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Laboratori del Sapere Scientifico I.C. “L.Niccolini” -Ponsacco- Laboratori del Sapere Scientifico premessa: motivazioni di una scelta primo incontro con dott.ssa P. Savini 10 Gennaio 2014 secondo incontro 4 Febbraio 2014 terzo incontro con dott.ssa P. Savini 25 Febbraio 2014 quarto incontro 17 Marzo 2014 quinto incontro con dott.ssa P. Savini 26 Marzo 2014 sesto incontro 7 Aprile 2014 settimo incontro con dott.ssa P. Savini 15 Aprile 2014 ottavo incontro con dott.ssa P. Savini 13 Maggio 2014 1 La Scienza è dopotutto un'arte, una questione di consumata abilità nel condurre la ricerca. John Dewey Esperienza e natura 1925

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Laboratori del Sapere Scientifico

I.C. “L.Niccolini” -Ponsacco-

Laboratori del Sapere Scientifico

premessa: motivazioni di una scelta

primo incontro con dott.ssa P. Savini 10 Gennaio 2014

secondo incontro 4 Febbraio 2014

terzo incontro con dott.ssa P. Savini 25 Febbraio 2014

quarto incontro 17 Marzo 2014

quinto incontro con dott.ssa P. Savini 26 Marzo 2014

sesto incontro 7 Aprile 2014

settimo incontro con dott.ssa P. Savini 15 Aprile 2014

ottavo incontro con dott.ssa P. Savini 13 Maggio 2014

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La Scienza è dopotutto un'arte, una questione di consumata abilità nel condurre la ricerca.

John DeweyEsperienza e natura

1925

Laboratori del Sapere Scientifico

I.C. “L.Niccolini” -Ponsacco-

Premessa: motivazioni di una scelta

L'idea di partecipare come Istituto Comprensivo all'istituzione del LSS,

secondo il progetto della Regione Toscana, nasce dalla condivisione degli

obiettivi che esso propone:

- miglioramento della qualità della didattica nelle discipline scientifiche

e conseguente miglioramento degli apprendimenti, attraverso attività

di formazione-ricerca (riflessione epistemologica, metodologico-

didattica e stili relazionali);

- verticalizzazione dei percorsi , attraverso attività di progettazione,

sperimentazione verifica e valutazione degli apprendimenti.

La dirigente, insieme con il gruppo di insegnanti aderenti si sono adoperate

per promuovere presso il Collegio dei Docenti la costituzione e lo sviluppo

del Laboratorio del Sapere Scientifico, inserendolo nel Piano dell’Offerta

Formativa come iniziativa strategica della scuola.

Il gruppo che ha deciso di partecipare all'esperienza dei L.S.S. è

composto da 7 insegnanti di scuola dell'infanzia, 5 insegnanti delle primaria

e 1 della scuola secondaria.

Nel nostro Istituto lavoriamo già da diversi anni in continuità fra i tre

ordini di scuola; collegialmente abbiamo condiviso obiettivi e cercando di

condividere anche le metodologie; siamo sempre alla ricerca di

suggerimenti e strategie che ci consentano di aiutare tutti i bambini e i

ragazzi soprattutto quelli in difficoltà.

Il non riuscire ad avere la certezza di svolgere un buon lavoro crea

insicurezza e questo porta i docenti ad assumere atteggiamenti a volte

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opposti; alcuni si arrendono e cercano tra le esperienze acquisite quella più

soddisfacente, con la speranza di ottenere nuovamente buoni risultati e

quando questo non avviene si consolano con la “giusta” affermazione che

non tutti i ragazzi possono giungere agli stessi obiettivi e che il successo

degli alunni dipende da tante dinamiche spesso indipendenti dalle capacità

dell'insegnante o dalla tipologia dell'esperienza.

Altri insegnanti forse più “idealisti” o meno arrendevoli si mettono in

discussione e cercano sempre nuove soluzioni con la speranza di ottenere

risultati soddisfacenti per tutti.

L'insegnante che sente la necessità di continuare ad aggiornarsi, che crede

nel confronto e che si pone degli interrogativi, è sempre alla ricerca di

capire “come insegnare” e “che cosa è veramente importante insegnare”:

Capita spesso di progettare un percorso credendo di ottenere buoni risultati

e invece ci troviamo di fronte alunni che non raggiungono gli obiettivi

sperati, questo ci delude, ci demoralizza, ci mette in crisi, ci demotiva.

Per fortuna non ci arrendiamo, non ci cristallizziamo, abbiamo comunque il

compito di educare, di garantire ai ragazzi un apprendimento formativo

significativo e stimolante.

Altri motivi che hanno spinto gli insegnanti della scuola primaria a seguire

questo aggiornamento derivano dai libri di testo, spesso ridondanti o miseri

nei contenuti dove i percorsi presentati sono insoddisfacenti anche da un

punto di vista del coinvolgimento dei ragazzi; la ripetizione dei contenuti nei

tre ordini di scuola sembrano creare una misconoscenza difficile da

sradicare ed una sorta di demotivazione verso gli argomenti proposti

Le insegnanti della scuola primaria e della scuola secondaria aggiungono

che spesso si sono rese conto, durante le lezioni frontali, della difficoltà di

attirare l'attenzione, l'interesse degli alunni ma è ancora forse più

impegnativo renderli consapevoli che debbono diventare loro stessi

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protagonisti della loro crescita e della loro formazione.

Qui di seguito una presentazione delle componenti del gruppo di lavoro e le

singole motivazioni.

Presentazione del gruppo di lavoro:

Scuola dell'Infanzia Scuola Primaria Scuola Secondaria di I grado

Bachini Silvia Arzilli Sabrina Lo Grasso Maria P.Benvenuti Laura Bellini Mariangela

Del Freo Camilla Lombardi Nicoletta

Funari Carla Pandolfini Barbara

Gianrossi Marcella Varani Daniela

Ricci Laura

Testi Laura

Maria Provvidenza Lo Grassolaurea in Scienze Biologiche conseguita all'università di PalermoInsegnante dagli anni 90, a Ponsacco da 5 anni, dopo varie esperienze nelle scuole della provincia di Pisa

“Come insegnante di scienze matematiche della scuola secondaria, la mia scelta di aderire al progetto, nasce dalla costatazione che il metodo di insegnamento frontale è

sempre meno efficace nell'apprendimento da parte degli alunni e in particolare l'insegnamento delle scienze. Vedo in questo progetto un aiuto per noi docenti ad approfondire il metodo di lavoro laboratoriale e induttivo, in cui l'insegnante è un moderatore e gli alunni i protagonisti dell'apprendimento. Un altro aspetto positivo è il lavoro in continuità con insegnanti dei vari livelli di scuola dell'Istituto comprensivo. Lo scambio di esperienze, il confronto, l'osservazione in progresso dell'apprendimento degli alunni, i diversi modi di vedere le stesse realtà, sono molto proficui nell'aggiornamento e nel miglioramento della nostra funzione docente.

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Una criticità è la non adesione delle altre docenti della secondaria, dovuta principalmente alle numerose ore di lavoro in più, rispetto a quelle stabilite dal nostro contratto, necessarie per la riflessione, la preparazione, documentazione dei laboratori.Con loro cerco di dialogare su quanto personalmente vedo produttivo per me, mostrando e condividendo gli argomenti della formazione che stiamo ricevendo e i percorsi già attuati che trovo sui siti internet consigliati dalla nostra esperta.”

Marcella Gianrossi

Ho iniziato il mio percorso didattico nella scuola elementare come supplente annuale, ma l'incontro con la scuola materna è stato determinante; ho capito che quello era il lavoro che preferivo: Ero entusiasta, mi piaceva tanto: l'età dei bambini, la creatività degli ambienti, lo stimolo delle colleghe, giovani come me e piene di nuove idee. Ci accomunava la voglia di fare nuove esperienze, scoprire una strategia educativa, di sognare una scuola a misura di bambino... Con loro sono cresciuta... con loro mi sono formata...Sono un’insegnante della scuola dell’Infanzia nella quale

lavoro da oltre trent’anni. Ho avuto la fortuna di svolgere questo lavoro con entusiasmo perché la mia attività mi ha sempre affascinato. Non sono abitudinaria, le routine mi annoiano vado sempre alla ricerca del nuovo, mi piace giocare, scherzare, seguire i miei impulsi almeno per quanto possibile; mi lascio travolgere talvolta dalle emozioni.Consapevole della mia ignoranza cerco di fare nuove esperienze , mi rimetto in gioco per migliorarmi per quanto possibile in fondo… non è mai troppo tardi!Credo che una maggiore divulgazione scientifica sia essenziale per attirare l'attenzione di tutti anche su argomenti abbastanza e poco attraenti gli scienziati da parte loro dovrebbero parlare al grande pubblico cercando parole ed esempi più semplici ed accessibili anche ai non “ addetti ai lavori” Cercare di semplificare i concetti aiuterebbe tutti, sopratutto gli stessi docenti, a spiegare un certo fenomeno con parole comprensibili così da incuriosire maggiormente i ragazzi. Ho sempre creduto che suscitare gli interessi degli alunni che si hanno di fronte, sia l’unico modo per coinvolgere, per spingere a partecipare, ad interessarsi, a fare domande portando il bambino e, poi il ragazzo a diventare lui stesso artefice del proprio sapere.

Daniela Varani

Sono nata e cresciuta a Roma, dove prima mi sono diplomata e poi ho conseguito il diploma Polivalente. Sono entrata in ruolo nel 1991 come docente di sostegno nella scuola primaria, dal 1996 sulla classe a Roma e dal 2009 a Ponsacco. Nel corso di questi anni ho partecipato a diversi corsi di aggiornamento: matematica, informatica, musica, storia, geografia, inglese e scienze. Nel 2010 mi

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sono laureata in Scienze dell’educazione con una tesi su “I bambini e le emozioni”. Ma questo ancora non mi basta. Sento l’esigenza di “imparare ad apprendere” per rinnovare me stessa e le mie conoscenze; sento l’esigenza di accrescere le mie competenze , di riprogettare il mio sapere, soprattutto nell’ambito delle scienze sento l’esigenza di cambiare il mio ruolo: non essere solo un trasmettitore di nozioni accompagnato da sporadici esperimenti suggeriti dal libro di testo, ma mi piacerebbe” sperimentare” e cambiare l’approccio con cui presentare i saperi significativi.Le mie motivazione sono:- ampliare le mie conoscenze scientifiche affrontando alcuni argomenti e avere degli spunti su "come " insegnarlo alla classe, creando anche delle simulazioni all'interno del gruppo docenti.- confrontarsi con gli altri docenti per condividere difficoltà', limiti e positività. - superare il concetto d'insegnamento come trasmissione nozionistica di saperi - acquisire una metodologia che susciti interesse e motivazione nei bambini. Una metodologia basata su esperimenti pratici in cui i bambini, lavorando in piccoli gruppi, imparano facendo in prima persona, si confrontano con i pari e costruiscono le loro conoscenze.

