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IL RIMIRAR INVERNALE Il sole scende dietro i tetti, il cielo, drappeggiato dalle nuvole, è una tela color ocra e rosso, stormi di uccelli, graffi neri, disegnano figure astratte. Si accendono le luci nelle case, si aprono come occhi sul mondo, le finestre diffondono calore, lumi silenti al gelido tramonto. Solo, seduto sul muretto, rimiro il lento pellegrinare, il camminare affaccendato, delle umane formiche.

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IL RIMIRAR INVERNALE

Il sole scende dietro i tetti,

il cielo, drappeggiato dalle nuvole,

è una tela color ocra e rosso,

stormi di uccelli, graffi neri,

disegnano figure astratte.

Si accendono le luci nelle case,

si aprono come occhi sul mondo,

le finestre diffondono calore,

lumi silenti al gelido tramonto.

Solo, seduto sul muretto,

rimiro il lento pellegrinare,

il camminare affaccendato,

delle umane formiche.

OBSESSIONE

L'attesa di sentire il tuo respiro sulla pelle,

il fuoco che danza nella carne,

il tempo si ferma nel desio,

nell'anelare il refrigerio dei baci.

La brezza delle tue carezze

fanno divampare l'incendio,

arde il mio corpo e l'anima,

dannata dai suoi pensieri,

scompare nella tana dell'oblio.

Bramo i tuoi baci, umidi come la pioggia,

la bruma che annebbia lo spirito,

come tempesta lasceranno graffi,

sulla mia pelle, terreno fertile,

e rifiorirà la contorta pianta,

l'ossessione di te.

FARFALLAE

Si specchia, il volto si specchia

nell'acqua del calmo mare,

é solo il momento di dire

ed é già ora di fare.

Volo di farfalle, volano fuori,

fuori dall'acqua che crespa é,

nere, rosse, viola e trasparenti,

colori vaghi, pensieri ormai persi.

É doloroso sentire il silenzio

del loro volo errante e solitario,

è disperato colui che vede,

che vede il loro volo esaurirsi.

Dìsperati uomo che sai tutto,

che sai che nulla é eterno,

che tutto é come il volo di farfalle,

bello nella sua terribile brevità.

COLORE

Seduto davanti al muro,

sempre lo stesso, grigio,

batto la testa per colorarlo,

rosso, rosso scarlatto,

mille gocce, un disegno,

il mio volto, profana sindone.

Mi alzo, gambe instabili,

nella vermiglia cecità,

ascolto il cuore, tamburo,

sinfonia di rumori ovattati,

li transformo in sinfonia,

asincrona, surreale realtà.

RINGHIERA E VANITA`

Fissavo la ringhiera e il nero naviglio,

mentre la tua vanagloria si esibiva.

Fissavo la finestra appannata,

e tu, convinta del tuo ego,

sorridevi e ti rimiravi,

nei miei occhi spenti e lontani.

Il bicchiere era ormai un vuoto amico,

il suono ormai spento del cristallo,

non nascondeva il tuo vociante nulla,

Fissavo la ringhiera e la notte vicina,

avrei voluto appoggiarmi,

sentire le sue dolci melodie,

ma tra le note jazz, il tuo inutile vocío.

FARFALLINA

Fa freddo fuori dal tuo intimo fiore,

il fiato condensa in nuvole passeggere,

la pioggia scende e bagna il mio cuore,

inzuppa le sue ali messaggere.

Chilometri di strada nel buio silenzioso,

un nastro di catrame e gocce statiche,

Farfallina, eccolo il tuo nido ozioso,

pieno di gente e assordanti musiche.

Le tue ali blu sbattono nell'apatia

di un incontro inutile e urticante,

cerchi dolce dettare, l'allegria,

guardando un fiore insignificante.

Fa molto più freddo adesso,

Farfallina, le tue ali come il tuo cuore,

di fronte a questo fiore passo,

non riescono a battere, non hanno il calore

BARCELLONA

La rambla come un fiume,

si apre davanti a noi,

parlando mille lingue,

le onde variopinte ci invitano,

verso il mare, verso la vita.

Bancarelle di fiori, mimi,

truccati e immobili come statue,

giocolieri e mendicanti.

La boqueria e i suoi colori,

i banchi come tavolozze,

colori e profumi, la vera gente.

Barcellona e la sua umanità,

la sua arte e la trasgressione,

i bar affacciati sulla piazza,

menù turistici e tapas,

discoteche mattiniere e giovani,

lo sballo e gli amori furtivi,

i musei e il mondo Gaudí.

