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1 Pubblicazione bimestrale - spediz. in abbonam. postale art. 2 c. 20/c l. 662/96 - Firenze Anno XXXII - gennaio / febbraio 2012, n. 1 p.i.m. LA SS. ANNUNZIATA Il Santuario di Firenze nella Famiglia dei Servi e nella societ cristiana M aledetto chi pende dal legno - con la citazione del Deutero- nomio (21, 23), S. Paolo (Gal 3, 13) mette in evidenza la vergogna della morte di Gesø. La parola legno indicava per anche lalbero della vita e, oltre che nel giardino dellEden (Gen 2, 8s), la sua immagine ritorna in Apocalisse 2,7, come il simbolo del dono della nuova creazione. Il luogo espiatorio in cui Dio si fa carico della sofferenza e della morte L dunque la croce: con questa immagine la comunit cristiana professa la fede che colui, che L stato ucciso, L stato anche elevato da Dio. Compito della predicazione pertanto non L quello di rievocare storicamente i particolari della crocifissione, bens di annunziare, pubblicamente in modo accessibile a tutti, il Gesø crocifisso come salvezza (Gal 3,1). O Dio, che hai guidato san Giovanni della Croce / alla santa montagna che L Cristo, / attraverso la notte oscura della rinuncia / e lamore ardente della croce - recita la colletta della memoria del 14 dicembre, ricor- dando che la redenzione L per coloro che mortificano il proprio io con la rinuncia, sottomettendosi al giudizio che Dio pronuncia nella Croce di Cristo, «contro la sapienza del mondo autosufficien- te e che mira ad accrescersi anche tramite esperienze religiose». Per S. Paolo legocentrismo empio L 1) «nella concezione della giustifi- cazione per le opere e nella pretesa che la parola di Dio debba legittimarsi con la prova del miracolo; 2) nella pretesa che il mes- saggio di Dio si dimostri sapienza ... e che la sua forza elevi luomo religioso fino alla dimensione del sovrumano e divino» (Dizionario dei concetti biblici del N. T.). Pertanto predica Cristo crocifisso per non dar luogo a equivoco. Oggetto del gloriarsi e della fiducia non L altro che la Croce di Cristo (Gal 6, 14). Concretamente Paolo si gloria delle proprie debolezze (2 Cor 12, 9s). La Risurrezione non elimina il crocifisso. Cristo vive per la forza di Dio che ricrea le cose e fa risorgere i morti (2 Cor 13,4). I credenti vivono con la fondata speranza che Dio agir con loro come ha fatto con Lui. IL C ROCIFISSO del GIAMBOLOGNA restaurato irenze, 3 novembre. «Nuova vita per laffresco di Andrea del Sarto intitolato La Madonna del Sacco e per la scultura Cristo Crocefisso del Giam- bologna. I restauri sono stati presentati oggi a Firenze nel chiostro Grande della basilica della Santissima Annunziata. I lavori, durati alcuni mesi ed eseguiti rispet- tivamente dai restauratori Cristiana Conti e Alessandra Popple per il dipinto e Nicola Savioli per la scultura, sono stati finanziati dalla Fondazione Friends of Florence. La Madonna del Sacco (191x403 cm) di Andrea del Sarto L databile al 1525 ed L conservata nel Chiostro dei Morti della basilica: venne dipinta verosimilmente al rientro a Firenze del pittore dopo lallontanamento dovuto ai rischi di unepidemia di peste. Vasari nelle Vite ricorda che lope- F Il volto del Crocifisso del Giambologna, 1594, SS. Annunzia- ta, cappella della Madonna del Soccorso (da una foto dello Studio Quattrone - Firenze). ra fu commissionata da frate Iacopo de Servi quale voto di una devota che aveva lasciato una somma per limpre- sa. Dellaffresco esistono due disegni preparatori conser- vati al British Museum e al Cabinet des Dessins del Lou- vre. La scultura del fiammingo Giambologna, conservata nella Cappella della Madonna del Soccorso della chiesa fiorenti- na venne realizzata nel 1594 e destinata dallartista stes- so al proprio luogo di sepoltura. Alla presentazione dei restauri hanno preso parte Cristina Acidini, soprinten- dente del Polo museale, Giuliano da Empoli, assessore alla cultura del Comune, p. Gabriele Alessandrini, priore della SS. Annunziata, Simonetta Brandolini dAdda, pre- sidente di Friends of Florence, Laura Lucchesi dei Musei Civici di Firenze, Brunella Teodori della Soprintendenza, e i finanziatori James ed Ellen Morton e Robert e Kathle- en Craine». Agenzia Adnkronos, gioved 3 novembre 2011.

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Pubblicazione bimestrale - spediz. in abbonam. postale art. 2 c. 20/c l. 662/96 - Firenze AnnoXXXII -gennaio/febbraio2012,n.1

p.i.m.

LASS. ANNUNZIATAIl Santuario di Firenze nella Famiglia dei Servi e nella società cristiana

M aledetto chi pende dal legno - con la citazione del Deutero-nomio (21, 23), S. Paolo (Gal 3, 13) mette in evidenza lavergogna della morte di Gesù. La parola legno indicavaperò anche l�albero della vita e, oltre che nel giardino

dell�Eden (Gen 2, 8s), la sua immagine ritorna in Apocalisse 2,7,come il simbolo del dono della nuova creazione.Il luogo espiatorio in cui Dio si fa carico della sofferenza e dellamorte è dunque la croce: con questa immagine la comunità cristianaprofessa la fede che colui, che è stato ucciso, è stato anche elevato daDio. Compito della predicazione pertanto non è quello di rievocarestoricamente i particolari della crocifissione, bensì di annunziare,pubblicamente in modo accessibile a tutti, il Gesù crocifisso comesalvezza (Gal 3,1).O Dio, che hai guidato san Giovanni della Croce / alla santa montagnache è Cristo, / attraverso la notte oscura della rinuncia / e l�amore ardentedella croce - recita la colletta della memoria del 14 dicembre, ricor-dando che la redenzione è per coloro che mortificano il proprio iocon la rinuncia, sottomettendosi al giudizio che Dio pronuncianella Croce di Cristo, «contro la sapienza del mondo autosufficien-te e che mira ad accrescersi anche tramite esperienze religiose». PerS. Paolo l�egocentrismo empio è 1) «nella concezione della giustifi-cazione per le opere e nella pretesa che la parola di Dio debbalegittimarsi con la prova del miracolo; 2) nella pretesa che il mes-saggio di Dio si dimostri sapienza ... e che la sua forza elevi l�uomoreligioso fino alla dimensione del sovrumano e divino» (Dizionario deiconcetti biblici del N. T.). Pertanto predica Cristo crocifisso per non darluogo a equivoco. Oggetto del gloriarsi e della fiducia non è altroche la Croce di Cristo (Gal 6, 14). Concretamente Paolo si gloriadelle proprie debolezze (2 Cor 12, 9s).La Risurrezione non elimina il crocifisso. Cristo vive per la forza diDio che ricrea le cose e fa risorgere i morti (2 Cor 13,4). I credentivivono con la fondata speranza che Dio agirà con loro come hafatto con Lui.

