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LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE GRATUITA DEL LICEO “A. CANOVA” - NUMERO II ANNO VIII

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LA VENTICINQUESIMA ORA - GIORNALINO A DISTRIBUZIONE GRATUITA DEL LICEO “A. CANOVA” - NUMERO II ANNO VIII

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DICEMBRE 2016EDITORIALE

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email: [email protected] FB: Giornalino del Liceo Canova

REDAZIONECapo redattrice: Linda PetenòImpaginatrice: Lorena Patricia Hossu• Achille Bortoluzzi• Alexia Cautis (illustratrice)• Aliaksandra Miadzvedzeva• Alice Barbisan• Anastasia Moro• Anna Martinato• Anna Rizzotto• Arianna Martin• Carla Ogoumah Olagot• Caterina Baldasso• Caterina Sammarchi• Chiara Basile• Giada Tubiana• Chiara Ferretti• Clarissa Rossi• Cristiana Mazzetto• Daniela Zotea• Daria Aleshina• Davide Pettenò• Elisa Pozzobon• Flavia Falcone• Francesca Varago• Fude Zhou• Giorgia Ferri• Giorgia Semenzin• Giulia Giacomin• Lorenzo Maso• Lucrezia Gazzola (illustratrice)• Luna Beratto• Marco Cecchinato• Marco Frassetto (illustratore)• Margherita Ricci• Martina Lovat• Mathilde Romeo• Matteo Rubbini• Miriam Sartor (illustratrice)• Niccolò Bonato• NiccoòAcram Cappelletto• Pietro Stefani (illustratore)• Sara Michielin• Tatiana Pierfederici• Valentina Dalla Villa• Virginia Rizzo• Vittoria Crema

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Copertina realizzata da Lucrezia Gazzola

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EDITORIALE

Profumo di Feste e di Tempo che Passa

Via il ponte di Ognissanti, via il ponte dell’Immacolata, via l’Interrogazione di Storia dell’Arte, via la Ve-riica di Matematica.. ah NO! Quella è martedì, e devo anche recuperare! Questi sono, più o meno, gli appuntamenti segnati nei diari e nelle agende di tutti noi studenti. Mano a mano cominciamo a spuntare non solo gli scarsi giorni di riposo che ci sono concessi durante il primo frenetico quadrimestre, ma an-che i compiti e le interrogazioni a cui siamo sottoposti in quest’ultimo insostenibile periodo. Non so voi, Lettori, ma ad ogni crocetta (fosse una partita a tris avrei già vinto!) percepisco l’avvicinarsi delle Feste, del Natale, del Capodanno, idilliaca sensazione travolta da una serie di pensieri neri che scorrono nella mia mente come un torrente impetuoso: è vero che le vacanze portano con sé una dose di meritato riposo, ma è anche vero che, se siete ansiosi come me, è piuttosto facile cominciare a pensare ad organizzare il più eicacemente possibile la quantità di lavoro che ci aspetta a partire da Gennaio, spalmando qua e là un abbondante pranzo in famiglia ed una rimpatriata serale tra amici.

Il consiglio più sentito, e forse un po’ banale, che posso darvi è sicuramente di lasciarvi immergere nel pro-fumo di abete e di cannella che caratterizza la ine di Dicembre; godetevi il freddo pungente che vi stuz-zica la punta del naso, godetevi i marciapiedi scivolosi su cui fate imbarazzanti cadute davanti alla gente, godetevi i caldi guanti di lana inilati alle mani ed i berretti che vi pizzicano le orecchie: le luminarie non rimarranno appese a lungo, gli allestimenti oro, rossi, argento e blu nei negozi a ine anno non avranno le stesse accoglienti sembianze e all’albero nel vostro salotto cadranno presto gli aghi (se ancora qualche nostalgico ne compra uno di vero dal iorista).

Le magiche atmosfere ed i paesaggi di montagna ci permetteranno di dimenticare le preoccupazioni sco-lastiche almeno per un po’, tenendoci al caldo dalle dure settimane che ci si prospettano al rientro. As-saporiamo, per un breve periodo, la gioia del Natale e la spensieratezza data dall’assenza di imminenti e pressanti scadenze. Il tempo è sempre troppo poco e dobbiamo imparare a sfruttarlo al meglio, a non rim-piangere quello che avremmo potuto fare e che, per una ragione o per l’altra, non siamo riusciti a portare a termine, e a non procrastinare i nostri incarichi: tanta fatica oggi ci premierà con grandi soddisfazioni in futuro!

Mi spaventa in particolare il potere del Tempo che, da noi incontrollabile, ci sfugge tra le dita come sottili granelli di sabbia inaferrabili, non riusciamo a tenerlo in pugno. A volte mi capita di pensare a come sa-rebbe utile avere a disposizione una giornata estensibile a nostro piacimento, elastica e malleabile, oppure un giorno che dura il doppio, con ben 48 h da utilizzare; invece, spesso, mi sento sofocata da una grossa ombra, un’imponente clessidra che scorre velocemente, ed il tempo passa, passa… arriva in fretta la mez-zanotte, chi ci avrebbe pensato? Amo godermi le Feste in compagnia della mia famiglia, partecipare a cene con amici che non vedo da molto tempo, ricevere chiamate da persone lontane che riescono a restituirmi il sorriso strappatomi la calda estate in cui le ho lasciate, chiudendole in un prezioso portagioie, la Me-moria. Amo però anche studiare, leggere ed arricchirmi, ma il Tempo non è clemente, non lascia respiro e toglie la possibilità di bene assimilare la Conoscenza. Quanto sono belli la Cultura ed il Sapere, ma perché non riesco a gustarmeli mai?

Linda Petenò

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CITTA’ DEL VATICANO,Tutti i sacerdoti del mondo, d’ora in avanti, potranno assolvere dal peccato di procurato aborto,lo ha stabilito Papa Francesco. La “norma” è contenuta nella Lettera Apostolica “Misericordia et Mi-sera” irmata il 20 novembre dal Papa.

GERMANIA,Angela Merkel si candiderà per il quarto mandato. La cancelliera vuole restare a capo della Cdu e guidare il suo partito verso le elezioni per il rinnovo del Bundestag dell’autunno 2017 come candidata alla cancelleria. Merkel ha precisato di volersi impegnare “per i valori della democrazia: per la libertà e il rispetto delle persone a prescindere dalla loro razza, dal loro orientamento sessuale e dalla loro opinione politica”.

IRAQ,strage di pellegrini: n camion-bomba guidato da un attentatore suicida ha investito gli autobus parcheggiati nell’area di servizio. Si contano almeno 80 morti. Lo Stato Islamico ha rivendicato con un comunicato online la strage dei pellegrini sciiti.COLOMBIA,

Disastro aereo in Colombia: ‘Cambiato piano volo, senza carburante’.Migliaia di persone hanno reso omaggio alle 71 persone che hanno perso la vita. “Forza Chape” è stato l’urlo che ha fatto vibrare lo stadio. Sui social sono stati migliaia i messaggi di cordoglio con l’hashtag #ForcaChape. Tra i più signiicativi quello di Neymar, Pelé e del capitano della ‘Selecao’. Dimostrazioni di solidarietà sono arrivate anche da importanti club, come Milan, Fiorentina, Barcellona e Real Madrid. Il Comune di Chapecó ha nel frattempo decretato 30 giorni di lutto uiciale. Giocatori e dirigenti dell’Atletico hanno proposto che la Coppa Sudamericana venga assegnata alla Chapecoense. Il fair play dei colombiani ha trovato sponda nella Federcalcio brasiliana, che ha chiesto ai vertici del calcio sudamericano di assegnare la vittoria ad entrambe le squadre.

BRASILE,Narcos sparano a connazionale entrato per sbaglio in favela Rio.Terzo caso di un italiano ucciso in Brasile, in meno di un mese: un connazionale è stato assassinato a Rio dopo essere entrato per sbaglio a Morro dos Prazeres, una ‘favela’ nel centro della metropoli. In base a una prima ricostruzione, l’uomo percorreva in moto la baraccopoli, considerata “paciicata” dalle forze dell’ordine, insieme a un altro italiano di Jesolo. I due turisti sarebbero entrati senza volere con le moto in un’area ancora controllata dai traicanti, che avrebbero iniziato a sparargli contro.

USA,E’ morto John Glenn, il primo astronauta americano ad andare in orbita attorno alla Terra nel 1962, dopo che un anno prima il russo Yuri Gagarin era già riuscito nell’impresa diventando anche il primo uomo a volare nello Spazio. Aveva 95 anni. Non fu il primo americano nello Spazio, ma la sua circumnavigazione della Terra fu uno degli eventi che restano indelebili nell’immaginario collettivo degli americani.

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a cura di Achille Bortoluzzi e

Marina Lovat

PAKISTAN,Un aereo della Pakistan international airlines (Pia) è precipitato nel nord-est del Paese, dopo essere scomparso dai radar. A bordo dell’aereo viaggiavano 47 persone, tra le quali tre stranieri e cinque membri dell’equipaggio. Secon-do fonti non confermate tra i passeggeri c’era anche la cantante pakistana Junaid Jamshed.

ISOLE SALOMONE,Terremoto di magnitudo 7.8, avvenuto a una profondità di 49 chilometriÈ rientrata l’allerta tsunami che era stata emessa a seguito del forte terremoto che ha colpito le Isole Salomone. Lo riferisce il centro di monitoraggio degli tsunami nel Paciico. L’istituto geologico degli Stati Uniti (Usgs) stima che si è trattato di un sisma di magnitudo 7.8. L’allarme tsunami riguardava anche le Hawaii. Non si hanno notizie di vittime.

SUMATRA,Violento terremoto magnitudo 6.5 ad Aceh, costa nord dell’isola indonesiana di Sumatra: il bilancio è di almeno 97 morti e decine di dispersi.La scossa è stata avvertita alle 6.03 ora locale e ha avuto ipocentro a soli 8,2 km di profondità.Oltre 40 ediici sono stati rasi al suolo e si ritiene che molte persone siano ancora sotto le macerie. Quattro persone sono state estratte vive. Le strade sono state sbriciolate, la corrente è saltata e le im-magini tv mostrano i soccorritori che es-traggono i cadaveri dalle macerie. Oltre 100.000 persone morirono nel sisma del 26 dicembre 2004 che colpì Aceh, terre-moto che scatenò un devastante tsuna-

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Bentornati!Siamo ormai alla ine di questo primo quadrimestre e si stanno inalmente avvicinando le attesissime Vacanze di Natale! In arrivo è anche l’annuale evento del Merry Christmart, organizzato dalle Attività Autogestite (Canograia, Canora e La Venticinquesima Ora) con l’aiuto dei Neo-Rappresentanti d’Isti-tuto. Oltre al concorso fotograico avrete modo di assistere a molte novità, per festeggiare tutti insieme prima di tre settimane di meritato riposo!

In questo numero vorremmo proporvi alcune attività da fare durante le vacanze, prima però vi voglia-mo ricordare alcuni dei comunicati più importanti usciti nelle ultime settimane.In questo periodo la Scuola ofre infatti a noi studenti la possibilità di iscriverci a numerosi corsi di po-tenziamo, alcuni dei quali riteniamo essere molto interessanti: alle classi prime segnaliamo il corso sul

metodo di studio, che potrebbe essere di grande aiuto a chi ha qualche problema con l’organizzazione dei compiti. Sempre per le classi prime e seconde la scuola propone un corso di introduzione alla storia

dell’arte, in cui verranno afrontate le tematiche dell’ombra, dell’autoritratto e del gioiello. Un potenzia-mento di storia dell’arte è proposto anche alle classi del terzo anno, con il progetto “Ciceroni”, volto a preparare gli studenti al ruolo di guida nelle principali Istituzioni Museali della nostra città.Alle classi in uscita vorremo ricordare le iscrizioni per aderire alle giornate dedicate al l’orientamento

universitario, aperte ino a sabato 10. Inine vorremmo segnalare alle classi del quarto e del quinto anno il progetto “La logica nei test di ammissione alle facoltà scientiiche” che ofre agli studenti un suppor-to metodologico per afrontare le prove d’ingresso.

In questo numero, alle porte delle vacanze di Natale, ci piacerebbe suggerirvi qualche mostra o evento a cui abbiamo partecipato e che vorremmo condividere con voi.Prima fa tutti la mostra “Le storie dell’Impressionismo” che ha sede al Museo Santa Caterina. Abbiamo una forte passione per l’arte e questa mostra ci ha consentito di ripercorrere, tra i capolavori di artisti ec-cezionali quali Gaugin, Renoir, Monet e Van Gogh, una delle maggiori rivoluzioni nella storia dell’arte.Appartenente a un quadro artistico completamente diverso è invece la mostra “Un viaggio nei mille

volti dell’uomo moderno”, ospitata a Ca’ dei Carraresi e dedicata all’autore Francis Bacon. Questa espo-sizione ofre allo spettatore la possibilità di comprendere a fondo l’esistenza di questo incredibile artista, animata da forti passioni ed angosce, come emerge dalle opere proposte.

Vi segnaliamo una terza mostra che si terrà a Mestre, presso il Centro Culturale Candiani, e che non abbiamo ancora avuto la possibilità di visitare in quanto aprirà il 14 di questo mese. L’esposizione è inti-tolata “Attorno a Klimt- Giuditta, da eroismo a seduzione” e vedrà come opera principale il capolavoro dell’autore austriaco Gustav Klimt: “Giuditta II”. La igura controversa del personaggio biblico di Giu-ditta sarà il soggetto centrale di questo percorso, che ne presenterà l’evoluzione nei secoli.

Virginia Rizzo e Daria Aleshina

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PROBLEMA GALLETTO!

“Il Galletto è crollato! Il Galletto è crollato!”

Vi piacerebbe, vero?

Un mese fa sono girate numerose voci su presunti crolli al Galletto, a causa dei quali più di metà degli stu-denti lì collocati è stata trasferita in sede Centrale e Succursale (Via Mura di S. Teonisto).Queste voci, fomentate da articoli di giornale scritti evidentemente da persone poco informate, sono false, ingigantite unicamente per fare scalpore dal momento che il trasferimento è avvenuto pochi giorni dopo gli eventi accaduti nella Sede Succursale del Liceo Duca degli Abruzzi.

8 aule su 16 sono state chiuse, 150 studenti sono stati spostati nelle sedi ubicate in Centro Città, nei labo-ratori di Centrale e Succursale, i quali, ino a quanto ospiteranno queste classi, rimarranno inagibili per lo svolgimento delle attività a cui sono normalmente adibiti. Questo trasferimento è stato efettuato poiché indagini strumentali volte al controllo di contro-soitti e solai hanno fatto emergere delle criticità nelle

aule chiuse; la maggior parte di queste si trova al primo piano nel quale, d’altra parte, vi sono anche tre aule in cui è possibile svolgere lezioni senza alcun problema.

Non vi è nessuna situazione di degrado evidente presente e non si è neanche mai veriicata una situazione di crollo. Le criticità sono infatti emerse in seguito ad apposite indagini strumentali ed erano ben lungi dall’avverarsi; tuttavia sicurezza nelle scuole vuol dire prevenzione ed è apprezzabile che le aule siano state preventivamente evacuate. Inizialmente per raggiungere il primo piano è stato necessario usufruire delle scale anti-incendio. La situazione risultava particolarmente problematica per gli alunni nelle aule al primo piano, che per raggiungere i bagni dovevano uscire e attraversare il cortile. Questo problema è stato tutta-via risolto in pochi giorni, e già al termine delle prima settimana la scala è stata resa agibile ed il disagio eliminato.

I lavori continuano da allora ed il termine è previsto per la ripresa dell’anno scolastico dopo le vacanze natalizie.

Pur riconoscendo le diicoltà che tutto ciò causa allo svolgimento dell’attività scolastica e comprendendo anche il disagio degli studenti in Centrale e Succursale, è tuttavia apprezzabile l’impegno dalle attività com-petenti nel risolvere nei tempi più brevi possibili la situazione corrente.

Vittoria Crema

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Donald Trump vince le elezioni.

Dovevamo aspettarcelo?Dalle proteste alle prime nomine

L’8 novembre è ormai alle nostre spalle ma nessu-no potrà dimenticare quello che è successo: Donald

Trump, contro ogni “pronostico” (possiamo ancora idarci dei sondaggisti dopo Brexit e queste elezio-ni?), è il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’A-merica. Un repubblicano senza alcuna esperienza politica, rappresentante della destra più destra po-pulista americana, è riuscito in un’impresa non da poco: vincere Hillary Clinton, la non-prima presi-dentessa degli USA. Tutti siamo rimasti meravigliati da questa notizia, ma siamo davvero sicuri che non fosse prevedibile la vittoria di Trump?