Laura Benvenuti

Ho partecipato a due concorsi ministeriali, per il primo ho avuto l'abilitazione e il secondo l'ho vinto e sono entrata di ruolo nell'anno scolastico 1981-82 con 4/5 anni di servizio pre-ruolo. Per fare queste righe di “curriculum” sono andata a cercare tutti gli attestati dei corsi di aggiornamento a cui ho partecipato, ne ho trovati 29; ma quali di questi mi ha arricchito veramente? Quali di questi ha migliorato la mia professionalità? Cerco di fare un elenco, senza ordine, come mi detta il cuore:

• la strutturazione della scuola in spazi (angoli educativi)

• Progetto A.S.C.A.N.I.O. Cm n° 183 del 30-05-95• Progetto ELLE• Educare alla differenza (pari opportunità)• Bambini musica e creatività• Sette note in fuga (ra, finalità e metodi dell'educazione musicale)• Psicomotricità• P.E.S.C.E.• A.L.I.C.E

Forse sono solom i corsi che mi hanno aiutato a crescere, anche le persone: la sigora Pappalardo, il prof. Mario Piatti, i Dirigente Scolastico Felice, la dott.ssa Marina Odoretti. Grazie a tutti“Perché un' insegnante al termine della sua carriera scolastica sceglie di partecipare ad un corso di aggiornamento? Perché non si finisce mai d'imparare? Perché i bambini cambiano sempre e non si “accontentano” più? Perché per suscitare curiosità bisogna essere curiosi?Ma perché un corso di aggiornamento sulle scienze? Questa risposta forse l'ho più

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chiara; perché nella scuola dell'infanzia si fa moltissima osservazione, tutto inizia da una esperienza vissuta, ma quando l'esperienza diventa educazione scientifica?Da sempre nell'aula, strutturata in angoli, c'è quello della scienza, lì con spirito Agaziano vengono disposti recipienti colmi di materiale di recupero: sassi, conchiglie, tappi di sughero, a volte piantine, pesciolini rossi ecc.I bambini se giocano liberamente l'angolo diventa una bancarella dove si vende, dove si fa mangiare mentre se sono seguiti, manipolano, mescolano, osservano, raccontano e le insegnanti registrano, stimolano, aiutano a cogliere differenze e somiglianze, ma spesso si annoiano e le “conclusioni” le raggiungono più per induzione che per ragionamento autonomo.Anche l'osservazione della crescita di un seme spesso si limita alla registrazione dei cambiamenti e la curiosità dei bambini è molto limitata nel tempo: “ ho visto è nata una foglina.... bellina.... ora posso andare a giocare?!!”spesso mi sono chiesta, cosa posso fare in più rispetto ad una semplice registrazione e successiva rappresentazione più o meno precisa?Con i bambini, che adorano giocare con l'acqua abbiamo fatto esperienze di galleggiamento facendo osservare il diverso comportamento dei materiali nell'acqua, ma anche in questo caso i bambini si dimostrano più interessati al gioco e a schizzarsi che ad osservare cosa fa il sughero dando per scontato che galleggia” E' leggero!!!”e ancora esperienze con acqua e elementi che si sciolgono (sale, zucchero, tè, colore) I bambini e soprattutto le bambine giocano instancabilmente nell'angolo delle scienze a fare miscugli, ma la conclusione? “Lo zucchero e il sale si sciolgono!!” “ l'acqua si è colorata!!!” e noi insegnanti che cos'altro possiamo fare oltre al registrare quello che dicono, cosa dobbiamo aggiungere, come far diventare l'esperienza una conoscenza scientifica?Anche gli orientamenti prima e le indicazioni ora non aiutano molto noi insegnanti a capire come stimolare i bambini ad imparare ed osservare, tutti parlano di manipolazione, di osservazione, ma come dobbiamo fare per insegnare “a vedere” senza dare noi la risposta, come infondere curiosità e voglia di scoprire quando tutto viene dato come bello e fatto?Spero che questo corso di aggiornamento mi aiuti a rispondere ad alcune di queste domande in modo che anche i più distaccati e apatici dimostrino interesse e che le mie proposte siano adeguate ai bambini affinché si formino un bagaglio di conoscenze che siano in grado di “tirar fuori” durante il loro percorso scolastico per arricchire e/o completare quello che hanno vissuto e imparato alla scuola dell'infanzia.”

Laura Ricci

“ L’educazione scientifica,problematizzando i processi di apprendimento è il grande strumento dell’indipendenza del sapere”.L. Borghi

Ho iniziato la mia motivazione citando L. Borghi, il pedagogista a cui è stata intestata la scuola dell’infanzia dove lavoro. L’ho

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rispolverata nel mio archivio quando ho dato un’occhiatina al libro “Le cose, il tempo,la natura” di Mariangela Pasciuti del millenovecentonovantasei. Ho anche trovato “Dietro la lente” un quaderno di lavoro sulla didattica delle scienze,rivolto agli insegnanti della scuola materna e della scuola di base, prodotto dal Gruppo Ricerca Sperimentazione Emilio Cagidiaco, sperimentato dalla scuola elementare ”A. Modigliani” di Livorno nel periodo ’70-’80. In quella occasione il professor A. Bargellini dell’università di Pisa aveva coordinato il progetto Ambiente-Natura e aveva preparato i docenti ad usare una metodologia scientificamente severa: ”buttare via il gesso dell’insegnante che <vuole insegnare tutto alla lavagna> e porre l’alunno in diretto contatto con i materiali e gli organismi e condurlo all’osservazione, all’esplorazione, all’invenzione e alla scoperta dei concetti”, attuale vero?In trentanove anni di servizio prestato come insegnante della scuola dell’infanzia in questo Istituto ho vissuto tanti cambiamenti pedagogici Nazionali, dagli Orientamenti del ’69… alle Nuove Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 2012, dagli obiettivi…ai traguardi. E tutte le volte che la politica cambiava,noi eravamo li a studiare che cosa ci veniva richiesto e spesso lo avevamo già attuato.Ho imparato a fare delle scelte,come spesso diciamo con le colleghe della commissione continuità ”a conservare il buono dei corsi di aggiornamento” e se alcune volte ho sbagliato sono stati proprio i bambini stessi a farmelo capire.Ho fatto molti corsi di formazione,alcuni validi,altri no ma questi sono i più importanti :

1. Q.U.I.D. dell’ I.R.S.A.E di tre anni2. Progetto di ri-strutturazione dell’ambiente educativo3. Progetto ELLE4. Educazione linguistica5. Formazione informatica per la documentazione6. Psicomotricità7. Progetto svantaggio8. Progetto genitori9. R.E.M.U.T.O formazione di musica di due anni.

Quest’ultimo continuerà anche l’anno prossimo, insieme spero al Laboratorio del Sapere Scientifico.Formazioni importanti dove alcune volte mi sono sentita piccola,piccola ed ascoltavo in silenzio le altre insegnanti ma mi impegnavo nella mia sezione ad applicare le metodologie nelle attività che venivano consigliate. Mi hanno insegnato a suscitare nei piccoli curiosità ed aspettative, a scegliere un percorso analizzando le conversazioni iniziali attraverso le quali scopriamo i loro saperi. Mi ritrovavo il fine settimana ad analizzare i lavori individuali per capire che cosa avessero scoperto ed appreso,per riformulare le fasi di lavoro. Ma è proprio iniziare un percorso partendo dalle loro esperienze che dovrò rivalutare; perché è successo che i miei bambini di cinque anni durante l’osservazione di alcuni semi, hanno detto che:-Anche il nonno di Peppa Pig ha seminato le fragole!Questa affermazione riportata in una lezione con la dott.ssa Savini mi ha fatto riflettere,sui saperi dei piccoli,che non sono più dovuti all’esperienza vissuta ma sono sempre più virtuali e scollegati dalla realtà.Ho bisogno di formarmi perché mi piace cercare nuovi stimoli e mi entusiasmo quando scopro metodologie nuove soprattutto quando i bambini rispondono positivamente alle attività proposte e con il tempo trascinano anche i meno interessati.

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Ho bisogno di confrontarmi sulla disciplina specifica, di migliorarmi e di mettermi in gioco perché i bambini e le problematiche cambiano. Ma devo anche imparare a contenere il mio entusiasmo perché mi faccio trascinare dalle proposte dei piccoli e affascinare dalla loro euforia,rischiando di allontanarmi dall’obiettivo principale. Mi rammarico perché mi manca il tempo di stare con loro per soddisfare tutte le loro richieste.Credo nell’armonia dell’ambiente scolastico come luogo dove si cresce standoci bene,divertendosi,giocando e ridendo non solo per i bambini ma anche per gli adulti che spesso si trovano ad essere ingegneri,segretari e quant’altro invece di svolgere il proprio ruolo.Credo nella qualità e non nella quantità della didattica e spesso vedo sprecare del tempo prezioso con il rischio di dare solo nozionismo.Credo in una scuola aperta al confronto,al rinnovamento ma con qualcuno che ci accompagni come noi facciamo con i nostri bambini e genitori.Avrei tante cose da dire ma concludo con un apprezzamento alla dott.ssa Savini che ci offre sostegno,che risponde ai nostri perché e ci da stimoli per iniziare questa nuova avventura.

Sabrina Arzilli

Lavoro nella scuola primaria da circa 20 anni: ho iniziato come insegnante di religione, poi ho insegnato inglese come specialista e infine, dal 2003 insegno a Ponsacco nella scuola primaria Giusti a tempo pieno.Fare l'insegnante è sempre stato il sogno della mia vita e per fortuna sono riuscita a realizzarlo. E' un lavoro che mi dà molta soddisfazione e mi arricchisce ogni giorno; il rapporto con i bambini è qualcosa di meraviglioso; essi sono pieni di sorprese e di novità. Inoltre leggere nei loro occhi la gioia e la soddisfazione per avere imparato qualcosa di nuovo dà una gioia indescrivibile, fa sentire utili e dà la forza anche per affrontare le numerose difficoltà e gli ostacoli

si presentano. Condividere con i ragazzi le gioie e le sofferenze, aiutarli a superare gli ostacoli, sorreggerli nelle difficoltà, incoraggiarli di fronte agli insuccessi, gratificarli per i risultati raggiunti mi dà molto di più di quello che io riesco a trasmettere a loro.Per fare sempre al meglio il mio lavoro mi piace aggiornarmi, conoscere metodologie nuove, imparare qualcosa ogni giorno; ecco perché ho scelto questo aggiornamento sui saperi scientifici e devo dire che è stato molto interessante. Da tempo pensavo che insegnare scienze utilizzando un metodo induttivo non fosse giusto perché i bambini avevano difficoltà a comprendere alcuni concetti e anche gli esperimenti fatti in classe rimanevano fine a se stessi, non erano inseriti all'interno di un percorso didattico. Le indicazioni forniteci durante il corso mi hanno chiarito molti dubbi e mi hanno suggerito il percorso da seguire; ne farò tesoro e cercherò di procedere secondo questa metodologia che mi sembra molto adatta alle capacità e alle modalità di apprendimento degli alunni.

