dunque, come avete da disporvi alle sue Feste. Sè in tutte le Novene di Maria arrivaste per la sua gloria, e con la sua assistenza estirparvi da dosso, un vizio, o diffetti in poco tempo arrivereste a diventar sante, fatte dunque tutto quello che potete dal canto vostro per onorare, e servire Maria e lasciate a Lei la cura della vostra salute. O la gran Madre che abbiamo, Figlie mie, o la gran Madre! nessuno che pose in Lei la sua speranza andò perduto. Ma voi poi in particolare mie Carissime, avete un dovere di più d'amarla, e una speranza d'esse da Lei guardate in particolare con occhio di predilezione, e quest'è il titolo che portate di Figlie di St. Giuseppe, guardate che posto aveva St. Giuseppe nel cuor di Maria, e vedete sè Maria vi ha da guardare con indiferenza, anzi per voi questo titolo vi ha da servire per ottenere da Lei ogni grazia, col ramentarcelo con fede, umiltà e confidenza.

39Dopo la cena, ed un poco di ricreazione, secondo le stagioni, o che andarete a Letto, o che andarete nella sala Comune di lavoro, a lavorare sino le dieci ore, questo è forse l'unico tempo fra la giornata che potrete trovarvi tutte assieme, a motivo delle vostre molte, e variate occupazioni, abbiate dunque caro, carissimo di vedervi tutte unite, ma portatevi, e sapiatevi mantenere, tutte quelle qualità che rendono care, e dilettevoli queste riunioni di famiglia ch'io preferisco a tutti divertimenti del mondo. Non fatte impegni, nè cercate mai di sedervi vicina più a l'una, che a l'altra, sè la Maestra non vi destina il posto prendete quello che v'imbattete, almeno chè non vogliate mortificarvi col mettervi vicina a quella, verso la quale sentite più ripugnanza. Si vi concederà qualche tempo per discorrere, ma farete pure una mezz'ora di silenzio, per assuefarvi a saper tacere senza pena, e senza fatica, cosi potrete in questo frattempo raccogliere i vostri pensieri, la vostra immaginazione, le vostre idee, si facili in noi donne particolarmente, a dissiparsi quando si troviamo in compagnia, e discoriamo... vi potrete richiamare la presenza di Dio con qualche buon pensiero, i vostri proponimenti, il punto di meditazione ecc, che cosa avete fatto per Iddio il quel giorno ecc in somma ascoltare quello che il vostro buon Angelo vi dirà, e ispirerà, perché ricordatevi che il Signore non parla che nel silenzio, e nella solitudine. 40Quando discorete poi, fattelo, ma con moderazione, parlate chiaro, ma con modestia, e sentimento, sarà poi ben fatto che vi raccontiate ora l'una,

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ora l'altra qualche esempio, o qualche fatto storico, per assueffarvi ad espore con chiarezza, e precisione i vostri sentimenti, ma siate brevi, e fattelo bene onde non annoiare la compagnia. Sè siete più d'una che vuol discorere cedete sempre alla compagna. Figlie mie, sè potessi imprimervela nel cuore questa reciproca compiacenza, mi sembra che vi avrei levata la sorgente di ogni rancore, d'ogni dissenzione, d'ogni disunione e messe sulla strada certa di godere una santa pace, ed allegria in questo breve tempo del nostro pellegrinaggio sul Mondo. 41Siete giovani, in quel età si facile a ricevere qualunque impressione, ed abitudine! basta sol chè lo vogliate... ho come sarete allora ricercate, e care nelle Famiglie che andarete, vi sarete considerate come l'Angelo della pace, dell'unione, e della concordia. Credo poi innutile raccomandarvi che sieno affatto sbandite dalle vostre ricreazioni, e dai vostri discorsi, ogni parola, gesto, fatto che avesse anche solo l'apparenza di mormorazione, di biasimo, o di ridicolo verso chi che sia, questo è un vizio che si rappresenta da' sè stesso sotto un aspetto tanto brutto, incivile, e contrario alla carità, che da' sè stesso si fà odiare, e ributtare da persone civili, educate e cristiane. 42A dieci ore, nella stagione invernale andarete a coricarvi, d'Estate poi vi andarete alle nove ore, sè almeno a chi vi dirigge non credesse più ben fatto mandarvi più presto. Quando dunque sentite il segno per ritirarvi, mettetevi tutte in silenzio, deponete, ed assettate con garbo, e quiete, i vostri lavori, ed in silenzio recatevi al Dormitorio. Inginocchiatevi tutte ai piedi de' vostri Letti, come fatte la mattina onde recitare le Orazioni della sera. L'Orazione non manchi mai d'essere la vostra prima occupazione subito svegliate, e la vostra ultima operazione avanti il sonno in tutti i giorni della vostra vita. Un Santo Padre disse «che il sonno è la figura della nostra morte, e il risvegliarsi quello della nostra risurezione. L'ultima parola dunque dell'Uomo moribondo è di raccomandare la sua anima a Dio, e la prima dell'Uomo risuscitato sarà di adorarlo. 43Ecco il metodo che dovrebbero tenere tutte Cristiani. Qual Diritto Egli poi abbia alla nostra adorazione, e ringraziamento, Figlie Carissime, è innutile che vè lo dicca, chi vi ha nudritte, custodite, preservate da pericoli, sè non il Signore? vedete dunque qual obbligo abbiamo di riconoscenza. Io non temo di voi altre mie carissime sino che rimarete in questo Istituto, ma sè mai, aveste da ritornare nel mondo, che non vi succeda mai di coricarvi la sera senza aver prima adempiuto a questo sacro dovere. 44Cambiate pur casa, occupazione, sistema, stato ma non i vostri sentimenti, i vostri affetti, il vostro amore, la vostra gratitudine, verso questo Dio di bontà, che vi ha create, redente, conservate, che vi

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ama tanto, che vuol farsi chiamare vostro Padre, vostro amico, vostro Fratello, vostro Sposo, che vuol essere nostro consolatore nel breve pellegrinaggio di questa vita, e la nostra pace, e beatitudine per tutta l'eternità. Figlie Carissime non sentite il vostro cuore ad aprirvi di tenerezza, alla rimembranza di tanta bontà e di tante e si grandi benefici? pregatelo sempre sempre che vi gli tenga impressi nella mente, e scolpiti nel cuore, acciò nè le passioni, nè il demonio v'acciechi in maniera di farvi dimenticare, ed allontanare da Lui.

45Alle orazioni della sera vi aggiungerete l'esame di coscienza fattelo con diligenza, ed attenzione, nottate bene i diffetti nei quali siete cadute più spesso nel corso della giornata e assolvete generosamente d'emendarvene nel giorno veniente, procurate sempre di trovare del miglioramento nella vostra condotta, e mai mai del scapito. Ho come sarete contente la sera sè avrete riportata anche solamente una sola vittoria sopra le vostre passioni, non vè niente che eguali la soddisfazione e la contentezza d'una buona coscienza, questa è più preferibile a tutte le gioje del mondo. 46Dice il Savio «Sè voi sarete fedele a Dio nel giorno, dormirete senza timore la notte: la passerete felicemente; il vostro sonno sarà perfetto, perché sarà comune al corpo e all'anima». Sarà assai ben fatto, ed utile che le Raggazze più grandi facciono un mese per ciascheduna a fare recitare le orazioni, si quelle della mattina, come della sera, e le altre l'accompagneranno a voce bassa, questa suggerirà pure l'esame. 47Dimandate perdono a Dio, di tutte le vostre colpe, recitando l'atto di contrizione, ma fattelo con sentimento, e di cuore. Non vorrei una Figlia di St. Giuseppe fredda, e insensibile. Tenete le mani giunte, e state con attenzione e raccoglimento, ricordatevi che potete morire nella notte, non sareste nè le prime nè le ultime che si coricano sane, e robuste la sera, e la mattina furono trovate morte. Spogliatevi con somma modestia, e ditte col cuore «Signore spogliatemi voi pure dei miei diffetti in particolare... e qui ditte quello che più stentate ad emendarvene, ed è cagione d'altre mancanze, e poi ditte un Deprofundis per i vostri parenti defunti. E alla mattina mentre vi vestite ditte «Signore vestitemi voi pure di tutte le virtù in particolare... e qui ditte la virtù che vi manca, e desiderate. Indi bacciate il Crocifisso, che dovete sempre tenere appeso al collo, e mettetevi a letto in quella positura che avreste cara, vi trovassero se aveste da morire in quella notte. 48Ricordatevi che il vostro buon Angelo veglia ogni notte al vostro guanciale, e Iddio pure vi si trova che non abbiano mai motivo d'allontanarsene! Svegliandovi, dittegli qualche parola che venga dal cuore, e che Lui stesso non mancherà d'ispirarvi, e sè avete la fortuna

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di fare la mattina la Sta. Comunione fatte qualche atto di desiderio, ma breve e fervente e ripigliate il vostro sonno nelle braccia di Gesù, Maria, Giuseppe, ai quali vi lascio, vi affido, e vi raccomando.

Continuazione

49Voi vedete, Figlie mie, come la vostra nascita condizione, ed educazione stessa vi destinano e vi dedicano all'Agricoltura. Voi considerandone tutti vantaggi che vi procura nella vita presente, e la più probabile certezza di mettere al sicuro la vostra salute eterna, nè dovete ringraziare Iddio di cuore, e cercare tutti mezzi di conservare accrescere, e mantenere sempre in voi vivo l'amore, e la gratitudine. Beate, e felici voi che sè non siete più che insensibili, e fredde, la Campagna vi offrirà, e presenterà sempre motivi d'ammirazione e di riconoscenza. Per mantenere dunque, e conservare sempre più viva in Voi questa memoria, che tutto vi viene da Dio, creatore, e conservatore di tante si belle, e variate cose, e tutto lo riconosciamo come effetto della sua bontà, e liberalità, vi gioverà assai seguire, e immitare l'esempio de' nostri antichi Padri, offerendo le primizie d'ogni raccolto all'Altar del Signore. 50Non verrà il fuoco dal Cielo, come una volta che consumando i vostri doni vi facciono certe, e sicure del suo agradimento: ma questo fuoco lo provarete ne' vostri cuori, sè l'offerta sarà fatta con fede, amore, e gratitudine. Nei tempi poi più avanti, credo ai tempi dei Rè, quando il fuoco non veniva più dal cielo a consumare le vittime, le offerte erano divise tra i sacerdotti, ed il popolo, la vostra dunque Figlie Cariss: 142 la dividarete tra Dio faccendole offrire qualche sacrificio e ringraziamento, a benedizione, a prosperità dell'Istituto, tra i povari riconoscendoli sua immagine, e per ornamento della vostra Chiesa dimora di Gesù Sacramentato. 51Quest'usanza che dietro il vostro esempio si perpetuerà nella Casa, vi porterà due vantaggi, terrà sempre viva nei cuori delle Figlie di St. Giuseppe la memoria che tutto viene dalle mani benefiche del Signore, e vi risveglierà a gratitudine, e riconoscenza verso l'ammirabile sua providenza che con tante, e si continui miracoli pensa per la conservazione dell'Uomo, come per quello del più piccolo animale.

142 Idem.

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CAPITOLO XXVI

Meditazioni per le Figlie di S. Giuseppe

Ricopiato. Piccole Meditazioni, o Riflessioni per le Figlie di S. G:

1. Della Creazione 1Perché il Signore ci ha create? forse per acquistare ricchezze, forse per divertirsi mangiare, bevere...? nò, nò, il Signore ci ha create per un fine molto più nobile, più grande: ci ha create per conoscerlo, amarlo e servirlo, nel corso di questa nostra breve vita. Ma conosciamo poi noi, che cosa vuol dire conoscere il Signore, amarlo, e servirlo? Conoscerlo vuol dire che sapiamo, e crediamo che Dio è un puro spirito, eterno, immenso, perfettissimo, che riconosciamo la sua potenza nella creazione, e conservazione di questo vasto universo, la sua sapienza nella bellezza de' Cieli, nella vaghezza della terra, nell'ordine ammirabile, e governo degli Uomini, e degli animali... la sua bontà nella Redenzione, nell'Istituzione del SS: Sacramento. 2La sua bontà nel perdonare le nostre continue mancanze, nel compatire alle nostre debolezze, nel tollerare le nostre ingratitudini... Capite adesso che cosa vuol dire conoscere il Signore?.. ebbene da questa conoscenza che cosa ne segue? Che cosa abbiamo da ricavare? Qui viene in conseguenza che lo dobbiamo amare questo Signore, cosi grande, cosi potente, cosi benefico, cosi buono, e amarlo vuol dire non dargli avvertitamente nessun dispiacere; non mai offenderlo, dargli il primo luogo nel nostro cuore... e poi per suo amore amare il nostro prossimo come noi stesse, perché sono sua immagine, e redente col

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suo preziosissimo sangue, e lo dobbiamo amare il nostro prossimo non ostante i loro diffetti, le loro imperfezioni perché il Signore ama noi pure e ci ha donate tante si belle cose senza alcun nostro merito, anzi piene di demeriti... e poi bisogna anche servirlo il Signore, e servirlo nel nostro prossimo, facendogli piacere in quello che possiamo, ajutandolo, soccorrendolo, consigliandolo, compatendolo... 3Ecco mie Cariss: 143 il fine nobilissimo per il quale Iddio vi ha create. Pensatevi qualche volta quest'oggi, per esempio quando lavorate sia in Casa, sia in Campagna, perché vedete non è necessario per pensare al Signore che noi andiamo in Chiesa, o mai, facendo qualunque azione lo possiamo fare, anche mangiando, discorendo, giocando... e la mente, ed il cuore che devono pregare, e parlare con Dio... ricordatevi dunque, e fatte passare cosi tra voi altre, il Signore mi ha creata per conoscerlo, amarlo ecc, ecc ho poi fatto cosi s'inadesso? Lo faccio al presente? e qui pentitevi se non avete fatto come si doveva, e promettete di fare meglio in avanti... cosi vedete prenderete l'abitudine di ricordarvi spesso del Signore, vedrete poi, mie cariss: 144 quando sarete più grandi i vantaggi che questo vi procurerà... Che il Signore ci benedicca, e ci custodisca. 4Maria SSa. nostro Padre S. Giuseppe fatte che la parola di Dio prenda radice nel nostro cuore, e faccia frutti di vita eterna. Amen. Giaculatoria della giornata: Signore fatte che conosca voi per amarvi, e me per disprezzarmi.

2. Ancora della Creazione 5Il Signore, mie Carisse: 145 non si è contentato di crearci per conoscerlo, amarlo, e servirlo in questa vita... nò, nò... và molto più innanzi la sua bontà. Il Signore ci promette pure sè adempiremo bene questo dovere un premio eterno nell'altra vita, cioè alla nostra morte, e questo premio, è il Paradiso, che vuol dire una felicità perenne dove contempleremo Dio a faccia scoperta... dove godremo la compagnia di Maria SS: di St. Giuseppe, degli Angeli, dei Santi... che fine nobilissimo... che generosità nel Signore... prometterci la sua stessa dimora... Ho non vi sentite aprire il cuore ad amore, tenerezza, gioja ad una promessa si grande; si splendida? E noi dal canto nostro non faremo tutto il possibile per meritarcelo questo premo, per arrivarvi ad

143 Carissime. 144 carissime. 145 Carissime.

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un fine cosi felice? I mezzi stanno in nostra mano, a noi tocca il meritarcelo. 6Amare, e servire il Signore, ecco la strada... Beate voi, che avendovi il Signore, nella sua ammirabile Providenza collocate in questa Casa, vi ha pure messe sulla strada regia che conduce al Cielo, e questa strada è l'ubbidienza. Ringraziate in cuor vostro il Signore del doppio beneficio, e questa sia la vostra occupazione suprema più nel corso della giornata. Guardate pure spesso il Cielo, e ditte quello sarà il mio soggiorno, la mia Patria, la mia abitazione per tutta tutta l'eternità. Questo pensiero vi suggerirà, e dirà quello che dovete fare per arrivarvi. Chè il Signore ci benedica, e ci custodisca. Maria SS: nostro Padre S. Giu. 146 fatte che la parola di Dio prenda radice nel nostro cuore, e faccia frutti di vita eterna Amen. Giaculatoria. Nostro Padre S. Giu. 147 fatte che arriviamo al Paradiso, sulla strada del quale il Signore ci ha collocate.

3. Dei peccati

7Dopo aver considerato il fine nobilissimo per il quale il Signore ci ha create, e il premio immenso che ci ha promesso, sembrarebbe impossibile che l'uomo creatura si nobile, e favorita da Dio, dotata di tante e si grandi prerogative, fornita di tanti doni di natura, e di grazia potesse rivoltarsi contra il suo Creatore, il suo Benefatore, il suo Padre, e mettendo in dimenticanza tanti benefici, ardisce offenderlo, insultarlo, disprezzarlo... ho non ci fà orrore, mie carisse: 148 non ci fà orrore questa ingratitudine dell'Uomo... sembra impossibile non è vero chè si possa giungere a tanto eccesso? e pure è cosi tutte le volte che trasgrediamo i suoi Comandamenti, e precetti, tutte le volte che disprezziamo la voce, ed i consigli de' superiori, tutte le volte che offendiamo il prossimo ecce ecc, noi si rivoltiamo verso Iddio, verso quello che oltre ci ha dato tutto quello che la natura ci presenta di bello, di vago, di grande, di perfetto, non sapendo più che darci ci diede il suo stesso Figliuolo nell'Eucarestia per nostro cibo e nutrimento, e conforto... 8O mie carisse: 149 noi pure, a nostra confusione, e vergogna, noi pure più delle altre amate, e favorite ossiamo offenderlo, contristarlo, affligerlo con le nostre disubidienze,

146 Giuseppe. 147 Idem. 148 carissime. 149 Idem.

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invidie, caprici, negligenze a nostri doveri... Ma Signore che avete dato all'Uomo dignità si grande, perché poi dargli tanta debolezza da non poter resistere al demonio, alle passioni... perché queste due contraposte di somma grandezza, e somma miseria? Perché, mie carississ: 150? perché il Signore vuole che lo meritiamo il Paradiso, e che sia il prezzo dei nostri sforzi, delle nostre fatiche, vuole che la nostra vita sia guerra e tentazione continua perché poi vincendo, e rimanendo vittoriosi ci meritiamo il premio promesso. 9Non mettaremo dunque tutto il nostro coraggio, e la nostra forza per arrivarvi a questo Porto beato preparato a chi avrà combatuto? ma più di tutto per amore, per riconoscenza, per gratitudine? o si, si che noi lo vogliamo, e lo vogliamo di cuore. Preghiamo dunque il Signore che ci ajuti, e benedica e avvalori le nostre rissoluzioni perché senza di Lui, voi lo sapete noi non possiamo niente, e perché le nostre promesse non si riducano a sole parole, quest'oggi metteremo tutta l'attenzione e la premura onde non offenderlo nemeno leggermente particolarmente con quel diffetto che cadiamo più spesso (per esempio... disubidienze, invidia, negligenze ecce) Chè il Signore Ci benedica, e ci custodisca. Maria SS: nostro Padre S. G. 151 fatte che ecc, ecc sempre come qui adietro. Giaculatoria Signore preservatemi dall'ingratitudine.

4. Della Disubidienza 10Uno dei primi, e maggiori peccati con i quali si offende la Maestà di Dio, sapete qual è. La Disubidienza. Questo è il primo peccato che fece l'uomo appena messo sul mondo, e questo è quello con il quale più spesso si offende Dio, e dal quale poi derivano tutti gli altri nostri mancamenti e peccati. Voi stesse converete meco chè ho ragione. Sè tutte avessimo d'ubbidire alla voce ed ai consigli de' Superiori i quali ci sono stati dati da Dio per nostro bene, guida e direzione noi non ci renderessimo si spesso colpevoli verso la Maestà di Dio, non offenderessimo si spesso il suo divin Cuore. 11Questa virtù ci è tanto necessaria che Gesù Cristo medesimo nel tempo della sua vita mortale cè nè fece precetto, e cè nè diede l'esempio. L'obbedienza ci è tanto necessario, che senza questa noi non ci possiamo salvare, e senza questa non saremo, e non potremo mai essere felici nè meno a questo

150 carissime. 151 Giuseppe.

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mondo. L'Ubbidienza è la virtù più cara a Dio, il sacrificio a Lui più accetto, quella che porta la tranquillità e la pace all'anima, la concordia nelle Famiglie l'unione in tutti stati. 12Mie Carisse: 152 esaminiamoci come s'inora abbiamo trattata questa virtù... e d'ora inavanti formiamone quel concetto, e quella stima ch'ella si merita. Che questa sia la nostra virtù prediletta, formiamone la rissoluzione quest'oggi... Chè ciascuna studi d'esser d'esempio, e di stimolo alle Altre... ho la bella garra, che questa sarebbe quanto bene, quanto vantaggio a questa Casa quanto sè nè compiacerebbe il Protettore, il Padre di questo Istituto il glorioso St. Giuseppe. 13Preghiamolo spesso per la sommissione, e l'ubbidienza che sempre gli prestò Gesù, e Maria, che cé l'imprima nel cuore, e nella mente in maniera chè mai più deviamo da questa luce, da questo mezzo sicuro per arrivare certamente a salute. Incominciamo dunque quest'oggi... subito... e qui proponete, ma siate fedeli, rissolute, franche d'essere ubbidienti, ma d'una ubbidienza, pronta, e generosa. Chè il Signore ci benedica, e ci custodisca. Maria SS: nostro Padre St. Giuseppe fatte ecc ecc. Giaculatoria Gesù, voi siete stato ubbidiente sino alla morte, e alla morte di Croce, e io ricuserò d'ubbidire.

5. La Bugia 14Ieri avete veduto come la Disubidienza è la radice e la sorgente di molti peccati, quest'oggi vedremo come anche la Bugia offende e contrista grandemente il Signore, e come degrada l'Uomo, creatura si nobile, si eccelente, si ragionevole, facendolo simile al Demonio, che sapete, viene chiamato il Padre della menzogna. Questo peccato dispiace tanto alla Maestà Divina che lo proibisce perfino espressamente nei suoi comandamenti «Non dire il falso». Qui non vè distinzione vedete da cosa grave a leggera, di piccola a grande, chi fà bugia dicce il falso, chi dicce il falso fà bugia questo è chiaro. 15La Bugia è vizio si brutto, e vile che l'uomo stesso odia tanto il bugiardo che lo disprezza, e lo schiva. Il Bugiardo è anche ladro, lo dicce il proverbio, e lo prova l'esperienza. Una persona abituata a mentire è ben difficile che sè nè possa emendare perché questo vizio ha di più sopra gli altri vizi che si innesta in noi di maniera chè si fà senza accorgersene. Guardatevi bene dal cadervi una volta, una bugia non è mai sola, mai, mai... perché per nasconder questa conviene farne due,

152 Carissime.

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o tre. Meno poi vi lasciate trascinare a questo per il timore del castigo, scrivete nel vostro cuore «piutosto morire che mentire». 16Sia sempre la verità nelle vostre parole, questa sia la vostra bandiera, questa il vostro scudo. Sè potessimo sapere quanto male e quanto può apportare una bugia, certamente nè concepiressimo tutto quell'orrore ch'ella si merita. Il Demonio si serve di una bugia per far cadere, ed ingannare. Eva là nel Paradiso Terrestre, e ha forza di menzogne il Demonio continua a far cadere i deboli e gli incauti nelle sue reti, il suo impero è basato, e susiste sù questo; vedete dunque a chi vi rassomiglierebbe, e vi farebbe figlie questo vizio... e quanti rimorsi vi provocherebbe per il punto della vostra morte. Incominciate dunque la vostra carriera, giacché il Signore nella sua grande misericordia vé nè dà i mezzi col far guerra a questo vizio... e qui pensate se mai vi foste di già incorse qualche volta... e questa sia l'ultima. 17Una delle più belle lodi che deve freggiare una Figlia di St. Giuseppe deve essere la sincerità, prendete questo glorioso Santo a testimonio delle vostre promesse, e sempre, ma massimamente in quest'oggi raccomandatevi a Lui acciò imprima bene nella mente e nel cuore quando abbassa, ed accerbisce una menzogna. Che il Signore ci benedica e ci custodisca Maria SS. ecc, ecc, ecc.

6. L'invidia 18Cajno poteva, come suo Fratello Abele essere la consolazione, e il conforto dei suoi genitori, che scacciati dal Paradiso terrestre, trascinavano i loro giorni nei travagli, e nelle fatiche, conseguenza del loro peccato di Disubbidienza. Cajno per non avere soffocato nel suo cuore i primi germi, i primi stimoli dell'invidia... Cajno si lascia trasportare al più orribile, al più abbominevole de' delitti, ad uccidere il proprio Fratello, e cosi diventa l'Uomo il più miserabile, ed il più disgraziato del mondo. Vedete a chè strascina questo vizio quando non si ha abbastanza virtù e forza per soffocarlo nel suo principio. L'Invidia entra a poco a poco nel nostro cuore e impadronita chè sè nè sia ci rende ingiusti, sospettosi, maldicenti: un Uomo invidioso è sempre tristo, non ha mai pace, perché tutto quello chè vede di bello, di buono, di lodevole nè suoi simili l'amareggia e lo attrista. 19O la vita infelice che è questa mie Cariss: 153 per quanto amate Gesù, per quanto amate Maria guardatevi dall'invidia come d'un morbo

153 Idem.

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pestilenziale, e maligno, o guardatevi per quanto vi stà a cuore l'interesse della vostr'anima, l'invidia sè avesse dà penetrare nè vostri teneri cuori, vi toglierebbe tutta la bellezza, tutta la pace, tutta la felicità e vi soffocherebbe i più bei germogli di tutte le virtù, il candore, la purezza, la gioia... 20Ho mie Cariss: 154 che questo vizio non venga mai a intorbidare la serenità dé vostre vitte, impromettetelo a questo Dio di bontà, e di misericordia, che versa le sue grazie e i suoi benefici tanto sui buoni che sui cattivi, e in quest'oggi mie cariss: 155 pel bel nome che portate, sè aveste avuto, o se mai aveste (che Dio nol voglia) qualche poco d'invidia con qualche d'uno fattelo essere oggi l'oggetto delle vostre attenzioni compiacenze ed amore, e questo fattelo pure tutti giorni del vivere vostro, acciò il Signore vi dicca un giorno... Fin chè hai combattuto, e vinto vieni nel gaudio del tuo Signore. Che il Signore ci benedicca e ci ecc ecc.

7. La morte 21Una delle conseguenze funeste che apportò il peccato d'Adamo sul mondo è stata pure la morte, sè adamo resisteva al nemico, e non disobediva a Dio suo creatore, e suo generoso benefattore l'uomo dopo essere stato un determinato tempo nel Paradiso Terrestre senza macchia, senza dolori senza affanni, senza rincrescimento sarebbe passato mediante un dolce sonno, alla celeste Patria, e allora quale felicità... ma adamo peccò e tutti i suoi discendenti sogiacquero come lui alla morte. La morte dunque come castigo al peccato doveva essere terribile, e in tutte le sue circostanze; e tale è un effetto mie cariss: 156 noi nè, giudicaremo come la Fede e l'esperanza tutti giorni cel rappresentano. 22La morte è incerta vuol dire che non sapiamo nè l'anno, nè il Mese, nè il giorno nè l'ora che succederà la nostra, morremo giovani, o vecchi? di malattia, o di morte improvisa? ne succedono tante alla giornata! morremo di notte o di giorno? a letto o in piedi? in questo Istituto o fuori?... La morte è terribile perché deciderà delle due sorti che deve a noi toccare o di eterna felicità o d'eterno tormento... ho questo fa carissime, e il corpo resterà senza senso, senza vita soggetto alla corruzione... 23Ma noi fermiamoci per paura, e raccapriccia perché una volta spirate per noi non cé più

154 Idem. 155 carissime. 156 Idem.

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scampo, quel luogo che allora ci toccherà quello sarà in eterno il nostro posto... in eterno... capite bene che cosa vuol dire in eterno... sempre... e questa morte deve venire certamente... ed io morrò, come gli altri... ma quando... Dio lo sà... quando forse meno ci penserò... e dove questa mi condurrà in Paradiso, o al Inferno... questo il Signore l'ha messo in mia mano... tocca a me dunque prepararmi il luogo dove vorrò che la morte mi conduca. 24Il Signore buon Padre, e misericordioso mi collocò in un luogo, dove più agevolmente possa salvarmi, ed io sarò si pazza di non approfittarne... Si Signore, con la vostra grazia col vostro aiuto farò in maniera, vivrò in maniera che la morte quando vorrà non mi attristi, nè mi spaventi, ma mi infondi invece nel cuore quella dolce calma, e quella santa tranquillità, è pace conseguenza, e premio d'una santa, irreprensibile vita. 25Per renderci più agevole quel terribile passo, quest'oggi penseremo qual è quel peccato, quel vizio, o quel difetto che ci renderebbe difficile un buon apparecchio alla morte, e con rissoluzione forte, e decisa lo estirparemo dal nostro cuore, dicendo con santa confidenza al Signore. Signore vé lo prometto, vé lo prometto perché voglio assolutamente morire della morte de giusti nelle vostre SS. braccia, con Maria e Giuseppe in Compagnia. Questa sarà pure la Giaculatoria di tutta la giornata. Chè il Signore ci benedica ecc ecc..

8. Miserie del Corpo estinto 26La morte separa l'anima dal Corpo, questa come avete jeri veduto anderà in quel posto, in quel luogo dove noi durante la nostra buona, o cattiva vita l'avremo collocata, e per sempre... questo è articolo di fede, e da qui non si scampa... e il Corpo mie Carissime, e il Corpo resterà senza senso, senza vita soggetto alla corruzione... Ma noi fermiamoci per un momento questa mattina a considerare le miserie di questo corpo verso il quale si ha tanta premura... si accarezza si custodisce si contenta si sovente, e molte volte forse si ardise anche di preferire a Dio a l'anima immortale a l'anima si eccelente... 27Vedetelo dunque freddo cadavere, pallido, contraffatto chè agli astanti fà raccapriccio, ed orrore... vedetelo dopo poco tempo fatto già pascolo di vermi, puzzolenti... consumarsi a poco a poco... dividersi, sciogliersi... seccarsi in fine e rimanere un sol pugno di polvere che il vento disperde... Mio Dio questo corpo verso il quale ebbi forse tanta ambizione, e col quale mi compiaqui, perché mi sembrava si bello!... Signore fatte chè resti sempre impressa nella mia mente le miserie nelle

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quali si ridurà un giorno questo povero corpo, acciò nè m'attacchi, nè m'affezzioni ad esso ma lo tenga soggetto allo spirito, serva a questo e quando o Signore costretta dalla necessità e dal bisogno converrà pure che lo contempli, e lo sostenga questo Corpo onde conservarlo e mantenerlo come voi me lo comandate, essendo anche questo un vostro dono, sia col nutrimento, sia col riposo deh fatte chè dia a queste azioni in sè stesse vili, e indifferenti un'intenzione nobile, e degna, facendola per vostra gloria, e per essere sempre più in istato d'amarvi, e servirvi. 28Quante azioni mie Cariss: 157 restano senza merito e senza frutto per non aver premura di nobilitarle col offrire a Dio, nostro Padre, nostro Creatore che fatte con retto fine procurarebbe tanti meriti. Ricordatevi di questo, ricordatevi della eccelenza dell' vostr' anima, e ricordatevi delle miserie del Corpo estinto, e quando lavorate la terra considerate, e ditte «spesso il mio corpo è stato formato di questa stessa matteria, e quando la mia anima immortale, si dividerà con la morte questo corpo ritornerà ancora alla sua origine». 29O, mie Cariss: 158 vi assicuro chè sè ciò dirette con sentimento vi gioverà assai onde togliervi dal cuore ogni ambizione, e ogni compiacenza per esso, e forse forse vi potrà far diventare sante, perché il Signore vuole, vedete, che lo diventiamo, dicendo nell' suo Evangelo «Siate Santi com'io sono Santo»159. Giacu. 160 della giornata Signore fatte che le miserie nelle quali si ridurrà questo Corpo mi resti sempre impresse nella mente tutto il tempo della mia vita. Che il Signore ci benedica ecc ecc. 3o9. Giudizio particolare161

157 Carissime. 158 Idem. 159 Lv 11,44-45; 19,2. 160 Giaculatoria. 161 Questo paragrafo è annunciato, ma non è stato sviluppato.

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CAPITOLO XXVII

[Feste di famiglia e premiazioni]

Premi annuali 1Per mantenere sempre piu viva ed animato nella Casa e tra le

Figlie, i Figli di St. Giuseppe l'amore, pel lavoro e più per d'Agricoltura tutti li anni nelle Case dell'Istituto si distribuira dei premi a quelli, e quelle che maggiormente si distinsero con la loro attività zelo, attenzione, e premura nei lavori della Casa, specialmente dell'agricoltura. Fra questi premi vi sarà una medaglia da darsi a quello e quella in particolare che più degli altri si distinse nell'Agricoltura e che portera poi in seguito appesa con nastro all'Abito. Essendo poi l'Autuno la stagione più amena, e ridente dell'anno e nello stesso a tempo anche la più disimpegnata da lavori campestri cosi si sceglierà un giorno del mese di Settembre per questa funzione e questo giorno sara pur quello scelto da tutte le Case dell'Istituto e verra chiamato il giorno dei premi.

2Quantunque questa sia una Festa tutta di Famiglia nulla meno si procurerà di darle tutta quella solennità possibile per maggiormente animare i Figli, e le Figlie di S: Giuseppe all'amore del lavoro specialmente dell'Agraria, e così possa essa mantenersi nella Casa sempre viva secondo il fine della nostra Istituzione.

Festa dei premi 3Siccome tutto viene da Dio, il quale da vita a tutte le cose, così

si incomincierà la giornata dal' offrire al Signore il Santo Sacrificio della

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Messa per le grazie, e benefici impartiti all'Istituto ed ha suoi membri alla quale vi assistera i Figliuoli, e le Figliuole / coi loro Abiti di Festa. Riuniti poi alla presenza dei Fratelli, e delle Suore / ciascheduno nelle loro Case / in una stanza a questo fine preparata, il Superiore / o la Superiora / farà un picol discorso ai medesimi sui benefici, e grazie da Dio concesse alla Casa ed Istituto; sui vantaggi, ed utile dell'Agricoltura pel la moralità, la sanita, ed il comercio, sui ricavi più o meno abbondanti di quell'anno aggiungendo quant'altro credera meglio per animare i Figliuoli / le Figliuole / ad applicarsi a quest'arte si utile, ed innocente che gli salva da tanti pericoli indi si verra alla distribuzione dei premi riservando per ultimo il premio della Medaglia che sara sempre una sola e per quello che in modo più particolare degli altri si distinse nell'Agricoltura. 4La nomina a questo premio verra seguita da canti di festa, e di letizia con l'inno di S. Giuseppe mentre il Superiore stesso attacchera all'abito del premiato la medaglia, che porterà poi sempre in seguito vestendosi in uniforme. Il premiato con la Medaglia avrà pel corso dell'anno il cosi detto Ufficio d'Abele che sara quello di raccogliere le primizie di tutti frutti della campagna e presentarli all'Altar del Signore nel piccolo oratorio intern «onora il Signore con le tue facoltà e da a Lui le [...]162 di tutti i frutti tuoi, e i tuoi granai si empieranno [...] mar tu puoi, e i tuoi strettoi ridonderanno di [...]163»164.

5Si terminerà la festa col Canto del Tedeum e la Benedizione del Venerabile la sera nella Chiesa dell'Isti. 165.

162 primizie [?]. 163 vino [?]. 164 Prov 3,9-10. 165 Istituto.

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CAPITOLO XXVIII

Le serate invernali

Istruzioni alle Maestre 1S. C. 166, tenete lontano dalle vostre Figlie, per quanto vi è

possibile l'ozio, la noja, e il tedio, e siccome le Serate invernali sè non sono ben regolate, e miste con l'occupazione, e il sollievo sono veramente lunghe, e nojose, cosi io vi metto qui in breve ed alla meglio un metodo se vorete seguirlo, e maniera facile acciò le medesime vi trovano in queste Serate Invernali, si care, e piacevoli per l'utile che se ne può ricavare, un sollievo al loro spirito, un istruzione, e coltura alle loro menti, un divertimento al loro corpo, chè allontanandole poi dal pensare troppo a sè stesse, cosa nocevolissima per chi vive in un Istituto e lavorando quindi con più lena, e alacrità, diano gloria a Dio per il quale, e nel quale dobbiamo vivere, ed operare in questa vita, e nella futura per tutti secoli de' Secoli. Così sia.

2Ma mie Cariss: 167 io non intendo che seguiate alla lettera quanto vi dirò qui in appresso nè chè sempre dicciate alle vostre Figlie le medesime cose perché qui le trovate scritte nò, nò, cadreste d'una noja in un altra maggiore; io qui vi metto un esempio, un metodo, una maniera... ed eccetuata la Dottrina, ed i conti mentali che questi sono di tutte le Sere, del resto variate secondo vi dettano le circostanze, i bisogni delle vostre Figlie, e le ispirazioni che vi può dare il Signore perché in un tempo vi è bisogno d'una cosa, in un

166 Sorelle Carissime. 167 Carissime.

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altro d'un altra, e cosi via discorendo, basta che la nostra mira sia quella di tenerle sempre istruite, ed occupate piacevolmente, allegramente, e santamente. Povare Figlie, esse hanno in Voi una Madre, e sareste crudele sè non le amaste, una Maestra è sarete colpevole sè non le istruiste, una amica e sarete indegna sè non le apriste il cuore all'amore, e alla confidenza.

3Ma per amore, mie Cariss. 168 io non intendo quel amore puramente naturale chè solo ha in vista il ben essere, e la prosperità del corpo non pensando, ed occupandosi chi ha molto, e ben nutrirle a danno d'innumerevoli vizi, a farle poltrire nell'ozio, e nell'accidia per non molestare la loro pigrizia, e infingardagine, sorgente d'ogni miseria, nel ben vestirle, e al di sopra della loro condizione fomentando così la loro superbia, e nel tollerare, e secondare le loro voglie, e caprici con danno reale della loro vera felicità e salute. 4Mie Carissi 169 questo amore non è l'amore chè deve ardere nel cuore delle Suore di questo Istituto, nè quello che St. Giuseppe pretende consegnandovi mano, mano le sue Figlie. Il vostro amore deve attingere ad una sorgente più pura, deve avere una mira più alta, e più spirituale, dovete senza negligentare il corpo formare lo spirito delle vostre Figlie sulle Massime del Vangelo, il loro cuore, sul modello di quello di Gesù, perciò sè le amate d'avero, vi strugete in Esse, tagliate, e riformate quanto vi si oppone in contrario, non trascurando mezzi, fatiche, e sacrifici per giungere al vostro scopo.

5Incomincio. Appena dunque le vostre Figlie si sono sedute dovete procurare di raccogliere con santa soavità le loro menti con qualche buon pensiero, e sentimento, essendo ancora dissipate dalla ricreazione, per esempio «eccoci qui raccolte anche questa sera, quanto siamo obbligate al Signore! eccoci qui tutte sane, ben proviste del necessario, e perfino di tutti comodi... Il Signore pensa continuamente a noi... ci ascolta, ci vede, ci ama, e gusterà certamente di veder qui unite in santa pace, e concordia tutte le sue Figlie, non è vero? ho chè felicità, o chè gioia vivere, ed operare sotto gli occhi del Signore! 6Raccogliamoci un poco, mie Carissime e prima d'incominciare i nostri dilettevoli trattenimenti e facciamo a suo amore, e gloria un poco di silenzio, questo servirà a raccoglierci, ed a rendere al Signore un piccolo tributo di lode e di riconoscenza, non è questo mie cariss. 170 un dovere, per non dire un obbligo? non

168 Idem. 169 Idem. 170 carissime.

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lasciamocelo dunque rincrescere e frattempo ripasseremo nei nostri cuori i benefici dei quali questo buon Padre ci ha colmate, specialmente in quest'oggi... sè sapeste, quanti! quanti! poiché noi non possiamo sapere, nè comprendere vedete le grazie, ed i benefici occulti del Signore, lo sapremo poi un giorno.../ e qui incominciate con una mezz'ora di silenzio / nel qual tempo voi potrete far leggere sommessamente qualche Figlia, perché noi non possiamo perdere un momento di tempo per loro istruzione, e coltura, dovendo la giornata quasi sempre essere impiegate in lavori d'esercizi manuali fuori della Scuola. 7Altra sera potrete incominciare cosi «Oggi che è Mercoldì, mie Cariss. 171 voglio che diamo principio alla nostra serata sotto gli auspici della Sacra Famiglia... sapete nè cosa vuol dire auspici... sotto la protezione della Sacra Famiglia perciò in questo poco silenzio chè ora faremo penseremo ai travagli che sostenne per nostro amore questa augusta Famiglia: povertà, strettezze, incomodi, freddo... 8Mio Dio chi potrà comprendergli! sè il Signore mò, o la Madonna, o St: Giuseppe avesse chiamata qualche d'una di noi, allora a servirla, chè onore nè! chè grazia, chè attenzione per nostra parte avressimo usata! chè occhiate nè al Bambino, a Maria a S: Giuseppe! Ebbene serviamoli, e contempliamoli con lo spirito in questo poco silenzio chè faremo a loro onore e gloria» Altre volte direte loro «Oggi è Venerdì, e ritiriamoci in questa mezz'ora nel Sacro Cuore di Gesù, in quella fornace d'amore acciò riscaldi, ed accenda pure i nostri cuori d'amor puro e generoso... sapete cosa vuol dire amor generoso? provate per Lui a tutti i sacrifici, senza rincrescimento, e senza incertezza.. voglio, e non voglio... nè chè facciamo cosi tante volte? vogliamo bene al Signore ma mi rincresce molto a tacere quella parola... ad ubbidire senza replica... ad assogettarmi a quella fatica, a perdonare quella compagna... nè chè fate cosi? farò, farò, ma però quando, comoda e piace a noi non è vero? nò, nò cuor grande, cuor generoso, cosi deve avere il cuore una Figlia di St Giuseppe; 9Andiamo dunque silenzio. Altra volta potrete dir loro cosi «Oggi, essendo Sabato, facciamo il silenzio ad onore della gran Vergine Maria, di questa nostra cara Madre, ho, questo non ci deve rincrescere certamente, dar gloria a Maria! pensare alla Madonna! ho, certamente nò. Quante grazie non ci fece mai questa Madre di misericordia! e quante cé nè farà ancora. Maria è il nostro rifugio sè l'ameremo! ne' pericoli, il nostro sostegno nelle tentazioni, la nostra speranza nell'avvenire... ho quanto siamo obbligate al Signore d'averci data Maria per Madre, ho amiamola

171 Carissime.

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sempre, sempre questa tenera Madre, e tutte tutte andiamo a gara per amarla, onorarla e servirla di più... pensiamo dunque a lei in questa mezz'ora, alle sue virtù che dobbiamo cercare di conoscerle, per poter poi immitarle, specialmente vedete nella sua modestia, semplicità, umiltà.

10Altra volta potrete dirle «O questa sera ricordiamoci del nostro gran Padre, il glorioso St: Giuseppe, hò come si deve rallegrare nel veder qui unite tutte le sue Figlie, poiché è stato proprio Lui sapete, solo Lui che ha ideata, e formata questa Casa, questo Istituto... ho! non possiamo neanche dubitarne, non vedete voi forse la sua protezione e la sua assistenza nelle grazie, e benefici che continuamente ci prodiga; chè direi quasi sorprendenti, e miracolosi. e sè noi corisponderemo alle sue grazie, ed intenzioni vedrete chè questo piccolo Istituto ingrandirà tanto, tanto... 11Guardate, noi siamo come la prima semente chè St: Giuseppe ha gettata in questo Giardinetto da Lui stesso creato, sè la semente fiorirà, e porterà i frutti ch'Esso desidera, la raccoglierà e la spargerà poi in altri Giardini, e in altre terre per tutto il mondo alla maggior gloria di Dio, ed ha benedizione dell'Uomo... ho la gran fortuna la nostra, la gran grazia d'averci scelte per sue Figlie, e Figlie primogenite!... ma nello stesso tempo vedete i gran doveri, i grand'obblighi chè questi titoli ci impongono... vi par poco dipendere, il maggior o minor accrescimento dell'Istituto, dalla nostra riuscita, dai nostri diportamenti... ma coraggio mie cariss: 172 confidiamo in Dio, confidiamo in Maria, confidiamo in St: Giuseppe, e / e dicciamo con santa confidenza «si ci arriverò, lo spero, lo desidero, lo voglio, il Signore vedete non è mai sordo ad una ferma, e generosa risoluzione, quando mira la sua gloria e il suo beneplacito... adesso incomincio il solito silenzio ecc, ecc.

12Altre volte per far maggiormente comprendere alle vostre Figlie la grazia grande d'essere collocate in quest'Istituto, mostrate loro i pericoli dai quali per pura bontà di Dio sono state ritirate... come «indovinate mò che cosa pensava in questo momento? indovinate pensava, dove sareste tutte in quest'ora, in questo istante sè Dio, la sua Madre SS. e il nostro Padre S. Giuseppe non fossero venuti a prendervi una per una nelle vostre terre, nei vostri Paesi... per condurvi, e collocarvi in quest'Istituto? dove sareste in quest'ora ditelo voi medesime? ho! forse nella miseria, trascurate, neglette,... e forse, forse anche in pericolo del male,... ho se poteste vedere le vostre compagne che lasciaste nel mondo, e non ebbero, povarete, come voi

172 carissime.

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la stessa sorte, sè poteste vedere l'ignoranza e dell'anima e del corpo nella quale sono allevate, i pericoli, le occasioni alle quali sono esposte per guadagnarsi dà chè vivere, e dà che coprirsi! senza un amica fedele, che le suggerisca e le conforti a sopportar con merito le loro privazioni, i loro travagli... anzi sempre esposte a cattivi discorsi, e scandalosi,... eccitate al male, dagli esempi continui chè hanno sotto gli occhi, e fors'anche dall'istigazione di qualche Demonio, o dalla pretesa necessità della loro miseria... 13Voi mie Carissime, non potete credere chè nel mondo vi siano tanti pericoli! non è vero? confesso chè forse vè nè sarà qualche d'una chè arriverà à sfugire da tante miserie, però, credete a mè poche, poche vedete... sapete quelle chè sono più delle altre fortunate, sono quelle chè nacquero contadine, lontane dalle città, e dai Paesi, in qualche villagio sconosciuto del mondo, del resto... basta ricordatevi sempre di non lasciar passar giorno senza ringraziare il Signore di questo beneficio d'avervi collocate in quest'Istituto, e sè alle volte vi succede qualche piccolo disgusto, o con le compagne, o pel lavoro faticoso, o per altro, ecc, ecc perché già è impossibile vedete Figlie mie, sinaché si ritroviamo sul Mondo che non proviamo alle volte qualche piccolo contrattempo, o dispiacere, non sapete chè questa terra, è chiamata, è un luogo d'esiglio, ed una valle di lagrime? è voreste voi andarne esenti, per fino nelle Corti, e nei Palazzi dorati vi è il suo amaro, e chè amaro! il vostro sapete è un niente in confronto, ma qualunque sia la cosa chè vi possa succedere pensate ai pericoli del Mondo, alle grazie ricevute, e tutto vi sembrerà dolce, tutto buono, tutto bello».

14Altre volte... ma io vi dicco qui il pensiero voi poi sviluppatelo alla vostra maniera, come volete, e come vi dettano la necessità, e i bisogni delle vostre Figlie, poiché è sempre là dove bisogna battere, ma però sempre con santa semplicità, nostro distintivo caratteristico, dolcezza buon umore, intendete buon umore, non in tuono di Predica, ma con quella libertà, scioltezza, e maniera persuasiva, che penetra senza tristezza, persuade, ma con verità, rimarca ma senza offendere, e si ascolta senza noja. 15Continuo, altre volte incominciate la serata sotto gli auspici delle S: Anime del Purgatorio, e potrete dire «Oggi essendo Lunedì, che generalmente si costuma consacrare alle Se: Anime del Purgatorio, offeriamole noi pure la nostra serata... ma non voglio per questo che stiano melanconiche vedete! ho, mai mai, lungi sempre dalle nostre sere, dai nostri circoli la melanconia, la melanconia dice S. Filippo neri non ha mai fatto alcun santo; e la melanconia non ha dà entrare in quest'Istituto, quando si fà, ed opera bene, si ha sempre di stare allegre, e molto più chè si rallegreranno, ed

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avranno suffraggio anche quelle sante anime di questa serata a loro onore offerta! certamente tutto quello che facciamo con intenzione di dar gloria, e piacere a Dio è tutto meritorio, sia chè mangiate sia chè beviate dice St: Paolo fatte tutto per gloria di Dio173: 16Noi dunque offriremo a Dio, ed a suffraggio delle Sante Anime del Purgatorio il nostro silenzio, il nostro lavoro, le nostre istruzioni, i nostri discorsi, e persino la nostra allegria, vedete che vantaggi? Io m'immagino / non sò sè sbaglio / chè i nostri Defunti / parlo di quelli chè sono in un luogo di salvazione / ci vedono, pregano per noi, e si rallegrano del nostro bene, Ora quasi tutte abbiamo là chi il Padre, chi la Madre, e m'immagino chè vedendoci qui fuori dai pericoli del mondo, e sulla strada quasi certa della salute proveranno quella consolazione, o almeno quel sollievo che si può provare in quel luogo d'espiazione e dirà con gioia quel Padre, o quella Madre «Sono stato io chè pregai la Madonna SSt: St: Giuseppe, acciò mia Figlia fosse qui collocata, e l'ho ottenuto! 17E sè potessero povareti farvi sentire le loro voci vi direbbero «Vedi Figlia mia sino dopo morta ho pensato a te, alla tua felicità e tu ti ricordi? e tu cosa fai per me? Vedete dunque i doveri grandissimi che abbiamo verso le anime del Purgatorio siamone sempre divotissime mie Carissime, e non ci rincresca l'offrire questa sera a loro suffragio, questo poco silenzio, e quant'altro in questo tempo faremo, pensando quanto quelle soffrono, e quanto per nostra sorte possiamo fare per sollevarle.

18Un'altra sera potrete loro dire «E il nostro Angelo Custode mie Carissime dove lo lasciamo, non faremo una serata a suo beneficio? Certamente chè nè abbiamo tutto il dovere. L'Angelo Custode, che vuol dire Angelo Guardiano ci è stato dato dalla Divina Providenza sino dal momento della nostra nascita, onde fare con noi l'Ufficio d'un tenero, ed affezzionato Amico. Esso dunque ci guida, e preserva dai pericoli, ci tien lontane le tentazioni, e le cadute, fà sentire al nostro cuore la sua voce soave in quell'ispirazione al bene, in quell'eccitamento ad una buona, e generosa azione, come fà provare ripugnanza ed orrore al male, rimorso, e pentimento dopo la colpa. 19Esso fà di più ancora, accoglie le nostre preghiere, e le porta, e presenta al Trono di Dio, tiene registro, come si dice del bene chè facciamo, onde presentarlo poi un giorno al Gran Giudice, e non ci lascia, ed abbandona sè non dopo d'averci condotte, e restituite nel seno di Dio. Mie Cariss: 174 si ricordiamo noi con riconoscenza degli

173 1Cor 10,31. 174 Carissime.

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Uffici del nostro buon Angelo? ho le diamo noi forse alle volte coruccio, e dispiacere? Deh! guardiamoci sè mai lo fosse, da tanta ingratitudine; l'ingratitudine degrada l'Uomo, ed è indegna d'un cuor ben nato. Inavvenire mie Cariss: 175 ricordiamoci con più premura, ed attenzione del nostro buon Angelo, ed incominciamo da questo momento ad offerirle la presente serata, pensando nella mezz'ora di questo silenzio agli obblighi che con Esso abbiamo, alle nostre dimenticanze passate, e ai mezzi di ripararle nell'avvenire.

20Incominciata dunque la vostra serata con questa mezz'ora di silenzio, nella quale le vostre Figlie si raccoglieranno, e saranno quindi più atte a ricevere le vostre istruzioni, principiate dalla Dottrina Cristiana e trattenetevi in Essa per un'altra mezz'ora nulla più; tenete in mano il vostro Catechismo, fattele le vostre istruzioni piane e semplici, interrogando or l'una, or l'altra della vostre Figlie sù quanto loro spiegato, e non cercate d'andar avanti, acciò non si dimenticano i principi, e le cose più esenziali a sapersi. 21Fatte loro concepire grande amore, e stima per la Dottrina Cristiana, la quale ci istruisce dei nostri doveri, e delle cose esenziali per la nostra eterna salute. Dopo l'Istruzione lasciatele libero il campo dal dire quello che loro più piace, ma insegnatele ha non parlar tutte in una volta, a non parlar molto alto, e con strepito, acciò possiate intendere quant'Esse diccono; che non si cambiano di posto, e non si alzano senza necessità, come pure insegnate loro a non interompersi il discorso, poiché ciò è impaolito, e da indizio di superbia, o almeno almeno d'immortificazione ed ingnoranza. 22Tenete lontano da loro discorsi sino la più piccola ombra di mormorazione e di biasimo, essendo questo uno dei diffetti predominante e specialmente nel basso volgo: dite loro il male che può cagione la mormorazione, e quanto è ha noi facile l'ingannarsi in questo proposito, imprimete loro nella mente quelle parole di Gesù Cristo «Non vogliate condannare, e non sarete condannati, non vogliate giudicare, e non sarete giudicati»176 Chè pensino a sè, chè badino a sè, chè troveremo dà chè fare molto senza pensare agli altri. Dopo questo libero discorso, chè abbreviarete, o allungherete secondo vi parà meglio, introducete l'istruzione Agraria, e l'Aritmetica mentale due scienze utili, e necessarie ma adatatele alla loro condizione, e capacità altrimenti non fareste che confonderle, e annojarle. 23Tanto con l'Aritmetica, come con l'Agraria potrete utilmente divertire le vostre Figlie essendo queste scienze assai

175 Idem. 176 Mt 7,1; Lc 6,37.

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variate, e dilettevoli, come utili, e necessarie anche per una Contadinuccia, poiché con l'Aritmetica mentale impareranno senza bisogno di penna a Sommare, moltiplicare, sottrare, e dividere, intendo sempre cose facili, e piane, come vi può essere il bisogno in una Famiglia di Contadini per le quali le nostre Figlie sono destinate. 24Potrete dunque dividere l'aritmetica in tante Lezioni, e servirvene d'una per sera, o anche d'una per più sere secondo poi il maggior, o minor bisogno delle medesime, ed il Loro profitto. Per prima Lezione fatte loro bene imparare a recitare i numeri, con sveltezza, e chiarezza dall'uno, sino al cento, poi a due a due, poi a tre, a quattro ecc sino ai cinquanta, indi incominciate da capo ma ritrocedendo per esempio invece d'uno, due tre ecc, incominciate 100, 99, 98, 97 ecc e cosi sino al primo, e questo breve, e facile esercizio può servirvi per una sera, ed anche più Altra volta insegnatele il numero, la decina la centinaja, il milliaja, e le caselle dell'abacco. Altra volta quanti soldi ci vogliono a fare una Lira, quanti danari a fare un soldo, il valore d'una Lira Aus: 177, quello d'un Fiorino, e cosi delle altre monete in corso. 25Altra volta incominciate con la summa dicendo, queste o altre simili cose, io spesi quest'oggi 150 Lire in Tela, 6O in Lino, e 25 in Cottone, chè cosa spesi in monete? Ho scosso Lire 15.10 soldi per polami, 12 lire e 5 soldi per Buttero, e 8 lire e 4 soldi per Latte chè cosa spesi in tutto? e cosi andate avanti dalle somme più facili alle più difficili. Quindi passate alla Moltiplica, e Sotrazione per esempio, compero Ba:178 12 Cottonina per farne un Abito, e spendo 10 soldi al Braccio, quanto mi costa quest'abito? Quattro Braccia di Panno a tre, Lire e mezza al Braccio quanto importa? Sei Lire di buttero a Lire 8 e cinque soldi quanto importa? Cento Uovi a un soldo e mezzo l'uno quante lire danno? E' centocinquanta a due soldi e mezzo? Altra volta. 26Ora facciamo raguaglio dell'entrata ed uscita di questo mese; potrete anche agiungervi è non crediate fatica inutile questa nò, nò sè sapeste quante Case, e quante famiglie sono andate al disotto per non aver mai conto di ciò chè spendevano, e vedere sè l'uscita superava l'entrata, perché sè io per esem. 179 o voi avessimo 100 Lire all'anno da spendere invece nè spendessimo 110, o 120 capite anche voi chè bisogna in poco tempo sbilanciarsi, vendere, e cosi andar bel bello alla malora... ho ragione dunque di raccomandarvi questo studio? 27E' necessario, vedete mie

177 Austriaca. 178 Braccia. 179 esempio.

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Carissi: 180, star bene informate di quanto si spende, e di quanto si guadana in una Famiglia per sapersi poi regolare acciò la spesa non superi l'entrata con danno grave, e forse irreparabile della Famiglia, Ebbene facciamo il raguaglio dell'entrata ed uscita di questo Mese, chè dopo poi la faremo di tutto l'anno. Incominciamo dalle spese maggiori, le quali hanno sempre d'essere le prime. 28In Carni Lire 50; in Pane L.181 60, Agli Lire 30 in Libri, e Carte 6 lire, e in piccole spese Lire 5.10 soldi. Siete state attente? a quanto dunque assende questa uscita in monte? a Lire 151.10 saldi. Va bene: ora tenetelo in mente intanto chè facciamo il conto dell'entrata. Per incanatura di Seta guadagnai Lire 25. Per fattura di Tele lire 15. Per Ovi, e frutte vendute Lire 12... non mi sovengo d'altra entrata in questo mese,... ebbene, a quanto questa arriva in monete?... a Lire 52. Adesso richiamatevi l'uscita che abbiamo fatto ascendere a Lire 151.10, e sapiatemi dire quanto questa supera di più l'entrata.. di Lire 99.10. Và bene. Vedete ora chè non è poi tanto difficile questo studio. 29E cosi Maestre mie Cariss: 182 andate facendole quei rifflessi che più credete meglio adatati alla loro condizione, acciò le vostre Figlie possono riuscire brave, ed accorte Madri di Famiglia cosa esenzialissima e chè dovete sempre aver in mira, sè volete corispondere ai disegni chè ebbe il Signore quando formò quest'Istituto. 30In altra sera insegnatele il valore del Peso, e della Lira in quante parti questa si divide, delle Lire piccole, o Lirette, di quant'oncie è composta, quante Lirette ci vogliono a formare una Lira grossa e quante a formare il Peso. Quindi fattele fare dei piccoli conti analoghi, chè sempre succedono, e ci vogliono in un casa per esem:183 ho venduto 5 Pesi e 15 Lirette di Lino a Lire 18 chè cosa importa. Ho comperato del Caffè o Zuccaro 4 Lirette, e 8 Oncie, e lo pagai una Lira e 2 Soldi la Liretta cosa spesi? Di un Carra di Legna grossa spesi Lire 48, chè cosa mi viene a costare al Peso? Compero delle Fascine a 5 Soldi l'una, quanto mi verrebbe a costare un carro? Ho incanata della Seta Lirette 18 a Soldi 15, quanto ho guadegnato? Ho fatto filare un Peso, e Lire 6 di Lino a 30 Soldi la Lira, chè cosa spesi?. Altra sera. Ho un debito di Lire aus 184 50 e vorrei sapere con quanti Fiorini potrei pagargo. Uno guadagna al giorno 12 Soldi, quanto guadagna al mese? e all'anno? 20 Fiorini quante Lire fanno? e

180 Carissime. 181 Lire. 182 Carissime. 183 esempio. 184 austriache.

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10 Napoleoncini? e 15 Lire Aus: 185? ecc, ecc. E cosi via, via andarete esercitando la memoria delle vostre Figlie in questi Esercizi si utili, e necessari, ad apprendesi e pei quali ci vuole più pratica, chè studio, e talento. 31Solamente tenete una Regola, e dividete con ordine la vostra Aritmetica in tante Lezioni, come vi parà più utile, e conviniente per le vostre Figlie, non guardando quello che scrivo, poiché io chè mi ajuti cosi con esempi per esprimere, non potendo fare diversamente, ma voi col tempo sarà bene chè estendiate in un Libro appositamente il vostro sistema chè sarà quello chè con la pratica trovarete in seguito più semplice, e giovevole. 32Dopo il tempo determinato per l'Aritmetica, tacetevi, e lasciate alle vostre Figlie la libertà di discorere ancora, e di ragionare sù questa come su altra materia, sè vogliono e rispondete soltanto venendo interogate: voi intanto ascoltando, e guardando con naturalezza a quello che esse dicono e fanno continuate con apparente attenzione il vostro lavoro; Ma Torno a raccomandarvi mie Cariss: 186 assueffatele a parlare una alla volta, e senza chiazzo, e dissipamento, perché altro è ricreazione, altro è conversazione, e sollievo, diversamente addio istruzione udiranno d'un orechia, e sortirà dall'altro, addio divertimento, addio tutto, le vostre serate non saranno più chè un ergastolo, dove perdarete il tempo, la voce, e le vostre fatiche.

33Quando poi vedrete che le vostre Figlie passano a intavolare discorso sciochi, e chè non vi garbano, destramente introducetene dei migliori, e mettetele spesso nei discorsi, e ragionamenti della Sacra Scrittura. Ho potessi farvi prendere amore a questi Libri si belli! Ditemi dove volete trovare istruzioni più utili, e storie più belle, e dilettevoli? Ivi senza bisogno d'altri socorsi trovarete stupendi esempi di fedeltà, e confidenza in Dio, d'ubbidienza, e rispetto a maggiori, di fortezza d'animo nelle avversità, di pazienza nelle tribulazioni, di moderazione nella prosperità, d'onoratezza nei cimenti di temperanza nelle grandezze, di magaminità coi nemici, di costanza nelle prove, d'amore al lavoro, e alla faticha e cosi via, via; 34Ha questa Scuola le vostre Figlie attingeranno quella purità, ed innocenza di costumi, quella semplicità di tratto, e di maniere chè in progresso di tempo diffonderanno poi pel mondo, ma in specieltà nella loro Classe, e Condizione per la quale sono destinate. La Vita pure di Cristo, gli Evangeli, gli esempi di Santi, le Storie, le apparizioni e le origini di Santuari oltre chè divertiranno assaissimo le vostre Figlie, faranno nel

185 Austriache. 186 Carissime.

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loro spirito ottima impressione, poiché essendo la maggior parte d'esse, per non dire tutte in una ignoranza perfetta quando entrano in questo Istituto, in conseguenza saranno più facili, e più docile di ricevere quell'impressione chè voi vorrete darle; 35Guardate dunque impegno, ed elacrita chè dovete avere. si tratta nientemeno di dare alle vostre / direi sè non corro in sproposito / Figlie una seconda creazione. S. C. 187 Vedete importanza della vostra missione?, Deh! possiate conoscerla e rilevarne tutta l'importanza, onde adempierla, con generosita, con amore e con costanza. Sarà poi molto ben fatto chè di tratto in tratto vi faceste ripettere dalle medesime le cose chè voi loro raccontate, questo servirà mirabilmente a tenerle attente, imparare ad esprimersi bene, e con chiarezza. 36Vi ho detto sino da principio chè l'Agraria deve essere altro argomento delle vostre Istruzioni, e trattenimenti serali. L'Agraria parte esenzialissima dell'educazione delle vostre Figlie, loro lavoro ed occupazione speciale, in conseguenza vostro studio, e vostra premura per istruirle praticamente, e teoricamente acciò le medesime quando lavorano conoscono il metodo ed il motivo della tale o tal altra operazione chè eseguiscono in Campagna, le regole di coltivazione, le diversità dei terreni, le qualità delle terre, e la maniera di conoscerle ecc, onde poter poi adatare alle terre i prodotti ed introdurne de' migliori, più grandi, e durevoli, con minor spesa, e fatica poiche, dice un Autore, non sono nè le spalle robuste, nè le braccia forti quelle chè migliorano l'agricoltura, ma l'ingegno di chi vede oltre il suo solco, il pensare, il ragionare, ed acquistare quei lumi chè si ricevono dagli altrui viaggi, e dalli esempi d'altri paesi. 37Vedrete mie Carissime di qual giovamento, ed utilità sarà l'Istruzione Agraria per le vostre Figlie, lavoreranno con maggior gusto ed impegno, perché altro è lavorare come si dice materialmente a fatica come le Bestie, altro è lavorare ragionando, e conoscendone i motivi, e i vantaggi con ciò terete sempre la mente delle vostre Figlie sia chè lavorano, o nò occupate in questa scienza si vasta, e si dilettevole onde trovare, ed introdure miglioramenti e vantaggi con gran utile proprio chè sociale. 38Sarà anchè ben fatto chè permettiate alle vostre Figlie chè facciano a lungo e tempo degli esperimenti pratici sui terreni ch'esse stesse coltivano, anchè che non nè vedeste un utile, ed una sicurezza di riuscita, ciò servirà a sempre più affezzionarle a quest'arte, e ad impratichirle per l'avvenire, poiché l'esperienza è una grande maestra, e consigliera per istruirci con utile e profitto. 39Vi raccomando mie Carissime, e vi

187 Sorelle Carissime.

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raccomando assai chè le vostre Lezioni in quest'arte, e generalmente in tutte sieno piane, semplici, ed adatate alla loro capacità, e condizione, perché la troppa Istruzione potrebbe facilmente risvegliare nelle vostre Figlie presunzione, e superbia con ridicolo della gente, e danno grave della loro condizione, nel qual caso sarèbbe meglio chè le aveste umili ed ignoranti, chè istruite, e superbe, quindi state sull'avviso, e siate guardinghe non lasciandovi voi pure trascinare dalla smania del sapere oltre i limiti del dovere, e della convenienza. 40semplicità, mie Cariss: 188, semplicità, sè dovete essere semplici nei costumi, e nelle maniere, lo dovete pur essere nelle vostre scuole, e nelle vostre Istruzioni, il Signore creando quest'Istituto per la classe Condadina ebbe in mirra di stabilire di nuovo questa si bella, ed eccelente virtù, state dunque sull'avviso, e non vogliate per far pompa di sapere, e per smania di dire sacrificare un punto si esenziale della vostra Istituzione, e non stancatevi mai di ripeterlo raccomandarlo alle vostre Figlie; Vorrei che la semplicità fosse la divisa d'Una Suora della Sacra Fa 189 e di tutte le sue Figlie, chè questa risplendesse nelle loro maniere, nei loro tratte, nelle loro parole, che brillasse persino sulle loro fronti per farla quindi amare ed apprezzare da tutte gli Uomini, che St: Giuseppe lo faccia... ma torniamo al nostro proposito. 41Istruendo le vostre Figlie nell'agraria non trascurate occazione alcuna di fare conoscere come la Providenza divina concore per primo a tutte le formazioni degli oggetti si visibili, che invisibili, al crescere, e alla conservazione de' prodotti, poiché senza questa tutta la scienza dell'Uomo a nulla giovarebbe che però dobbiamo riconoscerla, ed adorarla; chè dobbiamo innoltre servirci dei mezzi chè questa stessa Providenza ci somministra, impiegandovi con alacrità il nostro lavoro, e le nostre fatiche, onde cavare dalle terre il necessario nutrimento, perché Dio cosi lo vuole. 42Dite loro come la natura tutta è una stupenda scuola di perfezione i di cui esempi sono anmirabile, e le Lezioni continue Come le erbe conservono sempre non ostante le vicende delle stagioni le loro virtù prodigiose, e particolari, le piante crescendo, e formandosi docilmente sotto la mano che le governa, le terre rendendo con pontualità quant'esse ricevono, e senza far altre enumerazioni come tutto in questo vasto regno della natura serve al fine pel quale è stato ordinato, e creato da Dio, qual rimprovero pel l'Uomo creatura più delle altre amata, e privilegiata! 43E cosi mie Carissime cercate di risvegliare ne' loro cuori sentimenti

188 Carissime. 189 Famiglia.

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di gratitudine, e d'amore verso il Signore che le porti a servirlo poi con generosità, annegazione, e sacrifici negli incontri critici chè forse il Demonio, la natura, e il nostro amor proprio le potrebbe nella loro carriera far nascere e suscitare; Sè dopo il tempo stabilito per l'Istruzione Agraria, vi resta ancora allora del tempo del riposo lasciatele continuare a discorere, e ridere in santa pace concordia, ed allegria, e chiudete quindi le vostre beate serate con qualche preghiera vocale analoga, e relativa al protettore della serata, indi vadano tutte al riposo nel maggior silenzio possibile recitando ad alta voce nell'ascendere le scale un Deprofundis per le Religiose, e Figlie defunte, e per le prime che le seguiranno in Paradiso, e dopo detto il breve esercizio del Cristiano al piccolo Altare del Dormitorio si riposano sicure, contente, e tranquille nelle braccia carissime di Gesù, Giuseppe, e Maria. 44Lo stesso metodo tenete pure le Domeniche e le altre Feste, eccetuato chè invece dell'Istruzione Agraria, e dell'Aritmetica interrogate le vostre Figlie sulla Dottrina, e nell'Evangelio a quali avranno assistito, semprechè siate siete contente della loro condotta e per tenere anche le Domeniche dall'ozio lontano dalle vostre Figlie occupatele, oltre lo studio della Dottrina a qualche altra cosa utile, e necessaria; per esem: 190 a fare filacci, bambini, [...]191 ecc Permettetele pure qualche partita al gioco della Tombola, a qualche altri giochi di memoria, o di pronuncia ecc, che non impediscono di star in circolo, e con ordine, e le condurete al riposo mezz'ora prima degli altri giorni.

45Eccovi mie Carissime, i vostri trattamenti, e quelli delle vostre Figlie, nelle lunghe serate invernali, io non vè gli impongo, nè vi dò l'obbligo, ma trovatali dietro la pratica, e l'esperienza utili, e giovevoli servitevene a vostro e a loro profitto. In quest'Istituto dove quasi tutto il giorno è occupate in opere manuali, e di distrazioni, bisogna di necessità approfittarsi di tutti momenti liberi onde coltivare lo spirito delle vostre F 192; e le serate invernali sono le più proprie, sapiatevene dunque prevalere mettendovi all'impegno con lena, ed amore ricordandovi che la Scuola è la Cattedra della pazienza, e il luogo dell'annegazione, e del sacrificio: ma vi conforta quanto disse G. C. 193

190 esempio. 191 pazienza. 192 Figlie. 193 Gesù Cristo.

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nel suo Evangelio «Quello che fatte per l'ultimo di questi piccoli, lo terro come fatto a mè 194.

194 Mt 25,40.

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CAPITOLO XXIX

[Consigli per il collocamento delle Orfane]

Cap: 3195 Collocamento delle Orfane 11 Non vi sarà un età stabilita per mandare fuori dallo

Stabilimento, e collocare in alcun stato una Fanciulla dipendendo molto questo dalle circostanze, dalla capacità, dallo sviluppo, dalle forze, e dall'inclinazione stessa delle Fanciulle medesime; però si dovrà guardare, e si procurerà chè ciò non succeda prima chè abbiano compiti almeno i dieciotto anni, e si abbia una probabile sicurezza di buona riuscita; dipendendo molto di questo, l'onore, ed il collocamento di tutte le altre Figlie di St: Giuseppe.

22 Non si dovrà sforzare una Figlia di S. Giuseppe quando si diporta bene a sortire dallo Stabilimento contra la propria volontà, nè obbligarla a sciegliere uno stato pel quale non sentisse nè inclinazione, nè volontà. Lasciate chè il Signore, e S. Giuseppe le ispirano quello che credono meglio pel loro bene, e la salute delle loro anime. Però voi da buone Madri e con la conoscenza che avete dell'indole, e inclinazione delle vostre Figlie, le dovete dare quei consigli, e suggerimenti che la vostra esperienza ed età potrà mai ad esse far conoscere e suggerire

33 La maggior parte inclineranno al Matrimonio; non contrastate alla loro vocazione: potrebbero riuscire eccellenti ed ottime Madri di Famiglia e col loro esempio, portare grandi vantaggi alla loro Classe e condizione. Questo deve essere il fine che dovete avere nell'educarle. La Superiora dunque, come buona Madre,

195 Capitolo; si inizia con il capitolo 3 senza essere in grado di collocarlo con i

precedenti (ipotetici) due capitoli.

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procurerà di cercarle un conveniente partito, e ciò non le sarà difficile, poiché per i Ministeri dell'Istituto le toccherà molto a trattare con persone esteri. 4A queste dunque ove sieno persone timorate di Dio e prudenti raccomandatevi: così pure coi Parrochi: ma non scordatevi mai che le nostre Orfane sono contadine e tale elevate. Maritatele con Contadini. Abbiate molto riguardo di non collocarli con soggetti al di sopra della loro condizione; difficilmente farebbero buona riuscita e avrebbe pregiudizio la loro salute, essendo assuefatte all'aria libera dei campi. D'altronde esse sono destinate a portare una riforma, con la loro condotta nella Classe Agricola della Società, essendo questo il fine prefisso dell'Istituto, cui dovete sempre aver presente. Guardate anche, che il partito che si presenta, sia d'onorata Famiglia, sano e non di sproporzionata età.

54 Se nelle Figlie di S. Giuseppe vi fosse qualche giovane che desiderasse rimanere nella Casa, come Religiosa, o per qualche altro ministero necessario allo Stabilimento, supposto che abbia le doti e le qualità necessarie, si dovrà accettarla anche a preferenza d'un'estranea, che portasse dote. Questa preferenza, è dovuta ad una Figlia di S. Giuseppe; e come membro della nostra Famiglia, e perché educata secondo il nostro spirito.

65 A quelle Figlie che non avessero, nè merito, nè inclinazione a rimanere nell'Istituto, nè si volessero, nè si potessero collocare in Matrimonio e desiderassero invece ritornare alla propria Casa o andar al servizio in qualche famiglia come domestica, la Superiora guarderà di poter trovar loro Case e Famiglie adattate, onde ben collocarle. Si raccomanderà ai Parrochi ed a chi troverà più opportuno. Non si faccia mai impegni per metterle nelle Case dei ricchi o con Signore. 7Fuori della loro sfera, le nostre Figlie non farebbero buona riuscita, e daltrone in mezzo ai ricchi, sono sempre maggiori le occasioni di perdersi: Si guardi bene per la premura di sgravarsi di qualche soggetto, di metterle cosi alla leggiera e con facilità, nella prima Famiglia che le si presenterà e chiederà. Uno dei maggiori impegni della Superiora, deve essere questo, di ben collocarle, secondo la propria vocazione, ma più per l'anima che per il corpo; altrimenti pazientate e tenetele in casa finche il Signore vi provvederà.