Dopotutto le interviste in suo favore erano molte e raggruppavano anche le parti più eterogenee della popolazione statunitense. Ricordo di un servizio al tg5 del 6 novembre in cui Little Italy (il quartiere “italiano” di New York) era in gran parte schierato dalla parte del Tycoon, ma non solo, imprenditori, semplici cittadini, studenti e studentesse universita-ri hanno visto in Trump ciò che non riuscivano a scorgere in Hillary: la sincerità e l’attenzione ai ceti più bassi. La Clinton ha mirato per tutta la sua cam-pagna elettorale alle minoranze coinvolgendo anche tutto lo showbiz possibile, ma non è stato abbastan-za. Hillary è stata considerata come una continua-zione esasperata di Obama, il quale ha concluso il suo mandato con una popolarità ben più bassa ri-spetto agli inizi nel 2009. Lo scandalo delle mail, la crisi economica, il peso dell’eredità del precedente presidente hanno reso la campagna della Clinton un’impresa titanica. Inoltre, non è stata capace di parlare alla classe operaia che si è volta a Trump, che parlava alla loro pancia senza mezzi termini e pro-ponendo al popolo delle misure convincenti. “Più che vinta da Trump, questa elezione è stata persa

da Hillary Clinton e dall’establishment democra-tico che l’ha sostenuta”, come scrive Luigi Zingales per il “Sole 24ore”; l’errore più grande è stato pro-prio commesso dal partito dem che non ha saputo utilizzare le ingenti risorse inanziare ($687 milio-ni contro i $307 milioni di Trump) per creare una campagna che rispondesse alle esigenze delle perso-ne più che alla apparenza dei comizi. Ora i cittadini statunitensi devono accettare la vittoria di Trump e le proteste “#notmypresident” sorte non possono

cambiare un risultato assolutamente democratico. Anche le borse, dopo un calo dovuto all’incertezza dei risultati, si sono risollevate subito e non sembra-no scosse dall’efetto Trump a diferenza di quello che credevano gli analisti.

Gli USA hanno deciso di farsi rappresentare da un uomo senza esperienza, ricco ereditario (e non per merito personale), misogino e razzista (basti pen-sare al muro con il Messico), anti-ecologista, con-siderato come il terrore del suolo a strisce bianche e rosse. Forse non consideriamo che in USA, più di ogni altro Stato, gli attacchi provocatori funzionano e Donald Trump è riuscito a convincere tutti coloro che erano stanchi di una crisi che non ha prospetti-ve reali per i ceti più bassi.Il programma di Trump consiste principalmente in questi punti: meno tasse per le imprese; lotta alla de-localizzazione; deportazione forzata dei clandestini; sospensione delle procedure di accoglienza dei ri-fugiati; isolazionismo in politica estera tranne che per la lotta al Daesh; revisione dei trattati (primo tra tutti il Nata, accordo commerciale tra Canada, Usa e Messico); inine, sussidi alle mamme. A metà novembre sono usciti i primi nomi della squadra “Trump” che vedono scelte controverse per la politi-ca: Mike Pompeo a capo della CIA, Jef Sessions nel ruolo di procuratore generale, Michael Flynn come consigliere per la sicurezza nazionale e inine Rein-ce Priebus a capo del suo staf. Tra tutti questi nomi, ricorda Ryan Lizza nel “New Yorker”, “Reince Prie-bus rimane l’unica persona nominata da Trump che non sia stata fondatamente accusata di intolleranza”.Ora possiamo solo attendere il 20 gennaio, data in cui avverrà l’insediamento uiciale di Donad Tru-mp in quella modesta casa di colore bianco che pro-babilmente gli farà sentire la mancanza dell’attico dorato in centro a Manhattan.

Niccolòacram Cappelletto

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Russia e America: nuova guer-

ra fredda o cattivo vicinato?I rapporti Mosca-Washington tra nuovi

sviluppi e vecchie paure

Nel 2012, in piena campagna presidenziale, il re-pubblicano Mitt Romney alla domanda “What’s America’s biggest geopolitical foe?” rispose “Rus-sia”; di tutt’altro avviso era invece il suo avversario Barack Obama che liquidò l’afermazione con un ironico “he 1980s are now calling to ask for their foreign policy back because the Cold War’s been over for 20 years”.

Tuttavia durante il suo secondo mandato, la posi-zione del 44° presidente degli Stati Uniti d’America è chiaramente cambiata, complici anche la guerra in Siria e l’annessione della Crimea che hanno pre-occupato la NATO a tal punto da decidere di schie-rare soldati italiani al conine russo a partire dal 2018. L’ambizione di Putin appare evidente: rende-re la Russia una potenza geopolitica mondiale e, nello stesso tempo, raggiungere economicamente l’Occidente. Se da una parte la ripresa economi-ca pare ancora lontana a causa della crisi che da anni imperversa in Russia e che secondo gli eco-nomisti richiederebbe una profonda riforma del Paese, dall’altra, grazie alla guerra in Siria, Mosca ha riafermato la sua importanza a livello globale specialmente nel contesto mediterraneo e medio-rientale. Putin mira ad estendere l’inluenza russa nell’Eurasia, facilitato dalla recente disintegrazio-

ne europea (vedi Brexit, crisi migratoria, Ucraina, fallito golpe turco), sentendosi però costantemente controllato ed isolato da parte degli Stati Uniti, che dal canto loro vedono nelle aspirazioni del Cremli-no una minaccia al loro ideale di un Europa carat-terizzata da una sola potenza dominante o da un gruppo di potenze avversarie.

Queste due visioni contrapposte sfociano poi nel-le tensioni che negli ultimi anni hanno contraddi-stinto la politica internazionale, favorite da un’in-soferenza reciproca che porta alle incomprensioni attuali. La situazione ha fatto più volte parlare di “nuova guerra fredda” e di “terza guerra mon-

diale”, con imprecisioni in entrambi i termini. Innanzitutto il mondo non è più caratterizzato da quel bipolarismo tipico della Guerra Fredda che contrapponeva due blocchi avversari, ma anzi è

presente un disordine globale dove, nonostante l’immagine internazionale, la Russia non cerca più di imporre il comunismo, essendosi ormai conver-tita anche lei al capitalismo. Inoltre uno scenario di guerra mondiale sarebbe alquanto improbabile dal momento che nessuna delle due forze ha in-tenzione di afrontare direttamente l’avversario sul proprio suolo; si preferiscono invece teatri indiret-ti di battaglia, prima tra tutti la Siria. In ogni caso, con la situazione economica attuale, in un ipoteti-co conlitto, le risorse russe potrebbero permettere al Paese di resistere in guerra per mezzo secolo, per poi soccombere all’inevitabile vittoria statuniten-se. Lo scontro comporterebbe, tuttavia, estese con-seguenze globali, con l’utilizzo della bomba atomi-ca e la distruzione di parti importanti del mondo moderno, che coinvolgerebbero soprattutto le in-frastrutture elettroniche.

Il neoeletto presidente americano Donald Trump

ha più volte parlato della Russia in termini positi-vi, con l’intento di creare un’intesa volta a superare il clima critico lasciato dalla precedente ammini-strazione. Quest’ambizione appare però debole per due ragioni principali: innanzitutto la politica iso-lazionista a cui sembra propendere il tycoon non si sposa afatto con una pratica liberale di relazioni internazionali. In più, ogni decisione presa dalla Casa Bianca dev’essere poi esaminata dal Congres-so, che già nel 2009 aveva ribadito la propria in-tenzione a non accordarsi con l’avversario, annul-lando le speranze di Obama volte a guadagnare il sostegno di Mosca in funzione anticinese.

I rapporti tra i due Paesi sembrano perciò destinati ad una siducia reciproca senza però sfociare in un conlitto armato, mentre appaiono sul panorama mondiale nuove potenze politiche come Cina e In-dia.

Caterina Baldasso

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VridavanCittà di templi e vedove

Nel nord dell’India, nell’Upar Pradesh, si trova Mathura, città importantissima per la cultura in-duista perché, secondo la tradizione, è qui che il dio Krishna nacque e trascorse la sua gioventù, ma soprattutto si innamorò della bella Rhadda, sua eterna compagna.

Non molto lontano, seguendo il iume Yamuna, a poche ore da Deli, è situata Vrindavan, città sacra, meta di pellegrinaggio per i fedeli che vogliono vi-sitarne i templi o compiere una buona azione do-nando qualche moneta alle tantissime vedove che afollano la città.

Vestite di sari che hanno da lungo perso il loro pri-mario colore bianco, queste donne sono ovunque: rannicchiate contro muri e pilastri a chiedere l’ele-mosina o a cantare e pregare nei templi.

Provengono da tutto il nord dell’India, alcune per devozione, molte perché non hanno altra scelta. Nella cultura induista le vedove sono considerate di malaugurio, colpevoli di essere sopravvissute al marito, di aver fallito nel “salvaguardare” la sua vita, si pensi che ino al 1860, quando una legge dichiarò illegale la pratica, le vedove compivano il Sati, una sorta di suicidio rituale, in teoria volonta-rio, in pratica indotto.

La condizione vedovile è un vero e proprio stigma, le donne devono, per tradizione, rinunciare agli ornamenti da donna sposata, vestirsi sempre a lut-to e rasarsi la testa.

Finito il loro ruolo di moglie, le vedove sono ta-gliate fuori dalla società e in primis dalla famiglia.Sono i igli stessi o le nuore a cacciarle e non posso-no nemmeno tornare alla famiglia di origine poi-ché con il matrimonio la donna solitamente rompe i legami con i genitori e li assolve così da questo genere di dovere.

Inoltre, sebbene nessuna legge vieti che le donne possano ereditare i beni del marito in caso non ci siano eredi maschi, di fatto è il maschio più stretta-mente imparentato con il marito ad ereditare dato che le vedove non hanno il coraggio o le risorse per opporvisi.

Alcune ricevono una magra pensione o un piccolo aiuto dalle famiglie e possono permettersi di vivere nei dharmashalas, ostelli per pellegrini, o si riuni-scono in comunità religiose, bhajan ashrams, altre dormono per strada o negli squallidi rifugi che il governo fornisce.Costrette all’elemosina vengono aiutate dai sacer-doti che raccolgono fondi per loro, ma non sempre tutto il ricavato arriva a destinazione.

Sono sorte anche associazioni e ong, come Maitri, che fanno del loro meglio per fornire loro il neces-sario per vivere, ma queste donne sono di fatto ab-bandonate, paria alla mercé di chiunque. Special-mente le donne giovani o “appetibili” che rischiano di inire nel mercato della prostituzione e spesso subiscono abusi negli ashram, in silenzio, perché confessare apertamente i soprusi le disonorerebbe tanto da escluderle anche dalla comunità delle ve-dove e per vergogna quindi non curano nemmeno le malattie sessualmente trasmissibili che contrag-gono.

Emarginate dal resto della società arrivano a Vri-davan cercando sicurezza e pace e sebbene la tradi-zione proibisca la loro partecipazione ai culti reli-giosi le si vede cantare nei templi, pregare e riunirsi sulle sponde del iume per i riti mattutini.

Alexia Cautis

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Un Rischio Inevitabile per l’EuropaIl nostro continente non risponde concretamente alle violazioni delle libertà in Turchia

A Colonia, il 5 novembre, 6.500 persone hanno protestato contro l’arresto di manifestanti e giornalisti curdi in Turchia, e contro la reazione troppo leggera dei politici occidentali. “Gli Europei pensano solo all’accordo sui migranti”, dice Rohani Cekdat, 23 anni. “Ma se Erdogan continuerà a usare il pugno di ferro contro i curdi,” prosegue “anche loro cominceranno a scappare”. Da tutti i fronti aumentano le pressioni sul governo tedesco e sull’Unione Europea, perché rispondano al presidente turco con qualcosa di più di sole dichiarazioni. L’esitazione della Cancelliera tedesca, Angela

Merkel, è dovuta alla preoccupazione che concerne l’accordo sui profughi. Il portavoce del governo Stefen

Seibert, quando gli è stato chiesto di annullare l’accordo, ha risposto che non vede perché “incoraggiare la migrazione illegale e la criminalità” dovrebbe essere la soluzione contro la libertà di stampa limitata o la repressione dell’opposizione in Turchia. Invece, per quanto riguarda la richiesta di sospendere i colloqui per l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, Berlino ha chiamato in causa Bruxelles, che gli ha a sua volta “rinviato la palla”. Intanto, però, è cominciata una discussione accesa sul come gestire la questione dell’adesione della Turchia

all’Unione Europea, considerata al momento impossibile. Questo perché in Turchia, nell’ultimo anno, sono stati fatti troppi passi indietro in materia di libertà fondamentali. Inoltre la Commissione si dice “estremamente preoccupata” per l’arresto dei giornalisti e la chiusura di diversi canali d’informazione. In Europa, invece, l’opposizione alla rottura con Ankara è molto forte: l’isolamento sarebbe dannoso soprat-tutto per le forze progressiste del Paese; il dialogo con la Turchia è ancora più necessario dopo gli ultimi sviluppi. Una minoranza ritiene però che l’idea di riuscire a condizionare le scelte di Erdogan con un semplice dia-logo sia stata inutile in dall’inizio, perché il Presidente non si è mai interessato al rispetto dei valori euro-pei. Per questo motivo alcuni pensano che consegnargli il patto dei migranti come strumento di ricatto sia stato gravissimo: in questo modo il presidente turco è riuscito ad adottare una politica interna ancora più radicale. Spetterebbe quindi agli europei intervenire, ma né la Merkel né il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, vogliono interrompere l’accordo. Una opzione forse meno drastica sarebbe imporre delle sanzioni o congelare il processo. C’è sempre però la possibilità che Ankara risponda, annul-lando il patto sui migranti. L’Europa è pronta a correre questo rischio?

Giulia Giaomin

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¡HASTA SIEMPRE, FIDEL!L’Uomo Simbolo della Rivoluzione Cubana

“Condannatemi. Non importa. La storia mi assolverà.” Queste furono le parole pronunciate da Fidel Castro il 16 ottobre 1953, giorno del processo contro gli accusati per l’assalto alla caserma Moncada, di cui lui faceva parte. Infatti l’uomo, dopo il colpo di stato di Fulgencio Baptista, aveva deciso di unirsi al movi-mento che aveva intenzione di attaccare la caserma della seconda città più importante dell’isola di Cuba.

Attacco che inì disastrosamente, con lo stesso Fidel che fu condannato a 15 anni di prigione, dei quali scontò poco più di uno. Ma fu l’8 gennaio del ’59 il giorno in cui passò alla storia il ‘lider maximo’, in cui un Castro trentaduenne entrò trionfante a L’Avana.

Nato a Mayarì, Cuba, il 13 agosto 1926, Fidel Alejandro Castro Ruz è diventato un simbolo della rivo-luzione comunista, ma anche, agli occhi di chi non lo ammirava, un dittatore che impediva la libertà di espressione. Entra in contatto con la politica durante l’università, quando si avvicina all’ala più ortodossa del Partito del Popolo Cubano, di estrema sinistra. Nel 1950 si laurea in legge e, dopo l’attentato contro Baptista e l’anno in prigione, va in esilio e il 9 luglio 1955 incontra Ernesto Guevara, conosciuto oggi come Che Guevara, con cui discute su come gli americani sfruttino il territorio Sud Americano e che divenne poi il suo famoso compagno. E dopo 4 anni dall’incontro con Guevara, nella notte di Capodanno del ’59, il dittatore Baptista lasciò il Paese, permettendo alle forze di Castro di entrare nella capitale, dando inizio alla Rivoluzione che in tanti hanno amato e altrettanti odiato e per la quale rimarrà sempre nella storia.

Castro infatti è morto a 90 anni, il 25 novembre di quest’anno. L’informazione arriva dal fratello Raul che nella Tv nazionale di Cuba annuncia la morte dell’uomo che portò la rivoluzione nell’isola, per poi chiudere il messaggio televisivo con lo slogan tanto amato dal fratello maggiore Fidel: “Hasta la victoria, siempre”.

Per l’occasione il governo cubano ha indetto 9 giorni di lutto nazionale. I funerali saranno il 4 dicembre.

Clarissa Rossi

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Umberto Veronesi ci lascia all’età di 90 anniUn Caloroso Addio all’Oncologo che ha ridato Speranza ai Malati di Tumore

“ Non mi spaventa la ine, mi spaventa fare una brutta ine.”

Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale e anche uomo politico, si è spento nella sua casa di Mila-no l’8 novembre 2016, circondato dall’afetto dei suoi familiari. La sua attività clinica e di ricerca si è foca-lizzata per decenni sulla prevenzione e sulla cura del cancro; in particolare occupandosi del carcinoma

mammario, prima causa di morte per tumore nella donna. Brillante chirurgo, Veronesi è stato il primo a teorizzare e promuovere la quadrantectomia (asportazione di un quadrante del seno e del linfonodo sentinella), dimostrando come nella maggior parte dei casi questa tecnica rivoluzionaria, abbinata alla radioterapia, porta agli stessi risultati di sopravvivenza della mastectomia, ma con un impatto estetico migliore e meno drastico. È proprio grazie ad essa che Umberto è divenuto un simbolo della battaglia

contro il cancro, con oltre 30 mila donne operate e 300 mila visitate; cinque milioni quelle salvate in tut-to il mondo. Egli è stato anche fondatore e presidente della Fondazione Umberto Veronesi, ricoprendo pure il ruolo di direttore scientiico dell’Istituto Europeo di Oncologia.

Personaggio poliedrico, non solo si è afermato negli studi contro il cancro, ma ha appoggiato anche campagne sociali come quella a favore dell’eutanasia. Afermava infatti di non temere la morte, ma di sostenere comunque ogni lotta alla soferenza isica e psichica del malato. «Vivo da sempre una situa-zione di schizofrenia – confessava – Sono l’uomo della speranza, però immerso ogni giorno nel dolore. Devo trasmettere iducia e ottimismo, ma nel profondo sono angosciato, tormentato, sento un nichili-smo alla Nietzsche, porto dentro di me la fossa comune di tutti i pazienti che ho perso».

