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NON RIMANERE ADDORMENTATI DI MARIANO SALPINONE ertamente in questi giorni siamo tutti rimasti colpiti dalla voce e dallo sguardo del nostro Francesco che si faceva carico delle infedeltà dei consacrati chiedendo perdono al mondo a nome di tutta la Chiesa. È un gesto che resta nel cuore e aiuta a vivere bene questa 89ª Giornata missionaria mondiale. Pensando al fuoco del mandato missionario che Gesù ha affidato alla sua Chiesa, come non fermarci e cominciare prima di tutto chiedendo scusa, convinti sul serio che siamo rimasti “addormentati”? Permettiamo che tanti vivano senza conoscere Gesù o senza conoscerlo a fondo, e noi stessi abbiamo fatto sì che il volto e la Parola di Gesù siano offuscati dal nostro stile e dalle nostre convinzioni. Occorre vivere la missione cominciando col saper chiedere scusa riconoscendo le debolezze della nostra storia. Il missionario è uno che sa chiedere scusa, che invoca aiuto, che sa stare nelle sue debolezze, nei punti neri della sua Chiesa, grande famiglia. I santi hanno rinnovato la Chiesa amando le sue piaghe e riempiendole dell’amore crocifisso che risorge! È con questa consapevolezza che si inizia ad “Abitare dalla parte dei poveri”, come ci chiede il tema missionario di quest’anno. Dobbiamo abitare prima di tutto la povertà radicale del nostro amore. Così vivremo bene il Giubileo della Misericordia e non saremo più “noi” a venire incontro a “voi”, ma “noi” che avremo bisogno della misericordia con “voi”. Non c’è un “noi” di annunciatori che va incontro ad un “voi” non cristiano; ma apparirà solo il Padre e “noi” che viviamo della sua misericordia risvegliando la consapevolezza ed il desiderio di essere un’unica grande famiglia. Un annuncio del Vangelo privato della misericordia ne fa quasi una camicia di forza che genera reazioni e chiusure; mentre la misericordia rende il Vangelo come un seme prezioso che fa germogliare piante medicinali che dove fioriscono risanano. La Misericordia fa sì che i nostri viaggi missionari non siano un nostalgico stringerci a schemi desueti che tardiamo ad abbandonare, bensì un lasciarci plasmare dalle grandi povertà planetarie che seguono le nuove vie della seta individuando le vere strade del mondo: vie commerciali e di emigrazione assai chiare e che purtroppo vedono noi Chiesa addormentati altrove. Come tradurre in concreto queste indicazioni? Anche nel Lazio dobbiamo partire dal chiedere perdono delle nostre lentezze, delle nostre distrazioni e soprattutto della nostra poca unione. Le Pontificie Opere Missionarie nascono da piccole e semplici cellule ecclesiali che si sono diffuse facendo rete, da buona famiglia. Occorre riprendere questa dimensione popolare in rete nelle nostre comunità. Da MissioItalia abbiamo ottime indicazioni e strumenti, sintetizzati e rilanciati anche in vista del Convegno di Firenze, per sostenere e convogliare il cammino di gruppi missionari che siano come sentinelle del mattino che annunciano la presenza del Signore che ci attende fino ai confini della terra. Sarà bello come primo passo di unità vivere con partecipazione oggi a livello mondiale questa giornata missionaria dedicata alla grande colletta di condivisione, in una gara di generosità che allarga il cuore. C insomma, significa aprirsi come Chiesa universale (e dunque come Diocesi, come comunità parrocchiali, come gruppi e come singoli cristiani) ad una “nuova missionarietà” che – come “samaritani guariti”– ci spinga ad “uscire” dalle nostre sacrestie (certezze, comodità, ricchezze) per riconoscere nel “volto sfigurato” di chi soffre, quello di Gesù Cristo e dunque del Padre. Il volto della Misericordia divina –rivelatoci dal Figlio fatto Uomo– che sempre trasfigura quello della nostra miseria. E cosa fanno i veri missionari se non guardare ai tanti volti per rivelare loro la misericordia DI SANDRA CERVONE n occasione dell’Ottobre Missionario e, soprattutto, in preparazione della Giornata Missionaria Mondiale, il Pime ha organizzato, anche quest’anno, una serie di iniziative di riflessione per “pregare, rinnovare l’impegno, aiutare le giovani Chiese”. A Gaeta, in particolare, il tema scelto è stato “Missione e Misericordia”, alla luce ovviamente del Giubileo che ci apprestiamo a vivere. Oltre alla Veglia Missionaria nel Santuario della Trinità, meglio conosciuto come “Montagna Spaccata”, quindi, Padre Pasquale Simone e gli altri religiosi presenti a Gaeta, hanno organizzato un incontro–riflessione per coniugare insieme le “urgenze di un rinnovato impegno missionario e della nuova evangelizzazione con le mutate esigenze del Mondo contemporaneo”. Se, infatti, come singoli e come comunità cristiane non possiamo fare a meno di “andare” per testimoniare la fede che abbiamo ricevuto in dono e per prenderci cura dei fratelli in difficoltà, è quanto mai importante comprendere a quali sfide questo nostro tempo ci chiama e come fronteggiare le mille istanze dei “nuovi poveri”. Partendo dalle parole di Papa Francesco (che poi non fanno che sottolineare con forza quelle non ancora pienamente attualizzate del Concilio Vaticano II), padre Vito Del Prete, invitato a tenere l’incontro di Gaeta, ha ricordato con forza che la Chiesa non deve essere “per” i poveri ma piuttosto “povera con i poveri”. E dunque “missionaria”, ovvero capace di scegliere le “periferie antropologiche e non soltanto geografiche” per incontrare l’Umanità esclusa, emarginata, sofferente, privata della propria dignità. Diventare lievito in questo tempo dinamico e difficile, I del Volto Santo che ci ha rivelato l’Amore del Padre? Alle periferie del Mondo –come in quelle delle nostre Nazioni, città, famiglie, situazioni– i missionari annunciano Cristo denunciando ingiustizie e ridonando dignità all’umanità trafitta. “Stiamo vivendo un tempo complesso ma favorevole per rimetterci in marcia”, ha detto Padre Vito, già Segretario della Pontificia Unione Missionaria (PUM) e direttore dell’Agenzia FIDES, in procinto di partire per Tirana dove presenzierà ad un importante Global Forum sui problemi più scottanti della Chiesa universale. “Il Concilio – ha detto – aveva già invitato la Chiesa ad essere misericordiosa, ovvero rivolta verso tutti, paziente e benigna, mossa da bontà verso tutti”. “Tutto ciò che è umano mi interessa”: le parole di Paolo VI risuonano