Le Chiese Romaniche di Brenzone - San Nicola ad Assenza

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1 CONOSCERE IL BALDO – GARDA I° CORSO DI FORMAZIONE PER ANIMATORI TURISTICI AMBIENTALI USCITA: SABATO 7 FEBBRAIO 2015 LE CHIESETTE DI BRENZONE RELATORE/ACCOMPAGNATORE: PROF. GIULIANO SALA Trascrizione dell’uscita per la visita a 3 Chiese Medioevali di Brenzone CHIESA DI SAN NICOLA DI ASSENZA Dall’esterno si può vedere come dalla Chiesa originale sia stata allungata e la facciata sia stata rifatta con l’apertura di una finestra in stile Gotico, guardando a destra dobbiamo immaginare che la Chiesa era in linea con il muro che vediamo dopi il campanile ed era più corta quindi una Chiesa ad un’unica navata con un’abside grossomodo come quella di Sant’Antonio a Biaza. Quindi il primo intervento fu un allungamento della Chiesa con quel muro che vediamo andare verso Est, poi c’è stata la costruzione del campanile e nello stesso tempo la chiesa fu anche allungata, poi, in un ultimo intervento, intorno alla fine del 1400, fu attaccata alla navata esistente una seconda navata laterale che si attacca alla torre del campanile e prosegue in linea con la facciata e quindi la facciata venne completamente rifatta, venne centrata la porta e fatta la finestra. Quindi ci sono tre fasi costruttive: la prima fase Romanica, un allungamento della Chiesa intorno al

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CONOSCERE IL BALDO – GARDA

I° CORSO DI FORMAZIONE PER ANIMATORI TURISTICI AMBIENTALI

USCITA: SABATO 7 FEBBRAIO 2015

LE CHIESETTE DI BRENZONE

RELATORE/ACCOMPAGNATORE: PROF. GIULIANO SALA

Trascrizione dell’uscita per la visita a 3 Chiese Medioevali di Brenzone

CHIESA DI SAN NICOLA DI ASSENZA

Dall’esterno si può vedere come dalla Chiesa originale sia stata allungata e la

facciata sia stata rifatta con l’apertura di una finestra in stile Gotico, guardando a

destra dobbiamo immaginare che la Chiesa era in linea con il muro che vediamo

dopi il campanile ed era più corta quindi una Chiesa ad un’unica navata con

un’abside grossomodo come quella di Sant’Antonio a Biaza. Quindi il primo

intervento fu un allungamento della Chiesa con quel muro che vediamo andare

verso Est, poi c’è stata la costruzione del campanile e nello stesso tempo la chiesa fu

anche allungata, poi, in un ultimo intervento, intorno alla fine del 1400, fu attaccata

alla navata esistente una seconda navata laterale che si attacca alla torre del

campanile e prosegue in linea con la facciata e quindi la facciata venne

completamente rifatta, venne centrata la porta e fatta la finestra. Quindi ci sono tre

fasi costruttive: la prima fase Romanica, un allungamento della Chiesa intorno al

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1300, più o meno quando vengono eseguiti gli affreschi che sono datati 1322 e poi

l’ultima fase che è un allargamento in linea col campanile e con quella che era

l’unica navata interna. In genere poi i campanili erano soggetti a vari interventi nel

tempo in quanto erano più soggetti a deterioramento, soprattutto a causa dei

fattori atmosferici.

Entrando si possono vedere quali erano le parti dell’edificio: la prima è la Chiesa

Romanica, senza abside in

quanto questa è stata

demolita, poi si ha

l’allungamento della Chiesa

in direzione Ovest e poi un

nuovo allungamento con

anche il corpo laterale, la

prima Chiesa doveva arrivate

in linea con l’arcata, la

seconda con l’altra, le arcate

sono tutte state costruite

con l’ultimo ampliamento

quando è stata allungata ed

allargata

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Siamo intorno alla fine del Quattrocento e sono arcate in stile Gotico.