IL CROCIFISSO delGIAMBOLOGNA restaurato

irenze, 3 novembre. «Nuova vita per l�affrescodi Andrea del Sarto intitolato La Madonna delSacco e per la scultura Cristo Crocefisso del Giam-bologna. I restauri sono stati presentati oggi a

Firenze nel chiostro Grande della basilica della SantissimaAnnunziata. I lavori, durati alcuni mesi ed eseguiti rispet-tivamente dai restauratori Cristiana Conti e AlessandraPopple per il dipinto e Nicola Savioli per la scultura, sonostati finanziati dalla Fondazione Friends of Florence.La Madonna del Sacco (191x403 cm) di Andrea del Sarto èdatabile al 1525 ed è conservata nel Chiostro dei Mortidella basilica: venne dipinta verosimilmente al rientro aFirenze del pittore dopo l�allontanamento dovuto ai rischidi un�epidemia di peste. Vasari nelle Vite ricorda che l�ope-

F

Il volto del Crocifisso del Giambologna, 1594, SS.Annunzia-ta, cappella della Madonna del Soccorso (da una foto dello

Studio Quattrone - Firenze).

ra fu commissionata da frate Iacopo de� Servi quale votodi una devota che aveva lasciato una somma per l�impre-sa. Dell�affresco esistono due disegni preparatori conser-vati al British Museum e al Cabinet des Dessins del Lou-vre.La scultura del fiammingo Giambologna, conservata nellaCappella della Madonna del Soccorso della chiesa fiorenti-na venne realizzata nel 1594 e destinata dall�artista stes-so al proprio luogo di sepoltura. Alla presentazione deirestauri hanno preso parte Cristina Acidini, soprinten-dente del Polo museale, Giuliano da Empoli, assessorealla cultura del Comune, p. Gabriele Alessandrini, prioredella SS. Annunziata, Simonetta Brandolini d�Adda, pre-sidente di Friends of Florence, Laura Lucchesi dei MuseiCivici di Firenze, Brunella Teodori della Soprintendenza,e i finanziatori James ed Ellen Morton e Robert e Kathle-en Craine».

Agenzia Adnkronos, giovedì 3 novembre 2011.

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L�iconografia della vedovanza e il manto nero della Vergine dei dolori (2)

Continua dal n.° precedente.« ... La Madonna ai piedidel Crocifisso, nei giorniliturgici della Passione,non è una figura descritti-va, secondaria, ma vi sipone l'accento, l'indice diuna devozione particolareproprio rivestendola delnero manto vedovile. Sa-rebbe difficile a questopunto negare che nel sec.XIII e XIV la devozione aMaria dei dolori, sotto lacroce, non avesse un moti-vo ben definito, ben deter-minato alla mente e agliocchi dei fedeli, e non vifosse quindi riscontro nellinguaggio dell'iconografiapopolare.Tale riscontro è da rintracciare special-mente nell'iconografia storico descrittivasul tema della Crocifissione, tenendo contonaturalmente dei due elementi sopra stu-diati: l) foggia per le vesti, 2) loro colore.l) Per la foggia dell'abito della Madonnasi può dire che la Vergine é avvolta quasicostantemente in un mantello che ricopreanche la testa: spesso il manto scende finoagli occhi, in segno di modestia e di lutto.Le bende bianche si serrano sotto il men-to, oppure al loro posto è un velo biancoche orla il manto lungo il volto e le spalle.Per la sopravveste, nulla in particolare c'èda dire. Certamente la foggia del vestiredella Madonna è secondo il costume del-le vedove, in uso nell'antichità e nel Me-dio Evo.2) Nel colore, invece, ricorre una certa va-rietà di cui dobbiamo tener conto: con piùfrequenza le rappresentazioni della Cro-cifissione mostrano Maria con il mantoazzurro e la veste rossa. In tale caso noidobbiamo ravvisare la semplice descritti-vità della scena del Calvario: Maria é unpersonaggio del racconto evangelico; per-sonaggio importante, d'accordo, ma sulquale l'accento é posto storicamente sen-za un messaggio particolare per i fedeli:tutta l'attenzione deve convergere, accen-trarsi sul protagonista, il Cristo in croce.Il linguaggio pittorico, anche se descritti-vo, non si libera della realtà storica attua-le, per cui Maria è gloriosa nella sede eter-na del Regno.Quando invece vediamo che i colori dellevesti della Madonna sono neri, o bruni, oviolacei, o azzurri cupi con sfumature ros-sastre o violacee, non possiamo dubitaredi tale segno: si adopera in questo caso illinguaggio del lutto, della vedovanza dicui ci parlano le fonti contemporanee del-la lauda popolare, e il pittore o il commit-tente, deliberatamente, vogliono indicareMaria come protagonista d'una devozio-

ne che nasce ai piedi della croce. La provache tale distinzione dei colori sia ragiona-ta e non dipendente da motivi estetici ci éofferta dal fatto che alcuni autori hannoopere in cui la Vergine sotto la Croce oraappare col manto azzurro, ora col mantonero o bruno.Una obiezione tecnica a questa differen-ziazione di colori potrebbe venire dal sa-pere che certi colori si trasformano colpassare degli anni e sotto l'azione di agen-ti atmosferici. Ma ormai è accertato che,per quanto riguarda il nostro caso, l�az-zurrite usata negli affreschi (cieli, vesti,ecc.) si trasforma in malachite rendendoverde (e non nero) quanto all'origine eraazzurro. Il nero, invece, rimane nero, an-che se può leggermente scolorire. Altraobiezione, sempre tecnica, potrebbe spie-gare l'abito bruno che oggi vediamo adalcune Madonne del passato, come fondopreparatorio di un azzurro esistente inorigine alla superficie. Sappiamo infattiche frequentemente si usava preparare al-l'azzurro, dato a tempera, un letto di tintamarrone (morellone). Ma tale spiegazio-ne non regge quando su questo fondo pre-paratorio le tracce del colore caduto nonsono azzurro o la tinta marrone si presen-ta come ultima mano, con sfumature e ve-lature di finito. Quanto abbiamo detto perl'affresco vale in parte anche per la tempe-ra, con la quale si eseguivano le tavole daaltare. Ma da queste osservazioni di ca-rattere tecnico, sarà bene passare a una sin-tetica documentazione iconografica cheserva da esemplare.Duccio di Boninsegna (� 1318). Nell'ope-ra del maggiore e raffinato pittore dellascuola senese, non ci sono testimonianzeper la Madonna in manto di lutto. Tutte lesue Vergini sotto la croce sono vestite dirosso e di azzurro (v. Crocifissione, Deposi-zione, Sepoltura di Cristo nel "retro" dellaMaestà, Museo dell'Opera, Siena). Si puòinvece avere degli esempi di Madonne col

