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Giovanni Terzanelli Le furie (2010 – 2012) Calcinelli 2013

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  • Giovanni Terzanelli

    Le furie (2010 – 2012)

    Calcinelli 2013

  • LE FURIE CENTRIPETE

  • … i luoghi di una cosa. Poesia è di ogni fragile cosalità se esiste come vita delle forme che resiste quando esse non ci sono più.

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  • La mente ricompone e i battiti di uno spazio e il porsi, di tersi in luce d’essa colli paesistici in territoriale testamento, cui appartiene con i suoi paesi.

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  • Trema

    ai battiti la mente e ricomposta

    - luce di vento in essa - posta a sé figurale, torna al suo cartiglio la collina: d’essa come colline quella, cui appartengono tutti i paesi.

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  • Quando è il dolore a soffermarsi in ogni dove è il dirne e costernato, teme ogni slargo di figure più sbalzato o un luogo senza le parole, allora ha un ruolo, un suo proprio paesaggio l’ictus - nelle pause di una misura al colmo d’azzurro penetra fin nelle zolle di quel raggio e a ricomporle come d’ogni circonvallazione che ora, lontano avvicinandosi l’indora.

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  • L’asimmetria bianca che appenninica collega i due opposti crinali si profila marzolina alla stregua di psichici avamposti in un istante di breve malattia - avvicina la neve che in lontananza ha riflessi liberi, dice della dura qui mancanza di estroflessi indizi dall’Appennino fino dentro a questa stanza.

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  • Ch’è di mia madre resta nella forma di un bicchiere per le viole: ne oscilla a marzo al cielo, l’ho appoggiato, lei le aveva sradicate e con la terra della collina dove ha casa a Calcinelli, tratte radici, tutte da sotto a una quercia che fa ombra le ha portate su fino a questo muro con una finestra, quella ancora dà verso l’Appennino.

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  • La ricomposizione verde della strada nella breve alberata antepone e precede di un tratto l’appercezione che ricompatta, predispone e segue ogni ritorno di stagione e perchè sé strutturi in senso con l’ azione.

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  • C’è vento sul mio terrazzino dov’è coi vasi e di lavanda all’ ombra e questo piccolo spioncino ora sgomenta anche l’intero repertorio testuale il territorio oltre il tormento d’esso, quand’ossesso sia compiuto che si doveva e può in sofferenze spesso torna e con quel vento di memoria l’imbrunire avvicina a che campestre ha perduto nel fluire,

    senso, dissolvenza, inveire.

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  • Sé moti in monti e limpida d’attraenze estiva l’aria in estenuante evoluzione, scossi i risoluti indizi il sovrapporsi di essere e pareri impressi in mente nuovamente interi ripercuotono sparsi - sperdono per tutto o quasi il nucleo terrestre d’arsi in altrimenti questi temporanei snervamenti.

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  • La forza sequenziale più meridiana corre e il giorno quand’esso è terso vale e della luce districata attorno ne traduce, prossimo il punto di tramonto.

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  • La situazione sempre è naturale se stenta d’un limite e non tiene conto di eventuali, semplici condensazioni, né d’idee, pratiche, libere ermeneutiche, né di condizioni in cui possano a quel limite la fine d’estri: come dirime questa, quello e tutte le cose che non sono più.

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  • Sola, la forma è esterna e di una cosa al centro di un progetto - se vi è smarrito operativo ogni esito o sociale, e dei propri innaturali urti insistente, o mondiale, come un colore, dunque, sperso d’esso e in un oggetto, sparso o in cospetto, stesso del dolore è reso arso o steso e non c’è più.

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  • Non ogni cosa passa c’è una piccola erosione e s’essa occlusa pesa è su avvicinamenti in primis indifferenti a di che rosi i tormenti in ognuno ormai di questi luoghi in cui inevitabilmente dissolventi imprimono centripete le furie.

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  • Paralizzata a storia esposta questa Metasituazione, sé non pone e né verbali in elaborazione, sì in atmosfera per entro l’ocra intenso comprensione, senso, persi in un tratto di vacillamento.

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  • L’ansia è la natura del capire, divenire e come è di ogni intuire, riformata, senza altro che si svolge.

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  • L’appercezione ritiene nominale e ritmico motore ogni elemento figurale di meccanismo espressivo più verbale, quanto più sceglie il senso e ricompone, salgono risoluti i porsi di un acume per disporsi – dentro, spazio campito.

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  • Posta -

    risposte non si pongono, il poterne – d’esse la memoria stratificata a tratti più non porta ad esse.

