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COME RAGGIUNGERE VENAFRO

Venafro, con i suoi oltre undicimila abitanti, è il quarto centro per dimensione demo-grafica della regione Molise, il secondo della provincia di Isernia. La sua posizione è stra-tegica: posta a ridosso del confine occidentale del Molise, il suo comprensorio si incuneatra Campania, Lazio ed Abruzzo. La città è facilmente raggiungibile sia grazie ai colle-gamenti ferroviari da e per Roma, Napoli e Campobasso sia per la comoda viabilità. In-fatti è collegata a Roma e a Napoli dall'Autostrada del Sole. Dista circa 150 chilometrida Roma, quasi tutti percorribili in autostrada con uscita al casello di San Vittore del La-zio (a 15 km), circa 90 chilometri da Napoli (uscita autostradale al casello di Caianello,circa venti chilometri da Venafro), 70 chilometri da Campobasso, 80 chilometri da Fro-sinone, 90 chilometri da Benevento, 160 chilometri da Pescara e da Foggia. Il casello piùvicino dell'autostrada A14 Adriatica è quello di Vasto che dista circa 100 chilometri.

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PIANTA DELLA

CITTÀ DI VENAFRO

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PRESENTAZIONE

La storia di Venafro dura da almeno 26 secoli, anzi secondo alcuni dura da piùtempo e se si volesse dar retta alla leggenda che vuole la Città fondata da Dio-mede, i secoli che hanno visto dipanarsi le alterne fortune della nostra comunità

diventano addirittura 33. Sulla storia di Venafro, sui monumenti che rendono la nostraCittà unica e particolare, sui personaggi illustri che hanno attraversato questi secoli ar-ricchendo il prestigio della nostra comunità, sulle sue tradizioni, sui suoi musei, sullerisorse naturali, ambientali, storiche, artistiche, architettoniche sono state scritte decinedi libri e tanti altri ancora ne saranno scritti.

Questa breve guida della Città, voluta dall'Amministrazione comunale che mi onorodi rappresentare, non ha certo la pretesa di svelare al visitatore in queste poche paginetutte le bellezze di Venafro né di lasciare soddisfatto chi avrà la possibilità di leggerla.Tutt'altro. E' uno strumento agile che, fornendo le informazioni essenziali sulla storia esui principali monumenti e sui più importanti siti di interesse turistico, ha proprio lafunzione di stimolare la curiosità, di alimentare la voglia di saperne di più, di scoprire,di approfondire. Anche per questo motivo è incompleta. Mancano cioè tanti luoghi chemeritano di essere visitati, molte chiese e i tanti palazzi signorili, come la Dimora delPrete di Belmonte, che rappresentano tante piccole gemme preziose incastonate in uncentro storico meraviglioso che è esso stesso un grande inesauribile museo, un luogoche evoca mille suggestioni, le stesse che quasi duecento anni fa fecero scrivere a Vin-cenzo Lomonaco sulla rivista “Poliorama Pittoresco” (1837-l838) che “Il passeggiero chegiunge a Venafro non può evitare una tempesta di pensieri nella sua mente, e forti emozioni nelsuo cuore. Egli calca una terra monumentale”. La terra dell'olio, l'olio più antico e prelibato,celebrato dagli scrittori latini già oltre duemila anni fa quando Strabone nella sua opera“Geografia” scriveva, a proposito della nostra Città: “Venafro, da dove proviene la migliorequalità dell'olio d'oliva”. La cultura dell'olio continua a vivere nella nostra comunità at-traverso l'attività di tanti coltivatori di olive e produttori di olio e soprattutto graziealla presenza del Parco regionale dell'Olivo, unico nel suo genere, che custodisce unaltro importante monumento del nostro territorio: gli uliveti secolari.

Venafro è un tesoro che tanti devono ancora scoprire ed apprezzare, è un viaggioche molti devono ancora compiere. La mia speranza è che questa breve guida possa es-sere un piccolo ma utile compagno nel viaggio alla scoperta della nostra Città

Prof. Antonio SORBOSindaco di Venafro

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LE ORIGINI E L'ANTICA VENAFRUM

La leggenda narra che Venafro fu fondatada Diomede, il mitico eroe di Argo checombattè nella guerra di Troia ferendoEnea in battaglia e fu poi “eroe della civi-lizzazione” dell'Adriatico e dell'Italiadove gli viene attribuita la fondazione dimolte città tra cui, appunto, Venafro:siamo nel XII secolo a.C.. Le origini di Ve-nafro sono comunque antichissime. Ilprimo vero insediamento urbano risaleall'epoca sannitica intorno al V secoloa.C., come testimoniano le possenti muraciclopiche che cingono i rilievi di MonteSanta Croce. La città fu fondata ai piedidella montagna che domina la grandepiana solcata dal fiume Volturno. Nel IIIsecolo a.C. Venafro era già una città im-portante, tanto che batteva moneta pro-pria. Poi la città passò sotto il controllo diRoma dopo che quest'ultima aveva scon-fitto definitivamente i Sanniti al terminedella terza guerra sannitica nel 290 a.C.:Municipio romano nel 272 a.C., Civitassine suffragio nel 268 a.C., Prefettura nel

