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IL MONTAGGIO LA POST-PRODUZIONE

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IL MONTAGGIO

LA POST-PRODUZIONE

• COSA E' IL MONTAGGIO

Con il montaggio comincia il delicato e fondamentale lavoro della postproduzione.

Il lavoro del montatore comincia (di solito) quando quello di tutti gli altri è terminato.

Al montatore arriva tutta l'innumerevole mole di lavoro (pellicola o digitale prodotta durante le riprese).

Spetta a lui (in sinergia con il regista) catalogare tutto il lavoro, effettuare le scelte (aiutandosi con i bollettini di edizione), e mettere insieme le inquadrature.

Il montaggio è la fase che vede nascere la versione definitiva del film.

Il montaggio

• COSA E' IL MONTAGGIO

Nello studio del montatore, dopo un film, vi sono chilometri di pellicola ammassati nelle bobine (o decine di cassettine), tomi di fogli di edizione in cui sono segnate le buone, le riserve e le scartate.

Durante la fase delle riprese le inquadrature vengo registrate in ordine confuso e il solo regista ha le idee chiare circa la forma finale del lavoro.

Tocca al montatore rendere visibile a tutti questa forma e la fase di montaggio spesso riserva vere e proprie sorprese: inquadrature non utilizzabili, scene che non funzionano che vanno ripensate completamente.

Il montaggio va pensato come ad un puzzle però senza una forma finale da raggiungere precisa.

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• COSA E' IL MONTAGGIO

Nei primi film, la durata del film era determinata dalla quantità di pellicola che poteva essere contenuta in un rullo (unità di misura).

Tutto si limitava a un'inquadratura, una scena, in campo medio con mdp fissa.

Un secondo passo si ebbe quando si misero in sequenza più inquadrature ma in questo caso non è possibile ancora di parlare di vero e proprio montaggio.

I primi veri e propri esperimenti di montaggio vengono fatti in Inghilterra intorno al 1903.

Il primo regista che porta nei suoi film il montaggio ad una forma artistica è David W.Griffith.

Il montaggio

• DAVID W. GRIFFITH

Griffith fu il primo a fare una importante scoperta: una sequenza doveva essere composta da singole inquadrature incomplete riprese dal punto di vista migliore e dovevano essere messe insieme secondo un ordine di tipo drammatico.

Ebbe quindi l'intuizione di dividere l'avvenimento in vari frammenti e riprenderlo da angolazioni diverse mettendo poi le singole inquadrature in sequenza secondo un'intensità drammatica crescente man mano che la narrazione progrediva.

Il montaggio

• DEFINIZIONE

Tecnicamente il montaggio è un'operazione che consiste nell'unire la fine di un'inquadratura (A) con l'inizio della successiva (B) ottenendo l'effetto montaggio ovvero quello che lo spettatore prende per buono quando vede un film, il passaggio da un'inquadratura a un'altra. (A + B)

FUNZIONE CONNETTIVA: è quindi la prima funzione del montaggio. Mettere insieme, unire due o più elementi tra loro.

Questa unione può avvenire sul piano diegetico (pers. inq.A + pers. inq.B) che su quello discorsivo (inq.dall'alto A + inq.dall'alto B) o entrambe (pers.A ripr.alto + pers.B ripr.basso).

Quindi mettere insieme A+B non è solo unire due inquadrature ma creare una relazione e dei significati.

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• LE TRANSIZIONI

Per unire una scena ad un'altra scena si ricorre alle cosiddette transizioni (passaggi) che rappresentano un vero e proprio sistema di punteggiatura.

Queste possono essere divide in:

STACCO: passaggio diretto da un'inquadratura ad un'altra. E' un passaggio invisibile se fatto bene, è il più diffuso.

DISSOLVENZA:

APERTURA: l'immagine appare a partire dal nero.

CHIUSURA: l'immagine scompare sino a diventare nera.

INCROCIATA: l'immagine che scompare e quella che appare si sovrappongono per alcuni istanti sullo schermo.

