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Responsabile Grafica Prof.ssa Lorella Frastornini Direttore Responsabile Prof.ssa Simona D’Angelo Le attività del Gonzaga: De Ritis Giulia 3L (C.R.) Garbero Francesca 3C Moretta Valentina 3C Desario Carlotta 3N Del Bianco Rebecca 3N Stage/Viaggi istruzione: Lisio Valeria 3D (C.R.) Miccio Camilla 3D Di Marcoberardino Luisa 3D Barbetta Marzia 3D Attualità’: Vincitorio Rossana 3L (C.R.) Consiglio Veronica 3L Ricci Beatrice 4N Recensioni libri/film: Di Giorgio Francesco 3L (C.R.) Cellini Giorgia 4N D’Alessandro Virginia 4L Branciari Francesca 4L Origlia Esther 4L Nanni Arianna 3M Cultura/Scrittura creativa: Corrado Sara 5C (C.R.) Iezzi Benedetta 4E D’Arcangelo Chiara 4E L’Intervista: Marinucci Elena 4M (C.R.) Capoccia Valentina 3L De Silvestre Lorenza 3M Je don’t hablo Italienisch: Pepe Marta 4N (C.R.) Rosa Mariantonella 4N Palmerio Anna 4N La posta del Cuore: Candeloro Marco 4N (C.R.) Gialluca Martina 4N Di Luzio Vittoria 3L Stenta Sharon 3L Pace Ludovica 3L Schiazza Michela 4E Redattore veste grafica: Marusco Samuel 4N 23 marzo 2015 : la Rete provinciale di scuole 'Percorsi di legalità' ha celebrato, in questa data, la Giornata della Memoria e dell'Impegno con una marcia della legali- tà che ha visto sfilare lungo le vie princi- pali della città di Chieti, oltre 900 studenti, i docenti e i dirigenti delle 15 Istituzioni scolastiche aderenti alla Rete. Il tema della marcia,' la verità illumina la giustizia', è lo slogan lanciato dall'Associa- zione Libera per la XX Giornata della Me- moria e dell'Impegno. Le scuole stanno lavorando, nell'anno scolastico in corso, sul sentimento di giustizia all'interno dell'i- tinerario formativo sulla Costituzione sen- timentale, oggetto del percorso di legalità condiviso dalla Rete. La marcia è, dunque, una pratica di educa- zione civile che testimonia la proposta educativa della Rete di rimettere al centro del lavoro didattico i valori fondamentali del vivere civile codificati nella Carta Co- stituzionale. Partito alle 10,00 dalla Villa Comunale, il corteo è stato animato dalla viva partecipa- zione degli studenti che hanno preparato per l'occasione cartelloni, striscioni, gior- nali e altro materiale a tema, frutto di un lavoro di impegno portato avanti nelle classi dall'inizio dell'anno scolastico. Protagonisti i ragazzi che, giunti nel punto di raccolta a Piazza Valignani, hanno preso la parola con lo stesso incipit ' Siamo qui perché' e hanno espresso le loro riflessioni sul significato della giornata e sul bisogno di una giustizia più umana che realizzi la piena legalità. “ La precondizione della giustizia è la le- galità, affinché ci sia una società equa con regole che stabiliscano i doveri ma che tutelino i diritti fondamentali civili”, ha affermato la Prof.ssa Gabriella Orlando, Dirigente Scolastico del Liceo Gonzaga, scuola capofila. Con queste parole, la Pre- side ha aperto la cerimonia in Piazza Vali- gnani; presenti anche il Sindaco, il vice Prefetto, il vice Questore e il vescovo Bruno Forte, che hanno rivolto messaggi di saluto e di speranza ai giovani presenti. All'iniziativa promossa dalla rete, hanno aderito anche la Consulta provinciale degli studenti e il Consiglio comunale dei ragaz- zi e delle ragazze. Classi 1A e 2C Marcia della Memoria e dell'Impegno La verità illumina la giustizia Anno scolastico 2014-15 Sommario: Le attività del Gonzaga 2 Attualità 9 Scrittura creativa/ Laboratori 11 Le nostre recensioni 18 Je don’t hablo Italienisch 23 Pensieri e parole 26 La posta del cuore 27 Marzo 2015 Numero 1 La Voce del

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Responsabile Grafica

Prof.ssa Lorella Frastornini

Direttore Responsabile

Prof.ssa Simona D’Angelo

Le attività del Gonzaga:

De Ritis Giulia 3L (C.R.)

Garbero Francesca 3C

Moretta Valentina 3C

Desario Carlotta 3N

Del Bianco Rebecca 3N

Stage/Viaggi istruzione:

Lisio Valeria 3D (C.R.)

Miccio Camilla 3D

Di Marcoberardino Luisa 3D

Barbetta Marzia 3D

Attualità’: Vincitorio Rossana 3L (C.R.)

Consiglio Veronica 3L

Ricci Beatrice 4N

Recensioni libri/film:

Di Giorgio Francesco 3L (C.R.)

Cellini Giorgia 4N

D’Alessandro Virginia 4L

Branciari Francesca 4L

Origlia Esther 4L

Nanni Arianna 3M

Cultura/Scrittura creativa:

Corrado Sara 5C (C.R.)

Iezzi Benedetta 4E

D’Arcangelo Chiara 4E

L’Intervista: Marinucci Elena 4M (C.R.)

Capoccia Valentina 3L

De Silvestre Lorenza 3M

Je don’t hablo Italienisch:

Pepe Marta 4N (C.R.)

Rosa Mariantonella 4N

Palmerio Anna 4N

La posta del Cuore:

Candeloro Marco 4N (C.R.)

Gialluca Martina 4N

Di Luzio Vittoria 3L

Stenta Sharon 3L

Pace Ludovica 3L

Schiazza Michela 4E

Redattore veste grafica: Marusco Samuel 4N

23 marzo 2015 : la Rete provinciale di

scuole 'Percorsi di legalità' ha celebrato,

in questa data, la Giornata della Memoria

e dell'Impegno con una marcia della legali-

tà che ha visto sfilare lungo le vie princi-

pali della città di Chieti, oltre 900 studenti,

i docenti e i dirigenti delle 15 Istituzioni

scolastiche aderenti alla Rete.

Il tema della marcia,' la verità illumina la

giustizia', è lo slogan lanciato dall'Associa-

zione Libera per la XX Giornata della Me-

moria e dell'Impegno. Le scuole stanno

lavorando, nell'anno scolastico in corso,

sul sentimento di giustizia all'interno dell'i-

tinerario formativo sulla Costituzione sen-

timentale, oggetto del percorso di legalità

condiviso dalla Rete.

La marcia è, dunque, una pratica di educa-

zione civile che testimonia la proposta

educativa della Rete di rimettere al centro

del lavoro didattico i valori fondamentali

del vivere civile codificati nella Carta Co-

stituzionale.

Partito alle 10,00 dalla Villa Comunale, il

corteo è stato animato dalla viva partecipa-

zione degli studenti che hanno preparato

per l'occasione cartelloni, striscioni, gior-

nali e altro materiale a tema, frutto di un

lavoro di impegno portato avanti nelle

classi dall'inizio dell'anno scolastico.

Protagonisti i ragazzi che, giunti nel punto

di raccolta a Piazza Valignani, hanno preso

la parola con lo stesso incipit 'Siamo qui

perché' e hanno espresso le loro riflessioni

sul significato della giornata e sul bisogno

di una giustizia più umana che realizzi la

piena legalità.

“ La precondizione della giustizia è la le-

galità, affinché ci sia una società equa con

regole che stabiliscano i doveri ma che

tutelino i diritti fondamentali civili”, ha

affermato la Prof.ssa Gabriella Orlando,

Dirigente Scolastico del Liceo Gonzaga,

scuola capofila. Con queste parole, la Pre-

side ha aperto la cerimonia in Piazza Vali-

gnani; presenti anche il Sindaco, il vice

Prefetto, il vice Questore e il vescovo

Bruno Forte, che hanno rivolto messaggi

di saluto e di speranza ai giovani presenti.

All'iniziativa promossa dalla rete, hanno

aderito anche la Consulta provinciale degli

studenti e il Consiglio comunale dei ragaz-

zi e delle ragazze.

Classi 1A e 2C

Marcia della Memoria e dell'Impegno La verità illumina la giustizia

Anno scolastico 2014-15

Sommario:

Le attività

del Gonzaga 2

Attualità 9

Scrittura creativa/

Laboratori 11

Le nostre

recensioni 18

Je don’t hablo

Italienisch 23

Pensieri e parole 26

La posta del

cuore 27

Marzo 2015

Numero 1

La Voce del

La Voce del Gonzaga Pagina 2

VISITA AL MUSEO UNIVERSITARIO DI CHIETI

L'8 ottobre la classe 1C ha effettuato una visita

guidata al museo, per ripercorrere la storia

dell'ominazione, presso la Villa Comunale di Chie-

ti. All’ingresso la grande scultura di una tartaru-

ga che sostiene sul guscio la città, accoglie i visi-

tatori. Che sia un ulteriore riferimento alla sto-

rica lentezza della “città della camomilla”? Nella

famosa favola di Esopo “La lepre e la tartaruga”,

è quest’ultima ad arrivare al traguardo battendo

la superba rivale che si era concessa un pisolino.

Nel museo, a fare da guardia a tutto il comples-

so e ad attirare l'attenzione dei passanti anche

più frettolosi, c'è un Allosauro. Il percorso inizia

con un audiovisivo nel quale viene illustrata la

fase più antica della Storia della Terra ed i mec-

canismi attraverso i quali ha avuto origine la vita.

Una piccola sezione iniziale illustra, con materiali

e pannelli, la natura dei fossili. Segue una rapida

carrellata attraverso le tappe principali dell'e-

voluzione della vita sul nostro pianeta, con fossili

marini, acquatici ed aerei. Nella sezione sulle

origini dell'uomo è delineato il percorso dell'evo-

luzione umana attraverso l'esposizione di ripro-

duzioni dei più importanti reperti fossili di omi-

nidi, di diorama e di ricostruzioni dei nostri più

antichi antenati.

Attualmente il museo è diviso in sezioni.

Ne abbiamo scelte alcune:

la Sezione "Le origini e l'evoluzione della vi-

ta";

la Sezione "Le origini dell'uomo";

la Sezione "Storia del popolamento umano in

Abruzzo"

Sezione 'LE ORIGINI E L'EVOLUZIONE DEL-

L A V I T A '

La Sezione ha lo scopo di illustrare al visitatore

l'origine della vita sulla Terra e l'evoluzione del-

le principali forme viventi dai tempi più antichi

fino all'attuale. L'origine della vita nei mari pri-

mordiali risale ad oltre due miliardi di anni fa,

ma le primissime tappe dell'evoluzione molecola-

re organica che ha preceduto la comparsa dei

primi organismi monocellulari non ha lasciato al-

cuna traccia sotto forma di fossili. L'esposizione

continua attraverso fossili originali e calchi e

mediante pannelli illustrativi trans-illuminati.

Ciascun pannello riporta un periodo geologico,

mostrando le caratteristiche degli organismi

principali che hanno popolato la Terra ed i mari.

Sezione 'LE ORIGINI DELL'UOMO'

Lungo i percorsi del Museo è possibile ricostrui-

re la lunga evoluzione che ha condotto all'uomo

moderno, partendo dall'Egittopiteco, il più anti-

co ominoideo conosciuto, vissuto circa 30 milioni

di anni fa, attraverso il driopiteco, il ramapiteco,

il pre-australopiteco, l'australopiteco gracile,

l'australopiteco robusto, l'uomo abile, l'uomo

eretto, l'uomo di Neanderthal, via via fino

all'Uomo di Cro-Magnon (20.000 anni fa), in una

suggestiva rassegna corredata da ricostruzioni

di ominidi e calchi di reperti ossei. Sono inseriti

nel percorso un grande diorama riproducente le

celebri impronte di Laetoli (Tanzania), nonché

una ricostruzione a grandezza naturale di Homo

La Voce del Gonzaga Pagina 27

LA POSTA DEL CUORE…DEL DOTTOR STRANAMORE!!

CARO DOTTOR STRANAMORE, mi piace tanto un ragazzo del quinto anno, non so se è il caso di dirglielo, sono brut-

tina e mi prendono in giro per questo, ho paura di essere rifiutata. Cosa potrei fare?

Partiamo dal presupposto che nessuno si può permettere di dirti che sei brutta. Cammina a testa alta ridendo in faccia a

quelli che ti sfottono, perché sono sicuro che sono loro le prime persone insicure della propria immagine. Mia cara, non

permettere mai a nessuno di demoralizzarti. Non ti disperare se non sei un metro e ottanta, se non hai occhi azzurri e

capelli biondi. Cerca la bellezza che è dentro di te, quella che ti rende unica, quel particolare che ti rende te stessa, per-

ché sei una bellezza controcorrente. Purtroppo viviamo in una società dove l'avvenenza è molto importante ma ascolta-

mi; è meglio una mela un po' rovinata ma dolcissima dentro, che una esteriormente bellissima, ma di plastica. Perciò, ti

consiglio di imparare ad amare te stessa. Perché solo amandosi per i propri difetti si riesce a capire come amare gli altri.