Si è inoltre distinto per la sua campagna in difesa dei diritti degli animali e del vegetarianismo, divenen-do egli stesso vegetariano non appena poté scegliere la propria alimentazione. A spingerlo è stato l’amore per gli animali che restava una parte integrante della sua infanzia, ma anche la sostenibilità dell’ambiente, un’alimentazione corretta e uno stile di vita sano e duraturo (sistemi tra l’altro eicaci per la prevenzione dei tumori maligni). Veronesi riteneva infatti che la carne non fosse un alimento indispensabile per l’ali-mentazione umana, e sosteneva che la dieta vegetariana aiutasse a prevenire l’insorgere di gravi malattie, tra cui il cancro intestinale. Umberto si è schierato anche contro la sperimentazione animale (non ancora del tutto estirpata dai metodi di ricerca) negando il fatto secondo cui il dolore di un animale non possa essere paragonato a quello di un uomo, e l’utilizzo di “cavie di laboratorio”, che spesso non porta ad alcun risultato e non contribuisce al progresso scientiico. Uomo dalla grande determinazione ha ridato la spe-

ranza a milioni di donne malate, sostenendo l’evolversi di uno stile di vita sano e in grado di prevenire e aiutare a ridurre la possibilità di essere soggetti al cancro.

Anna Rizzotto

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Terremoti in Italia. «Ma siamo

sicuri?» La Soluzione ce l’abbaiamo in Casa

Negli ultimi mesi le scosse sismiche nel territorio italiano sono state sempre più numerose; la paura nei confronti delle conseguenze di questi eventi si fa quindi più intensa. A partire dall’estate 2016 l’Italia è stata protago-nista di forti terremoti che hanno distrutto molte città, anche storiche e ricche di un patrimonio cul-turale ora perduto o sepolto sotto le macerie. Ricordiamo infatti gli eventi del 24 agosto e i suc-cessivi, avvenuti a ine ottobre. La prima scossa è avvenuta intorno alle tre del mat-tino ed era di magnitudo 6.0, con epicentro nel co-mune di Accumoli e ipocentro alla profondità di 8 km. Durante la notte sono state registrate altre scosse nella zona di Norcia in provincia di Perugia.Questo sciame sismico è stato talmente forte da es-sere percepito in gran parte dell’Italia ino addirit-tura a Gorizia e Bolzano. La zona colpita si trova in un’area sismica molto attiva d’Italia che comprende anche L’Aquila, dove il terremoto del 6 aprile 2009 provocò più di 300 morti e circa 65 000 sfollati.

Si calcola che le vittime del terremoto del 24 agosto siano state 299; un numero elevatissimo di morti per uno Stato che sorge su un territorio sismico e che dovrebbe per questo aver imparato a preveni-re le emergenze e a gestirle nel modo migliore nel momento in cui si veriicano. Gli ediici costruiti a

norma, ossia in grado di resistere ai terremoti, sono purtroppo pochi; spesso infatti accade che le ditte di costruzione preferiscano ridurre i costi e utilizzi-no quindi materiali scadenti che si sbriciolano alla prima scossa. Fortunatamente le scosse di ine ottobre non hanno provocato vittime, non tanto per l’adeguatezza degli ediici ma quanto perché gli abitanti della provincia di Macerata e dintorni sono subito usciti di casa alla prima scossa percepita; a questa ne è infatti seguita una seconda ancora più forte di magnitudo 5.9. I danni sono ancora incalcolabili e probabilmente la ricostruzione sarà lenta, faticosa e costosa.

Le scosse sono sempre attive e la paura rimane. Ma di che cosa si deve aver paura? Vorrei rilettere sul fatto che il terremoto è un even-

to naturale a cui dobbiamo abituarci, ma soprattut-to che questo, in sé , non provoca direttamente la morte delle persone. Sono i crolli degli ediici non

costruiti a norma che la provocano. Noi come cit-tadini, ma soprattutto lo Stato, dobbiamo prevenire

le conseguenze di un terremoto, e questo è possibile solo se costruiamo case, scuole od ospedali secondo le leggi antisismiche. Il Giappone in questo senso può insegnarci molto; su tale territorio altamente sismico sono stati eretti grattacieli enormi che, an-che durante i terremoti più forti, resistono e ripor-tano solo lievi danni.

La famosa vignetta apparsa sul giornale francese “Charlie Hebdo” è probabilmente di cattivo gusto e può urtare la sensibilità di molte famiglie, tuttavia evidenzia una amara verità e il fumetto raigurato la riassume: “Italiani, non è Charlie Hebdo che co-struisce le vostre case, ma la Maia”.

Anastasia Moro

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Progettazione libera tutti!Come l’Universal Design abbatte le barriere (architettoniche e non)

Cominciano le vacanze di Natale ed anche lo stressato canoviano può inalmente permettersi le gioie della vita quotidiana, come passeggiare per le strade del centro, sedersi sulle panchine e osservare i passanti. Un rumoroso gruppo di adolescenti cammina spedito; una madre spinge dolcemente la carrozzina sopra il marciapiede, mentre la iglia dorme piano; una coppia di anziani cerca un posto accanto al nostro amico canoviano per poter dare riposo alle ginocchia dolenti. Probabilmente, proprio la presenza di panchine nel percorso ha invogliato i due anziani a passeggiare.

È questo lo scopo del cosiddetto “Universal Design”, o “Utenza Ampliata”: rendere gli ambienti pub-blici e gli oggetti di uso quotidiano accessibili a tutti, in modo da garantire a ciascuno estrema sicurezza, comodità e autonomia. Non si tratta in realtà di creare corsie diferenziate per chi ha disabilità di qual-siasi genere, ma di progettare gli spazi tenendo conto le diverse esigenze che ciascuno può avere. Molti ambienti pubblici sono costruiti a misura di “uomo ideale”, sano e perfettamente abile: al tempo stesso costituiscono barriere architettoniche per chi non ha le stesse qualità.

Il primo principio fondamentale dell’Universal Design è la progettazione di strumenti identici, o perlo-meno equivalenti tra loro, che possano essere usati da tutti allo stesso modo, senza che nessuno si senta emarginato. È necessaria per questo una progettazione senza complicazioni che permetta un uso imme-diato degli spazi; le eventuali informazioni devono essere possibilmente visibili, verbali e tattili. Fa parte dei principi dell’Utenza Ampliata anche la sicurezza in caso di rischi dovuti ad azioni fortuite: ne è esem-pio il bordo antisdrucciolevole di cui sono spesso dotati i gradini delle scalinate. Inine è giusto progettare in modo più lessibile possibile, ridurre i possibili sforzi isici e calcolare al meglio gli spazi. Vi state forse chiedendo quali oggetti sono stati prodotti seguendo i principi dell’Universal Design? Can-nucce, panchine, telecomandi, tutti oggetti che anche il canoviano medio usa quotidianamente per como-dità. Il punto di partenza sta nel ridimensionare il concetto di normalità, nel rispetto della diversità che fa parte dell’unicità umana.

Elisabetta Zampieri

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Cervello del CuoreIl Vero Ponte di Comando

Già per gli antichi Egizi la sede del pensiero non era nella testa, ma nel cuore. Durante il Rinascimento maturo, con le scoperte di Leonardo Da Vinci riguardo all’anatomia, le certezze dei popoli antichi sull’intel-ligenza insita nel corpo umano, tramandate per secoli, sono state bollate come superstizioni.

Tuttavia, negli anni 60’ si è scoperto che il cuore non solo inluenza signiicativamente il modo in cui per-cepiamo e reagiamo al mondo, ma possiede una sua mente, divergente dal sistema nervoso autonomo, sul quale risulta addirittura predominante. Il cuore, quindi, invia dei veri e propri comandi al nostro cervello.Nello stesso periodo, un piccolo gruppo di ricercatori si unì ad alcuni neuroisiologi, dando il via ad una nuova disciplina detta Neurocardiologia. Nel 1991, uno dei pionieri della nuova scienza, Dr. J. Andrew Armour, introdusse il concetto di “cervello del cuore”.

Il suo lavoro dimostrò che il cuore ha un sistema nervoso molto soisticato, costituito da una itta rete di diversi tipi di neuroni, neurotrasmettitori, proteine e cellule, molto simili a quelli trovati nel cervello. I neuroni esistenti nel cuore, detti neuriti sensori, lo abilitano ad agire indipendentemente dal cervello, per imparare, ricordare, e persino scegliere sensazioni. Il nostro cuore ne contiene circa 40000 . Essi rilevano gli ormoni circolanti, le sostanze neurochimiche, la frequenza cardiaca e la pressione. Queste informazioni vengono poi tradotte in impulsi neurologici e inviate dal cuore al cervello tramite diversi percorsi. È sempre tramite questi percorsi nervosi che i segnali di dolore e altre sensazioni vengono inviate al cervello. Questi segnali arrivano anche ai maggiori centri cerebrali, dove possono inluenzare la percezione, le decisioni e altri processi cognitivi.

Oggi l’istituto di ricerca no-proit HeartMath, situato in California, svolge diverse attività di ricerca in neurocardiologia, prsicoisiologia e bioisica, che hanno portato allo sviluppo di diverse tecniche semplici, ma molto eicaci per aiutarci a creare più resilienza e a migliorare la salute mentale, emotiva e isica. La tecnica HeartShit è indirizzata in particolare ai giovani per aiutarli a superare intense condizioni di stress, ed è riportata sul sito uiciale dell’istituto:

Passo 1: Nota cosa provi. Prenditi un momento di pausa e chiediti: “Cosa provo adesso?” Non pensarci troppo, di’ quello che senti, spontaneamente, a voce alta. Oppure scrivilo su un foglio; se ti piace disegnare, puoi arricchire il tutto con immagini, come meglio credi.

Passo 2: Porta l’attenzione sul cuore. Metti una mano sulla fronte e poi spostala, con calma, dalla testa al cuore;senti il tuo cuore, portagli armonia e amore. Mantieni l’attenzione su questa parte del corpo.

Passo 3: Respira una sensazione di calma.Respira in modo naturale, con calma. Immagina di respirare attraverso il cuore, con dolcezza; immagina che l’aria entri ed esca dal tuo cuore. Rilassati e concediti un momento di serenità, continuando a respirare in questo modo.

Basta qualche minuto. Come ti senti ora?

Aliaksandra Miadzvedzeva

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La sinestesia“I dolci nodi del cervello”

Nel leggere il titolo, molti di voi avranno pensato alla igura retorica che tanto piace a Quasimodo o a D’Annunzio. In realtà, la sinestesia del titolo si riferisce al fenomeno percettivo che consiste nella fusione in un’unica sfera sensoriale delle percezioni di sensi distinti o, più rigorosamente, nel sincronismo fun-

zionale di due organi di senso o due facoltà cognitive.

Questo signiica che alcune persone sono in grado di vedere i suoni come colorati o di ascoltare la musica come se essa avesse il sapore di una torta al cioccolato.

Il fenomeno nella sua forma più forte, tuttavia, è molto raro: interessa solo il 3% della popolazione mon-diale.

Nonostante fosse conosciuto già ai tempi degli Antichi Greci, solo in questi ultimi anni sono stati svolti studi più approfonditi a riguardo e inalmente, questo mondo completamente misterioso sta iniziando a deinirsi. Ancora ignote sono le sue basi isiologiche: secondo le teorie più accreditate, deriverebbe da cambiamenti nelle connessioni tra aree cerebrali. Potrebbe anche essere causato dalla presenza di connessioni ridondanti, non eliminate durante il normale processo di “sfoltimento” delle sinapsi meno utilizzate che avviene con la crescita cerebrale; o, ancora, da un’eccessiva comunicazione tra aree cere-brali contigue rispetto a quanto avviene in un cervello non sinestetico. Inoltre, si ipotizza che il fenome-no abbia una qualche componente genetica, dal momento che spesso membri della stessa famiglia sono afetti da esso.

Un altro elemento che si è riscontrato è lo stretto legame che unisce queste interferenze percettive ad ec-cellenti doti mnemoniche e spiccate abilità creative: la sinestesia è, infatti, sette volte più frequente negli artisti, letterati e poeti.

Ancora più sorprendente è che siamo tutti potenzialmente sinestetici: tutti possediamo i meccanismi che permettono la fusione dei sensi, tuttavia essi sono attivi solo in alcuni di noi, mentre negli altri possono essere indotti con l’assunzione di droghe allucinogene o antidepressivi.

Una particolare forma di sinestesia è, inine, quella del tocco a specchio: la vista di una persona che viene toccata evoca una sensazione tattile, ino al punto che vedere inliggere dolore a qualcun altro provoca dolore.

Un vero superpotere, insomma, anche se ogni tanto può risultare un peso (immaginate di dover guarda-re un ilm d’azione, durante il quale sofrite ogni volta che un personaggio viene ferito!)

Mathilde Romeo

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Killer ClownModa o Scherzo Cattivo: chi sono i Killer Clown e qual è lo Scopo del loro Travestimento

Sicuramente vi è noto il romanzo “It” di Stephen King (di cui a breve uscirà un remake), i cui protagonisti sono i cosiddetti Killer Clown; ma si tratta soltanto dell’incarnazione di un personaggio oppure dietro c’è un’altra ragione?

Ultimamente, nei Paesi anglosassoni, si sono riscontrati dei casi di clown isteria e la popolazione è stata assalita da persone travestite e munite di mazze da baseball, coltelli o motoseghe. Chiunque potrebbe celarsi dietro queste maschere: la polizia, infatti, è rimasta sorpresa dopo aver efettuato l’arresto del iglio di un noto giocatore della Premier League. Il suo intento era semplicemente quello di infastidire il malcapitato di turno. D’altronde è questo il vero scopo dei killer clown, che agiscono sostanzialmente di notte nei luoghi meno frequentati e poco illuminati. Altri, invece, agiscono di giorno prendendo esclusivamente di mira bambini o ragazzi. In quest’ultimo caso sono state evacuate addirittura otto scuole inglesi in quanto i cri-minali si accostavano agli ediici con l’intento di importunare le loro vittime.

Questa nuova pericolosa moda è sfuggita di mano alle forze dell’ordine e sembra essere arrivata anche in Italia tramite la rete, specialmente YouTube, dove i killer clown possono prendere spunto dal canale Dm

Pranks Productions. Il creatore della piattaforma, Matteo Moroni, condivide i suoi scherzi travestito da pagliaccio. La sua fama è incrementata negli ultimi anni (ha iniziato la sua “attività” nel 2014), arrivando a possedere oltre 4 milioni di iscritti e un numero di visualizzazioni totali che supera il miliardo.

Le regioni italiane maggiormente colpite dal fenomeno sono state l’Emilia-Romagna e la Sicilia, in cui, a partire dall’inizio d’ottobre di quest’anno, si è difuso un clima psicotico a causa delle gang di clown. I cara-binieri ricevono quotidianamente decine di telefonate allarmanti, la maggior di donne o di giovani ragazze intimorite. Perino i sindaci delle regioni in questione hanno deciso di prendere delle misure per far fronte a questi episodi di disagio, che per ora, purtroppo, non possono essere messe in vigore per la mancanza di prove concrete. Una cosa è certa: è stato avviato un programma di monitoraggio che terrà d’occhio i so-spetti killer clown.

Daniela Zotea

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Canova sotto assedioLe cimici asiatiche hanno ormai invaso il

Canova come tutto il Nord Italia

Quanti di noi si trovano nelle proprie aule delle ci-

mici? E perché questi insetti puzzolenti, che fanno sussultare parte degli studenti e vengono scortati dai più temerari fuori dalle inestre, sono così tanti?Probabilmente tutti si sono accorti che le cimici che troviamo a girovagare per le stanze sono marron-cine, e non verde luminoso come quelle che siamo abituati a vedere. Questo è dovuto al fatto che le pri-me non sono autoctone del nostro territorio, bensì provengono dall’Asia.

Infatti, il primo avvistamento di questa specie in Ita-lia risale al 2012 in Emilia Romagna, da cui poi si sono difuse per tutta la Pianura Padana, dal Friu-li alla Lombardia, portando con sé molti danni ai

frutteti e ai campi di soia.

A favorire la proliferazione di questa tipologia di ci-mici sono state molte e diverse cause: le alte tem-perature di quest’autunno, il numero di uova depo-ste (di media una cimice femmina depone 250 uova in condizioni normali, ma qui in Italia addirittura 500 nei tre mesi dell’accoppiamento!) l’abbondanza dei campi coltivati, in particolare di frutta, e soprat-tutto una conoscenza supericiale di un così recente e pericoloso nemico per l’agricoltura, che è stata gravemente danneggiata. Queste cimici non fanno paura solo agli studenti, ma anche ai contadini. Questi ultimi, infatti, si sono trovati con il 20-40% di raccolto in meno solo nei casi più fortunati, perché alcuni si sono trovati a buttar via quasi la totalità, i prodotti ortofrutticoli più danneggiati sono stati: mele, pere, pesche, ichi e pomodori. Se si vuole parlare di numeri, nelle pro-vince maggiormente colpite, cioè Treviso, Verona e

Rovigo, ci sono stati danni rispettivamente di 4, 20 e 4 milioni di euro, per un totale di circa 30 milioni in poco più di tre mesi. A salvarsi da questa strage ortofrutticola sono state le viti, poiché la vendem-mia era iniziata prima di questa grande invasione. La domanda più importante è: perché queste ci-mici invadono le nostre case e le aule delle scuole? Ovviamente non è per prendere parte alle lezioni di latino o matematica, bensì quello di trovare un posticino caldo dove passare l’inverno a dormire, e quindi quale posto migliore delle nostre stanze ben riscaldate? Inoltre quando una di queste cimici tro-

va il posto ideale, questo non diventerà un “appar-tamento privato” bensì un “albergo”, poiché lì an-dranno a rifugiarsi molte altre, ino a quando non arriverà la primavera e iniranno il loro letargo. Ed è inutile dire che chiudere porte e inestre le fermi poiché queste cimici sono talmente sottili che pas-sano per le fessure.