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• LE TRANSIZIONI

Le dissolvenze incrociate erano molto usate nel cinema classico. Ora vengono utilizzate solo per scandire un'ellissi temporale, un salto.

La dissolvenza in chiusura rappresenta una pausa pronunciata, separe nettamente le azioni che precedono da quelle che seguono. E' un punto e a capo.

Le dissolvenze in chiusura indicano quindi dei salti temporali maggiori rispetto alle dissolvenze incrociate.

Altro tipi di dissolvenze (ormai in disuso) sono l'iris ovvero un foro circolare che si apre o si chiude intorno a una parte dell'inquadratura e la tendina dove la nuova immagine prende il posto dell'altra facendola scorrere via dallo schermo.

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• SPAZIO E TEMPO

Il linguaggio cinematografico articola lo spazio e il tempo della diegesi in uno spazio e tempo del discorso filmico in grado di mettere in rilievo i tratti essenziali allo sviluppo e alla finalità del racconto e dell'opera nel suo complesso.

Dal punto di vista dello spazio, il montaggio assume la funzione di articolare lo spazio diegetico in diverse unità, privilegiando di volta in volta quelle che (secondo una logica) appaiono essere le più importanti e mettendo così in rilievo gli eventi o i personaggi che appaiono in quelle unità.

Discorso analogo per il tempo.

Nel settore temporale, il montaggio ha il compito di selezionare quei momenti della storia narrata che hanno importanza maggiore di altri e confinare questi ultimi nell'ellisse.

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• SPAZIO

Vi sono due modi di rappresentare lo spazio:

Partendo da un piano d'insieme a cui seguono via via una serie di inquadrature che lo frammentano e che sono comprese nel piano originario.Questo tipo di scelta determina una chiarezza espositiva tipica del cinema classico.

Lo spazio d'insieme viene frammentato e costruito attraverso una serie di inquadrature che ce ne mostrano sempre e soltando una parte e mai la sua globalità.

Nel primo caso l'intero è scomposto, nel secondo I vari frammenti compongono l'intero (mai rivelato).

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• TEMPO

Su un primo livello il montaggio, nel suo determinare l'inizio e la fine di un'inquadratura, è innanzitutto il mezzo che decide la durata di ogni singolo piano.

Il regista impone attraverso il montaggio quindi, il tempo che che lo spettatore ha a disposizione per leggere una determinata inquadratura.

Ovviamente alla luce di questa analisi, ogni inquadratura ha un tempo di lettura (più sono i particolari da osservare e più dovrebbe durare).

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• TEMPO

Il montaggio può giocare un ruolo di primo piano nel decidere l'ordine degli eventi da rappresentare.

Esempio:

1. A tradisce B

2. B uccide A

3. B è ricercato dalla polizia

4. B è arrestato e confessa

Il montaggio può voler giocare con il tempo e ricostruire questa sequenza logica in altri modi:

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• TEMPO

Potrebbe quindi ottenersi questa nuova ridisposizione del tempo:

3. B è ricercato dalla polizia

4. B è arrestato e confessa

1. A tradisce B

2. B uccide A

Il cinema classico ha di solito però deciso di mantenere la struttura secondo lo schema 1-2-3-4 con l'unica eccezione del flashback.

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• FLASHBACKI flashback sono dei salti temporali (più o meno lunghi) in cui un

evento passato è rievocato in un momento successivo della storia.

Si possono dividere in:

diegetici: prendono vita dalle parole o dai pensieri di un personaggio che racconta o ricorda qualcosa avvenuto in passato.

Narrativi: propri dell'istanza narrante che senza la mediazione di un personaggio, racconta un episodio passato in un tempo successivo.

Solo nel secondo caso avviene una disarticolazione dell'ordine della storia da parte dell'intreccio.

Nel primo caso abbiamo solo una manifestazione delle parole o dei pensieri di un personaggio.

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• DEFINIZIONE

Molto più raro è l'utilizzo del flashforward ovvero un'anticipazione di un evento futuro.

