Le città toscane tra la tardoantichità e l’altomedioevo...

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1 Le città toscane tra la tardoantichità e l’altomedioevo. Archeologia e storia nel dibattito tra continuità e discontinuità. Alessandro Sebastiani Progetto per la Scuola di Dottorato di ricerca 2005/2006, Sezione “Archeologia Medievale”, Indirizzo di ricerca “Archeologia del Medioevo europeo e mediterraneo”

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Le città toscane tra la tardoantichità e l’altomedioevo.

Archeologia e storia nel dibattito tra continuità e discontinuità.

Alessandro Sebastiani

Progetto per la Scuola di Dottorato di ricerca 2005/2006,

Sezione “Archeologia Medievale”,

Indirizzo di ricerca “Archeologia del Medioevo europeo e mediterraneo”

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1 - Premessa

Il progetto che si intende presentare incentra la sua problematica di ricerca nello studio

approfondito dei fenomeni che interessarono le città romane dell’odierna Toscana (la romana Regio

VII augustea) nel periodo compreso tra la tarda antichità e l’altomedioevo, andando quindi a coprire

un arco cronologico che, partendo dall’età tardo imperiale (III-IV secolo d.C.), giunge alle soglie

del bassomedioevo (X secolo)1.

L’interesse è mosso dalle precedenti ricerche in ambito rurale toscano, portate avanti dal

Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena in oltre trenta anni di scavi

e prospezioni territoriali. Una pubblicazione di recente uscita ha permesso per la prima volta di

giungere ad una sintesi del quadro insediativo rurale, riportando in auge le connessioni che sono

intercorse tra società, economia e urbanistica nelle campagne toscane tra VI e X secolo2.

Al momento attuale però mancano dati per quanto riguarda lo sviluppo delle antiche città romane

rispetto alla rete insediativa rurale. Vengono quindi a mancare le informazioni necessarie per

completare il quadro del popolamento tardo antico ed altomedievale in una visione complessiva che

comprenda tutte le unità fisiche, sociali ed economiche.

Il fine ultimo quindi di questo progetto è quello di cercare di comprendere come la maglia

insediativa urbana si sia modificata nel periodo post-romano, alla luce delle evidenze archeologiche

e storiche proposte dagli studi e dagli scavi effettuati all’interno delle stesse.

Nonostante questo interesse principale della ricerca, è necessario sottolineare alcuni dei temi

principali che questo studio approfondirà. Innanzitutto vi è da interrogarsi sull’annoso dibattito che

investe le città nel periodo della transizione, quello cioè della continuità o della discontinuità del

ruolo egemone dei siti urbani rispetto al territorio di competenza, inteso non solo nella intricata rete

delle relazioni economiche, ma anche nel quadro più complesso dell’assetto urbanistico e sociale

così come è stato evidenziato negli studi rurali dell’Italia centro-settentrionale3 e per alcuni casi ben

1 Recentemente storici e archeologi si sono posti il problema per una periodizzazione che non risentisse troppo del convenzionalismo tradizionale. Si sta così passando ad una scansione cronologica che non fissi i suoi termini in eventi precisi, ma che piuttosto sia più attenta ai lenti processi formativi degli eventi storici che si susseguono talvolta anche per alcuni secoli. Andare ad indagare il processo di trasformazione delle entità urbane romane verso le città altomedievali richiede di fissare come segmento cronologico d’interesse il periodo compreso tra il III secolo d.C., quando cioè si assiste ad alcune delle vicende storiche che sono alla base della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, e il X secolo, quando nuove forme di insediamenti presero forma e la società iniziò un lungo processo di cambiamento che perdurò sino alle soglie dell’età umanistica. 2 VALENTI 2004. 3 Per il quadro sintetico sulla Toscana si rimanda a FRANCOVICH, HODGES 2003 e a VALENTI 2004 oltre alla bbiliografia citata; per un quadro ampio sulle vicende insediative rurali nell’Italia centro settentrionale si faccia riferimento a BROGIOLO 1996, BROGIOLO, GELICHI 1996, FRANCOVICH, NOYÉ 1994.

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studiati anche per l’Italia meridionale4. Wickham ha posto le tracce per uno studio della tematica

già nel 1994: “… Our theme must be discontinuity; the only issue is which. People have argued for

millenia over excactly what changed as the Roman world turned into the Middle Ages in the

different parts of the Empire; but what no one has ever been able to argue away is that there was a

break of some kind, perhaps of many kinds, at the end of Antiquity”5.

Recentemente due articoli di Richard Hodges hanno riportato questa problematica alla luce degli

studi archeologici6. La centralità dell’argomento della fine delle città e della loro rinascita nel corso

del IX-X secolo è fondamentale per comprendere le ragioni politiche e sociali che portarono a

nuove forme di insediamento: e non basta concentrarsi sui singoli casi studiati, ma essi devono

essere analizzati alla luce delle scoperte archeologiche, al fine di tentare di ipotizzare modelli

insediativi congrui e pertinenti, senza però la necessità di esportare la stessa tendenza ovunque.

Hodges stesso ne è convinto e indica le direttive per un approccio corretto al tema: “…Therefore, if

urban changes is to be studied on a local and regional level, it must be examined also in the context

of change within other regions of the Roman world, where decades of sustained excavation have

cast considerable light on this previously poorly understood period”7.

Per comprendere quindi il ruolo delle città in questa fase di transizione è necessario interrogarsi su

di alcuni punti focali; prima di tutto vi è da considerare la società che ha portato alla nascita delle

nuove realtà urbane nel corso del III-VI secolo, quando cioè si slittò dal dominio imperiale romano

e dal suo assetto secolare del territorio a forme particolaristiche e regionali di gestione dello stesso.

Un ruolo chiave assume quindi l’analisi dettagliata delle evidenze archeologiche per quanto

riguarda almeno i seguenti punti:

- edilizia urbana, sia essa residenziale o funzionaria;

- quadro sociale all’interno dei centri urbani;

- economia e commercio;

- rapporto tra città e siti rurali;

- misurazione dei perimetri urbani nell’avvicendarsi diacronico tra il periodo romano e quello

altomedievale, attraverso l’utilizzo delle moderne applicazioni GIS.

Parte integrate del progetto che si presenta sono anche piccole campagne di ricognizione all’interno

dei centri urbani, (siano essi ancora in uso o abbandonati) al fine di poter raccogliere il maggior

numero possibile di informazioni e di documentazione disponibile. All’interno della ricerca si

cercheranno di predisporre le basi per interventi archeologici successivi allo scopo di poter

4 ARTHUR 1999: ARTHUR 2004; VOLPE 1997; VOLPE 1999.

5 WICKHAM 1994b, p. 99. 6 HODGES 2004a; HODGES 2004b.

7 HODGES 2004a, p. 9.

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determinare materialmente le trasformazioni che interessarono le città nella loro transizione tra il

periodo romano e quello altomedievale.

Tutti i temi verranno affrontati all’interno del progetto attraverso il supporto costante delle scienze

informatiche applicate all’archeologia medievale, che si sono dimostrate oramai insostituibili nella

ricerca sul campo e in laboratorio. Su di esse si basa principalmente la metodologia applicata che

sarà descritta nel paragrafo successivo.

2- Metodologia della ricerca e finalità.

Come premesso nell’introduzione, lo scopo di questo progetto è quello di tentare di chiarire

l’assetto insediativo delle città toscane nella tarda antichità e nell’altomedioevo, in relazione al

territorio, all’economia, alla società e ai grandi temi dell’urbanesimo del primo medioevo.

Al fine quindi di espletare tale finalità è necessario impostare il lavoro seguendo questi punti:

A – Raccolta bibliografica dei dati di scavo riguardanti le città romane, tardoantiche ed

altomedievali della Toscana.

B – Raccolta di informazioni e dati archeologici direttamente sul campo attraverso piccoli survey,

con misurazione dei perimetri urbani e delle strutture, qualora non fossero disponibili attraverso

l’edito archeologico.

C – Inserimento dei dati all’interno di un database relazionale per un raggruppamento ragionato

delle informazioni.

D – Inserimento di fotografie e documentazione di scavo di strutture romane, tardoantiche ed

altomedievale in ambito urbano, all’interno di un database multimediale.

E – Impostazione ed implementazione di piattaforme GIS urbane al fine di poter effettuare analisi

spaziali circa l’ampliamento o il decremento dell’estensione urbana in chiave diacronica.

F - Creazione di una base GIS territoriale comprensiva delle diverse unità urbane per effettuare

analisi spaziali allo scopo di comprendere le aree di rispetto delle città verso il territorio.

G – Stesura di un atlante delle strutture residenziali e funzionali rinvenute durante ricerche

archeologiche estensive e di emergenza.

H – Confronto dei dati risultanti dalla ricerca con quelli prodotti dagli scavi in ambito mediterraneo.

I punti sopra elencati rappresentano i passi graduali per poter ottenere un lavoro ragionato su cui poi

impostare la sintesi finale del progetto. L’efficacia di questo metodo è stata oramai accertata

all’interno dell’Area di Archeologia Medievale dell’Università di Siena grazie a due tesi di laurea e

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ad una recente di dottorato8, che hanno permesso di poter delineare gli strumenti della ricerca,

grazie al supporto delle scienze informatiche applicate all’ambito archeologico.

Di seguito tracceremo delle linee esplicative dei supporti informatici che saranno utilizzati per

questo progetto.

2.1 L’archivio alfanumerico relazionale “Carta Archeologica”.

Negli ultimi anni è cresciuta la necessità di avere uno strumento di archiviazione dei dati prodotti

sia durante gli scavi archeologici, sia durante progetti per l’elaborazione di modelli storiografici,

che permettesse una facile reperibilità di informazioni e, nel contempo, riuscisse a gestire una mole

di dati enorme come è quella relativa alla documentazione o all’edito archeologico. È per questo

motivo che oramai da più di dieci anni il LIAAM (Laboratorio di Informatica Applicata

all’Archeologia Medievale dell’Università di Siena) tende a costruire o ad aggiornare sistemi

alfanumerici relazionali di gestione dei dati9. Per comprendere pienamente le potenzialità

dell’utilizzo di un database relazionale ai fini archeologici bisogna tenere conto delle sue

funzionalità riassumibili nella facilità della gestione del dato inserito e del suo interscambio.

Per quanto riguarda il primo punto, i pregi migliori sono sicuramente l’aggiornamento costante, la

consultazione facilitata e l’analisi del dato, attuabile tramite query ed elaborazioni statistiche più o

meno complesse, che permettono di incrociare tipi di dati diversi tra di loro. Il numero di query è

praticamente infinito: in questo modo si può, ad esempio, scegliere di cercare l’insieme di città che

possiedono un anfiteatro, oppure visualizzare tutte le strutture in materiale deperibile che

possiedono una pianta rettangolare.

Il secondo punto, l’interscambio dei dati, è di fondamentale importanza per la ricerca archeologica,

specialmente se essa è saldamente ancorata all’utilizzo delle risorse informatiche. L’archivio

relazionale è in grado di interfacciarsi con le piattaforme GIS di scavo e di territorio, permettendo,

tramite l’utilizzo di identificatori univoci (che possono essere il numero di US o di UT) di inserire

tutte le informazioni riguardanti un oggetto puntuale o areale attraverso, o una semplice

esportazione, o meglio ancora attraverso collegamenti dinamici. In questo modo si possono azzerare

i tempi di inserimento dati e si evitano problemi di ridondanza delle informazioni.