manto bruno: un bruno,marrone causato dalla ca-duta del colore azzurro (v.Madonna in trono con Bam-bino e sei angeli, Kunstmu-seum, Berna; Madonna deiFrancescani, PinacotecaNazionale, Siena).Giotto (� 1337). Ancheper questo sommo artista,sembra che esista una cer-ta ripugnanza, non soloper il colore di lutto, maanche per l'abito vedovilenella Madonna sotto laCroce (v. Crocifissione e IlCompianto di Cristo nellacappella degli Scrovegni aPadova). Eccezione allaregola, per la foggia del

vestire, l'abbiamo nella Madonna del Cro-cifisso di S. Maria Novella a Firenze. Sem-mai, una testimonianza a favore della de-vozione alla Madonna dei dolori si puòriscontrare nella tavoletta dell'Alte Pi-nakothek di Monaco: mentre la Verginesta svenendo sotto la croce, è sorretta dalmanto nero - con riflessi d'azzurro - cheuna pia donna le avvolge intorno alla vita.Il gesto è senz'altro simbolico: l'inizio dellavedovanza di Maria subito dopo - e nonprima - la morte del figlio. È una puntua-lizzazione storica alla quale altri pittorinon faranno caso.Taddeo Gaddi (� 1366). Il discepolo piùfamoso di Giotto è anche il pittore che hauna maggiore documentazione sul nostroargomento. a) Madonna col manto azzurrocupo: nel Trittico dello Staatliche Museumdi Berlino (nei laterali, Nascita di Cristo eCrocifissione); Crocifissione in scene dellaVita di Gesù (tavole quadrilobe) alla Gal-leria dell'Accademia di Firenze. b) Ma-donna con manto a lutto: affresco della De-posizione dalla Croce (manto violaceo) nel-la cappella Bardi in Santa Croce a Firen-ze; nella Crocifissione della sacrestia di San-ta Croce (manto bruno); nella Crocifissio-ne della chiesa d'Ognissanti a Firenze(manto violaceo).Bernardo Daddi (� 1348 c.). Crocifissionenella vetrata della cappella Pucci in SantaCroce: le vesti il manto della Vergine sonodecisamente violacei.L'elencazione potrebbe continuare, ma pernon allontanarsi troppo dal carattere diappunti che hanno queste pagine, basteràtrarre delle logiche conclusioni dagli esem-pi sopra citati riferentesi ad autori cono-sciutissimi della prima metà del sec. XIV.a) Fino al primo trentennio del secolo(Duccio, Giotto) l'iconografia non ha an-cora trovato un linguaggio adatto a cen-trare la Compassio Mariae nella rappresen-tazione del Calvario: l'abito della Madon-na è quello vedovile - se si

Taddeo Gaddi, Trittico, 1334, Berlino StaatlicheMuseen Gamaeldegalerie.

cont. a pag. 3

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eccettua Giotto -, ma il colore delle vestidella Madonna si àncora alla visione del-la realtà gloriosa, attuale della Vergine.b) Con Taddeo Gaddi, e dopo il primotrentennio del secolo, avviene una svolta

determinante:Maria e il suo dolore pres-so la Croce si presentano in veste di luttovedovile; non si tratta di una legge icono-grafica costante per tutte le Crocifissioni,ma di un elemento intenzionale per preci-sare un messaggio ormai ben comprensi-bile dai fedeli. Il racconto storico diventamistico, e nel tema del Cristo in pietà chenasce in questo periodo e nel Vesperbildpoi, e in altri simili temi iconografici delsec. XV, troveremo sempre più spesso ilcolore del lutto nell'abito della Vergine:cfr. T. Gaddi, Gesù che affida la madre sua aGiovanni, Staatliche Museum, Berlino, o.c.: la veste e il manto dello stesso coloretra il nero e l'azzurro ci sembrano un'indi-cazione valida; il Cristo in pietà - metà delsec. XIV - recuperato nella sede di SantaReparata a Firenze: la Vergine ha un man-to nero con riflessi violacei; Cristo in pietà- sec. XIV - frammenti di affresco nel chio-stro dei Voti all�Annunziata di Firenze: laVergine è ricoperta dal mantello nero;Masaccio, la Trinità: ancora il manto trail violaceo e il nero; Angelico, Cristo deri-

Per la Chiesa di Gerusalemme, la data sceltaper la festa della Presentazione fu da princi-pio il 15 febbraio, 40 giorni dopo la nascitadi Gesù, che allora l'Oriente celebrava il 6gennaio, in conformità alla legge ebraica cheimponeva questo spazio di tempo tra la na-scita di un bambino e la purificazione di suamadre. Quando la festa nei secoli VI eVII siestese in Occidente, fu anticipata al 2 feb-braio, perché la nascita di Gesù era celebra-ta al 25 dicembre.A Roma, la presentazione fu unita a unacerimonia penitenziale, che si celebrava incontrapposizione ai riti pagani delle Lustra-zioni. Poco alla volta la festa si appropriòdella processione di penitenza che divenneuna specie di imitazione della Presentazio-ne di Cristo al Tempio. Il papa Sergio I (sec.VIII), di origine orientale, fece tradurre inlatino i canti della festa greca che furonoadottati per la processione romana. Nel se-colo X la Gallia organizzò una solenne be-nedizione delle candele che si usavano inquesta processione; un secolo più tardi siaggiunse l'antifona Lumen ad revelationemcon il cantico di Simeone Nunc dimittis.La Presentazione di Gesù al Tempio non èun mistero gaudioso ma doloroso. Mariapresenta a Dio il figlio Gesù, glielo offre.Ora, ogni offerta è una rinuncia. Comincia ilmistero della sua sofferenza, che raggiun-gerà il culmine ai piedi della Croce. La Cro-ce è la spada che trapasserà la sua anima.Ogni primogenito ebreo era il segno perma-nente e il memoriale quotidiano della libera-zione dalla grande schiavitù: i primogeniti

Presentazione di Gesù al Tempio (2 febbraio)

in Egitto erano stati risparmiati, ma con ilsuo sangue Gesù porterà la nuova e de-finitiva liberazione.Il gesto di Maria che offre si traduce ingesto liturgico in ogni nostra eucaristia.Quando il pane e il vino - frutti della terrae del lavoro - ci vengono ridonati comeCorpo e Sangue di Cristo, anche noi sia-mo nella pace del Signore, poiché con-templiamo la sua salvezza (come, unavolta, il santo vecchio Simeone e la pro-fetessa Anna). Viviamo nell'attesa dellasua venuta.Questa è la festa dell'Incontro con il veroIsraele, i Poveri di Iahvè. Anche noi an-diamo incontro al Bambino Gesù con iceri accesi segno della nostra fede e delnostro amore.