La tristezza si cela dietro l'oblio,

povertà e solitudine,

ricchezza e serenità,

amanti e nemici,

rasta e impiegati, vicini,

bevono e parlano insieme,

stessa birra, stesso amore,

Barcellona, me querida.

ABSENTY SMN

Goccia di assenzio sulla sigaretta accesa,

il suo fumo ottenebra la mente,

i pensieri sono uno stormo di uccelli,

che, neri, emigrano in altri cieli, lontani dal mio,

che ormai rimane isola felice

nella mediocrità della gente,

lontani dalle assenze e dalle presenze

torneranno a reclamare il loro nido ma,

non ora e non qui.

A E Z – RAZIONALE FOLLIA

tuoi occhi sono distanti

anni luce da quello che

si può scrivere su d'un muro

o cucire su d'un cuore di stoffa.

Parole non dette, bianchi

segni sulla lavagna, la vita,

nera come il cielo d'inverno

che privo di stelle perde il suo senso.

Le tue mani ormai lontane,

come stormi di uccelli migratori,

che dal gelo volano verso il caldo.

Noi, distanti come la A e la Z,

nel mondo razionale, anni luce,

ma nella follia, come la Z e la A,

diventiamo amanti indivisibili.

IL MIO TEMPO

Il passato é passato,

ma quanti lividi e ricordi,

quante rughe sul mio volto,

ognuna è una sensazione,

una storia incisa sulla pelle,

mille volti tatuati nella mente,

pellegrini nella mia vita,

abituali o rapidi passaggi,

distratte stelle comete nel mio cielo,

lacrime e sorrisi sulle labbra,

come pioggia e cielo su terra fertile,

e ora sono cresciuto,

come albero, forte e debole,

accarezzato dal vento del presente,

scaldato dal sole del futuro.

DELIRIUM

Inchiodato, senza vie d'uscita,

percorro i vicoli bui della memoria,

volti luminosi come neon,

insegne proibite, proibiti discorsi,

cuori lampeggianti e poi spenti,

labbra chiuse nascondono aliti,

vibrazioni inutili in strada,

baci adolescenziali,

camuffati saluti,

cartoline da mille mondi,

e poi il mio, grigio polvere,

giallo limone, del colore che vuoi,

telefoni muti e display neri.

Letto, astronave per il nulla,

noia, dolore e sapore di lacrime.

Tre e mezza, suona campana suona,

musiche eteree, concreti rumori,

anime volanti come uccelli,

cuori striscianti come vermi,

e poi, poi io, verme volante

o uccello strisciante, non so, no,

non saprei, poca anima per volare,

poco cuore per strisciare,

poco per essere, tutto per soffrire

LO SCRIBACCHINO

Io sono lo scribacchino,

come imbianchino per la pittura,

offendo la nobile poesia,

pasticciando, sporcando,

lasciando sui bianchi fogli,

segni senza senso, indegni,

labili tracce di tentativi falliti,

non rimo, non drappeggio,

sacrilego é il mio scrivere,

ma come graffiti, i miei scritti,

rudi, metropolitani, restano,

cicatrici nelle altrui anime,

disegni pop sui muri della mente,

scritte fluorescenti nei cuori,

e come teppista della penna,

saluto chiunque mi legge,

con gesti incomprensibili,

con lo sguardo da fuorilegge,

ma con l'anima da bambino,

perché sono lo scribacchino

OMBRA ET ASSENZIO

Aspetto in silenzio,

nell'angolo buio,

fumi di assenzio,

sentore di vino,

solitudine e felicità,

eterna voracità, vita,

succhio emozioni,

come un vampiro,

nella notte del cuore,

anelo la luce, la pace,

ma son mortali nemiche,

distanti, tradite amanti,

traditori coltelli, tranelli,

per la mia labile mente,

furente mi aggiro, vorace,

alla ricerca di te, ombra,

principessa nella torre,

sovrana del mio regno.

LA STRADA NERA

Mille colori, la strada,

diventa nera, briciole

di pane mi guidano,

moderno pollicino,

in un mondo di giganti.

Ma dove sono? dove!

vedo le loro case,

intuisco le loro orme,

ma, intorno a me, nulla,

solo altri pollicini,

seguono le loro molliche,

sulla lunga strada nera.

FATA-L AMORE

Ti ho seguita, cieco,

nelle valli torbide

di un amore errato.

Ho navigato, pavido,

nel mare agitato

di giorni devastanti.

Mi son trovato, inetto,

sulle desolate dune

di un'esistenza sterile.