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  • La forma, la sovrannaturale età di una pulsione è figurale risposta alle più umane aspirazioni e logiche estensioni di ogni ispirazione, se verbale ne dirige il corso, ne dice la notturna implosione, rotta astrazione, ogni eventuale imperfezione e provvisoria vi s’imbriglia, come a una lunga contemplazione psichica o come anche a questa sintesi in sconnessione.

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  • Sulla situazione italiana odierna

    Il chiaro è resistente ad ogni analisi dissolutrice, al verso ogni visiva transitiva paralisi che ne riflette limpida, precisa tutti gli sbandi e li riammette epocali ne connette ogni interna azione. Si addensano statali sui minuti di sole nazionali i risultati degl’inevasi accordi, quelli più concordi, intimi, dimentichi oramai quel tempo in questo di esiti deformi.

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  • Le destrutturazioni hanno la forma e il colore perso di una qualsiasi collazione cui attenzione si pone perché muore al sole, magari, un paesaggio autunnale. Si destruttura, dunque più casuale appare nelle ore d’inazione, forse, a sera un’ultima atmosfera che sé compone, volge naturale al corso di un pensiero ora mondiale, perché persa è una guida, ogni nuova, nell’eveniente e stellare combinazione infrenabile, purchè

    restando possa perdurare.

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  • La sterminata o rapida durata non è pari alla sua formula, d’argentee figure dominanti l’alba, la lattea occidentale rifrazione e poi rarefazioni in atmosferiche mie elucubrazioni, segue l’allungo arcuato tangente naturale noi in occidente … dipartito? Sì la durata ha il suo dolore lento fino alla rioccupazione totale prima mondiale, poi universale del suo presentimento.

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  • Se a passare è tutto, ancestrale è l’indizio nell’inizio luminoso e nello sfinimento nervoso di ogni piccola cosa, attinente erosa a questo cielo oscuro, su San Luca come sopra anche un orto, sia quando a maggio cielo e terra si riallacciano di lucciole o di rapide cimose, sia prima che ogni flutto di un’appartenenza slacci al sentimento

    civile una smarrita convivenza.

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  • L’orizzontale

    comparsa del giorno o verticale notturna la scomparsa del circolo stellare è anche intimo nel coglierne e più illuminato – resta, dunque come a un tratto dettaglio da comprendere, desto a fare e una più naturale varia luminaria invernale in questo stretto svolgersi di cose che recupera, sceglie se forse, oppure no, salvare.

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  • Per essere sia allora quanto ogni cosa, ormai in una sola ora vita anche, limpida, di una cometa a cui cedere e l’essenza del temere se tornio d’ordine, s’ è a prevalere e la plenitudine che sempre da poco spazio procede il volgere della durata sentimentale: perché essa culmina con la mattina, stenta la piena annata.

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  • L’urto propulsivo si distende spende fino a estinguersi inosservato oltre empiti in continuo estesi stremarne segni. Sotto strati improvvisatisi identificati d’urti immoti, il giorno scuote e ripercuote elettrici elementi.

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  • L’irta, l’intera nazione è nella propria combustione frazionale e il propagarsi infrenabile porta universale opera aperta a più continui impeti e il male.

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  • La sovrapposizione vigile di una plutocrazia al naturale estro oltre l’indirizzarne un nuovo oggi, testo ora sconvolge inosservato stante ai sofferenti svela d’astri un popolo stretto che trattiene e nel buio odierno, nazionale un male intersatellitare.

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  • Planetare è l’attimo ultimo oltre l’arrestarsi, teme si ritorce fresco restaurato ai toni in circolo o in pulviscolo ore e riattraversa intenso quest’istituto sottostellare – semplice restituito o scarto in dissoluzione testo o stralunato d’ebete squilibrio in azione.

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  • LE FURIE CENTRIFUGHE

  • Di che si popolano ora ai miei sovrapensieri inanellati in corso, questo cortocircuito paesaggistico: presso cui ogni vita è cosa fragile e in essa dura, accesa di un’identità smarrita.

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  • L’impeto di cui mentale sottile estro centrifugo astrae e d’evolute rapide le evoluzioni incombe metrico materico ora enumera ogni occasione di ritrattazione e in questo campo – cui qui d’incredibile e al contempo frana trema all’energia riarso.

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  • Rapido nelle scomposizioni e d’ogni intrinseca propria accelerazione il sentimento si occasioni in estenuante sottomovimento, dunque affiori e anche di sé azioni prime elucubrazioni.

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  • La pausa è in un istante d’ingresso a un sopramondo oppure termina anche se meno portante essa possa assemblarne, duri e di un qualunque pure, ritorno - intoni e tutt’ intorno stremi ogni scuotimento: come se elettrico, oltre l’inizio del dolore dimentichi ora quei bruciori in essa vi dimori, nella sua forma appena appresa persa con l’aurora a sera sé rappresa.

