La salute dell’uomo non può prescindere da quella dell ......ni del reddito rispetto al 70 per...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 209 (48.533) Città del Vaticano domenica 13 settembre 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!}!=!%! Incontrando le Comunità Laudato si’ il Pontefice auspica che ecologia ed equità procedano di pari passo La salute dell’uomo non può prescindere da quella dell’ambiente «Anche la pandemia lo ha dimostra- to: la salute dell’uomo non può pre- scindere da quella dell’ambiente in cui vive». Lo ha ribadito il Papa du- rante l’udienza ai partecipanti all’in- contro delle Comunità Laudato si’, ricevuti nell’Aula Paolo VI sabato mattina, 12 settembre. Elogiando gli sforzi del movimento — ideato ad Amatrice da monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, e Carlo Petrini, presidente di Slow Food — che pone «come centro propulsore di ogni iniziativa l’ecologia integrale proposta» dalla sua enciclica, il Pontefice ha rimarcato come «l’incu- ria del creato e le ingiustizie sociali» si influenzino a vicenda, al punto che «non c’è ecologia senza equità e non c’è equità senza ecologia». Nel mettere in luce che la salva- guardia della casa comune «è un compito che riguarda tutti, special- mente i responsabili delle nazioni e delle attività produttive», il vescovo di Roma ha auspicato una «volontà reale di affrontare alla radice le cau- se degli sconvolgimenti climatici in atto», visto che — ha ammonito — «non bastano impegni generici e non si può guardare solo al consen- so immediato dei propri elettori o fi- nanziatori». Al contrario, bisogna «guardare lontano, altrimenti la sto- ria non perdonerà. Serve lavorare oggi per il domani di tutti. I giovani e i poveri ce ne chiederanno conto». Commentando poi «due paro- le-chiave dell’ecologia integrale: contemplazione e compassione», il Papa riguardo alla prima ha spiega- to che «la natura non viene più am- mirata, contemplata, ma “divorata”. Siamo diventati voraci, dipendenti dal profitto e dai risultati subito e a tutti i costi. Lo sguardo sulla realtà è sempre più rapido, distratto, su- perficiale, mentre in poco tempo si bruciano le notizie e le foreste». In- somma, le donne e gli uomini di og- gi sono «malati di consumo», si af- fannano «per l’ultima “app”, ma non sanno più i nomi dei vicini», né sanno «distinguere un albero da un altro». Ecco allora l’invito a «rega- larsi tempo per fare silenzio, per pregare», a «liberarsi dalla prigionia del cellulare, per guardare negli oc- chi chi abbiamo accanto e il creato». E poiché «chi sa contemplare non sta con le mani in mano, ma si dà da fare concretamente», ecco dun- que il secondo termine approfondito dal Papa, quella «compassione» — che «è il frutto della contemplazio- ne» — definita con immagine effica- ce «il vaccino migliore contro l’epi- demia dell’indifferenza». Quest’ulti- ma, ha aggiunto con un’espressione da lui definita «un po’ volgare», si concretizza in «quel menefreghismo che entra nel cuore, nella mentalità, e che finisce con un “che si arran- gi”». Dunque — ha chiarito il Pon- tefice — «avere compassione è una scelta»: significa «scegliere di non avere alcun nemico per vedere in ciascuno il mio prossimo». Ma ciò «non vuol dire diventare molli e smettere di lottare. Anzi, chi ha compassione entra in una dura lotta quotidiana contro lo scarto degli al- tri e lo spreco delle cose», ha avver- tito citando in proposito uno studio della Fao secondo cui «nei Paesi in- dustrializzati, vengono buttate via più di un miliardo di tonnellate di cibo commestibile». PAGINA 8 Colpiti soprattutto i bambini nelle aree più povere del mondo Il virus aumenta le disuguaglianze GINEVRA, 12. A sei mesi dalla di- chiarazione di pandemia da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), è «catastrofico» l’im- patto del coronavirus sui bambini nelle aree più povere del mondo. In un rapporto, le organizzazioni umanitarie internazionali hanno in- fatti indicato che in queste zone, nel 2020, ci saranno 117 milioni di minori a rischio povertà, dieci mi- lioni di bambini potrebbero non tornare mai più a scuola e ottanta milioni rischiano di non potere ac- cedere ai vaccini essenziali. Lo studio, basato su una vasta indagine globale condotta in 37 Paesi, evidenzia, tra l’altro, un au- mento delle disuguaglianze e del gender gap, oltre ad un raddoppio delle violenze domestiche. Secondo il rapporto, 3 famiglie su 4 nel mondo hanno dichiarato di avere perso parte del proprio reddi- to, 2 su 3 non riescono a sfamare adeguatamente i propri figli e 9 su 10 non possono accedere alle cure mediche. Ad essere più colpiti sono soprattutto i nuclei già in povertà prima della pandemia: tra questi l’82 per cento ha subito diminuzio- ni del reddito rispetto al 70 per cento delle famiglie non povere. Molto pesanti le conseguenze an- che sul fronte