Bassano durante il primo secolo di dominazione veneziana...

22
1 Bassano durante il primo secolo di dominazione veneziana (1404-1509) di Rachele Scuro Nel 1404 anche Bassano (Bassano del Grappa 1 ) entrò a far parte del costituendo stato di Terraferma veneziano, facendo atto di dedizione alla Serenissima e vedendo entrare all’interno delle sue mura il primo contingente militare veneziano il 10 giugno 1404 2 . Questa dedizione si inserisce nel fallito tentativo di conquista della Terraferma veneta portato avanti da Francesco Novello da Carrara dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti e la successiva reggenza di Caterina Visconti; della debolezza dello stato visconteo, al quale Bassano apparteneva, aveva infatti tentato di approfittare, in Veneto, il da Carrara, alleatosi con Guglielmo della Scala, e grazie all’appoggio del genero Niccolò III d’Este. Venezia aveva inizialmente tentato di frenare diplomaticamente il padovano, ma il tentativo era fallito e con l’assoggettamento anche di Verona, l’8 aprile 1404, capì che era necessario pensare ad un intervento diretto, consapevole del rischio che avrebbe rappresentato la formazione di uno stato territoriale veneto carrarese, in grado di bloccare i suoi collegamenti con la terraferma italiana ed il nord Europa. I milanesi avevano già tentato di portare avanti degli accordi con Venezia, al fine di creare una lega per frenare i padovani, offrendo i territori di Bassano, Feltre, Belluno, Covolo e Scala; Venezia rispose che si sarebbero dovute aggiungere anche Vicenza e Verona. L’accordo non fu stipulato, ma proseguirono i contatti. In questo complesso momento di sconvolgimenti politico-territoriali (solo nel 1406 Verona e Padova sarebbero entrate a far parte del dominio veneto) anche il ceto dirigente 1 Bassano del Grappa è il nome moderno assunto dalla città, a seguito delle prima guerra mondiale, in ricordo dell’importante fronte del vicino monte Grappa. 2 Per i principali avvenimenti della storia di Bassano durante la dominazione veneziana si faccia riferimento a F. Seneca, Bassano sotto il dominio veneto, in Storia di Bassano, a c. G. Fasoli, Bassano del Grappa, 1980, pp. 52-115 e a O. Brentari, Storia di Bassano, Bassano, 1884 (ristampa Bologna, 1980); sui capitoli presentati da Bassano a Venezia al momento della dedizione si veda anche G. M. Varanini, Le due redazioni dei capitoli di dedizione di Bassano a Venezia (1404), in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s. 25 (2004), pp. 75-82. Per un confronto con la vicina Vicenza si veda A. Menniti Ippolito, La “fedeltà” vicentina e Venezia. La dedizione del 1404, in Storia di Vicenza, vol. 3-1, Vicenza, 1989; a Vicenza, sotto assedio carrarese, il primo contingente veneziano, comandato da Giacomo Surian, entrò in città il 25 aprile 1404, e sebbene di fatto Vicenza fosse diventata sin da quel momento suddita veneziana, solo a metà maggio il governante veneziano accettò il “dominio ed il governo” della città.

Transcript of Bassano durante il primo secolo di dominazione veneziana...

1

Bassano durante il primo secolo di dominazione veneziana

(1404-1509)

di Rachele Scuro

Nel 1404 anche Bassano (Bassano del Grappa1) entrò a far parte del costituendo stato

di Terraferma veneziano, facendo atto di dedizione alla Serenissima e vedendo entrare

all’interno delle sue mura il primo contingente militare veneziano il 10 giugno 14042.

Questa dedizione si inserisce nel fallito tentativo di conquista della Terraferma veneta

portato avanti da Francesco Novello da Carrara dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti e

la successiva reggenza di Caterina Visconti; della debolezza dello stato visconteo, al quale

Bassano apparteneva, aveva infatti tentato di approfittare, in Veneto, il da Carrara, alleatosi

con Guglielmo della Scala, e grazie all’appoggio del genero Niccolò III d’Este. Venezia

aveva inizialmente tentato di frenare diplomaticamente il padovano, ma il tentativo era

fallito e con l’assoggettamento anche di Verona, l’8 aprile 1404, capì che era necessario

pensare ad un intervento diretto, consapevole del rischio che avrebbe rappresentato la

formazione di uno stato territoriale veneto carrarese, in grado di bloccare i suoi

collegamenti con la terraferma italiana ed il nord Europa. I milanesi avevano già tentato di

portare avanti degli accordi con Venezia, al fine di creare una lega per frenare i padovani,

offrendo i territori di Bassano, Feltre, Belluno, Covolo e Scala; Venezia rispose che si

sarebbero dovute aggiungere anche Vicenza e Verona. L’accordo non fu stipulato, ma

proseguirono i contatti.

In questo complesso momento di sconvolgimenti politico-territoriali (solo nel 1406

Verona e Padova sarebbero entrate a far parte del dominio veneto) anche il ceto dirigente

1 Bassano del Grappa è il nome moderno assunto dalla città, a seguito delle prima guerra mondiale, in ricordo dell’importante fronte del vicino monte Grappa. 2 Per i principali avvenimenti della storia di Bassano durante la dominazione veneziana si faccia riferimento a F. Seneca, Bassano sotto il dominio veneto, in Storia di Bassano, a c. G. Fasoli, Bassano del Grappa, 1980, pp. 52-115 e a O. Brentari, Storia di Bassano, Bassano, 1884 (ristampa Bologna, 1980); sui capitoli presentati da Bassano a Venezia al momento della dedizione si veda anche G. M. Varanini, Le due redazioni

dei capitoli di dedizione di Bassano a Venezia (1404), in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s. 25 (2004), pp. 75-82. Per un confronto con la vicina Vicenza si veda A. Menniti Ippolito, La “fedeltà” vicentina

e Venezia. La dedizione del 1404, in Storia di Vicenza, vol. 3-1, Vicenza, 1989; a Vicenza, sotto assedio carrarese, il primo contingente veneziano, comandato da Giacomo Surian, entrò in città il 25 aprile 1404, e sebbene di fatto Vicenza fosse diventata sin da quel momento suddita veneziana, solo a metà maggio il governante veneziano accettò il “dominio ed il governo” della città.

2

bassanese dovette ritenere più saggio seguire l’esempio vicentino e presentare una propria

spontanea dedizione a Venezia, la quale aveva certamente interesse per tale territorio,

confinante con Treviso, che la Serenissima deteneva, ad eccezione di un breve intervallo,

sin dal 1339. All’indomani dell’entrata a Bassano dei veneziani, i bassanesi erano dunque

pronti a presentare i loro capitoli di dedizione; si noti che in tali capitoli si faccia

comunque esplicito riferimento alla positività del dominio visconteo3 –malgrado ci si

stesse rivolgendo alla nuova dominante– tanto che gli stessi bassanesi dichiaravano, in una

delle versioni degli stessi capitoli, che il nuovo assoggettamento era possibile

esclusivamente perché se ne aveva avuta facoltà da Caterina Visconti4. Probabilmente i

bassanesi erano consapevoli del loro futuro destino politico-territoriale, che comunque i

milanesi avevano ormai assegnato a Venezia, e preferirono allearsi in posizione di forza sin

da subito con la Serenissima, favoriti da una più spendibile dedizione volontaria.

Il secondo termine temporale che definisce il periodo preso in esame dalla ricerca qui

proposta è il 1509, quando, com’è noto, a seguito della sconfitta veneziana contro i

francesi ad Agnadello, le forze imperiali della lega di Cambrai occuparono le città della

Terraferma veneta, appoggiate dai locali ceti nobiliari, che nel tentativo di riprendere un

antico status e potere avevano fatto dedizione all’imperatore.

L’anno 1509 segna dunque una cesura all’interno della dominazione veneziana di

Bassano. Malgrado la presenza degli imperiali sul territorio, durata pochi mesi e conclusasi

il 23 novembre 1509, rappresenti un intervallo veramente breve all’interno dei quattro

secoli di dominio veneto, tuttavia come nel resto della Terraferma fu necessario un tempo

più lungo per ritornare alla normalità: nove anni di altalena di occupazioni militari,

conquiste e perdite che caratterizzarono lo svolgersi degli eventi sino al 1518 ed alla pace

stipulata il 31 luglio di quell’anno. Il 1509 è stato dunque assunto come data ante quem

nell’impostazione di questa ricerca, potendo così delimitare in modo netto il primo secolo

della dominazione veneziana.