86 E' meglio che l'Istituto diventi povero, e che in caso di necessità, si privi anche del necessario per mantenerle, che metterle, non dirò sul pericolo di perdersi, ma anche nella probabile incertezza, che si abbiano a non ben diportarsi. Ricordatevi che dalla buona o cattiva riuscita d'un individuo, dipende l'onore di tutte le Figlie di S.

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Giuseppe e quello della Casa: che allevandole abbiamo fatto metà dell'opera, e che il compimento di tutto, è di scegliere bene lo Stato e la Famiglia a cui affidarle; dal che dipende specialmente la loro eterna salute. A che ci gioverebbero tante cure ed attenzioni onde educarle, se avessero a perdersi per nostra colpa e negligenza? 9Ricordatevi che lo scopo dell'Istituto, è quello di provvedere non tanto alla lor sorte presente, come alla futura, e guai, guai a quella Superiora, che per vantaggio della Casa, o per ricevere qualche altro soggetto, non fosse scrupolosa sopra questo articolo! Attirerebbe sopra di lei e sopra l'Istituto, la collera di Dio. Ricordatevi sempre, che le nostre orfane portano il nome di Figlie di S. Giuseppe, e questo gran santo un giorno, vi chiederà conto delle sue figlie, abbiatene dunque tutta la cura, e a costo d'andar mendicando, tenetele piuttosto che mal collocarle.

107 Quelle Figlie di S. Giuseppe, che restassero in Casa, per volontà della Superiora o per utile dell'Istituto, prenderanno il titolo di Figlie Anziane. Queste addosseranno un'uniforme variata dalle altre, e potranno servire con utile e profitto nelle Case dell'Istituto; o come portinaje, come inservienti, come spenditrici, ecc. a seconda poi della loro capacità e abilità. Esse potranno pur fare, se vogliono, i voti semplici, giunte ad un età conveniente sè la Superiora lo crederà, sempre però fino a che rimangono nell'Istituto.

118 Sia vostra premura di fornire a tutte le Figlie di S. Giuseppe, che sortono dall'Istituto, sia poi in uno stato che nell'altro, il mobile personale, adattato alla loro Classe e condizione; e questo, possibilmente nuovo, forte, acciò abbia loro da fare bella e lunga durata. Io non oso aggiunger di più, lasciando libero alla Superiora, se può e se crede, accrescere il corredo, di qualche danari o altro regalo, dipendendo molto questo, dal numero delle Figlie, che entrano e sortono dall'Istituto, dalle maggiori o minori entrate della Casa, e dai bisogni più o meno grandi delle Fanciulle, ch'io non posso nell'avvenire, conoscere e prevedere.

129 Sortite poi e collocate, sia in Matrimonio, sia in altro Stato, le nostre Orfane, quando vengono a ritrovarvi accoglietele con quell'amore e tenerezza, con cui una Madre, accoglierebbe sua figlia, fate in maniera che vi aprano i loro cuori, vi confidino i loro segreti, i loro affanni, i loro dispiaceri... (che Dio però li tenga da loro sempre lontani). Ma al bisogno fate che trovino sempre, conforti e consigli, nel seno della Famiglia dove furono educate. Date loro da mangiare, se ne hanno da bisogno: e se fosse un caso di molta necessità, tenetele anche in Casa, per un giorno, o due, o poco più... secondo le

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circostanze, e come parrà meglio alla Superiora, ma sempre separate dalle altre Figlie.

13Se l'Istituto potrà fare delle carità, o in roba, o in altro, preferite sempre le vostre Figlie, se ne avessero bisogno. Insomma, per quanto posso ve le raccomando tanto, tanto, che tutte le Figlie di S. Giuseppe abbiano posto nel vostro cuore, come spero che un giorno lo avranno in Paradiso.

1410 Guardate bene prima di accogliere qualche Fanciulla nello Stabilimento, che sia sana, senza difetti di corpo e discreto talento, (meno qualche caso urgente e di somma necessità, che allora sarà sempre grande carità accoglierla). Ma se mai dopo ricevuta v'accorgeste d'essere state ingannate, o da voi stesse, o da altri, oppure se per qualche accidente la diventasse infermiccia o d'aggravio all'Istituto, tolto il caso dello scandalo e di pericolo reale nelle altre, pazienza, l'avete ricevuta, è in Casa, basta cosi. Guardatevi bene dal farne lamento con chi che sia e di cercare di sgravarvene col metterle in qualche altro stabilimento sempre chè vi stesse volentieri. Tenetele in santa pace, ve la mandata Dio, vogliatele bene, e molto, a preferenza delle altre: dite, non dobbiamo amare le Croci? Ebbene questa ve l'ha data Iddio, tenetela dunque cara, carissima. Gesù, Maria Giuseppe ve ne saranno grati.

15Fra tutte quelle che concorreranna per essere ammesse nello Stabilimento tra le Figlie di S. Giuseppe preferite sempre quelle del Paese e comune dove avrete le Case sempre però che abbiano i requisiti per essere accettate, indi prendete tutte quelle che Dio vi manderà, di qualunque Paese, Provincia, o Nazione si fossero. Tutti sono nostri prossimi ed immagine di Dio e tutti hanno diritto alla nostra carità.

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CAPITOLO XXX

Memoria ad una figlia di S. Giusppe la vigilia di sua partenza per andare a servizio196

1Non oderis laboriosa opera et rusticationem creatam ab Altissimo. Eccle. 197 7.16

Non odiava le opere di fatica, nè l'agricoltura istituita dall'altissimo. Trad. 198 Martini199

21 Dio ti benedica Figlia mia e la sua benedizione ti voglia

accompagnare nella nuova dimora che nella sua provvidenza ti ha preparata. Là saranno tutti forestieri per te e tu forestiera per essi. Troverai diversi usi, diverse mansioni a cui dovrai adattarti forse inesperta, diverse persone con cui dovrai trattare, affatto nuova; quindi i primi giorni saran giorni per te di tristezza, di confusione, d'isolamento; ma tutto passa, Figlia mia; nostra natura muta presto sue tendenze, sue affezioni, e si accomoda presto a tutto. Quello che importa è di non porre piede in fallo e di metterti sopra un sistema da poter praticare quel che con tanta fatica ti venne insegnato e suggerito.

32 Partendo da questa Casa, tu porti teco delle care memorie, io v'aggiungo questa lettera, e te la consegno io stessa. Vedrai in essa la strada, che devi battere; i tuoi nuovi doveri e la maniera di compierli. Questo dono che ti faccio, io lo credo il più utile a te in questo momento e nelle tue circostanze. Leggila dunque spesso, e metti in 196 [Di questo testo esiste anche una brutta copia. Si riporta solo la seconda versione,

considerata la bella copia della precedente]. 197 Ecclesiaste. 198 Traduzione. 199 Questa citazione è aggiunta probabilmente dallo Speranza sulla copertina.

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pratica i miei suggerimenti, che spero con la grazia del Signore, e la protezione del nostro gran Padre e protettore S. Giuseppe, ti gioveranno a meglio corrispondere al fine, pel quale Iddio, preferendoti a tante altre figliuole, ti diede la seconda vita, quando un dì ti accolse nel nostro Istituto.

43 Prima di tutto ricordati che da tuoi primi passi nel mondo tu verrai dal mondo giudicata, ed il giudizio che ne farà da principio ti resterà per tutta la vita.

54 Riconosci ne' tuoi Padroni la persona stessa di Dio: essi ti pagano e ti mantengono, hanno quindi tutto il diritto d'essere da te amati, ubbiditi e rispettati. Essi sono i tuoi Superiori, sia loro fedele e sottomessa. Un sol caso ti è però lecito di non prestar ad essi obbedienza, ed è quando avessero a comandarti cose contrarie alla santa Legge di Dio e della Chiesa. Fuori di questo caso la tua obbedienza dev'essere pronta e intiera.

65 Nella Casa dove entri troverai facilmente trattamento migliore di quello dell'Istituto che lasci, avrai fors'anche abbondanza e squisitezza di cibi. Per carità non approfittartene: guarda che la gola ingannò molti e fece dimenticare le più belle promesse. Mio Dio, guarda dal farne la prova. Poco più, poco meno, tieni il sistema nel quale fosti allevata o almeno ne usa con riguardo e con moderazione. Dio mi vede. Questo pensiero ti faccia sempre temere paura.

76 Il mondo, mia cara, non è il tuo Istituto; qui ogni detto, ogni atto, ogni parola, è semplice, modesta, esemplare. Forse potresti avere la fortuna di trovar altrettanto nella casa dove vai, (che S. Giuseppe te ne faccia la grazia), ma nel mondo sarà difficile. E quand'anche fosse tale la Famiglia dove entri, tali non potrebbero essere tutti gl'individui che la compongono; non tutti quelli che la frequentano; Inoltre quella sicurezza che potresti avere in Casa, non potresti averla al di fuori. E a te toccherà facilmente l'andar fuori per provviste; forse sarai accompagnata, ma più spesso andrai sola. Mia Figlia temi, temi, di qualunque ti si avvicina, fosse anche una donna, se prima non la conosci ben bene. Si potrebbe attentare alla tua onestà con parole di lodi, lusinghiere ed insinuanti, colle quali si cela spesso il Serpente che tiene il veleno sotto la lingua.

87 Qualunque atto un po' famigliare, sia poi in Casa o fuori di casa, ti faccia paura, e guardati dal sorridere ad un discorso, ad una parola, che detta per ischerzo, sia maliziosa o poco modesta. Il tuo ridere verrebbe interpretato una mezza approvazione, guardatene. Tu non hai esperienza: per carità non farne la prova a costo della tua felicità e del tuo onore. Quante migliori di te sono cadute per non

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aver badato a piccolissimi principi e ora piangono amaramente e senza rimedio. Non lasciarti lusingare dalla tua vanità, e non credere al tuo amor proprio. Tutto passa, la vita è incerta; ricordati che se ti danni nessuno ti salverà.

98 Andando per le strade cammina con sollecitudine, guarda a te e bada a nessuno. La miglior lode che ti si possa fare è il sentirti dire che sei mal creata: cosi fossero tutte. Una volta che conoscano la tua fermezza, nessuno più ti molesterà, sarai lasciata quieta e vivrai sicura.

109 Non far amicizie con chisessia; questo non è necessario; parla poco, attendi a te e non cercar di sapere i fatti altrui.

1110 Se mai i tuoi Padroni ti mettessero a parte dei loro interessi, o ne avessi cognizione comechessia, guarda di non riportare a questo o quell'individuo della Famiglia, ciò che prevedi possa recar dispiacere o disunione. Oh potessi farti vedere i danni e le conseguenze funeste d'una lingua susurratrice! Povera te, non avresti più pace. Sii l'Angelo della concordia e mai il Demonio della disunione.

1211 Sta lontana dall'ozio, e ti vedano, o non ti vedano i tuoi Padroni, lavora, che sei obbligata; il lavoro ti salverà da molti pericoli.

1312 Non far differenza da lavoro a lavoro; metti mano a tutti, che tutti per te devono essere eguali. Non schivare le opere di fatica, nè quelle che ti sembrassero vili; ricordati che sei nata povera, e povera fosti allevata nelle occupazioni dei poveri. D'altronde l'azione è sempre nobile quando si fa per Iddio, e per obbedire a' proprii Superiori; Bada sopratutto di fare bene, a luogo e tempo e con esattezza le tue azioni qualunque esse sieno.

1413 Procura di non meritarti il rimprovero de' tuoi Padroni, ma, perchè siamo tutti figliuoli di Adamo e soggetti ad errare, e facilmente mancherai qualche volta, accetta allora la correzione con umiltà, chiedi scusa dei tuoi falli e promettine l'emenda. Non sii cosi sciocca e superba, che dopo d'aver errato, cerchi scusarti, o resti offesa della correzione. A chi odia la correzione, sarà abbreviata la vita: dice lo Spirito Santo (Eccles. 19.5).

1514 Nella Casa dove vai, non potrai certamente adempiere ed eseguire tutte le pratiche di pietà e di religione, che costumavi in quest'Istituto, quantunque sieno poche. Non inquietarti. Offerisci al Signore, appena svegliata le primizie de' tuoi pensieri, pregandolo che ti assista, acciò non l'offenda in quel giorno, ed offeriscigli con te, tutte le azioni della giornata.

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1615 Vestita, e prima d'uscire di stanza, inginocchiati e recita con divozione l'esercizio del cristiano. Non potendo andare a Messa, tralascia senza rammarico: sentendo l'invito delle campane, mandavi il tuo buon Angelo accompagnandolo col desiderio e recitando col cuore qualche giaculatoria e formando nella mente qualche divoto pensiero. Spero che nella Casa ove vai, vi sarà la bella usanza di recitare in comune il santo Rosario la sera: recitalo con compostezza e con divozione, meditandone possibilmente i misteri.

1716 La sera, essendo pure impedita dal far la visita al SS. Sacramento non tralasciare, per quanto sia grande la tua stanchezza, di recitare prima di coricarti il tuo esercizio della sera, e prima di addormentarti le tre Avemaria alla Madonna colla bella giaculatoria. Nel bel ecc.

1817 Non potendo in istanza, non dimenticarti dal recitare i sette Pater a S. Giuseppe fra la giornata, attendendo alle tue occupazioni. Egli aggradira meglio quella tua premura che se stessi prostesa a terra nella tua stanza o ginocchioni in qualche Chiesa. Cosi ti ricorderai dell'Angelus Domini ecc. a tempi assegnati e delle frequenti giaculatorie che nessuno potrà impedirti dal praticare.

1918 Sarebbe cosa assai desiderabile che i tuoi Padroni ti lasciassero accostare ai SS. Sacramenti ogni otto giorni. Questa bella pratica ridonderebbe pure in loro vantaggio perchè servirebbe a mantenerti savia, ma non essendoti concesso, fa' d'ottenere con i tuoi buoni diportamenti che ti lascino accostarvi almeno ogni quindici giorni e le feste principali. Bada che i tuoi Padroni non abbiano da soffrire, per diffetto del tuo servizio, alzati più a buon'ora e non fermarti in chiesa più del tempo necessario a ricevere con divozione i SS. Sacramenti. Ti servano le tue fatiche del giorno prima offerte a Dio, di preparazione a ben accostarti a questi Sacramenti, e le fatiche del giorno dopo, di ringraziamento.

2019 Non dimenticarti, ti stiano a cuore le Novene della Madonna, nostra cara Madre, alla quale, dopo Dio dobbiamo tutto, ed alla quale sono appoggiate tutte le nostre speranze. Qualche Avemaria, qualche giaculatoria di più, e più di tutto la mortificazione delle tue passioni, e specialmente di quelle che vedi ti impediscono dall'attendere alla perfezione de' tuoi doveri e tutto quello che da te si cerca. Ti gioverà poi assai l'astenerti in quei santi tempi, dalle frutta, dal vino ecc.

2120 Anche l'Avvento e la Quaresima siano tempi per te di maggior raccoglimento e divozione e di penitenza. Iddio abborrisce

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non solo il peccato, ma ogni ombra di male e la [...]200 dei peccati commessi e l'indifferenza ai [...].201 Ricordati che tutto passa, la vita è incerta e breve, nessuno ti salverà se non te stessa.

2221 Conserva infine nel tuo cuore la memoria della tua educazione, delle cure che ti furono prodigate, delle grazie che hai ricevute. Leggi spesso questa mia lettera, e metti in pratica i miei suggerimenti.

Die 22 Julii 1866 admittitur

+ Petrus Al. Sp.202

200 consapevolezza [?]. 201 Testo corrotto. 202 Aloisius Speranza.

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CAPITOLO XXXI

Ricreazioni festive

1Le ricreazioni festive dopo le Fonzioni Parrocchiali sono un esca favorevole per ritirare la gioventù dalle piazze, dai pericoli, dalle occasioni, riunendole invece in un luogo acconcio dove unito ad lecito divertimento necessario al sollievo del corpo, poter essere sorvegliate, e trovare anche all'uopo sagi consigli, ed utili suggerimenti.

2Non nè trascurate dunque l'esecuzione quando il potete fare senza pericolo, e danno dei vostri principali doveri.

3Che le Sale, e locali destinate a quest'uso sieno possibilmente separate da quelli delle Religiose e delle Figlie di S.Giuseppe, onde sì queste che quelle non abbiano per nessun titolo a passare per que' luoghi nelle ore che sono riunite le Ricreazioni. Non si apra prima che non sieno terminate le Funzioni Parrocchiali onde le Giovani non le trascurano, e si abbia cura di licenziarle ad un ora conveniente a comodo delle più lontane. In queste Ricreazioni vi potrete fare un gran bene, ma guardi bene la Superiora di non destinarvi che Religiose, di molta prudenza, morte al mondo, e che sappiano unire ad un'indole dolce, e piacevole, un carattere fermo accorto, ed avveduto. Chè non sieno meno di due, ed una sempre dipendente dell'altra.

4Sarebbe desiderabile che le Religiose dalla Superiora destinate nelle ricreazioni festive fossero forestieri, e non conosciute ne' dintorni per togliere cosi il disordine che forze potrebbe succedere di essere a preferenza d'altre contorniate da conoscenti, ed amiche, a pericolo di distinzioni, ed a danno della sorveglianza, e de' propri doveri. A mano, mano che le Giovani, e Fanciulle arrivano salutatele con modesto ed allegro saluto, e scambiata qualche amichevole,

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parola animatele a qualche gioco che sapete ad Esse gradito; sempre però che sieno in uso nella Casa ed aprovati dalla Superiora; e senza sua licenza non si potrà mai introdurne de' nuovi. 5Le vostre giovani venendo la maggior parte da luoghi lontani ameranno meglio i giochi che le obbligano a stare sedute, quindi preferite la tombola, ed altri giochi che nello stesso tempo che li ricreano gli sieno istrutivi, e siccome il giuoco per più divertirci convien interessarlo, cosi non permettete mai che questo si faccia con dannari benché minimi, ma bensi con immaginette, abitini, carte intagliate ecc ecc ed altre cose simili, anzi sarà bene invogliarle a fare Esse stesse di queste cosarelle, per poter poi avere un occupazione nelle proprie case nelle ore di Ozio, o quando non possono venire al Convento. Giocate voi pure con Esse sè fà di bisogno perché lo dice Gesù Cristo «Fattevi piccolo, co' piccoli». 6Sè però questa occupazione non v'impedisce la sorveglianza che deve essere grandissima, e la compostezza, e gravità Religiosa che esige il vostro carattere. Guardate che non s'introduccano per la Casa, e non s'allontanano dal luogo destinato a loro ricreazione; che non stiano incantonate a due, a due, e di poter vedere, e sentire tutto quello che diccono, e fanno; ma ciò con tanta scioltezza, e disinvoltura che non abbiano da dubitare di essere sorvegliate, e guardate a vista. Esse vengono per divertirsi, guai sè sapessero d'essere sorvegliate. 7Non rimarcate dunque, nè vi prenda pensiero o fastidio di correggere ogni parola, ogni atto ogni diffettuccio che in Esse scorgeste: le allontanereste insensibilmente dalla Casa, o le assueffareste a fingere, e mentire. Sè vedete qualche cosa che non vadi bene, e possa anche essere di mal esempio e di scandalo alle altre, corregetele o in pubblico, o in privato come vi sembra meglio / poiché allora avete dovere / e come Iddio vi sugerirà, ma con molta carità, e maniera persuadente da fare capire alla colpevole il proprio fallo ed indurla al pentimento, ed all'emenda del proprio errore. 8A caso, che Dio nol voglia, la colpevole dopo più volte essere stata corretta persistesse nelle stesse mancanze ridendosi de' vostri suggerimenti, con scandalo delle Compagne avvisatene la Superiora la quale sè crede le ricusera l'entrata nelle nostre ricreazione, pronta però a riceverla nuovamente qualora la si sappia pentita, ed emendata.

A meno che non vediate disordini, non siate facili a far rimarchi sulli abiti, o sulle capigliature delle vostre Giovani, e dalla maniera d'abiliarsi non giudicate il carattere, l'indole, o la maggior, o minor bonta delle medesime, sapete quanto l'esterno è facile ad ingannarci, non parlatene poi mai voi per leggerezza, o vanità femminile, essendo ciò indegno in una Religiosa.

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Nel tempo del gioco, se viene a proposito sappiate introdurre qualche rifflesso che richiami al loro pensiero la bontà di Dio, la consolazione che si prova nella pace della coscienza, quanto esse devono essere più contente il trovarsi qui fuora dai pericoli. Dei vantaggi che hanno nella loro condizione, della brevità della vita, della nobiltà dell'anima nostra ecc ma non ha maniera d'Istruzione, ma cosi alla sfugita un rifflesso qui, un altro là caduti a proposito brevi, semplici, naturali. Non mettete alla tortura il cervello per voler dire, questo, e quello sè il Signore non vè lo ispira, e ve' detto, poiche le cose sforzate non riescano, o riescano difficilmente, supplite invece con qualche Giaculatoria che di queste nè dovete far molte. Procurate che le vostre Giovani in queste ricreazioni prendono pure amore al canto, questo è un piacevole divertimento che abbraccieranno con gusto, insegnate ad Esse qualche cansoncina spirituale che tratti delle lodi di Maria SS: ovvero degl'inni della Chiesa / giacché altre canzoni profane restano espressamente proibite nelle nostre Case / e distribuite fra Esse qualche Libriccini, o qualche copia dove ve' nè sia raccolta, cosi imparandole a memoria le canteranno poi nelle loro abitazioni, e nelle loro officine a proprio sollievo, e divertimento. Sè dovete mie carissime in queste ricreazioni, e con le vostre giovani essere tolleranti allegre, e compiacenti, dovete però essere ferme, costanti nel ricusare, e nel tacere quello che le vostre Regole, o la Superiora vi proibisce. Le Giovani che frequenteranno le vostre Ricreazioni essendo la maggior parte Contadine, e mal allevate vedendovi si cordiali, e si buone crederanno di fare di Voi quello ch'Esse vogliono, quindi vi chiederanno anche con esigenza di andare in questo, o quel luogo della Casa ad Esse proibito, di vedere e di chiamare questa, o quella Religiosa, o questa, o quella delle nostre Figlie, di giocare a questo, o quel gioco dalle nostre Case proibito, quindi abbiate franchezza e rissoluzione. Guardate da non lasciarvi a forza d'istanze indure qualche volta a cedere alle loro dimande che vi sia proibito di secondare, diventareste presto zimbello de' loro caprici, a disonore del vostro carattere, ed ha danno de' vostri doveri. 12Procurate di sapervi conciliare amore, e stima, confidenza, e rispetto. Siate sempre polite, e composte, non mettete le mani adosso, e dolcemente, e con bel garbo sapiate schivare i loro troppo liberi abbracciamenti, parlate bene, e con senno, a proposito, e modestamente. Non fatte poi mai dimande innutili, e di pura curiosità. Amate tutte le vostre Giovani, ma non nè distinguete nessuna, per non ispirare gelosie, invidie, malumori, e non separatevi dalle altre per andar sole con una a discorere, sè non fosse per

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necessità, e aveste chi sorveglia le altre. Sè in voce vi è lecito, ed anzi lodevole il dare ad Esse qualche suggerimento, o consiglio secondo i loro particolari bisogni, in iscritto poi sia in Lettera in Vigliette, od altro vi è espressamente proibito senza licenza della vostra Superiora. 13Vi è pure proibito il dare, o ricevere oltre i scritti regalucci qualunque senza sua speciale licenza. Chiudete le vostre Ricreazioni ad un ora conveniente onde non abbiano a trovarsi sulla strada venendo la sera, prima però di licenziarle una Religiosa ovvero la Superiora medesima le congregarà tutte in una Capelleta a ciò destinata onde far ad Esse una breve, e semplice istruzione che versi sull'adempimento esato de' propri doveri, sull'Ubbidienza, e rispetto a propri Superiori, sulla modestia e bella virtù della purità, e l'amor scambievole che devono portarsi gli uni, e gli altri. Sè vi sono Solennità o Novene animatele a farle bene suggerendo ad Esse qualche piccola pratica in apparechio adatata sempre ai loro impegni e condizione. Specialmente raccomandate ad Esse la Divozione a Maria SS: e abbiate cura di farle agregare o all'Abitino del Carmine, o a quello dell'Immacolata Concessione, e chiudete con canto delle Litanie ovvero una sua Lode spirituale.

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CAPITOLO XXXII

Parte V. Scuola delle esterne Da ricopiare la prima volta.203

Scuole esterne

1Le Scuole di Carità vi offrano un campo vastissimo per far del

bene, e del bene assai, e quando lo potete fare non nè trascurate l'esecuzione essendo pure quest'opera di carità dopo i ricoveri, o orfanatrofi per le povare Figlie altro vostro dovere ed occupazione che dovete adempiere con zelo premura ed attenzione. A seconda dunque dei luoghi più o meno abitati dove avrete le Case, e della maggior o minor comodità dei locali, vi adatarete una o più Sale a quest'uso per meglio accomodarvi l'istruzione, ed il lavoro, alle grandi, ed alle piccole delle vostre scolare. In queste Scuole tutto sia semplice, possibilmente ariegiato, e la nettezza, e la pulizia vi regnano perfettamente. 2Qualche Quadro di nostra Signora, di St: Giuseppe, o altri di divozione, un Crocifisso, l'acqua benedetta all'ingresso, ecco le lisciature, e gli ornamenti. Qualche detti, od iscrizioni sparse quà, o colà per le pareti gioverà gioverà pure assai per ricordare ad Esse mano, mano chè nè abbisognano la virtù, o il vizio chè viene a proposito d'imparare, o d'emendarsi. Il nome di Scuole di Carità vi dicce abbastanza a chi dovete applicare le vostre fatiche, e purché sieno povere accetate tutte quelle chè desiderassero intervenirvi, siano poi Fanciulle, Giovani, od Adulti semprechè non disturbano la Scuola

203Questo titolo si trova sulla copertina del quaderno. Non sappiamo a quale raccolta

appartenga questa «Parte V».

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le une per la poca età, e per altri motivi le grandi. 3Adatato alla capacità, è condizione delle vostre scolari sia pure l'insegnanza, e l'istruzione tanto in lavori manuali femminili, che negli studi. Dà qui comprenderete la necessità di non ricevere nelle vostre scuole Fanciulle di condizione civili per non risvegliare invidie, e desideri di maggior istruzione nelle altre a danno di quanto è più necessario ad esse di sapere, ed ha pericolo d'introduzioni d'abusi. 4Io sarei di avviso di sbandire assolutamente dalle nostre Scuole lo scrivere, perché mi sembra chè volendo insegnare a scrivere ad una Contadina si getti il tempo si prezioso, e si scarso delle Scuole innutilmente, prima perché è ha questa Classe assolutamente innutile, e secondo perché è difficile chè l'apprendono, e vi riescano discretamente bene, e per la loro dissipazione, e ignoranza ed anche perché non possono venire con regolarità alla Scuola costrette dalla Lor condizione a fermarsi molte volte a casa specialmente nei maggiori lavori di Campagna, e dei Bigati, e così interompendono l'esercizio perdono in un tempo, quel poco chè avevano acquistato nell'altro, di maniera chè la fatica della Scolare, e della Maestra non servirebbe chè di esca alla vanità, ed ha scapito di più esenziali istruzioni. Però io non oso proibirvelo, e regolatevi secondo i luoghi, i tempi, i bisogni, e le circostanze.

5N:B: Riguardo a quest'articolo, per adatarsi ormai all'uso

generale di tutte le Scuole d'insegnare a scrivere, e all'istanze che fanno quasi tutte le scolari di volerlo imparare, cosi ora si adottò la massima di farlo noi pure. Però si raccomando assai di stare nell'insegnanza necessaria per la classe povera, e non darle idee superiori alla loro condizione, ma fare appena quando noi costumiamo con le nostre orfane.204

6Sia invece vostra somma premura d'insegnare ad Esse a ben

leggere, pronunciando distintamente le parole, con chiarezza attempo, ed attenzione di maniera che possono intendere ciò chè leggano, e saperlo spiegare venendo interogate. Servitevi per comune Lettura della Dottrina Cristiana, chè sarà bene nè imparono anche le cose più esenziali a sapersi a memoria, e della Storia Sacra, ossia Del vecchio, e nuovo Testamento, e fattegliela qualche volta spiegare ma con semplicità, e naturalezza. Nell'aritmetica mentale è pur bene chè

204 Questo paragrafo «NB» è scritto dalla Fondatrice sul retro del testo. Lo abbiamo

riportato qui, in quanto nel manoscritto si trova un asterisco in questo punto.

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vengano istruiti le vostre scolari quindi dopo averli insegnato a contare uno, due, tre ecc. esercitatele a fare a memoria delle piccole somme, moltipliche, divizioni, con disinvoltura, e facilità, ma sempre in argomenti adatati alla Loro povera Classe, e giornalmente pratici. 7Terei pure in queste Scuole una piccola, e semplice istruzione agraria ciò servirà ad esserne di sollievo, e di cognizione onde con maggior utile impiegare le proprie fatiche. Ecco a mio credere l'istruzione adatata, e sufficientemente abbastanza per questa Classe il di più a mio parere non servirebbe che ha distacarle insensibilmente da quella Sfera nella quale Dio Le ha collocate, e nella quale noi si siamo prefisse di tenerle, e conservarle. Chè tutti avicinandosi a voi sieno penetrati dei vostri sentimenti d'amore, di stima, e di benevolenza verso la Classe agricola in apparenza spregevole agli occhi degli Uomini, ma cara a quelli di Dio, sè saprà unire le virtù ai vantaggi chè questa porta nel Mondo.

8Trattando con Contadine troverete particolarmente nei primi principi della vostra Istituzione grande ignoranza, rozzezza incuria dissipazione cagionata la maggior parte da mancanza, e trascuratezza d'educazione: non avvilitevi, anzi ciò v'infonda più coraggio, vedendo il bisogno e la necessità chè questa Classe venisse ajutata, soretta, avantagiata. Dio scelse voi, corispondete a suoi misericordiosi disegni, e non dubitate chè verete dalla sua mano benefica assistite, illuminate, protette, Dio non manca, è l'Uomo chè negandoli la confidenza, come a Padre comune, e mettendola nelle proprie forze, scuote, e rovescia i più bei disegni della sua Providenza. Chè questo intorto non Le venga mai fatto da chi a Lui si è consacrata, e stretta coi vincoli più sacrosanti. 9Mano, mano chè le Fanciulle entrano nella Scuola, prendono l'acqua Santa facendosi il segno della Croce, salutano rispetosamente la Maestra indi vadino in silenzio al proprio posto dove in ginocchio reciteranno un Ave Maria, con queste parole chè dovranno imparare a memoria «Signore vi offro questo lavoro in unione a meriti di Gesù, de' fatte, o Signore chè sempre ogni mia azione per voi incominci, e per voi compisca a maggior gloria di Dio. Quando poi le vostre Allieve saranno tutte riunite fattele recitare in ginocchio avanti a qualche immagine l'esercizio del Cristiano della mattina, e il dopo pranzo prima chè sortano dalla Scuola quello della sera, come il metodo chè si costuma tra noi. 10Sortendo le fanciulle dalla Scuola prenderanno di nuovo l'acqua Santa facendosi il segno della Croce, e diranno Gesù, Giuseppe, e Maria benedite dal Ciel l'anima mia. Nelle ore di Scuola esigete silenzio rigoroso, onde tutte vi possono intendere, ed essere istruite. Sè la Scuola è molto lunga

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perché converà chè vi adatiate alla lontananza degli Abitati dove avete Scuole e farne molte volte una sola, allora dividetela con qualche tempo di sollievo acciò voi, ed Esse possiate, come si dicce respirare. Guardate di studiare bene, l'indole, il carattere, e l'inclinazione delle vostre Scolare per sapervi al bisogno adatare que' rimedi, e maniere ad ognuna di Loro più adatato, e cosi formarle alla virtù, alla grazia, e all'amor verso Dio, ed il prossimo, e riuscire anch'esse poi un giorno buone, ed ottime Madri di Famiglia. 11Assueffattele tutte ad ubbidirvi al primo cenno, e senza replica, e non lasciatevi smuovere facilmente ad ogni preghiera, e promessa. Sapiate farvi amare e ispirate ad Esse confidenza, ma guardate di non farvi perdere il rispetto, dovendo voi sostenere il vostro grado, pel bene dell'Istituto. Abbiate occhio, ed attenzione a tutto, ed a tutte, ma sapiate dissimulare assai, castigate poco, ma sè lo fatte fattelo senza riguardi, e senza eccessione: chè rare volte siate costrette ad alzare la voce, onde coreggere e sgridare, ma quando lo fatte fattelo con forza e con grande ragione. 12Assueffatte poi le vostre Scolari, ad una grande polizia, questo articolo è assai importante, generando la sporcizia, l'inedia, la povertà, e per fino le malattie. Perché tante povere Fanciulle nel momento chè dovrebbero crescere rigogliose, e vispe, le vedete palide, e ingialite? per la sporcizia nella quale sono tenute de' propri Genitori. Vedete dunque l'importanza chè sino da piccine le vostre Figlie prendono amore alla polizia, e imparono a tenersi monde, e nette sì nella persona, che negli Abiti, come pure composte, e modeste nel portamento, negli atti, e nelle parole. 13Ho quanti beni potete fare nelle Scuole, ma per riuscirvi bisogna farla con amore, e questo amore bisogna attingerlo dall'alto, con l'annegazione, e col sacrificio. Sbandite dalle vostre Scuole sè lo potete senza disgustare nessuno quei lavori, che conoscete nè utili, nè necessari alla condizione delle vostre Scolari, e fattele invece amare il lavoro ad esse utile, e necessario, accostumatele a rappezzarsi i propri Abiti, e non abbiate scrupolo a insegnarle pure a rappezzare quelli de' loro Padri, e Fratelli. 14Nel lavoro troveranno le vostre Figlie un'argine al vizio, ed alla miseria. In somma fatte in maniera d'alevarle in guisa chè abbiano d'essere di giovamento alle proprie Famiglie, e queste abbiano da lodare, e ringraziare il Signore di avere nella sua ammirabile Providenza creata a loro vantagio questa novella Istituzione. Insegnate di buon ora alle vostre Fanciulle a conoscere, amare, e servire il Signore, questo ottenuto il resto verrà da sè, e agevolmente, ma guardate di non annojarle con istruzioni troppo frequenti, e maggiori alla loro capacità, e talenti. 15Semplicità, semplicità in tutto mie carissime, poche massime, ma sode, e reali,

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pochi discorsi ma chiari, e brevi. Vedete come faceva Gesù Cristo per adatarsi a gente rozza, e ignorante si serviva di parabole, che di legieri si stampa nella mente d'ognuno; ebbene seguite il suo esempio, sè volete ancor voi portar frutti consistenti e durevoli. Chè amano dunque Dio più, e al di sopra di tutte le cose, ed anche di sè stesse, ma questo amore si accenda in esse per riconoscenza di tante, e si immensi benefici, chè il Signore ha loro fatti, e fà continuamente, e dipingetele questi doni, e questi benefici con immagini si vive e penetranti che Le induca a detestare il peccato, a morire più tosto chè offenderlo, e per lo stesso motivo sentono poi le offese chè si fanno al Signore con molto dolore, come sè fatte fosse a loro stesse. 16Dalla bontà di Dio, e dalla sua misericordia servitevi a darle stima grande del perdono delle offese, ad amarsi reciprocamente l'una l'altra, non ostante i loro diffetti, le loro avversioni ed antipatie, e assueffattele ad abbracciarsi reciprocamente quando si offendono, e domandarsi reciprocamente perdono. Dio, ditte loro, ricusa forze il sole, la rugiada, la pioggia al Campo del cattivo?205 Dio rigetta dal suo cospetto, e ricusa i suoi lumi, e le sue ispirazioni al cuor del medesimo? Ovvero scaccia noi dalla sua presenza quando lo offendiamo? Vincete, e rompete tutte le loro piccole avversioni, assueffatele all'annegazione della loro volontà, si necessaria alla pace, e armonia delle Famiglie, a farsi reciprocamente piacere, a dir bene, e pensar bene di tutte. 17«Non vogliate giudicare, e non sarete giudicati»206. Fatte odiare ad esse la mensogna, si facile nella loro età, e castigate con vigore chi trovate in buggia. Ditte loro, chè, chi è bugiardo è anche Ladro. Chè la prima bugia stata fatta nel mondo, lo fù dal Demonio. Che il Demonio è chiamato il padre della bugia, perché stà in piedi, e mantiene il suo regno a forza di bugie, Insomma ditte loro tutto ciò chè sappete per istilare ad Esse orrore e abborimento a questo vizio. Pari a questo, è l'invidia si facile nella loro età. Per l'invidia si comisce in terra il più abbominevole di tutti delitti. L'invidia fà l'uomo ingiusto, cattivo, e infelice, perché non ha mai pace. Essa ha radice dalla nostra superbia, e portò, e porta tuttora nel mondo si tristi conseguenze. 18Non dimenticatevi del rispetto dovuto a Genitori, non ostante i loro demeriti, e come sono obbligate per dover di giustizia ad ubbidirli, rispettarli, amarli, e servirli come rappresentanti di Dio, come tenenti il loro luogo qui in terra. «Quarto onora il Padre, e la Madre accioché

205 Mt 5,45; Lc 6,35. 206 Lc 6,37; Mt 7,1: «Non condannate».

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Page 234: Le regole · Le regole Congregazione della Sacra Famiglia a cura del Seminario Sacra Famiglia Bergamo 2001 . Regole opera omnia Paola Elisabetta ... Regole opera omnia 7.

tu viva lungamente sopra la terra»207. Onde le loro azioni qualunque, sieno fatte possibilmente bene, e sieno meritorie assueffattele ad offerirle a Dio, cosi con un semplice sguardo, o al Cielo o al Crocifisso, o con un Ave Maria, come pure le loro fatiche, privazioni, sudori. Mio Dio! quanti meriti si perde per mancanza di offerta, e di retta intenzione! Ma tutto soavemente, brevemente e semplicemente. Mie Carissime, e la divozione alla Madonna? questa ispirategliela grande. 19Ditte Loro chè Maria SS: è nostra vera Madre, nostra protetrice, e nostra avvocata presso al Signore. Dopo Iddio Maria SS: deve essere l'ogetto de' nostri più cari affetti, delle nostre premure, delle nostre attenzioni. Insegnate ad Esse di buon ora a distinguere il sabbato a suo onore con qualche piccola mortificazione, o sacrificio adatato alla loro età, a prepararsi alle sue Feste col essere più savie, più attente a loro doveri, più buone, più mortificate. Chè amano di cantare le Sue lodi, con brevi e semplici cansoncine, perché poi si costumano, e si abituano a cantarle anche altrove per loro sollievo invece di tante altre frivole, e scioche che sentano nel mondo, e imparano con tanta facilità. 20Fatte uso di esempi, specialmente onde inculcare la Divozione alla SS: Vergine, e scegliete i più propri ed adatati onde ottenere ciò chè voi loro raccomandate. Sè sapeste quanta impressione fanno gli esempi sull'animo della gioventù, e quanta fede, e confidenza risvegliano ne' loro cuori. Quante hanno cambiata vita, e sono divenute Angeli per un esempio! Raccontate pure ad Esse i belli esempi, e le belle storie del nuovo, ed antico Testamento. 21Quante istruzioni pratiche non troveranno le vostre scolare in Tobia, in Giuseppe, in Giacobbe, in Mosè in Giudita, Ester, Rachele ecc, ecc e quanto influirà sulla loro condotta e per far ad esse amare, e stimare la propria condizione. Nella Vita poi di Gesù Cristo, gli esempi della Maddalena, la Fede del Centurione, la confidenza della cananea, i miracoli della Vedova di Nain, della risurezione di Lazzaro, quello delle turbe satolate, della tempesta sedata, della pesca miracolosa, ecc, ecc ecco chè vasto campo vi si presenta d'instruire le vostre fanciulle, e insegnarle l'abbandono nella providenza e l'amore a Gesù Cristo chè per noi volle condure trentatre anni di vita qui sulla terra stentata povera, umile, e faticosa, per sanare le nostre piaghe, guarire i nostri mali, e darci nello stesso tempo sublimi esempi di bontà, di pazienza, d'annegazione, e di sacrificio. 22Animatele dunque a soportare esse pure con pazienza le loro fatiche, la loro povertà e le privazioni inerenti al loro stato, con animo forte e generoso, memore chè il Regno del Cielo s'acquista con

207 Dt 5,16.

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forza e sarà dato a sol combatente. Fra le divozioni inculcate ad Esse specialmente quella che devono avere verso il Loro Angelo custode, e come l'ufficio di questo Angelo, dateci da Dio al nostro nascere, è quello di custodirci, preservarci dal male e farci conoscere, e guidarci al bene. Dalla presenza poi continua del nostro Angelo fatte ad Esse concepire grande stima delle nostre anime, e qual modestia e riservatezza dobbiamo avere coi nostri corpi, colle nostre parole, coi nostri atti onde non offendere, quelli occhi purissimi, chè sempre ci vedono, e di giorno, e di notte, e sole ed accompagnate. 23L'altra divozione, è verso St: Giuseppe sposo castissimo della SS: Vergine, del quale sarà bene chè teniate nelle vostre scuole la sua effigie, essendo questo il principale protettore del vostro Istituto. Assueffatte le vostre Scolare a recitare bene, con rispetto, ed attenzione le loro orazioni, e fatte chè imparano a memoria l'offerta e l'esercizio della mattina, e della sera onde poter poi abituarsi a recitarli nelle loro proprie Famiglie, ma brevi, e semplici onde non vengano poi tralasciate quando hanno molti impegni, e lavori. Sarebbe pur bene chè imparassero a memoria i Salmi, egli Inni chè canta più spesso la Chiesa come il Miserere, il Magnificat, Lo Stabat, il Veni Creator, il Pangelingua, il Quem terra ecc, ecc quindi ora uno, ora l'altro fatteglili recitare in Scuola tutte assieme ad alta voce parola per parola, ma bene, e senza spropositi. 24Non insegnando nelle vostre Scuole lo scrivere risparmiarete molto tempo chè potrete impiegare in altre cose assai più utili a questa Classe, e necessari. Inculcate pure grandemente il rispetto a Sacerdoti come ministri, e rappresentanti di Dio, specialmente al Sommo Pontefice, capo della Chiesa, ed ai Vescovi; il rispetto alle Chiese, case di Dio, qui sulla terra, risvegliate nelle loro menti una grande, e viva fede della presenza reale di Gesù Cristo nel Sacramento, come gli Angeli stessi tremano, e si coprono per rispetto, e riverenza con le loro ali la faccia, quanto dunque è indegno, e ributante chè creature si vili come noi siamo stiano avanti a Dio in positure improprie, discorendo, guardando attorno, e forz'anche ridendo. 25Ricordate loro che due sol volte Gesù Cristo nella sua vita si legge chè dasse di mano a flagelli, e s'adirasse, quando vide la casa di suo Padre profanata, e vi scacciò i profanatori. Sorelle carissime, quanto bene potete fare nelle Scuole! quanti meriti acquistarvi presso al Signore chè disse nel suo Evangelio «tutto quello chè farete per l'ultimo de' miei minimi lo terrò come fatto a mè »208. 26Queste sono pianticelle tenere chè voi potete allevare, e coltivare come vorrete,

208 Mt 25,40.

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trovarete bensi un terreno incolto, ma non ingrato, chè con pochi sudori corisponderà frutti abbondanti, basta solo chè abbiate maniera, non vi stanchiate, e sapiate coltivarlo. Perciò fare raccomandatevi a Dio, chè v'illumini, e vi dia quella virtù, meriti, e qualità necessarie onde lavorare con profitto in questa vigna del Signore, e poter un giorno aver parte al premio promesso per lodarlo, e benedirlo per tutti secoli, de' secoli. Amen.

Dote d'una Maestra

27I. Una grande modestia, e polizia nel tratto, nelle parole, nell'Abito, e nel portamento.

28II. Un parlare discretto, ma bene, e con disinvoltura. 29III. Un esata osservanza delle Regole, e metodi delle Scuole. 30IV. Un raccoglimento interno con Dio che le faccia accedere

con diligenza, tranquillità, e pace a propri doveri. 31V. Una discreta abilita nel lavoro, e nei studi, molta

conoscenza, e pratica delle Fanciulle, una pazienza a tutta prova. 32IV. Una grande semplicità, e fedeltà nel raccontare tutto alla

propria Superiora.

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CAPITOLO XXXIII

Esercizi per le esterne209

1Tutti gli anni la Casa avendo mezzi, locali, e soggetti adatati dovrà dare qualche muta d'Esercizi Spirituali anche questi a favore di povere, specialmente Contadine. Per un fine poi speciale e particolare del Istituto si potrà pure accetare persone di altra Classe, e condizione ma queste dovranno contribuire qualche cosa per loro mantenimento, non essendo giusto che persone agiate abbiano parte al vantagio de' poveri, però anche queste pagheranno poco per allontanarsi meno chè si può dal principio adotato di fare tutte le nostre opere di carità possibilmente gratis; e questa spero che sarà sempre la sola opera di carità che per questo motivo l'Istituto percepirà qualche cosa. 2Abbiate per massima di non accetare molte esercitande per volta, con poche farete più profitto perché le potrette sorvegliare di più, ed attendere, e prestarvi maggiormente ai loro bisogni, d'altronde voi pure sarete più tranquille più in pace, e più raccolte. Non lasciatevi lusingare col pretesto che la spesa è la stessa, il Predicatore pure, nò, nò mie carissime non guardate a questo chè la minima vista d'interesse, e di risparmio non entri nel bene che fatte, ma chè il maggior profitto delle anime, e la maggior gloria di Dio abbiano sempre di stare come bandiera in principio d'ogni vostra impresa. 3Scegliete sempre per Predicatore un Santo Sacerdote, e bravo, ma chè nello stesso tempo sappia adatarsi alla capacità delle ascoltatrici, perché, sebbene l'esito e la buona riuscita dipenda tutta da Dio nulla

209 Di questo testo esiste anche una brutta copia. Si riporta solo la seconda versione,

considerata la bella copia della precedente.

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di meno siamo obbligate da nostra parte a mettere tutta l'attenzione, e la premura onde questa riesca secondo i suoi desideri.

4Il trattamento sia discretto, ad ognuna la sua parte con abbondanza, ma non con profusione, e mangiano con sasietà ai pasti destinati, ma chè nessuna si faccia lecito di riserbarsi, e portarsi via dalle mense la benché minima cosa, onde mangiarla in altri tempi.

5La Superiora la sera della vigilia dei Santi Esercizi radunerà le sue Religiose, e farà ad esse una breve esortazione, raccomandandole un raddopiamento di fervore, e di raccoglimento, e di pregare, e pregare assai onde gli Esercizi vengano fatti con utile, e profitto: di osservare più esattamente le regole, specialmente il silenzio, e la mortificazione, e chè tutto quello che in questi santi giorni faranno sia pel fine chè il Signore venga in questi Esercizi meglio servito, amato, ed onorato sì da noi, che dalle nostre esercitanti a gloria di Dio ed a benedizione della casa, e dell'Istituto medesimo. Indi assegnerà alle Sorelle il posto, l'impiego, e l'ufficio, che dovranno occupare nel tempo degli Esercizi, sia in cucina, sia con le esercitanti, sia in altro, onde tutto vada con ordine, quiete, e raccoglimento.

6Le Sorelle non dovranno, nè scusarsi, nè lamentarsi, nè lasciarsi rincrescere, e molto meno ricusare qualunque posto, od impiego venisse loro addossato. Tutte lavorano nella vigna del Signore e tutte sono a parte dei medesimi meriti chè importa dunque o un luogo, o l'altro, anzi il più basso è sempre il migliore perché ci salva dalla vanità, e dalla vana gloria. La Superiora provvederà, e preparerà per tempo quanto mai potesse occorrere nel tempo degli Esercizi, sia in comestibili, letti ecc, ecc onde nulla manchi per il servizio della Casa, e pel trattamento del Predicatore, e delle Esercitanti medesime. Procurerà pure per quanto le sarà possibile di disimpegnarsi in questo tempo di qualunque impegno, o pensiero chè fosse estraneo ai S. Esercizi onde meglio attendere, e sorvegliare perché questi vengano fatti con frutto, decoro, e profitto. 7Sorelle Carissime, incominciate questi Esercizi con un cuore grande verso il Signore pronte a sacrificarvi perché venga Egli servito, ed onorato. Sè in tutti tempi dovete aver sotto gli occhi l'esempio dell'Uomo Dio, in questa occasione principalmente dovete più chè mai procurare di non perderlo di vista. Accogliete queste povere Giovani che vengono per fare gli Esercizi, con quella carità amorevolezza, e cordialità con la quale Gesù Cristo accoglieva la Madonna, i peccatori... Esse vengono da lontano, la maggior parte non vi conoscono. Abbandonano i parenti, la libertà, e vengono a chiudersi per sette, o otto giorni in un Convento, ed ivi dover stare alla Regola, molto in Chiesa, fare

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silenzio... 8Mio Dio! e vi par poco per queste povari giovani, assueffatte la maggior parte a vivere nel loro capriccio, sempre in continuo moto, e dissipazione... vi pare poco il sacrificio ch'Esse fanno, e puramente pel desiderio di venire ad ascoltare la parola di Dio, e purificare le loro anime... Vi confesso la verità chè questo grandemente mi edifica, e nello stesso tempo mi confondono, e mi mortificano, sè paragono la loro ignoranza la loro mancanza di lumi, di cognizione, e d'istruzioni, con i mezzi, le occasioni, e le altre grazie grandi chè il Signore a noi forni per salvarci, e santificarci. Ho Sorelle Carissime, se vi riffletteremo troveremo certo di che umiliarci, ed arrosire. Chè sarebbe poi sè Dio avesse prodigato ad Esse quanto diede, e fece per noi... con quanto più amore, e maggior gratitudine lo avrebbero contraccambiato, e con quanta fedeltà servito, ed onorato.

9Ricevete dunque, come vi dissi, e radunate tutte le vostre Esercitanti, nel luogo a ciò destinato, la Superiora, o chi nè fà le veci, con materna, e premurosa amorevolezza spiegherà ad Esse chè cosa vogliono dire i S: Esercizi, e la grazia grande chè il Signore a loro fà chiamandole in questa Casa per questo motivo, come voglio esser fatti per riportarne vantaggio, e salute. Le animerà quindi a soportare con pazienza, e in spirito di penitenza le privazioni, i tedi, i sacrifici di questi pochi giorni, ad allontanare dalle loro menti qualunque pensiero chè non sia relativo al profitto delle loro anime, ad osservare il silenzio, mezzo indispensabile per mantenersi raccolte, e come il Signore poi le compenserà con tanta più abbondanza di pace, tranquillità, e gioia interna chè si prova sempre, quando si fà bene e si dà volentieri a Dio. 10Indi le condurà, cosi quietamente davanti ad un'immagine di Maria SS: chè dovrà essere per questo fine disposta, e preparata, e la pregherà a nome di tutte di voler essere la protetrice di questi Santi Esercizi, la custodia, l'avocata d'ogniuna presso il suo Divin Figliuolo, e reciterà tre Ave Maria ad Memorare indi senz'altro intervalo che le possa distrare le condurà in Chiesa per la prima Predica ossia Introduzione. Si procurerà che l'orario sia diviso, e suddiviso più che si può per non lasciar lunghi intervagli a scanso di dissipazione, e di noja. 11Il Rosario si dirà passeggiando, o pel giardino, o pei corritoj, secondo i tempi, e le Stagioni. Tutti giorni prima chè vadino al riposo la Religiosa a ciò destinata le condurà davanti a quell'immagine della Beata Vergine che hanno scelta a protetrice degli Esercizi e farà ad Esse cantare le Litanie, quindi le ecciterà a rendere conto in cuor loro a questa Madre di Misericordia del profitto che ognu fece di quel giorno degli esercizi, e pregandola nuovamente della sua valevole protezione anche pel giorno venturo,

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ma breve, breve per non annojarle, indi anderanno a riposo. 12Non dimenticatevi nell'orario di mettere una visita apposita al glorioso S. Giuseppe Sposo castissimo della Beata Vergine Maria, ed inculcare alle vostre Esercitanti grande divozione verso questo santo Patriarca. Guardate che le Esercitanti, nei brevi spazi dei tempi liberi osservano rigoroso silenzio, e specialmente vi raccomando i primi giorni, sè inseguito vedete poi chè questo le pesa troppo, e si adormentano, o non fa ad esse buon effetto, richiamate e spiegate loro, ma sommessamente, con quiete e semplicità l'ultima Predica udita, o sè credete più utile, e necessario quando il Predicatore parlarne, istruitele sulla maniera, e modo di ben confessarsi, e comunicarsi, ma non allontanatevi dal metodo, e dalle istruzioni chè mano, mano le terrà sull'argomento il Predicatore. 13Sè vedete poi chè il discorere le dissipa, fanno strepito, e confusione alzandosi dai loro posti, e volendo tutte parlare, ed in una volta, richiamate nuovamente il silenzio. Sulla fine poi degli Esercizi, cioè sulli ultimi giorni raccontate pure ad Esse qualche esempio, chè farà buon effetto, ma ricordatevi di scegliere sempre quelli più adatati alla circostanza, ed istrutivi per la loro condotta, e profitto. 14Abbiate occhi attenti sopra le vostre Giovani, guardate che non si trattengano a due, a due a discorere in secreto, che più d'una non s'allontani dalla riunione comune. Chè non facciano comedie per ridere, e scherzare, e sè mai ve' nè fosse qualch'una chè servize di scandalo, di dissipazione, o mal esempio alle altre avvisatene tosto la Superiora, la quale farà, o vi dirà quello chè nella sua sagezza, e prudenza crederà meglio, e conveniente nel Signore. Sè qualche Esercitante avesse qualche cosa d'importante, e di segreto da comunicarvi avvisatene prima la Superiora la quale vi fisserà il tempo d'ascoltarla, o manderà un altra Religiosa come meglio crederà. 15Non fatte distinzione di persone, nè di condizione, ma i soli bisogni spirituali delle loro anime attirano più, o meno la vostra sollecitudine. Tenete da conto il tempo e sappiatevi liberare con disinvoltura, e carità a certe d'une che terebbero lì tutto il giorno a raccontarvi cose innuti, e da nulla, ma tenete l'occhio a quelle che sapete più bisogne, le quali sono anche quasi sempre le più chiuse, e difficili a manifestarsi. 16L' ultimo giorno dei S. Esercizi fattelo con maggior impegno, e molta solenità. In questo le vostre Esercitanti devono raccogliere i frutti de' Santi Esercizi, ed accostarsi a ricevere quel Cibo celeste che deve ad Esse dar forza, e vigore di resistere al Demonio, e suoi artifizi, e il coraggio, la fermezza, e la perseveranza di mettere in esecuzione quanti in questi santi giorni avranno proposto di buono, e di utile per la loro condotta, e vita avvenire. Chè

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in questa occasione la vostra Chiesetta sia abelita in maniera d'ispirare divozione, e accendere nel cuore amore, e rispetto verso Dio, e la sua dimora. 17Nel tempo della Comunione, come anche prima, e dopo fatte cantare alle vostre Orfane qualche laudi spirituali in luogo nascosto, e non veduto dalle Esercitanti, ma bene, bene; a mè sembra chè questo possa riuscire assai bene per accrescere in esse sempre più la divozione, e il fervore. Terminata la chiusa degli Esercizi con la benedizione, ed il baccio del Crocifisso date ancora alle vostre Giovani l'ultima refezione, che sarà quella del congedo: qui lasciatele discorere, e rallegrarsi nel Signore chè nè hanno tutto il motivo, sono ritornate nella grazia e amicizia di Dio sentono quella gioja, e quella pace soave che seco porta una coscienza tranquilla, e la persuasione d'aver bene operato, e fatta una buona azione. 18Dopo la refezione, la Superiora le condurà tutte a ringraziare la Madonna davanti a quella sua immagine che hanno scelto per protetrice degli Esercizi; le ecciterà che in cuor loro raccomandino ogn'una, e consegnano alla Vergine Maria i propri proponimenti, e le fatte rissoluzioni, e vorrei chè consigliaste loro che questi sieno pochi, ma fermi e stabili, e che versano specialmente sui diffetti predominanti, massime sè servissero, e fossero di male edificazione, e d'esempio alle compagne: chè preghino la Madonna che loro continui il suo valido appoggio, e materna benevolenza. 19Indi come al principio degli Esercizi le farete recitare tre Ave Maria col Memorare / Ricordatevi / e le Litanie, poscia congedatele, regalando ad ognuna, o un immagine, o una medaglietta ecc che serva ad Esse di memoria pe' SS: Esercizi. Abbiate premura sè mai vi fosse qualche Esercitante non iscritta all'abitino del Carmine, ovvero a quella della Immacolata di farle ascrivere, onde abbiano anch'esse da sortire dalla Casa con questo distintivo, chè le facciano conoscere per Figlie di Maria.

Orazione

20Da recitarsi dalle Esercitanti prima d'incominciare i S:

Esercizi. O Vergine Immacolata, e Santa, eccomi prostratta a vostri SS:

piedi per implorare il vostro ajuto, il vostro soccorso, e la vostra assistenza in questi giorni da mè consacrati alla rifforma della mia vita. Voi chè essendo Madre di misericordia, mi avete certamente impetrata dal vostro Divin Figlio questa grazia di ritirarmi in questo luogo a Voi e al vostro Sposo Giuseppe consacrato, per pensare

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unicamente alla mia eterna salvezza, pentirmi de' miei peccati, mondar la mia anima, e incominciare una nuova vita tutta conforme a vostri santi insegnamenti. Voi dunque, o Maria, siatemi protetrice, e guida in questi santi giorni degli Esercizi, onde gli possa fare con quel utile, e vantaggio spirituale, come Voi cara Madre lo volete, e lo desiderate da mé. Voi illuminate la mia mente per conoscere, e ben intendere quanto mi sarà predicato. Voi movete il mio cuore alla comprensione, al pentimento, al dolore.

21Voi ispiratemi risoluzioni, e proponimenti fermi, e costanti, onde non mi smarrisca poi mai dalla via intrapresa che a Dio, ed a Voi mi conduca.

Fate in somma, o Maria, chè questi santi giorni sieno i giorni più belli della mia vita, chè sempre come tali mé li ricordi, e al punto della mia morte mi sieno di conforto, e di consolazione pensando che questi sono stati la causa della mia eterna salvezza. Cosi desidero, cosi spero, cosi voglio, cosi sia210.

Esercizi per Signore

22Sè qualche Signora alettata dalla Solitudine e semplicità delle

vostre Case vi cercasse di venirvi a fare i S. Esercizi, e ne aveste in discreto numero acconsentitevi, ma procurate, mettete tutto lo studio per scegliere ad Esse un Predicatore, dotto, santo, prudente, adatato alla loro capacità, sapere, e condizione. Trattatele, e servitele con tutti quei riguardi, e attenzioni che richiede il loro grado, e la loro condizione, ma vi escludete assolutamente il lusso, e la delicatezza, e che in lor luogo vi risplenda invece gran polizzia, e semplicità. Non portate loro il Caffè a Letto, altro che fossero ammalatte.

23Non esigete nè chiedete nulla per loro mantenimento rimettendovi alla loro discrezione, e generosità. Sè però questo cagionasse imbarazzo nelle vostre Esercitanti ovvero disordine, e danno per le altre vostre opere di carità in favore de' povere, la Superiora stabilirà quel compenso chè crederà necessario, onde queste non offrono danno, nè cagioni imbarazzo alle vostre concorenti. Sè poi qualche Signora spinta da generosità d'animo volesse darvi di più, accetatelo con riconoscenza ringraziando in cuor vostro il Signore della fattevi offerta e impiegandola poi, o ad ornamento della vostra Chiesa, o a favore di qualche povera esercitante, o per altre carità

210 Questa orazione è riportata anche sullo stesso manoscritto alle pagine 42-44.

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come crederà bene la Superiora. 24Riguardo poi al metodo degli esercizi, tenete quello che usate con le altre Esercitante sè almeno la Superiora non credesse meglio nel Signore di fare qualche variazioni per maggior profitto delle medesime, ma fatte tutto con maggior riguardi, delicatezza, e prudenza. Con queste oltre le Lezioni delle mense aggiungetene ancora una, o due altre o in Chiesa, o meglio davanti l'immagine della Madonna. Se le povare, e Contadine dovete tenerle unite, queste invece dovete consigliarle a stare più chè possono ritirate nelle loro stanze specialmente dopo le Meditazioni, onde il Signore parli al cuor loro, e vi faccia germogliare la semente ivi caduta. 25Dopo il Pranzo, ed anche la Sera, quando il tempo lo permette, e la Superiora lo giudica a proposito lasciatele passeggiare pel vostro giardino. La sera all'aria aperta, e con la vista della Campagna ha una attrativa ammirabile per tirare, ed aprire il nostro cuore alla comprensione ed all'amore, ma raccomandate ad Esse silenzio, sè il Signore ha da far sentire la sua voce al loro cuore, e non parlano che a Dio, ed a voi. Che la vostra compagnia, e la semplicità dei vostri discorsi, e delle vostre parole le allettano, e le facciono apprezzare, ed invidiare la vostra vita tranquilla, e beata. 26Parlate loro della brevità della vita, del disinganno del mondo... Del disprezzo degli onori, e delle Richezze, come queste sono state loro concedute da Dio, a ciò sè nè servano per guadagnarsi il Paradiso, impiegandole bene, e in ajuto de' poverelli... Fatte loro conoscere la diversità grande che vi è tra i beni del mondo, e quelli del Cielo, come quelli del mondo sono incapaci di contentarci, essendo il nostro cuore creato per altri beni maggiori. Questi, sono gli argomenti più adatati alla loro condizione. Non atteritele con timori, ma cercate sempre d'allargare il loro cuore alla bontà, e misericordia di Dio. Parlatele pure del Paradiso, di quel beato soggiorno, della gioja pura, e dei piaceri innocenti che si godrà in quella Celeste Sionne, e quanto a lor pure, è facile l'arrivarvi, basta chè il vogliono... 27Sè potete, e vedete che le vostre parole siano a lor grate, e vi mostrano confidenza e fiducia, parlatele, ma con somma prudenza, e delicatezza dei loro doveri specialmente verso i Genitori, i Figlioli, i Domestici... come questi specialmente sono ad Esse affidati, e un giorno nè dovranno rendere stretto conto a Dio... Toccate ancora ma con riguardo, sopra le conversazioni, l'ozio, il rispetto umano, e quanti beni, e quanti meriti potrebbero farsi col vincere questo, e col buon esempio. Ma ricordatevi, non tutto in una volta, nè tutto con tutte. 28Sè con persone di bassa condizione dovete andar caute, e usare prudenza con queste poi, Sorelle Carissime, dovete andare come si suol dire camminando

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sul vetro. Guardatevi dalla smania del dire, e dal suggerire, poiché distrugereste in luogo di edificare, pregate invece il Signore che comunichi a quest'anime una sol stilla del suo santo amore che da questo scosse, e illuminate, si renderano capaci di grandi, e generose imprese. 29Non parlate mai le prime, nè andate con raggiri a cercare discorsi fuori di proposito, meno poi fatte dimande innutili, e curiose anche che lo fosse per buon fine, ed a buona intenzione. Semplicità, e naturalezza ecco il vostro spirito, e da questo mai dipartitevi. Predicate col buon esempio che farete migliore, e più durevole frutto. Le parole passano presto, ma l'impressione della vostra condotta difficilmente si scancellerà dalla loro memoria. Procurate dunque di lasciarla buona. Fattevi vedere modeste, raccolte, attente, e nello stesso tempo illari, polite è piaccevoli. Chè il vostro stesso silenzio vi mostri la gioja, e la contentezza dell'anima vostra. Fatte in somma conoscere quanto è verace per prova quello che dice Gesù Cristo, che il suo peso è leggero, e il suo giogo, e soave211.

Esercizi privati

30Considerando che è difficile riunire un discreto numero di

Signore per fare regolarmente i S. Esercizi, d'altronde per non privare di questo di vantagio quelle che lo desiderassero sarei d'avviso di seguire noi pure la pratica, e l'usanza di qualche altro Istituto Religioso che accolgono nelle loro Case, o Monasteri in qualunque tempo quelle persone che desiderano fare da sè i Santi Esercizi. Quest'opera sembra più necessaria e più utile al prossimo, come meglio adatata pel nostro Istituto. Quante Signore vi sono chè per non potersi disimpegnare dalle proprie Famiglie all'epoca stabilita degli Esercizi o per non mettersi in soggezione con altre, o per altre infinite ragioni, e riguardi che il Demonio, e il vostro amor proprio sà cosi bene presentare o suggerire, si privano di si gran beneficio, con pregiudizio delle loro anime mentre potrebbero quando il vogliono, e quando il Signore da loro il desiderio quivi ritirarsi, per attendere all'affare unico, ed importante della propria loro santificazione, e salute. 31Ammessa, ed abbracciata quest'opera la Superiora accoglierà con carità, ed amore quelle Signore che si presentassero per approfittarsi di questo vantaggio. Le condurà prima nella loro chiesetta, indi nel luogo a ciò destinato, il quale sebbene unito al

211 Mt 11,30.

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Monastero, formerà però un corpo separato, chè si chiamerà ospizio, onde non sieno nè vedute, nè disturbate le Religiose. Si dovrà avere molta cura per dispore a quest'uso le stanze a ciò destinate con molta polizzia e semplicità, e chè disponga pur l'animo al ritiro, ed al raccoglimento. Per il trattamento e metodo degli Esercizi potrebbe stare a quanto si disse qui sopra parlando d'Esercizi di Signore. 32La Superiora sceglierà una Religiosa alla quale affiderà il servizio, e la cura dell'ospite esercitante, ma procuri che questa sia polita, prudente, come di maniera dolce, ed insinuante, ricordandosi che dal credito che si formerà di questa, sarà pure l'opinione, il concetto che si prenderà di tutte le rimanenti. Nel tempo che dimorano nel Monastero, consigliatele e fatte in maniera che non vi ricevano nè visite, nè Lettere, nè abbiano relazione di sorta chè non sia più chè necessaria, il solo Confessore, o qualche altro Sacerdote chè voi credete più adatato al loro profitto spirituale abbia accesso o presso le vostre ospiti esercitanti. 33Fornite le medesime di buoni Libri, sè mai non nè avessero portato seco, che faccia loro conoscere la grazia grande che hanno ricevuta di venire a chiudersi in questo ritiro, le illuminano a conoscere il loro stato, e che secondando la grazia abbracciano poi una novella vita, conforme alle massime del santo Vangelo. Non lasciate girare le vostre ospiti sole, ed a loro bell'agio per il Monastero, rappresentate loro con polizzia chè ciò è proibito dalle vostre Regole, conducetele però sè lo desiderassero, a vederlo in vostra comgnia, sè la Superiora lo crede bene, come anche sè Le pare potrà pure permetterle che intervengono il primo, e l'ultimo giorno che rimangono in Casa alla vostra ricreazione, ma guardate che questa sia piacevole, ed edificante acciò rimangano sempre con buon concetto, e stima di voi. 34Guardate di non dire a persona quanto vi si dà, o regala d'ognuna pel proprio mantenimento, parlatene poco anche tra voi, e meno poi fatte confronti, ne meraviglie tra quella che diede una, con quello che diede l'altra, questo è prodotto da un cuore piccolo, e interessato, che mentre vorrebbe nulla pretende con indiscrezione. Lungi da noi si bassi pensieri. Quello chè dal nulla fé sorgere questa casa Quello saprà pure mantenerla, e conservarla. Cercate da prima il Regno di Dio, e la sua giustizia e tutte le altre cose vi saranno date per sopra più212.

212 Mt 6,33; 6,11.

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CAPITOLO XXXIV

Scartafaci dei figli di S. Giuseppe

Scartafaci dei Figli di S. Giuseppe 1La novità dell'Istituzione, la qualità delle opere abbracciate la

vita attiva e la sorveglianza e l'educazione della gioventù deve dare maggior bene, e vigore ai primi Fratelli di questa nascente Congregazione per mettersi con tutto l'impegno di cui son capaci in questa sant'opera nella quale a preferenza di tanti altri sono stati da D. 213 scelti e chiamati.

213 Dio.

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CAPITOLO XXXV

I figli di S. Giuseppe

1Da meditarsi prima bene avanti a Dio, avendo dal bel principio, trovato forti intoppi per l'unione di quest'Istituto di Sacerdoti, e Secolari che si ha dovuto al momento ritirare i primi, lasciando soli i secondi, per l'amministrazione, direzione, e educazione de' Figli; però il tempo, le circostanze, e il tutto assieme farà conoscere ciò che si avrà inseguito da stabilire 214.

Memorie riguardanti i Figli di S:t Giuseppe sè Dio nella sua grande misericordia permetterà chè sieno fondati.

29. Luglio 1860. Avviamento per la prima prova chè si dovrà dar

principio col giorno di S:t Giuseppe 19 Marzo 1861.

214 Intorno al progetto della fondazione maschile su «i Figli si S. Giuseppe», la

Fondatrice ha lasciato un manoscritto intitolato «Memorie riguardanti i Figli di S. Giuseppe...».

In un secondo tempo Ella ha segnato sulla copertina del quadernetto in questione: «Da meditarsi prima bene avanti a Dio...».

Sul retro della stessa copertina annotava: «d'Inverno Levata. Ore 5.1/2 e dopo la polizzia e Esercizio e medita[zione] 6. l'assetto un Ora d'Orazione S. Messa. 7. indi la S. M:[essa] e poi colazione, lavoro si cambieranno a vicenda tra la custodia dei Figli e la sorveglianza ai dipendenti.

La sera [...]» In tempi successivi, nel predisporre una copia delle «Memorie sui Figli di S.

Giuseppe», una persona ignota vi aggiungeva il capitolo intitolato: «Prime idee e primo indirizzo dei Fratelli della S. Famiglia, cominciato nel 1863» e al termine riportava il paragrafo scritto dalla Fondatrice sulla copertina del suo quaderno annotando:

«N.B. Si è riportato questo punto perché fu scritto dalla Ben. Fond. solo dopo che fece esperienza dell'istituto maschile».

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Personali per l'avviamento

31. Un Direttore Ecclesiastico chè nei primi principi /per risparmi di soggetti/ dovrà far Scuola di Calligrafia, Aritmetica, lettura, e istruzione Religiosa a fanciulli raccolti, e serva inoltre per cartegi, registri, e quant'altro è necessario pel buon andamento della Casa, e dei Figli medesimi.

42. Un Fattore, o meglio sarebbe chiamarlo Direttore d'Agraria, il quale dirige i lavori di campagni, stando in compagnia de' Fanciulli questo però bisogna anche chè oltre l'istruzione verbale Agraria lavori assieme a Fanciulli per dare coll'esempio pratico maggior amore, e lena ai propri Figli

53. Un Economo chè servi alla sorveglianza interna della Casa, dispensa, e cucina, e chè si avvicenda pure anche al Fattore nei lavori di Campagna.

Avvanzamento

6Premesso chè questi principi progrediscono felicemente come

non nè dubito, e crescendo le entrate, i soggetti, ed i benefattori si formerà dà questi primi, e piccoli semi un formale Istituto chè sarà poi la fonte e la sorgente d'innumerevoli altri chè si spargeranno pel mondo alla maggior gloria di Dio, ed ha vantagio, e felicità dell'Uomo perchè basato sulla semplicità, sull'occupazione e sull'innocenza.

Corpo dell'Istituto

7I Padri della Sacra Famiglia, e da questo nome prenderà il suo l'Istituto chiamandosi Istituto, o Stabilimento, Della S:a Famiglia.

8Questa nuova corporazione Religiosa, sarà formata di due

ordini, cioè di Padri, e coaudiutori i questi quali 215 a distinzione de' padri saranno verranno 216 chiamati Fratelli della Sacra Famiglia loro custodia, ed ispezione dai Padri affidata la direzione217 la coltivazione,

215 Parola sovrapposta. Non c'è nessuna cancellatura da parte dell'Autrice. 216 Idem. 217 Idem.

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agraria dei fondi lavorati dai Figli di S:t Giuseppe chè tali saranno chiamati gli Orfani, accettati e mantenuti in quest'Istituto Reli

Regole Fondamentali de' Padri

9Di dedicarsi con tutte le loro forze, mezzi, e sostanze, a

beneficio particolarmente della Classe povera, e contadina, e mantenendo del proprio nelle loro Case quel numero di Fanciulli che permetteranno le entrate, ed educandoli nell'Arte Agraria, come Iddio consacrava a quest'Arte tutti gli Uomini, sè la superbia, e l'ambizione non opponeva ostacoli a suoi ammirabili disegni.

10Oltre poi il ricovero de' Figli di S: Giuseppe i Padri dovranno impiegarsi, possibilmente sempre a gratis per le Missioni nelle Campagne, per gl'infermi, per le Confessioni, e per l'Istruzione Religiosa si in Casa chè fuori, e ha quant'altre opere di carità Loro credessero utili, e necessarie, sempre però sotto la dipendenza dell'Ordinario, e dei rispettivi Parochi.

Dei Fratelli Laici, o Coaudiutori

11Questi faranno i tre Voti soliti de' Religiosi, nelle mani de'

Padri, durevoli sino chè rimangono nell'Istituto, e dovranno esser disposti a lavorare in Campagna assieme, e per esempio de' Figli di S:t Giuseppe, come pure applicarsi a tutte quelle altre Arte, e Mestieri, chè dai Padri fossero introdotti nell'Istituto a vantaggio degli Orfani, e dell'Istituto medesimo.

Governo della Casa

12Il governo sarà tutto in mano de' Padri, frà questi sè nè

sceglierà uno il quale avrà il titolo di Superior generale e governerà tutte le case...

I Padri poi rappresenteranno l'Istituto, e saranno responsabili della buona, o cattiva riuscita di tutti gl'individui di essa, come delle Opere intraprese. Essi manegieranno le entrate, e farranno nella Casa, ed Istituto quant'Essi crederanno meglio alla maggior gloria di Dio, sempre però, secondo la propria istituzione, e l'approvazione dell'ordinario.