Tutto per i tuoi baci,

tutto per i tuoi sguardi,

fuggente fata Morgana.

IL LIBRO DELLA MIA VITA

Il vento sfoglia le pagine,

di questo libro ormai logoro,

la vita mia é il suo titolo,

il fruscio, il mio respiro,

l'inchiostro, il mio sudore,

sulla carta ruvida, gialla,

le parole si sgranano,

perse nella trama del foglio,

da vicino non han senso,

da lontano sono segni, disegni.

Ritratti del mio essere,

le lettere si rincorrono,

nel ritmo veloce della scrittura,

senza dettatura, stile libero,

semplice e complesso,

il mio incedere nella storia,

che, capriccioso autore, io,

scrivo dimentico della logica .

VORREI...

Vorrei scrivere una poesia per te,

vorrei donarti una perla, ora,

ma la mente si contorce triste,

le parole sono folletti capricciosi,

non si vogliono mettere in fila,

la notte scende, l'ora é tarda

e il foglio é un groviglio di niente.

Vorrei, te la meriti, ma non so,

non so dirti cosa penso.

Perché? Cosa c'è? Che hai fatto?

Non entrare nella mia vita,

stanne fuori, non tentare, lascia stare,

Vorrei regalati dolci parole ma...

mi vuoi aiutare ma non l'ho chiesto.

Aiutami! Il mondo é pallido, troppo.

Il tuo nome lampeggia, poi silenzio!

Parla pure attraverso le parole,

quelle che non riesco a domare,

io non so, silenzio, non so, non so.

Vorrei scriverti una poesia ma...

AT LUCKY PUB REPRISE

Musica punk e nettare,

ritmica del cuore, regolare,

in battere e levare come

un tamburo tribale,

so il beat che voglio dare,

ossessivo, compulsivo,

come il cuore centometrista,

centottanta battiti al minuto,

all'orlo del collasso mi rialzo,

respiro e un balzo,

musica metal, il mio cuore

senza fine, sincopato.

E poi, classica, piano e violino,

lento pizzicare delle corde,

l'anima e la sua arpa,

melodia e armonia, opera prima,

mille luci dell'alcol biondo.

complesse melodie, accordi affannosi,

mi guardo allo specchio,

é ora che il maestro si riposi.

MONTEVECCHIA, NOI NEL TEMPO

Montevecchia e noi, soli,

luci come mille ballerine,

danzano per noi, amici miei,

Alziamo il tuono degli applausi,

il vino rende rosse le labbra,

luccicano gli occhi come stelle,

il mondo è sotto noi, simili a Dei,

invincibili ma fragili, amici,

invicibili guerrieri sconfitti,

Illuminiamo il mondo, fratelli,

il fumo nasconde i volti,

brillano come la brace le anime.

Montevecchia e noi, soli,

il silenzio suona per noi,

un valzer senza tempo, amici.

RACCONTA AMICO

Racconta amico,

parlami di verdi prati,

di azzurri cieli fatati,

di nuvole bianche, di te.

Racconta amico,

parlami del tuo mondo,

del vivere senza tempo,

del ridere senza pianto,

del morire in pace.

Racconta amico,

dimmi come si fa a dire addio,

dimmi come si lascia senza dolore,

parlami del mondo fatato,

parlami del dolce buio, di te.

Racconta amico,

spiegami il perché del tuo no,

dimmi cosa c'era dentro di te,

dipingi il mondo coi tuoi colori,

così che possa vedere la tua anima.

Racconta amico,

cantami la tua gioia, il mio dolore,

dimmi perché hai detto addio,

ritorna a darmi il motivo di un gesto,

parlami di un secondo che ti portò via.

Racconta amico,

perché hai rifiutato la vita,

cosa vuol dire quel truce gesto,

parlami della tua vita che non c'è più,

parlami della tua gioia, il mio

PINO ARGENTATO (MUSA AMATA)

Pino argentato, misto tabacco,

ne vedo la cima, gemme rosse,

il sole riflette, scalda,

l'estate arriva lenta, oggi,

porta felicità, spensieratezza.

Oggi ti vedrò bagnarti il viso,

ridere nei raggi, sotto il cielo,

sarai la musa per mille anni,

sarai spina nel cuore per un'ora.

T'ameró come non mai, musa,

viaggerò con te, senza respirare,

nei tuoi occhi si riflette la strada,

nella mia anima il lungo viaggio,

un girotondo di voci, volti, risate.