Tornando al momento della dedizione bassanese a Venezia, va sottolineato il

particolare status che Bassano riuscì ad ottenere rispetto ad altre località dalle

caratteristiche simili della Terraferma Veneta, quali Monselice, Castelfranco (Castelfranco

Veneto) o Conegliano. Bassano va senza dubbio annoverata fra quelle che, a partire da

3 Si veda Varanini, Le due redazioni, p. 77. 4 Ibid., p. 80, in cui è riportata la trascrizione di due delle versioni dei capitoli di dedizioni, in una di esse, conservata presso il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa, Atti del Consiglio, reg. 4/2, cc. 40r-41r, si esplicita: “Primo. Comune et homines Bassani dum habita fuerit licentia ab illustrissima domina sua domina ducissa Mediolani et cetera offerunt se fore ac esse intendunt fidelissimos et constantes servitores et subditos…”.

3

Chittolini5, sono state definite come “quasi – città”, in questo caso governata da un piccolo

patriziato6. Per poter essere dichiarata città a Bassano, pur dotata di mura, mancava un

contado ben definito, ma sostanzialmente le mancava prima di tutto l’essere sede

vescovile, visto che allora come oggi apparteneva alla diocesi vicentina7. Seppure in un

diploma del 1396 l’imperatore Venceslao l’avesse inserita fra le 25 città da comprendersi

nel ducato di Gian Galeazzo Visconti8, agli occhi di Marin Sanudo, a fine Quattrocento,

non poteva essere definita tale e veniva citata, come Conegliano o Rovigo, fra quelle

località semiurbane che la definizione di castello (centro minore fortificato) non poteva

pienamente comprendere9.

Del resto, malgrado dal suo ceto dirigente dovesse essere fortemente sentito il

problema del binomio civiltà/nobiltà10, anche all’interno della stessa Bassano non si

riscontra un’autodefinizione di “città”; anzi la defizione che appare più frequentemente

usata è, da un primo ridotto sondaggio all’interno dei protocolli dei notai locali, un

generico Bassani, quando addirittura non quella di villa Bassani, di fatto non spiegabile

data la presenza attestata di un castello e di fortificazioni11, anche se probabilmente ci si

riferiva all’area agricola della Rosà, allora ancora compresa nella stessa Bassano.

Non che il problema della mancata definizione di città non fosse sentito, anche al fine

di adeguare al prestigio che ne conseguiva il proprio ceto dirigente –composto

essenzialmente da un piccolo patriziato– al prestigio sociale che ne conseguiva; tuttavia

malgrado dal 1562 le ducali veneziane facciano esplicito riferimento alla “città di Bassano”

ed al suo “nobile Consiglio”, la stessa Bassano ben sapeva di non aver ancora raggiunto

5 G. Chittolini, “Quasi – città”. Borghi e terre in area lombarda nel tardo medioevo, in “Società e Storia”, 47 (1990), pp. 3-26; rist. in idem, Città, comunità e feudi negli stati dell’Italia centro-settentrionale (secoli

XIV-XVI), Milano 1996. 6 Si può distinguere un altro tipo di “quasi – città”, quello governato da un signore, in proposito si faccia l’esempio di Carpi. Per una presentazione del problema delle “quasi – città” su modello principesco si veda M. Folin, Città, “quasi – città” e piccoli stati nell’Italia di antico regime (secoli XV-XVII), in “Storia Urbana”, 102 (2003), pp. 5-23; per l’esempio carpigiano si vedano gli studi di Bocchi e Svalduz segnalati in bibliografia. Alle “quasi-città” della Terraferma veneta ha recentemente dedicato un saggio Anna Bellavitis, ma l’autrice ha riservato poco spazio a Bassano e solo per il periodo della piena età moderna (A. Bellavitis, “Quasi-città” e terre murate in area veneta: un bilancio per l’età moderna, in L’ambizione di essere città.

Piccoli, grandi centri nell’Italia rinascimentale, a c. E. Svalduz, Venezia, 2004, pp. 97-119). 7 Oltre al già citato Chittolini, per la classificazione di città e “quasi – città” si veda M. Folin, Sui criteri di

classificazione degli insediamenti urbani nell’Italia centro-settentrionale (secoli XIV-XVIII), in “Storia Urbana”, 92 (2000), pp. 5-23, edito anche in formato digitale da “AISU”, <www.storiaurbana.it>, pp. 1-18, formato usato in questa occasione. 8 Brentari, Storia, p. 421. 9 Chittolini, “Quasi – città”, p. 4 e per la definizione di castello Folin, Sui criteri, p. 6. 10 Folin, Sui criteri, p. 8. 11 Per villa si intendeva un insediamento rurale sprovvisto di mura (ibid., p. 6). Per la definizione di villa

Bassani si vedano in proposito Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del Grappa, notarile bassanese, b. 588 (not. Giacomo Fontegari), fasc. 1455, 19/04/1455 s. d. e fasc. 1457, 07/07/1457 s. d..

4

una simile posizione. In proposito si osservi come nel 1590, con l’elezione del Collegio dei

Dottori, si affermasse che ciò “apporterà tanto splendore a Bassano che lo farà

riguardevole appresso a tutti i popoli circonvicini, talchè dal nome finora datogli di Terra

[insediamento murato, dotato di spiccata fisionomia urbana, ma privo della dignità

vescovile]12, potrà per l’avvenire ragionevolmente chiamarsi Città”13. Titolo che invece

potrà ottenere solo nel 1760 e a cui seguirono delle proteste conclusesi solo per mezzo del

ritiro di ricorso in appello da parte degli Avogadori di Comun veneziani14.

Eppure la “quasi – città” Bassano riuscì ad ottenere da Venezia un’autonomia ben

maggiore rispetto agli altri castelli e terre murate della Terraferma Veneta, cioè di essere

sottoposta direttamente alla Dominante, di essere dotata di un suo autonomo “podestà e

capitano”, direttamente dipendente da Venezia, e di poter essere governata secondo i propri

statuti; situazione diversa da quanto era accaduto a Castelfranco e Conegliano, le quali pur

essendo sedi di podesteria e vedendo la presenza di un podestà veneziano erano comunque

sottoposte al distretto di Treviso, o ancora a Monselice, di nuovo podesteria e di nuovo

sottoposta a Padova prima ancora che a Venezia. Bassano era invece riuscita ad evitare una

simile subordinazione, che pure era stata insistentemente richiesta sia da Vicenza (che

l’avrebbe voluta come sua terza podesteria, dopo Lonigo e la vicina Marostica) che da

Padova; Venezia si limitò a giustificare la decisione di indipendenza ricordando che tale

era stata la richiesta bassanese15 e ribadendo, come la Repubblica sottolineò ai vicentini,

che i costi sostenuti per la conquista bassanese erano stati troppo grandi, dato che fino

all’atto di dedizione erano stati spesi ben 22.622 ducati16.

Va dunque innanzitutto sottolineata la ferma volontà di indipendenza dei bassanesi,

che come coi padovani prima e coi Visconti dopo, ora anche con Venezia riuscivano a

strappare una larga fascia di autonomia, “godendo dei diritti di città pur senza esserlo” e

“impostando i loro rapporti con la dominante più da alleati deboli che da semplici sudditi”,

come già sottolineato per i periodi pre-veneziani da Sante Bortolami17.

12 Folin, Sui criteri, p. 6. 13 Brentari, Storia, pp. 420-421. 14 Ibid., p. 420 e Chittolini, “Quasi – città”, p. 25. 15 Il 7 dicembre 1405 due ambasciatori bassanesi si trovavano ancora a Venezia a protestare contro i tentativi di sottomissione perpetrati da Vicenza e Padova; si veda Menniti Ippolito, La “fedeltà” vicentina, p. 38. 16 O. Brentari, Storia di Bassano, Bassano 1884 (ristampa anastatica Bologna, 1980), p. 305. 17 S. Bortolami, La difficile “libertà di decidere” di una città mancata: Bassano nei secoli XII-XIII, in Giornata di studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli, atti del convegno (Bassano del Grappa 23 ottobre 1993), a c. R. Del Sal, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s., 13-15 (1995), pp. 31-62 alle pp. 59-60.

5

Ma sono da chiarire anche le altre motivazioni veneziane che permisero il coincidere

delle due volontà. In questo senso si situa la notevole importanza della posizione strategica

bassanese: infatti lungo il suo territorio si snodano delle importanti vie di comunicazione, a

partire dal fiume Brenta, sul quale Bassano aveva il controllo18 e che rappresentava una via

privilegiata per il trasporto di un bene assai caro alla Repubblica veneziana, il legname

proveniente dal Trentino e dall’area dell’altopiano di Asiago19. Allo stesso tempo Bassano

rappresenta anche lo sbocco in pianura delle vie che, dopo il passaggio per l’area

pedemontana e la Valsugana, scendevano dalle Alpi e conducevano a Venezia, in

particolare dalla aree di Trento e Feltre e che quindi rappresentavano un importante punto

strategico per la difesa del territorio, soprattutto nei confronti del confine trentino20.