263 a.C., Colonia Julia nel 59 a.C., dedottanuovamente come colonia da Augustonel 14 a.C.. Per circa quattro secoli (III sec.a.C.- I sec. d.C) Venafro conobbe un'epocadi grande splendore. Fu meta della mi-gliore aristocrazia romana (tra coloro chevennero a “riposarsi” nelle campagne ve-nafrane anche Attilio Regolo), importantecentro manifatturiero e soprattutto agri-colo dove veniva prodotto il migliore oliodell'epoca, città arricchita da importantiopere pubbliche e infrastrutture come l'ac-quedotto romano voluto da Augusto, ilteatro romano, l'anfiteatro, le terme.

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La”Venere” di Venafro (Ph. T. Paolone)

Le”possenti” mura ciclopiche (Ph. T. Paolone)

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IL MEDIOEVO, IL RINASCIMENTO

Dopo la caduta dell'Impero Romanod'Occidente, Venafro visse un lungo pe-riodo di declino anche se nel V secolo èdocumentata la presenza nella città di unvescovo. Sottomessa dai Longobardi, sac-cheggiata dai Saraceni (867), solo nel X se-colo Venafro cominciò la sua rinascita, inconcomitanza con la crescita dell'in-fluenza dei due grandi monasteri di Mon-tecassino e di San Vincenzo al Volturno.Nel 954 Venafro era gastaldato del princi-pato di Capua. Proprio in questo periodo,sotto il conte Paldefrido, fu realizzato ilmastio longobardo che rappresenta ilprimo nucleo del Castello di Venafro.Dopo i longobardi, con l'arrivo dei Nor-manni la città fu ridotta a sub-feudo finoall'avvento degli Angioini quando CarloI d'Angiò ricostituì la contea. Ma fu nelXV secolo che Venafro conobbe un nuovoperiodo di splendore. Quando, nel 1437,Alfonso d'Aragona conquistò il Regno diNapoli, il feudo di Venafro fu assegnatoalla famiglia Pandone che lo mantenneper circa un secolo, da Francesco Pandone(1437) fino all'ultimo conte della dinastia,Enrico, giustiziato nel 1528 a Napoli per

aver tradito Carlo V. Ad Enrico Pandonesi devono importanti interventi nel ca-stello, con i grandi e preziosi affreschi cherappresentano a grandezza naturale i ca-valli che lui allevava. In quest'epoca visseed operò un altro grande venafrano, An-tonio Giordano (1459-1530), giureconsultoe insegnante di diritto alle università diNapoli, Bologna e Firenze, presidente del-l'Università di Siena e consigliere e“primo ministro” del conte senese Pan-dolfo Petrucci. Proprio in quest'ultima ve-ste Antonio Giordano è citato nel “Prin-cipe” di Machiavelli (cap. XXII) comeesempio di “buon ministro”. Nei decennisuccessivi la città passò agli esponenti divarie famiglie, con un lungo periodo(1533-1582) in cui fu nelle mani della fa-miglia Lannoy. Tra il XV e il XVI secolo siregistrò una forte ripresa economica e de-mografica di Venafro (che nel 1586 con-tava più fuochi di Isernia e Bojano ed eragià uno dei centri più popolosi del territo-rio che corrisponde all'attuale Molise). Inquesto periodo la città conobbe un grandesviluppo urbanistico, con la realizzazionedello splendido borgo medievale, e unafioritura culturale e scientifica con impor-tanti personalità.

GUIDA BREVE DELLA CITTÀ 5

Il castello Pandone (foto F. Cappellari)