Cammineremo lenti sulla sabbia,

le onde avranno il nostro suono,

t'ameró con l'intensità della fine,

t'ameró con l'attesa dell'inizio

DUE E 55

E questa notte insonne,

color rosso vermiglio,

esplode nella testa,

fuochi d'artificio, idee,

mille pensieri, sogni,

in fila come soldati,

impilati come libri,

nuovi, vecchi, impolverati.

E questa notte solitaria,

color grigio piombo,

il silenzio scivola sulla pelle,

serpente dalle squame blu,

brezza marina, salsedine,

onde dorate e risacche,

lo sciabordio dei ricordi,

la mia mente, naufraga barca.

IL TUO NOME

il tuo nome graffia sulla pelle,

la tua lontananza è come acido,

gocciola sul mio cuore, scava, consuma,

tremano gli occhi nel luccichio, lacrime

scendono ma non lavano via il dolore

INSANO AMORE

I tuoi baci come unghie,

graffiano il vetro del mio cuore,

sfera di cristallo opaco,

non da più sentenze,

mancanze, latitanti pensieri,

celati desideri sfrontati,

lo stridere desta i sensi,

come rapace mi avvento,

strappo, lacero il tuo nome,

la mia condanna, l'assenza.

Mi nutro di vuote parole,

promesse al miele, veleno,

rancore come goccia,

scivola sul marmo del mio cuore,

e come su marmo, scorre,

non lasciando traccia,

cade nel vuoto, rumore,

come fiera mi aggiro,

giro in una danza, musica,

tamburi battenti, due cuori,

inutili silenzi prima del calare.

il tuo amore, il mio respiro,

come fuoco d'estate,

arde nei polmoni, fumo e brace,

e come brace nasconde,

e come fumo confonde,

animale spaurito, corro,

annuso l'aria, brancolo,

vago alla ricerca di te,

di me e te, di noi, di te

di me e di te, niente, tu.

ANGELO NERO

Tutti mi chiamano angelo,

ma ho un'ala sola, nera,

sporca di polvere bianca,

non vola, non illumina,

silenzioso il suo fruscio,

lo senti? E' muto desio.

Angelo, angelo dannato,

dalle nere ombre avvolto,

non mi volto, guardo oltre,

dentro di me, nel vuoto,

nel nero, cieco, bagliore

i miei occhi spenti, aridi.

Tutti mi chiamano angelo.

E SE QUESTA NOTTE

E se questa notte parlasse d'amore;

parlasse di noi, di cose mai state,

di sogni, di atmosfere fatate,

tu saresti vicina a me,

profumo tra i profumi,

sogno tra i sogni,

dolcezza dimenticata e mai trovata,

Se solo la notte parlasse d'amore;

ma la sua voce é uno strazio,

le parole lontane dalla dolcezza,

e tu sei fragranza nel vento,

sei sogno pallido di bambino,

se solo tu fossi qui vicina;

ma solo il tuo ricordo resta,

come salsedine sui vestiti,

come incenso sull'altare,

vestigia di tempi felici, mutati,

divenuti dolore nel mio cuore.

AT LUCKY PUB

Lacrime ambrate bagnano il bicchiere,

dentro un silenzio ovattato,

quello che cerco é una chimera capricciosa,

schiuma bianca sull'ormai tiepido bordo,

cacofonia colorata intorno a me,

alzo la pinta e brindo a te, silenzioso fato,

troppe volte nemico, troppe volte lontano.

TELLARO 12

tra questi milioni di granelli,

tra onde dai dolci rumori,

dimentico i dolori dell'anima,

perso nei miei pensieri,

vivo l'amicizia sincera,

quella più cara più vera.

in mezzo al cuore lei,

intorno all'anima voi

VANITA’

Quanta ostentata vanità,

figlie di vite così vuote,

poche banali parole,

per tanti visi di cera,

sorrisi di plexiglas,

sotto occhi vitrei,

conversazione inutile,

tabacco misto acol,

dissolvenza,click.

LA FINE DEL MONDO

E se il mondo finisse così?

Fermandosi col tuo respiro,

ultimo alito che lo sosteneva,

ultima spinta verso l’alto.

Col tuo chiuderegli occhi,

scompare la luce del sole,

e con esso tutte le meraviglie,

svaniscono nel baratro nero,

e con la nebbia, il tuo oblio,

rende i tuoi occhi opachi

e i loro, lucide lacrime.

TEMPO DI PIOGGIA

Il temporale si è assopito,

le nuvole si stendono

come coperte sull’asfalto;

il loro profumo di muischio

riempie l’aria frizzante.