dell’educazione, con ben 8 bambini su dieci che, con la chiusura delle scuole, hanno inter- rotto del tutto ogni forma di ap- prendimento. E solo meno dell’1 per cento dei minori più poveri ha accesso a internet e alla didattica a distanza. Bambine e bambini privati della possibilità di studiare e sempre più esposti al rischio di subire violenze, anche in casa, e di essere costretti ad andare a lavorare per aiutare le famiglie. Una condizione, indica lo studio, che incrementa ancora di più i gender gap, facendo pagare il prezzo più alto alle ragazze e alle bambine, che con la pandemia han- no dovuto occuparsi sempre più delle faccende domestiche (nel 63 per cento dei casi, contro il 43 per cento per i maschi), rinunciando così allo studio e rischiando di do- versi sposare prematuramente spes- so con uomini molto più grandi di loro. Per manifestare la vicinanza del Papa L’a rc i v e s c o v o Gallagher in Bielorussia Postumano troppo postumano Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti Celebrazione della liturgia durante e dopo la pandemia PAGINA 7 In vista della riapertura delle scuole SANDRA GESUALDI , MICHELE CORTINOVIS E ROSARIO SALAMONE A PAGINA 4 Dante e i Papi L’enciclica «In praeclara» di Benedetto XV GABRIELLA M. DI PAOLA DOLLORENZO A PAGINA 5 ALLINTERNO Venerdì 11 settembre il segretario per i Rapporti con gli Stati, arcivescovo Paul Richard Gallagher, si è recato nella Repubblica di Bielorussia per manifestare l’attenzione e la vicinan- za del Santo Padre alla Chiesa cat- tolica e all’intero Paese. Il program- ma prevede incontri con le autorità civili e i responsabili della Chiesa cattolica. Per stabilire piene relazioni diplomatiche Intesa tra Israele e Bahrein PUNTI DI RESISTENZA Una 007 indiana contro Hitler GABRIELE NICOLÒ A PAGINA 5 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: l’Eminentissmo Cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi; Sua Eccellenza Monsignor Jean-Cripin Kimbeni Ki Kanda, Vescovo titolare eletto di Dragonara, Ausiliare di Kinshasa (Repubblica Demo- cratica del Congo), con i Fa- miliari. Provviste di Chiese Il Santo Padre ha nomina- to Vescovo di Bougainville (Papua Nuova Guinea) Sua Eccellenza Monsignor Da- riusz Piotr Kałuża, M.S.F ., fi- nora Vescovo di Goroka. Il Santo Padre ha nomina- to Vescovo di Querétaro (Messico) Sua Eccellenza Monsignor Fidencio López Plaza, finora Vescovo di San Andrés Tuxtla. Udienza ai famigliari delle vittime della tragedia di Corinaldo Non ci sono aggettivi per la morte di un figlio PAGINA 8 OSPEDALE DA CAMPO Progetto in Mozambico L’apicoltura per combattere fame e siccità ENRICO CASALE A PAGINA 6 Appello dell’Unicef dopo l’incendio sull’isola di Lesbo Per i piccoli di Moria TEL AVIV, 12. Ventinove giorni dopo l’annuncio dell’intesa con gli Emira- ti Arabi Uniti, il governo di Israele ha comunicato ieri che è stato rag- giunto un importante accordo con il Bahrein per normalizzare i rapporti e stabilire piene relazioni diplomati- che. In un videomessaggio alla Nazio- ne, il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha detto: «Sono emozionato nell’informarvi che abbiamo raggiunto un accordo di pace con un altro Stato arabo, il Bahrein». Dopo Egitto, Giordania ed Emirati Arabi Uniti, il Bahrein è il quarto Stato arabo, a stipulare in- tese con Israele. «È una nuova era di pace», ha precisato Netanyahu nel suo mes- saggio. «La pace in cambio della pace. L’economia in cambio dell’economia», ha aggiunto. La firma di quello che viene chia- mato l’“Accordo di Abramo”, e che sancisce le relazioni tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti, avrà luogo a Washington il 15 settembre prossi- mo. «Un’altra nuova svolta stori- ca», ha scritto su Twitter il presi- dente degli Stati Uniti, D onald Trump. «La sabbia — ha aggiunto — è stata piena di sangue e ora vedrete che molta di quella sabbia sarà pie- na di pace». In un comunicato congiunto dif- fuso a Washington, Stati Uniti, Israele e Bahrein hanno assicurato che le parti continueranno nei loro sforzi per raggiungere una soluzio- ne giusta, onnicomprensiva e stabile del conflitto israelo-palestinese, nell’intento di assicurare al popolo palestinese la piena realizzazione delle proprie potenzialità. Soddisfazione è stata espressa dal presidente dell’Egitto, Abdel-Fattah al-Sisi. «Un passo importante e sto- rico», ha commentato il capo dello Stato. L’Egitto è stato il primo pae- se arabo, nel 1979, a firmare un ac- cordo di pace con Israele. BRUXELLES, 12. È sempre più diffi- cile la situazione dei migranti sull’isola di Lesbo dopo il terribile incendio che ha devastato nei gior- ni scorsi il campo profughi di Mo- ria, lasciando migliaia di persone all’addiaccio. L’Unicef ha lanciato un appello di raccolta fondi di 1,17 milioni di dollari, per rispondere ai bisogni immediati e a quelli di lungo ter- mine di quattromila bambini e