ancora oggi come una profezia da realizzare per essere credibili testimoni di una rinnovata evangelizzazione. Le troppe fratture tra vita e Vangelo presenti all’interno della Chiesa e delle chiese locali, allora, impongono una riflessione seria e serena per riportare l’annuncio evangelico alla radice, per riformare la pastorale rendendola essenziale ed efficace. “Se la Chiesa non è missionaria, non è Chiesa – ha ricordato padre Vito – è piuttosto una setta religiosa che nulla ha a che vedere con la Chiesa cattolica”. Urge recuperare la gioia del comunicare Cristo, di annunciare agli altri la sua Incarnazione e Resurrezione. Dice Papa Francesco “Preferisco una Chiesa ferita, vulnerabile ad una Chiesa che non riesce più ad andare verso le periferie”, ovvero quei luoghi nei quali è stata tolta dignità all’umanità. E’ “l’ecologia umana” (e non soltanto ambientale) che sta a cuore al Pontefice che non perde occasione per denunciare quei “sistemi corrotti che schiavizzano l’uomo pur di accumulare ricchezza, potere”. Il Giubileo che ci apprestiamo a vivere, allora, sia occasione per ritrovare la nostra capacità di osservare, discernere, denunciare le ingiustizie e di essere profeti, ovvero cristiani capaci di dono, perdono, fraternità, accoglienza delle diversità. Lo spirito missionario che animò il Padre Paolo Manna (apostolo dei tempi moderni) aiuti le comunità ecclesiali a non aver paura di “essere ormai una minoranza” ma di formarsi all’andare, all’evangelizzare. Il mondo attende testimoni credibili per riempire il vuoto sempre più soffocante in cui l’Umanità è sprofondata. Speranza non sia parola vuota ma concretezza incarnata. In nome di quella fede in Cristo che diciamo di professare. Missione e misericordia alla luce del Giubileo Per una Chiesa povera con i poveri immigrati Accoglienza, ecco il vademecum Dopo l’Angelus del 6 settembre scorso, quando il Papa «di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla mor- te per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una spe- ranza di vita» invitava parrocchie, comunità religiose, monasteri e santuari a essere loro prossimi e «a dare loro una speranza con- creta», accogliendo «una gfamiglia di profughi», la Chiesa italiaa s’è subito mobilitata. E oggi sono già oltre 22mila i migranti accolti da enti religiosi e famiglie. Consapevole dell’importanza di allargare la rete dell’accoglienza, per accompagnare le diocesi e le parrocchie in questo cammino con i richiedenti asilo e rifugiati, la onferenza e- piscopale italiana ha approntato a una sorta di vademecum (si può trovare sul sito www.chiesacattolica.it) per aiutare a individuare forme e modalità per ampliare la rete ecclesiale dell’accoglienza a favore di richiedenti asilo e rifugiati che giungono nel nostro Paese, nel rispetto della legislazione e in collaborazione con le Istituzioni. In cammino n occasione della Giornata missionaria mondiale, abbiamo incontrato Alessia D’Ippolito, una giovane del VolEst (Volontariato estivo) che ieri durante la veglia missionaria nella cattedrale di Porto–Santa Rufina ha ricevuto dal vesovo Gino Reali il mandato per andare fidei donum nella Chiesa di Mangochi in Malawi per tre anni. Il suo racconto ci mostra la riscoperta della fede attraverso un percorso fatto di eventi, persone e preghiera che l’ha portata a prendere consapevolezza di cosa significhi mettersi accanto agli altri e camminare insieme. Ciampanella a pagina 11 I La facciata del monasteo della Montagna Spaccata ALBANO LA CONSACRAZIONE DELL’ALTARE a pagina 3 ANAGNI DESTINAZIONE CRACOVIA 2016 a pagina 4 C. CASTELLANA UNA «CASA» PER I GIOVANI a pagina 5 CIVITAVECCHIA CON I «SOCIAL» VERSO I GIOVANI a pagina 6 FROSINONE A LEZIONE DI SACRA SCRITTURA a pagina 7 GAETA «LA VITA È UN BACIO» a pagina 8 ALBANO «AL SERVIZIO DELLA CHIESA» a pagina 3 PALESTRINA «DOV’È TUO FRATELLO?» a pagina 10 PORTO-S. RUFINA «ABBANDONARSI ALL’UNICA PAROLA» a pagina 11 SORA DUE NUOVI DIACONI a pagina 13 TIVOLI DA VILLALBA ALL’EUROPA a pagina 14 NELLE DIOCESI RIETI «VANGELO E COSTITUZIONE» a pagina 12 LAZIO SETTE ndare in missione. Suona così dentro di noi l’appello di queste domeniche. Soprattutto quello di oggi, giornata missionaria mondiale. Una cosa – andare in missione – che riguarda preti quel- li–veri, suore all’avanguardia, medici–senza–frontiere, giovani fi- ghi… gente così. Riguarda questi. Non noi. Però se è vero che la Chiesa esiste per evangelizzare, allora missione riguarda anche noi. E non oggi, per le due monetine nella questua. Ci riguarda perché semplicemente siamo battezzati. Essere missionari appartiene al no- stro dna di credenti in Gesù risorto. Sulla sommità del monte degli ulivi c’eravamo anche noi. E anche a noi ha detto: “Mentre anda- te, annunciate il Vangelo”. Un comandamento, quello di annun- ciare il Vangelo. Spesso mi chiedo come. E poi penso a tanti am- bienti di vita in cui la fede cristiana è totalmente sconosciuta. Pen- so ai mille rivoli culturali di cui è impastata la nostra società occi- dentale. E nessuno, o quasi, ha incontrato l’annuncio della salvez- za! E prego, allora, che il Padre pensi ad inviare operai per questa enorme “messe”. Il mondo dei movimenti artistici, e i mondi del- la scienza, della medicina, le grandi community tecnologiche, co- me le schiere di vegani sotto le loro diverse “specie”. E poi, quelli delle palestre, gli youtuber, le tweet stars e i loro follower, i pala- dini della giustizia e le famiglie dei quartieri dormitorio. Il nostro mondo pullula di microculture che ancora neanche si pongono la questione di Dio. Figurarsi dell’incontro con Gesù. E riguarda, allo- ra, anche noi la missione. Non meno del più ardito missionario. Francesco Guglietta A Missionari della porta accanto Alessia D’Ippolito Domenica, 18 ottobre 2015 Avvenire - Redazione Roma Piazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209 Email: [email protected] Avvenire - Redazione pagine diocesane Piazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483 Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected] Coordinamento: Salvatore Mazza DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE: PROGETTO PORTAPAROLA mail: [email protected] SERVIZIO ABBONAMENTI NUMERO VERDE 800820084 «DE LELLIS» DA ECCELLENZA A ECCEDENZA a pagina 2 IL FATTO Già 22mila i rifugiati accolti da enti religiosi