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Degli Orfani, o Figli di St: G 218

13Gli Orfani saranno più particolarmente affidati alla custodia,

e compagnia de' Fratelli Laici, però i soli Padri sono responsabili avanti a Dio, ed agli Uomini della loro educazione, riuscita, e diportamenti, perciò non dovranno mai perderli di vista sia in Casa, chè in Campagna, di notte, o di giorno, sani, od ammalati. Il loro governo sarà dolce, affabile, paziente... Gesù Cristo sarà il loro esemplare, la sua Dottrina, ed i suoi precetti, la loro regola. La persuasione, l'amore, la stima il rispetto pe' Padri dovrà essere pei Figli lo stimolo de' loro buoni diportamenti la fine del loro travaglio, e il motivo della loro buona condotta. 14Non si dovrà mai rimproverare a Figli per corregergli de' loro errori la loro nascita vile, la lor condizione, la lor povertà, e il pane chè mangiono mio Dio! è non era tale quella del vostro Unigenito fatto Uomo! e non sono sempre stati i poveri l'oggetto delle vostre premure, e delle vostre attenzioni! E' forse più grande avanti a Voi, il Figlio del Nobile, chè del Contadino? O fatte Voi distinzione di privilegi tra questo, e quello? Nò, sono le virtù, i meriti, i talenti ben applicati chè innalza l'Uomo, e lo rende grande, e lo distingue agli occhi dell'Altissimo. Con queste massime dell'Evangelio i Padri, ed i Fratelli tratteranno i Figli con amore civiltà, con maniera, e con garbo cosi allevati si potrà distrugere quella muraglia di divisione che esiste trà l'alta, e la bassa condizione eretta in grazia di falsi principi, e di più cattiva educazione.

Lavoro ed impieghi de' Figli di S:t Giuseppe

15Il lavoro principale, anzi direi unico de' Figli di S:t Giuseppe

dal quale nessuno potrà mai esentuarsi sarà il lavoro delle terre ma perchè questo lavoro sia dai medesimi amato a preferenza di tutti gli altri converà rappresentar loro l'utilità e la stima chè una volta si aveva di quest'Arte, e il merito, e i vantaggi chè potrà derivar loro sè col proprio esempio, e condotta sapranno restituire a quest'Arte quel lustro, e splendore, chè i vizi, l'ozio, e la superbia con si gran danno le hanno tolti. Quindi il lavoro sia accompagnato con l'istruzione, l'istruzione con la pratica, la pratica con l'esperienza. Cosi lavoreranno senza stancarsi, l'ameranno senza disprezzo, e la stimeranno come si conviene.

218 Giuseppe.

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16Ajutate l'Agraria ed abbelitela con altre dotti. Una virtù sola non è mai compita cosi, l'Agraria da sola sarà sempre presto dimenticata, quindi applicate i Figli di S:t Giuseppe ad altre scienze e mestieri chè sieno compatibili sempre col fine principale della loro istituzione.

17Perciò insegnate loro a ben leggere, e senza spropositi, ha scrivere, e senza errori, ha far conti e con franchezza. Date loro qualche nozione di Bottanica, Chimica Zoologia fondamenti della scienza Agraria; oltrechè questa varietà di studi tenendo la loro mente continuamente occupata impedirà altri pensieri ed inutili desideri, sì facile ad introdursi e fermarsi nella mente di gioventù assuefatta all'ozio ed alla libertà, servirà anche a far loro maggiormente amare e stimare quest'Arte, perciò fatene loro qualche piccola istruzione 219.

18Uno de' nemici Capitali della Gioventù, e l'ozio, perciò si dovrà procurare con tutta la forza di chiuder l'adito a questo nemico tra i Figli di S:t Giuseppe. A questo fine si terrà sempre aperte nella Casa Ufficine di Fabbro, Falegnami, Calzolaj, e Tessitori, queste Officine oltre serviranno ad impiegare que' Fanciulli chè per malattia, o debolezza di costruzione solo spiegata o conosciuta dopo essere stati accettati nello stabilimento, non potranno lavorare nei campi si potrà poi impiegarli tutti, nelle giornate, e nei tempi chè non potranno andare in Campagna, come l'Inverno, le giornate piovose, e nelle ore del maggior caldo d'estate.

19N:B. Non si dovrà ricevere nello stabilimento chè Fanciulli

d'una sol condizione, cioè quelli soli allevati all'agraria, o chè a quest'Arte possono, e vogliono dedicarsi, diversamente non si arriverà mai a fare un bravo Agricoltore, ne farle amare quest'arte.

219 Quest'ultimo paragrafo è riportato nella pagina a fronte e scritto verosimilmente

da altra mano. Nel testo dell'Autrice, barrato con una linea trasversale e con alcune correzioni di sua mano, si legge invece come segue:

«Date loro qualchè studio di Botanica, Chimica, e Zoologia fondamenti della Scienza Agraria e chè giovera mirabilmente ad amarla ed ha farle amare quest'Arte, perciò datene loro qualche piccola istruzione oltre chè questa varietà di studi, tenendo la loro mente continuamente occupata impedirà altri pensieri, ed innutili desideri si facili a fermarsi ed introdursi nella mente e nei cuori di Gioventù assueffatta all'ozio, e alla libertà. perciò datene Loro qualchè idea poiché queste scienze sono il fon [...]».

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Sorveglianza de' medesimi

20Attenta, e rigorosa ma senza chè lo sapiano, e ne' meno lo sospettano, mai soli ma senza chè sè nè accorgano, ascoltar tutto ma senza essere veduti, regola esatta,[...]

Vito, ed Abito degli Orfani

21Vito sano ma non delicato, abbondante ma senza scialaquo per

esempio la mattina possono mangiare asciuto almeno l'Estate, io introdurei il Pane misto, a preferenza della polenta, la quale non darei agli Orfani che al pranzo, con una pittanza chè cambierei tutti giorni, e darei Manzo due volte per settimana, Salame altre due volte; e [...]

22Io introdurei per gli Orfani il Pane misto per la colazione, la merenda, e la Cena, eccetuate le Domeniche, e Feste chè gli serverei con pan bianco. La polenta al solo pranzo con una pietanza chè cambierei tutti giorni, alternando Manzo, Salame, e Verdure ed Uovi, la Minestra alla sola Cena. L'Abito lo vorrei nè troppo civile, nè troppo povero, farei portare per la Campagna, e Casa un Ablus, di Tela d'estate, e di Lana d'Inverno, con cintura di corame, e per quando sortano il peches. Per Letto il solo pagliaricco chiuso, guanciale, Lenzuoli, Coperta Lana, e coperta sopra uniforme fondo di Letto di ferro. La polizzia grandissima, si il personale degli Orfani, come per tutta la Casa, i mobili, non il di più, ma il necessario.

23Dirà forse qualche d'uno chè l'Abito, il Vito, e il complesso della Casa non è adatato per Contadini; rispondo per esperienze fatte chè questa nuova maniera d'allevare i Contadini servirà mirabilmente a restituire a quest'arte, quell'amore, stima, e rispetto, chè le maniere improprie, il sucidume, l'indiferenza ad ogni proprietà dei nostri Contadini presenti gli ha tolta, con vantaggio per parte della sanità, e direi anche della economia, poichè la polizzia, e la nettezza conserva mirabilmente ogni cosa, e il desiderio di certi comodi, induce ad essere economi per poi procurarseli.

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24Lavoro degli Orfani, quando saranno impediti di Lavorare in Campagna

Coltivazione dei Fiori. Fare il Lino, batterlo, e spinarlo. Sgarsare la Lana, ed i struzzi. Fare Cappelli di Paglia Scoppe, e scoppini. Fare sedie, ed impagliarle, come tutti mobili di proprio uso. Sè

avessero da Fabbricare possono fare da manuale. Tessitori. Fabbri. Sarti. Muratori. Falegname. Tingere. Fare Corone, Legar Libri, fare delle Reti.

25Da dispore quest'Inverno I Letti, e l'Abito personale intiero, e la biancheria necessaria alla

Casa.

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Direttorio dell’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di

Bergamo

1906

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PREFAZIONE

Siccome le Costituzioni dell'Istituto nostro per essere presentate alla S. Sede Apostolica, onde impetrarne da S. S. Leone XIII, di S. m220. l'approvazione, dovettero per ben tre volte subire una notevole restrizione, e fu necessario limitarsi a presentare i soli capitoli che formano la base dell'Istituzione, ed anche questi appena toccati, si è trovato necessario formare un volume a parte il quale contenga tutto ciò che la Ben. Madre Fondatrice, di santa memoria, scriveva mentre andava creando l'Istituto e concepivane lo spirito.

Il restringere nel piccolo volume delle Costituzioni tutte le di Lei sante intenzioni e le sagge istruzioni, avvisi e consigli di cui ogni capitolo ne era arricchito era cosa ben difficile, anzi impossibile: ed è purtroppo giusto e doveroso d'altronde, il tener conto di ogni sillaba di quei venerati documenti, scritti da sì santa persona, scortata dal lume dello Spirito Santo.

Scritti, dico, tanto encomiati dagli Ill.mi e Veneratissimi Vescovi Mons. Speranza e Mons. Valsecchi pure di S. m. e di quelli che in seguito successero a reggere l'Istituto. Scritti che dobbiamo riguardare come l'eredità più preziosa della Benedetta nostra Madre Fondatrice, come testamento comprovante l'ultima sua volontà, come altrettanti guardiani dell'Istituto.221

Leggiamoli con attenzione, inchiniamo la mente ed il cuore a questi precetti e a queste massime che sono l'espressione dello spirito dell'Istituto. Se ne gusteremo la squisitezza, ci sentiremo dolcemente affluire nell'animo un sentimento di gaudio che ci inebrierà. In queste pagine alberga per noi la pace, la calma, il riposo, la dolcezza, la 220 Santa memoria 221 Per le correzioni e cambiamenti fatti alle Costituzioni quando furono esaminate

per l'approvazione definitiva nel mese di Giugno 1902 si sono rese necessarie poche e lievi modificazioni ad alcune delle istruzioni della veneranda Fondatrice, che costituiscono quasi per intero questo Direttorio. Inoltre a completare il Direttorio si sono aggiunte alcune nuove istruzioni le quali sono interamente conformi sia allo spirito della stessa Serva di Dio che alle Costituzioni approvate dalla S. S.

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gioia; tutto insomma che può renderci veramente felici nella presente vita e assicurarci la beata eternità. Che se ci allontanassimo dalla strada segnataci da questi documenti, mancando nello spirito del nostro Istituto, accadrebbe a noi quello che al pesce cavato dalle acque: ei langue e muore.

Questi documenti non ci parlano solamente di quanto fa per noi, ma altresì di ciò che alla salute altrui può importare, ed in modo particolare per quella delle orfanelle quivi raccolte, scopo principale di questa religiosa Istituzione. In essi abbiamo ogni cosa; perciò teniamoli teneramente cari in cuore, ed osserviamoli in modo che, quelle che dopo di noi entreranno nell'Istituto, possano dire, leggendo il libro, che già ne avevano in noi veduto le copie vive.

Valga ad infiammarci di accesissimo zelo l'eccellenza della nostra vocazione. Essa è pur bella, perché rappresenta la vita nascosta di Gesù a Nazaret; e sebbene sia questa, agli occhi degli uomini, oscura ed abbietta, pure agli occhi di Dio è tanto più cara quanto più ci assomiglia alla triade sacrosanta Gesù, Maria e Giuseppe, raccolta e laboriosa nella piccola casa di Nazaret. Pure, perderebbe del suo pregio e del suo merito la nostra vocazione, se non ci attenessimo con fedeltà ai precetti e ai consigli che la Ben. nostra M. Fondatrice ci lasciò scritti. Sono questi i cardini, sui quali la nostra vocazione s'aggira; né può aver movimento ove da questi non sia sostenuta; e dandoci la Ben. Madre questi precetti ed ammaestramenti, intese fornirci un mezzo sicuro e un aiuto efficace per giungere alla perfezione. Infatti i documenti ch'Ella scrisse per noi, valsero già di guida e d'aiuto a lei medesima per giungere a quell'altissima perfezione a cui, da Dio tirata, si elevò.

Voglia Iddio, che questi documenti ispirati dalla Divina Sapienza alla Fondatrice di quest'umile Istituto, non rimangano lettera morta in questo piccolo volume; ma sieno profondamente stampati nello spirito e nel cuore delle Suore della S. Famiglia, per modo da esprimere in loro stesse il carattere umile, nascosto e laborioso di Gesù nei trent'anni di sua vita nascosta, in compagnia di Maria SS. e di S. Giuseppe a cui l'Istituto è dedicato e consacrato.

Beate le Suore della S. Famiglia che vivranno conformi alla loro altissima vocazione! Chiamate un giorno nei tabernacoli del paradiso, faranno bella corona e gioconda compagnia alla loro Madre Fondatrice; e con essa lei godranno Dio a piena sazietà pei secoli eterni. Laus Deo!

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PROEMIO

Idea dell’Istituto

Come vi sono molte dimore nella Casa del Padre Celeste, così vi sono nella Chiesa molte famiglie, con impieghi ed uffici differenti; perché quelle opere necessarie a compiersi nella Chiesa a gloria di Dio ed al maggior bene spirituale ed anche temporale degli uomini e che per la molteplicità e varietà loro non possono tutte da tutti essere abbracciate e compite, vengono divise fra i singoli Istituti, secondoché ciascheduno viene dallo Spirito e dalla vocazione di Dio destinato a questo od a quell'ufficio particolare. Da questo Spirito che, essendo uno in sé, distribuisce però a ciascuno secondo che a Lui piace, nasce la varietà mirabile degli Istituti ed Ordini Religiosi che, eguali tutti nell'unico fine di servire a Dio, si distinguono poi fra di loro in tante varietà di fini particolari, ai quali tende ciascheduno di essi.

Fra questi Istituti occupa il suo posto nella casa del Signore, che è la Chiesa, anche questo intitolato delle Suore della S. Famiglia, il quale insieme al fine comune, necessario ad ogni Società Religiosa, di procacciare cioè la gloria di Dio e la santificazione de’propri membri, ha di mira un suo fine speciale ch'è di dedicarsi con tutti i mezzi e sforzi convenienti, anche col sacrificio delle proprie sostanze, al servizio della classe povera dei contadini, adoperandosi alla retta educazione delle povere giovani e fanciulle della campagna, aprendo ricovero nelle proprie case alle più povere ed abbandonate, mantenendole del proprio a misura dei mezzi e delle sostanze, di cui può disporre, istruendole (oltrechè nei sani principi della religione e della morale e nei primi rudimenti del leggere e dello scrivere) nell’arte agraria, del lavorare e coltivare la terra e in tutte quelle faccende che si addicono ad una giovane contadina perché possa diventare un giorno buona madre di famiglia e portare fra la gente di campagna colle sue cognizioni, coll'opera sua e col suo esempio,

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l'amore al lavoro e massime all'arte agraria, insieme all'amore ed alla pratica della Religione e dei Santi precetti di Dio.

Essendo condizione essenziale della vita e della prosperità di un Istituto religioso il tenersi fedele al suo scopo speciale per quale l'ha suscitato la Divina Provvidenza, (poiché Dio suol concedere le sue grazie proporzionatamente al fine al quale destina le sue creature) dovrassi questo Istituto tenersi sempre ed esclusivamente al suo scopo definito nelle Costituzioni non allontanandosi mai da questo fine, fosse pure per l'idea e la speranza d'un bene maggiore. -Dio non vuole tutto il bene da tutti, ma vuole che ognuno viva secondo la vocazione nella quale fu chiamato e faccia quel bene al quale Egli lo destina. Affinché poi l'Istituto non degeneri mai dal fine predetto di dedicarsi esclusivamente al bene della classe dei contadini, dovranno osservarsi inviolabilmente le norme prescritte nelle Costituzioni, Parte Ia Capo. I°, Articolo. 5°, cioè:

a) Ordinariamente non si apriranno mai case, né si faranno fondazioni nelle città o nelle grosse borgate industriali, ma solo nei luoghi dove la popolazione si dedica di preferenza ai lavori della campagna.

b) Ogni casa dovrà avere un orfanatrofio per le fanciulle, e non si accetteranno fondazioni senza questa condizione.

c) Ad ogni casa dovrà essere unita tanta quantità di terreno da bastare per impiegarvi le orfane, secondo il sistema di educazione dell'Istituto.

d) Non si faranno mai lavorare alle orfane terreni di altrui proprietà per nessun titolo, né a qualsiasi condizione.

e) Quantunque egualmente povere, non si accetteranno negli orfanatrofi fanciulle che non siano nate contadine o che almeno non siano tali da poter avere comune l'educazione colle contadine.

f) Le Suore stesse della S. Famiglia, di qualunque condizione esse siano, dovranno essere disposte tutte egualmente a prestare l'opera loro nell’ammaestrare, invigilare e dirigere le fanciulle in ogni cosa e specialmente negli umili lavori della campagna, dando loro in ciò esempio di annegazione e di sacrificio.

Essendo questo Istituto tutto di carità, le opere di beneficenza da esso abbracciate dovranno possibilmente tutte e sempre compiersi gratuitamente. Gratuito poi sempre ed assolutamente dovrà essere il ricovero delle orfane; il numero delle quali dovrà crescersi o diminuirsi a misura delle entrate dell'Istituto. Sarà poi accettato sempre con animo riconoscente quanto venisse dall'altrui carità offerto e regalato. Si accetterà pure a titolo di elemosina quanto verrà

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offerto dai Comuni o dalle Congregazioni di beneficenza, per l'ammissione di qualche orfana nell'Istituto oltre il numero che le finanze del medesimo può mantenere.

L'Istituto delle Suore della S. Famiglia coerentemente al suo scopo non forma, né può formare un ordine claustrale, dovendo le Suore per la natura stessa dell'Istituto e per le opere da esso abbracciate, associarsi abitualmente alla vita dei contadini in tutte le occupazioni della famiglia e della campagna. Esso però è un vero Istituto religioso, lodato ed encomiato da S. S. Leone XIII di santa memoria con Decreto del 22 Settembre 1896 ed approvato con Decreto dell’8 dicembre 1901. Questo Istituto ha pure Costituzioni sue proprie, approvate definitivamente da SS. Leone XIII con Decreto I7 giugno dell'anno 1902. Le Suore che ad esso appartengono, dovranno ben persuadersi che la mortificazione di se stesse, l'amore alla pratica della virtù e alla regolare osservanza, sono per esse tanto più necessarie, quanto più sono esposte, e quanto più grande ed esteso è il bene che si propongono, e alta innanzi a Dio nella sua umiltà è l'opera di carità alla quale si dedicano. Come il lievito che fermenta tutta la massa di farina, alla quale vien mescolato (Mt 13,33), così esse dovranno procurarsi quel corredo di virtù e quel vero spirito di carità, che le possa trasformare e rendere degni strumenti della Divina Misericordia per l'educazione delle povere contadine e insieme oggetto di edificazione a tutti quelli che le avvicineranno.

L'umiltà, la semplicità, la povertà, l'amore al lavoro ad imitazione della S. Famiglia di Nazaret formeranno lo Spirito proprio di questo Istituto, e le Suore che lo compongono si studieranno assiduamente di modellarsi su quella vita di tanto raccoglimento interiore, di tanto nascondimento, di tanta e sì umile fatica, che da Gesù, Maria e Giuseppe, si conduceva in quella casa beata.

La fedeltà allo spirito ed allo scopo proprio dell'Istituto e l'attenta e diligente osservanza delle Costituzioni, saranno i mezzi coi quali le Suore della Sacra Famiglia potranno procurarsi per sé la pace e l'allegrezza del cuore e diventare anche per altri nelle mani di Dio strumenti di misericordia e di grazia, Pax super illos, et misericordia super Israel (Galati.6,19).

Oltre il ricovero gratuito nelle case dell'Istituto delle fanciulle orfane di padre o di madre, figlie di genitori contadini le quali verranno chiamate Figlie di S. Giuseppe, l'Istituto imprende anche varie opere, cioè:

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I - Scuole di carità per le fanciulle ed anche per le adulte della classe stessa dei contadini. Anche in queste scuole si adotteranno i metodi, le istruzioni ed i lavori appropriati alla loro condizione.

II - Le ricreazioni nelle case dell'Istituto i giorni di festa dopo le funzioni parrocchiali per le fanciulle e le giovani.

III - Gli Esercizi spirituali di S. Ignazio per le povere figlie della campagna.

Agli Esercizi spirituali che si danno una o più volte all'anno per le suddette giovani, potranno accettarsi, con una conveniente retribuzione, anche giovani di condizione civile, affinché sia data loro occasione di conoscere l'Istituto e di beneficarlo, ed anche di ascoltare la voce di Dio, se mai le chiamasse al servizio delle povere contadine. Si potrà anche tenere allo stesso scopo nelle nostre case un Ospizio per qualche signora, che, allettata dalla nostra semplicità, venisse a cercarvi per qualche tempo la solitudine in Dio, sia per fare gli Esercizi spirituali privatamente, sia anche per trovarsi per breve tempo ricovero ed asilo; mai però nella parte riservata alle Suore.

Questi. sono gli unici servigi, che, per il fine tutto particolare sopradetto, il nostro Istituto potrà rendere alle classi civili della Società.

L'Istituto potrà ancora occuparsi straordinariamente di tutte quelle altre opere di carità e di beneficenza verso la classe dei contadini, che dai bisogni dei tempi e dei paesi dove si apriranno le case fossero richieste, e che la capacità dei soggetti, dei quali può disporre l'Istituto, rendesse possibile di assumere, come p.e. l'istruzione della Dottrina Cristiana nelle parrocchie, ecc.

Dovrà sempre però badarsi che l'attendere a queste opere, non conduca a trascurare il fine speciale dell'Istituto che è il ricovero e l'educazione delle Figlie di S. Giuseppe, perché trascurando questo primo scopo per cui fu creato l’Istituto, il Signore non benedirebbe le sue fatiche.

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PARTE I Istruzioni alle religiose per mantenersi nello spirito

della loro vocazione CAPO I – Istruzioni alle religiose per mantenersi nello spirito della loro vocazione

Non impegnatevi in molte faccende ed impieghi, anche se ne

foste ricercate e vi sembrassero di gloria di Dio, molto meno poi in quelle che fossero estranee alla vostra primiera Istituzione.

Ricordatevi che è cosa molto difficile, anche per le persone più sante, il distinguere se un'opera è di Dio o no, poiché succederà, che per volervi impiegare in tutto quello che vi si rappresenta di gloria di Dio, e a bene del prossimo, trascurerete il fine principale, il fine unico per il quale il Signore ha voluto questo Istituto, il quale è tutto dedicato e consecrato a vantaggio della classe contadina, specialmente povera; mediante l'educazione religiosa, civile ed agricola dei membri di questa: e tutto quello che, anche insensibilmente, vi distogliesse dall'applicarvi con tutte le vostre forze, abilità e sostanze da questo fine, credetelo, mie carissime, non viene certamente da Dio.

Questo io vorrei poterlo scolpire nel cuore e nella mente a tutti quelli che Dio avrà destinati a reggere questa Società, perché nessun Istituto è più esposto a tralignare e discostarsi dalla sua primiera origine, quanto il vostro, essendo basato sull'umiltà: quindi state all'erta e guardatevi dai rispetti umani e dall'amor proprio, nostri capitali nemici, che insensibilmente con le loro insinuazioni vi potrebbero corrodere i. fondamenti e far poi un giorno crollare l’edificio.

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Quante belle opere incominciate e che certamente avrebbe Dio benedette e santificate, sono cadute interamente, ovvero arenate nei loro principi per impiegarsi in altri uffici e ministeri estranei al loro scopo ed alla loro fondazione! Che Dio preservi sempre questa Società da tale disgrazia!

Non crediate però, mie carissime, essere impossibile questo pericolo, né presumete di potervene guardare con sicurezza e con le sole vostre forze; no, no: l'opera che da voi. o da altri vi sarà progettata, sarà alle volte coperta con tanta apparenza di zelo, di vantaggio, di gloria di Dio e di salute pel prossimo, che vi sembrerà consiglio più santo l'adottarla. che il respingerla: molto più poi se vi sembrasse poco discostare dalla vostra prima Istituzione ed origine. Guai poi, guai se scorgeste in queste novelle opere ingrandimento e prosperità alla casa ed all'Istituto! oh! allora sì che sarebbe maggiore il pericolo! Alla vista di tanti vantaggi, non si crederebbe più in dovere di stare così legate alla primiera Istituzione! Misere, se mai il faceste! l'Istituto ingrandirebbe sì; ma credereste voi che Dio lo benedirebbe ancora? Credereste che quell'Augusta Famiglia che vi diede il nome, vi guarderebbe ancora con occhio benigno e clemente? Credereste che il gran S. Giuseppe, che in modo particolare vi protegge, ed è padre delle vostre povere orfane, vorrebbe ancora porgere sue preghiere e farsi vostro Avvocato presso il trono dell'Altissimo? No, no, mie carissime, non v’illudete in cosa sì grande! Che importa a noi che il nostro Istituto arricchisca di mezzi, di credito, e di soggetti, con questi danni e con questi pericoli? Che importa a noi il non essere conosciute ed essere povere e non curate quando facciamo la volontà di Dio? Preghiamolo dunque, mie carissime, preghiamolo sempre il Signore, il quale è buono e misericordioso, perché ci faccia la grazia di resistere a tutte le illusioni del nostro fino amor proprio e del nostro orgoglio e ci dia lume di scorgere il diritto sentiero per il quale ci vuol salve. Ci dia amore, stima, rispetto e, direi quasi, venerazione per la nostra Istituzione, onde mantenerla e conservarla sì pura, sì bella, si integra, sì semplice e sì innocente come è stata creata ed istituita a benedizione, prosperità e felicità della classe contadina. Vostro primo dovere dunque, sorelle carissime, sia raccogliere fanciulle povere contadine, come dissi, parlando dell'idea dell'Istituto; e raccoglierne tante quanto le vostre finanze lo permettono, dovendole voi istruire, educare e mantenere del proprio. In caso di bisogno e di molta necessità fate anche dei sacrifici per accrescerne il numero, sempre però che siate in numero sufficiente di poterle sorvegliare ed istruire; perché se vedeste che per mancanza di soggetti abili per questo, non

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poteste adempire esattamente e santamente (ricordatevi esattamente e santamente) ai vostri doveri, allora Sorelle carissime, restringetevi e ricusatevi senza scrupoli e senza compassione perché le opere di Dio per essere benedette, devono esser fatte perfettamente bene. Vi raccomando poi, mie carissime, di badar bene prima d'accettare una fanciulla nelle vostre Case, che sia veramente contadina, perché molti per facilitarne l'entrata diranno e sosterranno che sono contadine ed atte a lavorare la terra perché povere e miserabili; ma in effetto saranno povere sì, ma non contadine e non atte a lavorare la campagna, e in questo caso sarebbero di danno reale all'Istituto: sconcerterebbero lo scopo del medesimo e financo l’educazione delle nostre figlie.

Credetelo, che ho provato per esperienza e veduto, che figlie d'artisti e cittadine, allevate sotto il medesimo tetto con le contadine, le une e le altre, egualmente povere, non riuscirono né brave contadine, né brave artigiane. Per quanto si faccia è impossibile che si guardino di buon occhio e si amino: bisognerebbe cambiar loro il cuore, le inclinazioni e la natura. Il lavoro, l’educazione e persino l'abito e il nutrimento delle artigiane, è troppo diverso per non ispirare invidia e gelosia in una contadinuccia. La fatica, gli incomodi della stagione, il dormir breve che sono cose inseparabili dalla condizione agricola e che ora dalle nostre figlie si sopportano, non solamente volentieri, ma con amore e diletto, se esse vengono a contatto con altre fanciulle che, povere al pari di loro, conducono nondimeno una vita più comoda e meno faticosa, vedranno sotto altro aspetto anche le loro privazioni ed i loro sacrifici, di maniera che quello che da prima formava il loro piacere e la loro delizia, diventerà soverchio e troppo pesante e perderanno a poco a poco la pace e l’amore alla loro condizione. Così, mie carissime, verreste insensibilmente, se non a distruggere, certo a sconvolgere un'Istituzione, che per misericordia di Dio è stata fondata, unicamente per la classe contadina, che, senza dubbio avrebbe Egli prosperato colla sua benedizione. Non lasciatevi lusingare se vi dicono essere necessario, anche per bene dell'Istituto medesimo, che vi sia qualche fanciulla più istruita delle altre per potervene poi servire ad istruire altre fanciulle, oppure per allogarle come maestre altrove: no, no, mie carissime; le nostre Figlie verranno istruite sufficientemente dalle stesse Religiose sì nello studio che nel lavoro, secondo la loro condizione ed anche in tutti quei mestieri inerenti al loro stato ed alla loro condizione. Nel caso poi che qualcuna ammalasse e divenisse inabile all'agricoltura, allora a questa potrete

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dare qualche cognizione di più; ma poco poco, perché il di più servirebbe facilmente a distoglierle dall’amore alla propria condizione; ed io desidererei la condizione agricola portata ad uno stato perfetto, come lo era ai tempi dei nostri primi Padri. Che il Signore lo faccia, come io lo desidero!

Ben adempito a questo principale dovere, se vedete poter fare qualche cosa di più per gloria di Dio, cercate d'istruire nella religione e nel lavoro altre fanciulle esterne, aprendo scuole private di carità nelle vostre case; ma ricordatevi che Dio vi consegnò la classe contadina; e le vostre fatiche e le vostre cure sieno tutte per questa, e per questa pure anche le ricreazioni festive.

Però essendo voi in paesi e villaggi, ove non vi sieno altri Istituti religiosi che vi tengano scuole e ricreazioni festive, e foste pregate a lasciar intervenire nelle vostre, anche fanciulle d’altra condizione, la Superiora generale, se lo crede bene nel Signore, lo permetta; ma ricordatevi sempre precariamente e in via d’eccezione.

Gli Esercizi Spirituali per le contadine siano, potendo, altra vostra occupazione. Considerando però, che restringendo le nostre opere alla sola classe contadina, sarebbe difficile l’avere in questa Società soggetti civili e di abilità, necessari in questo Istituto per servirsene nelle scuole, per la direzione della casa, per la coltura dello spirito delle nostre allieve e per altri ministeri, così si darà fra l'anno, per questo motivo, qualche muta di Esercizi spirituali anche alla classe civile, come si disse parlando dell’idea dell’Istituto.

CAPO II - Dei Soggetti Quantunque il nostro Istituto sia espressamente dedicato alla

classe contadina, specialmente povera, e per questo motivo sempre a contatto coi membri di essa e con essi quasi comuni e somiglianti sieno le nostre occupazioni, pure sarebbe desiderabile vi fossero nella nostra Società, come vi dissi, soggetti di condizione superiore.

Questi. porterebbero due grandi vantaggi: il primo, che, eleggendo essi il nostro Istituto e consacrandosi perciò a fatiche e ad occupazioni umili per amor di Dio, darebbero al mondo ed alla Casa maggiore edificazione di altre, che, nate già contadine, sono per conseguenza abituate a tali occupazioni.

Inoltre servirebbero a mantenere in questa Società quella proprietà e civili maniere pulite, dolci, ed affabili che tanto piacciono ed abbelliscono pur anche la vita perfetta: innestandola in questa

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maniera con molti vantaggi, alla rozzezza e rusticità contadina. Però non fate mai brighe ed impegni per avere questi e quei soggetti.

Se in tutto vi dovete abbandonare alla provvidenza, in questo poi più ancora, perché qui si basa tutto l'edificio ed è la pietra fondamentale dell'Istituto; Dio a luogo e tempo ve li manderà; e se non entrerete a sturbare i suoi disegni con delle. viste umane, ve li manderà senza dubbio e secondo il suo cuore. Quello poi che dovete procurare con tutte le vostre forze si è che, entrando nella vostra Società soggetti di elevata condizione, non vi abbiano ad entrare con essi distinzioni, riguardi, partiti... a danno della carità ed a pericolo di crollo per l'edificio. Una casa divisa in partiti, sarà presto distrutta, imprimetevelo bene alla mente. Oh potessi, Sorelle carissime, dipingervi coi più vivi colori, il danno che questo male vi cagionerebbe, e la facilità grandissima che possa insinuarsi nei vostri membri così a poco a poco, ed in principio anche a vostra insaputa! Quindi siate vigilanti e sollecite onde respingere questo nemico; e senza grave motivo, non disimpegnate mai nessuna, né ricca, né povera, né nobile, né plebea, dai comuni doveri e dalle Costituzioni dell'Istituto. Che tutte, entrando in questa casa, depongano la loro abilità, se ne vanno fornite, i loro meriti, i loro talenti, i loro averi ai piedi della Superiora, come si fa di un oggetto; e non li riprendano e non ne facciano uso che quando, dove e come a Lei piacerà. Che nessuna parli dei propri parenti, né di ciò che le riguardava nel mondo; tanto più se fossero ricche; e badate di non rimproverarvi tra voi, e neppure rimproverare alle vostre Figlie l'origine povera, oscura e contadina in cui sono nate, in quanto facevano ed operavano prima di essere ricoverate in questo santo luogo. Questo è indegno, non solamente d'una persona religiosa, ma anche d'una persona ben educata. Che colpa hanno queste povere figlie della loro nascita? D'altronde, attribuireste forse a delitto e a disonore l'aver sortito natali poveri e l'essere state fors'anche mendicanti? E non vedete che andreste in contraddizione con le massime del Vangelo, che sono quelle abbracciate in modo particolare da questo Istituto, dal momento che si è assunto la santa missione di far amare, stimare ed apprezzare la condizione povera? Se amerete e se apprezzerete la vostra vocazione, amerete ed apprezzerete pure anche queste povere orfanelle: e più vi abbasserete e vi umilierete tra di voi, più vive regneranno in voi la carità, la pace, la concordia; la gioia risiederà sulle vostre fronti, e proverete in fatto quello che dice l’Ecclesiaste: Quanto è dolce a’ Fratelli il convivere insieme!

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CAPO III - Dei Voti

Sorelle carissime, abbiate in gran pregio i vostri voti. Non li considerate un peso, ma dolci legami che vi stringono

allo Sposo vostro, e vi tengono a lui indissolubilmente unite. Essi vi aiutano a servirlo con maggior purezza e libertà di

spirito e ad osservare con maggior perfezione la santa legge di Dio. Le azioni eseguite con voto, recano a Dio maggior gloria, gli

sono più gradite e vengono arricchite di doppio merito e coronate di duplice corona. Esultate dunque sotto il soave giogo dei voti e tenetevi ben care quelle auree catene che vi stringono allo Sposo vostro.

§ I - Del voto e della virtù di povertà Come consta pure dalle Costituzioni, col voto di povertà la

religiosa rinunzia al diritto di disporre lecitamente di qualunque cosa temporale senza licenza dei legittimi superiori.

Fatto che abbiate questo voto, voi non potete disporre di nulla, ma in tutto dipendete dalla Superiora; quindi in virtù di questo voto, voi non potete né avere, né possedere, né dare, né ricevere, né imprestare, né ricevere ad imprestito cosa alcuna né dalle Sorelle, né dalle orfane, né dagli esterni, né dai parenti, per ritenerla, usarne o disporne senza licenza della Superiora, fosse pur anche la più semplice cosa, sia di vestiario, sia di cosa commestibile, sia di galanteria o di divozione ecc. e perfino di una semplice immagine.

Vi si permette di ricevere quanto vi venisse regalato ed offerto, (tranne che la Superiora per qualche giusto motivo ve lo proibisse); ma dovete dappoi consegnare il tutto nelle mani della medesima, senza conservare su ciò che vi viene regalato nessuna pretesa, e disposte anzi a venirne private del tutto, se alla Superiora paresse bene.

Il cibo, il vestito ed il mobiglio siano sempre secondo la povertà, rimanendo bandito quanto può sembrare superfluo.

Le celle devono spirare grande povertà e pulizia. Un letto, una sedia, l'occorrente per la pulizia personale, l'acqua benedetta, un crocifisso, un quadro o due bastano al bisogno vostro ed alla vostra divozione. Vi si permette pure un mobile da riporre i pochi indumenti festivi; ma non vi è permesso chiuderlo a chiave.

Così pure alle ufficiali che sono tenute a custodire sotto chiave ciò che spetta la loro officina, come l'Economa, la Guardarobiera, la

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Maestra delle orfane e delle esterne, corre l'obbligo di consegnare tosto le chiavi dell'officina, armadi, cassetti, ecc. ad ogni inchiesta della Superiora, la quale procurerà di farlo più di frequente che sia possibile riconsegnandogliele di nuovo dopo fatta la rivista all'officina.

A tempo debito riceverete ciascuna dall'ufficiata gli indumenti di vostro uso, non ponete mente se vi aggradano o no, ma contentatevi di che vi si porge, persuase che le cose più vili sono quelle che più vi convengono. Se moveste dispute sugli abiti esterni del corpo, vi mostrerete ben povere degli abiti interni dell’anima. Non vi si proibisce però il presentare alla Superiora i vostri bisogni speciali qualora la necessità lo richiegga.

Degli indumenti che ricevete ad uso, dovete averne gran cura come di cosa non vostra. Eseguite per tempo le piccole riparazioni agli abiti che indossate; e, se lo potete, fatele di vostra mano e non li portate laceri, né sudici. La povertà non vieta che vi teniate nell'abito pulite perché essa non è punto nemica della pulizia.

Passando da una casa ad un'altra, avvertite di non portar con voi cosa alcuna oltre il prescritto al Capo VII, parlando dei viaggi.

Se lo faceste di soppiatto senza saputa della Superiora, pecchereste contro la virtù e contro il voto di povertà.

Portando la necessità di trasportare qualche oggetto di vostro uso, oltre il concesso, ovvero qualche libro o manoscritto, od oggetto qualsiasi di divozione, presentateli alla Superiora, chiedendole il permesso di poterli ritenere; però non siate facili a chiedere l'uso di certe cose non necessarie, né utili; siate persuase che allora soltanto, si esercita perfetta povertà, quando si patisce qualche necessità; e che quanto sarà più rigoroso il vostro spogliamento, avrete diritto maggiore all'eredità dei figliuoli di Dio, e vi renderete vieppiù somiglianti allo Sposo vostro, spogliato di tutto e confitto in sulla croce.

Nessuna sorella che abbia emesso i voti si riterrà dispensata o potrà per eccezione dispensarsi da queste regole generali di povertà, per quanto fosse stata nel secolo ricca o di nobile famiglia: pensino queste che non sono entrate nell'Istituto per godervi agi e comodità, ma per seguirvi Gesù Cristo povero e gustare gli effetti della santa povertà.

E quelle che al secolo furono oscure e povere, non pretendano avere nell'Istituto ciò che giammai avrebbero potuto sperare nelle ristrettezze della loro famiglia.

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La povertà può estendersi anche a fare economia del tempo. Quindi badate bene a non perderne nemmeno un briciolo inutilmente. Il tempo è tesoro; l'ozio è il padre dei vizi.

Per massima dovete sempre servirvi da voi stesse, e non vi è lecito nemmeno farvi servire dalle figlie di S. Giuseppe, eccettuato il caso d'impotenza, riconosciuta dalla Superiora, dovendo anche in ciò imitare il vostro Sposo che disse esser venuto al mondo per servire e non per essere servito. Attendete a rendere pratico il sacrificio che fareste al Signore coll'abbracciare la povertà, ricordando il detto di S. Teresa: « povertà e comodità non combinano insieme».

Ciascuna ufficiata abbia occhio a tutti gli attrezzi della sua officina perché nulla si guasti, nulla si perda, nulla vada a male e nulla sia sprecato.

L'economa, a cui spetta occuparsi delle spese occorrenti per la casa, procuri combinare la buona qualità dei generi con l'economia, avendo riguardo alla carità verso le sorelle e alla povertà religiosa. Nella distribuzione di vettovaglie o d'altro, miri e procacci l'economia per ispirito e amore di povertà; e sia larga del pari nel provvedere ove la carità richiede provvedimenti.

Consistendo la perfezione della povertà più che nello stato esteriore di povertà, nel distacco interiore d'ogni cosa terrena, dovete fare vostro studio di attendere a questo interno spogliamento, non chiamandovi paghe fino a che non potete dire con piena libertà di spirito col Salmista: Qual cosa avvi per me nel cielo? O che voglio io sulla terra? Il Dio del mio cuore e mia porzione nella eternità (Sl 172).

La docilità e prontezza a spogliarvi di ogni cosa al cenno dell'obbedienza, a cangiar veste, mobiglio, cella, casa, ufficio, saranno il segno e la misura di questo interiore distacco del cuore e di questa perfetta povertà di spirito.

A vostra confusione quando mai sentite nel cuore attacco alla roba e alle vostre comodità, per eccitarvi ad amare e praticare nel suo più alto grado la povertà, vi gioverà una accurata meditazione della povertà, dei disagi, stenti e delle strettezze della S. Famiglia nella stalla di Betlem, in Egitto e in Nazaret.

§-II.-Del voto e della virtù della castità Il voto di castità, obbliga la religiosa a fuggire quanto può

offendere questa bellissima virtù ed a rinunciare a qualunque piacere od affetto carnale, onde rendersi simile agli Angeli e degna del gloriosissimo nome di Sposa del Signore.

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Essendo la custodia dei sentimenti la guardia più sicura della castità, dovete osservare la più perfetta modestia tanto negli sguardi, nel portamento e nelle parole, non mettendovi le mani addosso, né usando simili famigliarità; non potete mai discorrere in secreto tra di voi; dovete insomma schivare tutto quello che ha idea di amicizia particolare e troppa familiarità.

Anche colle orfane e ragazze di scuola e della ricreazione festiva, schivate e fate schivare ogni famigliarità soverchia di tratto; non permettete che vi bacino o vi abbraccino Non passeggiate con esse a braccetto, ma tenetevi sempre composte nella vostra persona. In modo particolare poi guardatevi dalle genialità che la vostra natura o carattere vi potessero ispirare verso le giovani o ragazze: molto meno siate di quelle che coltivano e prediligono solo quelle orfane, o fanciulle, o giovani che hanno un bel carattere o doti particolari e schivano quanto possono le ignoranti, le rozze, le sgarbate. Diportandovi in tal modo non assomigliereste mai a Gesù il quale amava di preferenza i poveri e gli idioti.

Camminate con religiosa gravità, non dimenate le braccia, né lasciatele andar penzoloni.

Sedendo, tenetevi in quella positura che esigono la modestia e la civiltà. Non interessatevi delle novelle del giorno, non fate delle domande curiose e inutili e non ascoltate discorsi sconvenienti al vostro stato. Specialmente poi trattando con uomini, pel disimpegno delle vostre incombenze, vi si raccomanda sommamente di evitare ogni famigliarità di tratto. Parlate con bei modi, ma nello stesso tempo con serietà. Parlando non avvicinatevi di troppo; serbate un modesto contegno; ed il vostro esterno palesi l'interna purezza del vostro cuore. Questo medesimo contegno lo dovete serbare anche coi vostri parenti.

Anche nei lavori di campagna mantenetevi sempre decentemente composte

Osservate esattamente quanto viene prescritto dalle Costituzioni circa l'introdurre persone estranee in casa, e le stesse cautele usatele pure pel Confessore ed il medico. Anche nell’amore della bella virtù della castità studiatevi di modellarvi su quella Santa Famiglia di Nazaret dove la castità ricevette le sue più belle corone.

§ III.- Del voto e della virtù dell'obbedienza L'essenza della vita religiosa sta principalmente nell'obbedienza

per la quale la religiosa sottomettendosi per amore di Dio alle

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costituzioni ed alla dipendenza in tutto dai superiori, offre a Dio stesso in olocausto quanto ha di più pregevole, la sua libertà. Per la virtù di obbedienza, la religiosa si obbliga ad osservare esattamente le Costituzioni e i doveri della propria religiosa Istituzione, a conformarsi in tutto agli orari, agli usi ed ai metodi della comunità, a sottomettersi a tutte le disposizioni della Superiora e a lasciarsi da essa governare nel cangiar casa, nell'accettare o dimettere uffici e nel modo di disimpegnarli e in tutte le azioni della vita esteriore.

Ciascuna sorella è tenuta ad obbedire non solo alla Generale ed alla Superiora, ma anche a tutte quelle Suore alle quali per ragioni del suo ufficio è sottomessa.

Nessuna Suora potrà uscire di casa senza licenza della Superiora e senza una compagna destinata dalla Superiora medesima. Trovandosi fuori di casa non si recherà in altri luoghi pei quali non ha ottenuto licenza, meno qualche caso in cui la licenza della Superiora prudentemente possa supporsi. Succedendo tale necessità, la Suora, appena ritornata a casa, darà subito schietta relazione dell'operato alla Superiora.

Nessuna potrà mandar fuori di casa lettere, biglietti, ricordi, ecc. senza licenza della Superiora, e nemmeno leggerli, né ritenerli se le venissero consegnati, senza averli prima presentati alla medesima.

Saranno però libere le corrispondenze concesse dalle Costituzioni all'articolo 65.

Non si accordano licenze o dispense generali o per tempo illimitato. Le necessarie per qualche bisogno proprio abituale si rinnovano colla Superiora pubblicamente nel Capitolo d'ogni domenica dopo l'accusa delle colpe.

Non rinnovando tale domanda al tempo prefisso, le licenze rimangono sospese fino a che si rinnovino nel Capitolo seguente; e ciò fino a che corre il bisogno.

Quando il bisogno sia precario, se ne chiederà la licenza volta per volta alla Superiora.

Abbisognando alla Superiora locale licenze o dispense abituali dipenderà dalla Generale rinnovando la domanda in iscritto almeno ogni semestre.

Trovandosi una sorella in cura del medico, spetta alla Superiora accordarle tutte quelle licenze che tornano opportune allo stato in cui si trova; e ciò fino a che corre evidente il bisogno: così pure farà per quelle che per vecchiaia o malattie croniche hanno bisogno di speciali riguardi. In tali casi, darà all'infermiera, cui spetta averne cura, tutti quegli ordini che la prudenza e la carità esigeranno.

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Rimane sospesa ogni licenza, se ne avesse, a quella sorella che passasse ad altra casa. In caso di bisogno rinnovi la domanda alla Superiora della casa ove è mandata.

Nessuna, all'infuori della Superiora o di chi la rappresenta in caso di assenza o di grave malattia, può concedere alle sorelle licenze o dispense di qualsiasi sorta; e molto meno potranno esse dispensarsi da sé.

Perché l'obbedienza sia perfetta ed abbia il merito di un intero olocausto, si studieranno le Religiose di sottomettere all'obbedienza stessa non solo l'atto esterno e la volontà; ma anco l'intelletto ed il giudizio. Perciò si guarderanno dal voler sindacare e giudicare le disposizioni dell'obbedienza, dall'esaminare la condotta che le Superiore tengono colle altre sorelle, nel qual esame ha gran parte l'amor proprio e ne sogliono poi venire invidie, gelosie, malumori e simili bassezze.

Viene poi assolutamente vietato dall'obbedienza alle sorelle, che sgraziatamente fossero dominate da simili passioni, il comunicare alle altre i propri dispiaceri ed i propri sentimenti contrari alle disposizioni dell'obbedienza; così pure cambiando casa si guardino bene dal far confronti, sia sul diportamento della Superiora e delle sorelle di una casa con quelle dell'altra, sia sul vitto ecc.; e molto più poi è vietato loro il parlare di ciò con le altre.

Trovando una sorella d'essere incorsa in simili mancanze, ricordi l'obbligo ed il dovere di chiamarsene in colpa alla Superiora in ginocchio in pubblico od in privato come crederà più opportuno al proprio spirituale profitto.

Accetteranno docilmente le correzioni e si sottometteranno all'obbedienza anche nelle cose più dure ed umilianti e contrarie al proprio genio, avendo occhio agli esempi del Figliuol di Dio sottomesso e obbediente a Maria SS. ed a S. Giuseppe negli umili uffici nella casa di Nazaret; ed obbediente al suo Eterno Padre fino alla morte e morte di croce (Filipp.2,8).

CAPO IV - Pratiche e norme particolari per le Suore della Sacra Famiglia.

In tre punti si possono compendiare gli esercizi quotidiani, anzi

continui della vita delle Suore della Sacra Famiglia: Mortificazione - silenzio – lavoro -.

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La mortificazione delle passioni che purifica il cuore e lo rende capace di levarsi alla cognizione ed all'amor di Dio: il silenzio che raccoglie lo spirito alla vita interiore ed all'unione con Dio stesso: il lavoro che forma l'occupazione ordinaria della vita delle Suore della Sacra Famiglia, vita di povere, in mezzo ai poveri, e tutto a beneficio dei poveri.

§ I - Mortificazione

Non isperi di diventar buona religiosa, quella che non è

mortificata. L'abito religioso, dice il libro dell'Imitazione (lib.I.capo.I7) non serve a nulla; ma quel che giova si è il cangiamento della vita e la mortificazione totale delle passioni. La vita attiva che si conduce in questa Società, non permise, che si assegnassero, oltre quelli assegnati della Chiesa, altri digiuni che questi:

1 | La vigilia della festa della S. Famiglia. 2 | La vigilia del Patrocinio di S. Giuseppe. 3 | La vigilia della festa dell'Addolorata, che si celebra la terza

domenica di settembre: essendo queste le feste principali dell'Istituto. Per lo stesso motivo non si assegnarono penitenze

straordinarie. L'annegazione della volontà nella quale debbono esercitarsi le religiose di questo Istituto e la vita laboriosa che conducono, possono tener luogo d'altre penitenze corporali col vantaggio di tener così più lontano il pericolo della vanità e dell'amor proprio.

Non si potranno fare penitenze o mortificazioni di sorta esterne e pubbliche senza licenza della Superiora.

Le sieno sospette quelle suggerite dal proprio carattere o dalla inclinazione naturale. Chiesta la licenza alla Superiora, quando questa non credesse di concederla, si acquieti affatto, ricordandosi che l'obbedienza vale più del sacrificio222.

Non si potrà mangiare fuori dei pasti ordinari. Trovando qualche cibo nocivo alla propria salute, lo renderà noto con umiltà alla Superiora senza pretenderne un altro. Quando però una sorella ne sentisse necessità, non aspetti di essere prevenuta, ma esponga con semplicità il suo bisogno alla Superiora, che lo prenderà nella debita considerazione. Schiverà in questo proposito la soverchia delicatezza

222 Colla licenza però del Confessore potrà fare quelle mortificazioni e penitenze

occulte che lo stesso confessore troverà convenienti o utili.

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che moltiplica i bisogni e quella ritrosia schifiltosa a domandare, che lascia anche patire il corpo piuttosto che offendere l'amor proprio.

Ogni volta che una sorella commetterà qualche mancanza alle Costituzioni od ai propri uffici, o quando mandasse a male o guastasse alcuna cosa della Comunità, e commettendo una mancanza esterna e pubblica contro qualche virtù e specialmente contro la carità se ne chiamerà in colpa in ginocchio alla Superiora chiedendone la penitenza. Se la mancanza si commette sotto gli occhi ed alla presenza della Superiora si dirà subito, la colpa in ginocchio ad esercizio di umiltà, promettendo in avvenire maggior premura ed attenzione.

Quando una sorella arrivasse tardi ad una pratica comune, prima di andare al posto si porterà davanti alla Superiora, o a chi presiede, e in ginocchio le chiederà il permesso di andare al posto. Se la tardanza di una sorella fosse preventivamente intesa colla Superiora, arrivata farà il debito atto di rispetto a chi presiede e si porterà direttamente al suo posto.

Si chiedono pure in ginocchio le licenze e le dispense che riguardano la propria persona od un bisogno proprio particolare.

Essendo una sorella impedita dall'intervenire ad una pratica religiosa all'ora comune, pel disimpegno dei propri doveri, di sorveglianza alle fanciulle ecc. domanderà alla Superiora licenza di rimetterla ad altro tempo, ed ottenutala continuerà a farla, secondo l'ordine prescrittole dalla Superiora; non potrà però mai ometterla senza licenza.

Una volta la settimana in ogni casa in un luogo a ciò destinato, si terrà il Capitolo delle colpe. Scopo precipuo di questo Capitolo sarà di tener vivo lo spirito dell'Istituto in tutte le Suore e di procurare l'emenda delle difettose, nonchè l'osservanza perfetta delle Costituzioni. Il Capitolo è presieduto dalla Superiora o da chi ne fa le veci. V'interverrà tutta la Comunità. In questo Capitolo dopo le generali istruzioni della Superiora, le Suore faranno l'accusa delle colpe esterne commesse contro le Costituzioni, contro qualche virtù esterna e pubblica o contro l'esatto adempimento dei propri doveri ecc.

Questa pratica gioverà molto a mantenere nelle sorelle lo spirito di umiltà. La miseria e l'ignominia è per chi fugge la disciplina; chi dà retta a colui che lo corregge ne avrà gloria. (Prov. 13,18).

Si ami e si prediliga la vita comune e nessuna se ne allontani se non per gravi motivi.

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Un'anima semplice ed umile troverà sempre nelle pratiche comuni e nell'osservanza delle sue Costituzioni di che mortificarsi, vincersi e santificarsi.

Non si muovano lamenti intorno a ciò che ordina l’obbedienza, né a ciò che ripugna alla natura o che si presenta come più basso o più duro. Anzi quello che più esige sacrificio più si ami, si tollerino i difetti delle sorelle, si adempia con piena esattezza il proprio dovere e in tutto questo, che è punto caratteristico della Suora della Sacra Famiglia, si avranno grandi mezzi di quotidiano profitto spirituale.

Si prediligano le piccole mortificazioni e si procuri di non lasciar passar giorno senza offrirne qualcheduna al Signore, non lasciando sfuggire le occasioni che cer tamente si presenteranno.

Si ricordi che la mortificazione è necessaria allo spirito non meno che il cibo al corpo, perché il nostro spirito, più che col cibo il corpo, si sostenta, si rende forte e cresce nella sua vita in Dio mediante la morficazione.

§ II - Silenzio Se il silenzio in tutte le Comunità religiose è il mezzo necessario

a mantenere l'ordine e la disciplina e a coltivare il raccoglimento interiore dello spirito, esso è particolarmente necessario alle Suore della S. Famiglia. Le opere che esse imprendono (e specialmente quella della coltura dei campi, dell'allevamento dei bachi e simili), apportano per se stesse molte distrazioni e grande divagamento, e lo spirito interiore difficilmente si conserva nel tumulto delle faccende manuali, se il silenzio non vi sta a guardia.

Si farà silenzio ordinario in tutta la casa e sempre, eccettuato il tempo delle ricreazioni dopo il pranzo e dopo la cena; e si parlerà liberamente quando la Superiora darà espresso permesso di parlare in qualche giorno straordinario a giudizio della medesima e talvolta anche in refettorio, cioè nelle maggiori solennità o in altre liete occorrenze, nelle quali dispenserà dalla lettura che ordinariamente deve farsi in tutti i pasti. Si farà rigoroso silenzio in tutto il tempo che decorre dalla recita dell'esercizio della sera fino dopo la colazione della mattina seguente.

In campagna poi in modo particolare, le Suore lavorando e sorvegliando le figlie di S. Giuseppe parleranno sempre sottovoce, quando occorre parlare pel disimpegno del proprio ufficio e per istruzione delle orfane. Senza una speciale licenza, non potranno parlare con persone estranee che fossero ammesse, per qualunque

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causa, nei terreni da loro coltivati; tolto il caso di grave necessità, che ne daranno poi relazione alla Superiora appena arrivate a casa.

Impediranno anche alle orfane che parlino con chicchessia; ed anche da esse esigeranno in campagna un moderato silenzio, specialmente in certi tempi loro determinati.

Nessuna si fermerà a discorrere cogli estranei che per accidente incontrasse per la casa o venissero per gli uffici, tranne che per convenienza e brevemente, venendo interrogate. Nel medesimo modo si comporterà incontrando a caso i proprii parenti o chicchessia che venisse a trovarla, fino a che la Superiora non le dia licenza di trattenersi seco.

Le sorelle obbligate nel tempo della ricreazione comune a trattenersi nelle officine o nei propri impieghi non potranno parlare fuorchè per necessità ed a bassa voce: si badi inoltre di non accrescere il rumore ed il divagamento portato dalle occupazioni coll'alzar la voce più del bisogno, col ridere e con altri rumori sconvenevoli ed impuliti.

Il fatuo se ride alza la voce; l'uomo sensato appena sorride senza rumore. (Eccles. 21,24).

Nessuna vada per la casa oziando, né si fermi a discorrere inutilmente con questa o con quella, ricordandosi che il tempo è prezioso e lo dobbiamo impiegare a gloria di Dio, e che Egli un giorno ci domanderà conto anche di una parola oziosa.

Incontrandosi le Sorelle per casa, la minore abbasserà il capo e cederà il passo alla maggiore e con voce intelligibile le darà il religioso saluto: Sia lodato Gesù Cristo: e rispondendo la maggiore: Sempre sia lodato, si proseguirà senza far complimenti. Nessuna entri nella cella dell'altra senza vero bisogno. Dovendo entrare per necessità, dia un segno ed aspetti che la sorella abbia risposto: Sia lodato Gesù Cristo. Portando il bisogno di soffermarsi, la porta stia semichiusa; detto quanto è d'uopo si ritiri, senza fermarsi in chiacchiere soverchie.

Si parli sempre con modestia, guardandosi ciascuna dal parlare di se stessa. Nessuna abbia a male se la Superiora la corregge, trovando nel suo parlare cose vane o superflue. Chi custodisce la sua lingua, custodisce l'anima sua dagli affanni. (Prov 21,2).

In ricreazione non si potranno intavolare discorsi ed argomenti estranei, né introdurre nuovi giuochi senza espressa licenza. Si potrà anche cantare quando occorra. di apprendere qualche cosa per chiesa, o per le giovani dell'Oratorio festivo.

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Le sorelle non si domanderanno l'una l'altra delle proprie famiglie, dei loro mezzi, donde vengono, né chi sia venuto a visitarle, né cosa abbiano udito o detto in parlatorio, né di quanto fosse successo o avessero udito nelle scuole, negli opifici ecc. tranne che si trattasse di cose edificanti, sempre però con licenza della Superiora. Molto meno si parlerà di Confessori o di cose dette o udite in confessione. Chi vuol morire al mondo, non deve alimentare la curiosità con cose vane od inutili.

Intanto che fatica il corpo, l'anima compia i suoi doveri con Dio, si trattenga con Lui, gli offra le sue fatiche, le sue privazioni ed otterrà grandi beni per sé e per le opere sue. La fedeltà nell’osservare il silenzio è gran mezzo a conservare la pace del cuore e il raccoglimento interiore, e fa che non si dissipi lo spirito quando per necessità si deve parlare.

§ III – Lavoro Le Suore della S. Famiglia dovranno amare grandemente il

lavoro, come un dovere impostoci da Dio in pena del peccato e come un mezzo necessario per tener lontani la noia, le tentazioni, i cattivi pensieri, indivisibili compagni dell'ozio.

Lo dovranno amare anche come un dovere speciale della loro professione, ricordando come la casa di Nazaret fosse casa non di ozio, ma di lavoro, gareggiando fra di loro Gesù, Maria, e Giuseppe nell'attività e nella fatica.

Ricordino altresì le Suore della Sacra Famiglia, che sono povere e che per esse il lavoro è una necessità, e che dal loro impegno nel lavoro dipende principalmente il sostentarsi o meno dell'Istituto, e il maggiore o minor numero di povere orfanelle che potrà accogliere ed educare.

Amino con particolare predilezione il lavoro della campagna, scopo particolare dell'Istituto, al quale tutte, secondo la loro capacità e le loro forze potranno dedicarsi o coll'opera o coll'istruzione, o colla sorvegIianza.

Considerino il lavoro della campagna come l'arte e l'occupazione più nobile e dilettevole, e come tale sia apprezzata ed amata.

Ricordino che non è il lavoro che degrada l'uomo, sibbene l'ozio ed il vizio: e che non è l'arte o il mestiere quel che. innalza od abbassa, ma l'intenzione più o meno retta colla quale si opera e il fine più o meno santo e benefico che si propone.

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Oltre al lavoro della campagna che non dura sempre, né occupa tutta la comunità, le Suore della Sacra Famiglia procureranno di rendersi abili anche in altri lavori più propri delle contadine per istruire le orfane pel loro profitto, procurando così ad esse un mezzo di sostentamento in futuro, mentre recheranno anche all’Istituto stesso non lieve vantaggio. La mano oziosa produce mendicità: la mano attiva accumula ricchezze (Prov.10,45).

Lavorate di cuore e con gusto, come chi lavora per Dio e non per gli uomini e come si addice ad una Suora della S. Famiglia. S. Giuseppe lavorava e col suo lavoro manteneva la casta sua Sposa ed il Bambino Gesù. La Vergine stessa lavorava indefessa per la sua Santa famigliuola, ed il Bambino a seconda che cresceva in età, aiutava il suo Padre putativo nel faticoso lavoro.

Entrando le Sorelle in lavorìo, nelle scuole o in campagna, prima di mettersi al lavoro s'inginocchieranno e faranno a Dio una offerta di se medesime e della fatica, alla quale sono per dedicarsi, onde poter attendere al lavoro con raccoglimento, con esattezza e con tranquilla sollecitudine.

Ritornando dalla campagna, chiuderanno il lavoro coll'Agimus tibi gratias. CAPO V - Della dipendenza, riverenza e confidenza verso la Superiora.

Abbiate nella vostra Superiora, qualunque essa sia, quella dipendenza, quella confidenza e quell'affetto che può avere una figlia verso la più tenera delle madri: ed abbiate in pari tempo quella riverenza e quel rispetto che si addice ad una rappresentante di Dio medesimo.

Abbiate alta stima della vostra Superiora, obbeditele e siate a lei unitissime di mente e di cuore.

Non intraprendete nulla, fuori dell'ordinario senza suo consiglio. Sia ella la consigliera, la guida dei vostri passi. Lasciatevi da lei maneggiare e guidare come un fanciullino, sicure che vi guiderà sulla via retta del cielo. Non fate distinzioni tra una e l'altra delle Superiore: a tutte, ed a ciascuna in particolare, dovete la medesima obbedienza, dipendenza e riverenza, sia essa buona o cattiva, dolce o sgarbata, clemente o severa.

Per mantenere poi questa stretta unione colla vostra Superiora, fa d'uopo amarla ed amarla di cuore.

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Ella sorveglia, ella fatica, ella opera, ella pensa; e mentre voi ve ne state in pace e in riposo, essa porta tutto il peso e la responsabilità di tutte le opere dell’Istituto, avanti a Dio ed avanti agli uomini: e vi par poco, sorelle carissime?

Siatele dunque affezionate e riconoscenti; e non amareggiatela con le vostre ostinazioni, capricci e cattiva.condotta. Raccomandatela invece tutti i giorni al Signore perché la illumini e la investa di quello spirito e zelo che animava la Sacra Famiglia di Nazaret, acciò li comunichi e li trasfonda di poi nelle sue figlie a loro spirituale vantaggio e profitto.

Chiudete un occhio sulle sue imperfezioni e difetti, quando questi però non siano a danno e a pregiudizio della disciplina; essi vi saranno anzi motivo di avanzarvi maggiormente in virtù e di esercitarvi nella mortificazione.

Molti credono e s'immaginano, che quando una persona viene innalzata ad un posto elevato, molto più poi se Religiosa, abbia ad andar esente d'ogni difetto e d’ogni imperfezione: ma, mio Dio! il posto ci toglie forse o cambia la nostra natura corrotta? Chi, a questo mondo, vestita di questa misera carne, può vantarsi d'andarne esente? Nessuno; nemmeno i santi, io credo; la sola Vergine Maria lo fu, perché concetta senza peccato, perché destinata ad essere la Madre di Dio. Non abbiate voi dunque sì strane idee; compatitela ed amatela maggiormente la vostra Superiora, persuadendovi che anche le sue stesse imperfezioni si volgeranno a vostro profitto e vantaggio, se guarderete in lei l'immagine di Dio ed il suo braccio per condurvi e dirigervi sicure e tranquille pel sentiero sul quale lo stesso Dio vi ha chiamate e vi vuol salve. Che il vostro amore, dunque, Sorelle carissime, verso la vostra Superiora non sia mai disgiunto dalla stima e dal rispetto. L'amore senza la stima ed il rispetto non può durare: sia quindi vostra premura d'usare verso di lei tutti quegli esterni atti, di rispetto, di stima e di venerazione che esige il suo posto e la sua carica, perché noi siamo così materiali che l’interno, se non è aiutato dall'esterna apparenza, poco o nulla giova.

La Superiora perciò, nella casa, abbia ed occupi sempre il primo posto: non vi fate lecito sedervi alla sua presenza senza il suo permesso; incontrandola abbassate il capo e fermatevi cedendole il passo, entrando essa nelle officine o in qualunque altro luogo della casa dove vi trovate, alzatevi e state in piedi fino ad un suo cenno: discorrendo e trattenendovi con lei, foss’anche in ricreazione, non dimenticatevi che vi è superiora e usatele infine tutti quei riguardi e bei modi che si usano tra persone ben nate e distinte. Non alzate mai

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la voce in sua presenza, e meno poi siate ardite di contendere con lei. Credetelo, mie carissime, che questi esterni segni di rispetto verso la vostra Superiora vi gioveranno assai, sì per accrescimento di stima come pel buon ordine, concordia e disciplina nella casa. Guai poi a quella Superiora che per falsa modestia e vana umiltà prescindesse, o soltanto trascurasse che le sue figlie le rendessero questi esterni segni di stima, d'ossequio e di rispetto che la sua carica esige! Guai! se ne accorgerebbe ben presto a suo danno; e quel che è peggio, ne ridonderebbe scapito al buon ordine ed alla regolare disciplina dell'Istituto.

Ricordino dunque tutte le Superiore l'obbligo gravissimo che hanno di sostenere l'onore ed il decoro dovuto al loro posto, per poter poi trasmetterlo, terminato il tempo della loro carica, con quel lustro e splendore come lo era quando ne furono investite.

CAPOVI - Delle relazioni ed amicizie coi parenti e

conoscenti.

Non abbiate amicizie particolari con chicchessia; amate tutti indistintamente perché tutti sono immagini di Dio e redenti col suo preziosissimo sangue. Non vi si proibisce però di amare di preferenza i parenti: ma amateli in modo che la loro memoria e l'affezione che loro portate, non abbiano a distrarre il vostro spirito, né a togliere la pace e la tranquillità dell'anima vostra. Scrivete loro se vi piace e se la Superiora ve ne dà licenza, per Natale e per Pasqua; ma fuori di queste ricorrenze, non siate mai voi le prime a scrivere loro: rispondete però sempre alle loro lettere qualora ne abbiate la permissione, perché la vita religiosa non vi deve fare né rustiche, né incivili. Colle amiche siate ancora più riservate; con queste, eccettuato qualche raro caso, limitatevi alle sole risposte, ma fatele brevi e bene. Se avete poca abilità e talento per istendere una lettera, scusatevi dicendo che non rispondete perché non siete atta. Scrivendo non dite mai niente di quello che passa in casa o che alla casa appartiene; meno poi del vostro interno, con chicchessia.

Guardatevi pure dalla smania di voler dare molti suggerimenti, consigli, metodi di vita, ecc. anche se ne foste richieste; ricordatevi che è assai difficile il saperli dare a luogo e a tempo, ed adatti alle persone ed alle circostanze; questo non è pane per tutti, essendo cosa ardua anche per una persona di molta esperienza e virtù.

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Questo è un difetto che si trova per lo più nei principianti nel servizio di Dio, perché siccome a questi il Signore comunica qualche favore, si credono già perfetti, ed in dovere di consigliare e dirigere chiunque a loro si rivolge, e pigliano questo per zelo delle anime e amor del prossimo e invece potrebbe essere benissimo tentazione e astuzia del demonio, che sotto aspetto di zelo della gloria di Dio, cerca di fomentare la superbia e la vanagloria; essendo il suo veleno tanto sottile che penetra senza accorgersene. Siate dunque prudenti in tutto e sempre, tanto nel parlare, e più ancora nello scrivere. Se sapeste quanto poco ci vuole, a mettere in ridicolo l'Istituto e i suoi membri! non siatene mai voi la causa. In generale abbracciate la massima di parlar poco e di scriver meno, così vi troverete sempre più contente e avrete più tempo d'attendere ai vostri doveri. CAPOVII - Dei viaggi

I viaggi sono sorgente di dissipazione e di noia; e dovendo voi per la natura del vostro Istituto viaggiare assai, vi esporrete a molti pericoli se non avrete molta premura di tenere il vostro spirito molto raccolto e unito a Dio.

All'avviso della Superiora di dover partire per questo o quel luogo, ricevuta la sua benedizione, andate in Cappella per raccomandarvi al Signore che vi accompagni nel vostro viaggio, come accompagnò la Santa Famiglia di Nazaret per le strade di Egitto; e poi senza frapporre indugio, partite con allegrezza e tranquillità, abbandonandovi con fiducia nella divina Provvidenza.

Andando da una casa all'altra, non vi è lecito portar via cosa qualunque senza licenza della Superiora, fosse anche un semplice libro stampato o manoscritto. Vi si permette soltanto il trasporto degli indumenti personali estivi ed invernali.

Uscendo di casa osservate puntualmente le norme stabilite nelle Costituzioni, ParteI. Capo VII.

Viaggiando a piedi avvertite di dare edificazione. Camminate con religiosa gravità, mani composte, occhi

modesti, ma senza affettazione. Veda il mondo in voi delle creature che non vivono che per

Iddio e per la carità. Il vostro abito presenti povertà, ma insieme decoro e pulitezza. Schivate possibilmente le strade molto frequentate ed anche le troppo remote. Viaggiando in ferrovia o vetture pubbliche, tenetevi sempre vicine alla compagna.

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Se vi toccasse alloggiare in casa altrui, non vi fate lecito girare fuori della stanza assegnatavi; la mattina della partenza ripiegate le lenzuola e le coperte, lasciando la stanza in bell'ordine.

Arrivate alla casa destinata, presentatevi alla Superiora, o a chi fa per lei; e dopo esservi consegnate e mostrato l'obbedienza avuta, e ricevuta la benedizione, portatevi alla Cappella a rendere al Signore i dovuti ringraziamenti e a domandargli perdono dei mancamenti commessi nel viaggio; indi, se non ricevete nessuna incombenza trattenetevi nella sala comune di lavoro. Incontrandovi con qualche sorella vi si permette un affettuoso, ma modesto saluto senza fermarsi in chiacchiere inutili. Quando andate da una casa ad un'altra dell'Istituto badate bene a non riferire delle altre case che quanto può edificare e scusatevi con bel garbo da quelle sorelle che cercassero di sapere oltre il conveniente. CAPO VIII - Soccorsi spirituali e corporali alle sorelle inferme.

Quei meriti che nel tempo della sanità si acquistano faticando per la gloria di Dio, si acquistano nel tempo della malattia patendo per amor suo. L'Istituto che porge alle sorelle sane i mezzi di faticare e meritare, deve aiutarle ancora a sopportare con serenità la malattia ed ad incontrare santamente la morte.

Le sorelle inferme poi si ricordino che tempo preziosissimo è quello della malattia, poiché non vi ha cosa più santa del portare la croce insieme con Gesù; che l'infermità è un mezzo potente per iscontare i debiti contratti colla divina giustizia, ed è un aiuto grandissimo per distaccare il nostro cuore dalla terra, facendoci sovvenire della morte in modo più sensibile di quello che si faccia quando godiamo salute.

Perché lo spirito non resti abbattuto ed oppresso sotto l'afflizione del corpo, la Generale destinerà una casa, come è indicato nelle Costituzioni, che sarà chiamata «Casa della speranza» dove di preferenza si raccoglieranno le Suore che, per vecchiaia ed infermità, sono inabili in tutto od in parte agli uffici dell'Istituto. La casa dovrà essere in un luogo salubre e quieto, molto ben fornita di quanto può occorrere al buon trattamento delle Suore che hanno diritto a speciali riguardi. Vi si terrà un numero conveniente di orfane per servire di qualche occupazione alle inferme. È però proibito far servire le orfane al letto delle religiose.

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Anche in ciascuna casa, alcune delle più salubri camere si terranno riservate per le inferme.

Alle suore inferme si useranno tutte quelle cure che dalla carità e pietà sono richieste. La Superiora le abbia particolarmente a cuore; le visiti spesso personalmente, confortandole con amore; le accontenti pure in quanto può e non si stanchi mai di prestar loro i servigi e i conforti ai quali hanno diritto. Badi che le infermiere adempiano alloro ufficio con grande carità e colla massima diligenza.

Le inferme mostrino riconoscenza a chi le assiste. Obbediscano alle prescrizioni del Medico, della Superiora e dell'infermiera. Possono pure esporre i loro desideri e le loro ripugnanze, ma con tutta sommessione e senza dimenticare la loro condizione di povere volontarie di Gesù Cristo. Ricevano con riconoscenza e senza pretese la carità loro usata dall'Istituto. Badino che nel tempo della malattia il demonio raddoppia i suoi sforzi per perderci. Stiano ben preparate, mirino il cielo, contemplino la corona che le attende, e sopportino con pace, rassegnazione e pazienza le loro infermità. Il combattimento è per finire; gli Angeli con Maria SS. con S. Giuseppe e tutti i santi le guardano e le aspettano.

Se la malattia si fa grave e pericolosa, la Superiora avverta per tempo dolcemente l'inferma del pericolo nel quale si trova e da quel punto faccia che l'infermiera non l'abbandoni più.

Procuri che le sieno amministrati per tempo i SS. Sacramenti e non manchi loro alcuno dei tanti conforti che la S. Chiesa con cura materna ha riservato con tanta abbondanza ai moribondi.

Procuri ancora che sia servita ed assistita con tutte le cure necessarie a sollievo del corpo e a conforto dello spirito. L'inferma poi non si smarrisca all'annunzio del pericolo nel quale si trova. Morta già al mondo e vissuta di pura fede, ravvisi nella morte il dolce momento nel quale lo Sposo celeste la chiamerà alle nozze eterne.

Veda di tener bene ardente ed accesa la lampada per potergli uscire degnamente incontro.

Sarà cura della Superiora il notificare per tempo e coi debiti riguardi alla comunità l'aggravarsi della malattia e il pericolo nel quale l'inferma si trova, come pure la morte avvenuta, evitando anche, in simili casi, ogni scompiglio ed agitazione nella Casa e conservando quella tranquillità che si conviene a religiose che sanno benissimo che non è questa la nostra patria; e che la vita loro non è altro che una preparazione alla morte.