Ps: Non fantasticare troppo su quelli più grandi di te, perché poi, a volte, le fantasie sono più belle delle persone reali.

Dottor Stranamore, mi piace tanto un ragazzo di Roma. Abita troppo lontano, ma lui è tanto dolce con me l'ho conosciu-

to quest'estate al mare. Aiutami cosa posso fare!?

Ciao, Roma è lontana solo se ci vai a piedi. Mi sembra molto difficile iniziare una relazione seria su Facebook o tramite

il telefono. Se ti piace davvero, ma davvero tanto, metti da parte 13 € e prendi il treno per Roma alla stazione di Chieti

Scalo. (Se non ti fidi di me cerca su Internet). Al cuore non si comanda. Appena arrivata, gli spiegherai perché sei li.

Fidati; ascolterà di più una donna che si è ”sorbita” un viaggio di due ore in treno, che un'altra comoda in pigiama da-

vanti a Facebook. Vivi la vita adesso, senza rimpianti.

Anche se la tua avventura romana andrà male, comunque avrai qualcosa da raccontare alle tue amiche.

Sono innamorato di una ragazza, lei mostra interesse verso di me ma non capisco se vuole essere solo un'amica o vuole

qualcosa di più! Aiutami please!

Caro amico, siamo nel 21esimo secolo, siamo circondati da tecnologia e con gli aerei possiamo arrivare velocemente

verso mete, che solo 100 anni fa, sembrano lontanissime. Ma allora, perché quando conosciamo una persona che ci piace

ci ritroviamo come dei cavernicoli, senza parole?

Solo per l'odiosissima paura di sembrare dei “tordi”. È sempre la solita storia: se nessuno fa la prima mossa la situazione

non cambierà mai. Vuoi sapere veramente cosa prova lei per te? Devi fare una cosa molto difficile ma efficace. Parlarle!

Ho un problema con i miei genitori perché la pensano in modo completamente diverso da me. In più non provano mini-

mamente a comprendermi. Cosa posso fare?

Non abbatterti, non ti aspettare che pensino ciò che pensi tu. Perché non è detto che se fanno parte della tua famiglia sia-

no tuoi cloni. Sono persone diverse da te, quindi giustamente non ragionano come te. Comincia a capirli tu e inizia una

discussione. Sii semplicemente te stesso/a… Ti consiglio di fare loro un bel discorsetto e dimostrare che sei cresciuto/a,

senza mettere la coda tra le gambe. Parla di questi disaccordi e cerca di trovare una via di incontro e se anche così non

capiscono che spesso, noi giovani viviamo un periodo strano e abbiamo bisogno di comprensione, fai valere le tue ragio-

ni e tira fuori il tuo carattere...ma fallo sempre con dolcezza e determinazione. Sei quasi maggiorenne!!

Spero davvero di esserti stato utile e che troverai presto la tua strada.

Sono anni che mi piace un ragazzo e non riesco a liberarmi dal pensiero che non potrà mai essere mio. Tuttavia intuisco

che sarei capace di capirlo… Dottore, lei cosa mi consiglia?

Firmato: Diamante

Cara Diamante,

Per rispondere alla tua domanda te ne devo fare un'altra io. Perché non riesci a liberarti dal pensiero che questo ragazzo

non potrà mai essere tuo? Cosa ti dice che tutto ciò che tu stai provando, da anni, non sia ricambiato da lui e che lui, in

realtà, semplicemente si vergogna ad esprimere i propri sentimenti nei tuoi confronti? Quindi se il sentimento é forte,

muoviti tu, sveglialo, fagli capire che tu ci sei. Siamo nel 2015, donne fate il primo passo!

Mi piace un ragazzo più piccolo di me e questa cosa mi blocca… per questo mi limito ad osservarlo da lontano. Che pos-

so fare?

Beh, innamorarsi è una delle cose più belle che ci possa capitare ma riesco benissimo a capire i tuoi dubbi e le tue ango-

sce.. credo, però, che ciò che ti fa più paura, sia il giudizio degli altri..

In pratica, ti spaventa il fatto che, quando vi vedranno insieme, ti scambieranno per la sua “babysitter”.

Ma non ti deve interessare il giudizio degli altri anche perché ti giudicano e giudicheranno sempre, non ti devi lasciar

condizionare. Non farti influenzare dal conformismo della gente ma fatti guidare dai tuoi sentimenti. Non preoccuparti,

provaci con questo ragazzo se ti piace veramente, ti farà stare bene, fidati!

Se è un ragazzo maturo non vedo assolutamente il problema!! Buttati!! L'amore non ha età!

La Voce del Gonzaga Pagina 26

IN QUESTA PAGINA I RAGAZZI HANNO SENTITO IL BISOGNO

DI RIVOLGERE UN PENSIERO AI LORO AFFETTI PIU’ CARI…

NOI DUE CRESCEREMO INSIEME…

PER TE, MARTINA!

Sarà difficile diventar grande, prima che lo diventi anche tu …

tu che farai tutte quelle domande e io fingerò di saperne di più.

Sarà difficile, ma sarà come deve essere …

metterò via i giochi e proverò a crescere.

Cit.

Aggiato Natascia 1M

PER TE, PAPI... "E quando arriva la notte

e resto sola con me

La testa parte e va in giro

in cerca dei suoi perché

[..]

La vita può allontanarci,

l'amore continuerà"…

Cit.

Rosita Di Virgilio 1M

La Voce del Gonzaga Pagina 3

habilis, ed un calco del fossile più famoso: uno

scheletro quasi completo denominato "Lucy". Sono

esposte, inoltre, testimonianze di prime sepolture

dei morti, relative all’uomo di Neanderthal.

Sezione 'STORIA DEL POPOLAMENTO IN

ABRUZZO'.

Il percorso espositivo si snoda attraverso le prin-

cipali fasi che hanno caratterizzato la storia del

popolamento umano nella nostra Regione.

Preistoria (dal Paleolitico all'età dei metalli)

Questa fase è scarsamente documentata attra-

verso materiali diretti; ciononostante il nostro

territorio dispone di una delle rare popolazioni di

uomini fossili note in Italia quale rappresentante

dell'antica etnia chiamata "cro-magnoniani"

Popolazioni italiche (paleobiologia delle popola-

zioni autoctone pre-romane)

Il popolamento autoctono in Abruzzo, nelle varie

fasi pre-romane era caratterizzato dalla grande

bio-diversità umana dei vari gruppi che abitavano

le differenti zone della regione. Le zone interne,

caratterizzate da una grande stabilità biologica,

con gruppi umani geneticamente chiusi, sono illu-

strate attraverso le popolazioni di Opi Val Fondil-

lo, di Alfedena, di Pennapiedimonte e di Bazzano.

Queste comunità, molto diverse per stili di vita e

per ambiente nel quale erano inserite, sono per-

fettamente conosciute dal punto di vista paleo-

biologico. Per le popolazioni più vicine alla costa e

più dotate di scambi anche genetici, oltre che cul-

turali, è riportato il caso dell'antica popolazione

di Campovalano.

Popolazioni relative alla "romanizzazione"

LE MUMMIE

Il contatto delle comunità locali, prevalentemente

isolate, con le popolazioni romane, non fu di tipo

genetico, ma prevalentemente culturale. Cionono-

stante lo stile di vita di alcune comunità cambiò in

modo radicale e si hanno evidenze di luoghi nei

quali le popolazioni locali, soggiogate dopo le guer-

re sannitiche, subirono gli effetti della romaniz-

zazione anche a livello biologico. Da poco tempo in

questo museo è stato aperto un secondo piano che

raccoglie molte mummie e scene di vita con mani-

chini in grandezza reale, del nostro Abruzzo Pre-

storico. La raccolta antropologica costituisce la

parte più importante delle collezioni del museo.

Essa comprende circa 6000 scheletri umani ed

una ventina di mummie. Alcuni resti scheletrici

sono antichissimi e appartengono ai fossili della

razza di “CRO-MAGNON”, primi abitanti della

regione. Considerevoli nuclei di questa raccolta

sono i resti scheletrici delle necropoli sannite di

Sulmona e di Teramo.

Martina Di Girolamo, Elena D’Ettorre,

Roberta Di Giovanni, Alessia Di Federico,

classe 1C

La Voce del Gonzaga Pagina 4

I giorni 15-16-17 e 19 dicembre 2014 noi alunne della classe 3°D ci siamo recate presso le Scuole dell’Infanzia di

“Via Arenazze” e “Via Valera”. Entrambe le scuole sono suddivise in 3 classi:

- quella dei bambini di 3 anni, che devono ambientarsi alla vita scolastica;

- quella dei bambini di 4 anni, che a partire da questa età entrano nella fase della conoscenza e della distinzione;

- quella dei bambini di 5 anni, che si preparano ad affrontare la scuola elementare.

Ogni classe è composta da circa una ventina di bambini tra i quali alcuni stranieri. Nelle scuole le aule sono molto

colorate, con cartelloni che rappresentano le quattro stagioni, i numeri, le lettere dell’alfabeto e le regole fondamen-

tali da rispettare. Un ambiente scolastico corretto, infatti, deve prevedere arredi e materiali a misura di bambino, che

possano essere usati in modo sicuro. Nelle aule si trovano molti giochi alla portata di tutti i piccoli alunni, riposti nei

ripiani più bassi dei vari scaffali. Inoltre vi sono fogli, colori, tempere e matite, il pongo di varie tonalità con cui

sviluppano creatività e manualità. Il bambino deve poter agire liberamente all’interno di un ambiente organizzato

per uno sviluppo ottimale; per farlo pensare e agire autonomamente infatti, è necessario che egli si senta autonomo,

non condizionato dall’adulto. Ad esempio, ci è stato spiegato dalle insegnanti, se i bambini colorano con colori

QUEL MERAVIGLIOSO MONDO DEI BAMBINI

Relazione dello stage della classe IIID- Liceo delle Scienze Umane

SENZA DIRITTI NON C’È GIUSTIZIA,

SENZA GIUSTIZIA VIENE MENO LA DEMOCRAZIA

La classe IE, in collaborazione con la Prof.ssa Gilda

Pescara e con la prof.ssa Corrias, ha partecipato al

concorso promosso dal Distretto 2080 del Rotary dal

titolo “Luce sui tempi della giustizia” con uno scatto

fotografico dal titolo “Il mio tempo in mano alla giu-

stizia”. La parola giustizia ha in sé molti significati,

uno di questi e l’applicazione della legge ai fatti reali.

Nel nostro paese i tempi di questa giustizia sono mol-

to lunghi, ovviamente una certa quantita di tempo e

necessaria per emettere una sentenza giusta e impar-

ziale e il verdetto dev’essere deciso con cura, lealta ed

equita . Eppure la giustizia deve tener conto anche del

tempo della vita, troppo spesso ‘sprecato’ a causa del-

le lungaggini dei processi che contrastano col senso di

umanita al quale la giustizia stessa deve ispirarsi.

Lo “scatto” prodotto dalla classe e stato frutto di un

laboratorio curriculare, tenuto dalla prof.ssa Gilda

Pescara, grazie al quale i ragazzi si sono aggiudicati al

III posto a livello nazionale. Il giorno 20 marzo 2015

la classe si e recata a Roma presso il Comando Gene-

rale della Guardia di Finanza “Gen. B. Sante Laira” per

ritirare il premio, un tablet che sara a disposizione

della scuola. La classe e stata accompagnata dal Diri-

gente Scolastico Prof.ssa Annunziata Gabriella Orlan-

do, dalla coordinatrice della classe Prof.ssa Lucia Vin-

citorio e dai rappresentanti del Rotary Club di Chieti

tra cui il Presidente Dottor Giuseppe Bernabeo.

Nel Salone d’Onore della Caserma, la classe ha potuto

partecipare alla 6°edizione del Forum “Legalita e cul-

tura dell’etica”. Il forum ha avuto inizio con la presen-

tazione da parte del Presidente Commissione Distret-

to 2080, Patrizia Cardone che ha illustrato ai presenti

(nélla sala c’érano circa 450 invitati) i témi ché avréb-

bero affrontato.

Sono seguiti interessanti interventi, tra cui il Dottor

Carlo Schilardi, Consigliere di Stato, Prof. Giovanni

Maria Flick, professore emerito Diritto Penale e Dott.

Nicola Gratteri, Procuratore del Tribunale di Reggio

Calabria che ha ricordato ai ragazzi, parlando della

mafia, che “i mafiosi sono utili idioti di pochi capi” ed

ha spiegato ai ragazzi che e veramente importante

apprendere “la cultura della legalita ”. Si e discusso

sulle riflessioni e aspettative dei cittadini per una tu-

tela rapida e giusta dei propri diritti e doveri, della

corruzione e sui tempi della Giustizia Italiana troppo

lunghi. Il Forum si e concluso con la premiazione de-

gli studenti vincitori del concorso.

La Voce del Gonzaga Pagina 25

Dal 17 al 24 febbraio 2015, gli alunni delle classi 4L, 4M e 4N, accompagnati dalle insegnanti Lorella Frastornini,

Carla De Crecchio e Marisa Di Lello, sono stati impegnati in uno stage linguistico che si è tenuto in Inghilterra, pres-

so il Purley Language College, a due passi da Londra. Le giornate erano così articolate: la maggior parte erano dedi-

cate alle lezioni, le altre della capitale del Regno Unito: Londra.

