La Voce - 2/2014

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Bollettino bimestrale - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n o 46) art. 1, comma 2, DCB Roma Anno LVIII • Marzo-Aprile n.2/2014 «Finalmente il mio Cuore immacolato trionferà» delle Figlie di S. Maria della Provvidenza Opera Femminile Don Guanella delle Figlie di S. Maria della Provvidenza Opera Femminile Don Guanella Anno LVIII • Marzo-Aprile n.2/2014

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delle Figlie di S. Maria della Provvidenza, Opera Femminile Don Guanella

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Anno LVIII • Marzo-Aprile • n.2/2014

«Finalmenteil mio Cuore immacolato

trionferà»

delle Figlie di S. Maria della ProvvidenzaOpera Femminile Don Guanella

delle Figlie di S. Maria della ProvvidenzaOpera Femminile Don Guanella

Anno LVIII • Marzo-Aprile • n.2/2014

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In copertina: Verdello (Bergamo). Angolo del parco di CasaDon Guanella

Periodico bimestraledelle Figlie di S. Maria della Provvidenza

Opera Femminile Don Guanella•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••CASA GENERALIZIA DELLA CONGREGAZIONEDELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA PROVVIDENZAPiazza S. Pancrazio, 9 - 00152 RomaTel. 06.58.82.082 - Fax 06.58.16.392 - www.cgfsmp.org

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o cancellazione, si potrà farlo scrivendo alla Redazione della rivista.

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Finito di stampare nel mese di aprile 2014

ANNO LVIII - N. 2 MARZO-APRILE 2014

Papa Francesco 1 «Se non ci fossero le suore!»

CHIESA NOSTRA MADREPapa Francesco 2 La Chiesa come una mammaVittorio Volpi 4 Giappone: «Conosci Maria?»San J. Escrivá de Balaguer 9 Nella bottega di GiuseppeGianni Moralli 10 Con «Fatima» verso il 2017 13 Ratzinger. La mia vita con san Karol Wojtyla

FAMIGLIA GUANELLIANADon A. Folonaro sdc 16 Pa’ LorenzoAA.VV. 18 Seguendo la beata Chiara Bosatta. Madre Marcellina BosattaA cura comunità relig. 20 Cento anni di vita e di storia a Laureana di Borrello - RCP. Alfonso Crippa 24 Savogno, il paesello amato da san Luigi GuanellaFrancesco Sapio 25 «Suor Maria mi è stata vicina»Adriano Folonaro e 27 Don Leonardo Mazzucchi. Secondo successoreSilvia Fasana e biografo del Fondatore

Papa Francesco 29 Il posto privilegiato dei poveri e dei debolinella Chiesa

FINESTRE SUL MONDOA cura di suor M.T. Nocella 32 «La lista di Bergoglio» e il suo coraggioTestimonianze lourdiane 36 Dalla grotta di Lourdes la forza del perdono

VOCI DAL SILENZIOP. M. Boldizsar Marton ocd 38 Cominciò con un ciliegio in fioreGilda Mori 40 Maria donna della follaAneddoto 42 Non giudicare un albero per una sola stagione

VIVERE LA FESTAA cura di suor M.T. Nocella 43 Litanie mariane

TESTIMONIANZEMons. Gianfranco Poli 56 Rita, una donna di ieri di oggi di sempre

VOCE FAMIGLIAPapa Francesco 61 Papa Francesco alle famiglieAA.VV. 64 Dedicato alle mammeMons. Vincenzo Bertolone 66 Lasciate vivere i bambini 68 Consacrazione nell’Ordo Viduarum 69 Per i più piccoli 70 Adozioni a distanzaSergio Todeschini 71 La pagina dei ragazzi. Giovannino Bosco stu-

dente

PROPOSTE GIOVANIPapa Francesco 73 «Vi invito ad ascoltare e seguire Gesù»Fabio De Michino 75 Don Fabrizio raccontato dal fratello Fabio

VITA GUANELLIANAda Roma (Casa S. Maria della Provvidenza):80 • da Livraga (Casa Santa Teresa): 81• dall’India (Bangalore): 82 • da Roma (CasaS. Pio X): 84 • da Belgioioso (Casa S. Giu-seppe): 86 • da Cosenza (Casa Divina Prov-videnza): 87 • da Israele (Nazareth - Centro«Santa Famiglia di Nazareth»): 88 • da Como(Santuario Sacro Cuore): 89

NELLA CASA DEL PADRE

Suor Adele Baresi: 90 • Suor Giuseppina Con-falonieri: 92 • Suor Rosina Dotti: 93 • SuorMaria Colmaor: 94 • Suor Maria Burgato: 95

Sommario

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«Se non ci fosserole suore!»

«L’

Grazie, Papa Francesco, per il suo elogio. Il Signore ce nerenda meritevoli e ci dia la grazia di accogliere il suoinvito ad essere lievito che porta avantiil Popolo di Dio.

Le Figlie di S. Maria della Provvidenza

Buenos Aires, settembre 1992.Mons. J. M. Bergoglio,

vescovo ausiliaredell’arcidiocesi di Buenos Aires,

riceve i Voti perpetuidelle religiose guanelliane

suor Graciela Medus C.e suor Elisabeth González N.

nella lieta ricorrenza dei 500 annidi evangelizzazione

del continente americano.

offerta di se stessi a Dio riguarda ognicristiano, perché tutti siamo consacratia Lui mediante il Battesimo.Tutti siamo chiamati ad offrirci al Padrecon Gesù e come Gesù, facendodella nostra vita un dono generoso,nella famiglia, nel lavoro,

nel servizio alla Chiesa, nelle opere di misericordia.Tuttavia, tale consacrazione è vissuta in modoparticolare dai religiosi, dai monaci, dai laici consacrati,che con la professione dei voti appartengono a Dioin modo pieno ed esclusivo.Questa appartenenza al Signore permette a quantila vivono in modo autentico di offrire una testimonianzaspeciale al Vangelo del Regno di Dio.Totalmente consacrati a Dio, sono totalmenteconsegnati ai fratelli, per portare la luce di Cristolà dove più fitte sono le tenebre e per diffonderela sua speranza nei cuori sfiduciati.Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversiambienti di vita, sono lievito per la crescitadi una società più giusta e fraterna, sono profeziadi condivisione con i piccoli e i poveri.Così intesa e vissuta,la vita consacrata ci appareproprio come essa è realmente: è un dono di Dio,un dono di Dio alla Chiesa, un dono di Dioal suo Popolo! Ogni persona consacrata è un donoper il Popolo di Dio in cammino.C’è tanto bisogno di queste presenze, che rafforzanoe rinnovano l’impegno della diffusione del Vangelo,dell’educazione cristiana, della carità verso i piùbisognosi, della preghiera contemplativa;l’impegno della formazione umana, della formazionespirituale dei giovani, delle famiglie; l’impegnoper la giustizia e la pace nella famiglia umana.Ma pensiamo un po’ cosa succederebbe se non ci fosserole suore negli ospedali, le suore nelle missioni, le suorenelle scuole.Ma pensate una Chiesa senza le suore!Non si può pensare: esse sono questo dono, questolievito che porta avanti il Popolo di Dio.Sono grandi queste donne che consacrano la loro vitaa Dio, che portano avanti il messaggio di Gesù».

FrancescoAngelus, 2 febbraio 2014

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i figli, cerca sempre diindicare la strada giu-sta nella vita per cre-scere e diventare adul-ti. E lo fa con tenerez-za, con affetto, conamore, sempre, anchequando cerca di rad-drizzare il nostro cam-mino perché sbandia-mo un poco nella vitao prendiamo stradeche portano verso unburrone. Una mammasa che cosa è impor-tante perché un figliocammini bene nella

vita, e non l’ha imparato dai libri,ma l’ha imparato dal proprio cuo-re. L’Università delle mamme è illoro cuore! Lì imparano come por-tare avanti i propri figli.La Chiesa fa la stessa cosa: orientala nostra vita, ci dà degli insegna-menti per camminare bene. Pen-siamo ai dieci Comandamenti: ciindicano una strada da percorrereper maturare, per avere dei puntifermi nel nostro modo di compor-tarci. E sono frutto della tenerez-za, dell’amore stesso di Dio che celi ha donati. Voi potrete dirmi: masono dei comandi! Sono un insie-me di «no»! Io vorrei invitarvi aleggerli – forse li avete un po’ di-menticati – e poi di pensarli in po-sitivo. Vedrete che riguardano ilnostro modo di comportarci versoDio, verso noi stessi e verso gli al-tri, proprio quello che ci insegna

una mamma per vivere bene. Ciinvitano a non farci idoli materialiche poi ci rendono schiavi, a ricor-darci di Dio, ad avere rispetto peri genitori, ad essere onesti, a ri-spettare l’altro... Provate a vederlicosì e a considerarli come se fos-sero le parole, gli insegnamentiche dà la mamma per andare be-ne nella vita. Una mamma non in-segna mai ciò che è male, vuolesolo il bene dei figli, e così fa laChiesa.

Ci accompagnacon tenerezzae misericordia

Vorrei dirvi una seconda cosa:quando un figlio cresce, diventaadulto, prende la sua strada, si as-sume le sue responsabilità, cam-mina con le proprie gambe, faquello che vuole, e, a volte, capitaanche di uscire di strada, capitaqualche incidente. La mammasempre, in ogni situazione, ha lapazienza di continuare ad accom-pagnare i figli. Ciò che la spinge èla forza dell’amore; una mammasa seguire con discrezione, con te-nerezza il cammino dei figli e an-che quando sbagliano trova sem-pre il modo per comprendere, peressere vicina, per aiutare. Noi –nella mia terra – diciamo che unamamma sa «dar la cara». Cosavuol dire questo? Vuol dire cheuna mamma sa «rimetterci la fac-cia» per i propri figli, cioè è spintaa difenderli, sempre. Penso allemamme che soffrono per i figli in

CHIESA NOSTRA MADRECHIESA NOSTRA MADRE

La CHIESAcome

una mamma

A

Papa Francesco

me piace tanto questaimmagine della Chiesacome madre...; perchéquesta immagine misembra che ci dica nonsolo come è la Chiesa,

ma anche quale volto dovrebbeavere sempre di più la Chiesa,questa nostra madre Chiesa.Vorrei sottolineare tre cose, sem-pre guardando alle nostre mam-me, a tutto quello che fanno, chevivono, che soffrono per i proprifigli... Io mi domando: che cosafa una mamma?

Ci insegnaa camminare

Prima di tutto insegna a cammi-nare nella vita, insegna ad andarebene nella vita, sa come orientare

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i propri figli, specialmente perquelli più deboli, per quelli chehanno più bisogno, per quelli chenella vita hanno preso vie perico-lose o sbagliate. Poche settimanefa ho celebrato nella chiesa di san-t’Agostino, qui a Roma, dove sonoconservate le reliquie della madre,santa Monica. Quante preghiereha elevato a Dio quella santamamma per il figlio, e quante la-crime ha versato! Penso a voi, caremamme: quanto pregate per i vo-stri figli, senza stancarvi! Conti-nuate a pregare, ad affidare i vo-stri figli a Dio; Lui ha un cuoregrande! Bussate alla porta delcuore di Dio con la preghiera per ifigli. E così fa anche la Chiesa:mette nelle mani del Signore, conla preghiera, tutte le situazioni deisuoi figli. Confidiamo nella forzadella preghiera di Madre Chiesa: ilSignore non rimane insensibile.Sa sempre stupirci quando non cel’aspettiamo. La Madre Chiesa losa! Ecco, questi erano i pensieriche volevo dirvi oggi: vediamonella Chiesa una buona mammache ci indica la strada da percor-rere nella vita, che sa essere sem-pre paziente, misericordiosa, com-prensiva, e che sa metterci nellemani di Dio.

Udienza generale,18 settembre 2013

carcere o in situazioni difficili:non si domandano se siano colpe-voli o no, continuano ad amarli espesso subiscono umiliazioni, manon hanno paura, non smettonodi donarsi.La Chiesa è così, è una mammamisericordiosa, che capisce, checerca sempre di aiutare, di inco-raggiare anche di fronte ai suoi fi-gli che hanno sbagliato e che sba-gliano, non chiude mai le portedella Casa; non giudica, ma offreil perdono di Dio, offre il suo amo-re che invita a riprendere il cam-mino; anche a quei suoi figli chesono caduti in un baratro profon-do, la Chiesa non ha paura di en-trare nella loro notte per dare spe-ranza; la Chiesa non ha paura dientrare nella nostra notte quandosiamo nel buio dell’anima e del-la coscienza, per darci spe ranza! Perché la Chiesa è madre!

Gualdera (Sondrio). Giovedì santo 1952. Al piccolo s. Luigi Guanellala Madonna indica la via da seguire nella sua vita.

Le mamme pregano per i propri figli

Un ultimo pensiero. Unamamma sa anche chie-

dere, bussare ad ogniporta per i propri fi-gli, senza calcolare,lo fa con amore. Epenso a come lemamme sannobussare anche esoprattutto allaporta del cuore diDio! Le mammepregano tanto per

È noto che,da vescovo,Bergoglioha introdottoin Argentinala devozione per «Maria che scioglie i nodi», riprendendoun’immagine votiva «scoperta» quando, giovane gesuita,si trovavain Germaniaper completaregli studi di teologia.

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GIAPPONE:«Conosci Maria?»

missionari ritornarono in Giap-pone, migliaia di cristiani usciro-no allo scoperto e la Chiesa potérifiorire. Erano sopravvissuti conla grazia del loro Battesimo!Questo è grande: il Popolo di Diotrasmette la fede, battezza i suoifigli e va avanti. E avevano man-tenuto, pur nel segreto, un fortespirito comunitario, perché ilBattesimo li aveva fatti diventareun solo corpo in Cristo: eranoisolati e nascosti, ma erano sem-pre membra del Popolo di Dio,membra della Chiesa.

inizi del secolo XVII. Vi furononumerosi martiri, i membri delclero furono espulsi e migliaia difedeli furono uccisi. Non era ri-masto in Giappone nessun prete,tutti erano stati espulsi. Allora lacomunità si ritirò nella clandesti-nità, conservando la fede e lapreghiera nel nascondimento. Equando nasceva un bambino, ilpapà o la mamma lo battezzava-no, perché tutti i fedeli possonobattezzare in particolari circo-stanze. Quando, dopo circa duesecoli e mezzo, 250 anni dopo, i

«NVittorio Volpi*

CHIESA NOSTRA MADRECHIESA NOSTRA MADRE

ell’udienza generaledello scorso 15 gen-naio 2014, papaFrancesco, parlandodel Sacramento delBattesimo, ha fatto

riferimento alla comunità cristia-na in Giappone, raccontando lesue origini:

«A proposito dell’importanza delBattesimo per il Popolo di Dio, èesemplare la storia della comuni-tà cristiana in Giappone. Essa su-bì una dura persecuzione agli

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Possiamo tanto imparare da que-sta storia!».

* E se permettete, la storia ve laraccontiamo in sintesi dalla ridu-zione di un articolo di VittorioVolpi, già pubblicato sul Notizia-rio della Banca Popolare di Son-drio, aprile 2005, che ringraziamosentitamente.

Un po’ di storia

Il potere della famiglia Tokugawa(della quale faceva parte lo Sho-gun, il capo del governo giappo-

nese), aveva visto nelle idee cri-stiane un nemico mortale da sop-primere ad ogni costo; tale gover-no era durato per oltre due secolie mezzo anche grazie al neocon-fucianesimo che ispirava la suapolitica: questa filosofia di origi-ne cinese prevede una strutturasociale gerarchizzata all’estremo,dove all’individuo sono concessisolo pochi sentimenti privati edai trasgressori viene tagliata latesta senza pietà: tutte le decisio-ni principali sono demandate alsuo gruppo o al suo superiore di-retto nella scala sociale. Di tuttoquesto è rimasta traccia, a tut-t’oggi, nel DNA culturale dei

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giapponesi: molti comportamen-ti odierni possono essere fatti ri-salire, infatti, al «bushido», il Co-dice di comportamento dei sa-murai posto a modello della so-cietà.Le persecuzioni contro i cristianierano incominciate alla fine delXVI secolo. Andando a Nagasakisi può visitare il monumento dei«26 martiri», per lo più france-scani e gesuiti, crocifissi nel1597: fu quella una delle primepersecuzioni del cristianesimo inGiappone. Il peggio arriverà ne-gli anni seguenti. I martiri cri-stiani saranno migliaia, torturatie uccisi con le più atroci e raffi-

Nagasaki, 24 novembre 2008. Beatificazione di 188 martiri giapponesi,uccisi nel XVII secolo.

Nagasaki è la «culla» del Cristianesimo nel Sol Levante.

Padre Domenico Ciserani, Pime,fratello della nostra superiora

generale, per tanti anniè stato missionario in Giappone

e, poi,fra una comunità giapponese

in Brasile.

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nate tecniche che la mente uma-na abbia escogitato. La battagliadi Shimabara, nel 1638, dovepersero la vita 37 mila cristiani,segna l’ultimo episodio di unapolitica che porta all’isolamentodel paese. Dal 1639 il Giappone«sarà in catene».Nella seconda metà dell’800 gliavvenimenti precipitano: si fan-no sempre più insistenti i tentati-vi di europei ed americani dirompere l’isolamento giapponeseche dura da più di duecento an-ni. Si firmano trattati commer-ciali e il paese comincia a farrientrare gli stranieri sulle sueterre. [...]

«Conosci Maria?»

Nel contesto appena descritto,fatto di rapide trasformazioni ecaratterizzato da confusione, lot-te e violenza, si situano la figuradi padre Petitjean a Nagasaki el’episodio storico rivelatore dellasopravvivenza insospettata inGiappone di frammenti di fedecristiana e di cultura occidentale.Venerdì, 17 marzo 1865. PadreBernard Petitjean sta pregandonella piccola chiesa di Oura

(Giappone), che ha potuto co-struire a Nagasaki solo per assi-stere la comunità diplomatica ecommerciale straniera. Le severeleggi emanate all’inizio del XVIIsecolo che proibiscono in modoassoluto la religione cristiana so-no ancora in vigore e applicatecon la massima intransigenza.

Padre Petitjean, dellemissioni estere di Fran-cia, può svolgere il suoministero per gli stra-nieri, ma non può pre-dicare il Vangelo aigiapponesi ai cui marti-ri, suppliziati propriosulle colline di Nagasa-ki, di fronte al Mare Ci-nese Orientale, ha volu-to dedicare la chiesetta.«Conosci Maria?», chie-de all’improvviso al-l’abate francese unagiapponese, vestita coni poveri abiti tipici dellaclasse contadina del pe-riodo Tokugawa. Ladonna è circondata dauna quindicina di altrigiapponesi, visibilmen-

te di umili origini, che ascoltanola domanda senza battere ciglio.Sono tesi, certamente preoccupa-ti di compiere un’azione che nel-le leggi Tokugawa ancora in vigo-re è punita con la morte. Sonoentrati tutti in chiesa, hanno atti-rato l’attenzione del sacerdote eora attendono una risposta.L’abate crede di non aver capitobene; è sorpreso dalla richiesta,

Il vulcano Fuji.

Bambini di Miharain processione.

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non è sicuro del senso delle paro-le udite. È poi interdetto dal fattoche dei locali gli rivolgano la pa-rola. Il permesso di rimanere inGiappone gli è stato concesso acondizione che non cerchi di co-municare con la gente del luogo.La chiesa, tutta nuova, nella lo-calità di Oura, deve servire esclu-sivamente ai membri delle dele-gazioni straniere, ma non aigiapponesi. La violazione di que-st’ordine vorrebbe dire probabil-mente la distruzione della chiesastessa, la pena di morte per ilmissionario e un problema serioper la già precaria situazione deipochi stranieri in Giappone.Molti dei samurai, infatti, nonhanno per nulla digerito la forza-ta apertura dei porti nell’arcipe-lago e la firma dei trattati com-merciali. [...] L’abate si sente

quindi ripetere la domanda. Allo-ra, cosciente dei rischi, accompa-gna la spaventata ma coraggiosacomitiva verso l’altare dove in unangolo mostra l’immagine della

Madonna. Tutte e quindici le per-sone del gruppo mostrano negliocchi la gioia di questa grande ri-conciliazione con una fede chehanno tenuto repressa e nascostaper otto o nove generazioni.L’abate è commosso e felice discoprire un grande prodigio: deicristiani hanno conservato e tra-mandato la fede per oltre 200 an-ni a rischio della loro vita. Timi-damente chiede: «Ma chi siete,dunque?». La donna, emozionataalla vista di Santa Maria che hain braccio il piccolo Iesu-sama, echiede ancora all’abate se quelgiorno è il 17o giorno della «tri-stezza» e il sacerdote dice che sì,è il 17o giorno di quaresima e chel’indomani è il giorno che prece-de la festa di san Giuseppe. E so-no poi tante le domande che siaccavallano. Alla fine, la donnapiangente e sempre più scossa siinginocchia, si mette la mano sulcuore e aggiunge: «Il cuore ditutti noi qui non è diverso daltuo», ed accenna ad un segno dicroce.Il missionario rimane muto:quello che ha sentito lo ha moltotoccato e sorpreso. Si era impe-gnato a ricercare le tracce di un

Icone di Madonne giapponesi.

grande passato cristiano in Giap-pone incominciato con l’arrivo,nel 1549, di san Francesco Save-rio. Il Saverio era sbarcato a Ka-goshima, la città più meridionaledell’isola di Kyushu, nel Sud delGiappone. Fu proprio in quellacittà, nel feudo di Satsuma ap-

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partenente agli Shimazu, cheaveva cominciato la predicazionedel Vangelo. Dopo di lui altri era-no arrivati per continuare la suaopera; tra questi Alessandro Vali-gnano (1539-1606), il visitatore ecoordinatore di tutte le attivitàdella Compagnia di Gesù inEstremo Oriente. Questi avevapotuto vedere una cristianitàadulta, con migliaia e migliaia difedeli, cui aveva dedicato le mi-gliori energie della sua grandemente. A tutto questo stava pen-sando padre Petitjean. L’abate sa-peva che le fatiche per evangeliz-zare i giapponesi erano finitenella tragedia: in poche decine dianni, con l’ascesa degli shogunTokugawa, il cristianesimo erastato completamente cancellatodalla scena giapponese. [...] Pa-dre Petitjean rimane silenziosoper alcuni attimi.

«Cristiani nascosti»

I quindici presenti, si sono strettia semicerchio intorno a lui, econtinuano a fargli domande. Sifa avanti uno degli uomini checon trepidazione gli domanda sel’abate riporta al «Grande capodel Regno di Roma». L’abate ri-sponde affermativamente aggiun-gendo che il Vicario di Cristo, pa-pa Pio IX (1792-1878), sarà moltofelice di apprendere la loro esi-stenza e il loro interesse. Coluiche parla si qualifica: si chiamaPietro ed è il catechista che chie-de se Petitjean abbia dei figli.L’abate prontamente risponde:«Tu ed i tuoi fratelli; i cristiani egli altri sono i figli che il Signoremi ha dato. Non posso avere chequesti figli. Il sacerdote, come iprimi apostoli del Giappone, deverimanere celibe per tutta la dura-ta della sua vita». A tale risposta,i 15 «nuovi apostoli» s’inginoc-chiano commossi, consapevoli diaver ritrovato gli antichi maestridi cui avevano sentito parlare dailoro antenati, da san FrancescoSaverio, da padre Alessandro Va-lignano. Quest’ultimo affermava:«Fra tutti i popoli dell’Oriente ve-

diamo che solamente i giappone-si diventano cristiani per loro li-bera volontà, convinti dalla ragio-ne e con il desiderio della propriasalvezza».Questo piccolo drappello di kaku-re kirishitan («cristiani nascosti»)incomincia a raccontare che a ca-sa, nel villaggio di Urakami, unsobborgo di Nagasaki, sono tutticome loro, «cristiani nascosti».

Nei giorni successivi Padre Petit-jean ne incontrerà circa 2.500 be-ne istruiti, devoti e praticanti. Nelperiodo successivo ne scopriràben 15 mila. Essi erano vissuti fe-deli alla memoria dei loro ante-nati morti per Cristo ben due se-coli prima. Anche con questo fat-to storico si conferma come cul-tura e fede possano durare perdecenni e per secoli. n

«Per gli orientali Dio è molto, molto vicino a noi.Vive dentro di noi» (Mons. Ikenaga).

Al viA A novembrel’AnnodellA vitA consAcrAtA

Il 2015 sarà un anno dedicato alla vita consacrata. Tra gli obiettivi:fare memoria del Concilio, che ha rappresentato «un soffio delloSpirito non soltanto per l’intera Chiesa ma, forse, in modo partico-lare, per la vita consacrata» e ricordare come la vita consacratasia «complessa, fatta di peccato e di grazia», ma anche ricca di«santità», presente nei monasteri e conventi.Altro obiettivo: «Testimoniare la bellezza della sequela di Cristonelle molteplici forme in cui si esprime oggi la vita consacrata».L’apertura dell’anno della vita consacrata, compatibilmente conl’agenda del Papa, potrebbe essere il 21 novembre 2014, giornatamondiale «Pro Orantibus»; la chiusura nel novembre 2015, conuna celebrazione presieduta dal S. Padre.Si prevedono, durante l’anno, numerosi impegni, congressi, con-vegni, incontri per i consacrati e i loro pastori e formatori, estesianche al Papolo di Dio.

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Lapurezza

nascedall’amore

Per praticare la virtù della castitànon c’è bisogno di attendere lavecchiaia o la perdita del vigore.La purezza nasce dall’amore, enon sono un ostacolo per l’amorepuro la forza e la gioia della giovi-nezza. Erano giovani il cuore e ilcorpo di Giuseppe quando con-trasse matrimonio con Maria,quando conobbe il mistero dellasua Maternità divina, quando levisse accanto rispettando quell’in-tegrità che Dio affidava al mondocome uno dei segni della sua ve-nuta tra gli uomini. Chi non è ca-pace di capire tale amore vuol di-re che sa ben poco del vero amoree che ignora totalmente il sensocristiano della castità.

Tutti i giorni, lavoro

Giuseppe, dunque, era un artigia-no della Galilea, un uomo cometanti altri. E che cosa può atten-dersi dalla vita l’abitante di un vil-laggio sperduto come Nazaret?Lavoro e null’altro che lavoro; tut-ti i giorni, sempre con lo stessosforzo. Poi, terminata la giornata,una casa povera e piccola, per ri-storare le forze e ricominciare alavorare il giorno dopo.Ma, in ebraico, il nome Giuseppesignifica Dio aggiungerà. Dio ag-

giunge alla vita santa di coloroche compiono la sua volontà unadimensione insospettata: quellaveramente importante, quella chedà valore a tutte le cose, quella di-vina. Alla vita umile e santa diGiuseppe, Dio aggiunse – mi sipermetta di parlare così – la vitadella Vergine Maria e quella di Ge-sù, nostro Signore. Dio non si fabattere in generosità. Giuseppepoteva far sue le parole di Maria,sua sposa: Quia fecit mihi magnaqui potens est, grandi cose ha fattoin me l’Onnipotente, quia respexithumi li ta tem, perché ha guardatola mia piccolezza (cfr. Lc 1, 48-49).

Un uomo su cui Diofece affidamento

Giuseppe era infatti un uomo co-mune su cui Dio fece affidamentoper operare cose grandi. Seppe vi-vere come voleva il Signore in tut-ti i singoli eventi che composerola sua vita. Per questo la SacraScrittura loda Giuseppe affer-mando che era giusto (cfr. Mt 1,19). E, nella lingua ebraica, giustovuol dire pio, servitore irreprensi-bile di Dio, esecutore della volon-tà divina; significa anche buono ecaritatevole verso il prossimo. Inuna parola, il giusto è colui cheama Dio e dimostra questo amoreosservando i comandamenti eorientando la vita intera al ser -vizio degli uomini, propri fratelli.

n

CHIESA NOSTRA MADRECHIESA NOSTRA MADRE

Nella bottegadi Giuseppe

San JosemaríaEscrivá de Balaguer

Tav. di Otello Scarpelli

SSan Giuseppenel Vangelo

appiamo che era un lavo-ratore come milioni di uo-mini in tutto il mondo;esercitava il mestiere fati-coso e umile che Dio,

prendendo la nostra carne e vo-lendo vivere per trent’anni comeuno qualunque tra di noi, avevascelto per sé. La Sacra Scritturadice che Giuseppe era artigiano.

Una grande personalità

Dai racconti evangelici risalta lagrande personalità umana di Giu-seppe: in nessuna circostanza sidimostra un debole o un pavidodinanzi alla vita; al contrario, saaffrontare i problemi, supera le si-tuazioni difficili, accetta con re-sponsabilità e iniziativa i compitiche gli vengono affidati.Non sono d’accordo con il modotradizionale di raffigurare san Giu-seppe come un vecchio, anche sericonosco la buona intenzione didare risalto alla verginità perpetuadi Maria. Io lo immagino giovane,forte, forse con qualche anno piùdella Madonna, ma nella pienezzadell’età e delle forze fisiche.

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Dio vuole stabilire nel mondo la devozioneal mio Cuore Immacolato.Per chi abbraccia questa devozioner prometto la salvezza;saranno care a Dio queste anime,come fiori messi da me per adornare il Suo trono(parole della Madonna ai pastorelli di Fatima,13 giugno 1917).

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N

CHIESA NOSTRA MADRECHIESA NOSTRA MADRE

Gianni Moralli

«Quereis oferecer-vos a Deus?»

Con «FATIMA»verso il 2017

el glorioso mattino della sua assunzione alcielo, quando miriadi di angeli la scortavanoverso il Paradiso, la Madonna saliva a pren-dere possesso del suo trono eterno di Reginae Mediatrice di tutte le grazie... Ma quantevolte, durante i secoli, sarebbe tornata anco-

ra visibilmente sulla terra a portare straordinari mes-saggi di misericordia, ad ammonire e confortare i figliche nascono e periscono «in questa valle di errori, piùche di lacrime?».Non è ancora passato un secolo dalle soavi apparizioni diLourdes, che già le apparizioni di Fatima diventano fa-mose in tutto il mondo cristiano. Fatima è un paesino dimontagna della diocesi di Leiria, nel Portogallo. Il 13maggio 1917 tre pastorelli – Lucia, Giacinta e France-sco – conducevano i loro greggi al pascolo nella solitariavallata di Cova d’Iria: là, ogni giorno, i tre fanciulli si ingi-nocchiavano devotamente e recitavano il santo Rosario.Tra le Nazioni divampava la guerra mondiale: lo sforzoe la strage durava già da più di tre anni, l’Europa ne eratutta insanguinata e sull’orizzonte tempestoso non ac-cennava a sorgere l’arcobaleno della pace. La parola delPontefice era rimasta inascoltata: gli avversi campi con-fidavano tenacemente nella forza delle proprie armi: glianimi avevano troppo dimenticato Iddio.Ma lassù, sperduti tra le montagne della Sierra d’Airie,tre innocenti pregano fervidamente la Vergine... e pro-prio ad essi è affidato il messaggio che il Cielo invia almondo sconvolto. Di quanto disprezzo Dio colpisce isuperbi quando rivolge agli umili la sua infinita Miseri-cordia!

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La Madonna appare!...

Verso il mezzogiorno di quel 13maggio, mentre il sole splendecon abbagliante fulgore sulla val-lata deserta e silenziosa, un lam-po improvviso atterrisce i trefanciulli... poi un altro lampo e laMadonna appare! È bellissima,vestita di bianco, poggia i piedisopra un cespuglio, parla con vo-ce carezzevole e materna: «Nontemete, non voglio farvi del ma-le». La Madre non può far male:anzi non può fare che del bene,un grande bene! E il celeste mes-

saggio è tutto di misericordia,tutto un monito alla conversioneed alla penitenza.

Il celeste messaggio

Ecco alcune parole della Vergine,che raccogliamo dalle sei grandiapparizioni che si succedettero al13 di ogni mese, dal maggio al-l’ottobre: «I peccati del mondosono molto grandi e nemmeno laMadonna può più trattenere ilbraccio del suo Figlio Gesù... Leguerre non sono altro che casti-

ghi per i peccati del mondo. Bi-sogna fare penitenza: se gli uo-mini si pentono, Nostro Signoreperdonerà ancora, ma se noncambiano vita verrà il castigo...Recitate ogni giorno il Santo Ro-sario per ottenere la cessazionedella guerra... Pregate molto e fa-te sacrifici per i peccatori... Ba-date che molte anime vanno al-l’inferno perché non vi è chi sisacrifichi per loro... Oh, se gli uo-mini sapessero che cos’è l’eterni-tà, come farebbero di tutto percambiare vita!».E poi ancora questo importanteaccenno, che nell’anno 1917 eraveramente profetico: «La guerraattuale sia per finire, ma se noncesseranno di offendere il Signo-re non passerà molto tempo che,nel prossimo pontificato, ne in-comincerà un’altra peggiore... Sesi ascolteranno le mie domande,il flagello sarà allontanato e miti-gato... e finalmente il mio CuoreImmacolato trionferà».

La fede del popolo

Dopo la prima apparizione, lefolle incominciarono a recarsinella vallata d’Iria in numerosempre crescente. Ai tredici diogni mese, verso il mezzogiorno,la Madonna si rendeva visibilesoltanto ai tre fanciulli; tuttaviaanche alle moltitudini ella davasegni sicuri della sua presenza,nell’ultima apparizione di otto-bre operò lo strepitoso miracoloche aveva promesso, il prodigiosolare, straordinario e terribile,prodigio constatato da una folladi 70.000 persone.Ecco come lo racconta il Padremissionario Ignazio Pereira, cheaveva allora nove anni ed abitavaun piccolo villaggio dirimpettoalla montagna di Fatima: «Misento incapace di descrivere (ilprodigio) quale l’ho visto e senti-to a quel tempo. Io guardavo fis-samente il sole e mi sembravapallido e senza il solito abba-gliante fulgore: pareva un globodi neve roteante sopra se stesso;poi, ad un tratto, sembrò venire

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I tre veggenti – Francesco, Lucia e Giacinta – nella Cova da Iria,dopo una delle apparizioni.