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LA STORIA RECENTE

Nel 1734 Carlo III di Borbone stabilì a Ve-nafro una residenza reale che utilizzavanei frequenti periodi in cui si recava acaccia nella tenuta di Torcino e che fu abi-tata anche nei decenni successivi dai Bor-bone. La città fu interessata dalle vicendepolitiche legate alla rivoluzione parteno-pea del 1799 e alla successiva occupazionefrancese, periodo in cui fu fondato l'ospe-dale civile (1810). Nell'800 in città, sotto iBorbone, si formò una classe borghese icui esponenti si affermarono in vari campidella cultura, della scienza e dell'ammini-strazione.A Venafro soggiornò, nel pa-lazzo Cimorelli, il futuro Re d'Italia, Vitto-rio Emanuele, la notte prima dell'incontroa Teano con Garibaldi. Un illustre vena-frano, Leopoldo Pilla, grande geologo,docente universitario a Napoli e Pisa,morì in battaglia come volontario a Cur-tatone il 29 maggio del 1848 ucciso dagliaustriaci nella prima guerra di indipen-

denza. Con l'Unità d'Italia la città fu stac-cata dalla Terra di Lavoro e aggregata alMolise. Con Regio Decreto nel 1914 fuconcesso a Venafro il titolo di “Città”. Il 15marzo del 1944 Venafro fu bombardataper errore dagli alleati che la scambiaronoper Cassino provocando decine di mortitra civili e militari, evento che è valso allacittà la medaglia d'oro. Nel XX secolo, so-prattutto nel secondo dopoguerra, Vena-fro è stata interessata da un periodo digrande sviluppo che nel giro di qualchedecennio ne ha fatto uno dei centri piùimportanti del Molise dal punto di vistaeconomico e demografico, con la nascitadel nucleo industriale e il consolidamentodell'agricoltura e del terziario. Oggi, coni suoi oltre undicimila abitanti, è il quartocentro più popoloso della regione Molise,il secondo della provincia di Isernia. Finoagli anni '80 del secolo scorso è stata sedevescovile, oggi fa parte della Diocesi diIsernia-Venafro e il duomo è concattedraleinsieme alle cattedrale di Isernia.

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Palazzo cimorelli (Ph. T. Paolone)

Red bull statunitensi al Campaglione (Ph. Museo Winterline)

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I PRINCIPALI MONUMENTI E I LUOGHI DA VISITARE

(I numeri rossi nel quadratino fanno riferi-mento alla loro posizione in pianta a pag. 2.)

La città è ricca di monumenti di varieepoche. Il borgo medievale, con le suetante chiese, i suoi vicoli, le piazze, i ma-gnifici palazzi signorili, le dimore storicheè uno dei centri storici più belli dell'interaregione.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO

Venafro è ricca soprattutto di testimo-nianze dell'epoca romana - durante laquale conobbe un periodo di grandesplendore -, molte delle quali sono conser-vate presso l'importante Museo archeolo-gico di Santa Chiara, ospitato nell'impo-nente e splendido monastero ultimato nel1654 grazie alla donazione di un nobilevenafrano. Nel Museo sono conservati re-perti di ogni tipo provenienti dalle varie“domus”, dalle ville rustiche, dal teatroromano di Sant'Aniello e da altri siti. Trale altre opere sono attualmente conservatenel Museo archeologico la celebre Veneredi Venafro, bellissima statua di epoca an-

tonina (II sec. d.C.), raro esempio in Italiadi copia di una Venere ellenistica perve-nutaci completa della testa, due impo-nenti statue virili complete di testa (metàdel I sec. d.C.) che probabilmente rappre-sentano gli imperatori Augusto e Tiberio,la grande “Tavola acquaria” di epoca au-gustea, che riporta le norme contenutenel famoso editto di Augusto emanatoproprio per regolamentare la costruzionee la gestione del grande acquedotto dicirca 30 chilometri (di cui restano ampitratti visitabili) che l'imperatore fece co-struire tra il 17 e l'11 a.C. appositamenteper portare l'acqua dalle sorgenti del Vol-turno fino a Venafro, le tombe della necro-poli sannitica scoperta a Pozzilli (VII-IVsec. a.C.), i famosi Scacchi di Venafro, ri-tenuti a lungo gli scacchi più antichi delmondo (in virtù di una prima datazione alII-IV sec. d.C.), datati successivamente edi recente al X sec. d.C. (980 d.C.) graziealla datazione radiocarbonica che ne facomunque gli scacchi più antichi trovatiin Italia e tra i più antichi d'Europa. Un'aladel Museo è dedicata ai reperti prove-nienti dagli scavi del grande e importantemonastero benedettino di San Vincenzo alVolturno. Al Museo è annessa la splen-dida chiesa seicentesca di Santa Chiara.

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Gli Scacchi di Venafro (Ph. T. Paolone)

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L'ANFITEATRO ROMANO

All'epoca romana risale l'anfiteatro delVerlasce, struttura a forma di ellisse con ilperimetro esterno con il diametro mag-giore di circa 110 metri e quello minore dicirca 85 metri, capace di accogliere fino a15 mila spettatori. La sua esistenza e ilsuo utilizzo sono documentati almeno dalI sec. d.C.. Vi si svolgevano giochi gla-diatorii, battaglie navali ed altregare. Successivamente l'impiantoromano fu trasformato ed adattatoal contesto rurale e alla culturaagraria della città. Furono realizzatiambienti a due piani aggregati aschiera ed utilizzati come stallanella parte bassa e come fienilein quella superiore. La realizzazione ditali interventi è attestata almeno al XVIIsecolo, una iscrizione data la realizza-zione di uno degli edifici al 1624. Oggi ilcomplesso del Verlasce è oggetto di inter-venti di recupero e valorizzazione a curadel MIBAC ed una parte è già fruibile evisitabile.