Quando l'inferma entra nell'agonia procuri che il Sacerdote le stia sempre a fianco e le sorelle si raccolgano in chiesa a

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raccomandare la moribonda alla S. Famiglia, pregandola che l'assista in quel punto estremo, affinché per i meriti infiniti di Gesù Cristo passi dalle fatiche dell'esilio alla pace della patria dei santi.

Avvenuta la morte, se ne dia il segno, e tutte della casa si raccolgano di nuovo in chiesa. La Superiora, o chi fa per lei, reciti ad alta voce il De Profundis ed il Miserere, indi si faccia alcuni brevi riflessi sulla caducità della vita, sul grande pericolo in cui si trova in morte una religiosa vissuta tepidamente e sui grandi conforti che arreca in quell'ora l'aver generosamente lavorato e patito per il Signore. Racconti pure modestamente quelle cose che nella vita della defunta possano servire a comune edificazione, a stimolo e ad esempio delle sorelle e delle Figlie di S. Giuseppe. Reciti infine una terza parte del Rosario col Miserere.

La Superiora della casa ove la Suora muore, manderà istantaneamente la partecipazione di morte alla casa Madre ed a tutte le case dell'Istituto, onde le sieno applicate al più presto possibile i dovuti suffragi.

Le esequie, ed i suffragi da farsi alle defunte sono indicati nelle Costituzioni (Parte I CapoIX).

CAPO IX - Del noviziato §.I.-Regolamento per le Novizie Abbiate in una casa più opportuna un luogo affatto separato sì

dalle Religiose come dalle Figlie di S. Giuseppe, il quale serva pel Noviziato. Se col tempo l'Istituto ingrandisca assai ed avesse molte Case, destinatene anche due o tre a questo scopo e mandate alla direzione di esse quelle religiose di costumi più santi, d'ingegno e di mente più perspicaci, di disinvoltura, stabilità e fermezza non comune, che sono necessarie al disimpegno di sì grande ed importante missione. Ricordatevi che il Noviziato è come un vivaio nel quale si coltivano preziose piante, seminate dalla mano stessa di Dio, e date a voi da custodire, far crescere e fiorire, per essere poi trapiantate a suo tempo nelle vostre Case, onde coi loro frutti portino abbondanza di beni, e la loro vista ricreando l'anima di buoni desideri, facciano lodare e benedire il Signore che mandò sulla terra sì elette piante a benedizione e vantaggio delle sue creature. Guardate dunque impegno e dovere che ne avete, e quanto gran conto ne dovrete rendere a quel Padrone il quale, se è buono e misericordioso,

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è pur giusto e terribile con chi trascura di tendere con tutte le sue forze ad uno scopo sì importante, pel vantaggio del quale vi dà in mano Egli stesso gli strumenti ed i mezzi.

Io vorrei il Noviziato rigoroso e severo: non lasciatevi mai prendere dal timore che ciò abbia da ritirare e raffreddare le vostre Novizie nella loro vocazione, mettendole fors'anche al pericolo d’abbandonare l'Istituto.

Lasciate pure che ciò succeda e se ne vadano: credete che questo non succederà che alle sole non veramente chiamate. Per quelle che avranno una vera vocazione, la vita d’annegazione e di sacrificio che quivi saranno costrette a condurre, lungi dall'intimorirle ed annoiarle, servirà a rassodarle viemmeglio nei loro generosi propositi.

Perfezionando queste, allontanerete dal Noviziato quelle che non vi potrebbero dare che fiori apparenti e frutti guasti, con danno e pericolo delle altre.

Il Noviziato è come un crogiuolo nel quale si prova il Religioso, succedendo di lui come dell'oro, il quale se è vero e fino, nel crogiuolo diventa più bello e lucente e perde ivi tutta la lega; ma se è falso vi lascia l’apparente splendore. Non fate però, né pretendete tutto in una volta, né crediate di far perfette le vostre Novizie e spogliarle dei loro difetti, vizi e pregiudizi così, alla leggiera, e in poco tempo, come si farebbe con una statua che si vuol perfezionare. No, Sorelle carissime, ci vuol tempo, orazione, pazienza, perseveranza e fermezza. Cercate dapprima di ben conoscere l'indole, l'inclinazione e la natura delle vostre giovani, per saper poi applicare quei rimedi e quelle medicine ad ognuna di esse più adatte, sieno poi dolci od amare, acciò riescano loro di giovamento e le risani; e non abbiano invece, come succede nelle malattie del corpo, per un rimedio mal applicato, mettere a pericolo in un colla vocazione la loro salute eterna. Perciò, Superiore mie carissime, andate ben caute nella scelta delle Maestre delle Novizie, ci vuole pratica, esperienza, acume, vigilanza e fermezza; e tutto troverete, se di cuore vi raccomanderete al Signore.

Appena una giovane entra in Casa come Novizia, non assoggettatela subito nei primi giorni alle regole ed alle prove del Noviziato; ciò le stringerebbe il cuore, a danno della pace e soddisfazione che certamente allora deve provare entrando nello stato da lei desiderato. Sappiate compatire alle nostre comuni miserie. Essa abbandona la famiglia, la libertà e forse i comodi e gli agi della vita, la patria, i genitori e per quanto sia provvista di virtù e di generosità, questo distacco unito alla diversità totale di fisionomie,

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abitudini, ed il raccoglimento e silenzio che trova nell'Istituto, non le può sui primi giorni che arrecarle un vuoto... una solitudine... una malinconia senza che vi s'aggiunga ad accrescerle le pratiche del Noviziato. Perciò per sette. o otto giorni lasciatele una certa libertà di se stessa; che vada pure, se crede, girovagando per la casa e per gli uffici, purché non porti disturbo e distrazioni, e sempre assieme ad una savia Novizia che ad essa assegnerete per compagna e che mai dovrà abbandonarla e lasciarla sola.

Guardate bene che trovi tutti i posti e le officine della Casa in grande ordine e disciplina; e le Suore impiegate in esse, essendo dalla medesima interrogate, rispondano brevemente ed a bassa voce, di maniera che vi scopra, vi veda e vi conosca che le Costituzioni, l’ordine ed il buon governo sono nella casa in pieno vigore.

Credete che questo è il migliore elogio e la maggiore stima che possiate far prendere e concepire pel vostro Istituto. Se la Novizia fosse di condizione civile e in conseguenza allevata comodamente e nell'abbondanza, distinguetela, se vi pare, nei primi giorni, in refettorio dandole qualche cosa di più delle altre. Compatite insomma ed usate sempre qualche attenzione verso quelle di più distinta condizione. Queste hanno abbondonato di più, e fatto maggiori sacrifici di un'altra che abituata già poveramente, trova nella Casa più di ciò che ha abbandonato; però queste distinzioni e questi riguardi, ricordatevi, solamente nei primi giorni, i quali si devono considerare giorni di eccezione. Questo sistema, di non ammettere al Noviziato la petente appena entrata in Casa vedrete che vi riuscirà assai bene, perché se la Novizia ha buona volontà, si stancherà presto di trovarsi sola, senza regola ed occupazione in una casa dove tutte faticano, si reggono e muovono al cenno dell'obbedienza, perciò vi chiederà con istanza d'essere essa pure ammessa alla sua destinazione; allora, se credete bene, potrete ammetterla anche prima: però, non concedete questo che come una grazia, perché in generale i giorni chiamati d'eccezione non devono essere meno di otto o dieci. Pei soggetti poi nei quali scopriste sino dai primi giorni qualche malattia, vizi o difetti reali e al vostro Istituto dannosi, od anche vi lasciasse incerta solamente di tenerla, allora no, anzi allungate di qualche altro giorno il tempo d'eccezione, per poterle poi rimandare, prima che entrino in Noviziato, se mai veniste a questa risoluzione. Le Figlie di S. Giuseppe, che già voi conoscete e vi potete senza timore compromettere, passano addirittura al Noviziato, se mai Dio desse a qualcuna la vocazione religiosa ed avesse insieme le qualità necessarie per essere accettata, poiché diversamente non si potrebbe

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riceverla. Esercitate a tutta prova le vostre Novizie nella mortificazione, specialmente delle passioni, nell'annegazione della loro volontà, contrariando i loro gusti, i loro desideri, le inclinazioni sino nelle cose lecite e lodevoli, nell'abbiezione e bassa stima di loro stesse, impiegando le più schifiltose e quelle che vedete si stimano qualche cosa di più delle altre negli uffici più bassi, vili e faticosi della Casa, come sarebbe lavar le stoviglie, aiutare nella cucina, lavare e tener netta la Casa dalle immondizie ecc. ecc, e ciò sino a tanto che le vedete morte affatto al loro amor proprio, alla loro superbia e ad ogni sorta di riguardi e rispetti umani. La vita d'una cristiana, e molto più d'una religiosa, deve essere una vita d'annegazione e di sacrificio; l'Uomo-Dio ce ne diede l’esempio; ecco il modello che dovete loro proporre! Abituatele all'amore del lavoro di qualunque sorta esso sia, faticoso o no, d'occupazione o distrazione, necessario od inutile, nobile o vile, non importa; lo dà l'obbedienza e ciò sia per esse motivo abbastanza sufficiente, onde imprenderlo con alacrità e diligenza; perciò vi riuscirà assai bene, per ridurle a questo stato d'indifferenza e spogliarle dei loro proprio giudizio, dei propri gusti ed inclinazioni, che facciate loro fare e disfare spesse volte le stesse opere e lo stesso lavoro, anche che fosse fatto bene; molto, più poi se vedeste che ne avessero la compiacenza; come anche nel punto di terminare qualche bell'opera, farla compire ad un’altra e che questa sola ne porti in seguito tutta la lode ed il merito. Ma ciò, mie carissime, con tanta naturalezza e disinvoltura da vostra parte, che sembri proprio che siate costrette a fare, ordinare ed agire così per bisogno, necessità e dar loro vera mancanza di meriti, d'abilità e di cognizione. Fra tutti i lavori dei quali è bene che sieno istruite le vostre Novizie, quello dell'agricoltura dovrà sempre avere la preferenza, essendo questo il cardine principale della nostra Istituzione. Quindi alternatele vicendevolmente a lavorare nel giardino della Casa, onde abituarle in questa sorta d'occupazione, dovendo in seguito, fatte Religiose, esser disposte ad andare in campagna con le nostre Figlie. Guardate di non fare distinzione tra le nobili e le plebee, le ricche e le povere, ma che tutte secondo le loro forze, delicatezza e capacità naturali s'impieghino in questi esercizi manuali della terra. Dite loro per animarle a vincere le ripugnanze dell'amor proprio, e quel certo rossore che forse proveranno le nobili e le civili in quest'impieghi: che non è l'arte ed il mestiere che avvilisce ed abbassa l'uomo, ma il fine non buono: che un'azione per sé nobile ma fatta per vanità è men nobile che. quella di lavorare colle proprie mani la terra; che Dio, quando chiama ad una missione, dà pure la forza, la capacità ed i

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talenti di sostenerla e di adempierla, e guai a chi si tirasse indietro per superbia e vanità! Così lo sentivano i prirni compagni d'un S. Benedetto e di un S. Bernardo, quando spogliati de’loro ricchi patrimoni, dei loro gradi, dignità e cariche, con l’arma e la divisa dell'umiltà, dissodavano terreni, coltivavano la terra e portavano al mondo che li dispregiava i vantaggi che nessuno certamente può negare. Non trascurate dunque fatica e cura, per quanto sta in voi, onde far amare alle vostre Novizie quest'arte sì bella, sì semplice e sì ricca di tanti vantaggi. Lo studio poi dell'agricoltura le animerà ed aiuterà assai alla pratica, per la varietà e curiosità delle cose di cui va ricca la natura. Che adempiano bene e con esattezza ai loro piccoli uffici, alle loro incombenze, ed alle loro pratiche di pietà e di religione. Che sieno esatte ed abbraccino la vita Religiosa, sino dal bel principio, con impegno, alacrità, cuor grande e generoso.

Che la svogliatezza, la non curanza e l'indifferenza non entrino, per amor di Dio, nel vostro Noviziato; questo è un tarlo che corrode e consuma il bello di una opera, e non vi lascia che il puro scheletro. Non trascurate dunque fatica per ucciderlo sul bel principio; prima che prenda piede. Se coi castighi dovete andar parche, non risparmiatene quando ne vedete la necessità, specialmente con quelle di questa sorta. Qui se non terrete man franca, non farete mai niente; con questi caratteri ci vuole risoluzione; compatite piuttosto una che senza volerlo ed anche per impeto improvviso e subitaneo d'impazienza e di collera commette grosso fallo o mancanza, che un'altra di carattere indifferente. Non concedete facilmente penitenze e mortificazioni esterne volontarie alle vostre Novizie, anche che ne veniste dalle stesse ricercate, molto più poi a chi ne andasse smaniosa; in una principiante e di poca virtù ciò servirebbe d'aumento di superbia e di pascolo dell'amor proprio. Dite loro, che le mortificazioni e penitenze che devono fare, sono d'abbassare il proprio giudizio, far volentieri quello che vien loro comandato, compatirsi vicendevolrnente malgrado i difetti e le imperfezioni, piegarsi ed adattarsi a tutti i caratteri, per quanto sieno dal nostro diversi; amarsi insomma in Gesù Cristo, come Dio ama e compatisce noi, sue figlie e sue creature. Non coltivate certe pettegole che trovano male ed hanno scrupolo di tutto e in tutto; disprezzatele e dite loro francamente che se non si cambiano, quest'Istituto non è per loro. Così pure a certe smorfiosette che si credono e vorrebbero nei primi giorni del Noviziato essere mezzo sante e perciò s’inquietano e turbano perché nell'orazione non hanno il fervore che desiderano, né quelle virtù insomma che hanno sentito e letto nelle.vite dei Santi:

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dite a queste che pensino poco a sé, ch'esse non sono sante, anzi lontane, lontanissime dall'arrivarvi; che si umilino e stiano tranquille nelle mani di Dio in quel luogo e modo che la divina volontà le vuole e le mette, senza voler ascendere a quella perfezione della quale non hanno il merito Fate abborrire poi a tutte le singolarità, specialmente nelle cose spirituali, fate loro amare la vita semplice e comune come la più sicura e la più scevra di pericoli. Dite loro che noi, Suore della Sacra Famiglia, dobbiamo uniformarci ai nostri tre Divini Modelli, i quali condussero, in apparenza, appresso agli uomini la vita più semplice e comune: che dobbiamo come Essi cercare di diventar grandi agli occhi di Dio, ma nel sacrificio e nell'abbiezione. Che parlino poco, ricordandosi che la maggior parte de’nostri mancamenti e difetti provengono dalla lingua; che non abbiano smania di prodursi, essendo ciò vanità e leggerezza; che trovino anzi piacere a vivere nascoste e ritirate, quando però l'obbedienza non esiga diversamente. Che vivano di una vita di fede e non operino che per Dio, ed a Dio solo dirigano ogni loro pensiero ed ogni loro operazione, perché essendo egli nostro Padrone, ha tutto il diritto all'amore nostro. Che vedano e considerino nei prossimi l'immagine di Dio, che tien fatto a sé quello che si fa a’minini tra essi. Fra il prossimo amino sempre il più povero, il più abbietto, essendo quello il più spregiato dal mondo, ed amino le nostre Figlie, benché povere contadinuccie: sappiano che il nascer grandi è sorte e non virtù; e molte volte, sotto ruvide spoglie, vi sono cuori più grandi e generosi, che sotto le vesti più ricche e pompose.

Non permettete alle vostre Novizie carteggio con chicchessia, eccettuato coi genitori ed i più stretti parenti, ed anche a quelli rarissime volte. Sappiano esse che entrando nell'Istituto bisogna separarsi non solamente col corpo, ma anche con lo spirito dagli affetti della carne, altrimenti il loro sacrificio non sarebbe gradito a Dio, il quale vuole il nostro cuore tutto intiero e non diviso con le creature: devono però ricordarsene appresso il Signore; ma con pace e tranquillità abbandonandoli con tutta fiducia nelle braccia della Divina misericordia. Potrà il Signore non esaudire le preghiere ed i voti. di colei, che per essere tutta sua gli sacrificò le sue più care e giuste affezioni? Se volete però che questo distacco dai parenti si effettui, tenetele lontane più che potete dal parlatorio; e almeno pel primo anno dopo entrate, vorrei non vedessero che i soli più stretti parenti, ed anche questi rarissime volte

Assuefate le vostre Novizie ad una particolare pulizia nella persona e nell'abito; che camminino diritte e senza affettazione, che

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parlino ed espongano i propri sentimenti con naturalezza e semplicità, che sieno affabili e cortesi colle compagne, rispettose con tutte e massime verso chi è superiore ad esse. Le Novizie non potranno trattenersi a discorrere con le professe, fuorchè con l'officiata a cui sono date per aiuto nell'officina e per le sole cose concernenti all'ufficio.

La maestra delle Novizie non le lascerà mai sole: essendo essa impedita, vi sia l'Assistente, specialmente nelle ricreazioni. La ricreazione è il tempo più acconcio per conoscere il carattere, l'indole, le inclinazioni e perfino i vizi e le virtù delle Novizie: e però non interrompete subito ad esse ogni parola, ogni motto, ogni atto che non vi sembrasse buono, per non togliere loro la libertà e la confidenza (sempre però che non fosse di scandalo): lasciatele ridere, giuocare e sollazzarsi, ben inteso, sempre nei limiti della modestia religiosa. Questo, oltre che gioverà per tenerle sane e di buon umore, vi servirà anche, come dissi, per conoscere e scoprire. i loro caratteri ed inclinazioni, per applicarvi poi a tempo e luogo quei rimedi ad esse più opportuni.

Cosa importantissima, e che immensamente vi raccomando, si è che le vostre Novizie sieno schiette e sincere, scevre da ogni raggiro e doppiezza.

Quella Novizia che trascura l'obbedienza e gli ordini ricevuti, o che trasgredisce qualche articolo delle Costituzioni, o che commette qualche mancanza esterna contro qualche virtù e con tutta facilità dissimula e nasconde la mancanza agli occhi della propria maestra tenete per certo che, o non ha vocazione, o è vicina a perderla. Non le credete se mostra devozione e pietà e se vi chiede pur anco di fare qualche mortificazione esterna La prima mortificazione che deve abbracciare una Novizia ed una Suora della Sacra Famiglia è quella voluta dai propri doveri e dalle proprie Costituzioni. Se chiude in sé tanta superbia che pel timore di un rimprovero tradisce il proprio dovere e la propria coscienza, celando e dissimulando la propria colpa, certamente è illusione del demonio e finta la sua divozione.

Guardate dunque, impegno grandissimo che deve avere la maestra per iscoprire e conoscere il carattere e l'indole di ciascheduna delle sue Novizie Domandi a Dio un occhio sagace per non errare. Essa deve puranco sapersi conciliare stima e rispetto e insieme amore e confidenza: deve dar coraggio ed animare le timide; essere sostenuta e concisa con le ardite sciolta e non curante con le pettegole; scrupolosa, penetrante e vigilante con le furbe e le dissimulate; (che Dio però tenga sempre quest'ultime lontane dalle nostre case!).

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E se mai tra le vostre Novizie ne scorgeste qualcuna di questa tempra, e che ammonita non si corregga, allontanatela subito dalla Casa prima che infetti le altre: queste d'ordinario sono le più dure di testa e le più ostinate che non si arrendono né alle ammonizioni, né ai castighi; pretendono sempre d'aver ragione; e non potendo ottenere d'ingannare la propria maestra, cercano fra le compagne un appoggio alla propria malizia susurrando all'orecchio loro con danno incalcolabile, ciò che l'amor proprio e l'astuzia del demonio rappresenta loro giusto e ragionevole, suscitando così l'animo loro alla mormorazione. State all'erta, per carità! ed appena scorgete essere una Novizia infetta da tale vizio, consideratela come un lupo fra il gregge; e se fosse anche ricca, brava, scienziata, o come che sia, non indugiate ad allontanarla dalla Casa, chè questo Istituto non fa per lei.

Non abbiate difficoltà di licenziare un soggetto qualora lo vedete incapace d'abbracciare quei sacrifici che costituiscono la vita religiosa.

Motivi di licenziamento per le Novizie sono: mancanza di buon giudizio e di segni di vocazione religiosa; disistima dell'agricoltura e delle opere dell'Istituto; difetto di docilità e di umiltà per obbedire prontamente e ciecamente; difetto di attività laboriosa; inclinazione alla malinconia; scrupoli uniti ad ostinazione nel proprio giudizio; ignoranza ed incapacità tali che il soggetto non possa rendere all'Istituto alcun servizio, e sopratutto se è di carattere doppio, finto e dissimulato.

Nel deliberare nei casi di licenziamento, non entrino riguardi meramente umani, di sangue, o d'interesse; ma si proceda con rettissima intenzione per la gloria di Dio e pel bene dell'Istituto.

§.-Avvertenze che riguardano il tempo del noviziato Il Noviziato, il quale comincia per le Novizie dal momento che

vestono l'abito religioso, deve essere rigorosissimo. Come all'articolo ventesimo delle Costituzioni, le Novizie del

primo anno di noviziato dovranno essere occupate nell'acquisto delle virtù e della religiosa perfezione e nell'emenda dei difetti; e perciò non possono essere adibite a nessun ufficio che possa impedire la loro formazione religiosa. Potranno solo prestare aiuto, per un'ora circa la mattina, ed un'ora il dopo pranzo a qualche ufficio; ma che sieno totalmente divise e dalle Professe e dalle orfane, colle quali è loro proibito anche di parlare.

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Quelle del secondo anno possono servire come professe e possono essere di aiuto alle maestre tanto delle orfane che della scuola esterna, ed in un bisogno, possono anche uscire in campagna alla sorveglianza delle orfane; ma nella sola casa del noviziato e senza trascurare nessuna pratica propria delle Novizie.

Verificandosi la assoluta necessità che una Novizia del secondo anno debba essere traslocata in altra Casa, non si farà ciò che col voto unanime del Consiglio generale. In tal caso la novizia sarà richiamata al noviziato un mese prima della professione.

Il noviziato deve essere fatto con tutta la regolarità e senza mai uscire e pernottare fuori della casa stessa di noviziato per nessun motivo, nel primo anno. Terminati i due anni di noviziato, la Novizia, se il Consiglio Generale la dichiara degna di essere ammessa ai voti temporanei, si sottoporrà all’esame Canonico dell'Ordinario e si preparerà alla pronuncia di questi voti che emetterà in mano alla Superiora Generale o di una Sua Delegata il giorno stesso che la novizia avrà compiuto il suo noviziato: e dopo cinque anni consecutivi di voti temporanei, se viene dalla Superiora Generale e dal Consiglio Generale dichiarata idonea di essere ammessa alla pronuncia dei voti perpetui, nel giorno stesso che scadono i cinque anni di voti temporanei li pronuncierà perpetui; e se invece del Consiglio Generale fosse riprovata, dovrà subito da quel punto essere dimessa dall'Istituto.

Trattandosi della vestizione di una Novizia, si potrà differire di alcuni giorni, se si vuole, per aspettare l’Ordinario che perciò sarà invitato; non così trattandosi della professione. Se l'Ordinario non può trattenersi presente il giorno prefisso per la funzione, quando la Suora che deve professare abbia fatto col medesimo l'esame, potrà invitarsi qualunque sacerdote per la funzione.

§.III.-Istruzione alle Novizie su ciò che riguarda la vita Religiosa Molti, e direi la maggior parte degli uomini, non conoscendo le

cose dello spirito e giudicandone secondo la carne, credono la vita Religiosa una vita comoda, del tutto quieta e tranquilla; le case religiose luoghi d'ozio, ove senza fatica e senza pensieri si mangia e si beve in santa pace, curando meglio la salute del corpo; i Religiosi, gente che vive a seconda del proprio genio, senz’altro obbligo che di praticare qualche orazione od esercizio devoto, liberi del resto di trattenersi colle persone secolari per informarsi da loro di ciò che passa e si fa nel mondo, e di giudicare e di consigliare come porta ed

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inclina il loro zelo, e secondo il diritto che hanno o s'immaginano d'avere acquistato col loro abito, formandosi in tal modo quel concetto e quella stima di santità che più lusinga, e che deve portarli in Paradiso a loro bell'agio e, come suol dirsi, in carrozza. Oh la bella vita che è mai questa per andar dritto, dritto al Cielo!

Nel mondo, stenti, tribolazioni, patimenti; in convento, abbondanza, pace, consolazioni. Nel mondo mille pericoli di perdersi, in convento sicurezza, facilità di salvarsi. Così i mondani. Poveri ciechi, poveri illusi che non conoscono e interpretano così male la vita Religiosa! Ma ciò che è da stupirsi e da compiangersi di più, si è che anche persone che si credono spirituali e che aspirano alla perfezione, spesso non giudicano diversamente. Quante giovani entrando in convento con simili idee e trovando tutt'altro da quello che cercavano, ritornano al secolo spargendo al di fuori mormorazioni, critiche e lamenti per coprire il loro inganno, e lo spirito loro poco mortificato! Novizie mie carissime, non v'ingannate in cosa di tanta importanza. Il convento è luogo di pace e di felicità, ma per quelle tra di voi che sono risolute di morire a se stesse ed alle proprie inclinazioni, per seguire Gesù Cristo con la croce, sulla strada del Calvario e del sacrificio. Vita Religiosa vuol dire: vita d'annegazione e di sacrificio; vuol dire spogliamento di sé, rinuncia ai propri gusti, alle proprie inclinazioni. alla propria volontà; vuol dire in una parola morte lenta e continua delle nostre passioni, con sacrificio di tutti i desideri anche più leciti e santi, acciò purificate da tutto quello che la natura ha di vizioso, di corrotto e di proprio, viviamo, per quanto ci è dato, di solo spirito e di puro amor di Dio.

Ma, mie carissime, il dirlo costa poco, e la massima piace a tutti, la si esalta, la si loda; ma il difficile è il seguirla poiché in questa impresa, non ci vuole una virtù fiacca, né una volontà debole, ma un cuor grande, ed una volontà ferma e perseverante, perché questo non è lavoro di un giorno, né d'un mese, né d'un anno, ma di tutta la vita; e non sarà questa bene spesa ed impiegata se non consacrandola a vincere noi stesse e perfezionanrci, onde piacere a quel Dio che ci scelse a sue Spose, e come tali non ci coronerà se non monde e purificate. Ma, mie carissime, non vi avvilite, e non credete questo stato superiore alle vostre e forze. Tutt'altro; non vi è stato che, abbracciato con ferma risoluzione, non sia più di questo facile a praticarsi; vedesi ad ogni passo spianare le difficoltà che si incontrano e rendere mano mano dolci i sacrifici, care le privazioni, ed acquista infine l'anima vera pace, tranquillità e contentezza. La perfezione, dice un autore, che Dio propose al mondo per consiglio, per voi è

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obbligo: eravate libere dall'entrare in Religione, dice lo stesso autore, ma dal momento che di vostra libera volontà avete scelto questo stato non siete più dispensate dal dovere di arrivarvi con tutte le forze di cui siete capaci. Ma per giungere alla perfezione, conviene far acquisto delle sode virtù, conoscerne l'importanza e l'eccellenza, come pure la differenza delle virtù superficiali ed apparenti, dalle vere e reali che devono specialmente essere apprese ed esercitate dalle persone Religiose. La vera virtù è sempre accompagnata dal sacrificio; quanto più una cosa ci costa, più ci è cara.

La virtù senza sacrificio è la virtù più particolarmente esercitata dalle persone del mondo a preferenza dell'altra che dovrebbe essere quella dei Religiosi, da Dio con grazia speciale chiamati alla perfezione. Il sacrificio è quello che rende bella la virtù, la rende dolce e soave al nostro cuore, bella e risplendente agli occhi di Dio e degli uomini. Mio Dio! perché non ho talento, onde poter descrivere come si deve praticare questa sì bella virtù, come Voi me la fate conoscere? Ma Signore, illuminate Voi chi leggerà questo scritto, e supplite con la vostra grazia alla mia pochezza ed insufficienza! Tutti dobbiamo amar Dio, questo è il più grande dei comandamenti; per amor di Dio dunque, conviene schivare tutte le colpe mortali, e non amar altri più di Lui. Questo deve essere esercitato da tutti che vogliono vivere cristianamente, altrimenti non si possono salvare; ma basta questo ad una Religiosa?

No, assolutamente no, perché una Religiosa deve di più schivare, per quanto le è possibile, ogni più leggera colpa, ogni difetto, ogni imperfezione volontaria per piacergli e dargli gusto. Dopo Dio, tutti dobbiamo amare il prossimo, soccorrerlo ne’suoi bisogni, non offenderlo, né volergli male. Una persona Religiosa deve di più amare con un amor cordiale chi le è contrario per natura e per ripugnanza, cercando più la compagnia di queste che di altre più simpatiche, e procurando anche per quanto è possibile, di servirle ed onorarle, onde vincersi. Tutti sono obbligati ad adempiere bene i proprii doveri e gli obblighi del proprio stato se vogliono salvarsi; ma noi dobbiamo di più adempierli con quell'esattezza e perfezione con la quale eseguiscono i propri gli Angeli del Cielo, cioè sotto gli occhi di Dio, per Dio e con Dio. Che vi dirò poi, Novizie carissime. Dell'annegazione intiera e continua della vostra volontà e spogliamento del vostro amor proprio, senza del quale non arriveret mai ad acquistare quella perfezione alla quale siete dalla vostra vocazione chiamate; ed è sì necessario, che se aveste, il dono della contemplazione dei più gran santi, ma vi riteneste solamente in parte

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una bricciola di vostra volontà, fabbrichereste sull'arena, poiché il vostro spirito religioso non è fondato che sopra queste basi, e su questi principi? Una persona del mondo ascolterà volentieri un consiglio, un avvertimento ed anche una correzione di un'amica, d'una confidente; la Religiosa invece deve averlo a caro anche da una inferiore per grado e per merito, e mostrarne alla stessa il suo aggradimento. Il mondo non lo comprende, ed è per questo che vive in errore riguardo all'idea e al giudizio che forma della vita religiosa, ed infatti se vi levate questo, il mondo avrebbe ragione, perché tutto il sacrificio sta nell'annegazione propria, e l'annegazione propria è quel lento martirio e morte, con la quale S. Bernardo ed altri Santi chiamano la vita Religiosa; ma questo sacrificio, mie carissime, essendo fatto per Dio, Dio lo vuole sincero,intiero e perfetto: sincero coll’esser tale nell’interno come apparisce al di fuori, intiero col non istancarsi a metà. Non è dunque essere obbedienti, il domandare cento volte al giorno le medesime cose; questo lo fa anche una sciocca; ma nell'obbedire con scioltezza, con ilarità, bene, con prontezza nelle cose ripugnanti alla natura, all'inclinazione ed amor proprio. Una persona del mondo per godere la pace deve sopportare con pazienza le contrarietà ed i dispiaceri che mano mano s'incontrano e che succedono; una Religiosa deve di più, per amor del Signore, sopportare che venga a torto od a ragione accusata, corretta, avvilita, sprezzata; amando a preferenza e facendo bene a quelle che glielo procurarono. Le persone del mondo possono lecitamente prendersi qualche sollievo e divertirsi; una Religiosa non può, né pretenderlo, né desiderarlo, quando l’obbedienza non lo permette. Una persona del mondo può, per quanto sia povera, usare e disporre liberamente di qualche cosa, una Religiosa invece che abbia il vero spirito della santa povertà non solo non può, ma non deve considerar suo nemmeno l'abito che porta, né il letto, né un libro, né un'immagine, e deve essere pronta a lasciarsene spogliare quando e da chi vuole la Superiora. Vedete dunque differenza grandissima! ma qui non è tutto, persino i nostri pensieri ed i nostri desideri siamo tenute di procurare che siano conformi a quelli della Superiora e di chi ci regge. Mio Dio, direte voi, ma è possibile poter vivere in questa maniera?

Possibilissimo con la grazia del Signore: non credetelo un peso gravoso, perché la vera libertà è quella dei figli di Dio. ‘Il mio giogo è soave, il mio peso è leggero’. Non solamente è possibile, ma chi lo pratica, prova una pace, una quiete, una contentezza che è un antigusto di quella del Paradiso.

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Infatti la libertà del cuore, l'esenzione da tutte le cure della vita, le secrete impressioni della grazia, sono i frutti di questa vita tutta celeste che riempiendo l’anima d'una gioia tutta pura, vale cento volte più di quanto abbiamo lasciato e avremmo potuto possedere.

Figlie mie carissime, per arrivarvi con facilità, entrando nell'Istituto, consideratevi come bandite dal mondo, e come tali non abbiate per esso alcun pensiero, né alcun desiderio e non vi fate lecito né di domandare, né di sapere quanto in esso si fa, si pratica e si dice. Dei vostri parenti ed amici non ricordatevene che appresso il Signore, essendo voi morte ad essi, ed essi morti a voi.

Ma se volete arrivare a questo stato, guardate e procurate di ben fondarvi sul principio, altrimenti o non vi riuscirete o vi riuscirete imperfettamente, con gran danno vostro e della Comunità. Perché, vedete, siccome quando si vuol imprendere una fabbrica od un lavoro qualunque di conseguenza, convien badare di ben incominciarlo dapprima, diversamente il lavoro non riuscirà mai perfetto; ed anche non bisogna rappezzare o fabbricare sul vecchio, perché farebbe brutta vista e sarebbe poco solido e durevole, perché quel vecchio non sarebbe mai simile al nuovo, per quanto si procurasse d'informarvelo; così entrando voi nell’Istituto distruggete e lasciate fuori il vostro spirito, mettete i fondamenti sullo spirito che ivi trovate, e fabbricate bene, solido e durevole. Entrate come bambine, e come bambine, lasciatevi trattare, conoscere, maneggiare; come bambine ascoltate e mettete in pratica quanto vi si dice; come bambine non vi fate lecito rimarcare quanto vedete, né ricusare quanto vi si dà; come bambine piegatevi ed abituatevi agli altri caratteri, agli altri gusti, alle altre inclinazioni; e come bambine infine amate, obbedite e rispettate i Superiori dai quali ricevete lumi ed istruzioni solide per condurvi sulla retta via della perfezione. Procurate sin da principio d'avere grande stima e rispetto per le Costituzioni dell'Istituto, anche le più semplici e minute, perché diceva un santo uomo: In religione non vi è niente di piccolo; tutto è grande, bello e santo: se ne avrete stima, le rispetterete e le osserverete con premura ed esattezza. Le Costituzioni sono i legami dell'Istituto; tolte queste, esso è un altro piccolo mondo anzi migliore di quello lasciato, perché qui non manca niente e si ha tutto. Badate bene, vedete, quando entrate in Noviziato ancor piene di desideri vivi e caldi di far bene, di servire il Signore, di sacrificarvi per la sua gloria, insomma, di diventar vera religiosa; dimandate sovente a voi stesse come vorreste essere da qui a qualche anno quando sarete professe. Ebbene, come vorreste essere allora, diventatelo intanto che

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siete in Noviziato, perché come uscirete da quello, sarete per tutta la vita, poiché non sono né il vestito, né la croce, né la corona, né i voti che formano la vera Religiosa, ma bensì la virtù e lo spirito religioso, e come attignerlo, è necessario abbiate colla vostra maestra grande schiettezza, sincerità e confìdenza. Essa è il canale per cui vi deriverà lo spirito giusto della vostra vocazione. Non le tenete celato nulla di ciò che riguarda la vita esterna della Religiosa; cioè il come adempite gli ordini ricevuti, siano generali che particolari, essendo l'obbedienza il fondamento della vita religiosa; come osservate le Costituzioni ed i particolari vostri doveri espressi nella presente istruzione; come disimpegnate l'ufficio impostovi; come osservate il silenzio, ecc. Se nutrite antipatie o simpatie verso qualche sorella od orfana: se trascorrete ad offendere la carità od altra virtù con qualche atto esterno.

Mancando in queste cose chiamatevene tosto in colpa alla Maestra e non aspettate che essa sappia le vostre mancanze per altra via piuttostochè dalla vostra sincerità. Essa, mediante la vostra schiettezza, sincerità e docilità, v'indirizzerà ad acquistare lo spirito proprio della vostra vocazione. Essa vi farà conoscere in che consista la vita religiosa, vi esporrà gli obblighi che seco porta e vi indicherà i mezzi per acquistare la perfezione, nonchè gli ostacoli che vi si oppongono.

Cosa importantissima per acquistare lo spirito religioso e per avanzare nella virtù è l'avvezzarsi fin da principio al silenzio ed al raccoglimento. Una giovane ciarliera non diverrà mai buona e mortificata religiosa; non sarà che religiosa di abito e di apparenza; guardate dunque quant'è necessario che vi accostumiate per tempo al silenzio. Siate rigorosissime ad osservarlo nei tempi prescritti dalle Costituzioni: e quando ritrovandovi riunite nella sala da lavoro la Maestra vi concederà parlare per un'ora la mattina ed un'ora il dopo pranzo, guardate che i vostri discorsi cadano sempre su cose buone ed utili; ed il vostro parlare sia sempre modesto; non parlate mai di voi, né in bene, né in male; né parlate in modo da offendere la carità. Parlate sempre con modi civili e garbati.

Avvezzatevi a ben esprimervi e ad esporre con chiarezza e disinvoltura i vostri pensieri; per ciò fare vi gioverà assai spiegare alla vostra volta la dottrina cristiana, come pure spiegare il Vangelo che udite in chiesa nella domenica e la lezione spirituale che si fa in iscuola ed in refettorio.

Un'altra cosa non meno importante per conservarvi nello spirito della vostra vocazione si è l'amore al lavoro. Dopo la caduta di

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Adamo Dio ci condannò ad esso, la stessa famiglia del Figliuol di Dio non ne andò esente. Quando la fatica vi opprime, o la qualità del lavoro vi avvilisce, specchiatevi in questi tre Divini Personaggi, Gesù, Maria e Giuseppe. Questi vi saranno di stimolo a progredire con coraggio. Non fate distinzione di lavoro; quello che vi dà l'obbedienza vi sia carissimo, anzi se lo potete fare, scegliete quello che è più contrario alle vostre inclinazioni e che più umilia il vostro amor proprio, a preferenza di quello che vi piace e vi aggrada. Lavorate di cuore e con gusto come chi lavora pel Signore e non per gli uomini. Non è lavoro meritorio quello che fate sì male, senz'amore, senza premura, e senza attenzione; né quel lavoro fatto con tanta pigrizia, senza lena e fuori di tempo. Vi siete fatte povere per elezione, qual vergogna dunque per voi se voleste poi riposarvi e vivere alle spalle dell'Istituto con danno delle povere orfane! Fra tutti i lavori della Casa, considerate quello dell’agricoltura come il principale; e come tale, abbiate per esso tutta la stima e l'affezione; cercate e desiderate d'esservi voi pure impiegate: non vi ritiri da questa né la fatica, né il rispetto umano né quanto altro vi può suggerire la vostra delicatezza od il vostro amor proprio. Il Signore aiuta la buona volontà e dà a tutte quella forza e attitudine necessaria agli impieghi e ministeri pei quali ci ha chiamate, e la darà a voi pure se gliela chiederete con fede nella sua promessa.

Si stancava un giorno al lavoro un buon religioso, forse non avvezzo a ciò nel secolo, ed appoggiandosi al muro sonnecchiava; ma un buon fratello che gli stava vicino, dolcemente svegliandolo, gli dicea: Fratello, riposerai nella casa del nostro Padre. Sì, figlie carissime, nella casa del nostro Padre celeste ci ristoreremo delle fatiche per Lui sostenute e riceveremo in ricompensa il cento per uno di tutto ciò che avremo fatto per amor suo.

CAPO X - Di alcune virtù proprie del nostro Istituto §.I.-Della carità fraterna “Amerai Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente, con

tutto il tuo spirito e con tutte le tue forze, ed il prossimo come te stesso”. Così Gesù Cristo nel suo Vangelo. Ed in altro luogo diceva a’suoi Apostoli, ed in essi a tutti noi: “Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi”.

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Ma non crediate però che la carità consista solamente in far cose grandi, trascurando così i piccoli atti di questa virtù che sono sì necessari e sì frequenti, specialmente nelle Comunità religiose, che ne formano, si può dire, la felicità, come formano la pace e la concordia delle famiglie.

Per mezzo della carità, l'uomo ama e si unisce a Dio; e in Lui e per Lui ama il suo prossimo come se stesso. Ma abbiate cura di acquistare la vera carità insegnataci da Gesù Cristo, essendovi una falsa carità che, vestita del manto della vera, vi farà prendere il genio, le inclinazioni e perfino le stesse passioni per effetti di carità, mentre non sono, propriamente parlando, che illusioni del nostro amor proprio per sedurci ed. ingannarci; così viviamo quiete e tranquille senza metter mano all'opera onde distruggere questa ed acquistare l'altra, la sola meritoria, perché basata sull'annegazione e sul sacrificio. Si crederà una di carità perché portando dalla natura un carattere sensibile, sente compassione d'ogni più piccolo male del prossimo, ma non sa poi compatire la benché minima contrarietà; un'altra invece saprà compatire le Sorelle, ma solamente quando sente nell'animo una disposizione alla pace e tranquillità, prodotta spesso da qualche propria soddisfazione e contento.

Altra perché al più piccolo bisogno che sente o vede nelle Sorelle, corre dalla Superiora ad impetrare questa o quella licenza, per avere poi un appoggio alle proprie pretensioni ed alla propria delicatezza. Altra compatirà e scuserà i difetti della Sorella, ma solamente per un certo spirito di contraddizione; altra ancora per una simpatia naturale ecc. ecc.

Niente di tutto questo è la vera carità, insegnataci da Gesù Cristo con l'esempio e con le opere.

“Se la vostra carità non è maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei Cieli”, così Gesù Cristo ancora nel suo Vangelo. E S. Paolo dice che “la carità è paziente, dolce, benigna, senza invidie, senza gelosie, senza inquietudini; essa tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.

La vostra carità sarà vera e reale se da chi riceverete un torto, risponderete con una cortesia o con un sorriso. Se cercherete la compagnia di quelle Sorelle verso le quali sentite nell’animo controgenio ed antipatia, onde potervi vincere e superarvi. Se sacrificherete i vostri gusti e le vostre inclinazioni a quelli delle vostre compagne, per mantenere tra esse la pace e la concordia, senza badare se esse lo meritano o no, se sono maggiori o minori, (ben

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inteso che non apportino impedimento alle Costituzioni e pregiudizio alle costumanze e ai particolari doveri).

La carità vera è quando s'inclina a giudicare e condannare sé, piuttosto che gli altri. Quando si gode nel proprio cuore della lode e preminenza altrui, non provando invidia di sorta, o sentendola, si procura con atti contrari di vincerla e soffocarla. Quando non si biasimano i fatti o detti altrui e non si ascolta biasimare da altri, di maniera che si possa dire di noi, come si diceva di S. Teresa, che “dove era lei, tutti avevano sicure le spalle”. Se una vostra Sorella per ignoranza o per inavvertenza entra nei vostri diritti, quante querele, quante lagnanze!... Se un'altra, credendo di far bene, osa darvi questo o quel suggerimento, con quale arroganza e risentimento non le rispondete?.. Non vedete che questa non è carità? È forse questa che voi insegnate alle vostre Figlie? Quella che voi meditate tutti i giorni nella vita di Gesù Cristo? No, certamente: e vorrete voi dunque insegnare quello che poi smentite continuamente coi fatti?.

Non lasciatevi accecare dalle vostre passioni, e non guardate a sacrifici, a ripugnanze, a geni, a contrarietà: per mantenerla sempre viva tra di voi, non vi sia sacrificio che possa disimpegnarvi dal praticarla; i vostri stessi interessi ve l'impongono, il vostro stesso carattere ve ne dà il dovere.

Estirpate quei piccoli risentimenti, quelle mormorazioni o biasimi, quel giudicare sinistramente; moderate quell'affezione e quella sensibilità naturale, rettificate quell'intenzione, distruggete quella superbia che non vuol mai essere contraddetta, togliete quell'antipatia... e voi avrete la vera carità, la carità insegnataci e comandataci da Gesù Cristo, la sola che può esservi meritoria e che vi farà conoscere per vere Suore della Sacra Famiglia.

O carità, virtù preziosa, virtù divina, legame dei cuori, felicità delle case religiose! Beata quella casa, beato quell'Istituto ove l'amore regna scambievole, vivo e durevole!... Il Signore farà in esso la sua dimora resisterà fermo agli urti ed alle violenze dei cattivi, se mai volessero scuoterlo, sarà di rabbia ai demoni che non potranno in esso far dimora, e di gaudio e compiacenza agli Angeli del Cielo.

Guardatevi dunque dal proferire parola in aggravio delle vostre Sorelle: parlatene poco e quel poco sempre in bene, né sopportate che altre in vostra presenza osino farne mormorazione.

Rimarcandovi tra di voi qualche difetto, avvertitevi vicendevolmente, secondo il grado e l'età, ma con somma carità e dolcezza: quella poi che riceve l'avvertimento sia grata alla carità che le si usa e con bel modo ringrazi la sua correttrice.

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§ II - Dovere del buon esempio Il nostro Istituto, singolarizzandosi dagli altri per le opere e

ministeri intrapresi, sarà spesso esposto a critiche, a rimarchi ed a disapprovazioni; ma noi, Sorelle carissime, appoggiate non nel solo nostro giudizio che certamente sarebbe stato fallace, ma nell'approvazione di persone rette e sante che abbiamo consultato, quali furono specialmente gl'Illmi e Rmi Vescovi Mons. Luigi Speranza, ed Alessandro Valsecchi, che dopo Dio furono l'anima, il principio ed il progresso di questa Società, lasciamo dire, ed operiamo francamente, senza accorgerci delle dicerie del mondo. Se mai in vostra presenza si disapprovassero le vostre Costituzioni e si cercasse persuadervi di qualche cosa a queste contraria, per carità, Sorelle carissime, non vi lasciate illudere. In questa diversità d'opinioni, ricordatevi che siete maggiormente in dovere di farvi stimare con la vostra condotta irreprensibile e santa, dovendo per le opere intraprese essere molto esposte agli sguardi del mondo. Ricordatevi degli obblighi grandi che vi siete assunte entrando in questo Istituto: siete Religiose consacrate al Signore, deh! non disonorate questo santo ed augusto titolo, questa dignità eminente. Dovendo andare per le vostre opere di carità, per le strade ed in campagna sia per lavorare, sia per sorvegliare le orfane, statevi con quel raccoglimento e con quella modestia come se foste in coro o nella vostra cella. Ricordatevi che se le vostre opere ed occupazioni vi espongono agli sguardi degli uomini, queste non vi tolgono però il vostro carattere: siete Religiose e la vita della Religiosa deve essere vita nascosta, ritirata, solitaria e tali dovete essere voi pure in campagna ed in pubblico, con più obblighi e maggiori doveri, ma però sempre con più merito e maggiore edificazione. Guai a voi, Sorelle carissime, se questo bel titolo del quale andate fregiate, fosse disonorato dalla vostra condotta, non corrispondendo con tutte le vostre forze ai doveri, agl'impegni, agli obblighi che esso v'impone: guai poi a quella Sorella la cui condotta non esemplare desse il benché minimo motivo, non direi di scandalo, ma di mal esempio soltanto, al mondo, alle allieve ed alle compagne! Che questa sia subito esclusa dal nostro Istituto; le sia tolto questo bel titolo di Religiosa che porta con tanta negligenza e trascuranza; ritorni al secolo dove potrà ancora salvarsi, ma non stia in questo sacro asilo ove sono maggiori i doveri e per questo ci vuole virtù ferma e soda, ed ove essendo maggiori le grazie, maggiore sarà il conto che se ne dovrà rendere a Dio, il quale chiederà a ciascuno a misura di quello che ha dato.

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A chi molto diede, molto esigerà. Signore, distruggete, annientate, disperdete questo novello Istituto, questa novella Istituzione, se mai col tempo, una sola Religiosa avesse l'ardire di violare le sue Costituzioni e disonorare l'Istituto! Signore, io ve ne prego per le vostre santissime piaghe e pei dolori di Maria Santissima. Così sia.

§ III - Modelli della nostra condotta Quale sarà, o Sorelle carissime, il fondamento e la base di

questo novello edificio, onde possa crescere e fiorire alla maggior gloria di Dio, a salute delle nostre anime ed a vantaggio dei prossimi? Il titolo che abbiamo assunto ce ne fornisce abbondantemente i disegni ed i materiali, se noi con attenzione particolare ne studieremo i modelli nei tre santi Personaggi, dei quali è formata questa Augusta e Divina Famiglia, della quale ci chiamiamo Sorelle. Sì, mie carissime, da questa noi dobbiamo formarci lo spirito, i sentimenti, l'inclinazione ed il cuore.

Consideriamoli spesso nella loro povera casetta di Nazaret ed imitiamo il loro raccoglimento, il loro assiduo lavoro, la loro povertà: i nostri occhi si aggirino e si fermino ora su Maria per ricopiare in noi la sua modestia, il suo raccoglimento, la sua compostezza: ora su Giuseppe per ammirare la sua tranquillità, la sua prudenza, il suo abbandono e la sua confidenza in Dio: su Gesù poi, oh sì, su Gesù!... e ci si presenterà la sua mansuetudine, la sua dolcezza, la sua umiltà: in tutti poi una bontà, una affabilità, una cert’aria di Paradiso che incanta e che innamora!… Oh che grandi lezioni, che grandi cose, che grandi esempi possiamo cavare da questa Augusta Famiglia, da questi grandi Personaggi! Non leviamo mai gli occhi, la mente ed il cuore dalla loro presenza. In tutti gl'incontri, in tutti gli avvenimenti sì prosperi che avversi, la loro vita, la loro condizione comune e povera, le loro occupazioni, le loro fatiche, ci forniranno abbondante materia d'esempi e d'istruzione. Seguiamoli e dimoriamo spesso ora nella grotta di Betlemme, ora per le montagne della Giudea, per le strade d'Egitto e per quelle di Gerusalemme, ora con Gesù nell'orto degli olivi, e ovunque per incoraggiarci ai patimenti, alle prove, all'annegazione e ai sacrifici, se mai fossimo sì deboli da lasciarci abbattere ed intimorire al loro aspetto; ora sul Calvario in compagnia di Maria Vergine Addolorata per imparare come si soffra e si deve soffrire quando veramente si ama Dio. Viviamo infine della vita di questi tre Personaggi; ricopiamo in noi stesse i loro sentimenti,

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entriamo nelle loro disposizioni, seguiamo le loro inclinazioni, amiamo ciò che essi amarono, odiamo ciò che essi odiarono, non rallegriamoci che di ciò onde essi si rallegrarono; mostriamo infine, per quanto alla nostra debole e corrotta natura ci sarà possibile, che siamo vere Sorelle della Sacra Famiglia.

§ IV - Desideri del Cielo Che questa piccola Società dunque, viva tutta pel Cielo. Il

Paradiso sia l'oggetto principale delle nostre speranze, dei nostri desideri: che, quantunque in mezzo al mondo e sempre a contatto delle persone del mondo, tra queste e noi vi sia un muro di divisione sì alto, che mai mai vi abbiano da penetrare i loro sentimenti e le loro massime. Questo muro di divisione l'abbiamo da edificare noi stesse a poco a poco, con la grazia del Signore morire interamente a tutto quello che sa di mondo, a’suoi gusti, alle sue inclinazioni, a’suoi piaceri; e non intente ed occupate in altro che a perfezionarci e a santificarci coi desideri del Cielo, con la mortificazione continua delle nostre passioni, con l'abnegazione indefessa della nostra volontà, col sacrificarci infine in tutto e per tutto per dar gloria a Dio, per piacergli e fare la sua Santissima Volontà: per poter poi sperare la sua protezione sopra di noi, sopra l'Istituto e sopra le nostre opere, per ottenere la gloria ed il riposo in Paradiso nostra patria, nostra ricompensa, per tutti i secoli dei secoli. CAPO XI - Brevi riflessi sugli esempi di Gesù Cristo per uniformarvi la nostra condotta

Saremo care a Gesù in proporzione che crescerà in noi l'amore di Dio e che cercheremo d'uniformare, per quanto sarà possibile, i nostri sentimenti, i nostri desideri, le nostre inclinazioni a quelle di Gesù. E qui riflettiamo qual era l'amore di Gesù Cristo per il suo Divin Padre, l'interesse e la premura perché Esso venisse onorato e glorificato. Per quanto possiamo, procuriamo d'imitarlo col fare tutto il possibile perché Dio venga conosciuto, amato e servito sì da noi che dalle nostre Figlie e ragazze di scuola e preghiamo sempre per la conversione dei peccatori e degli eretici: preghiamo per la Santa Chiesa, per il Papa, per i Ministri di Dio, acciò servano e s'impieghino tutti per la sua gloria e pel suo servizio.

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Gesù ardeva d'amore per gli uomini; la sua Incarnazione, la sua vita mortale, la sua passione e morte, l'Istituzione ammirabile del S. S. Sacramento ce ne danno una prova certa... Imitiamolo coll'amare noi pure il prossimo come noi stesse, col servirlo, col compatirlo ne’suoi difetti e nelle sue debolezze e coll'essere pronte a sacrificar perfino la nostra vita per quella del prossimo.

Gesù era dolce ed umile di cuore, ce lo dice Egli stesso... imitiamolo col considerarci le ultime della Casa e delle compagne, collo stare volentieri coi poveri, colle persone che ci sono moleste, col desiderare che le altre siano esaltate e noi dimenticate ed avvilite, per puro amore e brama d'imitarlo e piacergli.

Gesù è stato obbediente sino alla morte e morte di Croce!... Oh! qui mettiamo tutto l'impegno e tutta la premura per imparare da lui come si deve obbedire, poiché ne abbiamo anche il voto: che la nostra obbedienza dunque sia pronta, senza permetterci, né internamente, né esternamente, alcuna obbiezione; obbediamo allegramente ed esattamente. Riflettiamo alle opere, alle azioni di Gesù e cerchiamo in tutto e per tutto d'uniformarvici... non solo nelle sue azioni più grandi, ma principalmente nelle più minute, comuni ed ordinarie.

Abbiamo sempre sotto gli occhi questo Divino esemplare, la sua modestia, la sua bontà, la sua dolcezza, la sua affabilità, la sua compostezza, la sua pietà, il suo candore.

Andiamo da Maria per trovare Gesù; da Giuseppe per trovare Maria; Gesù, Maria, Giuseppe nostra Famiglia, nostri modelli, nostri protettori nel dorso di questa breve vita; nostro aiuto e conforto nel punto della morte; nostra pace e nostro gaudio per tutta l'eternità.

Visita a Betlemme

Eccoci a Betlemme! Oh, felice Betlemme! Entriamo

rispettosamente in quest'umile grotta, soggiorno dell'uomo Dio. Non temete; qui tutti hanno libero l'accesso.

Qual bontà! Prostriamoci in silenzio in un angolo di questa spelonca e miriamo con rispetto questi tre personaggi del Cielo, e colla luce di quell'abbagliante splendore che illumina per ogni parte la cara capanna, meditiamo attentamente quanto quivi succede, quant'Essi dicono e fanno... perché da questi primi esempi devono formare il loro spirito le Suore della Sacra Famiglia. Povertà: di luogo, povertà di abiti, povertà nelle persone che prime vengono a vedere, riconoscere, adorare il nato Re.

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Povera abitazione!... ecco nude pareti, porte aperte, aria frizzante, paglia ruvida, pavimento freddo. Ecco la vera povertà, ecco i primi esempi, le prime lezioni pratiche di questa virtù, ecco la povertà reale. O povertà, quanto sei grande! quanto sei onorata ora che ti scelse per compagna un Dio Bambino. Chi oserà di te lamentarsi?

Pari all'abitazione sono i suoi primi adoratori, cioè poveri e semplici pastori.

Egli che con un cenno potea chiamare alla sua culla tutti i re della terra, volle i poveri, perché la povertà ha per compagni i poveri, gode e si compiace della compagnia dei poveri. Così Gesù riceve i pastori, li accoglie con bontà, sorride ai loro rustici e semplici modi, li colma delle sue benedizioni e, lungi dall'arrossirsene, fa proclamare per tutto il mondo questa sua prima chiamata. Quanto sono diversi i nostri giudizi, le nostre prevenzioni da quelle di Dio!

Dio, padrone del tutto scelse per abitazione a suo Figlio una povera capanna, per coltri poveri panni, per primi adoratori semplici Pastori! Ecco il valore, ecco l'importanza, ecco la stima che Egli faceva delle grandezze!

Vedete come pure Maria e Giuseppe sorridono ai Pastori, né si vergognano, né desiderano personaggi più grandi; e potremo noi vergognarci di parenti poveri?... di essere nate povere?.. Semplicità, pace, libertà, bassa stima, noncuranza del mondo, ecco pure le doti del povero!... Ecco la povertà reale!... Seguaci della povertà e sue compagne, sono le sofferenze e le umiliazioni; e qui le contemplate in abbondanza in questi tre personaggi.

Senza servitù, senza ripari pel freddo, senza panni per coprirsi, senza fuoco per riscaldarsi, senz'alcuna comodità necessaria, eppure sono contenti. Comodità della vita, servitù, delizie della terra, nascondetevi!...

Stima delle creature, onori, brama di prodursi, compagnia dei grandi, nobiltà di natali, venite; vedete, e considerate!.. Egli è un Dio... Oh, esempi ammirabili!

Povertà, privazioni umiliazioni, tollerate per amore. Sì, Gesù soffre per amore del suo Eterno Divin Padre, del quale

gli sta a cuore la gloria, e per amor nostro che lo meritiamo sì poco. Soffre per amore di chi l'ama, ma pur anche di chi non l'ama, di chi lo disprezza e l'offende. Oh carità! Per amore qui tutti chiama, per amore qui tutti invita. Oh! preghiamo Gesù, preghiamo Maria, madre sua purissima perché la carità ci possa legare noi pure d'uno stesso

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amore, per amare con Essi la povertà, le sofferenze e le umiliazioni per amor di Dio.

Visita a Nazaret Siamo a Nazaret! Entriamo pian piano in quest'umile abitazione

per non disturbarvi i suoi abitatori. Chi sono Essi? I più augusti personaggi del Cielo. Inoltriamoci... Che silenzio, che pace qui si respira!... Dove sono?... Eccoli: Maria sta seduta: Essa lavora; lavora per la Santa Famiglia. Sorelle, stupite ed ammirate; La Madre d'un Dio!... la vedete? Essa prepara ed allestisce il cibo, lava le stoviglie, scopa e tien netta la casa. Qual maestà in tanta umiltà!... Qual pulizia in tanta povertà!.. Qual ordine in tanta miseria!... Perché? perché Maria è raccolta, non parla, opera con tranquillità e con amore pel suo Dio. Bassi uffici, quanto siete grandi, quanto siete invidiabili, santificati e prima di noi esercitati dalla grande Regina del Cielo!... Smania di prodursi, desideri d'alti impieghi, d'indipendenza, quando divenite ignobili a questo confronto! E potremo noi bramarvi?...

Vedete Giuseppe come guarda la casta sua sposa Maria... Il sudore bagna l'augusta sua fronte, la fatica lo aggrava, nullameno egli lavora sempre. È felice e ringrazia in cuor suo il Signore di poter co’suoi stenti e con le sue fatiche sostentare quei cari pegni, delizia degli angeli, sua gioia, suo amore, sua consolazione.

Fortunato Giuseppe! quanto bene corrispondeste a sì alta missione! E noi, come corrispondiamo alla chiamata del Signore?... Miriamo a’suoi piedi Gesù.. oh il buon Gesù fatto piccolo per nostro amore! Egli si trastulla coi pezzetti di legno che cadono dalle mani del suo Padre putativo; li va raccogliendo, li unisce; per far che? delle croci... Quali pensieri passano nella mente di Gesù? Pensa alla sua passione... Miratelo!... Egli ci ha vedute e ce ne offre perché vuole che lo seguitiamo...

Egli ne dà pure in copia alla sua Santa Madre, che le riceve con allegrezza e con amore. Le ricuseremo noi dunque, dopo che le accettò Maria Santissima e dopo che abbiamo scelto di essere Sorelle e di seguirlo da vicino?...

Ma vedete come Maria e Gesù obbediscono a Giuseppe! Essi non guardano alla loro dignità ed alla loro maggioranza

sopra di Lui: Giuseppe è stato dato loro da Dio e questo basta. Egli è obbedito, onorato, servito.

Qual esempio!... Intendete, meditate e ricopiate!...

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PARTE II

Delle cariche e degli Uffici particolari CAPO I - Superiora Generale

La Superiora Generale rappresenta e governa l'intiera Società e per essa tutte le case e le persone dell'Istituto in qualunque luogo sieno, le quali non formano che un sol corpo ed una sola famiglia. La Generale deve essere per tutte le Suore come la sorgente perenne dello spirito proprio ed originario dell'Istituto, ed è suo primo dovere il saperlo conservare in vigore in tutte le case, in tutte le persone,in tutte le opere, pensando che di tutto ciò dovrà rendere stretto conto a Dio

Essa deve essere di carattere fermo e prudente, disinvolta e dotata di talento e di abilità pel maneggio degli affari, per conoscere e ben adempire i propri gravissimi doveri, di spirito retto, ornata di sode virtù e di esemplare condotta, fermamente persuasa e fortemente amante dello spirito dell'Istituto che deve mantenere e propagare, amante dei poveri e delle orfanelle, al bene ed al servizio delle quali, essa è destinata insieme con tutto il suo Istituto

Sarà cura speciale della Superiora Generale, il formare buone Superiore, per poi destinarle e ben adattarle alle diverse Case.

Abbia grande premura del Noviziato che è il vivaio dell'Istituto. Badi bene di qual sorte sia la semente che vi si coltiva e come la si coltivi. Abbia occhio sagace per conoscere le Novizie; non si lasci adescare dalle esteriori mostre di fervore sensibile; ma badi più che tutto al giusto criterio, alla sincerità, alla stabilità nei propositi, all'amore dell’umiltà e della fatica, ed allo spirito di vera mortificazione.

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Nelle visite alle case ascolti con pazienza tutte le religiose, muovendo con materna carità il loro cuore alla confidenza. Animi le timide, aiuti le deboli, sia di conforto alle afflitte: visiti le ammalate, le consoli e le animi a stare attaccate alla croce.

Visiti con gran diligenza gli orfanatrofi ed ascolti quelle figliuole che volessero conferire con lei; mostri anche ad esse cuor di madre, raccomandi loro l'obbedienza ed il lavoro specialmente della campagna; le raccomandi alle religiose e ricordi bene e sempre, che questa è l'opera prima,per la quale fu fondato il nostro Istituto. Oltre le visite alle case, tenga colle sue figlie frequenti corrispondenze in scritto.

Badi che nelle case si conservi costantemente in vigore lo spirito primitivo di povertà, di umiltà, di semplicità e di pace: che le costituzioni si osservino con iscrupolosa esattezza, non si introducano abusi per quanto piccoli e le opere dell'Istituto siano sempre dedicate al bene dei poveri contadini.

Sappia con mano forte e prudente mettere rimedio dove ne trova la necessità. Svelga il male appena si palesa, prima che metta radice, onde non si propaghi.

Tenga in gran conto l'arte agraria e per promuovere ed interessare sempre più le religiose nell’amore e nel gusto della medesima (sì facile a cadere in oblio) s'informi, nelle visite che fa alle case, dei vantaggi e progressi che ciascuna avesse fatto in quest'arte e lodi quelle religiose e premi quelle tra le Figlie di S. Giuseppe, che in essa si distinsero.Non risparmi spese, se vedesse l'utile, per sempre più arricchire ed avvantag giare quest'arte.

Sia ben persuasa dell’importanza del suo ufficio, poiché ella è l’anima della Società.Dio gliene addossò il carico ed a Lui dovrà rendere conto della sua amministrazione. Preghi e confidi grandemente in Dio che è sempre pronto colla sua grazia a soccorrere chi destina ad un ufficio importante.

Le Sorelle poi l’appoggino e l’aiutino sempre colla loro dolcilità e colle loro orazioni.

Le attribuzioni della Generale sono esposte nelle Costituzioni dell’Istituto (Parte. II. Capo.6. e 7).

CAPO II - Delle Assistenti Generali

Le Assistenti Generali hanno dovere di assistere ed aiutare la Superiora Generale, di darle consiglio quando ne sieno richieste nel

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governo e nell'amministrazione dell'Istituto; di proporre quanto credono utile allo stesso e di dare il voto decisivo negli affari di maggiore importanza. La Superiora Generale però si serve di ciascheduna di esse, secondo le varie circostanze, nel disimpegno del suo ufficio.

Le Assistenti sieno dotate di buon criterio, ben penetrate dello spirito dell'Istituto e zelanti di mantenerlo in vigore; sieno per virtù e per la regolare osservanza, esemplari alle sorelle, come le precedono nel grado e nell'uffici. Sieno un cuor solo colla Generale, aiutandola sinceramente e di cuore col consiglio e coll'opera. Interrogate, espongano candidamente e senza alcun umano riguardo il loro parere in quello che reputano più giusto innanzi a Dio, non pretendendo poi che il loro parere sia sempre seguito. Diano esempio alle Sorelle di stima sincera e di perfetta sommessione alla Superiora Generale. La Generale sceglie una delle sue Assistenti che le faccia da ammonitrice, avvisandola liberamente dei difetti nei quali cadesse, sia nella sua condotta privata, che nel governo della Società.

La Superiora Generale colle quattro Assistenti formano il Consiglio generale.

Le norme riguardanti la elezione delle Assistenti, la convocazione del Consiglio e le attribuzioni del medesimo, sono esposte nelle Costituzioni (parte.II.Capo.4.6.7).

L'Assistente Generale che è stata primamente eletta, è la Vicaria della Superiora Generale.

Essa ne deve fare le veci quando la stessa Superiora Generale si trovasse assente dalla Casa Generalizia o fosse impedita dal compiere il suo ufficio o lasciasse questo vacante per morte, deposizione o dimissione.

La Vicaria è tenuta a vegliare sulla salute della Superiora Generale, affinché non avendo essa chi le comandi, non si logori la salute con fatiche soverchie, con penitenze o col mancarsi dei debiti riguardi.

Le Assistenti Generali, possibilmente, devono risiedere tutte colla Superiora Generale nella Casa Generalizia, e tutte e singole devono essere chiamate al Consiglio quando avrà luogo.

Alle Assistenti Generali non possono darsi altri uffici che siano loro d'impedimento a compiere bene quello di Assistenti.

Sono tenute a serbare il secreto intorno agli affari dell'Istituto a loro confidati, sia nel Consiglio che fuori di esso. Mancandovi, dovranno essere seriamente riprese; e se in ciò ricadranno più volte, dovranno essere punite nella misura che esigerà la loro colpa.

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CAPO III - Della Segretaria Generale

La Segretaria Generale dovrà essere religiosa di sperimentata probità, atta a tenere sotto il più assoluto secreto le cose che le vengono affidate, dotata di capacità, destrezza e diligenza per potere ben adempiere il proprio ufficio.

Alla Segretaria Generale è affidato l'archivio dell'Istituto nel quale si dovranno riporre e conservare tutti i documenti e tutti i libri relativi alla storia, agli atti ed all'amministrazione dell'Istituto.

È suo ufficio altresì, quando ne riceve incarico, di scrivere e mandare lettere e fare comunicazioni in nome della Superiora Generale o del Consiglio, relativamente agli affari dell'Istituto.

Terrà nota del giorno d'ingresso delle Postulanti nell'Istituto; e all'entrare delle medesime è suo dovere far loro fare una dichiarazione in iscritto, che uscendo dall'Istituto, non avranno diritto, per qualsiasi titolo, ad alcuna ricompensa per servigi resi allo stesso.

Terrà nota esatta dell'epoca della vestizione e della professione, dei voti temporanei e perpetui di ciascuna Suora; e registrerà gli atti della professione, firmati dalle nuove professe, dalla Superiora e dalla maestra delle Novizie; oppure dalla Superiora e dalla prima Assistente locale, se i voti perpetui si emettono fuori della Casa del Noviziato.

Redigerà gli atti di morte delle sorelle, indicandone in succinto le virtù ed i doni onde furono illustrate dalla Divina misericordia; e ciò per eccitamento e modello di tutte le altre. Se una Novizia o sorella esce dall'Istituto, ne terrà nota, indicando se uscì spontaneamente o rimandata.

Terrà pure il catalogo sempre ben ordinato di tutti gl'individui della Società, indicando le Case ove sono. Terrà pure registro generale delle orfane che entrano nell'Istituto, ed uscendo indicherà se sono state ritirate dai parenti, o se collocate a servizio, dirà la casa ove entrano ecc. nonchè la condotta da esse tenuta nell'Istituto. Alla Segretaria Generale appartiene pure redigere fedelmente, in un libro a ciò destinato, tutti gli atti consigliari sottoscritti da lei e dal Consiglio.

Terrà pure memoria di tutti gli affari pei quali bisogna ricorrere alla Sacra Congregazione ed all'Ordinario; sarà puntuale nel rinnovare a tempo debito, e da chi s'aspetta, la domanda delle licenze e delle facoltà accordate per tempi limitati.

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Terrà l'archivio generale della Società ordinato e custodito gelosamente. In esso conserverà pure in buon ordine lo stato finanziario dell'Istituto in generale ed i risultati di ogni anno, tanto agricoli, che riceverà dalla Direttrice Generale d'agraria, quanto i bilanci dell'entrata e dell'uscita di ciascuna casa, che riceverà dall'Economa generale alla fine d'ogni anno.

Aprendosi nuove Case, la Segretaria Generale compilerà la storia della fondazione tenendo nota dei fatti più notevoli ecc; così pure succedendo il caso di soppressione ne accennerà il motivo e tutto ciò che allo stesso ha relazione.

Terrà pure nota in apposito registro di tutti i fatti più notevoli che avverranno nell'Istituto.

Senza espresso permesso della Superiora Generale o del Consiglio Generale, non comunicherà a chicchessia alcun documento esistente nell'archivio dell'Istituto.

Venendo ricercata nel caso di necessità, rilasci una copia, ma non mai l'originale.

La Segretaria Generale, potendo, disimpegnerà pure nella Casa ove risiede, tutto ciò che spetta alle segretarie locali.

Nel caso che le venisse data una sottosegretaria, questa opererà dipendentemente dalla Segretaria Generale.

CAPO IV - Dell'Economa Generale I beni mobili e immobili di tutto l'Istituto, sono amministrati

dall’Economa Generale sotto la dipendenza della Superiora Generale e del suo Consiglio. Essa d'accordo colla Superiora Generale e col suo Consiglio s'occuperà di tutti i contratti di compere, vendite,locazioni ecc.

Terrà custodita sotto tre chiavi la cassa della Società, ove saranno pure custoditi i titoli di proprietà, le azioni, le cartelle ed i valori d'ogni genere, nonchè il denaro che non è necessario alle spese ordinarie e quotidiane, colle cautele volute dalle Costituzioni Parte II.Capo.10.Articolo 190. In essa cassa terrà un libro nel quale noterà accuratamente quanto da essa viene estratto o in essa riposto.

Nell'archivio generale avrà un mobile riservato a sé, dove custodirà i documenti delle sorelle fino a compita riscossione della loro pensione e dote, e quando la ri scossione è compita, il documento passa alla Segretaria Generale perché lo conservi per precauzione. In

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detto mobile custodirà pure i registri di credito di ogni genere e dei debiti, nonchè quelli di entrata ed uscita giornaliera.

Al termine di ciascun semestre l'Economa Generale renderà conto alla Superiora Generale dell'amministrazione, esibendone i libri, i quali saranno esaminati e sottoscritti dalla medesima Generale e dal Consiglio, come, è indicato nelle Costituzioni, Articolo 192. Alla fine d'ogni semestre riceverà i rendiconti annuali di ciascuna Casa dell'Istituto e ne compilerà il registro generale che consegnerà poi alla Segretaria Generale perché sia conservato nell'Archivio.

L'Economa poco prima di terminare il suo sessennio preparerà un rendiconto generale dell'amministrazione dei beni comuni nel tempo del suo officio e del governo della Superiora Generale. Il rendiconto sarà riveduto ed approvato secondo le norme volute dalle Costituzioni, articolo 193.

Nella Casa Generalizia si sceglierà un locale per tenervi il guardaroba generale di riserbo, di cui avrà cura l'Economa Generale e lo terrà custodito gelosamente sotto chiave. In esso si custodiranno le biancherie e le cose che sopravanzano alle Sorelle, alla sacrestia, infermeria, foresteria ecc.: e il mobiglio di ogni genere che per accidente nella casa si trovasse di soprappiù del bisogno. Mano mano che si presenta il bisogno, sia per una casa che per l'altra dell'Istituto, l'Economa approfitterà degli oggetti del guardaroba di riserbo.

Quando una Novizia, fatti i primi voti, entra a far parte colle Professe, l'Economa Generale riceve dalla maestra delle Novizie il corredo e mobiglio portati dalla stessa entrando nell'Istituto col rispettivo inventario, sottoscritto dalla nuova Professa; e assegnato alla guardaroba il necessario per la Suora, custodisce il di più nel guardaroba di riserbo fino all’epoca della professione perpetua e dopo questa solamente passano al l'uso della Comunità. Servendosi di qualche capo d'indumento per qualsiasi circostanza, prima dell'epoca prefissa, questo dovrà essere peritato, conservandone di poi la memoria unita all'inventario per norma dell'avvenire, succedendo il caso che la Sorella abbandoni l'Istituto.

All'Economa Generale appartiene anche tener memoria in iscritto delle convenzioni fatte per l'accettazione di ogni postulante e conservare il documento degli atti ecc. di ciascuna, fino a compita riscossione di dote; indi lo passa alla Segretaria Generale perché lo conservi coi documenti: così pure farà trattandosi di compere, vendite, ecc.

L’Economa Generale bilancierà quanto possa occorrere di generi o di denaro per tutto l'anno a quelle Case che non possedono a

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sufficienza di beni stabili, tenuto calcolo delle entrate loro per lavori ecc. e sotto la dipendenza della Superiora Generale e del Consiglio darà ad esse quel tanto che si giudica possa loro occorrere per tutto l'anno.