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(il gatto nella foto è quello “osservato” a scuola dai bambini della mia classe!)

Mariangela Bellini

Premetto subito che non amo parlare di me, per cui scriverò solo poche righe di curriculum, quel tanto che basta per far capire da quanto tempo ormai il mondo della scuola fa parte della mia vita.Lavoro nella scuola elementare, oggi primaria, dal lontano 1986. Dopo tre anni di Scuola Ortofrenica, sono entrata di ruolo (fuori regione) a 21 anni come insegnante di sostegno. Nel ’91 sono passata ad occuparmi di un’intera classe, prima con il modulo, poi

come insegnante prevalente…ma i bambini con più difficoltà degli altri sono quelli che ancora oggi mi fanno battere il cuore e mi interrogano maggiormente sulle mie capacità professionali.Consapevole dei miei limiti e delle mie lacune, trovo stimolante ogni occasione di confronto con esperti delle varie discipline e con colleghi, specie se di diverso ordine di scuola. Tra le peculiarità di un docente non deve certo mancare la capacità di mettersi in discussione, di fare esperienze nuove, di sperimentare metodologie che aiutino gli alunni a tirar fuori quelle grandi potenzialità che albergano in loro.Perché i Saperi Scientifici?Perché mi piace vedere i bambini stupirsi di fronte alle meraviglie della natura, sgranare gli occhi per qualcosa di inaspettato, sentirli commentare e dibattere tra loro, porsi delle domande, non accontentarsi di ciò che appare, ma chiedersi incessantemente perché…Con questa ricerca-azione, fatta prima di tutto su noi insegnanti, vorrei imparare a fornire loro gli strumenti per comprendere meglio il mondo che li circonda, incoraggiare la curiosità e lo spirito critico, prendere coscienza della stretta relazione uomo-natura, ricordare che le risorse naturali non sono illimitate. La scienza è parte integrante del mondo attuale ed è trasversale a quasi tutte le discipline scolastiche, perciò non può non accompagnare docenti e alunni nel processo di crescita.

Laura Testi

sono Laura Testi, ho 52 anni, insegno nella scuola dell’infanzia dal 2000 e dal 2007 lo faccio nella scuola dell’infanzia di Val di Cava, dell’Istituto Comprensivo di Ponsacco.Negli anni precedenti al 2000 ho avuto esperienze di insegnamento nella primaria e non so immaginare la mia vita lontana dalla scuola e in particolar modo dai bambini, tant’è vero che i pomeriggi liberi

da impegni scolastici li trascorro con i miei nipotini di 3 e 5 anni.Mi è stato chiesto di fare una breve presentazione di me stessa, di descrivermi, che dire?

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Ogni giorno cerco di organizzare al meglio i tempi da dedicare alla famiglia, alla scuola, alla casa, provando anche a ritagliarne un po’ per me: mi piace, ora che è arrivata la bella stagione, fare delle passeggiate, magari con un’amica per chiacchierare del più e del meno. Mi piace, vista l’età che avanza, prendere cura di me stessa: fare un po’ di ginnastica, andare dalla parrucchiera e qualche volta dall’estetista. Non amo fare la spesa né altro tipo di shopping, ma mi tocca!Voglio vivere la scuola non come “impiegata” ma a fianco dei bambini e delle loro famiglie. Loro si aspettano qualcosa di importante da me, per questo credo sia rilevante saperli ascoltare: ascoltare i genitori per comprendere le loro ansie e aspettative; ascoltare i bambini osservandoli e giocando con loro, per affiancarli alla scoperta del mondo. Il compito non è dei più semplici, per questo è essenziale avere delle occasioni di confronto con i colleghi attraverso incontri di progettazione e di formazione. La formazione mi è necessaria per l’acquisizione di nuove metodologie e nuove tecniche di insegnamento; il confronto mi è utile per riflettere sul lavoro svolto e costruire un miglioramento.Ho pensato, quest’anno, di seguire il corso di formazione sui “Saperi Scientifici” per poter costruire degli itinerari didattici adatti alle potenzialità e aspettative dei bambini. A 3/4/5 anni i bambini sono stimolati dalla curiosità e dalla voglia di scoprire, di fare e sperimentare. Il mondo intorno a loro è lo scenario che gli permette continue scoperte e conoscenze.Il rischio è quello di proporre ogni volta delle attività superficiali che non abbiano la logica scientifica. Infatti come insegnante, propongo spesso attività relative alla “Conoscenza del mondo” e i bambini dimostrano sempre interesse alle trasformazioni della natura, ed anche una attiva partecipazione.Mi sono resa conto però che queste attività restano spesso nell’ambito della semplice esperienza, senza arrivare mai a delle vere e proprie conclusioni. Ecco perché la scelta di una formazione in questo campo; spero così di poter migliorare lo svolgimento delle attività didattiche proposte per il raggiungimento di concetti scientifici. Un altro importante motivo che mi ha spinto a seguire questo corso è il fatto che sia stato organizzato per i tre ordini di scuola. La continuità verticale, ci permette di elaborare con i bambini una metodologia che essi continueranno ad applicare anche negli anni successivi alla scuola dell’infanzia.

Camilla Del Freo

ho iniziato a lavorare a scuola ai tempi dell'università, quando nel 1988 mi hanno chiamata come insegnante di religione. Alternavo allora, le ore di insegnamento con la frequenza agli studi, convinta che da grande avrei fatto l'assistente sociale. In realtà, pochi anni dopo ho rifiutato un posto di ruolo nella ASL per continuare ad insegnare religione nella scuola elementare seppur precaria, perché lavorare nella scuola è un'apertura al futuro. Così sono entrata di ruolo come specialista Irc e nel 2007 ho accettato il posto comune per la scuola dell'infanzia.

Dopo tanti anni di lavoro con bambini più grandi e esperienza di semi-esoneri per

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mandati sindacali, dove ero abituata a relazionarmi con “i meno piccoli”, lavorare con i bambini di 3-4-5 anni mi ha riportato a ricercare modalità, linguaggi e metodologie più semplici ed efficaci adatti a quella fascia di età. (Cosa a cui sto ancora lavorando...)Ho una formazione prevalentemente umanistica e le passioni che ho sempre coltivato attingono e si nutrono comunque di letteratura, filosofia e affini. Tendo quindi nel mio lavoro, a riportare tutto o quasi ad un'analisi linguistica, emotiva o metacognitiva, perdendomi la via più breve e spesso efficace per raggiungere il fine prefissato. L'esigenza di partecipare ad un progetto di scienze nasce quindi dal desiderio di rendere più semplice e diretto il mio approccio metodologico. Ecco, ho capito che ho bisogno di lavorare “sull'opposto”, sull'ultima cosa che mi viene in mente di fare. Non assecondare l'impulso e andare a cercare ciò che d'istinto non farei.Riuscire quindi ad imparare un metodo “rigido” che mi costringa a rispettare tempi, modalità e contenuti proposti è per me quasi una “sfida” oltre che un'esigenza professionale.

Barbara Pandolfini

Mi chiamo Barbara, ho tanti anni d’insegnamento alle spalle e molti ancora davanti a me. Al di là delle lamentele di rito sul prolungarsi della nostra vita lavorativa , questo fatto non mi preoccupa veramente perché non ho mai pensato alla pensione come ad un traguardo da raggiungere. Nel corso della mia carriera d’insegnante mi è sembrato importante mettermi sempre in discussione e, per quanto possibile,ho cambiato più volte il mio ruolo all’interno della scuola. Mi sono formata e ho iniziato il mio percorso lavorativo come insegnante di sostegno, poi sono passata all’insegnamento dell’inglese , adesso sono insegnante di

classe in una scuola a tempo pieno. Sono stata funzione strumentale prima per la promozione delle lingue straniere e negli ultimi anni lo sono per l’accoglienza degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale. Ho sempre cercato di crescere professionalmente partecipando a varie iniziative di formazione e di aggiornamento anche se non sempre ho trovato proposte interessanti. Adesso è il momento di migliorare il mio modo di fare scienza e di acquisire una maggiore consapevolezza di quello posso fare per stimolare nei bambini la voglia di guardarsi intorno con curiosità, di porsi domande e di cercare delle risposte.Per chi come me ha una formazione molto generica affrontare il percorso di educazione scientifica è talvolta imbarazzante: i libri di testo affrontano gli argomenti in modo estremamente superficiale e approssimativo e sono di poco aiuto, le risorse a disposizione della scuola (tecnologie e attrezzature varie) sono quasi inesistenti . Inoltre mi sento inadeguata a costruire percorsi alternativi al testo per la mancanza di solide conoscenze della didattica della disciplina. Partecipo a questo laboratorio nella speranza di chiarirmi le idee e sperimentare con altri colleghi modi più soddisfacenti e più efficaci di fare scienze.

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Nicoletta Lombardi

Perché partecipa ad un aggiornamento … .o quello che è …. sulle scienze una maestra con 38 anni di servizio ?Perché le scienze, come disciplina sono nel suo essere sempre in aggiornamento, quindi questa non è una disciplina ferma ma in continua evoluzione e tale deve essere l’insegnante che prova a farla crescere nei suoi alunni.Il nostro Istituto è fatto di persone silenziose che si impegnano che vogliono crescere e quando hai una opportunità come questa non puoi far altro che prenderla al volo e cercare insieme agli altri di imparare sempre di più.Persone che si mettono in gioco , che si mettono in discussione che vogliono migliorare … così si è formato il nostro gruppo di lavoro e con questo spirito mi sono unita a loro .Così sono ancora una volta in gioco, pronta a confrontarmi su come fare un’osservazione , su cosa scegliere per costruire un Curricolo di Scienze ma, più che altro su come e quanto fare con gli alunni perché conquistino quelle competenze a loro così indispensabili.Insieme alla Dottoressa o professoressa o responsabile o amica … sono qui a chiedere esprimere commentare criticare proprio come fanno i nostri alunni quando vogliono imparare e come loro sono felice , sono contenta di aver imparato tanto con e per loro.LA RICERCA AZIONE E’ UN PROCESSO DI RICERCA CHE L’INSEGNANTE FA SU SE STESSO RIFLETTENDO SULLA SUA PRATICA DIDATTICA PER MIGLIORARE LA SUA PRATICA PROFESSIONALE

Silvia Bachini e Carla Funari

Le nostre strade si sono incontrate diversi anni fa, dopo varie esperienze nella scuola dell’infanzia e varie peripezie, solo da quest’anno lavoriamo insieme nello stesso plesso. Ci accomuna la passione per il nostro lavoro, la voglia di mettersi in gioco, il piacere di stare con i bambini e di scoprire e sperimentare ogni giorno insieme a loro.