Vengono così a delinearsi altri motivi strategici tesi a supportare l’ipotesi che

l’indipendenza concessa dai veneziani ai bassanesi fosse anche un modo per poter

esercitare un maggiore controllo, senza dover essere contrastata dalle pressanti richieste di

potere ed ingerenze delle città capoluogo alle quali, com’è noto la Serenissima aveva

lasciato ampi margini di governo sui propri territori. Fino a che punto dunque,

l’indipendenza bassanese aveva trovato motivazione proprio dalla volontà di escludere le

élites vicentine e padovane dal controllo su uno snodo territoriale strategico?

Nel 1406, con la conferma veneziana dei patti di dedizione, venne dunque sancita

l’indipendenza bassanese e del suo piccolo territorio21, che a diritto poteva detenere oltre

che il potere istituzionale anche quello giudiziario sul civile e sul criminale22, senza dover

afferire al distretto di una delle città maggiori; ma fino a che punto tale indipendenza

veniva di fatto totalmente applicata? Mancava a Bassano, ad esempio, uno degli aspetti

fondamentali di indipendenza, il dominio della materia fiscale sul proprio territorio, che era

18 Si noti che Bassano aveva completo controllo oltre che sul fiume anche sul famoso ponte ligneo sul Brenta, già attestato dal Duecento, tanto da avere una piccola testa di ponte in territorio vicentino giusto al di là del ponte, ove risideva un guardiano e daziario; Brentari, Storia, p. 403. 19 Sull’importanza dei legnami si veda una ducale del 22 agosto 1425 del doge Fracensco Foscari, che esentava i bassanesi dal dazio sul trasporto dei legnami (ibid., p. 507). Lungo il Brenta correva inoltre una variante per il trasporto dei metalli provenienti dal nord, che una volta diramatasi a Trento scendeva per la Valsugana sino ad arrivare al Brenta per il trasporto sino a Venezia; si veda R. Vergani, Le vie dei metalli, in Per terre e per acque. Vie di comunicazione nel Veneto dal Medioevo alla prima età moderna, a c. D. Gallo, Padova, 2003, pp. 299-318, alle pp. 302 e 307. 20 Gian Paolo Bustreo sottolinea come alcune tracce inducano a sospettare l’esistenza, già ad inizio Trecento, di un’importante arteria a livello regionale che collegava Mestre a Bassano e che faceva perno su Castelfranco; si veda G. P. Bustreo, Paesaggi rurali nel trevigiano. Il censimento stradale del 1315, in Per

terre e per acque. Vie di comunicazione nel Veneto dal Medioevo alla prima età moderna, a c. D. Gallo, Padova, 2003, pp. 239-266, alle pp. 245 e 252. 21 Si vedano in proposito le cartine riportate in appendice, sezione 1. 22 Nel formulario della commissione al podestà e capitano bassanese si proclamava che il rettore era tenuto a governare la podesteria in materia civile e penale secondo quanto stabilito dagli Statuti e dalle consuetudini locali; Archivio di Stato di Venezia, Collegio Commissioni Formulari, v. 6, c. 41r.

6

stata accorpata al camerlengo trevigiano. E fino a che punto era qui più forte l’esercizio

dell’arbitrium da parte del podestà-capitano veneziano, considerata la maggiore debolezza

del locale ceto dirigente rispetto all’autonomia politica e sociale che potevano godere le

élites dei capoluoghi maggiori?23

Inoltre sarebbe importante definire fino a che punto una simile indipendenza veniva

vista dalla stessa Venezia e quali margini essa consentisse. Le ipotesi degli studiosi che si

occuparono della storia bassanese si rivelano piuttosto contrastanti: ad un Brentari che,

oltre a sottolineare l’indipendenza bassanese, concede al massimo un rapporto di qualche

sudditanza con Padova, fa da contraltare Mantese che ritiene Bassano, pur indipendente,

null’altro che una podesteria vicentina di fatto. E mentre il primo porta a sostegno delle sue

ipotesi, fra gli altri, il fatto che spesso fossero i rettori padovani a dover decidere su

questioni interne al bassanese oltre all’imposizione di tasse a favore del solo territorio

padovano24, il secondo riteneva la podesteria nient’altro che un ente creato “sine

necessitate”25; del resto nei volumi contenenti i formulari delle commissioni ai rettori si

nota che spesso all’interno di quelle bassanesi si fa riferimento alle vicentine, come di

solito accadeva per le podesterie appartenenti ai distretti dei capoluoghi26.

Persiste poi il problema di debolezza territoriale che una podesteria così piccola

presentava, costantemente pressata dal rischio di essere fagocitata dai più grandi e potenti

distretti vicini. Per tutto il Quattrocento (ed oltre) si assiste a continui ricorsi bassanesi a

Venezia, al fine di bloccare i tentativi di rivendicazioni territoriali presentati dalle

podesterie vicine e dai contrasti che ne erano seguiti; in particolare si segnalano i contrasti

con Vicenza per i territori ai confini del Brenta27 e con Feltre per la strategica propagine di

Primolano28. Simili contrasti erano poi pressocchè costanti in materia di riscossione dei

dazi29. Sarebbe quindi importante comprendere anche quali furono le motivazioni che

23 Sul problema dell’arbitrium si veda G. Cozzi, La politica del diritto nella Repubblica Veneziana, in Stato,

società e giustizia, Roma, 1980. 24 Brentari, Storia, pp. 406-407. 25 G. Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, vol. 3-1, Vicenza, 1964, p. 518. 26 Archivio di Stato di Venezia, Collegio Commissioni Formulari, v. 6, a partire da c. 41r per il podestà e capitano di Bassano, da c. 1v per il podestà di Vicenza e da c. 8v per il capitano di Vicenza. 27 La defizione del confine segnato dal Brenta fra il territorio vicentino e quello bassanese fu raggiunta solo l’11 ottobre 1471, allorchè il capitano di Vicenza ed il podestà e capitano bassanese, quali giudici arbitri sulla questione, statuirono che il fiume avrebbe segnato il confine fra le due giurisdizioni; si stabiliva inoltre che il ponte apparteneva interamente a Bassano e che perciò alla sua estremità vicentina vi sarebbe stata una piccola enclave bassanese, dove potesse risiedere il custode; Brentari, Storia, p. 403. 28 Le liti coi feltrini per l’area di Primolano sono già attestate a partire dal 1406, quando i bassanesi rivolsero una supplica al doge affinchè frenasse le pretese di Feltre su quel territorio; però solo nel 1420 i bassanesi avrebbero ottenuto piena e legittima giurisdizione sull’area (Brentari, Storia, p. 400). 29 Ad esempio il 17 giugno 1470 il doge Cristoforo Moro ordinava al capitano di Vicenza ed al podestà e capitano di recarsi sul luogo dove erano insorti i contrasti in materia di riscossione dei dazi, affinchè

7

spinsero Venezia a proteggere costantemente i territori bassanesi dalle ingerenze dei vicini

capoluoghi.

Una debolezza che si rifletteva anche all’interno della podesteria stessa: sembra infatti

che Bassano, ad inizio Quattrocento, non fosse ancora in grado di esercitare con forza il

suo dominio sul territorio ad essa sottoposto, come accadeva per gli altri capoluoghi. Il

Brentari in proposito parla più di una confederazione che di un vero predominio

bassanese30. Si trovano allora contrasti territoriali fra Bassano e Rossano o contrasti fra

Bassano e Primolano, che si rifiutava di pagare le tasse, in quanto dichiaratasi fiscalmente

compresa nell’area feltrina31.

L’obiettivo di questa ricerca sarà dunque delineare un quadro a tutto tondo di quella

che fu l’evoluzione politica, istituzionale, economica e sociale di Bassano durante il primo

secolo di dominio veneto.

Oltre a quelle già accennate sono molte le tematiche relative allo sviluppo bassanese in

questo periodo che finora sono state solo parzialmente sfiorate dalla storiografia.

Innanzitutto quelle di natura socio-economica, che finora sono state solo accennate e che

hanno permesso il permanere di una tradizione secondo la quale il territorio bassanese, pur

essendo a principale vocazione agricola, avrebbe comunque sofferto di una grave penuria

di biade e granaglie, spesso ripetuta anche nelle richieste alla Dominante, a partire dai

capitoli di dedizione32. Ma fino a che punto ciò è vero o rappresenta una forzatura? Se è

pur vero che il territorio oltre ad essere di dimensioni ridotte soffre le conseguenze di un

terreno arido e in zona pedemontana, coltivato soprattutto a segale, tuttavia proprio nel

Quattrocento sembra che, anche grazie all’apporto dei podestà veneziani, si avvii un nuovo

processo di organizzazione della produzione agricola.