8 La prima tesi, dal titolo “Insediamenti rurali ed edilizia in materiale deperibile nell'Altomedioevo europeo:

strumenti per una ricerca” è stata redatta e discussa da Vittorio Fronza nell’A.A. 1999-2000 mentre la seconda discussa da parte dello scrivente nell’A.A. 2003-2004 aveva come titolo “L’edilizia residenziale

urbana in Italia tra la tardoantichità e l’altomedioevo. Per un atlante delle evidenze archeologiche edite”. La tesi di dottorato, discussa nel marzo 2005 nell’ambito del XVI° ciclo è stata curata sempre da Vittorio Fronza e si intitolava “Edilizia in materiale deperibile nell’altomedioevo italiano”. 9 FRANCOVICH, VALENTI 2000; FRONZA 2000: FRONZA 2001; FRONZA 2003; FRONZA, NARDINI, VALENTI 2003; VALENTI 1998a.

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Il lavoro di schedatura dell’edito riguardante le città toscane sarà fondamentale per comprendere

alcuni aspetti di cambiamento all’interno dei centri del potere di età romana e la loro transizione

verso il medioevo.

Assieme alle strutture abitative e funzionali si ritiene necessario procedere allo spoglio e alla

catalogazione completa di tutti i rinvenimenti attribuibili a questa fase: saranno quindi inseriti anche

i dati riguardanti reperti, sepolture, e rinvenimenti occasionali, al fine di avere un quadro di

informazioni più esauriente e poter riuscire ad analizzare meglio le trasformazioni all’interno del

tessuto urbano.

L’insieme dei dati acquisiti sarà inserito all’interno di un database relazionale, già in uso nel

LIAAM, e sviluppato al fine di avere una banca dati completa sui ritrovamenti archeologici editi su

territorio nazionale ed europeo10. Risulta infatti impossibile poter gestire una quantità di dati

enorme riguardante il territorio regionale della Toscana senza un adeguato supporto informatico in

grado di riuscire, non solo a contenere le informazioni, ma anche di poterle interrogare a seconda

degli ambiti della ricerca storica.

Come è stato ultimamente ricordato11, la necessità primaria è quella di adottare un modello aperto

di gestione dei dati, in grado di racchiudere diversi tipi di informazione, senza però azzerarne le

differenze.

Il lavoro si svolgerà attraverso l’utilizzo del software FileMaker Pro 6©, strumento con il quale era

stato progettato l’archivio per la raccolta dell’edito archeologico italiano ed europeo.

In termini informatici il database che andremo ad utilizzare, denominato “Carta Archeologica”, si

presenta come un portale d’accesso ad una serie di formati e contenitori, ognuno dei quali permette

l’archiviazione di determinate informazioni sul sito. Tre saranno i principali contenitori utilizzati

durante l’archiviazione del dato urbano, corrispondenti a tre entità distinte, c_Sito.fp5,

c_Edilizia.fp5 e c_Bibliografia.fp5.

Nel primo contenitore troveranno spazio tutte le informazioni generiche riguardanti la città in

questione: al suo interno infatti saranno archiviati i dati di tipo storico, archeologico, ambientale, al

fine di creare una scheda di sintesi dove convergano tutte le informazioni in nostro possesso.

10 Nonostante la ricerca e la schedatura attuata all’interno dei nostri archivi è per lo più mirata ai rinvenimenti medievali, il database possiede anche informazioni riguardanti siti preistorici, protostorici, preromani, di età classica e di età moderna. Un altro progetto (SREA) ha previsto l’archiviazione dei dati editi in ambito europeo delle strutture rurali in materiale deperibile in età altomedievale ed è attualmente gestito dal dott. Vittorio Fronza, (cfr. FRONZA, VALENTI 1996) 11 FRONZA 2003.

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Il secondo contenitore invece è impostato per la catastazione dettagliata degli edifici residenziali e

funzionali a seconda della tecnica costruttiva impiegata (in muratura, in materiali deperibili o in

tecnica mista).

Infine il terzo ed ultimo contenitore racchiude al suo interno tutti i riferimenti bibliografici utilizzati

nel corso della ricerca, ordinati per categorie, al fine di poter censire ampiamente e su scala

nazionale il patrimonio edito sulle città toscane nel periodo in questione.

2.2 L’archivio multimediale delle fotografie e della documentazione di scavo.

La schedatura delle strutture tardoantiche ed altomedievali, oltre che dei reperti ceramici e di tutte

le evidenze archeologiche urbane della Toscana si muoverà di pari passo con il censimento e la

scansione di immagini, piante di scavo, ricostruzioni 3D e grafiche dei dati in questione.

In questo modo sarà possibile riunire ed ampliare un insieme abbastanza considerevole di

documentazione archeologica grafica che su scala nazionale ha per ora permesso di registrare 413

documenti grafici riferibili a complessi edilizi tardoantichi ed altomedievali12.

Al fine di gestire in maniera razionale questo tipo di dato e per cercare di ottenere uno strumento di

ricerca dettagliato si renderà necessario elaborare una struttura per un catalogo multimediale che sia

in stretta relazione con il DBMS utilizzato13.

La scelta cadrà sul software Canto Cumulus 6©, programma per l’archiviazione multimediale già in

uso presso il LIAAM, che garantisce, a fronte di una buona gerarchizzazione dei dati, una

flessibilità nell’inserimento degli stessi attraverso categorie di riferimento, facilitando in questa

maniera la gestione e la ricerca delle informazioni schedate.

Costituire la struttura dell’archivio fotografico richiederà alcuni passaggi preliminari, quali:

1. Scansione delle immagini dell’edito archeologico: le immagini dei testi saranno dapprima

scansionate a 600 punti per pollice per inserirle nel testo finale, e poi compresse per ridurre

la dimensione del file e permettere una veloce consultazione del database.

2. Creazione delle cartelle di riferimento contenenti l’ID Biblio: l’immagine scansionata sarà

quindi salvata in formato TIFF, (con compressione JPEG) e il numero di figura presente

all’interno del riferimento bibliografico diverrà il nome del file. Successivamente, il file sarà

collocato all’interno di una cartella che raccoglie le immagini di un determinato articolo

della bibliografia: a questo punto si nominerà il folder con l’ID Biblio relativo al testo

bibliografico schedato nel DBMS.

12 La raccolta di questo tipo di media è stata attuata durante la tesi di laurea dello scrivente che riguardava le strutture residenziali tardoantiche ed altomedievali in Italia. (cfr. SEBASTIANI 2003-2004) 13 Si veda il paragrafo precedente sull’archiviazione alfanumerica e sul supporto utilizzato.

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3. Masterizzazione del supporto e inserimento dei record all’interno dell’archivio: una volta

completata la raccolta delle immagini si procederà alla masterizzazione del folder su

supporto ottico (CD-Rom) e, successivamente, si importeranno i file all’interno

dell’archivio (fig. 1).

Una volta ultimata questa fase preliminare, il lavoro si focalizzerà sulla struttura dell’archivio,

andando a creare le categorie primarie e quelle secondarie, ovvero le sottocategorie.

Le prime sono assimilabili a macroinsiemi di riferimento e corrispondono, all’interno di questo

archivio multimediale, alle categorie:

• Siti (equivalente al contenitore Sito del DBMS “Carta Archeologica”);

• Strutture (corrispondente al contenitore Edilizia);

• Tipo Media;

Figura 1: Vista a schermo dell'archivio fotografico delle strutture urbane tardoantiche ed

altomedievali, realizzato per la tesi di laurea.

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Le seconde saranno calibrate per una scala di dettaglio più ristretto e saranno rappresentate dalle

sottocategorie ID Sito e Nome Sito (per la categoria Siti e corrispondenti ai relativi campi nel

contenitore Sito del DBMS “Carta Archeologica”), Cronologia, Definizione, ID Struttura e

Tipologia per la categoria Strutture (corrispettive dei campi e formati del contenitore Edilizia) ed

infine Disegni, Fotografie, Piante di scavo, Plastici ricostruttivi, Prospetti, Ricostruzioni 3D,

Ricostruzioni grafiche e Sezioni per la categoria Tipo Media (fig. 2).

A loro volta le categorie secondarie conterranno sottocategorie per una ricerca ancora più

dettagliata.

Tutte le immagini raccolte dalla letteratura schedata saranno collocate all’interno delle categorie a

cui appartengono e sarà possibile, selezionando un media inserito, ricevere tutte le informazioni che

lo riguardano. Il software utilizzato prevede, infatti, una scheda informativa che ci permette di

visualizzare in maniera schematica le categorie corrispondenti a quel determinato record, assieme

alla sua collocazione fisica all’interno del computer (nel caso specifico del nostro archivio sono

fornite le indicazioni riguardanti il supporto ottico utilizzato), alla dimensione in pixel

dell’immagine o al software utilizzato per le modifiche: è inoltre possibile inserire delle

informazioni aggiuntive in un campo denominato “Notes” che prevede un numero illimitato di

parole a nostra disposizione (fig. 3).

La struttura che si delineerà permetterà di effettuare sia ricerche semplici, tramite un semplice click

sulla categorie di interesse, (ad esempio ciccando su “VI SECOLO” si visualizzeranno tutte le

fotografie di strutture appartenenti a questo periodo, fig. 4), sia query complesse, grazie al motore di

ricerca interno al programma.

Il lavoro, abbastanza dispendioso in termini di tempo, è tuttavia necessario per creare

quell’integrazione fra tipi differenti di dato, che è alla base del lavoro informatico a supporto delle

tematiche archeologiche, portato avanti dal LIAAM14.

14 VALENTI 1998a; VALENTI 1998b.

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Figura 2: A sinistra, particolare delle categorie primarie e secondarie.

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Figura 3: Particolare della scheda informativa presente per ogni record all'interno

dell'archivio fotografico.

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Figura 4: Particolare di una semplice ricerca all'interno dell'archivio. Cliccando su VI secolo

si sono visualizzate le sole immagini appartenenti a strutture di questo periodo.

2.3 La costruzione delle piattaforme GIS urbane delle città toscane: problemi e risultati attesi.

Lo studio delle trasformazioni accorse nel periodo tardoantico ed altomedievale all’interno delle

città toscane non può prescindere dalla costruzione di piattaforme GIS in grado di poter analizzare il

dato spaziale restituitoci dalle evidenze archeologiche e dalle fonti storiche.

A tal fine sarà parte integrante dello studio la creazione e l’aggiornamento di basi GIS che tengano

conto della differenziazione del dato a nostra disposizione.

La costruzione della struttura stessa della piattaforma sarà subordinata a due fasi principali di

lavoro: la prima prevedrà il reperimento delle varie specie di cartografia a nostra disposizione per le

città, quali quelle storiche, catastali e provenienti da scavi e/o sterri effettuati all’interno del

contesto urbano. La seconda si incentrerà sulla vettorializzazione delle informazioni grafiche

acquisite all’interno di una base lavoro predisposta con modello dati, sfruttando le capacità oramai

testate del software MacMap©. Questo programma, infatti, permette di poter gestire in un unico

modello di dati informazioni alfanumeriche, vettoriali e raster: il modello si compone da tipi e

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sottotipi che consentono la rappresentazione di formati vettoriali tramite elementi puntuali, lineari o

poligonali. Ad ogni elemento è possibile legare attributi e definire relazioni sussistenti tra di loro

grazie alla presenza di un DBMS interno composto da una serie di campi personalizzabili

dall’utente ed utilizzabili sia per una consultazione veloce sia per la creazione di viste tematiche di

sintesi.

