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Un amore nuovo Giovanni Battista Montini Scritti dell’arcivescovo su matrimonio e famiglia A cura di Giselda Adornato

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Scritti dell’arcivescovosu matrimonio e famiglia

A cura di Giselda Adornato

«Alle famiglie cristiane una parola diammonimento e di conforto: riprendanoesse coscienza della loro dignità e dellaloro missione, […] ritrovino nelle purifi-cate sorgenti dell’amore cristiano la loroforza e la loro felicità, non temano di ser-vire quelle leggi della vita, […] com-prendano quale funzione rigeneratriceesse abbiano nella vita civile, e sentanocome nella Chiesa esse possano occupa-re un posto d’ammirabile bellezza».

(G.B. Montini)

GISELDA ADORNATO

Già allieva del prof. Giorgio Rumi, dadecenni studia in modo esclusivo la figu-ra e il magistero di Giovanni BattistaMontini-Paolo VI. Oltre ad essere autricedi numerosi volumi, è collaboratricedell’Istituto Paolo VI di Brescia e consul-tore storico della Congregazione per lecause dei santi per la stesura della Positiosuper vita et virtutibus del Servo di DioGiovanni Battista Montini-Paolo VI.Tra le sue curatele edite dal CentroAmbrosiano ricordiamo: L’amicizia conDio. Meditazioni, 2007; Il Natale: Dionell’uomo. Omelie e messaggi natalizi,2009; Pasqua: la novità dell’amore.Omelie del triduo e scritti pasquali, 2010;La stella della ricerca di Dio. Omelie del-l’epifania, 2011.

€12,00

Nel 1960 Giovanni Battista Montini scrive una delle sueLettere pastorali più preparate e per la quale si è piùdocumentato, intitolata Per la famiglia cristiana. Essaviene riproposta in questo volume, insieme a quattroomelie dell’arcivescovo in occasione di nozze, dal tagliopiù confidenziale.

Da questa raccolta è possibile ricavare agevolmente ilpensiero di Montini su quella che definisce una «vitalequestione»: il matrimonio e la famiglia, basilari per lavita umana e cristiana, oggi posti al centro dello studiosociologico, dell’assistenza caritativa, della cura pastora-le e della meditazione spirituale.

La riflessione di Montini risulta essere di grande attuali-tà in una società in cui i principi fondanti del matrimonioe della famiglia devono continuamente confrontarsi conle trasformazioni della vita contemporanea.

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UN AMORE NUOVO

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GIOVANNI BATTISTA MONTINI

UN AMORE NUOVOScritti dell’arcivescovo su matrimonio e famiglia

A cura di Giselda Adornato

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ISBN 978-88-7098-705-8Prima edizione digitale 2012

In copertina: Aldo Carpi, La mia famiglia, 1928

I testi montiniani sono tratti dall’Opera: G.B. MONTINI ARCIVESCOVO DI MILANO, Discorsi e scritti milanesi (1954-1963), Prefazione: C.M. Martini, Introduzione: G. Colombo, Edizione coordinata da: X. Toscani, Testo critico a cura di: G.E. Manzoni, Direzione redazionale: R. Papetti con la collaborazione di L. Albertelli - R. Rossi - C. Vianelli, Brescia - Roma, Istituto Paolo VI - Edizioni Studium, 1997-1998, 4 voll.

Copyright © 2012ITL srl – Via Antonio da Recanate, 1 – 20124 Milano - Tel. 02/6713161www.centroambrosiano.it – e-mail: [email protected]à letteraria riservata Quest’opera è protetta dalla legge sul diritto d’autore.È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

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Introduzione

1. Un tema di attualità

La preparazione al VII Incontro mondiale delle fami-glie che si svolgerà a Milano nella primavera 2012 non rappresenta certo una novità per la diocesi: già pochi anni addietro l’arcivescovo Dionigi Tettamanzi aveva proposto il percorso pastorale «L’Amore di Dio è in mezzo a noi», articolandolo in tre tappe incentrate sulla famiglia1. Ma la presente pubblicazione vuole ricordare un momento più antico e in qualche modo “pionieristico”, risalente ad una cinquantina di anni fa, quando la Chiesa ambrosiana visse uno sforzo di rifl essione spirituale, morale e pastorale sui temi del matrimonio e della famiglia, sia pure in misura più limitata di quello richiesto oggi: era l’anno 1959-1960, e sulla cattedra arcivescovile sedeva il card. Giovanni Bat-tista Montini.