Per concludere, la risposta alla domanda che molti di voi si saranno sicuramente posti: come si pos-sono tenere lontane queste fastidiose cimici? Per quanto riguarda i predatori, queste cimici non ne hanno uno proprio come in Cina, dove una parti-colare specie di vespa si nutre di queste e depone le proprie uova dentro quelle della sua preda (le uova di cimice non impiegate andranno poi mangiate dai “cuccioli” di vespa appena nati), anche se le nostre galline non le disdegnano come alimento.Per tenere lontani questi insetti con rimedi naturali

(poiché i pesticidi classici non hanno nessun efetto) si può ricorrere all’olio di Neem, prodotto dall’omo-nimo albero che tra le sue tante funzioni ha anche quella di pesticida contro oltre 200 specie di ani-mali insieme ad acari e a batteri; un’altra soluzione è quella di mettere in giro dell’aglio, che a quanto pare tiene lontane le cimici (oltre che i vampiri). Quando vi capiterà di trovare una cimice e starete per liberarla, ricordatevi quanti danni ha causato e causerebbe se la lasciate libera, perciò se date una dolce ine alla sua vita, state dando un grande aiu-

to all’agricoltura e a molti contadini che sarebbero orgogliosi di voi.Oppure, se si vuole tenere lontane queste bestiole, si può provare ad adottare come animale domestico o come mascotte di classe una gallina che sarà ben lie-ta di mangiarsele, o, se questo non è possibile, usa-re l’olio di Neem e mettere vicino alle inestre degli spicchi d’aglio, sebbene questo odore non piaccia a tutti.

Niccolò Bonato

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“Caro Cellulare”I danni provocati dall’eccessivo utilizzo

degli smartphone

Fermi tutti. Prima di leggere questo articolo rispon-dete a questa semplice domanda: dov’è in questo preciso momento il vostro cellulare? Calma, è in ta-sca. Potete tirare un sospiro di sollievo.

Indubbiamente i cellulari sono diventati parte indi-

spensabile della nostra quotidianità. Infatti queste piccole scatolette hanno quasi preso possesso delle nostre vite. Basti pensare che in media li controllia-mo almeno 150 volte al giorno, circa una volta ogni 6 minuti. Non ci credete? Secondo recenti sondaggi i giovani ammettono di passare almeno 4 ore e 20

minuti della loro giornata al cellulare. E voi? Avete mai provato a privarvi del cellulare per esempio per un giorno intero? Potreste rivelarvi degli insospetta-bili smartphone-dipendenti.

Se temete di poter avere atteggiamenti ossessivo compulsivi nei confronti del vostro telefonino non preoccupatevi, non è la notizia peggiore. I nostri diabolici cellulari, oltre ad avere poteri ammalian-ti, sono anche in grado di emettere radiazioni elet-

tromagnetiche ad alta potenza, nella fascia dei 900 MHz – 2.4 GHz. Praticamente usarli a distanza rav-vicinata è come mettere la testa dentro ad un forno a microonde (la potenza è la medesima). Gli efetti documentati in ora riguardano principalmente le interferenze che le radiazioni hanno con il DNA

delle cellule e col loro meccanismo di riparazione. L’efetto maggiore lo si ha sul cervello il quale, oltre ai danni appena citati, è sottoposto ad un dannoso surriscaldamento della corteccia cerebrale. Oltre a friggervi il cervello un altro problema comportato da un eccessiva esposizione alle onde elettromagne-tiche è un maggior rischio di infertilità. È dunque cosa saggia evitare di tenere il cellulare sulle tasche dei pantaloni o a stretto contatto con il corpo.

Ma i cellulari non sono dannosi solamente per le onde elettromagnetiche. Efetto più immediato, del quale anche voi stessi alle volte vi sareste potuti ac-corgere, è il necessità di sentirsi perennemente rag-giungibili e in connessione con qualcuno, bisogno al quale un uso eccessivo del cellulare può portare. Quest’ansia in alcuni casi si tramuta addirittura in vere e proprie problematiche psicologiche, in alcuni casi abbastanza gravi, come la “Ringxiety”, ovvero

la sensazione di sentire il telefono squillare, anche se è solamente una suggestione psicologica e non vi è alcun cellulare nei paraggi. Inquietante vero? Il no-stro elenco non può certo concludersi qui. Gli scher-mi dei nostri smartphone, anche se all’apparenza potrebbero apparire innocui e lindi, sono in realtà culla di milioni di batteri, quasi quanti se ne trova-no in un gabinetto. Rilettendoci bene è abbastanza logico, in quanto i nostri telefonini sono costante-mente con noi muovendosi tra i vari ambienti, li appoggiamo dovunque, li maneggiamo tutto il gior-no e raramente li puliamo davvero. Per non parlare della la luce blu emanata dai telefoni, la quale può contribuire all’aumento di disturbi a carico della

retina. La luce blu, inoltre, può comportare distur-

bi alla qualità del sonno in quanto va a diminuire la produzione di melatonina, regolatrice del ritmo sonno-veglia. Da un eccessivo uso del cellulare pos-sono anche nascere problemi legati ad una cattiva

postura. Infatti provate a sbirciare in qualche vetri-na il vostro rilesso quando camminate mentre usate il telefono. Solitamente si tende a tenere la testa in-clinata in avanti, le spalle curve, le braccia piegate, i pollici che sfrecciano sullo schermo. Tutte cose che potrebbero portare ad avere dolori a mani e cervi-cali.

Ma tranquilli, ci siamo noi a consigliarvi per metter-vi al riparo da tutto ciò. Ecco un ottimo vademecum

riassuntivo: indubbiamente, la prima accortezza è quella di limitare i tempi di utilizzo dei cellulari; ri-cordatevi poi di mettere gli smartphone in modalità aereo quando non li usate per lunghi periodi e di evitare inoltre di chiamare quando il campo è molto basso; quando telefonate cercate di utilizzate sem-pre gli auricolari con cavo e non quelli wireless; non tenete gli apparecchi in tasche troppo aderenti o a stretto contatto con il vostro corpo; ogni tanto ri-cordatevi di dare una bella pulita agli schermi; non usate il cellulare per almeno 2-3 ore prima di anda-re a dormire e soprattutto non addormentavi con il cellulare vicino alla testa utilizzandolo come sveglia o ricaricandolo vicino al letto.

Sara Michielin e Giorgia Semenzin

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Supermercato (1916-2016)L’Anniversario del Consumismo

Anno 2016: quando in casa il frigorifero sta per svuotarsi, un cittadino medio, che sia italiano, europeo o mondiale, deve per forza prendere carta e penna e fare la lista della spesa; dopodiché si dirige al super-mercato più vicino.

È la cosa più naturale del mondo vagare tra gli scafali e gettare nel carrello -a volte dopo una attenta ponderazione, altre a casaccio- tutti gli articoli appuntati sullo spiegazzato foglietto di carta (quando ci si ricorda di prenderlo dal tavolo della cucina prima di uscire).Eppure, prima del 1916 non era così: quando le persone di Memphis (U.S.A., Tennessee) facevano la spesa, dovevano andare prima del salumiere, poi dal fruttivendolo, proseguendo per il droghiere, il panet-tiere, il farmacista e il macellaio; nei casi più fortunati c’erano delle botteghe meglio fornite, che ofrivano una scelta di prodotti più ampia, ma certo è che il supermercato era ancora soltanto un sogno che trovava luogo nelle menti più audaci.

Ma alla vigilia dei ruggenti anni ‘20, quando già si stavano presentando in America i primi segnali dell’e-spansionismo economico che si sarebbe poi difuso anche nel Vecchio Continente, grazie al colpo di genio della catena di drogherie Piggly Wiggly, dopo il 6 settembre 1916 l’arte di fare la spesa fu completamente rinnovata: da quel giorno, nella mente delle persone subentrò una concezione rivoluzionaria, quella del self-service. L’idea del cliente che prende da sé ciò di cui ha bisogno suscitò subito una grande curiosità, trasformando la bottega in un luogo leggendario che vide il numero dei suoi negozi aumentare ino a 2660, sparsi in tutti gli Stati Uniti, e i suoi guadagni aumentare ino al 1920, quando l’attività fu ceduta ad altre compagnie.

Il vero supermarket tuttavia nacque attorno al 1930, quando un ex commesso del Piggly Wiggly, ispirato dal suo successo, aprì il King Kullen Grocery Company a New York, il primo della Storia con i prodotti etichettati e divisi per reparto. Il successo fu immediato, causando la rapida proliferazione di negozi simili che raggiunse anche l’Italia nel 1957, quando il 27 novembre a Milano, in Viale Regina Giovanna, venne inaugurato il primo supermercato in suolo italiano: la ine dei cosiddetti casolini, che si ridussero progres-sivamente ino a scomparire negli anni ‘90.

Al giorno d’oggi può risultare molto diicile capire come la nascita del supermarket abbia trasformato radicalmente la vita della popolazione, ma può aiutare a rendere l’idea la testimonianza di un cittadino milanese, che dice: «Vengo qui in tram dall’altra parte della città una volta alla settimana e con quanto risparmio posso andare al cinema».

Un’ultima rilessione può essere inine spesa considerando come la possibilità di scegliere da sé i prodotti, disponibili tutti in un unico luogo e in un unico momento, portò di pro un notevole risparmio di tempo per il compratore, ma di contro anche un progressivo e inevitabile rafreddamento del rapporto clien-te-venditore, molto più stretto e piacevole all’epoca delle piccole botteghe.

Pietro Stefani

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Homelessness + periodsFreed pads and tampons to homeless women

Negli ultimi mesi negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei si è sentito parlare molto delle tasse e dei costi

esorbitanti degli assorbenti; sono scoppiate subito delle proteste e sono state lanciate delle campagne per ridurre a zero i costi (come si veriica già in Minnesota, Massachusetts, New Jersey, Delaware, Pennsylvania e Maryland). Una delle più famose è Free he Tampons, la fondatrice Nancy Kramer sostiene che gli assorbenti e i tamponi dovrebbero essere considerati tali e quali alla carta igienica, perché in in dei conti hanno gli stessi scopi.

Una nuovissima campagna a New York ha trasmesso un video, diventato virale in pochi giorni con l’obiet-tivo per la Bustle di raggiungere almeno 250 condivisioni su Facebook per poi donare alla Distributing

Dignity (associazione che dal 2009 si occupa di fornire assorbenti e abbigliamento intimo alle donne più bisognose) abbigliamento creato apposta per il ciclo mestruale dalla THINX (azienda che si occupa di pe-riod-proof underwear). Nel video si fanno sentire più voci femminili, donne che vogliono raccontare la pro-pria storia e soprattutto com’è vivere sulle strade di una delle città più grandi del mondo. Sono accomunate tutte dallo stesso bisogno: vorrebbero anche loro avere a disposizione degli assorbenti, dei tamponi, sal-viettine igieniche e pastiglie durante il ciclo mestruale per sentirsi bene, più a loro agio, pulite e profumate; molte volte sono costrette a chiedere l’elemosina e a rinunciare ad una pagnotta di pane o qualsiasi genere alimentare anche per due giorni di ila, per comprare un pacco di assorbenti o una scatoletta di 6 antidolo-riici. I costi sono esorbitanti, come ci racconta Alexa: circa 7 dollari per gli assorbenti interni economici, più di quanto lei e il suo idanzato spendono per un pasto insieme, quindi la maggior parte delle volte ri-nuncia ed indossa assorbenti hand-made realizzati con calzini, magliette, pezzi di cartone, carta igienica o sacchetti di plastica. Kailah, 27 anni, ormai da 8 anni senza casa e famiglia, si è abituata un pochino, anche se non è il massimo per l’igiene visto che gli unici bagni disponibili sono quelli pubblici dei parchi (il 90% delle volte sono sporchi) ed il rischio di contrarre malattie è altissimo.

Lorena Patricia Hossu

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Sclera come una fangirl

Che cos’è una fangirl? Molti avranno sentito questo termine e, ignari, avranno voluto capirne di più, non trovando però risposta alla loro domanda.La fangirl è, come dice il termine, una ragazza appassionata (o meglio, ossessionata) con un personaggio di fantasia, un attore, una saga letteraria o una serie tv. È, diciamo, la versione più pazza e sensibile del fan normale.Pazza, perché non c’è quasi nulla che possa fermarci… forse i nostri genitori. Il livello massimo di gioia per noi fangirl è sicuramente incontrare il nostro idolo; in mancanza di persona reale e tangibile, può andare anche lo scrittore… anche se non sarà mai la stessa cosa.Sensibile, perché dopo anni passati a vedere i propri personaggi preferiti morire per mano di sadici autori o sceneggiatori, piangiamo anche per la morte di una mosca.Povera mosca… Il modo delle fangirl è spesso esagerato: alcune di noi, restano alzate ino a tardi a leggere o a guardare serie tv, a discutere con il fandom (vedi mini-dizionario delle fangirl) a discutere su passaggi di una saga, o anche a sognare una vita con personaggi inesistenti. Un’altra cosa che facciamo è shippare delle persone con altre persone o oggetti (Ron e il pollo, Peeta e il pane…) che non vuol dire che passiamo loro aianco e le derubiamo: dall’inglese relationship, signiica cioè che pretendiamo che una coppia si realizzi.A volte, scoppiano delle vere e proprie guerre. L’unica cosa da fare, in quel caso, è scappare. Velocemente, se possibile.Ma in fondo, siamo tutti delle fangirl (o dei fanboy, dipende dal genere), magari senza rendercene conto; c’è qualcosa, qualcuno, che entusiasma ognuno di noi, a suo modo. Per qualcuno diventa quasi una ragione di vita: è allora che nasce una fangirl.

Mini-dizionario

Fangirl: ragazza ossessionata da libri e/o serie tv, che quando sente nominare il suo fandom o una ship, impazzisce. N.B., possono essere pericolose.Ship: relazione romantica; è un termine usato per indicare una coppia di personaggi del loro fandom. Le ship possono essere: canon (ship già realizzata), fanon (irrealizzabili), OTP (ONE TRUE PAIRING, cioè la coppia più shippata dalla fangirl).Fandom: comunità di persone a cui piace la stessa saga letteraria/serie tv.

Luna Benotto e Chiara Basile

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Intervista ad un Exchange StudentL’Esperinza di Odile Eghels negli Stati Uniti

Negli ultimi anni sempre più studenti hanno deciso di mettersi in gioco, di fare i bagagli e partire: partire alla volta di un paese straniero, alla scoperta di una nuova cultura, di un nuovo mondo, per vivere l’espe-rienza più emozionate della loro vita. Tra loro anche mia cugina, Odile Eghels: ho quindi deciso di intervi-starla per saperne di più sul suo viaggio negli USA.

Perché hai deciso di intraprendere questa esperienza?

Ho deciso di partire per gli USA per diverse ragioni, la prima delle quali è stata sicuramente il bisogno di migliorare il mio inglese (ormai essenziale al giorno d’oggi), ma soprattutto perché sentivo la necessità di provare qualcosa di nuovo e di mettermi in gioco.

A quale associazione ti sei rivolta?

Mi sono rivolta ad un’associazione specializzata in queste esperienze, la WEP: mi sono iscritta sul loro sito internet e loro mi hanno subito ricontattata. Mi hanno sottoposta a diversi test, sia linguistici che psicolo-gici, per veriicare il mio livello di inglese e per accertarsi che risultassi idonea al tipo di esperienza. Circa un mese dopo mi hanno comunicato che avevo superato le prove e che potevo procedere con l’iscrizione. È stato un processo lungo, ma ne è valsa decisamente la pena.

In che città ti trovi? Com’è la tua host-family?

Mi trovo a Poulsbo, nello stato di Washington, a circa un’ora da Seattle. È un piccolo paesino di periferia, molto carino e accogliente. Vivo con la mia host-mom Karen, e a gennaio ci raggiungerà anche un altro studente. Mi trovo molto bene con lei, è una persona simpaticissima e sempre disponibile.

Com’è strutturata la scuola americana?

La scuola qui è molto diversa: si comincia alle 07.55 e si inisce alle 14.25, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì. All’inizio dell’anno ogni studente sceglie sei materie diverse, alcune delle quali obbligatorie (come inglese e storia americana) mentre altre opzionali (come cucina, arte…). Si hanno le stesse materie ogni giorno, quindi è un po’ monotono, ma in compenso il livello di studio richiesto è minimo. Ciò che mi piace molto è l’atmosfera che si respira, sempre rilassante e ‘aperta’.