Un’analisi preliminare del dato archeologico riscontrato nelle città toscane ha messo in luce

l’impossibilità di scegliere un unico grado di visibilità e di precisione rispetto alla documentazione

esistente. Mentre è indubbio l’utilizzo di un unico modello di dati per la struttura della piattaforma

GIS, sarà da tenere in conto il grado di dettaglio di ogni singola evidenza: ciò vuol significare che a

seconda del tipo di supporto grafico a nostra disposizione si procederà di volta in volta nella scelta

della scala di dettaglio stessa.

Seguendo questa linea di principio, che vede non nella precisione del dettaglio, ma nella gestione

completa e finalizzata alla ricerca la funzionalità delle piattaforme GIS, si prevede di riuscire a

implementare e a costruire basi di lavoro per le seguenti città toscane:

1. Arezzo

2. Chiusi

3. Cosa

4. Fiesole

5. Firenze

6. Grosseto

7. Heba – Magliano in Toscana

8. Lucca

9. Luni

10. Massa Marittima

11. Orbetello

12. Piombino

13. Pisa

14. Pistoia

15. Pitigliano

16. Populonia

17. Roselle

18. Saturnia

19. Siena

20. Sovana

21. Talamone

22. Volterra

La scelta di inserire Luni all’interno dell’indagini di questo progetto è giustificata dal fatto che essa,

come le altre città elencate, apparteneva in età romana alla Regio VII istituita dalla politica di

Augusto: in questo modo si cerca di ricreare quell’unità spaziale che, presente nel periodo romano,

è andata a perdersi nel corso dei secoli.

Una volta completata l’impostazione delle suddette piattaforme GIS sarebbe interessante poter

confrontare i dati delle nostre città con quelli rinvenuti in contesti urbani italiani (quali le città di

Brescia, Fidenza, Ravenna, Classe, Roma Milano etc.) oltre a quelli che si affacciano nel mar

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Mediterraneo, (prima fra tutti la città di Butrinto, oggetto di pubblicazioni recenti, assieme ad altre

di affiliazione sia longobarda che bizantina).

L’esperienza del LIAAM nella costruzione del modello dati per la gestione in base GIS delle

informazioni grafiche dello scavo di Poggibonsi e Miranduolo è oramai accertata, ed è tale da

essere lo standard principale per tutti gli altri scavi afferenti all’Area di Archeologia Medievale15.

Per quanto riguarda il modello dati dei contesti urbani lo stesso laboratorio ne sta sperimentando la

gestione sui cantieri di Siena, Firenze e Massa Marittima e sta giungendo ad un buon livello di

implementazione anche grazie ad un progetto di dottorato in corso16. La costruzione di piattaforme

GIS delle città toscane rientrerà nella sperimentazione e nell’applicazione di questo strumento di

analisi e lettura delle evidenze archeologiche, andando a focalizzarsi sulle problematiche ancora da

sciogliere circa la possibilità di creare un unico modello dati per lo studio dei contesti urbani.

Figura 5: Vista della piattaforma GIS della città di Siena.

15 NARDINI 2000, pp. 111-123. 16 Il progetto è affidato a Benjamin Tixier nell’ambito della Scuola di Dottorato di ricerca 2004-2005 ed ha per titolo “La piattaforma GIS di Siena. Uno strumento per la valutazione del rischio archeologico della

città”.

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2.4. L’atlante delle strutture residenziali e funzionali romane, tardoantiche ed altomedievali nelle

città toscane.

Questo fase del progetto si presenta come un quadro di riferimento delle strutture edilizie schedate

dall’edito archeologico riguardante le città toscane al fine di creare un atlante degli edifici romani,

tardoantichi ed altomedievali. Proprio la mancanza di uno strumento di confronto complessivo per

le strutture in questione ci spingerà a delineare una visione d’insieme abbastanza omogenea

attingendo ai dati prodotti dagli scavi urbani e all’analisi analitica dei monumenti.

Una parziale schedatura di questo tipo di evidenze ha permesso di individuare e catalogare già una

trentina di edifici tardoantichi ed altomedievali rinvenuti in contesti urbani toscani.

Al fine di ottenere uno strumento di ricerca ordinato e funzionale si ritiene necessario creare delle

categorie di riferimento, sia per facilitare la consultazione dell’atlante sia per poter racchiudere

l’insieme delle evidenze riscontrate.

L’organizzazione del catalogo sarà subordinata alla creazione di due grandi gruppi:

• Suddivisione storica, funzionale e culturale. Le strutture saranno divise in base alla fase

storica, alla funzione e all’ambito culturale di appartenenza. Seguendo questa logica è

possibile individuare otto famiglie corrispondenti a questi tipi:

1. Edilizia romana.

2. Edilizia tardoantica.

3. Edilizia gota.

4. Edilizia bizantina.

5. Edilizia longobarda.

6. Edilizia carolingia.

7. Edilizia altomedievale generica.

Alle famiglie cronologiche saranno affiancati i sottotipi funzionali, riassumibili in questi punti:

1. Edilizia pubblica.

2. Edilizia privata.

a. Rappresentanza.

b. Residenziale.

c. A fruizione artigianale.

3. Strutture ausiliarie e infrastrutture.

4. Edilizia non identificabile nella funzione.

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• Suddivisione in base alla tecnica edilizia. Gli edifici riscontrati da edito archeologico

saranno smistati nelle categorie precedenti secondo le tecniche di costruzione riassumibili in

tre gruppi principali:

1. Edilizia in muratura

2. Edilizia in materiali deperibili

3. Tecnica mista

Per quanto riguarda la suddivisione storica, si è tenuto conto delle principali fasi in cui solitamente

è suddiviso il Medioevo. L’età tardoantica presenta un arco cronologico che copre dal III secolo alla

fine del V; fra la fine del V e la metà del VI secolo (554 d.C.) si colloca la fase gota, mentre dal 569

al 774 d.C. si considera l’età longobarda17. Il periodo bizantino è compreso tra la metà del VI secolo

fino al X secolo mentre i rinvenimenti di epoca carolingia sono compresi fra il 774 d.C. sino al X-

XI secolo.

Per le tecniche edilizie bisogna fare alcune precisazioni. Appartenenti al gruppo dell’edilizia in

muratura saranno considerate tutte le strutture interamente costruite con l’utilizzo di pietre e laterizi,

siano essi di reimpiego o ex-novo, con legante in malta o a secco, e per le quali non sia stato usato

nessun altro materiale da costruzione.

Come strutture in materiali deperibili saranno catalogati quegli edifici che presentano l’utilizzo di

solo legno, paglia, terra o argilla, mentre per tecnica mista s’intende la compresenza di elementi in

muratura e materiali poveri.

È necessario però fare alcune brevi considerazioni su quest’ultima tecnica edilizia.

Sostanzialmente è possibile delineare due tipi di tecnica mista corrispondenti principalmente ad

altrettante fasi storiche distinte: nel primo caso questa tecnica si contraddistingue per uno spiccato

riutilizzo delle murature preesistenti, (anche se talvolta ridotte a rovine), cercando anche di

recuperarne i materiali da costruzione, senza la necessità quindi di crearli ex-novo. È il caso che

maggiormente si riscontra nella fase tardoantica, dove sui resti delle grandi domus urbane si

costruiscono strutture che sfruttano parzialmente o integralmente i perimetrali superstiti,

integrandoli con materiali poveri, quali il legno (soprattutto in funzione della struttura portante) e

l’argilla, la paglia, la terra battuta per gli interni, il tetto e i piani di calpestio.

17 Questo vale almeno per l’Italia centro settentrionale, dato che il Ducato longobardo di Benevento sopravvive alla conquista carolingia. Nonostante tutto si è deciso di considerare la fase longobarda quella racchiusa entro i limiti cronologici standard poiché i caratteri originari dell’edilizia di questo periodo sono quelli riscontrabili anche negli insediamenti oltre i confini italiani, nella terra d’istanza longobarda, la Pannonia.

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Con l’età altomedievale, si registra la tendenza a perdere il carattere solitamente definito

“parassitario” delle strutture tardoantiche in tecnica mista e si definiscono nuovi modelli edilizi,

basati sull’utilizzo di basamenti in pietra e alzati in materiali deperibili. Certamente si è di fronte ad

una tecnica edilizia che si definisce “mista”, (in quanto si ha compresenza di elementi in muratura a

secco o con malta e materiali semplici), ma sembra di percepire un cambiamento culturale rispetto

alla fase precedente: non più edifici costruiti riutilizzando strutture precedenti, sintomo forse di una

strategia edilizia tesa più alla necessità e funzionalità piuttosto che all’aspetto estetico e statico, ma

strutture che rimandano a modelli edilizi nuovi, segno di una coscienza costruttiva e di un

artigianato edile in fase di sviluppo, che sarà poi alla base della rinascita dell’utilizzo della pietra e

del mattone come principali materiali da costruzione18.

18 Si pensi al caso quasi unico dello scavo della zona di via Valspergolo-corso Porta Reno a Ferrara, dove le costruzioni residenziali, (presentate in questo capitolo nelle due sezioni relative ai secoli centrali e al bassomedioevo), si caratterizzano per l’uso di strutture portanti in pietra e mattoni su fondazioni lignee, con annesse strutture ausiliarie in legno.

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3 - Stato attuale della ricerca in Italia.

Cercare di ricostruire l’assetto urbanistico delle città italiane nel periodo della transizione e

dell’altomedioevo è compito arduo ed è stato al centro di discussioni e dibattiti storiografici di

ampia portata. Numerosi sono gli aspetti che possono essere trattati, dal concetto di città19 alla

topografia dell’abitato20, dai problemi di continuità o discontinuità21 alle caratteristiche economiche

e sociali22.

Per delineare una storia degli studi della città altomedievale bisogna passare attraverso il punto di

vista dell’edilizia storica e tornare indietro nel tempo agli inizi degli anni ‘70 del secolo scorso,

quando il Centro Studi di Spoleto organizzò una settimana di studio dedicata alla città: in

quell’occasione Michelangelo di Azevedo23 ebbe l’opportunità di portare tematiche prettamente

archeologiche all’interno del dibattito storiografico. La sua analisi mirava alla struttura del circuito

murario, delle abitazioni, del riutilizzo di strutture precedenti, degli spazi destinati ad orti e cortili e

cercava di intraprendere uno studio contestuale delle varie componenti urbane. Ma si era solo

all’origine del dibattito e la costruzione di modelli storici ed insediativi era ancora lontana da

attuarsi: l’interpretazione di Cagiano de Azevedo24 si basava su strutture dedotte dall’esegesi delle

fonti scritte e non da scavi archeologici.

Pochi anni prima Bognetti aveva suscitato interesse per aver posto un fenomeno tipicamente

“archeologico”, la crescita dei depositi e dei livelli altomedievali, in chiave “storica”25: era

possibile, secondo il giurista, leggere la stratificazione urbana come una qualsiasi fonte storica. La

città che lui immaginava era un organismo irregolare, caratterizzato da vuoti e pieni, con i depositi

che crescono disordinatamente, attraverso l’accumulo di macerie e con l’assetto viario che si

19 Si veda al riguardo il volume curato da Brogiolo e Ward Perkins, The Idea and Ideal of the town between

Late Antiquity and the Early Middle Ages, Transformation of the Roman World, 4. Leiden. Altri spunti si trovano in LA ROCCA 1989a; LA ROCCA 1989b; SCHIAVONE 2003, pp. 62-63. 20 Fra gli ultimi lavori si citano BIERBRAUER 1988, pp. 512-515; BROGIOLO 1987; BROGIOLO 1991; BROGIOLO 1993; BROGIOLO, GELICHI 1998; GELICHI 2002. LA ROCCA 1986a; 21 LA ROCCA 1986a; BROGIOLO 1987a; CHRISTIE, LOSEBY 1996; WARD PERKINS 1984. 22 Dei numerosi lavori sul tema si citano BELLI BARSALI 1973; DELOGU 1980; SALMI 1973; WARD PERKINS 1984; WICKHAM 1988a; WICKHAM 1988b; WICKHAM 2003, pp. 221-226. Si vedano anche i volumi sulla società romana e l’Impero tardoantico curati da Andrea Giardina, in bibliografia citati come GIARDINA 1986a, GIARDINA 1986b, GIARDINA 1986c, GIARDINA 1986d. 23 CAGIANO DE AZEVEDO 1974b. 24 CAGIANO DE AZEVEDO 1969; CAGIANO DE AZEVEDO 1970; CAGIANO DE AZEVEDO 1972a; CAGIANO DE

AZEVEDO 1972b; CAGIANO DE AZEVEDO 1973; CAGIANO DE AZEVEDO 1974a; CAGIANO DE AZEVEDO 1974b. 25 BOGNETTI 1959, pp. 59-70.