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NON RIMANEREADDORMENTATI

DI MARIANO SALPINONE

ertamente in questi giornisiamo tutti rimasti colpitidalla voce e dallo sguardo

del nostro Francesco che si facevacarico delle infedeltà dei consacratichiedendo perdono al mondo anome di tutta la Chiesa.È un gesto che resta nel cuore eaiuta a vivere bene questa 89ªGiornata missionaria mondiale.Pensando al fuoco del mandatomissionario che Gesù ha affidatoalla sua Chiesa, come nonfermarci e cominciare prima ditutto chiedendo scusa, convinti sulserio che siamo rimasti“addormentati”? Permettiamo che tanti vivanosenza conoscere Gesù o senzaconoscerlo a fondo, e noi stessiabbiamo fatto sì che il volto e laParola di Gesù siano offuscati dalnostro stile e dalle nostreconvinzioni. Occorre vivere lamissione cominciando col saperchiedere scusa riconoscendo ledebolezze della nostra storia.Il missionario è uno che sachiedere scusa, che invoca aiuto,che sa stare nelle sue debolezze, neipunti neri della sua Chiesa, grandefamiglia. I santi hanno rinnovatola Chiesa amando le sue piaghe eriempiendole dell’amore crocifissoche risorge! È con questa consapevolezza che siinizia ad “Abitare dalla parte deipoveri”, come ci chiede il temamissionario di quest’anno. Dobbiamo abitare prima di tutto lapovertà radicale del nostro amore.Così vivremo bene il Giubileo dellaMisericordia e non saremo più“noi” a venire incontro a “voi”, ma“noi” che avremo bisogno dellamisericordia con “voi”. Non c’è un“noi” di annunciatori che vaincontro ad un “voi” non cristiano;ma apparirà solo il Padre e “noi”che viviamo della sua misericordiarisvegliando la consapevolezza ed ildesiderio di essere un’unica grandefamiglia.Un annuncio del Vangelo privatodella misericordia ne fa quasi unacamicia di forza che generareazioni e chiusure; mentre lamisericordia rende il Vangelo comeun seme prezioso che fagermogliare piante medicinali chedove fioriscono risanano. LaMisericordia fa sì che i nostriviaggi missionari non siano unnostalgico stringerci a schemidesueti che tardiamo adabbandonare, bensì un lasciarciplasmare dalle grandi povertàplanetarie che seguono le nuove viedella seta individuando le verestrade del mondo: vie commercialie di emigrazione assai chiare e chepurtroppo vedono noi Chiesaaddormentati altrove.Come tradurre in concreto questeindicazioni?Anche nel Lazio dobbiamo partiredal chiedere perdono delle nostrelentezze, delle nostre distrazioni esoprattutto della nostra pocaunione. Le Pontificie OpereMissionarie nascono da piccole esemplici cellule ecclesiali che sisono diffuse facendo rete, da buonafamiglia. Occorre riprendere questadimensione popolare in rete nellenostre comunità. Da MissioItaliaabbiamo ottime indicazioni estrumenti, sintetizzati e rilanciatianche in vista del Convegno diFirenze, per sostenere e convogliareil cammino di gruppi missionariche siano come sentinelle delmattino che annunciano lapresenza del Signore che ci attendefino ai confini della terra.Sarà bello come primo passo diunità vivere con partecipazioneoggi a livello mondiale questagiornata missionaria dedicata allagrande colletta di condivisione, inuna gara di generosità che allargail cuore.

C

insomma, significa aprirsi comeChiesa universale (e dunque comeDiocesi, come comunitàparrocchiali, come gruppi e comesingoli cristiani) ad una “nuovamissionarietà” che – come“samaritani guariti”– ci spinga ad“uscire” dalle nostre sacrestie(certezze, comodità, ricchezze) perriconoscere nel “volto sfigurato” dichi soffre, quello di Gesù Cristo edunque del Padre. Il volto dellaMisericordia divina –rivelatoci dalFiglio fatto Uomo– che sempretrasfigura quello della nostramiseria. E cosa fanno i verimissionari se non guardare ai tantivolti per rivelare loro la misericordia

DI SANDRA CERVONE

n occasione dell’OttobreMissionario e, soprattutto, inpreparazione della Giornata

Missionaria Mondiale, il Pime haorganizzato, anche quest’anno, unaserie di iniziative di riflessione per“pregare, rinnovare l’impegno,aiutare le giovani Chiese”. A Gaeta,in particolare, il tema scelto è stato“Missione e Misericordia”, alla luceovviamente del Giubileo che ciapprestiamo a vivere. Oltre allaVeglia Missionaria nel Santuariodella Trinità, meglio conosciutocome “Montagna Spaccata”, quindi,Padre Pasquale Simone e gli altrireligiosi presenti a Gaeta, hannoorganizzato un incontro–riflessioneper coniugare insieme le “urgenzedi un rinnovato impegnomissionario e della nuovaevangelizzazione con le mutateesigenze del Mondocontemporaneo”. Se, infatti, comesingoli e come comunità cristianenon possiamo fare a meno di“andare” per testimoniare la fedeche abbiamo ricevuto in dono e perprenderci cura dei fratelli indifficoltà, è quanto mai importantecomprendere a quali sfide questonostro tempo ci chiama e comefronteggiare le mille istanze dei“nuovi poveri”. Partendo dalleparole di Papa Francesco (che poinon fanno che sottolineare conforza quelle non ancora pienamenteattualizzate del Concilio VaticanoII), padre Vito Del Prete, invitato atenere l’incontro di Gaeta, haricordato con forza che la Chiesanon deve essere “per” i poveri mapiuttosto “povera con i poveri”. Edunque “missionaria”, ovverocapace di scegliere le “periferieantropologiche e non soltantogeografiche” per incontrarel’Umanità esclusa, emarginata,sofferente, privata della propriadignità. Diventare lievito in questotempo dinamico e difficile,

I

del Volto Santo che ci ha rivelatol’Amore del Padre? Alle periferie delMondo –come in quelle dellenostre Nazioni, città, famiglie,situazioni– i missionari annuncianoCristo denunciando ingiustizie eridonando dignità all’umanitàtrafitta. “Stiamo vivendo un tempocomplesso ma favorevole perrimetterci in marcia”, ha detto PadreVito, già Segretario della PontificiaUnione Missionaria (PUM) edirettore dell’Agenzia FIDES, inprocinto di partire per Tirana dovepresenzierà ad un importanteGlobal Forum sui problemi piùscottanti della Chiesa universale. “IlConcilio – ha detto – aveva già

invitato la Chiesa ad esseremisericordiosa, ovvero rivolta versotutti, paziente e benigna, mossa dabontà verso tutti”. “Tutto ciò che èumano mi interessa”: le parole diPaolo VI risuonano ancora oggicome una profezia da realizzare peressere credibili testimoni di unarinnovata evangelizzazione. Letroppe fratture tra vita e Vangelopresenti all’interno della Chiesa edelle chiese locali, allora,impongono una riflessione seria eserena per riportare l’annuncioevangelico alla radice, per riformarela pastorale rendendola essenzialeed efficace. “Se la Chiesa non èmissionaria, non è Chiesa – ha

ricordato padre Vito – è piuttostouna setta religiosa che nulla ha ache vedere con la Chiesa cattolica”.Urge recuperare la gioia delcomunicare Cristo, di annunciareagli altri la sua Incarnazione eResurrezione. Dice Papa Francesco“Preferisco una Chiesa ferita,vulnerabile ad una Chiesa che nonriesce più ad andare verso leperiferie”, ovvero quei luoghi neiquali è stata tolta dignitàall’umanità. E’ “l’ecologia umana”(e non soltanto ambientale) che staa cuore al Pontefice che non perdeoccasione per denunciare quei“sistemi corrotti che schiavizzanol’uomo pur di accumulare ricchezza,potere”. Il Giubileo che ciapprestiamo a vivere, allora, siaoccasione per ritrovare la nostracapacità di osservare, discernere,denunciare le ingiustizie e di essereprofeti, ovvero cristiani capaci didono, perdono, fraternità,accoglienza delle diversità. Lospirito missionario che animò ilPadre Paolo Manna (apostolo deitempi moderni) aiuti le comunitàecclesiali a non aver paura di “essereormai una minoranza” ma diformarsi all’andare,all’evangelizzare. Il mondo attendetestimoni credibili per riempire ilvuoto sempre più soffocante in cuil’Umanità è sprofondata. Speranzanon sia parola vuota maconcretezza incarnata. In nome diquella fede in Cristo che diciamo diprofessare.