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giù a zig zag, minacciando cade-re sulla terra. Atterrito, comple-tamente atterrito, corsi a metter-mi fra il popolo: tutti piangevanoaspettando da un momento al-l’altro la fine del mondo... Accan-to a noi stava un incredulo cheaveva passato la mattina a dileg-giare quelli che si recavano a Fa-tima... Lo guardai, era come pa-ralizzato, stupìto, cogli occhisbarrati verso il sole; poi l’ho vi-sto tremare da capo a piedi; infi-ne alzando le mani al cielo caddein ginocchio gridando: “NostraSignora di Fatima, Nostra Signo-ra...”. Durante i lunghi minuti delfenomeno solare gli oggetti intor-no a noi riflettevano tutti i coloridell’arcobaleno...».Le guarigioni miracolose, le con-versioni straordinarie e radicaliposero il suggello del sopranna-turale agli avvenimenti di Fatimae travolsero ogni tentativo perpe-

vanno all’inferno perché non v’èchi si sacrifichi e preghi per lo-ro!...». Chi possiede la luce devediffonderla in mezzo alle tene-bre; chi ha il tesoro della caritàdeve spenderlo per quelli che pe-riscono nell’errore. Sacrificio epreghiera ci deve coinvolgere percontinuare nel mondo l’opera re-dentrice di Gesù, sotto lo sguar-do della Madonna, Regina degliApostoli.«Quereis oferecer-vos a Deus?».Nella prima apparizione la Ma-donna aveva detto ai piccoli veg-genti: «Volete offrirvi a Dio...,pronti a sopportare tutte le soffe-renze che vorrà inviarvi, comeatto di riparazione per i peccaticon cui egli è offeso e di supplicaper la conversione dei peccato-ri?». Anche noi, come i tre veg-genti, dobbiamo essere pronti adire: «Sì, lo vogliamo!». E la ri-sposta di Maria sarà come allora:«Andate, dunque; avrete moltoda soffrire, ma la grazia di Diosarà il vostro conforto».«Santissima Trinidad... adoro teprofundamente...». n

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Luogo delle Apparizionidella Madonna: Cova da Iria(Santuario di Fatima).

trato dall’inferno per soffocare lafede delle folle. Il giorno 13 mag-gio del 1931, Sua Em. il Cardina-le Patriarca di Lisbona, con tuttol’Episcopato portoghese guidò aFatima un pellegrinaggio nazio-nale di 300.000 fedeli! Era iltrionfo del Cuore Immacolato diMaria!

Pregate e fate penitenza!

La Madonna ha gettato un semeche non bisogna lasciare caderesulla strada: il messaggio che ciha portato è stato un grido ango-scioso del suo Cuore materno, ungrido d’allarme, un invito alla fe-de ed alla preghiera, una offertadi salvezza attraverso la ripara-zione ed il sacrificio. Le sue pa-role più importanti sono senzadubbio queste: «Molte anime

Luogo della prima e terzaapparizione dell’Angelo:

Loca do Cabeço (Collina del Giogo).

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4 Santità, i nomi di KarolWojtyla e Joseph Ratzinger

sono legati, a vario titolo, alConcilio Vaticano II. Vi siete co-nosciuti già durante il Concilio?

«Il primo incontro consapevoletra me e il cardinal Wojtyla av-venne solamente nel conclave incui venne eletto Giovanni Pao -lo I. Durante il Concilio, aveva-mo collaborato entrambi alla Co-stituzione sulla Chiesa nel mon-do contemporaneo, e tuttavia in

sezioni diverse, cosicché non cieravamo incontrati. [...]. Natural-mente avevo sentito parlare dellasua opera di filosofo e di pastore,e da tempo desideravo conoscer-lo. Wojtyla, dal canto suo, avevaletto la mia Introduzione al Cri-stianesimo, che aveva anche cita-to agli esercizi spirituali da luipredicati per Paolo VI e la Curianella Quaresima del 1976. Perciòè come se interiormente atten-dessimo entrambi di incontrarci.

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Dall’intervista al Papaemerito, Joseph Ratzinger,

nel libro«Accanto a

Giovanni Paolo IIGli amici e i collaboratori

raccontano»edizioni Ares, a cura diWlodzimierz Redzioch

CHIESA NOSTRA MADRECHIESA NOSTRA MADRE

RatzingerLa mia vita

con sanKarol Wojtyła

GiovanniPaolo II,appena eletto,riceve il salutodel card.J. Ratzinger.

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4 Santità, lei ha apertol’iter per la beatificazione

con anticipo sui tempi stabilitidal Diritto canonico. Da quan-to tempo e in base a che cosa siè convinto della santità di Gio-vanni Paolo II?

«Che Giovanni Paolo II fosse unsanto, negli anni della collabora-zione con lui mi è divenuto divolta in volta sempre più chiaro.C’è innanzitutto da tenere pre-sente naturalmente il suo intensorapporto con Dio, il suo essereimmerso nella comunione con ilSignore di cui ho appena parlato.Da qui veniva la sua letizia, in

Ho provato sin dall’inizio unagrande venerazione e una cordia-le simpatia per il Metropolita diCracovia. Nel pre-conclave del1978 egli analizzò per noi in mo-do stupefacente la natura delmarxismo. Ma soprattutto perce-pii subito con forza il fascinoumano che egli emanava e, dacome pregava, avvertii quantofosse profondamente unito aDio».

4 Quali erano i tratti sa-lienti della spiritualità di

Giovanni Paolo II?

«La spiritualità del Papa era ca-ratterizzata soprattutto dall’in-tensità della sua preghiera e per-tanto era profondamente radica-ta nella celebrazione della SantaEucaristia e fatta insieme a tuttala Chiesa con la recita del Brevia-rio.Nel suo libro autobiografico Do-no e mistero è possibile vederequanto il sacramento del sacer-dozio abbia determinato la sua

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vita e il suo pensiero. Così la suadevozione non poteva mai esserepuramente individuale, ma erasempre anche piena di sollecitu-dine per la Chiesa e per gli uomi-ni. Il compito di portare Cristoagli altri stava ancorato al centrodella sua pietà.Tutti noi abbiamo conosciuto ilsuo grande amore per la Madredi Dio. Donarsi tutto a Maria si-gnificò essere, con lei, tutto per ilSignore. Così come Maria nonvisse per se stessa ma per Lui, al-lo stesso modo egli imparò da leie dallo stare con Lei la completae pronta dedizione a Cristo».

SEI PASSATO

A Giovanni Paolo IISei passato con la fiaccola ardentehai acceso i cuori della gente;hai percorso città e Continentihai sconvolto tutte le menti.

Sei venuto come un fiume in pienadi carità, mansuetudine, bontà;hai toccato ogni angolo di terraperché il mondo divenisse una serra.

Sull’onda di Cristo Signorehai annunciato parole d’amore;alle tue «sentinelle del mattino»sei stato sempre vicino.

Con ritmi e suoni diversihai cantato soavi canzoni;ti sei fatto di Dio il giullarecon la grinta d’attore solare.

Hai portato nella Roma eternai santi nelle urne più belle;hai chiamato amici e nemicie tutti, tutti son venuti felici.

Hai scalato le vette più altecon lo zaino colmo d’umanità;la piccozza t’ha sostenutotra sentieri e rivi temuti.

Hai scritto 16 lettere enciclicheimbevute di mistico afflato;hai donato a tutti il tuo cuorecon lo spirito di Dio Signore.

E quando alla porta ha bussatoil dolorel’hai accolto con sommo onore:del «Gemelli» sei stato ospite illustreper ben... ben... cinque lustri.

Hai pregato la Vergine Madrecoronata di luci e di stelle;il tuo cuore ha vegliato in preghieraaspettando umilmente l’ultima sera.

Ora sei con gli Angeli e Santimentre innalziamo fulgidi canti;aspettaci tutti all’ingressodel Paradisoe donaci sempre il tuo sorriso.

A. A. Tozzi

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mezzo alle grandi fatiche che do-veva sostenere, e il coraggio conil quale assolse il suo compito inun tempo veramente difficile.Giovanni Paolo II non chiedevaapplausi, né si è mai guardato in-torno preoccupato di come le suedecisioni sarebbero state accolte.Egli ha agito a partire dalla suafede e dalle sue convinzioni edera pronto anche a subire deicolpi. Il coraggio della verità è aimiei occhi un criterio di prim’or-dine della santità. Solo a partiredal suo rapporto con Dio è possi-bile capire anche il suo indefessoimpegno pastorale. Si è dato conuna radicalità che non può esse-re spiegata altrimenti. Il suo im-pegno fu instancabile, e non solonei grandi viaggi, i cui program-

mi erano fitti di appuntamenti,dall’inizio alla fine, ma anchegiorno dopo giorno, a partiredalla Messa mattutina sino a tar-da notte. Durante la sua primavisita in Germania (1980), per laprima volta feci un’esperienzamolto concreta di questo impe-gno enorme. Per il suo soggiornoa Monaco di Baviera, decisi per-tanto che dovesse prendersi unapausa più lunga a mezzogiorno.Durante quell’intervallo mi chia-mò nella sua stanza. Lo trovaiche recitava il Breviario e gli dis-si: “Santo Padre, lei dovrebbe ri-posare”; e lui: “Posso farlo in Cie-lo”. Solo chi è profondamente ri-colmo dell’urgenza della sua mis-sione può agire così [...]».

PietAnzee cAnti PolAcchi

A nAtAle

Ventidue sono le testimonian-ze raccolte nel libro di W.Redzioch. In quella dell’arci-vescovo di Leopoli dei Latini,monsignor Mieczysław Mo-krzycki, che negli ultimi anniha servito il Pontefice nella se-greteria particolare, emergonoscorci di vita domestica. «IlSanto Padre – racconta, rievo-cando il tempo natalizio – citeneva tantissimo a passare lefeste in un clima familiare, se-condo le tradizioni polacche.Cominciava la serata accen-dendo una candela alla fine-stra. Compiuto quel gesto, sileggeva un brano del Vange-lo, e solo allora aveva inizio lacena: secondo la consuetudi-ne si preparavano dodici pie-tanze polacche. Dopo cena cidedicavamo ai canti di Natale.Al Papa piaceva tanto canta-re: lo facevamo ogni sera pertutto il periodo natalizio. Nonc’erano i regali sotto l’albero aNatale perché anche sottoquesto aspetto noi seguivamola tradizione polacca, per laquale i doni li porta san Nicolail 6 dicembre».

4 Che cosa prova intima-mente oggi che la Chiesa

riconosce ufficialmente la san-tità del «suo» Papa, GiovanniPaolo II, di cui è stato il piùstretto collaboratore?

«Il mio ricordo di Giovanni Pao-lo II è colmo di gratitudine. Nonpotevo e non dovevo provare aimitarlo, ma ho cercato di porta-re avanti la sua eredità e il suocompito meglio che ho potuto. Eperciò sono certo che ancora og-gi la sua bontà mi accompagna ela sua benedizione mi protegge».

n

«Ho sempre saputo che era un santo...»(Benedetto XVI, papa emerito, dice di Giovanni Paolo II).

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severo, dall’abbigliamento sobrioma curato, come ci appare dal-l’unica istantanea giunta fino anoi; non è solo la figura dell’au-tentico montanaro dedito allacura della sua numerosa famigliae al lavoro delle proprie terre, maanche la persona autorevole e sti-mata dalla sua comunità per ilbuon senso, la sobrietà e l’inte-grità morale.Ecco come lo descrive don Luiginelle sue memorie autobiografi-che: «Il capo di casa Guanella Lo-renzo, di Tomaso, è un tipo di

montanaro vestito sempre allaspagnuola anche quando dagli al-tri si intese seguire le mode nuove;di colorito sano appariscente, diun carattere fermo e inconcussocome le rocce del Calcagnolo(monte di fronte a Fraciscio) checirconda.Per circa ventiquattro anni fu pri-mo deputato e sindaco nel comu-ne di Campodolcino. Il LorenzoGuanella era di tale veduta chenessuno meglio.Era sempre l’ultimo a parlare el’ultima parola era la sua anche al

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Don AdrianoFolonaro sdc*

P

F AMIGLIA GUANELLIANAFAMIGLIA GUANELLIANA Storia Spiritualità Carisma

Pa’ LORENZODue importanti anniversari di pa’ Lorenzo,

papà di don Guanella

* Agenda di famiglia - Provincia SacroCuore - 1 febbraio 2014.

Nello scorso mesedi gennaio

abbiamo potutoricordare

due date guanellianeche riguardano

Lorenzo Guanella,padre del nostro

Fondatore:i 140 anni dalla mortee i 190 dal matrimoniocon Maria Bianchi.

Fraciscio (Sondrio).Interno Casa Guanella:

la stüa.A sinistra le fotodi pa’ Lorenzo

e mamma Maria.

a’ Lorenzo era nato il 2aprile 1800 da Tomaso eMaria Orsola Buzzetti,primogenito di quattro

fratelli; il 21 gennaio 1824 sposòMaria Bianchi, di sei anni piùgiovane e dalla quale ebbe tredicifigli. Morì a Fraciscio il 22 gen-naio 1874.Un uomo imponente, dalla fron-te spaziosa e dai piccoli occhi pe-netranti, dall’aspetto dignitoso e

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loro confronti erano assai pro-fondi: egli conservò «sempre ver-so i suoi genitori una dolce e affet-tuosa memoria, come si potevabene arguire dal modo, e dallacommozione colla quale ce ne par-lava, commozione che talvolta ar-rivava fino alle lacrime».Ai genitori, nel 1880 (poco dopola scomparsa della madre, avve-nuta il 18 settembre 1879), dedi-cò una delle sue operette più bel-le e più significative Andiamo al

confronto di autorità mandamen-tali o provinciali, perché sapeva diessere sicuro e giusto nelle vedutee proposte sue.Manco dire che nella sua famigliadi tredici figli era come sacerdote ere perché leggeva, a così dire, nelcuore di tutti e li voleva crescerealla virtù, alla obbedienza, al lavo-ro. [...]La figura di Lorenzo Guanella,morto a 74 anni [...] si ricorda conpiacere ancora adesso e si augure-

preziosa dai molteplici riflessi, va-riegata, con striature chiaramenteindividuabili, e tutte quante fuseinsieme in una proprietà fonda-mentale – la “forza” – che, dettodella pietra, bisognerebbe chiama-re “durezza compatta”, motivo diresistenza e di solidità nella suabellezza».Una figura che senz’altro ispira-va sicurezza, stabilità e forza, an-che se era poco incline alla tene-rezza. La sua severità veniva pe-

rebbero i più di averlo presente co-me modello di governo e di rettacoscienza».Di questo vivido ritratto ha scrit-to don Domenico Saginario: «Unforte quadro del suo papà, non c’èdubbio fatto con sobrietà e amore:un uomo di vigore, cui l’autorevo-lezza di sindaco conferiva ulterio-re peso al suo ruolo di “capo” nel-la famiglia.Questa personalità così ricca, anzisovrabbondante nella sua compo-sizione di doti e di caratteri, si po-trebbe paragonare ad una perla

rò ampiamente mitigata dall’af-fabilità e dalla dolcezza di mam-ma Maria: due polarità differentie complementari, capaci di crea-re un buon equilibrio e una gran-de armonia in famiglia. La fami-glia di un futuro Santo.Ormai anziano, don Luigi con-fessava ai suoi confratelli che «laProvvidenza [...] gli diede genitoricristiani, che gli apprendesseroquelle virtù di pietà e di amore allavoro e al sacrificio».L’amore, la stima e l’ammirazio-ne, la devozione di don Luigi nei

Padre. Inviti famigliari a ben reci-tare l’orazione del Pater noster.«Alla cara memoria / dell’ottimogenitore / Lorenzo Guanella / edella diletta genitrice / MariaBianchi / che si congiunsero incielo / ad implorare benedizione /ai loro figli». n

Fraciscio, Monumentoalla famiglia Guanella.

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AA.VV.*

il cuore grande, ma sa mostrarlo enasconderlo al momento opportu-ne... è una pianta di scorza ruvidache annida un midollo prezioso»(don Guanella).Fu poi la cofondatrice delle Fi-glie di S. Maria della Provviden-za e la prima Superiora generale.«Don Guanella era solito dirmi: Èlei (suor Marcellina) la vera fon-datrice della Congregazione e dellesue opere. Mi dichiarava: Senzasuor Marcellina e del suo giudizioio non prendo nessuna decisione;essa ha occhio tale che se mi dice:Quella Casa è da fondarsi, sonocerto che è ben fondata; se mi di-ce: Quella suora o ricoverata inquella Casa non conviene, lamando altrove e dal suo giudiziomi assicuro del buon esito» (M.Albini Crosta).

Dopo la scomparsa di don Gua-nella, suor Marcellina restò fede-le custode del suo spirito e deisuoi insegnamenti, continuandoa guidare la Congregazione fem-minile fino al 1925.«L’amatissimo Superiore don Lui-gi Guanella, quando dal letto deisuoi dolori aspirava al Cielo, a chigli faceva osservare che, partendo-sene lasciava tanti figli orfani diPadre, amabilmente rispondeva:Vi lascio una buona Madre, suorMarcellina! Non temete».Suor Marcellina trascorse gli ul-timi anni in ritiro e in preghieranella Casa Divina Provvidenza aComo. Le sue spoglie mortali so-no conservate nella Cappella del-le Suore guanelliane in Casa Ma-dre a Como-Lora.«Una magnifica esistenza... colla-

S

Storia Spiritualità Carisma

MadreMARCELLINA BOSATTA«Il braccio destro di don Luigi»

Ven. Mons. Aurelio Bacciarini

Seguendo la beata Chiara Bosatta

Seguendo suor Chiara...,facciamo memoria grata

di Madre Marcellina Bosatta,sorella amata della beata Chiara

e cofondatrice,con san Luigi Guanella,

della nostra Congregazione.

* da «I Testimoni» - Inserto della sche-da n. 1/2014 - 3.

(Pianello del Lario, 21 marzo 1847 - Como, 4 febbraio 1934)

F AMIGLIA GUANELLIANAFAMIGLIA GUANELLIANA

Una buona Madre

orella maggiore di suorChiara, suor Marcellinaaffiancò don Guanella intutta la sua opera di cari-tà. Fu consigliera avve-

duta e confidente fidata fin dagliinizi a Pianello del Lario, dovegià era Superiora della piccolacomunità fondata da don CarloCoppini.«Marcellina è maggiore sorella: èbuona conoscitrice, è buona mer-cantessa nel trattare le buone mer-ci che la riguardano. È una donnasemplice, educata alla patriarcale,imperturbabile sempre, ogni suaparola è quasi una sentenza... ha

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tà di salvare l’uomo bisognoso.E ha realizzato questo, diremmo,senza che lei se ne accorgesse,senza fare grandi piani umani diprevisione di futuro o grandiprogetti basati su intuizioni oaspirazioni particolari.Fu una donna che ha lasciatoagire Dio nel quotidiano e nellecircostanze della vita.Don Guanella e suor Marcellinasi intesero sulla base di valoriprofondi che dovevano costituireil patrimonio spirituale delleCongregazioni Guanelliane, valo-ri che le due anime hanno sem-pre considerato come la ricchez-za più grande da custodire, an-che a costo di sofferenze e di in-comprensioni.Credo che il più bel dono dellaProvvidenza sia stato proprioquello di dare alle due Congrega-zioni il carisma della carità,

boratrice intelligente e fedele didon Guanella, Padre nostro, di ungrande cuore che ha palpitatod’amore per Dio e ha profuso in-torno a sé tesori di bontà incom-parabile. Ci ha lasciato il devoto efedele richiamo alla figura e allospirito del Fondatore che parevavedesse sempre davanti a sé (suorRosa Colombo).

Suor Franca Vendramin fsmp

Una donna della Provvidenza

Credo che suor Marcellina siastata una donna della Provviden-za sia per don Guanella, sia spe-cialmente per permettere a Diodi compiere i suoi disegni in unconcreto campo della sua volon-

Camlago, frazione di Pianello.Figlie di S. Maria della Provvidenzasui passi delle prime consorelle.

Pianello del Lario.Parrocchia di S. Martino.

«Tutto passa!

Non bisogna più pensare al passato,

ma solo all’avvenire,

cioè al bene che c’è ancora da compiere».

Suor Marcellina Bosatta

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ognuno ha potuto ricevere doniinestimabili di insegnamento e ditestimonianza di quei beni e va-lori che non passano.Tanto è stato il bene ricevuto;tutti sono stati prodighi nel rico-noscere, nel raccontare, la pre-ziosità e il valore della presenza edel beneficio ricevuto.Chi non ha cantato con il cuore enon ha ringraziato il Signore chesi è servito di eventi e circostanze

componendo due forti personali-tà spirituali, in modo che la cari-tà di Dio arrivasse ai poveri ar-ricchita dalle due componenti es-senziali per creare un vero climadi famiglia: quello paterno, vigo-roso, di don Luigi e quello mater-no, più nascosto di suor Marcel-lina.Don Guanella aveva una vera ve-nerazione per la Madre Superio-ra: la considerò sempre una fede-le interprete del suo spirito e nericercò il consiglio. Durante gliultimi suoi anni, suor Marcellinavolle ritirarsi a Como, presso latomba del Padre: un gesto signi-ficativo che esprime gratitudineai disegni di Dio che l’aveva volu-ta cofondatrice a fianco di donGuanella, anticipo certo dellasua unione con lui in Cielo.

Padre Alfonso CrippaSuperiore generale sdc

Guanelliane oggi, sui luoghi delleprime Sorelle.

A cura della comunità religiosa

P

F AMIGLIA GUANELLIANAFAMIGLIA GUANELLIANA Storia Spiritualità Carisma

CENTO ANNIDI VITA E DI STORIA

a Laureana di Borrello - RC

Convegno su san Luigi Guanellae san Gaetano Catanoso,

a Galatro (Reggio Calabria).

Passaggio al secondocentenario

er Laureana festeggiare ilCentenario significa ren-dere presente un vissutodi dono e di grazia rice-vuto dalla presenza del -

l’Opera di Don Guanella.Un Santo ha percorso le sue stra-de, lasciando ed elargendo dalSignore benedizioni copiose.Giorno dopo giorno, dall’operosi-tà e dall’amore delle Figlie diSanta Maria della Provvidenza,

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per far nascere una così fruttuo-sa opera a Laureana?Le risorse, la professionalità edu-cativa e formativa, le attitudini el’impegno delle suore sono statedevolute largamente ai più picco-li della Scuola dell’Infanzia, al-l’arte del ricamo, all’athelier, laprofessione ad alti livelli eranoper le giovani che frequentavanola Scuola di Lavoro.La missione pastorale, instancabi-le, era per gli incontri di formazio-ne cristiana, di catechesi ai fan-

Il 28 dicembre 1908, un altro dei ricor-renti terremoti che devastano da mil-lenni le nostre terre distrusse le città diReggio e di Messina, arrecando gra-vissimi danni anche ai paesi e alle cit-tadine che si affacciano sullo Stretto osono poste sulla fascia inferiore delMare Tirreno. I morti si contarono adecine di migliaia e così pure i disper-si, perché un maremoto, successivo alterremoto, spazzò le coste della Cala-

bria e della Sicilia e inghiottì chi,

sfuggito alla morte, si era recato sullariva in cerca di scampo.Un’antica famiglia di Laureana avevamandato un suo figlio decenne – uni-co vivente di sei fratelli – a studiarenel Collegio dei Salesiani di Messina;di lui, dopo dolorose settimane di ri-cerche, non si trovò più nulla. Con lascomparsa di Domenico LacquanitiArgirò una delle più nobili e ricche fa-miglie di Laureana rimaneva senzaeredi e si estingueva.

Gli afflitti genitori, cav. Nicola Lacqua-niti Argirò e la signora MarianninaGrillo Taccone, per ricordare la me-moria del figlio perduto, decisero difondare un Asilo Infantile per i bimbidel paese. Così l’Opera si chiamò al-l’inizio e questa denominazione di«Asilo» la portò sino al trasferimentodel nuovo edificio, costruito a cavallotra il 1950 e il 1960; da allora divenne«Scuola Materna» o, come si diceoggi, «Scuola dell’Infanzia».

CENNI STORICI

ciulli in preparazione ai sacramen-ti e alle aggregazioni giovanili.Per tutte queste iniziative la co-munità delle suore era il cuorepulsante, il faro del paese doveognuno poteva guardare, il luogodove sentirsi a casa e nello stessotempo crescere veramente in sa-pienza e grazia.Anche gli anziani e gli ammalatiricevevano conforto, sollievo eaiuti dalle innumerevoli premureche gli riservavano.In questo anno che ci proietta alsecondo centenario, le numeroseiniziative svolte ci hanno fatto ri-vivere e quasi rendere presente

in un solo tempo ciò che è tra-scorso in cento anni.L’apertura è avvenuta il 28 di-cembre 2012 con la presenza delVescovo mons. Francesco Militoe numerosi sacerdoti, dopoun’accurata preparazione spiri-tuale che lasciava alle spalle lagrandiosa festa della canonizza-zione di san Luigi Guanella, av-venuta il 23 ottobre del 2011.Due convegni importanti sonostati fatti; uno a Galatro: «Con-fronto tra san Gaetano Catanoso esan Luigi Guanella» ed un altroconvegno storico a Laureana:«Cento anni di presenza Guanel-liana a Laureana di Borrello».Relatori di alto livello si sono av-vicendati in ambedue i convegni:nel primo, il Vicario generale donUmberto Brugnoni, don NinoMassara, Ferdinando Mamone(per san Luigi Guanella) e suorDaniela Maesano, don PaqualeGalatà (per san Gaetano Catano-so); nel secondo, Ferdinando Ma-mone, suor Michela Carrozzino,don Nico Rutigliano, suor Anto-nietta Policicchio ed altri.Non è mancata la presenza deidue parroci don Giuseppe Cali-mera e l’arciprete don VincenzoFeliciano. Ha svolto la funzionedi moderatore il sig. Pietro Ozi-mo, presidente regionale deiCooperatori Guanelliani e non è

Convegno storico a Laureana di Borrello (Reggio Calabria).

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mancata la presenza e la fattivacollaborazione dei Cooperatoridella Provincia.Nell’arco di questo centenario,Laureana in primis, San Fer -dinando e Galatro hanno vissutogiornate intense di spiritualitàguanelliana, di preghiere, di ve-glie, di incontri e di manifesta-zioni per la preziosità della pre-senza delle reliquie di san LuigiGuanella, portate ed accompa-gnate in questo pellegrinare dalSuperiore generale don AlfonsoCrippa, dal Vicario generale donUmberto Brugnoni e da alcunisacerdoti Servi della Carità, non-ché dalle suore Figlie di SantaMaria della Provvidenza.Molto significative ed impegnati-ve le riflessioni del nostro Vesco-vo mons. Francesco Milito du-rante l’omelia della chiusura delcentenario.Due figure sono state puntua -

lizzate: Erode e don Guanella.«Opposizione stranissima! Direb-be qualcuno: un diavolo e l’acquasanta»! «Erode è tristemente fa-moso per quanto ha compiuto perla strage degli innocenti (28 di-cembre Festa dei Santi Innocenti),facendo un atto di grande empie-tà...».«Don Guanella non appartiene anessuna dinastia regale, non hada difendere privilegi, non ha po-teri particolari. Ma la sua forzadove sta? Sta in quell’aver dato finda piccolo la vita al Signore». «Lasua unica potenza si basa su unafiducia illimitata, diremmo scon-certante, nella Provvidenza»; «hapensato agli ultimi, ai diseredati,ai bisogni degli altri».Inoltre, il Vescovo ci ha invitatead interrogarci sui bisogni dellanostra zona oggi, augurandoci di«essere sempre fedelissime al vo-stro carisma, cosicché attraverso

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don Guanella la Provvidenza siain atto continuo».Anche il messaggio che il Vesco-vo ha lasciato scritto è ricco disignificato:

«Nel Secondo Centenario,l’Opera Guanelliana a Laureana di Borrello,sotto la protezione del Santo Fondatoree la celeste protezione di san Pio X,che – nel suo grande amore per la Calabria –qui fortemente la volle,VIVAT CRESCAT FLOREAT.Con animo e cuore benedicente e grande stima.

@ Francesco MilitoVescovo di Oppido Mamertina -

Palmi»

Laureana, 28 dicembre 2013.

Mostra:memoria storicae testimonianza

Apprezzamenti notevoli e di ele-vato interesse per l’apporto chequesta istituzione offre al paesesono state espresse dal Sindacoprof. Paolo Alvaro.

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La carica emotiva e spirituale ri-cevuta dalla grande figura di sanLuigi Guanella è stata per lui unarricchimento personale e coin-volgente.L’allestimento della mostra stori-ca, curata dalle suore e dal sig.Antonino Dimondo, ha fatto rivi-vere a tutti momenti di grandevalore, di profondi sentimenti distima, di impegno, di dedizionedelle prime consorelle.

– numerosi scritti importanti,emergono: il Missale Roma-num ed. 1913;

– L’Anima di san Pio X, di mons.Vittorino Facchinetti;

– l’Opuscolo contenente i docu-menti della Fondazione del1912 della Scuola dell’InfanziaDomenico Lacquaniti Argirò emolti altri;

– pergamene di riconoscimenti eapprezzamenti in occasione ditappe importanti: 25o - 50o -75o - 100o di Fondazione;

– negli Album fotografici espo-sti, molte persone hanno rivi-sto i loro antenati, si sono ri-trovati ed hanno vissuto nellamente i loro percorsi giovanilidi formazione, di crescitaumana, spirituale e di aggrega-zione;

– suppellettili, galloni, tovaglie,stole e altro finemente ricama-te dalle nostre suore e vari ci-meli appartenuti all’Opera inquesti cento anni di storia han-no fatto affiorare un vissutoche gli altri hanno consegnatoa noi come reliquia, per custo-dirla e per proiettarla verso ilfuturo.

In tutte queste iniziative e tappe,siamo state onorate e omaggiatedella presenza dei discendenti eparenti della famiglia Lacquaniti,i signori Muscari Tomajoli.Il grazie per questi festeggiamen-ti va innanzitutto al Signore chesi è servito di una storia tristeper far nascere un’opera a bene-ficio dei piccoli. Un’opera che,attraverso due santi, san Pio X esan Luigi Guanella, si è sviluppa-ta a sollievo dei coniugi Lacqua-niti, che l’hanno voluta per per-petuare la memoria del figlio Do-menico, tragicamente morto du-rante il terremoto del 28 dicem-bre 1908 e per testimoniare il lo-ro amore per la loro terra e i suoiabitanti.Un grazie alle suore che hannosaputo seminare tanto granobuono, che oggi noi possiamoraccogliere.Questo grano che abbiamo trale mani è per il futuro che ci at-tende. n

Che dire dell’operosità, dello spi-rito, dell’amore che hanno profu-so per questa opera suor MariaHabicher, suor Maria Bonalumi,suor Giulia Soressi, suor Cateri-na Fonte, suor Franceschina DiCeglie e di tante altre, di tutte?Numerosi oggetti sono statiesposti, in particolare le foto ori-ginali dei coniugi Lacquaniti del20 maggio 1918, di don LuigiGuanella prima del 1915, di suorMarcellina Bosatta. Questa, data-ta 20.07.1932, porta una dedicamanoscritta e firma: «Ringrazio,saluto e benedico nel Signore lemie care Suore di Laureana diBorrello e tutti gli angioletti del di-letto Asilo D. Lacquaniti. SuorMarcellina Bosatta»;– due stendardi, di cui uno è da-tato dicembre 1912;

– la circolare di Madre Rosa Co-lombo, con indirizzo autenticoscritto col pennino, timbro po-stale e francobollo inviata allaNobil Donna Maria Anna Lac-quaniti per la morte di Madre

Marcellina Bosatta (5 febbraio1934);

– quaderni manoscritti di suorMaria Bonalumi;

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re ai suoi contemporanei: «Recin-tate di un muro Savogno e neavrete un convento».Non è stata certamente una spiri-tualità disincarnata quella cheproponeva don Guanella ai suoi,ma piena di concretezza di cuianche oggi possiamo ammirare leiniziative in favore della sua gen-te: dal muraglione che sostiene ilpiazzale antistante la bella chie-sa, al cimitero arricchito con lelapidi della Via Crucis e da scrittedi massime sacre, dalla casa par-rocchiale adibita a scuola ele-mentare per i bambini e per gliadulti, alle cappelle devozionalisparse sui sentieri che portano aipiccoli terrazzamenti, dove si col-tivava il necessario e il possibilein quel clima.La creatività del popolo di Savo-gno è ben manifesta e apprezzataanche oggi nella bellezza e sensoarchitettonico delle sue costru-

zioni. Ma non possiamo non ag-giungere, come motivo di vanto edi ammirazione per questo singo-lare paesello, il passaggio di unsanto che ha collaborato ad ele-vare i suoi abitanti nello spirito enel vivere con gioia la propria fe-de e nel promuovere la bellezzainteriore e la santità di tante ani-me semplici. Per questa bella im-presa è stato veramente impor-tante l’aiuto avuto dalla sua sorel-la Caterina che con lui è statal’anima che promuoveva la vitaculturale e religiosa del popolo diSavogno.La lettura di questo Quaderno tiaiuti a sentirti vicino all’esperien-za spirituale di don Guanella chevisse qui i suoi primi anni di atti-vità pastorale e imparò anche daisuoi parrocchiani a vivere diProvvidenza e a seguire con fidu-cia quanto il Signore gli indicavae chiedeva. n

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SAVOGNOil paesello amato da san Luigi Guanella

F AMIGLIA GUANELLIANAFAMIGLIA GUANELLIANA Storia Spiritualità Carisma

P. Alfonso Crippa

L

«Per Savogno ho sempre datola mia personae le mie poche sostanze».

San Luigi Guanella

a sera del 7 dicembre2013, a Borgonuovo diPiuro (SO) è stato presen-tato il quaderno «Omag-gio a san Luigi Guanel-

la», curato dalla guanelliana suorFranca Vendramin. Ella ha anchecaldeggiato un ideale gemellaggiotra il paese natale del Santo, Fra-ciscio in Valle Spluga, e quello delsuo primo ministero, Savogno inVal Bregaglia. Qui riportiamo ilsaluto del Superiore generale p. Al-fonso Crippa (nono successoredi san Luigi Guanella al governo della Congregazione religiosa dei Servi della Carità, da lui fondata).