fraGinoM.DaValle, osm

Giotto,Crocifissione, 1325 ca., Monaco diBaviera,Alte Pinakothek.

so della VII cella di S. Marco a Firenze:presenza mistica della Madonna rivestitadi una veste marrone e di un manto cine-reo; G. Bellini, La Pietà del Palazzo Du-cale di Venezia 1.Come conclusione possiamo dire che gliinizi del sec. XIV vedono il nascere di uniconografia della Vergine dei dolori secon-do un tipo di devozione popolare già dif-fusa. Il linguaggio iconografico apportaelementi nuovi a temi storico narrativi giàesistenti: elementi che traducono figura-tivamente espressioni e devozione non an-cora facenti parte del culto liturgico, mavivamente proposte dal sentimento e dal-la pietà dei fedeli, nella lauda e nel teatrosacro» (II - fine).

p. Eugenio M. Casalini, osm

Appunti sul corso d�iconografia mariana anno1970-71 - La Vergine dei Dolori, sec. XIII ...XVII.1 C. Crivelli, �La Pietà� del polittico di S. Emidio,Ascoli Piceno; Ercole de� Roberti, La Pietà dellaGalleriaWalker di Liverpool.

continua da pag. 2 - L�iconografia ...

Jusepe de Ribera, San Simeone con GesùBambino, 1647, Ickworth (Bury Saint Edmunds),

Marquess of Bristol.

«Poichè sappiamo che si offrivano solitamente al Signore uccellipuri, semplici e che gemevano (i quali significano che dobbiamooffrire al nostro Creatore sobrietà, semplicità e compunzionedel cuore), dobbiamo considerare più a fondo che non senzaragione era prescritto che si dovessero offrire due tortore odue piccoli di colomba, l�uno per espiare i peccati e l�altro in

olocausto. Due sono i modi della compunzione con i quali i fedeli immolano sestessi al Signore sull�altare del cuore perché, secondo quanto abbiamo appre-so dalle parole dei padri, l�anima che ha senso di Dio è presa da timore, poi daamore. Prima si scioglie in lacrime, perché ricordando le proprie malvagità temedi soffrire supplizi eterni, e questo è il significato dell�offerta di una delle duetortore o piccoli di colomba per il peccato. Ma [...] dalla presunzione del perdo-no nasce una certa sicurezza e l�anima s�infiamma dell�amore per le gioie cele-sti. Chi prima piangeva per paura di essere condotto al supplizio dopo comin-cia a piangere amaramente, perché è tenuto lontano dal regno, e ciò è signi-ficato dall�olocausto fatto con l�altra tortora o piccolo di colomba».

Beda il Venerabile (� 735).

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Siamo già entrati nell'anno nuovo e chi ha il calendario del2012, avrà notato che il 26 gennaio si celebra la memoria diSan Timoteo, vescovo. Di questo santo non si samolto, peròè rimasto nella memoria e nel cuore della Chiesa per il fattoche era un caro discepolo di San Paolo, il grande missiona-rio, il quale gli scrisse due lettere che fanno parte del NuovoTestamento.Ora nella seconda lettera Paolo fa un'allusione importante auna certa signora Loide, nonna appunto di Timoteo e dicecosì: «Mi ricordo, Timoteo, della tua fede schietta, fede chefu prima nella tua nonna Loide, poi in tua madre Eunice eora, ne sono certo, anche in te». Una fede schietta quindi,che nasce da una sorgente ancora più schietta, quella di unanonna. Peccato che non abbiamo né una foto né un ritratto diquesta Loide, ma cerchiamo di immaginarcela: un viso bellomaun po' grinzoso, incorniciato da dei capelli bianchissimi, e illu-minato da un sorriso di bimba, un po' curva per i tanti anni,alquanto schiva e impacciata nel parlare, ma con due occhiettilucenti che riflettono una fede incrollabile,fede profonda e traboccante che si è river-sata come una cascata prima su sua figliaEunice e poi sul nipotino Timoteo. Chissàquanto se lo sarà coccolato quell'angiolettoe certamente avrà pianto quando è passatoPaolo che se l'è portato via con sé, comecompagno dei suoi viaggi missionari. Maforse in fondo al suo cuore sarà stata anchecontenta, perché così questo bambino sa-rebbe cresciuto accanto a un gigante dellaChiesa come quello, e avrebbe avuto l'occa-sione di passare ad altri quella fede schiettache lei gli aveva trasmesso.Oggi, dopo 2000 anni, abbiamobisogno piùchemai idi nonni e nonne come Loide, ca-paci di contagiare le nuove generazioni conuna fede semplice, schietta e inaffondabileche prepari i nostri ragazzi ad affrontare unmondo come il nostro dove un cristiano osi fa santo o viene spazzato via come pulaal vento. Nelle famiglie moderne, i genito-ri sono presi da mille impegni e con pocotempo da dedicarsi alla crescita dei figli eper questo la presenza dei nonni si fa sempre più indispensabile.Per l'appunto mi è capitato fra le mani un libro dal titolo Cosasarebbe il mondo senza i nonni di Marianna Bentivoglio, lei stessanonna a tempo pieno che descrive alcune delle sue giornate pas-

sate con suoi numerosi nipotini. Questo libro ci fa riscoprire ilruolo prezioso e insostituibile dei nonni che più di qualunquealtro, compresa la baby sitter, possono davvero rappresentareuna soluzione felice ai problemi odierni, per regalare ai più gio-

vani un ambiente familiare sereno e affet-tuoso. Però, attenzione! I bambini di oggisono pieni di domande che ti fanno stupiree i nonni devono essere pronti a dare ri-sposte autentiche ai nipoti su argomenti at-tuali e irrinunciabili, con delicatezza e tra-sparenza: argomenti sull'affettività, sessua-lità, l'uso intelligente dei mezzi di comu-nicazione, il pericolo della pedofilia e tan-ti altri. Al tempo stesso, quell'età dell'in-nocenza è il momento giusto per far sboc-ciare nei piccoli una fede in Dio fiduciosae coinvolgente, affinché possano avere buo-ne radici nel passato, coinvolgimento nelpresente ed essere piccole fiaccole per ilfuturo.Papa Benedetto XVI un giorno disse: «Inonni sono testimoni di unità, di valori fon-danti nella fedeltà di un unico amore, chegenera la fede e la gioia di vivere, quandoil relativismo dilagante sta minando il nu-cleo familiare. I nonni sono un tesoro chenon possiamo strappare alle nuove gene-razioni».