Missione e misericordiaalla luce del GiubileoPer una Chiesapovera con i poveri

immigrati

Accoglienza, ecco il vademecumDopo l’Angelus del 6 settembre scorso, quando il Papa «di frontealla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla mor-te per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una spe-ranza di vita» invitava parrocchie, comunità religiose, monasteri esantuari a essere loro prossimi e «a dare loro una speranza con-creta», accogliendo «una gfamiglia di profughi», la Chiesa italiaa s’èsubito mobilitata. E oggi sono già oltre 22mila i migranti accolti daenti religiosi e famiglie. Consapevole dell’importanza di allargare larete dell’accoglienza, per accompagnare le diocesi e le parrocchiein questo cammino con i richiedenti asilo e rifugiati, la onferenza e-piscopale italiana ha approntato a una sorta di vademecum (si puòtrovare sul sito www.chiesacattolica.it) per aiutare a individuareforme e modalità per ampliare la rete ecclesiale dell’accoglienza afavore di richiedenti asilo e rifugiati che giungono nel nostro Paese,nel rispetto della legislazione e in collaborazione con le Istituzioni.

In camminon occasione dellaGiornatamissionaria

mondiale, abbiamoincontrato AlessiaD’Ippolito, unagiovane del VolEst(Volontariatoestivo) che ieridurante la vegliamissionaria nella

cattedrale di Porto–Santa Rufina haricevuto dal vesovo Gino Reali ilmandato per andare fidei donumnella Chiesa di Mangochi in Malawiper tre anni. Il suo racconto ci mostrala riscoperta della fede attraverso unpercorso fatto di eventi, persone epreghiera che l’ha portata a prendereconsapevolezza di cosa significhimettersi accanto agli altri e camminareinsieme.

Ciampanella a pagina 11

I

La facciata del monasteo della Montagna Spaccata

◆ ALBANOLA CONSACRAZIONEDELL’ALTARE

a pagina 3

◆ ANAGNIDESTINAZIONECRACOVIA 2016

a pagina 4

◆ C. CASTELLANAUNA «CASA»PER I GIOVANI

a pagina 5

◆ CIVITAVECCHIACON I «SOCIAL»VERSO I GIOVANI

a pagina 6

◆ FROSINONEA LEZIONEDI SACRA SCRITTURA

a pagina 7

◆ GAETA«LA VITAÈ UN BACIO»

a pagina 8

◆ ALBANO«AL SERVIZIODELLA CHIESA»

a pagina 3

◆ PALESTRINA«DOV’ÈTUO FRATELLO?»

a pagina 10

◆ PORTO-S. RUFINA«ABBANDONARSIALL’UNICA PAROLA»

a pagina 11

◆ SORADUE NUOVIDIACONI

a pagina 13

◆ TIVOLIDA VILLALBAALL’EUROPA

a pagina 14

NELLE DIOCESI

◆ RIETI«VANGELOE COSTITUZIONE»

a pagina 12

LAZIOSETTE

ndare in missione. Suona così dentro di noi l’appello di questedomeniche. Soprattutto quello di oggi, giornata missionaria

mondiale. Una cosa – andare in missione – che riguarda preti quel-li–veri, suore all’avanguardia, medici–senza–frontiere, giovani fi-ghi… gente così. Riguarda questi. Non noi. Però se è vero che laChiesa esiste per evangelizzare, allora missione riguarda anche noi.E non oggi, per le due monetine nella questua. Ci riguarda perchésemplicemente siamo battezzati. Essere missionari appartiene al no-stro dna di credenti in Gesù risorto. Sulla sommità del monte degliulivi c’eravamo anche noi. E anche a noi ha detto: “Mentre anda-te, annunciate il Vangelo”. Un comandamento, quello di annun-ciare il Vangelo. Spesso mi chiedo come. E poi penso a tanti am-bienti di vita in cui la fede cristiana è totalmente sconosciuta. Pen-so ai mille rivoli culturali di cui è impastata la nostra società occi-dentale. E nessuno, o quasi, ha incontrato l’annuncio della salvez-za! E prego, allora, che il Padre pensi ad inviare operai per questaenorme “messe”. Il mondo dei movimenti artistici, e i mondi del-la scienza, della medicina, le grandi community tecnologiche, co-me le schiere di vegani sotto le loro diverse “specie”. E poi, quellidelle palestre, gli youtuber, le tweet stars e i loro follower, i pala-dini della giustizia e le famiglie dei quartieri dormitorio. Il nostromondo pullula di microculture che ancora neanche si pongono laquestione di Dio. Figurarsi dell’incontro con Gesù. E riguarda, allo-ra, anche noi la missione. Non meno del più ardito missionario.

Francesco Guglietta

AMissionari della porta accanto

Alessia D’Ippolito

Domenica, 18 ottobre 2015

Avvenire - Redazione RomaPiazza Indipendenza, 11/B - 00185 Roma; Telefono: 06.688231 - Fax: 06.68823209

Email: [email protected]

Avvenire - Redazione pagine diocesanePiazza Carbonari, 3 - 20125 Milano; Telefono: 02.6780554 - Fax: 02.6780483Sito web: www.avvenire.it Email: [email protected]: Salvatore Mazza

DIFFUSIONE COPIE NELLE PARROCCHIE:PROGETTO PORTAPAROLAmail: [email protected] ABBONAMENTINUMERO VERDE 800820084

◆ «DE LELLIS»DA ECCELLENZAA ECCEDENZA

a pagina 2

IL FATTO

Già 22mila i rifugiati accolti da enti religiosi

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Se la curanon c’è:il casodel «de Lellis»

L’ospedale di Rieti, polo di tutta la provincia,depotenziato in strutture e servizi, a iniziaredai posti letto: all’appello ne mancano 200

Sergio Cicatelli

Sergio Cicatelli:«Solo attraversola competenzae la passionegli insegnantidella religionecattolicapossono speraredi costruirela buona scuola»

«Testimoni nella scuola di una Chiesa in uscita»DI SIMONE CIAMPANELLA

n occasione dell’assemblea degliIdr (Insegnanti di religionecattolica) di Porto–Santa Rufina,

che si è tenuta venerdì 11 ottobre,abbiamo posto delle domande alrelatore Sergio Cicatelli, direttore delCentro Studi per la scuola cattolica.Professore, quale idea educativaemerge dalla “buona scuola”?Nel titolo della legge troviamo già larisposta: riforma del sistema nazionaledi istruzione e formazione. Nellaprecedente legislazione si parlava disistema educativo, qui di sistemanazionale. Si pone dunque l’accentosul funzionamento della scuola,perdendo però di vista la finalitàistituzionale che è la centralitàdell’alunno. L’obiettivo è in fondoquello di rendere performante quelloche già c’è, mirando essenzialmente a