del- le loro famiglie. Il campo, che ospitava circa dodicimila rifugiati e richiedenti asilo, è stato gravemen- te danneggiato, costringendoli a cercare riparo altrove. L’Unicef ha inoltre già avviato le misure per trasformare il proprio Centro per il sostegno dei bambini e delle famiglie a Lesbo — Tapuat in un rifugio d’emergenza, in modo da fornire riparo tempora- neo alle persone più vulnerabili, fra cui bambini, donne in stato di gravidanza, madri sole, fino a che non sarà identificata una sistema- zione appropriata. L’Unicef insieme con i partner sul campo — tra cui l’Unhcr, l’O im e diversi operatori umanitari — sta distribuendo aiuti di emergenza, come tende e alimenti. «Ora più che mai è importante essere vicini a questi bambini e famiglie che af- frontano la duplice sfida di essere rimasti senza casa in un momento di pandemia globale, durante il quale abbiamo imparato quanto sia fondamentale avere un rifugio si- curo e adeguato» ha dichiarato il presidente dell’Unicef Italia. Dopo aver passato la quarta not- te all’addiaccio è esplosa la rabbia fra i profughi. Centinaia di richie- denti asilo hanno manifestato per chiedere una sistemazione. La poli- zia greca ha usato gas lacrimogeni contro i migranti, che a loro volta stavano lanciando sassi contro gli agenti. L’Ue si è detta pronta a finan- ziare la costruzione di un nuovo campo a Lesbo. Quello di Moria, il principale in Grecia e notoria- mente sovraffollato, spesso ospita- va oltre il quadruplo delle persone previste, alimentando così il mal- contento dei residenti dell’isola, che si oppongono alla costruzione di una nuova struttura. di PAOLO BENANTI A llo sviluppo delle macchine, che abbiamo visto irrompere in questo cambio d’epoca, corrisponde anche una nuova visione della vita: il pensiero postumano. Per poter comprendere cosa comporta questa nuova stagione della tecni- ca dobbiamo iniziare ad analizzare la corrispon- dente inedita comprensione dell’uomo. Come ogni fenomeno culturale il postumanesi- mo, prima ancora di riconoscersi come tale, si è costituito attorno a diversi circoli di pensiero e al- tre avanguardie. Oggi il postumanesimo ha un lar- go impatto nel panorama scientifico e culturale contemporaneo ma ancora resiste a una definizio- ne comune. Inoltre la retorica postumana condivi- de molti aspetti e di fatto dipende dal discorso postmoderno, senza costituirne un sinonimo. Il movimento postumano prende lentamente for- ma a partire dalla seconda metà del secolo scorso. Alcuni studiosi suggeriscono di guardare al 1982 come data in cui il movimento si inizia a costitui- re attorno ad alcune idee-chiave. Il motivo di questa scelta è legato a un articolo pubblicato dal popolare settimanale «Time» che, all’epoca, susci- tò grande scalpore nell’opinione pubblica mo- strando un mutamento ormai compiutosi nella so- cietà occidentale. Il «Time», come è noto, è un periodico statunitense che dedica la prima coper- tina di ogni nuova annata alla persona più in- fluente dell’anno appena trascorso alla quale vie- ne attribuito il titolo di Man of the Year . Nel 1983 la rivista nordamerica- na, proseguendo una tradizione lun- ga oltre cinquanta anni, indica così le qualità che contraddistinguono il vincitore del 1982: è giovane, affida- bile, silenzioso, pulito e intelligente; è bravo con i numeri e insegnerà o intratterrà i bambini senza un lamen- to. Il «Time» non si riferiva però a un essere umano ma a un computer e nell’editoria- le che accompagnava la proclamazione del vinci- tore, Otto Friedrich fa notare che, nonostante molti uomini avessero potuto essere eletti a rap- presentare il 1982, nessuno era in grado di simbo- lizzare l’anno appena trascorso quanto un elabo- ratore elettronico. Leggendo le lettere di risposta dei lettori che seguirono la scelta del «Time» ci sembra di poter indicare in questo evento un simbolo di quanto il postumanesimo avrebbe proposto da lì a poco, il fatto cioè che questa volta l’umanità sembrava aver fallito l’impresa di lasciare un segno. Infatti, il riconoscimento di “Uomo dell’anno” non era più applicabile e così la copertina era decorata con un nuovo titolo: “Macchina dell’anno”. Al centro della pagina si stagliava la macchina vittoriosa, con il suo schermo vivido e pieno delle sue informazioni e, a fianco, una scultura logora e senza vita di una figura umana che faceva da spettatore, con il suo epitaffio formato dalle parole sotto il titolo principale: «Il computer arriva». Veniva così san- cita l’idea di un uomo in crisi, incapace di saper gestire le macchine che lui stesso aveva creato, de- stinato a essere confinato in un passato fatto di residui archeologici. Il postumano si configura, quindi, attorno all’idea centrale di un’umanità sconfitta dal suo stesso progresso.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 209 (48.533) Città del Vaticano domenica 13 settembre 2020