I ragazzi con le tre docenti sono partiti con il volo delle ore 20:40 dall’aeroporto di Pescara per giungere a destina-

zione, ovvero all’aeroporto di Stansted, alle ore 0:00.

Successivamente hanno dovuto prendere un autobus che li ha con-

dotti da Stansted a Purley, piccola cittadina inglese non molto di-

stante da Londra, con un viaggio della durata di circa due ore.

L’autobus ha effettuato la sua fermata davanti al Purley Language

College, dove le famiglie d’accoglienza erano in attesa dell’arrivo

dei ragazzi da ospitare nelle loro case.

I ragazzi, nonostante lo sfinimento e la stanchezza erano soddisfat-

ti dell’esito del volo, della gentilezza e della calda ospitalità con

cui sono stati accolti dalle famiglie presso le quali hanno alloggia-

to.

La mattina seguente, alle ore 9:00, i ragazzi hanno seguito la prima

lezione nel Purley Language College. Essi hanno come prima cosa

svolto un test per verificare il loro livello di conoscenza della lin-

gua, in base al quale si sono poi formate le classi.

I docenti si sono mostrati di buona qualità, intraprendenti, con molto carisma e tanta voglia di fare. Le lezioni si sono

tenute all’insegna di scambi di informazioni e conversazioni, ma il divertimento non è affatto mancato perché spesso

gli alunni avevano il compito di dar spazio alla loro creatività e fantasia: dovevano ad esempio fingere di dar vita a

partiti politici o inventare sitcom televisive con tanto di trama, personaggi etc..

Durante il pomeriggio hanno avuto l’opportunità di conoscere meglio la città di Purley e lo stesso si è fatto nelle

giornate in cui il programma non prevedeva che si partisse per Londra: cioè venerdì, domenica e martedì.

Nelle serate di venerdì 20 e lunedì 23 febbraio, la scuola ha organizzato due fantastici incontri per i ragazzi: nella

prima tutta, professoresse comprese, hanno avuto la possibilità di scatenarsi e danzare al ritmo delle canzoni stranie-

re più in voga al giorno d’oggi, dato che era stata allestita una vera e propria discoteca. Anche la seconda delle due

serate è stata caratterizzata dalla musica, però in maniera differente: coloro che avevano la passione per il canto si

sono cimentati nel karaoke, spesso cantando in gruppo per condividere l’allegria e la voglia di stare insieme e crean-

do così una magica atmosfera.

Le emozioni più forti sono state però provate nelle giornate in cui i

ragazzi hanno visitato Londra, fulcro e cuore del Regno Unito. Con-

templare la Saint Paul’s Cathedral, il Globe Theatre, viaggiare sul

battello del lungo Tamigi, trovarsi davanti agli occhi la residenza

reale di Buckingham Palace, l’Abbazia di Westminster, il Big Ben e

la torre di Londra, ha regalato emozioni indescrivibili a ciascuno dei

ragazzi che, davanti ad ogni monumento simbolo della città, hanno

scattato fotografie assieme i propri compagni di viaggio, inviandole

poi in tempo reale alle loro famiglie

Non è difficile immaginare come, al termine di ognuna di queste

giornate, dopo aver camminato ore ed ore senza sosta nella capitale

britannica, gli alunni fossero esausti e distrutti.

Ma la magia e l’incanto di questa città meravigliosa sono riusciti a

fare breccia non solo nel cuore dei ragazzi, ma anche delle docenti che già vi erano state in precedenza; infatti si sco-

pre sempre qualcosa di nuovo anche quando si torna più volte a visitare la stessa città, specie se questa si chia-

ma”Londra”!

Martedì 24 febbraio, gli alunni con le loro docenti sono tornati in Italia con il volo delle 16,30 da Stansted, per poi

atterrare a Pescara alle 20:30, concludendo così allegramente, stanchi ma felici, un viaggio per loro indimenticabile,

salutandosi affettuosamente con un “ALLA PROSSIMA”!!

Palmerio Anna 4N

STAGE LINGUISTICO A LONDRA (17-24 febbraio 2015)

La Voce del Gonzaga Pagina 24

SI PARTE PER CANNES!!!

Dimanche 22 février nous sommes partis à 8 heures pour aller faire un

stage à Cannes. Après 11 heures de voyage en bus, nous sommes ar-

rivés en France à 19 heures. Nous sommes arrivés à l’ école de Pierre

Overall et nous sommes allés avec nos familles d'accueil.Lundi 23

nous sommes allés à l’ école pour suivre trois heures des cours de

français. Après l’ école nous sommes allés à Cannes pour faire un

rallye.Mardi 24 , nous avons été très contents de visiter Grasse. Après

l’ école nous sommes partis en bus et nous sommes allés à Fragonard,

après la visite de la parfumerie nous avons visité Saint Paul De Vence,

un beau village médiéval.Mercredi 25, après l’ école nous sommes

allés à Nice. Nous nous sommes promenés dans le parc de la

"Promenade du Paillon". Ensuite un groupe est allé voir le défilé du

Carnaval de Nice et un autre groupe est allé visiter la vieille ville.Jeudi 26, nous sommes allés à l’ école où nous avons

rédigé un questionnaire et l'après-midi nous avons posé les questions aux habitants de Cannes. Après nous avons fait quel-

ques courses dans les boutiques cannoises où nous avons acheté de petits cadeaux pour nos familles et nos amis.Vendredi

27, le matin nous sommes allés à l’ école et nous avons écouté des chansons françaises. L’ après-midi nous sommes allés

à Antibes où nous avons visité le musée Picasso qui contient des peintures et des céramiques très intéressantes. Ensuite

nous sommes allés à la mer, le temps était magnifique.Samedi 28, nous sommes repartis pour rentrer en Italie. Pendant le

voyage de retour nous nous sommes arretés à la Principauté de Monaco deux heures où certains élèves ont visité le musée

océanographique. D'autres ont admiré le palais princier et les plus audacieux sont allés à pied jusqu'à Montecarlo. Après

dix heures de voyage nous sommes arrivés à Chieti un peu fatigués mais aussi très contents d'avoir fait une telle expéri-

ence!

CLASSE 3M

“Quindi com’è andata la gita in Francia?”

“Era uno stage”.

“Appunto, la gita, com’è andata? Hai visto bei posti?”

“Allora, mettiamo in chiaro due cose:

-non era una gita, ma uno stage. Sono andato lì per miglio-

rare il mio francese, a discapito dell’italiano perché per due

settimane ho parlato con una ‘r’ più marcata del solito. Per

non parlare di tutti gli strafalcioni che abbiamo fatto in giro

per la città.

Io proporrei uno stage in Inghilterra a tutti i francesi, non

per cattiveria, semplicemente perché non mi voglio sentire

denigrato se, chiedendo le indicazioni per lo Starbucks loca-

le, mi viene risposto che: ‘Si dice Starbœx”. Ora, non per

aizzare ancora di più il fuoco del pregiudizio, ma che ai

francesi non piacesse l’inglese era una cosa risaputa. Basti

pensare alla semplice differenza che intercorre fra

“ordinateur” e “computer”. Sì, gemelli separati alla nasci-

ta…

-I posti erano magnifici, per non parlare del mare. Un bel

salto dal verde insalubre di Francavilla, al blu oltremare,

scusate il gioco di parole, di Nizza e Cannes. Sì, perché,

rischiando di finire investiti da qualche automobile a caso,

siamo anche riusciti a vedere il mare e a prendere il sole,

sembrando comunque dei turisti dalle remote steppe della

Norvegia, con tanto di pantaloni lunghi e calzini rigorosa-

mente scuri.

E che dire, poi, degli autobus? O vi incontravi un italiano

fuggito negli anni ottanta, che ci mancava solo si accertasse

sull’esistenza degli Abruzzi, o i più si divertivano a giocare

a ‘Spintoniamo-i-ragazzi-davanti-a-noi-pour-plaisir’.

I negozi, dove dovevi donare in affitto un rene per avere

quantomeno l’accesso allo stabile, erano la cosa che ac-

comunava di più la Francia con l’Italia. Se non fosse che qui

un negozio Rolex, verrebbe svaligiato dopo i primi due

giorni di attività!!!... Ma non stiamo troppo a pensare ai det-

tagli.

Le famiglie erano tutte gentilissime e calorose, il che ha

compensato le diverse abitudini in campo culinario…

Ovviamente, il tutto coadiuvato da qualche panino McDo’ e

crêpes, gustate comodamente in piedi, derisi dai cittadini del

luogo che, furbescamente, si erano lanciati all’attacco dei

tavoli liberi, ordinando comodamente da lì.

Però c’è una cosa che possiamo assicurare: superate le bar-

riere culturali che ci dividono, da questo viaggio abbiamo

potuto ricevere solo insegnamenti positivi.

Non solo in campo linguistico, ma anche in campo perso-

nale. In quella breve settimana abbiamo stretto legami, riso,

scherzato e imparato qualcosa in più su noi stessi. Personal-

mente, non credevo che sarei mai riuscito a camminare su

un marciapiede pulito, ma la Francia mi ha riservato parec-

chie sorprese.”

Francesco Di Giorgio, 3L

Tanto per precisare…

La Voce del Gonzaga Pagina 5

IL PROF. GIUSEPPE MARI INCONTRA GLI STUDENTI DEL GONZAGA

sbagliati, non bisogna rimproverarli, altrimenti si limita la loro fantasia. È molto

importante che l’ambiente scolastico sia ben organizzato per sviluppare il processo

di crescita. La giornata nella scuola materna è divisa in vari momenti: l’accoglienza,

il gioco libero, la merenda, l’ascolto, l’attività pratica e, per concludere, il pranzo.

Fondamentale pertanto, è la programmazione, che le maestre preparano mese per

mese, mettendo sempre in primo piano le capacità sensitive del bambino. Poiché il

nostro stage si è svolto negli ultimi giorni di scuola prima delle vacanze natalizie, i

bambini non erano impegnati nelle normali attività scolastiche, ma principalmente

nella preparazione della recita e dei lavoretti di Natale. Nonostante ciò, abbiamo

imparato davvero molto, grazie al sostegno delle

maestre che hanno saputo guidarci in questo

nostro percorso didattico. I piccoli alunni sul

palcoscenico del teatro del Tricalle hanno cantato mimando, hanno recitato bel-

lissime poesie a memoria, divertendosi ad esibirsi davanti ai genitori e ai nonni.

Durante l’osservazione abbiamo notato che l’unico modo per far apprendere al

bambino (anche in maniera indiretta) è attraverso il gioco. Essi agiscono d’istinto

basandosi sulle loro esperienze e su quello che è il loro mondo, senza pensare o

riflettere su cose astratte, poiché la loro mente non è ancora completamente svi-

luppata. Arrivato l’ultimo giorno, tutte eravamo commosse: oramai c’eravamo

affezionate ai bambini, e loro a noi, e allontanarci da loro è stato molto faticoso.

Partecipare a questo stage ci ha aiutato a maturare e a farci riflettere su quello che

magari un giorno potrà diventare il nostro lavoro. Abbiamo capito che i bambini sono speciali e molto importanti

poiché come dice Maria Montessori: “ Il bambino di oggi è l’adulto di domani”

La classe 3D

Venerdì 16 Gennaio 2015, presso l’aula magna del Liceo

“Isabella Gonzaga”, gli alunni del Liceo delle Scienze uma-

ne si sono confrontati con il docente Giuseppe Mari, ordina-

rio di Pedagogia generale,sociale e interculturale dell’Uni-

versità Cattolica di Milano, nonché coautore del libro di te-

sto “Scienze Umane”, il quale è intervenuto sul tema

“Identità e prospettive universitarie e lavorative”. Entriamo

nel “vivo dell’incontro” parlando della problematica che

colpisce duramente noi studenti, prossimi nell’affrontare una

scelta importante per il nostro avvenire. E’ diventato ormai

lampante il senso d’insicurezza e di precarietà che affligge i

giovani, i quali, in una società “liquida” (come ha affermato

il professore, citando Bauman), che cambia continuamente,

si sentono disorientati e non all’altezza di poter decidere del

proprio futuro, che non è più visto come “futuro-promessa”

bensì come ”futuro-minaccia”. Questo malessere che aleg-

gia, non è fonte di una causa specifica, ma è riconducibile al

riflesso della crisi dell’intera società nel singolo. Rifacendo-

si a un libro intitolato: “L’epoca delle passioni tristi”, scritto

da due psichiatri (Besanayag Miguel, Gerard Schmit) il prof.

Giuseppe Mari si è pronunciato dicendo che i ragazzi, essen-

do sfiduciati dalle scarse prospettive future, prediligono il

benessere immediato, vivendo nel presente, senza aver cura

di preservare se stessi, facendo uso di alcolici e sostanze

stupefacenti, dimostrando in questo modo di avere una scar-

sa considerazione della propria persona. Ciò significa che

nell’adolescente non si verifica più quel passaggio naturale

dalla libido narcisista, il cosiddetto ”amor proprio”, alla libi-

do oggettuale “amore verso gli altri”. Come si può, quindi,

amare l’altro senza prima amare se stessi? Ci ricorda, però,

che dovremmo conservare con parsimonia sia il nostro corpo

che la nostra mente per il semplice fatto di possedere la vita

e di appartenere al genere umano. Continua dicendo che, un

requisito indispensabile per uno studente, è avere un sogno!