Ipotenziare l’autonomia degli istituti.Nel Lazio questo ruolo educativo èquasi una necessità in particolareper la grande presenza di immigrati.L’Irc ha sicuramente una funzionechiave per sviluppare il dialogopromuovendo il confronto,ovviamente senza perdere la suaidentità originaria. È chiaro però checon gli immigrati bisogna fare i conticon la cultura d’origine. In altri paesil’insegnamento della religione hacaratteristiche differenti dalla nostra.Può capitare che al momento dellascelta di avvalersi o meno, l’immigratopensi di trovarsi di fronte a unadichiarazione di fede, cosaassolutamente estranea allalegislazione italiana e alla nostracultura. Quindi c’è una reazionecontraria di rigetto, tuttavia con iltempo i genitori, e soprattutto iragazzi, si accorgono che non c’è alcun

tentativo di indottrinamento, anzi c’èun confronto sereno.In questa cultura dell’incontrol’insegnante di religione giocadunque un ruolo importantenell’azione della comunità ecclesiale.L’insegnante di religione è a tutti glieffetti rappresentante della Chiesanella scuola, con uno specificomandato del vescovo. In qualchemodo è una modalità di Chiesa inuscita, come suggerisce papaFrancesco, che invita ad andareincontro alle persone facendoconoscere quella cultura di Vangeloche si propone come punto diriferimento per l’accoglienza e non perla chiusura, tanto meno per ilconflitto.Quali sono le specificità dellaregione Lazio?La regione si colloca sulla medianazionale, circa l’88% di studenti di

ogni ordine e grado si avvaledell’insegnamento. Va però osservatauna distinzione tra Roma, che viveuna condizione di maggioresecolarizzazione, e la provincia che,risentendo di una società meno fluidadove la comunità cristiana ha unaforte incidenza sociale, vede unmaggior numero di avvalentesi. È ildoppio regime che caratterizza grossomodo l’Italia delle grandi città equella dei paesi.Se volesse dare un consiglio a ungiovane che ambirebbe insegnarereligione?Prima di tutto di studiare con serietà.Si tratta anche di fare animazionenella scuola, ma non è sufficiente. Ènecessario maturare una culturateologica, biblica, storica, didattica peraffrontare con competenza il propriolavoro. Solo così si può pensare dicostruire davvero una buona scuola.

DI ANNA MOCCIA

ieti “città del sollievo”. Il riconoscimen-to assegnato nel 2015 al Comune in ri-ferimento al buon operato del reparto

di radioterapia oncologica dell’ospedale “SanCamillo de’ Lellis”, potrebbe ora perdere diimportanza in virtù delle manovre in Regio-ne per la spending review in ambito sanita-rio. Se da un lato la carenza di fondi, infatti,ha permesso che, dei tre ospedali presenti sulterritorio, Rieti, Magliano Sabina e Amatrice,il de’ Lellis potesse diventare il punto di rife-rimento per l’intera provincia (l’ospedale diMagliano Sabina è stato riconvertito in “Ca-sa della salute”, mentre quello di Amatrice èconsiderato “ospedale di zona disagiata” edè integrato funzionalmente con il de’ Lellis),negli ultimi anni, la struttura è stata in partedepotenziata e spogliata di alcuni servizi.

RA cominciare dal ridimensionamento dei po-sti letto: sebbene la Regione stessa si fosse im-pegnata ad approvvigionare il polo unificatoRieti–Amatrice di altre 38 unità, l’attuale do-tazione di 387 posti letto non risponde allostandard previsto di 3,7 unità ogni mille abi-tanti, che invece richiederebbe ben 592 postiletto (calcolo effettuato su una popolazionedi 160mila abitanti).«È prioritaria una riorganizzazione dei postiletto in alcuni reparti – dichiara Santina Proiet-ti, Presidente dell’Alcli – per garantire al pa-ziente una più adeguata assistenza. Attraver-so la Casa di Accoglienza offriamo un allog-gio gratuito ai familiari dei pazienti oncolo-gici in cura nel nosocomio reatino e il pen-siero di non avere i posti letti a sufficienza ciamareggia molto. Meriteremmo maggior ri-spetto e attenzione alle necessità della nostrapopolazione».

Ma il problema principale, lamentano gli ad-detti ai lavori e gli utenti, è la carenza di per-sonale. Le 19 deroghe concesse dalla RegioneLazio sono del tutto insufficienti e questo ge-nera ricadute, ovviamente, sul servizio reso,con liste d’attesa che diventano lunghissimea danno dei pazienti. «L’accorpamento dellefunzioni – spiega il primario di radioterapiaMario Santarelli –ha portato a un sovraccari-co di lavoro in alcuni reparti dove per giunta,dovendo effettuare un numero elevato di e-sami diagnostici, si rischia di rimanere indie-tro sul fronte della ricerca».Una carenza che è anche figlia dei piani dirientro che prevedono il ricambio parziale delnumero dei dipendenti andati in pensione. Trai casi recenti il pensionamento del primariooncologo Vincenzo Capparella, sebbene dal-la Regione Lazio assicurino sia già stato avviatol’iter per la sostituzione del professionista.

Partita la campagna per la vaccinazioneantinfluenzale. L’obiettivo entro il 31dicembre è di raggiungere il 75% dellapopolazione a rischio, bambini e anziani

Un vaccino per tener lontano l’influenzaa Regione Lazio ha lanciato neigiorni scorsi la campagna divaccinazione contro l’influenza. La

somministrazione del vaccino saràpossibile fino al 31 dicembre, periodoche dovrebbe assicurare la copertura inattesa del picco influenzale previstosempre tra gennaio e febbraio. In unanota la Regione Lazio ha specificato cheil vaccino sarà gratuito, specie percoloro che hanno superato i 65 annid’età; a chi è affetto da specifichepatologie croniche; bambini eadolescenti a rischio di sindrome diReye; donne che si trovano al secondo e

L terzo trimestre di gravidanza; familiari epersone che si trovano in contatto consoggetti ad alto rischio; medici epersonale sanitario; personale chelavora a contatto con animali, forzedell’ordine, Vigili del fuoco e ProtezioneCivile. L’obiettivo è raggiungere il 75%di copertura vaccinale degli anziani da65 anni d’età in su, che nel Lazio sono il21% della popolazione, visto che loscorso anno solo il 50% di loro effettuòil vaccino. Una necessità dettata anchedal fatto che nella stagione influenzale2014–2015, si sono registrati nel Lazio769mila casi con 32 casi gravi e 3

decessi. Ecco perché la Regione hainvestito 11 milioni di euro per i vaccinicontro l’influenza, una patologia banaleda non sottovalutare che procuraproblema di sanità pubblica perchécolpisce molte persone mettendo arischio la salute di soggetti deboli.Quest’anno poi c’è una novità, oltre alvaccino contro l’influenza la Regione hainvestito altri 6 milioni di euro per ilvaccino anti–pneumococcico cheprotegge dalle infezioni respiratoriecome le polmoniti e anche dallemeningiti.

Remigio Russo

La via umana verso la legge delle stelleio ci ha mostrato la legge delle stelle, fissa eimmobile. Un ideale bello, perfetto e splendente e noi

camminiamo fragili ed incerti in questo mondodesiderando di raggiungerla. Però spesso cadiamo esbagliamo strada. E’ questo il momento nel quale infamiglia ci si aiuta e non si ha paura di aver coraggio nelsostenersi. Questa è l’esperienza della vita in famiglia e sela Chiesa è famiglia di famiglie mettere insieme pensieri,desideri, sofferenze e paure dà forza e vita alle relazioni.Nasconderle, invece, non è uno stile di vita famigliare enon aiuta a sciogliere la durezza dei cuori che, purificatinel cammino, e resi partecipi dell’infinito nella comunionecon il Figlio sono capaci, per davvero, di sfiorare le stelle.