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Incontrando le Comunità Laudato si’ il Pontefice auspica che ecologia ed equità procedano di pari passo

La salute dell’uomo non puòprescindere da quella dell’ambiente

«Anche la pandemia lo ha dimostra-to: la salute dell’uomo non può pre-scindere da quella dell’ambiente incui vive». Lo ha ribadito il Papa du-rante l’udienza ai partecipanti all’in-contro delle Comunità Laudato si’,ricevuti nell’Aula Paolo VI sabatomattina, 12 settembre. Elogiando glisforzi del movimento — ideato adAmatrice da monsignor DomenicoPompili, vescovo di Rieti, e CarloPetrini, presidente di Slow Food —che pone «come centro propulsoredi ogni iniziativa l’ecologia integraleproposta» dalla sua enciclica, ilPontefice ha rimarcato come «l’incu-ria del creato e le ingiustizie sociali»si influenzino a vicenda, al puntoche «non c’è ecologia senza equità enon c’è equità senza ecologia».

Nel mettere in luce che la salva-guardia della casa comune «è uncompito che riguarda tutti, special-mente i responsabili delle nazioni edelle attività produttive», il vescovodi Roma ha auspicato una «volontàreale di affrontare alla radice le cau-se degli sconvolgimenti climatici inatto», visto che — ha ammonito —«non bastano impegni generici enon si può guardare solo al consen-so immediato dei propri elettori o fi-nanziatori». Al contrario, bisogna«guardare lontano, altrimenti la sto-ria non perdonerà. Serve lavorareoggi per il domani di tutti. I giovanie i poveri ce ne chiederanno conto».