Pellegrino o turista..., se hai avu-to il coraggio di salire a Savognopercorrendo i 2886 gradoni delsuo erto sentiero, certamente po-trai assimilare meglio lo spiritocon cui un tempo, ormai remoto,gli abitanti di questo paesellohanno vissuto la loro vita fatta diessenzialità, di fede, di sacrifici,ma anche di sana convivenza e disolidarietà, di cui sono vere mae-stre le nostre montagne...Tra questi, per sette anni, c’è sta-to anche un santo: san Luigi Gua-nella che nel servizio pastorale aisuoi circa 400 parrocchiani hadato il meglio dei suoi primi annidi sacerdozio, proprio perché, an-che lui montanaro, partecipavaprofondamente delle gioie e delledifficoltà del suo popolo. E a Sa-vogno don Guanella lasciò unaimpronta di zelante pastore cheseppe cogliere e sviluppare l’ani-mo religioso e la spiritualità dellepersone semplici, tanto da far di-

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assolvendo con naturalezza ipropri «compiti», come fossero alei assegnati direttamente dallaMamma celeste, come è semprestata servizievole confidando nel-la divina Provvidenza e dan -do – così – concretezza al «tito-lo» cui è ispirata la Congregazio-ne religiosa, nella quale si eraconsacrata.Lucia, che aveva allevato e edu-cato tre figli secondo i dettami didon Bosco, facendone «buonicristiani e onesti cittadini», ritro-vò l’amica degli anni di scuolacon tutti i suoi immutati valori,per di più arricchita e sublimatadal diuturno e pluriennale eserci-zio di una vita spesa avendo gliocchi fissi all’altra Maria, dellaquale soleva spesso ripetere:«Quanto è bella la Madonna».Ed è proprio della «sua» Madon-na che volle far dono all’amica alloro ritrovarsi: le regalò, cioè,una stampa di un bellissimo qua-dro di Scipione Pulzone, pittorenativo di Gaeta (1540 - 1598), cheè andata a impreziosire la testatadel letto nella camera matrimo-niale di Lucia: trattasi dell’effigiedella Vergine con in braccio ilBambino, patrona delle Figlie diSanta Maria della Provvidenza.Ma i disegni divini non ci sononoti e Maria, ben consapevoleche il male che l’affliggeva da cir-ca 8 anni non le avrebbe lasciatoscampo, il 29 gennaio del 2013nasceva a vita eterna.In Lucia, intanto, l’affetto perl’amica era andato arricchendosidi grande ammirazione per l’ac-cettazione e profferta del propriodolore, quale coerente attestatodi una scelta radicale risalentealla sua professione religiosa ecoerentemente a un’intera vita di

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«SUOR MARIAmi è stata vicina»

Testimonianza

S

Suor Mariain preghiera, a Selma.

La signora Lucia,amica di suor Maria.

crità e discrezione, gioia di cuoree purezza d’animo, ma – soprat-tutto – AMORE!Chi conosce l’Opera FemminileGuanelliana sa che è ispirataall’amore e all’umile servizio; esuor Maria è sempre stata umile,

Suor Maria (Miele) e mamma Lucia,due volti dell’amore

i erano conosciute ascuola: entrambe fre-quentavano l’Istituto Ma -gistrale di Formia.

Maria abitava nella vicina Gaeta.In Gaeta aveva stabilito l’ultimaresidenza anche la famiglia diLucia: un’apparente insignifican-te coincidenza destinata, invece,ad acquistare importanza prima-ria nella sua esistenza.Entrambe schive, timorate, sem-plici, discrete, tenaci e gioiose,non potevano non entrare subitoin sintonia. Però, dopo appenadue anni, le loro strade si divise-ro: Lucia aveva seguito ancorauna volta il padre in uno dei suoitanti trasferimenti, Maria, avver-tendo una «chiamata perento-ria», aveva diretto i suoi decisipassi verso il Signore.Si persero di vista, ma l’apparen-te tenue legame delle loro affini-tà elettive e del loro affetto non sispezzò e lo riscoprirono intattoquando, dopo vari decenni, si ri-trovarono: l’una moglie felice,madre orgogliosa, tenera nonna,operosa catechista; l’altra sposainnamorata di Cristo, laboriosaoperatrice tra le Figlie di SantaMaria della Provvidenza e atten-ta esecutrice dei dettami del fon-datore san Luigi Guanella.Erano mutate nell’aspetto manon nei sentimenti; conservava-no convincimenti e determina-zione, candore e luminosità, ala-

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consacrata, rinuncia e fiduciosoaccoglimento; pertanto, le vennespontaneo rivolgersi a lei, ormaigià volata in cielo, per raccoman-darle una giovane donna che an-dava incontro ad un delicato in-tervento. Tutto andò per il me-glio e Raffaella riprese la sua vitanormale!Affatto timorosa delle proprie«pretese», con la fiducia e l’ami-chevole calore dei loro anni verdisi rivolse ancora all’amica, per ri-chiamare la sua attenzione su diuna persona a lei cara, giovanemamma, in preoccupante preca-rietà di salute e prossima a subi-re una non facile operazione:non fu delusa e Barbara ritornòa occuparsi dei suoi splendidibambini e a dispensare affetti.

Durante il coma lapresenza di suor Maria

Poi accadde che il 7 settembre2013 Lucia stessa fu colpita dauna diffusa emorragia, con con-seguente ematoma cerebrale in-traparenchimale, non operabile.Fu ridotta in stato di coma far-macologico, ma la diagnosi nonlasciava scampo.Due giorni, dopo una nuova TACevidenziò «... la presenza di vastaraccolta ematica temporo paretooccipitale sinistra con iniziale ef-fetto... sui ventricoli e la linea me-diana».I medici, per almeno quindicigiorni, ripetettero che le possi-bilità di sopravvivenza eranopressoché nulle e che nel mi-gliore dei casi sarebbe statopossibile valutare i danni cere-brali che, comunque, sarebberostati enormi, non prima di cin-que o sei mesi.Contrariamente ad ogni previsio-ne, Lucia rimase in coma soltan-to fino al 4 ottobre (meno di unmese) e, una volta risvegliata,confidò al marito (e, in seguito,non soltanto a lui) di conservareun unico ricordo: suor Maria se-duta a piedi del letto, serena co-me sempre, che le diceva: «Lu-cia, non piangere, stai tranquil-

la, io sono qui con te». La rassi-curante presenza aveva placatola sua angoscia, ma ritenne dipoter chiedere all’amica qualco-sa di più: «Maria, se debbo resta-re in questo stato e non esserepiù utile a nessuno, portami viacon te».Ravvisò il sorriso compiacente,a lei noto, sul volto dell’amica,capì che era stata esaudita e...non ebbe più paura.Cosa dire? Non ricordava le sol-lecitazioni professionali dei me-dici che l’avevano in cura né

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La classe del Magistrale, a Formia, di cui suor Maria e Lucia

erano alunne.

quelle amorevoli dei familiari;non ricordava la musica del«suo» Giacomo Puccini che le fa-cevamo ascoltare ogni giorno:non ricordava NIENTE, ma ave-va nitido il ricordo della caraamica suor Maria!Continuò a sorprendere per il ra-pido recupero motorio e intellet-tivo, tanto che l’equipe del repar-to di rianimazione ne accelerò iltrasferimento all’istituto di riedu-cazione, che avvenne in data 8ottobre (un mese appena dall’an-gosciante accadimento).In questa nuova struttura specia-listica suscitò ben presto la me-raviglia dei medici e degli opera-tori, tanto che il Primario del re-parto ebbe ad esclamare: «Signo-ra Lucia, ci sta dando grandisoddisfazioni».

sento, è contenta, come a dirmi:hai visto, Lucia, che ce l’abbia-mo fatta?”.Com’è intuibile, di ciò sono statimessi subito al corrente figli,nuore, nipoti e amici che – cono-scendo Lucia e consci della sua«concretezza» – non hanno mo-strato scetticismo. Come nonhanno mostrato sorpresa coloroche hanno ben conosciuto suorMaria. Semmai, la manifestazio-ne comune è stato uno gioiosostupore avendo ravvisato nel-l’evento uno stato di grazia diffi-cilmente contestabile e noto achi ha il dono della Fede.

Roma, 18 gennaio 2014

In fede

Francesco Sapio

Luci

a

Sr M

aria

Il 29 dicembre fu dimessa, in an-ticipo sulla data prefissata appe-na cinque giorni prima, risanata,autonoma in ogni sua funzioneed efficiente come prima!Erano trascorsi meno di 4 mesidall’infausto evento!Giunta a casa, entrando in ca -mera da letto, rivolta al mari -to ha esclamando: «Come avver-to forte la presenza della miaamica...».Al che: «Ma Lucia che dici, di chiparli?».«Ma di suor Maria! È qui, la

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Nel cinquantesimo di morte,28 marzo 1964-2014

21 giugno 1893nella Basilica diS. Abbondio aComo. InoltreLeonardo nesentì la vici-nanza affettuo-sa durante glistudi ginnasia-li a Pollegio(Canton Tici-no), quelli li-ceali a Luga-no e il perio-do del Semi-nario a Comoe gioì con luiper la propriaordinazione sacerdotale, avvenu-ta l’8 dicembre 1905.Dopo una breve esperienza comeparroco a Rodolo in Valtellina,don Leonardo entrò nella CasaDivina Provvidenza di Como il 15ottobre 1906, accolto a bracciaaperte da don Luigi, che vedevacosì coronato un sogno accarez-zato da tanto tempo. Dopo il no-viziato, il 24 marzo 1908 emise laprofessione perpetua con il Fon-datore nella Congregazione deiServi della Carità nel Santuariodel Sacro Cuore.Don Guanella lo presentò uffi-cialmente durante il Secondo Ca-pitolo della Congregazione, il 22maggio 1912, con queste parole:«Don Leonardo è mio figlioccioperché l’ho battezzato io. È un

gran bravo figliolo, saggio e pru-dente, e si farà onore nella Con-gregazione come voi tutti saretetestimoni».Don Mazzucchi sarà al fianco didon Guanella fino alla morte co-me stretto collaboratore e confi-dente, condividendone non solol’azione di carità, ma anche i ri-cordi, i pensieri, le intenzioni, lepreoccupazioni. Il suo cuore di-venne così lo scrigno delle prezio-se confidenze di don Luigi, e fusempre attento a ricordarne conattenzione e venerazione gliesempi, le parole, le opere, permeditarle, riviverle nella propriavita e poi tramandarle con fedeltàai futuri figli spirituali. Ne nac-quero i Fragmenta vitae et dicto-

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DON LEONARDO MAZZUCCHISecondo successore e biografodel Fondatore

F AMIGLIA GUANELLIANAFAMIGLIA GUANELLIANA Storia Spiritualità Carisma

Adriano Folonaroe Silvia Fasana

C

Como. Don Luigi Guanella con don Achille Grandi.Dietro, il sacerdote giovane don Leonardo Mazzucchi.

inquant’anni fa, il 28marzo 1964, a Como,nella Casa Divina Prov-videnza, moriva don

Leonardo Mazzucchi. Era nato il17 giugno 1883 a Pianello del La-rio, quarto figlio di Domenica eNatale Mazzucchi. Leonardo erafratello minore di Alessandro,che sarà il primo germoglio dellaCongregazione dei Servi della Ca-rità: due fratelli pianellesi uniticon lo stesso destino e con il de-stino di altre due sorelle compae-sane, Marcellina e Dina Bosatta,tutti affascinati dalla figura e dalcarisma di carità del santo parro-co, don Luigi Guanella. Don Gua-nella voleva un gran bene a Leo-nardo, come ad un figlio predilet-to. Gli darà il cuore. Ne trasfor-merà lo spirito. E di questo, Leo-nardo ne fu sempre consapevole;ormai anziano ricorderà: «Nellungo giro di anni – circa un tren-tennio – in cui lo ebbi io pure,dalla casa paterna e dal fonte bat-tesimale alle sue ore estreme, pa-dre e maestro incomparabile, fuiimmediatamente partecipe di tut-to un incalcolabile tesoro di santiaffetti e di doni dello spirito».Da don Guanella infatti Leonardoaveva ricevuto il Battesimo il 21giugno 1883 nella parrocchiale diPianello del Lario; ne sperimentòla guida paterna alla morte delproprio papà Natale; lo ebbe an-che come padrino di Cresima il

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Fu proprio lui a lanciare la pro-posta già nel 1930 dalle paginedel Charitas, nella rubrica «Noti-zie-Disposizioni-Richiami»: «Vo-lendosi per il prossimo anniver-sario di don Luigi allestire defini-tivamente, per desiderio di molti,la camera ov’Egli morì, perchéchi brami la possa devotamentevisitare; preghiamo vivamente,perché ci notifichino e ci tenganoa disposizione quegli oggetti, ap-partenenti al Servo di Dio, checiascuno possegga e di cui poigiudicherà quali più conveniente-mente ivi raccogliere, esporre ecustodire. Per la santa memoriadi don Luigi e a bene comune».Furono allora allestite presso laCasa «Divina Provvidenza», inComo, al secondo piano, sopra la

sacrestia, la camera da letto conl’attiguo studio; mentre a pianoterra, la primitiva sala da pranzodella comunità religiosa, in cuidon Guanella il 27 settembre1915, durante il pranzo fu colpitoimprovvisamente da una graveparalisi, da cui non si sarebbe piùripreso.Lo stesso don Leonardo Mazzuc-chi, quattordici anni dopo, perevitare la dispersione di quantoera appartenuto a don Guanellaed effettuarne un inventario, in-caricò don Martino Cugnasca diinterpellare sia confratelli sia pri-vati che fossero in possesso di og-

rum e anche Le Vie della Provvi-denza, in quanto fu proprio donMazzucchi che convinse donGuanella a dettare la sua autobio-grafia.Don Leonardo fu presente con te-nera sollecitudine all’agonia didon Luigi e ne raccolse un’impe-gnativa eredità: «Un giorno, inun’ora di particolare confidenza,don Luigi, nel suo spirito divina-tore, disse a don Leonardo in to-no di paterna esortazione: “Go-vernerai poi in carità...”. Quel le-gato supremo del padre sarebbestato gelosamente custodito dalfiglio e fedelmente attuato neltempo e nei modi disposti dai mi-rabili disegni di Dio».E così fu. Da Superiore dellaCongregazione (1924-1946) vollesempre richiamare ai confratellila figura luminosa del Fondatorecome maestro da imitare ma so-prattutto come padre da amare.Personalmente lo ricordo, ormaianziano, avanzare tra i ragazzinel grande cortile della Casa ma-dre di Como, rispondendo allepiù svariate domande, o ancheparlando a noi confratelli più gio-vani, e immancabilmente citareaffettuosamente «don Luigi no-stro». Si impegnò presto a pro-muovere e a seguire assiduamen-te il processo per la beatificazio-ne di don Guanella, portandolofino alle ultime fasi.Fedele alla consegna «Tutto ilmondo è patria vostra», portò laCongregazione in America Lati-na, iniziando dall’Argentina.

Raccolse le memorie di don Gua-nella, pubblicandone nel 1920 labiografia fondamentale La vita, lospirito e le opere di don Luigi Gua-nella e curando la ristampa tra il1916 e il 1944 delle sue Operettenella collana Bibliotechina delleOperette ascetico-morali di donLuigi Guanella; per molti anni cu-rò anche l’edizione del periodicoLa Divina Provvidenza e il bollet-tino Charitas, riservato ai confra-telli.Anche l’idea di realizzare un mu-seo dedicato al Fondatore, accan-to al Santuario del Sacro Cuore aComo, è stata di don Mazzucchi.

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Alessandrino Mazzucchi, fratellodi don Leonardo.

getti appartenuti al fondatore, af-finché li segnalassero alla CasaMadre di Como.I confratelli andarono oltre la ca-talogazione degli oggetti persona-li, facendo affluire alla Casa Ma-dre di Como abiti personali, og-getti e paramenti liturgici, ogget-ti, libri, quadri, donazioni, me-morie non solo appartenuti a donGuanella ma anche a personaggiche gli erano stati vicini. Venivacosì a costituirsi una raccolta dioggetti tanto numerosi da richie-dere maggior spazio per l’esposi-zione, ampliata prima negli anniOttanta del secolo scorso e poi si-stemata nel 2007-2008 in occasio-ne del primo centenario dellaprofessione religiosa di don Gua-nella e di don Mazzucchi. n

Como, Sacro Cuore. Tomba dei fratelli Mazzucchi.

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(2 Cor 8, 9). Tutto il camminodella nostra redenzione è segnatodai poveri. Questa salvezza ègiunta a noi attraverso il «sì» di

una umile ragaz-za di un piccolopaese sperdutonella periferia diun grande impe-ro. Il Salvatore ènato in un pre -sepe, tra gli ani-mali, come ac -cadeva per i figlidei più poveri; èstato presentatoal Tempio condue piccioni, l’of-ferta di coloro chenon potevano per-mettersi di pagareun agnello (cfr. Lc2, 24; Lv 5, 7); ècresciuto in unacasa di semplicilavoratori e ha la-vorato con le sue

mani per guadagnarsi il pane.Quando iniziò ad annunciare ilRegno, lo seguivano folle di dise-redati, e così manifestò quelloche Egli stesso aveva detto: «LoSpirito del Signore è sopra dime; perché mi ha consacrato conl’unzione e mi ha mandato a por-tare ai poveri il lieto annuncio»(Lc 4, 18). A quelli che erano gra-vati dal dolore, oppressi dalla po-vertà, assicurò che Dio li portavaal centro del suo cuore: «Beativoi, poveri, perché vostro è il Re-gno di Dio» (Lc 6, 20); e con essi

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Papa Francesco

F AMIGLIA GUANELLIANAFAMIGLIA GUANELLIANA Storia Spiritualità Carisma

IL POSTO PRIVILEGIATOdei poveri e dei deboli nella Chiesa

Anche don Guanella chiamavai poveri e i piccoli

«i beniamini della Provvidenza»

che i poveri hanno nel Popolo diDio, perché anche don Guanellachiamava i deboli i «beniaminidella Provvidenza».

Nel cuore di Dio

Nel cuore di Dio c’è un postopreferenziale per i poveri, tantoche Egli stesso «si fece povero»

C Dall’Esortazione apostolicaEvangelii gaudium

(cfr. nn. 197-201; 209-216)

Bangalore (India), St. Joseph Nivas.Le nostre consorelle fanno festainsieme ai ragazzi del Centro.

ome ormai si conosce be-ne, lo scorso novembre2013 è stata presentata

l’esortazione apostolica di PapaFrancesco Evan-gelii gaudium.Duecentoventi-quattro pagine,una introduzionededicata alla«Gioia del Vange-lo» e poi cinquecapitoli titolati:«La trasformazio-ne missionariadella Chiesa»;«Nella crisi del-l’impegno comu-nitario»; «L’an-nuncio del Vange-lo»; «La dimensio-ne sociale del-l’evangelizzazio-ne» e «Evangeliz-zatori con spiri-to». Un interventoa «tutto campo»in cui il Vescovo di Roma proponesoluzioni ardite, coraggiose ed ef-ficaci nel campo della predicazio-ne, della pratica dei sacramenti,nell’atteggiamento verso i fedeli eil popolo, verso i poveri e i deboli etra questi i nascituri, nel dialogoecumenico e con le altre religioni,nella gestione del governo dellaChiesa. L’Esortazione di PapaFrancesco è indirizzata principal-mente ai fedeli: è un pastore cheparla con il suo gregge.Di seguito riportiamo i paragrafiche trattano del posto privilegiato

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si identificò: «Ho avuto fame emi avete dato da mangiare», in-segnando che la misericordiaverso di loro è la chiave del cielo(cfr. Mt 25, 35s).

L’opzione della Chiesaper i poveri

Per la Chiesa l’opzione per i po-veri è una categoria teologicaprima che culturale, sociologica,politica o filosofica. Dio concedeloro «la sua prima misericordia».Questa preferenza divina ha delleconseguenze nella vita di fede ditutti i cristiani, chiamati ad avere«gli stessi sentimenti di Gesù»(Fil 2, 5). Ispirata da essa, laChiesa ha fatto una opzione per ipoveri intesa come una «formaspeciale di primazia nell’eserci-zio della carità cristiana, dellaquale dà testimonianza tutta latradizione della Chiesa». Questaopzione – insegnava BenedettoXVI – «è implicita nella fede cri-stologica in quel Dio che si è fat-to povero per noi, per arricchircimediante la sua povertà»...Il nostro impegno non consisteesclusivamente in azioni o in pro-grammi di promozione e assisten-za; quello che lo Spirito mette inmoto non è un eccesso di attivi-smo, ma prima di tutto un’atten-zione rivolta all’altro «consideran-dolo come un’unica cosa con sestesso». Questa attenzione d’amo-re è l’inizio di una vera preoccu-pazione per la sua persona e apartire da essa desidero cercareeffettivamente il suo bene. Questoimplica apprezzare il povero nellasua bontà propria, col suo mododi essere, con la sua cultura, conil suo modo di vivere la fede...Dal momento che questa Esorta-zione è rivolta ai membri dellaChiesa Cattolica, desidero affer-mare con dolore che la peggiordiscriminazione di cui soffrono ipoveri è la mancanza di attenzio-ne spirituale. L’immensa maggio-ranza dei poveri possiede unaspeciale apertura alla fede; han-no bisogno di Dio e non possia-mo tralasciare di offrire loro lasua amicizia, la sua benedizione,

la sua Parola, la celebrazione deiSacramenti e la proposta di uncammino di crescita e di matura-zione nella fede. L’opzione prefe-renziale per i poveri deve tradur-si principalmente in un’attenzio-ne religiosa privilegiata e priori-taria.

«Dov’è tuo fratello?»(Gen 4, 9)

Gesù, l’evangelizzatore per eccel-lenza e il Vangelo in persona, siidentifica specialmente con i piùpiccoli (cfr. Mt 25, 40). Questo ci

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«Dov’è il tuo fratello schiavo? Dov’è quello che stai uccidendo ogni giornonella piccola fabbrica clandestina, nella rete della prostituzione,

nei bambini che utilizzi per l’accattonaggio, in quello che deve lavoraredi nascosto perché non è stato regolarizzato? Non facciamo finta di niente.

Ci sono molte complicità» (Papa Francesco).

Emilio Longoni. Chiusi fuori scuola.Emilio Longoni. Chiusi fuori scuola.

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ricorda che tutti noi cristiani sia-mo chiamati a prenderci cura deipiù fragili della Terra...È indispensabile prestare atten-zione per essere vicini a nuoveforme di povertà e di fragilità incui siamo chiamati a riconoscereCristo sofferente, anche se questoapparentemente non ci porta van-taggi tangibili e immediati: i sen-za tetto, i tossicodipendenti, i rifu-giati, i popoli indigeni, gli anzianisempre più soli e abbandonati,ecc. I migranti...; come sono bellele città che superano la sfiduciamalsana e integrano i differenti, eche fanno di tale integrazione unnuovo fattore di sviluppo! Comesono belle le città che, anche nelloro disegno architettonico, sonopiene di spazi che collegano, met-tono in relazione, favoriscono ilriconoscimento dell’altro!Mi ha sempre addolorato la situa-zione di coloro che sono oggettodelle diverse forme di tratta dipersone. Vorrei che si ascoltasse ilgrido di Dio che chiede a tutti noi:«Dov’è tuo fratello?» (Gen 4, 9).Dov’è il tuo fratello schiavo?Dov’è quello che stai uccidendoogni giorno nella piccola fabbricaclandestina, nella rete della pro-stituzione, nei bambini che utiliz-zi per l’accattonaggio, in quelloche deve lavorare di nascosto per-ché non è stato regolarizzato?Non facciamo finta di niente. Cisono molte complicità. La do-manda è per tutti! Nelle nostrecittà è impiantato questo criminemafioso e aberrante, e molti han-no le mani che grondano sanguea causa di una complicità comodae muta.Doppiamente povere sono le don-ne che soffrono situazioni di

esclusione, maltrattamento e vio-lenza, perché spesso si trovanocon minori possibilità di difen -dere i loro diritti. Tuttavia, anchetra di loro troviamo continua-mente i più ammirevoli gesti diquotidiano eroismo nella difesa enella cura della fragilità delle lorofamiglie.

Predilezioni per i nascituri

Tra questi deboli, di cui la Chiesavuole prendersi cura con predile-zione, ci sono anche i bambininascituri, che sono i più indifesi einnocenti di tutti, ai quali oggi sivuole negare la dignità umana alfine di poterne fare quello che sivuole, togliendo loro la vita e pro-muovendo legislazioni in modoche nessuno possa impedirlo. Fre-quentemente, per ridicolizzare al-legramente la difesa che la Chiesafa delle vite dei nascituri, si fa inmodo di presentare la sua posi-zione come qualcosa di ideologi-co, oscurantista e conservatore.Eppure questa difesa della vitanascente è intimamente legata al-la difesa di qualsiasi diritto uma-no. Suppone la convinzione cheun essere umano è sempre sacro einviolabile, in qualunque situazio-ne e in ogni fase del suo sviluppo.È un fine in se stesso e mai unmezzo per risolvere altre difficol-tà. Se cade questa convinzione,

non rimangono solide e perma-nenti fondamenta per la difesadei diritti umani, che sarebberosempre soggetti alle convenienzecontingenti dei potenti di turno.La sola ragione è sufficiente perriconoscere il valore inviolabile diogni vita umana, ma se la guar-diamo anche a partire dalla fede,«ogni violazione della dignità per-sonale dell’essere umano gridavendetta al cospetto di Dio e siconfigura come offesa al Creatoredell’uomo».Proprio perché è una questioneche ha a che fare con la coeren-za interna del nostro messaggiosul valore della persona umana,non ci si deve attendere che laChiesa cambi la sua posizione suquesta questione. Voglio esseredel tutto onesto al riguardo.Questo non è un argomento sog-getto a presunte riforme o a«modernizzazioni». Non è pro-gressista pretendere di risolvere iproblemi eliminando una vitaumana. Però è anche vero che ab-biamo fatto poco per accompa-gnare adeguatamente le donneche si trovano in situazioni moltodure, dove l’aborto si presenta lo-ro come una rapida soluzione alleloro profonde angustie, partico-larmente quando la vita che cre-sce in loro è sorta come conse-guenza di una violenza o in uncontesto di estrema povertà. Chipuò non capire tali situazioni cosìdolorose? n

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«La peggior discriminazione di cui soffrono i poveriè la mancanza di attenzione spirituale...».

Papa Francesco ci insegna ad amarei poveri, che sono «carne di Cristo» enostri fratelli.

«La peggior discriminazione di cui soffrono i poveriè la mancanza di attenzione spirituale...».

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«La lista di Bergoglio»e il suo coraggio

FINESTRE SUL MONDOFINESTRE SUL MONDO

A cura di suorMaria Teresa Nocella

che il giornalista di «Avvenire»,in un primo momento, rimaseperplesso: e se questo velo diomertà nascondesse davveroqualcosa? Ma con pazienza eostinazione riuscì a far risalirealla luce tante storie, che la mo-destia e la discrezione avevanoconservato nell’intimo dei cuori.Storie che Nello Scavo ha decisodi raccontare, perché tutti sap-piano.Ne esce un ritratto di un gesuitaastuto e coraggioso, che a voltetenta l’azzardo e che, nascosta-mente, ha creato una rete semi-clandestina di aiuto ai perseguita-ti, riuscendo a nascondere centi-naia di persone presso il collegiobairense di San Miguel e aiutan-do altri ad espatriare: fughe sullapropria auto di notte; telefonatecriptiche e realizzate da telefonipubblici per evitare intercettazio-ni; corrispondenza fatta recapita-re attraverso originali stratagem-mi; organizzazione di fughe al-l’estero; complicità con diplomati-ci stranieri per l’ottenimento dipassaporti e lasciapassare.Eppure Bergoglio sapeva di ri-schiare la sua vita e la sopravvi-venza della Compagnia di Gesùnegli anni bui della dittatura deigenerali.Dal libro veniamo a conoscere leatrocità del regime dei generali edei loro infiltrati, per i quali an-che i catechisti e i religiosi che siimpegnavano a favore dei poverierano dei sovversivi e marxisti,che meritavano di essere chupa-di, ossia inghiottiti dai militari

fra i primi a smentire seccamen-te le voci su eventuali connivenzedel futuro papa con la dittaturamilitare argentina del generaleJorge Videla, circolate subito do-po l’elezione al soglio di Pietro.Per fugare dubbi e sospetti, Sca-vo decise di partire per BuenosAires. La vicenda sembrava av-volta nel mistero. Della «lista»infatti non c’era traccia. Come seci fosse un tacito patto tra i pro-tagonisti. «Le storie ci sono, madovrai cercartele», gli dicevanoquando tentava di sapere. Tanto

I l libro «La lista di Bergo-glio», edito da Emi e scrittoda Nello Scavo, sta riscuo-tendo successo. Il giornalistadi «Avvenire» tratta in que-

sta sua interessante opera diun’inchiesta che, tramite docu-menti inediti e testimonianze, ri-vela quanto Papa Francesco, al-lora Superiore provinciale dei ge-suiti in Argentina, fece per salva-re molte persone dalle persecu-zioni della dittatura militare. InArgentina i militari presero il po-tere nel 1976 e diedero inizio asette anni di terrore. L’esercitorapiva e uccideva decine di mi-gliaia di persone: il dramma deidesaparecidos.Poche ore dopo l’elezione del ge-suita Jorge Mario Bergoglio a Pa-pa, molti si chiesero se fosse sta-to connivente con il regime o sesi fosse attivato per sostenere iricercati, destinati a finire chu-pados, risucchiati nel nulla e seavesse difeso i suoi stessi semi-naristi, sacerdoti e amici. Il ma-gistrato argentino Alicia Oliveira,severamente tormentata insiemecon la sua famiglia, ha testimo-niato a Nello Scavo che: «Bergo-glio ha fatto espatriare tanti per-seguitati, mettendo a repentagliola sua vita. Aveva un’opinione ter-ribile sulla dittatura, la stessache avevo io».La prefazione del libro è statascritta dal Nobel per la paceAdolfo Perez Esquivel, pacifistaargentino e attivista dei dirittiumani, incarcerato e torturatodurante la dittatura. Egli è stato

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dannati, legati mani e piedi, sonostati gettati vivi nel Rio della Pla-ta. Sono nati così i primi movi-menti dei familiari dei desapare-cidos, il più attivo è stato quelladelle Madri di Plaza de Mayo.Dall’indagine di Nello Scavo ri-sulta che «Bergoglio ne ha salvatimolti, più di quanti egli stessopotesse ricordare».

Intervista a Nello Scavo

Il libro è uscito nell’ottobre 2013.Subito dopo, la radiocronista del-la Rai Vaticana, signora DeboraDonnini, ha intervistato il giorna-lista di Avvenire...

D. -Quante persone ha salvatol’allora padre Bergoglio dal rischiodi finire comedesaparecidos?

Ognuna di queste persone, a suavolta, si dice testimone di alme-no una ventina di salvataggi. Di-ciamo che per prudenza possia-mo affermare che sono più dicento le persone sicuramente sal-vate da padre Jorge Mario Bergo-glio a quel tempo. Poi ci sono isalvati «indirettamente», perchériuscendo ad evitare l’arresto e letorture rivolte a questi giovani, siè evitato che questi potessero fa-re nomi di altri giovani durantegli interrogatori molto violenticui venivano sottoposti quanti fi-nivano nel mirino della dittatura.

D. -Dalla ricostruzione che lei hafatto, emerge che padre Bergogliomise su una rete clandestina, pra-ticamente, il cui perno era il Colle-gio Maximo a San Miguel, nell’areametropolitana di Buenos Aires,

amicizie, di conoscenze, per po-ter ottenere piccoli, singoli favorida ciascuna di queste persone:chi si occupava magari di far ot-tenere i documenti per l’espatrio,chi forniva notizie su arresti e se-questri di persona. Di certo luinascondeva gli studenti, uomini odonne, nel Collegio Maximo diSan Miguel e lo faceva all’oscurodei suoi stessi confratelli gesuiti,dicendo loro che si trattava di ra-gazzi in fase di discernimentospirituale o di seminaristi in riti-ro spirituale. In realtà, durante ilperiodo di «soggiorno» a San Mi-guel, Bergoglio studiava un pianoper permettere la fuga di questepersone e molti, infatti, ci hannoraccontato come hanno potutoraggiungere clandestinamente,per esempio, il Brasile, dove poiuna rete, costituita ancora una

La Cattedraledi Buenos Aires.

per essere malmenati, torturatifisicamente e psicologicamente ofinire i propri giorni in uno deitragici «voli della morte». In set-te anni, questa terribile dittaturamilitare, ha fatto morire 30.000persone. La repressione seguivauna prassi collaudata: sequestro,tortura, uccisione. Spesso i con-

R. - È difficile fare delle stimeprecise, soprattutto perché padreBergoglio di questo non ha maivoluto parlare. Noi abbiamo rac-colto una ventina di testimonian-ze tutte in periodi diversi fra lo-ro, di persone che non si cono-scono e che hanno conosciutoBergoglio in epoche differenti.

dove appunto Bergoglio risiedeva.Egli qui nascondeva delle persone?

R. - Egli aveva organizzato unarete clandestina per il salvataggiodelle persone. Nessuno sarà pro-babilmente mai disposto ad am-metterlo in questa chiave, soprat-tutto Bergoglio, il quale si servivadella sua sfera d’influenza, di

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che Bergoglio fosse coinvolto edè arrivato alla conclusione cheBergoglio non fu assolutamentecoinvolto e che, anzi, si interessòa rischio della sua vita e della suareputazione, per poter ottenere lasalvezza. Tant’è vero che i gesuitisono l’unico Ordine che non haregistrato morti durante la ditta-tura argentina.

D. -Qual è la storia che l’ha colpi-ta di più?

volta dai gesuiti, consentiva l’in-filtrazione verso l’Europa.

D. - Tra l’altro, emerge che Bergo-glio s’impegnò per la liberazionedei due gesuiti rapiti: Yorio e Jalics...

R. - Emerge con assoluta chiarez-za dall’inchiesta che abbiamosvolto, basandoci sulle testimo-nianze dirette ed anche sugli attigiudiziari. Bergoglio s’interessòin prima persona, a rischio perso-

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Ana Gobelin, che furono sposatida Bergoglio. Successivamente,Sergio finì nel mirino della ditta-tura, fu arrestato e torturato pertre settimane e Bergoglio riuscìad ottenerne la liberazione e lofece ricoverare clandestinamentein un ospedale di Buenos Aires.Poi riuscì a farli arrivare in Ita-lia, dove vivono da allora. La lorostoria è molto particolare, perchéracconta il vento nuovo del Con-cilio Vaticano II, che aveva spin-

Plaza de Mayo.nale. Noi per esempio ricostruia-mo un incontro, un faccia a fac-cia molto duro tra padre Bergo-glio e l’ammiraglio Massera, il ca-po della Marina, un uomo terribi-le. A quel tempo, Bergoglio lo af-fronta per ottenere la restituzionedi questi due sacerdoti. Peraltro,uno di essi, padre Jalics, ha svol-to indagini in proprio, perché luiper primo ha sospettato all’inizio

R. - Sono tutte toccanti. Certa-mente colpisce il fatto che a fini-re nell’orbita salvifica di Bergo-glio erano credenti e non creden-ti, giovani e meno giovani. An-diamo da Gonzalo Mosca, cheoggi è un noto sindacalista uru-guayano alla storia di Sergio e

to questi giovani di buona fami-glia a vivere tra i poveri di Bue-nos Aires e, tra l’altro, ci hannorivelato che Bergoglio, ancorauna volta all’insaputa dei confra-telli, abitualmente, svolgeva deiritiri spirituali tra i poveri in unabaracca di lamiera e terra bat -tuta.