Nell’estate 1959 Montini sceglie matrimonio e famiglia come argomenti di studio per il Sinodo minore diocesa-no che si svolgerà in settembre; stabilisce che la diocesi dovrà concentrarvi pensiero e azione nel corso dell’anno successivo e nel febbraio 1960 scrive una delle sue Lettere

1 Per l’anno pastorale 2006-2007 la tappa era: “Famiglia ascolta la Parola di Dio”; per il 2007-2008: “Famiglia comunica la tua fede”; per il 2008-2009: “Famiglia diventa anima del mondo”.

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pastorali più preparate e per la quale si è più documenta-to, intitolata appunto Per la famiglia cristiana 2.

Essa viene riproposta in questo volume, insieme a quattro omelie dell’arcivescovo in occasione di nozze, dal taglio più confi denziale. Da questi scritti è possibile ricavare agevolmente il pensiero di Montini su questa «vitale questione»3, che, nelle sue linee fondamenta-li, non cambia affatto durante il pontifi cato di Paolo VI; anzi, viene confermato e rafforzato dal papa che ha costituito il Comitato per la famiglia (oggi Pontifi -cio consiglio per la famiglia) ed è l’autore dell’enciclica Humanae vitae.

Il card. Montini spiega di essere stato orientato nella scelta del duplice tema del Sinodo dall’intrinseca impor-tanza degli istituti del matrimonio e della famiglia, basilari per la vita umana e cristiana, oggi posti al centro dello studio sociologico, dell’assistenza caritativa, della cura pastorale e della meditazione spirituale; ma anche da

«l’amaro rilievo dei moltissimi errori, oggi divulgati con i mezzi più moderni e più insidiosi, che minano in radice la sanità e la santità delle due istituzioni»4.

Per cui egli rileva una dolorosa urgenza pastorale, che impone di riaffermare i principi fondanti di matrimonio e

2 Quando la Lettera viene resa nota, mons. Tarcisio Vincenzo Bene-detti, vescovo di Lodi, scrive a Montini la sua riconoscenza per questo documento quaresimale, da lui defi nito «summula illuminata e fondamen-tale». La Lettera è stata tradotta in spagnolo nel 1963.

3 Discorso n. 4, 27-II-1960, p. 62.4 12-VIII-1959, Un ministero all’altezza dei tempi (Indizione del sino-

do minore per il 1959), in G.B. MONTINI (ARCIVESCOVO DI MILANO), Di-scorsi e scritti milanesi (1954-1963) [d’ora in poi DS], prefazione di C.M. Martini, introduzione di G. Colombo, edizione coordinata da X. Toscani, Istituto Paolo VI-Edizioni Studium, Brescia-Roma 1997, pp. 2922-2923.

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famiglia a confronto con le trasformazioni della vita mo-derna e la

«negazione coperta o palese, parziale o totale, che oggi da tante parti li impugna»5.

Chiudendo i lavori del Sinodo, l’arcivescovo racconta ai suoi preti un aneddoto signifi cativo di quanto sia ne-cessario acquisire consapevolezza della situazione sociale e religiosa della città:

«Un Parroco di Milano, stimolato per certe circostanze a un certo esame alla sua Parrocchia, mi diceva: “Ma io ho scoperto, e non lo sapevo, trecento famiglie illegittime nella mia Parrocchia, quando si contavano una volta su le dita uno, due, tre... cinque; e non lo sapevo, e non lo vedevo»6.

L’acuta coscienza dell’incalzare delle nuove proble-matiche umane e sociali sulla fede dei contemporanei accompagna, com’è noto, la rifl essione di tutta la vita di Montini e in particolare del periodo episcopale e pontifi -cale. Ancora nel 1970, traendo un primo bilancio a cinque anni dalla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, Paolo VI rileverà turbamento nei fedeli per le incertezze sui dogmi, compresa l’indissolubilità del matrimonio e il rispetto della vita umana, signifi cativamente accostati ai dubbi sulla Trinità, l’eucaristia e la Chiesa7.