È vero che il nonno generalmente appartiene alla terza età, è unapersona anziana che comincia a perdere le forze fisiche e spessotormentato dagli acciacchi dell'età; al tempo stesso ha il vantag-gio di essere in pensione e libero da tante preoccupazioni, puòquindi trovare ancora delle energie preziose, per dedicarsi aifigli dei suoi figli, e arricchirli con i suoi vecchi ricordi e le sueesperienze interessanti, comprese le sue esperienze religiose, cheli orienteranno verso la direzione giusta. Già l'autore del salmo92 ci offre questa bella riflessione sulle persone anziane, amatedaDio:

I giusti fioriranno come la palma... Nella vecchiaia daranno ancora frutti;saranno vegeti e rigogliosiper annunziare quanto è retto il Signore,mia roccia, in lui non c'è ingiustizia (Salmo 92:13-16).

Chissà: forse l'autore di questo salmo ebbe la fortuna di crescereaccanto a un bravo nonno o una brava nonna, proprio come fu ilcaso di San Timoteo.

p. BenedettoM. Biagioli, osm

I NONNI IERI E OGGI

Quentin Massys, � 1530, Anziani che pregano con il rosario,Roma,GalleriaDoria Pamphilj.

AlessandroAllori detto il Bronzino, part.di Presentazione di Maria al Tempio,

1598, Lucca, SanMartino.

Bernardino Nocchi,Morte di Sant�Anna, 1804, Lucca, San Frediano.

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Un unico manoscritto pergamenaceo delsecolo XIV, conservato presso l'ArchivioGenerale dell'Ordine dei Servi di Maria,riporta il testo di quella che oggi, tra i fra-ti dell'Ordine, viene comunemente deno-minata Legenda de Origine Ordinis fratrumServorum Virginis Mariae. Tuttavia, l'assun-zione del titolo di Legenda de Origine perquesto testo segue un percorso molto par-ticolare, attraverso varie denominazionie citazioni. In questa sede cercheremo diricostruire una parte di questo percorso,partendo dalle prime documentazioni finoalla fine del secolo XVI. Nel prossimonumero, proseguiremo nella ricostruzio-ne per giungere fino ai giorni nostri.Un primo particolare meritevole d'atten-zione è il fatto che questo testo ci sia per-venuto attraverso un solo codice mano-scritto. Per un raffronto, si può notare ri-guardo a san Filippo Benizi, che sono bencinque i codici che riportano il testo dellaLegenda beati Philippi detta anche Vulga-ta, mentre altri due, indicati come Perugi-no e Shieffield, fanno riferimento ad un al-

tro testo, indicato come Legenda patris no-stris beati Philippi.Riguardo al codice con il testo della Le-genda de Origine abbiamo due citazionidocumentarie. La prima è un'annotazio-ne dei quaderni settecenteschi degli Spo-gli del p. Filippo Tozzi (� 1775), posta al-l'anno 1375: Quaderno del principio dell'Or-dine. Sarà la leggenda di fra Pietro da Todi.L'annotazione settecentesca del Tozzi èripresa da un registro trecentesco, di cui ilTozzi specifica le pagine uscita, a 130, mache al momento risulta irreperibile. Tut-tavia la prima parte della citazione riguar-do un quaderno del principio dell'Ordine, siaccorda con un'altra citazione, presentein un Inventarium omnium librorum con-ventus Florentiae fratrum Servorum sancteMarie del 1422. Questo catalogo tra i testiinfra scripti libri sunt in pancha I riporta:Item principium fratrum Servorum sancteMarie cum aliquis sermonibus Francisci deMurrone in assidibus. A queste due cita-zioni viene dunque ricollegato l'unicomanoscritto pervenuto della Legenda deOrigine.Va notato che da entrambe il testo vieneindicato con il titolo di Principio dell'Ordi-ne. Ci si potrebbe chiedere il perché di untale titolo, invece di indicarlo come Le-genda de Origine. Occorre dire che, in ef-fetti, dare un titolo a questo testo non èfacile se lo si considera in sé, oltre al fattodi dover tener conto della presenza di al-meno tre diversi periodi di redazione. L'in-cipit riporta infatti: Introduzione alla Le-genda del Beato Filippo dei Servi della beataVergine Maria. Seguendo poi lo svolgimen-to del testo, al paragrafo 6, l'autore scrivecirca l'intenzione di redigere una biografiapossibilmente completa del beato Filippo ag-giungendo più avanti di aver ordinato lavita del Beato in quindici capitoli: così essa èaccessibile a chi desidera conoscerla, e chiun-que vuole alla sua luce perfezionarsi spiritual-mente può celermente trovare quello che desi-dera. Tuttavia scorrendo il testo l'intentoredazionale non sembra realizzarsi. An-dando verso la fine il redattore, al para-grafo 61, dopo aver narrato sommaria-mente dell'elezione di Filippo a priore ge-nerale dell'Ordine, scrive: l'elezione del be-ato Filippo, la conferma e la durata del suogoverno e il tempo del suo passaggio al Signo-re verranno subito illustrati, se così vuole laNostra Signora, nella legenda che con l'aiutodi Dio desideriamo redigere. Proposito an-cora una volta non mantenuto, in quantoil testo si chiude, con un explicit che diceTermina qui la «Legenda» dell'origine dell'Or-dine dei frati Servi della Vergine Maria. Ren-diamo grazie a Dio. Amen. Quest'ultima an-notazione, da cui si riprende il titolo at-tuale di Legenda de Origine, appare un�ag-

«Quaderno del principio dell�Ordine» - citazioni e annotazioni della

Legenda de Origine lungo i secoli - 1

giunta del copista trecentesco. Di conse-guenza se ne ricava così un testo incom-piuto nell'intento di presentare la vita diFilippo, della quale sono presenti diversiaccenni alla sua figura, ma pochi sostan-zialmente riconducibili all'identificazio-ne di un profilo biografico. Da qui, pro-babilmente, si attua da parte del copistauna sostanziale riconversione del testo infunzione delle origini dell'Ordine con l'ag-giunta dell'explicit sopra detto.Ora può apparire utile notare quale consi-derazione godesse il testo della Legendade Origine, presso autori successivi. Si no-terà infatti una certa difficoltà nel riferirsiad esso direttamente, forse a motivo di un�incompiutezza di fondo.Il primo a utilizzare questo testo è fra Pa-olo Attavanti (� 1499) nel suo Dialogus deOrigine Ordinis Servorum ad Petrum Cosmae(1465). In questo testo, presentato sottoforma di un immaginario dialogo tra Pie-ro di Cosimo de� Medici e fra MarianoSalvini, si ritrova un passaggio molto ar-ticolato in merito alla figura del beato

