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Internati Militari Italiani nei campi di lavoro nazisti APPROFONDIMENTI E RAGIONI DI UNA RIMOZIONE INTELLETTUALE DI MASSA

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Se vi va di leggere qualcosa che non vedrete mai in tv nel giorno della memoria allora cliccate e scaricate questo link. Il file da me e Daniela curato parla della storia per troppo tempo negata dei militari internati italiani che grazie alla loro resistenza ai tedeschi e ai loro no all'arruolamento forzato siamo qui oggi a raccontarlo e moltissimi hanno perso la vita nei campi di lavoro.

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Internati Militari Italiani nei campi di lavoro nazisti

APPROFONDIMENTI E RAGIONI DI UNA RIMOZIONE INTELLETTUALE DI MASSA

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1939 - 1942

• 1 settembre 1939: Hitler scatena la seconda guerra mondiale con l'aggressione alla Polonia, in aiuto della quale scendono in campo Gran Bretagna e Francia.

• 10 giugno 1940: Mussolini dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna e si schiera con la Germania nazista.

• 22 giugno 1941: Hitler dà inizio alla guerra sul fronte orientale, con l'aggressione alla Russia.

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IL 1943• 10 luglio 1943: Gli angloamericani sbarcano in

Sicilia.• 25 luglio 1943: Mussolini viene destituito. Nuovo

capo del governo è il Maresciallo Pietro Badoglio.• 3 settembre – Firma dell’armistizio segreto tra

Italia e alleati. Il patto iniziale prevedeva che l’Italia doveva arrendersi senza condizioni, assumendo il ruolo di cobelligerante, una sorta di alleata di serie “B”.

• 8 settembre – Proclamazione dell’Armistizio segreto Italia /Alleati. Scatta l’operazione tedesca “Asse” per la deportazione dell’Esercito Italiano nel Reich come forza combattente o di lavoro secondo i piani del 9 maggio.

• 9 settembre – Fuga del Re, Badoglio e Alti Comandi. Esercito allo sbando, abbandonato senza piani, ordini, mezzi, collegamenti e senza aiuti degli Alleati, alla furia tedesca – “NO!” a Hitler del 90% degli 800.000 militari italiani catturati.

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• 12 settembre 1943: Mussolini diventa capo della Repubblica Sociale Italiana, vassalla del Reich.

• 20 settembre 1943: creazione da parte di Hitler dello status illegale di Internati Militari Italiani

• 20 luglio 1944: Accordo tra Hitler e Mussolini che prevedeva la trasformazione degli IMI in liberi lavoratori civili

DOPO L’ 8 SETTEMBRE

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L’Esercito Italiano dopo l’8 settembre• Abbandonato a se stesso, si

dissolve.• Complessivamente furono

disarmati 1 milione e 7 mila italiani

• Circa 716 mila uomini, vennero internati nei lager del Terzo Reich in vista di un possibile “riciclaggio” come combattenti oppure lavoratori, ma sempre asserviti ai Tedeschi.

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Quanti Italiani furono nei Lager?• I deportati italiani furono in tutto

1.007.000, di cui 716.000 i cosiddetti internati militari (IMI e KGF) iniziali, 44.000 deportati in KZ (Konzentrazionlager Zentrum), 170.000 lavoratori liberi civili (volontari e precettati) ed infine 78.000 altoatesini (emigrati, che avevano optato per la nazionalità tedesca, ma riscopertisi italiani a guerra perduta).

• Coloro che accettarono l’opzione furono una minoranza, nel complesso tra i 716 mila internati, i «sì» furono poco più del 14%. Le adesioni maggiori furono raccolte tra gli ufficiali (40% circa, contro il 13% dei soldati).

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Gli Internati Militari Italiani (IMI)Privati della qualifica di “prigionieri di

guerra”, non potevano beneficiare della protezione della convenzione di Ginevra.• Si tratta di una denominazione del tutto

impropria poiché per internati si dovrebbe intendere i militari che si rifugiano in uno Stato neutrale in attesa della fine delle ostilità, ma la Germania non era di certo uno Stato neutrale.