Commentando poi «due paro-le-chiave dell’ecologia integrale:contemplazione e compassione», ilPapa riguardo alla prima ha spiega-to che «la natura non viene più am-mirata, contemplata, ma “divorata”.Siamo diventati voraci, dipendentidal profitto e dai risultati subito e atutti i costi. Lo sguardo sulla realtàè sempre più rapido, distratto, su-perficiale, mentre in poco tempo sibruciano le notizie e le foreste». In-somma, le donne e gli uomini di og-

gi sono «malati di consumo», si af-fannano «per l’ultima “app”, manon sanno più i nomi dei vicini», nésanno «distinguere un albero da unaltro». Ecco allora l’invito a «rega-larsi tempo per fare silenzio, perpregare», a «liberarsi dalla prigionia

del cellulare, per guardare negli oc-chi chi abbiamo accanto e il creato».E poiché «chi sa contemplare nonsta con le mani in mano, ma si dàda fare concretamente», ecco dun-que il secondo termine approfonditodal Papa, quella «compassione» —

che «è il frutto della contemplazio-ne» — definita con immagine effica-ce «il vaccino migliore contro l’epi-demia dell’indifferenza». Quest’ulti-ma, ha aggiunto con un’e s p re s s i o n eda lui definita «un po’ volgare», siconcretizza in «quel menefreghismoche entra nel cuore, nella mentalità,e che finisce con un “che si arran-gi”». Dunque — ha chiarito il Pon-tefice — «avere compassione è unascelta»: significa «scegliere di nonavere alcun nemico per vedere inciascuno il mio prossimo». Ma ciò«non vuol dire diventare molli esmettere di lottare. Anzi, chi hacompassione entra in una dura lottaquotidiana contro lo scarto degli al-tri e lo spreco delle cose», ha avver-tito citando in proposito uno studiodella Fao secondo cui «nei Paesi in-dustrializzati, vengono buttate viapiù di un miliardo di tonnellate dicibo commestibile».

PAGINA 8

Colpiti soprattutto i bambini nelle aree più povere del mondo

Il virus aumentale disuguaglianze

GINEVRA, 12. A sei mesi dalla di-chiarazione di pandemia da partedell’Organizzazione mondiale dellasanità (Oms), è «catastrofico» l’im-patto del coronavirus sui bambininelle aree più povere del mondo.

In un rapporto, le organizzazioniumanitarie internazionali hanno in-fatti indicato che in queste zone,nel 2020, ci saranno 117 milioni diminori a rischio povertà, dieci mi-lioni di bambini potrebbero nontornare mai più a scuola e ottantamilioni rischiano di non potere ac-cedere ai vaccini essenziali.

Lo studio, basato su una vastaindagine globale condotta in 37Paesi, evidenzia, tra l’altro, un au-mento delle disuguaglianze e delgender gap, oltre ad un raddoppiodelle violenze domestiche.

Secondo il rapporto, 3 famigliesu 4 nel mondo hanno dichiarato diavere perso parte del proprio reddi-to, 2 su 3 non riescono a sfamareadeguatamente i propri figli e 9 su10 non possono accedere alle curemediche. Ad essere più colpiti sonosoprattutto i nuclei già in povertàprima della pandemia: tra questil’82 per cento ha subito diminuzio-ni del reddito rispetto al 70 percento delle famiglie non povere.

Molto pesanti le conseguenze an-che sul fronte dell’educazione, conben 8 bambini su dieci che, con lachiusura delle scuole, hanno inter-rotto del tutto ogni forma di ap-prendimento. E solo meno dell’1per cento dei minori più poveri ha

accesso a internet e alla didattica adistanza.

Bambine e bambini privati dellapossibilità di studiare e sempre piùesposti al rischio di subire violenze,anche in casa, e di essere costrettiad andare a lavorare per aiutare lefamiglie. Una condizione, indica lostudio, che incrementa ancora dipiù i gender gap, facendo pagare ilprezzo più alto alle ragazze e allebambine, che con la pandemia han-no dovuto occuparsi sempre piùdelle faccende domestiche (nel 63per cento dei casi, contro il 43 percento per i maschi), rinunciandocosì allo studio e rischiando di do-versi sposare prematuramente spes-so con uomini molto più grandi dil o ro .