Alessio, ultimo ad essere presentato tra isette fondatori dell'Ordine. Alla doman-da di Piero di Cosimo de� Medici circa lasua longevità, l'interlocutore fra MarianoSalvini risponde: Perché potesse raccontare,o Piero, l'origine dell'Ordine e la vita dei com-pagni a chi le avrebbe poi messe per iscritto, inmodo da non perdere la memoria di così gran-de evento. Il riferimento ad un autore e adun testo appare vago. Tuttavia l'Attavantiha conoscenza del testo cui si riferisce, inquanto a proposito di Alessio riporta fe-delmente i passi contenuti nel capitolo Vdella Legenda de Origine.Nel secolo XVI tocca a fra Michele Poc-cianti (� 1576) riutilizzare i dati prove-nienti dalla Legenda all'interno del suoChronicon� (1567). Ancora una volta ilpunto di riferimento privilegiato è in me-rito a Alessio. All'anno 1310, narrandodel beato Alessio, il Poccianti cita nel te-sto come sue fonti qui prima Religionis tem-pora descripsit e l'Attavanti. Ancora un ri-ferimento vago che tuttavia risponde altesto pervenutoci della Legenda.(1. continua)

fra Emanuele M. Cattarossi, osm

Legenda de Origine, ms., sec. XIV, Roma,Archivio Generale OSM; in basso, part.:capolettera e stemma a timbro del conven-

to della SS.Annunziata).

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(Anton) FrancescoAiolli fu un musicistache visse a cavallo frail XVI e il XVII seco-lo e operò sia in Italiache in Francia, dove ilsuo nome venne pro-gressivamente modifi-cato in varie maniere:Layolle, dell'Aiolle,dell'Aiolli o addirittu-ra dell'Aiuola ed è sot-to l'una o l'altra deno-minazione che si tro-va nelle enciclopediespecializzate. L'Aiolliaccettò tali storpiatu-re, ma sulle partitureche mandò alle stam-pe fece seguire la defi-

nizione Horganista fiorentino. Fu forse per questa moltiplicità dinomi che i vari studiosi che si cimentarono nel tracciarne labiografia ipotizzarono varie date di nascita frutto di supposizio-ni basate sulla cronologia delle sue opere, arrivando addiritturaad immaginare due musicisti con l'identico nome, ma vissuti adecenni di distanza.In realtà, come certificano i registri del Battistero di Firenze,Francesco di Agnolo di Pero Aiolli nacque a Firenze, nel popo-lo di San Pier Maggiore, il 4 marzo 1492 (1491 secondo l'usofiorentino):

Terminò la sua vita nel 1540 a Lione, dove era stato chiamatodalla numerosa comunità fiorentina del luogo, fuoriuscita dopola fallita rivolta antimedicea del 1521, a ricoprire il ruolo diorganista e compositore nella loro chiesa, denominata NotreDame de Confort.

Il ritratto di Francesco Aiolli del Pontormo

All'età di 13 anni venne ammesso a far parte della Cappella Mu-sicale della SS. Annunziata, come attesta la registrazione nellibro delle entrate e delle uscite del Convento:

11 Novembre 1505: A Francesco dellaiole che chanta le laude lire seisoldi 18 sono per suo salario 1.

Alla SS. Annunziata potè beneficiare degli insegnamenti di Bar-tolomeo degli Organi, di cui in seguito sposò la cognata, Madda-lena Arrighi. Erano gli anni nei quali la Cappella Musicale dellaSS. Annunziata rappresentava l'eccellenza in fatto di esecuzionimusicali, sia tradizionali che nella nuova interpretazione dovu-ta all'apporto dei numerosi musici fiamminghi, che da quasi tredecenni erano stati ingaggiati dall'illuminato priore Antonio Ala-banti.Nel corso delle sue frequentazioni presso la SS. Annunziata,l'Aiolli strinse amicizia con Andrea del Sarto che lo volle ritrar-re nella lunetta del Chiostro dei Voti, che rappresenta l'Adorazio-ne dei Magi, accanto a se stesso e al Sansovino.Sempre all�Annunziata, frequentò anche il Pontormo. Anchequesto pittore volle ritrarlo in un quadro che si trova agli Uffizi,dove risulta pervenuto dalla raccolta del Cardinale Leopoldode' Medici, l'inventario della cui galleria dei quadri così descri-ve:

[2143] 70 M. Un quadro in tavola alto b. 1 1/2 largo b. 1 1/8, dipin-tovi un ritratto dell'Aiele musico di mezz'età a sedere, che tiene inmano un libro di musica, vestito di nero senza collare, mano d'Andreadel Sarto, adornamento dorato e intagliato in parte n. 1 2 .

L'inventario fu stilato nel1675 e a quell'epoca An-drea del Sarto era moltopiù celebre del Pontormo.Questo può giustificarel'errore di attribuzione,ma gli studiosi ancora di-battono su chi fosse real-mente l'autore del dipin-to.Una annotazione nellavacchetta del Segretariodei Padri Discreti dellaSS. Annunziata ci illumi-na sia sul nome del pitto-re sia sull'originario pro-prietario del dipinto:

7 Maggio 1634.

Il Cardinale de' Medici nel-l'ingresso di casa nostra si eraaperto e detto che ricevereb-be per favore dei Padri lo vo-

lessero compiacere di fargli il dono di una testa in un quadro che alpresente si trova in camera dell'istesso P. Priore promettendo in cambiodi detto quadro, fare qualche amorevolezza alla nostra Chiesa. Il sud-detto quadro è un ritratto antico fatto per un certo musico chiamatoAiolle e questo si è poi detto che sia mano di Jacopo da Pontormo ilqual ritratto si ritrova nella camera del R. P. M. Lorenzo Piccioli.

I Padri intendendo il desiderio dell'Emin.mo Sig. Cardinale volentiericondiscesero alle sue voglie e per partito glielo donorno e furno i votitutti favorevoli 3.

Paolo Piccardi

Note.1 Archivio di Stato di Firenze, Corp. Rel. Soppresse, 119, 703.2 Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba 826, Eredità Cardinale Leo-poldo, c. 58v.3 Archivio di Stato di Firenze, Corp. Rel. Soppresse, 119, 25 c. 52r.

Per commemorare il 500° della nascita di Giorgio Va-sari (Arezzo, 30 luglio 1511 � Firenze, 27 giugno 1574)le Poste Italiane hanno emesso dal luglio 2011 una car-tolina commemorativa e un francobollo sopra i quali èriportato parte dell�affresco della cappella dei Pittori dellaSS. Annunziata: San Luca dipinge la Vergine.

A. Del Sarto, part. dell�Adorazionedei Magi con il ritratto dell�Aiolle,doc. 1511, Firenze, Chiostro deiVoti

della SS.Annunziata.

Iacopo Pontormo, � 1557, Ritrattodell�Aiolle, Firenze, Galleria degli Uffizi.