5 Discorso n. 4 cit., p. 62.6 22-IX-1959, Un atto di fi ducia nel Signore (a Milano, presso l’Uni-

versità Cattolica del Sacro Cuore, chiude i lavori del sinodo minore), in DS, p. 3074.

7 Esortazione apostolica Quinque iam anni in Insegnamenti di Paolo VI [d’ora in poi Ins.], VIII (1970), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1971, p. 1410. Il pontefi ce rileva più volte anche l’impressionan-

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Nell’affrontare, dunque, quello che il card. Montini defi nisce «tema vastissimo, [...] tema studiatissimo, [...]tema delicatissimo»8, seguiremo la scansione argomenta-tiva che egli stesso suggerisce quando, all’inizio della Let-tera pastorale, scrive:

«In pratica vorremmo rivolgere alle famiglie cristiane una parola di ammonimento e di conforto: riprendano esse coscienza della loro dignità e della loro missione, s’impegnino risolutamente alla professione delle virtù specifi che che caratterizzano la società domestica, ri-trovino nelle purifi cate sorgenti dell’amore cristiano la loro forza e la loro felicità, non temano di servire quelle leggi della vita, che le rendono ministre della perdurante opera creatrice di Dio, sappiano adattare onestamente alle nuove esigenze moderne le abitudini delle loro case, comprendano quale funzione rigeneratrice esse abbiano nella vita civile, e sentano come nella Chiesa esse possa-no occupare un posto d’ammirabile bellezza»9.

Riprendiamo punto per punto questi stimoli montiniani.

te aumento delle cause di nullità matrimoniale presso la Sacra Romana Rota, che sottolinea il decadimento della coscienza morale in questo cam-po, contro il quale già si era scagliato durante l’episcopato con espressioni come: «E guai a quelli che pongono alle loro nozze condizioni che ne ledono le proprietà e le fi nalità essenziali, per fare del matrimonio sol-tanto una fonte di piacere, e per premunirsi di pretesti per impugnarne poi ad arbitrio la validità! Guai ancora a coloro che costruiscono castelli di menzogne e di spergiuri, o deformano la verità con postume e fi ttizie ricostruzioni dei fatti per carpire dal giudice una dichiarazione liberatrice da un vincolo, che nessuno può sciogliere!». Discorso n. 4 cit., p. 82.

8 Ibidem, p. 61.9 Ibidem, p. 63.

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2. La coscienza della dignità del matrimonio e della famiglia

Il nucleo del magistero montiniano sul matrimonio si concentra proprio sulla sua «dignità», che, contrariamen-te a quanto il termine farebbe pensare, non attiene all’am-bito umano; o meglio, secondo una parabola tipica del pensiero dell’arcivescovo, parte dall’umano per arrivare allo spirituale:

«Occorre rivendicare all’amore umano una sua sublime dignità, che tuttavia non si riscontra mai, se non quando esso raggiunge il suo vertice, cioè quando si esplica se-condo un disegno esclusivo e superiore, il disegno divi-no. [...] Dignità è ancor più che onestà; è non solo liceità, ma grandezza morale, splendore spirituale»10.

Rivolgendosi al presidente diocesano dei giovani cattolici milanesi e alla sua novella sposa, durante il rito delle loro nozze, il card. Montini dice che gli sembra di trovarsi di fronte ad un matrimonio ideale, per la bellezza morale che gli sposi incarnano e che ricompone il disegno di Dio sulla famiglia11. Proprio la famiglia si colloca al centro del globale piano divino per un’umanità “nuova”, restituita al progetto del suo Creatore, che viene guidata ad uno sviluppo armoni-co di celebrazione della vita e di valorizzazione di ogni suc-cesso e di ogni fatica quotidiani, sul modello di Cristo.

a) L’amore

Il Codice di diritto canonico vigente in quegli anni de-lineava il matrimonio secondo i fi ni primari – la procre-

10 Ibidem, p. 75.11 Discorso n. 5, 5-IV-1961, p. 99.

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azione e l’educazione della prole – e quelli secondari – il mutuo aiuto e il rimedio della concupiscenza –. Montini naturalmente non esce da questo quadro normativo; ma rivaluta molto il concetto dell’amore, alla base della scelta di costruire una famiglia; segnala positivamente che oggi gli uomini e le donne sempre più spesso si sposano perché si innamorano e si sofferma ad indicare loro, come farà la Gaudium et spes, le giuste coordinate in cui va indirizzato questo sentimento «sublimato da Cristo»12.