La prima metà del Quattrocento segna infatti un mutamento socio-economico, che

ovviamente finisce col riflettersi sul piano politico, all’interno di questa podesteria. Se

all’inizio del secolo pare che buona parte della popolazione bassanese fosse ancora dedita

prevalentemente alla pastorizia e alle attività ad essa collegate, come la vendita della lana,

potessero giungere ad un accordo fra di loro (Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza, Archivio Torre, Libro Albo 61, cc. 259v-260r). Secondo il Brentari le liti fra vicentini e bassanesi in materia sarebbero comunque a buon diritto da considerare come una costante nei rapporti fra i due territori, trovandosene traccia ininterrotta fra 1407 e 1673 (Brentari, Storia, pp. 409-410). 30 Ibid., pp. 411-424. 31 Ibid., p. 401. 32 Nei capitoli di dedizione si faceva esplicita richiesta di esenzione dai dazi per l’importazione di biade, legumi, pollame, formaggio, legna, fieno, frutta ed altri prodotti, giustificando la richiesta “quia territorium Bassani sterile est bladi et paucas habet villas, quidem inhabiles de huiusmodi victualibus subvenire hominibus de Bassano et habitantibus in Bassano”, Varanini, Le due redazioni, p. 79.

8

o fosse impegnata nel settore vitivinicolo (spesso ci si riferisce al vino come ricchezza

dell’economia bassanese), come viene ad evolversi la situazione col ripristino dei condotti

di irrigazione dal Brenta ed il successivo sviluppo agricolo della zona della Rosà33?

Tematiche queste che si presentano alquanto interessanti, ma che non sembrano essere

state ancora sufficientemente sviluppate.

A partire da inizio Quattrocento, anche su iniziativa del podestà veneziano, a Bassano

viene attuata la classica politica applicata nei territori di frontiera, cioè ci si sforza di

favorire l’immigrazione di contadini per mezzo di agevolazioni fiscali e con l’intensiva

concessione in livello dei terreni appartenti al comune: fra 1425 e 1456 il comune concede

circa 1000 campi a 15 livellari e ancora fra 1456 e 1485 lo stesso ne concede circa 1300 a

65 diverse persone34. In questo modo, come sottolinea Lombardini, non solo si sarebbe

accresciuta la popolazione35, con conseguente aumento del prestigio di Bassano, ma si

sarebbero anche aumentate le entrate fiscali futuro e soprattutto una maggior presenza di

contadini avrebbe assicurato un aumento della sussistenza agricola. La sussistenza agricola

sembra infatti essere uno dei più sentiti problemi economici del Quattrocento bassanese,

durante il quale si arriverà all’istituzione di un fondaco dei grani (prima del 1485) sotto il

controllo diretto del comune e ad una revisione del sistema di livellazione intensiva del

territorio con la decisione comunale di non concedere più in livello i suoi terreni, ma di

affittarli per periodi di sei anni, con affitti pagati in materia prima al fondaco di recente

istituzione36. Che conseguenze ebbero tali decisioni a livello sociale? Il citato studio di

Lombardini sul fondaco bassanese non ha sviluppato tale problema, che potrebbe invece

trovare nuove esplicazioni da un più proficuo uso della fonte notarile.

33 Aspetti dell’economia quattrocentesca nel territorio si trovano in G. Lombardini, Pane e denaro a Bassano

tra il 1501 e il 1799, Vicenza, 1963 e in F. Signori, L’economia di Bassano dalle origini ad oggi, in Storia di

Bassano, a c. G. Fasoli, Bassano del Grappa, 1980, pp. 190-269, oltre al più volte citato Brentari. Per l’economia del territorio bassanese in età moderna si veda F. Vianello, La politica nella comunità rurale.

Bassano e l’Università della Rosà tra ricerca di autonomia e conflitti interni, Padova, 2004; recentemente lo stesso Vianello ha riproposto il problema con un intervento dal titolo “L’industria rurale: economia e territorio” presentato durante la giornata “Economia e società a Vicenza fra Quattrocento e Cinquecento” durante le giornate di studio “Vicenza nel Rinascimento”, Vicenza 4-13 novembre 2004. 34 Brevi note sull’economia bassanese del Quattrocento sono contenute in Lombardini, Pane e denaro, pp. 12-21. Tracce di questa intensa attività del comune si rilevano anche, ad esempio, all’interno dei protocolli del notaio Giacomo Fontegari (Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del Grappa, b. 588). 35 Nel 1484, nel suo Itinerario della Terraferma Veneta Marin Sanudo dichiara che a Bassano vivevano circa 3000, nonostante vi fossero state guerre e pestilenze (Signori, L’economia, pp. 193-194). Dal censimento del 1561 sappiamo che la popolazione era aumentata a 3700 persone circa; si veda Lombardini, Pane e denaro, p. 13. In linea generale la popolazione di Bassano sembra in linea con quella delle altre “quasi – città” della Terraferma veneta: a fine ‘500 a Rovigo si potevano contare circa 3000 persone e a Conegliano circa 3750 (Bellavitis, “Quasi-città”, p. 101 e p. 104). 36 Lombardini, Pane e vino, p. 20 e pp. 25-26.

9

Nella politica bassanese di maggior razionalizzazione agricola e di supporto alla

sussistenza del territorio dovette intervenire anche la stessa Venezia con misure atte ad

agevolare l’approvvigionamento di vettovaglie: concedette infatti l’esenzione da dazi ai

vicentini o trevigiani che avessero voluto importare vettovaglie al “mercatum Bassani”

“quia territorium Bassani sterile est bladorum et aliarum victualium”; allo stesso modo

concedeva ai Bassanesi che avessero voluto importare grani o animali le stesse esenzioni37.

Lo stesso provvedimento tuttavia doveva anche favorire indirettamente gli investimenti

agricoli dei bassanesi nei territori al di fuori del piccolo distretto ed inoltre agevolava il

mercato della fiera di San Martino, completamente gestita dal comune; tematiche non

ancora sviluppate.

È questo allora un periodo di forte riassestamento fondiario che porta allo scontro fra il

Comune di Bassano, che sempre più spesso concede a livello i terreni di sua proprietà,

favorendo, come si è accennato, l’accumulazione in poche mani di vaste porzioni di

territorio rispetto alla diffusione della microproprietà nella zona della Rosà, ancora

direttamente dipendente dal capoluogo; nella zona della Rosà infatti continuava ad essere

diffusa la microproprietà del territorio, in mano ai singoli capifamiglia che dovevano

risentire della circostante accumulazione di ampie aree coltivabili. È poi attestata anche la

presenza di investimenti di veneziani sui territori bassanesi38, ad anticipare la tendenza che

avrebbe trovato pieno sviluppo nella seconda metà del XVI secolo; resta da capire quali

conseguenze ebbero gli investimenti veneziani nel territorio e come abbiano influito sulle

acquisizioni che i veneziani portarono avanti nei secoli successivi. E in che modo questo

poteva trovare corrispondenze di controllo politico e sociale a livello locale da parte della

nobiltà veneziana?

Nello stesso Quattrocento si assiste poi ad un iniziale sviluppo delle manifatture, con

l’apertura nel 1405 del primo follo sul Brenta39, produzioni, soprattutto nel settore serico,

che avrebbero raggiunto l’apice nel Cinquecento. Tale nascente produzione manifatturiera

dovette essere sostenuta anche dalla stessa Dominante, visto che nel 1436 approvò a favore

di Bassano una legge protezionistica che impediva l’importazione di panni lana bassi nel

territorio bassanese40.

37 Ibid., pp. 25-26. 38 Si vedano ad esempio le acquisizioni di terreni in livello da parte del nobile veneziano Girolamo Moro rogate dal notaio bassanese Giacomo Fontegari (Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del Grappa, b. 588). 39 Signori, L’economia, p. 210-211. Per lo sviluppo dell’arte della lana e della seta nella vicina Vicenza si veda E. Demo, L’“anima della città”. L’industria tessile a Verona e Vicenza (1400-1550), Milano, 2001. 40 Lombardini, Pane e vino, p. 16.