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Il premio Nobel per laPace 1980, Adolfo Pé-rez Esquivel, scrivenella sua prefazione allibro Scavo che in unrecente incontro avu-to con Papa France-sco hanno discussodi diritti umani eche il Papa ha pro-nunciato questafrase: «Bisognacontinuare a lavo-rare per la verità,la giustizia e la ri-parazione deldanno commes-so dalle dittatu-re».Inoltre, – prose-gue Esquivel – «abbiamoparlato della speranza che la Chie-sa possa un giorno riconoscere ilmartirologio latinoamericano,di religiosi e di laici che han-no sacrificato la vita in nomedella loro fede e per i loro po-poli. Abbiamo anche commen-tato il caso di monsignor OscarRomero in El Salvador e di pa-dre Carlos de Dios Murias in Ar-gentina, di come ci siano dei pro-cessi di canonizzazione in corso eche possano presto giungere auna risolu zione».

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E noi guanelliani?

Circa l’affermazione di Scavo chesolo i Gesuiti non ebbero a la-mentare morti in quella dittatu-ra, possiamo assicurare che an-che noi guanelliani non siamomai stati implicati direttamente,tranne il caso di don Felice Bor-doni, il quale frequentava unabaraccopoli per celebrare la San-ta Messa e aiutava delle famigliea creare una cooperativa per lacostruzione di abitazioni degne.Sta di fatto che un giorno in cuidoveva partire per l’Italia, in oc-casione di un Capitolo generale,fu fermato dalle autorità militari(sembrava un prete che volessescappare!) e fu portato in unastanza dove gli fecero un interro-gatorio [poiché – come dicevo –

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lavorava in una «villa» (baracco-poli), perciò tacciato come mar-xista]. La domanda provviden-ziale fu: Da chi dipende lei? Ri-spose: Dal Santo Padre!Allora fu lasciato in libertà e potéiniziare il suo viaggio.Sempre in chiave guanelliana,cioè del Dio-Padre che sa trasfor-mare le cose, c’è un bel «fatto diprovvidenza» di quell’epoca: «Ar-gentinos vayamos a las fronte-ras», così era il motto dei militariche invitava i cittadini delle gran-

di città a visitare i diversi confinidi stato per tenere desto

in tutti gli abitantila sovranità nazio-nale ed essere soli-dali con i connazio-nali che abitavanoquelle zone. Allorain pro di tutelare iconfini di stato, lescuole delle grandicittà erano coinvolteper aiutare le scuole difrontiera. Quindi il no-stro istituto tecnico SanJosé di Buenos Aires fudesignato per il confinenordovest dell’Argentina.

Desaparecidos

.

Madri di Plaza de Mayo.

Don Silvio Sperotto, a capo de -gli allievi che all’epoca visitaro -no la zona del confine con la Bolivia, ebbe la magnifica intui -zione di trasformare un’iniziati -va patriottico-militare in una ve-ra azione di carità, dando originea quella che oggi è la comunitàpiù settentrionale dell’Argentina:Casa Divina Providencia, a SanRamón de la Nueva Orán, nel-l’estremo nord dell’Argentina conuna ricchissima storia di Provvi -denza. n

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delle apparizioni, egli si decide.Giunto a Lourdes, entra nella zonadella Grotta. Nel momento in cuipassa davanti alle fontane, una ra-gazza gli porge un bicchiere pienodi acqua di Lourdes. Si stupisce, ebeve; ed eccolo davanti alla Grotta.Un sacerdote sta predicando sulPadre nostro. Quando lo strano pel-legrino sente la frase: «Rimetti anoi i nostri debiti come noi li rimet-tiamo...», il sangue gli dà un tuffo.A grandi passi si allontana dallaGrotta. È mezzogiorno. Dopopranzo, per far passare il tempo,torna a visitare la Grotta. Con ilcuore tormentato, si appoggia adun corrimano che fiancheggia lerampe di accesso. Un sacerdote glisi avvicina e gli dice: «Signore, leiha l’aria molto preoccupata. Possofare qualcosa per lei?». Il suo cuoreè troppo gonfio. Egli racconta, econclude: «Lei capisce bene che perme è impossibile perdonare. Lamia venuta a Lourdes è solo unaformalità. Non è questo che miamoglie avrebbe desiderato». Dopoun lungo silenzio, il sacerdote glidice soltanto: «Mi prometta, peramore di sua moglie, di ritornarealla Grotta prima di riprendere iltreno». Egli promette.Tornando alla Grotta, ha una sor-presa. Gli si avvicina di nuovoquella ragazza che al mattino gliaveva offerto il bicchiere d’acqua:«Signore, lei ha l’aria più tran-quilla». «Signorina, perché questamattina mi ha offerto quel bic-chiere d’acqua?». «Ho visto che leiera tanto tormentato. Ho detto allaVergine: «Io offro il mio pellegri-naggio per quest’uomo!». Sono ve-nuta a Lourdes, perché mio padresta per morire. Ma non è la sua

guarigione che io chiedo. Eglimuore con un terribile rimor -so: quello di aver fatto condanna -re ingiustamente a venti anni diprigione uno dei suoi amici d’in -fanzia».«Ma allora, tu sei Jacqueline?».«Come lo sa?».«Il condannato sono io».La ragazza s’impaurisce, vuole fug-gire. Egli la trattiene. «Non abban-donarmi. Io non lo posso ancorarecitare, ma tu reciterai il Padre no-stro sino alla fine, da parte mia... Eora, andiamo insieme; voglio cer-care di offrire il mio perdono a tuopadre».Questa storia vera si è conclusa aLourdes nell’anno 1958, anno delcentenario delle apparizioni. n

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Dalla grotta di Lourdesla forza del perdono

Dalle testimonianze lourdiane

E

FINESTRE SUL MONDOFINESTRE SUL MONDO

ra l’anno 1944. In un vil-laggio, all’osteria, si discu-teva animatamente dellapartenza delle truppe dioccupazione e della libera-

zione avvenute il giorno prima.Nel calore della conversazione,senza alcun fondamento e unica-mente per distinguersi, qualcunoparla di uno dei suoi compagnid’infanzia: «Se il «maquis» (= or-ganizzazione clandestina di resi-stenza) sapesse ciò che egli ha fat-to durante la guerra, non lo lasce-rebbe stare tranquillo a casa sua».Questa voce si diffonde. Qualchegiorno dopo quest’uomo viene ar-restato. Il tribunale convoca coluila cui parola infelice aveva provo-cato l’arresto. Questi, sconvolto,non osa riconoscere di aver parla-to alla leggera; inventa una frotto-la abbastanza grossa, tanto chel’imputato viene condannato aventi anni di prigione. Il condan-nato sprofonda nella disperazione.Alla moglie che viene a trovarloogni tanto, chiede di non parlarglidi Dio, né della religione. Qualcheanno dopo, il loro unico figlio vie-ne ucciso in Indocina. Poi muoreanche la moglie, a causa di unamalattia e del dispiacere. Vengonoposti i sigilli alla casa, in attesache il carcerato sconti la pena. Nel1957 egli beneficia di una riduzio-ne della pena. Ritorna nella suacasa, che era stata chiusa per me-si. La moglie gli aveva lasciato unalettera. Egli l’apre e vi legge: «Soche non bisogna più parlarti delbuon Dio. Ma ti chiedo, se mi vuoibene, di ritornare ancora una vol-ta a Lourdes, come facevamo ognianno».Nel 1958, l’anno del centenario

Preghiera per le personeche vivono la separazioneSignore, noi ti preghiamo per le coppie divise,per i figli che ne soffrono.

Aiutaci e aiutali nelle prove di ogni giorno.Guarisci tutte le ferite del loro e del nostro cuore.

Aiuta tutti a vivere il sacramento del matrimonio.

Dona alla Chiesa ed alla nostracomunità cristiana la forza di accogliere tutti i separati, qualsiasi sia la loro scelta di vita.

Dona pace alle famiglie divise e consola le persone che non possono più riunirsi.

Amen.

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Questa grottaè diventata, così,

la sede di una mirabilescuola di orazione,

dove Mariainsegna a tuttia contemplare,

con un amore fervido,il volto di Cristo(Giovanni Paolo II,Lourdes - 14/8/2004)

Qui, nella grottadi Massabielle,la Vergine invita Bernadettea recitare il Rosariosfilando Ella stessa i grani.

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derio di andare a casa ogni saba-to pomeriggio con il primo treno,ma non andavo fino al mio pae-se, scendevo prima, in una picco-la stazione e attraversavo i campidirettamente fino ad un vigneto,non il nostro. Un amico di miopadre aveva lì una specie di vil-letta molto graziosa: la chiamavola «Casina delle Fate». Lì tuttoera mio: gli alberi in fiore, la soli-tudine, il canto degli uccelli, ilprato e tutta la bellezza di quellapiccola valle nascosta. Lì scoprii– non ancora la mia anima – maun ciliegio bellissimo.L’albero si trovava dietro l’edifi-cio, sul pendio della collina, fra ifili rigogliosi di un tappeto d’erbasimile alla seta. Era un albero diottima qualità e somigliava adun enorme cespuglio. Il tronco siramificava subito alla base e i ra-

N

VOCI DAL SILENZIOVOCI DAL SILENZIO

P. MarcelBoldizsar Marton ocd

Cominciòcon un ciliegio in fiore

P. Marcel Boldizsar Marton ocd(1887-1966).

ella sua autobiografia,Il Bell’Amore, p. Mar-cello Marton ocd (vedinote biografiche nel ri-

quadro) rilegge la sua vita, dopo25 anni di vita religiosa, alla lucedi Maria simboleggiata dalla Stel-la. Nelle grandi tappe della sua vi-ta, questa Stella si accende, sioscura e risplende ancora. È no-stro desiderio presentarvi alcunesplendide pagine del Bell’Amore,appena ci sarà possibile.In questo numero, vogliamo of-frirvi quanto egli racconta dellaprimavera 1920-21. Il rifiorire del-la sua anima lo vede simboleggia-to in un ciliegio in fiore, nella cuibianchezza contempla il candoredella Mamma celeste.

Negli anni 1920-’21 la primaverafu bellissima. Fui preso dal desi-

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mi formavano quasi una sferaperfetta.Tutti i rami erano coperti di fioribianchi così fitti che sembravanoun soffio. Fu impossibile nonpensare al grande Artista Creato-re. Me ne stavo sotto i rami e go-devo di questa grande bianchez-za. Era come se avessi cessato diesistere... Per me esisteva soloquel mare di fiori bianchi, i peta-li candidi, il loro profumo e il lo-ro colore... Rimanevo lì a guar-

darli per delle ore, ne gioivo esorridevo.Pensavo di essere solo... EppureLei era lì, Lei, la Bianca Signorache mi ricopriva del Suo candoreperché quel candore era santo.Potevo anche pronunciarlo: «Oh,Santo Candore!». Toccavo i peta-li con immensa tenerezza.Era come quando la prima nevecade sulla terra fangosa... Si vedesoltanto la neve, non la terra e ilfango: essi sono scomparsi, nonci vengono neanche in mente. Èsolo la neve, la neve bianca e ni-tida che riempie la nostra animae il nostro cuore ed è l’unica cosache abbiamo. Come posso dire:né il fango, né la terra, ma solo lacandida neve. Tale ero io con ilciliegio in fiore.Con esso, in esso e per esso giun-se il candore celeste e spiritualeche ricoprì la mia anima sporcadi terra e di fango. D’ora in poisarà questo il suo modo di fare...Mi copriva del suo candore. Pocoa poco scoprii che quel «Bianco-re» era un candore celeste. Dopoaver contemplato quei petalibianchissimi, anch’io ero puro. Opiuttosto, non sentivo più di es-sere sporco. Ero puro, ero bianco

come la neve. Ero innocente?Era come se fossi un bambino.Le persone, le vanità e tutto ilmondo ingannevole scompariva-no. Il sabato pomeriggio e tuttala domenica vivevo immerso inuna totale realtà di «sogno» puroe bianco... Alla sera tornavo a casa!Venivano a trovarmi degli amici,degli uomini, ma per me non esi-steva nessuno.Tutto era candido, pulito ed in-nocente. E tutto era... vero. Eronella Verità o guardando nel suoSpecchio, scoprivo la Verità. Misdraiavo spesso sotto il ciliegio ei petali bianchi mi cadevano so-pra. Dimenticavo me stesso,«l’adulto» che ero e ritrovavo il«bambino».Non avevo pensieri particolari.Non filosofavo. Semplicementevivevo, godevo... Amavo!... Checosa amavo? Il Candore. – Ora loso: mi si presentava il Bell’Amo-re. La Madre si manifestava alsuo figlio. n

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Note biografichedel venerabileP. MARCELLOMARTON OCD

(1887-1966)

Il Servo di Dio, Baldassarre Mar-ton, nacque a Kiskomárom, in unvillaggio a sud-ovest dell’Ungherianei pressi del lago Balaton, daGiorgio e da Teresa Köo, il 9 set-tembre 1887. Dopo i primi anniscolastici presso i Premostratensidi Keszthely, continuò i suoi studia Nagyszombat, dove per la pri-ma volta scoprì l’amore di Dio.

Da giovane studente universitarioalla Facoltà di lingue e letteraturaa Budapest, perse la fede tantoda non praticarla per ben 16 anni.Dopo gli studi universitari insegnòlingua ungherese, greca e latina invari licei in Ungheria e viaggiò indiversi paesi dell’Europa per sod-disfare la sua sete di cultura.Durante la I Guerra Mondiale sipresentò in sostituzione di un suocollega, padre di famiglia, e cosìfu inviato al fronte in Albania. Di ri-torno dalla guerra, continuò l’inse-gnamento e iniziò per lui un lungoprocesso di conversione che siconcluse all’età di 38 anni. Entrò,quindi, nel Carmelo Teresiano edopo la sua formazione fu ordina-to sacerdote nel 1930.Ricoprì vari incarichi, tra cui quellodi maestro dei novizi per ben 13

anni, compito che svolse congrande amore di padre. Fu rino-mato predicatore in tutta l’Unghe-ria e padre spirituale di autorità ci-vili ed ecclesiastiche, tra cui ilcard. J. Mindszenty che volle apri-re, dopo la sua morte avvenuta nel1966, il processo di beatificazione.Dal 1950 in poi, dopo la soppres-sione degli Ordini religiosi, visse inestrema povertà. Testimone del-l’amore di Dio al quale si era ab-bandonato sull’esempio della Ver-gine Maria – da lui tanto amata –,infuse grande speranza soprattut-to in coloro che erano perseguitatidal regime comunista.Fu sepolto a Gyor, e il 17 agosto2007 le sue spoglie mortali furonotraslate nella Chiesa dei Carmeli-tani Scalzi, via Huba 12, di Buda-pest.

«Per me esisteva

solo quel mare

di fiori bianchi...

Pensavo

di esser solo...

Eppure era lì

la Bianca Signora,

che mi ricopriva

del suo candore»

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compagnare con suoni i battitidel tuo cuore, unendoli al suo.Suoni di arpa, simili a quelli dellago di Tiberiade, come se dalontano il ritmico dondolare del-le onde, donassero melodie allatua anima. Onde calme o ondesussultanti, onde in tempesta,con andamenti diversi donati dalvento. Formando anche marosibianchi, spumeggianti, simili aspruzzi di latte.Ed a quei momenti in cui per nutrirlo, nell’infanzia, succhiavail tuo latte materno, tiepido edolce come il tuo essere, forsepensavi quel giorno mentre an-davi a cercarlo a Cafarnao.Discretamente ti avvicinasti con

parenti per salutarlo nel luogoove lui stava. Lo cercavi con lastessa tenerezza dell’infanzia.Anche se aveva già iniziato a dif-fondere la buona novella ed erachiamato Maestro.Lo trovasti all’interno del cortiledi una casa attorniato da folla,seduta accanto a lui. Circondatoda una folla colma di incertezze,in cerca di speranza.Seduti gli uni accanto agli altri,con abiti dismessi, o con orna-menti alle braccia, con in cuoregioie di innamorati o lamenti dicreature sole o abbandonate lun-go le strade.Sole a languire, assetate d’amore.Così lo guardavano come fosseuna fonte.Quasi in punta di piedi per nonturbare quel momento, ti avvici-nasti, allacciando il tuo scialle,quasi per nasconderti.Ma qualcuno, riconoscendoti, glidisse: «La madre tua e i tuoi pa-renti sono qui fuori e ti cercano».Tuo figlio non si volse e, ignoran-doti, rispose loro: «Chi è la miamadre e chi sono i miei pa renti?».E fissandoli uno ad uno ed indi-candoli con la mano tesa, disse:«Ecco la madre mia, e i miei pa-renti. Chiunque fa la volontà diDio questi è mio fratello, sorellae madre».Stupiti, rimasero in silenzio, par-ve a loro che si spezzassero filid’arpa, con il rumore secco concui si infrangono i marosi controla scogliera.Fu solo una donna, forse unamadre, ad alzare la voce: «Beatoil grembo che ti ha portato e ilseno che ti ha nutrito!».Egli allora si volse e guardò te,Maria e ti abbracciò col suosguardo, poi disse alla donna:

La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201440

M

MARIAdonna della folla

VOCI DAL SILENZIOVOCI DAL SILENZIO

i piace pensare al la-go di Genezaret ed ailuoghi che Gesù havisitato percorrendo-

ne le sponde. Porta questo nomeperché la sua forma richiamaun’arpa. Infatti nell’antico Testa-mento era chiamato «Mar Kinne-reth» (da Kinnor, arpa in ebrai-co). Ma è chiamato anche «lagodi Galilea» per la fertile pianurache scende, quasi scivolando sul-la riva, ad occidente.Attorno a quelle acque Gesùpassava ed andava da sponda asponda, mentre il cielo si ri -fletteva sulle onde, cangiando-ne il colore, secondo le ore delgiorno.Passava per andare a Tiberiade, aCorazin, a Cafarnao, ove a voltesostava più a lungo.Pareva godere di quel turchino edella brezza del vento.E del richiamo del silenzio, quan-do la prima stella all’orizzonteannunciava la fine del giorno.Maria, tuo figlio amava il creatoe amava te, la «Tota pulchra», incui «macula originalis non est».Amava te, la Tutta bella, ma pri-ma di godere della limpidezza diquelle acque, per anni si eraspecchiato nel chiarore e nellaluminosità dei tuoi occhi.Anche quando succhiava il tuolatte. Quando, infante, cercavadal tuo seno il suo nutrimento,fatto di amore e di latte.E in quei momenti tu, madre,sorridendo, con i polpastrelli glitergevi le gocce che a volte scen-devano dalle sue labbra, comefosse rugiada che tracima al mat-tino da una piccola corolla di ge-ranio rosso.In quei momenti, soffusi di indi-cibile tenerezza, dovevano ac-

Gilda Mori

E ti guardò negli occhi, pensandoalla folla e, più col cuore che con le labbra, sussurrò: «Aiuta i miei fratelli, le mie sorelle,Madre» (disegno di Paola Mazzone, dal Messaggero di Gesù B. di Praga).

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«Piuttosto beati coloro che ascol-tano la parola di Dio e l’osserva-no» (Mc 3, 31-35).Fra te e lui era rimasta intattaquell’armonia intessuta di silenzi,di gesti, di sussurri e di speranze.Tu eri l’unica ad aver ascoltato laparola di Dio e attuata completa-mente.Per questo eri stata prescelta perdiventare sua madre, madre delDio vivente.Solo lui e tu lo sapevate, ed era-vate la presenza viva di quel mi-stero sgorgato dal seno del Padre.Quando ebbe finito di ammae-strare la folla, venne a salutare iparenti.Poi mise un braccio attorno alletue spalle e ti portò da parte.Andaste lentamente fino allaspiaggia ed era giunta l’ora deltramonto.In alto, solo qualche gabbianoagitava l’aria. Camminaste sullabattigia, lasciando che l’acqua

rinfrescasse i suoi piedi stanchi.Poi vi sedeste sulla spiaggia, dovei raggi che venivano dall’orizzon-te rendevano la sabbia do rata.Non avevate parole, ogni gestoera un atto d’amore.Raccolse, come quando era bam-bino, una conchiglia e te la posenel palmo della mano come se inessa vi fossero racchiusi tutti ivostri ricordi ed anche il lago chetante volte aveva guardato.E che aveva visto lui predicarealla gente, stando sulla barca;quel lago che gli aveva ubbiditoquando gli aveva comandato dicalmarsi.Ed ora tuo figlio aveva bisognodel tuo abbraccio. Fosti tu a co-prirgli le spalle col tuo scialle perposare la sua testa sul tuo petto.Gli accarezzasti i capelli, mentrelui sentiva i battiti di quel senoche lo aveva allattato.E ti guardò negli occhi, pen sandoalla folla e più col cuore che con

le labbra sussurrò: «Aiuta i mieifratelli, le mie sorelle, Madre».Stava forse anche per dire«quando non ci sarò più». Matrattenne la sua parola per nonanticipare l’addio di un giornovicino o lontano.Intanto vedeva, Maria, dal tuo se-no uscire fiumi di grazia per essie, come un’eco la tua voce che, ri-portata dalle ali dei gabbiani,avrebbe ripetuto sempre e solo:«Fate quello che lui vi dirà».Poi con gli occhi velati da lagri-me, ti guardò ancora, sussurran-do: «Sei bella».Sì, Tota pulchra sei, Maria, per-ché «macula originalis non est inte. Tu gloria Jerusalem, tu letitiaIsrael».E da quella sera quel lago fuchiamato per sempre: «Il lago diGesù di Nazaret».Gesù di Nazareth, figlio di Ma-ria, donna della folla, advocatanostra. n

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Lago di Tiberiade o Genezareth. Veduta da Hippos, in pieno meriggio, del lago indorato dal sole meridiano. Tra le colline della Galileaspicca la cupola del Tabor.

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Il terzo figlio era in disaccordo:disse che l’albero era coperto difiori, che avevano un profumomolto dolce, ed erano così belli,da fargli dire che erano la cosapiù bella che avesse mai visto.Il quarto figlio era in disaccordocon gli altri tre. Disse che l’alberoera carico di frutti, di vita e dipromesse.L’uomo, allora, spiegò ai suoi fi-gli che tutte le risposte eranoesatte, perché ognuno di loroaveva visto solo una stagione divita dell’albero...Il papà aggiunse che non si puògiudicare un albero, o una perso-na, per una sola stagione.La loro essenza, il piacere, l’alle-gria e l’amore, che vengono daquella vita, si possono misuraresolo alla fine, quando tutte le sta-gioni sono complete.

«Se rinunci all’inverno» – cosìconcluse questo buon educato-re – «perderai la promessa dellaprimavera, la ricchezza dell’esta-te, la bellezza dell’autunno...Non lasciare che il dolore di unastagione distrugga la gioia di ciòche verrà dopo».Non permettere che il dolore diuna stagione distrugga la gioia eil bene di tutte le altre.Persevera nelle prove e, con ilcuore pieno di fiducia in Dio, ve-drai che verranno tempi migliori.Lasciamo sempre aperta la portadella speranza!La spina di oggi sarà il fiore didomani. n

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Nongiudicareun albero

peruna solastagione

Aneddoto

U

VOCI DAL SILENZIOVOCI DAL SILENZIO

n uomo aveva quattro fi-gli. Desiderava che isuoi figli imparassero anon giudicare le persone

e le cose troppo in fretta.Per questo, invitò ognuno di loroa fare un viaggio, per osservarebene un albero, che era piantatoin un luogo lontano.Il primo figlio andò a vedere l’al-bero in inverno, il secondo inprimavera, il terzo in estate e ilquarto in autunno.Quando l’ultimo figlio rientrò, ilpadre li riunì tutti e quattro, echiese loro di descrivere quelloche avevano visto.Il primo figlio disse che l’alberoera brutto, spoglio, storto e pie-gato.Il secondo figlio disse, invece,che l’albero era ricoperto di gem-me verdi.

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VIVERE LA FESTAa cura di suor Maria Teresa Nocella

LITANIE MARIANE

L

«Tutte le generazioni mi chiameranno beata»(Luca 1, 48b)

Madonna della Pace (Padri Agostiniani Scalzi).

Le litanie mariane celebrano la Beata Vergine Maria,Madre di Dio, Bellezza e Splendore della Chiesa,

cantandone i beneficie vedendola brillare come segno di speranza e di consolazione.

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Alcune promesse della BeataVergine Mariaai devoti del Rosario, fatte al beatoAlano La Roche

Nella storia dei santivengono talora ripor-tate ispirazioni e pro-messe che da loro so-no ritenute di originesoprannaturale.La Chiesa, dopo unserio discernimen-to, ne permette ladiffusione se vi ve-de un reale benedelle anime.

1. A tutti coloroche reciterannoil mio Rosarioprometto lo miaspecialissimaprotezione.

2. Il Rosario saràun’armapotentissimacontrol’inferno,distruggerài vizi, dissiperàil peccatoe abbatteràle eresie.

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RICORDATE, FIJOLO...

Quann’ero ragazzino, mamma mia me diceva:«Ricordate, fijolo,quanno te senti veramente solotu prova a recità ‘n Ave Maria.L’anima tua da sola spicca er voloe se solleva come pe’ maggìa».

Ormai so’ vecchio,er tempo m’è volato,da un pezzo s’è addormita la vecchietta,ma quer consijonun l’ho mai scordato.Come me sento veramente soloio prego la Madonna benedettae l’anima miada sola pija er volo!

Trilussa

LA PREGHIERA DEL SANTO ROSARIO

3. Chi si raccomanderàcol Rosario, non perirà.

4. Chiunque reciteràdevotamente il santoRosario, con lameditazione dei Misteri,si convertiràse peccatore, cresceràin grazia se giusto,e sarà fatto degnodella vita eterna.

5. Io libero ognigiorno dal Purgatoriole anime devotedel mio Rosario.

6. I veri figlidel mio Rosariogodrannodi una grandegioia in Cielo.

7. Ciò che chiederaicol Rosario, lootterrai.

8. Coloro chepropaganoil mio Rosariosaranno da mesoccorsi in ogniloro necessità.

9. La devozionedel santo Rosarioè un gran segnodi predestinazione.

Disegno di Alfredo Brasioli, 2011

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❑ Nel nome del Padre e del Figlio e dello SpiritoSanto. Amen.Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo;com’era nel principio e ora e sempre nei secolidei secoli. Amen.

❑ Nel... Mistero... si contempla... (si enuncia ilmistero del giorno)

❑ Padre nostro che sei nei Cieli, sia santificato iltuo Nome, venga il tuo Regno, sia fatta la tuavolontà come in Cielo così in terra.Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti anoi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai no-stri debitori e non ci indurre in tentazione, maliberaci dal male. Amen.

❑ Ave Maria piena di grazia, il Signore è con te.Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è ilfrutto del tuo seno, Gesù.Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi pec-catori, adesso e nell’ora della nostra morte.Amen. (10 volte)

❑ Gloria al Padre...

❑ O Gesù, perdona le nostre colpe, preservacidal fuoco dell’inferno, porta in Cielo tutte leanime, specialmente le più bisognose dellatua misericordia.

❑ (alla fine dei cinque Misteri):Salve Regina, Madre di misericordia; vita,dolcezza e speranzanostra, salve!A te ricorriamo, noiesuli figli di Eva: a tesospiriamo gementi epiangenti in questavalle di lacrime.Tu, dunque, Avvocatanostra, rivolgi a noi ituoi occhi misericor-diosi.E mostraci, dopoquesto esilio, Gesù, ilfrutto benedetto deltuo seno. O clemente,o pia, o dolce VergineMaria.

❑ (È buona consuetudi-ne aggiungere la recitadi una delle Litaniedella B.V. Maria)

❑ Per le intenzioni del Papa, per ricevere le in-dulgenze: Padre... Ave... Gloria... (per le indul-genze concesse a chi recita il Rosario occorrerecitare un Pater-Ave-Gloria secondo le inten-zioni del Papa)

Misteri Gaudiosi (lunedì-sabato)

1. Gesù annunciato dall’Angelo a Maria.2. Gesù riconosciuto da Giovanni Battista,

nella visita di Maria a Elisabetta.3. Gesù nasce a Betlemme.4. Gesù presentato al tempio.5. Gesù smarrito e ritrovato nel tempio.

Misteri Dolorosi (martedì-venerdì)

1. Gesù in agonia nell’orto.2. Gesù flagellato.3. Gesù coronato di spine.4. Gesù condannato sale al Calvario.5. Gesù agonizza e muore sulla Croce.

Misteri Luminosi (giovedì)

1. Gesù battezzato nel Giordano.2. Gesù a Cana trasforma l’acqua in vino.3. Gesù annuncia il Regno di Dio.4. Gesù si trasfigura sul monte Tabor.5. Gesù istituisce l’Eucaristia.

Misteri Gloriosi (mercoledì-domenica)

1. Gesù risorge dai morti.

2. Gesù sale al Cielo.3. Gesù invia il suo

Santo Spirito.4. Maria è assunta in

Cielo.5. La Gloria di Dio, di

Gesù e Maria, degliAngeli e Santi.

MODO DI RECITARE IL S. ROSARIO

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A motivo del suo tene-ro linguaggio devozio-nale e del bel cantogregoriano che ne ac-compagna la versionelatina, la Salve Reginaè una delle preghierealla Madonna più dif-fuse. Questo gioiellodi lode e supplica eraintonato dopo la Mes-sa dal 1884 al 1964. Sinarra che l’equipaggiodi Cristoforo Colomboavesse recitato propriola Salve Regina la sera,prima di avvistare fi-nalmente il NuovoMondo. L’orazione èancora recitata o can-tata nella Liturgia del-le Ore, preghiera uffi-ciale della Chiesa, e al-cuni concludono conessa il Rosario. L’auto-re di questa preghieratanto amata, che risaleal secolo XI, è ignoto.Potrebbe essere Er-manno lo Zoppo (1013-1054) o il vescovo Ade-maro di Le Puy († 1098), uno dei fautori dellaprima Crociata. L’abbazia di Cluny introdussel’orazione nel servizio liturgico intorno al 1135.In seguito se ne servirono anche i cistercensi epoi i domenicani. A partire dal secolo XIII costi-tuisce l’ultimo canto serale di molte comunità re-ligiose. Il secolo XIV ne ha visto l’introduzionenell’Ufficio divino, anticipando l’attuale Liturgiadelle Ore. Dopo aver salutato la nostra Regina eMadre ricolma di tenero amore per noi, le espo-niamo piangenti le nostre esigenze. È lei l’Avvo-cata, alla quale chiediamo che, quando saràgiunta la nostra ora, ci mostri Gesù, nato da lei!Questa preghiera divenne così popolare nellaChiesa che sant’Alfonso Maria de’ Liguori dedicòalla sua esegesi un intero libro, il primo dei duevolumi di Le Glorie di Maria, che godettero diun’eccezionale popolarità. Come per tutte le pre-ghiere, ci sono varie traduzioni della Salve Regi-na. Questa è la versione riportata nella Liturgiadelle Ore:

SALVE, REGINA

Breve storia di questa preghiera

Salve, Regina, madredi misericordia;vita, dolcezzae speranza nostra,salve.A te ricorriamo,esuli figli di Eva;a te sospiriamo,gementi e piangentiin questa valledi lacrime.Orsù dunque,avvocata nostra,rivolgi a noigli occhi tuoimisericordiosi.E mostraci,dopo questo esilio,Gesù,il frutto benedettodel tuo Seno.O clemente, o pia,o dolce Vergine Maria!