Sono quasi impossibili quelli diegetici (dovremmo trovarci di fronte a un personaggio in grado di prevedere il futuro) mentre più comuni quelli narrativi.

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• SCENA / SEQUENZA

Il montaggio può decidere di rispettare o meno l'ipotetica durata reale dando vita a una coincidenza della durata del tempo della storia e di quello del discorso.

Nel caso in cui venga rispettata questa regola siamo di fronte a una scena, nel caso in cui questo non avvenga siamo di fronte a una sequenza.

Se il tempo del discorso è più breve di quello della storia ci troviamo di fronte a un'ellissi ovvero a un taglio temporale.

L'ellissi permette di avanzare nella storia a grandi balzi tralasciando I tempi morti e i momenti giudicati senza importanza, da ritmo al racconto.

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• MONTAGGIO ELLITTICO

Il montaggio ellittico è un montaggio di contrazione temporale che oltre ad omettere il superfluo omette ciò che seppur importante non va mostrato allo spettatore per ritardarne la comprensione (ciò che l'istanza narrante non vuole mostrare allo spettatore).

L'ellissi è quindi un invito per lo spettatore a colmare con la fantasia quel vuoto.

Quindi l'ellissi si può paragonare allo spazio fuori campo solo che mentre quest'ultimo gioca con lo spazio, l'ellissi gioca con il tempo.

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• ELLISSIEsistono tre modi per indicare un'ellissi:

1. DISSOLVENZE. E' il metodo classico, il più naturale. Quello usato dal cinema un pò datato, con una dissolvenza il pubblico capiva che si era di fronte a un taglio temporale. In seguito, trovandosi di fronte a un pubblico più maturo si è rinunciato a questo metodo e si è ricorso al massimo a un passaggio scandito ad esempio da un cambio di vestiti, a un passaggio giorno/notte ecc.

2. CAMPO VUOTO. Esempio: un personaggio va al bar. Nella prima inquadratura il personaggio esce dalla porta di casa e rimaniamo per un pò su quello spazio vuoto. Nella seconda inq. al bar inq. lo spazio vuoto e dopo poco il personaggio entra nell'inquadratura.

3. INSERTO (Cut-away): Consiste di un'inquadratura di transizione su qualcos'altro che dura meno dell'azione tagliata.

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• ESTENSIONE

Esiste un caso un pò più raro in cui si voglia fare in modo da rendere il tempo del discorso più lungo di quello della storia.

Si parla in questi casi di slow-motion o fermo immagine.

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• MONTAGGIO ALTERNATO

Altro tipo di montaggio, fondamentale nel cinema è quello alternato.

Tale tipo di montaggio alterna inquadrature di due o più eventi che si svolgono in luoghi diversi ma simultaneamente e destinati poi a convergere in uno stesso spazio.

Quindi A1-B1 A2-B2 A3-B3 ecc.

I due eventi rappresentati devono avere tra loro un legame diegetico che può già essere stato esplicitato nel racconto (inseguimenti) o che lo sarà in seguito (due personaggi che finiranno per incontrarsi).

Il montaggio alternato, attraverso l'onnipresenza della mdp, è espressione di un narratore onnisciente in grado di essere contemporaneamente in più luoghi conferendogli un sapere maggiore a quello dei personaggi.

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• MONTAGGIO NARRATIVO

Il cinema classico (quello da considerarsi tra il 1917 e il 1960) mirava principalmente a costituire uno spettatore inconsapevole, che fosse condotto in modo dolce e invisibile nella finzione e che si identificasse in questo viaggio con I protagonisti della vicenda, dimenticando di essere al cinema e finendo con il confondere la realtà rappresentata con la realtà effettiva.

Per dar vita a questo il montaggio veniva visto come da mascherare il più possibile, come forza di allontanamento dalla realtà filmica.

Il montaggio gioca un ruolo primario nel linguaggio cinematografico. Senza di questo il cinema altro non sarebbe che teatro filmato.

Quindi non si metteva in dubbio l'utilizzo del montaggio ma si rendeva necessario il suo mascheramento.