IL TEATRO ROMANO

Allo stesso periodo o ad una fase di qual-che anno precedente a quella di realizza-zione del Verlasce, risale il teatro romano,costruito a monte dell'abitato in localitàSant'Aniello e modificato e ampliato finoal II sec. d.C. per la realizzazione di im-pianti per giochi d'acqua ed altre strut-

ture. Le tecniche costruttive usatesono di epoca tardo-repubblicana oal massimo dei primissimi tempidell'impero. Nella sua prima faseedilizia consisteva in una gradi-nata, addossata alla montagna, di

cui sfruttava la pendenza natu-rale, che comprendeva ima e me-dia cavea, separate da una prae-

cinctio ed era chiuso in alto da un portico.Un primo grande ampliamento risale alperiodo della dinastia Flavia (69-96 d.C.),successivamente in epoca antonina (II sec.d.C.) fu realizzato l'emiciclo che si innestadirettamente sulle strutture del teatro. Ilfronte della scena è di circa 60 metri, la ca-vea poteva contenere circa 3.500 spetta-tori. Il teatro, che è stato chiuso per moltianni, oggi è visitabile. Ulteriori scavi po-trebbero consentire di far venire alla lucealcune strutture del teatro attualmente af-fiorate solo in parte.

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Maschera teatrale(Ph. MIBAC)

L’anfiteatro Verlasce fine ‘800(Ph. Venafro.info)

L’anfiteatro Verlasce oggi(Ph. Archivio privato)

Il teatro romano particolare delle gradinate(foto T. Paolone)

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IL CASTELLO PANDONE

Il primo nucleo del Castello, il mastio lon-gobardo, fu realizzato nella parte più altadella città nel X secolo d.C. grazie al contePaldefrido. Al Castello, circondato da unampio fossato, successivamente venneroaggiunte le torri circolari (XIV sec.),quindi venne completamente trasformatodai Pandone nel XV secolo. Fu proprioEnrico Pandone a trasformarlo in una ele-gante residenza rinascimentale con la rea-lizzazione di un ampio loggiato e di ungiardino all'italiana. A lui si devono gli af-freschi che ritraggono 26 stalloni, i mi-gliori esemplari del suo celebre alleva-mento di cavalli, a grandezza naturaleche rendono il Castello di Venafro unico,meta di studiosi e storici dell'arte. Dopo lamorte violenta di Enrico Pandone, giu-stiziato per aver tradito Carlo V, il Ca-stello di Venafro passò a varie famiglienobili (Lannoy, Peretti Savelli, di Capua).Giovanni di Capua, agli inizi del '700, lotrasformò per farne la sua residenza invista del matrimonio con Maria Vittoria

Piccolomini ma il promesso sposo morìprima delle nozze in un incidente. Succes-sivamente subì ulteriori trasformazioni evi furono ricavati diversi appartamentiabitati fino alla seconda metà del secoloscorso. Poi l'edificio, passato nella pro-prietà dello Stato, ha subito importanti elaboriosi lavori di recupero e di restauroed oggi è tornato al suo splendore e nellapiena fruizione dei visitatori, diverse mi-gliaia ogni anno, che ne possono ammi-rare l'imponenza e l'eleganza. Vi si svol-gono convegni e seminari, viene utilizzatoper mostre ed esposizioni. E' Museo na-zionale, sede della Pinacoteca nella qualesono esposte opere di importanti artisticome Luca Giordano e Francesco Soli-mena. Nel Castello Pandone inoltre è con-servato il famoso e preziosissimo politticotardogotico in alabastro realizzato in In-ghilterra con la rappresentazione in setteformelle della passione di Cristo. Il polit-tico era ospitato nella chiesa dell'Annun-ziata ma, dopo essere stato rubato neglianni '80, è stato recuperato e sistematonel Castello, sito sicuramente più sicuro.