Dal seme al frutto…E’ come fare un viaggio nel mondo delle cose, visto attraverso gli occhi dei bambini.Come quando si pianta un seme e si vede passare dallo stupore alla scoperta.Scoperta che diventa il fertilizzante per crescere e

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maturare insieme.Quando il frutto matura arriva il momento di coglierlo e di lanciarlo verso nuovi orizzonti e inesplorate terre.Il congedo allora diventa speranza e augurio che il seme del frutto germogli ancora e chissà… che vita splendida avrà.

Noi docenti della scuola dell'infanzia delle “Melorie”, abbiamo deciso di partecipare al progetto” SAPERI SCIENTIFICI” perché a livello personale entrambe siamo convinte che bisogna essere pronte a mettere in continua discussione le proprie convinzioni, quindi sentivamo la necessità di ampliare le nostre conoscenze verso questa disciplina e ad un metodo sperimentale che potesse aiutarci e guidarci a fare delle scelte metodologico-educative idonee. Le riflessioni che ci hanno portato a questa scelta, scaturiscono dal fatto che, la conoscenza del mondo, naturale e artificiale, da parte del bambino della scuola dell'infanzia, si basa sull'esplorazione senso-motoria e attraverso questa costruisce le proprie conoscenze. Quindi, soprattutto nella fascia di età dai 3 ai 6 anni, la motivazione e la scoperta dovrebbero costituire la guida principale per le attività didattiche, basandosi sulla metodologia della “ricerca-azione”, che è alla base anche dell'educazione scientifica.Progetti e attività rivolti a tale apprendimento hanno sempre fatto parte della nostra azione educativo-didattica, ma non seguendo un metodo condiviso e sperimentato.L'approccio ad una procedura corretta, per far comprendere ai bambini i fenomeni della realtà, è ciò che ancora non ci è molto chiaro e suscita diversi dubbi. Riteniamo quindi che affidarsi ad esperti che possano indirizzarci verso una riflessione su di un metodo d'indagine aggiornato e il confronto con altri docenti, dei tre ordini di scuola, possano arricchirci e supportarci per una didattica più mirata, consapevole, adeguata alle istanze e ai bisogni educative dei bambini di oggi.

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Il Percorso...

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primo incontro: formazione con l'esperta10 Gennaio 2014

Il primo incontro con la dottoressa Paola Savini si è tenuto in data 10-

1-2014 dalle ore 16,30 alle ore 19,30 presso l'Istituto Niccolini di Ponsacco.

La dottoressa Savini introduce l'argomento dei Laboratori del Sapere

Scientifico affermando che gli insegnanti debbano riflettere sul metodo

tradizionale che si adotta in molte scuole, basato su un tipo di insegnamento

enciclopedico-nozionistico.

Visti i risultati deludenti nell'area scientifica, dobbiamo chiaramente

far avere ai ragazzi un approccio fenomenologico-induttivo verso i contenuti

delle discipline. É quindi necessario avviare un percorso di apprendimento

che parta dall'osservazione, cioè da una fase sensoriale continuando con una

serie di attività che induca il bambino o ragazzo ad una conoscenza più

approfondita del fenomeno, la concettualizzazione. L'osservazione deve far

scaturire delle domande e ipotizzare delle risposte . La metodologia più

adatta è ovviamente quella di laboratorio.

Gli argomenti trattati, spesso, vengono scelti dall'insegnante o

seguendo il programma o per “interesse” personale, ma i contenuti vanno

scelti tra quelli accessibili ai ragazzi che si agganciano facilmente alle loro

esperienze. Il percorso va costruito seguendo delle fasi molto importanti, è

necessario mantenere vivo l'interesse, avere chiaro fino a che punto giungere

pensando sempre alle varie età e tenendo conto che ciascun studente deve

essere attivo nella costruzione della conoscenza. Non devono essere

affrontati temi che non partono dalla conoscenza o che non possono essere

conclusi. Ad esempio non si può parlare di “soluzioni” alla scuola

dell'infanzia perché rimane un'esperienza fine a se stessa. Non possiamo, a

quell'età, andare oltre al fatto che lo zucchero o il sale non si vedono più

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nell'acqua.

Non è necessario progettare molti percorsi didattici, bisogna ridurre il

numero degli argomenti ma è indispensabile approfondirli.

É opportuno realizzare un curricolo per competenze, in verticale che,

partendo dalla scuola dell'infanzia, giunga alla conclusione del primo ciclo

della secondaria.

La dottoressa a questo punto suggerisce di costruire un percorso didattico

seguendo il modello metodologico delle 5 fasi non come un dogma, ma

come modello flessibile da adattare costantemente all'oggetto della

conoscenza.

L'insegnante in questo caso non è più la fonte da cui “attingere il sapere” ma

è la giuda, l'alunno è il protagonista, è attivo, esplora, osserva, scopre,

ricerca, pone e si pone domande, formula ipotesi, sviluppa ragionamenti,

diventa curioso, coopera con gli altri.

La domanda delle docenti è stata: “ma come è possibile realizzare tutto

questo quando le classi sono sempre più numerose e quando gli spazi per

sperimentare sono inesistenti?”.

La dott.ssa Savini ha precisato che per sviluppare il modello metodologico

suggerito non è necessario avere degli ambienti appositi, creare dei laboratori

ad hoc, tutto ciò può essere realizzato nell'aula che si ha a disposizione:

possiamo osservare ed analizzare un oggetto anche in spazi ristretti è

importante poi verbalizzare e/o rappresentare, con le modalità più adatte alle

diverse età o all'oggetto dell'osservazione.

Nella terza fase gli alunni potranno confrontare e discutere gli elaborati

svolti cogliendo differenze, somiglianze; gli insegnanti così porteranno i

ragazzi a cogliere i vari aspetti in forma più analitica.

A questo punto alcune insegnanti hanno obbiettato che gli alunni in difficoltà

potrebbero sentirsi frustrati ed essere esposti a critiche. La dottoressa

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ribadisce che l'insegnante deve comunque guidare la discussione in modo

tale da evitare valutazioni da parte dei ragazzi. inoltre viene sottolineato che

ciò è importante perché proprio attraverso il confronto verbale (come nel

caso della scuola dell'infanzia) o scritto, l'individuo comprende il proprio

sbaglio ed analizza il modo più corretto l'oggetto esaminato.

Dopo questa discussione che può avvenire anche nel grande gruppo, l'alunno

deve individualmente correggere i propri errori, completare l'analisi

inserendo i particolari sfuggiti; nell'ultima fase è necessario riunire tutto il

lavoro fatto in un cartellone o sul quaderno in modo chiaro e corretto, uguale

per tutti facilitando così la concettualizzazione e lo studio dell'argomento.

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secondo incontro: gruppi di discussione4 Febbraio 2014

Dopo l'incontro preliminare della con la dott.ssa Savini il gruppo si riunisce

per dicutere e commentare il materiale lasciato dalla dottoressa.

La discussione si è aperta sull'opportunità di affrontare e definire una

metodologia didattica del Progetto LSS partendo da un contenuto, con un

argomento, da condividere oppure riflettere sulla metodologia in modo

teorico giungendo ad una riflessione critica dell'assemblea dei presenti, è

stata scelta la seconda opzione è stata scelta la seconda opzione.

Insieme abbiamo riletto la proposta didattica presentato dalla dottoressa

Savini nell'incontro preliminare e ciò che abbiamo condiviso e ritenuto

interessante è stato il suggerimento che lei ci ha dato nel delimitare l'oggetto

di studio evitando di affrontare argomenti troppo vasti e forse non adatti

all'età di riferimento.

Un altro punto su cui ci siamo soffermate riguarda l'importanza di affrontare

argomenti scientifici partendo da un percorso prima studiato, analizzato e poi

proposto dal docente, perché talvolta siamo spinte a svolgere esperienze

dirette pensando addirittura che queste servano da sole a far giungere il

bambino alla concettualizzazione.

Abbiamo inoltre ritenuto opportuno rivedere le varie tappe dello sviluppo del

bambino per non incorrere in errori dato che, sopratutto per quanto riguarda

la scuola primaria nell'arco dei 5 anni il bambino dal punto di vista della

concettualizzazione, cambia in modo radicale .

Ci siamo poi chieste: - cosa è scienza? - È il percorso, il metodo di lavoro, la

metodologia che porta ad una attività di scienze?

Una metodologia laboratoriale scientifica della ricerca la riteniamo adatta a

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far crescere una mentalità scientifica.

La scuola primaria si sente molto condizionata dal libro di testo e le

insegnanti pensano che per allontanarsi dal libro devono avere ben chiaro la

validità del metodo scientifico.

A questo punto abbiamo riletto le 5 fasi del metodo scientifico che ci ha

presentato l'esperta.

Il primo punto su cui abbiamo discusso è stato l'osservazione: ci siamo di

nuovo chieste: fino a che punto possiamo approfondire?

L'insegnante Lo Grasso, della scuola secondaria di primo grado dice che nel

loro caso difficile ripartire dall'osservazione perché i ragazzi giungono

comunque con un bagaglio personale. Le notizie scientifiche giungono al

ragazzo da vari settori. Secondo la signora Lo Grasso, il metodo migliore è

responsabilizzare i ragazzi facendoli lavorare in gruppo e affidando ad

ognuno dei compiti. È quindi importante, per l'osservazione, creare

situazioni stimolanti; è altrettanto importante lavorare fra le insegnanti dei

vari settori per avere ben chiaro le conoscenze con cui l'alunno arriva alla

scuola secondaria.

Le docenti della scuola primaria e quelle della scuola secondaria concordano

nel non demonizzare il libro di testo perché è importante studiare alcuni

argomenti es: il corpo umano, i minerali, la terra etc... perché non tutto può

essere sperimentato a scuola.

È importante far diventare i ragazzi protagonisti dell'apprendimento per dare

poi ad ognuno la possibilità di andare a cercare ed approfondire ciò che non

conoscono.

È necessario sopratutto per l'infanzia iniziare qualsiasi attività con il gioco.

Analizziamo ora il primo aspetto del metodo suggerito dall'esperta

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L'osservazione

L'osservazione è usata maggiormente nella scuola d'infanzia e nella primaria

mentre viene usata meno nella scuola secondaria

Perplessità: dobbiamo creare il contesto o far riferimento alle loro

conoscenze?