Finora questo viaggio è stato all’altezza delle tue aspettative?

Decisamente si, oserei dire anche ben al di sopra. Non è sempre stato facile però: non conoscendo nessuno all’inizio la paura era tanta, e mi ci è voluto un po’ di tempo per ambientarmi. A volte ho qualche momento di nostalgia, ma cerco sempre di pensare positivo e di godermi al massimo ogni momento. Grazie a questo viaggio sto imparando molto, non solo sulla cultura americana, ma anche su me stessa, essendo una vera e propria esperienza di vita. Quindi non esitate, buttatevi: non ve ne pentirete!

EXCHANGE ISN’T A YEAR IN YOUR LIFE. IT’S A LIFE IN A YEAR.

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CINEFORUM

“La Prima Volta non si Scorda Mai”

Organizzato da “Pensiero in Accelerazione” Collet-tivo del Liceo A. Canova, il CINEFORUM: “La Pri-ma Volta non si Scorda Mai” è un ciclo di 5 Grandi Esordi del XXI secolo.

Tutti gli incontri si tengono il primo lunedì di ogni mese, dalle 17:00 alle 19:30, presso l’associazione culturale TRA, Treviso Ricerca ed Arte, con sede Ca’ dei Ricchi (via Barberia 25).

L’attività è curata da Rafaele Lazzaroni, studente presso il DAMS di Padova al terzo anno, che si oc-cupa sia della presentazione delle pellicole sia del dibattito. Ogni visione si conclude infatti con una discussione, in cui vengono spiegati ed approfonditi i temi trattati nel ilm.

L’iniziativa prevede un costo di € 2,00 a ingresso; per gli associati TRA, invece, è prevista una spesa totale di € 10,00 (si ricorda che, con l’iscrizione, sarà possibile entrare gratis o ricevere sconti per al-tri eventi promossi ed organizzati dall’Associazione per l’anno 2017.)

Il Programma Prevede:

•“Lo Sciacallo-Nightcrawler”, Dan Gilroy (USA, 2014) (CONCLUSO!)

•“L’Attesa”, Piero Messina (Italia 2015)

•“Class Enemy”, Rock Bicek (Slovenia 2013)

•“Appuntamento a Belleville”, Sylvain Chomet (Francia, 2003)

•“Hunger”, Steve McQueen (Irlanda, Matteo Rub-bini

MERRY CHRISTMART

Il Liceo A. Canova, come ogni anno, organizzala propria Festa Natalizia: “Merry ChristmART”.

Quest’anno l’Evento si svolgerà presso Piazza Borsa Giovedì 22 Dicembre, dalle 19:00 alle 23:00; l’in-gresso è gratuito ed è libero a tutti.

Alla serata prendono parte alcune delle Attività Au-togestite dell’Istituto: Canograia (gruppo di Foto-graia), Canora (Coro della Scuola) e La Venticin-quesima Ora (Giornalino Scolastico).

L’Evento Prevede:

•Mostra Fotograica gestita dall’ Attività Canograia e Premiazione

•Esibizione del Gruppo Canora (porta 4 canzoni e l’esibizione durerà una ventina di minuti distribuiti per il corso della serata)

•Mostra di Disegno organizzata dalla Redazione de La Venticinquesima Ora e Premiazione

•CANOVA’S GOT TALENT con le performance degli Studenti del Liceo

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Allora, quest’avventura posso dire che è iniziata quasi per caso con una mail dell’Università di Bologna che mi avvisava dell’imminente scadenza per l’iscrizione ad un bando. Io, ignara di tutto, l’ho letto e mi ha presa in da subito. Infatti a maggio dell’anno scorso ho sostenuto un colloquio per un programma che mi ha poi permesso di partire per Buenos Aires da Gennaio ad Agosto, facendo il primo anno lì (diciamo pure 8 mesi di corsi intensivi) di scienze internazionali e diplomatiche. Ammetto che la decisione di partire non è stata afatto semplice, mille erano i dubbi e le paure che mi rende-vano insicura, soprattutto il lasciare un posto sicuro, la così detta “safe-zone”, per avventurarmi nell’ignoto, un paese di cui nessuno parla o consiglierebbe. Non posso negare infatti che i primi periodi siano stati davvero duri, l’adattamento non è stato così imme-diato. Mi sentivo come catapultata in un mondo e in una cultura opposta alla nostra, senza tralasciare il problema della lingua. Io infatti lo spagnolo prima di partire non lo sapevo bene, anzi, e all’inizio seguire i corsi in lingua non era facile. Il mio corso prevedeva infatti 6 esami, di cui tre in inglese e tre in spagnolo. Ma la voglia di fare nuove esperienze e la forza di volontà hanno avuto la meglio. A marzo infatti mi sono resa conto che avevo davvero fatto la scelta giusta. Di lì in avanti le cose sono solo migliorate, ho visto posti fantastici, che qui nemmeno immaginiamo, ho vissuto la cultura tipica e le varie feste nazionali visto il loro patriottismo e ho provato tutti i cibi de posto. Ma soprattutto ho conosciuto la gente Argentina, che credo sia la cosa che più rende speciale quel paese, sempre solare e disposta ad aiutarti, ma anche a far festa in ogni singolo istante. Al momento del ritorno in Italia, durante il decollo dell’aereo, ho persino pianto ripensando all’esperienza che ho vissuto, cosa che non avrei mai pensato sarebbe successa a Gennaio. Io consiglierei quest’esperienza a occhi chiusi, non solo per il percorso di studi e culturale che ho afrontato, ma soprattutto per il percorso di crescita che ho notato in me. E se non viaggiare ora, a quest’età in cui quasi nulla, oltre agli afetti, ci tiene legati a casa, quando?

Beatrice De Lazzari

ORIENTAMENTO

La verità è che il passaggio dal liceo all’università è drastico, ma è anche spettacolare. Frequento l’Università di Trento, il che già di per sé implica molte cose: cambiare casa e andare a vivere da soli, lasciare tutto ciò che ti ha circondato per anni e prepararsi a conoscere un sacco di persone nuove, persone che vengono da ogni angolo d’Italia e con le quali è davvero divertentissimo confrontarsi, perché quando ti senti dire “Oh sono mizzo” oppure “Dove posso szendrare?” e non capisci un accidente, non puoi far altro che ridere e imparare. Imparare ogni giorno di più, ogni giorno qualcosa. Il Canova me l’ha creata, la voglia di imparare. Mi ha insegnato come fare, mi ha insegnato a capire cosa mi piace e quali so-gni facevano per me. Mi ha aperto mondi completamente nuovi, e mi ha fatto realizzare che per imparare bisogna capire, e per capire bisogna allontanarsi da ciò che conosciamo già: al momento scrivo da Santiago de Compostela, Spagna, sono qui da un mese e questa sarà casa mia ancora per i prossimi otto. Sono partita per capire, per arricchire il mio bagaglio e per imparare meglio che posso la lingua che ho iniziato ad amare proprio seduta tra quei banchi, proprio lì al Canova. E non lo nego, i primi giorni sono stati diicili. Ora invece sono convinta che sarà l’anno migliore della mia vita, così come sono convinta che il nostro Liceo mi abbia preparato nel migliore dei modi a questa esperienza: anni passati a studiare in una lingua diversa dalla mia hanno reso pressoché nullo lo sforzo per seguire le lezioni, e diciamocelo, fa proprio igo quando riconosci qualcosa della letteratura spagnola e le tue coinquiline ti guardano stralunate perché non poteva-no immaginare che sapessi di cosa stavano parlando. Quindi sì, quando ripenso al Canova mi vengono in mente le giornate passate sui libri, gli insulti agli esercizi di matematica e la pressione di un’interrogazione. Ma subito dopo ripenso ai viaggi, agli amici e a quanto mi ha dato. E per avermi fatto capire ciò che voglio per me stessa, lo ringrazio, sorridendo.

Chiara Artico

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Dopo essermi diplomata al Liceo Canova mi sono sentita (incredibile dictu) sbalzata fuori dalla mia comfort zone. Nonostante i puntuali periodi di crisi, le poche ore di sonno e alcune materie non esatta-mente nelle mie corde, infatti, frequentare quella scuola mi dava la sicurezza di essere nel posto giusto, di non poter chiedere di meglio per la mia istruzione e la mia educazione. Che fare una volta uscita? Da maga della procrastinazione quale io sono, ho optato per quella che pareva la scelta più facile e sensata: continua-re per un anno a frequentare solamente il conservatorio, che seguivo già dalla prima superiore, e valutare se quella potesse essere una carriera adatta a me. Come direbbe il professor Pavan, “una vera Patrasso”. Per quanto io ami la musica, infatti, studiare sui libri mi mancava, mi mancava davvero. Il vecchio A. Canova mi aveva insegnato (non sempre nella maniera più delicata e comprensiva) che ciò che si è studiato non è mai, mai abbastanza, consapevolezza frustrante ma anche incredibilmente stimolante, che ha continuato a spingermi verso la ricerca. Non potevo concepire che la mia carriera di studentessa aspirante studiosa fos-se inita lì. Finalmente quest’anno, dopo turbamenti vari, ma pronta ad afrontare gli inevitabili “E questa laurea a cosa serve? Che lavoro farai?”, ho iniziato a studiare lettere antiche all’Università di Padova, pur continuando a frequentare il conservatorio. Dopo un semestre non potrei essere più soddisfatta.

Sarah Musco

Se qualche anno fa mi fosse stato chiesto di riassumere la mia esperienza al Canova, la mia risposta sarebbe stata piuttosto carica di un astio dovuto, probabilmente, alle poche ore di sonno e allo stress che puntual-mente precedeva veriiche e interrogazioni. Fortunatamente, mi è bastato confrontarmi con una realtà completamente diversa da quella del liceo per rendermi conto di quanto mi avessero dato quei rocambo-leschi cinque anni: ho imparato ad amare l’arte e la bellezza, e i vari viaggi d’istruzione mi hanno portata ad appassionarmi al mondo e alle lingue, tant’è che alla ine ho deciso di studiare svedese e francese all’U-niversità di Venezia. Nonostante sia passato più di un anno dal mio “ultimo atto” al Liceo Canova -l’esame orale- tutto ciò che ho imparato continua ad accompagnarmi giorno per giorno all’Università, al punto che molte volte mi devo servire di ciò che mi ricordo delle lezioni di grammatica greca e latina per studiare le lingue che sto imparando.

Giorgia Callegari

Il primo giorno in cui sono arrivato a Milano per iniziare a viverci era il 29 agosto di quest’anno, e non appena uscito dalla stazione Centrale mi ha colpito come il cemento dei marciapiedi, a tal punto tartassato dal sole rovente, fosse a tratti pressoché fuso a tal punto che camminandoci sopra ci si lasciava la propria orma, un segno che anticipava le mie soferenze dovute al caldo nel mese di settembre mentre tutti i miei ex compagni di liceo si godevano quei giorni al mare aspettando l’inizio delle lezioni a metà ottobre. E quella era soltanto la prima di una serie ostilità che avrei afrontato: dal capire i dialetti provenienti da tutta italia dei miei 125 compagni di classe e 100 coinquilini di residenza, tra uno “sfacimm” e una “zizzona di Batti-paglia”, all’afrontare giornate di lezione che iniziavano alle 8:45 e inivano dieci ore dopo, giusto per ora di cena. L’impatto iniziale è quindi forte, nelle prime due settimane di vita da universitario, soprattutto vissute da uno studente del liceo classico che dal fare due ore di matematica a settimana si è trovato a farne otto, si ha una strana impressione, come se ci fosse una falla nella tua vita dalla quale escono tutte le ore che al liceo eri abituato a dedicare al tempo libero e a fare il fannullone. Tuttavia dopo 3 mesi tra microeconomia, aziendale, matematica, quattro parziali di matematica, incontri di ripasso, lavori di gruppo, la freccia rossa che di venerdì è sempre in ritardo, nebbia, esercitazioni, conferenze con Mario Monti e successivi ricchi bufet, il liceo non lo rimpiango, consapevole però di quanto efettivamente il classico apra la tua mente a ogni tipo di sapere.

Giovanni Concini

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CI PIACE SEMPRE LA DEMOCRAZIA?A cura dell’associazione Ex Allievi Liceo A. Canova

“Quando è il popolo che detiene il comando, in primo luogo il governo ha il nome più bello d’ogni altro: uguaglianza di diritti; poi non commette nessuno di quei soprusi che compie il Monarca; le cariche pubbli-che si ottengono per sorteggio; il governo è soggetto al rendiconto e tutte le decisioni sono prese in comune.

Io propongo, quindi, che noi rinunciamo alla monarchia, per dare forza al governo popolare poiché nella

maggioranza c’è la forza d’ogni diritto”.

Erodoto, Le Storie, libro III cap.80

Da poche ore è inito l’incontro aperto “Partecipare è democrazia?” in Aula Giorgione e tante sono le impressioni e le vivide sensazioni che sento sulla pelle e aiorano nella mente. Si è parlato di democrazia, già, ...la democrazia, ma che cos’è in fondo questa democrazia? e soprattutto, l’abbiamo mai raggiunta questa chimera? Durante gli interventi dei relatori (Prof. Ceschin, Paparella e Bordin) abbiamo capito quanto fosse agognata, inseguita, invocata, sognata, ma nei fatti abbiamo visto anche quanta indecisione, imprecisione ed evoluzione nel riuscire a realizzarla. Ecco, forse più che qualcosa che c’è o non c’è sembra qualcosa a cui si tende continuamente e la sua manifestazione cambia di volta in volta, a seconda del con-testo, delle aspettative e della formazione/cultura di chi ne osserva il manifestarsi. Di recente abbiamo assistito a casi di tentato riiuto del voto popolare da parte dello stesso popolo. Il po-polo che dice che il popolo…non capisce niente!, che sono degli incompetenti nello scegliere per sé e per il bene del proprio Paese. Ma che vuol dire? C’è qualcuno che è più popolo di qualcun altro? Qualcuno potrebbe arrogarsi questo diritto? Eppure con la Brexit e le recenti elezioni americane molti sono inor-riditi dinanzi al voto uscito dalle urne. Solo i più saggi, i più “abituati” all’esercizio/uso della democrazia non sono inorriditi, cioè quegli stessi politici che spesso vituperiamo. Ma come? Loro che hanno il potere, loro che sono casta, loro di cui non ci idiamo mai e accusiamo di ogni male eppure sono anche quelli che si sono dimostrati i più tolleranti dinanzi all’esito del voto. Questa cosa dovrebbe farci rilettere. Mi viene il dubbio che quando non accettiamo l’esito di una votazione democratica è perché in fondo siamo così abituati ad essere poco democratici nel nostro quotidiano e così tanto ego-centrati che anche il voto lo percepiamo come “o io o niente”. Ma andiamo avanti…Lo storico Daniele Ceschin dal palco dell’Aula Giorgione ci ha ricordato come i primi due presidenti del-la Repubblica Italiana, pur essendosi chiaramente espressi a favore della monarchia durante il referendum del 1946, abbiano fatto il loro dovere e di fatto abbiano battezzato l’avvio dell’Italia repubblicana. Provo a immaginare cosa avesse voluto dire per loro: quanto diicile ma necessario dev’essere stato accettare l’esito popolare? E quanta fede nel volere democratico per accettarlo e impegnarsi in qualcosa che pur non avevano voluto! E mi domando… ma riiutarsi di accettare un esito elettorale quanto ci porta vicino a coloro che negano l’uguaglianza delle persone, delle idee, delle opportunità?Il prof. Bordin ci ha fatto rilettere sull’importanza della formazione nella nostra era dell’informazio-ne, soprattutto quando l’informazione in cui siamo immersi, come ha suggerito il prof. Paparella, è in realtà marketing politico. Formarsi, acculturarsi, comprendere. Intanto i meccanismi della democrazia. Ma anche l’importanza in termini di “conquista” della libera espressione della volontà dei cittadini, tutti i cittadini, e della necessità di capire il senso del voto espresso, capire che esistono pluralità di bisogni ed espressioni.Chi siamo noi per dire che un bisogno che sentiamo sia superiore al bisogno che sentono tanti altri, anzi, i più? Quando le elite del pensiero, dello spettacolo, della cultura, degli studi, dell’economia, indicano quale direzione sarebbe da prendere e le cosiddette “masse” non ascoltano e votano diversamente, quale messaggio ricaviamo? La democrazia non garantisce la scelta migliore ma la possibilità di esprimersi tutti sulla scelta da prendere e, si spera, intimamente, che la scelta dei più sia anche quella più saggia. C’è un fortissimo messaggio di speranza in tutto questo, un ottimismo che necessariamente ci pervade. Anche se quella volta, se ricordo bene, la folla scelse Barabba e non Gesù. O sbaglio?

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EX-ALLIEVI

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In concomitanza con l’evento Merry ChristmART, noi della Redazione de La Venticinquesima Ora orga-nizziamo un CONCORSO di DISEGNO. Realizzeremo una MOSTRA esponendo i vostri lavori e nel mezzo della serata avverrà la PREMIAZIONE!

Il disegno vincente verrà pubblicato come COPERTINA del III numero del Giornalino Scolastico

• MATERIALI: il disegno dovrà essere presentato su un foglio bianco A4 (possibilmente un foglio da disegno) e realizzato interamente in bianco e nero.