Nell'amministrazione deve essere imparziale per tutte le Case. Rivedrà pure l'Economa colla Superiora Generale il rendiconto

generale dei prodotti vegetali ed animali che la Direttrice Generale d'agraria avrà preparato, onde vedere i risultati e la rendita più o meno abbondante dei terreni di ogni Casa e calcolare di quanto potrà disporre per le Case che deve soccorrere, ecc.

Occorrendo nelle Case dell'Istituto, nuove fabbriche o restauri straordinari di qualche entità, dopo l'approvazione del Consiglio, tocca all'Economa Generale portarsi sul luogo per dare gli ordini relativi.

L'Economa Generale provvederà a tutte le Case dell'Istituto la stoffa pei vestiti delle Sorelle acciò sia mantenuto uniforme e non si alteri il costume adottato nel principio di fondazione. Terrà pure occhio che possibilmente sieno uniformi di qualità in tutte le Case i tibet pei grembiali e pei veli e il panno pei mantelli avendo sempre di mira la povertà religiosa. Occorrendo, spedirà loro i campioni. Il panno pei mantelli, sia leggiero acciò possa servire per ogni stagione.

Nella Casa Generalizia, l'Economa Generale, potendo accudirà anche alle funzioni di economa locale. Venendole data una Sorella in aiuto, questa dipenderà in tutto da lei.

CAPO V - Della Direttrice Generale d'agraria La Direttrice Generale d'agraria si elegge dal Consiglio

Generale fra le Suore che hanno avuto una speciale istruzione nell'agricoltura e che in questa si giudica peritissima.

Alla Direttrice Generale d'agraria appartiene la cura di tutti i terreni di proprietà dell'Istituto. Essa sarà sempre consultata dalla Superiora Generale e dal suo Consiglio quando si tratterà di acquisti o di proposte di migliorie di fondi, o d'imprendere nuove ed importanti colture negli stessi: così pure vedendone ella stessa il bisogno, sarà sollecita fare alla Superiora Generale quelle proposte che crederà opportune pel progresso dell'agricoltura.

La Direttrice Generale d'agraria dovrà essere di talento ed intraprendente, di mente svegliata ed attiva, di carattere franco e superiore ad ogni umano rispetto, amante dell'agricoltura e

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peritissima dell'arte in modo che sappia far eseguire a tempo e luogo i lavori dei campi come si pratica dai più esperti agricoltori.

Alla stessa, quando vi è la necessità, dovranno ricorrere per istruzione e consiglio le Superiore e le Direttrici d'agraria locali, nelle cose che si riferiscono all'agricoltura; e nella casa ove essa risiede è suo dovere oltre il condurre all'uopo, e ben istruire le Figlie di S. Giuseppe nei lavori pratici di campagna, dare ad esse istruzioni di teoria perché possano conoscere le qualità delle terre, l'influenza dei climi e degli elementi sopra la vegetazione; i vantaggi generali e particolari che arreca l'agricoltura, per la ricchezza, pel commercio, nonchè per il bene morale e fisico. A questo fine la Direttrice d'agraria deve essere ben istruita in questa scienza sì vasta e nulla trascurare per renderla fammigliare, onde dietro i suoi insegnamenti, le Figlie di S. Giuseppe ne cavino doppio vantaggio, quello cioè d'unire alla pratica quei lumi e quelle cognizioni necessarie per lavorar meglio, con maggiori e migliori risultati.

È pur suo dovere tener registro di ogni cosa che riguarda l'agricoltura, della qualità e quantità delle terre che si coltivano, tanto nella casa ove risiede, quanto nelle singole case dell'Istituto. Tenga nota esatta dei prodotti e di quanto si spendere per migliorie ed attrezzi necessari pel buon andamento e progresso dell'arte medesima.

Alla fine di ogni anno riceverà dalle Direttrici d'agraria delle singole Case il rendiconto dei prodotti vegetali ed animali dei loro fondi, e ne compilerà un resoconto generale che presenterà poi alla Superiora Generale ed al suo Consiglio. Manderà pure copia di questo prospetto a tutte le Case figliali, aggiungendovi, dall'Economa Generale, il guadagno fatto nelle singole case per lavori manuali, scuole, setifici, ecc. acciò sia letto publicamente alla comunità nel giorno dei premi a stimolo reciproco di attività nelle sorelle.

La Direttrice d'agraria è tenuta ad usare somma cura nel lavorare la terra, non lasciandone un solo palmo incolto; e ad usare tutti quei metodi di coltivazione che l’esperienza avrà trovati migliori per trarre dalla inesauribile fecondità della terra quel miglior frutto che la bontà e provvidenza del Padre Celeste ha disposto che produca a nutrimento de’suoi poverelli.

Nelle visite che farà di quando in quando alle terre annesse alle Case dell'Istituto, osserverà se il metodo di coltivazione che ciascuna Direttrice d'agraria adotta sia conveniente; se trascura di coltivare anche il più piccolo pezzetto di terreno; e darà ad esse quelle

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istruzioni che trova necessarie relative all'agricoltura; e le direttrici terranno conto delle istruzioni ricevute.

La Direttrice Generale d'agraria, come pure le Direttrici e le maestre d'agraria locali, dovranno essere raccolte e tranquille, animate da spirito di vita interiore onde la varietà della campagna e la molteplicità dei lavori non le dissipino né le facciano dimentiche di quella gravità e modestia religiosa che sono sì necessarie in questo Istituto per evitare i pericoli e per conservare la stima delle Sorelle e il rispetto degli estranei, così facile a perdere per la natura e qualità delle opere dell'Istituto.

Dovrà la Direttrice Generale d'agraria essere animata dallo spirito di fede e scorgere la mano di Dio e la sua provvidenza nelle opere della creazione, così da poterlo trasmettere alle figlie ed avvezzarle a sollevare sovente il loro cuore a Dio, ricordando loro che nulla possono le speculazioni e a nulla valgono le fatiche dell'uono, se Dio non concorre colla sua grazia e misericordia.

Tanto la Direttrice Generale d'agraria quanto le Direttrici d'agraria locali stieno bene in guardia che non vadano in dimenticanza gli usi e le regole abbracciate per ciò che riguarda l'agricoltura. Osserveranno perciò e faranno osservare esattamente il seguente:

Regolamento per il tempo del lavoro del campi a) Non si lasceranno mai uscire al lavoro dei campi od alla

custodia del bestiame le orfane da sole senza la sorveglianza di una Religiosa.

b) Per qualsisi motivo e per quanto urgenti sieno i lavori di campagna non vi si recheranno mai le orfane la mattina, prima che abbiano adempito ai doveri del cristiano e fatta debitamente la pulizia personale.

c) Per massima non si condurranno più di nove figlie insieme in campagna. Se il lavoro urge e non si può differire, sottentrerà altra maestra con altre figliuole e si formeranno due compagnie.

d) Le maestre d'agraria riceveranno dalla rispettiva maestra delle orfane le figliuole destinate per la campagna al momento di recarvisi; e dovranno riconsegnargliele quando le riconducono in casa, dopo essersi ben lavate e ripulite e dopo aver messo gli attrezzi con ordine al luogo assegnato.

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e) Prima di uscire al lavoro le figliuole colla maestra diranno la giaculatoria: S. Giuseppe accompagnate le vostre figlie; e faranno il segno della S. Croce.

Arrivate al luogo del lavoro s'inginocchieranno e reciteranno un'Ave Maria coll'offerta: Signore io vi offro questa azione ecc. Finito il lavoro e radunate le figlie per avviarsi a casa, reciteranno tutte insieme l'Agimus in ringraziamento; ed entrando in casa diranno: S. Giuseppe accogliete le vostre figlie.

f) Non permetteranno le maestre d'agraria che le figlie escano al lavoro senza zoccoli nei piedi e senza cappello di paglia in testa lavorando in estate sotto il sole, o senza fazzoletto piccolo che le difenda dall'aria.

Avranno insomma cura grandissima perché la salute delle orfane non venga in alcun modo alterata, ma che all'aria pura e libera dei campi cresca e rinvigorisca.

g) Esigeranno scrupolosamente dalle orfane anche nel tempo dei lavori, nei giorni più caldi, la più grande modestia nel portamento e negli abiti.

h) Quando si sappia che nelle terre limitrofe ed esposte si trovino uomini a lavorare, si avrà cura di tener lontane le orfane in modo che non vengano in alcun modo molestate.

i) Le Suore impediranno che le orfane parlino con persone estranee, ammesse, per qualunque causa, nei terreni da loro coltivati. Esigeranno anche moderato silenzio da loro, specialmente la mattina fino alle ore dieci, e dalle due dopo il pranzo fino alle quattro; nei quali tempi procureranno di recitare di tanto in tanto qualche giaculatoria.

l) Le maestre d'agraria accompagnando al lavoro le Figlie di S. Giuseppe si guarderanno bene dal portar seco qualsiasi lavoro manuale; ma si adopreranno invece, per quanto il permettono le loro forze, nell'ammaestrare, invigilare e dirigere le figlie stesse nei vari lavori della campagna, precederle all'uopo ed aiutarle, dando loro con ciò esempio di annegazione e di sacrificio.

m) Non si tratterranno in campagna oltre l'ora stibiliti dall'orario, senza il permesso della Superiora la quale non lo concederà che nei pressanti bisogni.

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CAPO VI -Delle Superiore locali Ogni casa sarà governata da una Superiora locale aiutata da

due Assistenti. La Superiora dovrà essere di esemplare condotta, amante

dell'Istituto e delle sue opere e ben investita del suo spirito; di carattere fermo e prudente, attiva ed avveduta e insieme tranquilla e raccolta, di belle maniere e di poche parole, amante dell'ordine ed affezionata all'arte agricola, scopo principale di questa Istituzione.

Tocca alla Superiora, con intesa delle due Assistenti, distribuire gli uffici domestici, fra i quali i principali sono quelli di Economa locale, di Maestra delle orfane, di Direttrice d'agraria, d'Infermiera, di Sagrestana, di Portinaia e di Guardarobiera.

La Superiora nominando le Sorelle pei suddetti uffici, badi di non lasciarsi dominare da nessuna prevenzione o riguardo; ma guardi solamente a Dio ed al bene della Casa.

Sebbene ogni Religiosa sia responsabile di tutto ciò che appartiene al proprio ufficio, nondimeno la Superiora ne è principalmente garante in faccia a Dio, alla Madre Generale ed alla Società.

È stretto dovere della Superiora promuovere e mantenere l'osservanza delle Costituzioni, l'unione e la concordia degli animi, la pratica delle virtù e della religiosa perfezione. Corregga le Suore colpevoli e coi mezzi suggeriti dalla carità di Gesù Cristo ne procuri l'emenda.

Osservi e faccia osservare gli orari approvati dalla Superiora Generale sia che riguardino gli atti comuni delle Suore, sia che si riferiscano alle varie occupazioni delle orfane.

Badi sopratutto che sieno scrupolosamente osservate le pratiche religiose, esposte nelle costituzioni, articolo.67.Capo.IV.

Possibilmente faccia che le Sorelle intervengano alla chiesa colla Comunità e all'ora comune; meno le più strettamente impedite per i propri uffici, alle quali assegnerà altro tempo per adempirle.

Assegni a ciascheduna Suora buoni e sodi libri di meditazione ed inculchi loro lo spirito di raccoglimento interiore e il grande esercizio della presenza di Dio.

La chiesa ed il coro sieno l'oggetto principale della sua attenzione. Faccia che ivi tutto sia atto ad ispirare alle Sorelle rispetto e divozione al luogo santo.

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A tempo debito chieda al Reverendissimo Ordinario il Confessore tanto ordinario che straordinario, come si dice nell'articolo 79.delle Costituzioni.

Nei casi particolari la Superiora può dispensare una Suora dall'osservanza di qualche articolo di Costituzione; ma badi che, cessatone il vero bisogno, si ritorni al prescritto.

Visiti spesso le officine, le scuole e tutte le opere annesse alla Casa. Osservi se ogni officiale disimpegna il suo ufficio secondo le norme stabilite per ogni officina; se omettono o se cambiano qualche cosa del prescritto senza sua saputa. Vigili in modo particolare la cucina, osservi se vi è pulizia, se le vivande sieno ben cotte e ben condizionate e se apprestate con proprietà e in sufficiente quantità; e corregga severamente quelle econome e quelle cuciniere che fossero in ciò trascurate. Osservi che l'Economa sia imparziale nella distribuzione delle vivande e non faccia distinzione con alcuna senza suo permesso.

Tocca alla Superiora poi aver cura di dare gli ordini relativi e che crederà necessari per le sorelle infermiccie o di soverchio affaticate ecc. Quando la Superiora sia impedita e non possa di presenza visitare le officine, ne incarichi la sua Vicaria; ed in mancanza di questa si serva della seconda Assistente, ma non si trascuri un punto di tanta importanza; perché se le singole ufficiali disimpegneranno regolarmente e con ordine il proprio ufficio, la Casa pure sarà ben regolata ed ordinata.

Tenga pur occhio che nessuna Sorella entri nell'ufficio dell'altra senza il di Lei permesso; e che nemmeno si faccia lecito dare degli ordini, criticare o disapprovare l'operato altrui, sia in pubblico, sia in privato. Questo sarà un mezzo efficace per conservare nelle Sorelle l'armonia e la carità. Scorgendo però una sorella qualche disordine, ne avvisi la Superiora stessa, che, se lo crederà opportuno, vi metterà il necessario rimedio.

S'adoperi efficacemente perché le orfane accolte nell'Istituto crescano timorate di Dio e vengano dalle Suore istruite con premura in ogni materia e in ogni lavoro adatti alla loro condizione, acciò divengano capaci di guadagnarsi il pane, cosicchè possano vivere in appresso una vita veramente cristiana ed onorata.

Non trascuri di rivedere al fine di ogni mese con le sue Assistenti il libro dell'entrata e dell'uscita della Casa, che riceverà dall'Economa; e se lo troveranno regolare e corrispondente a quanto si ha nella cassa lo approveranno colla loro firma; così pure farà coi

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loro rendiconti semestrali ed annuali prima di spedirli alla Casamadre.

Vada cauta nel permettere alle Sorelle austerità e penitenze; esiga piuttosto da esse puntuale osservanza delle Costituzioni, ed esatto adempimento dei propri particolari doveri anche a costo di qualunque loro sacrificio.

Procuri più che può di mantenere la carità nelle Sorelle. Non mostri d'aver confidenza e propensione per una, piuttosto che per l'altra; sappia deludere quelle Sorelle che nel tempo della ricreazione comune vorrebbero trattenerla in discorsi privati.

Nelle cose più rilevanti consulti la Superiora Generale, cui altresi darà sovente relazione dell'andamento della Casa e delle sue opere.

Non si singolarizzi possibilmente per nulla. Stia pienamente alla vita comune. Sia ella lo specchio della Casa e la regola viva delle religiose.

Abbisognandole licenze o dispense abituali, dipenderà dalla Superiora Generale.

Essendo molti, gravosi e per sé assai delicati i doveri che la Superiora si assume abbracciando tale carica, torneranno utilissime alcune istruzioni ed alcuni avvertimenti i quali Le serviranno efficacemente di regola e di guida per ben governare e ben dirigere la Comunità; perciò possibilmente tutti i giorni li riveda. e ne legga alcuni articoli. Essi sono i seguenti e portano il titolo di:

Una parola alle Superiore

a) Portate gli uni i pesi degli altri e seguirete la legge di Gesù Cristo:

‘Chi vuol venire con me, prenda la sua croce e mi segua’, dette a tutti gli uomini, sono particolarmente dette a voi, Superiore mie carissime, a voi, che avete la direzione ed il governo della Casa e dell'Istituto; a voi, che oltre alla vostra croce dovete portare quella delle Religiose a voi affidate, le quali dovete guidare e condurre pel sentiero della perfezione più con l'esempio che con le parole, più con le opere che coi consigli, più con la pazienza che con l'autorità. Armatevi dunque di forza, di coraggio, di generosità e di fermezza, se non volete rimanere sotto il peso aggravate ed oppresse.

Se il posto di Superiora è grave, guardatevi però che la vostra fantasia non lo accresca con vani timori ed inquietudini. Che cosa è che vi spaventa? Forse lo stretto conto che un giorno dovrete rendere a Dio? Certamente che questo fa temere, considerandovi sole, con le

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vostre poche forze; ma il Signore non ha promesso di aiutare chi in Lui spera? Riposatevi adunque in Lui. Seguite docilmente le sue orme, i suoi esempi, i suoi lumi e le sue ispirazioni e promettetevi tutto dal suo amore e dalla sua tenerezza. Dio vi affidò la sua casa, le sue spose e le sue Figlie; e come tali abbiatene tutta la cura e tutta la premura; ma non prendete quel fare d'importanza e di sussiego che allontana, invece d'affezionare, gli animi; raffredda e toglie la confidenza; e vi guardate pure da quell'aria di sfaccendate che è tanto indecorosa al vostro carattere;ma procurate che il vostro esterno sia sì composto, le vostre maniere sì modeste, le vostre parole sì misurate, che abbiate a far conoscere che se sapete governare gli altri, sapete pure governare voi stesse.

Occupate il vostro posto con quell'amabile e semplice dignità della quale Gesù ce ne diede esempio nel tempo della sua vita mortale, e che dovrebbe essere il modello non solo delle Superiore, ma di tutte le Suore della Sacra Famiglia.

b) Siate severe sino allo scrupolo sull'esatta osservanza delle Costituzioni e delle costumanze dell'Istituto, base essenzialissima d'ogni regolare disciplina.

Guardate che le Sorelle non manchino, senza grave motivo, al coro, alle ricreazioni, alle officine ecc. Che osservino il silenzio, custode della regolare disciplina; che non vadano al riposo più tardi delle altre, né alcuna si alzi prima dell'ora comune senza licenza.

Quindi sia vostra premura di darne voi stesse esempio; e se non siete impedita da qualche importante dovere siate sempre la prima che si porta in chiesa, all'officio, all'impiego, alla ricreazione; che osserva il silenzio e che sta intieramente al vitto comune. Se alle vostre Religiose potete e dovete, in caso di necessità, concedere qualche licenza, con voi dovete essere più ritenute e non dispensarvene se non quando il bisogno potrebbe cagionare un male maggiore e reale.

c) Se non dovete, né potete permettervi senza grande necessità, nessuna distinzione nel cibo, nella stanza, nell'abito ecc. abbiate invece grande premura di conservare in pieno vigore tutte le dimostrazioni di rispetto dovuto al vostro grado, essendo questo necessario per mantenere il buon ordine, la disciplina e la regolare osservanza nell’Istituto. Questi esterni segni di rispetto che vi si tributano, non dovete considerarli fatti a voi ed ai vostri meriti, che certamente meno delle altre ne sarete degna; ma fatti al grado che occupate come rappresentante di Dio; quindi umiliatevi davanti a Lui

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e domandategli la grazia che, come siete distinta pel posto, lo possiate pur essere pei meriti, per gli esempi e per le virtù.

d) Fra le virtù, la più necessaria ad una Superiora, è certamente la prudenza. Perciò quando scoprite dei difetti e dei disordini nelle vostre Religiose e nella Casa, oppure che vi vengano questi riferiti da altre persone, sieno poi religiose o secolari, non allarmatevi, né prendete, come si dice, su due piedi, una determinazione qualunque in proposito, anche che vi sembrasse buona; ma esaminate bene prima tra voi con gran pace e calma quanto avete veduto, o vi venne riferito; indi avanti a Dio, spogliandovi d'ogni vostra inclinazione e nuda d'ogni vostra volontà e desiderio, decidete quanto in proposito vi sembrerà più utile e buono conforme alle vostre Costituzioni per l'onore di Dio e del vostro Istituto. Lo stesso metodo tenete pure circa a quanto vedeste o vi si riferisse di bene, avanti di prendere una risoluzione in proposito. Credete, mie carissime, che parlo per esperienza, difficilmente una risoluzione, od un rimedio applicato, come si dice, a precipizio, giova a sanare; ma quasi sempre viene seguito da dispiacere e pentimento.

Tenete dunque questo metodo se volete godere pace e tranquillità di coscienza. Se il Signore poi pei suoi giusti meriti ed imperscrutabili giudizi permettesse nondimeno che commetteste qualche fallo od errore, voi però sarete tranquille, avendo usate tutte le precauzioni necessarie per ben operare ed essendo stata la vostra intenzione buona, retta e santa. Vorrei che tutte poteste dire al termine della vostra carica: Non ho mai operato per capriccio, né con precipitazione.

e) Venendovi fatti rimarchi sulle vostre Costituzioni o sulle opere abbracciate dall'Istituto e già approvate dalla S. Sede, non inquietatevi, né fatevi vedere irritate; ma ascoltate con tranquillità, dovendo. voi sempre credere che la loro intenzione sia buona; ma non crediate di voler loro persuadere il contrario e far loro penetrare le vostre massime e le vostre opinioni : entrereste facilmente in inutili alterchi con vostro danno e perdita di tempo; ma sappiatevi disimpegnare con sciolta e modesta franchezza, però con belle maniere obbliganti e pulite.

Non allarmatevi, né lasciatevi avvilire per ciò che vi può succedere in casa o fuori, sì con le sorelle che con gli estranei, né prendete le cose con importanza e in grande. Pace, pace, state quiete e lasciate passare l'oscuro, prodotto dal turbine; dopo vedrete più chiaro che alla luce dei lampi; e forse quello che vi sembrava sì brutto, non sarà poi tale alla chiara luce del giorno. Quante inquietudini,

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quanti dispiaceri, quante notti insonni risparmierete a voi ed agli altri se avrete, come si dice, dato luogo al tempo.

f) Guardatevi dal simpatizzare, come si dice, con questa o con quella delle vostre Religiose; ciò è più facile di quello che si crede, trovandosi sempre nelle Comunità qualche carattere più amabile di un altro. Quindi state all'erta ed a guardia sul vostro cuore se non volete commettere distinzioni che, quantunque piccolissime, pure darebbero nell'occhio alla Comunità, la quale vede meglio di voi i vostri difetti, e quantunque per un certo riguardo non ve lo dimostrino, non lasceranno per questo dal condannarvi internamente. Procurate invece di trattenervi più spesso e di essere più cortese con quelle che hanno un carattere più difficile e diverso dal vostro, a preferenza di quelle per cui sentite maggior inclinazione.

Il sacrificio e l'abnegazione che dovete inculcare alle vostre Religiose, deve essere il vostro pane quotidiano, per mantenere l'armonia, la pace e la concordia nella vostra famiglia. Vale più un tozzo di pane secco con la pace, che una Casa piena di vittime con la discordia (Prov.17-1). Io credo che una delle tentazioni più ordinarie con la quale il demonio tenta le Religiose, sia questa: di far credere che la Superiora ami e stimi maggiormente questa o quella a preferenza di sé; e da ciò ne nasce l'invidia, la malinconia, il mal umore, le mormorazioni, se non aperte, almeno interne; ed il demonio poi, raggiratore instancabile, fa succedere la negligenza nei propri uffici, la distrazione nelle opere di pietà e di religione, e perfino l'indebolimento ed il malessere di salute, che prodotto da cause morali diventa incurabile ed intisichisce. Per togliere ogni occasione a tanto male, schivate anche di parlare delle vostre Religiose in presenza delle altre, sia con lode che con biasimo, senza grande motivo. Credete, che la nostra comune miseria è sì grande, che poco basta a risvegliare sentimenti di malumore, invidie e rancori sì dannosi in una Comunità. Lasciate ad esse di lodare chi lo merita; questo sarà senza pericolo e senza gelosia, e servirà maggiormente di stimolo comune al bene operare.

g) Nell'assegnare gl'impieghi alle vostre Religiose, spogliatevi affatto di ogni vostra inclinazione e consultate sempre il Signore, avendo di mira il benessere e vantaggio dell'Istituto. Guardate se il carattere, l'abilità e la salute di quella Sorella si confacciano al disimpegno di questo o di quell’ufficio, molto più se si trattasse di uffici rilevanti. Consultate le vostre Assistenti, raccomandatevi di cuore alla Sacra Famiglia della quale portate il nome di Sorella, e ditele con rispettosa confidenza che vi illumini, poiché dalla buona o

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cattiva riuscita di questa scelta, dipende l'onore delle Sorelle e della Casa; indi decidetevi senza scrupoli, riguardi o timori.

Guardate che alle volte vi potrà succedere che la nomina di qualche Sorella ad un impiego, sia poi tosto seguita da pentimento. Non contristatevi per questo e non abbiate timore. Quando voi avete usate tutte quelle precauzioni che dissi di sopra, questo pentimento viene certo dal demonio: però guardate dal lasciarlo scorgere, e meno poi, palesarlo a chicchessia, credendo di trovare lume o sollievo da questa o da quella delle vostre Religiose. State tranquille e confidate, e vedrete che il Signore giustificherà la vostra scelta.

h) Procurate di trovarvi sempre presente alle ricreazioni; e non ve ne esentate se non per gravi motivi; e allora vi stia possibilmente la prima Assistente. Impedite in queste adunanze ogni sorta di mormorazioni, biasimi e maldicenze. Proibite alle maestre di raccontare i difetti o i fatti delle scolare, di parlare di ciò che intesero da questa o da quella in iscuola, o da qualunque altra persona in parlatorio o nelle ricreazioni festive ecc. Guardate che non si trattengano due a due a discorrere a parte, essendo le amicizie particolari la peste delle case religiose ed un ostacolo allo spirito ed alla perfezione religiosa. Del resto lasciate che stiano allegre e si sollevino nel Signore; e voi pure procurate di dividere con esse l'allegria, facendovi vedere liete e contente di modo che la vostra presenza rechi loro piacere e consolazione.

i) Siate attente e vigilanti sul diportamento delle vostre Religiose. Ricordatevi che ne siete a Dio responsabile ed un giorno ve ne sarà chiesto stretto conto, ma compatite certi difettucci ed imperfezioni che non derivano da mal animo e non portano scandalo, ma esempio e scompiglio nella Casa: questo servirà a tenervi in esercizio di pazienza. Gesù Cristo, esente d'ogni difetto e perfettissimo, compativa e tollerava i difetti de’suoi Apostoli; e per questo non istette dal sollevarli al più alta dignità della Chiesa. Seguite il suo esempio ricordandovi che non siamo Angeli e che solo in Cielo troveremo quella purezza e perfezione che qui in terra ci è solo permesso di desiderare, senza mai poter raggiungere. Fate amare alle vostre Figlie, e direi fino prediligere i poveri e la povertà con tutti i suoi effetti che sono: disprezzi, umiliazioni, fame, freddo, stanchezza, ecc. Dite loro per animarle, che l'Istituto s'intitola dalla sacra Famiglia perché abbiamo a ricordarci di quei tre Divini Modelli i quali nacquero, vissero e morirono da poveri: ebbero parenti ed amici poveri; e coi poveri divisero il pane, il sollievo e la fatica; e per questa classe Gesù fece i suoi più grandi e strepitosi miracoli. A voi

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pure il Signore consegnò la classe povera, e vuole che ad esempio del Suo Divin Figliuolo non isdegnate la loro compagnia; ma anzi impieghiate per essa le vostre forze e le vostre sostanze. E voi ricuserete seguire i suoi esempi e le sue chiamate? Ricordatevi, mie carissime, che non vi può essere un Ististuto più facile del nostro a tralignare dalla sua primiera Istituzione, perché fondato sull'umiltà e sull'abbassamento, cose tanto contrarie e ripugnanti alle nostre naturali inclinazioni; perciò state in guardia e non fate distinzioni d'impieghi per le più nobili, le più ricche, le più letterate, se non volete cadere in questo pericolo; ma tutte mano mano si avvicendino negli uffici più bassi, vili e faticosi, o con la mano d'opera, o con la sorveglianza, o con l'istruzione, secondo le loro forze e capacità.

Non trascurate per quanto spetta a voi ed alla vostra autorità di far fiorire, per quanto il potete, nelle vostre Case e fra le vostre Religiose e figlie, grandissimo amore per l'arte agraria, base sulla quale è stata fondata questa nostra Istituzione. ’Non odiare le opere di fatica, né l'agricoltura istituita dall'Altissimo’. Eccl.7.16. Parlate frequentemente con esse di quest'arte, de’suoi vantaggi, de’suoi benefici. Alternate vicendevolmente le Religiose nell'impiego di condurre al lavoro in campagna le proprie figlie, non risparmiando le più nobili e di civile condizione sempre che non pregiudichi realmente alla loro salute per il bene grande che esse possono portare a quest'arte col loro esempio, avendo questo maggior forza che le parole. Ma se volete che l'amore a quest'arte duri e si propaghi anche fuori delle vostre mura, come deve essere il vostro scopo, fatela stimare con la vostra condotta soda, santa, irreprensibile. L'amore senza la stima illanguidisce e muore; ma con questa si conserva e cresce. Ditemi, perché l'arte agraria era anticamente, non solo ai tempi dei Patriarchi, ma anche ai tempi dei Romani sì onorata? per la stima che meritavansi quelli che a quest'arte si dedicavano. E infatti vediamo nelle storie la stima che facevano quei popoli degli agricoltori, eleggendoli perfino a legislatori e a reggenti dello Stato; e questi furono i tempi più felici e di maggior prosperità pei Romani. Vedete dunque, mie carissime, non è l'arte o il mestiere che abbassa l'uomo; ma l'uomo che abbassa od innalza il mestiere o l'arte, secondo l'intenzione più o meno nobile con la quale l'abbraccia, ed il modo col quale lo compie ed eseguisce. Ricordatevi e tenete bene impresso, che uno dei mezzi più necessari a mantenervi nella pubblica stima è l'osservanza del silenzio, lavorando in campagna con le vostre figlie, molto più poi se foste in luogo esposto alla altrui vista. Sarebbe assai desiderabile che tutte le Case delle Religiose della S. Famiglia

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potessero avere quella parte di terra da far lavorare alle Figlie, non solo unita alla Casa, ma anche cinta di mura per non esporre le Religiose, che devono accompagnare le Figlie, agli occhi del pubblico. Le figlie pure di S. Giuseppe, quantunque non Religiose, devono osservare, con lo stesso rigore delle medesime, il silenzio e la modestia in campagna, eccettuate sempre le parole necessarie per la coltivazione con la maestra che le guida.

Quanto questa regola sia necessaria, e direi anche indispensabile per mantenere e conservare l'Istituto nella pubblica opinione, come per l'avanzamento dello spirito e della perfezione religiosa dei suoi membri, senza la quale l’abito e il nome non sarebbero che apparenza, io non ve lo posso abbastanza esprimere: vi basti che l'esperienza stessa sino dal principio di fondazione, ce lo ha fatto abbracciare di comune accordo e consentimento. Sappiate dunque mantenerlo in tutto rigore: e guai a quella Superiora che mitigasse e facesse qualche eccezione in proposito, come se non ne castigasse la più piccola trasgressione; vorrei che fosse subito dimessa dalla sua carica per esempio e regola delle altre. Ricordatevi, mie carissime, che sino a tanto che manterrete in vigore il silenzio in campagna, e fuori della Casa succedendo di andarvi, l'Istituto fiorirà, farà del bene assai con l'aiuto del Signore, ed i suoi membri verranno rispettati ed onorati nonostante i loro impieghi, agli occhi del mondo vili e disprezzati; ma se toglierete il silenzio, l'Istituto cadrà, tenetelo per certo, il che però sarà meglio assai, piuttosto che vederlo esposto ad una infinità di disordini, che da ciò necessariamente succederebbero. Sorvegliate perciò con vigilanza se si osservano in campagna le regole prescritte. La Superiora è il canale dal quale si deve trasfondere ed alimentare lo spirito e le opere dall'Istituto abbracciate, molto più poi quelle che sono la base dell'Istituto. State all'erta su questo articolo poiché essendo contrario al nostro amor proprio, si andrà insensibilmente raffreddando se voi non lo terrete sempre animato con parlarne spesso con stima ed interesse.

m) Procurate che nelle vostre Case tutto spiri divozione e raccoglimento, giovando questo assai a mantenerlo nelle Sorelle. Voi poi, Superiore mie carissime, siate vigilanti sopra voi stesse per non pregiudicare coll'esempio le vostre figlie. Rinunciate alla smania di certe faccenduzze e brighe che tanto dissipano e che potreste senza pericolo e timore affidare ad un'altra. Procurate pure di disimpegnarvi dal parlatorio quando vedete che la vostra presenza non è necessaria. Se così farete, avrete lo spirito più raccolto e potrete

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sorvegliare con maggior attenzione i diportamenti delle vostre Religiose ed attendere di più al disimpegno della vostra carica.

n) Guardatevi dall'ozio, e dall'ozio pure guardate le vostre Figlie. La mano oziosa produce mendicità, la mano attiva accumula ricchezze (Prov. X, 4, 5). S. Teresa trattando fondazioni ed affari d'importanza, si tratteneva con la conocchia. Sapeste come sta male una Religiosa con le mani in mano o che vada oziosa girovagando per la casa, molto più in un Istituto come il nostro, dove vi Sono tante occupazioni e le Sorelle devono lavorare molto e con fatica! Se dopo d'aver avvisata una religiosa due o tre volte della sua inoperosità e vita inerte, non si emenda e continua girovagando per la Casa senza far nulla, mandatela in chiesa o a letto secondo le contrarie inclinazioni della colpevole, acciò preghi o si riposi per quelle poverette che faticano.

o) Impedite la singolarità e l'affettazione in tutto, specialmente poi nelle pratiche di pietà e di religione: che non stieno in chiesa curve, né col capo torto, ma ritte, modeste e senza affettazione e senza coprirsi colle mani la faccia, che non sospirino, né pronuncino le orazioni in modo da recar disturbo alle altre. Non permettete a tutte letture di vite straordinarie, né quelle che si allontanano dal nostro spirito e neppure libri ascetici e di meditazioni troppo alte e sublimi, ma usino invece libri comuni e conosciuti; p.e. il Liguori, il Da Ponte, il Padre Scupoli, il Rodriguez ed altri simili.

Non vi sia regola per giudicare una Religiosa più santa delle altre perché la vedete più smaniosa della Chiesa, dei Sacramenti, della meditazione. V'ingannereste facilmente: stimate invece più, e senza, timore d'errare, quella Sorella che più lavora e s'affatica senza guardare alle altre; che sopporta con pace e ilarità i difetti delle compagne e pensa sempre bene di loro; che non chiede e non desidera se non quello che vuole e comanda la Superiora. Questa, vedete, è la vera divozione che edifica e fa santi senza lambiccarsi il cervello e struggersi di desiderio di voler fare questa o quell'altra cosa che ci distingue e ci ritarda fors'anche dai nostri doveri. Dite loro spesso che la vera virtù e santità deve prender radice da questi solidi fondamenti, altrimenti fabbricheranno su mobile arena. Che sprezzino e non badino a questa o a quella debolezza inerente alla nostra miseria; ma che s'affatichino invece a togliere dal proprio cuore, sino l'ultima radice della superbia e dell'amor proprio in noi sì profondo e radicato: che amino di star nascoste e ritirate; che sieno contente, tanto se la Superiora le destina allo studio o se crede bene lasciarle nell'ignoranza, se le mette in iscuola o in campagna, se la

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maggiore dovesse dipendere dalla minore; se di questa si ascoltano i consigli e dell'altra si disprezzano; se questa deve ubbidire e quella comandare; questa al riposo e quella alla fatica; se per la stessa opera questa viene lodata e quella rimproverata, ecc.; e tutto questo sopportarlo non solamente con pazienza, umiltà e rassegnazione; ma con ilarità, bel garbo e scioltezza che sono l'ornamento della virtù, cercando di persuadersi e di credere con verità, che chi comanda parla per bocca di Dio, vede e sa meglio di noi, quello che ci spetta e ci conviene. Oh se le vostre Religiose si applicassero con tutto l'impegno e con tutto il loro potere a sì sode e reali virtù! Beata voi! beate esse! beata la vostra Casa! quanta pace vi si godrebbe! quanta gloria si renderebbe a Dio, e quante benedizioni tirerebbero su di esse, sulle loro opere e sull'Istituto! Abbiate grande confidenza in Dio, nella Beatissima Vergine, in S. Giuseppe. Non vi avvilite né vostri difetti; tenetevi umili internamente; abbiate timore di produrvi senza necessità; Dio benedirà il vostro governo ed aggradirà le vostre fatiche e vi concederà quella pace interna che sempre si prova nel ben operare.

CAPO VII - Della Maestra delle Novizie

La Maestra delle Novizie sia in primo luogo ben penetrata dell'importanza del suo ufficio. Diffidi di sé e confidi nel soccorso divino che non fallisce a chi è in bisogno e di cuore lo chiama.

Al peso che l'obbedienza le impone, Dio vuole che vi si sottometta, ed è sempre disposto ad aiutarla.

Preghi costantemente e si accinga con alacrità a formare a Gesù Cristo delle vere Spose, di spirito buono e retto e delle buone operaie nella sua vigna.

Sia la Maestra delle Novizie di esemplare condotta, di ottimo spirito, di fino accorgimento e capace di formare le Novizie ad una soda pietà. Amantissima del proprio Istituto, deve adoperarsi perché le Novizie ne acquistino lo spirito e divengano atte a farlo vieppiù prosperare colla santità della loro vita e coll'ardore del loro zelo nelle sue opere, alla maggior gloria di Dio.

Sia nemica delle parzialità, non facile a credere ad ogni spirito, ma capace di provare gli spiriti se sono da Dio (S. Ioan.IV,I), ricordandosi che la virtù è tanto più soda quanto meno appare, e che non vi ha prova migliore di virtù, che l'umiltà, la docilità, la pazienza e lo spirito di sacrificio.

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In queste virtù si studi di educare ed esercitare le Novizie, non pretendendo da esse che sieno sante e lo diventino ad un tratto, ma sibbene che della santità e del servire Iddio facciano gran conto: che sieno sincere ed aperte, non perdonando mai la benché mimima finzione, né lo sprezzo o l'abituale e volontaria trascuranza del benché minimo dovere.

Compatisca i difetti, massime quelli che provengono da vivacità di carattere, studiandosi di aiutarle ad emendarsene.

Procuri che tra le Novizie regni l'allegria dei giusti e che si abituino a considerare la vita religiosa com e il giogo soave e il peso leggero del Signore che reca la pace all'anima. (Matt.XI.3O); ne bandisca perciò quanto le è possibile la malinconia ed apra il loro cuore ad una dolce fiducia nella bontà di Dio.

Abitui le Novizie ad operare per Dio solo e le istruisca nella meditazione delle eterne verità, facendo che amino questo esercizio, senza del quale la vita religiosa non è che apparenza.

Si studi di sradicare dalla loro mente e dal loro cuore ogni idea ed affetto di mondo, d'attacco alla roba, alle comodità, alle soddisfazioni proprie e all'affetto altresì troppo vivo ai parenti; le quali cose le disturberebbero nei loro doveri e le allontanerebbero da Dio.

Nel guidare le Novizie si attenga fedelmente al regolamento ed alle Istruzioni esposte pe r le medesime in questo volume. Gliele legga e spieghi frequentemente.Faccia che s'imbevano di sana dottrina, di spirito giusto, di virtù maschia, reale e non apparente. Le formi aperte e sincere, sciolte ed allegre, pronte, avvedute ed attive. Ricordi che la Società ha bisogno di Sorelle operose, assai più che di statue divote.

Abbia cura di educarle continuamente, prendendo occasione dalle piccole cose che succedono frequentemente intorno ad esse. Non lasci di correggere quanto in esse si vede di difettoso: si ricordi che i piccoli mancamenti sorpassati, divengono notabili e grandi; né v'è piccol male che non si debba stimar grande se resta e dura per tutta la vita.

Non potendo le Novizie venir occupate nelle opere dell'Istituto che nell'interno della casa del Noviziato, e nel solo secondo anno, sia premura della maestra istruirle bene in questo frattempo in tenere in registro ed in assetto le biancherie, gl'indumenti ed altro della Casa, in servire le ammalate e nel preparare loro le bibite e le medicine e in tutti quegli altri impieghi necessari a sapersi nella nostra Società pel buon ordine ed economia della Casa stessa.

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Cosa poi importantissima si è che le Novizie si abituino a compire ogni cosa con la più esatta perfezione; che dappertutto ove esse mettono mano vi sia ordine, precisione, pulizia; perciò la Maestra o l’Assistente sia sempre presente quando le Novizie disimpegnano le proprie incombenze, per insegnar loro il modo di compierle perfettamente; essendochè la perfezione di queste azioni fatte con retta intenzione, tiene luogo d'altre penitenze corporali necessarie per la mortificazione delle passioni e per l'abnegazione della propria volontà.

Badi pure che le Novizie si tengano nella persona sempre nette, assettate, pulite e ben composte.

Tengano gli occhi modesti, ma senza affettazione; camminando tengano le mani composte sul petto e camminino con agilità e insieme con gravità.

Le corregga dei loro modi incivili e sgarbati che tanto sconvengono alla vita religiosa; e faccia che si trattino sempre con dolcezza e bei modi. Ispiri alle Novizie una somma riverenza ed un cordiale affetto verso la Generale e verso tutte le Sorelle indistintamente.

Incontrandosi con esse si soffermino rispettose, cedendo loro il passo, mentre con voce intelligibile daranno loro il religioso saluto: Sia lodato Gesù Cristo.

Dovendo parlare con esse usino tutto il rispetto possibile. La Maestra delle Novizie registrerà in apposito libro il giorno

d’entrata di ciascuna postulante e conserverà esattamente memoria del corredo portato da ognuna, marcando ogni capo col numero che le assegnerà. All'epoca dei voti perpetui di una Novizia presenterà all'Economa Generale il corredo col rispettivo inventario, perché ne disponga come le è indicato nel suo ufficio.

CAPO VIII - Delle Assistenti locali Ad ogni Superiora locale saranno assegnate dalla Superiora

Generale due Assistenti, le quali devono consigliarla ed aiutarla pel buon governo, della Casa.

Le Assistenti si mostrino sempre sommamente rispettose verso la Superiora, né lascino mai travedere il minimo risentimento. Sieno a lei unitissime di mente e di cuore e procurino efficacemente affezionarle gli animi di tutte le Sorelle e di ispirar verso loro la

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medesima confidenza e rispetto. Badino di non lasciarsi sfuggire parole di biasimo contro la Superiora e il suo operato.

Custodiscano sotto rigoroso silenzio, quanto venisse loro confidato dalla Superiora, riguardante la Casa e i membri che la compongono.

La prima di queste Assistenti sarà la Vicaria della Superiora, è ne farà le veci quando questa fosse assente od impedita dall'esercitare il suo ufficio. Essa nella Casa ove risiede occuperà il primo posto dopo la Superiora.

La Vicaria è tenuta a prestar aiuto alla Superiora nel disimpegno della sua carica e nei molteplici suoi doveri. Essa l'impiega or in una, or in altra opera secondo le diverse occorrenze e circostanze affinché la Casa cammini sempre con regolarità e non rimanga imperfetto nessun ufficio per qualsiasi motivo.

Tocca alla Vicaria procurare che siano eseguiti appuntino gli ordini della Superiora; e non farà nella Casa alcuna innovazione, anche se la credesse necessaria, senza prima aver chiesto il consenso della Superiora. Badi pure a non dissoggettare le ufficiali dalle loro rispettive capo d'ufficio.

La Vicaria può disimpegnare nella Casa qualsiasi ufficio tranne quello di Economa e di Segretaria.

Spetta ad essa la cura della foresteria e tener da conto e in buon assetto tutto l'occorrente per l'ospizio dei forestieri, sia per le stanze, come per la tavola ecc. Pel servizio dei forastieri potrà anche, nel caso, farsi aiutare dalla portinaia.

Spetta altresì alla Vicaria il verificare ogni sera se le porte esterne della Casa sono chiuse a dovere e se le chiavi di dette porte vi siano tutte nella cella della Superiora prima dell'esercizio della sera.

Le seconda Assistente occuperà il secondo posto dopo la Superiora ed avrà altresì l'ufficio di Segretaria locale.

Come Segretaria è suo ufficio scriver lettere quando ne viene incaricata, e tener cura dell'archivio della Casa, nel quale dovrà riporre e conservare tutti i documenti e tutte le memorie relative alla Casa stessa.

Tenga tutto ben ordinato onde nulla si smarrisca, ed ogni documento all'uopo sia pronto.

Venendo ricercata di qualche documento o scrittura ne rilasci una copia, ma non mai l'originale. Conservi le lettere che hanno relazione alla Casa per norma dell'avvenire.

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Tenga memoria delle cose notabili che si avverano nella casa o che alla Casa abbiano relazione, precisandone le circostanze e l'epoca con esattezza.

Ricevendo di nuovo in Casa qualche orfanella è dovere della Segretaria locale partecipare direttamente alla Segretaria Generale copia dell'attestato di nascita, segnando il giorno dell'entrata nell'Istituto e da chi venne raccomandata o collocata. Uscendo ne darà nuovamente relazione alla medesima, indicandole da chi venne ritirata; o se posta a servizio, indicherà la famiglia presso cui venne collocata, il giorno della partenza ecc.

In ogni Casa, la Segretaria locale tenga un apposito libro su cui registrare l'atto della professione dei voti temporanei e dei voti perpetui, caso avvenisse a qualche Sorella di emetterli fuori della casa del noviziato. L'atto della professione dovrà essere firmato dalla nuova professa, dalla Superiora locale e dalla sua Vicaria. Sarà poi dovere della Segretaria avvertire quanto prima la Segretaria Generale delle professioni fatte indicandole in pari tempo il giorno preciso per chè ne tenga registro nell'Archivio generale.

Tocca alla Segretaria prestare aiuto alle Sorelle illetterate che bramassero scrivere lettere alla Superiora Generale o ad altri, osservando però in ciò quanto è prescritto nell'articolo 65. delle Costituzioni. Sarà pure d'aiuto a quelle Sorelle che per ragione del loro ufficio sono tenute a tenere registro di qualche cosa od a rilasciare ricevute, biglietti ecc. quando le ufficiali non fossero capaci di eseguire da se stesse quanto si conviene.

Tenga ordinata la tabella degli uffici delle Religiose che di quando in quando, con intesa della Superiora, rinnoverà.

Se nella Casa non vi fosse la maestra patentata per la scuola delle esterne e delle orfane, la Segretaria terrà sotto la sua direzione sì l'una che l'altra. Provvederà alle orfane libri, penne e quant'altro è necessario; e farà che nella scuola vi regni ordine e disciplina. Osservi che di queste nessuna manchi alla scuola, sia di studio che di lavoro, nei tempi prescritti secondo l'orario.

Tenga conto della libreria e dei libri che si leggono in lavorio ed in refettorio come di quelli che si usano in chiesa: li faccia tenere in buono stato, netti, coperti e ben custoditi.

Tenga pure nota di quelli prestati ed a chi, e della restituzione fatta; ma non riceva, né dia alcun libro al di fuori, senza licenza della Superiora.

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Tenga ben provveduti di carta e di penne i cartolai e bene in ordine i calamai nella foresteria, nella cella della Superiora e dove occorrono.

Tenga pure ordinate le tabelle per qualsiasi circostanza, tanto per la chiesa che fuori il catalogo delle Consorelle defunte, dei benefattori ecc. per ricordarli nella ricorrenza del loro anniversario.

La Segretaria potrà all'uopo disimpegnare nella Casa qualsiasi altro ufficio, eccettuato quello di Economa.

CAPO IX - Dell’Economa locale

I beni particolari di ciascuna Casa sono ammini strati dall'Economa locale, con dipendenza della Superiora locale e del suo consiglio.

L'Economa dev'essere avveduta ed esperta nei negozi, disinvolta nel trattarli, grave e manierosa nel conservare, di guisa che ognuno ne abbia edificazione. Miri e procacci l'economia per spirito e amore di povertà; e sia larga nel provvedere ove la carità richiede provvedimento. Vada d'intelligenza colla Superiora, da Lei dipenda in ogni cosa e le sia obbedientissima.

È ufficio dell'Economa di sorvegliare alla conservazione dei beni mobili ed immobili all’uso della casa concessi, di riscuotere le entrate, le elemosine ecc. di rilasciare le ricevute che segna col proprio nome, di tenere la cassa come è indicata nelle Costituzioni e fare le provvigioni di qualsiasi genere per uso della casa, sempre però dopo averne prima chiesto il consenso della Superiora, anche se si trattasse di cose appartenenti alla Superiora stessa. Caso la medesima fosse assente di casa, l'Economa ricordi il dovere di consultare l'Assistente prima di fare dette provvigioni. A lei faranno ricapito le singole ufficiali per le provviste occorenti pel loro ufficio, tranne che queste venissero fatte dalle maestre di scuola pubblica per conto del comune o delle scolare.

Verifichi sempre la qualità, il peso e la misura delle provvigioni fatte, badando sieno ben custodite, e che per incuria non abbiano a guastarsi.

Nelle provvigioni procuri sempre combinare la buona qualità dei generi e l’economia, avendo riguardo alla carità verso le sorelle e alla povertà religiosa.

Tenga il registro dell'entrata e dell'uscita della casa ed all'ultimo giorno d'ogni mese presenti il libro alla Superiora ed al suo consiglio

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perché sia da esse riveduto e sottoscritto; così pure farà col riassunto seme strale ed annuale che manderà alla Superiora Generale. Col rendiconto annuale manderà alla Superiora Generale per la cassa comune il terzo netto del sopravanzo risultante dal bilancio annuale.

All'ultimo giorno del mese, possibilmente faccia il saldo dei conti, perché i creditori sieno presto soddisfatti e la casa rimanga netta di debiti. Conservi le ricevute e le polizze di qualche entità a norma dell'avvenire.

Vegli alla conservazione del fabbricato, e sia pronta alle piccole riparazioni, che non curate dan luogo a gravi danni e talvolta irreparabili. Tenga pur occhio ai mobili di casa ed agli utensili che non vadano in deperimento. A lei spetta mandar fuori di casa qualsiasi oggetto per le riparazioni dovute, sempre però col consenso immediato della Superiora, tenendo nota d'ogni capo, per verificarli quando li riceve.

È cura dell'Economa il custodire il granaio e la cantina ed in genere tutti i commestibli per uso della Comunità. Se il granaio contenesse molto grano per la cui custodia occorressero cure speciali, l'Economa si servirà della maestra d'agraria per ciò che trova necessario.

Conservi nei debiti luoghi e sotto chiave tutti i raccolti di frutta, legumi, uova, latte, ecc., che riceverà dalle singole ufficiali per dispensarli a tempo opportuno.

Tenga occhio che non vadano a male, e specialmente i cereali li rimuova di quando in quando a seconda del bisogno, acciò non soffrano deperimento. Custodisca i sacchi dei grani, li tenga ben aggiustati e sempre pronti all'occorrenza. Tenga l'inventario d'ogni oggetto aderente al granaio, alla cantina ecc. Alla fine d'anno, al prospetto annuale dell'entrata e dell'uscita, che è tenuta presentare alla Superiora Generale, aggiunga anche il carico e lo scarico annuo dei grani e del vino da lei amministrati annunciando la restanza attiva sì dal primo giorno come dall'ultimo dell'anno corrente.

Quello che sovrabbonda al consueto bisogno della Casa è a disposizione dell'Economa Generale, la quale darà in proposito quegli ordini relativi che crederà opportuni in proporzione dei mezzi finanziari di ogni Casa.

Le Econome particolari abbisognando di cose aderenti al loro ufficio, devono ricorrere immediatamente all'Economa Generale.

Anche in tutte le Case figliali si sceglierà un locale per tenervi il guardaroba di riserbo: in esso si custodiranno le biancherie, le coperte ecc., che sopravanzano all'assegnato per le sorelle, orfane, per

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l'infermeria e per la foresteria ecc., ed il mobilio d'ogni genere che per accidente si trovasse nella casa a soprappiù del bisogno. Di questo guardaroba ne avrà cura l'Economa: come pure alla medesima appartiene tener cura dei letti, materassi, guanciali, coperte, ecc., non consegnati alla guardarobiera. Tenga il tutto sotto chiave, ed abbia gran cura di conservare in buono stato qualsiasi oggetto. Terrà l'inventario di tutti i mobili di casa, biancheria, coperte ecc., notando a chi sono affidati, quelli che servono in questa e quella officina, dandone copia all'ufficiala la quale scadendo dall'ufficio dovrà riconsegnargliela di nuovo riscontrando se nulla manchi di ciò che le venne affidato. L'Economa poi terrà sotto sua custodia tutti gli oggetti di qualsiasi genere non assegnati alle singole ufficiali.

Logorandosi qualche oggetto in qualsiasi officina, ogni ufficiala sia sollecita consegnarlo all'Economa perché lo faccia aggiustare onde evitare spese maggiori dovendo di poi acquistarne dei nuovi.

All'Economa tocca pure in generale l'azienda della cucina. Se la comunità fosse numerosa ed avesse bisogno di una cuciniera per aiuto, le verrà data, ma sempre però sotto la sua direzione. Rimangono pure sotto la sua direzione le impegnate alla fabbricazione del pane, della pasta, del burro, cacio ecc., Somministri ad ognuna l'occorrente e dia loro gli ordini relativi secondo il bisogno.

Alla cuciniera somministri ogni giorno l'occorrente per le vivande delle sorelle. La sera le consegni tutto ciò che occorre per la mattina perché ogni cosa sia in ordine per tempo, e le cuciniere procedano con esattezza e con tranquillità.

Il trattamento corra preciso in tutte le case, cioè: Brodo, latte o frutta a colazione. Minestra e due pietanze a pranzo con pane e vino; frutta possibilmente alla domenica ed al giovedì ed anche tutti i giorni se di queste ve ne fosse in abbondanza. Minestra o zuppa e una pietanza la sera, con pane e vino. La verdura cotta o cruda che sia, terrà luogo di mezza pietanza.

Per la distribuzione della verdura si farà uso d'insalatiera che se ne porrà una per tavola. Faccia pur mettere in tavola un piatto netto per riporvi gli avanzi netti.

Nei giorni di digiuno non si moltiplicano le pietanze. Sia vigile e premurosa l’Economa perché le vivande siano ben cotte, ben condite, apprestate calde e con molta proprietà e in sufficiente quantità.

A lei spetta la distribuzione delle vivande alle sorelle. Non faccia distinzioni di porzione a chicchessia, tranne il caso di bisogno

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che le verrà indicato dalla Superiora. In pari bisogno si provveda egualmente per tutte; badi però in generale che la qualità delle vivande sia di tal natura che possa confarsi a tutta la comunità senza pregiudizio della salute. Abbia gran cura che le sorelle inferme sieno ben trattate, ed eseguisca esattamente quanto l'infermiera le verrà ordinando.

Avverta l'Economa che nessuna, tranne in qualche caso l'infermiera, prepari o cucini qualche cosa per sé, o per alcuna in particolare; e nemmeno essa stessa o la cuciniera apprestino cosa alcuna a qualche sorella di proprio arbitrio. Serva però sempre con carità quelle sorelle che ne la richiedono col permesso della Superiora, ed anche l'infermiera se lo richiede per le ammalate o per le sorelle indisposte. In massima però non permetta che si trattengano in cucina a reficiarsi; appresti loro ciò che occorre sempre nel refettorio comune.

Faccia che nessuna sorella entri in cucina che non sia addetta all'ufficio; e che nessuna addetta per aiuto si trattenga in chiacchiere né faccia del chiasso come che sia. È sommamente raccomandato alla cuciniera somma pulizia nel preparare e nel cucinare le vivande, e di tener pulitissimi gli utensili di cucina, le stoviglie, le pentole, lucidi i tavoli e tutto che vi è in dispensa e nel lavandino. Nel tempo della prima tavola, in ogni pasto, prepari l'acqua calda pel lavandino, ed ogni venerdì prepari la lisciva colla quale si lavino più diligentemente tutti gli utensili di cucina, dispensa ecc.

Si raccomanda alla medesima somma economia di legna, di lumi ecc., che nulla si sprechi, né si rompa, e che niente vada a male per incuria o negligenza.

D'inverno al sabato, dopo l'esercizio della sera, porti l'acqua calda alle celle delle sorelle; così pure porti lo scaldaletto caldo la sera a quelle sorelle che per età o per infermità ne avessero bisogno, di cui le darà ordine la Superiora; e di giorno porti il fuoco dove le religiose lavorano; e ciò per evitare che le sorelle si radunino in cucina per riscaldarsi.

CAPO X - Della Maestra delle orfane

L'ufficio di Maestra delle orfane è il più importante ed insieme il più delicato, perché generalmente, dopo Dio, dipende in gran parte dalle maestre la buona o cattiva riuscita di una fanciulla. Convien dunque che le maestre sieno dotate di criterio, di prudenza e di

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avvedutezza ed insieme che sappiano mantenere nell’orfanotrofio ordine e disciplina; cose non mai abbastanza raccomandate. Uno dei mezzi per ottenere ciò e per facilitare l'istruzione delle Figlie di S. Giuseppe, è destinare, possibilmente, nelle varie Case dell'Istituto, le varie età delle fanciulle divise dai sei ai dodici anni: dai dodici ai quindici e dai quindici in avanti; acciò le prime approfittino dello studio e del lavoro secondo le norme prescritte dai regolamenti scolastici per i tre corsi elementari delle scuole rurali; e le altre ricevano più di proposito quelle cognizioni proprie di vita casalinga, alla loro condizione appropriate, non trascurando pur anco lo studio conveniente al loro stato, ed il lavoro manuale. Se le orfane raccolte in una Casa oltrepassano il numero di venti, alla maestra verrà data un'aiutante che l'aiuti nella sorveglianza delle fanciulle, tanto di giorno che di notte e verrà detta seconda maestra.

Alla prima maestra spetta, in generale, la cura dell'educazione e dell'istruzione delle orfane che vengono raccolte nella Casa e vegliare su quanto riguarda il benessere presente ed il futuro tanto spirituale che temporale.

La seconda maestra verrà dalla prima impiegata, or in una, or in altra opera, a seconda della necessità, e questa opererà sempre dipendentemente da lei. Sia perciò impegno della prima maestra istruirla praticamente circa il modo di disimpegnare il suo ufficio secondo il sistema di educazione adottato dall'Istituto.

Si guardi però bene dal farsi vedere, od udire dalle alunne, a correggerla o parlarle sgarbatamente. La istruisca con carità e la tratti sempre con modi civili e graziati ed usi con lei tutte quelle belle maniere solite usarsi da persone bennate ed educate; e faccia che anche dalle fanciulle venga amata e rispettata. Non manchi però di ripetere alle sue aiutanti, specialmente se sono giovani, che se bramano di essere dalle fanciulle rispettate, le rispettino; e in pratica non usino con esse modi e parole di soverchio confidenziali.

La prima maestra dipenderà in tutto dalla Superiora e Le renderà conto di frequente dell'andamento dell'orfanotrofio. Sia specchio di esattezza nell'osservare e far osservare alle sue aiutanti ed alle alunne l'apposito regolamento e gli orari prescritti per le Figlie di S. Giuseppe. Lo legga e lo faccia pur leggere sovente anche ad esse onde tutte vi si conformino perfettamente. Sostenga con vigore la disciplina. Esiga dalle fanciulle un'obbedienza pronta ed il più grande rispetto verso qualsiasi Religiosa, che parlino e rispondano ad esse con modi umili e riverenti; ed incontrandole per la Casa si soffermino

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al loro passaggio dicendo loro abbassando il capo: Sia lodato Gesù Cristo.

Sarà bene che di quando in quando, ella stessa sopraggiunga nelle varie officine, ove sono raccolte le figliuole per accertarsi se sieno dalle maestre ben sorvegliate e se le figliuole fanno il loro dovere; se obbediscono e se rispettano le maestre ecc. Sia inesorabile con quelle figliuole insubordinate che non obbediscono e non rispettano le Religiose, fossero anche Novizie; non risparmi loro castighi, se abbisognano anche severi. Ricordi che l'insubordinazione da una parte e la debolezza dall'altra formano la piaga.

Si adoperi con zelo perché tra le figlie vi regni armonia e carità: che si rispettino e si amino a vicenda.

Non permetta però mai una domestichezza che ecceda. Sia vigile e attenta nel destinare il posto alle figliuole, massime

in dormitorio: non metta mai vicine quelle che hanno tra di loro amicizie particolari. S'industri a tener l’animo delle fanciulle sempre allegro e sollevato perché ne hanno bisogno e per lo sviluppo del corpo e dello spirito; ma non ceda a tutte le loro voglie.

Non permetta in esse un operare capriccioso e leggero, ed in questo non le assecondi mai; invece procuri di formare in loro un carattere sodo ed eguale a se stesso: ciò è importantissimo. Corregga pure la leggerezza e smania di parlare, abituale nelle fanciulle, ma che col tempo ridonda in male. Per evitare nelle ragazze certi malumori conviene che la maestra sia imparziale tanto nel correggere e nel castigare, quanto nel premiare. In tutto sia mossa dalla ragione e dal dovere, per non suscitare nell'animo delle fanciulle invidie, gelosie, rancori ecc. Sorvegli in tutto che riguarda il benessere loro; non le abbandoni per nessun motivo a se stesse; ma le tenga sempre d'occhio e sorvegliate, senza però opprimerle. Impedisca che tengano discorsi in segreto due a due: e che si allontanino dalle altre, specialmente la sera non permetta che escano dalla stanza di ricreazione, nemmeno in estate, quando sia sera inoltrata e faccia che non manchino mai i lumi occorrenti.

Essendo la Religione scopo essenzialissimo e principale dell'educazione, sia primo dovere della maestra istruire le figliuole nella Dottrina Cristiana, almeno per una mezz'ora tutti i giorni; e farne loro altresì gustare e praticare le massime. Nelle istruzioni abbia mira di presentar sempre i doveri di religione come un giogo soave e un peso leggero, che provato si trova facile, e consolante. Faccia pur comprendere ad esse la bellezza della virtù e specialmente della modestia e della riservatezza, eccitandole a praticarle. Nel tempo

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quaresimale faccia che l'istruzione religiosa versi sulla confessione, cioè sulle disposizioni necessarie per ricevere con frutto questo SS. Sacramento e quella della SS. Eucaristia. Le fanciulle che vengono ammesse alla prima comunione, siano da lei stessa istruite e disposte, eccitandole a partecipare con frutto: così pure disporrà quelle che avessero a ricevere il Sacramento della Cresima. Un secondo dovere di religione si è quello di istruire le fanciulle sul modo di meditare le eterne verità e le massime della fede. Ogni mattina legga loro i punti da meditare, sviluppandoli in quel modo che giudicherà più utile.

Sosterrà pure la pia pratica del ritiro mensile per le fanciulle che hanno compiuti i dieci anni di età, e di quando in quando farà che approfittino di un corso di esercizi spirituali.

Si persuada, la maestra, che non deve mai perdere di vista il bene morale delle sue Figlie, e perciò di qualsiasi circostanza deve trarre argomento d'istruzione, o col tacere, o col parlare, o col fare, e col dissimulare, come vedrà meglio dinanzi a Dio. Lo spirito vivace delle giovanette sempre crescente, deve trovare nella maestra un pascolo per crescere rettamente. Persuada le fanciulle che tutto è nulla ciò che non è Dio, e tutto è vanità ciò che non serve all'eternità. Procuri tutto che concerne per risvegliare la fede e la presenza di Dio nelle sue figlie in ogni luogo; ma più particolarmente in chiesa. Quando vi si devono recare, faccia che tutte sieno pronte al segno che ve le chiama: le disponga in fila due a due e procedano senza far cicalio o rumore sul limitare della chiesa: che vi entrino in silenzio e penetrate da viva fede.

Stia attenta che le preghiere che recitano le fanciulle in chiesa sieno recitate con voce sommessa, unisona, divota e adagio. Tenga vicino a sé quella ragazza che ha l'incombenza delle orazioni per istruirla e correggerla ove errasse.

Quando le fanciulle dovranno accostarsi al SS. Sacramento dell'Eucaristia indosseranno sempre per rispetto abiti da festa. Così pure nell'Esposizione del SS. Sacramento, nell'accompagnarlo alle inferme e nell'accostarsi alla confessione indosseranno abiti puliti, calze e pianelle nei piedi per rispetto e riverenza.

Ogni orfana che entra di nuovo in casa, tocca alla prima maestra accoglierla e condurla innanzi al SS. Sacramento e metterla sotto la protezione di S. Giuseppe: indi farà che le venga subito fatta la solita pulizia; cioè per prima si pettinerà diligentemente, di poi le si farà un bagno intiero, caldo o meno secondo la stagione; e ciò corre per tutte, sudicie o nette che sieno, avvertendo di non rivestirle dopo degli abiti di cui si sono spogliate, finché questi non sieno lavati e

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ripuliti. Le orfane appena entrate in Casa, non saranno subito ammesse in consorzio delle altre nelle varie officine; ma per un intiero mese staranno sempre in iscuola sotto la custodia della maestra. Le tenga sempre sott'occhio, le tratti con amorevolezza e le istruisca più delle altre, specialmente circa la modestia nel parlare, nel trattare e nel modo di comportarsi in ogni circo stanza. Suggerisca loro qualche buona massima, specialmente in materia di religione ecc.

Staranno pure in iscuola per un intiero mese quelle orfane che dovessero uscire dall'Istituto, onde far loro apprendere più diligentemente il lavoro manuale, il modo di contenersi colle persone, la modestia nel trattare, nel parlare ecc.; e darà loro tutti quegli altri suggerimenti che nella sua saggezza crederà del caso.

A questo scopo la scuola dovrà sempre essere aperta e starvi di continuo una maestra.

Se in una Casa, colle figliuole maggiori, vi fosse qualche fanciulla al di sotto dei dodici anni di età, queste saranno tenute in iscuola tutta la mattina per lo studio e per il lavoro, secondo l'orario prescritto per le fanciulle di tale età. In questo caso, con segni alle più grandi e di buona condotta, alcune delle piccole perché ne abbiano, sotto la sua vigilanza, solerte cura, allo scopo d'avviarle, senza che esse se ne accorgano, a disimpegnare tutti gli uffici domestici dei quali si deve occupare una madre di famiglia della loro condizione essendo questo lo stato ordinariamente disegnato dalla Provvidenza alle fanciulle.

Sia poi la maestra molto vigile sul modo loro di operare. A quando a quando interroghi e le grandi e le piccole per assicurarsi che la Casa cammini bene.

Le giovani educatrici pensino a tener in assetto il corredo delle loro piccole. Abbiano cura della loro sanità, le assistano nei loro uffici, nel loro lavoro, nelle loro pratiche di pietà e coadiuvino ove possono al loro avanzamento nella virtù. Conviene però che la maestra dia loro i lumi necessari e quei suggerimenti che all'uopo vede essere convenienti. Alla maestra viene anche raccomandato l'ordine e la pulizia nell'abitato delle orfane: che tutto si trovi a posto e ben custodito; e nulla si perda, si guasti o si consumi per incuria o negligenza.

La maestra assumendo l'ufficio riceverà dall'Economa un dato numero di letti con biancheria e coperte occorrenti per ogni stagione ad uso delle orfane; e tutto l'occorrente per la pulizia in dormitorio, per la scuola, cucina e infermeria delle figlie. Di tutto che le verrà consegnato ne custodirà l'inventario. Sappia di esserne responsabile;

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logorandosi qualche capo di biancheria o altro a lei affidato, lo mostri all'Economa acciò gliene venga sostituito un altro. Tenga il guardaroba sempre ben in assetto e sotto chiave.

Sia esatta nel far mutare alle figlie la biancheria e gl’indumenti nei tempi prescritti dal loro regola mento.

Più volte in estate faccia lavare le figlie con bagno intiero. Conservi il costume di far pettinare le figliuole tra di loro i mercoledì ed i sabati di ciascuna settimana; ed essa, o per mezzo della seconda maestra, non manchi di pettinarne per turno due al giorno, al meno quelle di piccola e mezzana età.

Il sabato e la vigilia delle feste, dopo l'esercizio della sera, le faccia lavar bene con acqua calda o meno secondo la stagione. Osservi che nel far ciò si usi la più grande modestia, e tenga le grandi separate dalle piccole. Dal segno del riposo la sera, comincia per le figlie il silenzio rigoroso che non può essere interrotto che da qualche giaculatoria di desiderio in apparecchio alla S. Comunione, quando si devono comuni care la mattina. Questo silenzio rigoroso dura fin dopo la colazione del mattino seguente. Il silenzio ordinario prescritto per le medesime nelle varie officine ove si trovano, è dalle ore otto alle dieci e dalle ore quattordici alle sedici.

Nelle altre ore potranno parlare, ma però sommessamente. La maestra prima di coricarsi la sera badi che sieno ben chiuse le finestre, che non manchi l'acqua da bere, occorrendola notte: chiuda gli antiporti con chiave che terrà presso di sé e legga i punti della meditazione che intende svolgere alle orfane la mattina.

La mattina al segno della sveglia, sì la prima che la seconda maestra sieno di già vestite, osservando che le figlie si alzino con prontezza e si comportino in tutto come richiede il loro Regolamento. Conviene perciò che tanto la prima maestra che la seconda rileggano sovente il detto Regolamento acciò non vadano in dimenticanza gli usi abbracciati fin dal principio di fondazione. Studino bene tutte le istruzioni riservate alle figlie sul modo di contenersi in dormitorio, in iscuola, al lavoro e in ricreazione ecc., e tutto che riguarda le pratiche di pietà.

Per quanto concerne il modo di educare le Figlie di S. Giuseppe, le verrà suggerito nell'apposita istruzione posta al Cap. 2°,Parte.III. di questo volume.

Si faccia stretto dovere di rileggerla frequentemente per non errare in un punto di tanta importanza qual’è quello di accudire rettamente e saviamente alla doppia sua missione di maestra e di

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madre, allevando ed educando quelle figliuole, al bene delle quali è destinato l'Istituto.

CAPO XI - Della Direttrice locale d'agraria

In ogni casa vi sarà una Direttrice particolare d'agraria. Questa avrà sotto di sé una o più sotto direttrici, secondo il bisogno, chiamate col nome di maestre d'agraria.

E’dovere della Direttrice d'agraria, oltre il condurre, al bisogno, le Figlie di S. Giuseppe alla campagna ed istruirle praticamente, dare ad esse istruzioni di teoria perché possano conoscere la qualità delle terre, l'influenza dei climi e degli elementi sopra la vegetazione; i vantaggi generali e particolari che arreca l'agricoltura per la ricchezza, pel commercio, non che per il bene morale e fisico. A questo fine la Direttrice d'agraria deve essere ben istruita in questa scienza sì vasta e nulla deve trascurare per rendersela famigliare, onde mediante i suoi insegnamenti le Figlie di S. Giuseppe ne cavino il doppio vantaggio, quello cioè d'unire alla pratica quei lumi e quelle cognizioni necessarie per lavorar meglio e con maggiori e migliori risultati.

Procuri che le figliuole trovino per tutto l'anno da lavorare in campagna, attendendo anche a tempo debito a raccogliere le foglie, a pulire gli acquedotti, a preparare le terre pei letami, a scopare i sentieri e a fare anche qualche abbellimento che gusti e rallegri.

Non permetta che le figliuole in campagna scelgano da se stesse il posto, ma ella stessa lo assegni loro, avendo di mira di non accoppiare due figliuole che avessero tra di loro amicizia particolare.

Venendo cambiata in campagna per qualche motivo, dia alla supplente gli ordini che vede necessari, onde la sua assenza non porti pregiudizio alla moralità delle figliuole, né al lavoro.

La Direttrice d'agraria tenga nota di tutti gli attrezzi agricoli. Procuri un luogo adatto e chiuso per riporveli. Li faccia tener sempre puliti ed accomodati con ordine e li custodisca gelosamente sotto chiave onde evitare che si smarriscano o si consumino per trascuranza.

La Direttrice d'agraria tenga nota esatta dei pr dotti annui agricoli, tanto vegetali che animali, ricavati dai fondi appartenenti alla Casa; ed alla fine d'anno ne compili il prospetto da presentare alla Direttrice generale d'agraria.

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Onde animare sempre più nella Casa e tra le Figlie di S. Giuseppe l'amore all'arte agraria, tenga nota di quelle che più si distinguono in quest'arte onde presentarle alla Superiora perché si regoli per la distribuzione dei premi da farsi, secondo i regolamenti, ogni anno nella festa di S. Teresa.

Viene immensamente raccomandato alla Direttrice d'agraria di osservare e far osservare puntualmente ed esattamente alle orfane il Regolamento per il tempo del lavoro nei campi, posto in questo volume.

Relativi all'agricoltura sono pure gli uffici di orticoltrice, floricoltrice e di governatrice degli animali.

L'orticoltrice ha per ufficio la cura dell'orto della Casa. Essa deve essere ben istruita e pratica in simile materia acciò sappia ben coltivare il terreno secondo le migliori norme d'orticoltura. Badi di trar profitto da ogni pezzo di terreno e non ne lasci un solo palmo incolto. Tenga perfettamente pulite le aiuole dalle erbe nocive e i viottoli dell'orto. Rimetta e semini secondo le stagioni, mano mano che raccoglie, acciò non manchino mai, secondo i tempi, gli erbaggi, i legumi ed i frutti occorrenti alla Casa. Tutti i giorni, secondo gli ordini che riceverà dall'Economa o dalla cuciniera, consegnerà in cucina la verdura per la Comunità. Guardi che nessuna vada a svellere od a raccogliere qualche cosa senza sua permissione, che non dovrà mai dare senza un caso di necessità.

Tenga cura degli alberi fruttiferi e col consenso della Superiora li faccia rimettere od aggiungere se mancano; ed al giungere della primavera faccia che sieno tutti per tempo accomodati e puliti dagli insetti onde si conservino e diano frutti migliori ed in maggior quantità: stia attenta che questi non vadano a male, ma li raccolga mano mano che maturano e li consegni all'Economa perché sieno con ordine distribuiti e goduti dalla Comunità. Di quelli che si possono conservare per l’inverno ne serbi più che può; diversamente la Superiora penserà a farli vendere, onde né si perdano, né marciscano senza vantaggio d'alcuno223..

Alla floricoltrice spetta la coltivazione delle erbe odorose e dei fiori di varie qualità per ornamento della Chiesa e per ricreazioni e diletto delle Sorelle. Perciò procuri di fornirsi di cognizioni di botanica e di sapere di ciascuna pianta il nome; di saperla coltivare, di

223 L’orticoltrice non creda inutile lo studio in materia d’orticoltura.

Come l’agricoltrice, ha pur essa necessità grandissima d’istruirsi in questa scienza sì vasta, sì utile, sì necessaria, se vuol ricavare abbondante frutto dal terreno che coltiva.