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modifica. Lo scavo archeologico era la chiave di lettura e lo strumento necessario per delineare le

trasformazioni all’interno dell’insediamento urbano26.

I suggerimenti di Bognetti furono accolti in prima istanza da Gina Fasoli27 in un articolo su

Bologna, dove per la prima volta i depositi alluvionali furono interpretati come sintomo di

inefficienza della città, a partire dal IV-V secolo.

Bisognerà però aspettare lo scavo archeologico della città di Luni per inquadrare il problema della

città in un’ottica legata all’edilizia. La scoperta di alcune abitazioni in materiale deperibile al di

sopra dei livelli di abbandono del Foro romano28 apre una nuova chiave di ricerca, che vede nella

sostituzione dei modelli edilizi il punto di maggiore interesse. È lo stesso autore a ricordarci che

“…they show (the houses, ndr) how little we know so far about the humbler aspects of life in early

medieval Italy, and how excavation could help fill this gap…” (WARD PERKINS 1981b, p. 91).

L’edilizia urbana entra quindi di diritto nell’indagine conoscitiva archeologica solo dagli anni ’80

del XX secolo e trova un terreno più che fertile per maturare. In quegli stessi anni infatti

prendevano avvio i grandi cantieri di archeologia urbana italiana presso le maggiori città

dell’antichità: Roma, con lo scavo della Cripta Balbi29, Verona, con l’indagine nell’area del

Tribunale30, Brescia, nell’area del monastero del San Salvatore31, ma anche Milano con gli scavi

d’emergenza durante la costruzione della linea MM3 della metropolitana32, mentre per Pavia veniva

presentata una prima sintesi ad opera di Hudson33.

Gli anni del boom dell’archeologia urbana in Italia coincidono con l’affermazione di due tendenze

interpretative contrapposte sulla città altomedievale: da una parte vi sono archeologi e storici che

26 Non fu un caso che lo stesso Bognetti intraprese scavi archeologici a Torcello e nel sito di Castelseprio, in collaborazione con l’Istituto di Cultura Materiale polacco. Sullo stesso argomento, la necessità dello scavo archeologico per la comprensione della città altomedievale, si veda anche WARD PERKINS 1981a. 27 FASOLI 1960-1963. 28 WARD PERKINS 1981b. Il testo prende in esame due case bizantine rinvenute a Luni, descrivendone dettagliatamente le caratteristiche tecniche e planimetriche. Si tratta di un primo approccio all’archeologia dell’edilizia in materiali deperibili, che avrà un fortunato seguito negli scavi della Capitale diretti da Daniele Manacorda che, proprio un anno dopo l’edizione del testo di Ward Perkins, apriva il cantiere della Cripta Balbi, il primo scavo stratigrafico teso a ricostruire nella diacronia le fasi di occupazione di un isolato di Roma. 29 MANACORDA 1982; MANACORDA 1984; MANACORDA 1985; RICCI 1997; RICCI 2004; SAGUÌ 1986; SAGUÌ 1993; VENDITELLI 2004. 30 HUDSON 1985; HUDSON, LA ROCCA 1983; HUDSON, LA ROCCA 1984; LA ROCCA 1986a. 31 BISHOP, BROGIOLO, DE VANNA et alii 1986; BISHOP, DE VANNA 1987; BISHOP, BROGIOLO, DE VANNA 1988-1989; BISHOP, BROGIOLO 1990; BREDA 1985; BROGIOLO 1983; BROGIOLO 1986; BROGIOLO 1987b; BROGIOLO 1988; BROGIOLO 1989a; BROGIOLO 1991; BROGIOLO 1993; BROGIOLO et alii 1986; BROGIOLO, PANAZZA 1988; PANAZZA 1980. 32 L’insieme dei rinvenimenti e dei testi prodotti sull’indagine archeologica a Milano è raccolto nei volumi a cura di Donatella Caporusso, (1991), Scavi MM3. Ricerche di archeologia urbana a Milano durante la

costruzione della linea 3 della Metropolitana 1982-1990, Milano. 33 HUDSON 1981.

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delineano un quadro di continuità34 tra il periodo romano e quello del primo medioevo, mentre un

secondo gruppo intravede punti di rottura con la città romana e sottolinea la discontinuità35

dell’assetto insediativo e tecnologico.

Il dibattito tra continuisti e discontinuisti non è al giorno d’oggi sopito36 e nonostante i diversi punti

di vista è stato utile per focalizzare la ricerca sulle caratteristiche tecniche dei nuovi modelli edilizi

urbani.

Sempre agli inizi degli anni ’80 si vede la pubblicazione di un primo volume di sintesi per le città

dell’Italia settentrionale37. Ogni centro urbano è analizzato sia dal punto di vista archeologico, con

il resoconto degli scavi e dei materiali, sia dal punto di vista storico. Le principali linee di tendenza

e i modelli storiografici proposti sembrano avvicinarsi molto alla visione “discontinuista”

dell’impianto urbano altomedievale rispetto a quello romano.

Questa tendenza è esplicitata nella monografia sulla città di Brescia dove Brogiolo, analizzando i

resti materiali di Brixia, ipotizza una forte rottura col modello classico da collocarsi nella prima fase

di occupazione longobarda, quando cioè la città risulta divisa in due parti corrispondenti ai

principali gruppi etnici che la popolano, ovvero ciò che resta della gens romana e la nuova classe

dirigente, quella longobarda38.

Gli ultimi anni del XX secolo, eredi della tradizione di studi sulla città e degli edifici che la

compongono, hanno visto la pubblicazione di un seminario tenutosi a Monte Barro nel quale si

affrontava direttamente il problema dell’edilizia residenziale nei primi secoli dell’altomedioevo

italiano39, cercando di delineare le linee guida per un’analisi attenta delle evidenze materiali edilizie

altomedievali. Alcune defezioni non mancarono, come lo stesso curatore del volume ricorda40, ma il

34 A riguardo si possono citare LA ROCCA 1986a; LA ROCCA 1989a; LA ROCCA 1989b; WICKHAM 1981; WARD PERKINS 1984; 35 Si veda BROGIOLO 1987a; BROGIOLO 1989a; CARANDINI 1993; DELOGU 1980. 36 Su questo tema è tornato recentemente lo storico francese Jacques Le Goff che sottolinea la necessità di guardare al correre storico come ad un continuum: “…Questa precisazione: tarda antichità, mi sembra essenziale...lo dico fin d’ora: preferisco la coppia continuità/svolta al concetto di rottura. La storia si svolge in un continuum. Una serie di cambiamenti – che spesso non sono simultanei – segnano delle evoluzioni. Quando un certo numero di cambiamenti riguardano campi così diversi come l’economia, i costumi, la politica o le scienze; quando questi cambiamenti finiscono con l’interagire tra loro fino a costituire un sistema, o comunque un nuovo paesaggio, allora possiamo veramente parlare di un cambiamento di periodo. In ogni caso nessun cambiamento può essere ricondotto ad un’unica data, un unico fatto, un unico luogo, un unico campo dell’attività umana.”. (LE GOFF 2003, pp. 34-35). 37 Il volume è Archeologia Urbana in Lombardia, 1984. Modena. Al suo interno sono presenti sezioni riguardanti le città di Brescia, Bergamo, Cremona, Pavia, Mantova e Milano. Particolarmente interessante è l’articolo iniziale di Brogiolo G. P., La città tra tarda antichità e Medioevo, pp. 47-56. 38 BROGIOLO 1993. 39 BROGIOLO 1994a. 40 BROGIOLO 1994b, p. 11. L’autore rileva la frammentarietà e la disomogeneità dei dati prodotti dalla ricerca archeologica, sottolineando però anche la difficoltà nel riconoscere le evidenze materiali di tecniche costruttive nuove del periodo tardoantico ed altomedievale, (quale ad esempio la tecnica mista), per lo più costituite da tracce in negativo (buchi di palo, fosse di spoliazione, etc.). La situazione si aggrava nel

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pregio maggiore fu quello di inquadrare l’uso del legno come tecnica costruttiva prevalente durante

l’altomedioevo e riuscire a cogliere alcune sequenze tecnologiche delle strutture residenziali che

sono oggi alla base delle seriazioni a carattere regionale proposte41.

Numerose risultano essere le pubblicazioni in ambito archeologico che affrontano il tema

dell’edilizia in materiali deperibili e in muratura del periodo in questione: Gelichi e Librenti42 di

recente si sono preoccupati di descrivere alcuni particolari contesti urbani emiliani che hanno

restituito forme di insediamento con strutture povere, mentre Ortalli ha approfondito il tema per

quanto riguarda la città di Ravenna43; lo scavo del sito rurale di Poggibonsi ha offerto nuovi

strumenti per l’interpretazione dei contesti altomedievali, che velocemente sarebbero entrati a far

parte della pratica archeologica44. Nuove indagini a Cosa (Ansedonia – Orbetello – GR) hanno fatto

luce sulle strutture abitative nell’area dell’Arx45, del Foro romano46, della Basilica47 e dell’Eastern

Height48, mentre ultimamente Santangeli Valenzani ha proposto un’ottima sintesi per l’edilizia

residenziale della Roma tardoantica ed altomedievale, riunendo nel suo saggio molte delle strutture

rinvenute negli ultimi 20 anni di archeologia urbana nella Capitale49. Ma come non citare anche i

lavori di Paul Arthur su Napoli50 e Otranto51, che assieme a quelli sull’antica città di Suessula52,

(San Felice a Cancello – Caserta) hanno permesso di definire i caratteri delle città del meridione,

delle quali non conosciamo bene le fasi insediative e le strutture residenziali.