• TEMA INTROSPEZIONE: le nostre copertine non sempre si riallacciamo ad una tematica pre-cisa e si prestano a diferenti, e personali, interpretazioni. Suggeriamo di presentare qualcosa che abbia a che fare col periodo in cui verrà pubblicato il prossimo numero (ine gennaio/inizio di febbraio), od un soggetto che si proponga di analizzare ed esprimere emozioni, sentimenti, stati d’animo e “viaggi interio-ri”.*

Teniamo a sottolineare che non cerchiamo NULLA di ASTRATTO

• SCADENZA: il termine è stato stabilito per MARTEDI’ 20 DICEMBRE ed i disegni dovranno essere portati personalmente ai nomi qui sotto riportati, speciicando NOME, COGNOME e CLASSE al momento della cosegna.

• CENTRALE: Clarissa Rossi di 3a Linguistico

• SUCCURSALE: Mathilde Romero di I D Classico

• GALLETTO: Niccolò Bonato di I B Classico

* consci delle diicoltà alla base del tema, consigliamo di raigurare (come già avvenuto in precedenza nelle nostre copertine) un personaggio di fantasia od un paesaggio che rappresentino o trasmettano una qualche emozione al Lettore.

PER INFORMAZIONI: contattateci al nostro indirizzo mail [email protected] o alla nostra pagina Facebook Giornalino Liceo Canova (SEGUITECI!!)

Vi Salutiamo Augurandovi in anticipo BUONE FESTE (e Buon meritato Riposo!)Speriamo Partecipiate Numerosi!

La Redazione de La Venticinquesima Ora

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Vedi le foglie nell’aria leggera,spazzate via dal blu della sera?

Vedi la brina che come uno schermospiega un’opaca coltre d’inverno?

Sibila, soio di un gelo interno,tuona, tempesta che duri in eterno;

forse è fuggita la primavera?Forse nessuno ricorda chi era?

Ma una voce senti tra le tante,solo una voce rassicurante

sembra cantare, sei salvo ora.Che sei a casa, una volta ancora

e nel lamento della buferaogni immagine si fa più vera,

paesaggio vuoto e buio accecante,gente che corre che grida che niente.

Nell’alba tetra appassiscono i iori,cupo tramonto dai tristi bagliori,

ma lei sussurra... Guardati attorno,vedi quel sole che sorge ogni giorno?

E oltre la nebbia che sfuma il contornoe il tempo che passa e che non fa ritorno,

guarda le foglie e quei mille colori,guarda l’inverno, ma lascialo fuori.

POESIA

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Avete mai sentito il desiderio di starvene in completa solitudine per un po’? Di ritirarvi dal mondo per qualche ora, fuggendo in un luogo pieno di pace? Immaginate di camminare in un boschetto arioso e fresco, dove pace e armonia vi pervadano, oppure in una selva, in cui perino la luce del giorno giunga attenuata, in cui vi sembri di perdervi ad ogni passo. Non siete i primi a camminare su quei sentieri. Nei secoli, altri uomini si sono lasciati attirare dai misteri dei boschi, luoghi di primitiva sacralità o di malinconia, di pace o di tormento interiore. Vi propongo allora, senza alcuna pretesa di esserne una buona critica, ma soltanto per ricreare la suggestione e la magia del bosco, i pensieri di alcuni poeti su que-sto tema.La poetessa greca Safo, vissuta nel VI secolo a.C., ci invita in que-sto frammento ad addentrarci in un bosco, luogo che nella Grecia arcaica era carico di sacralità e che talvolta ospitava recinti sacri o piccoli templi. La selva diventa quindi un luogo in cui l’uomo si sente avvolto da un’atmosfera di completa armonia con la natura e di incontro con la dimensione divina.

Venite al tempio sacro delle verginidove più grato è il bosco e sulle are

fuma l’incenso.

Qui fresca l’acqua mormora tra i ramidei meli: il luogo è all’ombra di roseti,

dallo stormire delle foglie nasceprofonda quiete.

Qui il prato ove meriggiano i cavalliè tutto iori della primaverae gli aneti vi odorano soavi.

E qui con impeto, dominatrice,versa Afrodite nelle tazze d’orochiaro vino celeste con la gioia

(traduzione di Salvatore Quasimodo)

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Allontaniamoci ora dall’antica Grecia per immergerci nelle selve medievali dell’Orlando Furioso, poema epico cavalle-resco del ‘500 in cui la foresta, dove sono ambientati molti inseguimenti e duelli, diventa espressione della complessità del mondo e del potere della Fortuna. Infatti, se prendia-mo ad esempio il primo canto del poema, vedremo la bella Angelica che, inseguita da cristiani e saraceni, fugge nella selva, che diventa teatro di incontri inaspettati e duelli se-condo l’intreccio del fato.

Questa rubrica è aperta al vostro contri-

buto: chi volesse può inviare la propria

poesia, che potrà essere pubblicata anche

in anonimo, all’indirizzo e-mail:

[email protected]

Francesca Varago

[…] [Angelica]

Fugge tra selve spaventose e scure,per lochi inabitati, ermi e selvaggi.

Il mover de le frondi e di verzure,che di cerri sentia, d’olmi e di faggi,

fatto le avea con subite pauretrovar di qua di là strani viaggi;

ch’ad ogni ombra veduta o in monte o in valle,

temea Rinaldo aver sempre alle spalle.

Qual pargoletta o damma o capriuola,che tra le fronde del natio boschetto

alla madre veduta abbia la golastringer dal pardo, o aprirle ‘l ianco o ‘l

petto,di selva in selva dal crudel s’invola,

e di paura triema e di sospetto:ad ogni sterpo che passando tocca,

esser si crede all’empia fera in bocca.

Quel dì e la notte a mezzo l’altro giorno S’andò aggirando, e non sapeva dove.

Trovossi al ine in un boschetto adorno,che lievemente la fresca aura muove.

Duo chiari rivi, mormorando intorno,sempre l’erbe vi fan tenere e nuove;

e rendea ad ascoltar dolce concento,rotto tra picciol sassi, il correr lento.

Note: Ermi: solitari Subite: improvvise Viaggi:vie Damma:daina Pardo: ghepardo Concento: armonia

Abbandoniamo anche l’atmosfera iabesca del Furioso e, con un grande salto temporale, arriviamo nel XIX seco-lo. Pascoli, un uomo tormentato, cerca riparo fra le om-bre di un bosco, nell’armonia della natura. Non è l’unico ad isolarsi dal mondo nel tentativo di ritrovare la propria pace interiore (solo per fare un esempio, nello stesso perio-do Henry David horeau abbandona la civiltà e si stabi-lisce nei boschi). Si tratta quindi di un’epoca di tormenti per l’uomo, che vive in un mondo in continua evoluzione, e questi tormenti conluiscono nella letteratura. In quest’otti-ca, l’ambiente naturale, con la sua pace, rappresenta per il poeta un rifugio dalle angosce del mondo, dove poter rilet-tere in solitudine.

Nella macchia

Errai nell’oblìo della valletra ciui di stipe iorite,

tra querce rigonie di galle;

errai nella macchia più solaper dove tra foglie marcitespuntava l’azzurro viola;

errai per i botri solinghi:la cincia vedeva dai pini:

sbufava i suoi piccoli ringhiargentini.

Io siedo invisibile e solotra monti e foreste: la sera

non freme d’un grido, d’un volo.

Io siedo invisibile e fosco; ma un cantico di capinera

si leva dal tacito bosco.

E il cantico all’ombre segreteper dove invisibile io siedo,

con voce di lauto ripete, Io ti vedo!

Note: nell’oblio della valle: nella valle dimenticataStipe: piccoli arbustiGalle: escrescenze rotonde sui ramiBotri: scoscendimenti diru-patiInvisibile:nascosto a tuttiIo ti vedo: l’espressione ri-calca il verso della capinera

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A che punto siamo con i nostri diritti

Ogni volta che sentiamo parlare delle persone eterosessuali circa fatti omosessuali, rimonta sempre in noi quell’istinto cavernicolo del «vi schiaccio le teste e vediamo che spremuta viene fuori», perché odiamo la gente che parla a sproposito senza sapere o almeno aver testato sulla propria pelle cosa signiichi essere parte della comunità LGBT(QIA). Perché tanti dibattiti su cosa possiamo e cosa non dobbiamo fare, proposti da eterosessuali? Cosa possono saperne, loro, della nostra voglia di vivere senza sentirci almeno psicologicamente discriminati quasi ovunque? Siamo giunti al limite della sopportazione!Meno male che il fenomeno della mancanza di libertà sembra essere meno acuito in altri Paesi. Negli Stati in cui sono legali alcune pratiche legate al mondo LGBT(QIA) la comunità s’è fatta sentire e ha chiesto che i non-eterosessuali vengano considerati cittadini e non meramente cittadini di classe A, B, C, ecc. Vediamo insieme quali sono, allora, queste Nazioni in cui la tolleranza verso il “diverso” è più forte e la società civile può deinirsi tale sotto il punto di vista delle discriminazioni legate alla sfera sessuale, foca-lizzando l’attenzione sul “matrimonio” e sulle “unioni”.

In Europa

•I Paesi Bassi sono stati il primo Stato al mondo, nel 2001, a garantire la parità di diritti alla nostra comu-nità, mentre il Belgio ha legalizzato il matrimonio omosessuale nel lontano 2003, con l’assenza al potere del partito cristiano-democratico. In più, in entrambi i casi sono riconosciute le unioni civili, le convi-venze di fatto e le adozioni dal 2006. Nel 2015 anche il Lussemburgo ha deciso di aprirsi alle nozze gay.

•In Svezia, dal 2009, anche la Chiesa di Stato celebra ed esalta il matrimonio egualitario, in seguito all’ap-provazione a livello politico nel 2008. Nello stesso anno, anche la Norvegia si è mossa in questo senso, con tanto di applausi del pubblico dalla galleria della sala del Parlamento in cui si stava approvando la nuova legge, che è stata paragonata «al sufragio universale e alla legge sulla parità dei sessi». Restando in area nordica, l’Islanda aveva già adottato, dal 2006 la forma delle unioni civili, quando è entrata in vigore la disposizione sul matrimonio omosessuale, nel 2010, sotto la guida della prima Prima Ministra donna lesbica al mondo, Jóhanna Sigurðardóttir; dal 2012, anche in Danimarca le omocoppie possono sposarsi sia civilmente che con rito religioso, mentre i registri comunali hanno iniziato a includere tali coppie già dal 1989. Da ultima, la Finlandia ha chiuso il cerchio nel 2014 con la speciale legge sul matrimonio egua-litario, che entrerà in vigore dal 1 marzo 2017.

•La Spagna ha accolto favorevolmente nel 2005 il matrimonio omosessuale nel proprio Codice Civile, seguita nel 2010 dal Portogallo.

•Nel 2012 anche la Francia si è dotata dell’apparato burocratico adeguato alla celebrazione di riti matri-moniali tra persone dello stesso sesso.

•In Inghilterra e Galles il matrimonio è stato legalizzato nel corso del 2013, mentre l’anno successivo anche la Scozia ha celebrato positivamente le prime nozze. In Irlanda del Nord, tuttavia, l’uicio matri-moniale resta escluso alle coppie dello stesso sesso, benché le unioni civili siano difuse; al contrario, nella Repubblica d’Irlanda, a seguito di un referendum popolare, dal 2015 è stato reso possibile l’accesso al matrimonio da parte delle coppie gay e lesbiche. Fun fact: dopo l’approvazione da parte del Parlamento, un magniico arcobaleno è comparso sopra la città di Dublino. Sarà un caso, ma…

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LGBT

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•In Germania non è ancora stato legalizzato il cosiddetto mariage pour tous, ma le Eingetragene Leben-spartnerschat sono state introdotte nel 2001 a tutela e uso speciale delle coppie dello stesso sesso. Sulla stessa linea s’è mossa la Grecia nel 2015, con una legge ad hoc approvata a larga maggioranza, secondo la quale le unioni civili costituiscono un fondamento giuridico familiare quasi paragonabile al matrimonio; sulla stessa impronta tedesca s’è basata l’Ungheria nel 2007; allo stesso modo anche la Repubblica Ceca, dal 2006, prevedere le unioni civili. In Estonia le coppie possono unirsi civilmente dal 2014, così come in Croazia e a Cipro. Nel microstato di Andorra la registrazione uiciale è consentita dal 2005.

•L’Austria dal 2010 consente alle coppie omosessuali di unirsi civilmente; nel 2015, poi, è stato revocato il divieto all’adozione, aprendo la strada ad un imminente dibattito sul matrimonio. In Svizzera, l’Unio-ne Domestica Registrata è stata votata favorevolmente da un referendum popolare nel 2007, dopo che vari cantoni avevano approvato da sé dei contratti semi-matrimoniali per le coppie a partire dal 2002. Il piccolo stato del Liechtenstein ha riconosciuto le coppie di fatto nel 2007.

•In Italia, dopo un’estenuante battaglia quarantennale, è stata approvata la Legge Cirinnà l’11 maggio 2016, entrata in vigore il 5 giugno. La Città del Vaticano continua a condannare qualsiasi forma di unio-ne che non sia il matrimonio religioso eterosessuale.•Nel resto d’Europa, le unioni e talvolta persino le relazioni tra persone dello stesso sesso sono persegu-ibili dalla legge alla stregua di crimini sanzionabili secondo quanto riportato nella Costituzione.In Africa•Il Sudafrica è l’unico stato africano in cui sia legale non solo il matrimonio egualitario (dal 2006), ma anche l’omosessualità come fatto umano in sé.

In Asia

•Israele riconosce le relazioni omosessuali e i riti celebrati all’estero dal 2006, visto che il matrimonio, nel Paese, può essere solamente di carattere religioso.

In Oceania

•La Nuova Zelanda ha approvato la riforma sul matrimonio per tutti nel 2013, mentre proprio in questi giorni in Australia si sta accendendo il dibattito sull’introduzione del matrimonio egualitario richiesto a gran voce e più volte ritardato dal partito conservatore al potere.

Nelle Americhe

•Il Canada ha aperto l’istituto matrimoniale a tutte le coppie nel 2005, quando già in 8 province su 10 ci si poteva sposare liberamente; negli Stati Uniti, invece, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è stato reso legale ovunque dopo una sentenza della Corte Suprema del 26 giugno 2015, laddove era già consentito in 37 Stati più il District of Columbia. In Messico, vista la frammentazione politica interna, in alcune regioni è già possibile contrarre matrimonio dal 2009, mentre in altre si è in attesa di un’appro-vazione a livello federale.

•Argentina (dal 2010), Uruguay e Brasile (dal 2013) permettono a tutte le coppie di sposarsi in libertà, mentre la Colombia si è aggregata nel 2015, in seguito ad una delibera della Corte Costituzionale sulle adozioni da parte di qualsiasi coppia.

•Il Cile ha promosso, attraverso una campagna di sensibilizzazione sui diritti nel 2015, l’estensione delle unioni civili alle coppie dello stesso sesso.

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Frasi e citazioni da ogni tempo e luogo per incuriosire e far rilettere sul mondo.

“Be yourself, everyone else is already taken”

Oscar Wilde

Ben ritrovati! Per questo numero vorrei proporvi una rilessione su questo breve aforisma del noto autore irlandese.

“Sii te stesso”: a quanti di voi queste parole suonano familiari? Ce lo sentiamo ripetere spesso, soprattutto quando ci troviamo di fronte ad un scelta importante e non sappiamo che partito prendere, se seguire ciò che all’apparenza ci sembra più corretto e razionale oppure ascoltare la voce del cuore ed i nostri senti-menti. Non è mai semplice conciliare i due aspetti e perseguire l’utilità pratica senza snaturare la nostra essenza: troppo spesso siamo condizionati da ciò che ci circonda, dai giudizi altrui, dalle false opinioni mediatiche che ci vengono trasmesse, dalle immagini che ogni giorno ci bombardano letteralmente gli occhi e il cervello, distruggendo ogni nostra capacità critica di giudizio. Questo ci porta inevitabilmente ad una forma di omologazione alla massa, tanto più pericolosa in quanto vera e propria forma di alienazione

inconsapevole: tanto più tentiamo di adeguarci agli altri, proiettando su di loro il nostro modello ideale, tanto più neghiamo e sofochiamo noi stessi. Ritengo dunque importantissimo, soprattutto all’interno di una società sempre più piatta e standardizzata, che ciascuno abbia il coraggio di rivendicare la propria personalità, di alzare la voce per far sentire la propria opinione; e dico coraggio perché per afermare se stessi servono sicurezza e determinazione, che non ci possono essere dati, ma dobbiamo trovare in noi stessi. Certo, sia chiaro, con questo non intendo certo dire che ognuno deve assolutamente afermare la propria individualità imponendola agli altri: anzi, si tratta di saper conservare la propria unicità ed essere disponibili ad aprirsi al confronto con gli altri, consapevoli che è grazie al dialogo e alla conversazione che nascono e maturano i vincoli e le amicizie e che nel rispetto e nella solidarietà con i propri simili ognuno può meglio riconoscere e perfezionare se stesso.