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Eterno Lume, in cui si vede, e intendedal basso ingegno la suprema altezzadel gran Fattor, la cui somma grandezzanon cape ilMondo, e quanto il Ciel s�esten-de,vivace Amor, da cui sì lieta scendela fiamma tua, ch�ogn�altra in lei si sprezza;e ognor s�accende in sua propria bellezza,ove il ben sempiterno si comprende.S�el primo alto principio in te diffusetal potestà, sgombra la nube densa,con che il nemico mio il veder confuse:guida al vero camin de la via immensal�almamisera errante, e fa, che s�usea seguirti, e a mirar tua luce intensa.

COSTANZAD�AVALOS (I metà sec.XVI - Napoli 1575 ca.), moglie di Alfonso

II Piccolomini duca d�Amalfi.

Da L�istoria della Volgar poesia, del can. Giovan-niMarioCrescimbeni,Venezia, 1730, II, p. 400.

Eterno Lume

Una pergamena conservata nel Diplomati-co SS. Annunziata dell�Archivio di Statodi Firenze contiene una lettera scritta da-gli associati della confraternita della Ver-gine dell�Ordine dei Servi di Maria di Sie-na e indirizzata ai confratelli omologhi diFirenze. Parla di una compartecipazionedi beni spirituali ed è stata redatta nel chio-stro del convento senese il 23 marzo 1291,come correttamente, a parere nostro, ri-porta la classificazione dell�Archivio diStato, o 1292 secondo altri scritti 1. Danotare la data poco prima della festa del25 marzo, l�Annunciazione di Maria.Oltre al valore storico, la lettera ha un in-teresse religioso per certe espressioni af-fettive che ci illuminano sulle relazionitra le due società e su un modo di pensareche si può dire vicino allo spirito fraternodei Servi delle origini.La lettera dunque si rivolge agli associatifiorentini che sono detti «fratelli carissi-mi in Cristo i più teneramente amorevo-li» 2. I mittenti si firmano con la formula:« la grazia e la gloria divina cum salute» 3.Poi i confratelli senesi dichiarano di rice-vere «graditamente e con sincerità»4 le let-tere della nostra fraternità inviate di re-cente, delle quali osservano «il caro senti-mento (desiderio) del nostro amore, chedimostraste con tenerezza e portate invoi», spiegando già così il perchè dellacompartecipazione dei beni. E continua-no, considerando sempre gli associati fio-rentini: «voi come fratelli carissimi in Cri-sto e infiammati con fervore di carità in-ternamente, in tutte le cose, sia in vita chein morte, su tutti i suffragi e i beni della

«LA BUONA DISPOSIZIONE DI CARITÀ» NELLE CONFRATERNITEDELLA VERGINE DEI SERVI DI MARIA DI FIRENZE E DI SIENA NEL 1291

Giovanni Battista Stefaneschi (1582-1659),San Bonfiglio Monaldi, S. Eremo di

Montesenario.

vostra società - che avete scelto di riceve-re - dei quali fate tuttavia noi partecipi econsorti ...».I beni condivisi erano «laudi, orazioni,elemosine, indulgenze e altri beni che sonorealizzati tramite voi» e che - si prosegue -«saranno dono di Dio nel futuro, e dai qualisiamo confortati in Dio e con interne con-solazioni spirituali».I confratelli senesi aggiungono che «senzadubbio ritengono utili i meriti e le operedelle virtù delle strade» (cioè dei viaggiche si fanno per necessità o per devozio-ne). Lo scopo: «realizzare e conferire lasalvezza» ... «affinché possiamo essere ingrado di pervenire misericordiosamentealla visione eterna» 5.Andando avanti nella lettera, continuanole manifestazioni di affetto e anche d�inse-gnamento: ... «con desiderio di volontà econ buona disposizione di carità, sapendoche siamo tenuti verso di voi ad un ugualeaffetto» 6, ripetendo l�elenco dei beni spi-rituali e aggiungendovi quelli «dei digiu-ni, itinerari, pellegrinaggi e dei beni di tut-ta la devozione che facciamo o che saràfatta dai successori nel corso del procede-re della grazia divina» 7.La sorprendente lettera termina: «Così èstabilito nei nostri cuori, e amiamo affin-ché una fede sola ci congiunga nell�amorein Cristo per questo tempo, dovunque, fin-ché viviamo con la partecipazione deibeni e eternamente si possegga dello stes-so padre nella gloria della dolcezza spiri-tuale e con la gioia tramite la grazia dellasua misericordia» 8 .

Paola Ircani Menichini

Note. 1 v. A.S.F, Diplomatico SS. Annunziata diFirenze, 23marzo 1291. La pergamena è visibi-le su Internet, dal sito dell�Archivio di Statonell�apposito link. Ha scritto su questo atto F.A. Dal Pino, Madonna Santa Maria..., Roma1968, p. 58, nota 145 (non trascrive le parti cheriportiamo in questo articolo); Ibidem, I FratiServi di Maria ..., Lovanio 1972, II, doc. 33, p.167: l�autore lo colloca al 1292prendendo comebase non la data ma l�indizione (quinta).2 ... fratribus inChristo karissimi tenerrimediligendis.3 ... divinam gratiam et gloriam cum salute.4Acceptabiliter et animi cum sinceritate ...5 ... animadvertentes explicitis karumnostre dilectio-nis affectum quem [...] nos cum teneritudine dimon-strastis et geritis in eo videlicet q. vos veluti fratres inChristo karissimi et accensi karitatis interne fervori-bus res omnis et singulis tam in vita quam inmorte adcuncta vestre sotietatis suffragia atque bona reciperevoluisti facientes nichilominusnos participes et consor-tes laudumorationumelemosinarumindulgentiarumac ceterorum bonorum que fiunt per vos et fient inposterum dante deo [�] sumus in domino et interneconsolationis spiritualibus confortati. Indubitabiliteroppinantes virtutumviarummerita et opera laudabi-lium societatumnobis ad salutemperficere et conferreut una [...] ad eterne visionis contuitum perveniremisericorditer valeamus.6 ... voluntatis et karitatis benevolentia cognoscentesnos teneri erga vos ad affecionis similis ...7 ... et insuper ieuniorum itinerum peregrinationumac bonorum omniumpietatis que facimus aut nostrisa successoribus per cursus temporibus erunt divinagratia processura.8Sic enim nostris sedet in cordis, et amamus ut quosuna fides una q. dilectio inChristo temporaliter iungithinc et inde dumvivimus bonorumpartecipatione [...]eiusdem patris in gloria dulcedinis spiritualis et gau-diis per suemisericordie gratiameternaliter potiamur.

Giovanni di Bartolomeo Cristiani,Disci-plinato che prega la Madonna, part. diAnnunciazione (1396-1398), Pistoia, SS.

Annunziata, Oratorio dei Rossi.

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INCONTRI.