Tratto da: «Le più grandipreghiere a Maria»

Storia, uso e significato -di Antony M. Buono

ed. Paoline 2002, Milano

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Signore, pietà Signore, pietàCristo, pietà Cristo, pietàSignore, pietà Signore, pietàCristo, ascoltaci Cristo, esaudisciciDio Padre, nostro Creatore abbi pietà di noiDio Figlio, nostro Redentore abbi pietà di noiDio Spirito Santo,

nostro Santificatore abbi pietà di noiSantissima Trinità, unico Dio abbi pietà di noi

Santa Maria, Madre di Dio prega per noiNovella Eva prega per noiMadre dei viventi prega per noiStirpe di Abramo prega per noiErede della promessa prega per noiGermoglio di Jesse prega per noiFiglia di Sion prega per noiTerra vergine prega per noiScala di Giacobbe prega per noiRoveto ardente prega per noiTabernacolo dell’Altissimo prega per noiArca dell’Alleanza prega per noiSede della Sapienza prega per noiCittà di Dio prega per noiPorta orientale prega per noiFonte di acqua viva prega per noiAurora della salvezza prega per noiGioia di Israele prega per noiGloria di Gerusalemme prega per noiOnore del nostro popolo prega per noiVergine di Nazareth prega per noiVergine piena di grazia prega per noiVergine adombrata dallo Spirito prega per noiVergine partoriente prega per noiServa del Signore prega per noiServa della Parola prega per noiServa umile e povera prega per noiSposa di Giuseppe prega per noiBenedetta fra le donne prega per noiMadre di Gesù prega per noiMadre dell’Emanuele prega per noiMadre del Figlio di Davide prega per noiMadre del Signore prega per noiMadre dei discepoli prega per noiMadre sollecita nella Visitazione prega per noiMadre gioiosa a Betlemme prega per noiMadre offerente al Tempio prega per noiMadre esule in Egitto prega per noiMadre trepida a Gerusalemme prega per noiMadre provvida a Cana prega per noiMadre forte al Calvario prega per noi

Madre orante nel Cenacolo prega per noiDonna della nuova Alleanza prega per noiDonna vestita di sole prega per noiDonna coronata di stelle prega per noi

Regina alla destra del Re prega per noiBeata perché hai creduto noi ti lodiamoBeata perché hai custodito la Parola noi ti benediciamo

Beata perché hai fatto la volontà del Padre noi ti glorifichiamo

Agnello di Dio,che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore

Agnello di Dio,che togli i peccati del mondo ascoltaci, Signore

Agnello di Dio,che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi

Tavola di Kathy Lawrence

NUOVE LITANIE BIBLICHE

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Signore, pietà Signore, pietàCristo, pietà Cristo, pietàSignore, pietà Signore, pietàCristo, ascoltaci Cristo, ascoltaciCristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici

Santa Madre di Dio prega per noiFiglia prediletta del Padre prega per noiMadre del Verbo incarnato prega per noiTempio dello Spirito Santo prega per noiVergine scelta da tutta l’eternità prega per noiNovella Eva prega per noiFiglia di Adamo prega per noiFiglia di Sion prega per noiVergine immacolata prega per noiVergine di Nazaret prega per noiVergine adombrata dallo Spirito prega per noiMadre del Signore prega per noiMadre dell’Emmanuele prega per noiMadre di Cristo prega per noiMadre di Gesù prega per noiMadre del Salvatore prega per noiSocia del Redentore prega per noiTu che hai accolto la Parola prega per noiTu che hai dato al mondo la Vita prega per noiTu che hai presentato Gesù

al Tempio prega per noi

Tu che hai mostrato Gesú ai Magi prega per noiTu che hai allietato la mensa

di Cana prega per noiTu che hai collaborato all’opera

di salvezza prega per noiTu che hai sofferto presso la Croce prega per noiTu che hai implorato il dono

dello Spirito prega per noiMadre dei viventi prega per noiMadre dei fedeli prega per noiMadre di tutti gli uomini prega per noiEletta tra i poveri del Signore prega per noiUmile ancella del Signore prega per noiServa della Redenzione prega per noiPellegrina nel cammino della fede prega per noiVergine dell’obbedienza prega per noiVergine della speranza prega per noiVergine dell’amore prega per noiModello di santità prega per noiMembro eminente nella Chiesa prega per noiImmagine della Chiesa prega per noiMadre della Chiesa prega per noiAvvocata nostra prega per noiAiuto dei cristiani prega per noiSoccorso dei poveri prega per noiMediatrice di grazia prega per noiAssunta alla gloria celeste prega per noiGlorificata nel corpo e nell’anima prega per noi

Esaltata sopra gli angeli e i santi prega per noi

Regina dell’universo prega per noi

Segno di consolazione prega per noiSegno di sicura

speranza prega per noiSegno della gloria

futura prega per noi

Agnello di Dio,che togli i peccatidel mondo perdonaci, Signore

Agnello di Dio,che togli i peccatidel mondo ascoltaci, Signore

Agnello di Dio,che togli i peccatidel mondo abbi pietà di noi

LITANIEDALLA LUMEN GENTIUM

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Signore, pietà Signore, pietàCristo, pietà Cristo, pietàSignore, pietà Signore, pietàPadre celeste, Dio pietà di noiFiglio redentore del mondo, Dio pietà di noiSpirito Santo, Dio pietà di noiSanta Trinità, unico Dio pietà di noi

Esempio di divino amore prega per noi

Mediatrice di salvezza prega per noi

Casa di ogni virtù prega per noi

Speranza di salute e di vita prega per noi

Vergine ricoperta del sole di giustizia, Gesù Cristo prega per noi

Pellegrina mai stanca prega per noi

Dispensiera delle divine grazie prega per noi

Voce dell’Altissimo prega per noi

Vergine immacolata, madre spirituale delle anime prega per noi

Umile fanciulla prega per noi

Maria, che avevi con te l’Autore della carità prega per noi

Maria, che studiavi l’esempio di Gesù prega per noi

Maria, il cui volere era di piacere a Gesù in tutto prega per noi

Maria, che vivevi di fede prega per noi

Maria, che stavi accanto alla croce prega per noi

Maria, che non parli di te, magnifichi l’Altissimo prega per noi

Maria, donna paziente prega per noi

Maria, forte nelle tribolazioni prega per noi

Maria, ripiena di tutti i doni dello Spirito prega per noi

Maria, che nascondi la dignità di Madre del Salvatore prega per noi

Madre della divina Provvidenza prega per noi

Madre del Verbo eterno prega per noi

Madre degli uomini prega per noi

Madre universale prega per noi

Madre di Gesù e madre nostra prega per noi

Madre del Cuor santo di Gesù prega per noi

Madre benevola prega per noi

Madre di misericordia prega per noi

Madre che cerca i figli smarriti prega per noi

Madre regina di tutti i Santi prega per noi

Agnello di Dio, che prendi su di tei peccati del mondo abbi pietà di noi

Agnello di Dio, che prendi su di te i peccati del mondo abbi pietà di noi

Agnello di Dio, che prendi su di te i peccati del mondo donaci la pace

LITANIEDI SAN LUIGI GUANELLA ALLA MADONNA

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Signore, pietà Signore, pietàCristo, pietà Cristo, pietàSignore, pietà Signore, pietà

Nostra Signora di Lourdes, Vergine Immacolata, prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, Madre del divin Salvatore, prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, che hai scelto come interpreteuna debole e povera fanciulla prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, che hai fatto sgorgare sulla terrauna sorgente che dà conforto a tanti pellegrini prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, dispensatrice dei doni del Cielo prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, cui Gesù nulla può rifiutare prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, che nessuno ha mai invocato invano prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, consolatrice degli afflitti prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, che guarisci da ogni malattia prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, speranza dei pellegrini prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, che preghi per i peccatori prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, che ci inviti alla penitenza prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, sostegno della santa Chiesa prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, avvocata delle anime del purgatorio prega per noi

Nostra Signora di Lourdes, Vergine del Santo Rosario prega per noi

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo ascoltaci, o Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi

La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201450

LITANIEDI NOSTRA SIGNORA DI LOURDES

Page 53: La Voce - 2/2014

Signore, pietà Signore, pietàCristo, pietà Cristo, pietàSignore, pietà Signore, pietàCristo, ascoltaci Cristo, ascoltaciCristo, esaudiscici Cristo, esaudisciciPadre del cielo, che sei Dio abbi pietà di noiFiglio, Redentore del mondo,

che sei Dio abbi pietà di noiSpirito Santo, che sei Dio abbi pietà di noiSanta Trinità, unico Dio abbi pietà di noi

Santa Maria prega per noiSanta Madre di Dio prega per noiSanta Maria del Monte Carmelo prega per noiSanta Maria dello Scapolare prega per noiMadre di Cristo prega per noiMadre mite prega per noiMadre dolce prega per noiMadre e Signora del Carmelo prega per noiMadre che ascolti i figli prega per noiMadre propizia con figli prega per noiMadre che ci consoli nell’esilio prega per noiMadre che ci proteggi nell’ora

della morte prega per noi

Madre sempre Vergine prega per noiVergine purissima prega per noiVergine immacolata prega per noiVergine intemerata prega per noiVergine singolare prega per noiVergine in ascolto della Parola prega per noiPatrona nostra dolcissima prega per noiSorella nostra amabile prega per noiMaestra nostra sapiente prega per noiMistica stella del Monte Carmelo prega per noiFiore del Carmelo prega per noiVite in fiore prega per noiSplendore del cielo prega per noiStella del mare prega per noiLuce nella notte dello spirito prega per noiCeppo di Jesse che fiorisce prega per noiGiglio cresciuto tra le spine prega per noiTerra di Dio prega per noiPiena della grazia divina prega per noiEletta sposa di Dio prega per noiDimora del Verbo Incarnato prega per noiVia retta che conduce al cielo prega per noiGuida sicura al monte che è Cristo prega per noiChiave e porta del paradiso prega per noiVello bagnato della rugiada divina prega per noiDecoro del Carmelo prega per noiRosa fragante prega per noiProfumo del Carmelo prega per noiModello dei Carmelitani prega per noiModello dei contemplativi prega per noiFertile giardino del Monte Carmelo prega per noiPioggia ristoratrice nella siccità prega per noiForte armatura contro il male prega per noiScudo di salvezza prega per noiElmo di speranza prega per noiCorazza di giustizia prega per noiRimedio del peccato prega per noiNostra avvocata prega per noiScudo contro i dardi del nemico prega per noiRegina del silenzio prega per noiRegina di tutti i santi carmelitani prega per noiRegina di tutti i martiri carmelitani prega per noiRegina di tutti i mistici carmelitani prega per noi

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, o Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo ascoltaci, o Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi

51La Voce • n. 2 - marzo-aprile 2014

LITANIEALLA BEATA VERGINE DEL CARMELO

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Signore, pietàSignore, pietà

Cristo, pietàCristo, pietà

Signore, pietàSignore, pietà

Cristo, ascoltaciCristo, esaudiscici

Cuore sacratissimo di Gesùabbi pietà di noi

Cuore santissimo di Mariaprega per noi

Cuore immacolato di Maria...

prega per noi... Benedetto fra tutti

i cuoriprega per noi

... Degno santuario della Trinità

prega per noi... Immagine perfetta

del Cuore di Gesùprega per noi

... Oggetto dellacompiacenza di Gesù

prega per noi... Unito intimamente

al Cuore di Gesù prega per noi... Abisso di umiltà prega per noi... Trono della Misericordia prega per noi... Fornace del divino Amore prega per noi... Oceano di bontà prega per noi... Prodigio di purezza

e d’innocenza prega per noi... Specchio delle divine perfezioni prega per noi

Cuore imacolato di Maria... prega per noi... Custode fedele delle parole

di Gesù prega per noi... Trafitto dalla spada del dolore prega per noi... Angosciato nella passione

di Gesù prega per noi

... Crocefisso con Gesù prega per noi

... Sepolto nel doloredella morte di Gesù prega per noi

... Colmato di gioia allarisurrezione di Gesù prega per noi

... Inondato di gaudioall’ascensione di Gesù prega per noi

... Colmato di nuovegrazie alla Pentecoste

prega per noi

Cuore Immacolatodi Maria... prega per noi... Rifugio dei peccatori

prega per noi... Consolazione degli

afflitti prega per noi... Speranza e sostegno

dei tuoi figliprega per noi

... Soccorso deimoribondi

prega per noi... Gioia degli angeli

e dei santiprega per noi

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo ascoltaci, Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi

La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201452

INVOCAZIONIAL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Chi ha trovato Mariaha trovato

la via della salvezza.San Luigi Guanella

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Signore, pietà Signore, pietàCristo, pietà Cristo, pietàSignore, pietà Signore, pietàCristo, ascoltaci Cristo, esaudiscici

(Maria, la Vergine)

Ave, Maria, vergine fra gli angeli prega per noiAve, Maria, vergine fra i vergini prega per noiAve, Maria, vergine purissima prega per noiAve, Maria, vergine castissima prega per noiAve, Maria, vergine intatta prega per noiAve, Maria, vergine amabile prega per noiAve, Maria, vergine ammirabile prega per noiAve, Maria, vergine degna

di venerazione e di lode prega per noiAve, Maria, vergine e tempio

dello Spirito Santo prega per noi

(Maria, la Madre)

Ave, Maria, madre di Dio prega per noiAve, Maria, madre di Gesù prega per noiAve, Maria, madre del Creatore prega per noiAve, Maria, madre del Redentore prega per noiAve, Maria, madre del Signore

risorto prega per noiAve, Maria, madre della Chiesa prega per noiAve, Maria, madre di ogni grazia prega per noiAve, Maria, madre di misericordia prega per noi

(Maria, la Soccorritrice)

Ave, Maria, rifugio dei peccatori prega per noiAve, Maria, salute degli infermi prega per noiAve, Maria, consolazione

degli afflitti prega per noiAve, Maria, avvocata dei miseri prega per noiAve, Maria, mediatrice dei cristiani prega per noiAve, Maria, speranza nostra prega per noi

(Maria, la Maestra)

Ave, Maria, maestra di umiltà prega per noiAve, Maria, maestra di obbedienza prega per noiAve, Maria, maestra di prudenza prega per noiAve, Maria, fonte di salvezza prega per noiAve, Maria, fonte di letizia prega per noiAve, Maria, salvezza

di chi spera in te prega per noi

(Maria, la Regina)

Ave, Maria, regina dell’universo prega per noiAve, Maria, regina degli angeli prega per noiAve, Maria, regina dei patriarchi prega per noiAve, Maria, regina dei profeti prega per noiAve, Maria, regina degli apostoli prega per noiAve, Maria, regina dei martiri prega per noiAve, Maria, regina dei confessori prega per noiAve, Maria, regina delle vergini prega per noiAve, Maria, regina di tutti gli eletti prega per noiAve, Maria, regina di tutti i santi prega per noiAve, Maria, regina delle famiglie prega per noiAve, Maria, regina della pace prega per noi

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo ascoltaci, Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi

53La Voce • n. 2 - marzo-aprile 2014

LITANIEA MARIA SPERANZA DEI SUOI DEVOTI

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Santa Maria prega per noiSanta Madre di Dio prega per noiSanta Vergine delle vergini prega per noi

Madre del Crocefisso prega per noiMadre dolorosa prega per noiMadre lacrimosa prega per noiMadre afflitta prega per noiMadre derelitta prega per noiMadre desolata prega per noiMadre privata del Figlio prega per noiMadre trafitta dalla spada prega per noiMadre immersa nei dolori prega per noiMadre colmata di angustie prega per noiMadre confitta col cuore alla Croce prega per noiMadre mestissima prega per noi

Fonte di lacrime prega per noiCumulo di patimenti prega per noiSpecchio di pazienza prega per noiRupe di costanza prega per noiAncora di confidenza prega per noiRifugio dei derelitti prega per noiDifesa degli oppressi prega per noi

Rifugio degli increduli prega per noiSollievo dei miseri prega per noiMedicina dei languenti prega per noiForza dei deboli prega per noiPorto dei naufraghi prega per noiQuiete nelle tempeste prega per noiRicorso degli afflitti prega per noiTerrore dei demoni prega per noiTesoro dei fedeli prega per noiLuce dei profeti prega per noiGuida degli apostoli prega per noiCorona dei confessori prega per noiPerla delle vergini prega per noiConsolazione delle vedove prega per noiMadre degli orfani prega per noiLetizia di tutti i santi prega per noi

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo ascoltaci, Signore

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi

La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201454

LITANIEALLA BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA

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Figlia prediletta del PadreGloria del tuo popolo IsraeleDonna che hai creduto all’AnnunzioDonna che hai accolto il SignoreVergine dal cuore umilissimoVergine ricolma dello SpiritoVergine feconda come sposaVergine e Madre purissima

Santa Maria, prega per noi!Santa Maria, prega per noi!

Madre che hai portato il tuo DioMadre del Signore GesùMadre del Signore crocefissoMadre del Signore della GloriaTu sei la Sorella di noi tuttiTu sei la Discepola di CristoTu sei la Maestra dei credentiTu sei la Regina degli Apostoli

Santa Maria, prega per noi!Santa Maria, prega per noi!

Madre della Chiesa in preghieraMadre della Chiesa in camminoMadre della Chiesa che annunciaMadre della Chiesa che soffreMadre, ti preghiamo per il mondoMadre, ti preghiamo per la paceMadre, ti preghiamo per chi nasceMadre, ti preghiamo per chi muore

Santa Maria, prega per noi!Santa Maria,prega per noi!

Fiore dellanuovacreazione

Raggiodell’eternomattino

Volto dellagioia delSignore

Festa dellaCasa di Dio

Santa Maria,prega per noi!Santa Maria,prega per noi!

55La Voce • n. 2 - marzo-aprile 2014

CANTO LITANICOA MARIA

LA MIA STELLAPOLARE

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la latina che significa «perla», eproprio come un gioiello prezio-so, questa bambina fu accolta da-gli anziani genitori che per tantotempo l’avevano desiderata.I Lotti erano una famiglia di con-tadini e, pur non essendo dei ric-chi possidenti, potevano comun-que sostenere un decoroso etranquillo tenore di vita, in quan-to proprietari del terreno che essistessi coltivavano.Inoltre a Roccaporena essi eranoben inseriti nella vita della comu-nità. Svolgevano infatti l’impor-tante funzione di pacieri, sempli-ci cittadini, in genere anziani,autorevoli per moralità ed one-

La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201456

TESTIMONIANZETESTIMONIANZE

Mons. Gianfranco Poli

RITA

N

una donnadi ieridi oggidi sempre

stà, indipendenti da funzioni po-litiche.Erano dei saggi ai quali rivolger-si in caso di dispute fra cittadini.Cascia, come tante altre città epaesi dell’Italia del XIV sec., eratravagliata da lotte di natura po-litica e da divisioni di natura so-ciale: frequenti erano le lotte fraguelfi (che appoggiavano la poli-tica del Papa) e ghibellini (cheappoggiavano l’Imperatore), trafamiglie avversarie, tra categoriee classi sociali diverse.I pacieri cercavano di condurrele parti in accordo, prima che illitigio degenerasse in una faidasenza fine.

Chiesa del Monastero agostinianodi Santa Caterina, Locarno(Svizzera): santa Rita riceve la spina(olio su tela di Arturo Panieri).

Una giovane «perla»

on sembri ripetitivo re-cuperare alcune infor-mazioni biografiche diRita; iniziamo ricor-

dando che fu la primogenita diAntonio e Amata Lotti e che nac-que nel 1371 a Roccaporena, unafrazione di Cascia, a circa cinquechilometri dal centro cittadino.La bimba fu battezzata nellachiesa di S. Maria della Plebe, aCascia, con il nome di Margheri-ta. Il nome di un fiore per unasanta che tanto amò i fiori, do-vrebbe far pensare.In realtà «margarita» è una paro-

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57La Voce • n. 2 - marzo-aprile 2014

Sappiamo inoltre che i genitoridi Rita erano molto devoti. Pacee preghiera, due doni che Ritaereditò dai genitori e che lei ebbemodo di esercitare nella sua tra-vagliata esistenza.Sappiamo ben poco dell’infanziadi Rita e i pochi fatti conosciutisono circondati da un alone disantità e di leggenda.Uno di questi è l’episodio delleapi bianche che avvenne nei pri-mi giorni di vita della Santa. Igenitori avevano portato la figliain campagna e l’avevano lasciatain una culla all’ombra di un albe-ro. Quand’ecco alcune api avvici-narsi alla bocca della bambina,chi dice per nutrirla, chi per dis-setarla.Il fatto è naturalmente simboli-co: sulle sue labbra le api deposi-tavano il loro miele e Rita acqui-stava dunque dolcezza e sapien-za.Mentre le api ronzavano intornoalla bambina, passò di là un con-tadino che in un prato vicino siera ferito con la falce. Stava cor-rendo per chiedere aiuto quandovide lo sciame vicino alla bambi-na e cercò inutilmente di scac-ciarle. La bambina rimase serenae sorridente e la mano ferita delcontadino cessò di sanguinare.Fu il primo miracolo di Rita.

Sposa e madre

L’intensa vita di pietà fece cresce-re in Rita il desiderio di consa-crarsi al Signore. Alcuni testimo-ni, interrogati per il processo dibeatificazione, raccontano cheun angelo veniva a visitare Rita,raccolta in orazione, in un picco-lo sottotetto della sua casa.Ma i disegni di Dio le avevano ri-servato un cammino diverso: elladoveva percorrere la strada delmatrimonio e della famiglia pri-ma di giungere ai sacri voti. Al-l’età di 15 anni le fu comunicatodai genitori che doveva andare insposa ad un giovane di nomePaolo Mancini, appartenente adun’illustre famiglia di Cascia.Ad un precoce fidanzamento se-guì, nel 1387, il matrimonio. Rita

condo le leggi della città. La ceri-monia si svolgeva di solito da-vanti a dieci uomini e a diecidonne, che accompagnavano losposo a casa della sposa.

in questo modo dava prova di ob-bedienza, assecondando la volon-tà dei genitori, anche se in con-trasto con il suo santo desiderio.Il matrimonio fu celebrato se-

Rita, donna di perdono e di pace (Galizzi).

Nella vedovanza

risorge il suo desi-derio di consacrarsi al Signore (Galizzi).

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Ad essi veniva offerto, in segno diconvivialità e di festa, del vinocon dei dolci. Seguiva lo scambiodegli anelli, quindi lo sposo se netornava a casa e, quando la sposaera pronta, mandava un gruppodi amici a prenderla.La sposa allora, lasciata la casapaterna, si recava a casa dellosposo, con il suo guardaroba egli arnesi da cucina. Lì giunta,aveva luogo il banchetto con iparenti dello sposo.Possiamo ben immaginare cheRita abbia voluto dare un indi-rizzo religioso al proprio matri-monio e alla propria famiglia. El-la aveva meditato a lungo, sulrapporto di marito e moglie che

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RITA, NELLE PAROLEDI SAN GIOVANNI PAOLO II

Vi presentiamo questo estratto del messaggio delPapa Giovanni Paolo II, pronunciato in occasionedel pellegrinaggio giubilare dei devoti di Santa Ritada Cascia, il 20 maggio 2000. In quell’occasione, lespoglie mortali di santa Rita furono trasportate a Roma.

Radicata profondamente nell’amore di Cristo, Ritatrovò nella sua fede incrollabile la forza per essere inogni circostanza donna di pace.Ma qual è il messaggio che questa Santa ci trasmet-te? È un messaggio che emerge dalla sua vita: umil-tà ed obbedienza sono state la via sulla quale Ritaha camminato verso un’assimilazione sempre piùperfetta al Crocifisso. La stigma che brilla sulla suafronte è l’autenticazione della sua maturità cristiana.

Sulla Croce con Gesù, ella si è in certo modo laurea-ta in quell’amore, che aveva già conosciuto edespresso in modo eroico tra le mura di casa e nellapartecipazione alle vicende della sua città. Seguen-do la spiritualità di sant’Agostino, si fece discepoladel Crocifisso ed «esperta nel soffrire», imparò a ca-pire le pene del cuore umano.La Santa di Cascia appartiene alla grande schieradelle donne cristiane che hanno avuto significativaincidenza sulla vita della Chiesa, come anche suquella della società (Lett. ap. Mulieris dignitatem,27). Rita ha bene interpretato il «genio femminile»: l’ha vissuto intensamente sia nella maternità fisicache in quella spirituale.La sua lezione si concentra su questi elementi tipicidi spiritualità: l’offerta del perdono e l’accettazionedella sofferenza, non già per una forma di passivarassegnazione [...], ma per la forza di quell’amoreverso Cristo, che proprio nell’episodio della corona-zione ha subìto, con le altre umiliazioni, un’atroceparodia della sua regalità (Insegnamenti V/1 [1982],874).

vane amava comunque la suasposa, così dolce, semplice eumile.I primi anni di matrimonio furo-no difficili per Rita, non tantoper il distacco dai genitori, quan-to per la convivenza con un uo-mo tanto brusco.Tuttavia, le doti che Rita avevaereditato dai genitori e che avevasaputo raffinare attraverso la vitadi preghiera, l’aiutarono a supe-rare questi momenti difficili.

Roccaporena, Scoglio di santa Rita(foto di Fabrizio Cerqua).

La cameretta in cui, standoalla tradizione, Ritaspesso si raccoglieva in preghiera.

tenta di manifestare e prolungarenella vita il rapporto di Cristocon la Chiesa, e aveva cercato dicondurre Paolo, il suo sposo, ver-so questa visione.Paolo era molto conosciuto a Ca-scia e nei dintorni. Era un solda-to, forse ghibellino, che coman-dava la guarnigione di Collegia-cone, nei pressi di Roccaporena.Giovane e bello, scanzonato espavaldo, non mancava di educa-zione. Era però un uomo impul-sivo, a volte collerico, tra i solda-ti, ma anche in casa, con la gio-vane moglie. Così diverso, il gio-

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Così con l’umile e silenziosa di-sponibilità, con la pazienza e l’af-fetto, riuscì a poco a poco a cam-biare il carattere del marito e avivere con lui anni sereni.Ad allietare poi l’affetto e la co-munione degli sposi, sopraggiun-se la nascita dei figli, due gemellimaschi, battezzati con i nomi diGian Giacomo e Paolo Maria.Una vita piena delle umili cose ditutti i giorni per questa giovanesposa e madre. Ma una vita an-che intessuta di preghiera: Rita,devota alla Madonna e ai santiGiovanni Battista, Agostino diIppona e Nicola da Tolentino,non mancava mai di adempiereai doveri della vita cristiana, ai

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colare delle madri sovraccarichedegli impegni della vita familiare.Comunque la vita in famiglia, co-sì intensa, fra momenti di durolavoro quotidiano e momenti digioia durò circa 18 anni; poi Pao-lo, il marito tanto forte e turbo-lento, fu assassinato mentre tor-nava a casa da alcuni uomini chelo accoltellarono a morte, forseper antichi rancori non dimenti-cati.Grande fu il dolore di Rita per laperdita del marito ma, passato ilmomento di sconforto, la Santasi trovò a pensare al futuro dellafamiglia, combattuta fra il perdo-no e la sete di vendetta verso gliassassini di Paolo.

marsi in grido di protesta primadi placarsi nell’abbandono fidu-cioso in Dio.

Sollevata in volo

Ora Rita è sola, si avvia verso ilcompimento dei 40 anni e la suaesistenza è a una svolta decisiva.Rimane ancora per qualche tem-po nella sua casa e poi torna aldesiderio giovanile di entrare inmonastero.Si recò dunque al monastero diSanta Maria Maddalena in Ca-scia, chiedendo di essere accoltanella comunità delle suore ago-stiniane e di professare i voti diconsacrazione al Signore.Ma la santa fu rifiutata per bentre volte, forse perché vedova diun assassinato e per il desideriodelle monache di attendere finoa che i rancori non si fossero pla-cati e le parti in gioco rappacifi-cate.Ma Rita non si perse d’animo e siriversò tutta nella preghiera deisuoi Santi e alla fine le sue sup-pliche vennero accolte: a poco apoco i parenti desistettero daipropositi di vendetta e nel lorocuore entrarono sentimenti dipace.Poi una notte, narra la storia po-polare, le apparve San GiovanniBattista che la invitò a seguirlosulla cima dello Scoglio, un diru-po che sovrasta Roccaporena;giunta sull’orlo del precipizio, leapparvero anche Sant’Agostino eSan Nicola da Tolentino, che lerivolsero parole di consolazione.Poi i tre santi sollevarono Rita ela portarono in volo fin dentro ilmonastero. La mattina seguentefu grande la sorpresa delle suore:non riuscivano a capire da dovefosse entrata visto che il mona-stero era circondato da alte murae il portone era stato chiuso achiave per tutta la notte.Non vi era nessun’altra spiega-zione se non l’intervento dei san-ti e alla fine Rita fu accolta in co-munità.Suor Rita era molto conosciutanella cittadina di Cascia, vuoiperché protagonista di una

digiuni prescritti dalla Chiesa, al-le elemosine. Cristo crocifisso si è assunto ipatimenti e le sofferenze delmondo e ha provato i patimenti ele sofferenze di tutti gli uomini.Anche Rita, devotissima al Croci-fisso, avvertiva le fatiche e le sof-ferenze di tutte le donne, in parti-

La vedova, spontaneamente e co-raggiosamente, aveva perdonato,ma trasmettere i suoi stessi senti-menti ai parenti e soprattutto aifigli, non fu un’opera facile.Ma i tormenti non erano finiti;un misterioso morbo infatti, for-se la peste, sottrasse all’affetto diRita i suoi cari Gian Giacomoe Paolo Maria. Un dolore lanci -nante la avvolse, una sofferenzache più volte accennò a trasfor-

Cascia, Basilica S. Rita vista dall’alto(foto di Fabrizio Cerqua).

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drammatica vicenda familiare,vuoi perché, quando ancora eramoglie e madre, si segnalava perla sua sollecitudine nel prestareaiuto ai poveri e ai sofferenti.Questo esercizio della carità potécontinuarlo, e in modo ancorapiù fervido, una volta entrata inmonastero. La Regola delle ago-stiniane difatti, anche se rigida,lo prevedeva.

Amore e preghiera

Perciò Rita, insieme alle sue con-sorelle, poteva visitare le case de-gli anziani, dei malati, dei poveri,per recare loro cibo, vestiti, aiu-to, conforto.Preghiera, obbedienza, carità:queste erano le fondamenta sucui poggiava ora l’esistenza disuor Rita.Croce e preghiera, quasi la con-clusione obbligata di un’esisten-za segnata da piaghe fisiche espirituali. A sua consolazione lagrazia divina la rendeva parteci-pe di visioni mistiche, che la sol-levavano dalla prostrazione delsuo corpo.Era sempre più simile al Crocifis-so, inchiodata su un giaciglio,con la ferita della stimmate sulcapo sempre aperta, e costretta asentirsi un peso per le sorelle chela curavano e l’aiutavano in tutto.

Tuttavia non lasciava trasparirené il disagio del suo orgogliomesso alla prova, né la sofferen-za fisica: aveva sempre una paro-la consolante e di incoraggia-mento per coloro che venivano afarle visita.La sofferenza, insieme con lapreghiera, era il modo privilegia-to concesso a Rita per vivere incomunione con Gesù. Anzi sipuò ben dire che proprio in que-sta esperienza di dolore si mani-festa la santità di Rita: ella fu ve-ramente «alter Christus», cioè unsecondo Cristo, una perfetta suadiscepola; con lui condivise lasofferenza, sia fisica che spiritua-le, come lui soffrì innocente perla remissione dei peccati.Dopo quindici anni di patimenti

La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201460

Rita morì, nel 1447, all’età di 76anni.Questi fatti, notissimi, non ciesonerano dal coraggio di entra-re «dentro» questi episodi, ditrafficarli e di portarli nel «no-stro» quotidiano, sia per imitarela vita di Rita, sia per attingeredal suo esempio, il coraggio pervivere la nostra chiamata allasantità oggi.

Si ringrazia l’autoree la redazione di:

«Dalle Api alle Rose»*,Marzo 2002

* Titolo e sottotitoli a cura della reda-zione.

Urna di santaRita. «Rita, unadonna piccola

di statura,ma grande

nella santità...».(Giovanni Paolo II)

Santa Ritasi reca inpellegrinaggioa Roma (Galizzi,Cappellinadella Santa).

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Care famiglie

(...) La famiglia è la cellula fondamentale dellasocietà umana. Fin dal principio il Creatore haposto la sua benedizione sull’uomo e sulla don-na affinché fossero fecondi e si moltiplicasserosulla terra; e così la famiglia rappresenta nelmondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino.La nostra riflessione avrà sempre presente labellezza della famiglia e del matrimonio, lagrandezza di questa realtà umana così sempli-ce e insieme così ricca, fatta di gioie e speran-ze, di fatiche e sofferenze, come tutta la vita.Cercheremo di approfondire la teologia dellafamiglia e la pastorale che dobbiamo attuarenelle condizioni attuali (...).La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, equello che ci è chiesto è di riconoscere quanto

è bello, vero e buono formare una famiglia, es-sere famiglia oggi; quanto è indispensabile que-sto per la vita del mondo, per il futuro del-l’umanità. Ci viene chiesto di mettere in evi-denza il luminoso piano di Dio sulla famiglia eaiutare i coniugi a viverlo con gioia nella loroesistenza, accompagnandoli in tante difficoltà.

Ai cardinali, 20 febbraio 2014

Quanto è belloformare una famiglia!

Mi presento alla soglia della vostra casa perparlarvi di un evento che, come è noto, si svol-gerà nel prossimo mese di ottobre in Vaticano.

61La Voce • n. 2 - marzo-aprile 2014

VOCE FAMIGLIA

PAPA FRANCESCOalle famiglie

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La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201462

Si tratta dell’Assemblea generale straordinariadel Sinodo dei Vescovi, convocata per discuteresul tema «Le sfide pastorali sulla famiglia nelcontesto dell’evangelizzazione». Oggi, infatti, laChiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo af-frontando anche le nuove urgenze pastorali cheriguardano la famiglia.Questo importante appuntamento coinvolgetutto il Popolo di Dio, Vescovi, sacerdoti, perso-ne consacrate e fedeli laici delle Chiese partico-lari del mondo intero, che partecipano attiva-mente alla sua preparazione con suggerimenticoncreti e con l’apporto indispensabile dellapreghiera. Il sostegno della preghiera è quantomai necessario esignificativo spe-cialmente da par-te vostra, care fa-miglie (...).Nel vostro cam-mino familiare,condividete tantimomenti belli: ipasti, il riposo, illavoro in casa, ildivertimento, lapreghiera, i viag-gi e i pellegrinag-gi, le azioni disolidarietà... Tut-

tavia, se manca l’amore manca la gioia, el’amore autentico ce lo dona Gesù: ci offre lasua Parola, che illumina la nostra strada; ci dàil Pane di vita, che sostiene la fatica quotidianadel nostro cammino.Care famiglie, la vostra preghiera per il Sinododei Vescovi sarà un tesoro prezioso che arric-chirà la Chiesa (...). La protezione della BeataVergine Maria e di san Giuseppe accompagnisempre tutti voi e vi aiuti a camminare unitinell’amore e nel servizio reciproco. Di cuore in-voco su ogni famiglia la benedizione del Si -gnore.

Alle famiglie del mondo, 25 febbraio 2014

graziepermessoscusa

Le tre parolineper vivere bene in famiglia.

Papa Francesco

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63La Voce • n. 2 - marzo-aprile 2014

Auguria tutte le mamme

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vane, formare cristianamente la donna, perché ilmondo ha bisogno di mamme buone, di mammesante, di mamme intelligenti che sappiano istruire,che sappiano educare i loro figli e sostenerli in tut-te le loro prove.Non parlatemi degli uomini, perché l’uomo è e saràsempre il vostro bambino. È passato sempre dallevostre braccia e dal vostro cuore. Voi dovete tra-smettere, voi dovete istruirlo, voi dovete educarlo.Cosa c’è nel mondo oggi? Dov’è la donna oggi?Dov’è la mamma oggi? Dov’è la famiglia oggi? Senoi cambiamo la donna, se noi educhiamo la don-na cambieremo il mondo. Le bambine, le giovani,le mamme, portino in ogni luogo la civiltà del-l’amore. Ecco la missione della donna! Potete con-testarmi che quando noi amiamo la mamma, quan-do noi cerchiamo la mamma, il nostro cuore siriempie di qualche cosa di bello? Non proseguo,care mamme, credo che vi basti per comprenderequanto urge che la donna prenda coscienza di sé,che la donna sia ancora nel pensiero e nel cuore ditutti, che la donna sia l’aurora di un giorno nuovo,di una nuova civiltà che soltanto lei ha la missionedi comunicare e di donare a tutti gli uomini.

P. Mario Maria Merlin sdcPieve di Sligo, 6.4.1995

La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201464

DEDICATO ALLE MAMME

C

Gianna Beretta Molla, la santa della vita, della famiglia e della gioia.