L'obiettivo di Hitler era duplice:• eliminare dallo scacchiere di guerra uomini che

schierati sul fronte opposto, avrebbero potuto creare problemi alle sue armate

• recuperare braccia giovani e forti, a costo zero, da impiegare nella macchina produttiva tedesca impegnata nello sforzo bellico.

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Prigionieri di guerra

Internati militari Internati militari italiani

(POW inglese, PDG francese e italiano, KGF tedesco) “dichiarata” o “non dichiarata”. Per la Convenzione di Ginevra (1929) sono dei combattenti nemici catturati e concentrati in “campi” (“Lager” in tedesco) di transito, smistamento o detenzione, sotto tutela e ispezioni di uno stato tutore neutrale ed assistenza umanitaria e ispezioni della Croce Rossa Internazionale (CICR).

Per la Convenzione di Ginevra sono militari di stati belligeranti internati in stati neutrali (stati terzi non coinvolti nel conflitto) con semilibertà di movimento e di lavoro, retribuito come ai civili locali. Non presenti ovviamente nel Terzo Reich, stato belligerante ma in Svizzera e paradossalmente in Romania (regno alleato del Terzo Reich e della RSI ma con buoni rapporti diplomatici col Regno d’Italia e al riguardo neutrale ! ).

Status illegale creato da Hitler e non previsto dalle convenzioni perché detenuti in uno stato belligerante (Terzo Reich), con uno stato tutore non neutrale ma belligerante coinvolto (RSI), senza assistenza dalla Croce Rossa Internazionale (CICR) ma dalla Croce Rossa fascista della RSI (con sede a Verona) con assistenza limitata a recapiti postali e senza ispezione dei Lager. Assistenza limitata e propagandista politica del SA-IMI (ambasciata RSI di Berlino).

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La “galassia” dei Lager

•In rosso i campi di sterminio per ebrei, politici, asociali, tarati, ecc.•In viola i campi per prigionieri di guerra ed internati militari

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Wietzendorf

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Le condizioni di vita: FAME!"Borsa-mercato delle calorie. Nei

momenti di crisi la sola che prospera è la borsa nera, e con questa speculatori, incettatori, strozzini e intermediari, soprattutto con le guardie tedesche che pagano con forme di pan quadrato! Sulle porte dei lavatoi e dei gabinetti si moltiplicano, con la fame che aumenta e l'arrivo di pacchi di viveri e "cose", i foglietti degli annunci economici: "compro...", "vendo...", "cambio..." qualsiasi cosa, sigarette, riso, stivali... Pagamenti in moneta o baratto, a "quotazioni di borsa". Tra le valute clandestine, circolano lire e dracme (meno apprezzate), con quotazioni al rialzo o al ribasso, secondo un mercato condizionato da fame, pacchi e speculazioni.Tutti girano con in tasca, tabelle di calorie alimentari! Valori orientativi di riferimento, con fluttuazioni su e giù fino al 50%:1 sigaretta = 1 grammo di tabacco = lire 15 =4 patate = 100 g di pane = 100 kcal, ecc. Così mi sono venduta l'armonica da bocca per 3.000 calorie, gli stivali per 8 kg di pane di segatura e la cintura dei pantaloni per 16 biscotti, ecc.”

da “NO!” di Claudio Sommaruga

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Un esempio di pasto al Lager

Al suo arrivo dall’Italia al Lager di Sandbostel, Sommaruga riceve questo rancio (unico nelle prime 24 ore!):-- 1 cucchiaio di margarina, -- 1 di marmellata,-- 150 grammi di pane nero (segale, crusca e 60% di segatura di betulla e paglia trita),-- un mestolo di infuso caldo di foglie

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Speranza di vita

Con la dieta-Lager (quella fornita dai tedeschi, senza integrazioni) la speranza di vita era di due mesi• Formula: Calorie alimentari (da 900 a 1.735 ufficiali) meno calorie spese (metabolismo e lavoro: 2.300-3.000) = deficit di 1400 calorie circaRiserva calorica corporea (70-80.000 utili) diviso deficit (<1.400) = giorni di sopravvivenzaEsempio (nello Straf-lager di Colonia): 80.000/1.200 = 66 giorni cioè al massimo 2 mesi (contro 9 mesi programmati dai tedeschi per i lavoratori coatti).