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  • Questo l’arte è indicare, scopi in un metaterritorio o d’impeti l'implichi hic vitale - allora ha vacillazioni indizi impegno, dunque personale, quindi il garbo poi civile è già universale.

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  • L’attimo appercettivo resistito ora si ricompone e meglio posto sé ripropone, fuori del furore, pone necessari: impeti, d’estri intemperanze e di riporti ingombri fino a un nucleo extramurale e s’inabissa più veloce, più estenuato interno o disastrato poi risale.

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  • A me consimili non sanno sfanno ora i perchè dissimili la cura di sé e uniti in apparenza ai restaurati colli in cui riparo onde non destratificarne l’ordine: sparizioni, ultimo corpuscolare e di lontano strenuo

    faro o il suo lumificare.

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  • L’outlet psichico è il rumore e nel mio tempo pubblico oltre i luoghi in cui il lamento sale esso rioccupa patente quest’ora breve di luce ancora.

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  • Sottonatura, natura e sopramondo ora si erigono, più si confondono ormai se a valutarne è un lampo sovrastrutturale e d’ogni ampia indifferente che ne appare fino qua ad occidente identità che penso nel dirne e appartenendo non mi curi … però di un albero fronzuto: dov’è tra foglie e luce, nuova al vento e come le sommuove il verso ormai proprio racconto dal fondamento su fino ai vertici tremanti esattamente fedeli al nutrimento.

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  • a Gualtiero De Santi

    Com’ è non facile e ne risentono del turbinio oltre, poi seduti in questo caffè estivo, possederne, vinto il male alte sovranazionali, noi sotto queste ampie fronde estive, d’alta piazza d’Urbino - per sviarne il corso cui converse e predisposte erose, tutte nei tramonti e come esposte le cose.

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  • Rapide d’evoluzioni le impreparazioni in impeti e d’innumerabile: sé liberano oltre il continuo divenirne: nel mio pensiero è l’ombra di un pino - come la sotto coscienza è nel suo proprio sistema operativo: rapido d’evoluzioni in impeti e d’innumerabile.

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  • La spinta sospensiva del viola all’infilata stradale dei pruni e di un istante l’alzata, percettiva forma d’essi desta questa mente che pensandoli ne scrive.

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  • L’astro sopra vuole e sé qualificare e rimando, ora – stendere presoffrendo splendere dai margini il momento che inizia anche simile a questo come a sismico ogni altro sbandamento.

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  • L’impeto territoriale sopravanza sovraastrale e tiene bando ebbene sfigura: ristruttura bilichi in rovescio triti il riprodursi colpo o ricomposizione e d’attimo, come di un uomo cui si dica che ora è morto.

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  • INDICE

  • LE FURIE 2010 - 2012

    LE FURIE CENTRIPETI

    3 … i luoghi di una cosa. … 4 La mente ricompone e i battiti… 5 Trema / ai battiti la mente e ricomposta… 6 Quando è il dolore a soffermarsi… 7 L’asimmetria /bianca che appenninica… 8 Ch’è di mia madre resta… 9 La ricomposizione / verde della strada… 10 C’è vento sul mio terrazzino… 11 Sé / moti in monti e limpida… 12 La forza sequenziale… 13 La situazione sempre è naturale se… 14 Sola, / la forma è esterna e di una cosa… 15 Non ogni cosa / passa… 16 Paralizzata a storia esposta questa… 17 L’ansia è la natura del capire… 18 L’appercezione / ritiene nominale… 19 Posta - /risposte non si pongono… 20 La forma, la sovrannaturale età… 21 Il chiaro è resistente ad ogni analisi… 22 Le destrutturazioni / hanno la forma e il colore… 23 La sterminata o rapida / durata non è pari… 24 Se a passare è tutto, ancestrale… 25 L’orizzontale / comparsa del giorno o verticale… 26 Per essere sia allora… 27 L’urto propulsivo si distende… 28 L’irta, l’intera / nazione è nella propria combustione… 29 La sovrapposizione / vigile di una plutocrazia… 30 Planetare è l’attimo…

    LE FURIE CENTRIFUGHE 32 Di che si popolano ora… 33 L’impeto di cui mentale… 34 Rapido nelle scomposizioni e…

  • 35 La pausa è in un istante… 36 Questo / l’arte è indicare… 37 L’attimo appercettivo… 38 A me consimili non sanno… 39 L’outlet /psichico è il rumore… 40 Sottonatura, natura e sopramondo… 41 Com’ è non facile e ne risentono… 42 Rapide d’evoluzioni le… 43 La spinta sospensiva… 44 L’astro sopra vuole e sé qualificare… 45 L’impeto territoriale sopravanza…

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