«Accettiamo la bella defi nizione: “la famiglia è una co-munità d’amore” [...]. A patto di riportare questa troppo polivalente parola “amore” al suo vero signifi cato mo-rale, spirituale anzi divino. Bisogna che l’amore umano abbia il suo autentico e degno signifi cato nella sede che sola lo rende legittimo e sacro: il matrimonio»13.

Paolo VI, il 31 luglio 1968, spiegando ai fedeli motivi e fi nalità dell’enciclica Humanae vitae, dirà di avere seguito la concezione personalistica propria del Concilio circa la famiglia,

«dando così all’amore, che la genera e che la alimenta, il posto preminente che gli conviene nella valutazione soggettiva del matrimonio[...]»14.

Tutto ciò comporta una visione profonda e insieme molto concreta e forte del matrimonio. Anche le devia-zioni quali l’erotismo, la concupiscenza e altri disordini15 non sono ricusati per scrupoli moralistici, ma perché non

12 Discorso n. 4 cit., p. 76.13 Ibidem, pp. 87-88.14 Ins. VI (1968), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1969,

pp. 871-872.15 Vedi nn. 21, 26 e 27 del discorso n. 4 cit., pp. 71, 74-75.

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permettono alla luce del Cristianesimo di illuminare l’a-more cristiano, dispiegandone tutte le potenzialità:

«Amore totale, amore santifi catore, amore unifi cante, amore fecondo, ci spiegherà egregiamente la teologia contemporanea [...]amore sacrifi cale. “L’amore cristiano si presenta veramente in tale luce sacrifi cale; cioè: le sue reali fecondità dipendono dal grado di accettazione di quella legge che tutto il Cristianesimo sintetizza ed espri-me: chi acconsente a dare la vita, la trova; chi si accanisce a ritenere la vita, la perde”[...]» .

In questa direzione, il percorso è chiaro: l’amore uma-no viene «purifi cato» dalla fede e diviene carità:

«Dunque si dovrebbe studiare come l’amore naturale diventa cristiano. [...]. Purifi care l’amore: grande cosa! [...] Amore nuovo, amore puro, amore vivo, amore san-to. [...] Osiamo dunque pronunciare una grande parola: carità è diventato l’amore»16.

L’arcivescovo non lo dice solo nella Lettera pastorale, ma anche esplicitamente durante le omelie di nozze:

«Voi introducete Dio nella vostra vita; direi, vi scambiate l’uno con l’altro la grazia che il Signore vi dà e transu-manate il vostro amore rendendolo carità, e rendendolo quindi presenza di Dio»17.

I coniugi cristiani devono quindi reagire con fermezza

16 Ibidem, pp. 88-90. Il termine “carità” è evidenziato con una sottoli-neatura da Montini nell’autografo della Lettera pastorale, come rileva E. VERSACE, “Palliativo giuridico contrario alla legge di Dio”, in «Osservatore romano», 1 dicembre 2010.

17 Discorso n. 3, 27-IX-1958, p. 56.

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alle vacuità di cui il mondo riveste tale altezza di senti-menti:

«Sentirete altri che vi dicono: a che cosa serve la famiglia? E sì, è una bella istituzione in cui si gode la vita. E allora feste, e allora viaggi, e allora tutta questa esteriorità; e ren-de vacuo il cuore e vacua la casa, questo cercare di fuori e non dentro ciò che la famiglia va creando. Difendetevi. [...] cercate di lasciare che il pensiero e l’idea di Dio si rea-lizzi con pienezza, con tutta la ricchezza e, direi, l’audacia che incombe sopra la legge della famiglia»18.