Franca e Vincenzo Testa

D

Rieti, riparte l’industria?iccolo passo avanti per l’indu-stria reatina: al via «la stagione

della reindustrializzazione e dell’u-scita della crisi», dichiara l’onore-vole Fabio Melilli nel salutare lapubblicazione, da parte del Mise,del primo bando dell’Accordo di Pro-gramma per il rilancio e sviluppo in-dustriale dell’area del Sistema Loca-le del Lavoro di Rieti: si tratta, sot-tolinea il deputato sabino, di unostanziamento di 10 milioni di euro;la Regione Lazio ne aggiungerà unaltro di 5 milioni. «Non esiteremoa rafforzare gli stanziamenti se leimprese dovessero averne bisogno»,dichiara Melilli che ringrazia la mi-nistro Guidi e il presidente della Re-gione Zingaretti, oltre al Comune diRieti e soprattutto la vicesindaco Pa-riboni «che con il loro paziente la-voro hanno reso possibile ottenerequesto importante risultato».

P

Don Pennasso alla consultariunitasi martedì a GaetaRiconfermato don Assogna

DI SIMONE CIAMPANELLA

spite del vescovo delegato FabioBernaro D’Onorio, la Consultaregionale per i beni culturali

ecclesiastici si è riunita martedì scorso pressoil palazzo arcivescovile di Gaeta. Dopo lameditazione iniziale sulla parola di Dio,monsignor D’Onorio ha comunicato aidelegati la conferma di don MarianoAssogna come incaricato regionale. Unanotizia che ha riscosso l’applauso deiconvenuti, felici di poter contare sullacontinuità di impegno e disponibilità che hacontraddistinto l’operato del sacerdote

O

rietino. Al consueto svolgimento delleattività della Consulta, che ad ogni incontroinvita un ospite per avere sempre nuovispunti utili agli uffici diocesani, si è datoseguito con la presenza del nuovo direttoredell’Ufficio nazionale per i beni culturaliecclesiastici, don Valerio Pennasso,proveniente dalla diocesi di Alba. DonAssogna esprimendo un ringraziamentopubblico al suo predecessore, don StefanoRossi, per la cura con cui ha seguito lesingole diocesi e la consulta, ha introdottodon Pennasso che, accompagnato dalragioniere Luciano Ciavarella dell’ufficionazionale, ha presentato le novità per larichiesta dei contributi dell’anno in corso.Don Pennasso ha poi parlato del desideriodi potenziare una sinergia comune traufficio centrale e regioni ecclesiastiche. Sitratta di mettere in comune saperi ecompetenze per semplificare e rendere

efficiente l’azione congiunta. Di fronte aproblemi simili, dice, è chiaro che mettere incomune risorse umane e strategie risolutiveconviene e produce una mentalità condivisa.L’impegno principale deve essere quelle diesprimere al meglio la potenzialità pastoraledelle valorizzazioni artistiche. «Chi ci hapreceduto – dice – ha affidato alle opereartistiche l’esperienza di Cristo, noidobbiamo esaltare questo aspetto, altrimentii beni culturali diventano un peso e non unarisorsa, cioè un’occasione per evangelizzare.La strada è già battuta e dobbiamocontinuare in questa direzione». La riunionesi è conclusa con la visita al Museodiocesano di Gaeta, un gioiello della regioneincastonato tra l’episcopio e la cattedraleconsacrata da papa Pasquale II, riconsacratadall’arcivescovo D’Onorio appena un annofa dopo l’importante restauro che ne harivelato parte dell’antica storia.

«Beni culturali come risorsa pastorale» Associazione«Colli»,sabatopremiazionedel concorsoSabato prossimo, alle ore16, presso il salone dirappresentanza dellaPrefettura di Frosinone,sarà ospitata lapremiazione delconcorso letterario “Lanostra terra”, promosso dall’AssociazioneCulturale Colli. Al concorso hannopartecipato gli alunni della scuola primariae secondaria di primo e secondo gradodella provincia di Frosinone. Tema dellamanifestazione, giunta alla 33ª edizione, è“Centenario della grande guerra, memorie

e monumenti in terra ciociara”. Al concorsoletterario da due anni si associa una mostradi pittura, intitolata “Tema allo specchio”,che richiama gli artisti del frusinatestimolandoli a produrre opere legateall’argomento proposto dal concorso, epromuovere così il territorio ciociaro.

il bando

sinodo la campagna

2 LAZIOLAZIO dalla regioneDomenica, 18 ottobre 2015

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«Abbandonarsiall’unica Parola»DI SIMONE CIAMPANELLA

n occasione della Giornatamissionaria mondiale, abbiamoincontrato Alessia D’Ippolito,

una giovane del VolEst (Volontariatoestivo) che ieri durante la vegliamissionaria nella cattedrale diPorto–Santa Rufina ha ricevuto dalvesovo Gino Reali il mandato perandare fidei donum nella Chiesa diMangochi in Malawi per tre anni.Alessia, cosa significa “fideidonum” nella tua vita?Ricalca perfettamente il suosignificato letterale, dono della fede.Un dono che non vedevo più e cheho riscoperto nel tempo attraversoeventi e incontri inaspettati.Cioè?Qualche anno fa avevo rotto tutti iponti con la Chiesa. Era morta mianonna, una donna devota con cuiavevo vissuto a lungo da piccola, hoancora chiaro il ricordo dei rosarirecitati insieme ogni giorno.Quando è mancata mi arrabbiai conquel Signore che pregavamo e cheme l’aveva portata via. Fu undistacco totale. Accadde poi un altrofatto doloroso. Cinque anni fa eroin procinto di sposarmi, era tuttopronto, ma alla fine fu tuttoannullato per ragioni nondipendenti da me. Crollarono lecertezze, i progetti che avevo fattosvanirono e con loro smarrii il sensodella vita. Nulla aveva più significatoe stavo davvero male.Come ne sei uscita?In quel periodo lavoravo in un bar euna ragazza, Barbara, mi parlòdell’esperienza in Africa cheproponeva don Federico Tartaglianella diocesi di Porto–Santa Rufina,ne fui incuriosita e volli conoscerlameglio. Al primo incontro nonandai, avevo paura, poi «obbligata»dal mio datore, che mi fu molto

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vicino in quel momento difficile,partecipai al secondo. Appenaentrata nella stanza della riunionevolevo subito fuggire: troppepersone, non amavo molto quegliassembramenti di gente. Quandostavo per andarmene fui peròfermata da un volontario,Alessandro, che mi chiese: «Tu seiquella che parte per il Malawi?»,risposi quasi inconsapevolmente disì e rimasi. Quell’anno, nel 2011, feciil mio primo viaggio in Malawi.Come andò?All’inizio male. Dopo tre giorni dalmio arrivo avrei subito fatto levaligie. Non c’era quello che miaspettavo. Abituata a vedere in tvmiseria estrema, bambini con lepance gonfie, le mosche in faccia,sembrava che non servissi, allorapensavo che dovessi essere utile aglialtri per stare meglio, un’ideacompletamente sbagliata. Ma ancheragni ovunque, le zanzare, laprecarietà, stavo veramente adisagio. Avevo deciso di tornare acasa. Successe poi che il giornoprima della partenza incontrai unbambino, mi chiese chi fossi. Nonavevo intenzione di parlare con lui,volevo solo scappare. Alla fine midomandò quando sarei tornata inItalia, gli risposi: «Domani», luidisse: «No! Resta» e l’ho fatto.