Un ottimo lavoro di sintesi è stato presentato da Brogiolo e Gelichi, che assieme, dopo anni di scavi

urbani e di dibattiti sulla transizione tra la città romana e quella altomedievale, delineano un quadro

pressoché “discontinuistico” degli impianti urbani dell’Italia centro-settentrionale. La loro analisi si

basa soprattutto sulle evidenze archeologiche e sulle strutture residenziali, che analizzate nella

diacronia evidenziano, (come era stato per Brescia), un momento di rottura da porre in età

longobarda con una forte sostituzione da parte dei modelli edilizi “barbarici” a quelli del substrato

della città romana che in una qualche maniera persistevano ancora nell’età tardoantica53.

momento in cui l’archeologo si trova ad indagare l’altomedioevo, mentre opera nella sfera dell’archeologia d’emergenza o di salvataggio, che per sua natura dispone di ristretti e decontestualizzati spazi di indagine. 41 Da ultimo si veda SANTANGELI VALENZANI 2004 e VALENTI 2004. 42 GELICHI, LIBRENTI 1997. 43 ORTALLI 1991. 44 FRONZA, VALENTI 1996. FRONZA, VALENTI 2000. 45 CELUZZA, FENTRESS 1994, p. 601; FENTRESS 2004, pp. 72-75. 46 CELUZZA, FENTRESS 1994, p. 601; FENTRESS 2004, p. 75; FENTRESS, GRUSPIER 2004 47 CELUZZA, FENTRESS 1994, p. 601; FENTRESS 2004, p. 75. 48 FENTRESS, GRUSPIER 2004; FENTRESS, RABINOWITZ 2004 49 SANTANGELI VALENZANI 2004. 50 ARTHUR 1983; ARTHUR 1986; ARTHUR 1991; ARTHUR 1994; ARTHUR 2002. 51 ARTHUR 1997; ARTHUR et alii 1992; per lo scavo di Otranto si vedano anche MICHAELIDES, WILKINSON 1992; LEO IMPERIALE 2003. 52 CAMARDO, CARSANA, ROSSI 2003. 53 BROGIOLO GELICHI 1998.

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Gli storici sono rimasti quasi del tutto insensibili alle novità archeologiche sul tema dell’edilizia

residenziale, eccezion fatta per Paola Galetti e lo sforzo di conciliare le fonti storiche con quelle

materiali può essere apprezzato nei suoi due lavori54. La storica passa in rassegna modelli edilizi

dedotti sia dall’analisi attenta delle fonti scritte, sia dall’indagine archeologica più recente,

avvicinando l’interpretazione storica sull’insediamento altomedievale a quella più prettamente

archeologica55.

Ultimamente Wickham ha ripreso il dibattito sulle città altomedievale, spostando l’accento sulla

topografia urbana e la nascita di strutture polarizzanti dell’abitato: la sua analisi si sposta sul ruolo

dell’edilizia religiosa e civile come fulcro di aggregamento dell’habitat urbano altomedievale56.

Il dibattito continua ad interessare l’ambiente archeologico accademico: recenti sono due convegni,

il primo svoltosi a Ravenna57, dal carattere più generico sulla città altomedievale, e l’altro svoltosi a

Siena58, il cui tema principale era la tecnologia costruttiva e non, durante il periodo della

transizione. A questi deve essere aggiunto l’XI° Seminario sul Tardo Antico e l’Altomedioevo,

tenutosi a Gavi dal titolo “Dopo la fine della ville: evoluzione nelle campagne dal VI e IX secolo”,

che, pur non rientrando specificamente nella trattazione delle vicende insediative urbane, ha

comunque messo in evidenza l’avanzamento dello studio delle strutture in materiale deperibile in

ambito italiano.

Ai grandi cantieri di archeologia urbana che abbiamo ricordato, si sono affiancati negli ultimi venti

anni piccoli e medi interventi di archeologia d’emergenza e lavori di più ampio respiro, che hanno

prodotto una quantità notevole di dati ed hanno riportato alla luce un insieme importante di strutture

tardoantiche ed altomedievali. Degne di nota sono le operazioni di recupero delle testimonianze

materiali delle città attuate dalle Soprintendenze per il Piemonte, la Lombardia e il Veneto, che

hanno permesso di chiarire con le loro indagini aspetti dell’edilizia tardoantica ed altomedievale.

54 GALETTI P., 1997, Abitare nel Medioevo. Forme e vicende dell’insediamento rurale nell’Italia

altomedievale. Firenze. GALETTI P., 2001, Uomini e case nel Medioevo tra Occidente e Oriente. Bari. 55 La stessa autrice ricorda come “…solo in anni più recenti queste tematiche sono tornate al centro dell’interesse degli storici, unitamente ad una nuova attenzione ad esse dedicata da parte dei geografi e degli archeologi, soprattutto in seguito al favore incontrato dagli studi della cultura materiale. Le strutture materiali dell’insediamento, sia cittadine che rurali, sono state viste e studiate in modo nuovo, come un complesso prodotto della storia dell’economia e dell’agricoltura, dei rapporti di produzione, dei sistemi insediativi, delle armature sociali, delle condizioni culturali e dell’evoluzione delle cognizioni tecniche, oltre che come un sicuro indice della qualità della vita dei loro abitanti.” (GALETTI 1997, pp. 8-9). 56 WICKHAM 2003, pp. 224-225. 57 “Le città italiane tra tardoantichità ed altomedioevo” svoltosi nei giorni 26-28 febbraio 2004. 58 “Late Antique Archaeology (LAA) 2004 Technology in transition – AD 300-650” svoltosi nei giorni 4/5 giugno 2004.

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Grazie alle nuove ricerche e all’adozione di un metodo di scavo più attento alle labili tracce di

strutture in materiali poveri59, possediamo ora dati importanti per le città di Chieri, Chivasso,

Monteu da Po, Torino, Vercelli, Novara, Alba, Asti, Acqui Terme, Tortona, Aosta, Ventimiglia,

Noli, Savona, Genova, Luni, Angera, Varese, Como, Legnano, Milano, Monza, Bergamo, Brescia,

Iseo, Manerbio, Sirmione, Pavia, Mantova, Trento, Bolzano, Verona, Padova, Cividale del Friuli,

Piacenza, Fidenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Faenza, Classe, Ravenna,

Cesena, Lucca, Firenze, Siena, Roselle, Cosa, Tuscania, Roma, Priverno, Suessula, Napoli, Salerno,

Civita d’Antino, Albe, Teramo, Penne, Pescara, Lanciano, Taranto Brindisi, Otranto, Cefalù, Porto

Torres, Cagliari, Nora, Fordongianus, Othoca, Neapolis, Biella, Rimini e infine Tropea.

Tutte queste informazioni sono e saranno di vitale importanza per la definizione della fase di

transizione tra la città romana e quella altomedievale e le sue strutture: il progetto che qui si

presenta parte proprio da questi dati per ricercare nuove chiavi di lettura di un fenomeno, (quello

dell’urbanesimo tardoantico ed altomedievale), ancora in fase di studio analitico.

59 Ward Perkins ben ci ricorda come sia problematico a volte riconoscere le fasi altomedievali in uno scavo: “… il fatto è che la fase altomedievale di un insediamento urbano risulta spesso difficile da trovare, e, una volta trovata, difficile da capire. I motivi di queste difficoltà sono tre, dei quali due sono inevitabili, mentre è appunto nostro compito eliminare il terzo. Quest’ultimo motivo che non consente di trovare o di capire gli insediamenti altomedievali è l’incapacità tecnica dell’archeologo. Fino a dieci anni fa questo dato di fatto era senz’altro il peggior nemico dell’alto medioevo. […] Gli altri due motivi […] sono […] primo: soprattutto in una continuità di insediamento attraverso il basso medioevo fino ad oggi, succede spesso che i fragili resti della città altomedievale siano stati mal ridotti, o anche del tutto distrutti da vari interventi tardo e post-medievali: cantine, sepolture, fogne, buche per rifiuti, cisterne, fondazioni, pozzi neri ecc. la fase romana, essendo più profonda ed anche spesso molto solida, in genere resiste meglio a questi interventi; però il disgraziato alto medioevo risulta bucato, tagliato, e schiacciato fra le massicce strutture romane e post-medievali. Se documentato bene, il secondo motivo che non consente di trovare l’altomedioevale è molto interessante. In certi casi si può dimostrare che fasi di vita altomedievali mancavano del tutto. Anche se c’è stata una continuità notevole di vita urbana in Italia, è pure chiaro che, in confronto col periodo romano e col periodo basso medievale, le città altomedievali erano più rare e più piccole. Perciò, cercando l’alto medioevo sopra le città romane o sotto le città tardo medievali, troveremo alcuni punti di «vuoto» altomedievali. […]

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4 - Stato attuale della ricerca in Toscana.

Gli studi archeologici e antiquari attorno alle città della Toscana sono stati presenti sin dalle soglie

dell’epoca moderna, in stretta relazione alla nascita dell’interesse per la civiltà etrusca e videro

operanti molteplici figure, specie nella parte meridionale della regione, dove si registrarono

scoperte sensazionali quali le grandi tombe di Vetulonia e di Sovana60.

I primi studi storici sull’urbanistica di alcune città toscane si affacciano nel corso del secondo

dopoguerra con la pubblicazione di un articolo di Isa Belli Barsali sulla città di Lucca, dove la

ricercatrice passa in rassegna le fonti archivistiche della città riguardanti l’VIII-X secolo, tentando

una prima sintesi insediativa61. Nel frattempo Brown aveva avviato ricerche all’interno dell’abitato

di Cosa, presso Ansedonia e le sue pubblicazioni si incentrarono principalmente sulle fasi romane

dei grandi edifici pubblici, quali il tempio dell’Arx e il foro, mentre negli anni successivi giunsero

anche le prime sintesi sulla topografia urbana e il rapporto tra la città e il territorio62.

Negli stessi anni iniziarono gli interessi scientifici e ricerche stratigrafiche sulle città di Roselle,

Arezzo, Fiesole, Volterra ed altre ancora, tese per lo più alla scoperta dell’impianto urbanistico

delle fasi romane.

Un volume abbastanza recente63 riportò la questione storiografica su temi fortemente combattuti in

ambito nazionale tentando di espletare una sintesi comparativa delle fasi tardoantiche ed

altomedievali dei centri toscani con quelle dei grandi cantieri di archeologia urbana di Brescia,

Verona, Milano e Roma. Lo scopo principale dell’analisi proposta in questa occasione era quella di

raccogliere il maggior numero possibile di testimonianze archeologiche di alcune delle principali

città toscane, oggetto sia di scavi stratigrafici, sia di sterri e di rinvenimenti fortuiti. Lo stesso

curatore pone in rilievo i limiti oggettivi incontrati durante la ricerca, ma il pregio principale fu

quello di giungere per la prima volta ad una collezione dei dati editi sparsi in moltitudini di articoli

e di cercare di tracciare un quadro diacronico esauriente per le informazioni a disposizione64. Il

problema principale da arginare era soprattutto quello di riuscire ad integrare le informazioni

provenienti dagli scavi degli anni ’50 e ’60, che oltre a non avere ancora un metodo di indagine

stratigrafica, tralasciavano tutti i dati circa la cultura materiale medievale, non degna di nota rispetto

a quella più raffinata di età classica.

60 Per un’interessante introspezione nella letteratura antiquaria e pre-stratigrafica sulle città e i siti della Toscana meridionale si rimanda all’articolo di Celuzza “La geografia del contesto” IN CARANDINI, CAMBI

2002, pp. 23-29. 61 BELLI BARSALI 1973. 62 BROWN 1951; BROWN 1967; BROWN, 1980; BROWN 1984; BROWN , RICHARDSON, RICHARDSON 1960. 63 GELICHI 1999. 64 GELICHI 1999b, pp. 131-132.

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Il volume riuscì però ad imporre alcune tracce di ricerca sulla città tardoantica ed altomedievale,

andando a rintracciare i luoghi di trasformazione e di interesse per comprendere l’evoluzione

diacronica dei centri urbani. Seguendo questa via il foro, le mura urbiche, il ruolo delle chiese

urbane, le grandi infrastrutture pubbliche, la viabilità e le necropoli assunsero i connotati di luoghi

chiave per uno studio archeologico delle vicende insediative. Lo stesso volume faceva tesoro degli

ampi scavi stratigrafici che si erano succeduti all’interno della città di Luni (esterna oggigiorno alla

Toscana, ma appartenente alla Regio VII augustea) e che avevano portato alla luce i primi resti di

abitazioni in materiali deperibili al di sopra dei livelli di abbandono del foro romano65.