Il mondo ha bisognodella mamma

are mamme, voi potete intuire che nelmondo la responsabilità della mammanon ha parole. Diceva un pastore prote-stante a quanti presentavano problemi

su problemi: «Date al mondo la mamma e cam-bierete tutto». Forse voi che siete mamme an-cora non avete compreso la vostra dignità, lavostra grandezza e, soprattutto, la vostra re-sponsabilità.Nel 1929, verso mezzanotte, Papa Pio XI im-provvisamente fu preso da un malessere e pie-gò la testa sul tavolino. Lo soccorsero, ma nonc’era più nulla da fare. Prima di morire ebbetre parole: «Italia, Chiesa, Mamma». Non dob-biamo sentire l’amore per la nostra patria? LaChiesa è la Mamma delle nostre anime. Mie ca-re mamme, non potete non comprendere conquali premure la Chiesa ci viene incontro, cam-mina con noi per sostenerci in tutte le nostreprove, per illuminarci in tutti i momenti dioscurità. Infine, morendo, Pio XI chiamò lasua mamma. Ero giovane, allora, stavo ascol-tando la radio e mi commossi fino alle lacrime,perché per tre volte disse: «Mamma, mamma,mamma!». Care mamme, sono ormai 45 anniche con l’aiuto della grazia di Dio, per una mis-sione affidatami, non penso che alle mamme,non penso che alle fanciulle, non penso che alledonne, tanto è vero che il Signore mi ha ispira-to di fondare una Congregazione di Suore chevoi chiamate «Sorelle», che hanno una solamissione: educare la bambina, educare la gio-

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65La Voce • n. 2 - marzo-aprile 2014

C

N

T

Grazie,mamma!

onfessione di un figlio al di sopra di ogni sospetto:«Ieri sono stato a mangiare in un ristorante.Un pranzo passabile, ma che prezzi!Ci serviva una cameriera, né bella né gentile.

In tutto il pranzo le avrò detto cento volte:“Grazie”.

Lei neanche ci faceva caso e aveva ragione: è pagata per fare quel lavoro!

Oggi mia madre come sempre si è alzataper prendermi un bicchiere d’acqua.

Non so come, mi è sfuggito un “Grazie”.Non l’avevo mai fatto.

Mia madre si è messa seduta e mi è sembratoche quasi piangesse.

Conclusione: per far piangere mia madre basta poco, basta dire un “Grazie” ogni tredici anni».

Confessione di una madre piena di sospetti:«Oggi mio figlio mi ha detto: “Grazie!”.

Ho pianto... che scema!Spero non se ne sia accorto, altrimenti

non me lo dice più, per non farmi piangere.Se invece si fosse accorto che io, “la madre”,

sono Lucia, che ho 40 anni, che spesso sono stanca,che a volte mi sento sola,che spesso desidero parlare, uscire,che a volte sto male...».

Se volete imparare la crescita, il progresso personale e la dignità,

per incominciare non c’è un posto miglioredella vostra famiglia...

A mia madreon sei mia madresolo per questo corpoch’era embrione in te,né sei mia madre

per questa voce simile alla tua.Si mescolano i nostri pensieriin simbiosi perfetta...,ma non solo per questo sei mia madre.Non sei mia madreper i sonni lieti di bambina,non per la fede pura,per le attese del Natale,per le risposte importanti.Hai acceso punti luminosiqando avevo paura:ma non solo per questo sei mia madre.Non sei mia madreper l’abituale presenzae per la dolcezzain cui mi immergo,vedendoti, ogni giorno.Ma sei mia madreper aver pianto con menel momento del dolore.

Tu che sei voceu che sei voce dell’eterno Padreinvitaci a vedere il giornooltre le foschie dell’albae le nostre ispirazioni

non cederanno alla vanità del successo.Aiutaci a vincere i nostri invernicol sorriso della primaverae a stupirci ancoraal di là degli eventi.Nell’ora della provanon permettereche, «per sgravarsi dal peso,le nostre mani abbandonino la cesta».Se non spunteranno fioriai bordi del nostro sentierosarà il bocciolo che tieni fra le ditaad aprirsi per noiper ridarci speranza.

Poesie di Rosetta ZambranoModena

Il gufo nei suoipensieri notturnidisse...

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S’aggiunge una vena di sottile perversione, insita neldemandare ai genitori il potere di staccare la spina alfiglio malato: il diritto di vita e di morte dei padri suifigli viene esaltato come innovativa espressione di ci-viltà e di umanità.Ma è lecito chiedersi: quale volontà prevarrà, ove igenitori siano di opinione diversa? Quanto accadeha, in realtà, solo una spiegazione: la bioetica pensa-ta come etica della vita si è trasformata pian pianonell’etica del potere di chi, artificialmente e a suo pia-cimento, la vita vuol crearla in provetta, manipolarla,sopprimerla. Al contrario, essa dovrebbe essere trat-tata con uno sguardo multidisciplinare, evitando l’ir-rigidimento in regole precostituite, perché le ideolo-

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VOCE FAMIGLIA

Lasciate viverei bambini

La morteprocuratanon è maiuna soluzione ma solola fontedi ulterioridrammie inumanità

Mons.Vincenzo Bertolone

«Il corpo di ciascuno di noi – ricordava a dicembre papa Francesco –è risonanza di eternità, quindi va sempre rispettato».

«Soprattuttova rispettatae amata la

vitadi quantisoffrono,

perchésentano

la vicinanzadel Regno di Dio».

«L a nostra vita è un’opera d’arte. Perviverla come esige l’arte della vitadobbiamo porci delle sfide difficilida contrastare a distanza ravvicina-

ta; dobbiamo scegliere obiettivi che siano ben ol-tre la nostra portata, e standard di eccellenza irri-tanti per il loro modo ostinato di stare ben al di làdi ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo lacapacità di fare. Dobbiamo tentare l’impossibile».Come sono lontani dalla verità profonda del pen-siero del sociologo Zygmunt Bauman gli arteficidella discutibile, discussa e per molti versi incre-dibile decisione del Parlamento belga di consen-tire l’eutanasia ai minori, subordinandola al con-senso di genitori e psicologi. «Massimo è il ri-spetto che si deve ai bambini», affermava Giove-nale nel primo secolo d.C., un tempo troppo lon-tano per essere presente ad una società che spin-ge sempre più sul pedale del futuro, credendosiimmortale e sempre dalla parte del giusto.Con quale esito? Con quello che è sotto gli occhidi tutti: in primo luogo, il rovesciamento dell’eti-ca medica, che abbandonato il giuramento ippo-cratico della difesa della vita, affida al medicofunzioni di avviamento alla morte. In secondoluogo, la cristallizzazione di inedite forme di ipo-crisia, ultima quella di presentare come forma diossequio alla volontà del paziente la sua decisio-ne di non vivere più.

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gie non possono calpestare la dignità della perso-na, figurarsi poi per legge. Occorrerebbe maggio-re attenzione alle istanze ed alle convinzioni del-la fede ed una più rispettosa considerazione deisistemi di valore e degli interrogativi di naturametafisica. E sarebbe ugualmente necessarioprestare orecchio agli imperativi della dignità,della dedizione e della compassione.«Il corpo di ciascuno di noi – ricordava a dicem-bre papa Francesco – è risonanza di eternità,quindi va sempre rispettato; e soprattutto va ri-spettata e amata la vita di quanti soffrono, per-ché sentano la vicinanza del Regno di Dio, diquella condizione di vita eterna verso la qualecamminiamo».Parole che il vento della tecnica ha disperso neilabirinti della scienza, ma che restano radicatenei cuori e ancor più adesso spingono tutti, inprimo luogo i cristiani, al dovere della testimo-nianza: la morte procurata non è mai una solu-zione, ma solo la fonte di ulteriori drammi e inu-manità. Nel mondo che cambia non ci sarà piùfuturo se da spettatori non si tornerà attori capa-ci di illuminare e riscaldare un vivere gelido, te-nebroso e spietato. Agiamo prima che sia davve-ro troppo tardi. n

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Salmo 8O Signore, nostro Dio,quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.

Con la bocca dei bimbi e dei lattantiaffermi la tua potenza contro i tuoi avversari,per ridurre al silenzio nemici e ribelli.

Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,la luna e le stelle che tu hai fissate,che cosa è l’uomo perché te ne ricordie il figlio dell’uomo perché te ne curi?

Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,di gloria e di onore lo hai coronato:gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,tutto hai posto sotto i suoi piedi;tutti i greggi e gli armenti,tutte le bestie della campagna;gli uccelli del cielo e i pesci del mare,che percorrono le vie del mare.

O Signore, nostro Dio,quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

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CONSACRAZIONENELL’ORDO VIDUARUM

Roma. Basilicadi San Pancrazio Martire.La consacrazionedelle prime otto vedoveromane è avvenutail 29 dicembre 2013.Il rito di Benedizioneè stato presiedutodal Vescovo ausiliaremons. Guerino Di Tora,Delegato della diocesidi Romaper l’Ordo Viduarum,con la concelebrazionedi padre Agostino Montan,Direttore dell’Ufficiodella Vita Consacratae di don Sandro Amatori,Assistente diocesano.

L’Ordo Viduarumè stato istituito formalmente

nella Diocesi di Romalo scorso 24 novembre 2013,

festa di N.S. Gesù Cristoe giorno conclusivodell’Anno della fede.

Nella foto,la Cooperatrice guanelliana

signora Romana Lembo.

«Noi vedove consacratesiamo chiamatea questa particolare peculiarità,quella della preghierae del servizio,una tessera in quel mosaico grandeche è la storia della salvezza.Chiamate a vivereil senso dell’attesa,come Gesù attendeva la sua Ora,Ora del distacco dagli apostoli,Ora del dolore, della solitudine,ma anche Ora della gioiadella Risurrezione».

Le Sorelle dell’Ordo Viduarumdella Diocesi di Roma

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Per i più piccoli da colorare e donare poi alla mamma

La bella famigliadella beatasuor Chiara Bosatta

Disegno di Giuseppina Gabaro in Bagarotti

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La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201470

Sono bambini/e, ragazzi/e che fanno partedelle nostre case o che vengono a contattocon le suore guanelliane che lavoranoin Romania, in India, nelle Filippine,in America Latina.

Se sei interessato/a o se volessi sapere qualcosadi più, rivolgiti a:

Suor SARA SÁNCHEZ (collaboratrice)Casa «S. Pio X» - Via Guido Rangoni, 5331016 CORDIGNANO (TV)Tel. 0438.99.90.34 - Fax 0438.99.50.93E-Mail: [email protected]

Suor FAUSTA DELLA TORRE (responsabile)Casa Generalizia

Chi accoglie uno di questibambini accoglie me Gesù

Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMATel. 06.588.20.82 / 06.583.59.75 - Fax 06.581.63.92E-Mail: [email protected]

Il vostro contributo potrete inviarlo tramite:• il nostro conto corrente postale n. 56048093,intestando aFIGLIE S. MARIA DELLA PROVVIDENZA “Progetti”Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 Romaspecificando: Per adozione di...

• Conto bancario per Adozioni a distanza: Banca Prossima - Piazza della Libertà, 1300192 RomaIBAN: IT48 P033 5901 6001 0000 0001 546

Se stai cercando un modo concreto di fare il bene e di aiutarequalcuno che ne abbia veramente bisogno,

le Figlie di S. Maria della Provvidenza ti offrono il Progetto:

* Adozioni a distanza *

Daniel

Crina

Razvan

Larisa

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quale, accompagnato dalla mamma, lasciava Ca-stelnuovo per portarsi a Chieri. In quella cittadi-na, distante pochi chilometri da casa, avrebbepotuto continuare gli studi iniziati a Castelnuo-vo. Andò a vivere a pensione presso una cono-scente. In quel luogo doveva darsi da fare, distri-buendosi in tanti lavori utili, per poter pagarel’alloggio. Si iscrisse alla scuola di Chieri per ilcorso di latino.Di latino ne sapeva già qualcosa; glielo aveva in-segnato il suo primo benefattore, don GiovanniCalosso, parroco di Murialdo, un paesetto vicinoa Castelnuovo. Il generoso sacerdote si era presoa cuore Giovannino, dopo averne costatate le ca-pacità e la seria volontà di studiare per poter di-ventare sacerdote. Purtroppo l’amico prete, giàavanzato negli anni, morì improvvisamente. Eb-be solo tempo di indicare a Giovannino, che era

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GIOVANNINO BOSCOstudente

LA PAGINA DEI RAGAZZI

Sergio Todeschini

I

Sergio Todeschini

Con due sacchetti di farina

l desiderio di don Bosco era quello di farsiprete. Era un desiderio che aveva in sé sindall’infanzia e che fece intendere alla vec-chia nonna e a mamma Margherita. Ma isoldi mancavano e il lavoro dei campi ri-

chiedeva anche il suo contributo. Rubava così,durante le ore di lavoro, alcuni momenti di lettu-ra. Lo faceva di nascosto per non essere visto esgridato dal fratellastro che riteneva lo studio unperditempo. Vendette due sacchetti di farina almercato di Castelnuovo, due sacchetti di farinache mamma Margherita gli aveva regalato perpoter acquistare dei libri scolastici.Quel giorno era il novembre 1831; una data im-portante per l’ormai sedicenne Giovannino il

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subito corso al suo capezzale appena saputo delmalanno, il luogo dove teneva dei soldi; una di-screta somma che lo avrebbe aiutato a portareavanti gli studi. Denaro che il nostro ragazzo, pernon avere fastidi e risentimenti, consegnò ai pa-renti del suo protettore.

Leader fra i compagni

A Chieri subito si fece conoscere per la sua gene-rosità e per il suo impegno. Ammesso in sestaclasse, la nostra IV elementare, era alla lungal’alunno il più anziano del corso; ma questo isuoi compagni non glielo fecero mai pesare. Coltempo aveva lasciato la pensione dove alloggiavae si era portato a vivere presso il caffè Pianta. Ilsuo nuovo alloggio era un piccolissimo sottosca-la. Al mattino, prima di portarsi a scuola, pulivail locale, e alla sera contava i punti ai clienti gio-catori. Imparava velocemente anche a cucinare ipiatti della locanda, tanto che il padrone, fiutan-do buoni affari, voleva farlo suo socio.I programmi scolastici non erano semplici; mace la mise tutta per ben figurare. Fondò anche la«Società dell’Allegria» e divenne un leader tra isuoi compagni. Il programma di questa «Socie-tà» era semplice, ma preciso ed essenziale: «Esse-re sempre felici, fare il proprio dovere e vivere daveri cristiani». Diligente e orgoglioso, Giovannino

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proseguì glistudi passandoda una classeall’altra. Nelprimo annoscolastico fre-quentò duemesi la sestaclasse, poi pas-sò alla quinta,

cioè alla prima ginnasio, per due mesi; poi il re-sto dell’anno in seconda ginnasio. Dopo la quartaginnasio superò l’esame per entrare nel liceo filo-sofico. C’è da dire che alla volontà si andavasommando una memoria felicissima. Sapeva ri-petere frasi in latino appena lette, riassumere untesto e riportare alcuni brani come se li stesseleggendo. Amava la lettura e lo studio dei classi-ci. Aveva una curiosità che spaziava in tutti icampi e una fede che alimentava con la preghie-ra alla Madonna e al Santissimo Sacramento.

In seminarioTerminati gli studi superiori, era arrivato per luiil momento di decidere che strada prendere. Af-fascinato dalla vita monastica pensò di entraretra i francescani. Accettata la sua richiesta, supe-rò a pieni voti gli esami per essere ammesso inconvento. Fu allora che don Giuseppe Cafasso, ilsanto parroco torinese che ben conosceva l’ani-mo di Giovanni, e intuiva per lui altre strade, gliconsigliò di entrare nel Seminario di Chieri perfarsi sacerdote diocesano. Entrò in seminario il26 ottobre 1835. Vi rimase per sei anni. Fu poiordinato sacerdote a Torino nella chiesa dell’Im-macolata Concezione il 5 giugno del 1841. DonBosco prese con fermezza tre propositi: «Occu-pare rigorosamente il tempo. Patire, fare, umi-liarsi in tutto e sempre quando si tratta di salvarele anime. La carità e la dolcezza di san Francescodi Sales mi guideranno in ogni cosa». La primaMessa la celebrò a Torino, presso la chiesa diS. Francesco; poi fu a Castelnuovo. La chiesa del-la sua infanzia e della prima giovinezza ora lo ac-coglieva come giovane prete. Sarebbe di lì a pocoripartito per Torino, per dare un volto nuovo allasua vita e aprirsi alla missione tra i ragazzi pove-ri e abbandonati. n

La famiglia di Giovannino Bosco.La famiglia di Giovannino Bosco.

Giovannino intrattiene gli amicinella «Società dell’allegria».

Giovanninova a Chieri,in un’operadell’artista Musio

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Dio vuole realizzare il suo progetto su di noi

(...) Non dobbiamo avere paura:Dio segue con passione e perizial’opera uscita dalle sue mani, inogni stagione della vita. Non ciabbandona mai! Ha a cuore larealizzazione del suo progetto sudi noi e, tuttavia, intende conse-guirlo con il nostro assenso e lanostra collaborazione.Anche oggi Gesù vive e camminanelle nostre realtà della vita ordi-naria per accostarsi a tutti, a co-minciare dagli ultimi, e guarircidalle nostre infermità e malattie.Mi rivolgo ora a coloro che sonoben disposti a mettersi in ascolto

PROPOSTE GIOVANIPROPOSTE GIOVANI

Papa Francesco

«Vi invito ad ascoltaree seguire Gesù»

della voce di Cristo che risuonanella Chiesa, per comprenderequale sia la propria vocazione. Viinvito ad ascoltare e seguire Ge-sù, a lasciarvi trasformare inte-riormente dalle sue parole che«sono spirito e sono vita» (Gv 6,62). Maria, Madre di Gesù e no-stra, ripete anche a noi: «Qual-siasi cosa vi dica, fatela!» (Gv 2,5). Vi farà bene partecipare confiducia ad un cammino comuni-tario che sappia sprigionare invoi e attorno a voi le energie mi-gliori. La vocazione è un fruttoche matura nel campo ben colti-vato dell’amore reciproco che sifa servizio vicendevole, nel con-testo di un’autentica vita eccle-siale. Nessuna vocazione nasce

da sé o vive per se stessa. La vo-cazione scaturisce dal cuore diDio e germoglia nella terra buo-na del popolo fedele, nell’espe-rienza dell’amore fraterno. Nonha forse detto Gesù: «Da questotutti sapranno che siete miei di-scepoli: se avete amore gli uniper gli altri» (Gv 13, 35)?

Essere terreno buono

Cari fratelli e sorelle, vivere que-sta «misura alta della vita cristia-na ordinaria» (cfr. Giovanni Pao-lo II, Lett. ap. Novo millennioineunte, 31), significa talvolta an-dare controcorrente e comporta

Dal Messaggioper la 51ª

Giornata Mondiale di Preghieraper le Vocazionidell’11 maggio 2014, IV Domenicadi Pasqua

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incontrare anche ostacoli, fuoridi noi e dentro di noi. Gesù stes-so ci avverte: il buon seme dellaParola di Dio spesso viene rubatodal Maligno, bloccato dalle tribo-lazioni, soffocato da preoccupa-zioni e seduzioni mondane (cfr.Mt 13, 19-22). Tutte queste diffi-coltà potrebbero scoraggiarci, fa-cendoci ripiegare su vie apparen-temente più comode. Ma la veragioia dei chiamati consiste nelcredere e sperimentare che Lui,il Signore, è fedele, e con Luipossiamo camminare, essere di-scepoli e testimoni dell’amore diDio, aprire il cuore a grandi idea-li, a cose grandi...Disponiamo dunque il nostrocuore ad essere «terreno buono»per ascoltare, accogliere e viverela Parola e portare così frutto.Quanto più sapremo unirci a Ge-sù con la preghiera, la SacraScrittura, l’Eucaristia, i Sacra-menti celebrati e vissuti nellaChiesa, con la fraternità vissuta,tanto più crescerà in noi la gioiadi collaborare con Dio al serviziodel Regno di misericordia e diverità, di giustizia e di pace. E ilraccolto sarà abbondante, pro-porzionato alla grazia che condocilità avremo saputo accoglie-re in noi.

Dal Vaticano, 15 gennaio 2014

«Dio non vuolequalcosa da me...

...ma vuole me!»

Suore guanellianeall’Acqua Fraggia (Sondrio).

Don Giò Bertocchi

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Don Fabrizioraccontato dal fratello Fabio

Fabio De Michino

PROPOSTE GIOVANIPROPOSTE GIOVANI

Era speciale fin da piccolo(...) Che Fabrizio fosse specialenoi lo capivamo già da quando erapiccolo. Infatti amava giocare afare il prete e costringeva tutti noia partecipare alla messa che, gio-cando, prendeva molto seriamen-te. La sua più grande passione erala messa domenicale e guai a chigliela negava. Un giorno eravamoa casa della nonna paterna e, pervia del brutto tempo, nostra ma-dre e la stessa nonna, decisero cheera meglio per lui rimanere a casa(aveva al massimo 7 anni). La suavoglia di Cristo lo portò in quel-l’occasione a sferrare un calcio nelvetro di una finestra fino a rom-

Il suo giovanesacerdozio

Dal giorno della sua ordinazionela nostra vita è cambiata profon-damente. Fabrizio è sempre statomolto, ma molto timido e non di-ceva una parola in più di quellache gli si chiedeva; ha sempre vis-suto in un silenzio che adesso ciaccorgiamo valere più di mille pa-role. Dalla sua prima celebrazionerimanemmo folgorati dal modocon il quale predicava la parola diDio. Le sue omelie mai pesanti eneanche troppo lunghe arrivavanodirettamente al cuore dei fedeli,che (come noi) restavano rapiti daun suono dolce ma potente e so-prattutto ipnotizzante. Fabriziodell’altare tramandava un’inde-scrivibile amore per la parola diDio, che difficilmente si riesce aspiegare.Nel corso del tempo, si dedicò inanima e corpo al ministero sacer-dotale, dando una particolare at-tenzione ai giovani e soprattuttoai bambini, con i quali riusciva adinstaurare un dialogo silenziosoma carico di significato. Si avvici-nava agli adolescenti at traverso latecnologia; grazie al perfetto uti-lizzo del pc e una passione innataper la radio, tanto da fondarneuna dalla quale trasmetteva la pa-rola di Dio, associata alle canzonipiù in voga del momento. Costruìinoltre un sito internet personale(donfabrizio.it) dove di domenicain domenica anticipava la letturadel Vangelo, per commentarla eper dialogare con tutti. Nella suapagina c’è una «storia per riflette-re», dove narra di un seme che,morendo, da vita a molti altri se-mi, quasi avesse voluto annuncia-

perlo completamente. Da quelgiorno nessuno mai ha più proibi-to a lui di saltare una sola liturgia.Io con mio fratello ho giusto unanno di differenza; infatti a set-tembre, se Dio vuole, compirò an-ch’io 31 anni. Questo per dire chein pratica siamo stati come gemel-li (in realtà ci scambiavano ancoraper tali) e abbiamo sempre cam-minato insieme. Stesse scuole (fi-no alla decisione che poi ha presodi entrare in seminario), stessigiochi e stesse amicizie. In praticaun’anima in due corpi! Io e la miafamiglia abbiamo accettato congioia la sua scelta di diventare sa-cerdote, perché notavamo unqualcosa in più che Fabrizio ave-va. Lo abbiamo accompagnatocon gioia in tutte le tappe che ilcammino da seminarista gli met-teva davanti e, man mano che iltempo passava, ci accorgevamo diuna luce nuova che il suo volto ir-radiava e di un sorriso che conta-gerà tutt’oggi tutte le persone chelo incrociavano.

Il bel sorrisodi don Fabrizio De Michinoil giorno della sua Ordinazione

sacerdotale.

A voi la meravigliosastoria vocazionaledi un giovane

sacerdote della Diocesidi Napoli,don Fabrizio De Michino.Nato l’8 settembre 1982,dopo una lunga malattiaè salito al cieloil 1o gennaio 2014.Ha vissuto in manierasanta gli anni della suagiovinezza,del suo sacerdozio,del doloree della sofferenza fisica.Pochi giorniprima di morireha scritto una letteradi affidamento al Papa;lettera che potete leggerenel riquadro a pagina 75.

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re in anticipo il frutto del suo sa-crificio.

Un pianto inspiegabile

Purtroppo dopo 2 anni di sacerdo-zio giunge un fulmine a ciel sere-no. Era il 4 novembre 2010 quan-do Fabrizio celebrò il matrimoniodel nostro fratello maggiore Fran-cesco (nello stesso giorno del suoonomastico). Non dimentichere-mo mai quella celebrazione. Fa-brizio pianse dall’inizio alla finedella celebrazione, ma con unpianto inspiegabile... Il giorno do-po, 5 ottobre 2010, ricorrenzamensile della festa della Madonnadella Neve (cui è dedicata la par-rocchia dove svolgeva servizio co-

me vice parroco), Fabrizio, dopoessere sceso alle 5 e 45 del mattinoper la prima celebrazione, ritornòa casa lamentando un forte doloretoracico, che gli toglieva perfino ilrespiro. Preoccupati per le suecondizioni e per una predisposi-zione familiare a patologie coro-nariche, andammo in ospedaledove, dopo tanto tempo e tantesue perdite di conoscenza, gli dia-gnosticarono una pericardite ossiala formazione di liquido intorno alcuore, che richiedeva un ricoverourgente in altro ospedale... Nell’ul-timo controllo (casuale) primadella dimissione, un medico sco-prì una formazione solida all’inter-no del cuore.Da lì in poi inizierà un vero e pro-prio calvario, che Fabrizio ha af-frontato sempre con quel silenziodisarmante e con il solo rammari-co di non poter svolgere il suo ser-vizio..., anche se non perdeva oc-casione per celebrare Messa inqualunque posto fosse possibile.Da quei giorni io e la mia famigliaabbiamo avuto l’onore di seguirlonella malattia, abbiamo visto Cri-sto nella nostra casa e sul volto diFabrizio.

Incontro con Francesco

Nonostante tutte le sofferenzeatroci, era sempre sereno (moltopiù di noi), tanto che amavanostargli vicino... Non dilungando-

mi, arriviamo nel mese di ottobrequando le cose iniziarono a preci-pitare. Le condizioni erano sem-pre più difficili e lui non si sentivapiù come quello di una volta.Ma è proprio nel mese di ottobre(2013) che capitò un primo «mira-colo»; arrivava, in seguito ad unalettera inviata da un suo amico sa-cerdote, l’invito del Santo PadreFrancesco a concelebrare con lui

L’abbraccio con il vescovo,card. Vincenzo Sepe.

La sua prima Messa. «Non chiedo a Dio la guarigione, ma chiedo la forza di continuare ad essere vero testimone

del suo amore e sacerdote secondo il suo cuore».

la Santa Messa del giorno 25. Conincredulo stupore quel giorno fuper Fabrizio quasi una resurrezio-ne. Stranamente affrontò il viaggiocon serenità e nel pieno delle sueforze e, arrivato fuori al Vaticano,percorse da solo e con estrema ra-pidità la strada (non breve) che lodivideva dall’edificio dove avrebbeincontrato Sua Santità. Io lo ac-compagnai e, anche se sono rima-sto fuori, ero felice perché pensavoche mio fratello avesse chiesto laguarigione.

«Non ho mai perso la gioia di essereannunciatore del Vangelo».

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Dopo una giornata stupenda esenza fatica tornammo a Napoli.E qui le cose non cambiarono, an-zi peggiorarono tanto da richiede-re 6 ricoveri ospedalieri nel giro didue mesi. Sono stati questi i mo-menti più intensi per lui, per noi eper chi lo ha seguito nella malattiache, giorno dopo giorno, trasfor-mava il suo corpo ma non il suospirito.Con le pochissime forze restateglivoleva servire solo Dio... (la sua)attenzione si accendeva solo negliistanti in cui prendeva e leggeva ilBreviario quasi come fosse la mi-gliore medicina e, una volta termi-nato, ritornava nel suo consuetotorpore da insufficienza epatica.Una volta ci disse: «Non riesconemmeno a dire la Messa», ma lacelebrava. Negli ultimi giorni(compreso quello di Natale) ha ce-lebrato qui a casa...

La sua nascita al cielo

Con le sue ultime forze e con il re-spiro che peggiorava a vista d’oc-chio, ha aspettato il trascorreredelle feste, rinviando un ulteriorericovero all’anno nuovo che sareb-be servito a riprendere la terapiaantitumorale e restando, conestremo sacrificio, seduto in cuci-na con noi la sera di capodannoper aspettare la mezzanotte, perpoi ritornare in camera, da dove,poche ore dopo, sarebbe uscito trale braccia della sua amata Mam-ma celeste.Quel giorno venni a scoprire la let-tera che fu consegnata a PapaFrancesco... Lo schianto nel legge-re quella frase: «Non chiedo lamia guarigione» è stata come unaspada che trafigge il cuore. Ma so-lo per un attimo. Perché ho avutola conferma della grandezza di Fa-brizio e dell’amore che provavaper Dio. E così dopo una settima-na giusta mi trovo con la famigliaad avere un «cuore nuovo», chedona una strana serenità in un pe-riodo che nessuno ci invidia, mache nessuno sicuramente puòcomprendere. n

A sua santità Francesco

Santo Padre, nelle mie quotidiane preghiereche rivolgo a Dio, non smetto di pregareper lei e per il ministero che il Signorestesso le ha affidato, affinché possadarle sempre forza e gioia per conti-nuare ad annunciare la bella notiziadel Vangelo. Mi chiamo Fabrizio DeMichino e sono un giovane sacer-dote della Diocesi di Napoli. Ho 31anni e da cinque sacerdote. Svolgoil mio servizio sia presso il SeminarioArcivescovile di Napoli come educa-tore del gruppo dei diaconi, in unaparrocchia a Ponticelli, che si trova allaperiferia est di Napoli.La Parrocchia, ricordando il miracolo avve-nuto sul colle Esquilino, è intitolata alla Madon-na della Neve e nel 2014 celebrerà il primo centenario dell’Incorona-zione della statua lignea del 1500, molto cara a tutti gli abitanti.Ponticelli è un quartiere degradato con molta criminalità e povertà, maogni giorno scopro davvero la bellezza di vedere quello che il Signoreopera in queste persone che si fidano di Dio e della Madonna. Anch’ioda quando sono in questa parrocchia ho potuto ampliare sempre più ilmio amore fiducioso verso la Madre Celeste, sperimentando anchenelle difficoltà la sua vicinanza e protezione.Purtroppo sono tre anni che mi trovo a lottare contro una malattia rara:un tumore proprio all’interno del cuore e da qualche mese anche novemetastasi al fegato e alla milza. In questi anni non facili, però, non homai perso la gioia di essere annunciatore del Vangelo.Anche nella stanchezza percepisco davvero questa forza che non vie-ne da me ma da Dio, che mi permette di svolgere con semplicità il mioministero.C’è un versetto biblico che mi sta accompagnando e che mi infondefiducia nella forza del Signore, ed è quello di Ezechiele: «Vi darò uncuore nuovo, metterò dentro di voi uno Spirito nuovo, toglierò da voi ilcuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ez 36, 26). In questo tem-po molto vicina è la presenza del mio Vescovo, il Card. Crescenzio Se-pe, che mi sostiene costantemente, anche se a volte mi dice di ripo-sarmi un po’ per non affaticarmi troppo. Ringraziando Dio, anche i mieifamiliari e i miei amici sacerdoti mi aiutano e sostengono soprattuttoquando faccio le varie terapie, condividendo con me i vari momentid’inevitabile sofferenza. Anche i medici mi assistono tantissimo e fan-no di tutto per trovare le giuste terapie da somministrarmi.Santo Padre, sarò stato un po’ lungo in questo mio scritto, ma volevosolamente dirle che offro al Signore tutto questo per il bene della Chie-sa e per lei in modo particolare, perché il Signore la benedica sempree la accompagni in questo ministero di servizio e amore. Le chiedo,nelle sue preghiere di aggiungere anche me: quello che chiedo ognigiorno al Signore è di fare la sua volontà, sempre e comunque. Spes-so, è vero, non chiedo a Dio la mia guarigione, ma chiedo la forza e lagioia di continuare ad essere vero testimone del suo amore e sacerdo-te secondo il suo cuore. Certo delle sue paterne preghiere, la salutodevotamente.

Fabrizio De Michino

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M2G CENTRO-SUD ITALIA

htpp://[email protected]

Proposte estive

• Campo «Ora et Labora» a Perugia dal 27 lu-glio al 2 agosto per giovani universitari e lavo-ratori, desiderosi di crescere spiritualmentemettendosi a fianco dei nostri buoni figli.Sono previsti momenti di servizio e «cammi-ni» di spiritualità a Perugia e soprattutto adAssisi in coincidenza con il Perdono.

• Campo Giovanissimi a Lamezia Terme (CZ)dal 5 al 10 agosto per ragazzi delle scuole su-periori.

Intanto insieme ai giovani del Nord Italia stiamoprogrammando il I Pellegrinaggio dei giovanisui luoghi guanelliani nell’agosto 2015, mentreabbiamo già nel cuore la GMG 2016 a Cracovia!

26-31 luglio 2016: le date ufficialidella GMG di Cracovia

26-31 luglio 2016: queste le date definitive dellaprossima Giornata Mondiale della Gioventù diCracovia, pubblicate sul sito ufficiale polacco(www.krakow2016.com). In preparazione delgrande evento si terranno, dal 20 al 25 luglio,«I giorni nelle diocesi», ovvero i gemellaggi con le43 diocesi polacche.Lo stesso sito della Gmg riporta anche un antici-po del programma di quei giorni, che prenderà ilvia martedì 26 con la tradizionale cerimonia diapertura, il Festival della gioventù.Dal mercoledì 27 al venerdì 29 si terranno le cate-chesi, mentre il giovedì 28 è prevista l’accoglienzaal Papa e il venerdì la Via Crucis.Culmine della settimana, la Veglia di sabato 30,seguita la mattina di domenica 31 luglio, dallaMessa finale con l’annuncio della sede della pros-sima Gmg.Tutti i giovani sono invitati a partecipare con en-tusiasmo e fede.