È stata questa la tua chiamata?Allora mi sembrava una casualità,oggi sono convinta che in quelmomento sia iniziato il miocammino di fede e discernimento.Ritornata in Italia si faceva semprepiù chiara una frase che mirisuonava in testa: «Devi partire, devipartire». All’inizio la combattevo manon riuscivo a smettere di pensarci.Gradualmente Gesù lavorava aifianchi e quella voce divennefamiliare. Così nel 2012 provai unapermanenza lunga, rimasi sei mesicon il progetto della sartoria Sunrise.Un’esperienza coinvolgente bella,eppure mi aveva mostrato la miainadeguatezza alla missione. Ormaiero convinta che tutto si fosseplacato ma nuovamente a Romal’assillo del «Devi partire» riprese, edopo un terzo viaggio nel 2013 hopensato seriamente alla possibilitàdel fidei donum. e ne ho parlato adon Federico.Quando hai fatto la scelta?Nel 2014 ero partita prima degli altrivolontari da sola. La settimanasuccessiva al mio arrivo accadde unevento drammatico. Era morta unaragazza che aveva fatto con noi ilGrEst estivo e come se mi fosse statodetto: «Se vieni qui non c’è solo ilsorriso dei bambini ma anchequesto». Non ero capace disostenere quel dolore, sola, senzaalcun confronto, anche se con gliamici del VolEst parlavo al telefono,ma quella situazione mi schiacciava.Dopo il funerale, che è tutta unaaltra cosa rispetto a quello celebratoin occidente, sembrava mi mancassela terra sotto i piedi. È stato ilmomento più angosciante. Solanella stanza mi sono attaccata alVangelo. Ne avevo rimandato lalettura ma ora mi sembrava l’unicacosa da fare. Ho pregato il Signore diaiutarmi, e ho preso il brano che miera capitato a Fiumicino duranteuna veglia di preghiera, lascia tutto eseguimi. Mi sono abbandonata aquelle parole e le ho accettate.Cosa farai nei tre anni di servizio?Starò al servizio della Chiesa diMangochi. Ripeto, principalmentestarò, perché il voler subito fare èuna strada rischiosa. Noi occidentalipensiamo di andare in mezzo allapovertà con la convinzione diinsegnare come far funzionare lecose. Questa è la peggioretentazione, credere di essere sempreun gradino sopra gli altri anchenella carità. Bisogna innanzituttolasciare il proprio ego, non andare lìperché ci si crede cardini dellasalvezza altrui. Grazie anche al corsodel Cum (Missioitalia), ho capitoinvece che siamo popolo in camino.E allora cos’è la missione?Missione è testimoniare la gioia delVangelo, dire a tutti che darsi aglialtri e in ogni luogo, riempie disenso l’esistenza, e allora la vitamostra la sua bellezza. Credo chequesto sia fede cristiana, un donoche non si può non donare.

DI LOREDANA ABATE

na giornata di freddo e pioggia sabato 10 ottobre,che non ha però impedito ai religiosi di Porto–Santa Rufina di ritrovarsi insieme, al Centro

pastorale diocesano, alcune sorelle dell’Usmi e unarappresentanza del Cism per l’incontro di formazioneorganizzato per le superiore e i superiori. Un piccoloresto, ma buono e ben disposto a percorrere insieme lastrada tracciata. Padre Xabier Larrañaga, superiore dellaComuntà del Clarettiano e docente all’Istituto Teologicodi Vita Consacrata, ha guidato ed illuminato il temadella giornata sulla presenza e sul rapporto deiConsacrati nella Chiesa locale. La prima parte dellagiornata di formazione affidata a padre Larrañaga havisto i presenti in ascolto orante della parola del giornoche dichiara beati coloro che ascoltano la Parola di Dioe la mettono in pratica. Il relatore, con tanta accuratamaestria, ha poi introdotto dentro la comprensionedella vita consacrata ragionando sulla presenza deireligiosi nella Chiesa particolare come un dono datoalla Chiesa e per tutti, come intima natura della vitacristiana (AG 18). Non è tanto ciò che si fa comeconsacrati ma ciò che si è, essere cioè prima di tuttosegno e poi anche azione. La vita consacrata fa memoriadi ciò che fa ogni cristiano, fa memoria della Pasqua.Quale allora la vocazione specifica dei religiosi?Additare Cristo, essere segni indicando Gesù. I religiosiinfatti, dice il relatore sono un po’ come la poesia dellaChiesa, la musica della Chiesa. Non è corretto anzi èlimitante ridurre i consacrati, a operatori che fannosempre qualcosa. Sicuramente un ruolo principale èquello di essere tessitori di relazioni, artisti dellaconvivenza e, perché senza la cura e l’attenzione diquesti aspetti non c’è identità comune. Religiosi ereligiose hanno poi lavorato insieme in gruppi perconvergere sulle modalità di attuazione delle iniziativeche Usmi e Cism vogliono attivare nell’anno pastoraleche ci sta davanti. Infine l’Eucaristia celebrata insieme epresieduta dal delegato diocesano per la VitaConsacrata, don Giovanni Di Michele, ha conclusol’incontro con l’impegno di essere nella Chiesa localesegno efficace di comunione con tutti.

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Consacrati come segniche indicano Cristo

A Palidoro inizia «Fede e Luce» omenica 20 settembre, per la prima volta, la par-rocchia dei Santi Filippo e Giacomo ha vissuto un in-

contro di Fede e Luce preparandolo con le proprie forzeed accogliendo famiglie del luogo. Fede e Luce (www.foie-tlumiere.org, www.fedeeluce.it) è un movimento eccle-siale che promuove l’amicizia tra le persone affette da di-sabilità mentale, le loro famiglie e chi ha il desiderio diavvicinarsi a loro. Fondato da Jean Vanier nel 1971, in I-talia ormai da 40 anni, il movimento ha ispirato la na-scita di diverse centinaia di comunità di incontro in tut-

to il mondo; una quindicina di queste hanno base nelle parrocchie dell’a-rea romana. Al primo incontro nella parrocchia di Palidoro hanno parte-cipato persone che vivono l’esperienza di Fede e Luce da molti anni e per-sone che si sono avvicinate a questa realtà per la prima volta. È stato me-raviglioso vedere il dono di quest’esperienza accendersi di nuovo e scal-dare i cuori di tutti i presenti: adulti, ragazzi, bambini, familiari, abilità edisabilità, volti di amici conosciuti e volti di nuovi amici da conoscere. U-na grande festa dove tutti, in pochi minuti, si sono sentiti vicini, confiden-ti, aperti, scaldati dalla reciproca attenzione, protetti dallo sguardo bene-volo di Chi ha creato la meraviglia del mondo proprio così come appare ainostri occhi, come è disegnata sui nostri volti. L’augurio della comunità èquello di inaugurare una regolarità di incontri offrendo un’altra risorsa pa-storale per il territorio.