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Pitture di cavalli a grandezza naturale nel castello Pandone (foto F. Cappellari)

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LA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA

La costruzione della Cattedrale di Venafrorisale al IV o V secolo. L'impianto origina-rio ha subito nei secoli diverse trasforma-zioni. Trasformata prima in modo radi-cale nell'XI secolo, in cui probabilmenteavvenne una vera e propria ricostruzione,ed arricchita successivamente con pitturee affreschi realizzati tra il XIV e il XVIII se-colo, la chiesa è stata sede vescovile daepoca antichissima. E' documentata l'oc-cupazione della cattedra dal vescovo Co-stantino nel 496. Gli elementi più remotievidenziati dall'attuale edificio possonodatarsi alla fine dell'XI secolo o al princi-pio del XII, epoca in cui si deve la sostitu-zione dell'architettura di ispirazione bi-zantina con quella romanico cluniacensedi derivazione monastica. Oltre all'impo-nente architettura, restaurata negli anni'60 del secolo scorso, si possono ammirarealcuni antichi affreschi di assoluto valore.E' stata sede vescovile fino agli anni '80quando la diocesi di Venafro fu unita aquella di Isernia. Oggi il duomo di Vena-fro è chiesa concattedrale della diocesi diIsernia-Venafro. Ha il privilegio di averela Porta Santa fin dal 1508.

LA CHIESA DELL'ANNUNZIATA

Nel tempo si è consolidato il convinci-mento che la fondazione della chiesa edella Confraternita dei Battenti che la co-struì risale al primo gennaio del 1387,data in cui il notaio Cicco Antonio deParma redasse l'atto con cui i procuratoridella Confraternita sottoponevano all'au-torità del vescovo l'edificio sacro che aquell'epoca risultava già realizzato. Lachiesa fu ampliata nel XVI secolo con unaserie di interventi affidati a mastro G. Bat-tista Bifano (1591). Nelle epoche succes-sive furono realizzati ulteriori lavori edabbellimenti, tra cui le decorazioni risa-lenti al XVII secolo, e commissionati qua-dri ed affreschi. Di grande valenza la palache sovrasta il bellissimo altare maggioreraffigurante l'Annunciazione ed attribuitaa Girolamo Imparato, artista attivo tra il1573 e il 1621. Al XVIII secolo risalgonoulteriori opere murarie che hanno datoalla chiesa la sua forma definitiva e deco-razioni con stucchi ed affreschi. Tra il 1757e il 1759 l'intera chiesa fu affrescata permano del pittore Paolo Sperduti, allievo aRoma di Agostino Masucci, segnalato dalVanvitelli per decorare la reggia di Ca-serta dove in effetti lavorò insieme a Gia-

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La Cattedrale “Settecappotti” fregio della Cattedrale

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Chiesa dell’Annunziata, interno (foto F. Cappellari)

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cinto Diano, Fedele Fischetti ed altri pit-tori. L'opera più notevole dello Sperduti èl'affresco della volta dell'aula, dove la Ver-gine è ritratta al centro di uno stuolo diangeli e santi che affollano l'empireo.Glialtari laterali furono arricchiti nel 1771 dapregevoli tele tra cui tre del celebre pittorenapoletano Giacinto Diano. Da Napoli fuimportato a Venafro un raro e preziosopolittico tardogotico in alabastro realiz-zato in Inghilterra con la rappresenta-zione in sette formelle della passione diCristo, attualmente custodito presso il Ca-stello Pandone. Per realizzare la facciatadella chiesa furono utilizzate pietre e fregiprovenienti da edifici di epoca romana ein particolare dal teatro romano di S.Aniello. La chiesa dell'Annunziata, esem-pio pregevole di architettura barocca, rap-presenta oggi una delle più belle chiesedel Molise per la sua imponenza, per lasua struttura e per la ricchezza degli ele-menti decorativi realizzati al suo interno.

LA CHIESA DI SAN FRANCESCO

Secondo una leggenda la sua fondazionesarebbe da attribuire addirittura a SanFrancesco intorno al 1220, ma verosimil-mente essa fu edificata dai successori delSanto d'Assisi in epoca successiva. Il re-perto più antico ritrovato nella chiesa,un'iscrizione, porta la data del 1332. E'certo che il convento annesso alla chiesaesisteva già nel 1399. Le linee medievalidell'edificio furono modificate a partiredal XVI secolo, epoca in cui avvenne unaprima significativa trasformazione checontinuò anche nel secolo successivo. Nel1732, grazie all'opera dell'architetto Do-menico Antonio Vaccaro, la chiesa fu og-getto di una radicale trasformazione su-bendo gli influssi del roccocò napoletano.Danneggiata e più volte restaurata nei se-coli successivi, la chiesa è rimasta chiusaper circa venti anni in seguito al terremotodel 1984. Durante i lavori di riattazionesotto il pavimento sono venuti alla luce iresti di un antico tempio paleocristiano,visibile e visitabile.