Non sempre si riesce a suscitare l'interesse.

I bambini parlano poco e tendono a ripetere ciò che è stato appena detto;

anche quando sono nel piccolo gruppo faticano a parlare

Nelle scuole d'infanzia esistono sezioni miste che, in questo lavoro possono

rappresentano un problema perché i bambini di eta' diverse hanno

ovviamente capacita' cognitive diverse.

Nel momento dell'osservazione quanto l'insegnante deve/può, intervenire?

L'insegnante deve accettare tutto quello che il bambino dice anche quando è

del tutto fantastico?

Quando l'insegnante deve guidare i bambini?

Se gli interventi dei ragazzi vanno in altre direzioni rispetto al processo di

apprendimento pensato come si deve comportare l'insegnante?

Talvolta l'insegnante tende a dare per “scontato“ alcuni passaggi

dell'esperienza mentre è indispensabile tenere in considerazione gli alunni

con cui stiamo lavorando, le loro strutture cognitive.

Nelle conversazioni e nelle osservazioni dobbiamo cercare di suscitare

dubbi? Forse può essere stimolante per farli riflettere?

È importante valutare le esperienze pregresse?

Pensiamo che comunque sia bene far parlare i bambini perché, anche se

talvolta sembrano allontanarsi dal nostro obiettivo, possiamo poi riportarli

sull'argomento scelto magari con qualche arricchimento in più.

È giusto fare domande stimolo quali: com'è, cos'è, cosa c'è?

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È giusto iniziare dall'ipotesi?

Sarebbe auspicabile lavorare in piccolo gruppo , ma non sempre è possibile

Come si fa a far partecipare tutti i bambini? .

Come si fa a stimolare la curiosità e l'osservazione in chi non è interessato?

È forse possibile incuriosire i bambini tenendo in classe per alcuni giorni

l'oggetto da osservare

Come si fa a non far ripetere a tutti le stesse parole sulle osservazioni?

Quale può essere la strategia migliore per abituare i bambini ad osservare?

Questa abitudine ad esaminare attentamente la realtà che ci circonda e che

diventa necessaria sopratutto nell'ambiente scientifico, si sviluppa soltanto

proponendo spesso tale attività?

È secondo noi importante abituarli ad esprimersi, a spiegare le loro

sensazioni, percezioni.

Secondo noi è importante che il piccolo gruppo con cui stiamo lavorando sia

affiatato fra di loro in modo che collaborino e si aiutino a vicenda ad

elaborare descrizioni più complesse.

Le osservazioni devono essere registrate o comunque trascritte?

I ragazzi devono essere informati dell'esperienza che stanno facendo o no?

(es: “bambini domani inizieremo il laboratorio scientifico”, oppure:

“questo che stiamo facendo è un percorso scientifico”)

Probabilmente dovremmo creare delle attese, incuriosirli in modo che siano

più motivati e stimolati e magari più attenti e più incentivati a collaborare.

Per quanto tempo dobbiamo osservare? E se vediamo che l'attenzione e la

concentrazione del gruppo inizia a scemare, dobbiamo sospendere e

riprendere in un altro momento o dobbiamo comunque cercare di concludere

l'argomento?

Come intervenire con chi parla tanto o con chi parla poco?

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terzo incontro: formazione con l'esperta25 Febbraio 2014

Nel secondo incontro la dottoressa Savini ha preferito dividere il

gruppo in due sottogruppi: insegnanti dell'infanzia e insegnanti scuola

primaria e secondaria insieme.

Il primo gruppo, la scuola dell'infanzia, ha iniziato a lavorare alle

16,30 e la discussione è terminata intorno alle 18.

La dottoressa ha di nuovo precisato l'importanza di un percorso

scientifico ed ha sottolineato che la fase dell'osservazione non può essere in

nessun caso soppressa mentre non è necessario formulare delle ipotesi.

Le insegnanti hanno raccontato alcune esperienze effettuate a scuola

per poter capire meglio se la metodologia seguita è stata giusta o se ha

bisogno di correzioni. L'esperta ha precisato che quando si vuole

programmare un percorso scientifico bisogna scegliere un argomento che

1- si possa concludere

2- che porti il ragazzo ad acquisire una nuova conoscenza.

Argomenti come il galleggiamento, il peso, i miscugli, non possono essere

scelti ad esempio in una scuola dell'infanzia perché a questa età il bambino

non ha ancora la capacità di astrazione e la sua conoscenza non può e non

deve andare oltre ciò che vede.

La dottoressa ha di nuovo precisato che aveva già detto nel primo

incontro che i bambini non hanno bisogno di svolgere molti contenuti, non è

necessario trattare temi complessi . È fondamentale selezionare due tre

argomenti per seguire il percorso di apprendimento dei laboratori scientifici.

La dottoressa a questo punto ha mostrato una presentazione

“L'Arancia: il succo dell'esperienza” della scuola dell'Infanzia “Rodari” di

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Scarlino Scalo dell'IC di Gavorrano, che documenta un'attività didattica in

cui è stato adottato il percorso da lei spiegato in modo che noi insegnanti

avessimo l'opportunità di fare il confronto con il nostro metodo.

Osservando le fasi di lavoro abbiamo trovato moltissime similitudini,

tra l'altro molte di noi avevano affrontato lo stesso contenuto che in questo

caso era l'arancia.

L'osservazione libera e guidata con una conversazione registrata viene

proposta anche in tutte le nostre scuole dell'infanzia a cui segue un elaborato

individuale (disegno) e di nuovo la richiesta di raccontare individualmente

l'esperienza. La fase di discussione collettiva, per quanto riguarda le nostre

scuole dell'infanzia, viene quasi omessa mentre poniamo molta attenzione

nell'elaborazione del cartellone collettivo oppure nella rielaborazione in

sequenza sia con il gruppo sia individualmente.

A questo punto alcune insegnanti hanno riferito di considerare una

verifica finale la ricostruzione esatta della sequenza dell'esperienza. (in

sequenza temporale)

Su questo punto si è aperta una diatriba nel senso che, per alcune la

sequenza di una storia è un obiettivo logico-temporale e non una conoscenza

di tipo scientifico. Dopo un'accesa discussione siamo giunte alla conclusione

che un' esperienza può contenere anche più di un obiettivo e che nel caso in

cui sia ripercorsa una sequenza di tipo scientifico, il ripercorrere l'esperienza

può consolidare anche il processo di apprendimento.

L'esperta a questo punto ha suggerito di portare delle unità di

apprendimento svolte con i bambini per rivedere insieme le fasi di lavoro e

per chiarire così dubbi e perplessità.

Con il gruppo delle insegnanti della Scuola Primaria e Secondaria la dott.ssa

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Savini ha rivisto e commentato i Curricoli d’Istituto di Scienze , costruiti lo

scorso anno dai docenti dei tre ordini di scuola.

Per la scuola secondaria si è sottolineato come sia importante prima

sviluppare e costruire dei concetti e poi utilizzarli. Ad esempio: “la

trasformazione chimica” nella classe terza della scuola secondaria, implica

un percorso precedente fatto dall’alunno sulle soluzioni, quindi determinati

argomenti si può scegliere di non proporli.

È importante capire bene cosa è necessario che gli alunni abbiano acquisito

prima di giungere alla scuola superiore per poter effettuare delle scelte

consapevoli, riflettere scegliendo contenuti affrontabili con il metodo

laboratoriale per costruire i concetti. È comunque importante abituare i

ragazzi a ragionare sugli argomenti.

Per la scuola primaria è importante riflette bene su cosa stiamo affrontando e

sul come lo stiamo proponendo. Bisogna riflettere insieme su quali siano gli

argomenti che sviluppino gli aspetti formativi e quali quelli informativi.

Gli aspetti formativi implicano la scelta di saperi significativi cioè di

contenuti adeguati alle strutture cognitive degli alunni in modo tale che le

nuove conoscenze possano integrarsi con quelle precedenti. Si tratta di porsi

dei traguardi raggiungibili attraverso la costruzione di percorsi curricolari

che si basano su contenuti che possono essere compresi dagli alunni e

sviluppati con un metodo laboratoriale.

Gli aspetti informativi invece, riguardano quegli argomenti che si possono

narrare, raccontare solo a voce.

La conoscenza deve essere costruita, non si può far riferimento ad altre

osservazioni, magari lontane nel tempo, ad altre esperienze che non tutti

possono aver vissuto e che non vedono direttamente. L’osservazione quindi,

va pensata, organizzata e si deve basare sull’esperienza diretta del materiale.

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Spazio e tempo vanno dedicati poi alle altri fasi del metodo laboratoriale

perché avvenga il confronto con il gruppo, la messa a punto dei vari

momenti, lo scambio e la rielaborazione.

È importante staccarsi dal fantastico così come dal raccontato e ritornare

all’esperienza diretta.

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quarto incontro: gruppi di discussione17 Marzo 2014

discussione sulla seconda fase del modello metodologico preso in

esame: verbalizzazione scritta individuale

analisi ed osservazioni sulla terza fase della metodologia sopra citata

I docenti della scuola Primaria hanno chiarito che fino a questo momento

loro non hanno mai fatto seguire ad un'osservazione la verbalizzazione

individuale limitandosi talvolta ad una discussione collettiva.

Dopo l'incontro con la dott.ssa Savini le insegnanti hanno preso

consapevolezza dell'importanza di queste fasi e alcune di loro hanno iniziato

a proporre la nuova metodologia agli alunni.

Le perplessità sorte sono state notevoli e le insegnanti hanno ribadito che

rimane molto difficile fermare l'attenzione dei bambini sui particolari, loro

tendono a generalizzare senza scendere nell'analisi degli “oggetti” proposti.

Molti bambini dimostrano poco interesse, superficialità e anche i risultati

ottenuti si sono dimostrati molto scarsi. A questo proposito le insegnanti si

sono chieste se dovessero proporre domande-stimolo e/o richiamare

l'attenzione in modo più incisivo:

- Si deve dare un metodo di osservazione o lasciarli liberi?

- Che tipo di domande fare?

- Quanto tempo dobbiamo lasciar loro a disposizione?

- Le risposte dei compagni possono influenzare gli altri bambini?

- Si deve correggere l'errore o aspettare che i bambini ci giungano da

soli?

- E se sorgono delle incongruenze, è necessario intervenire subito o

aspettare il momento della discussione collettiva?

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Laboratori del Sapere Scientifico

I.C. “L.Niccolini” -Ponsacco-

- Con i bambini che non intervengono, quanto e come possono essere

stimolati?