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DI GINO REALI *

inquant’anni fa il Papa Pio XII,con la lettera “Fidei Donum”,ricordava che il mandato mis-

sionario dato da Gesù agli apostoli in-terpella la responsabilità di ogni cri-stiano e delle singole Chiese locali. Fi-no ad allora la Missio ad gentes, cer-tamente ritenuta compito specificodella Chiesa intera, era in qualchemodo affidata esclusivamente agli I-stituti Religiosi Missionari e a perso-ne generose che hanno fatto miraco-li nell’annuncio del Vangelo e nellafondazione delle Chiese più giovani,che, con la loro vitalità e il loro en-

tusiasmo, arric-chiscono oggi leChiese più anti-che e, in tantimodi, contribui-scono alla stessamissione nei no-stri paesi in cui ilcristianesimo se-colarizzato at-tende una nuo-va evangelizza-zione. L’incontro

della diocesi di Porto–Santa Rufinacon il Malawi e il suo coinvolgimen-to concreto nella missione inizia nel2000, quasi in sordina e senza un pro-getto ben definito. Tutto nasce dalladisponibilità di don Federico Tartagliaper un lavoro temporaneo presso ladiocesi di Mangochi, dove collabo-rerà alla formazione dei futuri sacer-doti, come insegnante di filosofiapresso il Seminario Maggiore. Poi donFederico allarga il suo lavoro ed as-sume la responsabilità di una nuovaparrocchia, quella di Koche, che rac-coglie una quindicina di villaggi spar-si in un vasto territorio [...] La mia e-sperienza e quella delle persone chemi hanno accompagnato (ndr in Ma-lawi per la dedicazione della chiesaparrocchiale di St. Magdalena of Ca-nossa nel 2007) è stata davvero undono del Signore: ci ha permesso diconoscere una realtà difficile e bellanello stesso tempo, una povertà im-pressionante ma anche una speran-za viva fra la gente, una Chiesa gio-vane ed evangelicamente impegnatanella testimonianza. Abbiamo in-contrato cristiani da poco battezzatiche hanno saputo parlarci di Gesùcon parole così convincenti che pernoi è raro ascoltare [...] I giovani, inostri giovani, hanno ben compresola grazia nascosta dentro questa op-portunità di amicizia e di fraternitàcon il Malawi e sono stati i primi araccogliere la prospettiva della mis-sione, attuando negli ultimi due an-ni belle iniziative di servizio nella par-rocchia di Koche, unite a quelle disensibilizzazione sul nostro territo-rio [...] La nostra Chiesa diocesana,spronata dall’entusiasmo dei giovani,vuole ritrovare ancora più forte la di-mensione missionaria che, alla fine,ci porterà centuplicati i beni spiritualiche avremo saputo condividere coni fratelli malawiani che il Signore haposto sulla nostra strada.

* vescovoDalla Presentazione di Misericordia e

verità s’incontreranno (2007)

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Il mandatomissionariodel cristiano

Insegnare la religione per educare

DI MARINO LIDI

enerdì 9 settembrepresso l’auditoriumdella curia vescovile si

è tenuta la prima assembleaannuale degli insegnanti direligione (Idr) di Porto–Santa Rufina. Numerosa lapartecipazione dei docenti,che si radunano in questaoccasione per avviare levarie attività formative e di

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laboratorio dei prossimomesi, per poi condividerne irisultati nella riunioneconclusiva di maggio, fissatagià per domenica 22. Dopol’introduzione di suor MariaLuisa Mazzarello, direttoredell’ufficio scuola, il vescovoGino Reali ha ricordal’importanza che riveste ilruolo dell’insegnante direligione, che può esserepunto di riferimento per glialunni e per i colleghi. Ilvescovo ha concluso poi ilsuo intervento esprimendoil sincero apprezzamentoper chi svolge questoservizio, un preziosooperato che la Chiesa

guarda con grandeattenzione, perché è il voltodella comunità cristiana nelmondo scolastico.L’assemblea è poi entratanel vivo con la relazionetenuta da Sergio Cicatelli,direttore del Centro studiper la scuola cattolica, cheha presentato la «buonascuola». Cicatelli chiariscesubito un aspetto essenzialeper comprendere ladifferenza tra la nuova leggee la legislazione precedente.È degno di nota, dice, lamancanza di un riferimentoesplicito alla vocazioneprimaria della scuola, la suaazione educativa. Dal testo è

assente il riferimento allapersona, se non in terminidi personale, infatti oltre adotare la scuola di strumentispecifici per irrobustirnel’autonomia, non c’è alcunatrattazione su quantoconcerne la prioritàdell’alunno. L’Idr invece, persua natura e per il mandatoche gli è stato affidato, ha ildovere di promuovere lacapacità educativadell’insegnamento. L’Idrdeve quindi tutelare questoaspetto per il bene deiragazzi, essere cioè una«sentinella» che forte di unpatrimonio culturale edumano non lasci che la

scuola venga schiacciatasolo sulla formazione dicompetenze finalizzateesclusivamenteall’inserimentoprofessionale. La riunione siè conclusa con leosservazioni degliinsegnanti sulle difficoltà esulle risorse degli istitutipresenti nel territorio.

La «buona scuola»,secondo SergioCicatelli, dimentica lacentralità degli alunni

Ladispoli. Il saluto a Danielein una chiesa colma di giovani

artedì scorso due città intere hanno dato l’ultimosaluto a Daniele Bruni, portiere del Cerveteri calcioche abitava a Ladispoli. Il giovane che a seguito di un

incidente causato da un adulto alla guida in stato di ebrezza,era deceduto il 7 ottobre. I funerali sono stati celebrati nellaparrocchia di Santa Maria del Rosario, in una chiesa colmadi tanti giovani riuniti dall’affetto e dalla stima verso questogiovane uomo, troncato da «una morte assurda», come hadetto monsignor Reali, che presiedeva il rito. Difficilepronunciare le parole dice il vescovo ma «solo nella fede inCristo il Risorto, che ha vinto la morte e ci restituisce la vita,noi possiamo ritrovare la luce e la speranza perché, comedice l’antica preghiera della Chiesa, nell’ora della morte lanostra vita non è tolta ma trasformata». L’augurio delvescovo e che la preghiera sia anche una richiesta perché«incidenti come questi, che in maniera impressionantecolpiscono il nostro territorio, non si ripetano e portino tuttia ripensare alla solidarietà che deve unirci e a ritrovareognuno comportamenti di saggezza e responsabilità».

Fulvio Lucidi

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Alessia D’Ippolito, che andrà come «fidei donum»in Malawi, racconta come ha scoperto la sua vocazione

«Testimoniare la gioiadel Vangelo e dire a tuttiche darsi agli altrie in ogni luogoriempie di sensol’esistenza, allora la vitamostra la sua bellezza»

la parola del vescovo

Statua di San Francesco (Utawaleza Farm, Malawi)

Date da ricordareLunedì 19. Il vescovo incontra i diaconi(ore 17, Furbara). Martedì 20. Ritiromensile del clero (ore 9.30, Centropastorale diocesano). Mercoledì 21. Ilvescovo benedice l’AstroTac al BambinoGesù (Palidoro). Giovedì 22. Preghieraper i martiri missionari (ore 20.30,Parco Leonardo, Fiumicino). Sabato 24.Il vescovo visita la scuola “SalvoD’Acquisto” per l’omaggio all’eroecarabiniere (ore 10, Castel Giuliano).

agenda 11

PORTO SANTA RUFINA

Pagina a cura di don Giovanni Di Michele Curia diocesana

via del Cenacolo 5300123 Roma

e-mail: [email protected] www.diocesiportosantarufina.it

Domenica, 18 ottobre 2015

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