L’uomo, infatti, non è altro che un animale sociale, che nasce, cresce e si sviluppa in un contesto comunita-rio sempre più evoluto e complesso, ma che costituisce in ogni caso un dato primario in grado di condizio-narlo sotto i più svariati punti di vista, dall’educazione alla cultura, la morale, il lavoro, i valori condivisi. Il mondo moderno, sempre più globalizzato, ha ampliato notevolmente questo spazio originario, estenden-done i conini oltre le ristrette e speciiche realtà territoriali e inserendolo in una dimensione internazio-

nale: oggi, anche grazie allo sviluppo di potenti mezzi di trasporto e tecnologici, è estremamente semplice avere accesso a luoghi ed informazioni da ogni parte del globo in tempi brevi e a costi relativamente con-tenuti. Queste inedite possibilità rappresentano una risorsa e un prodotto molto prezioso della modernità, ma costituiscono anche un invito ad assumere una nuova consapevolezza a fronte di nuove responsa-

bilità: l’abbattimento delle barriere spaziali, etniche e culturali a favore di una maggiore integrazione e circolazione di idee e persone può avere valore efettivo e concreto solo se si accompagna ad un parallelo

superamento delle proprie barriere ideologiche personali, che troppo spesso ci isolano nella nostra indi-viduale ed egoistica realtà fortiicata. È indispensabile, quindi, che ciascuno impari ad aprire gli occhi, la propria mente ed il proprio cuore anche a ciò che è nuovo e sconosciuto e a non ridurlo esclusivamente a potenziale pericolo o danno; anzi, è proprio ciò che ci appare estraneo e diverso ad armonizzare e rendere ancor più complesso, e quindi unico, il mondo in cui viviamo, cosicché la vita, per quanto breve, non si riduca ad un’eimera esistenza, ma rappresenti un viaggio di meravigliosa ed ineguagliabile bellezza.

Alice Barbisan

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AFORISMA

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MUSICA

Concept albumIl valore della moderna musica classica

E’ una verità universalmente riconosciuta che la musica classica sia la musica accademica europea, apprez-zata per l’organizzazione, la struttura e lo sviluppo della composizione attorno a un tema, come avviene ad esempio nelle sinfonie. Quest’ultima caratteristica in particolare non è molto sviluppata nella musica

moderna, in quanto si predilige una composizione con una durata tale da poter essere ascoltata nelle situa-zioni più disparate anche senza particolare impegno e attenzione.

Durante gli anni Sessanta anche la musica moderna ha sentito la necessità di dare maggiore spessore

culturale e credibilità alle sue composizioni, attingendo appunto alle caratteristiche della musica classica: questo fenomeno cominciò con il rock, ma da molti non fu considerato adeguato dato che questo genere derivava dal blues, che ha come come peculiarità principale quella di essere semplice ed essenziale. L’evo-luzione prende il nome di progressive, in quanto era appunto una progressione del rock a un genere più elevato, diventando più complesso a livello compositivo, melodico, strutturale e stilistico. Per fare alcuni nomi, possiamo citare: Jethro Tull, Yes, King Crimson, Genesis, Emerson, Lake & Palmer, e i celeberrimi Pink Floyd. Quest’ultimo gruppo britannico in particolare ha prodotto nel 1979 un celebre concept album,

che può deinirsi come “sinfonia moderna”: he Wall.

Questo album è il quarto concept che hanno prodotto dopo “he dark side of the moon” (1973), “Wish you were here” (1975) e “Animals” (1977) che trattavano della follia, dell’alienazione umana, della ricerca esasperata di denaro e successo e dello scorrere inesorabile del tempo, e specialmente “Animals” è un chiaro riferimento alla “Fattoria degli animali” di G. Orwell. “he Wall” è perciò frutto di un percorso già maturo della band in questo ambito musicale, ed in particolare è un album autobiograico di Roger Waters, bassi-sta e compositore del gruppo, che tratta di varie tematiche sociali quali la scuola, la famiglia, la morte delle persone care e i rapporti interpersonali. Pink è il protagonista della storia narrata, uomo con una vita molto travagliata, durante la quale subisce molteplici traumi: la morte del padre in guerra, la madre possessiva e ossessiva, i traumi ricevuti a scuola per mano dei professori, il non sapersi relazionare con le donne (a causa della igura della madre), il divorzio dalla moglie, il problema con le droghe: sono tutti avvenimenti che concorrono alla costruzione del muro attorno a se stesso, un muro che inine riuscirà ad abbattere con le proprie forze. Musicalmente parlando l’album risulta molto omogeneo: ampio è l’uso dei suoni efettati, con riverbero, chorus e delay, i brani sono collegati tra loro con leitmotiv che collegano singole parti (ciò è riscontrabile soprattutto in “Another brick in the wall”), e rendono questo album non una raccolta di brani con un tema comune, ma una sinfonia moderna.

Il messaggio di questo disco è paradigmatico: l’aggressività, i lutti, i traumi portano alla chiusura; è perciò una critica alla guerra, di come essa porti solo dolore e diidenza dal resto del mondo. Il periodo in cui i Pink Floyd incisero il disco era pieno di conlitti, infatti la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica era ancora in corso. he Wall è anche un chiaro riferimento al muro di Berlino che all’epoca della pubbli-cazione non era ancora stato abbattuto, ma indica anche in generale il muro che ognuno di noi si crea per estraniarsi dalla realtà del mondo. Nonostante tutto ciò, Pink riesce ad abbattere il suo muro.

Fude Zhou

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Shakespeare (o chi per lui...)‘Il tempo non può rendere falso ciò che un tempo è stato vero’

Quattrocento anni fa, il 23 Aprile 1616, a Stratford-upon-Avon, morì William Shakespeare, il più impor-tante drammaturgo e poeta inglese della storia. La cinematograia lo ha omaggiato con numerosi ilm, alcuni più impegnativi, alcuni più romantici, che pongono al centro dell’attenzione visioni diverse del “Bardo”.

In particolare, “Shakespeare in love” e “Anonymous”, sono due ilm che sottolineano aspetti completa-mente diversi della produzione cinematograica shakespeariana.Il primo è una storia d’amore che ha come protagonista lo stesso Shakespeare; i colori sono prevalentemen-te vivaci e i personaggi presentano anche un lato ironico; la storia segue un ilo logico ed è scorrevole. Il se-condo mette in dubbio la vera identità del drammaturgo, sostenendo una tesi nata all’inizio del Novecento; prevalgono colori cupi che mettono in risalto gli intrighi di palazzo, che sono il punto cardine intorno a cui ruota il ilm; la storia prosegue con frequenti lashback, impegnativi da seguire.

“Shakespeare in love” è un ilm del 1998, con la regia di John Madden, che vede come protagonisti Joseph Fiennes, nel ruolo di Shakespeare, e Gwyneth Paltrow (vincitrice del premio Oscar come miglior attrice protagonista), nel ruolo di Viola de Lesseps, la sua amata.Questo ilm presenta una visione romantica, seppur fantasiosa, della nascita della tragedia “Romeo e Giu-

lietta”, con uno Shakespeare estremamente donnaiolo e scavezzacollo che si innamora perdutamente di una giovane nobildonna, costretta, come all’epoca vigeva, a maritarsi secondo le regole dettate dalla fami-glia, in cui l’amore non era tenuto in conto. Dalla loro relazione nasce la storia d’amore dei giovani di Vero-na, Giulietta e Romeo, mentre dal fatto che il drammaturgo e la nobildonna dovranno lasciarsi per sempre nasce la commedia “La dodicesima notte”.

“Anonymous” è un ilm del 2011, diretto da Roland Emmerich e interpretato da Rhys Ifans, nel ruolo di Edward de Vere, conte di Oxford; Vanessa Redgrave nei panni della regina Elisabetta I; e Sebastian Arme-sto nel ruolo di Benjamin Jonson.Questa pellicola pone il dilemma di chi fosse realmente l’autore delle opere di Shakespeare; è una realtà che non siano mai stati trovati manoscritti autograi.Il ilm è perfettamente contestualizzato all’interno di una precisa epoca storica, ovvero, durante il regno di Elisabetta I d’Inghilterra, con personaggi realmente esistiti.In questo ilm, gli scritti di Shakespeare vengono attribuiti a de Vere, un nobile istruito. Egli si avvale del giovanissimo drammaturgo in erba Benjamin Jonson per far sì che le sue opere vengano messe in scena sotto falso nome, in quanto il progetto di de Vere era quello del sollevamento popolare contro la tirannia della famiglia Cecil, consiglieri della regina, attraverso l’arte della parola. Nonostante le opere dovessero essere irmate da Jonson, accade che un giovane attore, chiamato William Shakespeare, pone il suo nome sul primo manoscritto e di conseguenza su tutti gli altri.Tuttora non sappiamo se Shakespeare, dato addirittura per analfabeta, fosse stato proprio il giovane di Stratford o qualcun altro.

homas Looney, nel 1920, scrisse un libro intitolato “Shakespeare Identiied” in cui avvanzò la teoria che il vero Bardo fosse Edward de Vere, conte di Oxford.

‘Voi, io, e persino la regina Elizabeth, saremo ricordati solo perché abbiamo avuto l’onore di vivere quando vostro marito metteva inchiostro su carta!”

Tatiana Pierfederici

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CINEMA

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Verso le Luci delle FesteConsigli su Cosa Fare durante le Vacanze

Al Nord…

Da vera trevigiana quale sono, ho passato tutti i 5 di Gennaio della mia vita ad Arcade. La domanda sorge spontanea: a fare cosa? Beh, a vedere il “panevin”.

Il panevin è considerato un’importante tradizione del territorio veneto, in particolare nel trevigiano. Nato come rito che coinvolge gli elementi naturali del fuoco e della terra, il panevin è una composizione di sterpaglia, erba secca e legna. Nell’antichità, la popolazione ci buttava tutto quello che non era più utile, destinato quindi ad essere bruciato. Spesso, sulla sommità, veniva posta la “veccia”: un fantoccio dalle sembianze di una vecchia signora, che veniva bruciata nel tentativo di “eliminare” e dimenticare tutti i mali che avevano caratterizzato quell’anno. Alto dagli 8 ai 10 metri e con una base circolare di circa 4 metri di diametro, era originariamente celebrato il giorno del solstizio d’inverno, che, secondo il Calendario Giu-liano, era il 25 Dicembre.In seguito, questo giorno coincise con la nascita di Cristo e le celebrazioni furono quindi spostate alla vigi-lia dell’epifania, per l’appunto, il 5 Gennaio. Data la sua luminosità, venne adottato dal cristianesimo come simbolo della luce che guidò i magi alla capanna di Betlemme.

Ai giorni nostri, il panevin più conosciuto è sicuramente quello di Arcade, che, una volta acceso, trasmette a chi lo guarda la sensazione di essere appena tornato indietro nella storia e nella vita dei propri antenati.

Beh, giunti a questo punto, che altro potrei mai dirvi, se non invitarvi a passare l’epifania coccolati e illumi-nati dalle calde faville del panevin?! … e al Sud

Sebbene ogni regione italiana abbia le sue tradizioni natalizie, esistono alcuni “simboli” tipici di questo periodo dell’anno che accomunano tutto il Paese. Tra questi ci sono sicuramente le luminarie. Questo co-stume, in alcune zone del Sud Italia, si è trasformato in una vera e propria “arte” e costituisce un’attrazione per molti turisti. In particolare da alcuni anni, nella città di Salerno riscuotono sempre più successo le “luci d’artista”.

Dal 5 novembre al 31 gennaio la città si riempie di tantissime installazioni luminose dalle forme più sva-riate. Fate e folletti, pinguini e balene, pianeti e versi di poesie… ce n’è per tutti i gusti! Salerno in questo periodo si trasforma in un vero e proprio caleidoscopio di luci, che conferiscono un’aria decisamente natalizia alla città. C’è però un ilo conduttore nel posizionamento delle varie installazioni: la città è divisa in settori, che corrispondono a diversi “temi”. Ad esempio la piazza Flavio Gioia, cuore del centro storico, ospita la ricostruzione di un ambiente da “Le mille e una notte”. Nella Villa Comunale invece, l’installazione di luminarie che richiamano personaggi delle iabe, permette ai visitatori di venire trasportati in un mondo magico.

Salerno quindi sembra essere la meta adatta da visitare durante il periodo Natalizio: tra luci d’artista, mo-numenti medioevali e passeggiate per il Lungomare, è impossibile annoiarsi!

Elisa Pozzobon e Margherita Ricci

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VIAGGI

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Proibito parlare“Il mondo teme una proliferazione nucleare incontrollata; io invece temo l’odio.”

Con questa frase si apre il libro “Proibito parlare” di Anna Politkovskaya, una raccolta di articoli scritti dalla giornalista nota per i suoi reportage sulla Cecenia, in particolare sulla strage del teatro di Dubrovska e quella a Beslan per la Novaya Gazeta: tragiche situazioni di cui non abbiamo mai sentito parlare, ma che molti afrontano quotidianamente.

Quando l’Unione Sovietica si dissolse, la Cecenia intraprese una lunga lotta per l’indipendenza: Eltsin

(primo presidente russo) era disposto a concedere l’autonomia inanziaria, ma i ribelli ceceni volevano uno stato sovrano e per questo, nel 1994, scoppiò la prima guerra cecena. Questa si concluse nel 1997 con il trattato di Mosca, dopo che Basaev, leader dei ribelli ceceni aveva massacrato con i suoi seguaci molti civili nell’ospedale di Budyonnovsk.Nel 1999, siccome i russi volevano il controllo delle terre occupate dai ribelli ceceni, la guerra riprese. Du-rante questa guerra, Anna scrive di due delle più sconvolgenti stragi che i ribelli organizzarono: nella pri-ma, furono tenute in ostaggio circa 850 persone nel teatro di Mosca dal 23 al 26 ottobre 2002. Moltissimi ostaggi morirono per i gas usati dai soldati russi durante l’irruzione. La seconda avvenuta nel 2004, quando dei ribelli ceceni presero in ostaggio circa 1000 persone della scuola di Beslan. Entrambe si conclusero con una strage a seguito dell’intervento russo.

Questo è ciò che raccontarono i giornali: tutti tranne la Novaya Gazeta.Nei suoi articoli, Anna Politkovsaya scriveva di igli morti sotto gli occhi dei genitori, di rapimenti ingiusti per accuse poco credibili, di persone morte in un teatro, di persone che hanno perso tutto. Lo stile diretto, schietto di Anna trasmette davvero la loro disperazione, il loro spaesamento e soprattutto il dolore sordo provato che ha fatto precipitare la popolazione cecena in una spirale d’odio, indiferenza e desiderio di vendetta.

L’unico modo per spezzare questa catena, è di rompere questo silenzio, per evitare che il dolore e l’odio siano vissuti nell’isolamento e per esortare a reagire non con la armi, ma con le parole. Per questo viene proibito parlare in Cecenia; è soltanto parlando che si riesce a trovare la forza di andare avanti e di perdo-nare, spezzando così la catena.

Questo Anna lo aveva capito ed è morta per scrivere quel che vedeva, per infrangere quel muro di indife-

renza che era stato costruito in Cecenia. Il 10 ottobre 2006, tre giorni dopo la sua morte, al suo funerale hanno partecipato migliaia di persone: le madri di Beslan, quelle cecene e anche russe. Tutte a infrangere il divieto di parlare.

Anna Martinato

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LIBRI

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SPORT

Max Verstappen

Tanto talento, poco autocontrollo

Domenica 30 ottobre, Gran Premio del Messico, valevole per il campionato mondiale di Formula 1, giro 69. E’ in corso uno scontro tra il tedesco della Ferrari, Sebastian Vettel, e il giovane fenomeno della Red Bull, Max Verstappen. Quest’ultimo, nel tentativo di rispondere agli afondi del tedesco, va largo sul prato, e nel rientrare in pista taglia la strada all’avversario superandolo. Il team della Red Bull ordina via radio a Ver-stappen di cedere la posizione a Vettel, ma l’olandese lo ignora e taglia il traguardo al terzo posto, alle spalle dei due fenomeni della Mercedes: il tedesco Nico Rosberg e l’inglese Lewis Hamilton. Tuttavia, Verstappen viene penalizzato di tre secondi per il suo alquanto discutibile ed antisportivo comportamento, e il terzo posto va a Vettel, che sarà a sua volta penalizzato per una manovra pericolosa efettuata in un confronto con l’australiano della Red Bull Daniel Ricciardo.

Finita qui? Certo che no. Furiosi gli insulti tra i due piloti nel post gara. Vettel, giustamente infuriato, pro-testa: “Ero più veloce di Verstappen, l’ho messo sotto pressione ed ha sbagliato. Avrebbe dovuto ridarmi la posizione, e invece mi ha fatto perdere altro tempo da Ricciardo”. Assurda e insensata la risposta del gio-vane campione olandese: “Vettel è un idiota, si è comportato in modo ridicolo. E’ un frustrato, che torni

a scuola”. La prepotenza e l’arroganza dell’olandese non erano certo ignote. Nel Gran Premio del Belgio,

infatti, Verstappen trascorse l’intera gara a cercare di buttare fuori pista più di un avversario, come il ferra-rista inlandese Kimi Raikkonen. La sua giustiicazione fu la seguente: “Loro (i ferraristi) hanno distrutto la mia gara in partenza, perché avrei dovuto avere riguardi?”