Don Salvatore Allettoper l’Equipe M2G

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La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201480

VITA GUANELLIANA ✺ da Roma (Casa S.Maria della Provvidenza)

Il cardinal Riccardofra noi

L

«... salutiamo, con affettofraterno, Sua Eminenzail Cardinal Riccardo Ez-zati Andrello, arcivesco-vo di Santiago del Cile.Siamo ben lieti di condi-videre con lei la gioia deldono ricevuto da Dio Pa-dre, di essere stato chia-mato a far parte del col-legio dei Cardinali, unitocon più stretto vincoloalla Sede di Pietro, percooperare più intensa-mente al servizio aposto-lico nella Chiesa univer-sale. Oggi più che mai, laChiesa ha bisogno di veritestimoni di Cristo perannunciare con coraggioil suo Vangelo ed esserevicini con la preghiera atanti fratelli, perché sia-no forti nella fede e sap-

piano reagire al male conil bene. Papa Francesconella sua allocuzione haesortato a camminarecon Gesù, ma non è faci-le né comodo perché lastrada di Gesù è la viadella croce. Perciò le as-sicuriamo la nostra co-stante preghiera al Si-gnore e chiediamo allaVergine Maria Madredella Provvidenza di po-ter realizzare nella suavita di Pastore il disegnodi Dio su di lei.Ora una signora ospitedella Casa le offrirà, co-me nostro dono, la mi-tria, simbolo della sua at-

Roma, Casa S. Maria. La bellissima pala della Madonnadella Provvidenza fa da sfondo alla concelebrazione delcard. Ricardo (o Riccardo) Ezzati Andrello sdb, zio di suor Manuela Rubin fsmp.

Nella foto: in prima fila, a sinistra,

la signora Luciana, sorella del novellocardinale Riccardo Ezzati Andrello;

a destra suor Emanuela.

tività di Pastore delle ani-me.In questa Eucarestia ele-viamo al Signore la lodee la riconoscenza per lemeraviglie che continuaad operare nelle suecreature».All’omelia, il card. Ricar-do (con una c in linguaspagnola) ha rivelato su-bito il suo cuore di sacer-dote e religioso salesia-no, plasmato dall’amore-volezza – di cui scrivesan Giovanni Bosco nelsuo sistema preventivo –da usare nell’educazionedei ragazzi e dei giovaniloro affidati.

Il cardinale distribuisce la Comunione.

o scorso 22 feb-braio, Papa Fran -cesco ha fatto do-

no alla Chiesa di 19 neocardinali, fra i quali lozio di suor EmanuelaRubin, la nostra conso-rella che opera in CasaS. Maria della Provviden-za, in Roma, centro diriabilitazione per disabi-li. Ed è così che abbiamoavuto la gioia di averlofra noi per una celebra-zione eucaristica il gior-no 24. Insieme era anchesua sorella, la signoraLuciana e mamma disuor Emanuela. La bel-lissima e grande cappelladi S. Maria era colma disuore, ospiti, insegnantie operatori, felici di averein mezzo a noi «lo zio disuor Emanuela», da papaFrancesco creato cardi-nale della santa Chiesa.Prima della celebrazione,suor Chiara, direttricedel Centro, ha salutato ilneoporporato a nomedella comunità ivi riu -nita:

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Il volto buono, semplice,la voce affabile ma deci-sa, le sue parole carichedi evangelicità, che ripor-tiamo nella fedeltà con-cettuale: Il Signore èbuono, ci vuole bene,crediamo al suo amoreper noi. Deporrò sullapatena tutto l’amore chele suore mettono nella lo-ro missione in mezzo avoi; sulla patena sarannoanche le fatiche di voioperatori laici, il cui la-voro in mezzo ai «benia-mini della Provvidenza»non è solo un’esplicazio-ne professionale, ma èun compito ecclesiale edevangelico; poi, rivolgen-dosi alle ospiti, delle qua-li era ben visibile lo stato

CENNI BIOGRAFICI

Il card. Riccardo Ezzati Andrello, nato a Campi-glia dei Berici, Vicenza, il 7 gennaio 1942, ha fre-quentato il noviziato a Quilpué, Valparaíso (Cile)nel 1960. Dopo gli studi di filosofia e quelli di teo-logia presso la Pontificia Università Salesiana diRoma, ha emesso la professione perpetua tra iSalesiani di Don Bosco il 30 dicembre 1966 ed haricevuto l’ordinazione sacerdotale il 18 marzo1970. In seguito ha ottenuto la Licenza in ScienzeReligiose presso l’«Institut de Pastorale Catécheti-que» di Strasburgo e il titolo di Insegnante di Re-ligione e Filosofia presso l’Università Cattolica diValparaíso.Nella congregazione salesiana ha ricoperto nu-merosi incarichi. Nel 1991 è stato nominato Offi-ciale della Congregazione per gli Istituti di VitaConsacrata e le Società di Vita Apostolica dellaSanta Sede.Nominato Vescovo di Valdivia il 28 giugno 1996,ha ricevuto l’ordinazione episcopale l’8 settembresuccessivo. Insignito nel gennaio 2004 del premio«Jesús Maestro» dalla Confederazione Interame-ricana per l’Educazione Cattolica (CIDEC) per ilsuo impegno nell’educazione, nel 2007 è divenutoPresidente della Commissione per l’Educazione ela Cultura del Consiglio Episcopale Latinoameri-cano (CELAM) e nel dicembre 2009 è nominato«personaggio dell’anno» dalla rivista cilena «ElSur». Dal 2010 Presidente della Conferenza Epi-scopale del Cile (CECh), è creato cardinale da Pa-pa Francesco il 22 feb braio 2014.

a relazionarci ed aiutare ilprossimo in difficoltà. Ab-biamo trovato delle tutorche hanno saputo spiegarcie insegnarci il mestiere ecome intervenire nelle varieproblematiche. Le suoredella Casa e tutti i vari ope-ratori sono stati accoglienti,ma soprattutto le ospiti checi hanno aiutate ad am-bientarci nel contesto la-vorativo. Grazie a questaesperienza, ci siamo ricre-dute sulla casa di riposo.Pensavamo fosse un luogotriste, invece abbiamo sco-perto che è un ambienteaccogliente e in cui le ospitisono seguite e stimolate.Ringraziamo Valentina eValeria per la loro disponi-bilità e pazienza.

Giada, Nicole, Francesca e Sukainatirocinanti della Scuola

Superiore Einaudi di Lodi

di sofferenza e di umilia-zione, a somiglianza delCristo crocifisso, ha ras-sicurato che avrebbe de-posto sulla patena i lorodolori, la loro croce per-ché, uniti al sacrificio delSignore Gesù, fosserograditi al Padre per lasalvezza del mondo.Ringraziamo il card. Ric-cardo per averci onoratodella sua presenza, dellasua parola e della sua ce-lebrazione eucaristica egli promettiamo preghie-re, come da sua richiestae da nostro dovere di fe-deli e figli docili dellasanta Madre Chiesa.

La comunità di S. Maria

✺ da Livraga (Casa Santa Teresa)

News

MFestadi carnevale

artedì 4 marzo èstata una matti-nata di festa per

le ospiti della casa. Hannofesteggiato insieme alle ope-ratrici e alle tirocinanti ilcarnevale con canti, giochie danze. Non sono mancatischerzi, indovinelli e fila-strocche e, per concluderela mattinata, il gioco deimimi con tanti premi.

Esperienzadi tirocinioQuesto tirocinio ci è pia-ciuto, ci siamo trovate mol-to bene, abbiamo imparato

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non è ancora stato inau-gurato e lo spazio attor-no consente ulteriori am-pliamenti.I dirigenti delle facoltàche incontriamo (farma-cia, ingegneria e scienzeinfermieristiche) ci accol-gono con cortesia e dimo-strano di apprezzare ilservizio che il nostroOstello offre alle giovani.Esse sono ora una trenti-na e provengono in mag-gioranza da altri Stati:Kerala, Tamil Nadu e An-dhra Pradesh.La Casa per anziani non èancora terminata, ci vor-

ranno ancora unpaio di mesi di la-voro per comple-tare tutti gli im-pianti e le rifinitu-re, ma gli operailavorano intensa-mente per presen-tarla meglio chepossono il giornodell’inaugurazio-ne.

Splende dilampadinecolorate

Nel pomeriggio arriva unbel gruppo di confratel-li seminaristi per aiutarele Suore e le Novizie nel-le pulizie più impegnati-ve e soprattutto negli ad-dobbi necessari per la fe-sta. Il loro lavoro conti-nua sino a notte inoltratae, per alcune, non termi-na che all’alba. Durantela notte la nuova struttu-ra splende per i fili dilampadine colorate chel’adornano.

VITA GUANELLIANA ✺ dall’India (Bangalore)

L’India guanelliana allarga la sua tenda

L

L’inaugurazione di St. Joseph Home

for the Aged

Trabocca il latte

Il giorno dell’inaugura-zione, memoria liturgicadi San Francesco di Sa-les, inizia presto, quandoè ancora semibuio. Ilconfratello padre JohnBosco, venuto apposita-mente da Kumbakonamviaggiando tutta la notte,presenzia alla preghieradi benedizione del localedestinato alla cucina, chesi conclude con un ritotradizionale di augurio. I

In processionesi entra nellanuova cappella.

Si benediconoi locali.

a preparazione algrande giorno

continua con gioia e tan-to impegno.Con suor Shanti ci re-chiamo a portare gli invi-ti per l’inaugurazione airesponsabili dell’Univer-sità, privata ma ricono-sciuta dallo Stato, dovestudiano le ragazze del -l’Ostello di St. Joseph Ni-vas. La struttura univer-sitaria è grandissima esorge sull’altro lato dellastrada che fiancheggia lanostra Casa. Accoglie at-tualmente quasi tremilastudenti, ma un edificio

Mons. Moras,arcivescovodi Bangalore,presiede lacelebrazione.

In processionesi entra nellanuova cappella.

Si benediconoi locali.

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compiuto insieme – suinvito del Vescovo – dasuor Victoria, suor Carlae suor Maria Antoniettaall’ingresso principale siscoprono due lapidi ri-cordo. In processione sientra poi nella nuovacappella. All’inizio dellasolenne concelebrazioneeucaristica, si benedicel’acqua con cui vengonoaspersi tutti i presenti etutti i locali della Casa, incui si recano diversi sa-cerdoti accompagnatidalle suore.Prima dell’offertorio,mons. Moras consacral’altare e introduce inun’apposita fessura le re-liquie dei nostri Santi.Al termine, suor Carlaporge un breve saluto,

delle novizie guanellianee una breve esibizionedegli ospiti di St. JosephNivas: i bambini dellaScuola Speciale e le ra-gazze dell’Ostello. Il salu-to finale è di suor Victo-

ria, che ringrazia tutti ein particolare la Provvi-denza divina che ha per-messo di portare avantiquesta nuova opera dibene.Tutti sono inviatati acondividere il semplice efraterno pasto nel cortileantistante la nuova Casa,all’ombra dei tendoni de-corati appositamentepreparati.Con gioia si concludequesto giorno speciale,rendendo grazie a Diocon il Rosario e il cantodei vespri nella nuovaCappella.

Suor Maria AntoniettaRipamonti

esprimendo sentimentidi gratitudine per l’espe-rienza fatta in questa vi-sita in India e suor MariaAntonietta legge il mes-saggio inviato dalla Su-periora generale, madreSerena. suor Betci Claratraduce fedelmente in in-glese per permettere atutti di comprendere.Conclude la cerimoniainaugurale, un momentodi incontro nel salone,con un canto-preghiera

fornelli vengono inaugu-rati lasciando traboccareil latte da una pentolanuova, come auspicio disovrabbondanza di pro-sperità e di gioia.Alle 10,20 accogliamol’Arcivescovo di Bangalo-re, monsignor BernardMoras, che presiederà iriti di inaugurazione. So-no convenute tutte le So-relle di Bangalore e unarappresentanza di tuttele altre comunità dell’In-dia. Sono inoltre presentimolti confratelli, sacer-doti e seminaristi, paren-ti delle suore, amici e tut-ti coloro (dall’architettoai manovali) che hannocontribuito alla costru-zione della Casa.Dopo il taglio del nastro,

L’arazzo dis. Giuseppe,

donatoin regaloe portatodall’Italiada suor

Carla Folinie suor MariaAntoniettaRipamonti,consiglieregenerali.

Il cantodelle

novizie.

Una foto di gruppoin ricordodell’inaugurazionedel nuovo Centro per anziani.

Un gioiosorinfresco.

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Alle ore 16,30la Casa S. Pio Xdi Roma ospitala presentazionedel libro«Controventoa braccettocon Dio»di AntonellaSardiello,storia a fumettidi san LuigiGuanella,il Santodella Carità.Intervengonoinsieme all’autrice,G. Gramegna,M. Belli,M.T. Nocella,G. Valicenti.

da «la Repubblica»domenica15.12.2013

VITA GUANELLIANA ✺ da Roma (Casa S. Pio X)

Presentazione dell’alboControvento a braccetto con Dio

E

Il tavolo dei relatori.La parola all’autrice,

dott. Antonella Sardiello.

Fumetti ante litteram

sprimersi attraver-so la narrazioneper immagini èuna peculiarità

dell’essere umano. I nostriprogenitori hanno sentitol’esigenza di lasciare unsegno nel mondo, rappre-sentando storie di vita so-ciale e storie di sopravvi-venza, come la caccia. Mi-rabili sono i graffiti primi-tivi di Lascaux e Altamira.Dato che comprendiamosolo ciò che è rappresen-tabile mentalmente, è fa-cile intuire che l’esigenza,in epoche successive, dinarrare fatti e avvenimen-ti importanti, abbia con-tribuito a creare una co-stante che ha attraversatotutti i periodi della storiadell’arte, fino ai nostrigiorni.Pensiamo agli affreschi diGiotto ad Assisi: come farconoscere la storia di sanFrancesco ad una folla didevoti illetterati?La pittura ha avuto unafunzione socio-politica ol-tre che comunicativa, hafavorito una sorta di pri-ma alfabetizzazione, fa-cendo accedere il popoloal sapere, educando losguardo alla visione e allacomprensione dei mes-saggi, altrimenti impossi-bili da decodificare.La struttura compositivadegli affreschi di Giotto èdivisa in registri narrativi,

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mo personaggio Yellowkid e ha presentato le pre-cedenti esperienze non so-lo fumettistiche, ma pro-priamente artistiche dellaSardiello, come la realiz-zazione della vetrata nel-l’antica basilica di S. Lo-renzo in Lucina, a Roma.Il saluto ai partecipanti èstato dato dalla Vicariagenerale suor Giustina Va-licenti, che ha fortementevoluto quest’opera, e dallaSuperiora della Casa suorMaria Antonietta Ripa-monti, organizzatrice del-la serata, nonché modera-trice.Era presente anche suorMaria Teresa Nocella, re-sponsabile della redazionede La Voce, che ha seguitofin dagli inizi il lavoro diAntonella, ne ha visto lafatica, i diversi passaggiche richiede la stesura delfumetto (disegno a mati-ta, inchiostrazione, colo-re, studio delle inquadra-ture). Non solo, ma ha po-tuto testimoniare che il la-voro di Antonella non si èlimitato alla parte operati-va, ma ha costruito la sto-ria attraverso il montag-gio della sceneggiatura efar sì che il messaggio delSanto potesse rivelarsi inmaniera efficace.

Antonella SardielloSuor Maria Teresa

Nocella

identici all’impostazionedei fumetti, così la se-quenza di lettura va da si-nistra a destra; allo stessomodo c’è uno studio delleambientazioni e dei costu-mi.Altro esempio eloquentesi è rinvenuto nella basili-ca inferiore di S. Clemen-te, a Roma, ove troviamoun vero e proprio fumettoante litteram, in quanto ol-

tre alle immagini, la nar-razione della storia di sanClemente è supportatadall’inserimento di dialo-ghi diretti, addirittura inlingua volgare.

Tavola rotonda

Chi ha parlato dell’argo-mento è stato lo sceneg-giatore dott. Giacomo

Gramegna, durante lapresentazione dell’alboControvento a braccettocon Dio dell’artista Anto-nella Sardiello, presenta-zione che si è tenuta inCasa S. Pio X il 15 dicem-bre 2013. Tra i relatori,anche la giornalista dr.ssaMaria Belli, la quale ha il-lustrato in breve la nascitanegli Stati Uniti del fu-metto moderno, con il pri-

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na processionecon le candele ac-cese ha introdot-

to la S. Messa delle 10,15di domenica 2 febbraionella chiesa parrocchialedi S. Michele, ma nonera la solita processionedelle S. Messe solenni.Dopo i chierichetti eduna coppia di genitori edi bambini, venivano lenostre suore, chiamateappositamente dal parro-co don Tino Bainiper celebrare consolennità la festadella Presentazio-ne di Gesù al tem-pio, data in cui ri-corre, per la Chie-sa universale, laGiornata della VitaConsacrata. La lu-ce delle candele,riflessa sui lorovolti, diventavaproprio il simbolodella loro vita con-sacrata al Signore.Lo ha spiegato be-ne il parroco don Tino al-l’inizio della celebrazio-ne: «Poiché quest’anno lafesta liturgica della Pre-sentazione del Signore altempio cade di domeni-ca, cogliamo l’occasioneper ringraziare le suoreguanelliane presenti aBelgioioso per la loroopera verso gli anziani everso i ragazzi dell’orato-rio. Vogliamo anche sot-tolineare il significato deldono della loro vita con-sacrata al Signore».Le suore si sono dispostea semicerchio intorno al -l’altare al momento dellabenedizione delle cande-le, destinate poi alle fa-miglie della parrocchia, econ la formula apposita e

VITA GUANELLIANA ✺ da Belgioioso (Casa S. Giuseppe)

Con la luce delle candele

U

con il cuore fisso nel vol-to dello Sposo divino,hanno rinnovato l’offertadi se stesse; hanno porta-to i doni al momento del-l’Offertorio e hanno reci-tato una bella preghieradel beato John HenryNewman, nella qualechiedevano di splenderecome luce nella Chiesa enel mondo.Durante l’omelia, don Ti-no ha, poi, invitato suorPatry, già conosciuta dairagazzi perché catechi-sta, a spiegare meglio ilsenso della consacrazio-ne della propria vita alSignore, nel servizio aifratelli. Significativo ilprefazio scelto per l’occa-sione: «Ti rendiamo gra-

zie, Signore, per il donodella Vita consacrata.Aiutaci ad essere nellaChiesa e per il mondo, ilsegno eloquente e stima-bile delle realtà future: diuna bellezza che è senzarughe, di una verità chenon cade in errore, di unamore che non conosceegoismo, di una comu-nione che non porta divi-sione, di un’eternità chenon vede il tramonto».Tutta la comunità par-rocchiale ha vissuto conintensa partecipazionequesta S. Messa, nellagratitudine verso le no-stre suore.

Rosella C.

Suor GiulianaMagnavacca

e suor Marina Butti.

Suor Patry Gavilan.

Preghiera

Stai con noi, Signore,e inizieremoa risplenderecome tu risplendi:a risplenderefino ad essere luceper gli altri.

La luce, o Gesù,verrà tutta da te:nulla saràmerito nostro.

Sarai tua risplendere,attraverso di noi,sugli altri.

Fa’ che noiti lodiamo così,nel modoche tu più gradisci,risplendendosopra tutti coloroche sono intornoa noi.

Insegnaci a diffonderela tua lode,la tua verità,la tua volontà.

Fa’ che noiti annuncianonon con le parole,ma con l’esempio,con quella forzaattraente, quellainfluenza solidaleche provieneda ciò che facciamo,con la nostra visibilesomiglianzaai tuoi santi,e con la chiarapienezza dell’amoreche il nostro cuorenutre per te.

Beato J. H. Newman

Suor GiulianaMagnavacca

e suor Marina Butti.

Suor Patry Gavilan.

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iovedì 27 febbra-io, giovedì grassodi questo Carne-

vale 2014, i bambini e ra-gazzi ospiti delle case-fa-miglie dell’Istituto delleFiglie di Santa Maria del-la Provvidenza, nel centrostorico di Cosenza, hannocondiviso un pomeriggiodi vero divertimento e al-legria.

L’Associazione Onlus Te-resa Bruni ha voluto dedi-

Suor Carmelina Galassoha accolto noi della ONLUS Teresa Bruni, convera gioia, nel vasto salo-ne della «sua casa» intito-lata a suor Teresa Vitari,l’ultima rappresentantedelle «Cappuccinelle», leSuore della Congregazio-ne che ha preceduto leSuore di don Luigi Gua-nella, ormai prossime afesteggiare i cento annidella loro presenza a Co-senza, ed ha riscaldato

rietà vera è dono del cuoreche non costa fatica.È nel sorriso dell’altro, in-fatti, che si rispecchia lafelicità di un cuore che saemozionarsi di gioia veranell’incontro con l’altro, ilprossimo di ciascuno.Tutti i bambini e ragazzi,dai piccolissimi ai piùgrandi, hanno potuto go-dere momenti di festasemplice ma vera ed han-no ricambiato con gesti diaffetto genuino, che cihanno fatto riandare conla mente alle parole edall’esempio dell’amato sanLuigi Guanella, il quale sigratificava di ogni sorrisodi quei «tesori» che eranoper Lui gli ospiti delle suecase, soprattutto i più pic-coli e più umili.È stata davvero una bellaesperienza, un piccoloscambio di solidarietà nellagioia, quella sincera cheviene dal cuore e che sadire grazie anche per piccoligesti di semplice amicizia.

Angela Maria Bruni

Allegria in Casa-famiglia

G

✺ da Cosenza (Casa Divina Provvidenza)

care ai simpatici ospitidelle Suore guanelliane un

«merenda party»

arricchito di stelle filanti,coriandoli, trombette, pa-nini e buoni dolci, per vi-vere tutti insieme l’allegriadel Carnevale, con tanterisate e scherzi amicali.Sorridente e accogliente lapresenza della Superiora,suor Lidia Naccarato, chenon ci ha fatto mancare ilsuo saluto e la sua presenzacon la piccola Sara, veramascotte della Casa Divi-na Provvidenza con i suoisoli quattro mesi di vita.

tutti con la sua consuetarisata fresca ed invitante,nella tipica accoglienza distile guanelliano.Ci ha consentito anche unbreve momento di rifles-sione su TERESA, angelobiondo dagli occhi di cie-lo, dolce creatura volata inparadiso prematuramentema rimasta nel cuore ditutti per la sua grande ca-pacità di amare e di donar-si agli altri nella gioia delsorriso: perché la solida-

La Superiorasuor Lidiae la piccolaSaraal centrodella scena!

Angela e AnnaMaria della

Onlus TeresaBruni tra i

piccoli, ospitinell’allegropomeriggio.

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La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201488

ogliamo condivi-dere la testimo-nianza di fr. Carlo

Fondrini sdc, dal 1990 re-ligioso in attività presso ilCentro guanelliano Santafamiglia di Nazareth,Israele.Una struttura all’avan-guardia che accoglie 20neonati e bambini con ri-tardo dello sviluppo e pa-tologie che includono ri-tardo mentale, cerebrole-sioni, sindrome di Down,disordini metabolici e –presso la scuola – 170bambini e giovani tra i 4 ei 21 anni con ritardi medie gravi e sindromi diverse.Egli testimonia: «Da 24anni mi confronto gior-nalmente con la precarie-tà dell’esistenza, dei pic-coli in particolare. Ma so-no proprio loro a spronar-ci e incoraggiare il nostrolavoro grazie alla serenitàcon cui vivono la loro esi-stenza così stretta tra i li-miti a cui sono soggetti. Ipiù gravi vivono in un am-biente accogliente, circon-dati dalle cure professio-nali e amorose di espertidell’educazione e dellariabilitazione. Sono bam-bini con molti dei quali sicomunica solo attraversosguardi o complici sorrisi.Non si lamentano della lo-ro condizione e si lascia-no curare, come neonati,anche quando ormai sono“grandi”. Qualcuno di lo-ro ci lascia per fare ritor-no a Dio e anche allora lofanno con discrezione esenza creare ulteriori pre-

occupazioni ai genitori e anoi che ce ne occupiamo.L’esperienza della mortedi un bambino è in generetraumatica e vissuta con ilrimorso di non avere fattotutto, di più. Ma proprioalcuni genitori mi hannoaiutato a dare senso aqueste morti. Mi hanno

confidato che erano certa-mente dispiaciuti, ma allostesso tempo sereni per-ché avevano portato a ter-mine il compito che Dioaveva dato loro, prendersicura di una sua creaturaper il tempo che Dio stes-so aveva stabilito. Il lorosacrificio per quel figlio

VITA GUANELLIANA ✺ da Israele (Nazareth - Centro «Santa Famiglia di Nazareth»)

Una testimonianza di fr. Carlo

V

era stato utile; Dio li avevaprivilegiati incaricandolidi occuparsi di quella suacreatura più bisognosa dialtri». n

Fratel Frondini sdc parladel Centro Casa SacraFamiglia a confratelli e consorelle.

Visita alla CasaS. Famiglia.

Ce la presenta il confratellodon Marco Riva sdc.

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89La Voce • n. 2 - marzo-aprile 2014

L’unione delle personesi fa conl’unione dei cuori

San Luigi Guanella

Dal variegato e intenso Program-ma dei Cooperatori del Nord Ita-lia / Svizzera per l’anno 2014, se-gnaliamo alcuni appuntamentied esperienze significative che siterrano in estate e oltre.

Spiritualità

• Casa don Guanella(Barza d’Ispra, Varese)3-8 agosto 2014

Nota: anche in questo corso è pos-sibile partecipare da martedì sera5 a venerdi 8 dopo il pranzo.

* I due Corsi saranno animati daiConsigli generali SdC e FSMP

* La quota di partecipazione peri due corsi è di 35 euro al giorno

* Iscrizioni direttamentealle due Case:

Villa S. Rosa:Via Appia Antica 20300178 RomaTel. [email protected]

Casa don Guanella:Tel. 0332.78.31.11Fax [email protected]

Formazione

• Schede di formazionemensili:Il Cantico dell’amore(1o Corinzi 13,1-7)

10 Schede di riflessione e di pre-ghiera a cura degli assistenti spiri-tuali suor Franca Vendramin e

don Angelo Gottardi con la colla-borazione del prof. Vittore Maria-ni, presidente nazionale MLG.

I testi saranno disponibili ancheall’indirizzo internethttp://bit.ly/1dnjtxw

Centenariodella nascita al cielo del Fondatore(2014-2015)Proposte concrete per vivere conintensità un evento grande e bel-lo per la Famiglia Guanelliana.

• Fraciscio: Casa nataledi S. Luigi. Una presenza20 luglio - 3 agosto 2014

Il Consiglio Provinciale dei Coo-peratori garantisce una presenzanella Casa natale del Fondatore.Chi volesse fare una visita guida-ta, trascorrere uno o più giorni inquesto luogo santo deve prenotar-si entro la fine di giugno.

• Week end: Sui passi di don Luigi Guanella12-13-14 settembre 2014

Aperto a tutti: Cooperatori,Volontari, Amici...

Visita guidata in alcuni luoghiparticolarmente significativi qua-li: Como, Pianello, Olmo, Savo-gno, Fraciscio, Gualdera, ecc.

Campo base: Campodolcino. Ver-rà diffuso un dépliant con il pro-gramma dettagliato.

Iniziative varie

• Giornata annualedel Cooperatore

Si esorta ad organizzare «La Gior-nata del Cooperatore» nelle Case,Parrocchie e realtà guanellianedella Provincia Nord Italia/Svizze-ra come un’occasione privilegiataper far conoscere la bellezza del

✺ da Como (Santuario Sacro Cuore)

Cooperatori Nord Italia / Svizzeracarisma di don Guanella vissutodai laici e arricchire l’Associazio-ne di nuovi laici.

• Itinerario specialedi formazione

Un gruppo scelto di Operatori del-le Case della Provincia Sacro Cuo-re (SdC) che da diversi anni con-dividono in modo profondo la no-stra missione e sono interessati alcammino di Cooperatori, hannoiniziato un itinerario speciale diformazione.

Incontri già svolti:14 settembre 2013 a Barza;9 Novembre 201325 gennaio 2014 a Como.

Prossimo incontro:17 maggio a Fraciscio.Si auspica la partecipazione an-che di laici della ProvinciaS. Luigi (FSMP).

• Preghiera VocazionaleProposta del Centro DiocesanoVocazioni in collaborazione conla Famiglia Guanelliana.

17 gennaio 2014;21 febbraio; 21 marzo;14 aprile (Via Crucis cittadina);16 maggio; 20 giugno.

alle ore 20.45nel Santuario Sacro Cuore(Como)

v v v

Info: AssociazioneCooperatori GuanellianiVia Statale per Lecco, 2022100 COMO LORATel. 031.282140 - Fax 031.555358

Sig.ra Carla SacchettiTel. 031.283717Suor Franca [email protected]. 329.06.36.986Don Angelo [email protected]. 366.44.12.900

PROGRAMMA2014

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In Gesù, per primo, Diorealizza le sue promesse,in lui e, dopo di lui, inuna schiera innumerevo-le di fratelli e di sorelleche hanno voluto seguir-lo in modo incondiziona-to, nella povertà, nellacastità, nell’obbedienza,

donando la propria vitaper i fratelli.La nostra cara superiorasuor Adele appartiene aquesta schiera e ha volu-to essere una fiamma chearde e risplende per isuoi fratelli.Noi abbiamo potuto go-dere per cinque anni del-la sua luce, della sua leti-zia interiore, della suaparola piena di benevo-lenza e a volte sofferta,della sua generosità atutta prova.Come guida, di questacasa di riposo, mai si è ti-rata indietro, accettandofino in fondo la croce cheil suo ufficio comporta-va. Come parroco di Cor-dignano la ricordo moltoattenta ai problemi dellaparrocchia e generosa(quando è caduto il tettodella chiesa subito ha ac-cettato di far celebrare leS. Messe in questa cap-pella).Nei colloqui che ho avutocon lei sentivo l’esperien-za di un’anima contem-plativa e nello stessotempo con i piedi moltoradicati nei problemiumani. Assieme a noisuor Adele ha spezzato ilPane di vita, partecipan-do all’Eucarestia ognigiorno. E proprio nel-l’Eucarestia ha trovato ilsostegno indispensabileper rendere ragione dellasperanza, superandoostacoli e conflitti cheappaiono inevitabili.Nella santa assemblea hainvocato con noi il soste-gno di Dio, ha lodato eglorificato il suo Nomeper i tanti doni che riser-va ad ognuno di noi.Ora la affidiamo a Coluiche è stato il centro dellasua esistenza, a cui haconsacrato ogni energiae ogni pensiero perché ledoni la gioia eterna.

A noi lascia una testimo-nianza importante, checustodiamo con gioiaperché ci aiuta a progre-dire spediti, con saggezzae audacia.

Dall’omelia di don Piergiorgio Sanson

Parroco di Cordignano (TV)

nel giorno ottavo dellamorte di suor Adele

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Carissima suor Adele,hai terminato di soffrireed ora sei con il tuo Dio,l’unico bene della tua vi-ta.Avevo tanta voglia di ve-derti, di stare un po’ conte, di ricordare i «beitempi»... ho sperato epregato e il Signore miha ascoltata! Sono stataa Roma dal 21 al 24 digennaio. Per questo do-no, rendo grazie a Dio ealla Madre generale suorSerena come pure alleSorelle del Consiglio e al-la Comunità intera: rico-nosco che veramente lanostra Congregazione èuna grande famiglia!In quei giorni ti ho vistasufficientemente bene,facevi un po’ fatica a par-lare, ma l’occhio era vivoe non mancavi, come eratua abitudine, di guarda-re in faccia alle personecon cui parlavi. Era unacaratteristica che hosempre ammirato in te,fissavi la persona conuno sguardo schietto epenetrante, come se vo-lessi intuire, ancora pri-ma che parlasse, ciò chevoleva dirti.Avevi una capacità di sin-tesi che ti ho sempre in-vidiata, ascoltavi, inter-rogavi, ripetevi come perassicurarti che ciò cheavevi sentito era la realtà

di quello che la personavoleva dirti, poi facevisintesi come se volessiassicurarti che ciò era ve-ro, era quello che ti sta-vano dicendo.Ti ho conosciuta comeuna persona capace disacrifici e di generosità.Non ti lasciavi vincere nédalla stanchezza né dalletante cose da fare, lavo-ravi, andavi di qua e di làsenza soste, per vedere setutto andava bene, se tut-to era come tu avevi det-to o come ti aspettavi chefosse. Prima di volere da-gli altri un lavoro o qua-lunque altra cosa, daviun esempio di saper «fa-re tu» ciò che chiedeviagli altri, eri molto altrui-sta e attenta alle persone.Tutti quelli che ti hannoavvicinata, dovunque tueri, ti ricordano comeuna persona, una suoragenerosa, mai stancasempre indaffarata, sem-pre pronta a sostituirechi aveva bisogno di ri-poso. Non badavi alla tuasalute e a quanti ti chie-devano come stavi, la tuarisposta era sempre: «Be-ne, bene davvero», mapoi si veniva a sapere chela realtà era diversa, chei dolori si facevano senti-re, che la stanchezza in-torpidiva il tuo andare,che la realtà era dura eche il tuo fisico incomin-ciava a sentire il «trop-po» che facevi!Eri generosa e non la-sciavi mai senza rispostaquando ti chiedevanoaiuto, mai dalla tua boc-ca, per quanto io sappia,è uscito un «non posso,proprio non posso», alcontrario facevi tuttoquanto era in tuo potereper sollevare per aiutare,per consolare, per daresperanza...Grazie, suor Adele, gra-

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Nata a Montichiari(Brescia)

il 28 giugno 1940.Si è consacrata

al Signore il 5 gennaio 1964.

Ha svolto la sua attivitànelle Case di Como-

Lora, Roma «S. Pio X»,«S. Rosa» e «S. Maria»,Verdello, Carpignago,Cosenza, Cordignano.Dal 2013 era in Casa S. Pio X di Roma perché ammalata.È deceduta in Casa S. Pio X di Roma il 6 febbraio 2014.In attesa della

risurrezione, riposa nel cimitero di LuragoMarinone (Como).