Le docenti della scuola dell'Infanzia hanno invece riferito che dopo

l'osservazione i bambini sono abituati ad una conversazione collettiva a cui

segue la riproduzione grafico-pittorica individuale che successivamente

viene verbalizzata dalle insegnanti. A questo punto segue l'allestimento di un

cartellone collettivo. In alcuni casi segue anche la ricostruzione temporale

dell'esperienza fatta. Le insegnanti si sono poste degli interrogativi:

Al momento della produzione individuale i bambini potrebbero essere

condizionati da quello che è stato detto durante la conversazione

collettiva?

È importante dare al bambino dei momenti individuali per osservare?

Subito dopo l'osservazione si dovrebbe richiedere il disegno

individuale o, come di solito facciamo, far seguire la conversazione?

Nel modello metodologico delle 5 fasi proposto viene messo in evidenza

l'importanza della discussione collettiva proprio per evidenziare le

differenze, le omissioni e quindi fare emergere la conoscenza, ma tutte le

insegnanti, a questo proposito si sono trovare d'accordo nel sostenere che

rivedere insieme i lavori di tutti i bambini e le conversazioni richiede un

tempo d'attenzione troppo lungo per loro, che finiscono per distrarsi,

annoiarsi e disturbare.

Secondo le docenti è necessario tenere sempre presente che il numero dei

bambini per classe o sezione è di circa 26 e quindi difficile da gestire quando

i tempi si allungano oltre il dovuto.

La dottoressa Savini a questo proposito ha sempre sostenuto che l’aggancio

al vissuto motiva e spinge molto alla partecipazione attiva il bambino che

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esplora, manipola usando i sensi liberamente e che questo entusiasmo ed

interesse aiuta l’alunno a seguire l’insegnante anche nelle fasi che implicano

tempi più lunghi

Gli insegnanti della scuola primaria discutendo tra loro hanno pensato che

anziché far leggere ad ogni bambino la propria osservazione, possono

evidenziare alla lavagna, alcuni particolari osservati dalla maggioranza e

aggiungere poi quelli che hanno notato altre caratteristiche annotandole in

modo che si possa discutere insieme se vanno aggiunte alle altre o no.

Un'insegnante della scuola dell'infanzia chiede se si può cercare di

interessare i bambini attraverso una discussione non verbale utilizzando

l'emotività, la drammatizzazione o un linguaggio di tipo gestuale.

Si può usare questo metodo per trattare anche altri tipi di contenuti?

Per esempio: la scuola dell'infanzia Machiavelli ha effettuato un'uscita alla

Villa Medicea di Camugliano; al ritorno è stato fatto fare ad ogni bambino il

disegno di ciò che aveva visto, per capire quanto era stato interiorizzato

durante questa uscita. È seguita la conversazione e altre attività.

Può essere giusto applicare questo tipo di procedura?

E' giusto invece dare degli input?

I docenti della scuola primaria chiedono:

per stimolare i bambini che hanno maggior difficoltà a raccontare

un'esperienza, possiamo chiedere loro di esprimersi con poche parole

significative utilizzando per esempio un solo sostantivo, aggettivo o

verbo?

Talvolta le insegnanti della scuola primaria ribadiscono che i bambini

sembrano dimenticare in fretta le esperienze fatte, soprattutto quando devono

trasferire la conoscenza da un contesto all'altro; questo crea delusione nelle

aspettative delle insegnanti che si domandano il motivo per cui ciò avviene,

quando e soprattutto sembra che l'esperienza sia stata accolta con interesse

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I.C. “L.Niccolini” -Ponsacco-

ed entusiasmo.

Probabilmente bisogna fare molta attenzione al momento della

rielaborazione individuale nel momento in cui il bambino si esprime

attraverso le sue percezioni e consolida o corregge attraverso il confronto

con gli altri le sue conclusioni, l’insegnante,in questo contesto deve essere

capace di guidare l’alunno, se necessario a modificare le proprie convinzioni

senza mortificare, perché il docente deve aver chiaro l’obiettivo che si è dato

e perseguirlo, ma anche accettare gli interventi dei bambini e proporre

attività che riportino tutti gli alunni nella giusta direzione come del resto più

volte la dottoressa ci ha ripetuto.

La professoressa della scuola secondaria di I grado in questo periodo ha

portato ai ragazzi dei semi di vario genere da osservare, selezionare,

sezionare e seminare. Ha notato che in molti casi, soprattutto nel momento di

maggior concentrazione nella selezione dei semi, l'interesse scendeva

abbastanza in fretta e si creavano momenti di disturbo e distrazione che

ostacolavano il lavoro. Successivamente li ha portati nel giardino della

scuola ad osservare gli alberi ponendo loro delle domande. Si è resa conto

che i ragazzi erano abbastanza informati sul ciclo delle stagioni, ma non

erano interessati ad approfondire ulteriormente l'argomento.

I troppi stimoli a cui i ragazzi sono oggi sottoposti tendono probabilmente a

portare quest'ultimi ad essere superficiali e poco inclini ad approfondire le

loro conoscenze dal momento che questo presuppone un lavoro molto più

impegnativo .

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quinto incontro: gruppi di discussione e formazione26 Marzo 2014

gruppo di discussione infanzia

Nella scuola dell’Infanzia all’osservazione di solito segue, come già detto

anche altre volte, la conversazione mentre, probabilmente dovremmo far

seguire una riproduzione grafica e lasciare poi alla conversazione di gruppo

il momento in cui discutere insieme sulle loro rielaborazioni. Nella quarta

fase, la concettualizzazione potremmo allestire un cartellone che riassuma

l’osservazione fatta, mettendo in evidenza le conclusioni raggiunte.

Nell’ultima fase si potrebbe far ricopiare il cartellone, preparare una scheda

riassuntiva, o addirittura fare riordinare in sequenza logica l’esperienza

vissuta.

Un’insegnante ha voluto fare un’esperienza con i bambini di 5 anni seguendo

il metodo da suggerito.

Ha accompagnato i bambini nel giardino della scuola dicendo loro che

dovevano osservare attentamente l’albicocco che al momento era pieno di

fiori, in classe hanno disegnato l’albero e poi hanno attaccato tutti i disegni

ad un mobile in modo che tutti potessero avere la visuale completa delle

varie riproduzioni; a questo punto è iniziata la discussione, ognuno

commentava i vari disegni e l’insegnante interveniva per chiedere

chiarimenti sui vari particolari riprodotti, come per esempio: c’erano tante

foglie o poche? I fiori com’erano? Erano tanti o pochi? E di che colore

erano? I rami erano lunghi o corti? Tanti o pochi?

Dopo questo momento i bambini sono di nuovo andati fuori ed hanno

disegnato e colorato di nuovo l’albicocco ed a questa attività è seguito

l’allestimento del cartellone che concludeva l’esperienza.

L’insegnante ha raccontato di essere rimasta molto soddisfatta di questo

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lavoro perché non solo gli alunni hanno seguito con attenzione ed interesse,

ma è stato agevole far giungere tutti i bambini all’obiettivo programmato.

Un’insegnante a questo punto chiede: “ma siamo sicuri che questa

concettualizzazione rimanga impressa in ognuno e che non sia dimenticata?

Un’altra insegnante chiede:” ma se torniamo fuori e facciamo di nuovo

pitturare l’albero, non è forse ripetere la prima esperienza?

Un’altra ancora interviene dicendo che soprattutto nella scuola dell’Infanzia,

tante attività similari si intrecciano, spesso alla rappresentazione grafica

segue la manipolazione e quindi in qualche modo rafforziamo la

concettualizzazione anche così, come quando all’attività facciamo seguire

una sequenza logica-temporale che oltre a riassumere il vissuto permette di

raccontarla, ripeterla, un po’ come quando nella scuola primaria o secondaria

il ragazzo studia.

Un’altra insegnante continua la discussione chiedendo alle altre: il nostro

scopo è quello di giungere all'obiettivo fissato; noi generalmente facciamo

tutte le attività che vengono suggerite in questo metodo, anche se non

seguiamo alla lettera la sequenza da loro suggerita, e pensiamo di giungere

ugualmente alla concettualizzazione; quindi non potrebbe essere giusta

anche la metodologia usata fino ad ora?

A questo la maggioranza non sa rispondere, siamo confuse.

Un’altra insegnante racconta una sua esperienza, fatta all’inizio dell’anno

quando ancora non avevamo iniziato questo aggiornamento. Lei lavora in

una scuola di periferia, dove si può facilmente avere contatti con la natura,

quindi ha deciso di accompagnare i bambini in una vigna, hanno tagliato dei

grappoli e poi li hanno portati a scuola, hanno raccontato il vissuto e poi lo

hanno riprodotto graficamente e in seguito hanno verbalizzato

individualmente il disegno. Come attività conclusiva è stata fatta la pittura.

In un secondo momento l’insegnante ha condotto gli alunni in una cantina

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per far vedere come si faceva il vino; tornati a scuola tutti hanno iniziato a

spremere i chicchi con le mani, poi il succo è stato messo a fermentare per

una settimana ed infine è stato messo in una bottiglia.

È seguito il disegno e la sequenza logico-temporale, il cartellone con le foto

dell’esperienza ed infine il cartellone conclusivo in cui erano stati scritti

anche i nomi di alcune parti della vite, i bambini hanno poi disegnato anche

il cartellone.

Riflettendo su questa esperienza l’insegnante pensa che pur non avendo

seguito le fasi del metodo che stiamo analizzando e conoscendo, abbia

comunque condotto i bambini ad una concettualizzazione.

Per quanto riguarda la scuola primaria le insegnanti si trovano in difficoltà

soprattutto perché secondo loro molti ragazzi hanno una specie di

conoscenze pregresse che si portano dietro, dalle quali anche dopo

un’osservazione continuano ad essere condizionati; questo lo si nota

soprattutto nei disegni che appaiono spesso stereotipati, un po’ tutti uguali

come ad esempio l’albero che nonostante l’opportunità di analizzarlo nei

diversi periodi dell’anno continuano a farlo sempre e comunque con tutta la

chioma verde, senza magari mettere neanche in evidenza i rami;

naturalmente queste stereotipie sono presenti per tanti altri aspetti naturali.

Come è possibile intervenire in questi casi?

Per quanto riguarda la produzione condivisa e collettiva le insegnanti della

scuola primaria pensano che debba essere ampliata attraverso delle letture,

partendo dalle domande che i bambini pongono o da interessi emersi durante

discussioni in classe. E’ importante insegnargli ad informarsi attraverso una

ricerca personale usando vari strumenti come testi scientifici, internet o altro

Questo metodo presentato dal LSS potrebbe essere applicato anche ad altre

discipline come la matematica ?

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gruppi di formazione

Il giorno 26 marzo alle ore16.30 si sono riunite le insegnanti della scuola

primaria insieme con la professoressa Savini.