Perché come abbiamo visto c’è molto ritardo dalla città alla provincia, infatti quando

in città si comincia ad arrivare al Rinascimento, nelle zone periferiche si costruisce

ancora in stile Gotico, Questo però è un fatto abbastanza raro perché non abbiamo

testimonianze di architettura Gotica nel nostro territorio, l’unica che mi viene in

mente è l’Abbazia di Maguzzano, dalla parte Bresciana del Lago con questi arconi e

questa volta a crociera e l’ampliamento fatto nella Chiesa di San Michele a Gaium

che ha il Presbiterio rifatto con queste vele a crociera in stile Gotico e una finestra

trilobata a fianco.

Queste comunque sono le tre fasi della Chiesa, il momento più importante

evidentemente risale a quello del XIV Secolo con tutta la decorazione. Partendo

dalla parete Nord, possiamo vedere che abbiamo in alto un’iscrizione che ci

permette di datare gli affreschi e si vede Millesimo Trecentesimo, Vigesimo

Secondo, quindi 1322

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e possiamo vedere comunque che l’ultima cena è sottoposta, gli affreschi del 1322 si

sovrappongono a un affresco che è stato conservato dell’ultima cena,

quindi questo affresco è antecedente, probabilmente è databile tra la fine del 1200

e i primi anni del 1300. Quindi questo è l’affresco più antico presente nella Chiesa. E’

abbastanza evidente l’influsso dell’arte Bizantina, è stato chiarito anche il mistero

dei vari Santi, per l’ultimo a destra si legge S. Be … ma è sempre Bartolomeo scritto

Bertolomeo, come è capitato in altri casi.

Il secondo intervento ha riguardato tutta la parete, sia quella a Nord che quella a

Sud e da quello che si vede, l’elemento affresco doveva essere molto più importante

di quello che è rimasto adesso e in parte è andato rovinato dall’ultimo ampliamento

della Chiesa quando hanno costruito le volte a crociera e gli arconi che sono stati

inseriti negli affreschi rovinandoli.

Nella prima raffigurazione che abbiamo in alto, sotto alla data, si vede a sinistra un

angelo che tiene un lembo di un mantello e sulla sinistra si vede il volto aureolato di

una donna che è la Madonna della Misericordia, questo, come abbiamo visto a

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Campo, è un culto che nel Trecento si diffonde notevolmente e la Madonna viene

invocata a protezione da quelli che erano i mali del tempo, cioè “a peste fame et

bello” dalla peste, dalla fame, dalla carestia e dalla guerra e a fianco dla Madonna

abbiamo l’apostolo Giovanni, San Giovanni Evangelista, con sopra il titolo e il libro,

che è un attributo dei dottori della Chiesa, degli Evangelisti in primis.

Sotto abbiamo un Santo a cavallo

E davanti al cavallo c’è una figura, si intravede una testa, questo ci permette di

ricostruire la scena nella donazione del mantello di San Martino al mendicante,

sotto abbiamo delle iscrizioni che ricordano i committenti cioè le persone che hanno

pagato per gli affreschi

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Si legge Dominicus, il nome appunto del committente. Vicino ci sono le raffigurazioni

di Santo Stefano e poi un Santo monaco, probabilmente San Nicola, ma non ci sono

elementi per riconoscerlo con precisione. Poi si vede l’immagine di un altro Santo.

Procedendo abbiamo dei riquadri meglio leggibili

Dove a sinistra vediamo Santo Stefano, in mezzo San Zeno e San Bartolomeo con il

solito motivo dell’abito a fiori, poi l’altro riquadro

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dove abbiamo ancora San Zeno Vescovo quindi un riquadro più complesso in cui si

vede la figura della madre della Vergine, quindi della Madonna e quindi del

Bambino, è come se fosse una Trinità composta da Sant’Anna, La Madonna e il

Bambino come scritto sopra. Quello di Sant’Anna era un culto abbastanza diffuso,

per esempio nella zona di Bardolino è la patrona di Calmasino come a Malcesine, era

evocata soprattutto dalle partorienti, dalle donne in età di marito.