SuorADELEBARESI

Un messaggio per noi

NELLA CASA DEL PADRENELLA CASA DEL PADRE

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zie per il tuo esempio,perché, soprattutto inquesti ultimi tempi, haidato prova di tanta fede efiducia nel Signore e nel-la Vergine Maria a cui ri-correvi sempre con amo-re filiale. Il Signore chevede il segreto dei cuori,ora più che mai ascoltala tua preghiera e tu, conla stessa fede, prega echiedi a Dio di suscitaretante e sante vocazionialla Chiesa e alla Congre-gazione, da te sempre«servita con amore» e fe-deltà.Sei stata in tante Casedella Congregazione, ri-cordale tutte, ma in mo-do particolare ricorda ledue ultime Comunità:S. Pio X di Cordignano eS. Pio X di Roma, che tihanno seguita con amoree generosità, su di loroimplora la benedizionedel Signore.Ricordaci sempre e aiu-taci, come hai fatto tu,ad accogliere con fede lavolontà di Dio per cam-minare liete verso quellasantità cui il Signore cichiama. Con suor Car-men, che tanto ricordavie ti identificavi nella lun-ga sofferenza, godi la pie-nezza della gloria di Dioe aspettaci.Riposa in pace, con affet-to grande,

suor Marisa e la Comunità S. Teresa

di Madrid

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Un «eccomi»... e un «fiat»

Che coincidenza, supe-riora suor Adele! Sei vo-lata al cielo nel giornodella morte di MadreApollonia Bistoletti e adue giorni della nostracofondatrice suor Mar-

cellina Bosatta. Pensoche, insieme al nostrosanto Fondatore e alleconsorelle, ti abbiano ac-colta con gioia nella Casadel Padre.Voglio ricordare di te,suor Adele, tra le tue bel-le qualità, due che in mo-do particolare mi hannocolpita negli anni dellamia permanenza a Ro-ma, Casa S. Maria: la ge-nerosità e la comunica-zione, doti molto impor-tanti in una comunità.Generosità: ricordo pri-ma della nostra partenzaper la Romania, ti seipreoccupata se avevamobisogno di cose utili-ne-cessarie... Ti sei privatadella tue giacca a peloper donarla a noi.Ricordo, pure, la tua ge-nerosità verso noi suore,le ragazze in difficoltà, isacerdoti che frequenta-vano l’università; non esi-tavi a cercare nella «ta-sca», che io chiamavo«pozzo di S. Patrizio»,l’equivalente, che donavi,accompagnato dalle pa-role: «Se avete ancora bi-sogno...».Comunicazione: con tan-ta semplicità ci comuni-cavi gli avvenimenti dellanostra famiglia, le notiziedella Congregazione, i la-vori da compiere nellaCasa, le difficoltà, le ma-lattie; ma anche le gioie,le occasioni divertenti, lebelle celebrazioni dellaChiesa... e tutto questosempre con volto sereno.Grazie, suor Adele, seistata così anche nellasofferenza, accettata dal-le mani del Signore nellapiena fiducia in lui.Suor Adele, con me ti di-cono «grazie» tante con-sorelle. Ora che sei piùvicina a Gesù che tantoamavi, guarda a noi, allanostra amata Congrega-

zione, ai tuoi cari, a Sil-via, guardaci col tuo vol-to sereno e prega per noi.Grazie,

suor RinaLuraschi

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Carissima suor Adele,grazie per ciò che sei sta-ta per me.Sento ancora dentro dime la tua voce e il tuo sa-luto, sempre così acco-gliente e cordiale.Ad ogni mia visita ti ral-legravi e facevi festa.Non ti lamentavi nono-stante la sofferenza.La prima volta ci siamoincontrate a Carpignago,nel 1986, ero una giova-ne suora e mi colpì la tuasemplicità e immediatez-za, subito ci siamo capitee anche quando ci sonostate delle incomprensio-ni, ci siamo chiarite consincerità e umiltà.Sei stata per me una ma-dre e una sorella maggio-re, da te ho imparato adamare e gustare le sem-plici gioie della vita e asaperle condividere.Sapevi dialogare con tut-ti e trascinavi tutti neltuo desiderio di fare delbene e farlo bene – comediceva don Guanella –.Sapevi cogliere e andareal nocciolo dei problemicon la tua capacità disintesi, rispondevi allenecessità immediate concoerenza e impegno con-creto, coinvolgendo tutti,perché tutti si sentisseropartecipi nel far sentire aproprio agio i meno for-tunati, i più poveri.Mi hai sempre invitatoad essere aggiornata coni problemi del mondo, inquanto noi suore guanel-liane, dicevi, dobbiamoportare il mondo nellanostra preghiera.

Gli ospiti delle nostre ca-se tu volevi che fossero «inostri padroni», per tuttivolevi rispetto, e che ognipersona si sentisse accol-ta, stimata per quello cheera, per il suo autenticovalore, come figlio amatoda Dio.Grazie, suor Adele, per imomenti di serenità e digioie condivise, per il be-ne che hai seminato el’amore che hai dato allatua amata Congregazio-ne. Ora continua a prega-re e ad amarci dal cielo.Grazie e arrivederci,

tua suor Tecla

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Carissime,con grande stupore e in-credulità ho appreso lanotizia della morte disuor Adele; incredulo,dopo averla rivista appe-na sabato scorso a Romain occasione dell’incon-tro del Consiglio nazio-nale MLG presso la vo-stra Casa generalizia.Ero assieme a te, suorGiustina, e in quella cir-costanza mi avevi parlatodella sua salute malfer-ma, ma sinceramentenon mi sembrava tantograve da far pensare aduna sua dipartita cosìimminente. Ti ricordi,suor Giustina? Nell’an-darle incontro per salu-tarla, mi ha riconosciutoe mi ha salutato con lebraccia aperte, sprigio-nando la sua solita affet-tuosità. Noi qui a Cosen-za la ricordiamo Supe-riora della Casa DivinaProvvidenza, sempre ac-cogliente, sempre affabi-le, sempre sorridente contutti. Noi «vecchi» del-l’Associazione Nazarethla ricordiamo anche e so-prattutto per la sua dedi-

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ultimi, consacrando lapropria vita al Signore,quale Figlia di Santa Ma-ria della Provvidenza.Nelle sue parole e neisuoi gesti era semprepresente il carisma di sanLuigi Guanella, che diedevita al gruppo di religiosepresenti oggi anche aCordignano». n

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Milano due erano i sacer-doti guanelliani che at-tendevano all’assistenzaspirituale delle signoreospiti e, naturalmente,delle religiose e dei fedelifrequentatori: ebbenesuor Giuseppina serviva,possiamo dire, con fedeil sacerdote, vedendo econsiderando in esso, lapresenza di Gesù: «Sacer-dos, alter Christus».Le persone che l’hannoconosciuta, stimata eamata, non si contano:quanta carità ella ha com-piuto nell’umiltà, nellasopportazione delle im-mancabili croci, nell’esse-re una consacrata secon-do il Cuore di Dio! Chepremio avrà ricevutoquando ha visto il voltodel suo Dio da lei invoca-to tutto il giorno sino altermine dei giorni terreni!San Luigi nostro così siesprime nell’operettaSulla tomba dei morti:«Anime dilette, voi sieteal cospetto della Patria, il“Paradiso vostro”».Sì, cara suor Giuseppina,la chiamata al premio èavvenuta nella memoriadi santa Scolastica. Sia-mo certi che, come la co-lomba che san Benedettovide dalla sua cella, rav-visando in essa l’animapura della sorella santaScolastica (bianca co-lomba che entrava nellaluce dell’Altissimo), cosìla tua anima, suor Giu-seppina, è ora al cospettosuo. Osiamo perciò rivol-gerti una preghiera: cheogni discepola e discepo-lo di don Luigi siano co-me te, cioè amanti dellaspeciale vocazione rice-vuta, siano sempre con-tenti; di aver pronunciatoSì all’invito del Signore e,nella Chiesa e nel mon-do, siano lievito di benespirituale e morale: così

Nata a Cittiglio (Varese)il 4 aprile 1915.Si è consacrata

al Signore il 24 giugno 1938.

Ha svolto la sua attivitànelle Scuole materne di Cremia, Livraga,Maccio. Montano,

Lipomo, Lora, Cuvio, e nelle Case

di Canonica, Barzad’Ispra, Milano.

Dal 2009 era a Milano,Casa B. L. Guanellacome ammalata.

È deceduta a Milano,Casa B. Luigi Guanella

il 7 febbraio 2014.In attesa della

risurrezione, riposa nel cimitero

di Albese (Como).

SuorGIUSEPPINACONFALONIERI

Un messaggio per noi

zione e per il suo accom-pagnamento della Casadi accoglienza «Il Ger-moglio», un progetto an-che da lei fortemente econvintamente sostenutoe condiviso. Ringraziamoil Signore per averceladonata e mandata. Gra-zie, suor Adele, ora seitornata alla Casa del Pa-dre, ora sei nel Paradisodei Santi, ora sei con An-gela Rosa, la tua «prefe-rita» del Germoglio per-ché più fragile e più biso-gnosa di affetto, di curae di attenzione, virtùqueste che tu esercitavicon spontaneità e frater-nità. Noi ci uniamo alcordoglio e alle preghieredi suffragio per la carissi-ma suor Adele, uniti alleFiglie di Santa Maria del-la Provvidenza, che daoggi avranno nel Cielouna consorella in più cheintercederà presso DioPadre per il bene e per lasantità della Congrega-zione. Un fraterno e carosaluto a tutti.

Rosae Dino Stella

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Il Gazzettino di VittorioVeneto, del 13 febbraio2014, scrive che suorAdele «è ricordata per lasua generosità, bontà ededizione che riversavanei confronti degli ospitidella casa, dei loro fami-liari e di quanti venivanoin contatto con lei. L’inte-ra sua vita l’ha messa aservizio degli altri sul-l’esempio del fondatoredella congregazione, sanLuigi Guanella».Sul giornale della diocesidi Vittorio Veneto L’Azio-ne del 16 febbraio 2014,di suor Adele è scrittoche “ha dedicato i suoisettant’anni di vita agli

«Vieni, serva buona e fedele»

Dopo la cara e dinamicasuor Lucia Rossetti,un’altra carissima conso-rella della Casa S. Am-brogino ad Nemus di Mi-lano ci ha lasciati per go-dere la pienezza dellagioia nel «bel Paradiso».Suor Giuseppina Confa-lonieri, nativa di Brenta(Varese), di quasi 99 annidi età, ha accolto l’invitodel Signore, Dio della vi-ta, a passare «altra riva»,dopo ave trascorso la vitaterrena da consacrataumile, fede, gioiosa, ge-nerosa.Suor Giuseppina fu unavera Figlia di S. Mariadella Provvidenza edun’entusiasta figlia didon Guanella. Quanto«Pane e Signore» ha datonella sua lunga esistenzaai piccoli delle ScuoleMaterne, a famiglie pove-re di speranza, di sereni-tà, alle consorelle e a tut-ti! Suor Giuseppina Con-falonieri, alta e diritta, fuuna vera donna e servadi Dio, attenta alla suaParola, di continua pre-ghiera; non parlava mol-tissimo, ma le sue paroleerano di incoraggiamen-to e di illuminato consi-glio, a tutti parlava diDio e a Dio parlava ditutti. Che bella e attraen-te testimonianza ha datola cara consorella suorGiuseppina! E quanto la-voro nelle Case dell’Ope-ra del nostro Santo Fon-datore! Per un congruoperiodo fu pure addettaalla Casa e alla personadel cappellano o dei cap-pellani: spesso, infatti, a

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salviamo noi, così si sal-va il mondo.Il nostro Santo ci ricordaancora che «fra cristiani,l’obbligo di soccorso vi-cendevole non si estinguecon la morte»; per questoprega per noi, suor Giu-seppina; prega per le Co-munità nelle quali opera-sti, sino all’ultima, quelladi Milano; prega per tuttinoi, tanto bisogno di fe-

«Nella tua volontà è la nostra pace!»

Questa mattina, sabato 8febbraio 2014, nessuna dinoi suore si aspettava unanotizia così dolorosa: lamorte della cara consorel-la suor Rosina Dotti.Era da un mese nella Ca-sa S. Chiara in Albese, do-po una sofferta malattiapresso l’ospedale di Sa-ronno.Sentita parecchie volte altelefono dalla superiora,rispondeva che stava be-nino, ma per un forte ma-lore, venerdì 7 feb braio, èstata ricoverata all’ospe-dale di Erba, dove nellanotte è deceduta.Era entrata a far partedella nostra Comunità,Casa S. Agnese, nel set-tembre dell’anno 2000 co-me sacrestana; venivadalla Casa di Pieve delCairo.Quanta cura aveva per laCasa del Signore!Dalla mattina, quandoapriva la porta della chie-sa, fino a sera, la sua pre-senza vigile e orante era,lì, presso l’altare.Aveva tanta cura per labiancheria della chiesa: le

tovaglie dell’altare ben sti-rate, i fiori preparati congusto, specialmente nellesolennità; si rimaneva in-cantate quando si entravain chiesa; le persone chela frequentano, ancoraoggi, e le nostre ospiti an-ziane avevano parole dilode e anche di ringrazia-mento per il lavoro nasco-sto ma fatto con amoreda suor Rosina. Così puregli alunni della scuola cheal mattino si fermavanoin chiesa per una preghie-ra, lei li guardava e poi di-ceva: «Sono davanti a Ge-sù con le manine giunte,sembrano tanti angiolet-ti».Non possiamo tralasciarela sua figura in chiesa,dopo le sue attività, simetteva seduta, in pre-ghiera davanti all’altare.Un’altra qualità spiccavain suor Rosina, la cura ela stima verso il cappella-no, aveva per lui tante at-tenzioni e tanta premura.Il libro del Siracide dice:«Un uomo si conosce ve-ramente alla fine». È pro-prio così fino alla fine,suor Rosina, hai speso ituoi 88 anni per il Signo-re, per la Chiesa, per laCongregazione e per lacomunità di Saronno,grazie... e prega sempreper tutte noi.

Suor Rina e la comunità S. Agnese

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Quando non puoi più ve-dere né abbracciare lepersone che ti sono statecare perché il Signore leha chiamate, rimangono iricordi, la testimonianzadel loro vissuto. Ricorda-re una zia suora, che per65 anni ha vissuto con tesoltanto pochi giorni al-l’anno, ti fa compiere unaricerca nel più profondo

Nata a Verdello(Bergamo)

l’11 luglio 1925.Si è consacrata

al Signore il 21 giugno 1948.

Ha svolto la sua attivitànelle Case di Menaggio,Maccio, Carpignago,Trecenta, Milano,Saronno «S. Anna»,Pieve del Cairo,

Saronno «S. Agnese».È deceduta presso

l’ospedale di Erba (Como)

l’8 febbraio 2014.In attesa della

risurrezione, riposa nel cimitero di

Verdello (Bergamo).

SuorROSINA DOTTI

Un messaggio per noi

della tua memoria, mapoi affiorano quelli chesono stati i passaggi piùimportanti.Ogni volta che la sentivoal telefono chiedeva ditutti: marito, fratelli, figli,nipoti ed ogni telefonataterminava con i saluti pertutti e un bacio ai più pic-coli da parte sua.Ad ogni evento speciale,matrimoni o nascite, tichiedeva una foto: «Lametto nel salterio, cosìquando prego mi ricordodi ognuno di voi».E che dire di quando miarrabbiavo perché avreivoluto andarla a trovare elei mi rispondeva: «Noperché c’è una celebrazio-ne, devo preparare lachiesa, sarà per un’altravolta». Ora capisco che ilsuo era amore per quellavita che aveva scelto,amore per il suo Sposo!Quando si è ammalata haespresso tutta la sua fati-ca ad accettare quanto ilSignore le stava chieden-do in quel momento, madopo lo sfogo c’era sem-pre: «Sia fatta la sua vo-lontà». La tristezza con laquale esprimeva quanto èumanamente difficile ve-dere il progetto di Diodentro la sofferenza, l’u -mi liazione di non esserepiù bastevole a se stessa,dentro una condizione incui non ci si riconoscepiù era seguita poi dallaserenità che deriva dal-l’abbandonarsi alla volon-tà del Signore.Cara zia, ora avrai final-mente visto il volto deltuo Sposo, di quel Gesùdi cui ti sei innamorata eche hai amato per ben65 anni. Parla con Lui dinoi e intercedi per noiperché sia prodigo dellasua Grazia.

Tua nipote Luisa

de, speranza, carità. Tuttie ciascuna incoraggia aperseverare, a pazientaree a considerare tutto nel-la Luce sfolgorante del-l’eternità. E alla Madredella Provvidenza racco-manda i malati, l’avveni-re della Congregazione, iSuperiori e i benefattori.Grazie, suor Giuseppina,in attesa del definitivo in-contro!

Don GiovanniCeriotti

(segue da pag. 92)

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La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201494

Nata a Povegliano (Treviso) il 31 dicembre 1932.

Si è consacrata al Signore

il 21 giugno 1957.Ha svolto la sua attività

nelle Case di Como «S. Marcellina»,Tesserete, Riva S. Vitale,Maggia, Castel S. Pietro,

Lipomo, Roveredo.È deceduta

il 7 marzo 2014 nella«Casa Immacolata»

di Roveredo.In attesa dellarisurrezione,

riposa nella tomba della Congregazione

nel cimitero diRoveredo (GR -

Svizzera).

SuorMARIACOLMAOR

Un messaggio per noi

Oggi 7 marzo 2014, alleore 17.30, suor Maria,dopo una lunga vita vis-suta in totale donazionedi fede a Dio e al serviziodei fratelli più poveri, èritornata al Padre.Da giovane, a Roveredo

Una grande festa, con lapartecipazione di noiconsorelle della Casa,delle juniores e di tutti isuoi familiari, festa chele ha riempito il cuore digioia. Riportiamo la fraseche suor Maria ha volutosull’immaginetta del suo50o: «Vergine SantissimaImmacolata, Voi siete lamia cara speranza». Fra-se che abbiamo usato an-che per il suo necrologio.Con questo pensiero hasaputo affrontare la ma-lattia, la sofferenza e lamorte, con coraggio, di-gnità e fede. Negli ultimigiorni di malattia è stataassistita con premurosoaffetto dalla Superiora,dalla suora infermiera,da Michela, dalla cuginaPierina, dal personale cu-rante, e per quanto ri-guarda la parte spiritualeha avuto la fortuna di ri-cevere un forte sostegnodal Vescovo Emerito diCoira, Mons. AmedeoGrab, presente qui in Ca-sa per il suo periodo diriposo; egli l’ha accompa-gnata nei suoi ultimi mo-menti con preghiere e be-nedizioni.La cappella ornata di fioribianchi, la presenza ditante suore, del personaledella Casa, dei parroc-chiani hanno fatto da cor-nice al rito di deposizionecelebrato con semplicità ecommozione dai parrocidon Angelo, don Pietro edon Giambattista. Ricor-diamo le parole di donPietro all’omelia: «Tuttisiamo nelle mani di Dio,nessuno vive per se».Suor Maria credeva inquesto, non lo ripetevasolo con la bocca, ma l’haconfermato nella sua esi-stenza abbandonandosinelle mani di Dio, affidan-dogli la sua vita. Comegiovane ragazza ha senti-

to nel cuore la sua voca-zione, non vivendo maiper se stessa ma offrendotutto a Dio. Ha dedicatola sua vita a due cose inparticolare: la preghiera ei malati. Lei pregava e Dioascoltava la sua preghieraunita alla sofferenza offer-ta con amore, pazienza ecoraggio. Suor Maria sa-peva leggere questi picco-li doni di Dio e li portavanel suo servizio ai malati,fra i quali è stata per di-versi anni.Toccata anche lei dallasofferenza, l’ha accettatacon paura, ma anche confiducia e coraggio, por-tandola con Cristo versoil Golgota, incoraggiandocoloro che incontravalungo il cammino.Il Vangelo parla delloSposo. Lei come suora edonna saggia, si è prepa-rata, ha atteso la venutadel suo Sposo, il Signore,per fare la sua Pasqua.Ora suor Maria ha lascia-to un vuoto in mezzo anoi e noi la ricordiamocon la preghiera perché ilSignore l’accolga nellasua pace. Lei che ha con-sumato la sua vita nelservizio ai fratelli povericon sollecitudine, amoree generosità, dal cieloprotegga tutta la Congre-gazione e la sua comuni-tà che amava con graziee benedizioni.

La comunità «Casa di cura Immacolata»

v v v

Ricordare i nostri caridefunti, coloro che aven-do camminato sulle no-stre stesse strade sonoora nella Patria, significacontemplare quella metaverso la quale siamo in-camminati dal primogiorno della nostra vita.

presso la Casa di curaImmacolata, lavorava incucina e qui ha sentito lachiamata del Signore.Dopo la Professione reli-giosa fu rimandata a Ro-veredo, dove ha svoltoancora la sua attività nelreparto cucina. Eranotempi difficili, dopo laguerra, fatiche, gioie,speranze proseguite perpiù di vent’anni.Nel 1981, durante la ri-strutturazione della Casadi Roveredo, fu inviataprima alla Casa di Mag-gia e successivamente al-la Casa di cura di CastelSan Pietro, dove conti-nuò la sua attività perun’altra ventina d’anni.Iniziò ad avere problemidi salute, e nel 2002 tor-na a Roveredo impe-gnandosi in mansioni piùleggere, facendo piccolilavori di cucito, stirando,aiutando ad imboccaregli ospiti. Passava tantotempo in chiesa a recita-re il rosario ed era sem-pre disponibile e prontaad accompagnare le so-relle per un viaggio, per iritiri, per i funerali. Ama-va i fiori e le piante, dedi-cando del tempo durantela giornata alla cura diesse. Dotata di memoriaferrea, ricordava tutte ledate e gli avvenimentiimportanti.Sempre molto attenta al-la preparazione della salada pranzo, faceva trovaread ognuna di noi qualco-sa di particolare in baseai gusti personali. Duran-te il pranzo ci allietavaparlando degli avveni-menti del giorno, tra iquali non mancava maila parola del Papa.Ricordiamo il 50o anni-versario della Professio-ne religiosa di suor Ma-ria, festeggiato qui a Ro-veredo il 21 giugno 2007.

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Significa porsi come inascolto delle voci che dainostri cari tuttora ci per-vengono a salutare am-maestramento, a conti-nuazione di una comu-nione di affetti che lamorte non ha distrutto.Mettiamoci in ascolto;essi ci dicono prima ditutto: «sentiteci presen-ti... sentiteci vivi!». Econvincerci di questa realtà, che altro significache non riaffermare lanostra fede nella vitaeterna? Nella vita chenon ha fine? Dobbiamosentire perciò i nostri ca-ri vicini a noi, col loro af-fetto, con la loro preghie-ra, con la loro vicinanzaa Dio. Essi sono – per co-sì dire – il tramite dellanostra comunione conDio; loro che lo vedonofaccia a faccia. Dobbia-mo sentire vicini i nostricari, non il freddo dellatomba che racchiude i lo-ro resti; essi sono vicini anoi perché sono vicini aDio. Essi ci dicono che lavita è bella! Essi sono nelcielo nuovo e nella terranuova, sono nel regnodove non ci sarà più némorte né pianto. Sononella gioia, sono final-mente arrivati dopo l’esi-lio.La nostra comunità «Ca-sa dell’Immacolata» havissuto questi giorni ditrepidazione per la ma-lattia di suor Maria: nonsi pensava a una parten-za così repentina. In que-sti ultimi anni la nostraconsorella sentiva il pesodegli anni e per di piùquando la malattia habussato alla sua porta,sempre si è fatta corag-gio e si è abbandonatanelle mani di Maria, Ma-dre della Divina Provvi-denza e del fondatores. Luigi e della beata

Chiara. Appena la salutelo permetteva partecipa-va con gioia alla s. Messaquotidiana e la sua pre-ghiera era rivolta con fi-ducia e abbandono allavolontà di Dio.Noi tutti abbiamo sentitoquesta partenza, abbia-mo pianto, perché abbia-mo un cuore. Ed è lostesso cuore del Figlio diDio, Gesù fatto uomo,che pianse sulla tombadell’amico Lazzaro. Maguai se il nostro piantosignificasse rammaricoper la sorte di suor Ma-ria, se significasse dispe-razione! Vorrebbe direche è venuto meno il do-no prezioso della fede.Fissiamo dunque questocielo nuovo e questa ter-ra nuova, nella qualesuor Maria è entrata eche sarà anche per noidimora definitiva di lucee di pace.Suor Maria ha terminatola sua lunga esistenza dianima consacrata nelloamore, sarà giudicatasull’amore, sull’amoreche portiamo a Dio esull’amore che saremoriusciti a seminare lungoil nostro cammino. E sesentiamo il dolore del suodistacco, sentiamo purein fondo al cuore, sicura,intramontabile una gran-de speranza: suor Mariaci attende e per noi ci stapreparando un posto.Questa è la parola chesuor Maria ripeteva e cilascia in eredità: PACE.

– Pane– Ascolto– Comunità– Entusiasmo.

PANE della mensa euca-ristica, quello che nutreveramente. «Se uno nonmangia di questo pane,non avrà vita», ripetevacon forza suor Maria.

ASCOLTO della Parola diDio. Leggeva il Vangelo elo raccomandava.Approfondite la vostraconoscenza di Cristo poi-ché tutto dobbiamo farein conformità con il Van-gelo e con l’Istituto.COMUNITÀ. La personaconsacrata non è tale senon vive in comunità.Bisogna uscire dalla logi-ca dell’Io e del Mio permetterci al servizio deglialtri: la Chiesa e la Co-munità sei Tu, siamonoi! Il Signore chiamaciascuno a costruire ilsuo Regno.ENTUSIASMO. La vitaconsacrata è gioia! Libe-rate la vostra gioia! Cam-biate i vostri occhi perscoprire il bene che Dioripone nel nostro cuore.Esultate di gioia nel Si-gnore! Laudate, benedite,ringraziate e servite il Si-gnore con grande umiltà!Tutta la nostra Comuni-tà, il personale, i volonta-ri e gli amici si sonostretti con affetto e han-no partecipato con co-raggio a questo distaccoe con la loro presenza econ l’offerta di fiori: «Ro-se bianche» per significa-re l’unico Amore chesuor Maria ha vissuto erealizzato verso Cristo everso la Comunità nellasua lunga vita di Animaconsacrata per il benedei poveri, degli ammala-ti e delle persone sole.Un grazie ai sacerdoti,don Pietro, don Angelo edon Giambattista chehanno partecipato al no-stro dolore celebrando ilrito di Deposizione.Suor Maria, ci mancheràil tuo sorriso, la tua di-sponibilità e la tua sere-nità: ricordati di noipresso il Salvatore.

Don Angelo Moioli

Nata a Contarina (Rovigo) il 24 agosto 1922.Si è consacrata

al Signore il 5 gennaio 1945.

Ha svolto la sua attivitànelle Scuole

dell’Infanzia di Civello,Berra, Gnocca, Oca Porto Tolle,

S. Bellino, Cordignano,Chioggia e nelle Case di Roma «S. Maria»,Bari, Cordignano,

Porto Viro e Albese «S. Chiara».

È deceduta presso l’ospedaleFatebenefratelli di Erba (Como)

il 27 febbraio 2014.In attesa della

risurrezione, riposa nel cimitero

di Albese (Como).

SuorMARIABURGATO

Un messaggio per noi

Lettera-testamento di suor

Maria Burgato

(segue a pag. 96)

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di chiedere il pane, il pe-sce e qualsiasi altro ali-mento ai marinai del por-to, ai capitani, ai finanzie-ri, a tutti quelli che la po-tevano aiutare. In questomodo, anche nei periodipiù neri, quando i varisindaci rispondevano chenon c’erano fondi, lei assi-curara il cibo alle suebambine.Grazie, grazie di cuoreper tutto quello che ci haiinsegnato.

Linae famiglia

La Voce • n. 2 - marzo-aprile 201496

Vorrei esprimere la miapersonale gratitudine aDio per il dono fattoci nel-la persona di suor MariaBurgato. Fu persona retta,di profonda vita interiore,di fedeltà alla Regola e dispirito guanelliano, riccadi doni messi a serviziodel Regno e della amataCongregazione fin dallagiovinezza.Alla Casa S. Chiara ha de-dicato quasi dodici annidi servizio prezioso. LaSS. Eucarestia e la Vergi-ne Santa erano la sua for-za segreta. Spesso i nostridiscorsi erano rivolti aDio e all’eternità. Nelle ul-time 24 ore, tra dolori in-tensi, il suo dialogo eracommovente con Gesù eMaria SS. L’ultima pre-ghiera fu la Salve Regina.Dal cielo, suor Maria ciaiuti...

Suor MilenaPadovan

v v v

Zia suor Maria Burgatoera nata il 24 agosto 1922,il giorno del patrono diContarina, mentre suona-vano le campane per lamessa in onore del santoPatrono, come amavaspesso ricordare. Ultimadi 4 fratelli, molto legataalla sorella Vittoria di 5anni più anziana di lei, as-sieme frequentavano l’asi-lo S. Cuore, dove al tem-po, si istruivano le ragaz-ze con scuola di ricamo ealtre attività ricreative.All’età di 18 anni decise diprendere i voti e si recò aComo dove, oltre a prepa-rarsi per la sua missione,divenne anche maestrad’asilo.Il suo primo incarico loebbe a Berra, una cittadi-na del ferrarese e nel 1951si prodigò anima e corpoper gli sfollati del l’al lu vio -

ne del polesine, distri-buendo a tutti gli sfollatiun piatto caldo; ne mesto-lò talmente tanti che levennero le vesciche allemani e non dormì, per ac-cogliere tutti, diversi gior-ni e diverse notti. Istituìsempre a Berra, assiemealle consorelle, dei campi-vacanza per bambini del -l’asilo e le famiglie affida-vano volentieri a lei bam-bini anche se così piccoli.Poi fu trasferita a Gnocca,luogo alle foci del Po, nelprofondo polesine. Si di-stinse anche lì istruendobambini di pescatori ebraccianti, che altrimentinon avrebbero avuto mo-do di ricevere nessunaistruzione. Erano la finedegli anni ’50 primi anni’60, in quel periodo le fa-miglie erano molto nume-rose e povere, ma una pa-rola buona all’asilo c’eraper tutti. La popolazionetrovò in suor Maria un ap-poggio essenziale.A San Bellino arrivò sem-pre con gran spirito di sa-crificio nel 1964 e anche lìsi rimboccò le maniche,ristrutturando con grancoraggio la scuola mater-na e, non contenta, crean-do per le ragazze un labo-ratorio di confezioni, dan-do la possibilità di lavora-re a tante giovani.Anche per Cordignano, unridente comune nel trevi-giano, si prodiò molto,prima alla scuola mater-na, poi alla Casa di Ripo-so. Sempre in prima lineanell’affrontare e risolvere iproblemi sia per la pro-pria comunità che e so-prattutto per la gente piùpovera e i bambini più bi-sognosi. Basti ricorare ilperiodo che fu superioraalla Casa per Infanzia ab-bandonata del Porto diChioggia. Lei per le suebambine non aveva paura

Ricordiamo alle vo-stre preghiere i fami-liari delle nostre Con-sorelle:

◆ Sig. Gil Antonio,papà di suor Car-men Luisa PlataMarquez.

◆ Sig. Josif, papà disuor Anna Petrisor.

◆ Sig.ra Gina, zia disuor Michela Car-rozzino.

◆ Sig.ra Maria Croci-fissa, sorella disuor Teresina Car-rone.

◆ Sig. Rosalino, papàdi suor Nair Be -nini.

◆ Don DomenicoScala, fratello dellacompianta suorMaria Scala.

◆ Sig.ra Antuca Ve-roana, zia di suorLucia Rosu.

◆ Suor Paola, zia disuor Luigia Pa-squin.

◆ Sig. Giuseppe, ziodi suor Rosetta Ca-rapezza.

◆ Sig. Vincenzo, co-gnato di suor Mari-sa Vinario.

Alle nostre Consorellee a tutti i familiari deicari defunti giunga lavoce del nostro affet-to e la solidarietà del-la nostra preghiera.

Alla mia caraCongregazione

In questo tempo di grazia,concessomi ancora unavolta dalla bontà del Si-gnore, mi è caro potereestendere qualche miopensiero per lasciare allacara Congregazione e fa-miliari le espressioni piùsentite di viva riconoscen-za per quanto mi hannodonato nel lungo percorsodella mia esistenza terre-na. All’amata Congrega-zione posso assicurareche quanto ho operato intanti anni di servizio, sepure in modo povero esemplice, l’ho sempresvolto con tanta retta in-tenzione a bene dell’Ope-ra e a gloria della Chiesa.Sento anche il dovere cri-stiano di chiedere perdo-no a quanti, e in particola-re alle Superiore e conso-relle, se in qualche mo-mento e modo sono stataper loro causa di preoccu-pazioni e dispiacere; pro-metto che in riparazione,presso il Signore, avrò perloro un’implorazione spe-ciale. Voglio invitare tuttele consorelle ad unirsi almio grazie, che innalzo alSignore per avermi asse-gnata a questa grandeOpera Guanelliana che ilS. Padre ha voluto chia-marla «Sua Opera», Ope-ra di Dio! Con tutta lapossibilità che nella vitanuova troverò, promettoche cercherò in tutti gliangoli della terra, dovetrovare giovani che venga-no a coprire i troppi vuotidella nostra Famiglia.Pregate per l’anima mia!Mi sento tanto felice di es-sere stata sempre fedeleFiglia di S. Maria dellaProvvidenza. Con eternariconoscenza

suor MariaBurgato

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La Congregazionedelle Figlie di S. Maria

della DivinaProvvidenza,

Opera femminileDon Guanella,si può aiutare in tanti modi:

con la preghieracon le offerte

col far conoscere l’Istituzione

a persone buonee benefiche

le quali possano cooperare

al bene che compie.

Come si può aiutarel’Opera Femminile Don Guanella

L’Istituto è ENTE GIURIDICO(R.D. 29 Luglio 1937, n. 1663, registrato alla Cortedei Conti il 21-9-1937 al Registro n. 389, foglio 88);

può quindi ricevere:DONAZIONI E LASCITI TESTAMENTARI

Per evitare possibili contestazioni si consiglia:

• Per le DONAZIONI di denaro o di beni mobili e immobili: rivolgersi direttamente alla Curia Generalizia della CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA Piazza S. Pancrazio, 9 - 00152 ROMA Tel. 06.5882082 - Fax 06.5816392

• Per i TESTAMENTI: se trattasi di LEGATI si può usare la seguente formula:

«Lascio alla Congregazione delle Figlie di S. Mariadella Divina Provvidenza - Opere Femminili Don Luigi Guanella

a titolo di LEGATO, la somma di € ........................................ o l’immobile oppure gli immobili ............................................ siti in Via .........................................................................................................».

• Se si vuole nominare la Congregazione EREDE UNIVERSALE, scrivere: «Annullando ogni mia precedente disposizione, nomino mio erede universale la CONGREGAZIONE DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA DIVINA PROVVIDENZA - OPERE FEMMINILI DON LUIGI GUANELLA».

N.B. Si consiglia che il testamento venga depositato presso un notaio di loro fiducia.

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