10

Un simile rinnovamento economico necessitava certamente di credito e proprio a tal

fine si trova attivo per tutto il Quattrocento un banco di pegno ebraico, che, ad eccezione di

brevi periodi, continuerà la sua attività fino al periodo della Lega di Cambrai; banco gestito

anche da personaggi non di secondo piano all’interno della popolazione ebraica del tempo,

come ad esempio Simone di Mosè da Spira che proprio a Bassano opererà, proveniente

dalla vicina Marostica (in territorio vicentino), prima di trasferirsi a Cremona e poi a

Soncino dove la celebre famiglia inizierà la sua attività tipografica41. A fine secolo (1492),

infine, anche a Bassano verrà aperto un Monte di Pietà, su iniziativa dello zoccolante

Bernardino da Feltre: il “moderno” istituto di credito trovava anche a Bassano una sede

abbastanza precoce42. Andrà poi analizzata anche l’importanza assunta a fine Quattrocento

dell’introduzione di un nuovo strumento di credito, il livello francabile, ancora più decisivo

in un territorio fortemente agricolo come quello bassanese43.

Simili cambiamenti all’interno dell’assetto economico non poterono che portare ad

altrettanti vistosi cambiamenti all’interno dell’assetto politico. Nella prima metà del secolo

si assiste all’affermarsi di un patriziato in grado di accentrare nelle sue mani il potere. Per

tutto il Trecento e la prima metà del Quattrocento il ceto dirigente sarebbe stato aperto

all’apporto di nuovi immigrati ed arricchiti provenienti dai settori in espansione44, ma con

la metà del XV secolo si sarebbe giunti in buona misura ad un’aristocratizzazione del

Consiglio cittadino, all’interno del quale dal 1461 i patrizi (si ricorda che in ogni caso si fa

riferimento ad un piccolo patriziato) avrebbero assunto il predominio45.

Le problematiche di ricerca ancora da sviluppare appieno sembrano dunque numerose,

ma prima di affrontare le modalità di ricerca è opportuno premettere la scarsità di studi che

41 Ancora assai utile e preciso è lo studio di Giovanni Chiuppani sugli ebrei a Bassano nel Quattrocento, anche se il lavoro risente del mancato studio della documentazione notarile: G. Chiuppani, Gli Ebrei a

Bassano, Bassano, 1907 (rist. Bologna, 1977). Sarebbe poi utile confrontare l’attività di questi prestatori con quella dei correligionari trevigiani (coi quali avevano maggiori rapporti sociali ed economici) e vicentini. Per gli ebrei a Treviso nel XV secolo si veda Angela Möschter, Juden im im venezianischen Treviso, 1389-1500, tesi di dottorato, università di Trier, 2004, mentre per gli ebrei vicentini e del territorio vicentino mi permetto di rimandare a R. Scuro, La presenza ebraica e Vicenza e nel suo territorio nel XV secolo, tesi di laurea, facoltà di Lettere e Filosofia, università Ca’ Foscari di Venezia, rel. prof. R. C. Mueller, a. a. 2003-2004. 42 Sul tema si veda F. Pulin, Il Monte di Pietà di Bassano (1492-1797), Vicenza, 1985. Il primo Monte di Pietà della Terraferma Veneta venne aperto solo 6 anni prima, a Vicenza. 43 Su questa tipologia contrattuale si veda G. Corazzol, Fitti e livelli a grano. Un aspetto del credito rurale

nel Veneto del ‘500, Milano, 1979; l’autore si è particolarmente soffermato sull’area feltrina che a buon titolo, oltre che per la vicinanza, può essere comparata con quella bassanese. 44 G. M. Varanini, Un fascicolo di provvigioni del Consiglio del Comune di Bassano del 1349-50, in Giornata di studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli, atti del convegno (Bassano del Grappa 23 ottobre 1993), a c. R. Del Sal, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s., 13-15 (1995), pp. 95-114 alle pp.109-110. 45 Seneca, Bassano sotto il Dominio veneto, pp. 63-72 e gli studi di Balduino Compostella citati in bibliografia.

11

al tema sono stati dedicati. Infatti, mentre, a partire dagli studi di Gina Fasoli, si è posto

molto interesse sulla storia due-trecenteca di Bassano, particolarmente in relazione alle

vicende degli Ezzelini46, non simile favore ha ottenuto il quindicesimo secolo. Per il

periodo della dominazione veneziana poi l’interesse degli storici, soprattutto degli storici

dell’arte, si è infatti diretto sulle glorie bassanesi, quali ad esempio i pittori della famiglia

da Ponte; di nuovo ci si imbatte in un disinteresse per il Quattrocento. Anche il rapporto di

Bassano con la dominante non sembra aver finora suscitato particolare interesse negli

storici, nemmeno quelli locali. Per il suo sviluppo sarà quindi importante utilizzare della

documentazione proveniente dai fondi delle magistrature veneziane. L’apparato

bibliografico sul tema si rivela perciò particolarmente frammentato e sarà necessario

ricorrere ad una raccolta di informazioni “sparse” all’interno di studi relativi ad altre

tematiche di ricerca; a ciò si aggiunga la necessità di un controllo constante delle notizie

così reperite, visto il cattivo costume, troppo spesso riscontrato in molti dei testi più datati

e in qualcuno dei più recenti (fra cui la Storia di Bassano curata dalla Fasoli nel 1980) di

un mal curato apparato delle note e dei rimandi archivistici e bibliografici.

Per lo sviluppo di questa ricerca dunque si affronterà inizialmente lo spoglio e lo

studio della supestite documentazione di natura pubblica e privata ancora in buona misura

inedita47 –quest’ultima in particolare sembra essere stata trascurata in modo più netto–, al

fine di ottenere informazioni sul più ampio spettro di tematiche caratterizzanti la “vita” di

Bassano e del bassanese nel periodo preso in esame48.

L’archivio comunale, pur essendosi conservato in maniera frammentata per il periodo

in questione, conserva diverse tipologie di documentazione, sia di carattere più politico,

come gli atti del consiglio –essenzialmente la tipologia di documentazione più sfruttata

nelle ricerche precedenti–, sia economico, come alcuni estimi. Risultano invece assenti

fondi giudiziari.

Dell’antico archivio notarile restano i protocolli, in quasi tutti i casi assai frammentari,

di 64 notai che rogarono a Bassano o nel suo territorio nel periodo qui preso in esame. Con

buona probabilità la conservazione della documentazione ha risentito della mancanza

effettiva di un ufficio comunale preposto alla custodia dei fondi notarili. Se infatti con una 46 Si veda in proposito la bibliografia allegata all’interno della sezione “Bassano nel Medioevo”, in particolare gli studi della stessa Fasoli e di Scarmoncin. 47 Per una schematica presentazione dei fondi superstiti relativi all’archivio comunale di Bassano (conservato presso il Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa) e al notarile bassanese (conservato presso l’Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del Grappa) si vedano in appendice le sezioni 2a e 2b. 48 Un quadro simile, seppure basato soprattutto su un approfondito uso della documentazione di carattere pubblico, è stato affrontanto per la più grande, potente e strutturata Vicenza da James Grubb; si veda J. Grubb, Firstborn of Venice. Vicenza in the early Renaissance State, Baltimore, 1988.

12

delibera del 6 luglio 1492 il consiglio di Bassano imponeva a due notai di raccogliere gli

atti dei colleghi defunti, fino ad allora conservati dai parenti, già il 26 gennaio 1494 lo

stesso consiglio revocò parzialmente la precedente disposizione, riaffidando la

conservazione delle carte ai parenti dei defunti notai, purchè notai collegiati; in questo caso

si individuò anche il luogo preposto alla conservazione, in attesa d’una cancelleria, della

cui esistenza si ha però un cenno tardo a partire dal 160349.

L’uso della fonte notarile, finora assolutamente trascurata all’interno della storiografia

di materia bassanese, sembra in realtà indispensabile per trarre informazioni di carattere

economico e sociale; essa consente non solo di trarre maggiori e più precise notizie sul

piano economico, sia dal punto di vista agricolo (ad esempio con contratti di livello o

soccida) che manifatturiero (con contratti di società), che sociale, dato che ci permettono di

individuare, ad esempio attraverso i contratti di matrimonio e di dote, la formazione di

particolari consorterie o il livello economico generale (in quest’ultimo caso grazie anche ad

un opportuno raffronto coi dati d’estimo).

Per entrambi i fondi appena descritti si nota tuttavia una minore conservazione della

documentazione di inizio secolo. Ciò indurrà ad accentrare l’attenzione della ricerca sul

secondo Quattrocento.