L’altro riquadro, purtroppo rovinato dal basamento dell’arcata, è una Crocifissione

con gli elementi simbolici

canonici, vediamo il –cristo con

il capo già reclinato, gli occhi

chiusi che ha già ceduto alla

morte, in alto San Michele che

viene ad accoglierlo, poi

abbiamo la figura del sole e

della luna ai lati che stanno a

rimarcare la nobiltà del

personaggio. A lato di Gesù c’è

san Giovanni Apostolo, vicino a

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sinistra si vede probabilmente la Vergine o la Maddalena ma non abbiamo più alcun

riferimento leggibile, simbolicamente il monte del Calvario e questo oggetto strano

Cristo sarebbe stato sacrificato. Ai lati sono raffigurati i committenti. In questo caso

un tal Johannes Focola fecit … fece dipingere questa immagine, un’immagine molto

bella.

L’altra immagine raffigura San Nicola fra i Santi Benigno e Caro i due Santi Monaci

e infatti c’è il famoso affresco, all’interno della Basilica di San Zeno, entrando più o

meno a metà sulla destra, dove si vede una bara col corpo del Santo Vescovo e i due

Santi Eremiti uno da una parte e uno dall’altra che la stanno sollevando.

che dovrebbe alludere al

cranio di Adamo perché

secondo la tradizione

nella Leggenda Aurea si

dice che dove fosse stato

sepolto Adamo, si fosse

messo un piccolo

ramoscello nella sua

bocca e da lì sarebbe nato

l’albero da cui avrebbero

fatto la Croce sulla quale

che, secondo la tradizione,

nell’anno 807, quando venne

costruita la nuova Basilica di

San Zeno e in questa Basilica

vennero trasportate le

reliquie del Santo, vennero

chiamati questi Santi Eremiti

che vivevano sul Baldo sopra

Cassone perché nessuno si

azzardava a toccare le reliquie

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I Santi Benigno e Caro trasportano il corpo di San Zeno - Artista veronese (Basilica di San Zeno)

San Nicola è un culto diffusissimo sul Lago perché è invocato contro i pericoli del

Lago appunto, c’è un famoso dipinto che si trova nei Musei Vaticani del Beato

Angelico che raffigura una nave in mezzo alla tempesta e San Nicola che salva

l’equipaggio

Beato Angelico, Storie di S. Nicola: Incontro di San Nicola con il messo imperiale, Miracolo del grano, Miracoloso

salvataggio di una nave (predella Guidalotti), Città del Vaticano, Musei Vaticani

e quindi su tutti i paesi del Lago c’è questo culto, a Bardolino c’è una Chiesa di San

Nicola, come a Lazise sul porto, qui ad Assenza sul porto, e il Santo è raffigurato un

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po’ dappertutto come il protettore dei pescatori, della gente che si affida all’acqua

per la sua vita ordinaria.

Alla sinistra di San Nicola abbiamo quindi San Caro, leggiamo la C la H e la R e

completiamo chiaramente con Carus e poi abbiamo l’immagine di Sant’Antonio

Abate dove al di là dell’abito eremitico si vede un po’ il campanaccio, che, secondo

la tradizione, quando era nel deserto, il suono della campana allontanava il

demonio, si dice anche che in Francia, a Parigi, nel Trecento, ci fosse un ordine di

monaci Antoniniani i quali avevano ottenuto come privilegio dal re di poter

pascolare i loro maiali su suolo pubblico e per essere contraddistinti dagli altri

portavano il campanaccio al collo, questi maiali poi venivano macellati e distribuiti ai

poveri nella festa di Sant’Antonio il 17 gennaio. Una curiosità; il Fuoco di

Sant’Antonio è un tipo di malattia che era molto diffuso nel Medioevo, contro la

quale veniva evocato anche Sant’Antonio e richiama un’altra leggenda che nasce

soprattutto dalla Sardegna dove si dice che il Santo si fosse recato all’Inferno per

prendere il fuoco e portarlo agli uomini, quindi per questa malattia ci sono tanti

riferimenti tutti leggendari perché comunque il culto di Sant’Antonio è uno di quelli