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• MONTAGGIO NARRATIVO

Prese così vita il montaggio invisibile, il decoupage classico.

Le tre componenti necessarie affinché il montaggio invisibile abbia luogo sono:

motivazione

chiarezza

drammatizzazione

Il passaggio da A a B deve essere motivato chiaramente, deve avere una sua ragione.

Lo stacco da un'inquadratura a un'altra quindi deve essere necessario. Quando non sarà così lo stacco diventerà visibile.

Nel decoupage classico, la rappresentazione che il montaggio da dello spazio e del tempo è fortemente subordinata alle esigenze della narrazione e alla chiarezza della sua esposizione.

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• MONTAGGIO NARRATIVO

Concetto fondamentale del cinema classico è quello di CONTINUITA'.

Il fine primario di tale regola è quello di trasformare la forza potenzialmente disgregatrice del montaggio in un flusso scorrevole di immagini da un'inquadratura a un'altra.

A tal fine gioca un ruolo primario il concetto di raccordo.

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• MONTAGGIO NARRATIVO• RACCORDO

Il compito del raccordo è quello di mantenere elementi di continuità tra un piano e l'altro in modo che ogni passaggia da un'inquadratura ad un'altra sia meno evidente possibile.

» PRINCIPALI TIPI DI RACCORDO:

» DI SGUARDO

» SUL MOVIMENTO

» SULL'ASSE

» SONORO

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• MONTAGGIO NARRATIVO

RACCORDO DI SGUARDO

INQUADRATURA A: un personaggio X guarda un oggetto Y.

INQUADRATURA B: oggetto Y.

RACCORDO SUL MOVIMENTO

INQUADRATURA A: un personaggio X comincia a eseguire un movimento.

INQUADRATURA B: il personaggio Y conclude il movimento cominciato nell'inquadratura A.

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• MONTAGGIO NARRATIVO

RACCORDO SULL'ASSE

Considerata un'azione, questa viene suddivisa in due inquadrature.

La seconda inquadratura riprende l'azione della prima ma sullo stesso asse della stessa con la modifica della distanza (più vicino o più lontano).

RACCORDO SONORO

Una battuta di dialogo, un rumore o una musica si sovrappone a due inquadrature legandole fra loro.

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• LO SPAZIO A 180°

La regola dello spazio a 180° appartiene al cinema classico, fa riferimento a quel tipo di decoupage.

Partendo da una sequenza di dialogo (campo-controcampo) in cui il montaggio mostri alternativamente personaggi che dialogano (elementi profilmici uno di fronte all'altro):

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A B

• LO SPAZIO A 180°

Nel decoupage classico si avvia molto spesso la sequenza con un'inquadratura d'insieme dei due personaggi (1):

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A B

1

Questo piano presenta coloro che prendono parte alla scena epresenta lo spazio nel quale può muoversi la macchina dapresa.

La linea immaginaria stabilisce uno spazio aldilà e uno aldiquàdella linea stessa.

• LO SPAZIO A 180°

Secondo tale regola, una volta occupato uno dei due spazi, diverrà proibito (se non utilizzando alcuni accorgimenti) scavalcare tale spazio.

Rimarrà sempre quindi da una parte limitando il campo a uno spazio compreso di 180° (anziché 360°), facendo in modo che lo spettatore rimanga sempre dalla stessa parte dell'azione.

SOLO in questo modo, inquadrando i personaggi singolarmente (2-3):

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A B

12

3

• LO SPAZIO A 180°

Lo sguardo del primo guarderà verso destra, lo sguardo dell'altro sarà a sinistra (linea dello sguardo) dando l'illusione allo spettatore che I due personaggi si guardino.

Se tale regola tuttavia dovesse essere infranta (4):

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A B

12

34

• LO SPAZIO A 180°

Nel caso specifico si attuerebbe il cosiddetto scavalcamento di campo, ovvero un errato posizionamento della mdp oltre la linea immaginaria che unisce i due personaggi.