Si accennava precedentemente alla mancanza di studi sulle relazioni intercorse fra

Bassano e la Dominante; sarà quindi opportuno procedere alla ricerca di notizie tramite lo

spoglio di documentazione appartenente alle magistrature veneziane, conservata presso

l’Archivio di Stato di Venezia, quali ad esempio i fondi relativi al Consiglio dei Rogadi

(Senato), all’Avogaria di Comun ed al Consiglio dei Dieci50. Una simile ricerca risulterà

indispensabile per chiarire meglio non solo i rapporti fra le due parti, ma anche le relazioni

fra Bassano ed i confinanti territori di Vicenza, Padova, Treviso e Feltre: è infatti ovvio

supporre il ricorso alla dominante nei casi di contrasti fra territori sottoposti. Infine si

potrebbe anche, almeno in parte, sopperire alla mancanza di fondi giudiziari a Bassano,

attraverso la conoscenza dei casi portati in appello a Venezia, sebbene si possa supporre fin

d’ora che il loro numero sia solo una minima parte del totale.

Infine si ritiene che in ultima istanza potrebbe risultare utile anche un veloce spoglio

fra la documentazione degli archivi comunali di Vicenza e Treviso, al fine ricercare

49 Guida agli Archivi di Stato, vol. IV, p. 1373. 50 I fondi utili saranno dunque, fra gli altri, il “Senato Misti” (regg. 46-60), il “Senato Terra” (regg. 1-15), l’“Avogaria di Comun – Raspe” (regg. 3645-3659) e l’“Avogaria di Comun – Deliberazioni del Maggior Consiglio” (regg. Spriritus, 28/10, 29/11, 30/12, 31/13, 35/17) ed il “Consiglio dei X” (regg. 8-29, filze 1-13). L’Avogaria di Comun veneziana si occupava anche del giudizio per i processi in secondo grado della Terraferma.

13

ulteriori conferme delle contese territoriali insorte fra le diverse parti e che sembrano aver

caratterizzato la piccola area bassanese, circondata dalle più grandi ed importanti realtà

confinanti.

Una volta concluso lo spoglio del materiale archivistico, che si ipotizza dovrebbe

richiedere circa 20-24 mesi, sarà necessario passare ad un’analisi più approfondita del

materiale reperito, innanzitutto per poter individuare le linee generali di tendenza che

caratterizzarono la vita e la storia della Bassano del XV secolo. Si proseguirà poi con

l’individuazione degli elementi significativi e con l’analisi delle assonanze e dissonanze

emerse dal confronto fra la documentazione di carattere pubblico e privato, al fine di

analizzare eventuali discordanze fra la “politica” ufficiale che emerge dagli Atti del

Consiglio o dalla documentazione di origine pubblica e quanto effettivamente accadeva ad

un livello più quotidiano, come descritto dalla documentazione notarile. Sarà poi

opportuno mettere in relazione le fonti di origine bassanese con quelle provenienti da altre

realtà, nello specifico soprattutto da Venezia, Vicenza e Treviso.

Per sviluppare una simile analisi e perfezionare il confronto fra i risultati delle proprie

ricerche con quelli di studi precedenti e con quelli relativi ad altre realtà simili, oltre che

per portare a forma compiuta il testo risultante dovrebbero essere necessari circa 12-14

mesi.

Al termine l’obiettivo è dunque quello di delineare un quadro generale della piccola

podesteria di Bassano e dello sviluppo della sua “quasi-città” capoluogo, sotto i diversi

piani istituzionale, economico e sociale, durante i 105 anni che separarono la dedizione a

Venezia dalla frattura del periodo della guerra della lega di Cambrai e che segnarono un

cambiamento all’interno di Bassano e del suo territorio destinato a caratterizzare gli

sviluppi dei secoli successivi, nel termine di un nuovo ordine politico e sociale.

14

Bibliografia analitica

Come si è già sottolineato manca una bibliografia specifica sul tema qui preso in

esame e le poche notizie a disposizione sono ricavabili soprattutto o da studi di più ampia

portata temporale (e spesso datati) o relativi ad altri periodi, nei quali il tema è comunque

sviluppato solo come collaterale al vero soggetto proposto. Si procederà dunque ad una

schematica esposizione delle fonti bibliografiche, attualmente disponibili, utili a reperire

notizie sul tema e per un confronto con altre località.

Per delle storie generali di Bassano si faccia riferimento a:

– G. Berti, Storia di Bassano, Padova, 1993 – O. Brentari, Storia di Bassano, Bassano, 1884 (ristampa anastatica Bologna, 1980) – R. Del Sal (a c.), Giornata di studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli, atti

del convegno (Bassano 23 ottobre 1993), in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s., 13-15 (1995)

– R. Del Sal (a c.), Mille anni di storia: Bassano 998-1998, catalogo della mostra, Cittadella, 1998

– G. Fasoli, Bassano del Grappa, in Atlante storico delle città italiane, Veneto I, Bologna 1988.

– G. Fasoli (a c.), La storia, in Bassano del Grappa, Atlante Storico delle Città Italiane, Veneto I, Bologna, 1988, pp. 7-36.

– G. Fasoli (a c.), Storia di Bassano, Bassano, 1980; in particolare per il periodo il saggio di F. Seneca, Bassano sotto il Dominio Veneto, pp. 52-115

– F. Signori, Toponomastica storica bassanese: cultura e storia di Bassano, Bassano, 1998

– G. B. Verci, Compendio istorico della città di Bassano, Venezia, 1770

Su Bassano nel Medioevo

– C. Bertelli e G. Marcadella, Ezzelini signori della Marca nel cuore dell’impero di

Federico II, voll. 1-2, catalogo della mostra, Bassano del Grappa, 2001 – S. Bortolami, La difficile “libertà di decidere” di una città mancata: Bassano nei

secoli XII-XIII, in Giornata di studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli, a c. R. Del Sal, atti del covegno (Bassano del Grappa 23 ottobre 1993), in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s., 13-15 (1995), pp. 31-62

– M. C. Caddeo, Economia e società nella Bassano del Duecento: dal Registro dei beni

del Comune di Vicenza del 1262, inedita tesi di laurea, università di Padova, rel. G. Cracco, a. a. 1975/1976

– G. Fasoli, Dalla preistoria al dominio veneto, in Storia di Bassano, a c. eadem, Bassano del Grappa, 1980, pp. 3-51

– G. Fasoli, Gli Statuti del Comune di Bassano del 1259 e del 1295, in “Monumenti storici della Deputazione Veneta di Storia Patria”, n. s., 1940

– G. Fasoli, Un comune del Duecento. Bassano, in “Archivio Veneto”, s. IV, 15 (1934), pp. 1-44

15

– P. Nosandini, L’organizzazione politica e istituzionale di Bassano negli statuti del

1389, inedita tedi di laurea, Università Ca’ Foscari di Venezia, rel. G. Ortalli, a. a. 1986/1987

– P. Paganotto, Il territorio bassanese in età altomedievale, inedita tesi di laurea, Università di Udine, rel. S. Minguzzi, a. a. 2001/2002

– F. Scarmoncin, Comune e debito pubblico a Bassano nell’età ezzeliniana: dai

documenti dell’Archivio del Museo Civico 1211-1259, Bassano, 1986 – F. Scarmoncin, I documenti del Comune di Bassano dal 1259 al 1295, Padova, 1989 – F. Scarmoncin, Famiglie e ceto dirigente a Bassano tra ‘200 e ‘300, in Giornata di

studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli, atti del convegno (Bassano del Grappa 23 ottobre 1993), a c. R. Del Sal, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s., 13-15 (1995), pp. 115-128

– G. M. Varanini, Le due redazioni dei capitoli di dedizione di Bassano a Venezia

(1404), in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s., 25 (2004), pp. 75-82 – G. M. Varanini, Un fascicolo di Provvisioni del Consiglio del Comune di Bassano del

1349-50, in Giornata di studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli, atti del convegno (Bassano del Grappa 23 ottobre 1993), a c. R. Del Sal, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano” n. s., 13-15 (1995), pp. 95-114

Sulla storia economica e sociale di Bassano (e alcuni confronti con la Terraferma

Veneta)

– G. Berti, L. Puppi, P. Marin e G. Vinco da Sesso, Il Ponte di Bassano, in “Quaderni Bassanesi”, 5 (2000)

– G. Borelli, Forme contrattuali nella campagna veneta del ‘500-‘600, in “Economia e Storia”, s. II, 3 (1982), pp. 80-93

– L. Bulian, Asolo. Paesaggio, proprietà e credito nel territorio asolano del secolo XVI, Treviso, 2001

– G. Chiuppani, Gli Ebrei a Bassano, Bassano, 1907 (ristampa Bologna, 1977) – G. Chiuppani, L’antica legislazione agraria dei bassanesi e il codice del 1444, in

“Bollettino del Museo Civico di Bassano”, 1 (1904), pp. 93-114 e 2 (1905), pp. 7-30 – G. Chiuppani, Metallurgici, mobilieri e orefici a Bassano, in Storia di Bassano, a c. G.