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conoscere le virtù delle erbe, dei fiori e delle radici, onde usarne in vantaggio della Casa e dell'Istituto.

Lungo i viottoli dell'orto la floricoltrice educherà adatte pianticelle di fiori, quando non portino pregiudizio agli ortaggi ed alle viti. Tutti quei pezzi di terreno non adatti alle coltivazioni degli ortaggi, li ordinerà in varie e svariate forme di aiuole nelle quali vi coltiverà ordinatamente ogni sorta di fiori. Coltiverà pure erbe aromatiche, specialmente quelle che servono per uso della cucina. Anche la coltivazione degli agrumi sarà un bell'ornamento al giardino e potranno questi essere utilissimi alla Casa. Studi la coltivazione di ogni pianta, ed abbia cura di riparare dal gelo le piante ed i fiori delicati.

Appartiene pure alla floricoltrice l'indirizzare le orfane nella coltivazione dei fiori e insegnar loro il nome, le proprietà, gli usi, la coltivazione e la propagazione d'ogni fiore. Tenga sempre puliti i viottoli ed i sentieri del giardino, nette le aiuole da erbe nocive acciò il giardino presenti sempre quell'ordine e quella pulitezza che abbelliscono ogni cosa e che dovrebbero andar del pari alla cognizione dell'arte agraria.

La governatrice degli animali domestici. Scopo principale dell'Istituto e di migliorare l'agricoltura; ed uno dei mezzi per giungere a questo scopo ed arricchirne i prodotti si è:

1. L'allevamento del bestiame da stalla che è di somma importanza, sia per formare dagli escrementi buoni concimi, sia per gli altri prodotti che forniscono, sia per il lavoro che fanno ecc.

2. La coltura dei gallinacei, dei conigli ecc che sono di tanta utilità alla Casa per la carne e per le uova che ci somministrano, non che per il concime ottimo che ci procurano.

3 La coltura delle api, dei bachi da seta ecc., cose tutte che hanno relazione intima e diretta coll'agricoltura.

L'attendere a queste funzioni è incarico della governatrice degli animali domestici. Necessita quindi che la medesima sia ben istruita in materia di zoologia, la quale insegna il modo di ben governare gli animali ed il modo di migliorare ed educare le loro razze.

Importa moltissimo inoltre che la sorvegliante ami grandemente la pulizia, articolo tanto necessario per il decoro della Casa ed anche per utilità degli animali stessi. Mantenga primieramente sempre asciutto e pulito il pavimento della stalla. Le pareti pure dovranno essere tenute con cura, libere dalle ragnatele. La porta e le finestre sieno aperte in maniera da potersi cambiare l'aria senza che le correnti di essa offendano il bestiame. Mantenga la stalla

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calda nell'inverno e fresca nell'estate. La greppia degli animali si ripulisca ogni giorno. La lettiera sia soffice, pulita e asciutta, e perciò cambi frequentemente lo strame. Faccia tener sempre puliti gli zoccoli degli animali, li stregghi frequentemente nelle diverse parti del corpo perché sieno sempre puliti e rimangano sani. Non distribuisca agli animali foraggi umidi che potrebbero cagionar loro qualche malattia. La razione sia proporzionata al grado di sviluppo degli animali, ed appena terminato il pasto, essi dovranno essere abbeverati con acqua non tanto fresca, ma pulita.

Somma pulizia tenga pure nel pollaio ed in ogni luogo ove alleva degli animali di qualsiasi specie. Avrà cura inoltre in generale della pulizia di tutte le parti dell'abitato rustico.

Il fienile ove si conservano tutti i foraggi che debbono servire di nutrimento al bestiame, ed il portico ove si conservano le stramaglie, sono pure assegnati alla di lei cura; così pure è sua ispezione il preparare buoni ed abbondanti concimi per i terreni da coltivarsi. L'allevamento del bestiame e la preparazione dei buoni concimi richiedono pure uno studio particolare.

Non manchi quindi di fornirsi di giuste idee con uno studio assiduo in proposito.

Sia sempre presente alle orfane quando mungono il latte delle giovenche, per accertarsi della pulizia: questo, dopo averlo pesato e registrata la quantità, lo consegnerà alla cuciniera per uso della Comunità. Se questo fosse molto abbondante, col di più ne formerà burro, cacio, ricotta ecc., per la quale avrà un ambiente apposito e chiuso a chiave.

Tenga nota del pollame perché non si perda e tutte le sere lo verifichi. S'industri perché non manchino mai le uova per uso della Comunità. Queste le consegni ogni giorno all'Economa; ed a sua richiesta, le consegnerà pure qualsiasi altro animale, tenendo esatto conto, sì del numero delle uova che del peso dei gallinacei o d'altri animali per darne alla fine d'anno conto alla Direttrice locale d'agraria, perché le serva di norma per la preparazione del prospetto annuale agricolo che è tenuta presentare alla Direttrice Generale d'agraria. Presenti pure nota ogni anno dei (quadrupedi venduti o comperati ecc., ed il guadagno fatto.

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CAPO XII - Dell’infermiera

L'infermiera tanto delle Suore che delle orfane, eserciterà il suo ufficio di carità colla massima diligenza e in conformità di quanto è prescritto al Capo IX della Ia Parte delle Costituzioni

Eseguirà con scrupolosa esattezza tutte le prescrizioni dei medici, ed avrà un libro in cui tali prescrizioni saranno notate acciocchè non sieno dimenticate. Per tale motivo non mancherà mai d'essere presente alle visite del medico. Conserverà in un armadio tutte le medicine più frequentemente ordinate e ne terrà la chiave.

Per piccole indisposizioni, specialmente alle giovani, non ricorra facilmente alla farmacia, imperocchè l'uso frequente delle medicine, quantunque semplici, vizia e sconcerta lo stomaco e, specialmente nelle giovani, può essere nocivo. Alle smaniose di medicine consigli dolcemente la dieta, persuadendole che di questa avranno vantaggio più che dei rimedi troppo frequenti.

L'infermiera assumendo l'ufficio, riceverà dall'Economa della Casa il piccolo mobilio spettante all'infermeria col rispettivo inventario Sappia di esserne responsabile e che cessando dall'ufficio deve render ragione di tutto che le è stato consegnato; usi perciò molta accuratezza nel custodire ogni cosa, onde nulla si perda e nulla si sciupi per negligenza.

È sommamente raccomandato all'infermiera di assistere e servire con premura, con dolcezza e carità le ammalate, badando che loro nulla manchi di quello che è necessario e conveniente ai loro bisogni, sì spirituali che temporali.

Appena sente il richiamo che indica l'entrata del medico in casa, sia pronta ad accompagnarlo in compagnia di un'altra Sorella. Non lasci mai il medico solo con le inferme neppure un sol momento.

Tenga l’infermeria squisitamente pulita ed assettata; i letti ben composti, la biancheria nettissima; ed abbia pronto tutto ciò che possa occorrere per qualunque circostanza; come pure il catino con acqua pulita, sapone e salvietta nettissima occorrendo al medico di lavarsi le mani.

Per aiuto all’infermiera può servire anche una Novizia. Per la preparazione delle vivande alle inferme, l'infermiera

potrà servirsi anche della cuciniera dandole i relativi ordini sul da farsi, ma trattandosi di malattie di conseguenza, sarà bene ch'ella stessa vi attenda, e sia sua premura perché sieno eseguiti gli ordini del medico anche in quanto alla preparazione del cibo.

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In generale alle inferme si prestino le vivande mezz'ora circa prima dell'orario della Comunità, avvertendo che le vivande sieno ben cotte e sempre calde, prestate con somma pulitezza per non aumentare alle inferme la nausea che naturalmente hanno al cibo.

Quando l'infermiera prevede che per le ammalate deve portarsi di notte in cucina o alla farmacia, ne chiederà il permesso alla Superiora una volta per sempre, cioè fino a che dura il bisogno delle inferme.

Portandosi il SS. Sacramento alle inferme sia cura dell'infermiera disporre a tutta decenza il piccolo altare con tutto ciò che abbisogna, cioè il rituale, il vaso dell'acqua per la purificazione e l'acqua benedetta coll'aspersorio, così pure dovendosi amministrare loro l'Estrema Unzione prepari sopra un piatto ben pulito un po’di farina di melicone, due fettine di limone, acqua per lavarsi le mani, cotta e stola violacea.

Aggravandosi la malattia di una Sorella è obbligo dell'Infermiera di non abbandonarla sola per nessun motivo: in mancanza di lei vi stia la sotto infermiera.

Avvenuto il decesso è suo dovere compiere verso l’estinta tutte quelle opere di misericordia richieste dalla cristiana carità. Sia poi sua cura speciale fare una generale pulizia alla stanza d’infermeria e a tutto ciò che servì all’inferma, ed un’apposita lisciva e disinfezione a tutti gli oggetti di biancheria e di colore tanto del letto che personali appartenenti alla medesima; riordinarli, aggiustarli e metterli ordinatamente negli armadi dell'infermeria, occiocchè all'occorrenza si abbiano pronti.

Prenda le precauzioni dovute circa agli oggetti che avessero servito a malattie contagiose. S'informi dal medico se basta la disinfezione o se bisogna distruggerli.

CAPO XIII - Della Sagrestana

La Sagrestana entrando nell’ufficio, verrà, da chi si deve, autorizzata a toccare i vasi e i pannolini sacri.

Assumendo l'ufficio riceverà dall'Economa della Casa, l'inventario di tutti i sacri arredi ed altri oggetti spettanti alla chiesa, alla sacristia ed alla cappella.

Sia suo impegno conservare ogni cosa in bell’ordine. Nel maneggiare e nel riporre gli arredi sacri usi ogni riguardo, perché essendo essi per sé delicati e preziosi, per poco si trasandino soffrono

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guasto e ne viene rilevante danno. Logorandosi qualche oggetto di guisa che al santo uso fosse inconveniente, ricorra all'Economa perché gliene sostituisca un altro, o lo cancelli, ma non si arbitri ella stessa a distruggere cosa alcuna.

Badi inoltre che nulla si perda e nulla si sciupi per negligenza. La Sagrestana manterrà nella chiesa o cappella, l’ordine, la

pulizia ed il decoro che si convengono alla Casa di Dio. Se nella chiesa o cappella si conserva il SS. Sacramento, avrà

cura la Sagrestana che innanzi ad esso vi arda sempre, giorno e notte, una lampada alimentata da olio di oliva.

Tutti i sabati e nelle vigilie delle feste solenni di Maria SS. si accenderà la lampada nella cappella della Madonna: il mercoledì poi d'ogni settimana ed il giorno 19 d'ogni mese l'accenderà alla Sacra Famiglia od al simulacro di S. Giuseppe ove quella non vi sia.

Ornerà l'altare secondo gli usi nelle varie feste e solennità dell'anno per le funzioni pratiche religiose solite a farsi. In ciò, come in tutto, sia mossa da vera e soda devozione, non da leggerezza o vanità.

Nell'occasione di sacre funzioni prepari diligentemente nella chiesa e nella sacristia quanto è indicato nel cerimoniale secondo le rubriche della Chiesa. Che tutto sia ben disposto e pronto prima che vi entrino i Sacerdoti e gl'inservienti e non si occupi di nessun ufficio in chiesa, mentre questa sarà aperta al pubblico e nemmeno si tratterrà col Rev. Cappellano se non per le parole di convenienza venendo interrogata.

Venendo favorita della Messa di qualificati Ecclesiastici, serbi con ciascuno tutta la convenienza, proporzionando il parato al grado della persona. In massima non dovrebbe prestare a nessun Sacerdote le biancherie da un altro usate, o almeno procuri di presentarle stirate e assettate in modo da non far provare ripugnanza a chi le deve usare. L'amitto ed il purificatoio sieno però sempre pulitissimi e di bucato ogni volta che il celebrante si cambia.

Prima di toccare i vasi e i pannilini sacri si lavi diligentemente le mani; così pure le lavi sempre prima di toccare le ostie e le particole che deve preparare per la consacrazione. Badi anche di levar bene a queste ogni frammento acciò non cada quando sono conn sacrate. Non tocchi mai i vasi sacri a mani nude, ma si serva di un pannolino.

Tenga il Catalogo delle Reliquie che vengono esposte alla pubblica venerazione; dei pii legati e delle messe da celebrarsi; la tabella indicante le indulgenze proprie dell'Istituto, i giorni in cui

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deve aver luogo la benedizione col Venerabile, l'orario prescritto per le sacre funzioni ecc.

Portandosi il SS. Sacramento alle inferme, stia attenta che si proceda con ordine. La croce sarà portata da una religiosa professa; l'ombrello verrà portato dalla Sagrestana la quale risponderà anche alle orazioni del Sacerdote, e le torcie verranno portate da quattro novizie (nella Casa di noviziato) e nelle altre Case, da quattro Figlie

Si raccomanda immensamente alla Sagrestana ed in generale a tutte le sue aiutanti la più grande riverenza e divozione al luogo santo. Badi che nel passare davanti al SS. Sacramento facciano sempre profonda riverenza; che non entrino in chiesa cogli zoccoli e che non parlino a voce alta nemmeno in sacristia. Che compiano le loro faccende con la massima agilità e senza strepito.

Le preci spettano indistintamente alla Sagrestana, ed in mancanza di essa, alla vice Sagrestana, tranne l'annuncio dei punti della meditazione per la mattina che si leggono dopo l'esercizio della sera, che spettano alla Superiora

Badi però bene la Superiora che la destinata a recitare le orazioni in Comunità, abbia bella e chiara pronuncia, voce intelligibile e divota, in modo di conciliare anche nelle Sorelle devozione e raccoglimento. Badi ancora che la meditazione comune sia letta con sentimento e con ponderazione; perciò essa avrà libertà di assegnare all’uopo tale missione, e a quella tra le Sorelle, che crederà più adatta.

La Sagrestana intuona il Confiteor quando le sorelle si devono comunicare, ma con voce spedita per non far aspettare il sacerdote; così pure apre e chiude il finestrello del comunicatoio.

Ogni mattina prima che la Comunità si raduni in chiesa, discenda per vedere se tutto è in ordine, socchiuse le finestre, pronto il libro per la meditazione, ecc.

Nel giorno destinato al ritiro mensile ne esponga l'avviso coll'orario, e a suo tempo prepari i libri occorrenti.

Tocca alla Sagrestana indicare alla Superiora le comunioni di costituzioni e di costume, le novene da farsi in comune, le preghiere prescritte oltre le ordinarie, i suffragi, le indulgenze, ecc.

Il primo giorno dell'anno faccia estrarre a sorte alle Sorelle : l'immagine di un santo o di una santa a protettore, colla virtù da praticarsi nel corso dell’anno, come pure i misteri del S. Rosario colla pratica da osservarsi. La prima domenica d'ogni mese farà estrarre ancora a sorte uno dei nove uffici del Sacro Cuore ed a Pentecoste uno dei sette doni dello Spirito Santo col frutto da praticarsi. Nel

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corso dei mesi del Sacro Cuore di Gesù, di Maria SS., di S. Giuseppe e nelle principali novene esponga in coro il quadro rappresentante il mistero o il Santo che si onora. Anche in ciò sia mossa da viva fede e da soda divozione, nel preparare l’altare per risvegliare anche nella Comunità la pietà ed il fervore. Il mese di maggio esponga ogni dì al limitare della chiesa il cartello indicante l'ossequio da praticarsi e la giaculatoria da ripetersi fra il giorno.

È incarico della Sagrestana dare il segno col campanello, di tutti gli atti della Comunità secondo l'orario. Badi di essere esatta e pronta nel suo ufficio per non portare disordine nella Comunità. Sappia che il buon ordine della Casa dipende in gran parte dall'esattezza con cui ogni cosa si fa a suo tempo: sia perciò nel suo dovere scrupolosa. Vegli che l’orario sia esattamente osservato anche dal Rev. Cappellano.

E della Sacrestana fare il piccolo bucato della biancheria della chiesa. riordinarla, farvi le dovute riparazioni, stirarla, ecc., al bisogno potrà anche farsi aiutare da altre, ma la responsabilità rimane tutta sopra di lei. Ricordi che la biancheria della chiesa, durante il bucato sia separata da quella della comunità. Faccia dapprima la nota d'ogni capo, indi la riscontri perché nulla si smarrisca.

La Sagrestana ponga mente al Cerimoniale riguardante le pratiche di pietà che si praticano in comune posto in fine di questo volume e ne procuri l'osservanza con esattezza.

Una Sorella professa, destinata dalla Superiora, sarà la Maestra del coro. All’uopo potrà essere anche la Sagrestana stessa. Conviene però che detta Maestra sia atta a mantenervi divotamente l'ordine e la regolarità.

Alla Maestra del coro appartiene vigilare attentamente che tanto le Suore che le figlie di S. Giuseppe entrino e sortano dalla chiesa col dovuto ordine, colla dovuta riverenza e colla massima agilità. Che la stessa agilità osservino pure nel sedersi e nell'inginocchiarsi e massime nell'accostarsi a ricevere la SS. Comunione.

È pure incarico suo sorvegliare che venga osservato tanto dalle sorelle quanto dalle orfane il Cerimoniale riguardante le pratiche di pietà che si fanno in comune ed il modo di compierle, posto nell'ultima parte di questo volume.

Ponga orecchio, che le preghiere che si recitano in comune sieno recitate con voce non troppo alta, unisona e divota. Che il canto pure sia moderato e divoto. Vegli che per ogni circostanza, o straordinaria

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funzione abbiano tutte in pronto i libri occorrenti, sia per rispondere alle preci, sia per il canto degli Inni sacri, strofette ecc.

Farà cantare le litanie a più voci nelle solennità di Maria SS. ed in altre feste di maggior divozione.

Non permetta innovazioni nel canto senza averne prima avvisata la Superiora e sia certa che il canto riesca bene ed ecciti a divozione. CAPO XIV - Della Portinaia

La portinaia terrà le chiavi della porta e non le affiderà mai ad

altre che non fossero destinate dalla Superiora a sostituirla nel caso di assenza, o fosse in altre cose occupata.

La portinaia deve presentare in se stessa un saggio del buon ordine della casa e della religiosa gravità. Sia distinta per carità e pazienza, per prudenza e modestia. Le sue parole, i suoi modi sieno mansueti e dolci, gravi e dignitosi: si presenti a tutti un vero specchio delle religiose virtù.

Sia pronta al primo segno del campanello e non avvenga mai di far suonare due volte. Con buona grazia ascolti, serva e sbrighi con disinvoltura chi ha bisogno dell’opera sua. Ricordi che generalmente i secolari lamentano il lungo aspettare alla porteria; si guardi perciò dal darne motivo.

Prima di aprire la porta guardi chi è, e domandi in grazia del loro nome per darne avviso alla Superiora. Conosciuta la persona, se è civile e ragguardevole la introduca subito nella sala di ricevimento, pregandola accomodarsi frattanto che l'annuncia alla Superiora. Se chi si presenta fosse artista od in qualche modo aderente all’Istituto e conosciuta, le apra la porta e la trattenga nella porteria. Se invece chi si presenta fosse persona affatto sconosciuta, domandi chi sia e cosa desideri, e non le apra la porta finché non l'abbia annunciata alla Superiora. Distingua i sacerdoti secolari o regolari con dimostranze di venerazione, quali si addicono al loro carattere.

A chi si presenta non faccia interrogazioni che non sieno necessarie: se alcuni volessero trattenerla in novellette curiose e inutili, risponda con garbo non aver tempo per compiacerli: serbi però sempre in ogni incontro le dovute convenienze.

Non parli in Casa di ciò che vede o sente alla porteria, né dica parola agli esterni di quello che succede nella Casa.

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Chiamerà coi segni convenzionali la Superiora e le Suore che devono portarsi al parlatorio; e non ammetterà nell'interno della Casa se non quelle persone le quali per ragioni d’ufficio o di lavori debbono entrarvi, osservando in ciò l’articolo 101 delle Costituzioni, il quale richiede l'accompagnamento di due Suore, dando prima segno della loro presenza affinché le Suore che sono per la Casa si ritirino. Neppure le donne introdurrà nella parte riservata senza buone ragioni a giudizio della Superiora.

Se qualcuno domandasse delle Religiose o delle figlie di S. Giuseppe ne dia direttamente avviso alla Superiora, e non le chiami se non dietro licenza ottenuta dalla Superiora stessa come all’articolo 103 delle Costituzioni; la quale pure, se crederà bene, assegnerà loro una ascoltatrice.

Se poi dalla medesima ricevesse ordine di licenziare la persona senza chiamarla, si guardi bene dal far parola alla medesima di chi sia venuta a visitarla.

Le lettere, i plichi od altro indirizzate alle Religiose li consegni indistintamente, senza leggerli, alla Superiora. Le è anche proibito di rendere consapevoli le Suore delle lettere ed oggetti giunti al loro indirizzo.

Si guardi inoltre dal portare saluti o ambasciate, senza licenza della Superiora, né riceva dalle Sorelle lettere o biglietti da spedire senza di lei ordine; ed avverta bene di non prestarsi giammai a qualunque corrispondenza in secreto.

Custodisca accuratamente le porte d'ingresso. Le chiavi, di giorno, le tenga presso di sé: e la sera le ponga con quelle delle altre porte esterne della Casa nella cella della Superiora, ove andrà a riprenderle la mattina.

Si apre la porta poco dopo il suono della levata; nel verno alquanto più tardi; la sera si chiudono tutti gl'ingressi della Casa all'Ave Maria. Dopo un'ora di notte non si aprono più le porte d’ingresso alla Casa; ed occorrendo per circostanze straordinarie si apra colle precauzioni; prescritte dalle Costituzioni, cioè sempre presenti due o tre Suore.

La portinaia ha dovere di prestarsi perché gl'ingressi alla porteria e la sala di ricevimento presentino la più grande pulitezza; essendo ciò voluto dalle convenienze.

Occorrendo di dover prestare qualche cosa a chi si presenta, sia sua premura il farlo sollecitamente, con tutta la pulizia, con decoro e buona creanza. La portinaia avrà all'uopo un'aiutante, come alla Superiora parrà convenire.

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Alla porteria parli poco e sempre a voce bassa: non permetta alle Sorelle farvi dimora senza vero bisogno; e dovendovisi alcun poco trattenere, non si faccia cicalìo o rumore. CAPO XV - Della Guardarobiera

La Guardarobiera deve essere di buon cuore, giudiziosa,

imparziale, amante dell'ordine, e deve saper combinare un generoso provvedimento ai bisogni delle Sorelle, colle obbligazioni della povertà religiosa.

Assumendo l'ufficio riceverà dall'Economa la consegna coll'inventario di tutti gli oggetti di biancheria e di vestiario spettanti al suo ufficio, come pure coltroni, coperte d'inverno, materassi, guanciali ecc., occorrenti per fornire le celle delle Religiose; tenuto calcolo di un dato numero di quelle che vengono nella Casa stessa lungo l’anno per qualsiasi motivo. Se nella Casa si tengono Esercizi per le esterne, la guardarobiera oltre il sopra detto, riceverà dall'Economa tutto l’occorrente per mobiliare le celle delle esercitande e tutto ciò verrà da lei custodito in armadi e stanze sotto chiave, acciò nulla si guasti né si perda.

Quando qualche cosa le sembra inservibile, la mostri all'Economa perché sia cancellata dall'inventario o sostituita.

Per evitare la confusione ed il disordine, segni col numero distintivo il mobilio personale di ciascuna Sorella. Il ripostiglio destinato al mobilio di esse vien diviso in cancelli, e ciascuno di questi sarà segnato con la cifra corrispondente al mobilio che custodisce.

Nella Casa di Noviziato, la Maestra delle Novizie tiene cura di tutto il mobilio, biancheria, vestiario ecc. di ogni Novizia fino all'epoca dei primi voti, dopo i quali la Maestra consegnerà alla Guardarobiera il personale d'uso della Novizia che entra a far parte colla Comunità, riserbandosi di consegnare tutto il rimanente col rispettivo inventario all'Economa Generale.

Giungendo in altra Casa qualche Sorella, è dovere della guardarobiera prepararle la stanza in ordine fornita di tutto ciò che occorre: biancheria netta pel letto e per il personale secondo la stagione; l'occorrente per la pulizia, lume pronto ecc. Tenga perciò lungo l’anno alcune celle pronte per le Religiose, custodite sotto chiave, fornite del necessario per ogni eventualità. Si tenga poi sempre in ogni Casa riservato un letto per la Superiora Generale.

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La Casa sia provveduta di biancheria a sufficienza; ma di qualità ordinaria, come si addice a poverelle; però di lunga durata, essendo ciò stesso voluto dalla povertà: così pure tutto ciò che serve per il personale delle Religiose sia di roba discreta ma non di qualità troppa fina.

La Guardarobiera procuri per quanto può di provvedere ai bisogni delle Sorelle, perché non ne nascano mormorazioni. Provveda cordialmente secondo il bisogno di ciascheduna; accorgendosi però che qualche Sorella fosse nelle esigenze indiscreta, ne avverta la Superiora.

Della biancheria e degli oggetti di vestiario, ecc., che rimangono sotto la sua custodia, ne abbia la cura che si compete alla porzione dei poveri di Gesù Cristo. Ricordi il dovere che la povertà le impose di non risparmiare studio e fatica per conservare più a lungo la roba della Comunità. Non giudichi disdicevoli i rammendi e i rattoppi all'abito religioso: appunto perché religioso gli si competono i segni della santa povertà.

Il sabato la Guardarobiera distribuisca nelle celle delle Religiose le biancherie od altro che abbisogna; e al lunedì le Sorelle avranno già disposte le biancherie sudicie fuori della cella, perché essa le abbia pronte. Somministrerà alla cuciniera le biancherie pulite per la cucina e per il lavandino ed alla Refettoriera i mantili e mantiletti per la tavola delle Religiose, ma prima richiamerà tutti i capi della biancheria lorda.

Al mutarsi delle stagioni abbia pronti e ben disposti gli abiti occorrenti: prima di riporre nel guardaroba nel rispettivo numero i dimessi, li pulisca e raccomodi di guisa che abbisognando al momento possano servire. In queste riparazioni sia sollecita, imperciocchè gl'indumenti, specialmente di lana, per poco si trasandino, soffrono deperimento. Osservi la Guardarobiera che nelle celle delle Religiose siavi nulla che abbondi, ma solo il necessario per ognuna di esse, come è indicato in questo volume, parlando del voto e virtù di povertà.

Le suppellettili d'uso personale che sono nella cella non si possono, trasportare, tranne il materasso, il guanciale e le lenzuola. Vigili perciò la Guardarobiera, che queste suppellettili, sieno tenute da tutte le Sorelle tanto pulite che possano passare ad altra indistintamente.

Perché sia mantenuta possibilmente l’uniformità del nostro vestiario in tutto l'Istituto, l'Economa Generale manderà a tutte le Case la stoffa pei vestiti delle Sorelle ed all'uopo anche i campioni del

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tibet pei veli e del panno pei mantelli; e le Superiore e le Econome locali nel provvedere tali cose, si daranno premura di uniformarsi il più possibile ai campioni ricevuti.

La Guardarobiera sia esattissima pure sulla forma di tutto che costituisce l'abito religioso acciò non si distacchi un punto dal prescritto nelle Costituzioni.

Al capo 2° della parte Ia di dette Costituzioni è indicata la forma di ogni capo di vestito: procuri di uniformarsi esattissimamente. Il mantello sia di panno leggero che corra per ogni stagione. Osservi che questo non sia troppo lungo: esso deve presentare una lunghezza da essere alzato da terra centimetri venti. Nei piedi si costumano le scarpe in occasione di viaggio e nell'accostarsi alla SS. Comunione. In casa si usano le pianelle. Nelle officine e nell'accudire alle più ordinarie faccende si fa uso degli zoccoli. Dopo la prima professione le Religiose useranno sempre calze nere. Sarà dovere della Guardarobiera avvertire le Sorelle che vede lasciarsi sdruscire e rompere gli abiti. Procurerà loro le manichette acciò non rompano quelle dell'abito.

La Guardarobiera concerti colla Superiora di sostituire alle Sorelle il vestiario nuovo allo sdruscito. Essa stessa lo presenti alla Superiora per assicurarsi del vero bisogno, essendo assai facile in questo punto ledere la santa povertà, operando con ispirito di vanità.

Più volte fra l'anno ordinerà il bucato perché le biancherie non abbiano, dal sudiciume, a patire detrimento. Noterà distintamente i capi che dà per lavarsi, e alla riconsegna ne farà riscontro. Mentre si fa il bucato vi stia vigilante la Guardarobiera, per impedire ogni disordine e procurare tutta l'economia nell'uso del sapone, della legna, ecc. Finito il bucato è suo dovere far rimettere ordinatamente ogni cosa a suo posto e badare che le caldaie e i tinelli sieno pulitissimi ed accomodati in modo che non soffrano deperimento.

Badi pure a non portare nel lavandaio roba di colore finché non sia finito il bucato della biancheria.

La Guardarobiera è tenuta a cambiare le biancherie alle Sorelle secondo la norma qui sotto esposta; e non potrà da questa scostarsi senza una speciale licenza della Superiora.

Da 6 in 6 mesi si cambiano le coperte bianche del letto e le tende. Ogni mese, un lenzuolo e la federa.

Ogni 15 giorni, la salvietta, il fazzoletto, le cuffie e la camicia nella stagione invernale.

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Ogni 8 giorni la camicia in estate cominciando dal l° maggio sino al l° novembre; e i colletti. Ogni otto giorni, i mantili e i mantiletti in refettorio.

Due volte la settimana, grembialetta, manichetti e l’asciugatoio per la cucina.

Gli oggetti di vestiario esteriori si cambiano a norma del bisogno di ciascuna Sorella.

Tocca alla Guardarobiera ricevere lavori di commissione e distribuirli ordinatamente alle varie Sorelle dipendentemente dalla Superiora. Procurerà che i lavori sieno eseguiti con prestezza e perfezione per non disgustare i committenti.

CAPO XVI - Ordine e denominazione delle Sorelle

Nell'Istituto della Sacra Famiglia, come dalle Costituzioni, vi è una sola classe di Suore le quali tutte godono gli stessi diritti e sono soggette agli stessi doveri ed alla stessa disciplina. Esse seguono l'ordine indicato dalle Costituzioni stesse. Per le denominazioni da farsi alle Suore dell'Istituto della Sacra Famiglia, si seguono le consuetudini che in riguardo a questo punto tengono ordinariamente tutte le Congregazioni religiose approvate dalla Sacra Congregazione dei VV. e RR. cioè:

I. La Madre Generale verrà distinta dalle altre Madri con il titolo di Reverenda Madre e quindi dovrà sempre così chiamarsi ogni qualvolta Le si deve rivolgere la parola.

II. Segue la prima Assistente Generale chiamata col titolo di Madre Vicaria.

III. Vengono dipoi le altre tre Assistenti Generali chiamate col proprio nome preceduto dal titolo di Madre.

IV. Segue la Segretaria Generale chiamata col titolo di Madre Segretaria.

V. Le Superiore locali, chiamate Madre Superiora. VI. La Maestra delle Novizie chiamata Madre Maestra. La prima delle due Assistenti nelle Case figliali verrà chiamata

col titolo di Assistente. Le altre si chiameranno tutte indistintamente Suore.

Quelle Suore che hanno avuto nell’Istituto cariche generali, conserveranno sempre, anche cessando dalla carica, il titolo di Madre.

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PARTE III

Delle Figlie di S. Giuseppe CAPO I - Accettazione delle orfane

Non saranno accettate tra le Figlie di S. Giuseppe se non fanciulle orfane del tutto, o prive del padre o della madre; ma povere ed abbandonate; sempre della condizione di contadine e tali da poter essere allevate in questa condizione: perché essendo destinate le Figlie di S. Giuseppe; a portare un giorno buon esempio ed una riforma in questa classe della Società sì trascurata, a questo fine vengono raccolte ed educate dalle Religiose di questo Istituto. Non vi sarà un'età stabilita per ammettere una fanciulla nel nostro Istituto, dovendo la carità adattarsi sempre ai bisogni ed alle circostanze: però possibilmente non si accetteranno prima che abbiano compiuti almeno i nove anni né dopo i tredici o quattordici, poiché prima, occuperebbero inutilmente e senza profitto il posto di un'altra, che in maggior età ha naturalmente più bisogno di educazione e di sorveglianza: né dopo i quattordici anni, poiché prendendo noi fanciulle povere ed abbandonate, è facile che in questa età siano state esposte con loro danno a cattivi esempi e cattivi discorsi; quindi potrebbero facilmente portare tra le nostre Figlie il pericolo ed il disordine, con grave danno della Casa e dell'Istituto che vi deve stare a cuore più di tutte le cose. Che S. Giuseppe adunque vi faccia in questi casi molto guardinghe ed oculate, per l'onore e la salvezza delle sue Figlie. Guardatevi bene prima d'accogliere qualche fanciulla che sia sana, senza difetti di corpo, e di discreto talento, essendo lo scopo di questo Istituto di allevarle all'arte agraria e giunte ad un’età conveniente poterle collocare, e portare altrove i vantaggi dell’educazione ricevuta. Si eccettua però sempre qualche caso

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urgente e di somma necessità che allora sarà sempre grande carità accoglierle: ma se mai dopo ricevute vi accorgeste d'essere state ingannate da voi stesse o da altri, oppure se per qualsivoglia motivo od accidente, alcuna diventasse in fermiccia o d'aggravio all'Istituto, tolto il caso dello scandalo o pericolo reale delle altre, pazienza! L'avete ricevuta in Casa, basta così: guardatevi bene dal farne lamento con chicchessia, o di cercare di sgravarvene col metterla in qualche altro stabilimento: tenetela in santa pace: ve l'ha mandata Iddio, vogliatele bene e molto preferenza delle altre. Dite: non dobbiamo amare a le croci? ebbene questa ve l'ha mandata Iddio. Tenetela dunque, cara, carissima, Gesù, Maria, Giuseppe ve ne saranno grati. Fra tutte quelle che concorreranno per essere ammesse in questo Istituto tra le Figlie di S. Giuseppe, preferite sempre quelle dei paesi in cui avete le Case; sempre però che abbiano, come si disse più sopra, i requisiti per essere ammesse, cioè: miserabili, orfane, o prive del padre o della madre; abbandonate da altri o trascurate ecc.; contadine, o atte ad essere educate per i mestieri della campagna: poi prendete tutte quelle che Dio vi manderà di qualunque paese, provincia o nazione si fossero. Tutte sono nostro prossimo ed immagine di Dio, e tutte hanno diritto alla nostra carità.

CAPO II - Maniera di educare le orfane

L'educazione delle Figlie di S. Giuseppe, deve essere per una Suora della Sacra Famiglia l'impegno più grande e più importante, quello al quale deve attendere con più zelo, con più amore, essendo esso il fine più proprio e speciale della loro Istituzione. Ma se volete che questo fine si compia così perfetto e così puro come Dio e S. Giuseppe lo vogliono da voi, amatelo questo fine, abbiate stima di questa Istituzione, e così amerete anche le vostre Figlie quantunque povere contadine. Ob! amatele queste care Figlie, amatele a preferenza di quelle di maggior condizione; queste sono più necessitose, più care al Signore che ve le consegnò, in queste risplendono la sua bontà, la sua misericordia. La stima e l'amore, vedete, sono tanto necessarie in un’opera che oserei dire vanno del pari col suo progresso, e servono di misura per compirlo perfettamente. Dopo questi principi fondamentali la vigilanza, mie carissime, sia la virtù principale che presieda la vostra maniera tutta propria e particolare di educazione. Vegliate giorno e notte, in casa e fuori, quando son sole ed accompagnate, al lavoro ed in ricreazione,

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in Chiesa e fuori, siate insomma il loro secondo Angelo Custode, abbiatele sempre sotto i vostri occhi. Nel vostro esame particolare, in quello generale della sera, questo sia uno dei punti sui quali dovete interrogare la vostra coscienza. Guai a voi se andaste in ciò indolenti e se il disordine, il malcontento, l'insubordinazione, entrassero per questo tra le vostre Figlie! Che il Signore ne preservi tutte! Non guardiamo a sacrifici; i sacrifici fatti pel Signore sono leggeri e non hanno prezzo. Non fidiamoci della bontà, dell'innocenza, delle buone qualità naturali delle nostre Figlie. Sono vasi fragili facili a rompersi; sono piante novelle, facili a piegarsi; sono infine tesori di Dio, a noi consegnati da custodire, da conservare, da far crescere e fiorire.

Quanto adunque deve essere grande la vostra vigilanza e quanto assidua, voi lo vedete, e ben ne potete comprendere i vantaggi e la necessità. Ma guardate che la vostra vigilanza non sia una vigilanza che opprime, che rende schiavi, e che toglie quella libertà innocente di parlare, di esprimersi e di svilupparsi, sì dannosa alla natura e che rende diffidenti, sospettosi, inquieti ecc. Oh che il Ciel vi guardi! Cadreste da un fallo in altro peggiore. La vostra vigilanza, mie carissime, deve essere soave, quieta, caritatevole; deve essere quella del nostro buon Angelo.

Vedete come fa Egli? Segue sempre i nostri passi e non ci annoia; ascolta i nostri discorsi, vede le nostre operazioni, ma senza che lo sappiamo; ci avvisa, ma con dolcezza, ci rimprovera se occorre, ma con quella quiete, tranquillità e maniera che fa conoscere l'errore, senza averne a male e senza irritarci. Ecco il vostro modello. Frutto della vigilanza sarà, mie carissime, il tener sempre l'animo delle vostre Figlie distaccato dal mondo e dalle sue massime perniciose e conservarle in quella semplicità, innocenza e gaiezza sì proprie della loro età e condizione.

Vostro primo dovere e base d'ogni educazione, sia aprire la mente ed il cuore delle vostre allieve a conoscere, amare e servire il Signore, Iddio e Padre nostro, come tutti ne abbiamo l'obbligo ed il dovere, ma con una religione senza pregiudizi, soda e sincera. Fate che il loro esempio sia edificante, sciolto il loro tratto, esemplare la condotta. Tenete ben in mente che Iddio altro vuole da voi ed altro dalle vostre Figlie. La vostra idea non deve essere di formare delle Religiose; ma delle brave, care, virtuose ed ottime madri di famiglia; dunque istillate loro virtù per questo, cioè virtù semplice e soda. Aborriscano il peccato, perché offesa di Dio, e siano risolte e pronte a morire piuttosto che offenderlo; ma non temano, né si sbigottiscano ad ogni apparenza di male. Sulle loro fronti innocenti spiri la

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modestia ed il candore; ma insieme siano franche e pronte senza sfacciataggine, tengano gli occhi bassi ma con naturalezza e senz'affettazione; schivino, e meno poi lo facciano apposta, di trovarsi sole o come che sia a contatto con persone di sesso diverso; ma trovandovisi senza loro volontà, vi stieno con sicurezza e senza timore, procurando solo di abbreviare il discorso, ma senza inciviltà e sgarbo, poiché la civiltà e le buone maniere devono pure essere materia non ultima delle vostre attenzioni. Amino con passione le pratiche di pietà e si mostrino esatte nel compirle, ma nello stesso tempo sieno pur pronte a lasciarle quando la necessità o l’obbedienza lo esigono e suggeriscono altrimenti. Soprattutto è importante e necessario che abbiano bassa opinione di sé e nessuna stima. Guai a quella Casa, a quella famiglia dove entra una donna che si crede di essere qualche cosa e si reputa necessaria. La pace, la concordia e l'armonia se ne partono appena una tal donna vi pone il piede.

Voi dunque, Sorelle carissime, inculcate loro frequentemente che la vera virtù ed amor di Dio, consistono nella propria annegazione, nell’adempimento dei propri doveri, nel sacrificarsi, se ne fa bisogno, per mantenere la concordia e l’armonia nella famiglia. Apprendete loro che la vera felicità consiste nella pace dell’anima, nella tranquillità della coscienza, e che queste non si possono ottenere che coll’adempimento dei propri doveri verso Dio e verso il prossimo.

Sollevatele ed attaccatele soavemente a Dio, rappresentandolo loro buono, santo, misericordioso, liberale e non stringete loro il cuore, non impoverite l'intelletto, predicandolo ad ogni momento severo, terribile, sempre pronto a punire e castigare per ogni piccolo mancamento. Io vorrei che le Suore della Sacra Famiglia e quindi le Figlie di S. Giuseppe, amassero, temessero, servissero e riverissero Dio, puramente per amore, per riconoscenza, per gratitudine, perché ci è Padre, Creatore, Benefattore; non mai, mai per semplice timore servile. Chi opera per amore, opera generosamente; e tali devono essere e così operare le Figlie di S. Giuseppe. Esse devono pure amare grandemente il loro stato: epperò parlate loro spesso dei beni dell'agricoltura e della felicità della loro condizione, insegnando loro che è molto più facile il salvarsi da povere contadine che altrimenti. Che Gesù Cristo medesimo nel nascere povero, e vivere da povero, amò con predilezione i poveri e promise ad essi il Regno dei Cieli: che qui sulla terra mostrò parti colar tenerezza ai bambini,. come quelli che rappresentano l’innocenza e la semplicità della vita primitiva; che preferì il soggiorno della campagna a quello della città, che dava

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quasi sempre le sue istruzioni o sedendo sui monti, o passeggiando pei campi, o nelle valli; che in questi luoghi prendeva dai gigli del campo, dal grano di senape, dagli alberi infruttuosi, dal frumento, dalla zizzania, dalla vigna e dal vignaiuolo, dalla greggia e dai pastori, e persino dagli uccelli dell'aria, le più vaghe immagini e le più belle parabole a dichiarare la sua Celeste Dottrina; ed a farci ammirare ed amare la sua Divina Provvidenza che fa nascere da poco e minuto seme il nutrimento a tutte le sue creature. E voi, mie carissime Sorelle, imitate Gesù Cristo e prendendo argomento da tutti gli oggetti della natura che cadono sotto gli occhi, parlate alle vostre Figlie di questa Provvidenza; della fecondità della terra che per volere di Dio produce incessantemente tanta varietà di fiori i più vaghi, e tanta squisitezza di frutta d'ogni sapore il più soave; del seme consegnato ai solchi che, morendo sotterra prima del risorgere e germogliare, porta l'immagine della vita, della morte e della risurezione dell'uomo; dello sviluppo delle piante, soggiorno gradito a tutti gli uccelli dell'aria, utile e caro agli animali ed agli uomini stessi che vi trovano all'uopo schermo ed ombrello contro i raggi cocenti del sole; frescura, riposo ed aria più respirabile e pura fra il giorno. Ricordate loro che Abramo e gli antichi Patriarchi, all'ombra delle piante ospitavano ed ascoltavano gli Angeli, pellegrinanti sotto umane forme.

Ma perché l'animo delle vostre Figlie, sempre gaio e sorridente nell'innocenza della prima età, gode soprattutto dello spettacolo e del profumo dei fiori di che s'abbella la campagna, e li va cercando sotto le siepi e lunghesso i sentieri più solitari, io vorrei che ne educaste d'ogni maniera nel domestico recinto, e che nelle ore di ozio, per dare un sollievo utile e conforme alla condizione delle vostre allieve, apprendeste loro il nome, la proprietà, gli usi e la coltura d'ogni fiore, ammaestrandole insieme come l'avvenenza e la vita dell’uomo siano simili al fiore che oggi spunta, ed è reciso e calpestato all'indomani. E vorrei ancora che nelle religiose solennità fra l'anno, e più particolarmente nelle feste dell'Istituto, la nostra chiesa fosse ridente ed elegante di fiori educati e colti dalle nostre allieve, che ne avrebbero una innocente compiacenza, perché alle Figlie di S. Giuseppe il più prezioso guiderdone deve essere il faticare per il loro Padre e per la Madonna. Insomma discorrete alla meglio come vi detta la vostra fede e il vostro amore, di tutta la creazione; dei meriti che racchiudono le fonti delle acque e di tante ricchezze nel loro seno; degli uccelli che fanno lor nido con sì squisito artificio e delle loro trasmigrazioni con sì mirabile istinto; delle api che hanno regina e

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statuti cui obbediscono ordinatamente e si fabbricano loro alveari ed il miele con magistero il più stupendo; degli animali che si prestano così docili e mansueti ad ogni servizio dell'uomo sia che corrano aggiogati ad una carrozza, sia che trascinino ansando l'aratro ed il carro, sia che forniscano le loro pelli per vestimento e le loro carni per cibo. Da terra sollevatele al cielo, imperocchè chi meglio gusterà quel sublime spettacolo, colui che sta sepolto fra le mura e le contrade della città, o voi che siete destinate dalla Provvidenza a passare la vita nella campagna sotto il più largo padiglione del cielo? Sollevatevi al Cielo e contemplando gli astri scintillanti nell'immensità di quegli spazi, dite alle vostre Figlie che Dio solo può numerare la moltitudine delle stelle; che lanciò da principio i pianeti nelle loro orbite, e corrono tuttavia con impeto a compiere con simmetria il loro corso intorno al sole e che il sole è centro e luce di tutti questi pianeti, che la luna segue fedelmente la terra, perché Dio ha voluto così. E le fasi luminari, gli eclissi del sole e della luna, le gocce della rugiada, le piogge, i venti, le saette, i tuoni, le tempeste, le stagioni, la notte, il giorno, quali idee, quai pensieri non vi somministreranno per ammirare e magnificare la sapienza, la potenza, la bontà di Dio! Oh! mie Figlie carissime, non terminerei più quando entro in questo vasto campo della creazione! Il cuore mi si dilata e commove!

Quanto non sembrano piccoli, indegni e spregevoli tutti gli altri gusti e piaceri che il mondo apprezza ed ama!...

Oh potessi instillare a voi tutte, quello ch'io ne provo!... Che il Signore ve lo comunichi, come io lo prego per la vostra

felicità e per quella delle mie Figlie. O Signore, Signor nostro, quanto è ammirabile il nome tuo in tutta la terra!

Ma poiché generalmente, dopo Dio, dipende molto dalle maestre la buona o cattiva riuscita d'una fanciulla, così permettetemi, mie carissime, che prima di chiudere questo mio piccolo metodo o maniera d'educare le vostre orfane, mi rivolga ancora a voi per raccomandarvi di nuovo quanto so e posso, di schivare più che potrete tutto quello che potesse mettere in capo alle medesime, massime e maniere opposte alla loro educazione e genere di vita che dovranno in seguito condurre nel mondo, basando su questo, tutto il rimanente della loro educazione secondo il fine da noi proposto. Quindi vorrei che voi pure, Sorelle mie carissime, non prendeste nella scuola un fare d'importanza e di sussiego, né maniere studiate; ricordandovi che altro è l'educazione d'una cittadina, altro quella d'una povera contadina.

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Se sapeste quanto poco ci vuole a dare ad esse idee e desideri superiori alla propria condizione! Che S. Giuseppe ve ne tenga l'esperienza sempre lontana! perché allora invece di corrispondere al fine proposto diventerebbero la rovina della famiglia ed il ridicolo del paese. Semplicità, mie care, semplicità; istruendo le nostre Figlie nel leggere, nello scrivere e nell’aritmetica, come è necessario che diate a loro pure qualche cognizione, non vi date importanza, come se aveste ad insegnar loro gli studi; ma che sappiano invece che imparano a leggere per istruirsi poi nella Dottrina Cristiana, scienza delle scienze e chiave del Paradiso; per disporsi da se stesse ad accostarsi ai SS. Sacramenti e imparare delle belle orazioni e così divenire utili a sé, ed anche un qualche giorno alle povere Figlie dei loro paesi.

Vedete come dovete fare?...Anche quando le istruite nello scrivere e far conti, dite che lo fate, onde all'occorrenza sappiano poi fare il loro nome, e tenersi a memoria, se abbisogna, di ciò che spendono e comprano, e cose simili. Un'altra cosa pure voglio dirvi, ed è questa; che non applichiate indistintamente a tutte le vostre figlie la stessa medicina per guarirle dei loro difetti, perché con una riuscirete meglio colla dolcezza, con l'altra invece ci vorrà la forza, questa si persuaderà con la ragione, quella con le minacce, con questa il timore, con l'altra il castigo, ecc. Siate dunque buoni medici, cercate di studiare il loro carattere, e non vogliate per un rimedio male applicato, rovinare la salute d'una vostra figlia.

Sia vostra premura d'insegnare loro la nettezza sì degli abiti e della persona come dei luoghi che abitano e delle cose che mangiano: articolo questo sì trascurato fra i contadini eppure sì necessario; per cui i medici attestano che tante malattie sono causate dalla sporcizia.

Che le vostre figlie dunque abbiano a portare tra essi anche questo vantaggio: che tutto sia in esse semplicità, unita a somma nettezza. Che questa sia la prima che si scorga entrando nelle vostre Case, inspiri quell'edificazione e devozione che si prova quando si entra in un luogo ove si vede regnare l'ordine in tutte le sue parti.

Eccovi, mie care, fra le molte cose, quelle che mi sembravano più necessarie qui in ristretto di raccomandarvi. Che il Signore e S. Giuseppe benedicano le vostre cure e le vostre fatiche, e v'ispirino quel metodo proprio e particolare onde raggiungere il fine ch'ebbero in mira nel volere quest'Istituto, concedendovi il premio promesso a chi fa le opere di Dio, bene, intiere e perfette.

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CAPO III - Collocamento delle orfane Non vi sarà un'età stabilita per mandar fuori dall'Istituto e

collocare in alcuno stato una fanciulla, dipendendo molto questo dalle circostanze, dalla capacità, dallo sviluppo delle forze e dall'inclinazione stessa delle fanciulle medesime, però si dovrà guardare e si procurerà che ciò non succeda prima che abbiano compiuti i diciotto anni, e si abbia una probabile sicurezza di buona riuscita, dipendendo assai da questo, l'onore ed il collocamento di tutte le altre Figlie di S. Giuseppe.

Non si dovrà forzare una Figlia di S. Giuseppe, quando si diporti bene, a sortire dall'Istituto contro la propria volontà, né obbligarla a scegliere uno stato pel quale non sentisse inclinazione. Lasciate che il Signore e S. Giuseppe le ispirino quello che credono meglio pel loro bene e per la salute delle loro anime. Però voi, da buone madri, e con la conoscenza che avete dell'indole e inclinazione delle vostre Figlie, dovete loro dare quei consigli e suggerimenti che la vostra esperienza ed età potranno ad esse far conoscere e suggerire.

La maggior parte inclinerà al matrimonio; non contradite alla loro vocazione: potrebbero riuscire eccellenti madri di famiglia e col loro esempio portare grandi vantaggi alla loro condizione. Questo deve essere il fine che dovete avere nell'educarle. La Superiora adunque, come buona madre, procurerà di far trovare loro un conveniente partito, e ciò non le sarà difficile, poiché per i ministeri dell'Istituto le toccherà molto trattate con persone esterne; a queste dunque, purché sieno persone timorate di Dio e prudenti, raccomandatevi, così pure ai Parroci; ma non dimenticate mai che le nostre orfane sono contadine e come tali allevate. Procurate, per quanto è da voi, che si mari tino con contadini: abbiate molto riguardo di non collocarle con soggetti al di sopra della loro condizione; difficilmente farebbero buona riuscita, con pregiudizio anche della loro sanità, essendo assuefatte all’aria libera dei campi. D'altronde esse sono destinate a portare una riforma, con la loro condotta, nella Classe agricola, essendo questo il fine prefisso dall'Istituto, cui dovete aver sempre presente. Guardate anche, che il partito che si presenta, sia di onorata e cristiana famiglia, sano e di non sproporzionata età.

Se nelle Figlie di S. Giuseppe vi fosse qualche giovane che desiderasse rimanere nella Casa, come Religiosa, o per qualche altro ministero necessario all'Istituto, supposto che abbia le doti e le qualità necessarie, si dovrà accettarla anche a preferenza d'una estranea che

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portasse dote. Questa preferenza è dovuta ad una Figlia di S. Giuseppe, e come membro della nostra Famiglia, e perché educata secondo il nostro spirito.

A quelle Figlie che non avessero né merito né inclinazione a rimanere nell’Istituto, né si volessero, né si potessero collocare in matrimonio e desiderassero invece ritornare alla propria casa, o allogarsi come domestiche in qualche famiglia, la Superiora procurerà di trovar loro case e famiglie adatte onde ben collocarle: si raccomanderà all'uopo ai Parroci od a chi troverà più opportuno. Non si faccia mai pratica per metterle in case dei ricchi o con signore troppo fuori della loro sfera: le nostre Figlie non farebbero buona riuscita e d'altronde in mezzo ai ricchi, son sempre maggiori i pericoli di perdersi.

Si guardi bene per la premura di sbarazzarsi di qualche Figlia, di metterla così alla leggiera e con facilità nella prima famiglia che si presentasse a cercarla: uno dei maggiori impegni della Superiora, deve essere quello di ben allogarle secondo la propria vocazione, ma più per l'anima che per il corpo; altrimenti pazientate e tenetele in Casa finché il Signore provvederà. È meglio che l'Istituto diventi povero e che in caso di necessità si privi anche del necessario per mantenerle, che metterle, non dirò nel pericolo di perdersi, ma anche nell'incertezza soltanto che non s'abbiano a diportar bene. Ricordatevi che dalla buona o cattiva riuscita di una, dipende l'onore di tutte le Figlie di S. Giuseppe e quello della Casa: che allevandole abbiamo fatto metà dell'opera e che il compimento di tutto è di scegliere bene lo stato loro, o la famiglia a cui affidarle, dal che dipende specialmente la loro eterna salute. A che ci gioverebbero tante cure ed attenzioni onde educarle, se avessero poi a perdersi per nostra colpa? Ricordatevi che lo scopo dell'Istituto, è quello di provvedere non tanto alla lor sorte presente, come alla futura; e guai a quella Superiora che per vantaggio della Casa, o per ricevere qualche altro soggetto non fosse scrupolosa sopra questo articolo! Attirerebbe sopra di lei e sopra l'Istituto la collera di Dio. Ricordatevi sempre che le nostre orfane portano il nome di Figlie di S. Giuseppe e questo gran Santo un giorno vi chiederà conto delle sue Figlie : abbiatene dunque tutta la cura, e a costo d'andar mendicando, tenetele, piuttosto che mal collocarle.

Sia vostra premura di fornire a tutte le Figlie di S. Giuseppe che sortono dall'Istituto, sia poi in uno stato che nell'altro, il corredo personale adatto alla loro classe e condizione; e questo possibilmente sia nuovo e forte, acciò abbia loro a fare lunga durata. Io non oso

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aggiungere di più, lasciando libero alla Superiora, se può e se crede, accrescere il corredo di qualche cosa in danaro od altro regalo, dipendendo questo dal numero delle Figlie che entrano e sortono dall'Istituto, dalle maggiori o minori entrate della Casa, e dei bisogni più o meno grandi delle fanciulle ch'io non posso ora conoscere e prevedere.

Sortite che sieno le nostre Figlie, e collocate, sia in matrimonio, sia in altro modo, esse quando vengono a ritrovarvi, accoglietele con quell'amore e tenerezza con cui una madre accoglierebbe una sua figlia: fate in maniera che vi aprano i loro cuori, vi confidino i loro segreti, i loro affanni, i loro dispiaceri (che Dio però li tenga da loro sempre lontani); ma al bisogno fate che trovino sempre conforti e consigli nel seno della famiglia ove furono educate. Date loro da mangiare se ne hanno bisogno: ed in caso di molta necessità, tenetele anche in casa per un giorno o due o poco più, secondo le circostanze e come parrà meglio alla Superiora, ma sempre separate dalle altre Figlie.

Se l'Istituto potrà fare delle carità, o in roba, o in altro, preferite sempre le vostre Figlie se ne avessero bisogno. Insomma, per quanto posso ve le raccomando tanto; che tutte le Figlie di S. Giuseppe abbiano posto nel vostro cuore, come spero che un giorno lo avranno in Paradiso.

CAPO IV - Premi annuali

Per mantenere sempre più vivo ed animato nella Casa e tra le Figlie di S. Giuseppe l'amore al lavoro e più particolarmente all'agricoltura, tutti gli anni, nelle Case dell'Istituto, si distribuiranno dei premi a quelle tra le Figlie che maggiormente si saranno distinte con la loro attività, zelo, attenzione e premura nei lavori della Casa e specialmente della campagna. Fra questi premi vi sarà una medaglia da darsi a quella in particolare che più delle altre si sarà distinta nell’agricoltura; medaglia che porterà poi in seguito appesa al collo con un nastro. Essendo l'autunno pei contadini come la fine dell'anno e la stagione più desiderata e nello stesso tempo anche la più disimpegnata dai lavori campestri, così si sceglierà il giorno di S. Teresa (15 ottobre) per questa funzione; e questo giorno sarà pur quello scelto da tutte le Case dell'Istituto e verrà chiamato il Giorno dei Premi.

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Quantunque questa sia una festa di famiglia, nulla meno si procurerà di darle tutta la solennità possibile per maggiormente animare le Figlie di S. Giuseppe all’amor del lavoro, specialmente all’agricoltura e così possa mantenersi sempre vivo nella Casa, secondo il fine della nostra Istituzione.

Festa dei Premi. Siccome tutto viene da Dio il quale dà vita ed incremento a tutte

le cose, così s'incomincerà la giornata dall'offrire al Signore il S. Sacrificio della Messa, ringraziandolo delle grazie e benefici impartiti all'Istituto ed ai suoi membri, alla quale assisteranno le figliuole coi loro abiti di parata e si accosteranno alla SS. Comunione. Riunite poi tutte le Suore e le Figlie di S. Giuseppe in una stanza, all'uopo preparata, la Superiora farà un breve discorso sui benefici e grazie da Dio concesse alla Casa ed all'Istituto, sui vantaggi che l'agricoltura apporta alla moralità, alla salute, al commercio; e sui ricavi più o meno abbondanti di quell'anno; aggiungendo quant'altro crederà meglio per animare le Figliuole ad applicarsi a quest'arte sì utile che le salva da tanti pericoli. Indi si verrà alla distribuzione dei premi, riservando per ultimo il premio della medaglia che sarà sempre una sola e riservata per quella Figlia che in modo più particolare si sarà distinta dalle altre nell'agricoltura. La nomina a questo premio verrà seguita da canti di festa e di letizia, con l'inno di S. Giuseppe, mentre la Superiora appenderà al collo della premiata la medaglia che porterà poi sempre in seguito quando vestirà l'uniforme.

La fanciulla premiata con la medaglia avrà poi nel corso dell'anno veniente il così detto Ufficio d'Abele, che sarà quello di raccogliere le primizie di tutti i frutti della campagna, e presentarli all'altare del Signore nel piccolo oratorio interno. «Onora il Signore colle tue facoltà, dà a lui le primizie di tutti i frutti tuoi, e i tuoi granai si empiranno quanto bramar tu puoi; ed i tuoi strettoi ridonderanno di vino» (PROV. 3 9 10). Si terminerà la festa la sera col canto del Te Deum e colla benedizione del Venerabile nella Chiesa dell'Istituto.

Nell'occasione che le Religiose e le Figlie di S. Giuseppe sono riunite per questa funzione, finito, come si disse, il breve discorso sui benefici da Dio ricevuti e l'esortazione per ciò che spetta il futuro, prima di venire alla distribuzione della medaglia come primo premio, la Superiora o le maestre interrogheranno le figliuole:

1. Sulla dottrina cristiana, scienza delle scienze, per vedere il loro profitto in questa materia tanto necessaria.

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II. Sulle nozioni di teoria che accompagnano lo studio pratico di agricoltura.

III. Verranno esaminate nella lettura e nell'aritmetica; e ciò per vedere il profitto più o meno delle figliuole e la premura delle maestre nell'istruirle.

Indi si procederà alla distribuzione dei premi, aggiungendo al premio della medaglia, un secondo premio per chi si sarà distinta nello studio specialmente di religione; ed un terzo a chi si sarà distinta nel lavoro di mano, semprechè vi sia unita la buona condotta.

CAPO V - Serate Invernali delle Figlie di S. Giuseppe.

Istruzioni alle Maestre Sorelle carissime, tenete lontano dalle vostre Figlie per quanto

vi è possibile l'ozio, la noia ed il tedio, e siccome le serate invernali se non sono ben regolate, e miste con l'occupazione ed il sollievo, sono veramente lunghe e noiose, così io vi metto qui in breve ed alla meglio, se vorrete seguirlo, un metodo ed una maniera facile perché le medesime trovino, in queste serate invernali, sì care e piacevoli per l'utile che se ne può ricavare, un sollievo al loro spirito, un'istruzione e cultura alle loro menti, un divertimento al loro corpo che allontanandole poi dal pensar troppo a se stesse, cosa nocevolissima per chi vive in un Istituto, e lavorando quindi con più lena e alacrità diano gloria a Dio, per il quale dobbiamo vivere ed operare in questa vita e nella futura per tutti i secoli, dei secoli; così sia.

Ma, mie carissime, io non intendo che seguiate alla lettera quanto qui in appresso vi dirò, né che sempre diciate alle vostre Figlie le medesime cose, perché qui le trovate scritte; no, no, cadreste d'una in altra noia ed anzi maggiore: io qui vi propongo un metodo, una maniera, un esempio... ed eccettuata la dottrina cristiana, l’istruzione agraria ed i conti mentali, che questi sono di tutte le sere, del resto variate secondo vi dettano le circostanze, i bisogni delle vostre Figlie, e le inspirazioni che vi può dare il Signore: perché in un tempo vi è bisogno d'una cosa, in un altro d'un'altra e così via discorrendo: basta che la vostra mira sia quella di tenerle sempre istruite ed occupate piacevolmente, allegramente e santamente. Povere Figlie! Esse hanno in voi delle madri, e sareste crudeli se non le istruiste; delle amiche e sareste indegne se non apriste loro il cuore all'amore ed alla confidenza. Mi spiego. Per amore, mie carissime, io non intendo

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quell'amore puramente naturale, che ha solo in vista il benessere e la prosperità del corpo, non pensando e non occupandosi che a ben nutrirle e molto a danno e pericolo di innumerabili vizi; a farle poltrire nell'ozio e nell'accidia per non molestare la pigrizia e l'infingardaggine, sorgente di ogni miseria; nel ben vestirle ed al disopra della loro condizione, fomentando così la loro superbia; nel tollerare e secondare le loro voglie e capricci con danno reale della loro vera felicità e salute. No, mie carissime, quest'amore non è quello che deve ardere nel cuore delle Suore della Sacra Famiglia, né quello che S. Giuseppe pretese consegnandovi le sue Figlie. Il vostro amore deve attingere ad una sorgente più pura; deve avere una mira più alta e più spirituale; dovete, senza negligentare il corpo, formare lo spirito delle vostre Figlie sulle massime del Vangelo; il loro cuore sul modello di quello di Gesù. Perciò se le amate davvero, distruggete in esse, togliete, riformate quanto vi si oppone in contrario, non trascurando mezzi, fatiche e sacrifici per giungere allo scopo.

Incomincio. Appena dunque le vostre Figlie si sono sedute, dovete procurare di raccogliere con santa soavità le loro menti con qualche buon pensiero e riflesso, essendo ancora dissipate dalla ricreazione; per esempio: eccoci qui raccolte anche questa sera; quanto siamo obbligate al Signore! Eccoci qui tutte sane, ben provviste del necessario e perfino di tutti i comodi… Il Signore pensa continuamente a noi… ci ascolta, ci vede, ama e gusterà certamente di vedere qui unite in santa pace e concordia tutte le sue Figlie, non è vero? Oh! che felicità e che gioia vivere ed operare sotto gli occhi del Signore! Raccogliamoci un poco, mie carissime, e prima d'incominciare i nostri dilettevoli trattenimenti, facciano a suo onore e gloria un poco di silenzio: questo servirà a raccoglierci ed a rendere al Signore un piccolo tributo di lode e di riconoscenza: non è questo, mie care, un dovere, anzi un obbligo? Non lasciamoci dunque rincrescere e frattanto ripasseremo nei nostri cuori i benefici dei quali questo buon Padre ci ha ricolmate, specialmente in quest'oggi… se sapeste quanti!... poiché noi non possiamo sapere, né comprendere, vedete, le grazie ed i benefici occulti del Signore; lo sapremo poi un giorno... E qui incominciate con una mezz'ora di silenzio, nel qual tempo voi potrete far leggere, sommessamente però, a qualche Figlia, perché noi non possiamo perdere neanche un minuto di tempo, senza impiegarlo per loro istruzione e coltura, dovendo la giornata quasi sempre essere impiegata in lavori d'esercizi manuali fuori della scuola.

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Altra volta potete incominciare la serata sotto gli auspici delle Sante Anime del Purgatorio, e potrete dire: Oggi essendo lunedì, che generalmente si costuma consacrarlo alle anime sante del Purgatorio: offriamo loro noi pure la nostra serata… Ma non voglio per questo che stiamo malinconiche, vedete! mai, mai: lungi sempre dalle nostre serate, dalla nostra scuola la malinconia. La malinconia, dice S. Filippo Neri, non ha mai fatto alcun santo, ed essa non ha da entrare in quest’Istituto, Quando si fa e si opera bene, si ha sempre da stare allegre, e molto più che si rallegreranno ed avranno suffragio anche quelle Sante Anime. Certamente tutto quello che facciamo con intenzione di dar gloria a Dio, è tutto meritorio «Sia che mangiate, sia che beviate, dice San Paolo, fate tutto per gloria di Dio». Noi dunque offriamo a Dio ed a suffragio delle Anime del Purgatorio, il nostro silenzio, il nostro lavoro, le nostre istruzioni, i nostri discorsi e perfino la nostra allegria: vedete che vantaggi? Io m’immagino (non so se sbaglio) che i nostri defunti, s’intende quel li che sono in luogo di salvazione, ci vedano, preghino per noi, e si rallegrino del nostro bene. Ora tutte abbiam là alcuno, chi il padre, chi la madre, e m’immagino che vedendoci qui fuori dai pericoli del mondo, e sul la strada quasi certa della salute, proveranno quella consolazione od almeno quel sollievo che si può trovare in quel luogo d’espiazione e diranno con gioia: Sono stata io che pregai la Madonna e S. Giuseppe perché mia figlia fosse qui collocata, e l’ho ottenuto. E se potessero, poverette, farvi sentir la loro voce, vi direbbero: Vedin figlia mia. fin dopo la morte ho pensato alla tua felicità: e tu ti ricordi? Che cosa fai per me? Vedete dunque i grandi doveri che abbiamo verso le anime purganti siamone sempre devote, mie care, e non c. incresca offrire a loro suffragio questo poco silenzio e quant’altro in questo tempo faremo, pensando quanto soffrono e quanto per nostra parte possiamo fare per suffragarle. Un’altra sera potrete loro dire: E il nostro Angelo Custode, mie carissime, dove lo lasciamo? Non faremo noi una serata a suo onore? Certamente che ne abbiamo tutto il dovere. L’Angelo Custode, che vuol dire Angelo guardiano, ci è stato dato dalla Divina Provvidenza, sin dal momento della nostra nascita, onde fare con noi l’ufficio d’un tenero ed affezionato amico. Esso dunque ci guida e preserva dai pericoli, ci tien lontane le tentazioni e le cadute, fa sentire al nostro cuore la sua voce soave con quell’ispirazione al bene, con quell’eccitamento ad una buona e generosa azione; ci fa provare ripugnanza ed errore al male, rimorso e pentimento dopo la colpa. Esso fa di più ancora: accoglie le nostre preghiere e le presenta al trono di Dio. Tiene registro, come si dice,

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del bene che facciamo onde presentarlo poi un giorno al gran giudice, e non ci lascia, né ci abbandona se non dopo averci condotte e restituite al seno di Dio. Mie carissime, ci ricordiamo noi con riconoscenza degli uffici del nostro buon Angelo? O gli diamo forse dispiacere e cruccio? Deh! guardiamoci, se mai lo fosse, da tanta ingratitudine. L’ingratitudine degrada l’uomo ed è indegna d’un cuore bennato. In avvenire, mie carissime, ricordiamoci con più premura ed attenzione del nostro buon Angelo, ed incominciamo da (questo momento ad offrirgli la presente serata, pensando nella mezz’ora del silenzio agli obblighi che con Lui abbiamo, alle dimenticanze passate, ed ai mezzi di ripararle nell’avvenire.

Un’altra sera potrete incominciare così: Oggi che è mercoledì, mie carissime, voglio che diamo principio alla nostra serata sotto gli auspici della S. Famiglia. Sapete che cosa vuol dire auspici? n n n Sotto la protezione della S. Famiglia, perciò in questo poco silenzio che ora faremo, penseremo ai travagli che sostenne per nostro amore questa Augusta Famiglia: povertà, strettezze, incomodi, freddo n. n Mio Dio, chi potrà comprenderli? Se il Signore, o la Madonna, o S. Giuseppe avessero chiamato qualcuna di noi allora a servirli, che onore neh! che grazia! Che attenzione da parte nostra avremmo usata! Che occhiate al Bambino, a Maria, a Giuseppe! Ebbene serviamoli e contempliamoli in ispirito, in questo silenzio che faremo a loro onore e gloria.

Così un’altra sera potrete dire: Questa sera ci ricorderemo del nostro gran Padre, il glorioso S. Giuseppe. Oh! come esso si deve rallegrare nel vedere qui unite tutte le sue Figlie! poiché è stato proprio Lui, sapete, solo Lui, che ha ideata e formata questa Casa, quest'Istituto, non possiamo nemmeno dubitarne. Non vedete voi forse la sua protezione e la sua assistenza nelle grazie e benefici che continuamente ci prodiga, direi quasi, sorprendenti e miracolosi? E se noi corrisponderemo alle grazie ed intenzioni, vedrete che questo piccolo Istituto ingrandirà tanto, tanto!… Noi siamo come la prima semente che S. Giuseppe ha gettato in questo giardinetto da lui stesso creato; se la semente germoglierà e porterà i frutti che esso desidera, la raccoglierà e la spargerà poi in altri giardini ed in altre terre, per tutto il mondo, alla maggior gloria di Dio, ed a bene dizione dell’uomo …’Oh gran fortuna la nostra! la gran grazia d’avervi scelte per sue Figlie, e Figlie primogenite!... Ma nello stesso tempo, vedete, i gran doveri e i grand’obblighi che questi titoli c’impongono!… Vi par poco, dipendere il maggiore o minor accrescimento dell’Istituto dalla nostra riuscita, dai nostri diportamenti? Ma coraggio, mie carissime,

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confidiamo in Dio, Maria, in S. Giuseppe e diciamo con santa confidenza: Sì, ci arriveremo, lo desideriamo, lo speriamo, lo vogliamo. Il Signore, vedete, non è mai sordo ad una ferma e generosa risoluzione, quando questa mira alla sua gloria ed al suo beneplacito o no. Adesso incominciamo il solito silenzio ecc ecc.

Altre volte direte loro: Oggi è venerdì, ritiriamoci in questa mezz’ora nel Sacro Cuore di Gesù, in quella fornace d’amore, acciò riscaldi ed accenda pure i nostri cuori d’amor puro e generoso. Sapete che cosa vuol dire amor generoso? Pronte per Lui a tutti i sacrifici, senza rincrescimento e senza incertezza non voglio e non voglio… Neh, che facciamo così tante volte? Voglio bene al Signore, ma mi rincresce molto a tacere quella parola… ad obbedire senza replica… ad assoggettarmi a quella fatica… a perdonare a quella compagna… neh, che fate così...? Farò, farò, ma quando e come piace a noi; non è vero? No, no, cuor grande, cuor generoso: così deve essere il cuore d’una Figlia di S. Giuseppe Andiamo dunque, silenzio.

Altra volta, potrete dir loro così: Essendo oggi sabato facciamo il silenzio ad onore della gran Vergine Maria, nostra cara Madre. Questo non ci deve rincrescere certamente! dar gloria a Maria! pensare alla Madonna! certamente non Quante grazie non ci fece mai questa Madre di misericordia, e quante ce ne farà ancora se l’ameremo. Maria è il nostro rifugio nei pericoli, il nostro sostegno nelle tentazioni, la nostra speranza nell’avvenire… Oh quanto siamo obbligate al Signore d’averci data Maria per Madre! Amiamola sempre questa tenera Madre, e tutte andiamo a gara per amarla, onorarla e servirla ognor più non Pensiamo dunque a Lei in questa mezz’ora, alle sue virtù che dobbiamo cercar di conoscere per imitarle, specialmente la sua modestia, semplicità, umiltà.

Altre volte per far maggiormente comprendere alle vostre Figlie la grazia grande d’essere collocate in questo Istituto, mostrate ad esse i pericoli dai quali per pura bontà di Dio sono state ritirate, con dir loro così: Indovinate un po’ che cosa stava pensando fino in questo momento? Indovinate… Pensava, dove sareste voi tutte a quest'ora, in questo istante, se Dio, la sua SS. Madre ed il nostro Padre S. Giuseppe, non fossero venuti a prendervi una per una nelle vostre terre nei vostri paesi, per condurvi e collocarvi in questo Istituto Dove sareste a quest’ora? Ditelo voi medesime. Oh! forse nella miseria, trascurate, neglette… e forse, fors'anche in pericolo del male… Oh! se poteste vedere le vostre compagne che lasciaste nel mondo e non ebbero, come voi, la stessa sorte! Se poteste vedere l’ignoranza dell’anima e del corpo nella quale sono allevate; i pericoli,

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le occasioni alle quali sono esposte per guadagnarsi di che vivere e di che coprirsi, senza un’amica fedele che le suggerisca e le conforti a sopportare con merito le loro privazioni, i lor travagli!… anzi sempre esposte a’cattivi discorsi e scandali, eccitate al male dai mali esempi che continuamente hanno sotto gli occhi, e fors’anche dall’istigazione di qualche demonio. o dalla pretesa necessità della loro miseria'… Voi, mie carissime, non potete credere che nel mondo vi sieno tanti pericoli, non è vero? Confesso, che forse ve ne sarà qualcuna che arriverà a sfuggire da tante miserie: però, credete a me, sono poche, poche... Sapete quali sono le più fortunate? Quelle che nacquero contadine, lontane dalle città e dai paesi, in qualche villaggio, sconosciute dal mondo; del resto… Basta; ricordatevi sempre di non lasciar passar giorno senza ringraziare il Signore del beneficio d’avervi collocate in questo Istituto n n e se alle volte vi succede qualche piccolo disgusto, o con le compagne, o pel lavoro faticoso, o per altro, perché già è impossibile, figlie mie, fino a che ci troviamo nel mondo, che non proviamo di qualche piccolo con trattempo o dispiacere: non sapete che questa terra è chiamata luogo d’esilio ed una valle di lacrime? e vorreste voi andarne esenti? Perfino nelle corti e nei palazzi dorati v’è il suo amaro, e che amaro!!! Il vostro è un niente in confronto: ebbene, qualunque sia la cosa che vi possa succedere, pensate ai pericoli del mondo, alle grazie ricevute e tutto vi sembrerà dolce, tutto buono, tutto bello.