Successivamente però il dibattito si è sopito, specie per quanto riguarda l’urbanistica e la

concezione di città per il periodo in questione: nonostante questo è recente l’uscita di una sintesi

sulla città di Cosa (Ansedonia - GR) a cura di Elizabeth Fentress che per la prima volta indaga in

maniera diacronica il sito senza soffermarsi solamente sulle emergenze monumentali della città di

età romana66.

Degno di rilievo e fondamentale per la comprensione dei processi formativi della Regio VII, anche

se non incentrato solamente sul ruolo delle città e sulla loro transizione nel medioevo, risulta essere

il volume curato da Carandini e Cambi, che riassume al suo interno le indagini e le prospezioni

territoriali svolte nel corso degli anni ’80 nell’ambito del progetto di ricognizione nella valle

dell’Albegna67. Al suo interno è possibile apprezzare infatti schede storiche riassuntive per i centri

urbani della Toscana meridionale e il quadro di organizzazione territoriale che si sviluppò dall’età

romana al pieno medioevo.

Alcuni interventi significativi sono stati portati avanti all’interno di due città, Siena e Firenze, da

parte del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena68. Della prima città, di cui

disponiamo di una buona bibliografia, sono stati indagati alcuni interessanti depositi di età romana,

tardoantica ed altomedievale, all’interno del complesso museale dell’antico Ospedale del Santa

Maria della Scala69, nella piazza antistante70 e negli ambienti posti al di sotto del Duomo71. I dati

ricavati sono interessanti per comprendere appieno le vicende evolutive della città, che fino a poco

tempo fa basava le sue linee diacroniche su sporadici rinvenimenti fortuiti.

65 WARD PERKINS 1981b, ripreso poi in ROSSIGNANI 1985-1987. 66 FENTRESS, 2004 67 CARANDINI, CAMBI 2002 e bibliografia citata all’interno. 68 Le ricerche sulle due città toscane sono parte integrate del progetto “Archeologia dei Paesaggi Medievali”, gestito dall’Area di Archeologia Medievale dell’Università di Siena con il contributo finanziario della Fondazione Monte dei Paschi. 69 CANTINI 2005. 70 BOLDRINI, PARENTI 1991. 71 CAUSARANO, FRANCOVICH, VALENTI 2003.

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Al momento in cui si scrive però manca un testo di riferimento di sintesi sulle città nella fase di

transizione tra il periodo romano e quello altomedievale, tale da permetterci di avere la possibilità

di giungere a modelli insediativi comuni all’intero territorio regionale.

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5- Programma per la realizzazione del progetto di dottorato

A.A. 2005-2006:

• Rinvenimento di tutte le evidenze archeologiche edite per le città toscane per il periodo

compreso tra il III e il X secolo d.C.

• Inserimento delle informazioni dell’edito all’interno dell’archivio alfanumerico “Carta

Archeologica” con ripartizione delle stesse nei contenitori c_Sito, c_Edilizia e

c_Bibliografia.

• Implementazione della tipologia EMTA (Edilizia in Muratura Tardoantica ed

Altomedievale) all’interno del DBMS “Carta Archeologica”

• Acquisizione tramite scanner di fotografie, planimetrie, reperti e documentazione di scavo

per l’archivio multimediale.

• Ricognizione dei centri urbani toscani per l’acquisizione di fotografie, planimetrie e

documentazione di scavo e dei reperti presso gli enti competenti per raggruppare i dati da

inserire all’interno delle piattaforme GIS. Se necessario durante questa fase verranno

effettuati rilievi puntuali di emergenze archeologiche inedite tramite stazione totale.

A.A. 2006-2007:

• Prosecuzione della ricerca bibliografica delle evidenze archeologiche delle città toscane.

• Impostazione finale del modello dati all’interno del software di gestione GIS MacMap©.

• Acquisizione in digitale della documentazione e successiva vettorializzazione delle piante

urbane e delle evidenze archeologiche riscontrate da edito e di cui è possibile rintracciare la

documentazione di scavo.

• Costruzione e completamento dell’archivio multimediale.

A.A. 2007-2008:

• Elaborazione conclusiva della tesi di dottorato:

o Organizzazione delle informazioni ricavate da edito archeologico.

o Stesura dell’atlante delle strutture residenziali e funzionali urbane suddivise per

periodo storico (romano, tardoantico ed altomedievale), per tecnica di costruzione

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(in muratura, in materiali deperibili e in tecnica mista) e per funzione ( pubblica,

residenziale, ausiliaria funzionale e incerta).

o Interrogazione delle piattaforme GIS con applicazione di analisi spaziali al fine di

valutare le estensioni planimetriche delle città toscane e misurare gli eventuali

restringimenti o espansioni dell’abitato urbano nella diacronia.

o Interrogazione su base GIS delle relazioni tra città e campagne attraverso

l’applicazione di analisi spaziali.

o Confronto con centri urbani in ambito mediterraneo.

o Conclusioni.

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6 - Bibliografia analitica. Di seguito si riportano i testi citati nel progetto e altre fonti edite utilizzate durante la stesura suddivise per materie ed argomenti. A) Archeologia e storia medievale ed archeologia delle città italiane.

1. ARCHEOLOGIA URBANA IN LOMBARDIA, 1984 = Archeologia urbana in Lombardia, Modena.

2. ARTHUR, 1983 = ARTHUR P., Le terme romane di via Carminiello ai Mannesi, Napoli, «Archeologia Medievale», 10, pp. 387-391.

3. ARTHUR, 1986 = ARTHUR P., Archeologia urbana a Napoli: riflessioni sugli ultimi tre anni,

«Archeologia Medievale», 13, pp. 515-526.

4. ARTHUR, 1991 = ARTHUR P., Naples: a case of urban survival in the early Middle Ages?, «Melanges de l’Ecole Française de Rome. Moyen Age », 103/2, pp. 759-784.

5. ARTHUR, 1994a = ARTHUR P. (a cura di), Il Complesso Archeologico di Carminiello ai

Mannesi, Napoli (Scavi 1983-1984), Galatina. (Collana del Dipartimento. Università di Lecce, Dipartimento di Beni Culturali settore Storico-Archeologico, 7).

6. ARTHUR, 1997a = ARTHUR P., Tra Giustiniano e Roberto il Guiscardo. Approcci

all’archeologia del Salento in età bizantina, in SAMI1, 1997, pp. 194-199.

7. ARTHUR, 1999 = ARTHUR P., Grubenhauser nella Puglia bizantina. A proposito di recenti

scavi a Supersano (LE), in «Archeologia Medievale», 26, pp. 171-177.

8. ARTHUR, 2002 = ARTHUR P., Naples. From Roman Town to City-State, Hertford, Stephen Austin and Sons LTD (Archaeological Monographs of the Britsh School at Rome, 12).

9. ARTHUR, 2004 = ARTHUR P., Il territorio di Supersano in età bizantina, in ARTHUR,

MELISSANO 2004, pp. 53-66.

10. ARTHUR ET ALII, 1992 = ARTHUR P. et alii, Fornaci medievali ad Otranto. Nota preliminare, «Archeologia Medievale», 19, pp. 91-122.

11. ARTHUR, MELISSANO , 2004 = ARTHUR P., MELISSANO V., Supersano. Un paesaggio antico

del Basso Salento. Atti del Convegno “Un paesaggio storico: il caso del bosco Belvedere” (Supersano, maggio 2002). Galatina.

12. ATTI DEL 5° CONGRESSO INTERNAZIONALE, 1973 = Atti del 5° Congresso Internazionale di

Studi sull’Alto Medioevo. Lucca, 3-7 ottobre 1971, Spoleto.

13. ATTI DEL CONVEGNO SU ARCHEOLOGIA, 1980 = Atti del convegno su «Archeologia e storia

a Milano e in Lombardia Orientale». Como.

14. BELLI BARSALI, 1973 = BELLI BARSALI I., La topografia di Lucca nei secoli VIII-XI, in ATTI

DEL 5° CONGRESSO INTERNAZIONALE, 1973, pp. 461-554.

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15. BIERBRAUER, 1988 = BIERBRAUER V., Situazione della ricerca sugli insediamenti nell’Italia

settentrionale in epoca tardo-antica e nell’alto medio evo (V-VII sec.). Fonti, metodo,

prospettive, «Archeologia Medievale», 15, pp. 501-515.

16. BISHOP, BROGIOLO, 1990 = BISHOP J., BROGIOLO G.P., Brescia, Santa Giulia. Saggi di

scavo nel terzo chiostro, in «Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia», pp. 91-93.

17. BISHOP, BROGIOLO, DE VANNA ET ALII, 1986 = BISHOP J., BROGIOLO G.P., DE VANNA L. et

alii, Brescia. Santa Giulia. Scavo nel cortile di sud-ovest, «Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia», pp. 109-116.

18. BISHOP, BROGIOLO, DE VANNA, 1988-1989 = BISHOP J., BROGIOLO G.P., DE VANNA L.,

Brescia, Santa Giulia, in «Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia», pp. 252-254.

19. BISHOP, DE VANNA, 1987 = BISHOP J., DE VANNA L., Brescia, S. Giulia. IV stralcio,

«Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia», pp. 116-119.

20. BOLDRINI, PARENTI, 1991 = BOLDRINI E., PARENTI R., Santa Maria della Scala.

Archeologia e edilizia sulla piazza dello Spedale. Firenze. (Biblioteca di Archeologia Medievale, 7).

21. BOGNETTI, 1959 = BOGNETTI G. P., Problemi di metodo e oggetti di studio nella storia delle

città italiane dell’altomedioevo, in VI Settimana di Studi sull’alto medioevo (Spoleto 1958), pp.59-87.

22. BREDA, 1985 = BREDA A., Brescia, S. Giulia. Sondaggi nei cortili centrale e occidentale,

«Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia», pp. 113-115.

23. BROGIOLO, 1983 = BROGIOLO G.P., Brescia, Via Alberto Mario. Scavo 1983, «Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia», pp. 71-77.

24. BROGIOLO, 1984 = BROGIOLO G.P., La città tra tardo-antichità e Medioevo, in

ARCHEOLOGIA URBANA IN LOMBARDIA, 1984, pp. 47-56.

25. BROGIOLO, 1986 = BROGIOLO G.P., La potenzialità archeologica del sito di S. Giulia in

Brescia, «Studi e Notizie», 2.

26. BROGIOLO, 1987A = BROGIOLO G.P., A proposito dell’organizzazione urbana

nell’altomedioevo, «Archeologia Medievale», 14, pp. 27-46.

27. BROGIOLO, 1987B = BROGIOLO G.P., Brescia, S.Giulia. Scavo nell’ortaglia, «Rivista dell’Istituto Nazionale di Urbanistica», pp. 26-31.

28. BROGIOLO, 1988 = BROGIOLO G.P., Archeologia urbana a Brescia, «Memorie dell’Ateneo

di Salò», 3, pp. 173-181

29. BROGIOLO, 1989A = BROGIOLO G.P., Brescia: building transformations in a lombard city, in RANDSBORG, 1989, pp. 156-165.

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30. BROGIOLO, 1991 = BROGIOLO G.P., Trasformazioni urbanistiche nella Brescia longobarda.

Dalle capanne in legno al monastero regio di S. Salvatore, in MENIS, 1991, pp. 101-119.

31. BROGIOLO, 1993 = BROGIOLO G.P., Brescia altomedievale. Urbanistica ed edilizia dal IV al

IX secolo, Mantova. (Documenti di Archeologia, 2).