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Il lavoro da schiavi• Secondo un'analisi riferita al febbraio 1944, gli Imi furono

utilizzati in diversi settori produttivi, con una netta prevalenza dell`industria pesante. I dati parlano chiaro: il 56% fu impiegato in imprese minerarie, metalmeccaniche e chimiche; il 12% in edilizia; il 10,8% nei settori energia, trasporti e comunicazioni; il 10,6% in altri comparti industriali, compreso quello alimentare; mentre solo il 6% in attività agricole o similari.

• Ditte che hanno sfruttato il lavoro degli italiani. L'archivio è tratto dal volume: "Catalogo dei campi e delle prigioni in Germania e nei territori occupati a cura dell'International Tracing Service Hq”

• Agfa• Alpine• Bmw • Bayer• Continental• Dunlop

• Fischer• Shell• Siemens• Telefunken• Vaillant • Volkswagen

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La giornata lavorativa: un esempio

• L'orario: turni di 12 ore con una sola mezz'ora d`interruzione per cibarsi con una zuppa di rape.• la sveglia al campo 1011 alle 2-2.30 di

notte• Fino alle 5.30 si svolge l'appello

all'aperto • La colonna di forzati si mette in marcia

e chi non si allinea salterà la pausa pranzo• Il ritorno avviene alle 18 • prima di andare a dormire, si beve un

litro di rancio caldo di rape e si mangia un filone di pane di circa 200 grammi che viene suddiviso tra sette prigionieri, con pochi grammi di margarina, salame o marmellata

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Le vittime

• La deportazione costò la vita a circa 50 mila italiani: circa 20 mila morti nei lager • circa 5.400 internati morti o dispersi nella

zona di operazioni dell'esercito sul fronte orientale• circa 13.300 che persero la vita

nell'affondamento delle navi da trasporto• fino a 6.300 trucidati poco prima della

liberazione• Particolare il caso di Dora: dal 28 agosto

1943 all'aprile 1945, sui 60 mila prigionieri di circa venti nazioni che hanno popolato l`intero complesso di Dora, i morti furono oltre 20 mila.

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Fotografia scattata dai superstiti dell'eccidio di Treuenbrietzen, i quali finita la guerra si sono recati nel campo per dare una degna sepoltura ai loro compagni di prigionia. Al campo vi erano 150 internati di cui 127 furono uccisi la notte del 23 aprile 1945

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Il rientro in Italia (1)Claudio Sommaruga ben sintetizza lo choc degli internati al rientro in Italia:

“ Dal lager si usciva col corpo, mentre l’anima restava impigliata nel filo spinato dell’ultimo cancello...”

Ed un altro IMI, D. Sorani, scrisse:

“Il prigioniero liberato, in realtà, non esce dall’incubo... un senso di vuoto esteriore ed interiore lo accompagna: vuoto per la perdita del gruppo dei compagni di prigionia, coi quali ha diviso i momenti più traumatici e nello stesso tempo più intensi della sua vita”.

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Il rientro in Italia (2)Dopo il rientro molti IMI morirono per malattie ed invalidità, e la gran parte soffrì per molti anni di una “sindrome” comune:--Solitudine per la perdita del gruppo solidale.--Complesso della fame,--Tormento delle scelte (...collaborare o non collaborare?),--Complessi di colpa e senso inconscio di colpa per essere sopravvissuti,--Delusioni, incomprensioni, indifferenza e fredda accoglienza al rimpatrio (“...chi ve l’ha fatto fare? Valeva al pena?”)--Incertezza e paura del futuro “se è accaduto, può accadere di nuovo”--Mutismo, autocompatimento e reducismo (chiusura in gruppi ristretti e scarsa divulgazione dell’esperienza).