E’ fondamentale che rifletta su come immaginerebbe la sua

vita fra una ventina di anni ma in particolare in quale profes-

sione si vedrebbe coinvolto. A tal proposito esordisce dicen-

do “Non bisogna vivere per lavorare”nota definizione di

“schiavitù” ma “Lavorare per vivere” in quanto il lavoro

deve essere visto come una parte della vita e non come essa

stessa. Avere come sfondo delle proprie azioni un sogno,

dunque, è necessario per indirizzare e pianificare la propria

vita. Attenzione però, il “bravo sognatore”deve modellare i

propri sogni a seconda della realtà, per cui deve essere di-

sposto a “aggiustare la mira” come meglio può. “Tutto quel-

lo che vale costa”, è con questa frase che il professore ricor-

da a noi ragazzi che soltanto il duro sacrificio (a parte il co-

sto materiale) porta il risultato desiderato.

SARA CORRADO 5C

La Voce del Gonzaga Pagina 6

A partire da ottobre la nostra classe è stata impegnata nel

concorso “ Scuole per Expo” che ci ha coinvolte nella rea-

lizzazione di un progetto che trasmettesse l’importanza di

una giusta alimentazione, legata alle tradizioni del nostro

territorio.

Dopo una certa indecisione siamo giunte alla conclusione di

creare un blog, in modo da poter raccogliere in modo effica-

ce sia testi che immagini e video sempre realizzati da noi.

Un secondo problema è stato decidere quale argomento nel-

lo specifico avrebbe dato il via al nostro progetto.

Alla fine abbiamo pensato che trattare sia delle pietanze

dolci che piccanti, fosse la decisione più adatta per descrive-

re le contraddizioni della nostra regione, l’Abruzzo, nella

quale convivono paesaggi tra i più differenti (dalla monta-

gna al mare, dalle colline ai laghi). Così è iniziato il lavoro

vero e proprio, che ci ha tenute costantemente impegnate in

tutti questi mesi. “Abruzzo dolce e piccante”, questo è il

nome del nostro blog, racchiude ogni nostro sforzo e soprat-

tutto la nostra creatività.

Per possedere un vasto numero d’informazioni, le professo-

resse hanno organizzato per noi degli incontri. Alcune di noi

si sono recate in un agriturismo dove hanno potuto appren-

dere di più sulla coltivazione del peperoncino nella nostra

regione ed in questo luogo sono state scattate la maggior

parte delle fotografie presenti nel nostro blog. A scuola ab-

biamo assistito a lezioni di una nutrizionista, di un farmaci-

sta del centro di ricerca sul piccante di Filetto e di un gior-

nalista. Incontrare queste figure professionali è stato impor-

tante per aiutarci a capire l’importanza della ricerca che sta-

vamo facendo.

Abbiamo cercato di seguire le mode di internet e di rendere

il nostro blog giovane oltre che meno didattico possibile;

volevamo che per chiunque fosse piacevole leggere i nostri

brevi articoli di approfondimento.

Per questa ragione siete tutti invitati a vistarlo; il link è sul

sito del nostro Istituto.

Benedetta Iezzi 4E

TUTTI INSIEME PER EXPO!

Alla scoperta dei nostri tesori In una mattinata di pioggia battente, durante l’allerta per il

rischio di esondazione del fiume Pescara, il 23 gennaio ci

ha fatto visita il Sindaco del Comune di Manoppello, dott.

Gennaro Matarazzo, accompagnato dall’assessore Petaccia

Sandro e dalla Dirigente Scolastica dell’Istituto Compren-

sivo “ G. Marconi”, prof.ssa F. G. Di Berardino, per assi-

stere alla proiezione di un video realizzato dalla classe IV

D del Liceo delle Scienze Umane, dal titolo “Manoppello:

tra terra e cielo a mani piene”. I graditi ospiti, accolti affet-

tuosamente dalla nostra D.S. prof.ssa A. G. Orlando, sono

rimasti positivamente sorpresi dal nostro lavoro e, ringra-

ziandoci, ci hanno raccontato di tante esperienze vissute

nel loro Comune, che custodisce una straordinaria e miste-

riosa reliquia, conosciutissima all’estero (si è tenuto un

Convegno a New York), e oggetto di studi accurati e di

aggiornatissime indagini scientifiche.

Riportiamo la presentazione del lavoro fatta in Aula Magna

in quel giorno.

“Sollecitati dalla dott.ssa Marida De Menna, docente refe-

rente per l’Università degli studi “D’Annunzio” di Chieti,

nella primavera dello scorso anno scolastico, abbiamo av-

viato un progetto di Archeologia civile dal titolo “Ero, sono

e sarò. Storia, tutela e valorizzazione” in collaborazione

con il dipartimento delle Scienze psicologiche, umanistiche

del territorio. Dopo l’introduzione alle nostre uscite didatti-

che con la presentazione dell’art.9 della Costituzione italia-

na e con l’art. 6 del “Codice dei beni culturali e del paesag-

gio”, che recita, a proposito della valorizzazione del patri-

monio culturale “lo Stato promuove la cultura tramite i

cittadini da singoli privati o da associati”, abbiamo capito

che noi stessi possiamo promuovere i beni culturali del

nostro splendido “bel Paese”. Ci siamo subito messi all’

opera con il proposito di mettere in pratica quanto studiato.

Quindi svolte le visite guidate nei musei principali della

città e persino della Chieti sotterranea con l’ aiuto degli

speleologi, abbiamo notato che molti dei nostri Comuni di

provenienza sono rappresentati dai corredi funerari esposti

e da diverse opere d’ arte dei quali non eravamo a cono-

scenza. Abbiamo scelto, fra le nostre città, quella che più ci

sembrava un preziosissimo tesoro ancora nascosto, noto

solo a pochi.

Abbiamo deciso quindi di trasformarci per un week-end in

veri e propri “Ciceroni”, proponendo un itinerario turistico-

culturale del nostro paesaggio abruzzese. Ringraziamo la

prof.ssa Di Donato Silvia, autrice della maggior parte dei

testi, per averci letteralmente accompagnato in questo viag-

gio alla scoperta di Manoppello, ed il dott. Zaccagnini

Mauro per le riprese interne ed esterne.”

Classe 4D

La Voce del Gonzaga Pagina 23

CHIETI, 21/10/'14 – Le classi 5M e 5L del liceo linguisti-

co hanno raggiunto la capitale britannica per trascorrere

una suggestiva settimana accompagnati dai prof.ri Setti-

mio e Bellelli.

All'arrivo a Purley, una piccola cittadina nei pressi di

Londra, i ragazzi sono stati accolti dalle famiglie del po-

sto, grazie alle quali hanno avuto la possibilità di entrare

in contatto con la cultura anglosassone, con il cibo e la

lingua.

I programmi delle varie giornate erano impegnativi e fre-

netici.

Ogni mattina, nel Purley Language College si tenevano le

lezioni, dalle 9.00 am alle 12.30 pm. Le classi erano divi-

se per livelli e alcune erano composte anche da studenti

di altre nazioni, quali Russia, Spagna e Giappone.

Le ore pomeridiane erano dedicate alla scoperta della cit-

tà. Tra i posti visitati Camden Town (la preferita dal grup-

po), Greenwhich e l'Università, Trafalgar Square, Buckin-

gham Palace, Covent Garden e Piccadilly Circus dalla

quale i ragazzi hanno raggiunto Oxford Street per uno

shopping last minute. Immancabili anche le visite al Bri-

tish Museum e alla National Gallery.

Nonostante i ritmi accelerati e talvolta stancanti delle

giornate, i ragazzi sono riusciti a divertirsi grazie anche

alla coppia Bellelli-Settimio, che ha saputo gestire al me-

glio l'intera settimana, compresi i vari inconvenienti.

Francesca Marvulli, Giulia Modesti 5M

STAGE LINGUISTICO A LONDRA (21-28 ottobre 2014)

Questa immagine è il risultato del lavoro svolto in classe da un gruppo di ra-

gazze che, attraverso un video, hanno approfondito vari aspetti del Rinasci-

mento: il teatro, la poesia e la storia.

The Renaissance explained by… Class “4D”!

During our training we had the pleasure of knowing all the details of the Renaissance, from a historical and lit-

erary point of view. We made a video full of pictures and interesting explanations. After scanning some videos

we focused our attention on drama and we made a performance, with a little embarrassment in front of the

whole class, we can say that the Renaissance was definitely one of the artistic periods of greatest splendour of

the British theatre! Through the video we can see how very important Shakespeare was. He, with his genius,

brought a new way of seeing the world through the power of poetry. In making the video we had a lot of fun.

It was an experience that helped us to use English better and find out a lot of curious facts.

La Voce del Gonzaga Pagina 22

Molti ragazzi sembrano odiare i libri, in particolare quelli consigliati a scuola, forse solo per mettere in risalto il proprio

spirito ribelle, tipico degli adolescenti, o anche semplicemente perché non accettano la costrizione, mentre si vorrebbe ave-

re la libera scelta, in base ai propri interessi…Si, probabilmente è proprio questo! Ci sono persone che leggono tantissimi

libri ma, se poi gli si chiede di leggerne uno al di fuori di ciò che scelgono loro, si rifiutano e hanno come un rigetto . I libri

sono fondamentali perché ci aiutano a crescere, ad imparare e a vivere anzi, essi ci fanno vivere. I libri sono il motore della

vita; di generazione in generazione sono state tramandate storie meravigliose e tutti noi, sicuramente ricordiamo, con pia-

cere una favola che ci è rimasta impressa durante la nostra infanzia. Leggere allarga la mente e mantiene attiva l’attività

celebrale anche in età più avanzata. Ogni libro ha un messaggio fondamentale ed è importante apprenderlo, capirlo e riela-

borarlo in maniera personale in modo da portarne frutto. I ragazzi di oggi amano, incondizionatamente, libri con temati-

che come il razzismo, la droga, l’amore, l’amicizia, l’adolescenza… tutto ciò che riguarda la loro vita concreta, forse perché

immedesimandosi nei personaggi, provano emozioni sempre più forti e si sentono spinti “psicologicamente” ad adden-

trarsi nelle situazioni narrate nel libro. Comunque sia, amati o odiati, i libri sono dei mezzi di comunicazione, ma anche di

trasporto, veramente fantastici, e per questo andrebbe dedicata almeno anche solo una minima parte della giornata alla

lettura, anche perché leggendo sviluppiamo le competenze di scrittura …e chi dice che un giorno non saremo noi a scriver-

ne uno?

Miccio Camilla 3D

"THE HELP"

TRAMA

Jackson Mississipi, prima metà degli anni sessanta. Eugenia Phelan, detta

Skeeter, è una giovane ragazza bianca che, dopo aver conseguito la lau-

rea, torna a casa dai suoi genitori, facoltosi proprietari terrieri. Diversa-

mente dalle sue coetanee, ormai sposate e dedite completamente alla fa-

miglia, Skeeter ha come primo obiettivo la sua realizzazione lavorativa.

Per questo si concentra sul piccolo lavoro che ottiene presso un quotidia-

no della città.

Skeeter si guarda attorno e trova sempre più anacronistica la situazione

dello stato del Mississippi, profondamente caratterizzato da segregazione

e razzismo. A Jackson molte donne afroamericane lavorano come dome-

stiche presso le famiglie bianche benestanti e sono costrette a subire umi-

liazioni e trattamenti discriminatori, come quello di mangiare utilizzando

stoviglie proprie e stando ben lontane dal tavolo dove tutta la famiglia si

serve. Aibileen Clark è una donna afro-americana che ha passato la mag-

gior parte della sua vita a crescere i figli dei bianchi e che da poco tempo

ha perso il suo unico figlio a causa di un incidente sul lavoro senza che

nessuno soccorresse il giovane. Ora lavora presso l'immatura Elizabeth ed

il suo compito principale è quello di badare alla sua bambina, della quale

ormai è praticamente la vera mamma. Minny Jackson è anche lei una do-

mestica, dal carattere particolarmente spinoso, sposata ad un uomo vio-

lento e madre di cinque figli (…)

COMMENTO

Siamo tutti delle persone: il corpo è formato allo stesso modo, cambia solo il colore della pelle, ma indubbiamente

non varia la dignità della persona. Il film ci fa riflettere sulla discriminazione che, come nel passato, troviamo anche

nella società moderna. Noi diamo sempre giudizi sulle persone, le classifichiamo, anche se certe volte non ci dan-

neggia, comunque l'opinione personale è libera, per quanto possa essere frutto di impulsi irrazionali o di ignoranza.

Consiglio a tutti di vedere questo film.

Buona Visione!

Cellini Giorgia 4N

La Voce del Gonzaga Pagina 7

A lezione di ... Didattica dei servizi educativi

Università di Bologna - Dipartimento di Psicologia e Scienze della Formazione—13 marzo 2015

IL LICEO “GONZAGA” ANCORA PROTAGONISTA A STRASBURGO VALERIA BUCCIONE STRA…VINCE!

Come ogni anno, il Movimento per la vita ha indetto un

concorso aperto a tutti gli Istituti di istruzione secondaria

di II grado. Quest’anno il tema sul quale si basava il con-

corso era: “Matrimonio: vuoi unire la tua vita alla mia?”