Suona grave il campanile,

ci ricorda il tempo severo,

ci racconta di sere lontane,

piene di gioia e di lacrime

ma oienamente vissute.

Notti prive di questi pensieri,

certe primavere leggiadre che

sfioravano i voltiimberbi e

cullavano i cuori fanciulleschi

MIA MADRE

Mia madre si chiama cielo,

le nuvole, i suoi abbracci,

e raggi di sole le carezze.

Mia madre si chiama mare,

onde docili per cullarmi,

forti tempeste per spronarmi.

Mia madre si chiama amore,

parole sussurrate, le sue labbra

sulla mia fronte, la mia anima.

Mia madre è passato e futuro,

il presente, la sua mano nella mia,

in una ninna nanna senza tempo.

SIAMO….

Siamo lucciole nella notte buia,

fuochi fatui al calar del sole,

vaghiamo come granelli di polvere;

spinti dal vento capriccioso e

splendiamo di luce non nostra.

Siamo sabbia sui pontili,

abbandonati lì dal destino,

attendiamo la risacca,

per tornare al mare sicuro,

che ci attende, profondo e silente.

Siamo minuscoli esseri erranti,

che camminano in fila indiana,

creiamo solchi sulla pelle del mondo,

che, come disegni sul vetro appannato,

il neonato futuro cancellerà

IL DUBBIO

Il dubbio, uno stillicidio,

la goccia, piano piano,

scava la mente labile,

mille ghirigori neri,

disegni astratti,

prendono forma,

diventano dogma,

verità assolute,

falsità assurgono

a misteri di fede,

fantasie inanimate

divengono vite reali,

creano vedute e

mondi paralleli,

il mondo si trasforma

nel suo peggior negativo

mentre la goccia scava.

MADRE E PADRE

Vedervi fragili come cristalli,

resi opachi dal tempo,

dai mille dolori della vita,

stremati da un lungo viaggio,

li cuore logoro di chi,

ha visto un maledetto destino,

di chi ha perso il futuro,

ma che per esso ancora lotta.

Vedervi dormire abbracciati,

come bambini innocenti,

pronti a sfidare il domani,

a sfoderare il più bel sorriso,

scudo per le nostre sofferenze.

Io, figlio impotente, seduto qui,

a vedere le vostre clessidre

che terminano il loro ciclo.

L’INCIDENTE

Un incidente, un dirsi ciao,

e poi una corse verso la follia,

il nulla di un tutto esistente,

già finito, da nessuno scritto,

fin troppo letto e vissuto,

da altri, non da noi, eroi,

protagonisti di una rivista,

di un B movie anni settanta,

una corsa verso il niente e

i mille modi di dire buona notte.

Suona la chitarra blues, note,

nella stanza come nella vita,

vuote, a rendere, a perdere,

un centesimo o il nulla, vacuo,

batte il ritmo sul legno biondo,

aspre le corde come ricordi,

blues e ritmo, cali di suono.

Fine serata e si chiude lo swing.

A NENA

Sei un nome inciso sulla lapide,

sei un volto impresso nel mio cuore,

mi strugge il non ricordare la tua voce,

il tuo profumo e i tuoi abbracci.

Sei il suono di un campanello,

il risveglio improvviso di un’estate,

sei lacrime di chi ti amava,

sei il vuoto che non si colma.

IMPRESSIONI A VENEZIA

La luna si specchia nei canali,

gocce luminose sull’acqua scura,

i canti sommessi dei gondolieri

cullano la città che riposa silente,

sotto i portici le ombre tacciono,

nascondono i baci timidi di adolescenti,

il mesto dormire dei clochard e

vegliano il sereno sogno degli infanti.

L’alba si avvicina coi suoi raggi che

accarezzano, dolci, la loro amante.

Il vaporetto sbuffa e sveglia la città,

i profumi del mattino aleggiano lievi,

bussano alla finestra dei vecchi palazzi,

la gioventù, come l’alta marea,

diviene regina di San Marco

e le voci sono sciabordio d’onde,

sono brioso concerto di felicità.

IL SENTIERO

Seguii il sentiero,

fino alla tua casa,

alla tua porta aperta,

filtrava una luce calda,

mi illuminava il cuore,

senza bussare entrai,

ti vidi lì, seduta al camino,

una bimba addormentata.

Mi avvicinai lento e, piano,

baciai la tua pelle fredda,

accarezzai i tuoi capelli fini,

sfiorai i tuoi occhi spenti,

e chiudendo la porta, me ne andai.