Per manifestarela vicinanza del Papa

L’a rc i v e s c o v oGallagher

in Bielorussia

Postumano troppo postumano

Congregazione per il culto divinoe la disciplina dei sacramenti

Celebrazionedella liturgia durantee dopo la pandemia

PAGINA 7

In vista della riaperturadelle scuole

SANDRA GE S UA L D I , MICHELECORTINOVIS E ROSARIO SALAMONE

A PA G I N A 4

Dante e i Papi

L’enciclica«In praeclara»di Benedetto XV

GABRIELLA M. DI PAOLADOLLORENZO A PA G I N A 5

ALL’INTERNO

Venerdì 11 settembre il segretario peri Rapporti con gli Stati, arcivescovoPaul Richard Gallagher, si è recatonella Repubblica di Bielorussia permanifestare l’attenzione e la vicinan-za del Santo Padre alla Chiesa cat-tolica e all’intero Paese. Il program-ma prevede incontri con le autoritàcivili e i responsabili della Chiesacattolica.

Per stabilire piene relazioni diplomatiche

Intesa tra Israele e Bahrein

PUNTI DI RESISTENZA

Una 007 indianacontro Hitler

GABRIELE NICOLÒ A PA G I N A 5

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha ricevutoquesta mattina in udienza:

l’Eminentissmo CardinaleMarc Ouellet, Prefetto dellaCongregazione per i Vescovi;

Sua Eccellenza MonsignorJean-Cripin Kimbeni KiKanda, Vescovo titolare elettodi Dragonara, Ausiliare diKinshasa (Repubblica Demo-cratica del Congo), con i Fa-miliari.

Provviste di ChieseIl Santo Padre ha nomina-

to Vescovo di Bougainville(Papua Nuova Guinea) SuaEccellenza Monsignor Da-riusz Piotr Kałuża, M.S.F., fi-nora Vescovo di Goroka.

Il Santo Padre ha nomina-to Vescovo di Querétaro(Messico) Sua EccellenzaMonsignor Fidencio LópezPlaza, finora Vescovo di SanAndrés Tuxtla.

Udienza ai famigliari delle vittimedella tragedia di Corinaldo

Non ci sono aggettiviper la morte di un figlio

PAGINA 8

OSPEDALE DA CAMPO

Progetto in Mozambico

L’apicolturaper combatterefame e siccità

ENRICO CASALE A PA G I N A 6

Appello dell’Unicef dopo l’incendio sull’isola di Lesbo

Per i piccoli di MoriaTEL AV I V, 12. Ventinove giorni dopol’annuncio dell’intesa con gli Emira-ti Arabi Uniti, il governo di Israeleha comunicato ieri che è stato rag-giunto un importante accordo con ilBahrein per normalizzare i rapportie stabilire piene relazioni diplomati-che.

In un videomessaggio alla Nazio-ne, il primo ministro israeliano,Benyamin Netanyahu, ha detto:«Sono emozionato nell’informarviche abbiamo raggiunto un accordodi pace con un altro Stato arabo, ilBahrein». Dopo Egitto, Giordaniaed Emirati Arabi Uniti, il Bahrein èil quarto Stato arabo, a stipulare in-tese con Israele.

«È una nuova era di pace», haprecisato Netanyahu nel suo mes-saggio. «La pace in cambio dellapace. L’economia in cambiodell’economia», ha aggiunto.

La firma di quello che viene chia-mato l’“Accordo di Abramo”, e chesancisce le relazioni tra Israele e gli

Emirati Arabi Uniti, avrà luogo aWashington il 15 settembre prossi-mo. «Un’altra nuova svolta stori-ca», ha scritto su Twitter il presi-dente degli Stati Uniti, D onaldTrump. «La sabbia — ha aggiunto —è stata piena di sangue e ora vedreteche molta di quella sabbia sarà pie-na di pace».

In un comunicato congiunto dif-fuso a Washington, Stati Uniti,Israele e Bahrein hanno assicuratoche le parti continueranno nei lorosforzi per raggiungere una soluzio-ne giusta, onnicomprensiva e stabiledel conflitto israelo-palestinese,nell’intento di assicurare al popolopalestinese la piena realizzazionedelle proprie potenzialità.