Il Liceo Gonzaga ha partecipato attivamente al concorso:

undici suoi alunni si sono distinti. Il primo premio è toc-

cato a me e, a dire il vero, è stato molto più che inaspetta-

to. Dal 12 al 16 Gennaio 2015 sono stata ospitata, insie-

me ad altri 180 studenti provenienti da tutta Italia, presso

il Centro Europeo della Gioventù a Strasburgo (Centre

Européen de la Jeunesse).

Un interminabile viaggio di quasi otto ore di treno fino a

Milano, seguito da altrettante ore di autobus, è stato lo

scenario di partenza di questa indimenticabile esperienza.

L’atmosfera da “Big Family” si è creata fin da subito: noi

ragazzi di Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata abbiamo

scandito e riempito quelle giornate, a suon di canzoni e

risate, proprio come una “grande famiglia”. L’appunta-

mento più atteso è stato visitare il Parlamento Europeo.

Mercoledì 14 gennaio, siamo stati accolti presso una sala

del Parlamento dove l’onorevole Carlo Casini, presidente

dell’Associazione, ha relazionato circa la storia dell’U-

nione Europea e illustrato i rapporti tra gli Stati e la Co-

munità Europea. In seguito abbiamo assistito alla seduta

parlamentare in corso nella Sala dell’Emiciclo; è stata

una grande occasione poter toccare con mano e vedere in

prima persona ciò che siamo tutti abituati a guardare da

dietro uno schermo televisivo, in qualche telegiornale. La

grandezza e l’internazionalità di quei luoghi è impressio-

nante. Il nostro lavoro lì non era finito; infatti in serata,

dopo una cena alquanto appagante in ostello, abbiamo

analizzato un documento di 13 articoli riguardanti fami-

glia e matrimonio. L’Abruzzo ha elaborato un emenda-

mento riguardo l’articolo 13. Abbiamo modificato la pa-

rola ‘ostacolo’ in ‘vincolo’ in quanto l’accostamento dei

termini ostacolo e famiglia crea un’immagine antitetica in

relazione con la parola famiglia. Inoltre, siamo stati tutti

attivamente coinvolti in una simulazione di seduta parla-

mentare, nella quale si sono effettuate le votazioni ed il

documento così modificato è stato approvato e verrà dif-

fuso nelle opportune sedi. In quei cinque giorni abbiamo

unito l’utile al dilettevole: accompagnati da un sole splen-

dente, abbiamo colorato e scaldato l’atmosfera di quella

bellissima città dai tratti tedeschi.

Valeria Buccione 4N

"Gli insegnanti ci dicono sempre: dobbiamo sbrigarci,

dobbiamo andare avanti con il programma... ma si può

sapere dove dobbiamo andare?”. Con queste riflessioni la

prof.ssa Schenetti ha "catturato" per ben due ore l'atten-

zione di tanti studenti illustrando il pensiero del prof. G.

Zavalloni sulla pedagogia della lentezza. I bambini han-

no diritto all'ozio, a sporcarsi, ad usare le mani, al silen-

zio, invece vivono le esperienze prevalentemente in spazi

molto strutturati. La natura, inoltre, si studia sui libri e

spesso l'educazione ambientale è più una moda che una

strategia didattica. L'esperienza di outdoor education,

promossa da alcune scuole di Bologna nei mesi di otto-

bre, febbraio e maggio consente di fare scuola nel bosco

condividendo le giornate anche con i genitori.

“Sicuramente - evidenzia la docente - i bambini si sono

sporcati, ma hanno scoperto i colori delle foglie, la vita

dei lombrichi, lo sciogliersi della neve, il tramonto…”

Si sta perdendo tempo? In un sistema sociale, incentrato

sul profitto ad ogni costo, questi momenti sarebbero “veri

peccati”; l'impresa è ardua ma fattibile e poi il rischio si

corre… per crescere!

Classi 4C e 4E

La Voce del Gonzaga Pagina 8

CHIETI - Il giorno 4 marzo 2015, presso l’aula magna del nostro Liceo, si è tenuto un incontro dal titolo Il

riciclaggio dei rifiuti come risorsa, mediato dall’assessore Marco Bevilacqua, dall’ingegnere Nicola Della

Corina, dall’ingegnere Giustino Angeloni, dal nostro Dirigente Scolastico, prof.ssa Orlando e da alcuni

nostri docenti.

Durante questo incontro sono emersi i problemi che dominano la nostra società fondamentalmente consu-

mistica. Il tema principale della giornata è stato la ‘nuova moda’ di ricomprare (quindi buttar via) oggetti

che potrebbero benissimo essere riparati; di qui la necessità di imparare a produrre meno rifiuti e la convin-

zione che la spazzatura possa diventare una risorsa ‘pulita’ per noi tutti, al fine di inquinare molto meno.

Un altro problema che abbiamo affrontato ha avuto come tema il nostro territorio, l’Abruzzo, che sin dagli

anni ’70 viene continuamente compromesso proprio a causa dei rifiuti.

La visione di un breve filmato ci ha portato a riflettere sull’influenza che ha la società di oggi su noi giova-

ni e su come noi giovani dovremmo mettere in atto il cambiamento, per essere gli artefici di un futuro mi-

gliore.

Flavia Catavitello, Aurora Bascelli 1O

AL GONZAGA…TUTTI IN PISTA!!!

Che fine fanno i nostri rifiuti? Il Gonzaga riflette con gli esperti

I docenti di Educazione Fisica, in collaborazione con la Scuola Italiana Sci Passolanciano, hanno organizzato un corso di avviamento allo sci, previsto nel periodo 23-27 febbraio, con partenza alle 8 circa e rientro giornaliero al Terminal di Chieti. A partecipare, accompagnati dal collaboratore scolastico Giuseppe De Leonardis, siamo stati in dodici: Masci Sindy, Ottaviano Fiorenza, Paolini Cristiana e Sentuti Maria Chiara della 1°E, D’A-mario Riccardo della 1°L, Di Toro Mammarella Stefano, Sablone Leonardo e Scipione Giulia della 1°M, Di Paolo Giulia e Gasbarri Aurora della 1°O, Anzideo Lucrezia e Mazza Tatiana della 4°C. A parte qualche problema intercorso in seguito al maltempo, il programma è stato seguito alla lettera. Con partenza da Chieti alle 8 e arrivo a Passolanciano, le lezioni erano così suddivise: la mattina dalle 9.30 alle 11.30 e altre due ore dalle 13.30 alle 15.30, con una pausa pranzo di due ore. Dal primo giorno ci hanno diviso tra principianti ed esperti, con un istruttore a gruppo. Ci hanno provvisti di attrezzatura adatta a ciascuno di noi: sci, bastoni e scarponi da sci. Ai nostri due grup-pi si sono uniti altri ragazzi e professori di un’università di Bologna. Il gruppo più avanzato è an-dato da subito in pista provvisti di skipass mentre i principianti sono andati a fare qualche eserci-zio di base per poi andare in pista dal secondo giorno. Venerdì 27 ci sono state le gare nelle quali venivano premiati i primi tre classificati delle tre cate-gorie; femminile, maschile e categoria cuccioli (vi era, infatti, un bambino che stava insieme al gruppo dell’università). Questi i risultati: nella categoria maschile si sono classificati ai primi due posti due universitari ed al terzo posto Sablone Leonardo della 1°M. Nella categoria femminile si è classificata al primo posto una professoressa dell’università, al secondo posto Di Paolo Giulia della 1°O ed al terzo posto Scipione Giulia della 1°M. Nella categoria cuccioli, ovviamente è stato premiato solo il bam-bino come primo classificato. Inoltre ci è stata assegnata una tessera di affiliazione allo sci alpi-no, con l’indicazione degli obiettivi raggiunti e il relativo punteggio. L’esperienza è stata molto po-sitiva! Si spera di poterla ripetere anche il prossimo anno.

Giulia Scipione 1M

La Voce del Gonzaga Pagina 21

“Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo” Gianni Rodari

Chi legge non ha mai dei libri preferiti, per il semplice motivo che ne avrà già letti troppi. Ogni libro può diventare

un amico a cui non importa se “hai un bel vestito” o se “ i capelli sono in ordine”. Il libro ha la stessa fedeltà di un

cane, non dirà mai se hai pianto o sorriso mentre lo hai letto. Nel momento in cui il libro si chiude, le domande ri-

mangono tra te e lui, magari in qualche pagina bagnata di lacrime o in qualche frase sottolineata. In quel momento si

è soli con il proprio libro ed è qualcosa di unico. Ci si ritrova catapultati in un mondo che non è nostro, immaginando

di essere i personaggi della storia e vivere così la vita di un drago, di un poliziotto, di un drogato, di una ragazza

qualunque, o magari di una cuoca. Leggere significa essere liberi davvero. I libri insegnano sempre qualcosa, che

siano di fantascienza, autobiografici o gialli. Ci saranno sempre quei personaggi che rimangono di più degli altri nel

cuore di chi legge, perché si sente di aver trascorso con loro maggior tempo di quanto si sia soliti fare. Magari a vol-

te viene quella voglia irrefrenabile di voler conoscere quel protagonista o forse quell’altro, per poi capire che non

esiste realmente, e allora si vorrebbe conoscere ancora di più l’autore, chiedergli come è riuscito a pensare una sto-

ria talmente bella da non aver fatto dormire chissà quante persone, perché si è rimasti a leggere fino alle quattro del

mattino ; chiedergli della sua vita, perché scrivere un libro non è una delle cose più semplici del mondo, perché quasi

sempre l’autore non ha avuto una vita semplice . Attraverso le righe di qualsiasi tipo di libro si deve trasmettere

quell’emozione che lo stesso autore prova. Come dice J-AX ,famoso cantante, parlando del suo talento da scrittore: “

Io e la mia penna contro il resto del mondo”. Nessuna persona dirà mai che leggere troppo comporta qualche tipo di

problema, l’unica conseguenza è avere un naufragio di emozioni in quello che prima era un mare troppo tranquillo e

silenzioso, la mente. E’ strano, e accade come quando si ha il cellulare spento : solo un libro può colmare il vuoto

che abbiamo dentro, e in un inchiostro nero come la paura, in esso è disegnato un mondo che noi ragazzi , senza fil-

tri, giovani lettori che si sono appena affacciati alla vita, senza cognizione di causa, recepiamo come un bagliore fol-

gorante, una luce che ci indica la strada per crescere . Mentre si legge si è se stessi, non ci si deve nascondere dietro

nessuna maschera, ci si può solo affacciare su un’altra vita e sorridere, così come non si è fatto mai e, se magari si

può avere qualche problema nella propria quotidianità, ci si può sempre tuffare in quella vita chiamata “libro” e pen-

sare che domani andrà molto meglio. Un libro ben scelto può salvare la vita da qualsiasi cosa, anche da se stessi, può

cambiare le scelte che si fanno, aiutando a capire. Scriveva Ste phane Étienne Mallarmé “Il mondo è fatto per

finire in un bel libro”.

Di Felice Alessandra 3D

IL MONDO E’ FATTO PER FINIRE IN UN BEL LIBRO

Che cos’è leggere un libro? Cosa suscita leggere un libro? Come sarebbe un mondo senza libri? Sono davvero così impor-

tanti i libri? I libri sono fonte di profonde emozioni, ma perché non tutti sembrano capirlo? Forse perché i tempi sono cam-

biati, i valori non sono quelli di una volta, e tutto muta velocemente. Oggi come oggi non ci si può fermare neanche un

minuto. Tutti corrono, tutti hanno da fare qualcosa, e soprattutto pensano solo al lavoro, nient’altro che al lavoro. Forse la

colpa è anche di questo momento buio che gli italiani stanno vivendo. Se prima ci si fermava a tavola tutti insieme, si par-

lava e si scherzava, oggi non è possibile; se prima ci si poteva concedere di leggere un libro, oggi sembra che per molti non

sia più possibile. Insomma sarebbe proprio il caso di fermarci e riflettere che il tempo alla fine passa rapidamente, e che noi

stiamo perdendo le sane e vere abitudini. Forse vi starete chiedendo cosa c’entra quanto detto con la lettura, ma questo è

proprio il punto della questione. Un libro può aiutare una persona sola a ritrovare dei sentimenti e delle emozioni che pur-

troppo da tempo non provava più, un libro può aiutare a ‘staccare la spina’, a distrarsi da situazioni ed esperienze di vita

faticose o tristi, un libro può rallegrare, può far piangere, o addirittura può farci trasformare in qualunque personaggio si

voglia. Un libro può far arrivare i lettori più avventurosi anche nei posti più assurdi, e far vivere esperienze fantastiche a

quelli più fantasiosi. Insomma chi più ne ha ne metta! Purtroppo, però, non tutti sembrano ispirati da questo, ma perché?