Io qui vi ho espresso i miei pensieri, voi poi sviluppateli alla vostra maniera come volete e come vi dettano la necessità ed i bisogni delle vostre Figlie, perché è sempre qui, dove bisogna battere, ma però con santa semplicità, nostro distintivo, dolcezza, buon umore, intendete? Buon umore, non in tuono di predica, ma con quella libera scioltezza e maniera persuadente che penetra senza tristezza; persuade, ma con verità, rimarca senza offendere. e si ascolta senza noia.

Dopo la mezz’ora di silenzio, nella quale le vostre Figlie si saranno raccolte e quindi più atte a ricevere le vostre istruzioni, principiate dalla Dottrina Cristiana e trattenetevi in essa per un. altra mezz’ora e nulla più Tenete in mano il vostro Catechismo e fate l’istruzione piana, semplice, interrogando or l’una or l’altra delle vostre Figlie su quanto loro spiegate, e non cercate di andar avanti acciò non dimentichino i principi e le cose più essenziali a sapersi. Fate loro concepire gran de amore e stima per la Dottrina Cristiana la quale c’istruisce dei doveri nostri, e delle cose necessarie per la nostra eterna salute. Dopo l’istruzione lasciate alle vostre Figlie libertà di

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dirvi quello che a lor piace, ma insegnate loro a non parlare tutte in una volta o troppo forte e con strepito, perché possiate intendere quant’esse dicono. Badate che non si cambino di posto e non si alzino senza necessità: così pure che non interrompano il discorso alle compagne, poiché ciò è impulito e dà indizio di superbia od almeno d’immortificazione e d’ignoranza. Tenete lontano dai loro discorsi anche la più piccola ombra di mormorazione e di biasimo, essendo questo uno dei difetti predominanti special mente nel basso volgo: dite loro il male che può ca gionare la mormorazione e quanto è facile l’ingannarsi. Imprimete loro bene nella mente quelle parole di Gesù Cristo: “Non vogliate condannare e non sarete con dannati non vogliate giudicane e non sarete giudicati”. Che pensino a se stesse e troveranno di che fare senza pensare agli altri.

Dopo questo tempo di libertà, che, abbreverete o allungherete secondo vi parrà meglio, introducete l’istruzione agraria e l’aritmetica mentale, due scienze utili e necessarie, ma adattatele alla lor condizione e capacità, altrimenti non fareste che confonderle ed annoiarle. Tanto con l’aritmetica che con l’agraria potrete util mente divertire le vostre Figlie, essendo queste scienze assai variate e dilettevoli. quanto utili e necessarie anche per una contadinuccia, poiché con l’aritmetica mentale impareranno senza bisogno di penna a sommare, moltiplicare, sottrarre e dividere, intendo sempre cose facili e piane, come può abbisognare in una famiglia di contadini, per le quali le nostre Figlie sono destinate. Potete dunque dividere l’aritmetica in tante lezioni e servirvene d’una per sera. o d’una per più sere secondo il maggior bisogno delle medesime, il loro numero ed il loro profitto.

Dopo il tempo determinato per l’aritmetica tacetevi e lasciate alle vostre Figlie la libertà che discorrano ancora e ragionino su questa come su altri argomenti e rispondete soltanto venendo interrogate: voi intanto ascoltate e guardate con naturalezza a quanto dicono e fanno, continuando con apparente attenzione il vostro lavoro.

Torno a raccomandarvi, mie carissime, di abituarle a parlare una alla volta senza chiasso e dissipamento, perché altro è ricreazione, altro è conversazione e sollievo diversamente, addio istruzioni. Udiranno da un orecchio per lasciar uscire dall’altro addio divertimemto, addio tutto; le vostre serate non saranno più che una Babele, ove perderete il tempo, la voce e le vostre fatiche. Quando vedete che le vostre Figlie passano ad intavolar discorsi sciocchi e che non vi piacciono, destramente introducetene dei migliori, mettetele

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spesso su i discorsi e ragionamenti della Sacra Scrittura. Oh! potessi farvi prendere amore a questi libri sì belli e dilettevoli! Ivi senza bisogno d’altro soccorso, trovereste stupendi esempi di fedeltà e confidenza in Dio, d’obbedienza e rispetto ai maggiori, di fortezza d’animo nelle avversità, di pazienza nelle tribolazioni, di moderazione nelle prosperità, d’onoratezza nei cimenti, di temperanza nelle grandezze, di magnanimità coi nemici, di costanza nelle prove. d’amore al lavoro ed alla fatica, e così via via. A questa scuola le vostre figlie attingeranno quella purità ed innocenza di costumi, quella semplicità di tratto e di maniere che in progresso di tempo spero diffonderanno poi pel mondo, ma in ispecialità nella loro classe e condizione per la quale sono destinate.

La vita pure di Gesù Cristo, il Vangelo, gli esempi dei Santi, le apparizioni, le storie e le origini dei Santuari, oltre che divertiranno assaissimo le vostre Figlie, faranno in esse ottima impressione; poiché essendola maggior parte di esse, per non dir tutte, in una ignoranza perfetta quando entrano in questo Istituto, per conseguenza saranno più facili e più docili a ricevere quell’impressione che voi vorrete dar loro. Guardate dunque l’impegno e l’alacrità che dovete avere! Si tratta nientemeno di dare alle vostre Figlie. direi (se non incorro in errore) una seconda creazione, e più eccellente della prima! Guardate quanto è grande la vostra missione! Deh! possiate conoscerla e rilevarne tutta l’importanza, onde adempierla con generosità, con amo re e con costanza. Sarà poi molto ben fatto. che di tratto in tratto, vi facciate ripetere dalle medesime, le cose da voi raccontate: ciò servirà mirabilmente a tenerle attente ad imparare e ad esprimersi con chiarezza.

Vi ho detto fin da principio che l’agraria dev’essere altro argomento delle vostre istruzioni e dei vostri trattenimenti serali. L'agraria, è parte essenzialissima del l’educazione delle vostre Figlie, loro lavoro ed occupazione speciale e particolare; in conseguenza sia vostro studio e vostra premura istruirle praticamente e teoricamente, acciò le medesime quando lavorano, conoscano il motivo della tale e tal altra operazione che eseguiscono in campagna, le regole di coltivazione, le diversità dei terreni e le qualità delle terre, la maniera di conoscerle, ecc; onde poter poi adattare alle terre i prodotti ed introdurne di migliori, più grandi e durevoli con minore spesa e fatica, poiché dice un autore: Non sono né le spalle robuste, né le braccia forti quelle che migliorano l’agricoltura, ma l’ingegno di chi vede oltre il suo solco, il pensare, il ragionare, ed acquistare quei lumi che si ricevono dagli altrui viaggi e dagli esempi d’altri paesi.

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Vedete, mie carissime, di qual giovamento ed utilità sarà l'istruzione agraria per le vostre Figlie? Lavoreranno con maggior gusto ed impegno, perché altro è lavorare, come si dice, materialmente come le bestie, altro è lavorare ragionando e conoscendone i motivi ed i vantaggi. Con ciò terrete sempre le menti delle vostre Figlie, sia che lavorino o no, occupate in questa scienza sl vasta e sl dilettevole, onde trovare ed introdurre miglioramenti e vantaggi, con grande utile proprio. Sarà poi molto ben fatto, che permettiate alle vostre Figlie che facciano a luogo e tempo degli esperimenti pratici sui terreni ch’esse stesse coltivano, anche che voi non ne vedeste un utile ed una sicurezza di riuscita; ciò servirà a sempre più affezionarle al lavoro e ad impratichirle per l’avvenire, poiché l’esperienza è una grande maestra e consigliera, per istruire con utile e profitto.

Vi raccomando poi, mie carissime, e vi raccomando assai, che le vostre lezioni in quest’arte e generalmente in tutte, siano piane, semplici, ed adattate alla loro capacità e condizione, poiché qualche cosa di più, potrebbe facilmente risvegliare in esse orgoglio e superbia con ridicolo della gente e danno grave della loro condizione, nel qual caso sarebbe meglio che le aveste ignoranti ed umili, che istruite e superbe. Quindi state sull’avviso e siate guardinghe, non lasciandovi voi pure trascinare dalla smania di sapere oltre i limiti del dovere e della convenienza. Semplicità, mie carissime, semplicità: se dovete esser semplici nei costumi e nelle maniere, lo dovete essere anche nelle vostre scuole e nelle vostre istruzioni. II Signore creando quest’Istituto per la classe contadina, ebbe in mira principalmente di far rifiorire questa sì bella ed eccellente virtù. State dunque sull’avviso, e non vogliate, per far pompa di sapere e per smania di dire, sacrificare un punto sì essenziale della vostra Istituzione, e non stancatevi mai di ripeterlo e di raccomandarlo alle vostre Figlie. Vorrei che la semplicità fosse la divisa d’una Suora della S. Famiglia, e di tutte le sue Figlie; che la semplicità risplendesse nelle loro maniere, nei loro tratti, nelle loro parole e brillasse persino sulle loro fronti per farla quindi amare ed apprezzare da tutti gli uomini. Che S. Giuseppe lo faccia…

Ma, torniamo al nostro proposito. Istruendo le vostre Figlie nell’agraria, non trascurate occasione alcuna di far loro conoscere come la Provvidenza Divina concorre per prima a tutte le formazioni degli oggetti sì visibili che invisibili, al crescere ed alla conservazione dei prodotti, poiché senza questa, tutta la scienza dell’uomo a nulla gioverebbe, che però dobbiamo riconoscerla ed adorarla; che

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dobbiamo inoltre servirci dei mezzi che questa stessa Provvidenza ci somministra, ed impiegarvi con alacrità il nostro lavoro, e le nostre fatiche, onde cavare dalle terre il necessario nutrimento, perché Dio così lo vuole. Dite loro come la natura tutta è una stupenda scuola di perfezione, i di cui esempi sono ammira bili e le lezioni continue Come le erbe conservano sempre, nonostante le vicende delle stagioni, le loro virtù prodigiose e particolari; le piante crescono e si formano docilmente sotto la mano che le governa; le terre rendono con puntualità quant’esse ricevono; e senza fare altre enumerazioni, come tutto in questo vasto regno della natura serve al fine pel quale è stato creato ed ordinato da Dio. Qual rimprovero per l’uomo, creatura più delle altre amata e privilegiata! E così, mie carissime, cercate di risvegliare nei loro cuori sentimenti di gratitudine e d’amore verso il Signore, che le por tino a servirlo con generosità, annegazione e sacrificio negli incontri critici, che forse il demonio, la natura e l’amor proprio, potrebbe nella lor vita far nascere e suscitare. E voi poi, mie carissime, i vostri desideri e le vostre speranze che quest’Istituto si accresca e si diffonda, siano sempre vive, affinché il Signore venga maggiormente lodato e benedetto in questo ed in altri benedetti asili, sacri alla sua Santa Famiglia.

Se dopo il tempo stabilito per l’istruzione agraria, ve ne resta ancora all’ora del riposo, lasciatele pure, (se siete contente della loro condotta) discorrere e ridere in santa pace, concordia ed allegria e chiudete quindi le vostre liete serate con la recita di sette Pater, Ave e Gloria ai dolori di Maria SS. Addolorata; indi andate tutte a riposo col maggior silenzio possibile, recitando ad alta voce nell’ascendere le scale un De profundis per le Religiose e le Figlie defunte e special mente per le prime che entreranno in Paradiso. Dopo recitato il breve esercizio del Cristiano al piccolo altare del dormitorio, si riposino in pace, sicure, contente e tranquille nelle braccia carissime di Gesù, Giuseppe e Maria..

Lo stesso metodo tenete pure le Domeniche e le altre feste, eccettuato che invece dell’istruzione agraria e dell’aritmetica, interrogherete le vostre Figlie sulla Dottrina e sull’Evangelo ai quali avranno assistito. E perché anche le Domeniche non stiano in ozio, occupatele o a studiare qualche cosa utile e necessaria, od a fare bambini, scapolari, ecc. Permettete loro pure qualche partita al gioco della tombola, stando però sedute ciascuna al proprio posto, ed interessate il loro giuoco con qualche piccolo regalo, onde renderlo più piacevole e saporito: andrete quindi al riposo mezz’ora prima delle altre sere, chiudendo la serata colla recita del cantico: Benedictus.

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Eccovi, mie carissime, i vostri trattenimenti e quelli delle vostre Figlie nelle lunghe serate invernali. Io non ve l’impongo, né ve ne do l’obbligo; ma bensì ve li propongo, trovandoli, dietro la pratica e la poca esperienza fatta sinora, molto utili e necessario.

Noi dobbiamo impiegare a profitto d’istruzione tutto quel tempo che ci può avanzare dai molti e continui lavori che l’arte agraria e l’educazione agricola da noi abbracciata per le nostre Figlie non impediscono d’avere e di procurarci in altri tempi ed in altre stagioni, come hanno gli altri Istituti: d’altronde questi studi ci vogliono e sono necessari, tanto per l’utile proprio come per dirozzare lo spirito delle nostre Figlie ed innalzare le loro menti al disopra del lavoro materiale e faticoso della campagna, proprio dei soli bruti.

Mettetevi dunque all’impegno e fatelo per dovere e per amore; ricordandovi che la scuola è la cattedra della pazienza ed il luogo dell’annegazione e del sacrificio. Dite spesso a voi stesse: Perché sono in questa scuola? Uopo Dio, per le mie Figlie. Questo scolpitelo bene nella mente, onde poter sacrificare con generosità, quanto i vostri gusti e le vostre inclinazioni potessero sospendere od introdurre a loro danno. Cercate sempre in ogni cosa, con l’adempimento dei vostri doveri, la pura gloria di Dio, il bene, l’avanzamento, la felicità e il profitto delle vostre Figlie, confortandovi con quello che dice Gesù Cristo nel suo Vangelo: “Quello che farete per l’ultimo de’ miei piccoli, Io terrò fatto a me”.

CAPO VI. Istruzioni, Regole ed Avvisi per le Figlie di S. Giuseppe Figlie carissime, avendovi il Signore nella sua grande bontà e

misericordia collocate in questa Casa, sotto il bel titolo di Figlie di S. Giuseppe e sotto la protezione pure di questo gran Santo, abbiate grande premura e mettete tutto l’impegno onde corrispondere alla grazia che il Signore vi ha fatta a preferenza di tante altre vostre compagne abbandonate alla miseria ed all’ignoranza. Ricordatevi che un giorno dovrete rendere stretto conto a Dio dei mezzi avuti per istruirvi e santificarvi e questo momento arriverà presto presto; la gioventù come la vecchiaia è soggetta alla morte; ne avete vedute le prove nelle vostre Compagne passate a miglior vita quando meno se l’aspettavano; ebbene, quello che è successo a loro, perché non può succedere a voi? Mettetevi dunque all’impegno e dite: Il Signore mi ha collocata in questa Casa perché vuole che diventi buona, brava,

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savia, religiosa, insomma una vera Figlia di S. Giuseppe, come porto il nome, dunque voglio applicarmi con tutto l’impegno ad istruirmi in quello che mi verrà insegnato, ad assoggettare intieramente la mia volontà; non solamente ai miei superiori, che certamente hanno più pratica, più lume e più esperienza di me; ma anche in tutto quello che potrò, alle mie compagne per ispirito di carità, d’unione e di concordia. Felice me, se col mio esempio potessi essere di stimolo alle mie consorelle nel ben fare, come al contrario, che conto strettissimo e rigoroso ne dovrò dare un giorno a Dio se non m’approfitto di tanti e tanti mezzi che il Signore mi ha dati, onde allevarmi una giovine savia, brava, modesta e poter così esser felice in questa vita con una coscienza tranquilla e sicura e poi felice nell'altra con una beatitudine eterna per la quale sono stata creata! Che le più grandi si ricordino dunque dello stretto obbligo che hanno d’essere di stimolo e d’esempio alle piccole ed ultime venute; non vi fate mai lecito il benché minimo lamento, osservazione, rimarco o scherzo su tutto quello che concerne il vostro sistema di vita, il vostro metodo, le vostre regole: amatele anzi, apprezzatele come datevi da Dio, necessarie per la vostra buona riuscita, educazione e per mantenere, prosperare e conservare l’Istituto. Se mai qualcuna di voi in un momento di malumore si facesse lecito ed incorresse in questo fallo, Figlie carissime, dimandatene subito perdono a Dio ed alle vostre compagne, se per disgrazia aveste avuto l’imprudenza di farvi sentire, e riparate con una osservanza più rigorosa ed attenta allo scandalo dato. Oh! siate rigorose, e fatevi molto scrupolo su questo articolo; le regole e la docilità nella regolare osservanza sono necessarie in una Comunità come l’aria che si respira. Quanti Istituti sono andati a soqquadro ed in iscompiglio per essersi fatta lecita qualche leggera trasgressione che andò poi aumentando per la colpevole condiscendenza e noncuranza dei Superiori! Per carità, Figlie carissime, che non succeda così di questo nostro Istituto, formato per grazia speciale di Dio e della sua ammirabile Provvidenza. Che S. Giuseppe vi stia a guardia lui stesso, ed ottenga docilità alle sue Figlie, zelo alle maestre acciò possa conservarsi e crescere a suo onore, a maggior gloria di Dio, autore e fine d’ogni nostro operare.

Come sorelle, e tutte Figlie di S. Giuseppe amatevi con gran carità, non abbiate che un sol cuore, un sol gusto, un solo volere; così godrete la pace che è il dono più prezioso dello Spirito Santo; questa è la maggior ricchezza che il Signore vi possa concedere sopra la terra, quella che lasciò ai suoi discepoli prima di salire al Cielo, quella

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infine che dovete cercare a Dio con tutte le vostre forze. Abbiate dunque tutta la premura che niente la possa romperne o disturbare; che questi brutti nomi di rabbia, collera sieno nomi incogniti alle Figlie di S. Giuseppe, ma se per debolezza e fragilità succedesse tra voi qualche piccolo alterco, risentimento o inavvertitamente vi offendeste, Figlie carissime, non vi fermate sopra un momento quando ve ne accorgete, e guardate che il demonio non abbia il vanto d’avervi fatta passar sopra una notte; foste l’offesa o la colpevole correte subito a farvi scusa ed abbracciarvi. Questo tesoro della pace è così prezioso, che conviene acquistarlo e mantenerlo a qualunque prezzo; la prima che cerca la conciliazione sarà sempre la più docile, la più saggia, non state a badare chi ha ragione, o chi ha tonto; fatelo per il Signore e basta. Staremmo bene, se Iddio volesse guardare così per minuto con noi! Pensate mo; quante volte voi l’offendete questo buon Dio; pensate in un sol giorno quante e quante volte! e per cose da nulla! Contuttociò, tralascia Egli di amarvi e proteggervi? Vi ritira forse la grazia? No, tutt’altro; è sempre il primo a cercarvi.... basta solo che vi mostriate pentite che subito vi stende le braccia e vi perdona. Oh, il buon Padre! Figlie mie, oh, il buon Padre che abbiamo non contristatelo almeno avvertitamente, e non badate ai sacrifici per fargli piacere.

Ringraziate di cuore il Signore che vi ha fatte nascere povere contadine, ed abbiate caro carissimo che tali pure siate allevate ed istruite. Oh! non invidiate le ricche e le signore! Se sapeste sotto quegli abiti splendidi che forse vi fanno invidia, quanti dispiaceri, (quante cure, quanti disgusti vi covano!) e in mezzo a quegli ozi, a quel far nulla, quanti tedi, quante noie! Quante donne cambierebbero la loro condizione e i loro agi che le espongono a tante agitazioni e pericoli di anima e di corpo, con il vostro tranquillo e umile stato! E poi le parole di Gesù Cristo nel suo Vangelo: “Guai a voi o ricchi, che avete quaggiù la vostra allegrezza…” e quelle altre ancora più spaventose: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, di quello che un ricco si salvi”, ditemi non sono abbastanza per farvi allontanare dall’animo qualunque sentimento d’invidia? Ma disprezzato tutto questo, una cosa sola vi basti a farvi amare, apprezzare e stimare la vostra condizione, l’esempio di Gesù Cristo. Egli scelse di nascere povero, visse coi poveri, amò sempre i poveri coi quali fu largo dei suoi miracoli e delle sue istruzioni. A chi fece annunciare per primi la sua nascita, se non a poveri contadini? Chi scelse a spargere la sua Dottrina pel mondo, se non poveri pescatori? Vedete dunque, Figlie mie, se non avete da rallegrarvene! In questa

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condizione, è vero, vi toccherà lavorare e lavorar molto, non ve lo dissimulo; ma sarete sempre contente, allegre, sane e robuste; il lavoro non è fatica quando si fa con persuasione volentieri e con amore, e voi, mie carissime, siete destinate, se non apponete ostacoli con la vostra cattiva condotta, a portare un giorno una riforma ed un esempio in questa classe della Società dalla quale siete sortite. Vedete a che Dio vi ha destinate? Oh la nobile impresa per la quale siete chiamate! Felici voi che avete sì bella sorte! Mettetevi dunque con tutto l’impegno sul sentiero che vi si traccierà; apprezzatene tutta la forza e tutto il valore, ed il Signore che premia la buona volontà e che non lascia cadere nessuna fatica fatta per Lui, benedirà infine i vostri sforzi, coronerà le vostre fatiche, vi sarà d’appoggio, d’aiuto, di sollievo, di guida nella carriera che ora incominciate e sarà infine la vostra ricompensa per tutti i secoli de’ secoli. Così sia.

Vi alzerete la mattina da letto sempre a buon’ora, eccettuata la stagione invernale che vi alzerete alle sei: negli altri tempi non vi si può fissare un’ora precisa, poiché dovendo andare a lavorare in campagna, la maggior parte vi toccherà alzarvi all’alba, almeno nel forte dei lavori; alla sera poi anticiperete il riposo, poiché invece d’andare a coricarvi alle dieci come nell’inverno, vi andrete alle nove ovvero alle nove e mezzo. Quando dunque la maestra vi chiamerà, alzatevi prontamente, e senza rincrescimento. Oh, il piacere che si prova a respirare l’aria pura della mattina! l’ebbrezza dell’aurora! come il nostro cuore si porta più naturalmente a Dio, essendo la nostra mente ancor libera da tutti i pensieri ed occupazioni del giorno che vengon poscia a distrarla! Oh! approfittatevi, care Figlie, di questo bel momento; guardate il Cielo ed innalzate i vostri pensieri ed i vostri affetti al Creatore di questo vasto universo; aprite il vostro cuore all’amore ed alla gratitudine verso quell’Ente supremo che creò tante e sì stupende meraviglie e tutte a beneficio e diletto dell’uomo. Consacratevi tutte a Lui, alla sua gloria, al suo servizio; tutto vi sia di stimolo ad amarlo, tutto, sino gli uccelli che cantano nel loro linguaggio le lodi di Dio vi eccitino ad amarlo; se altri pensieri in quel momento vengono a distrarvi, Figlie carissime, è un furto che fate al Creatore.

Recitate con molta attenzione le orazioni che vi farà dire la maestra; state anche attente al punto di massima che la medesima vi suggerirà, onde richiamarlo alla mente nel corso della giornata nei nostri lavori ed occupazioni; che questo sia come un fiore che vi si dona al mattino onde odorarlo fra la giornata, così vi avvezzerete a star raccolte ed a guardarvi dai peccati con più attenzione. Terminate

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le orazioni rifate il letto, indi lavatevi e pettinatevi, tenetevi molto assettate e nette; la pulizia si addice a voi come ad una signora, e questa, benché sembri una cosa da nulla e non necessaria di raccomandarvi, pure è una cosa interessantissima e che entra per una parte essenziale nella vostra educazione. Se sarete pulite nella persona, sarete pulite anche in casa, nelle vostre robe, ed in tutto. Questo è un articolo che vi raccomando assai, essendo necessarissimo sì per la salute, come per l’economia: per la salute, perché la sporcizia intisichisce. Quante fanciulle nel fior della vita si vedono pallide, ingiallite, non tanto per miseria, quanto per colpa delle loro madri che le lasciano languire nel sudiciume, e, o muoiono poi ancora giovani, o ciò, che è peggio, conducono i loro giorni in continua infermità! La pulizia poi giova all’economia perché le robe nette e ben custodite, durano e si conservano di più. Come starebbe male una Figlia di S. Giuseppe allevata per fini sì non bili, scarmigliata e mal in arnese, colla veste rotta, le mani e la faccia sporche! Che questo non succeda mai tra voi; vorrei che la maestra che vi sorveglia casti gasse severamente la prima che fosse trovata cosi in disordine.

Non tutte vi alzerete alla stessa ora, le piccole hanno bisogno di maggior riposo, d’altronde non andando in campagna sarebbe inutile farle alzare sì presto; ma non ne abbiate invidia, verrà il tempo anche per loro. Compita la pulizia e dette le orazioni, scendete con la maestra per andare al lavoro. In dormitorio fate tutte le vostre faccende in silenzio e piano per non disturbare chi dorme; prima però di sortire in campagna, andate a salutare per qualche minuto Gesù Sacramentato, giacché avete la fortuna d’averlo nella vostra chiesetta di Casa; offritegli, ma col cuore, voi stesse ed unite i vostri lavori e le vostre fatiche con quelle della sua vita mortale; indi pregatelo che le benedica, e benedica voi pure, pregandolo della grazia di non offenderlo almeno gravemente nel corso della giornata. Ricordatevi che non avete da impiegare che breve tempo, tra l’alzarvi, pulirvi e far la visita: leste, leste, Figliuole care, vi voglio vedere o la sveltezza e la sollecitudine sono sempre compagne del l’abbondanza, mentre invece la miseria è sempre accompagnata dalla pigrizia e negligenza. A tutte sta bene ed è necessaria la disinvoltura, ma molto più a voi, Figlie carissime, che avete bisogno di guadagnarvi il vitto con le vostre braccia.

All’ora stabilita, ritornerete a casa dalla campagna per udire la S. Messa. Questa è l’azione e la divozione più soda, più grande, più eccellente che vi sia nel cristianesimo; assistetevi nella positura più umile e rispettosa; eccitate nei vostri cuori quei sentimenti d’amore,

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di riconoscenza, di contrizione, di fede che provereste se assisteste in persona al Sacrificio della Croce sul Calvario. Questo è lo stupendo e solo sacrificio col quale possiamo soddisfare gli immensi debiti che abbiamo con Dio: approfittiamo di questa sì incomprensibile bontà e non ne lasciamo cadere il frutto con la nostra poca divozione e negligenza. State dunque molto raccolte e unite a Dio alla comunione del Sacerdote abbiate voi pure gran desiderio di riceverlo almeno spiritualmente: fate gli atti d'amore, d'umiltà, d'offerta che siete solite fare quando vi comunicate realmente; a brevi, con sentimento ed affetto; pregate per voi e consacratevi tutte alla sua gloria, al suo servizio; pregate per la Santa Chiesa, pei peccatori, pei defunti e per tutti quelli che v’interessano; ma sopratutto pregate con fede e confidenza, questa è una gran chiave cori la quale potrete ottener molto.

Dopo la Messa e la colazione, ritornerete allegra mente in campagna: dico allegramente perché vorrei che andaste al lavoro con quel gusto e piacere col quale andate alla ricreazione ed alla mensa; in questo modo proverete metà fatica nel travaglio e lavorerete meglio e di più; mentre invece se andrete forzatamente, ne porterete tutto il peso e lavorerete meno e male. Andate tutte unite, e non una avanti e l’altra indietro. Appena sortite di casa, mettetevi in silenzio e dovendo parlare per cose necessarie e aderenti al vostro lavoro, parlate sempre a bassa voce; perché lavorando in luogo aperto e per conseguenza esposte più che in casa ad essere vedute, capite quanto starebbe male se vi sentissero ridere, cantare, schiamazzare come tante altre contadine senza principi, senza educazione. Oh, il brutto effetto che fareste e che cattivo concetto si formerebbe di voi! Che questo non succeda mai, mie care Figlie. Prestate cieca obbedienza ed attenzione a quello che vi dirà e farà fare la Maestra, non rispondete a chi volesse entrare con voi in discorso, non guardate a nessuno che passa, tenete gli occhi a quello che fate; ed abbiate somma modestia raccogliemento e compostezza onde servir di esempio a quanti vi vedono. Beate voi, se attiraste qualcuna a seguirvi! Oh, il premio che godreste su in Cielo! Come, per lo contrario, se il vostro cattivo esempio fosse di stimolo al mal fare, meglio sarebbe stato per voi non esser venute in questa Casa, perché doppiamente ne dovreste rendere stretto conto con Dio, il quale vi chiederà a misura dei mezzi che vi ha dati. Abbiate dunque a cuore l’onor di Dio, il vostro decoro, l’onor della Casa ove siete mantenute ed allevate; abbiate a cuore il titolo che portate di Figlie di S. Giuseppe e non lo disonorate mai con la vostra condotta. Ricordatevi, che basta un solo atto, un solo sguardo

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una sola parola per far perdere l’onore a tutte. Il mondo, Figlie mie, è un giudice severo quando si tratta di giudicare le azioni di una corporazione, od anche d’un Istituto sotto la sorveglianza religiosa, e quello che nelle fanciulle del mondo parrebbe niente in voi si attribuirebbe a delitto, e non bisogna perciò dargli motivo di mormorazione. Non lasciatevi lusingare col dire: “Adesso non c’è nessuno; qui non ci vedono...” No, no, mie carissime, quello è il demonio che vi tenta, perché gli spiace che facciate bene e diate buon esempio; epperciò vi eccita in cuore bel bello, prima la voglia di discorrere, poi vi leverebbe il raccoglimento, poi vi renderebbe pesante la sorveglianza… Oh! il maligno, il maligno!… non gli credete, e non dategli mai vanto d’esservi lasciate vincere una sol volta. Vi gioverà poi molto e per mantenere il raccoglimento e per vincere le tentazioni del nemico, l’uso frequente delle giaculatorie; il richiamarvi l’una l’altra la presenza di Dio, la meditazione della mattina e l’offrire frequentemente a Dio le vostre fatiche.

Mi diceva una mia confidente che quando vedeva la campagna ed i contadini occupati a lavorare nei campi, le correva il pensiero al tempo dei nostri primi Padri; le pareva di vedere Adamo, il primo che incominciò a dissodare la terra; Abele occupato col suo gregge, Abramo, Giacobbe ecc. ecc; Ruth che con Noemi raccoglieva le spighe, abbandonate dai mietitori di Booz, e tant’altri le richiamavano la vita errante dei Patriarchi, il dormire sotto le tende ed a cielo scoperto, come costumavano. Questi pensieri, mi diceva, innalzavano la sua mente ed allargavano il suo cuore verso Dio, le facevano amare, stimare e, direi quasi, invidiare da condizione dei contadini. Quel non aver dimora fissa e stabile, le ricordava che siamo viaggiatori e pellegrini in questo mondo, e l’aiutava a distaccare ognor più il suo cuore dalle cose della terra. Figlie mie, fatevi ancor voi famigliari questi riflessi. Nelle ore di ricreazione e nelle domeniche, leggete spesso la Storia Sacra e il vecchio Testamento. Questo deve essere la vostra lettura ed i vostri libri più cari; vi troverete molti esempi utili ed istruttivi. Vedrete che gli uomini sino a che s’occuparono dell’agricoltura camparono di più, e conservarono la loro innocenza ed i loro semplici costumi; ed i disordini e le passioni non entrarono nel mondo, se non quando l’uomo incominciò ad abbandonare l’occupazione per la quale il Signore l’avea creato.

Alle dieci ore in estate, ed a mezzogiorno nelle altre stagioni, verrete a casa tutte unite ed in silenzio; deporrete i vostri arnesi, i vostri ferri, al luogo a ciò destinato, non lasciandone uno qua, uno là per non perdere il tempo a cercarli quando li andrete a ripigliare; e

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poi lavatevi subito le mani per sedervi a tavola se d’inverno, e per andare nella scuola se d’estate. Mettendovi a tavola, ponetevi con bell’ordine al posto assegnatovi, però prima ritte in piedi, fatevi il segno della S. Croce con attenzione e divozione, recitate la breve preghiera di benedizione c alla fine del pranzo quella di ringraziamento. Ricordatevi, che voglio la conserviate sempre questa bella pratica, anche quando sarete sortite dal Convento. Ditemi, chi è che ci dà il nutrimento? Il Signore. Dunque non è giusto che co-noscendolo lo ringraziamo? Quelli che non lo fanno, o non vi riflettono, o sono ingrati: e in tutti i modi fanno conoscere d’aver poca religione.

Mangiate in santa pace, allegria e quiete, ma con pulizia e bel garbo. Che alla vostra tavola scorgansi la proprietà, la nettezza e l’ordine. Non mangiate troppo in fretta, né lentamente, né più del bisogno; sarebbe indegno d’una creatura ragionevole, se dopo il pranzo vi trovaste incomodate per aver troppo mangiato. Mangiate, e state in maniera a tavola che, secondo il pensiero d’un S. Vescovo, gli Angioli non avessero ad arrossire, se trasformati in uomini, venissero a conversare con voi. Non vi fate lecito il benché minimo lagno, né sulla quantità, né sulla qualità delle vivande; vi fareste conoscere ghiotte, se ciò faceste, e questo della ghiottoneria è il più brutto vizio che vi possa essere in una giovane, e che trascina ad un’infinità di mali. Fareste un torto manifesto alla Provvidenza di Dio che vi sostiene e vi dà con abbondanza e senza pensiero quello che tante vostre pari conviene che si procurino con stenti e sudori.

Dopo pranzo, se non vi saranno nella Casa lavori pressanti che richiedano la vostra mano d’opera, farete un poco di ricreazione. Oh! qui in Casa, mie carissime, nelle ore di ricreazione e di sollievo, lontane dagli occhi del pubblico, giocate pure, saltate, cantate, fate quello che più vi aggrada, sempre però nei limiti della modestia e discrezione, che qui vi è permesso; non mettetevi però le mani addosso, perché è impulito ed incivile. Ricordatevi che nel giuoco si conosce il carattere siate leali, sincere e compiacenti: scegliete sempre i giuochi che piacciono alle vostre compagne, ed avvezzatevi a sacrificare in tutto e per tutto il vostro gusto, il vostro piacere, la vostra volontà. Quante volte, Figlie mie, se ritornerete nel mondo, vi toccherà soffrire e rinnegarvi in cose dure ed importanti, altro che in piccolezze! ed allora se vi sarete abituate da giovani a mortificarvi ed a piegare la vostra volontà, sarete felici voi, e formerete la contentezza e la felicità degli altri; altrimenti, io non ve lo dissimulo,

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avrete guerra continua nelle famiglie in cui andrete, inquietudini, rimorsi... e poi al rendiconto della morte?...

Coraggio dunque, mie care, il Signore per nostro mezzo v’insegna la maniera per poter essere possibilmente felici anche in questo mondo; a voi poi tocca l’approfittarne Credetemi, fa più timore il nome di sacrificio, rinnegazione, ecc., che la cosa in realtà: abituatevi ora che siete piccole che vi costerà meno. Guardate: la mortificazione perché sacrificio, rinnegazione, mortificazione è lo stesso), la mortificazione ci è necessaria per la salute spirituale e fa l’effetto che fa la medicina per la salute del corpo. Quando il medico vi ordina una medicina, se voi la prendete con docilità e con la semplice persuasione che vi faccia bene e vi possa far guarire, senza pensare se vi piacerà o meno, voi la prendete con tranquilla indifferenza e quasi quasi non v’accorgete della sua amarezza; ma se per lo contrario quando vi si presenta il bicchiere incominciate a dire che è cattiva, e vi mettete in timore ed apprensione di non poter inghiottirla e che vi sconvolga, vi mette il vomito in realtà e così finite coll’amareggiarvi la bocca, disgustarlo stomaco, senza portare nessun rimedio al vostro male. Ecco che cosa fa l’immaginazione. Coraggio ci vuole: animo grande e buona volontà; con questo si vince tutto, si può tutto senza difficoltà o fatica, sempre però coll’aiuto e colla grazia del Signore che dobbiamo invocare in tutti i nostri bisogni con fede e confidenza.

Dopo la ricreazione andrete o in iscuola, o di nuovo in campagna o nei vostri uffici per la Casa, a seconda dei tempi e delle stagioni. Però in ogni stagione si procurerà sempre d’impiegare qualche po’ di tempo nel l’istruirvi a leggere, a scrivere, a far conti ecco ma quello che più importa e preme, è l’istruzione religiosa, perché questa né la scienza delle scienze. Abbiate premura d’istruirvi e d’imparar bene, giacché il Signore vi fa la grazia e ve ne dà il tempo e i mezzi. Durante l’istruzione se non intendete, fate le vostre domande, esponete con sincerità i vostri dubbi, ascoltate con docilità e procurate d’intender bene ciò che vi si spiega; non parlate tutte in una volta e nemmeno fate delle domande fuori di proposito per farvi credere sapienti più delle altre; questa è superbia che sta molto male in tutti ma molto più nella vostra condizione; inoltre sareste il ridicolo delle vostre compagne e della Società, se mai per vostra disgrazia aveste a sortire con questo difetto.

Alla sera prima della cena o dopo, direte il Santo Rosario in comune. Oh, la bella pratica, la bella divozione! non lasciatela mai: se siete capaci, meditate i misteri, se no, recitate con riflessione il Pater e

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l’Ave Maria. Già questa divozione è in uso in tutte le famiglie cristiane, ma se mai, Figlie carissime, aveste la disgrazia di capitare in qualcuna che, o non l’avesse, o la credesse divozione inutile, voi non la tralasciate; se non potete recitarlo in ginocchio, recitatelo senza interrompere i vostri doveri, nei vostri lavori, nelle vostre occupazioni. Maria SS. vi sarà grata, vi proteggerà nei pericoli, se per disgrazia aveste ad incorrervi; sarà il vostro aiuto, il vostro appoggio, la vostra speranza, la vostra consolazione.

Distinguete con culto speciale le sue feste, fatele precedere sempre d’una novena; ma non fatela consistere in molte orazioni vocali, no, no, mie carissime, tre sole Ave Maria, ma con sentimento e di cuore, bastano; cercate invece, per piacere a Maria, di santificare tutte le vostre azioni anche le più ordinarie, facendole più che potete, alla presenza di Dio ed unicamente per piacere a Lui, il quale è il solo che vi ha da giudicare. Cercate in queste novene di correggere i vostri difetti, in particolare quello che più vi predomina, e che è sempre la sorgente dei maggiori vostri falli, come per esempio: l’amor proprio, la maldicenza, la vanità, l’impazienza ecc. Per quanto vi paiano leggeri questi falli, bisogna prendere la ferma risoluzione di schivarli e di vegliare continuamente sopra voi stesse per piacere, onorare e rendervi care a Maria. Ecco dunque come avete da disporvi alle sue feste. Se in tutte le novene di Maria, arrivaste a sua gloria e con la sua assistenza ad estirpare dal vostro cuore un vi zio o difetto, in poco tempo arrivereste a divenir sante. Fate dunque quanto potete per onorare e servire Va ria, e lasciate poi a lei la cura della vostra salute. Oh la gran Madre che abbiamo in Maria! Nessuno che pose in lei la sua speranza andò perduto. Ma voi poi particolarmente, mie care, avete un dovere di più d’amarla ed una maggiore speranza d’esser da lei guardate specialmente con occhio di predilezione, è questo il titolo che portate di Figlie di S. Giuseppe: sapete, che posto aveva S. Giuseppe nel Cuor di Maria! Figuratevi se Maria vi ha da guardare con indifferenza: anzi per voi questo titolo deve servire per ottenere da. lei ogni grazia, rammentandoglielo con fede umiltà e confidenza.

Dopo la cena ed un poco di ricreazione, secondo le stagioni, o andrete a letto, o nella sala comune di lavoro a lavorare fino alle dieci ore. Questo è forse l’unico tempo fra la giornata che potrete trovarvi tutte unite a motivo delle vostre molteplici e variate occupazioni: siavi dunque caro carissimo, di vedervi tutte assieme e procurate di acquistarvi tutte quelle virtù che rendono care e dilettevoli queste riunioni di fami glia ch’io preferisco a tutti i divertimenti del mondo

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Comincierete la vostra serata con una mezz’ora di silenzio, come già vi dissi, onde abituarvi a saper tacere senza fatica e pena; e così potrete in questo frattempo raccogliere i vostri pensieri, la vostra immaginazione, le vostre idee, sì facili i. noi donne specialmente, a dissiparsi quando ci troviamo i compagnia e che discorriamo; potrete richiamarvi qualche buon pensiero, la presenza di Dio, il punto di meditazione, che cosa avete fatto per Dio in quel giorno ecc., insomma ascoltare quello che il vostro buon Angelo vi dirà ed ispirerà, perché ricordatevi che il Signore non parla che nel silenzio e nella solitudine. Quando discorrete, fatelo con moderazione, parlate chiaro, ma con modestia e prudenza. Sarà poi ben fatto che vi raccontiate reciproca mente qualch’esempio o fatto storico, onde avezzarvi ad esporre con chiarezza e precisione i vostri senti menti, ma siate brevi e narrate bene, per non annoiare la compagnia. Se siete più d’una che vuol discorrere cedete sempre alla compagna. Figlie mie, se potessi imprimervi nel cuore la necessità di questa reciproca compiacenza, sembrami che v’avrei tolta la sorgente d’ogni rancore, d’ogni dissensione e disunione, e poste sulla strada sicura per godere una santa pace ed allegria in questo breve tempo del nostro pellegrinaggio nel mondo. Siete giovani, nell’età sì facile a ricevere qualunque impressione ed abitudine, basta sol che il vogliate. Oh! come sarete allora ricercate e care nelle famiglie ove andrete, sarete considerate come l’Angelo della pace, dell’unione e della concordia. Credo poi inutile raccomandarvi, che siano affatto sbandite dalle vostre ricreazioni e dai vostri discorsi ogni parola, gesto o fatto che avesse anche solo l’apparenza di mormorazione, di biasimo o di scherzo verso chicchessia; questo è un vizio che si presenta da se stesso sotto un aspetto sì brutto, incivile e contrario alla carità, che farsi odiare e ributtare dalle persone civili, educate e cristiane.

A dieci ore, nella stagione invernale, andrete a con ricarvi, d’estate poi v’andrete alle nove, se almeno chi vi dirige no. credesse meglio mandarvi prima. Quando dunque sentite il segnale di ritirarvi, mettetevi tutte in silenzio, deponete ed assettate con quiete e bene i vostri lavori ed in silenzio recatevi in dormitorio: quivi inginocchiatevi tutte davanti al vostro piccolo al tare, come la mattina, per recitare le orazioni della sera. L’orazione no. manchi mai d’essere la vostra prima occupazione subito svegliate e la vostra ultima operazione avanti il sonno, in tutti i giorni di vostra vita. Un Santo Padre diceva: che il sonno è la figura della morte, ed il risvegliarsi, quella della nostra risurrezione: l’ultima parola dunque dell’uomo moribondo è di raccomandare la sua anima a Dio, e la

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prima dell’uomo risuscitato sarà di adorarlo e ringraziarlo. Ecco il metodo che dovrebbero tenere tutti i cristiani. Qual diritto Egli poi abbia alle nostre adorazioni e ringraziamenti, Figlie carissime, è inutile che ve lo dica. Chi vi ha nutrite, custodite, preservate da pericoli se no. il Signore? Vedete dunque l’obbligo che avete di riconoscenza. Io no, temo di voi, mie carissime, sino a che rimanete in questo Istituto; ma quando sarete nel mondo, che no. vi succeda mai di coricarvi la sera senza aver prima adempiuto a questo sacro dovere! Cambiate pur casa, occupazioni, sistema, stato; ma no, i vostri sentimenti, i vostri affetti, il vostro amore, la vostra gratitudine verso questo Dio di bontà che vi ha create; redente, conservate, che vi ama tanto, che vuol farsi chiamare vostro Padre, vostro amico, vostro fratello, vostro Sposo; che vuol essere nostro consolatore nel breve pellegrinaggio di questa vita e la nostra pace e beatitudine per tutta l’eternità. Figlie carissime, no. sentite il vostro cuore aprirsi alla tenerezza alla rimembranza di tanta bontà, di tanti e sì grandi benefici? Pregatelo sempre, sempre, che ve li tenga impressi nella mente e scolpiti nel cuore, affinché né le passioni, né il demonio v’acciechino in modo di farvi dimenticare ed allontanare da lui.

Alle orazioni della sera aggiungerete l’esame di coscienza; ma fatelo con diligenza ed attenzione, notate bene i difetti nei quali siete cadute più spesso nel corso della giornata; e risolvete generosamente d’emendarvene nel giorno seguente: procurate sempre di trovare del miglioramento nella vostra condotta, e mai, mai dello scapito. Oh! come sarete contente la sera se avrete riportata anche una sola vittoria sopra le vostre passioni: no v’è niente che uguagli la soddisfazione e la contentezza d’una buona coscienza; questa è preferibile a tutte le gioie del mondo. Dice il Savio: «Se voi sarete fedele a Dio nel giorno, dormirete senza timore la notte; la passerete felicemente, il vostro sonno sarà perfetto, perché sarà comune al corpo ed all’anima».

Sarà assai ben fatto ed utile che le ragazze più grandi facciano un mese per ciascuna nel recitare le orazioni della mattina e della sera, le altre accompagnandola a voce bassa. Domandate perdono a Dio, di tutte le mancanze commesse, recitando l’atto di contrizione, ma con sentimento e di cuore. No. Vorrei una Figlia di S. Giuseppe fredda ed insensibile. Tenete le mani giunte e state con attenzione e raccoglimento: ricordatevi che potete morire nella notte; no. sareste né la prima né l’ultima che si coricarono sane e robuste la sera, e la mattina furono trovate morte. Spogliatevi con somma modestia, e dite col cuore: Signore, spogliatemi voi pure de’ miei difetti, in particolare… e qui nominate quello di cui v'è più difficile l'emenda,

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ed è cagione d'altre mancanze: poi recitate un De profundis pei vostri parenti defunti. Anche la mattina vestendovi, dite: Signore, vestitemi di tutte le virtù, in particolare… nominate quella che vi manca e che desiderate di acquistare. Prima d’andare a letto baciate il Crocifisso che dovete sempre tenere appeso al collo, e coricatevi in quella positura che desiderereste vi trovassero, se aveste a morire in quella notte. Ricordatevi che il vostro buon Angelo, veglia ogni notte al vostro capezzale, e Dio pure vi si trova: che non abbiano mai motivo d’allontanarsene! Svegliandovi la notte, dite loro qualche parola che venga dal cuore e che l’Angelo non mancherà d’ispirarvi; e se avete la fortuna di fare la mattina la S. Comunione, fate qualche atto di desiderio, ma breve e fervente e ripigliate il vostro sonno nelle braccia di Gesù, Maria, Giuseppe, ai quali vi lascio, v’affido e vi raccomando.

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PARTE IV

Opere secondarie di carità abbracciate dall’Istituto

CAPO I -Scuole Esterne

Le scuole di carità vi offrono un campo vastissinmo per far del

bene e del bene assai, e quando lo potete fare, non ne tralasciate l’esecuzione, essendo pure quest’opera di carità, dopo gli Orfanotrofi per le povere Figlie, altro vostro dovere ed occupazione che dovete adempiere con zelo, premura ed attenzione. A seconda dunque dei luoghi più o meno abitati ove avrete le case, e dalla maggiore o minor comodità dei locali, vi adatterete una o più sale a quest’uso, per meglio impartire l’istruzione e far apprendere il lavoro alle grandi ed alle piccole delle vostre scolare. Le scuole sieno arieggiate, e la nettezza e la pulizia vi regnino perfettamente. Qualche quadro di Nostra Signora, di S. Giuseppe, o altri di divozione, un Crocifisso, l’acqua santa all’ingresso, ne saranno gli ornamenti. Alcuni detti sacri appesi qua e là alle pareti, gioveranno assai per ricordare alle scolare mano mano che ne abbisognano, la virtù od il vizio che viene a proposito d’imparare o d’emendarsi.

Il nome di scuole di carità vi dice abbastanza a chi dovete applicare le vostre fatiche, e purché sieno povere, accettate tutte quelle che desiderassero intervenirvi; siano poi fanciulle, giovanette od adulte, sempre che non disturbino la scuola, le une perché troppo piccole, e per altri motivi le grandi. Adattate alla capacità e condizione delle vostre scolare l’insegnamento e l’istruzione tanto nei lavori femminili che negli studi. Da qui comprenderete la necessità di non ricevere nelle vostre scuole fanciulle di condizione civile, per non risvegliare invidie e desideri di maggior istruzione nelle altre, a

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danno di quanto è più necessario ad esse di sapere ed a pericolo d’introdurre degli abusi. Io sarei d’avviso di bandire assolutamente dalle vostre scuole lo scrivere, ma stante le leggi attuali che esigono un discreto studio anche nell’infima classe della Società, converrà che vi adattiate a quanto esse prescrivono per le scuole rurali, ma non di più perché questo non servirebbe che a distaccarle insensibilmente da quella sfera nella quale Dio le ha collocate e che noi ci siamo prefisse di tenerle e conservarle.

Che tutti, avvicinandosi a voi, sieno penetrati dei vostri sentimenti d’amore, di stima e di benevolenza verso la classe agricola in apparenza spregevole agli occhi degli uomini, ma cara a quelli di Dio, se saprà unire le virtù ai vantaggi che questa porta nel mondo.

Trattando con contadine troverete, specialmente nei primi principi della vostra Istituzione, grande ignoranza, rozzezza, incuria, dissipazione, cagionate la maggior parte da mancanza e trascuratezza d’educazione: non avvilitevi, anzi ciò v’infonda più coraggio, vedendo il bisogno e la necessità che questa classe venga aiutata, sorretta, nobilitata. Dio scelse voi, corrispondete a’ suoi misericordiosi disegni, e non dubitate che verrete dalla sua mano benefica assistite, illuminate, pro tette. Dio non manca; è l’uomo che negandogli la confidenza come a Padre comune e mettendola nelle proprie forze, scuote e rovescia i più bei disegni della sua Provvidenza. Che questo torto non Gli venga mai fatto da voi, a Lui consacrate e strette coi vincoli più sacrosanti.

Nella scuola esigete silenzio rigoroso onde tutte, se le ore di scuola sono molte, vi possano intendere ed essere istruite, perché converrà che vi adattiate alla lontananza degli abitati ove avete le scuole e farne una sola, allora frammezzatela con qualche tempo di sollievo, perché le scolare e voi, possiate, come si dice, respirare. Guardate di conoscere bene l’indole, il carattere e l’inclinazione delle vostre allieve, per sapere al bisogno applicare quei rimedi ad ognuna più adatti e così formarle alla virtù, alla grazia ed all’amore verso Dio e verso il prossimo e riuscire poi un giorno buone ed ottime madri di famiglia. Avvezzatele ad obbedirvi al primo cenno e senza replica, e non lasciatevi smuovere facilmente da ogni preghiera e promessa. Sappiate farvi amare ed ispirate loro confidenza, ma guardate che non vi manchino di rispetto, dovendo voi sostenere il vostro grado pel bene dell’Istituto. Abbiate occhio ed attenzione a tutto ed a tutte, ma sappiate dissimulare assai; castigate poco, ma se lo fate, fatelo senza riguardi e senza eccezioni. Che rare volte siate costrette ad alzare la voce onde correggere e sgridare, ma quando lo fate sia con

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forza e con ragione. Abituate poi le vostre scolare ad una grande pulizia; quest'articolo è assai importante, generando la sporcizia, l’inedia, la povertà e perfino le malattie. Perché tante povere fanciulle nel tempo che dovrebbero crescere rigogliose e vispe, le vedete pallide ed ingiallite? Per la sporcizia nella quale sono tenute dai propri genitori! Vedete dunque che fin da piccine le vostre figlie prendano amore alla pulizia ed imparino a tenersi nette tanto nella persona come negli abiti, così pure composte e modeste nel portamento, negli atti e nelle parole. Oh, quanto bene potete fare nella scuola! ma per riuscirvi bisogna farla con amore, e questo amore bi sogna attingerlo dall’alto con l’annegazione e col sacrificio.

Sbandite dalle vostre scuole, se lo potete senza disgustar nessuno, quei lavori che conoscete non adatti alla condizione delle vostre scolare, e fate loro invece amare il lavoro ad esse utile e necessario: accostuma tele a rappezzare i propri abiti ed insegnate loro pure ad aggiustare quelli dei loro padri e fratelli Nel lavoro esse troveranno un argine al vizio ed alla miseria. Insomma allevatele in modo che abbiano ad essere di giovamento alle proprie famiglie e queste lodino e ringrazino il Signore d’avere nella sua ammirabile Provvidenza creata a loro vantaggio questa novella Istituzione.

Insegnate per tempo alle vostre fanciulle a conoscere, amare e servire il Signore; questo ottenuto, il resto verrà da sé ed agevolmente, ma guardate di non annoiarle con istruzioni troppo frequenti e superiori alla loro capacità e talenti. Semplicità, semplicità in tutto, mie carissime; poche massime, ma sode e reali, pochi discorsi, ma chiari e brevi. Vedete come faceva Gesù Cristo per adattarsi a gente rozza ed ignorante? Si serviva di parabole che facilmente si stampano nella mente d’ognuno; ebbene, seguite il suo esempio se volete ancor voi portar frutti consistenti e durevoli. Che amino Dio al disopra di tutte le cose ed anche di se stesse, ma questo amore si accenda in loro per riconoscenza di tanti e sì immensi benefici che loro ha fatti e fa continuamente; dipingete loro questi doni e questi benefici con immagini sì vive e penetranti che le induca a detestare il peccato, a morire piuttosto che offendere Dio e per lo stesso motivo sentano le offese che gli si fanno con molto dolore come fossero fatte a loro stesse. Nell’istruzione parlate loro spesso della bontà e misericordia di Dio, per far acquistare grande stima del perdono delle offese ed insegnate loro ad amarsi reciprocamente l’una l’altra nonostante i difetti, le avversioni ed antipatie, ed abituatele quando si offendono a chiedersi perdono ed abbracciarsi reciprocamente. Dite loro: Dio ricusa forse il sole, la rugiada, la

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pioggia, al campo del cattivo? Dio rigetta dal suo cospetto e nega forse i suoi lumi e le sue ispirazioni al medesimo? ovvero, scaccia noi dalla sua presenza quando lo offendiamo?

Vincete e rompete tutte le loro piccole avversioni, abituatele all’annegazione della loro volontà, sì necessaria alla pace ed armonia delle famiglie; a farsi reciprocamente piacere, a dir bene e pensar bene di tutti. “Non vogliate giudicare e non sarete giudicate”. Fate loro odiare la menzogna sì facile nella loro età, e castigate con rigore chi trovate in bugia. Dite loro che il bugiardo è anche ladro, che la prima bugia fu fatta dal demonio; per cui è chiamato il padre della menzogna e sostiene il suo regno a forza di bugie: in somma dite loro tutto ciò che sapete per istillare ad esse orrore ed aborrimento a questo vizio. Pari a questo è anche l’invidia. Per questo vizio si commise, abominevole di tutti i delitti: l’invidia in terra il più fa l’uomo ingiusto, cattivo ed infelice, perché non ha mai pace: essa ha radice dalla nostra superbia e portò e porta tuttora nel mondo tristissime conseguenze.

Non dimenticatevi di raccomandare il rispetto dovuto ai genitori (anche se avessero dei demeriti), e l’obbligo che hanno per dovere di giustizia d’obbedirli, rispettarli amarli e servirli come rappresentanti di Dio e tenenti il suo luogo qui in terra. “Onora il padre e la madre acciò tu viva lungamente sopra la terra”.

Perché poi le loro azioni sieno fatte possibilmente bene e riescano meritorie, abituatele ad offrirle a Dio anche con un semplice sguardo o al Cielo od al Crocifisso; o con un’Ave Maria, od una giaculatoria; come pure le loro fatiche, privazioni e sudori. Mio Dio, quanti meriti si perdono per mancanza di offerta e di retta intenzione! Ma fate tutto ciò soavemente, brevemente e semplicemente. E la divozione alla Madonna, mie carissime?. Inculcategliela grandemente. Dite loro che Maria SS. è nostra vera Madre, nostra protettrice e nostra Avvocata presso il Signore. Dopo Dio, Maria SS. deve essere l’oggetto de’ nostri più cari affetti, premure ed attenzioni: insegnate ad esse a distinguere il sabato a suo onore con qualche mortificazione o piccolo sacrificio adatto alla loro età, a prepararsi alle sue feste coll’essere più savie, più attente ai loro doveri e più mortificate. Che amino di cantar le sue lodi con brevi e semplici canzoncine, perché si abituino a cantarle anche altrove per loro sollievo, invece di tante frivole e sciocche canzoni che sentono nel mondo, ed imparano con tanta facilità. Fate uso di esempi specialmente, per inculcare la divozione alla SS. Vergine e scegliete i più propri ed adatti, onde ottenere ciò che loro raccomandate. Se

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sapeste quanta impressione fanno gli esempi nell’animo della gioventù e quanta fede e confidenza risvegliano nei loro cuori! Quante hanno cambiato vita e sono divenuti angeli per un esempio udito!

Raccontate pure ad esse i bei fatti della Storia del nuovo ed antico Testamento: quante istruzioni pratiche non troveranno le vostre scolare in Tobia, Giu. seppe, Giacobbe, Mosé, Giuditta, Ester, Rachele, ecc. ecc., e quanto influirà sulla loro condotta, per fare ad esse amare e stimare nella propria condizione! La vita di Gesù Cristo, gli esempi della Maddalena, la fede del Centurione, la confidenza della Cananea, il miracolo della vedova di Naim, quello della risurrezione di Lazzaro, delle turbe satollate, della tempesta sedata, della pesca miracolosa ecc. ecc. Ecco un vasto campo per istruire le vostre fanciulle ed insegnar loro l’abbandono nella Provvidenza e l’amore a Gesù Cristo che per noi volle condurre trentatrè anni di vita qui sulla terra, stentata, povera, umile e faticosa, per sanare le nostre piaghe, guarire i nostri mali e darci nello stesso tempo sublimi esempi di bontà, di pazienza, d’annegazione e di sacrificio. Animatele dunque a sopportare esse pure con pazienza le loro fatiche, la loro povertà e le privazioni inerenti al loro stato con animo forte e generoso, memore che il regno de’ Cieli s’acquista con violenza, e sarà dato ai soli combattenti.

Fra le divozioni inculcate alle vostre scolare specialmente quella dell’Angelo Custode e fate loro comprendere come l’ufficio di questo Spirito celeste datoci da Dio al nostro nascere sia quello di custodirci, preservarci dal male, farci conoscere il bene ed aiutarci ad eseguirlo. Dalla continua presenza poi del nostro Angelo, cavate motivo di far ad esse concepire grande stima delle nostre anime e qual modestia e riservatezza dobbiamo avere nelle nostre parole, nei nostri atti, onde non offendere quegli occhi purissimi, che vedono, di giorno e di notte, sole ed sempre ci accompagnate. Cosi pure raccomandate la divozione a S. Giuseppe, sposo castissimo della V ergine, del quale sarà bene tenere nelle vostre scuole l’immagine, essendo questo il principal Protettore dell’Istituto.

Abituate le vostre scolare a recitar bene, con rispetto, divozione ed attenzione le loro orazioni e fate che imparino a memoria l’offerta e l’esercizio della mattina e della sera onde poi s’abituino a recitarli nelle proprie famiglie, ma brevi e semplici affinché non vengano poi tralasciati quando avranno molti impegni e lavorio Sarebbe pur bene che imparassero a memoria i Salmi e gli Inni che canta più di frequente la Chiesa, come il Miserere, il Magnificat, lo Stabat Mater, il

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Veni Creator, il Pange lingua, il Quem terra, ecc. ecc. quindi, or l’uno, or l’altro, fateglieli recitare in iscuola tutte insieme, ad alta voce, parola per parola, ma bene e senza spropositi.

Raccomandate pure grandemente il rispetto ai Sacerdoti come ministri e rappresentanti di Dio e specialmente al Sommo Pontefice Capo della Chiesa, ed ai Vescovi: il rispetto alla chiesa, casa di Dio qui sulla terra; risvegliate nelle lor menti una grande e viva fede nella presenza reale di Gesù Cristo nel SS. Sacramento; dite loro come gli Angeli stessi tremono e si coprono per rispetto e riverenza con le loro ali la faccia; e quanto sia indegno e ributtante per creature vili, come noi siamo, stare avanti a Dio in positure improprie, di scorrendo, guardando in giro, e fors’anche ridendo! Ricordate loro che una sola volta Gesù Cristo nella sua vita mortale diede mano ai flagelli e s’adirò e fu quando vide la casa di suo Padre profanata e che ne scacciò i profanatori.

Quanto bene potete fare nelle scuole, sorelle carissime, e quanti meriti acquistarvi presso il Signore che disse nel suo Vangelo: “Tutto quello che farete per l’ultimo de’ miei lo terrò come fatto a me”. Queste povere fanciulle sono pianticelle tenere che voi potete allevare e coltivare come vorrete: troverete bensì un terreno incolto, ma non ingrato, che con pochi sudori vi darà frutti abbondanti, basta solo che abbiate maniera, non vi stanchiate e sappiate coltivarlo. Per ciò fare raccomandatevi a Dio che v’illumini e vi dia quelle virtù e qualità necessarie, onde lavorare con profitto in questa vigna del Signore e poter un giorno aver parte al premio promesso, per così lodarlo e benedirlo per tutti i secoli de’ secoli. Amen.

Doti d’una maestra Le doti d’una maestra devono essere: l° Una grande modestia e urbanità nel tratto, nelle parole e nel

portamento. 2° Un parlare discreto, ma prudente e disinvolto. 3° L’esattezza nell’osservanza dei regolamenti, e la conoscenza

dei metodi delle scuole. 4° Il raccoglimento interno con Dio, che la faccia accudire con

diligenza, tranquillità e pace ai propri doveri. 5° Una. discreta abilità nel lavoro e negli studi, molta

conoscenza e pratica delle fanciulle, una pazienza a tutta prova. 6° Una grande semplicità e fedeltà nel raccontare tutto alla

propria Superiora.

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CAPO II - Ricreazioni festive Le ricreazioni festive, dopo le funzioni parrocchiali, sono

un’esca favorevole per ritirare le giovani dalle piazze, dai pericoli, dalle occasioni, riunendole invece in un luogo acconcio dove, unito ad un lecito diverti mento necessario al sollievo del corpo, possano essere sorvegliate, e trovare anche all’uopo saggi consigli ed utili suggerimenti. Non ne trascurate dunque l’esecuzione quando il potete fare senza pericolo e danno dei vostri principali doveri…

Che le sale e locali destinate a quest’uso, sieno possibilmente separati da quelle delle Religiose e delle Figlie di S. Giuseppe, onde sì queste che quelle non abbiano per nessun motivo a passare per quei luoghi, nelle ore in cui sono munite le ricreazioni. Non si apra prima che siano terminate le funzioni parrocchiali onde le giovani non le trascurino: e si abbia cura di licenziarle ad un’ora conveniente a comodo delle più lontane.

In queste ricreazioni potrete fare del gran bene, ma abbia somma cura la Superiora di non destinarvi che Religiose di molta prudenza, morte al mondo, e che sappiano unire ad un’indole dolce e piacevole un carattere fermo, accorto ed avveduto. Che non siano meno di due, ed una sempre dipendente dall’altra. Sarebbe desiderabile che le Religiose dalla Superiora destinate nelle ricreazioni festive fossero forestiere e non conosciute nei dintorni, per togliere così il disordine che forse potrebbe succedere, d’essere a preferenza d’altre attorniate da conoscenti ed amiche, a pericolo di distinzioni, ed a danno della sorveglianza e dei propri doveri.

Mano mano che le giovani e le Fanciulle giungono, salutatele con modesto ed allegro saluto e scambiata qualche amichevole parola animatele a qualche giuoco che sapete ad esse gradito, sempre però che siano in uso nella Casa ed approvati dalla Superiora, e senza sua licenza non se ne potrà mai introdurre dei nuovi. Le vostre giovani, venendo la maggior parte da luoghi lontani, ameranno forse meglio giuochi che le obbligano a star sedute, epperò preferite la tombola od altri trattenimenti e giuochi che oltre il divertirle siano anche d’istruzione: e siccome poi il giuoco, perché diverta, conviene interessarlo, non permettete mai che questo si faccia con danari, benché minimi, ma bensì con immaginette, abitini ecc. ecc. anzi sarà bene invogliarle a fare anch’esse di queste coserelle, per così avere un occupazione nelle proprie case nelle ore d’ozio, o quando non possono venire al Convento.

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Giuocate voi pure con loro se fa bisogno, perché lo dice Gesù Cristo: “Fatevi piccolo coi piccoli”. purché però questa occupazione non v’impedisca la sorveglianza che dev’essere grandissima, e sia compatibile con la compostezza e gravità religiosa che esige il vostro carattere.

Guardate che non s’introducano per la Casa, e non si allontanino dal luogo destinato a loro ricreazione, che non stiano rincantucciate a due a due; in somma procurate di poter vedere tutto quello che fanno e sentire ciò che dicono, ma con tanta scioltezza e disinvoltura che non abbiano ad accorgersi d’essere sorvegliate. Esse vengono per divertirsi, guai se sapessero d’essere osservate! Non rimarcate dunque, né vi prendete pensiero di correggere ogni parola, ogni atto, ogni difettuccio che in esse scorgeste; le allontanereste insensibilmente dalla Casa, o le abituereste a fingere e mentire. Se vedete qualche cosa che non vada, e sia di mal esempio e di scandalo alle altre, correggete o in pubblico o in privato, come vi sembra meglio, (perché allora ne avete dovere), e come Iddio vi suggerirà, ma con molta carità e dolcezza; ma in modo da Far capire alla colpevole il proprio fallo, indurla al pentimento, ed all’emenda del proprio errore; Nel caso poi, che Dio nol voglia, la colpevole dopo corretta più volte persistesse nella medesime mancanze, ridendosi dei vostri suggerimenti, avvisatene la Superiora, la quale, se crede, le ricuserà l’entrata nelle ricreazioni, pronta però a riceverla nuovamente (qualora ella sia pentita ed emendata. A meno che non vediate disordini, non siate facili a far rimarchi sugli abiti e sulle capigliature delle, e dalla loro maniera d’abbigliarsi non vostre giovani o giudicate il loro carattere, l’indole o la maggiore o minor bontà delle medesime; sapete quanto dall’esterno è facile ad ingannarci! Voi poi non parlatene mai per leggerezza o vanità femminile, essendo ciò indegno in una Religiosa. Nel tempo del giuoco, se viene a proposito, sappiate introdurre qualche riflesso che richiami al loro pensiero la bontà di Dio, la consolazione che si prova nella pace della coscienza, quanto esse devono essere contente di trovarsi qui fuori d'ogni pericolo, dei vantaggi che hanno nella loro condizione, della brevità della vita, della nobiltà dell’anima nostra, ecc. ecc. ma non a modo d’istruzione, ma così alla sfuggita, un riflesso qui, un altro là caduti a proposito, brevi, semplici, naturali. Non mettete a tortura il cervello, per voler dire una cosa o l’altra se il Signore non ve l’ispira, perché le cose studiate o non riescono o riescono difficilmente; supplite invece con qualche giaculatoria, che di queste ne dovete dire molte. Procurate che le vostre giovani in queste ricreazioni prendano amore

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al canto, questo è un piacevole divertimento che abbracceranno con gusto… insegnate loro qualche canzoncina spirituale che tratti delle lodi di Maria SS. ovvero degli inni della Chiesa (giacché altre canzoni profane restano espressamente proibite nelle nostre Case)’distribuite fra loro qualche libricino o qualche copia dove ve ne siano raccolte, così imparandole a memoria le canteranno poi nelle loro case ed officine a proprio sollievo e divertimento.

Se dovete, mie carissime, in queste loro ricreazioni e con le vostre giovani essere tolleranti, allegre e compiacenti, dovete però essere ferme e costanti nel tacere e ricusare quello che le vostre Costituzioni e la vostra Superiora vi proibiscono. Le giovani che frequenteranno le vostre ricreazioni, essendo la maggior parte conta dine e male allevate, vedendovi sì cordiali e buone, crederanno far di. voi quello che vogliono epperò vi chiederanno, anche con esigenza, d’andare in questo o quel luogo della Casa ad esse proibito, di vedere e di chiamare questa o quella Religiosa, questa o quella delle nostre Figlie, di giuocare a questo o quel giuoco nelle nostre Case proibito, quindi abbiate franchezza e risoluzione. Guardate di non lasciarvi, a forza di istanze, indurre qualche volta cedere alle domande che vi è proibito di secondare, diventereste presto zimbello dei loro capricci, a disonore del vostro carattere, ed a danno dei loro doveri. Procurate di sapervi conciliare amore e stima, confidenza e rispetto.

Siate sempre pulite e composte, non mettete le mani addosso, e, dolcemente e con bel garbo, schivate i loro troppo liberi abbracciamenti: parlate bene e con senno, a proposito e modestamente. Non fate mai domande inutili e di pura curiosità. Amate tutte le vostre giovani, ma non ne distinguete nessuna, per non ispirare gelosie, invidie, malumori, e non separatevi dalle altre per andar sole con una a discorrere, se non fosse per necessità ed aveste chi sorveglia le altre.

Se vi è lecito, ed anche lodevole, dare ad esse qualche suggerimento o consiglio a voce, secondo i loro particolari bisogni, in iscritto poi vi è espressa mente proibito, senza licenza della Superiora: e così proibito anche ritenere o pure senza sua licenza vi e dare altrui scritti o regali di qualunque natura essi siano.

Chiudete le vostre ricreazioni ad un’ora conveniente, onde le giovani non abbiano a trovarsi sulla strada sopraggiungendo la sera; prima però di licenziarle, una Religiosa, ovvero la Superiora medesima, le radunerà tutte in una Cappelletta a ciò destinata onde fare ad esse una breve e semplice istruzione, che versi sull’adempimento esatto dei propri doveri, sull’obbedienza e rispetto

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ai Superiori, sulla bella virtù della purità e modestia, sull’amore scambievole che devono portarsi gli uni e gli altri. Se vi sono solennità o novene, animatele a far bene, suggerendo ad esse qualche piccola pratica in apparecchio, adatta sempre ai loro impegni e condizione. Specialmente raccomandate loro la divozione a Maria SS. e abbiate cura di farle ascrivere all’abitino del Carmine, od a quello dell’Immacolata Concezione. Chiudete poi la ricreazione col canto delle Litanie della Madonna, o con qualche sua lode spirituale.

CAPO III – Esercizi spirituali § I Esercizi Spirituali per le Esterne Tutti gli anni, avendo la Casa mezzi, locali e soggetti adatti, si

dovrà darne qualche muta d’esercizi spirituali, anche questi a favore di povere, specialmente contadine. Esse contribuiranno qualche cosa pel loro mantenimento, ma poco, per allontanarsi meno che si può dal principio adottato di fare tutte le nostre opere di carità possibilmente gratis. Se qualche giovane desiderasse fare gli Esercizi e non ne avesse i mezzi, l'Istituto, vedendone il vero bisogno, non le negherà l'entrata, avendo essa diritto alla nostra carità.

Si potranno pure accettare persone d'altra classe e condizione, ma queste dovranno contribuire qualche cosa di più, non essendo giusto che persone agiate, abbiano parte al vantaggio dei poveri; ma questa sarà sempre la sola opera per cui l’Istituto percepirà qualche cosa. Abbiate per massima di non accettare molte esercitande per volta, con poche farete più profitto, poiché le potrete sorvegliare maggiormente e prestarvi ai loro bisogni, d’altronde voi pure sarete più tranquille, più in pace e più raccolte. Non lasciatevi lusingare col pretesto che la spesa è la stessa, il predicatore pure; no, no, mie carissime, non guardate a questo: che la minima vista d’interesse e di risparmio non entri mai nel bene che fate, ma il maggior profitto delle anime, e la maggior gloria di Dio abbiano sempre da stare come bandiera in principio d’ogni vostra impresa.

Domandate sempre per predicatore al Vescovo un santo Sacerdote, e bravo, ma nello stesso tempo che sappia adattarsi alla capacità delle ascoltatrici, perché, sebbene l’esito e la buona riuscita dipenda tutto da Dio, nulla meno siamo obbligate per nostra parte a mettere tutta l’attenzione e la premura onde questa riesca secondo i suoi desideri.

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Il trattamento sia discreto; date ad ognuna la sua parte con abbondanza, ma non con profusione, e mangino a sazietà ai pasti destinati, ma che nessuna si faccia lecito di riserbarsi e portarsi via dalle mense la benché minima cosa, per mangiarla in altro tempo.

La sera della vigilia dei S. Esercizi, la Superiora radunerà le sue Religiose e farà ad esse una breve esortazione raccomandando loro un raddoppiamento di fervore e di raccoglimento, e di pregare e pregare assai onde gli Esercizi vengano fatti con utile e pro fitto delle anime; di osservare più esattamente le costituzioni, specialmente il silenzio e la mortificazione, e che tutto quello che in questi santi giorni faranno, sia pel fine che il Signore venga in questi Santi Esercizi meglio servito, amato ed onorato sì da noi che dalle nostre esercitande, a gloria sua, a benedizione della Casa e dell'Istituto medesimo. Indi assegnerà alle Sorelle il posto, l’impiego e l’ufficio che dovranno occupare nel tempo degli Esercizi, sia in cucina, sia con le esercitande, sia in altro, onde tutto vada bene, con ordine, quiete e raccoglimento. Le Sorelle non dovranno né scusarsi, né lamentarsi, né lasciarsi rincrescere e molto meno poi ricusare qualunque posto od impiego venisse loro addossato. Tutte lavorano nella vigna del Signore e tutte sono a parte dei medesimi meriti; che importa dunque un impiego o l’altro? anzi il più basso è sempre il migliore perché ci salva dalla vanità e dalla vanagloria.