Fasoli, Bassano del Grappa, 1980, pp. 354-387 – G. Chiuppani, Storia di una scuola di grammatica dal Medioevo fino al Seicento, in

“Archivio Veneto”, n. s., 39 (1905) – B. Compostella, Aggregazioni onorarie di nobili forestieri alla nobile cittadinanza di

Bassano, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, 4 (1907), pp. 117-118 – B. Compostella, Elenco delle famiglie nobili di Bassano, comprese nel catalogo del

1726 o aggregate posteriormente al Consiglio, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, 2 (1905), pp. 115-124

– B. Compostella, Le origini e le vicende del nobile Consiglio di Bassano. Studio storico

documentato, Bassano, 1907 – G. Del Torre, Il Trevigiano nei secoli XV e XVI. L’assetto amministrativo e il sistema

fiscale, Treviso, 1990 – G. Del Torre, Venezia e la Terraferma dopo la guerra di Cambrai. Fiscalità e

amministrazione (1515-1530), Milano, 1986 – M. E. Fabris, Gli ospedali a Bassano nel trecento e nel quattrocento, inedita tesi di

laurea, università di Padova, rel. F. Dal Pino, a. a. 1998/1999 – G. Galletti, Bocche e biade. Popolazione e famiglie nelle campagne trevigiane dei

secoli XV e XVI, Treviso, 1994

16

– D. Gallo (a c.), Per terre e per acque. Vie di comunicazione nel Veneto dal Medioevo

alla prima età moderna, Padova, 2003, in particolare i saggi di G. P. Bustreo, Paesaggi

rurali nel trevigiano. Il censimento stradale del 1315, pp. 239-266 e R. Vergani, Le vie

dei metalli, pp. 299-318 – G. Lombardini, Pane e denaro a Bassano tra il 1501 e il 1799, Vicenza, 1963 – S. Mazzocchin e R. Ercolino, La coltura dell’olivo nell’area pedemontana trevigiana e

bassanese tra età antica e basso medioevo: un’ipotesi dalle fonti scritte e materiali, in “Quaderni di archeologia del Veneto”, 16 (2000), pp. 172-183

– G. Petoello, Il sistema fortificato di Bassano nel XV secolo. Il restauro del 1478, in “Bollettino del Museo Civico di Bassano”, n. s., 25 (2004), pp. 83-104

– G. Petoello e F. Rigon, Sviluppo urbanistico dal X secolo ai giorni nostri, in Storia di

Bassano, a c. G. Fasoli, Bassano del Grappa, 1980, pp. 388-433 – F. Pulin, Il Monte di Pietà di Bassano (1492-1797), Vicenza, 1985 – F. Signori, L’economia di Bassano dalle origini ad oggi, in Storia di Bassano, a c. G.

Fasoli, Bassano del Grappa, 1980, pp. 190-269 – N. Stringa, La ceramica, in Storia di Bassano, a c. G. Fasoli, Bassano del Grappa,

1980, pp. 310-353 – P. Tua, Il ponte di Bassano, Bassano del Grappa, 1947 – G. Vinco da Sesso, Scuola e cultura, in Storia di Bassano, a c. G. Fasoli, Bassano del

Grappa, 1980, pp. 540-615

Sulla storia religiosa di Bassano

– A. Dani, Alle origini della chiesa di San Francesco di Bassano: la chiesa di Santa

Maria, Vicenza, 1966 – G. Fasoli, Fede e cultura nella terra bassanese, in Memorial per Gina Fasoli.

Bibliografia ed alcuni inediti, a c. F. Bocchi, Bologna, 1993, pp. 67-73 – G. Fasoli, Santa Maria in Colle nella storia di Bassano, in Il duomo di Santa Maria in

Colle di Bassano del Grappa, a c. L. Alberton Vinco da Sesso, Bassano del Grappa, 1991, pp. 7-11

– G. Fasoli e G. Mantese, La vita religiosa dalle origini al XX secolo, in Storia di

Bassano, a c. G. Fasoli, Bassano del Grappa, 1980, pp. 434-467 – G. Mantese, Bassano nella storia. La religiosità, Bassano del Grappa, 1980 – G. Mantese, Il tempio di San Francesco in Bassano nel XV secolo, in Scritti scelti di

storia vicentina, vol. 2, Vicenza, 1982, pp. 419-420

Sul territorio bassanese

– F. Bocchi (a c.), Bassano nei secoli della sua formazione. Città e territorio tra

Duecento e Trecento, in “Quaderni Bassanesi”, 2 (1991) – A. Brotto, Cassola e il suo territorio, Cassola, 1991 – A. Chemin, Campese: storia del territorio, Verona, 1995 – F. Donà, Bassano e territorio durante la lega di Cambray, in “Bollettino del Museo

Civico di Bassano”, 7 (1910), pp. 52-62 e 8 (1911), pp. 81-91 – G. Mantese, Rosà. Note per una storia civica e religiosa della comunità, Vicenza, 1977 – C. Serafini, Studio geografico su Bassano, inedita tesi di laurea, università di Padova,

rel. G. Morandini, a. a. 1953/1954 – F. Signori, Campese e il monastero di Santa Croce, Cittadella, 1984 – F. Signori, Cartigliano nella Storia, Cittadella, 1998

17

– F. Vianello, La politica nella comunità rurale. Bassano e l’Università della Rosà tra

ricerca di autonomia e conflitti interni, Padova, 2004

Sui rapporti con Vicenza alcuni accenni in

– J. Grubb, Firstborn of Venice. Vicenza in the early Renaissance State, Baltimore, 1988 – G. Mantenese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, voll. 2 e 3-I e 3-II, Vicenza,

1964

Sul problema delle “quasi-città” e delle “terre murate” in generale, nella Terraferma

veneta ed in altre aree dell’Italia centro-settentrionale

– A. Barbero, Un’oligarchia urbana: politica ed economia a Torino fra Tre e

Quattrocento, Roma, 1995 [in questo caso ci si trova davanti ad una città a livello istituzionale –è sede di episcopio – ma che può essere proficuamente rapportata con le “quasi-città” a livello economico]

– F. Bocchi, Carpi, Bologna, 1986 – S. Bortolami, Castelfranco Veneto nel quadro delle nuove feudazioni medievali, atti del

convegno (Castelfranco 11 dicembre 1988), Castelfranco Veneto, 2001 – S. Bortolami, Città murate del Veneto, Cinisello Balsamo, 1988, in particolare A.

Morsoletto, Il pedemonte vicentino nel medioevo e la formazione del volto urbano di

Bassano e Marostica, pp. 107-109 – D. Canzian, Vescovi, signori e castelli. Conegliano e il cenedese nel Medioevo, Fiesole,

2000 – G. Chittolini, “Quasi – città”. Borghi e terre in area lombarda nel tardo medioevo, in

“Società e Storia”, 47 (1990), pp. 3-26 – G. Cracco e M. Knapton, Dentro lo “Stado italico”. Venezia e la Terraferma fra

Quattro e Seicento, Trento, 1984 – M. Folin, Città, quasi città e piccoli stati nell’Italia di Antico Regime (secoli XV-XVI),

in “Storia Urbana”, 102 (2003), pp. 5-23 – M. Folin, Sui criteri di classificazione degli insediamenti urbani nell’Italia centro-

settentrionale, secoli XIV-XVIII, in “Storia Urbana”, 92 (2000), pp. 5-23; distribuito in formato digitale da “AISU” <www.storiaurbana.it>, pp. 1-18

– A. Pizzati, Conegliano. Una “quasi – città” e il suo territorio nel secolo XVI, Treviso, 1994

– A. Rigon (a c.), Monselice. Storia, cultura e arte di un centro “minore” del Veneto, Monselice, 1994; in particolare S. Bortolami, Monselice “oppidum opulentissimum”:

formazione e primi sviluppi di una comunità semiurbana del Veneto, pp. 101-172 e D. Gallo, Il primo secolo veneziano (1405-1509), pp. 191-209

– E. Svalduz, L’ambizione di essere città. Piccoli, grandi centri nell’Italia

rinascimentale, Venezia, 2004, in particolare A. Bellavitis, Quasi – città e terre murate

in area veneta tra XV e XVIII secolo: un bilancio, pp. 97-119 – E. Svalduz, Da castello a “città”: Carpi e Alberto Pio (1472-1530), Roma, 2001 – R. Valandro (a c.), Venezia e Monselice nei secoli quindicesimo e sedicesimo: ipotesi

per una ricerca, Monselice, 1985 – M. Vigato, Castelfranco. Società, ambiente, economia dalle fonti fiscali di una

podesteria trevigiana tra quindicesimo e sedicesimo secolo, Treviso, 2001 – S. Zamperetti, I piccoli principi. Signorie locali, feudi e comunità soggette nello Stato

regionale veneto dall’espansione territoriale ai primi decenni del ‘600, Treviso, 1991