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Chiesa dell’Annunziata, portale (foto F. Cappellari)

Chiesa dell’Annunziata, campanile(foto F. Cappellari)

Chiesa S. Francesco , facciata(foto F. Cappellari)

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LA BASILICA E IL CONVENTO DI SAN NICANDRO

Secondo il Martirologio romano i santiNicandro e Marciano, ufficiali dell'eser-cito romano, si convertirono al Cristiane-simo e, rifiutandosi di rinnegare la lororeligione, insieme a Daria, mogliedi Nicandro, subirono il marti-rio il 17 giugno del 303 d.C. aVenafro durante gli anni dellapersecuzione ordinata da Dio-cleziano. Nel punto in cui fu-rono uccisi, poco fuori dal centrourbano, sempre secondo la tradizione giàdopo il 313, anno dell'editto di Costantinoche decretava la libertà di culto ponendofine alla persecuzione dei Cristiani, fueretta una chiesa in loro onore. I tre mar-tiri divennero i protettori della Città ed at-tualmente sono i protettori anche dellaDiocesi di Isernia-Venafro. Il primo docu-mento scritto attestante l'esistenza dellachiesa dei Ss. Martiri è del tempo delDuca Arechi (758-778), il quale si recò aVenafro per prelevare alcune reliquiedalla chiesa di San Nicandro per portarlea Benevento. Della chiesa parla anche ilChronicon Vulturnense nel 955. La Chiesadi San Nicandro è una basilica cimiterialela cui attuale struttura risale al X-XI se-colo, sovrapposta all'edificio preesistente.Fu eretta sul punto in cui furono sepolti iresti dei santi martiri, che rimasero na-scosti per oltre 15 secoli. A farli venirealla luce furono due frati cappuccini, Pa-dre Leone Patrizio, superiore del con-vento di San Nicandro dal 1928, e FrateAngelantonio Carusillo i quali, a partiredal dicembre del 1930 iniziarono a scavaredi notte di nascosto sotto l'altare maggioredella basilica e dopo quaranta notti di la-voro trovarono il sarcofago che custodivai resti di San Nicandro. Fu quindi scavatala cripta sotto l'altare della basilica nellaquale sono custoditi i corpi dei Martiri eche è meta di pellegrinaggio da parte di

migliaia di fedeli soprattutto nei tre giorni(16, 17 e 18 giugno) di solenni festeggia-menti in onore dei Martiri. Nel 1573 ac-canto alla chiesa fu fondato il convento eda quest'epoca la custodia dei resti deiSanti protettori è affidata ai frati cappuc-

cini. La chiesa presenta alcune opere diassoluto valore, come il monu-

mentale complesso in noce constupendi intarsi che ricopretutto il presbiterio, opera sette-centesca di Fra Berardino da

Mentone (al secolo Pietro Cam-pana) in cui è incastonata la ta-

vola raffigurante i tre Martiri con SanFrancesco opera del pittore fiammingoDirk Hendricks (1550-1618), e l'affrescodella lunetta del portale principale in cuisono raffigurati i Santi Martiri realizzatonel 1949 dall'importante artista molisanoAmedeo Trivisonno.

GUIDA BREVE DELLA CITTÀ 13

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Lunetta del portale(Ph. F. Cappellari)

Basilica di San Nicandro , facciata(foto F. Cappellari)

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Basilica di San Nicandro, interno (foto F. Cappellari)

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PADRE PIO NEL CONVENTO DI SAN NICANDRO

A Venafro, nel convento di San Nicandro,visse Padre Pio da Pietrelcina. Fu inviatoqui, poco più di un anno dopo essere statoconsacrato sacerdote, dopo una visita me-dica a Napoli in seguito alla quale il fa-moso medico molisano Antonio Carda-relli gli aveva dato pochi mesi di vita. AVenafro soggiornò circa 40 giorni, dallametà di ottobre fino all'inizio di dicembredel 1911. Qui ebbe le “visioni” e fu visitatovarie volte dal diavolo nelle forme piùstrane. Le estasi del Santo frate, le appari-zioni e i fatti misteriosi che accaddero inquei giorni venafrani furono descritti mi-nuziosamente dagli altri frati che ne fu-rono testimoni.Oggi nel convento di SanNicandro è stata ricostruita una zona, ilpiù fedele possibile alla struttura e allaforma che poteva avere il convento nel1911, quando vi soggiornò Padre Pio, cherappresenta una vera e propria zona mu-seale. La Cella riporta le misure esatte, ladisposizione degli arredi, che sono origi-nali dell’epoca, e alcuni oggetti apparte-nuti a Padre Pio come l’apparato daMessa completo, l’apparato da cameracon un saio, un guanto bianco ed unomarrone. In questa area vi sono oggettiantichi del convento risalenti al '700 eall’800.