La Superiora provvederà e farà preparare per tempo quanto mai potesse occorrere nel tempo degli Esercizi; commestibili, letti, ecc. ecc. ’onde nulla manchi per il servizio della Casa e pel trattamento del Predicatore e delle esercitande medesime. Procurerà pure, per quanto le sarà possibile, di disimpegnarsi in questo tempo da qualunque impegno o pensiero che fosse estraneo ai S. Esercizi, onde meglio attendere e sorvegliare perché vengano fatti con decoro e profitto, Sorelle carissime, incominciate questi Esercizi con cuor grande verso il Signore, pronte a sacrificarvi perché venga servito ed onorato Se in tutti i tempi dovete avere sotto gli occhi l’esempio dell’Uomo Dio, in quest’occasione principalmente dovete n più che mai pro curare di non perderlo di vista.

Accogliete queste giovani che vengono a fare gli Esercizi, con quella carità, amorevolezza e cordialità con la quale Gesù Cristo accoglieva la Maddalena, i peccatori Esse vengono da lontano, la maggior parte non si conoscono; abbandonarono i parenti la libertà, e vennero a chiudersi per sei o sette giorni in Convento; ed ivi stare alla Regola, molto in Chiesa, in silenzio. Mio Dio! vi par poco per queste povere giovani abituate la maggior parte a vivere a loro capriccio,

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sempre in continuo moto e dissipazione?… Vi par poco il sacrificio ch'esse fanno, e puramente pel desiderio di ascoltare la parola di Dio, e purificare le venire loro anime?… Vi confesso la verità, che questo grandemente mi edifica, e nello stesso tempo mi confonde e mi mortifica, se paragono la loro ignoranza, la loro mancanza di lumi, di cognizioni e d’istruzioni con i mezzi, le occasioni e le grazie grandi che il Signore ci fornì per salvarci e santificarci! Oh! Sorelle carissime, se vi rifletteremo, troveremo certo di che umiliarci ed arrossire. Che sarebbe se Dio avesse prodigato a queste povere giovani quanto diede e fece per noi?… Con quanto più d’amore e di gratitudine lo avrebbero contraccambiato, e con quanta fedeltà servito ed onorato.

Ricevute dunque, come vi dissi, e radunate le vostre esercitande nel luogo a ciò destinato, la Superiora, o chi ne fa le veci, con materna e premurosa amore volezza, spiegherà loro che cosa siano i S. Esercizi e la grazia grande che il Signore fa loro chiamandole in questa Casa per questo motivo, come devono essere fatti per riportarne vantaggio e salute. Le animerà quindi a sopportare con pazienza ed in ispirito di penitenza le privazioni, le noie, i sacrifici di questi pochi giorni, ad allontanare dalle loro menti qualunque pensiero che non sia relativo al profitto delle loro anime; ad osservare il silenzio, mezzo indispensabile per mantenersi raccolte; e come il Signore poi le compenserà con altrettanta pace, tranquillità e gioia interna, che si prova quando si fa bene e si dà volentieri a Dio. Indi le condurrà così quietamente davanti ad una immagine di Maria SS. ’che dovrà essere per questo fine disposta e preparata e la pregherà a nome di tutte, di voler essere la protettrice di questi S. Esercizi, la custode, l’avvocata d’ognuna presso il Suo Divin Figliuolo, e reciterà tre Ave Maria coll’orazione apposita posta in fine di questo capitolo, poi senz’altro intervallo che le possa distrarre, le condurrà in Chiesa per la prima predica, ossia introduzione.

Si procurerà che l’orario sia diviso e suddiviso più che si può, per non lasciare lunghi intervalli a scanso di dissipazione e di noia. Il Rosario si dirà passeggiando o pel giardino o pei corridoi, secondo i tempi e le stagioni, e si canteranno le Litanie davanti ad un’immagine di Maria Vergine e tutte le sere davanti alla medesima si farà loro recitare la Coroncina dell’Addolorata. Non dimenticatevi nell’orario di mettere una visita apposita al glorioso S. Giuseppe Sposo castissimo di Maria ed inculcare alle vostre esercitande grande divozione a questo Santo Patriarca.

Procurate che le esercitande, nei brevi spazi di tempo libero, osservino rigoroso silenzio, specialmente nei primi giorni, se in

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seguito poi vedete che pesa loro troppo, e, o si addormentano, o non fa loro buon effetto, richiamate e spiegate loro, ma sommessamente, con quiete e semplicità, l’ultima predica udita (o, se credete più utile e necessario, quando il Predicatore incomincia a parlarne), istruitele sul modo di ben confessarsi e comunicarsi, ma non allontanatevi dal metodo e dalle istruzioni che di mano in mano terrà loro sull’argomento il predicatore.

Sulla fine poi degli Esercizi, cioè negli ultimi, raccontate pure ad esse qualche esempio, che farà buon effetto, ma scegliete sempre quelli più adatti alla circostanza, ed istruttivi per la loro condotta e pel loro profitto. Abbiate occhi attenti sopra le vostre giovani, guardate che non si trattengano a due a due a discorrere in segreto, che più d’una non s’allontani dalla riunione comune, che non facciano commedie per ridere e scherzare, e se mai ve ne fosse alcuna che servisse di dissipazione, o di mal esempio alle altre, avvisatene tosto la Superiora, la quale farà o vi dirà quello che nella sua saggezza e prudenza crederà meglio e conveniente nel Signore.

Se qualche esercitanda avesse qualche cosa d’importante e di segreto da comunicarvi, avvisatene pure la Superiora la quale, o vi fisserà il tempo d’ascoltarla, o manderà un’altra Religiosa, come meglio crederà. Non fate distinzione di persone, né di condizione, ma n i soli bisogni spirituali delle loro anime attirino più o meno le vostre sollecitudini. Temete d’acconto il tempo e sappiatevi liberare con carità e disinvoltura da certune, che vi terrebbero occupate tutto il. giorno a raccontar cose inutili e da nulla; ma tenete d’occhio in vece quelle che sapete più bisognose, che sono anche quasi le più chiuse e difficili a manifestarsi.

L'ultimo giorno poi applicatevi con maggior impegno: in questo le vostre esercitande devono raccogliere i frutti dei S. Esercizi ed accostarsi a ricevere quel Cibo Celeste che deve loro dar forza e vigore per resistere a demonio ed ai suoi artifizi, ed il coraggio, la fermezza e la perseveranza di mettere in esecuzione quanto in questi santi giorni si saranno proposte di buono e di utile per la loro condotta e vita avvenire. Che in questa occasione la vostra chiesuola sia abbellita in maniera da ispirar divozione, ed accendere nel cuore amore e rispetto verso Dio e la sua dimora. Nel tempo della Comunione, così anche prima e dopo, fate cantare dalle vostre Orfane qualche lode spirituale, in luogo nascosto e non vedute dalle esercitande, ma bene’questo, sembrami, potrà riuscire assai bene per accrescere in esse sempre più la devozione e il fervore.

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Terminata la chiusa degli Esercizi con la benedizione ed il bacio del Crocifisso, la Superiora le condurrà tutte a ringraziare la Madonna innanzi all’immagine che hanno scelta per protettrice degli Esercizi: le ecciterà a raccomandarsi e consegnare alla V ergine Maria i propri proponimenti e le risoluzioni fatte; e vorrei che consigliaste loro che questi sieno pochi, ma fermi e stabili e che versino specialmente sui difetti predominanti, massime poi se fossero di scandalo alle compagne o ad altri: che preghino la Madonna di continuar loro il suo valido appoggio e la sua materna benevolenza. Indi come al principio degli Esercizi fate loro recitare tre Ave col Memerare e le Litanie; poscia congedatele dopo aver loro data l’ultima refezione. Regalate ad ognuna, o un’immagine e medaglia, od altro, che serva ad esse di memoria dei S. Esercizi. Se mai vi fossero esercitande non ascritte al Carmine, od all’Immacolata, abbiate premura di farle ascrivere, onde abbiano anch’esse a sortire dalla Casa con un distintivo, che le faccia conoscere per Figlie di Maria.

§ 2 Esercizi Spirituali per Signore Se qualche signora, allettata dalla solitudine e semplicità delle

vostre Case, cercasse di venire a fare i S. Esercizi, e ne aveste un discreto numero, acconsentitevi, ma procurate e mettete tutto lo studio per avere un Predicatore dotto, santo, prudente, adattato alla loro capacità, sapere e condizione. Trattatele e servitele con tutti quei riguardi ed attenzioni che richiede il loro grado e la loro condizione, ma escludete assolutamente il lusso e la delicatezza, e in loro luogo vi risplenda invece gran pulizia e semplicità. Non portate loro il caffè a letto, eccetto il caso che fossero ammalate. Non esigete né chiedete nulla pel loro mantenimento, rimettendovi alla loro discrezione e generosità. Se però questo cagionasse imbarazzo alle vostre esercitande, ovvero disordine e danno per le altre vostre opere di carità in favore di povere, la Superiora stabilirà quel compenso che crederà necessario, onde queste non soffrano danno, né cagionino imbarazzo alle vostre concorrenti. Se poi qualche signora, mossa da generosità d’animo, volesse darvi di più, accettatelo con riconoscenza, ringraziando in cuor vostro il Signore dell'offerta fattavi, impiegandola poi ad ornamento della n vostra Chiesa, od a favore di qualche povera esercitanda o per opera di carità, come crederà bene la Superiora.

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Riguardo poi al metodo degli Esercizi, tenete quello che usate con le altre esercitande, se almeno la Superiora non credesse meglio nel Signore fare qualche innovazione per maggior profitto delle medesime; ma fate tutto con maggiori riguardi, delicatezza e prudenza. Con queste, oltre le lezioni delle mense, aggiungetene ancora una o due altre, in Chiesa, o meglio davanti all'immagine della Madonna.

Se le povere e contadine dovete tenerle unite, queste invece dovete consigliarle a stare più che possono ritirate nelle loro stanze, specialmente dopo le Meditazioni, onde il Signore parli loro al cuore, e vi faccia germogliare la semente ivi caduta. Dopo il pranzo ed anche la sera, quando il tempo lo permette, e la Superiora lo giudichi a proposito, lasciatele passeggiare in giardino. La sera, all’aria aperta e con la vista della campagna, ha un’attrattiva ammirabile per portare ed aprire il nostro cuore alla compunzione ed all’amore ma raccomandate loro il silenzio, se il Signore ha da far sentire le sua voce nel loro interno e non parlino che a Dio ed a voi. Che la vostra compagnia e la semplicità dei vostri discorsi le allettino, e faccian loro apprezzare ed invidiare la vostra vita tranquilla e beata. Parlate loro della brevità della vita, del disinganno del mondo, del disprezzo degli onori e delle ricchezze, come queste sono state loro concesse da Dio acciò se ne servano per guadagnarsi il Paradiso impiegandole bene ed in aiuto dei poverelli. Fate loro conoscere la diversità grande che vi è tra i beni del mondo e quelli del Cielo; come quelli del mondo sono incapaci d’accontentare il nostro cuore, essendo creato per altri beni maggiori. Questi sono gli argomenti più adatti alla loro condizione. Non atterritele con timori, ma cercate sempre d. allargare il loro cuore alla bontà e misericordia di Dio Parlate loro del Paradiso, di quel beato soggiorno, della gioia pura e dei piaceri inno centi che si godranno in (quella Celeste Sionne, e quanto a lor pure è facile l’arrivarvi, basta che il voglia non Se potete, e vedete che le vostre parole sono a loro gradite e vi mostrano confidenza e fiducia, parlate loro, ma con somma prudenza e delicatezza, dei loro do veri, specialmente verso i genitori, i figliuoli, i domestici, come questi specialmente sono ad esse affidati, e un giorno ne dovranno rendere stretto conto a Dio. Toccate ancora, ma con riguardo, sopra le conversazioni, l’ozio, il rispetto umano e quanti beni, e quanti meriti potrebbero farsi col vincere questo, e col dar buon esempio: ma badate, non tutto in una volta, né tutto con tutte. Se con persone di bassa condizione dovete andar caute e usare prudenza, con queste poi, Sorelle L carissime, dovete andare, come si suol dire, con pie’ di

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piombo. Guardatevi dalla smania del dire e del suggerire, poiché distruggereste in luogo di edificare: pregate invece il Signore che comunichi a queste anime una sola stilla del suo santo amore, che da (questo scosse ed illuminate si renderanno capaci di grandi e generose imprese.

Non parlate. mai le prime, né andate con raggiri a cercare discorsi fuori n di proposito, meno poi fate domande inutili e curiose, anche lo fosse per fine buono e retta intenzione. Semplicità e naturalezza, ecco il vostro spirito, e da questo non dipartitevi mai. Predicate col buon esempio, che farete migliore e più du revole frutto: le parole passano presto, ma l° impressione della vostra condotta, difficilmente si cancellerà dalla loro memoria. Procurate dunque di lasciarla buona : fatevi vedere modeste, raccolte, attente e nel medesimo tempo ilari, pulite, piacevoli. Che il vostro stesso silenzio dimostri la gioia e la contentezza del l’anima vostra. Fate insomma conoscere, quanto è verace per prova, quello che dice Gesù Cristo, che il suo peso è leggero, e il suo giogo è soave.

§ 3 Esercizi spirituali privati Considerando che è difficile riunire un discreto numero di

signore per fare regolarmente i S. Esercizi, e d’altronde per non privare di questo vantaggio quelle che lo desiderassero, sarei d’avviso di seguire noi pure la pratica e l’usanza di qualche altro Istituto religioso, che accolgono nelle loro Case o Monasteri, in qualunque tempo, quelle persone che desiderano fare da sé i S. Esercizi. Quest’opera sembra più necessaria e più utile al prossimo e meglio adatta pel nostro Istituto. Quante signore vi sono, che non potendo disimpegnarsi dalle proprie famiglie all’epoca stabilita degli Esercizi, o per non mettersi in soggezione con altre, o per altre infinite ragioni e riguardi, che il demonio e l’amor proprio san così ben presentare e suggerire, si privano delle loro anime di sì gran beneficio con pregiudizio mentre potrebbero, quando il vogliano, e quando il Signore dà loro il desiderio, quivi ritirarsi per attendere all’affare unico ed importante della propria lor santificazione e salute!

Ammessa ed abbracciata quest’opera, la Superiora accoglierà con carità ed amore quelle signore che si presentassero per approfittare di questo vantaggio. Le condurrà prima nella chiesetta, indi nel luogo a loro destinato, il quale. sebbene unito ala casa. sarà però separato da essa e si chiamerà ospizio, onde non sieno né vedute, né disturbate le Religiose. Si dovrà avere molta cura per

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disporre a quest’uso, le stanze a ciò destinate, con molta pulizia e semplicità tai, che invitino l’animo al ritiro ed al raccoglimento.

Per il trattamento e metodo degli Esercizi, potrete stare a quanto si disse negli Esercizi spirituali per Signore. La Superiora sceglierà una Religiosa, alla quale affiderà il servizio e la cura delle Ospiti esercitande, ma badi che questa sia pulita, prudente e di maniere dolci ed insinuanti, ricordandosi che dal concetto che si formerà di questa, sarà pure il credito e l’opinione che si prenderà delle altre tutte. Nel tempo che le ospiti dimoreranno nella Casa, consigliatele e fate in modo che non ricevano visite, lettere, né abbiano relazioni di sorta che non sieno più che necessarie; il solo Confessore o qualche altro Sacerdote che voi credete più adatto al loro profitto spirituale, abbiano accesso presso di loro. Fornitele di buoni libri, se mai non ne avessero portato seco, la lettura dei quali faccia loro conoscere la grazia grande che hanno ricevuta nel venire a chiudersi in questo ritiro, le illuminino a conoscere il loro stato, e che, secondando la grazia, abbraccino poi una novella vita, conforme alle massime del Santo Vangelo.

Non lasciatele girovagare sole ed a loro piacimento per a Casa, rappresentate loro con bel garbo che ciò è proibito; però se lo desiderassero, conducetele in vostra compagnia se la Superiora lo crederà bene come anche con licenza della medesima, potrete loro permettere che intervengano, il primo e l’ultimo giorno che saranno in Monastero, alla vostra ricreazione; ma badate che questa sia piacevole ed edificante, perché rimangano sempre con buon concetto e stima di voi. Guardatevi di non palesare quanto vi venne dato o regalato da queste signore pel proprio mantenimento; parlatene poco anche tra di voi, e meno poi fate con fronti o meraviglie su quello che diede l’una o l’altra; questo è prodotto da un cuore piccolo e interessato, che mentre vorrebbe nulla, pretende con indiscrezione. Lungi da noi sì bassi pensieri! Quello che dal nulla fe’ sorgere quest’Istituzione, saprà pure mantenerla e conservarla. “Cercate dapprima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte le altre cose vi saranno date per soprappiù“.

ORAZIONE - da recitarsi dalle Esercitande prima d’incominciare i S. Esercizi Vergine Immacolata e Santa, eccomi prostrata ai vostri

santissimi piedi per implorare il vostro aiuto, il vostro soccorso e la vostra assistenza in questi giorni da me consacrati alla riforma della

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mia vita. Voi che essendo Madre di misericordia, mi avete certamente impetrato dal vostro Divin Figlio questa grazia di ritirarmi in questo luogo a Voi ed al vostro Sposo S. Giuseppe consacrato, per pensare unicamente alla mia eterna salute, pentirmi de’ miei peccati, mondar la mia anima ed incominciare una nuova vita tutta conforme ai vostri santi insegnamenti, siatemi protettrice e guida in questi santi giorni degli Esercizi, onde li possa fare n spirituale, come Voi, cara con quell’utile e vantaggio Madre, lo volete e lo desiderate da me. Voi illuminate la mia mente, per conoscere e ben intendere quanto mi sarà predicato. Voi muovete il mio cuore alla compunzione, al pentimento, al doloreo Voi ispiratemi risoluzione e proponimenti fermi e costanti, onde non mi smarrisca poi mai dalla vita intrapresa che a Dio ed a Voi mi conduce. Fate insomma, o Maria, che questi santi giorni, sieno i più belli della mia vita, che sempre come tali li ricordi, ed al punto della mia morte, mi sieno di conforto e di consolazione pensando che questi saranno stati la causa della mia eterna salvezza. Così desidero, così spero, così voglio, così sia.

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APPENDICE AL DIRETTORIO DELL’ISTITUTO DELLE SUORE DELLA

SACRA FAMIGLIA I - Le pratiche religiose

Oltre le pratiche religiose esposte al capo 4 parte l. delle

Costituzioni, si osserveranno come di costume, non però di Regola, le pratiche qui sotto indicate:

Mese di Gennaio. Nel mese di Gennaio è stabilita la rinnovazione

dei S. Voti Religiosi nella festa della S. Famiglia. La funzione si fa come segue: si recitano dapprima cinque Gloria Patri al SS. Sacramento, tre Pater, Ave e Gloria alla Sacra Famiglia e canto del Veni Creator indi segue la rinnovazione dei Santi Voti cominciando dalla Superiora, poscia le Sorelle per ordine, inginocchiate innanzi all’altare. Finita la rinnovazione di ciascuna si recita ancora un Pater, Ave e Gloria alla S. Famiglia in ringraziamento, un Gloria ai santi Protettori dell’Istituto, un Angele Dei all’Angelo Custode, un Pater, Ave e Gloria secondo l’intenzione del Sommo Pontefice per l’acquisto dell’indulgenza plenaria ed un De profundis per le Suore ed i Superiori defunti dell’Istituto.

Mese di Marzo. Nel mese di Marzo alla sera si fan dal Rev.

Cappellano funzione con discorsino ad onore di S. Giuseppe e benedizione colla S. Reliquia, previo il canto del Te Ioseph.

Mese di Maggio. In questo mese si fa funzione come nel mese di

Marzo ad onore di Maria ss. con discorsino e benedizione della S. Reliquia.

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Mese di Giugno. Si distingue pure questo mese col canto del Cor arca tutte le mattine nel tempo della S. Messa, e colla recita di apposita orazioncina, oltre la Coroncina del S. Cuor di Gesù nei giorni della novena, si canta poi una strofetta analoga tutte le sere n dopo il S. Rosario.

Mese di Ottobre. Tutte le mattine nel tempo della S. Messa, si

recita ma terza parte del S. Rosario coll’orazione: A Te beato Giuseppe, ecco se ne recita pure un’altra terza parte in privato lungo il giorno, e l’ultima parte viene recitata in chiesa alla sera dal Rev. Cappellano, con la benedizione della Reliquia di Maria SS. e possibilmente con discorsino analogo.

Mese di Novembre. Il giorno della Commemorazione dei fedeli

defunti si recita l’intiero Ufficio dei morti in suffragio di tutti i fedeli defunti; e fra l’ottava si recitano, come è prescritto nelle Costituzioni, tre altri uffici da morto con la celebrazione della S. Messa; uno per le orfane, uno per le Consorelle e il terzo pei benefattori dell’Istituto defunti.

Nella sola Casa Madre, gli ultimi due uffici si fanno solenni con Messa cantata. Si fa poi in esercizio della Via Crucis in suffragio di tutte le Consorelle defunte, tutti i giorni dell’ottava dei morti. Tutto il mese di Novenbre si recita ogni mattina, nel tempo della S. Messa, una terza parte del S. Rosario a suffragio dei fedeli defunti in generale.

Mese di Dicembre. Nel giorno 24 Dicembre, anniversario della

Benedetta Fondatrice, oltre la Comunione solita per tutte le Consorelle defunte, da farsi in tutte le Case, nella Casa-Madre Madre si celebra un ufficio solenne in suffragio della Fondatrice stessa; nelle Case figliali invece si recita l’ufficio dei morti, e si fa l’esercizio della Via Crucis.

Per la Solennità del S. Natale si apparecchia un divoto presepio, che rappresenti il mistero della nascita di N. S. davanti al quale si fa mezz’ora di meditazione la sera della vigilia, chiudendola col canto di una canzoncina analoga.

Dal giorno di Natale sino all’Epifania si fa una piccola visita al presepio tutte le sere, recitando nove Gloria Patri a Gesù Bambino, tre Ave a Maria Immacolata, un Gloria a S. Giuseppe, uno ai Santi Pastori, ed uno ai Santi Magi, col canto di una strofetta relativa al Mistero,

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chiudendo la visita colla giaculatoria: Con Giuseppe e Maria Madre pudica, il Bambino Gesù ci benedica.

II - Esercizi divoti da praticarsi fra l’anno

Nel giovedì grasso e nell’ultimo giorno di carne vale si fa

l'esercizio della Via Crucis aggiungendo una preghiera di riparazione al Sacro Cuore di Gesù. Cominciando dal primo giorno di Quaresima si fa l’esercizio della Via Crucis tutte le sere, eccettuato il Sabato Santo, e si canta la strofetta: O fieri flagelli...

Il Giovedi Santo. Visita alle sette chiese colle orazioni analoghe, e canto dello Stabat Mater invece delle litanie. Per la celebrazione della S. Messa in detto giorno, le Superiore dovranno fame domanda ogni anno alla Ven. Curia.

Il Venerdì Santo. Dopo la meditazione della mattina si recitano le orazioni delle cinque piaghe di Nostro S. G. C. con cinque Pater ed Ave. Di poi cinque Credo colle orazioni di S. Pio V e bacio del Crocifisso. Alla sera predica sulla passione e morte di Nostro S. G. C. e benedizione colla Reliquia della S. Croce. Invece del S. Rosario si recita il coroncino dei trentatré Pater, Credo e salmo Miserere...

Il Sabato Santo. La mattina dopo la meditazione si recitano le orazioni a Gesù sepolto: e al suono delle campane si canta in Chiesa il Regina coeli e si recitano cinque Pater, Ave e Gloria colle orazioni alle Piaghe di Gesù risorto.

Giorni delle Rogazioni. Nei tre giorni che precedono la festa dell’Ascensione di Nostro Signore, si recitano nel tempo della S. Messa le Litanie dei Santi colle annesse preci; così pure si fa nel giorno di S. Marco Evangelista.

Ogni mese. La prima domenica d’ogni mese si fa il santo ritiro in apparecchio alla buona morte, seguendo le pratiche più innanzi espresse.

Il primo venerdì d’ogni mese nel tempo della Santa Messa si canta il Cor arca, e si recita l’atto di consacrazione al Sacro Cuor di Gesù.

Il giorno 19 si canta l’Inno Te Ioseph e si recita l’atto di dedica a S. Giuseppe aggiungendo tre Pater, Ave e Gloria pei bisogni spirituali dell’Istituto ecc.

Ogni settimana. Tutte le domeniche s’interviene alla spiegazione del Vangelo la mattina, e alla Dottrina al dopo pranzo e si recitano le orazioni prescritte come al libro delle preghiere, e si fa l’esercizio della Via Crucis. Ricorrendo pure fra la settimana qualche festa di

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precetto si assisterà egualmente alla spiegazione del Vangelo ed alla Dottrina Cristiana. eccetto le feste di Pasqua, Pentecoste, il S. Natale ed il Corpus Domini; e il titolare dell’Istituto, cioè la festa della S. Famiglia, ed il giorno di S. Giuseppe, nelle quali feste invece della Dottrina si canta il vespro della solennità corrente, e si recita qualche preghiera analoga.

Ogni giorno. Oltre alle pratiche quotidiane stabilite dalle Costituzioni si recita ogni mattina nel tempo della S. Messa l’orazione alla So Famiglia (O Gesù amorosissimo... ) un Pater, Ave e Gloria col Ut Ecclesiam ed un De profundis per le defunte Suore e Superiori dell’Istituto.

Alla terza parte del S. Rosario che si recita in comune la sera, si aggiungerà infine la Salve Regina.. L’Oremus pro pontifice nostro ecc... quindi le Litanie cantate, l’Angelus Domini, un Pater, Ave e Gloria a S. Rocco - il Miserere e l’orazione Sacramentato mio Dio, ecc.

III - Pratiche pel Ritiro mensile La sera della vigilia si fa precedere nella meditazione in

preparazione al Ritiro. La mattina seguente, all'ora solita delle altre feste, si fa la

meditazione sul V angelo come al solito. Alle ore 9. Intervento alla spiegazione del Vangelo. e caso non

vi fosse, si fa mezz’ora di lezione spirituale. Alle ore 9'/2. Riflessione in cella. Alle ore 10 ½ o Rinnovazione dei proponimenti. Alle ore 10 Meditazione sopra qualche Massima Eterna ed

esame particolare. Alle ore 11 ½. Visita coll’aggiunta delle suppliche per la buona

morte. Un Pater, Ave e Gloria secondo l’intenzione del Sommo Pontefice per l’acquisto dell’indulgenza plenaria ed un Pater ed Ave per la prima fra le Consorelle che dovrà morire.

Dopo il pranzo di detto giorno si recita l’ufficio dei morti per le Consorelle defunte, in cambio dell’ufficio della B. V ergine, omettendo pure l’esercizio della Via Crucis.

IV - Giorni della benedizione del SS. Sacramento.

La benedizione del SS. Sacramento ordinariamente ha luogo: I - La seconda e la quarta domenica d’ogni mese.

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II - Tutte le domeniche e tutti i mercoledì di quaresima. III - Tutti i giorni della novena del S. Natale e della Sacra

Famiglia ed anche in dette Solennità. IV -. Tutti i giorni degli Esercizi spirituali delle Religiose e delle

giovani esterne. V - La festa della Circoncisione di Gesù. VI - La festa dell’Epifania. VII - La domenica di Pasqua. VIII - La festa dell’Ascensione di Nostro Signore. IX - La prima festa di Pentecoste. X - La festa del Corpus Dominio XI - Il giorno del Sacro Cuor di Gesù. XII - Il giorno del Santo Perdono d’Assisi. XIII - La festa dell’Istituto (15 Ottobre) col canto del Te Deum in

ringraziamento dei benefici impartiti durante l’anno all’Istituto. XIV - La festa d’Ognissanti [XV – Ogni primo vnerdì del mese]

V - Novene e pratiche nelle medesime

Solennità Giorni in cui si

celebrano le feste Come si devono

eseguire le novene 1. La festa dell’Epifania

6 gennaio Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

2. Sposalizio di Maria Vergine

23 gennaio Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

3. Purificazione di Maria

2 febbraio Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

4. S. Giuseppe Sposo di Maria

19 marzo Si fa dal Rev. Cappel. con bened. colla Rel.

5. Annunciazione di Maria

25 marzo Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

6. Beata Vergine del Buon Consiglio

26 aprile Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

7. Sacro Cuor di Maria

1 giugno Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

8. Visitazione di Maria aS.Elisabetta

2 luglio Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

9. Beata Vergine del Carmine

16 luglio Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

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10. S. Anna madre di Maria

26 luglio Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

11. Assunzione di Maria Vergine

15 agosto Si fa dal Rev. Cappel. con bened. colla Rel.

12. Natività di Maria Vergine

8 settembre Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

13. Ognissanti 1 novembre Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

14. Presentazione di Maria Vergine

21 novembre Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

15. Immacolata Concezione

8 dicembre Si fa dal Rev. Cappel. con bened. colla Rel.

16. Santissimo Natale 25 dicembre Si fa solenne con bened. del Venerabile

17. Festa della S. Famiglia

la 3a Domenica dopo l’Epifania

Si fa solenne con bened. del Venerabile

18. Patrocinio di S. Giuseppe

la 3a Domenica dopo Pasqua

Si fa dalla Com. in chiesa col canto: Te Joseph.

19. Ascensione di Nostro Signore

il giovedì della 5a settim. dopo Pasqua

Si fa dalla Comunità durante la S. Messa

20. Pentecoste dieci giorni dopo l’Ascensione

Si fa come sopra contando il Veni Creator

21. Sacro Cuor di Gesù

il 1° venerdì dopo l’ott. del Corpus Dom.

Si fa come sopra contando il Cor arca

22. Beata Vergine Addolorata

la 3a Domenica di settembre

Si fa dalla Comunità la mattina colla recita dei VII. dolori dell’Addol. e canto dello Stabat Mater

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VI. Comunioni di Costituzione. Tutte le domeniche e feste di precetto, il mercoledì ed il venerdì

di ogni settimana. Tutte le feste di Maria SS. sotto qualunque titolo, anche non di precetto. Le solennità dei santi patroni dell’Istituto che sono: I singoli Apostoli. S. Francesco di Sales giorno 29 gennaio. S. Girolamo Miani 8 febbraio. S. Giuseppe Sposo di Maria 19 marzo. S. Isidoro agricola 15 maggio. S. Filippo Neri 26 maggio. S. Giovanni Battista 24 giugno. S. Vincenzo de’ Paoli 19 luglio S. Maria Maddalena penitente 22 luglio S. Anna madre di Maria V 26 luglio S. Ignazio di Lojola 31 luglio S. Alfonso M. de’ Liguori 2 agosto S. Gioachino padre di M. V 19 agosto S. Giovanna Franc. di Chantal 21 agosto S. Giuseppe Calasanzio 1 settembre I Santi Angeli Custodi 2 ottobre S. Francesco d'Assisi 4 ottobre S. Teresa di Gesù 15 ottobre S. Giovanni della Croce 24 novembre VII - Altre Comunioni

1. Il giovedì grasso. 2. L'ultimo giorno di carnevale. 3. Il giovedì santo in cui si fa la S. Pasqua. 4. La festa dell'Invenzione della S. Croce - 3 maggio 5. Anniversario della morte di Mons. Valsecchi primo Superiore

dell’Istituto -6 maggio 6. Anniversario della morte di Mons. Vescovo Speranza

cooperatore nella fondazione dell'Istituto e Superiore -4 giugno 7. Il giorno di So LuigI Gonzaga - 21 giugno 8. S. Pietro in Vincoli - 1 agosto 9. Esaltazione di S. Croce - 14 settembre 10. La festa dell’Istituto - 15 ottobre

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11. La commemorazione dei fedeli defunti - 2 novembre. 12. La traslazione della S. Casa di Loreto - 10 dicembre 13. Nel giorno della vestizione ed alla pronuncia dei voti semplici

e perpetui delle Sorelle. 14. La festa del Santo protettore della Parrocchia ove si tengono le

Case o d’altro Santo che si solennizza pubblicanmente in detta Parrocchia.

VIII - Modo di compiere le pratiche di pietà.

In chiesa si stia colla maggior compostezza sì sedute che in

ginocchio e diritte nella persona. Non si sospiri, né sii faccia altri moti in modo da recar disturbo. Non si entri in chiesa se non ben pulite e assettate nelle persona, e non si faccia lecito né per caldo né per nessun altro motivo, la più piccola scompostezza o inciviltà. Non si entri mai in chiesa coi zoccoli, né coi manichetti; e non si tengano i piedi fuori delle pianelle.

Nell’entrare ed uscire di chiesa accompagnatevi due a due e fate la genuflessione piegando il ginocchio destro fino in terra e chinando il capo. Non sortite odi chiesa fuori dell’ora prefissa, né prima che la Superiora ne dia il segno. Occorrendo il bisogno di sortire, chiedetene il permesso alla Superiora o a chi ne presiede.

In chiesa e in qualunque altra formale adunanza, le Sorelle non potranno cambiarsi arbitrariamente di posto; ma tutte dovranno attenersi a quello che si compete al loro grado. Si permette però riunirsi nella meditazione della sera e in qualche altra circostanza per risparmio di lumi. Per un quarto d’ora subito dopo la meditazione si dovrà osservare più rigorosamente il silenzio.

La Superiora dà il segno per incominciare le orazioni, come per terminarle, e per sortir di chiesa ecc. e in sua assenza l. Assistente o chi presiede.

Accadendo di far rumore in chiesa o di sbagliare in modo da recar disturbo o dissipazione alla Comunità, s’inginocchia in terra al proprio posto fino a che la Superiora non fa il segno di levarsi.

La meditazione la mattina si farà: Nelle domeniche sul Vangelo corrente; nelle solennità principali, sul Mistero che si solennizza; e nella festa di qualche Santo protettore sulla di lui vita e virtù. Negli altri giorni si mediterà ordinariamente la vita di Nostro Signor Gesù Cristo. Per la meditazione della sera, ciascuna Sorella avrà un libro

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destinatole dalla Superiora, e non potranno le Sorelle cambiarselo e neppure portar fuori dalla chiesa nessun libro della Comunità.

Al Sanctus della S. Messa fin dopo l’Elevazione, tutte comporranno le mani e abbasseranno la testa in atto di adorazione: la inchineranno poi sempre nel pronunciare: SS. Trinità, SS. Sacramento, Preziosissimo Sangue, i Santissimi nomi di Gesù, di Maria e di S. Giuseppe ed al Gloria Patri.

Le comunioni generali da farsi, verranno avvisate dalla Superiora, e in sua assenza da chi presiede, la sera precedente, dopo proposti i punti della meditazione per la mattina seguente e queste si faranno da tutte le Religiose nel tempo della S. Messa. Quando invece la Comunione fosse particolare ad alcuna, la si farà prima della S. Messa.

Se per qualche motivo, la S. Messa si dovesse ritardare d’un quarto d’ora, la SS. Comunione si farà dalla Comunità prima, per non alterare l’orario.

Ogni giorno si farà mezz’ora di lezione spirituale in lavorio premettendovi l’Actiones nostras ecc. Nel primo quarto d’ora si leggerà l’esercizio di perfezione del Rodriguez od altro libro ascetico e nel secondo quarto si leggerà la vita di qualche santo. Si tralascia la lezione quando si abbia avuto qualche predica o istruzione.

Il giorno stabilito per la confessione è possibilmente giovedì. Nell’accostarsi tanto alla confessione come alla SS. Comunione precedono ordinariamente le Postulanti, poi le Novizie e le Professe per ordine.

Il ringraziamento della confessione e della SS. Comunione si fa in ginocchio in terra. S’inginocchia pure in terra quando è esposto il Venerabile.

Nell’accostarsi alla confessione, nell’Esposizione del Venerabile e nell’accompagnarlo alle inferme, s’indossa dalle Sorelle il grembiule nero, ed anche il mantello e le scarpe accostandosi alla SS. Comunione.

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IX. Orari giornalieri da osservarsi in ogni stagione dell'anno.

Dal I Maggio alla metà di Agosto

Giorni feriali ore Giorni festivi ore Prima sveglia 4 ½ Prima sveglia 5 Levata comune 5 Levata comune 5 ½ Esercizio del cristiano indi ½ ora di Meditazione e S. Messa

5 ½ Esercizio del cristiano indi ½ ora di Meditazione e S. Messa

6

Colazione 7 Colazione 7 ½ Lavoro in silenzio nelle proprie officine

7 ½ Omelia, indi Capitolo 9

Visita al SS. Sacramento conforme al libro delle orazioni con esame particolare

11 ½ Officio della Beata Vergine

10 ½

Pranzo, indi ricreazione 12 Visita al SS. Sacramento con esame particolare

11 ½

Visita al SS. Sacramento secondo le Costituzioni

14 Pranzo, indi ricreazione 12

Lezione spirituale 15 Dottrina Cristiana, poi visita al SS. Sacramento secondo la Regola e lezione spirituale quando non si abbia assistito alla dottrina

14

Merenda 16 ½ Merenda 16 ½ Meditazione 18 Meditazione 18 Cena, indi recita del santo Rosario

20 S. Rosario 19 ½

Esercizio della sera e riposo

21 ½ Cena 20

Esercizio della sera e riposo

21 ½

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Dalla metà d’Agosto al I Novembre e dalle metà di Marzo al I Maggio

Giorni feriali Ore Giorni festivi Ore Prima sveglia 5 Prima sveglia 5 ½ Levata comune 5 ½ Levata comune 6 Esercizio del Cristiano indi ½ ora di Meditazione e S. Messa

6 Esercizio e Meditazione 6 ½

Colazione 7 ½ S. Messa 7 ¼ Lavoro in silenzio nelle proprie officine

8 Colazione 8

Visita al SS. Sacramento conforme al libro delle orazioni con esame particolare

11 ½ Omelia indi Capitolo 9

Pranzo, indi ricreazione 12 Officio della B. Vergine 10 ½ Visita secondo le Costit. 14 Visita a G. Sacram. 11 ½ Lezione spirituale 15 Pranzo, indi ricreazione 12 Recita del S. Rosario indi ½ ora di meditazione

sul

tramonto

Dottrina Cristiana, poscia visita al SS. Sacramento secondo le Costituzioni e lezione spirituale se non si è assistito alla Dottrina

14

Cena 20 Recita del S. Rosario indi meditazione

sul

tramonto Esercizio della sera e riposo

21 ½

Cena e ricreazione 19 ½

Esercizio delle sera e riposo

21 ½

N.B. – Si incomincia a fare la Meditazione alle ore 6 il giorno I di Aprile e si termina quando vi sia tempo sufficiente per farla dopo il S. Rosario.

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Dal I Novembre alla metà Marzo Giorni feriali Ore Giorni festivi Ore

Prima sveglia 5 ½ Prima sveglia 5 ½ Levata comune 6 Levata comune 6 Esercizio del Cristiano indi ½ ora di Meditazione e S. Messa

6 ½ Esercizio del cristiano indi ½ ora di Meditazione e S. Messa

6 ½

Colazione 8 Colazione 8 Lavoro in silenzio nelle proprie officine

8 ½ Spiegazione del Vangelo indi Capitolo

9

Visita al G. S. con esame particolare

11 ½ Officio della B. Vergine 10 ½

Pranzo, indi ricreazione 12 Visita a G. S. con esame particolare

11 ½

Visita secondo le Costituzioni

14 Pranzo, indi ricreazione 12

Lezione spirituale 15 Dottrina Cristiana, indi visita al SS. Sacramento

14

Recita del S. Rosario indi ½ ora di Medit.

sul

tramonto

Recita del S. Rosario indi meditazione

sul

tramonto Cena 20 Cena 20 Esercizio della sera e riposo

21 ½

Esercizio delle sera e riposo

21 ½

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X - Segni per chiamare le religiose

Superiora Generale Una suonata lunga ! lunga Ia assistente o Vicaria Generale

Tre tocchi una suonata

▲▲▲!

2a Assist. Generale Due suonate !! 3a Assist. Generale Tre suonate !!! 4a Assist. Generale Quattro suonate !!!! Segretaria Gener. Tre suonate e tre

tocchi !!!▲▲▲

Economa Gener. Tre tocchi e tre suonate

▲▲▲!!!

Direttrice Generale d’agraria

Quattro tocchi e quattro suonate

▲▲▲▲!!!!

Superiora locale Tre tocchi e due suonate

▲▲▲!!

Maest. delle novizie Quattro suon. e quattro tocchi

!!!!▲▲▲▲

1a Assistente locale Due suonate e tre tocchi

!!▲▲▲

2a Assist. o segretaria locale

Tre suonate e tre tocchi

!!!▲▲▲

Economa locale Tre tocchi e tre suonate

▲▲▲!!!

Dirett. locale e d’agraria

Quattro tocchi e quattro suonate

▲▲▲▲!!!!

Maest. delle orfane Cinque suonate !!!!! Infermiera Tre tocchi, due

suonate, tre tocchi ▲▲▲!!▲▲▲

Sagrestana Cinque suonate e cinque tocchi

!!!!!▲▲▲▲▲

Portinaia Una suonata ! Guardarobiera Cinque tocchi e

cinque suonate ▲▲▲▲▲!!!!!

Ia maestra delle scuole esterne

Tre tocchi, tre suonate, tre tocchi

▲▲▲!!!▲▲▲

Confessore e confessioni

Dieci tocchi replicati ▲▲▲▲▲▲▲▲▲▲

Medico Tre tocchi, due suonate, tre tocchi

▲▲▲!!▲▲▲

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Ritro Dieci tocchi ▲▲▲▲▲▲▲▲▲▲

Capitolo Cinque suonate, cinque tocchi, una suonata lunga

!!!!!▲▲▲▲▲! lunga

Richiamo di tutta la Comunità

Cinque tocchi e una suonata lunga

▲▲▲▲▲! lunga

XI. Istruzione sul modo di contenersi nella propria cella Al tocco del campanello che dà il segno della levata, rizzatevi

prontamente e indossata la sottana, mettetevi in ginocchio per adorare la Divina Maestà. Recitate tre Ave Maria consacrando il vostro cuore a Maria SS. con la giaculatoria: A voi dono il mio cuore, Madre del mio Gesù. Madre d’amore, indi tre Gloria Patri alla Sacra Famiglia, mettendovi pel corso della giornata sotto la Sua validissima protezione. Se avete a comunicarvi, rinnovate in cuor vostro atti di fede, di desiderio ecc. ecc.

Indossando e spogliando l’abito religioso, il velo ecc. baciateli divotamente. Nel vestirvi e nello spogliarvi usate la maggior modestia che sia possibile. Di notte non uscite di cella se non convenientemente vestite e compitamente se di giorno.

La cella sia finita di rassettare al segno di recarsi in chiesa. Quelle poi che avessero ordine di uscire dalla cella dopo un quarto d’ora per qualsiasi incombenza, ne termineranno la pulizia prima del segno del silenzio.

Nel rifare il letto rivoltate il materasso, scuotete il guanciale, badate che le lenzuola, le federe e le coperte siano sempre ben diritte. Di giorno la sopracoperta si stenda sopra tutto il letto di modo da coprire anche il guanciale.

Procurate di compiere le vostre faccenduole in cella senza strepito per non rompere il rigoroso silenzio comandato dalle Costituzioni. Togliete, se vi fossero, macchie e lordure dalle pareti e spolverate il piccolo mobilio, ed almeno una volta al mese fate una maggior pulizia nella vostra cella; acciò sia sempre netta e assettata.

Non fate fori nelle pareti, né introducete chiodi per nessun motivo. Non gettate immondizie dalle finestre e non le abbandonate negli angoli delle celle né sui corridoi. Non gettate troppa acqua per terra essendo l’umidità nociva alla salute.

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Aprite e chiudete le finestre a tempo debito; nell’inverno chiudetele sull’imbrunire per impedire che l’umidità penetri nella cella; e nell’estate riparatele dagli ardori del sole. Badate a chiudere le finestre quando comincia a soffiar vento, perché non si guastino né si rompano. Di notte poi stiano sempre chiuse, almeno le gelosie.

Il materasso, il guanciale e le coperte sieno da tutte tenuti pulitissimi. Siano pulitissimi l’asciugatoio, il catino ed i pettini. Tutto insomma nella vostra cella spiri amore alla santa povertà ed insieme massima pulitezza e buon ordine, cose che tanto servono alla comune edificazione.

Osservate scrupolosamente la regola di tenervi pulite nella persona, e perciò ogni sera spazzolate il velo, la cuffia e la sopraveste. Nel deporre biancheria lorda od altro, fate il vostro fardello e ponetelo fuori della cella la mattina del lunedì prima di uscire.

È permesso tener in cella il mantello, il grembiule nero, il velo. la cuffia della festa e le scarpe.

Non è permesso tener in cella oggetti spettanti alla propria officina od ai propri impieghi, questi si tengono nelle stanze a ciò destinate.

Badate a ripigliare prontamente le maglie delle calze e ad aggiustare le piccole sdrusciture degli indumenti che indossate, perché non crescano, e ciò per non ledere la santa povertà a cui siamo tenute. Quindi la mezz’ora della lezione del dopo pranzo si dovrà impiegare, occorrendo, per queste riparazioni, riservandosi però di fare in cella quelle che richiedono maggior libertà e tempo, sempre colla debita licenza; inoltre, occorrendo, sarà anche permesso trattenersi per questo scopo quattro o cinque minuti la sera dopo l. ora prefissa del riposo. Per queste piccole riparazioni si potrà tenere in cella un po’ di refe che si domanderà alla guardarobiera.

La sera dopo l’esercizio ritiratevi ognuna prontamente nella vostra cella; recitate in ginocchio tre Ave e tre Gloria alla Sacra Famiglia, come la mattina, quindi spogliatevi speditamente piegando e riponendo ben ordinati i vostri indumenti.

Un quarto d'ora dopo l'esercizio, ognuna deve essere a letto e deve avere spento il lume. Adagiatevi in letto composte e riposatevi in pace, sotto gli auspici della Sacra Famiglia.

Dormendo più d’una nella medesima stanza, avrete le tende, oltre a ciò usate per rispetto della compagna il lume basso e non aprite le finestre se non dopo esservi convenientemente vestite. Non entrate in nessuna stanza prima che ne diate il segno.

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Per nessun motivo, dopo l’esercizio della sera, si può andare per le casa; così pure la mattina prima del segno di discendere, senza averne avuto particolare permissione della madre Superiora. Prevedendo di doversi alzare per qualche motivo, prima della sveglia, o la notte, se ne chiederà la sera la dovuta licenza alla madre Superiora.

XII - Istruzione sul modo di contenersi nel lavorio comune

In ogni stagione, mezz’ora dopo la colazione, al segno del campanello, tutte le sorelle si riuniranno. nella sala comune di lavoro, ove la Superiora o chi fa per essa, reciterà l’Ave Maria coll’offerta: Signore vi offro ecc. Le sorelle che devono recarsi nelle officine si presenteranno alla Superiora chiedendole di recar visi, ricevendo all’uopo dalla stessa gli ordini relativi. Quelle che non hanno nessuna incombenza rimarrà non nella sala di lavoro. Così pure si farà dopo la visita del dopo pranzo.

In lavorio prendete ognuna il vostro posto col dovuto ordine come nelle altre comuni adunanze e mettetevi in silenzio come prescrivono le Costituzioni. Se doveste uscire per qualche motivo chiedetene prima licenza a chi presiede. Arrivando tardi alla lezione spirituale che si fa in lavorio, portatevi alla Superiora, o chi presiede chiedendone in ginocchio il permesso di andare al posto.

Aggiustando gl’indumenti sia di biancheria, che di sopravesti, guardate che sieno ben rappezzati; questi rammendi ben fatti sono gli ornamenti più belli del l’abito religioso, ma disdicono alla dignità ed al rispetto dovuto a quell’abito, se sono male eseguiti. State però attente a non ledere la santa povertà, coll’essere troppo corrive nello scartare. In una religiosa nulla deve vedersi che non presenti povertà ed insieme decenza, pulizia, compostezza, che esprimono l’intera purezza e aggiustatezza dell’anima.

Al segno d’uscire dal lavorio, ognuna ripigli il proprio lavoro e lo riponga al debito posto con la sedia, raccolga da terra le pezzuole, sicché la stanza del lavoro presenti sempre l’aspetto dell’ordine e della pulizia.

Nella camera del lavoro non tenete molta roba d'aggiustare, ma solo quella che potete aggiustare in un giorno.

Quelle sorelle che hanno l’ufficio di scopare la stanza di lavoro, raccolgano da terra le pezzuole se ve ne fossero e osservino se vi fossero cose da riparare dalla polvere ecc.

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XIII - Istruzione sul modo di contenersi nelle refezioni comuni Le sorelle sieno pronte a recarsi al refettorio al segno che ve le

chiama e non vi si entri se non ben pulite ed assettate. Non è lecito entrarvi coi zoccoli né coi manichetti, tranne che a merenda

L'ordine dei posti in refettorio è quello seguito in ogni formale adunanza, stabilito nelle Costituzioni Parte I Capo II. Andate ognuna al posto che vi si compete e fatta in comune la solita preghiera, sedete, seduta che sia la Superiora o chi presiede.

Alla prima mensa interviene tutta la comunità, meno le sorelle legittimamente impedite.

Tanto le novizie che le professe devono essere sempre presenti sì alla benedizione che al ringraziamento d’ogni pasto.

Dopo la benedizione della mensa si ascolti il punto di lezione che precede la refezione e si abbottonino in pari tempo le maniche dell’abito religioso.

Arrivando una sorella tardi al refettorio, cioè dopo cominciata la benedizione, guardi a non entrarvi fino a che la Superiora abbia dato il segno di spiegare il tovagliuolo.

Quelle che servono alle mense se ne stiano quiete all’ingresso del refettorio fino a detto segno. A questo segno entrano pure le postulanti: prendono l’acqua benedetta e, fatto Un segno di rispetto alla Superiora o a chi presiede, vanno direttamente al proprio posto e recitano l’Actiones nostras prima di sedere; e le sorelle arrivate tardi per propria colpa si porteranno nelle avanti alla Superiora o a chi presiede e in ginocchio le chiederanno il permesso d'andare al posto.

Le colpe si accusano subito dopo la benedizione della mensa, in mezzo al refettorio e rivolte alla Superiora. Perché il dire la propria colpa, serva allo scopo di umiliare, si deve dire con voce intelligibile e chiara. Durante le accuse o altri atti d’umiliazione, ognuna resti composta a speciale raccoglimento. Se qualche sorella pratica verso di voi qualche atto d’umiliazione, ricevetelo con pari umiltà, guardando dal mostrar ritrosia.

In refettorio vi si raccomanda di tener sempre gli occhi bassi e non li andate girando di qua in là nemmeno col pretesto di vedere i bisogni delle sorelle; lasciatene la cura a chi s'aspetta.

La refettoriera, dopo dato il segno di spiegare la salvietta, faccia un giro in refettorio per vedere se nulla manchi.

Nello spiegare la salvietta e disponendo le posate, vi si raccomanda assai di non far rumore per non disturbare la lezione; così pure nel pulirle e riporle.

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Durante la refezione un angolo della salvietta lo si stenda sulla mensa avanti a sé; e si tenga l’altro fermato avanti al mento.

Mangiando abbiate cura di serbare la modestia, la temperanza, la pulizia. State diritte nella persona portando il boccone alla bocca, alzate il braccio e inclinate alquanto la testa: non abbandonatevi coi gomiti sulla tavola.

Se succede qualche sbaglio o svista, guardatevi dal ridere, dal far segni, dal correggere gli altrui falli; lasciatene la cura a chi s’aspetta. Prendete la porzione che vi si porge e non osservate quella delle altre. Mangiate senza avidità e nemmeno con troppa lentezza.

Astenetevi da quei cibi che sapete pregiudicevoli alla vostra salute, sebbene graditi al vostro gusto.

Non addentate il pane, le frutta, né altre vivande; portate alla bocca quel tanto solo che potete prendere in un boccone, così pure mangiando la minestra od altro col cucchiaio, non portate alla bocca che quello che potete assorbire in una volta. Mangiando non sbattete le labbra e non fate rumore assorbendo il brodo. Se non potete col coltello spolpare le ossa, prendetele leggermente con due dita.

Non bevete mentre avete il boccone in bocca, bevendo non alzate troppo la testa e non bevete con avidità, ma poco per volta, fosse anche acqua.

Guardatevi dal gettare in terra cosa che sia, dal versar brodo, acqua od altro per nessun motivo. Se nelle vivande trovaste cose schifose, riponetele in un lato del vostro piattello, e se fa d’uopo copritele con un pezzetto di pane od altro.

Per pulire la posata servitevi del mantiletto e non della salvietta.

Nessuna si permetta d’intascare o riporre nel cassetto, per sé o per gli altri, di quanto viene imbandito, eccetto qualche cosa in certe circostanze, chiedendone però prima il dovuto permesso alla Madre Superiora: del resto, quanto avanza si lasci in tavola.

Non tenete il coltello né la forchetta inutilmente in mano: non trastullatevi con essi né col mantile ecc. mentre aspettate; ma statevi con le mani composte e appoggiate sulla tavola.

Venendo qualche volta dispensate dal silenzio non vi abbandonate ad una eccessiva loquacità. Non parlate mentre avete il boccone in bocca.

Nessuna si permetta trattenersi a tavola dopo le altre, né la Superiora lo conceda senza conosciuto bisogno. Chi presiede però alle mense, lasci il tempo conveniente per ciascheduna, cioè lo spazio di mezz’ora.

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Quando la Superiora finita la mensa dà il segno di ripiegare la salvietta, ripiegatela e mettetela nel vostro cassetto; e quando dà il segno di alzarsi, alzatevi, ma con agilità, mentre la lettrice dice: Tu autem Domine miserere nobis. Rispondete tutte con voce moderata e con divoto contegno alle preci di ringraziamento.

Quando qualcuna abbia commesso qualche sbaglio nel tempo della mensa, o fatto del rumore in modo di aver disturbata la lezione, reciterà in ginocchio la preghiera di ringraziamento.

Uscite dal refettorio con ordine e in silenzio, non dovendovisi mai trattenere in chiacchiere per nessun motivo. Le parole di necessità in refettorio si dicano a voce bassa e nel tempo poi della mensa si osservi sempre rigoroso silenzio.

In alcune solennità o liete ricorrenze, la Superiora dispenserà la comunità dalla lettura, ed allora si potrà parlare, ma ciò s’intende solo per la prima tavola, non per la seconda. È permesso pure parlare alla piccola refezione della merenda che si dispensa dal I Maggio fino alla commemorazione dei fedeli defunti, due novembre, meno il sabato ma anche qui s’intende solo per la refezione comune: quando questa fosse particolare per alcune, esse sono tenute ad osservare il silenzio.

Finita la prima mensa si dà il segno per la seconda, alla quale intervengono le sorelle impedite dall’intervenire colla comunità.

La Superiora destina una delle maggiori a presiedere alla seconda mensa, perché tutto vada colla stessa regolarità che alla prima, non dovendovi essere altra diversità che l’omissione della lettura e delle accuse.

Le destinate alla seconda mensa sieno pronte al refettorio al segno che ve le chiama; vi entrino pulite ed assettate; facciano la loro preghiera nell’atto che la fa quella che presiede, siedano quand’ella siede, spieghino e ripieghino la salvietta quando lo fa pure chi presiede e si diportino come se fossero alla mensa della comunità. La sorvegliante alla seconda mensa ammonisca caritatevolmente quelle che arrivassero tardi e non si contenessero nel debito modo: se le sue ammonizioni non producessero emenda ne avvisi la Superiora.

Alla seconda mensa, come alla merenda ed alla colazione, si recita solo l'Actiones nostras nel benedire e l'Agimus in ringraziamento da chi presiede e de altre con voce intelligibile rispondono: Amen. Le benedizioni per la mensa comune, sono indicate sul libro delle preghiere per le Suore della S. Famiglia.

Nessuna, senza espressa licenza della Superiora, che la darà quasi mai, si rechi al refettorio per una terza mensa a scanso di molti inconvenienti.

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Le Superiore accorderanno qualche volta fra l’anno straordinarie ricreazioni e refezioni alle sorelle, mai però nelle feste di più devota solennità come nei giorni di Pasqua, di Pentecoste, di Natale e nelle principali novene.

Schivate di parlare di cibi e di mostrare quali più vi piacciono e quali meno di fare osservazioni se sieno o no ben cucinati, tranne che colla Superiora, se trovaste opportuno avvisarla di qualche cosa pel meglio. Cambiando casa non fate confronti sul trattamento.

Non usandosi nell’Istituto per amore della santa povertà, tovaglie sulle mensa, dovranno le tavole del refettorio essere di noce o d’altro simile legno che si possa lucidare; e saranno tenute sempre con somma pulitezza. Gli utensili pure del refettorio siano sempre pulitissimi. In ogni tavola si ponga sempre un piatto su cui riporvi gli avanzi netti. Si costumino bottiglie per l’acqua e pel vino. In refettorio si terrà il secchiello con acqua fresca e la tazza per bere lungo il giorno oc correndo.

Nel tempo delle mense si terranno gli usci del refettorio chiusi a chiave e sui vetri delle finestre che non hanno le mezze gelosie, si dovranno mettere le tende.

XIV - Istruzione sul modo di contenersi nelle ricreazioni comuni. Dopo pranzo le sorelle si lasceranno occupate negli uffici tre

quarti d'ora, ed un'ora il venerdì, do vendo in tal giorno far maggior pulizia alle stoviglie, alle pentole, alla cucina ed al refettorio.

All’ora stabilita nessuna sorella si potrà esentare dalla ricreazione comune, tranne quelle che in quell’Ora avessero l’obbligo di sorveglianza delle figlie; del resto la Superiora non concederà a nessuna l’assentarsene senza giusto motivo. Quelle che non hanno nessuna incombenza vi si recheranno subito dopo il pranzo.

Pel disimpegno degli uffici la sera si lascerà mezz’ora; quindi andranno nella comune ricreazione che dura fino alle ore 21 e 30.

Nelle ricreazioni la comunità stia riunita in un solo luogo. Le Sorelle a cui la Superiora permettesse ritirarsi o per indisposizioni, o per qualunque altro motivo, non potranno discorrere senza speciale licenza.

Nelle ricreazioni, se non passeggiaste o giocaste, portate con voi qualche piccolo lavoro, che senza occuparvi vi difenda dall’ozio.

In ricreazione dovete sollevarvi, che a questo scopo vi è accordata; ma non dovete abbandonarvi ad una eccessiva allegria od

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a smoderato riso, né allontanarvi da quella compostezza propria del vostro stato.

Non trascorrete in fanciullaggini che sarebbero fuor di stagione, non altercate tra di voi, non ostinatevi, ma cedete tosto a chi vi contrasta non lasciate travedere indizio d’impazienza, doppiezza, o di altra sregolata passione. Non alzate troppo la voce, non dite senza proprietà e senza riflessione parlate di cose che possano interessare le compagne e non obbligatele ad ascoltare solo ciò che piace ed interessa a voi. Non mettete a scherzo od in canzone chicchessia in guisa d’offendere o disturbare la carità, schivate altresì ogni motto o segno, che indichino sprezzo. Date bando a discorsi di cose leggere e curiose e parlate di quelle che sono proprie a Religiose e che servono a scambievole edificazione.

Le Sorelle minori si guardino dai modi troppo confidenziali con le Sorelle maggiori, e queste edifichino le giovani Religiose.

Non si parli mai di confessori, confessioni, conferenze o d’avvisi dati a voi in particolare.

Non dite cosa alcuna che per accidente sia a voi nota e conosceste desiderata secreta dalla Superiora, o che a Lei e non a voi spettasse manifestare.

Non siate poi mai di quelle Sorelle imprudenti, e immortificate che non sanno frenar la smania di tutto sapere, di tutto dire; queste tali non sarebbero mai Religiose di vita interiore, ed apporterebbero danni incalcolabili alla comunità.

Riuscirebbero poi di mala edificazione quelle Sorelle che nelle ricreazioni se ne stessero taciturne e fosche, quasi scandalizzandosi della giovialità delle compagne; che non vi prendessero parte, ovvero la prendessero di mala voglia. Tutte queste cose nascono da egoismo che non si sa sacrificare al piacere altrui, da immortificazione e, non rare volte, da capriccio o da cervello balzano.

Le Sorelle che durante la ricreazione fossero destinate alla sorveglianza delle Figlie, mentre attenta mente le sorvegliano, procurino rendere alle loro affidate, grata e gustosa la loro compagnia, ed insieme le edifichino con la loro compostezza, e con l’aggiustatezza di un parlare e di un contegno veramente religioso.

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XV - Istruzione sul modo di comportarsi con i Superiori e con le Sorelle

Quelle tra voi che ebbero il vantaggio di ricevere una civile

educazione, devono non solo saper compatire le altre che ne furono prive; ma usar loro la carità d’avvertirle delle mancanze nelle quali incorrono senza lor colpa; e queste approfittino degli avvisi che loro si danno, onde se la religiosa vocazione vi ha rese tutte sorelle in Gesù Cristo, anche sotto questo rapporto di religiosa civiltà, siavi tra voi uniformità perfetta.

Presentandovi a qualche Vescovo od altro Superiore Ecclesiastico di primo ordine, dovete inginocchiarvi e baciargli l’anello con tutto il rispetto, ma senza prendergli la mano; e se la ritira non In andate cercando.

Trattenetevi davanti a Lui col maggior rispetto possibile, mani composte, occhi dimessi, non una dietro le spalle dell’altra, ed alle interrogazioni rispondete con quei modi civili che richiede la sua autorità.

Parlando con persone a voi superiori alzatevi, se siete sedute, e non fissate loro gli occhi in faccia, che sarebbe mancanza di rispetto e di civiltà.

Entrando la Superiora Generale, un’Assistente od officiala Generale, oppure la Superiora locale, alzatevi tosto né vi rimettete a sedere finché esse non sieno sedute o partite, od abbiano fatto segno di sedere.

Presente la Superiora Generale od un’officiala Generale non vi alzate né al sopravvenire né al partire della Superiora locale.

Non vi ponete mai al posto né sulla sedia della Superiora Generale o locale.

Camminando a lato delle medesime o delle Sorelle a voi maggiori, tenetevi sempre con rispetto lasciando la destra.

Quando la Superiora Generale o locale parlano, tenetevi in riverente attenzione; se veniste da Esse corrette, alzatevi ed in umile atteggiamento che dice d’avere sbagliato, ricevete la correzione; e non vi partite dalla loro presenza finché non venite dalle medesime licenziate. Non siate però mai tanto ardite di replicare a quanto Esse dicono, di opporvi menomamente a quanto vi ordinano, di scusarvi se vi ammoniscono o correggono; di addurre pretesti per sottrarvi alle loro ordinazioni. Tuttavia ricevendo da loro qualche ordine, e credeste avanti a Dio fare delle osservazioni, si facciano, ma con tutta

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sommessione. Dopo ciò, se le medesime non concedono o non revocano espressamente l’ordine, si eseguisca esattamente.

In presenza dei Superiori non date mai ordini in modo autorevole, né correggete alcuna sorella; ma esprimete con ritegno ciò che vi occorre ordinare o correggere.

Le colpe che si commettono sotto gli occhi della Generale o di un’Assistente Generale si accusano subito alle stesse in ginocchio anche presente la Superiora locale; e se non sono presenti, si accusano alla stessa Superiora, ancorché la Generale o le Assistenti Generali fossero in casa. Le licenze e le dispense si domandano sempre alla Superiora locale anche presenti le suddette Generali, ricordandosi di domandare sempre in ginocchio quelle che riguardano il proprio personale.

Le benedizioni spettano alla Supuriora Generale, se si trova presente: non presente si chiedono alla Superiora locale; così pure la benedizione della mensa tocca, come sopra, alla Generale; pel rimanente si ricorra in tutto alla Superiora locale, la quale nelle riunioni comuni darà anche il segno per incominciare come per terminare ogni pratica secondo l’orario, meno che fosse presente la Generale.

Entrando più tardi in una comune adunanza fate un segno di rispetto, così pure dovendo uscire, se per vostra colpa entraste tardi, inginocchiatevi davanti alla Madre Superiora e in sua assenza a chi presiede, chiedendo licenza di andare al posto.

Quando vi occorre trattenervi a parlare con qualche sorella, non fermatevi nei luoghi ove è prescritto particolarmente il silenzio, ma ritiratevi in qualche stanza più vicina.

Uscendo dalle stanze, guardatevi dal lasciare sbattere gli usci, ma accompagnateli sempre con la mano.

Non sputate in terra, e guardatevi dall’abitudine di sputare sovente; e in caso di bisogno servitevi del fazzoletto.

Internamente poi stimate tutte le sorelle come superiori a voi in merito ed in virtù, e nell’esterno por tate loro quell’onore e quella riverenza che lo stato di Sposa di Gesù Cristo domanda.

Le giovani specialmente siano sempre le prime, ad accorrere in aiuto delle maggiori, a risparmiar loro faticosi incomodi, particolarmente in ciò che riguarda i loro importanti uffici.

Le capo ufficio abbiano in voi delle figlie docili e mortificate, che più volentieri vogliono essere aggravate loro per sollevar esse. Non manifestate i mancamenti delle sorelle ad altre che alla

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Superiora; chi n in ciò mancasse sia dalla Superiora severamente punita.

Toccando a voi una correzione od un avviso dalla Superiora, non andate indagando chi ne l’abbia avvisata : piuttosto pensate ad approfittarne ed emendarvene.

Essendovi stata affidata un’incombenza qualunque, e sopravvenendovi impedimento a disimpegnarla, avvisatene in tempo la Superiora o la capo ufficio acciò vi provveggano.

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INDICE

Le regole 1

Capitolo I ________________________________________________ 3

Idea generale del fine e scopo che questa Congregazione o

Famiglia si propone_________________________________ 3

Come si potrebbe mettere in esecuzione il secondo scopo e fine

di questa Congregazione, sè Dio col tempo volesse

fornire di buoni, e bravi soggetti. ___________________ 4

Capitolo II _______________________________________________ 7

Impianto _______________________________________________ 7

Capitolo III______________________________________________ 11

Prime regole dell’Istituto delle suore della Sacra Famiglia ____ 11

Capitolo IV______________________________________________ 19

Piano, forma di governo e regole esenziali delle Suore della Sacra

Famiglia__________________________________________ 19

Fine chè questo Istituto si propone ed opere intraprese _____ 19

Capitolo V ______________________________________________ 29

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1856 Memorie riguardanti la mia nuova famiglia____________ 29

Viva Gesù Giuseppe e Maria ___________________________ 29

Parte Ia ______________________________________________ 33

Dell'Istituto in generale ________________________________ 33

Parte seconda ________________________________________ 42

Delle Suore della Sacra Famiglia in particolare ____________ 42

Capitolo VI______________________________________________ 53

Ricordi e regole alle Suore della Sacra Famiglia _____________ 53

Capitolo VII _____________________________________________ 73

Una parola alle superiori _________________________________ 73

Come adempiere ai propri doveri _______________________ 73

Capitolo VIII ___________________________________________ 103

Dell’amore al lavoro ___________________________________ 103

Capitolo IX_____________________________________________ 105

Capitolo IX_____________________________________________ 105

Dei viaggi ____________________________________________ 105

Capitolo X _____________________________________________ 109

Itinerario _____________________________________________ 109

Capitolo XI_____________________________________________ 113

[Regole e consigli per la vita quotidiana __________________ 113

della comunità]________________________________________ 113

Capitolo XII ____________________________________________ 117

Come abbiamo a trattare coi parenti ed amiche ____________ 117

Capitolo XIII ___________________________________________ 119

Della Carità fratterna ___________________________________ 119

Capitolo XIV ___________________________________________ 123

Visita a Betlem, Nazaret ________________________________ 123

Visita a Betlem, Nazzaret. Ricopiato_____________________ 123

Capitolo XV ____________________________________________ 127

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[Appunti sparsi per la vita di pietà della comunità]_________ 127

Capitolo XVI ___________________________________________ 129

Confessione___________________________________________ 129

Capitolo XVII___________________________________________ 133

[Preparazione alla confessione] __________________________ 133

Capitolo XVIII __________________________________________ 141

[Testi eucologici] ______________________________________ 141

Dopo la Comunione__________________________________ 144

Capitolo XIX ___________________________________________ 151

Della diretrice d’agraria _________________________________ 151

Capitolo XX ____________________________________________ 153

Della cura delle inferme, ultima malattia, _________________ 153

suffragi, viaggi ________________________________________ 153

Capitolo XXI ___________________________________________ 157

Anno di prova ________________________________________ 157

Capitolo XXII___________________________________________ 159

Alle novizie della vita religiosa __________________________ 159

Capitolo XXIII __________________________________________ 167

Formule per la professione______________________________ 167

Capitolo XXIV __________________________________________ 169

Prime idee intorno alle Figlie di S. Giuseppe_______________ 169

Capitolo XXV___________________________________________ 175

Istruzioni e memorie per le figlie di S. Giuseppe ___________ 175

Capitolo XXVI __________________________________________ 189

Meditazioni per le Figlie di S. Giuseppe___________________ 189

Piccole Meditazioni, o Riflessioni per le Figlie di S. G:_____ 189

Capitolo XXVII _________________________________________ 199

[Feste di famiglia e premiazioni] _________________________ 199

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Capitolo XXVIII_________________________________________ 201

Le serate invernali _____________________________________ 201

Capitolo XXIX __________________________________________ 215

[Consigli per il collocamento delle Orfane] ________________ 215

Capitolo XXX___________________________________________ 219

Memoria ad una figlia di S. Giusppe la vigilia di sua partenza per

andare a servizio _________________________________ 219

Capitolo XXXI __________________________________________ 225

Ricreazioni festive _____________________________________ 225

Capitolo XXXII _________________________________________ 229

Parte V. Scuola delle esterne ____________________________ 229

Capitolo XXXIII_________________________________________ 237

Esercizi per le esterne __________________________________ 237

Capitolo XXXIV_________________________________________ 247

Scartafaci dei figli di S. Giuseppe ________________________ 247

Capitolo XXXV _________________________________________ 249

I figli di S. Giuseppe ___________________________________ 249

Memorie riguardanti i Figli di S:t Giuseppe sè Dio nella sua

grande misericordia permetterà chè sieno fondati. ___ 249

Direttorio dell’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di Bergamo 257

PREFAZIONE __________________________________________ 259

proemio _______________________________________________ 261

Idea dell’Istituto _______________________________________ 261

Parte I _________________________________________________ 265

Istruzioni alle religiose per mantenersi nello spirito della loro

vocazione _______________________________________ 265

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CAPO I – Istruzioni alle religiose per mantenersi nello spirito

della loro vocazione_____________________________ 265

CAPO II - Dei Soggetti _______________________________ 268

CAPO III - Dei Voti __________________________________ 270

CAPOIV - Pratiche e norme particolari per le Suore della Sacra

Famiglia. ______________________________________ 275

CAPO V - Della dipendenza, riverenza e confidenza verso la

Superiora. _____________________________________ 281

CAPOVI - Delle relazioni ed amicizie coi parenti e conoscenti.

______________________________________________ 283

CAPOVII - Dei viaggi ________________________________ 284

CAPO VIII - Soccorsi spirituali e corporali alle sorelle inferme.

______________________________________________ 285

CAPO IX - Del noviziato______________________________ 287

CAPO X - Di alcune virtù proprie del nostro Istituto______ 301

CAPO XI - Brevi riflessi sugli esempi di Gesù Cristo per

uniformarvi la nostra condotta ___________________ 306

Parte II ________________________________________________ 311

Delle cariche e degli Uffici particolari_____________________ 311

CAPO I - Superiora Generale __________________________ 311

CAPO II - Delle Assistenti Generali ____________________ 312

CAPO III - Della Segretaria Generale ___________________ 314

CAPO IV - Dell'Economa Generale _____________________ 315

CAPO V - Della Direttrice Generale d'agraria ____________ 317

CAPO VI -Delle Superiore locali _______________________ 321

CAPO VII - Della Maestra delle Novizie ________________ 331

CAPO VIII - Delle Assistenti locali _____________________ 333

CAPO IX - Dell’Economa locale________________________ 336

CAPO X - Della Maestra delle orfane ___________________ 339

CAPO XI - Della Direttrice locale d'agraria ______________ 345

CAPO XII - Dell’infermiera ___________________________ 349

CAPO XIII - Della Sagrestana _________________________ 350

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CAPO XIV - Della Portinaia ___________________________ 354

CAPO XV - Della Guardarobiera_______________________ 356

CAPO XVI - Ordine e denominazione delle Sorelle _______ 359

Parte III________________________________________________ 361

Delle Figlie di S. Giuseppe ______________________________ 361

CAPO I - Accettazione delle orfane_____________________ 361

CAPO II - Maniera di educare le orfane _________________ 362

CAPO III - Collocamento delle orfane __________________ 368

CAPO IV - Premi annuali _____________________________ 370

CAPO V - Serate Invernali delle Figlie di S. Giuseppe. ____ 372

CAPO VI. Istruzioni, Regole ed Avvisi per le Figlie di S.

Giuseppe ______________________________________ 382

Parte IV________________________________________________ 395

Opere secondarie di carità abbracciate dall’Istituto _________ 395

CAPO I -Scuole Esterne_______________________________ 395

CAPO II - Ricreazioni festive __________________________ 401

CAPO III – Esercizi spirituali __________________________ 404

Appendice al Direttorio dell’Istituto delle Suore della Sacra

Famiglia __________________________________________ 413

I - Le pratiche religiose _______________________________ 413

II - Esercizi divoti da praticarsi fra l’anno _______________ 415

III - Pratiche pel Ritiro mensile ________________________ 416

IV - Giorni della benedizione del SS. Sacramento. ________ 416

V - Novene e pratiche nelle medesime __________________ 417

VI. Comunioni di Costituzione. ________________________ 419

VII - Altre Comunioni ________________________________ 419

VIII - Modo di compiere le pratiche di pietà._____________ 420

IX. Orari giornalieri da osservarsi in ogni stagione dell'anno.

______________________________________________ 422

X - Segni per chiamare le religiose______________________ 425

XI. Istruzione sul modo di contenersi nella propria cella __ 426

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XII - Istruzione sul modo di contenersi nel lavorio comune 428

XIII - Istruzione sul modo di contenersi nelle refezioni comuni

______________________________________________ 429

XIV - Istruzione sul modo di contenersi nelle ricreazioni

comuni. _______________________________________ 432

XV - Istruzione sul modo di comportarsi con i Superiori e con

le Sorelle ______________________________________ 434

Indice _________________________________________________ 437

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