32. BROGIOLO, 1994A = BROGIOLO G.P. (a cura di), Edilizia residenziale tra V e VIII secolo. 4° Seminario sul tardoantico e l’altomedioevo in Italia centro-settentrionale. Monte Barro (Galbiate, Lecco), 2-4 settembre 1993, Mantova. (Documenti di Archeologia, 4).

33. BROGIOLO, 1994B = BROGIOLO G.P., Edilizia residenziale in Lombardia (V-IX secolo), in

BROGIOLO, 1994A, pp. 103-114.

34. BROGIOLO, 1996 = BROGIOLO G.P. (A CURA DI), La fine delle ville romane: trasformazioni

nelle campagne tra tarda antichità ed altomedioevo nel territorio gardesano, 1° Convegno archeologico del Garda (Gardone Riviera – Brescia, 14 ottobre 1995), Documenti di Archeologia ,11, Mantova.

35. BROGIOLO, et alii 1986 = BROGIOLO G.P., et alii, Brescia, Santa Giulia. Scavo nel cortile di

sud ovest, in «Notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia», pp. 109-116.

36. BROGIOLO, GELICHI, 1996 = BROGIOLO G.P., GELICHI S., Nuove ricerche sui castelli

altomedievali in Italia settentrionale. Firenze.

37. BROGIOLO, GELICHI, 1998 = BROGIOLO G.P., GELICHI S., La città nell’Alto Medioevo

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38. BROGIOLO, PANAZZA, 1988 = BROGIOLO G.P., PANAZZA G., Ricerche su Brescia

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39. BROWN, 1951 = BROWN F.E. (a cura di), Cosa I. History and topography. Memoirs of the American Academy in Rome, 1.

40. BROWN, 1967 = BROWN F.E., Scavi a Cosa/Ansedonia 1965-1966, in «Bollettino d’arte»,

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41. BROWN, 1980 = BROWN F.E (a cura di)., Cosa. The making of a Roman town. Michigan.

42. BROWN, 1984 = BROWN F.E., The Northwest Gate of Cosa and its Environs (1972-1976), in Studi di Antichità in onore di Guglielmo Maetzke, pp. 493-498.

43. BROWN, RICHARDSON, RICHARDSON, 1960 = BROWN F.E., RICHARDSON E., RICHARDSON L.,

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44. CAGIANO DE AZEVEDO, 1969 = CAGIANO DE AZEVEDO M., Laubia, «Studi Medievali», 10/2, pp. 431-463.

45. CAGIANO DE AZEVEDO, 1970 = CAGIANO DE AZEVEDO M., Gli edifici menzionati da Paolo

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46. CAGIANO DE AZEVEDO, 1972A = CAGIANO DE AZEVEDO M., Le case descritte nel Codex

Traditionum Ecclesiae Ravennatis, «Accademia Nazionale dei Lincei. Rendiconti della Classe si Scienza Morali, Storiche e Filologiche», 27, pp. 159-181.

47. CAGIANO DE AZEVEDO, 1972B = CAGIANO DE AZEVEDO M., Edifici altomedievali della costa

adriatica settentrionale, «Aquileia Nostra», 43, pp. 133-146.

48. CAGIANO DE AZEVEDO, 1973 = CAGIANO DE AZEVEDO M., La casa longobarda: problemi e

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49. CAGIANO DE AZEVEDO, 1974A = CAGIANO DE AZEVEDO M., Esistono un’architettura e

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50. CAGIANO DE AZEVEDO, 1974B = CAGIANO DE AZEVEDO M., Aspetti urbanistici delle città

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51. CAMARDO, CARSANA, ROSSI, 2003 = CAMARDO D., CARSANA V., ROSSI A., Suessula (NA)

tra tardoantico e medioevo, in SAMI3 2003, pp. 362-370.

52. CANTINI, 2005 = CANTINI F., Archeologia urbana a Siena. L’area dell’Ospedale di Santa

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53. CARANDINI, 1993 = CARANDINI A., L’ultima civiltà sepolta o del massimo oggetto desueto,

secondo un archeologo, in SCHIAVONE A. (a cura di), Storia di Roma, vol. III t. 2, Torino, pp. 11-38.

54. CARANDINI, CAMBI, 2002 = CARANDINI A., CAMBI F., Paesaggi di Etruria. Valle

dell’Albegna, Valle d’Oro, Valle del Chiarore, Valle del Tafone. Roma.

55. CARILE, 1991 = CARILE A. (a cura di), Storia di Ravenna, II/1. Dall’età bizantina all’età

ottoniana. Storia, economia, società, Venezia.

56. CAUSARANO, FRANCOVICH, VALENTI, 2003 = CAUSARANO M., FRANCOVICH R., VALENTI

M., 2003, L’intervento archeologico sotto il Duomo di Siena: dati e ipotesi preliminari, in GUERRINI 2003, pp. 153-167.

57. CELUZZA, FENTRESS, 1994 = CELUZZA M.G., FENTRESS E., La Toscana centro-meridionale:

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58. CHRISTIE, LOSEBY 1996 = Christie N., Loseby S. T., 1996, Towns in transition. Urban

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59. DELOGU, 1980 = DELOGU P., Il regno longobardo, in GALASSO, 1980, pp. 1-216.

60. FASOLI 1960 – Fasoli G., 1960, Che cosa sappiamo delle città italiane nell’alto medioevo, «Vierteljahrschrift für Sozial und Wirtschaftgeschichte», XLII, pp. 289-305.

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61. FASOLI 1960-1963 = Fasoli G., 1960-1963, Momenti di storia urbanistica bolognese

nell’alto medioevo, «Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Provincia di Romagna», n.s. XII, pp. 313-343.

62. FENTRESS, 2004 = FENTRESS E. (a cura di), Cosa V. An intermittent town. Excavations 1991-

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63. FENTRESS ET ALII, 1991 = FENTRESS E. et alii, Late Roman and Medieval Cosa I: the Arx

and the Structures near the Eastern Height, «Papers of the British School at Rome», 59, pp. 197-230.

64. FENTRESS, GRUSPIER, 2004 = FENTRESS E., GRUSPIER K., The Early Medieval settlement, in

FENTRESS, 2004, pp. 92-119.

65. FENTRESS, GRUSPIER, VON FALKENHAUSEN, 2004 = FENTRESS E., GRUSPIER K., VON

FALKENHAUSEN V., The Sixth-Century Settlement, in FENTRESS, 2004, pp. 72-91.

66. FENTRESS, RABINOWITZ, 2004 = FENTRESS E., RABINOWITZ A., Excavation at Cosa (1991-

1997)- Part II: The Stratigraphy. Intended as part of Fentress, 2004, Indirizzo Internet http://www.press.umich.edu/webhome/cosa/

67. FORNASIR, 1970 = FORNASIR G., Atti del convegno di studi longobardi. (Udine-Cividale 15-

18 maggio 1969). Udine

68. FRANCOVICH, NOYÉ, 1994 = FRANCOVICH R., NOYÉ G. (a cura di), La storia

dell’Altomedioevo italiano (VI-X secolo) alla luce dell’archeologia. Convegno internazionale, Siena 2-6 dicembre 1992, Firenze.

69. FRANCOVICH, HODGES, 2003 = FRANCOVICH R., HODGES R., Villa to village. The

trasformation of the Roman countryside in Italy, c.400-1000. Duckworth, London.

70. GALASSO, 1980 = GALASSO G. (a cura di), Storia d’Italia, Torino, UTET, vol.1.

71. GALETTI, 1994A = GALETTI P., Le tecniche edilizie fra VI e X secolo, in FRANCOVICH, NOYÉ, 1994, pp. 467-477.

72. GALETTI, 1994B = GALETTI P., Le strutture insediative nelle legislazioni “barbariche”, in

BROGIOLO, 1994A, pp. 15-23.

73. GALETTI, 1997 = GALETTI P., Abitare nel Medioevo. Forme e vicende dell’insediamento

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74. GALETTI, 2001 = GALETTI P., Uomini e case nel Medioevo tra Occidente e Oriente, Roma-Bari.

75. GELICHI, 1999 = GELICHI S. (a cura di), Archeologia Urbana in Toscana. La città

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78. GELICHI, LIBRENTI, 1997 = GELICHI S., LIBRENTI M., L’edilizia in legno altomedievale

nell’Italia del Nord: alcune osservazioni, in SAMI1, 1997, pp. 215-220.

79. GIARDINA, 1986A = GIARDINA A. (a cura di), Società romana e Impero tardoantico.

Istituzioni, ceti economie, Roma-Bari, vol.1, (Istituto Gramsci - Seminario di Antichistica. Collezione Storica).

80. GIARDINA, 1986B = GIARDINA A. (a cura di), Società romana e Impero tardoantico. Roma:

politica, economia, paesaggio urbano, Roma-Bari, vol.2, (Istituto Gramsci - Seminario di Antichistica. Collezione Storica).

81. GIARDINA, 1986C = GIARDINA A. (a cura di), Società romana e Impero tardoantico. Le

merci, gli insediamenti, Roma-Bari, vol.3, (Istituto Gramsci - Seminario di Antichistica. Collezione Storica).

82. GIARDINA, 1986D = GIARDINA A. (a cura di), Società romana e Impero tardoantico.

Tradizione dei classici, trasformazione della cultura, Roma-Bari, vol.4, (Istituto Gramsci - Seminario di Antichistica. Collezione Storica).

83. GUERRINI, 2003 = GUERRINI R., Sotto il Duomo di Siena. Scoperte archeologiche,

architettoniche e figurative. Milano.

84. HODGES, 1982 = HODGES R., Dark Age economics. The origin of towns and trade. AD 600-

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89. HUDSON, 1981 = HUDSON P., Archeologia urbana e programmazione della ricerca:

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90. HUDSON, 1985 = HUDSON P., La dinamica dell’insediamento urbano nell’area del cortile

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92. HUDSON, LA ROCCA, 1984 = HUDSON P., LA ROCCA C., Verona, cortile del Tribunale and

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95. LA ROCCA, 1986A = LA ROCCA C., “Dark Ages” a Verona: edilizia privata, aree aperte e

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«Langobardia», «Studi Storici», 4.

98. LA ROCCA, 1989B = LA ROCCA C., «Plus ça change, plus c’est la même chose»:

trasformazioni della città altomedievale in Italia settentrionale, «Società e storia», 45.

99. LA ROCCA, 1994 = LA ROCCA C., “Castrum del potius civitas”: Modelli di declino urbano

in Italia settentrionale durante l’alto medioevo, in FRANCOVICH, NOYÉ, 1994 pp. 545-554.

100. LA ROCCA, 2002 = LA ROCCA C. (a cura di), Italy in the early Middle Ages: 476-

1000, Oxford (The Short Oxford History of Italy).

101. LE GOFF 2003 = Le Goff J., Alla ricerca del Medioevo. Roma-Bari.

102. LEO IMPERIALE, 2003 = LEO IMPERIALE M., Struttura e tecnologia delle fornaci da

vasaio di età bizantina ad Otranto (Le), in SAMI3, 2003, pp. 674-677.

103. LONGOBARDI IN EUROPA, 1974 = La civiltà dei Longobardi in Europa. Atti del Convegno Internazionale (Roma-Cividale del Friuli, 24-28 maggio 1971). Roma.

104. MANACORDA, 1982 = MANACORDA D. (a cura di), Archeologia urbana a Roma. Il

progetto della Crypta Balbi. Firenze. (Biblioteca di Archeologia Medievale, 2).