IL MUSEO WINTER LINE

Il Museo della guerra Winter line è statoinaugurato nel 2008 ed è gestito dall'omo-nima associazione costituita da appassio-nati ed esperti della materia che hannorealizzato una mostra permanente incen-trata su reperti di interesse storico riguar-danti il secondo conflitto mondiale. Sonoesposti negli spazi ricavati nello storicopalazzo de Utris, nel cuore del centro sto-rico, reperti unici ed originali rinvenutinella zona compresa tra Venafro e le Mai-narde, scenario di aspre battaglie durantela seconda guerra mondiale. Un territorioattraversato dalla linea di combattimentodenominata Winter line. Armi, uniformi,utensili, oggetti di uso comune: nel per-corso di visita al Museo della guerra èpossibile rivivere, grazie all'allestimentosuggestivo che ricostruisce fedelmenteambienti e situazioni, momenti di vita alfronte. L'esposizione è accompagnata dauna “narrazione” che illustra eventi sto-rici, personaggi e consente al visitatore diapprofondire e conoscere le vicende checaratterizzarono la seconda guerra mon-diale e in particolare il territorio del Mo-lise occidentale.

GUIDA BREVE DELLA CITTÀ 15

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Padre Pio a Venafro

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Il Museo Winterline

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IL PARCO DELL'OLIVO

Il Parco Regionale dell'Olivo di Venafro èla prima area protetta dedicata all'olivo,unica nel suo genere nel Mediterraneo.La sua istituzione intende promuovere econservare l'olivicoltura tradizionale chea Venafro ebbe fasti e splendori, tanto chei Romani ritenevano l'olio prodotto inloco il più pregiato del mondo antico.Nessun luogo al mondo coltivato adolivo, infatti, può vantare simili tradizionie citazioni letterarie. Le escursioni nelParco si svolgono risalendo per i sentieripanoramici e le antiche mulattiere siste-mate e perfettamente percorribili attra-versando gli uliveti secolari ben tenutidell'area del Campaglione, risalendo lacosta di Monte Santa Croce, che sovrastala piana di Venafro, dirigendosi versoConca Casale e passando per l'antica Tor-ricella, la torre di avvistamento costruitain epoca medievale e avvolta da varie leg-gende e da tanti misteri, oggi restaurata eaccessibile ai visitatori, prima di inoltrarsiin un ambiente suggestivo, tra falesie eboschi primevi e speroni di roccia.

LA CULTURA DELL'OLIO A VENAFRO

Il Comune di Venafro è stato tra i fonda-tori, nel 1994, dell'associazione “Città del-l'Olio”. La coltura dell'olivo a Venafro èantichissima, tanto che Cosmo de Utrisscriveva che “Venafro, duecento anni primadi nascer Cristo, era celebre per l'abbondanzadell'olio e del grano”. L'antichità di questa coltivazione è testi-moniata anche dalla presenza nel territo-rio venafrano di diversi uliveti secolari.L'olio prodotto a Venafro era consideratoil migliore ed è citato in molte opere di di-versi importanti scrittori antichi, romani egreci. Ne parlano Marco Porcio Catone(proprietario di un uliveto a Venafro),Orazio (secondo il quale l'oliva di Tarantogareggiava con quella di Venafro), Colu-mella, Varrone, Ovidio, Marziale, Plinio ilVecchio (“Il primato in tutto il mondo l'ha ot-tenuto l'Italia, grazie soprattutto al territoriodi Venafro e a quella sua zona da cui si ricaval'olio liciniano, per cui è divenuta di granpregio anche l'oliva Licinia”), Giovenale (“Ilsignore innaffia il suo pesce con l'olio di Ve-nafro”), Strabone (“Venafro, da dove pro-viene la migliore qualità dell'olio d'oliva”),Palladio, Macrobio Teodosio ed altri. Nes-sun altro territorio in cui è presente la col-tivazione dell'oliva può vantare una “cer-tificazione di qualità” così antica eprestigiosa. Successivamente il rinomato olio vena-frano è stato oggetto di studio e di atten-zione anche da parte di diversi importantistudiosi, come Giovanni Presta, Bartolo-meo Gandolfi, Horst Schafer Schuchardtecc. e lo è ancora oggi. Nel territorio di Ve-nafro si coltivano particolari tipi di oliva,come la tipica aurina (la liciniana cele-brata dagli antichi scrittori latini). L'olio extravergine di oliva è ben presentenella tradizione culinaria venafrana cheprevede diversi piatti tipici in cui l'olio lafa da padrone.