Le insegnanti di una classe seconda hanno riferito che hanno provato a

svolgere un percorso sulle piante, partendo dall’osservazione delle piante del

giardino della scuola e poi soffermandosi in particolare su due piante.

Entrambe le insegnanti comunicano che i bambini hanno trovato grandi

difficoltà nell’osservazione spontanea, a trovare le parole per la descrizione;

quindi sono dovute intervenire per guidare i bambini con domande stimolo,

tipo “con gli occhi vedo...” “con le mani sento…”

Una richiesta fatta alla professoressa Savini è stata quindi come stimolare nei

bambini la capacità di osservare spontaneamente usando i sensi.

La professoressa ci ha mostrato un percorso sulla frutta realizzato dalla

scuola d Don Milani svolto con il metodo laboratoriale in una classe prima.

In questo percorso c’erano anche diversi giochi da realizzare con i bambini

per stimolare la capacità di osservazione; ad esempio con “il gioco del

trenino” i bambini dovevano ricercare le parole-proprietà, preparare dei

cartellini e costruire con essi un trenino; o viceversa partire da una parola

proprietà esempio “colore giallo” o “morbido” ecc … e cercare oggetti con

quella proprietà e finire con la costruzione del trenino.

Un altro gioco suggerito è stato “indovina l’oggetto”: dentro una scatola

chiusa viene nascosto un oggetto, i bambini, solo attraverso il tatto,

dovevano elencare le parole-proprietà e infine scoprire l’oggetto.

Con l’osservazione guidata invece, l’insegnante invita i bambini a osservare

il colore, la grandezza, la forma, il materiale con cui è fatto l’oggetto e a cosa

serve quell’oggetto.

Altro percorso osservato è stato quello sugli animali realizzato dalla scuola

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Primaria Don Milani di Prato condotto anche questo con il metodo

laboratoriale.

Alcuni bambini, a turno, avevano portato a scuola degli animali. Per ogni

animale portato sono state realizzate le fasi del metodo laboratoriale:

osservazione libera, osservazione scritta e descrizione dell’animale,

costruzione collettiva di cartelloni per riassumere le caratteristiche di ogni

animale, arricchita anche dal disegno, costruzione di tabelle per mettere in

evidenza le somiglianze e le differenze. E per finire “Cosa vorrei sapere su...

(nome dell’animale)”.

Le insegnanti sono concordi nell’affermare che questa ultima fase sia

fondamentale nella scuola primaria perché è un punto di partenza per

svolgere ricerche su internet e documentazione su testi scientifici e

soddisfare le curiosità dei bambini.

Le insegnanti ribadiscono che sono importanti sia gli aspetti formativi che

quelli informativi.

Alle ore 18 le insegnanti della scuola dell’infanzia si sono riunite con la

dott. Savini

La discussione è iniziata dalla domanda di un’insegnante alla docente che

chiedeva se era opportuno prima di iniziare un percorso didattico far

formulare delle ipotesi ai bambini rispetto all’argomento che si iniziava a

trattare.

La dottoressa ha voluto chiarire che nel nostro caso non possiamo parlare in

nessun caso di ipotesi, dal momento che l’ipotesi scientifica è ben altro,

casomai possiamo fare un’indagine per vedere quello che i bambini già

conoscono dell’argomento che stiamo proponendo.

L’ipotesi ovviamente nel senso stretto del termine è un’astrazione mentre

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come abbiamo più volte detto è necessario dare al ragazzo l’opportunità di

fare esperienze concrete come appunto un’osservazione che è estremamente

reale, legata a ciò che vede, sente, percepisce, può anche darsi che così

qualcuno possa giungere a qualche piccola intuizione ma rimane comunque

legato ai sensi ed al concreto.

Un’altra insegnante ha posto ancora un quesito: Se non vengono seguite le

fasi in modo del tutto sequenziale, come nel metodo che ci avete presentato,

si può giungere ugualmente ad una concettualizzazione?

La dottoressa in questo caso ha risposto che si potrebbe anche provare a

verificarlo, ma ha concluso che è proprio la sequenzialità che aiuta a

giungere al concetto.

Alcune insegnanti presentano delle attività fatte con i bambini.

La prima docente parla dell’esperienza che lei aveva fatto all’inizio

dell’anno prima ancora di iniziare l’aggiornamento: aveva portato i bambini

nella vigna a raccogliere l’uva per fare il vino, poi tornati in aula i bambini

avevano riprodotto un cartellone in cui era rappresentata la vite (vedi

esperienza descritta in gruppo di discussione).

La dottoressa vedendo l’elaborato ha sottolineato che in quella

rappresentazione mancava la concettualizzazione dell’esperienza perché si

doveva fissare l’attenzione sul grappolo dell’uva, del quale si dovevano

mettere in evidenza la struttura e quindi il raspo, l’acino etc. I bambini

dovevano prima fare ciascuno il proprio disegno della pianta, poi il

cartellone.

L’altra insegnante ha parlato dell’esperienza fatta con i bambini nel giardino

della scuola in cui hanno avuto l’opportunità di osservare un albicocco

fiorito (vedi gruppo di discussione), poi è stato disegnato e dopo aver esposto

i disegni davanti ai bambini si è aperta la discussione cercando di mettere

bene in evidenza le caratteristiche dell’albero analizzato e dei fiori. A questo

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punto è seguita la pittura e l’insegnante è rimasta veramente soddisfatta dei

risultati ottenuti, tutti i bambini erano giunti a produrre elaborati con le

caratteristiche osservate e secondo lei questo lavoro non solo era stato

soddisfacente, ma anche molto semplice e i bambini non avevano avuto

difficoltà nel seguire l’attività. L’insegnante si è rivolta alla nostra esperta

chiedendo se nel caso dell’osservazione fatta era opportuno dire ai bambini

anche i termini scientifici di alcune parti della pianta e la dott.ssa Savini ha

risposto che se gli alunni pongono l’attenzione su alcuni elementi specifici

possiamo dire loro il nome scientifico come ad esempio: corolla, pistillo …

La dottoressa spiega di nuovo che la conoscenza deriva proprio dal confronto

con gli altri, torna all’esperienza precedente sottolineando che nel caso

dell’uva si deve chiedere come è fatto il grappolo, come sono attaccati i

chicchi, poi si fa il disegno e si commenta, facendo osservare l’acino e i semi

che sono dentro e che sono attaccati con dei filini e quindi di nuovo il

disegno a cui fa seguito il cartellone riassuntivo di tutto ciò che si è appreso,

possiamo anche fare la sequenza logica dell’esperienza che anche quella

porta alla conoscenza.

L’unica cosa che dobbiamo veramente tenere sempre presente che gli input

che diamo siano sempre in relazione all’età dei bambini e che le domande

che poniamo debbano essere legate all’evidenza quindi del tipo: “com’è?”

“dov’è?” etc...

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sesto incontro: gruppo di discussione 7 Aprile 2014

In questo incontro abbiamo riletto alcuni verbali stilati in precedenza e ci

siamo rese conto, come del resto ci ha fatto notare la dottoressa, che spesso

si ritorna a porre le stesse domande. Ma questo è quello che accade durante

le nostre discussioni quando vengono riportate esperienze di alcune

insegnanti che, seguendo il metodo laboratoriale, si trovano di fronte

situazioni che fanno suscitare di nuovo dei dubbi. Ad esempio non è molto

chiaro se durante l'osservazione di un elemento bisogna fare o no domande,

alcune dicono che l'esperta a volte ha consigliato di far parlare i ragazzi

senza intervenire, altre di intervenire con delle domande.

A questo punto confrontandoci, ci siamo rese conto che è importante non

essere rigidi, ogni volta dobbiamo trovare il modo più consono valutando di

volta in volta i vari atteggiamenti dei bambini che cambiano a secondo delle

situazioni in cui si trovano ad operare. Ci sono momenti in cui è più facile

catturare la loro attenzione, perché sono più sereni e tranquilli, altri momenti

in cui invece sono agitati e poco inclini alla concentrazione; in questi casi

sarebbe bene rimandare l’esperienza ad un altro momento ma non sempre

possiamo permetterci di rinviare perché magari non abbiamo l'opportunità di

poter seguire “quel”determinato percorso didattico in un altro periodo.

È capitato di aver programmato l'osservazione di un fiore e, non essendo

l'insegnante riuscita nel giorno stabilito a svolgere l'attività, vi ha dovuto

rinunciare perché poi il fiore è sfiorito.

La dottoressa ripete spesso che è importante fare domande sulle qualità

dell'oggetto (com'è, cos'è, come è fatto, a cosa serve) ed ora cerchiamo tutte

di seguire i consigli da lei suggeriti.

È capitato però ad un'insegnante della scuola primaria di aver portato gli

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alunni ad osservare delle essenze aromatiche facendoli concentrare su alcune

piantine esempio: salvia, rosmarino, timo... Tornati in classe quando ha

proposto di scrivere come erano fatte, c'è stato qualcuno che ha scritto che il

rosmarino aveva le foglie rotonde; a questo punto l'insegnante ha fatto

ripetere l'osservazione e unbambino era rimasto dello stesso parere.

Abbiamo di nuovo riparlato di queste difficoltà che incontriamo che forse ci

sembrano ancora più gravi, perché anche noi dobbiamo abituarci a questo

metodo; è una novità e questo ci rende più insicure, non ne siamo

pienamente padrone, non è ancora entrato veramente a far parte del nostro

sistema educativo. Diventiamo quindi ripetitive, ansiose, abbiamo bisogno di

essere rassicurate e che gli altri comprendano la nostra difficoltà, ma non

demordiamo, vogliamo comunque continuare a sperimentare. Sentire

raccontare le esperienze positive ci aiuta, ci solleva e ci porta a provare e

riprovare con entusiasmo.

A questo proposito vogliamo riportare l'esperienza iniziata da pochi giorni da

un'insegnante della scuola primaria che si è proposta di far esaminare ai

bambini alcuni animali.

Hanno osservato una tartaruga, quindi hanno fatto il disegno e una breve

descrizione. L'insegnante ha scritto alla lavagna le descrizioni, poi sono state

scelte quelle significative è stato fatto il treno delle parole, a cui è seguito il

cartellone e la riproduzione individuale.

L'intento è quello di continuare questa attività facendo esaminare altri

animali al fine di elaborare una tabella finale con: animali che camminano,

volano…

Seguendo il consiglio della dott.ssa Savini e trattandosi di bambini di una

classe prima della scuola primaria che affrontavano questa attività per la

prima volta, l’insegnante, quando ha chiesto di descrivere la tartaruga, ha

lasciato che i bambini scrivessero anche un solo aggettivo in modo che si

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sentissero tutti in grado di portare a termine il lavoro.