Questa dignità del matrimonio viene espressa anche per contrasto diremmo negativo, nel senso che il card. Montini rileva che allo stato matrimoniale va anteposto per importanza quello della verginità delle persone con-sacrate, che salgono per via diretta a Dio, senza strade a spirale e amori intermedi19; rivendica però un concetto più alto della famiglia, che non sia quello di mero rime-dio alla debolezza umana. Dignità grande, dunque, per questa unione sacra: «sacramentum magnum»20 ricorda Montini, sulla scia della Lettera agli Efesini: «Questo mi-stero è grande: lo dico di Cristo e della Chiesa». Occorre oggi dare ai fedeli una coscienza più piena e aggiornata del carattere sacramentale del matrimonio, in quanto atto pubblico, sacro e defi nitivo che impegna i coniugi

18 Ibidem, pp. 57-58.19 Il Catechismo della Chiesa cattolica del 1992 è più sfumato: «En-

trambi, il sacramento del Matrimonio e la verginità per il regno di Dio, provengono dal Signore stesso. È lui che dà loro senso e concede la grazia indispensabile per viverli conformemente alla sua volontà. La stima della verginità per il Regno e il senso cristiano del Matrimonio sono insepara-bili e si favoriscono reciprocamente (nn. 267-269). Cfr. anche Familiaris consortio, di Giovanni Paolo II, n. 16.

20 Discorso n. 2, 4-VI-1957, p. 50.

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«davanti alla loro coscienza; ai loro fi gli, alla società, alla Chiesa, e a Dio»21.

Il card. Dionigi Tettamanzi, anni fa, rilevava in queste osservazioni di Montini

«la “teo logicità” del discorso spirituale: non siamo nell’ambito di talune esortazioni ascetiche che fanno semplicemente appello alla buona volontà degli sposi: siamo piuttosto nell’ambito di una coerenza che la vita degli sposi può e deve realizzare con il dono sacramenta-le dell’amore coniugale nuovo»22.

Montini, uomo dai sentimenti riservati, cercando una descrizione di questo dono divino, sembra non riesca qua-si a contenersi, e con gli sposi Meda – Lo Cascio erompe:

«[...] non tutto e non mai riusciranno gli autori di questo istituto, cioè, voi stessi, a misurare la grandezza, l’am-piezza, la profondità di ciò che è nato fra di voi.[...] Si è compiuto un sacramento, [...] e, appunto perché Dio si è reso presente, qualche cosa di infi nito nasce fra di voi e rende continuamente nuovo, continuamente bello, continuamente santo ciò che questa mattina vi siete pro-messi [...]»23.

Nella Lettera pastorale riassume:

21 Discorso n. 4 cit., p. 82.22 D. TETTAMANZI, Per la famiglia cristiana. Lettera pastorale all’arci-

diocesi ambrosiana all’inizio della Quaresima dell’anno 1960, in «Istituto Paolo VI. Notiziario», n. 28, novembre 1994, p. 41. Ora anche in D. TET-TAMANZI, Paolo VI. L’arcivescovo Montini raccontato dal suo terzo successo-re, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2009, p. 314.

23 Discorso n. 1, 27-X-1955, p. 45.

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«Questa è la vita, come Cristo la presenta e la trasfi gura»24.

Una imprescindibile caratteristica di questo amore così connotato deve essere la forza: ed è signifi cativo no-tare che questa per Montini-Paolo VI è anche una sostan-ziale caratteristica della fede, così come soprattutto oggi va concepita e vissuta. Alla nipote Pia e allo sposo Mar-co Locatelli, nel santuario “di famiglia” di S. Maria delle Grazie a Brescia, raccomanda:

«[...] io vorrei che la vostra famiglia fosse forte. Questa è la parola»25.

Anche agli sposi di Azione Cattolica espone lo stesso registro:

«Io vedo che nasce una famiglia forte, fondata su basi solide, che non tremerà, che non verrà meno, che avrà sempre dentro di sé energie nuove da pareggiare le dif-fi coltà, i dolori, le prove, i doveri di cui la vita deve es-sere seminata per essere grande e veramente umana e cristiana. Non tremerete: perché? [...] perché voi avete grande capacità di amore. [...] di un amore superiore, di un amore illuminato dall’intelligenza, sostenuto dal-la legge morale, guidato da quell’istinto superiore che viene a chi crede e a chi è cristiano. È l’amore sacro, è l’amore cristiano di cui noi parliamo e che noi mettiamo al primo posto fra gli amori forti: come la morte è forte l’amore; aquae multae non potuerunt extinguere charita-tem [...]»26.