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La rimozioneDopo alcuni anni ci fu il fenomeno della “rimozione” dell’internamento, che colpì l’80-90% dei reduci:--Pochissimi, dei ben 600.000 reduci, hanno testimoniato la propria esperienza in poco meno di 400 memoriali, dagli oltre 5.000 memoriali scritti clandestinamente nei lager.--Di questi 35 sono stati pubblicati “a mente fresca” tra il 1945 ed il 1949, 150 (fedeli e “rielaborati” sono apparsi tra il 1950 ed il 1980, ed appena una trentina negli ultimi venti anni.--Si aggiungono poi circa 750 testimonianze brevi, sotto forma di articoli in antologie o interviste disperse nella stampa. Citiamo che ci sono anche esempi di importante produzione letteraria avvenuta nei lager: Mario Rigoni Stern scrisse “Il sergente nella neve” nel 1944 durante la prigionia nei lager tedeschi.

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L’informazione sui libri di storia

•Nel libro “Il dovere della memoria” di C. Sommaruga e di Olindo Orlandi (edizioni ANRP), Luigi Cajani riporta un’analisi eseguita su 19 testi di storia per le scuole superiori italiane:- 5 non riportano alcun cenno sugli IMI,-- 8 riportano scarne informazioni sulle vicende dei militari dopo l’8 settembre ‘43,-- 4 danno spazio autonomo alla vicenda degli IMI, ed indicano come elemento significativo il rifiuto di aderire alla RSI,-- 2 esplicitano l’appartenenza della vicenda degli IMI al contesto della Resistenza.

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Riconoscimenti dal dopoguerra a oggi 1• 2 giugno 1961. – La Germania mette a disposizione

dell’Italia 61 milioni di DM per i perseguitati dal nazismo ma la Commissione istituita nel 1963 ne distribuirà solo 40 milioni di DM a 14.500 cittadini italiani dei 350.000 aventi diritto (dichiarazione del 23.01.1985 del Ministro del Tesoro). Gli IMI sono praticamente esclusi!

• 1999–2004. – La Germania, che dal 17 set. 1943 li aveva declassati da KGF (prigionieri) a IMI (internati) e dopo averli invitati a presentare, entro il 31 Dic. 2001, all’ OIM domanda d’indennizzo, pretestuosamente li riclassifica “prigionieri di guerra” non risarcibili come “schiavi di Hitler”, dalla Fondazione “Memoria, Responsabilità e Futuro” (G.U. I p.1263, 2 ago. 2000)

• Marzo 2004. – La Suprema Corte di Cassazione italiana ammette cause di risarcimento danno davanti ai Tribunali italiani, non riconoscendo l’immunità dello Stato Tedesco a procedure da parte degli italiani. La Germania si era difesa dicendo che Hitler era criminale di guerra.

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Riconoscimenti dal dopoguerra a oggi 2

• 28 giugno 2004– La Corte Costituzionale Federale tedesca conferma che gli IMI sono prigionieri di guerra, anche se civilizzati nel 1944 e rigetta il ricorso costituzionale dell’ANRP (con altri 942 ricorrenti)• 5 Giugno 2008 - La Cassazione a Sezioni

Unite, ritiene "l'assoggettamento di quegli uomini al lavoro forzato” un crimine contro l'umanità.• Marzo 2009 - Viene istituita una

commissione formata da storici italiani e tedeschi con lo scopo di approfondire sul passato di guerra italo-tedesco e in particolare sugli Internati Militari Italiani• 12 Aprile 2011 - La corte d'appello di

Firenze ha condannato la Germania a risarcire un ex deportato italiano per i danni subiti

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Medaglia all’internato ignoto

Medaglia al valor militare concessa dalla Repubblica Italiana27-12-2006 motivo del conferimento: ”Militare fatto prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali, internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane, sottoposto a torture di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a collaborare con il nemico, non cedette mai, non ebbe incertezze, non scese a compromesso alcuno; per rimanere fedele all'onore di militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di fame, di stenti, di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Mai vinto e sempre coraggiosamente determinato, non venne meno ai suoi doveri nella consapevolezza che solo così la sua Patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di nazione libera. A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il cui valore ancora oggi è esempio di redenzione per l'Italia.