Un libro può…

La Voce del Gonzaga Pagina 20

The Giver - Il Donatore

Quante volte ci è capitato di dire "sto morendo di fame", pur non intendendolo alla let-

tera? Un'affermazione del genere non potremmo farla nel mondo di Jonas, dove la

"precisione di linguaggio" è essenziale. Parlo del romanzo "The Giver-Il Donatore",

primo di una quadrilogia distopica della scrittrice Lois Lowry, ad oggi tradotto in più di

trenta lingue. Jonas ha dodici anni e vive in un mondo perfetto. Nessuna guerra e nes-

sun dolore fanno parte di questo mondo, ma anche nessuna emozione, nessuna sensa-

zione, nessun colore. Solo regole ferree imposte dalla sua comunità. Da quando durante

la "Cerimonia dei Dodici" al ragazzo viene affidato il prestigioso compito di diventare

il nuovo Accoglitore di Memorie, la sua vita cambia radicalmente. Proverà sulla pro-

pria pelle un terribile e misterioso dolore che nessun altro membro della comunità può

comprendere. Un romanzo struggente, tratta temi estremamente attuali come l'infantici-

dio e l'eutanasia, un libro dove la perfezione diventa un incubo ad occhi aperti. Una

lettura per tutti coloro che detestano la superficialità e, sono disposti, a scavare nel pro-

fondo di questa storia, comprendendone le mille strazianti sfaccettature.

Francesca Branciari 4L

Cercando Alaska

Se siete stati contagiati dalla febbre di "Colpa delle stelle", allora questo libro non

può non piacervi. Romanzo d'esordio del noto autore John Green, "Cercando Ala-

ska" è la storia di un adolescente comune con una passione poco comune: le Ultime

Parole Famose. Miles decide di cambiare scuola trasferendosi in Alabama alla ricer-

ca del suo "Grande Forse". Qui stringe amicizia con il Colonnello, suo coinquilino;

con Takumi, talentuoso appassionato di freestyle e con Alaska, una ragazza molto

misteriosa ed attraente. Miles è un adolescente, come noi, e come tale si troverà ad

affrontare molte situazioni, alcune delle quali parecchio comiche. Ciononostante non

mancano spunti per riflettere sul senso della vita e sul "Labirinto del dolore", special-

mente dopo che qualcosa di imprevisto turberà la felicità di Miles. Se amate i roman-

zi che regalano emozioni forti e apprezzate lezioni di vita sulla perdita, sulla religio-

ne, sulla crescita, sull'amicizia e sull'amore, allora questo è il libro giusto per voi.

Quando lo finirete avrete la sensazione di aver lasciato un vecchio amico, che vi ha

donato attimi di gioia e tristezza insieme a grandi interrogativi ai quali trovare rispo-

sta.

Virginia D'Alessandro 4L

Mondo senza fine

Nel caso aveste letto il best seller di Ken Follet "I pilastri della terra" e vi sia piaciuto,

non potete perdervi "Mondo senza fine". Romanzo storico ambientato nella città me-

dioevale di Kingsbridge, immersa nell’Inghilterra del 1300. Il libro segue le orme del

primo 200 anni dopo: Storie d'amore, intrighi e congiure vedono sullo sfondo l'impo-

nente cattedrale di Kingsbridge. Le vite e le passioni dei personaggi si incontrano, si

intrecciano e si separano continuamente dando vita ad una storia ricca di avvenimenti

e forti emozioni. Un romanzo con una bella regia, presenta una struttura chiara e li-

neare. Non mancano colpi di scena che vi faranno restare con il fiato sospeso fino

all'ultimo capitolo. Consigliato a tutti quelli che amano immergersi nella storia e la-

sciarsi trasportare dall'atmosfera medioevale, ma anche agli inguaribili romantici che

sperano sempre in un lieto fine.

Ester Origlia 4L

La Voce del Gonzaga Pagina 9

FEMMINICIDIO: FERMIAMO L’ONDA LUNGA DELLA VIOLENZA

Con il termine ”femminicidio”, un neologismo contemporaneo,

si intende un omicidio doloso o premeditato, compiuto dall’uo-

mo, che ha come vittima la donna per motivi di genere, in am-

bito familiare o comunque all’interno di relazioni sentimentali

spesso problematiche.

L’uso del termine risale al 1800 (“femicide” in Inghilterra), ma

solo negli anni ’90 del secolo scorso alcune studiose, tra cui la

criminologa Diana Russell, hanno attribuito a questo termine il

significato di "uccisione di una donna da parte di un uomo, per

motivi di odio, disprezzo, piacere o senso di possesso delle

donne".

Si tratta di una “nuova” forma di crimine contro le donne, in

aumento a livello mondiale; in Italia, l’80% delle donne uccise

sono italiane, i delitti vengono commessi all’interno della casa

della coppia o della vittima, con varie modalità.

Il Generale in congedo dei Carabinieri, biologo ed ex Coman-

dante del R.I.S. di Parma, Luciano Garofano, nell’opera “I la-

birinti del male” (Infinito, 2013), un’approfondita indagine

nell’universo della violenza contro le donne, afferma che nel

mondo, ogni otto minuti viene assassinata una donna e che in

Italia ne viene uccisa una ogni due giorni: sono prede facili,

emarginate, spesso abbandonate da tutti.

L’indagine compiuta ci racconta storie tristi di donne spaventa-

te, umiliate e rassegnate; i dati dell’Istat sono alquanto allar-

manti, poiché registrano un incremento degli omicidi in ambito

familiare e sentimentale. Spesso il passaggio dallo stalking

all’omicidio diventa facile, ma le istituzioni non sono sempre in

grado di tutelare le vittime.

Nella prefazione al saggio citato, la giornalista Barbara Palom-

belli afferma che il femminicidio: “È un’emergenza che dob-

biamo fronteggiare tutti insieme”. Infatti, non è sufficiente l’in-

tervento di uno psichiatra per ricostruire l’ambito familiare e le

motivazioni soggettive che inducono l’assassino ad agire; si

tratta di intervenire con un’attenta azione preventiva di tipo

culturale.

Anche lo stalking, secondo lo psichiatra Alessandro Meluzzi:

“…è una storia dell’Occidente post-industriale e post-moderno.

Non è una storia planetaria. Parliamo di una storia che è socio-

culturalmente ben definita nella nostra società”. Probabilmente,

la parità dei diritti conquistata dalle donne induce molti uomini

a respingerla e a non accettare l’idea di una separazione o di un

abbandono.

Le pagine di cronaca nera sono piene di esempi, di cui gli ultimi sono: - Veronica Valenti, assassinata a fine ottobre con 60 colpi di coltello dall’ex fidanzato senegalese. - Sonia Trimboli, di Milano, strangolata con un laccio dal fidan-zato 42enne, Gianluca Gerardo Maggioncalda. - Angelina Butera e la figlia Concetta Traina, di San Giovanni Gemini, assassinate con colpi di arma da taglio dal fidanzato 30enne, Mirco Lena, probabilmente per gelosia. “Dà fuoco all'appartamento per uccidere la moglie”, “Uccisa a colpi d'ascia dal marito nel nuorese”, “Donna uccisa con undici coltellate”, ma la lista continua. Sono state 128 le vittime in Italia solo nell’anno 2013, ma pur-troppo sempre più spesso si viene a conoscenza, grazie alle testimonianze e ai mass-media, di episodi di violenza sulle

donne, un fenomeno che sembra crescere di anno in anno, e che ha fatto sì che sorgessero, in modo vertiginoso, organizza-zioni ed associazioni che si occupano della prevenzione e dell’aiuto rivolto alle donne vittime di violenza.

Esiste un profilo psicologico degli aggressori? Sono persone che hanno già particolari problemi legati alla loro

sfera affettiva, sessuale, familiare e che manifestano da tempo

segnali precisi.

L’uomo è spesso prigioniero del fantasma di un femminile ma-

terno castrante da cui deve liberarsi, mentre la donna mette in

discussione il suo ruolo egemonico, grazie alla conquista della

parità.

Tuttavia, non bisogna sottovalutare gli aspetti culturali e com-

portamentali anche a livello mediatico.

Spesso l’aggressore agisce in maniera violenta e immediata,

credendo, come in un videogioco, che la soppressione dell’altro

sia resettabile. Inoltre, il rapporto di coppia appare attualmente

più complesso, per lo scambio dei ruoli, per i cambiamenti eco-

nomici, ecc…

E’ evidente, allora, che le persone che manifestano sintomi

aggressivi, molto prima di esibire un comportamento violento,

vadano aiutate e curate con interventi di prevenzione.

E’ pur vero che nella nostra società, la pubblicità propone un

modello femminile sensuale, a volte provocatorio, strumenta-

lizzato quasi ai fini della legittimazione culturale ad una con-

dotta illegale.

Occorre indubbiamente un ampio progetto di cambiamento,

attraverso la scuola, la famiglia, la stampa ed altre istituzioni

che sollecitino la pratica di comportamenti sociali rispettosi

“dell’altro”, come persona portatrice di diritti e valori universa-

li sin dalla nascita.

La vita è il valore supremo: nessuno può decidere dell’esistenza

dell’altro, violentandolo o privandolo della sua essenza.

La vita ha una sua dignità intoccabile.

Sara Colella, Benedetta Di Pietrantonio,

Benedetta Tamburro 2N

La Voce del Gonzaga Pagina 10

Fin dalla notte dei tempi, l’uomo è conosciuto per il

suo spirito libero, nomade, apolide, dotato d’intelletto

e di raziocinio. Questo modo di vivere, così, lontano

da regole e costrizioni, è un po’ alla base di quasi tutte

le nostre vite.

Ma, tornando indietro nel tempo, possiamo pensare la

ricerca di libertà come l’obiettivo di guerre e rivolte,

come per esempio la Rivoluzione Americana (nella

quale le colonie americane inglesi si ribellarono alla

madrepatria in cerca di autonomia), come la Rivolu-

zione Francese (che portò i cittadini francesi a ribellar-

si all’antico regime assolutistico dei sovrani di Fran-

cia) o come il Risorgimento in Italia, che portò all’uni-

tà nazionale nel 1861. Ma ci furono altre ricerche di

libertà nella storia, come quella di culto; o la libertà di

stampa che, nel Medioevo e nell’Età moderna, era con-

trastata dalla censura e dall’Indice dei Libri proibiti

(organi che bloccavano la produzione e la pubblicazio-

ne di opere che avevano come fine recondito l’esposi-

zione della ricerca della libertà).

La ricerca della libertà, in questi casi, è stata concretiz-

zata, ma a caro prezzo della vita, poiché numerosi gio-

vani, fautori di questa ricerca, sono morti per questo.

Al giorno d’oggi, la ricerca della libertà, dell’autono-

mia, non porta alla morte, ma si manifesta in altro mo-

do, anche se molti ragazzi interpretano la libertà come

fuga e allontanamento dalle regole, che sono necessa-

rie per evitare e per scongiurare nuove rivolte. Ad

esempio, alcuni ragazzi si ribellano alle regole imparti-

te loro dai genitori, non capendo che la libertà è impor-

tante, ma non deve essere un qualcosa di assoluto, che

non conosce ostacoli.

Per me la libertà è un valore al quale nessun uomo de-

ve rinunciare, poiché ormai l’età della schiavitù è finita

da tempo, ma ci sono comunque dei limiti da rispetta-

re, poiché l’esagerazione porta sempre a finali spiace-

voli, con per esempio giovani che scappano da casa e

non tornano mai più.

Non dico che bisogna rispettare tutte le regole che ci

vengono imposte, ma almeno qualcuna (le più impor-

tanti), poiché, come dice un vecchio detto, “alcune vol-

te le regole sono fatte per essere infrante”.

Attraversando un periodo molto difficile poiché pieno

di sofferenze e di grandi aspettative, posso affermare

di sentire un piccolo senso di ribellione interiore, ma

non per questo ho perso i miei valori morali. Perciò mi

sento di poter affermare che bisogna essere liberi, libe-

ri in tutti sensi.

Ognuno deve essere libero di fare ciò che si sente di

fare, di professare qualsiasi religione, credo politico, di

avere le amicizie che vuole e di scegliere autonoma-

mente … ma senza esagerare!

Alessandra Perrino 4N

La libertà: necessaria, ma senza esagerare!

La Voce del Gonzaga Pagina 19

Hanno tutti ragione

Non sopporto i fidanzati, poiché ingombrano.

Non sopporto le fidanzate, poiché intervengono.

Non sopporto quelli di ampie vedute, tolleranti e spregiudicati.

Sempre corretti. Sempre perfetti. Sempre ineccepibili.

Tutto consentito, tranne l’omicidio.

Li critichi e loro ti ringraziano della critica. Li disprezzi e loro ti ringraziano bonariamente. Insomma, mettono in difficoltà.

Perché boicottano la cattiveria.

Quindi, sono insopportabili.

Passato alle luci della ribalta con il suo ultimo film “La grande bellezza” che gli ha permesso di vincere un Oscar,

molti non sanno che Paolo Sorrentino è anche un ottimo scrittore. Il libro in questione è “Hanno tutti ragione”.

La peculiarità di questo testo sta nel modo in cui l’autore decide di raccontare la storia: Sorrentino usa la tecnica del

monologo e questa scelta gli permette di far scorrere la storia alla velocità di una prova attoriale.

Il protagonista è Tony Pagoda, l’alter ego di Tony Servillo che, oltre ad aver ispirato l’autore per la creazione di

questo personaggio, è presente in molti film di Sorrentino. Lo scrittore e regista ha voluto anche che l’attore recitas-

se il monologo di Tony Pagoda per poi aggiungere l’audio all’opera: quest’innovazione risulta incredibilmente effi-

cace probabilmente perché l’autore in questione ha molta esperienza come scrittore di sceneggiature.