Soddisfazione è stata espressa dalpresidente dell’Egitto, Abdel-Fattahal-Sisi. «Un passo importante e sto-rico», ha commentato il capo delloStato. L’Egitto è stato il primo pae-se arabo, nel 1979, a firmare un ac-cordo di pace con Israele.

BRUXELLES, 12. È sempre più diffi-cile la situazione dei migrantisull’isola di Lesbo dopo il terribileincendio che ha devastato nei gior-ni scorsi il campo profughi di Mo-ria, lasciando migliaia di personeall’addiaccio.

L’Unicef ha lanciato un appellodi raccolta fondi di 1,17 milioni didollari, per rispondere ai bisogniimmediati e a quelli di lungo ter-mine di quattromila bambini e del-le loro famiglie. Il campo, cheospitava circa dodicimila rifugiati erichiedenti asilo, è stato gravemen-te danneggiato, costringendoli acercare riparo altrove.

L’Unicef ha inoltre già avviatole misure per trasformare il proprioCentro per il sostegno dei bambinie delle famiglie a Lesbo — Ta p u a t— in un rifugio d’emergenza, inmodo da fornire riparo tempora-neo alle persone più vulnerabili,fra cui bambini, donne in stato digravidanza, madri sole, fino a che

non sarà identificata una sistema-zione appropriata.

L’Unicef insieme con i partnersul campo — tra cui l’Unhcr, l’O ime diversi operatori umanitari — stadistribuendo aiuti di emergenza,come tende e alimenti. «Ora piùche mai è importante essere vicinia questi bambini e famiglie che af-frontano la duplice sfida di essererimasti senza casa in un momentodi pandemia globale, durante ilquale abbiamo imparato quanto siafondamentale avere un rifugio si-curo e adeguato» ha dichiarato ilpresidente dell’Unicef Italia.

Dopo aver passato la quarta not-te all’addiaccio è esplosa la rabbiafra i profughi. Centinaia di richie-denti asilo hanno manifestato perchiedere una sistemazione. La poli-zia greca ha usato gas lacrimogenicontro i migranti, che a loro voltastavano lanciando sassi contro gliagenti.

L’Ue si è detta pronta a finan-ziare la costruzione di un nuovocampo a Lesbo. Quello di Moria,il principale in Grecia e notoria-mente sovraffollato, spesso ospita-va oltre il quadruplo delle personepreviste, alimentando così il mal-contento dei residenti dell’isola,che si oppongono alla costruzionedi una nuova struttura.di PAOLO BENANTI

Allo sviluppo delle macchine, che abbiamovisto irrompere in questo cambio d’ep o ca,corrisponde anche una nuova visione della

vita: il pensiero postumano. Per poter comprenderecosa comporta questa nuova stagione della tecni-ca dobbiamo iniziare ad analizzare la corrispon-dente inedita comprensione dell’uomo.

Come ogni fenomeno culturale il postumanesi-mo, prima ancora di riconoscersi come tale, si ècostituito attorno a diversi circoli di pensiero e al-tre avanguardie. Oggi il postumanesimo ha un lar-go impatto nel panorama scientifico e culturalecontemporaneo ma ancora resiste a una definizio-ne comune. Inoltre la retorica postumana condivi-de molti aspetti e di fatto dipende dal discorsopostmoderno, senza costituirne un sinonimo.

Il movimento postumano prende lentamente for-ma a partire dalla seconda metà del secolo scorso.Alcuni studiosi suggeriscono di guardare al 1982come data in cui il movimento si inizia a costitui-re attorno ad alcune idee-chiave. Il motivo diquesta scelta è legato a un articolo pubblicato dal

popolare settimanale «Time» che, all’epoca, susci-tò grande scalpore nell’opinione pubblica mo-strando un mutamento ormai compiutosi nella so-cietà occidentale. Il «Time», come è noto, è unperiodico statunitense che dedica la prima coper-tina di ogni nuova annata alla persona più in-fluente dell’anno appena trascorso alla quale vie-ne attribuito il titolo di Man of theYe a r. Nel 1983 la rivista nordamerica-na, proseguendo una tradizione lun-ga oltre cinquanta anni, indica così lequalità che contraddistinguono ilvincitore del 1982: è giovane, affida-bile, silenzioso, pulito e intelligente;è bravo con i numeri e insegnerà ointratterrà i bambini senza un lamen-to. Il «Time» non si riferiva però aun essere umano ma a un computer e nell’editoria-le che accompagnava la proclamazione del vinci-tore, Otto Friedrich fa notare che, nonostantemolti uomini avessero potuto essere eletti a rap-presentare il 1982, nessuno era in grado di simbo-lizzare l’anno appena trascorso quanto un elabo-ratore elettronico.