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più diffusi, a Costermano per esempio c’è la Parrocchiale di Sant’Antonio, un tempo

si faceva la benedizione degli animali, si portavano gli animali domestici. Ecco quindi

il valore apotropaico ** del suono della campana, anche la campana della chiesa

per esempio, io ho sempre citato come riferimento quel bellissimo film di Walt

Disney che era “Fantasia” dove c’erano i vari brani musicali, a un certo punto c’è il

brano di Mussorgsky, “Una notte sul Monte Calvo” dove si vede questo paesaggio

notturno, funesto, pieno della presenza di demoni e a un certo punto questi demoni

che scorrazzano in giro, a un certo punto il cielo comincia a tingersi di rosa e si

sentono i rintocchi di una campana che preannunciano l’altro brano musicale che

segue “L’Ave Maria” di Schubert, a questo suono i diavoli prima si fermano, si

guardano intorno e poi fuggono impauriti. Quindi c’è questo discorso del suono

della campana che ha valore apotropaico, poi la campana viene inserita nelle nostre

Chiese anche per quello, oltre che per altri motivi, per esempio a San Nicola di

Lazise, che era sul porto, quando c’era la nebbia il suono della campana guidava le

barche all’entrata in porto, quando da piccolo andavo in campagna con mio nonno si

sentivano i rintocchi della campana di San Severo, si segnava il tempo, suonavano “a

martello” in caso di pericolo. La campana era situata sul campanile, e la torre

campanaria era uno degli edifici più robusti del luogo, tanto che, almeno a Lazise,

c’è un documento che dice che nella parte inferiore del campanile venivano rinchiusi

i criminali, era adibita a prigione perché era una zona chiusa da mura.

L’altro poi è San Giacomo (Jacobus) che abbiamo visto raffigurato a Biaza che è il

protettore dei viandanti o meglio dei pellegrini, coloro che si muovono per

pellegrinaggio. Poi nella parete a Est, che chiaramente è stata rifatta, non si vede più

niente se non qualche frammento, la Chiesa originaria proseguiva con l’abside

circolare che è stata chiusa.

Prima di vedere la Pala dell’altare guardiamo gli altri affreschi che sono sopravvissuti

che sono coevi con quelli appena visti.

In riferimento poi al San Cristoforo della Chiesa di San Zeno a Castelletto, che per

me è del 1300, trovo abbastanza somiglianze con questo pittore, nella frontalità di

certi Santi con l’aureola a raggera, graffita, quindi credo siano contemporanei.

**L'aggettivo apotropaico (dal greco αποτρέπειν, apotrépein = "allontanare") viene solitamente

attribuito ad un oggetto o persona atti a scongiurare, allontanare o annullare influssi maligni. Si parla ad

esempio di monile apotropaico, rito o gesto apotropaico.

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Ritornando agli affreschi vediamo un San Michele a sinistra e San Gabriele infatti

si può notare a sinistra il braccio della bilancia che è quello alla sinistra del Santo

quindi quello dei dannati, quindi l’Arcangelo Gabriele che è sempre raffigurato con

una sorta di bastone araldico che a volte termina con un giglio perché Gabriele è

quello che annuncia la nascita di Gesù alla Vergine e è l’Araldo di Dio per eccellenza.

Poi abbiamo San Bartolomeo, sempre con un mantello con motivo floreale, quindi

un’altra scrostatura e infine la figura di Santa Lucia Vergine, vedete che gli occhi

Sono belli, in evidenza, non

li ha chiusi, non si vede che

siano stati strappati, non li

porta come attributo, ha

solo un ramo di palma che

allude al suo martirio e

quindi siamo in una fase in

cui non è stato ancora

associato il concetto di

protezione dalle malattie

degli occhi da parte della

Santa.

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Sotto la scritta “fecit fieri” e viene ancora ribadita la data MCCCXX che si legge e poi

Probabilmente c’è spazio ancora per II quindi 1322.