Nel montaggio, i due personaggi finirebbero con il non guardare più l'uno verso l'altro ma entrambi nella stessa direzione creando uno spaesamento nello spettatore.

Il passaggio dall'inquadratura 1 alla 2 assicura inoltre uno spazio comune nel passaggio da un'inquadratura all'altra.

Con il passaggio da 1 a 4 infatti avremmo uno sfondo completamente diverso che confonderebbe lo spettatore.

Dalla regola dello spazio a 180° scaturiscono altri tre tipi di raccordi fondamentali:

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• LO SPAZIO A 180°

RACCORDO DI POSIZIONE

RACCORDO DI DIREZIONE

RACCORDO DI SGUARDI

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• LO SPAZIO A 180°

RACCORDO DI POSIZIONE

Due personaggi in un'inquadratura a due occupano ognuno una posizone specifica: uno a destra e l'altro a sinistra.

Tale posizione dovrà essere mantenuta sempre.

RACCORDO DI DIREZIONE

Un personaggio che esca di campo a destra di un'inquadratura dovrà rientrare in quella successiva da sinistra (a meno che non si voglia far credere che stia tornando indietro)

RACCORDO DI SGUARDI

Nel corso di un dialogo tra due personaggi la mdp sarà sempre posizionata in modo tale che lo sguardo di A sarà sempre posizionato verso B e viceversa.

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• LO SPAZIO A 180°

Questi tre raccordi sono quindi accomunati da una preoccupazione di fondo atta alla rappresentazione di uno spazio chiaramente identificabile dallo spettatore in modo che possa subito rendersi conto a livello geografico del posizionamento dei personaggi all'interno dello spazio in un determinato ambiente.

Lo spazio filmico deve quindi evitare spaesamenti, disorientamento perché lo spettatore possa essere distratto dalla storia.

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• SCAVALCAMENTO DI CAMPO

Tale regola può essere infranta con alcuni accorgimenti come l'utilizzo di inserti o posizionando la mdp sulla linea.

Tuttavia lo scavalcamento di camo può anche volutamente essere attuato purchè motivato in qualche modo.

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• MONTAGGIO CONNOTATIVO

E' una forma di montaggio che mira alla costruzione del significato

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• MONTAGGIO FORMALE

E' una forma di montaggio che si distingue per la sua natura grafica e/o ritimica.

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• MONTAGGIO DISCONTINUO

E' un tipo di montaggio che nega in maniera evidente i modelli di continuità senza però sostituirli.

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• ALTRE FORME DI MONTAGGIO

L'effetto Kulesov dimostra che due immagini associate tra loro possono produrre un effetto diverso da quello che ognuna di esse detiene se presa individualmente.

Ejzenstejn fece della sua arte un continuo negare l'interesse per la riproduzione filmica come riproduzione della realtà.

Per Ejzenstejn non ci si doveva limitare a riprodurre la realtà ma fare uno sforzo in più di interpretazione.

Questa interpretazione il regista russo capì che era possibile soprattutto per merito del montaggio come costruttore di senso.

Così proprio lo stesso Ejzenstejn formulò la sua teoria sul montaggio chiamata 'teoria delle attrazioni'.

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• TEORIA DELLE ATTRAZIONI

Partendo dal teatro Ejzenstejn definì con il termine attrazione, qualsiasi elemento che producesse nello spettatore un qualche riflesso sensoriale, psicologico, emotivo, un suo studio approfondito e la ricostruzione in modo artificiale.

Alla base della teoria delle attrazioni c'è il conflitto, la collisione tra due inquadrature poste l'una accanto all'altra.

Il conflitto può avvenire sia nel passaggio da un piano all'altro che all'interno di una stessa inquadratura concepita come parte di un tutto.

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• TEORIA DELLE ATTRAZIONI

Il conflitto può essere di diverso tipo:

conflitto delle direzioni grafiche (linee)

dei piani (tra loro)

dei volumi

delle masse (volumi sottoposti a diversa intensità luminosa)

degli spazi

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