105. MANACORDA, 1984 = MANACORDA D. (a cura di), Archeologia urbana a Roma: il

progetto della Crypta Balbi. 2. Un “Mondezzaro” del XVIII secolo. Lo scavo dell’ambiente

63 del Conservatorio di Santa Caterina della Rosa. Firenze. (Biblioteca di Archeologia Medievale, 3).

106. MANACORDA, 1985 = MANACORDA D. (a cura di), Archeologia urbana a Roma: il

progetto dela Crypta Balbi. 3. Il giardino del conservatorio di S. Caterina della Rosa. Firenze. (Biblioteca di Archeologia Medievale, 4).

107. MENIS, 1991 = MENIS G.C., Italia longobarda. Venezia.

108. MICHAELIDES, WILKINSON, 1992 = MICHAELIDES D., WILKINSON D. (a cura di),

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109. ORTALLI, 1991 = ORTALLI J., L’edilizia abitativa, in CARILE, 1991, pp. 167-192.

110. PANAZZA, 1980 = PANAZZA G., La «domus» dell’Ortaglia nel Monastero di S. Giulia

a Brescia, in ATTI DEL CONVEGNO SU ARCHEOLOGIA, 1980, pp. 97-123.

111. PAROLI, 1997 = PAROLI L., L’Italia centro-settentrionale in età longobarda. Atti del Convegno, Ascoli Piceno, 6-7 ottobre 1995. Firenze. (Biblioteca di Archeologia Medievale, 13).

112. PAROLI, VENDITELLI, 2004 = PAROLI L., VENDITELLI L. (a cura di), Roma

dall’antichità al medioevo II. Contesti tardoantichi e altomedievali, Milano.

113. RICCI, 1997 = RICCI M., Relazioni culturali e scambi commerciali nell’Italia centrale

romano-longobarda alla luce della Crypta Balbi in Roma, in PAROLI 1997, pp. 239-273.

114. RICCI, 2004 = RICCI M., Crypta Balbi: l’area del mitreo, in PAROLI, VENDITELLI, 2004, pp. 231-241.

115. ROSSIGNANI, 1985-1987 = ROSSIGNANI M.P., Gli edifici pubblici nell’area del Foro

di Luni, in «Quaderno del Centro Studi Lunensi», 10-12, pp. 123-148.

116. SAGUÌ, 1986 = SAGUÌ L., Crypta Balbi (Roma): Lo scavo nell’esedra del monumento

romano. Seconda relazione preliminare, «Archeologia Medievale», 13, pp. 345-355.

117. SAGUÌ, 1993 = SAGUÌ L., Crypta Balbi (Roma): conclusione delle indagini

archeologiche nell'esedra del monumento romano. Relazione preliminare, «Archeologia Medievale», 20, pp. 409-418.

118. SALMI, 1973 = SALMI M., Problemi dell’alto medioevo a Lucca, in ATTI DEL 5°

CONGRESSO INTERNAZIONALE, 1973, pp. 449-459.

119. SAMI1, 1997 = GELICHI S., (a cura di), I Congresso Nazionale di Archeologia

Medievale. Pisa, Auditorium del Centro Studi della Cassa di Risparmio di Pisa (ex Benedettine), 29-31 maggio 1997. Firenze.

120. SAMI2, 2000 = BROGIOLO G.P.., (a cura di), II Congresso Nazionale di Archeologia

Medievale. Musei Civici di Santa Giulia. Brescia, 28 settembre - 1 ottobre 2000. Firenze.

121. SAMI3, 2003 = FIORILLO R., PEDUTO P. (a cura di), III Congresso Nazionale di

Archeologia Medievale. Castello di Salerno - Complesso di Santa Sofia, 2 ottobre - 5 ottobre 2003, Firenze.

122. SANTANGELI VALENZANI, 2004 = SANTANGELI VALENZANI R., Abitare a Roma

nell’alto medioevo, in PAROLI, VENDITELLI, 2004, pp. 41-59.

123. SCHIAVONE, 2003 = SCHIAVONE A., Il mondo tardoantico, in STORIA MEDIEVALE, 2003, pp. 43-64.

124. STORIA MEDIEVALE, 2003 = Storia Medievale, Roma.

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125. VALENTI, 1996 = VALENTI M., Poggio Imperiale a Poggibonsi (Siena). Dal villaggio

di capanne al castello di pietra. I. Diagnostica archeologica e campagne di scavo 1991-

1994. Firenze (Biblioteca del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. Sezione Archeologica. Università di Siena, 1)

126. VALENTI, 2004 = VALENTI M., L’insediamento altomedievale nelle campagne

toscane. Paesaggi, popolamento e villaggi tra VI e X secolo. Firenze. (Biblioteca del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti. Sezione Archeologica. Università di Siena, 10).

127. VENDITELLI, 2004 = VENDITELLI L., Crypta Balbi: stato e prospettive della ricerca

archeologica nel complesso, in PAROLI, VENDITELLI, 2004, pp. 222-230.

128. VOLPE 1997 = VOLPE G., Lucera (Foggia), San Giusto, in «Taras», 17/1, pp. 108-110.

129. VOLPE 1999 = VOLPE G. (a cura di), San Giusto, la villa, le ecclesiae. Primi risultati

dagli scavi nel sito rurale di San Giusto (Lucera): 1995-1997. Bari.

130. WARD PERKINS, 1981A = WARD PERKINS B., La città altomedievale, «Archeologia Medievale», 10, pp. 111-124.

131. WARD PERKINS, 1981B = WARD PERKINS B., Two Byzantine houses at Luni, «Papers

of the British School at Rome», 49, pp. 91-98.

132. WARD PERKINS, 1984 = WARD PERKINS B., From classical Antiquity to the Middle

Ages. Urban public building in northern and central Italy, AD 300-850, Oxford.

133. WICKHAM, 1981 = WICKHAM C.J., Early medieval Italy. Central power and local

society 400-1000, London.

134. WICKHAM, 1988A = WICKHAM C.J., La città altomedievale. Una nota sul dibattito in

corso, «Archeologia Medievale», 15, pp. 649-651.

135. WICKHAM, 1988B = WICKHAM C.J., L’Italia e l’Altomedioevo, «Archeologia Medievale», 15, pp. 105-124.

136. WICKHAM, 1994a = WICKHAM C.J., Considerazioni conclusive, in FRANCOVICH,

NOYÉ, 1994, pp. 741-759.

137. WICKHAM, 1994b = WICKHAM C.J., Land and Power: Studies in Italian and

European Social History, 400-1200. London, British School at Rome.

138. WICKHAM, 2003 = WICKHAM C.J., Economia altomedievale, in STORIA MEDIEVALE, 2003, pp. 203-226.

B) Informatica applicata all’archeologia.

1. D’ANDREA, NICCOLUCCI, 2000 = D’ANDREA A., NICCOLUCCI F. (a cura di), Atti del I

Workshop Nazionale di Archeologia Computazionale. Napoli 5-6 febbraio 1999, Firenze 19 marzo 1999. Napoli.

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2. DOERR, SARRIS, 2003 = DOERR M., SARRIS A. (a cura di), The digital heritage of

archaeology. CAA 2002. Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology. Proceedings of the 29th Conference. Heraklion (Crete, Greece), 2nd-6th April 2002. Athens.

3. FRANCOVICH, VALENTI, 2000 = FRANCOVICH R., VALENTI M., La piattaforma GIS dello

scavo ed il suo utilizzo: l’esperienza di Poggibonsi, in SAMI2, 2000, pp. 14-20. 4. FRANCOVICH, VALENTI, 2001 = FRANCOVICH R., VALENTI M., Relazioni preliminari del

Workshop “Soluzioni GIS nell’informatizzazione dello scavo archeologico”. Siena.

5. FRONZA, 2000 = FRONZA V., Il sistema di gestione degli archivi dello scavo di Poggio

Imperiale a Poggibonsi (Insegnamento di Archeologia Medievale dell'Università di Siena).

Una soluzione all'interno della "soluzione GIS", in D’ANDREA, NICCOLUCCI, 2000, pp. 125-137.

6. FRONZA, 2001 = FRONZA V., Il sistema degli archivi nella gestione di un cantiere di scavo e

la sua integrazione in un sistema globale (l’esperienza senese), in FRANCOVICH, VALENTI, 2001, pp. 25-34.

7. FRONZA, 2003 = FRONZA V., Principi di database management in archeologia: l’esperienza

senese, in SAMI3, 2003, pp. 629-632.

8. FRONZA, NARDINI, VALENTI, 2003 = FRONZA V., NARDINI A., VALENTI M., An integrated

information system for archaeological data management: latest developments, in DOERR, SARRIS, 2003, pp. 147-153.

9. FRONZA, VALENTI, 1996 = FRONZA V., VALENTI M., Un archivio per l’edilizia in materiale

deperibile nell’altomedioevo, in VALENTI, 1996, pp. 159-218.

10. FRONZA, VALENTI, 2000A = FRONZA V., VALENTI M., L’utilizzo delle griglie di riferimento

per lo scavo di contesti stratigrafici altomedievali: elaborazione di una soluzione

informatica, in SAMI2, 2000, pp. 21-27.

11. FRONZA, VALENTI, 2000B = FRONZA V., VALENTI M., Lo scavo di contesti stratigrafici

altomedievali: riconoscimento ed interpretazione di buche di palo e strutture in materiale

deperibile. Il testo è consultabile al seguente Indirizzo Internet: 12. http://archeologiamedievale.unisi.it/NewPages/LABORATORIO/testi.html

13. NARDINI, 2000 = NARDINI A., 2000, La piattaforma GIS dello scavo di Poggio Imperiale a

Poggibonsi (Insegnamento di Archeologia Medievale dell’Università di Siena). Dalla

creazione del modello dei dati alla loro lettura, in «Archeologia e Calcolatori», 11, pp. 111-123.

14. VALENTI, 1998A = VALENTI M., La gestione informatica del dato; percorsi ed evoluzioni

nell'attività della cattedra di Archeologia Medievale del Dipartimento di Archeologia e

Storia delle Arti-Sezione Archeologica dell'Università di Siena, «Archeologia e Calcolatori», 9.

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15. VALENTI, 1998B = VALENTI M., Computer Science and the management of an

archaeological excavation: the Poggio Imperiale Project, «Archaeological Computing Newsletter», 50, pp. 13-20.

C) Testi inediti.

1. FRONZA V., 1999-2000, Insediamenti rurali ed edilizia in materiale deperibile

nell'Altomedioevo europeo: strumenti per una ricerca, Tesi di laurea in Archeologia medievale (Relatore Prof. Riccardo Francovich, Controrelatore Prof. Marco Valenti).

2. FRONZA V., 2004-2005, Edilizia in materiale deperibile nell’altomedioevo italiano, Tesi

della Scuola di Dottorato di Ricerca in Archeologia Medievale XVI° Ciclo.

3. SEBASTIANI A., 2003-2004, L’edilizia residenziale urbana in Italia tra la tardoantichità e

l’altomedioevo. Per un atlante delle evidenze archeologiche edite, Tesi di Laurea in Storia degli insediamenti tardoantichi e medievali (Relatore Prof. Marco Valenti, Controrelatore Prof. Riccardo Francovich).

4. TIXIER B., 2004-2005, La piattaforma GIS di Siena. Uno strumento per la valutazione del

rischio archeologico della città, progetto per la Scuola di Dottorato di Ricerca 2004/2005, Sezione “Archeologia Medievale”, Indirizzo di Ricerca “Archeologia informatica”. Il testo è consultabile al seguente indirizzo internet: http://archeologiamedievale.unisi.it/NewPages/DOTT/progetti.html

Siena, 28/06/2004

In fede Alessandro Sebastiani