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La raccolta delle olive (foto F. Cappellari)

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L'OASI LE MORTINE

L'Oasi Le Mortine è stata inaugurata nelsettembre 2001 grazie ad una conven-zione stipulata tra WWF Italia ed Enel.Estesa per 32 ettari, l’Oasi è situata inun'area attigua al fiume Volturno ed èparte di una più estesa zona umida carat-terizzata da un bellissimo bosco fluviale,ricco di numerose specie faunistiche e flo-ristiche. A partire dal 5 maggio 2008 l’areaè stata affidata alla Onlus Pianeta Terra. Inquest'area, interposta tra le Mainarde edil Matese, il Volturno penetra una fittacoltre boschiva igrofila, frazionata daisuoi rami secondari che circoscrivonoisole impenetrabili dalle caratteristicheuniche nel corso del fiume. Il comprenso-rio abbraccia una estesa isola demanialefluviale ed un lago artificiale, interes-sando in totale oltre 50 ettari. L'interocomprensorio è da considerare, sia dalpunto di vista storico che paesaggistico, illimite settentrionale della Reale CacciaBorbonica di Venafro e Torcino. E' possi-bile effettuare escursioni nel bosco flu-viale, osservare animali di varie specie epraticare il bird watching. La sua ubica-zione favorisce la frequentazione della ti-pica avifauna delle zone umide: anatre

(Germano reale, Moriglione, Fischione,Marzaiola, Alzavola, Mestolone, Moretta,Codone), aironi (soprattutto l'Airone ce-nerino, più rara la presenza dell'Aironerosso, più frequente quella della Garzettae di recente anche dell'Airone biancomaggiore). E ancora il Cavaliere d'Italia, laFolaga, il Porciglione, lo Svasso maggiore,il Nibbio bruno, il Nibbio reale, il Falcopellegrino, l'Albanella e la Poiana, piùrari l'Astore e lo Smeriglio. Tra le presenzepiù rare vanno annoverate anche quelledella Cicogna nera e del Fistione turco.

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Il Parco regionale Storico Agricolo dell’Olivo (foto F. Cappellari)

l’Oasi le Mortine (foto T. Paolone)

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CIMITERO MILITARE FRANCESE

Il Cimitero Militare Francese di Venafro èstato costruito nel 1946. Vi sono circa 6000tombe di soldati del Corps Expedition-naire Français, di cui circa due terzi diorigine marocchina, algerina e tunisina,oltre ad alcuni africani, caduti in granparte durante la battaglia di Cassino enell'aggiramento di Montecassino (1943-1944). Qui sono state traslate successiva-mente le sepolture di Miano. E' statoeretto all'interno del cimitero un monu-mento che richiama esplicitamente i mi-nareti nord-africani, decorato con pia-strelle di ceramica azzurre, che risaltanosul bianco delle mura, e con alcune iscri-zioni. Al suo interno vi sono alcunetombe, di cui una al milite ignoto musul-mano e tre dedicate a militi con nome,uno tunisino, uno algerino, uno maroc-chino. Tutte le tombe sono disposte sul-l'asse Nord-Est Sud-Ovest, con le lapidi ri-volte a Nord-Est, ad eccezione di alcunetombe, poste dietro il minareto, di soldatiebrei (riconoscibili dalla stella a sei puntesulla lapide) e animisti (che sulla lapidehanno un sole stilizzato). Questa disposi-

zione delle tombe suggerisce la possibilitàche i caduti musulmani, qualora sianostati disposti sul fianco destro, abbiano ilvolto rivolto verso la Mecca. Su ciascunalapide è riportato il nome (se noto) e la di-citura (in francese) "Mort pour la France"(morto per la Francia).

NUMERI UTILI

- Castello Pandone Museo Nazionale del Molise Tel. 0865 904698 - sito internet: www.castellopandone.beniculturali.it

- Museo Archeologico di Santa Chiara Tel. 0865 900742 - sito internet: archeologi-camolise.beniculturali.it/index.php?it/172/museo-archeologico-di venafro

- Parco Regionale dell'Olivo di Venafro Tel. 0865 902251 - 338 8618979 sito internet: www.parcodellolivodivenafro.eu

- Oasi Le Mortine Tel. 335 7447271 - sito internet: www.oasilemortine.it- Museo Winterline Tel. 339 7014272 - 349 5976578 www.winterlinevenafro.it- Polizia Municipale Tel. 0865 906700 - 906703

VENAFRO, breve guida alla cittàa cura della Amministrazione comunale di VenafroRealizzazione editoriale: Volturnia Edizioni - Tel. & fax 0865 953593 www.volturniaedizioni.com Supplemento alla Rivista Trimestrale “altri ITINERARI” Anno XII, n. 26 - Primavera 2014.L’amministrazione comunale ringrazia il fotografo Franco Cappellari per aver messo a disposizione, dal suo archivio privato, alcune tra le foto più belle della città di Venafro.

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il Cimitero militare francese (foto T. Paolone)

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Particolare dei campanili del centro storico (foto F. Cappellari)

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