Tutti i piloti nel mondo delle corse all’inizio erano piuttosto aggressivi e afamati di vittoria, e lo sono anche ora, basta vedere come si ostacolano i ferraristi Vettel e Raikkonen. Lo stesso in Moto GP, dove la rivalità tra i centauri della Yamaha Valentino Rossi e Jorge Lorenzo (ora passato in Ducati) è ormai famosa.

Ma qui non si parla di aggressività o di competitività, si parla di antisportività e maleducazione. Si parla di un pilota che vuole avere tutto e subito, che vuole insegnare come si guida (Lui? A quell’età?) e che osta-cola i piloti avversari per poi insultarli nei post gara. E riceve penalizzazioni ridicole o non ne riceve afatto. Viene da pensare forse che a questo punto il comportamento arrogante ed aggressivo del giovane corridore olandese sia tollerato perché dà spettacolo e visibilità alla Formula 1, che in genere non è molto seguita. Un po’ come nel calcio, dove ormai purtroppo più polemiche ed insulti ci sono e più i tifosi si divertono.

Non resta che sperare che questo bellissimo sport non prenda questa orribile piega, che il signorino Max Verstappen si faccia un bagno di umiltà e che si renda conto che un grandissimo talento non serve a molto

senza un altrettanto grande autocontrollo e un’altrettanto grande sportività. Il rispetto per l’avversario

è la chiave che serve a non trasformare un avversario in un nemico. Questo, purtroppo, Verstappen non l’ha

(ancora) imparato.

Matteo Rubbini

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Müller e il Caso San Marino

Lezione di vita al giocatore tedesco dalla nazionale sammarinese

Venerdì 11 novembre 2016, ore 22:39. Al San Marino Stadium di Serravalle, la Nazionale di calcio di sam-marinese viene travolta da 8 gol realizzati dalla Nazionale tedesca. Alla ine della partita l’attaccante tedesco homas Müller, noto per il suo essere antipatico, egocentrico ed arrogante, aferma: “Non capisco il senso di partite così impari come queste, a maggior ragione con un calendario così itto. Capisco che per loro è particolare giocare contro i campioni del mondo, capisco anche che si possano difendere solo con inter-venti duri. Proprio per questo però mi chiedo se queste non siano partite che portano a rischi inutili”. E anche Rummenigge, storico giocatore della Germania Ovest e tuttora presidente del Bayer Monaco, club nel quale milita Müller, è piuttosto critico: “È necessario garantire che la salute del giocatore venga prima di tutto. In un posto squallido e con questa qualità avversaria, i nostri calciatori sono prima di tutto a pericolo infortuni. San Marino ha fatto tutto ciò che aveva nei suoi mezzi, ma con il calcio professionistico non ha nulla a che fare”.

La replica è arrivata da Alan Gasperoni, presidente del “La Fiorita”, storico club calcistico di San Marino, e responsabile dell’Uicio Stampa della Nazionale sammarinese. Il messaggio di Gasperoni è diretto, spiritoso e incisivo. Il commento, postato sul suo account Facebook, in poche ore ha fatto il giro del web. «Carissimo homas Muller, hai ragione tu. Le partite come quella di venerdì sera non servono a nulla. D’altra parte, caro homas, a te non serve venire ino a San Marino quasi gratis in un week-end in cui, senza la Bundesliga (la Serie A tedesca), saresti potuto stare con tua moglie sul divano della tua villa di lusso oppure chissà, avresti potuto prendere parte a qualche evento organizzato dagli sponsor incassando diverse migliaia di euro».

Dopo avergli scherzosamente ricordato «di non essere comunque riuscito a fare gol contro una squadra scarsa come la nostra» oppure «È servita a farmi capire che anche se vestite il modello più bello di divise dell’Adidas sotto sotto siete sempre quelli che mettono i calzini bianchi sotto i sandali», si fa serio, ribaden-do, tra le altre cose come «il calcio non sia di vostra proprietà ma di tutti coloro che lo amano» oppure «la storia non vi ha insegnato ancora che ‘prepotenza’ non è sempre garanzia di vittoria». Una lezione in piena regola, perché l’umiltà ed il buonsenso non sono doti che appartengono a tutti. E San Marino, in questo campo particolare, ha vinto per distacco.

Dopo due giorni di polemiche, homas Müller chiude il caso San Marino. Il campione tedesco, attraverso i propri social network, ha spiegato il senso della frase “Non ha nulla a che fare con il calcio professionistico”, che aveva fatto scattare l’immediata replica dell’uicio stampa della federazione sanmarinese: «Vorrei bre-vemente spiegare il vortice che si è creato intorno a me negli ultimi giorni: la mia dichiarazione nell’intervi-sta di venerdì non si riferiva al valore sportivo di San Marino, ma solo al rischio di infortuni. Le mie parole sono state riportate al di fuori del contesto e così hanno fatto sì che alcune persone si facessero un’opinione sbagliata, tra cui anche un funzionario di San Marino che ha scritto una lettera per certi versi anche diver-tente». Vestire la maglia della propria Nazionale dovrebbe essere un motivo d’orgoglio in qualsiasi caso, era così ino a qualche anno fa. Questo dovrebbe bastare per zittire homas Müller.

Lorenzo Maso

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Le Perle Rosa di Tony Canova

Caro Tony,perché il #mainagioia deve perseguitarmi sempre e ovunque? Cosa ho fatto di male nella mia vita precedente per ricevere tutte queste insoddisfazioni morali? Perché i ragazzi sono degli esseri viventi bipolari e complessi che neanche Edipo riuscirebbe a battere? Tutto andava bene ino qualche giorno fa, ma tutto è cambiato d’improvviso: l’interesse è svanito e non riesco a darmene una valida spiegazione. Sarò sbagliata io? Cos’avrò fatto di tanto grave da rovinare il nostro rapporto?

Eldorada98746

Ciao Eldorada98746!

Alloooora, innanzitutto togliti dalla mente quell’idea contorta: tu NON sei assolutamente colpevole e tanto meno sbagliata! Spesso quando ci capita qualcosa di negativo, tendiamo a darci la colpa, senza pensare che magari in un’amicizia, relazione, non siamo soli e che magari il problema potrebbe essere nell’altro. Magari è solo un brutto periodo, cerca di stargli vicino e se non passa, allora vuol dire che è tempo di cambiare. Sai, come Tony dice spesso: “Ciò che non si fa, si fa per qualcosa di meglio”. Quindi nonostante non sia sboc-ciato l’amore tra di voi, non devi demoralizzarti perché là fuori c’è qualcuno di migliore destinato a te!Tanti baci e bacini stellari,

Tony e Canova

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TONY CANOVA

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Dolce plumcake speziato

Il Natale ormai è vicino, ma si sa, lo studente canoviano ha sempre poco tempo a disposizione! Ecco che arriva in soccorso questa ricetta, facile, veloce e che ricorda, nel gusto, i biscotti speziati tipici di questo mo-mento dell’anno.

Ingredienti:

315 g di farina60 g di frumina

1 bustina di lievito½ cucchiaino di cannella in polvere

½ cucchiaino di cardamomo in polvere½ cucchiaino di coriandolo in polvere

½ cucchiaino di zenzero in polvere½ cucchiaino di chiodi di garofano in polvere

1 pizzico di sale80g di zucchero di canna

150 g di latte160 ml di miele

burro q.b. per lo stampo

Procedimento

Imburrare uno stampo da plumcake da 24-28 cm. Mescolare in una terrina gli ingredienti secchi e aggiunge-re, alternandoli, un cucchiaio di miele e uno di latte per volta. Versare nello stampo e cuocere per 60 minuti in forno preriscaldato a 150°. Estrarre dallo stampo il plumcake appena sfornato.Suggerimento: volendo, con lo stesso impasto, si possono realizzare dei muins o dei mini-plumcakes, fa-cendoli cuocere sempre a 150° per 20 minuti.

Valentina Dalla Villa

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CUCINA

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Gingerbread

Ingredienti:

40g di farina 00225f di burro leggermente salato

225g di zucchero semolato170g di zucchero di canna grezzo non rainato

2 uova1/4 di cucchiaino di lievito per dolci

1 cucchiaino di noce moscata2 cucchiaini di cannella,

cucchiaini di zenzero in polvere

Procedimento:

Accendere il forno a 180. Nel frattempo, setacciate la farina con il lievito e le spezie. Sciogliete il burro al microonde e aggiungete a questo entrambi gli zuccheri mescolando con cura. Lasciate intiepidire il tutto, dopodiché aggiungete una alla volta le uova. Amalgamate l’impasto liquido ottenuto con la farina e le spezie. Versate l’impasto su una teglia ricoperta di carta da forno e lasciate riposare in frigorifero per 2 ore. In se-guito stendete l’impasto con il mattarello e ricavate le forme che più vi piacciono, infornate e lasciate cuocere per 10-15 minuti.

Carla Ogoumah Olagot

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Mousse al cioccolato

Che sia al gianduia, alle fragole o alla nocciola, la mousse è uno tra i dolci più apprezzati della pasticceria francese per la sua golosità e per la sua leggerezza. E giacche il cioccolato fa bene al sistema cardiovascolare, alla memoria e persino allo stress ossidativo, ecco una ricetta preziosa, per la vostra cucina e il vostro umore.

Ingredienti (per quattro persone):

125 grammi di cioccolato50 grammi di zucchero semolato

4 uova2 cucchiaini di liquore “Grand Marnier”

100 grammi di panna

Procedimento:

Separate i bianchi (albumi) dai rossi (tuorli) delle quattro uova. Tagliate a pezzi 125 grammi di cioccolato fondente. Metteteli sul fuoco basso con due cucchiaini d’acqua. Lasciate che si sciolga il cioccolato e togliete la pentola dal fuoco. Aggiungete 50 grammi di zucchero semolato, i quattro rossi delle uova, due cucchiaini di liquore “Grand Marnier” e amalgamate bene il tutto.Battete a neve i quattro bianchi delle uova. Include-teli al composto precedente. Aggiungete alla ine 100 grammi di panna. Versate dentro ad un contenitore (“compotier” in francese; vedi immagine sotto). Mettete dentro al frigorifero ino al momento di servirlo.

Lorenzo Maso

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Acquario (21 Gennaio - 19 Feb-

braio)

Una infausta congiunzione astrale porterà a scorrazzare nel vostro cielo quel dilapidatore di Lapo Elkan e tutti i vostri fondi per cafè e Croccantelle spariranno misteriosamente. Cosa fare per superare questo periodo di (m)agra: trafugare il tesoro della lega delio-attica, vendere indulgenze nei bagni della succursale, intra-prendere il commercio dei lupini (avariati, mannaggia a Zio Croce-isso!), aprire una bisca clandesti-na in laboratorio di isica (gestita dalla Antonietta) dove scommet-tere sul tototema o rapire la Nelly e chiedere un riscatto multimi-liardario (che ci sta tutto visto che senza di lei il Canova non va avanti). Cosa non fare: simulare il proprio rapimento.

Pesci (20 Febbraio - 19 Marzo)

L’inlusso di Antifonte nel cielo di Mercurio vi fornirà abilità persuasive ed oratorie strabilian-ti. Cogliete l’occasione e tentate l’impresa che ha visto la caduta di molti altri valorosi eroi prima di voi: far capire a Pavan che L’Iliade e l’Odissea sono meglio dell’Enei-de e che i Romani non sono altro che dei buzzuri che hanno copia-to tutto dai Greci. Sperando nella congiunzione col cielo di Gorgia potrete tentare anche la tredice-sima fatica di Eracle: far apprez-zare alla Chiarante Ungaretti e l’Ermetismo. Buona fortuna, miei giovani soisti e ricordate: meglio la morte che la sconitta!

Ariete (20 Marzo - 20 Aprile)

Marte, spostandosi nel cielo di “FuturBalla”, darà una svolta fu-turista alle vostre tristi vite. È il momento buono per buttarla in caciara e ZANG TUMB TUMB con i vostri amici interventisti. Consiglio: diidate dei Bilancia che tenteranno di ammaliar-vi con degli invitanti piatti di pasta, il neutralismo è dietro l’angolo! Ripiegare sul primo quisibeve per una vigorosa poli-bibita.

ORA-SCOPO

E dove potevamo essere initi se non nella città dell’occulto? Direttamente da Torino So-doma&Gomorra sono tornati, più politicamente scorretti che mai, per portare quel po’ di acido quotidiano nelle vostre tristi vite da canoviani!

Toro (21 Aprile - 20 Maggio)

): Un’ondata intrepida di moder-nismo nel cielo di Saturno riem-pirà le vostre vite, si prevedono lussi di coscienza a secchiate e no la versione di latino aiuto un altro quattro no mannaggia la matura che fa stra paura ma tanto mi bocciano ‘sto anno lo so ma che mi frega tanto vado a fare il Pio con le capre che brucano cavol-iori e se la spassano con Sgarbi poi passo col 100 e lode e bacio accademico chissà se ci mettono la lingua ciao poveriiiiiiiiiiiiiii

Gemelli (21 Maggio - 20 Giugno)

Freud in Venere darà una mar-cia in più alle vostre pulsioni più recondite. Speriamo che abbiate fatto da poco la revisione al vostro Super-Ego. Consiglio: nascondete vostra madre in un posto sicuro, non date retta a quel ciarlatano di Jung e smettetela di mentire a voi stessi: anche se la annotate compulsivamente sul vostro diario quella di oggi in cortile non era l’ultima sigaretta. PS: Quel 3 in isi-ca esiste davvero, non è un sogno, lo avete semplicemente rimosso.

Cancro (21 Giugno - 21 Lu-

glio)

I poteri occulti della statua di Lucifero in congiunzione astrale con la Sacra Sindone ci hanno informato che il vostro compa-gno di banco è posseduto, pro-babilmente da una sconosciuta entità pangermanista. Fate attenzione perché la nuova luna, incrociando il cielo di Nettuno, porterà nefande conseguen-ze nella vostra vita scolastica. Consiglio: se il suddetto inizia a fare rivendicazioni anche sulla vostra parte di banco, sottraen-dovi matite, penne, Alsazia, Lo-rena et cetera procedete ad una

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OROSCOPO

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Leone (22 Luglio - 22 Agosto)

Cari i miei leoncini, lo so, purtrop-po lo studio vi porta via troppo tempo e la depilazione settim-anale è andata a farsi benedire. Non di-sperate, quell’efebo dello Scorpione che avete agganciato su “Grindr” non si farà problemi, vi apprezzerà per il bel twink che siete: sensibile, intelligente, attraente, averroi-sta, repubblic-ano, stalker, poser, interventista, pescet(Ari-ano), optimates, kulako, armeno, cataro, empirista, ugonotto, ghibellino, fordista, OberSturmBannFürher, fan di John Green, indipendentista Veneto (Stato!) e, ahimè, Peloso.

Vergine (23 Agosto - 22 Settem-

bre)

Ci dispiace tanto. Davvero.

Bilancia (23 Settembre - 22

Ottobre)

Tra gli abusivi del Mazzotti (po-verini) che vi schiacciano contro il inestrino in navetta e la vostra media che è stabile come i soitti del Galletto, ormai avete ben poche speranze di sopravvivere nella giungla canoviana. Ma non disperate… anzi, fatelo: non ci sarà Pezzè a salvarvi questa volta, la Favaro vi sgamerà la irma falsa sul ritardo e addio sogni di gloria. Consigli: purtroppo non ne abbiamo, le stelle vi snobba-no proprio. Di messi male come voi ne abbiamo visti ben pochi: neanche la Clinton dopo Florida e Ohio.

Scorpione (23 Ottobre - 21 No-

vembre)

Complimenti, ce l’avete fatta! Cari Scorpione, dopo anni pas-sati a beccarvi virus su siti poco raccomandabili avete inalmente trovato qualcuno… che respiri. Attenti, però, all’inlusso negativo di quella zozzona della Vergine, che non vi distolga dalle cose veramente importanti nella vita: il buongiorno del Pez, arrivare primi alle macchinette in ricre, confutare l’idealismo, conquistare Fiume, espropriare i mezzi di pro-duzione, la collettivizzazione for-zata, i micascisti, aprire la scatola dei danesi dalla nonna e trovarci davvero biscotti e non bottoni et cetera et cetera…

Sagittario (22 Novembre - 21

Dicembre)

Lo zio Breznev e il nonno Stalin (quel bafo è davvero adora-bile!) entrando nella III Casa porteranno una sferzata di totalitarismo nelle vostre vite. È il momento buono per an-darci giù pesante con purghe e propaganda: un esclusivo resort in Siberia attende i nemici del popolo di Quarta (Internaziona-le) che non comprano le torte in ricreazione per inanziare i vostri Piani Quinquennali. Consiglio: un po’ di camomilla ogni tanto non vi farebbe male, eh! (Ogni riferimento a fatti, persone, cose o capi redazione è puramente casuale)

Capricorno (22 Dicembre - 20

Gennaio)

Le stelle ci dicono che un’energia negativa si aggira sulla vostra classe, fortunatamente il vento orientale soia nel vostro cielo e grazie ad esso diventerete dei maestri del Feng Shui. È giunto il momento di ri-arredare la vo-stra aula per scacciare le cattive presenze. Ricordate che il colore e la forma dei mobili devono essere in piena assonanza coi cinque ele-menti fondamentali di ogni cano-viano D.O.C. che si rispetti: i 2 in matematica, le domeniche passate sui libri, le attese interminabili in “Oste”, la Nelly e le lacrime

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GIOCHI

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