24 Discorso n. 4 cit., p. 80.25 Discorso n. 3 cit., p. 54.26 Discorso n. 5 cit., pp. 100-101.

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Si è ricordata poc’anzi l’esortazione dell’arcivescovo agli sposi, all’inizio della Lettera pastorale:

«ritrovino nelle purifi cate sorgenti dell’amore cristiano la loro forza e la loro felicità»27.

Proprio sulla base di questa «scienza del vero amore», nella Lettera pastorale il cardinale lancia un appello ai giovani:

«Questo invito si rivolge specialmente ai giovani. [...] vorremmo che la scienza del vero amore loro derivasse da Cristo, che dà la sua vita per la Chiesa sua sposa, de-stinata ad estendersi a tutta l’umanità; e che la grazia del sacramento zampillasse, come inesausta fontana, in ogni giorno della loro vita coniugale.Un tipo di famiglia nuovo noi ci attendiamo dalla ge-nerazione giovanile, a cui le tremende esperienze della storia presente devono avere insegnato che solo un cri-stianesimo autentico e forte possiede la formula della vera vita»28.

Spesso Montini usa quest’ultima espressione – il cri-stianesimo come «formula della vera vita» – parlando ai giovani; è oltremodo signifi cativo che egli, da papa, ri-prenda esattamente questo testo durante l’udienza gene-rale del 17 dicembre del burrascoso 196929.

27 Discorso n. 4 cit., p. 63.28 Ibidem, p. 63.29 Ins. VII (1969), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1970,

p. 810.

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b) L’indissolubilità

Anche i grandi temi delle “proprietà” dell’istituto ma-trimoniale, l’indissolubilità e la fedeltà, sono derivati, alla radice, dal beninteso concetto dell’amore cristiano, spie-ga l’arcivescovo agli sposi Meda – Lo Cascio:

«La legge del matrimonio e cioè la perennità e l’esclusi-vità che sembrano essere i grandi margini limite di que-sta istituzione vitale e che sembrano quindi contenerla e alcune volte con una severità che non ammette fl essioni, invece che essere argomento di pena e di castigo, sarà argomento, come dico, di gaudio e di vigore spirituale perché... perché realizzano i principi dell’amore».

È un vero inno all’amore, quello che scaturisce dalle labbra dell’arcivescovo, che così continua:

«L’amore vuol essere completo, l’amore vuol essere totale, l’amore vuol essere senza limiti nel tempo e nel cuore [...]. [...] il Signore con una misteriosa economia accompagna la vita, la rende buona, la prova, qualche volta pare che la tormenti, ma sempre per far scaturire dal cuore umano questo superiore e questo salutare sen-timento: amore. Perché l’amore vero è dare, e tutte le volte che il matrimonio reclama questo dono di sé, non è dolore, non è lacrima, non è mortifi cazione della vita che nasce, ma grandezza, ma soavità, ma pace, ma forza, ma felicità»30.

Parlando poi a Maria Grazia Stocchetti e Claudio Lombardi, paragona questi due concetti della fedeltà e dell’indissolubilità a gemme preziose e incorruttibili che

30 Discorso n. 1 cit., p. 46.

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la Chiesa estrae dallo scrigno dei tesori tenuti in serbo per gli sposi31. Tali gemme rifl ettono la Parola di Dio, «una fi amma che l’uomo non può e non deve spegnere»32; e il primo riferimento è «Deus coniunxit; quod Deus co-niunxit homo non separet». Con grande severità e fer-mezza il card. Montini qualifi ca il divorzio «palliativo giuridico, contrario alla legge di Dio», che prepara «in-calcolabili rovine», e ancora:

«Terribile crollo del focolare domestico, terribile ingiu-ria alla prole innocente, terribile sconsacrazione dell’a-more e del santuario familiare»33.