Con l’ampliamento della Chiesa poi, avvenuto verso la fine del Quattrocento,

massimo primi anni del Cinquecento, si crea la parte adiacente al campanile e la

parete è affrescata, si nota la decorazione floreale e le figure come anche il trono

della Vergine molto stilizzate.

In mezzo c’è la Madonna col Bambino, e ai lati Santa Caterina d’Alessandria, sempre

con la palma del martirio, la corona, altro attributo del martirio e la ruota dentata

che è lo strumento. La palma perché è simbolo di vittoria, la corona perché è stata

incoronata da Dio nel momento in cui subisce il martirio e col suo martirio vince

sulla morte eterna e poi San Lorenzo la cui rappresentazione non è molto diffusa,

non lo ricordo nel nostro territorio in altri affreschi Medioevali, anche lui raffigurato

con la palma e la graticola.

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La pala d’altare è una pala molto bella, a differenza di quella di Biaza che non

Abbiamo neanche preso in considerazione, perché è molto semplice e molto rozza,

qua abbiamo la Vergine in Gloria fra gli Angeli e con il Bambino in braccio, ai suoi

lati abbiamo San Nicola, vestito in abito vescovile e alla destra Sant’Antonio Abate

con il campanaccio, in particolare San Nicola è ritratto con i 3 pomi, questo allude,

secondo la tradizione, alla donazione di 3 sacchi di monete, 3 palle d’oro, che

avrebbe fatto il Santo a un vicino che aveva delle figlie ma non aveva la dote per

maritarle e quindi il Santo sarebbe intervenuto, ecco anche perché San Nicola è

collegato con i doni, San Niccolò, per esempio una volta a Bardolino c’era San

Niccolò che portava i doni il 6 dicembre che poi è diventato Santa Klaus, Babbo

Natale, c’è tutta una tradizione che comunque richiama l’abitudine di portare i doni

in quel periodo dell’anno, perché si parla comunque di un Santo a cui sembra si

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siano abbinate la tradizioni pre cristiane, soprattutto del mondo Celtico e

Germanico.

Ecco poi il nostro Sant’Antonio sempre con il campanaccio e il maiale che appunto lo

accompagna sempre, e il committente che è raffigurato con un bellissimo ritratto e

poi si intravede ilmotivo araldico,

E’ una pala molto bella, guardate per esempio il ritratto del committente, i volti dei

due Santi, come sia originale la figura di Sant’Antonio Abate rispetto ad altre

raffigurazioni.

un grifone con corona a 5 punte.

Questo riporterebbe in effetti alla famiglia

Ivani, bandita da Sarzana e stabilitasi a

Brenzone nel primo '500 dove esercitò il

notariato per poi inurbarsi.

Qui siamo nei primi decenni del

Cinquecento e il riferimento è a Ermanno

Rigozzi che è il precursore di Paolo Jacopo

Rigozzi che andò a Firenze alla corte dei

Medici e Paolo dipinge in tantissime

Chiese agli inizi del Seicento.

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Richiama un po’ la pittura Fiamminga. Abbiamo una pala simile anche se di minor

qualità, alla Madonna del Soccorso a Marciaga e anche in quella c’è una veduta di un

paesaggio lacustre immaginario, come anche a San Michele a Gaium c’è un affresco

con lo sfondo fra l’Adige e il Garda, probabilmente andavano di moda questi

paesaggi di fantasia che ovviamente qui vanno a riferirsi al lago e alle montagne del

Baldo.

Il committente doveva essere un personaggio importante, si vede dal vestito,

dall’anello che porta al dito, probabilmente era inurbato, viveva qui. Anche la

cornice è molto bella, all’apice, nel triangolo, è raffigurato il volto di Gesù.

L’altra pala d’altare, nel secondo altare laterale di stile Tardo Barocco,

probabilmente siamo intorno ai primi del Settecento, raffigurante San Francesco

che riceve le stimmate, e anche qui siamo di fronte a una pala di una certa qualità, il

periodo può essere fra il fine Seicento e i primo del Settecento.