Tony Pagoda è un cantante lirico neomelodico di Capri durante gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso.

Tony avrà un grande successo e riuscirà, grazie ad esso, ad arrivare a cantare con il suo idolo Frank Sinatra.

All’apice del suo successo, Tony torna a Capri ed è qui che si svolge la quasi totalità dei fatti di cui si parla nel ro-

manzo: incontrerà diversi personaggi e l’autore si servirà di essi per descrivere molto dettagliatamente la società

dell’epoca. Nel frattempo, matura l’idea di sparire, di cercare il silenzio, travolto da dubbi e insicurezze.

Il registro linguistico è informale, il protagonista giudica ogni cosa attraverso i propri pensieri, le descrizioni sono

sempre esagerate dalla sua personalità eccentrica e non mancano termini forti e gergali, tipici del linguaggio parlato

ripulito, ma sinceramente napoletano.

Nei dialoghi il protagonista esprime il massimo della sua poetica, ma prima di arrivare al dialogo diretto Sorrentino

ci fa entrare nei pensieri di Tony, aumentando così il senso di immedesimazione che si prova attraverso la lettura.

L’umorismo è onnipresente, grottesco e amaro. I personaggi incontrati da Tony sono sempre analizzati con cura,

attraverso il loro stile di vita, i loro atteggiamenti peculiari e, soprattutto, attraverso il lato nascosto del loro caratte-

re, ed è questo che permette al lettore di entrare nella testa di ogni personaggio.

L’opera presenta uno stile agile e fantasioso che alleggerisce la durezza della vita…

Sebastiano Giordano 4A

La Voce del Gonzaga Pagina 18

Ecco ora alcune recensioni di libri e film...Buon divertimento

Dalla parte delle bambine L’addestramento alla delicatezza

“Dalla parte delle bambine” di Elena Gianini Belotti è un saggio sociologico e pedagogico scritto nel 1973.

L’autrice affronta un tema delicato e ancora di attualità: l’educazione delle bambine che generalmente è diversa da

quella dei bambini.

La scrittrice argomenta con proprie riflessioni e considerazioni, in base a ciò che ha osservato nel corso degli anni.

Il suo scopo è di far riflettere il lettore su alcune differenze educative che sono ingiustificabili. Ovviamente va con-

siderato che il saggio, ai tempi di ampia portata innovativa, è stato scritto nel 1973 e forse, in parte, alcune situazio-

ni sono oggi diverse, anche se il mito della presunta superiorità maschile persiste e costituisce un forte disvalore

all’interno delle società contemporanee.

Il concetto di base da cui il saggio parte è che nella primissima infanzia, già durante l’allattamento, si radicano molti

comportamenti femminili indotti da atti educativi che le donne non possono controllare e che le omologano. Infatti

ogni cultura in tutti i modi cerca di plasmare individui, maschili e femminili con comportamenti adeguati ai valori

che essa vuole consolidare e trasmettere. Il primo passo è quello di identificare il nuovo nato principalmente con il

sesso cui appartiene: questo avviene con molta “naturalezza”, anche con piccoli gesti quotidiani che potrebbero pas-

sare inosservati, creando pregiudizi e aspettative che sfuggono alla ragione, condizionando il comportamento degli

individui in funzione del loro sesso: “Le radici della nostra individualità ci sfuggono; altri le hanno coltivate per

noi, a nostra insaputa”.

Un’educazione in tal senso forma alla dipendenza, al legame molto forte con i valori dell’ambiente sociale in cui si

vive, con il rischio di un’accettazione acritica di questi e il desiderio di “possedere al massimo grado le caratteristi-

che approvate dall’ambiente, di uniformarsi alle richieste altrui”.

La lettura del saggio è gradevole in quanto il linguaggio è chiaro, diretto e allo stesso tempo formale, con espressio-

ni accurate e ricercate. Per rendere più fluida la lettura, l’autrice riporta dialoghi e situazioni realmente accaduti.

Personaggi, luoghi e vicende sono diversi, per permettere argomentazioni generiche, ma con concreti riferimenti.

Essendo un saggio pedagogico e sociologico, la scrittrice si sofferma sulla psicologia dei personaggi, riportando

spesso i loro ragionamenti e descrivendone al meglio personalità e mentalità. Dunque, la loro cultura influenza mol-

to la narrazione anche perché i personaggi agiscono e riflettono secondo la loro cultura.

Un punto a sfavore di questo testo è la difficoltà che il giovane lettore ha di immedesimarsi perché non è un roman-

zo incentrato su un personaggio e la sua trama. C’è però da evidenziare la fluidità di lettura, il lessico ricercato, ma

non noioso, la presenza di molti dettagli.

Il libro è consigliato ai genitori che sono alle prese con i loro figli e che nell’educazione non vogliono commettere

gli stessi errori del passato.

Giulia Ricchio 4A

La Voce del Gonzaga Pagina 11

VIVA L’ITALIANO!

In una scuola come la nostra dove le lingue straniere sono una priorità, in un mondo in cui se non si conosce al-

meno una lingua che non sia la propria si hanno difficoltà ad inserirsi nella società, ognuno di noi è più interes-

sato a parlare perfettamente una lingua come l’inglese, piuttosto che a parlare correttamente l’italiano.

Specialmente noi giovani, davanti alla nostra lingua, pensiamo: “Tanto la so già”. Conosciamo davvero la nostra

lingua madre o ci limitiamo a parlarla e a farci capire?

Quali sono gli errori che commettiamo maggiormente? Qui di seguito dieci dei più frequenti.

L’apostrofo - In cima alla classifica, ovviamente, c’è l’apostrofo. Davvero uno degli amici più antipatici

della lingua italiana. Si mette con tutte le parole femminili, quindi: un’amica sì, un amico no. Inoltre,

trattandosi di elisione, non si può dire lo apostrofo, diventa quindi l’apostrofo.

Qual è - Un altro degli errori più comuni commessi dagli italiani. In questo caso, l’apostrofo ci vuole oppure

no? Assolutamente no. Qual è si scrive senza. Sempre.

A fianco o affianco? - A fianco si usa per dire "a lato di", affianco è la prima persona singolare del presente

indicativo del verbo affiancare.

Purtroppo è proprio così - Se vi dovesse sembrare strano fateci l’abitudine perché “pultroppo è propio

così”.

Entusiasto o entusiasta? - Forma corretta anche in caso di riferimento a un nome maschile è entusiasta; al

plurale torna la distinzione fra maschile e femminile: entusiasti ed entusiaste.

Un pò o un po’? – Trattandosi di troncamento la forma corretta è con l’apostrofo: un po’.

È piovuto o ha piovuto? - Se il verbo piovere si utilizza per indicare la pioggia che cade dal cielo sono cor-

rette entrambe le forme; in tutti gli altri casi, ad esempio “piovere critiche”, si deve utilizzare il verbo

essere.

A me mi piace o a me piace? - La forma corretta nella maggior parte dei casi è “a me piace”. Da qualche

tempo l’Accademia della Crusca ha affermato che la forma “a me mi” è passabile purché rafforzativa

anziché pleonastica.

Menomale o meno male? - La forma corretta è “meno male”. “Menomale” come variante di “minimale”

è un neologismo derivante dalla parola inglese “minimal”, che non è attestata. Alcuni ritengono che la

scrizione univerbata sia possibile e giustificabilissima.

Fa o fà? – La forma corretta è senza accento: “fa”. Se seconda persona singolare al tempo imperativo del

verbo fare diventa fa’ perché apostrofata per elisione dell’ultima lettera.

Francesca Branciari 4 L

I Il tributo del Maestro della Satira, Giorgio Forattini; ai 150 dell'Unità d'Italia

al Museo Carlo Bilotti - Aranciera di Villa

La Voce del Gonzaga Pagina 12

I CROODS: quando l’uomo dipingeva nelle grotte…

Gli alunni della 1C si catapultano nel passato…

Nell'età della pietra, quando gli uomini stavano nelle caverne per proteg-gersi dalle bestie feroci e trovare di cosa cibarsi significava rischiare la vita, tutto era molto diverso da oggi, tranne ... l'adolescenza. Nel 2013 è uscito un divertente film d’animazione ispirato all’età della pietra. Hip, la protagonista del film, è la figlia di un forzuto uomo delle caverne, che cer-ca con tutta la sua forza di mantenere unita la sua famiglia, di salvarla dai pericoli d’ogni tipo che minacciano il suo clan, i Croods. La grotta dove vivono, sulle cui pareti disegnano le loro mani, è la sua sicurezza. La ragazza, come tutte le adolescenti, vuole uscire, curiosare, in una parola: vivere. Perché mai tutto ciò che è nuovo dev'essere considerato letale? Hip proprio non se lo spiega. Conosce un bel ragazzo, e grazie a lui vivrà mille fantastiche e pericolose avventure, dalle quali alla fine sarà proprio suo padre a salvarla.

Con la nostra classe 1C abbiamo svolto un laboratorio di storia sulle pittu-re rupestri, durante il quale abbiamo colorato con gli ossidi la pietra della Maiella. Scopritele con noi!

Nel film c’è una grande allusione al mito della caverna della Repubblica di PLATONE

IL MITO DELLA Caverna di PLATONE Il mito della caverna di Platone è probabilmente il più conosciuto tra i suoi miti ed è raccontato all'inizio del libro settimo de La Repubblica. Il filosofo ateniese metaforicamente vuol presentare il problema della cono-scenza: alcuni prigionieri sono stati incatenati, fin dall'infanzia, nelle profondità di una caverna. Non solo le membra, ma anche testa e collo sono bloccati, in maniera che i loro occhi possono solo fissare il muro di-nanzi a loro. Alle loro spalle è stato acceso un enorme fuoco e, tra il fuoco ed i prigionieri, corre una strada rialzata. Lungo questa strada c’è un muretto lungo il quale alcuni uomini portano forme di vari oggetti, ani-mali, piante e persone. Le forme proiettano la propria ombra sul muro e questo attrae l'attenzione dei prigio-nieri. Se qualcuno degli uomini che trasportano queste forme parlasse, si formerebbe nella caverna un'eco che spingerebbe i prigionieri a pensare che questa voce provenga dalle ombre che vedono passare sul mu-ro. Si supponga che un prigioniero venga liberato dalle catene e sia costretto a rimanere in piedi, con la fac-cia rivolta verso l'uscita della caverna: in primo luogo, i suoi occhi sarebbero abbagliati dalla luce del sole ed egli proverebbe dolore. Inoltre, le forme portate dagli uomini lungo il muretto gli sembrerebbero meno reali delle ombre alle quali è abituato; persino se gli fossero mostrati quegli oggetti e gli fosse indicata la fonte di luce, il prigioniero rimarrebbe comunque dubbioso e, soffrendo nel fissare il fuoco, preferirebbe volgersi ver-so le ombre. Allo stesso modo, se egli fosse costretto ad uscire dalla caverna e venisse esposto alla diretta luce del sole, rimarrebbe accecato e non riuscirebbe a vedere alcunché. Il prigioniero si troverebbe sicura-mente a disagio e s'irriterebbe per essere stato trascinato a viva forza in quel luogo. Volendo abituarsi alla nuova situazione, il prigioniero riuscirebbe inizialmente a distinguere soltanto le ombre delle persone e le loro immagini riflesse nell'acqua; solo con il passare del tempo potrebbe sostenere la luce e guardare gli oggetti stessi. Successivamente, egli potrebbe, di notte, volgere lo sguardo al cielo, ammirando i corpi cele-sti con maggior facilità che di giorno. Infine, il prigioniero liberato sarebbe capace di vedere il sole stesso, invece che il suo riflesso nell'acqua, e capirebbe che: resosi conto della situazione, egli vorrebbe senza dubbio tornare nella caverna e liberare i suoi compagni, essendo felice del cambiamento e provando per loro un senso di pietà: il problema, però, sarebbe proprio quello di convincere gli altri prigionieri ad essere liberati. Infatti, dovendo riabituare gli occhi all'ombra, dovrebbe passare del tempo prima che il prigioniero liberato possa vedere distintamente anche nel fondo della caverna; durante questo periodo, molto probabil-mente egli sarebbe oggetto di riso da parte dei prigionieri, in quanto sarebbe tornato dall'ascesa con "gli occhi rovinati". Inoltre, questa sua temporanea inabilità influirebbe negativamente sulla sua opera di convin-cimento e, anzi, potrebbe spingere gli altri prigionieri ad ucciderlo, se tentasse di liberarli e portarli verso la luce, in quanto, a loro dire, non varrebbe la pena di subire il dolore dell'accecamento e la fatica della salita per andare ad ammirare le cose da lui descritte.

I Croods, film di animazione

del 2013, regia di Chris

Sanders, Kirk De Micco

La Voce del Gonzaga Pagina 17

SECONDA FASE: L’ETÀ ORIENTALIZZANTE E ARCAICA (VIII-VI SECOLO A.C.) Durante questo periodo persiste l’uso di realizzare tombe a tumulo, anche se le dimensioni si riducono a un diametro

costante di m 4 e non si usano più le file di menhir allineati su un fianco della crepidine. Assieme ai tumuli si trovano

anche le semplici tombe a fossa.