18

Appendice

1

Figura 1 – I distretti della Terraferma Veneta

Figura 2 – Il territorio della podesteria di Bassano

19

Breve elenco dei fondi archivistici conservati presso il Museo Biblioteca Archivio di

Bassano e l’Archivio di Stato di Vicenza – sezione di Bassano del Grappa

2 a

Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa

Archivio del Comune di Bassano, fondi contenenti atti relativi al periodo 1404 – 1509

Angarano51

– Liti per confini (1496-1572), b. 1

– Atti della vicinia (1447-1535), b. 1

Bassano

– Fontico dei grani (1494-1560), bb. 6

– Monte di Pietà (1492-1732), bb. 7

– Arcipretado. Chiese e canonici, I (1393-1768), bb. 2 Arcipretado. Chiese e canonici, II (1393-1768), bb. 6

– Arcipretado (1280-1585), b. 1

– Contese varie (1273-1783), bb. 14

– Catastici. Beni comunali (1293-1608), bb. 4

– Atti e straordinari (1468-1568), bb. 2

– Contese per beni e livelli (1437-1605), b. 1

– Campagna del comune (1259-1586), b. 1

– Campagna del comune. Affittanze (1461-1597), b. 1

– Campagna del comune. Fitti e perticazioni (1480-1599), bb. 2

– Rason vecchie. Orologi pubblici (1309-1742), b. 1

– Contese del Consiglio (1443-1472), bb. 2

– Podestà, cancellieri e ufficiali (1456-1743), bb. 2

– Atti dei podestà antichi (1323-1497), b. 1

– Colta reale (1434-1555), b. 1

– Oratori e nunzi (1493-1623), b. 1

– Danni e furti campestri (sec. XVI), b. 1

51 Malgrado fino al 1812 Angarano appartenesse al distretto vicentino, furono stretti i rapporti con Bassano (del cui comune ora è frazione), in considerazione della vicinanza fra le due località, trovandosi il territorio di Angarano sull’altra sponda del Brenta, al di là del ponte di Bassano, e per questo se ne riporta segnalazione in questa sede.

20

– Braccianti. Contese per esenzioni (secc. XVI-XVII), b. 1

– Rosà. Comune. Questioni per gravezze (secc. XV-XVI), b. 1

– Rosà. Comune. Conti e questioni (secc. XV-XVI), b. 1

– Rosà. Comune. Liti (secc. XV- XVI), b. 1

– Piave. Contributi per ripari (1440-1666), b. 1

– Treviso. Questioni per dazi (1493-1624), bb. 2

– Vicenza. Liti (1406-1663), bb. 2

– Cittadella. Liti (1442-1629), b. 1

– Stampe di liti

– Atti del Consiglio (1349-1566), bb. 6

Indici, b. 1

1349-1446, b. 1

1446-1463, b. 1

1465-1479, b. 1

1479-1485, b. 1

1485-1493, b. 1

1493-1499, b. 1

1500-1506, b. 1

1508-1518, b. 1

– Pergamene sciolte, I

1410-1498, nn. 654-680

1503-1550, nn. 681-746

– Pergamene sciolte, II bis

1476-1497, nn. 51-100

1497-1511, nn. 101-150

– Estimi

1431, b. 1

1444 / 1452 / 1455 / 1490, b. 1

1462, b. 1

sine data (inizio sec. XVI), b. 1

– Affitti e livelli di città (1471-1664), b. 1

– Statuti

1389 (copia del 1456), vol. 1

Provvisiones vignalis, vol. 1

Privilecia I, vol. 1 Privilecia II, vol. 1

21

2 b

Archivio di Stato di Vicenza, sezione di Bassano del Grappa

Notarile bassanese, protocolli dei notai che rogarono fra il 1404 ed il 1509

nome periodo di rogazione superstite numero di busta

Misti gennaio 1470 – agosto 1471 25

Misti gennaio 1472 – agosto 1472 26

Misti febbraio 1463 – gennaio 1500 15

Misti gennaio 1501 – aprile 1579 587

Misti ottobre 1443 – dicembre 1443 10

Misti dicembre 1434 – maggio 1435 7 d

Misti dicembre 1488 – settembre 1499 45

(da Enego) Donato di Franceschino marzo 1484 – giugno 1490 36

Amicis (de’) Bortolamio settembre 1490 – dicembre 1501 46

Amicis (de’) Giorgio novembre 1466 – dicembre 1518 16-24

Amicis (de’) Nicola luglio 1501 – dicembre 1554 54-55

Anzelini (o Angellini) Battista aprile 1467 – marzo 1527 25

Anzelini (o Angellini) Francesco gennaio 1501 – luglio 1557 53

Anzelini (o Angellini) Giorgio gennaio 1454 – ottobre 1495 11-12

Anzelini Paolo gennaio 1445 – novembre 1505 10

Apolonio Giacomo (e altri) gennaio 1480 – dicembre 1533 34

Bettussio (de’) Bortolamio gennaio 1443 – giugno 1478 9

Betussi Nicolò di Martino dicembre 1461 – maggio 1484 9 e 5 bis

Betussi Martino di Zannino aprile 1427 – dicembre 1464 7 a – 7 d

Brunacini Alvise dicembre 1490 – marzo 1522 46

Brunacini Girolamo ottobre 1488 – novembre 1516 44

Brunacini Ludovico agosto 1489 – luglio 1505 45

Campesan Alessandro novembre 1463 – febbraio 1479 15

Campesan Aurelio aprile 1506 – agosto 1509 60

Campesan Benedetto gennaio 1475 – aprile 1509 27

Campesan Bonturella settembre 1465 – luglio 1467 15 e 13

Campesan Giacomo senior agosto 1453 – gennaio 1458 11/1

Campesan Giacomo di Alessandro novembre 1482 – febbraio 1505 36

Campesan Giovanni dicembre 1466 – luglio 1472 25

Campesan Vettor di Alessandro gennaio 1489 – febbraio 1502 45

Campesani Zuanne di Lancillotto settembre 1496 – agosto 1528 49-50

Carli Carlo aprile 1462 – aprile 1504 13

Carli Giacomo gennaio 1416 – dicembre 1456 6

Carli Nicolò dicembre 1438 – luglio 1467 8 a – 8 b

Cimador Andrea Giorgio giugno 1453 – settembre 1454 11/1

Como (da) Antonio dicembre 1481 – agosto 1509 35

Dedo Mauro marzo 1481 – novembre 1481 34

22

da Este Nicolò dicembre 1500 – settembre 1525 35

Feliciani (da Piacenza) Ottobono ottobre 1495 – gennaio 1503 6

Ferrazzo Battista febbraio 1475 – gennaio 1503 570

Fontegari Giacomo dicembre 1445 – febbraio 1498 588

Fraccaro (dalla Porta) Alvise gennaio 1497 – maggio 1510 52

Fraccaro (dalla Porta) Andrea di Antonio gennaio 1475 – ottobre 1488 27

Fraccaro (dalla Porta) Giovanni di Girolamo dicembre 1500 – novembre 1504 53

Gardellin Bartolomeo gennaio 1509 – novembre 1527 60

Geremia (de’) Geremia dicembre 1494 – luglio 1507 48

Novello Bernardino marzo 1477 – gennaio 1501 28

Ottello Girolamo febbraio 1485 – dicembre 1486 36

Parise Alessandro gennaio 1498 – marzo 1498 52

Roman (da) Benedetto gennaio 1474 – luglio 1496 27

Santacroce (da) Benedetto dicembre 1399 – marzo 1402 8 c

Santacroce (da) Giacomo ottobre 1427 – settembre 1428 7 a

Sclavetto Tomio dicembre 1409 – luglio 1448 8 c

Stecchini Giovanni dicembre 1485 – marzo 1512 37-42

Stecchini Marco maggio 1501 – giugno 1523 54

Uguccioni Antonio gennaio 1506 – dicembre 1512 60

Uguccioni Baldissera ottobre 1488 – settembre 1524 43

Uguccioni Bernardino aprile 1505 – gennaio 1512 57

Uguccioni Giacomo aprile 1481 – ottobre 1505 35

Uguccioni Giovanni maggio 1477 – aprile 1528 28-33

Uguccioni Giovanni Battista gennaio 1473 – dicembre 1532 26

Uguccioni Girolamo di Zambono dicembre 1496 – luglio 1510 51

Valeriano Giovanni dicembre 1486 – dicembre 1503 43

Zodiaco Giovanni Domenico gennaio 1505 – maggio 1586 161