In proposito, egli non esita a citare l’enciclica sul ma-trimonio cristiano scritta da Leone XIII ottant’anni pri-ma, Arcanum divinae sapientiae, laddove essa elenca i mali derivanti dal divorzio: e al di là dello stile desueto, leggen-dola si deve rilevare che papa Pecci non aveva certo torto quando prevedeva che

«la sfrenata voglia dei divorzi, serpeggiando ogni dì più largamente, invaderà l’animo di moltissimi, simile a mor-bo che si sparge per contagio, o come torrente che, rotti gli argini, trabocca»34.

Il medesimo tono molto deciso l’arcivescovo utilizza per mettere in guardia i coniugi cristiani da chi li vuole convincere che la perennità del matrimonio non è impre-scindibile:

31 Discorso n. 2 cit., p. 48.32 Ibidem, p. 49.33 Discorso n. 4 cit., p. 70.34 LEONE XIII, Lettera enciclica Arcanum divinae sapientiae, 10 febbraio

1880, in «Acta Apostolicae Sedis», vol. XII, p. 398.

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«Quante volte non si sente nel tempo nostro o screditare o minimizzare questa legge! [...] Difendetevi! Difende-tevi da una concezione fragile della vostra unione!»35.

Alla base di questi attacchi vi è una fi losofi a della vita sbagliata e la negazione «inintelligente»36, sottolinea il pre-sule, del mistero cristiano sull’uomo: e questo è un motivo ricorrente nella sua rifl essione sul rapporto fede-mondo moderno.

Evidentemente, tener presente queste considerazioni aiu-ta a meglio inquadrare la tenacia con cui Paolo VI farà tutto il possibile, negli anni precedenti il referendum del 197437 (e anche in seguito), per difendere l’indissolubilità del matri-monio; nonché la sua sofferenza per la rottura dell’unità dei cattolici su questo punto così irrinunciabile e delicato e per lo scollamento tra il voto referendario formulato dai fedeli e quanto aveva invece indicato la gerarchia. Ma anche allora egli ribadirà che, nonostante quel nefasto esito, la legge di Dio e della Chiesa, «ricordiamolo, non è cambiata»38.

c) La fedeltà

Sulla stessa linea interpretativa troviamo la difesa dell’al-tra “proprietà” del matrimonio, ossia la fedeltà, oggi irrisa da tanta mentalità superfi ciale, contro la quale Montini ha parole di fuoco:

35 Discorso n. 3 cit., pp. 55-57. 36 Discorso n. 4 cit., p. 69.37 Il 1° dicembre 1970 in Italia viene approvata l’introduzione della

legge che disciplina il divorzio; il 12 maggio 1974 si svolge il referendum per la sua abrogazione: il risultato della consultazione è che il 59,1% dei votanti respinge la proposta.

38 Ins. XII (1974), Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1975, pp. 428-429.

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«Guai a chi ne abbassa, o ne deturpa il concetto. Guai a chi diverte il pubblico divulgando le miserabili storie del vizio, e lo affascina illustrando le turpi vicende della mala vita e gli scandalosi amori dei divi e delle dive, come si trattasse di avventure puramente interessanti l’avida curiosità di animi deboli e indifesi! È necessario, a questo riguardo, che noi ricordiamo le solenni parole del Vangelo a difesa della fe-deltà coniugale: “Io vi dico – Cristo che parla! – che chiun-que lascia la propria moglie..., e ne sposa un’altra, commet-te adulterio, e chi si unisce con donna ripudiata, diventa adultero”. La legge divina, interprete e fondatrice delle più profonde esigenze umane, è, su questo punto, severissima».

L’arcivescovo continua raccomandando compassione per i deboli che peccano, ma nella chiarezza dei caposal-di, che impongono di chiamare «delitto» questo modo di agire39. Da questo complesso di indicazioni si evince che evidentemente

«L’arte di amare non è così facile, come comunemente si crede».

Egoismo o sacrifi cio sono le due possibilità aperte agli sposi,

«le due possibili sorti, come a chi cammina su le cime, fra i pericoli di cadute abissali e nella tonifi cante gioia dell’altezza conquistata»40.

La conseguenza, per coloro che sceglieranno la giusta strada, porta alla «professione delle virtù specifi che che ca-ratterizzano la società domestica», che l’arcivescovo – in

39 Discorso n. 4 cit., pp. 82-83.40 Ibidem, pp. 71,76.