Le insegnanti della scuola dell’infanzia hanno parlato delle loro esperienze

fatte con questo nuovo metodo, socializzando alle colleghe della primaria

l'esperienza della descrizione dell'albicocco con i bambini di 4 anni.

Un’altra esperienza che vorrei riferire è quella che ho fatto io, Marcella, con

un piccolo gruppo di tre anni. Proprio davanti alla finestra della mia aula c’è

un albicocco che abbiamo osservato nelle varie stagioni: autunno, inverno e

primavera; ogni volta abbiamo fatto delle conversazioni di gruppo e, data

l’età, io cercavo di potenziare l’attenzione dei bambini anche con domande

del tipo: come sono i rami?, ci sono le foglie? di che colore sono?

Alla conversazione è sempre seguito una rappresentazione grafica o

manipolativa. All’inizio dell’anno i bambini erano chiamati soprattutto a

colorare il disegno dell’albero o a riempire il tronco con collage, oppure con

pasta di sale; ogni volta si ripetevano le caratteristiche osservate e si

continuava con una attività pittorica, poi veniva fatto un cartellone collettivo

che riproduceva l’albero.

In primavera ho portato i bambini in giardino seduti intorno all’albero

dicendo loro di ripetermi quello che vedevano. I piccoli hanno messo subito

in evidenza che ora non c’erano più i fiori rosa che loro avevano già

disegnato, che c’erano le foglie e i pallini verdi. Io ho fatto loro notare che

quelli erano i frutti che sarebbero poi diventati più grandi e arancioni; ho

inoltre fatto notare come erano i rami e sopratutto che il tronco era piantato

in terra. Dopo i bambini hanno pitturato l’albero rimanendo sul posto e devo

dire che nonostante la difficoltà di quell'età di rielaborare graficamente

l’oggetto, tutti hanno riprodotto un albero somigliante con tronco, rami,

foglie e colori appropriati; alcuni avevano fatto l’albero con la terra intorno,

così, facendolo notare a tutti anche gli altri hanno seguito l’esempio. Due

bambini, hanno ripetuto l’osservazione dal momento che si erano lasciati

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travolgere dalla voglia di usare le tempere e quindi avevano colorato, come

spesso succede a quest’età, tutto il foglio. In un secondo momento abbiamo

di nuovo fissato l’attenzione sull’albero e poi lo hanno disegnato con le

matite.

Vedendo gli elaborati posso affermare che tutti i bambini sono riusciti ad

interiorizzare uno schema dell’albero reale e non standardizzato come

avviene di solito, dal momento che troppo spesso in molti libri, o album da

colorare vengono proposti schemi stilizzati e poco reali.

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settimo incontro: formazione

15 Aprile 2014

In questo incontro, abbiamo deciso di visionare con la dottoressa Savini del

materiale che ci è stato proposto o reperito a link suggeriti, al quale ci siamo

anche ispirate per iniziare alcune esperienze in queste settimane.

Oggi daremo maggiormente spazio a esperienze della scuola dell'infanzia e

primaria per poi spostare l'attenzione sulla scuola secondaria la prossima

volta.

Essendo un Istituto Comprensivo riteniamo opportuno condividere la

discussione su argomenti che non hanno contenuti solo per il settore in cui

ognuna di noi lavora, perché questo ci arricchisce di spunti e idee e ci porta

as per avere una visione più ampia anche del curricolo verticale.

Inoltre ci permette di avere una visione del percorso che sta dietro al lavoro

realizzato e quindi alla metodologia.

Come dire: non dovendoci preoccupare di fare attenzione pedissequamente

ai contenuti e alla loro modalità di presentazione, possiamo lasciare che

l'attenzione colga lo svolgimento delle varie fasi quasi in maniera indiretta.

Qui sotto alcuni i materiali visionati con le colleghe.

“Dal seme alla pianta” IC cdi Barberino del Mugello cl. Seconde scuola

primaria.

Il Bruco” per la scuola dell'Infanzia

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ottavo incontro: formazione

13 Maggio 2014

In quest’ultimo incontro con la dott.ssa Savini, abbiamo deciso di

socializzare le esperienze che alcune di noi avevano proposto ai ragazzi.

La dottoressa è tornata a ribadire quanto sia fondamentale in questa

metodologia la fase della socializzazione degli elaborati dei bambini, quindi

della discussione per giungere alla concettualizzazione.

Alcune insegnanti della scuola primaria Giusti hanno riferito le loro

esperienze, già accennate nella loro fase di inizio nei precedenti incontri.

L’insegnante Arzilli infatti, ci aveva raccontato che in classe stavano

osservando alcuni animali domestici come ad esempio la tartaruga. In questa

sede ha continuato a narrare in che modo il lavoro è proseguito: dopo

l’osservazione libera, i bambini hanno disegnato la tartaruga e ognuno ha

spiegato il disegno; mentre un’insegnante scriveva al computer quello che il

bambino diceva, la collega scriveva alla lavagna le descrizioni più rilevanti.

Con le principali caratteristiche descritte è stato costruito il “treno delle

parole” e dopo è stata fatta una sintesi dei dati raccolti poi consegnata a

ciascun bambino.

L'insegnante Lombardi riferisce del percorso con i bambini di classe prima

anche questo già accennato negli incontri precedenti di cui inseriamo la

sequenza dei momenti di lavoro:

SINTESI DEL LAVORO SVOLTO SUGLI ANIMALI classe 1°A Giusti

10. Indagine sull’animale preferito, disegno e condivisione con gli altri.11. Indagine sull’animale posseduto , tabulazione dei dati con grafico.12. Arrivo dei canarini a scuola , osservazione diretta , disegno .13. Risposta individuale alla domanda COM’E’ ?, socializzazione delle risposte

attraverso la lettura14. Costruzione del testo collettivo del COM’E’ IL CANARINO alla lavagna. 15. Testo al computer per tutti i bambini, lettura e discussioni .

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16. Risposta alla domanda COSA FA ? registrazione delle domande individuali al computer .

17. Lettura delle risposte ed evidenziazione della propria.18. Ricerca collettiva nelle risposte delle PAROLE –PROPRIETA’ e ricerca del modo

per registrarle.19. Costruzione del PAESE DELLE PAROLE-PROPRIETA’ DEI CANARINI ,

attraverso la costruzione di case (per i sostantivi e gli aggettivi ) e macchine (per le azioni).

20. Costruzione del testo collettivo del COSA FA IL CANARINO. Lettura e discussioni.

21. Arrivo a scuola degli altri animali : pesce rosso di Martina, pesce “ guppy” di Lucian, criceto di Caterina ,pappagallo di Giulia, tartaruga di Leonardo.

22. Suddivisioni in gruppi per le osservazioni e decisione sul tempo da utilizzare (15m ad animale)

23. Disegno ed osservazioni personali scritte sotto ogni animale. .( utilizzo delle parole-proprietà)

24. Costruzione di un cartellone per il Progetto ambiente, scelta del materiale da inserire , suddivisione dei compiti, realizzazione e montaggio a gruppi.

25. Socializzazione del prodotto attraverso la visita alla mostra dell’Ambiente.

A questo punto la dott.ssa Savini si è rivolta all’insegnante della scuola

secondaria proponendole alcuni itinerari didattici da seguire.

Uno degli argomenti da trattare è senza dubbio il concetto di forza e forza

peso.

Illustra così alcune esperienze fatte e documentate con una presentazione che

visioniamo insieme: “Percorso sulle forze e sul peso”

In questo caso è opportuno far sperimentare ai ragazzi una pressione della

mano su di una bilancia con due piatti e poi su entrambi i piatti cercando di

far rimanere la bilancia in equilibrio, poi possono mettere degli oggetti che

producono sulla bilancia lo stesso effetto della forza e quindi possono

dedurre che il peso è una forza

È importante riflettere, anche con le altre colleghe di scienze, di quanto sia

rilevante ai fini della concettualizzazione dare ai ragazzi l’opportunità di

operare nel senso “del fare” perché solo così possono giungere alle

competenze richieste dagli obiettivi ministeriali.

La dott.ssa ha suggerito un altro itinerario per far giungere il ragazzo a capire

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il concetto di vertebrato e invertebrato. “Relazione tra forma e adattamento”

È opportuno partire dal concetto di vertebrato facendo confrontare diversi

scheletri colorando poi le varie ossa con una legenda uguale per tutte. Si

giunge alla conclusione che gli animali vertebrati sono coloro che hanno uno

scheletro interno vertebrale che si articola con il cranio.

Si prosegue con vari scheletri passando poi dai mammiferi agli uccelli ai

pesci etc.

In questo modo si impara ad osservare e a dedurre senza dare definizioni, ma

facendoli giungere loro stessi alle conclusioni, si parla quindi di

APPROCCIO FENOMENOLOGICO INDUTTIVO.

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Concludendo questo primo anno di incontri...

...siamo molto contente di questa prima parte del percorso!

Spesso infatti, i corsi di formazione sono rivolti a gruppi di persone piuttosto

numerosi dove non c'è possibilità di un reale confronto, e che troppo spesso

sono impostati in lezioni “frontali”. Avere la possibilità di essere formate

nello specifico, in un gruppo ristretto e dello stesso Istituto ci ha permesso di

incontrarci, discutere , proporre idee, tornate talvolta ad interrogarci sugli

stessi dubbi e domande, magari alle quali avevamo già avuto risposta dalla

nostra formatrice ma che non avevamo ancora “fatto nostre”.

Cambiare impostazione nel lavoro o modificare, anche se di poco, le fasi di

metodi adottati da sempre probabilmente è meno semplice di quello che si

possa pensare.

L'unico modo per crescere veramente nella nostra professione, è quello di

avere la possibilità di un confronto diretto, di parlare, di pensare ad alta voce

con le persone che come noi ogni giorno trovano analoghi problemi nelle

classi e nelle sezioni in cui lavorano. In questo modo ognuno noi ha la

possibilità di interagire con l'altro, di trovare nuovi spunti, di chiedere

consigli, si confrontarsi.

Per la scuola dell'Infanzia abbiamo intanto capito che è possibile

socializzare elaborati grafici dei bambini che hanno così la possibilità di

rivedere le proprie posizioni errate, se condivise con il gruppo.

Per la scuola primaria, far registrare l'osservazione di ciascuno anche con

solo poche parole in modo che la socializzazione non sia lunga e si perda

l'attenzione.

Per la scuola secondaria, trovare modalità di coinvolgimento, nel nostro

istituto, anche di altri colleghi della materia per un reale confronto sulle

difficoltà riscontrate nel lavoro con i ragazzi in quella particolare fascia di

età, sia a livello di interesse sia di conoscenze pregresse non sempre corrette.

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