Con il VI secolo sparisce l’uso di tombe a tumulo e si ha la definitiva affermazione della tomba a fossa semplice.

Una novità legata a questa fase della necropoli riguarda le sepolture neonatali: l’area fino ad oggi esplorata della ne-

cropoli di Fossa ha restituito un’altissima percentuale di sepolture infantili (circa duecento). Il corredo in questi casi è

spesso assente.

TERZA FASE: L’ETÀ ELLENISTICA (IV-II SECOLO A. C.) In questo periodo, la diversità delle tipologie sepolcrali è sempre più percepibile, tanto da far pensare a profonde stra-

tificazioni sociali.

Di questa fase sono le tombe a camera, a cassone, a segnacolo monumentale, a fossa semplice e le sepolture neonata-

li. Spiccano in modo particolare le tombe a camera a pianta quadrangolare. Esse erano dei sepolcri di famiglia, poi-

ché vi troviamo più di un defunto.

Anche se i corredi in questo periodo tendono a semplificarsi, in alcune tombe a camera sono stati rinvenuti oggetti di

splendida fattura.

Con l’ultimo secolo (il I a. C.) si diffonde l’uso dell’incinerazione accanto a quello dell’inumazione; Con questa fase

sparisce anche la consuetudine di deporre oggetti di corredo. E’ questo il momento in cui si percepisce ormai la defi-

nitiva assimilazione al contemporaneo costume funerario romano.

Alessia Petrocco e Roberta Di Giovanni 1C

La Voce del Gonzaga Pagina 16

L’enigma dei Vestini La Necropoli di Fossa: Stonehenge d’Abruzzo?

Molti italiani vanno in Inghilterra a visitare Stonehenge, ma in quanti sono

andati a Fossa a vedere la magnifica necropoli? Spesso non ci accorgiamo del-

le grandi ricchezze del nostro Paese e così andiamo in altre nazioni a studiare

luoghi altrettanto interessanti, che possiamo trovare anche in Italia.

Ed eccoci alla scoperta di uno dei più suggestivi ed insoliti parchi archeologici

della nostra terra abruzzese. Cosa ci riserverà la nostra misteriosa ricerca? Se-

guiteci!

Dopo essere entrate a Villa Frigerj per il quarto laboratorio di storia, il 14 gen-

naio 2015, l’archeologa Elena ci ha accolto prontamente e ci ha portate in una

stanza al secondo piano del Museo, dove ci ha mostrato uno splendido modello

in scala della necropoli di Fossa. L’antichissima area sepolcrale fu rinvenuta

nella piana alluvionale tra le località Casale e Cave di Pietra, in provincia di L’Aquila. Il ritorno alla luce di questa

necropoli è avvenuto in maniera casuale, nell’estate del 1992, durante la rimozione del terreno per la realizzazione di

impianti industriali.

La necropoli fu frequentata per quasi mille anni, dal IX al I sec. a.C. Gli

archeologi hanno ricostruito le varie fasi di esistenza della comunità che la

utilizzò per tutto questo tempo: le fonti storiche ci dicono che si parte

dall’età protostorica fino alla Romanizzazione. Proprio i Romani in età sto-

rica chiameranno “Vestini” questi uomini. Il nome "Vestini" deriva da quel-

lo di Vesta, dea del focolare e della casa, oppure del dio umbro Vestico, il

"dio-libagione".

Secondo alcuni, invece, il nome Vestini sarebbe formato dalle voci celtiche

"Ves", significa fiume o acqua, e da "Tin" che significa paese indicando in

tal modo un "paese delle acque", visto che il territorio occupato dai Vestini era particolarmente ricco di corsi d'acqua

e sorgenti (il fiume Aterno…).

L’area indagata nelle campagne di scavo corrisponde a mq 3500, e al suo interno le tombe scavate sono circa 500:

tumuli, fosse semplici, fosse con cassone, tombe a camera, a incinerazione e sepolture infantili.

PRIMA FASE: L’ETÀ DEL FERRO (IX-VIII SECOLO A.C.) I primi due secoli (IX e VIII a. C.) sono caratterizzati dall’architet-

tura sepolcrale dei tumuli.

I tumuli sono realizzati con cospicui ammassi di terra e sassi, a vol-

te ricoperti da uno strato di pietrame; hanno un diametro medio

compreso tra otto e quindici metri, e sono racchiusi da una

“corona” di lastre infisse orizzontalmente nel terreno. In alcuni ca-

si, affiancate ai tumuli, ci sono delle file di menhir messi in ordine

crescente.

Nell’interpretazione più suggestiva essi sono visti come una sintesi

allegorica della vita umana, rappresentata nei suoi primi anni dalle

lastre più piccole e nella sua maturità da quelle più grandi, fino ad

arrivare all’ultima stele, che potrebbe rappresentare la morte.

I corredi sono in questi primi secoli realizzati con schemi ricorrenti.

Il prestigio del vasellame che si trovava nelle tombe dell’VIII secolo, era dovuto alla quasi sicura provenienza ester-

na, probabilmente etrusca o picena; sarebbero quindi beni d’importazione, destinati solo agli individui più importanti

della comunità.

Alcuni elementi che distinguevano gli uomini dalle donne erano gli oggetti che si trovavano nelle diverse parti del

letto di deposizione: rasoi e armi per gli uomini, gioielli in diversi materiali per le donne.

La Voce del Gonzaga Pagina 13

TIPI DI DISEGNO NELLE GROTTE

1) PITTURE RUPESTRI

Si definiscono pitture rupestri quelle pitture realiz-zate in una grotta o in muri di pietra o in soffitti. Quando furono rinvenuti per la prima volta questi graffiti, alla metà del XIX secolo, essi vennero consi-derati primitivi, ma una recente rivalutazione e nuove scoperte ci hanno permesso di comprendere l'impor-tanza dei lavori dell'Età della Pietra, che non sono solamente di alto livello artistico (essendo già pre-senti accenni di prospettiva, ombreggiatura, rilievo), ma costituiscono anche degli importanti indizi per una migliore conoscenza della cultura e delle creden-ze di quell'epoca. I soggetti più comuni nelle pitture rupestri sono i grandi animali selvaggi, come il bison-

te, il cavallo, il cervo e l'orso. I colori usati per pitturare sono il rosso, il giallo e il nero, che erano ricavati da materiali trovati in natura come il carbone.

2) INCISIONE

Le incisioni rupestri (dette anche petroglifi o graffiti) sono segni scavati nella roccia con strumenti ap-puntiti di vario genere, come una punta di roccia più dura a forma di scalpello, utilizzando una tecnica di picchiettatura, guidata o meno da un percussore o una punta metallica (tipo pugnale, di bronzo o di ferro), o usando una tecnica di raschiatura a graffio, da cui il nome graffito. Le figure formate in alcuni casi, da una fitta concentrazione di buchi, dette coppelle, si pensa potessero essere ricoperte di sostanze coloran-ti, in alcuni casi servivano per veicolare il sangue di animali sacrificati, durante riti animistici. Si trovano incisioni rupestri ancestrali a partire da quando è comparso l'Homo sapiens, fino in epoca recente. In tutto il mondo solitamente si trovano in alpeggi da pascolo, vicino a fonti e a laghi. Rappresentano sia realtà della vita quotidiana pastorale e agricola, sia figure simboliche e fantastiche. In Abruzzo finora sono state ritrovate solo delle incisioni.

D’Agostino Alice e Tocco Aurora 1C

Disegni con gli ossidi realizzati da noi alunne su cartoncino e poi sulla pietra della Maiella…e non solo

La Voce del Gonzaga Pagina 14

DOPO AVER RIFLETTUTO SULLE STRAGI NAZISTE, I RAGAZZI SI SONO

IMMEDESIMATI NEGLI ORRORI DELLA GUERRA E HANNO PRODOTTO

PAGINE DI DIARI E LETTERE INTIME E SENTITE.

Caro diario,

oggi qui è una fredda giornata d'inverno e lo sfollamento in questa scuola elementare é reso difficile più dal busto di

Mussolini all'entrata, che dal freddo.

Questa sera, alla solita luce fioca che accendiamo per nasconderci dai bombardamenti che sento stridere di notte

come in un incubo, i tedeschi sono arrivati e mi hanno strappato dalle ginocchia di mio nonno Pietro.

Non so dove sia adesso. Spero che, se si trova su un treno, sarà riscaldato dai corpi degli altri ebrei che condividono

il nostro stesso triste destino.

Il nonno è un barbiere. Cosa diranno i clienti che ogni mattina lo salutavano affettuosamente?

Sentiranno la sua mancanza come già la sento io?

Le barbe dei tedeschi sono più dure delle nostre immagino, come è duro questo inverno, duro il busto del duce e

duro il dolore che ci invade il cuore.

Ma i nostri cuori non diventeranno mai duri come i loro finché questa debole luce di candela schiarirà le nostre notti

come l'amore nei confronti del mio povero nonno alimenterà la speranza di vederlo tornare e di tingere con il bianco

della sua schiuma, il volto di Elia che ci è stato portato via ieri.

Domani sorgerà il sole come oggi, ma non sarà lo stesso senza il nonno che mette al centro del tavolo la tazza di

latte per intingere il pane.

Guarderò il cielo coperto di nuvole e trafitto dalla scia degli aerei tedeschi e affiderò ad essa il compito di portargli

il mio buongiorno, come una rete invisibile che nel dolore e nell'amore ci unisce.

Buonanotte nonno, se mi stai ascoltando, ovunque tu sia, ricordati che il tuo piccolo Dino ti vuole bene.

Tuo Dino

Due anni dopo, il nonno di Dino tornò a casa, scampato alla morte grazie alla sua abilità di barbiere, ma con la mor-

te negli occhi, la morte dei suoi simili, dei suoi fratelli, quella morte che con i suoi occhi non avrebbe mai meritato

di vedere.

Erica Liberatore 1M

Ho paura, qui è freddo, qui è buio qui è tutto morto.

Vedo solo donne senza capelli, senza sorriso, senza forma. Scheletri ormai.

Camminano ma non sono più vive, non gli brillano più gli occhi. Sono mogli a cui sono stati portati via i propri ma-

riti, madri a cui sono stati portati via i figli, donne a cui è stata portata via la dignità e con essa tutta l'eleganza, la

femminilità e l'orgoglio che solo una donna ha.

Io sono solo una ragazza come tante, che non riconosce più il volto sfinito di sua madre, a cui sono stati strappati di

mano i propri fratelli, che solo Dio sa dove sono andati a finire.

Separata con violenza da mio padre. Spogliata di ogni cosa, rasata, strattonata e messa lì, in un angolo gelido ed in-

quietante.

Quasi fossi un pacco postale diretto da qualche parte, non so di preciso dove, ma so per certo che non sarà piacevo-

le.

Vedo questo posto mutarsi lentamente in un deserto, partecipo senza volerlo al dolore di migliaia di persone, eppure

quando guardo il cielo penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata crudeltà cesserà,

che ritorneranno la pace e la serenità.

Ma per ora, da qui, si sentono solo grida strazianti, e qualcuno che dice di andare nelle docce. Ma di quali docce

parlano?...

Vittoria Giordano, 1M

La Voce del Gonzaga Pagina 15

"Cara Elis,

Ti scrivo per dirti che mi manchi. È passata solo una settimana da quando ce ne siamo andati.

Qui è tutto diverso, la "casa", se si può definire così è bruttissima: c'è solo un bagno, una stanza da letto e una cuci-

na ma penso proprio che qui non ci troveranno.

Ho paura sai? Mia mamma dice di stare tranquilla, ma come faccio? Mio padre non so dove sia, se è ancora vivo o è

morto.

Siamo soli: io, mio fratello e mia mamma. É da tre giorni che non mangiamo, mio fratello ha la febbre alta e mia

madre è distrutta, se ora ci fosse papà sarebbe tutto diverso.

Tutte le notti quando noi dormiamo lei scoppia a piangere, io la sento sempre e mi si distrugge il cuore. Elvis ho

paura. Non resteremo qui nascosti per molto, ci troveranno lo sento! Ora devo andare. Ti voglio bene. Ci rivedremo

presto te lo prometto."

Quella fu l'ultima lettera che inviai a Elis, senza risposta. Era la mia migliore amica e separarmi da lei è stato un

colpo al cuore. Io mia mamma e mio fratello eravamo fuggiti dai nazisti e ci eravamo nascosti in una vecchia canti-

na all'interno di una casa abbandonata molto lontano dal nostro paese. Senza cibo e senza acqua.

Mio fratello dopo alcuni giorni morì per la fame e per la sete, mia madre pianse molto ed io con lei, non ce la face-

vamo più. Abbiamo passato così due settimane o forse più fino a quando i nazisti trovarono mia madre e la presero.

Io mi ero nascosta sotto il pavimento di legno, ormai rotto da anni, di colpo sentii tre spari: una lacrima mi scese

dagli occhi. Le avevano sparato e, subito dopo, i nazisti se ne andarono. Io rimasi lì nascosta per circa un giorno per

paura che tornassero. Quando riuscii ad uscire corsi subito fuori, ritrovai il corpo di mia madre. Mi avvicinai a lei e

le strinsi la mano: era fredda. Lentamente mi allungati per terra e appoggiati la mia testa sul suo corpo e, piangendo,

mi addormentai...

Elisabeth Cellini 1M