Liturgia delle ore. Dal Lunedì al venerdì,ore 7,30: Canto delle Lodi (coro); ore 18:S.Messa, ore 18,30 Vespri - il venerdì, dopola S. Messa, al posto dei Vespri viene canta-ta la Benedetta all�altare della Madonna - ilsabato i Vespri sono alle 17,30; la domeni-ca, ore 8: Canto delle Lodi (coro), ore17,30: Vespri (all�altare della Madonna);ore 18: S. Messa.

Il 12 del mese, ore 16: CommemorazionediMaria Valtorta e di sr. Francesca Neroz-zi, Capp. del Capitolo.

Il 13 del mese (o in date vicine), ore 15,30:S. Rosario, S. Messa e Consacrazione alCuore Immacolato diMaria delMovimen-to Sacerdotale Mariano.

Il 23 di ogni mese, ore 16,30: Benedizionedei Bambini, Capp. di S. Filippo.

Tutti i mercoledì, ore 18,30: Lectio divina(catechesi degli adulti) in convento (vange-lo di Marco).

Secondo giovedì del mese, ore 17: incontrocon ilMovimento delle Vedove.

Terzo giovedì del mese, ore 10: S. Messadelle Mamme.

Tutti i Venerdì, ore 18: Concelebrazionedella Comunità religiosa.

Primo sabato del mese, ore 16: RiunioneTerz�Ordine Servitano (O.S.S.M.).

Terzo sabato del mese, ore 16,30: S. Messadell�Associazione Figli in cielo, Capp. deiPittori (don Dante Carolla).

LaDomenica, SS.Messe: ore 7 - 8,30 - 10 -11,30 - 13 - 18 - 21 (il ricavato è devoluto aipoveri); ore 10,30Capp. dei Pittori:S.Messain inglese - English Mass.

Dal 9 gennaio fino ad aprile, ore 21, corsodi preparazione al matrimonio anno pasto-rale 2011-2012 (gli incontri saranno setti-manali).

Con approvazione ecclesiastica

Direttore responsabile: Alberto CeragioliRedazione: L. Crociani, I. Da ValleCaporedattore: P. Ircani MenichiniRegistrato al Tribunale di Firenze n. 2926 del 4-4-1981Via C. Battisti, 6 - Firenze - Tel. 055/266181 - fax 0552661894

Stabilimento Grafico Commerciale - FirenzeFAI UN DONO al periodico sul C.C.P. n° 67862664 intestato a �Pro-vincia Toscana Servi di Maria�, via C. Battisti, 6 - 50122 Firenze

22 ottobre, ore 15,30-18,30: inizia-no gli incontri base per ministri stra-ordinari della Comunione; altre date:29 ottobre; 5 novembre (stesso ora-rio); 12 novembre, ore 9,30-12.

3 novembre, inaugurazione del re-stauro del crocifisso del Giambolognae della Madonna del Sacco (v. p. 1).

25 novembre, ore 17,30, per l�Av-vento mariano, conferenza La verabeatitudine, rel. Francesco Carensi.

26 novembre, ore 11, ordinazionediaconale di fra Francesco M. Scor-rano con l�imposizione delle mani ela preghiera di ordinazione di S. E.mons. Claudio Maniago ausiliaredell�arcidiocesi di Firenze.26 novembre, 15,30, cappella di SanLuca, ritiro in preparazione dell�Av-vento, condotto da S. E. il card. Sil-vano Piovanelli. Al termine la cenainsieme e la partecipazione alla ve-glia di Avvento in cattedrale.

26 novembre, ore 18, S. Messa del-l�Adesione annuale dell�Azione Cat-tolica presieduta da S. E. mons.Claudio Maniago.

2 dicembre, ore 17,30, per l�Avventomariano, conferenza La fatica del cam-mino, rel. Serena Noceti.

3 dicembre, ore 21, Concerto d�or-gano del m. Simone Stella sull�or-gano di Domenico di Lorenzo conmusiche di Pasquini, Byrd e altri.5-6-7 dicembre, triduo in preparazio-ne alla solennità dell�ImmacolataConcezione con il S. Rosario delle17,20 guidato dalle Novizie Mantel-late OSM e la S. Messa delle 18 cele-brata dal p. Lamberto M. Crociani.

8 dicembre, per la solennità, la S.Messa delle 11,30 è stata animatadal Coro della SS. Annunziata. Duran-te la S. Messa delle 15, presiedutada p. Sergio M. Ziliani priore pro-vinciale, ha avuto luogo la profes-sione temporanea delle suore M.Elena Sarellano Alvarado,M. Gua-dalupe Arellano Munoz,M. Magda-lena Gamino Esquivel e Rosalia

Cronaca delSantuario

Parrocchia (p. Lamberto M. Crociani), in-formazioni: lun., merc., ven. 17,30-18,30.Coro della SS. Annunziata (dir. p. AlbertoM. Ceragioli), prove il giovedì ai Sette San-ti, ore 21 (tel. 055 578001).Piccolo Coro Melograno (dir. m.° LauraBartoli), tel. 347 6115556.

Ontiveros Loera della Congregazio-ne delle Mantellate Serve di Maria.9 dicembre, ore 17,30, per l�Avventomariano, conferenza Meditare percomprendere, rel.Marcello Marino.

15 dicembre, ore 17,30, inizio dellaNovena di Natale, riflessioni condot-te da fra Francesco M. Scorrano.

16 dicembre, ore 17,30, per l�Avven-to mariano, conferenza Maria, tradomande e dubbi di fede nei Padri, rel.Elena Giannarelli.

17 dicembre, Ritiro e Sacrificio delleFraternità OSSM di Toscana in pre-parazione al Natale, condotti da fraFrancesco M. Scorrano; è seguito ilpranzo in convento.17-18 dicembre, vendita a offerta di

piante e fiori a favore delle opere be-nefiche della Parrocchia.

18 dicembre, Cappella di San Luca,S. Messa di Natale della Delegazio-ne toscana del Sacro Ordine Costan-tiniano di San Giorgio.

19 dicem-bre, ore15,30, S.Messa insuffragio diBenedettoAnnigoni, fi-glio dell�arti-sta Pietro (�

1988), promotore per tutta la vitadell�opera del padre, deceduto il 16dicembre a 72 anni. Ha celebrato S.E. il card. Silvano Piovanelli.

23 dicembre, ore 21, Concerto deibambini del Piccolo Coro Melograno.23-24 dicembre, ore 23, consuetoCanto della Vigilia e S. Messa di Na-tale celebrata dal p. provinciale Ser-gio M. Ziliani, con l�animazione delcoro del p. Alessandro M. Greco. Èseguito un momento conviviale.

L�ordinazione diaconale di fra Francesco.

La professione delle suore.

Hanno collaborato p. Aurelio M. Mar-rone, osm e Matteo Moschini - fotodi fra Franco M. Di Matteo, osm.