Leggendo le lettere di risposta dei lettori cheseguirono la scelta del «Time» ci sembra di poterindicare in questo evento un simbolo di quanto ilpostumanesimo avrebbe proposto da lì a poco, ilfatto cioè che questa volta l’umanità sembravaaver fallito l’impresa di lasciare un segno. Infatti,il riconoscimento di “Uomo dell’anno” non era

più applicabile e così la copertinaera decorata con un nuovo titolo:“Macchina dell’anno”. Al centrodella pagina si stagliava la macchinavittoriosa, con il suo schermo vividoe pieno delle sue informazioni e, afianco, una scultura logora e senzavita di una figura umana che facevada spettatore, con il suo epitaffioformato dalle parole sotto il titolo

principale: «Il computer arriva». Veniva così san-cita l’idea di un uomo in crisi, incapace di sapergestire le macchine che lui stesso aveva creato, de-stinato a essere confinato in un passato fatto diresidui archeologici. Il postumano si configura,quindi, attorno all’idea centrale di un’umanitàsconfitta dal suo stesso progresso.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 13 settembre 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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Il premier Castex annuncia altre misure del governo per fronteggiare la pandemia

In Francia il covid-19circola sempre di più

Per un’Europa a zero emissioni nel 2050

Pianosul clima

PARIGI, 12. In Francia il coronavirus«circola sempre di più»: lo ha dettoieri il primo ministro francese, JeanCastex, annunciando le nuove misu-re del governo di Parigi per fronteg-giare la pandemia di covid-19.

Castex ha deplorato che la situa-zione nel paese si sia «degradata» eche durante il periodo estivo ci siastato un «allentamento» nel rispettodei cosiddetti “gesti barriera”. Haperò espresso soddisfazione per ilfatto che la Francia realizza oltre unmilione di test anti-covid a settima-na, terza in Europa.

Stessa situazione in Austria, doveil governo di Vienna ha annunciatouna serie di nuove restrizioni percontenere il contagio da coronavirusnei luoghi pubblici, dopo il signifi-cativo aumento di nuovi casi.

Il numero massimo di personeconsentite per gli eventi al chiusoscende da 5.000 a 1.500, mentrequello per gli eventi all’aperto passada 10.000 a 3.000. In base alle nuo-ve regole, i bar potranno servire so-lamente clienti seduti ai tavoli, men-tre a partire da lunedì le mascherinediventano nuovamente obbligatorieall’interno dei negozi. Questa regolasi applicava finora solamente alle re-gioni del Paese con il maggior nu-mero di contagi.

Le nuove misure, ha detto il can-celliere, Sebastian Kurz, nel corso diuna conferenza stampa, potrebberorimanere in vigore per tutto l’inver-no e anche oltre. «Siamo nel mezzodi una pandemia», ha sottolineatoKurz. Nelle ultime due settimane, ilnumero quotidiano di nuovi contagiè raddoppiato, attestandosi su unamedia di 600 nuovi casi al giorno.

Non meno complicata la situazio-ne in Gran Bretagna, dove le autori-tà sanitarie hanno confermato un’im-pennata dei contagi, soprattutto tra igiovani.

L’Office for National Statistics(Ons), equivalente britannicodell’Istat, ha infatti quantificato unnumero di casi pari a circa 3200 algiorno nell’ultima settimana censita(contando sia quelli diagnosticati dalservizio sanitario quotidianamente,sia alcune centinaia di altri stimati),contro i 2000 di media dei 7 giorni

precedenti. Un incremento concen-trato in gran parte nella fascia d’etàcompresa fra 17 e 34 anni, meno sog-getta a forme gravi di covid-19, macomunque potenzialmente infettivaper gli altri.

Per affrontare questa tendenza, ecercare di evitare la prospettiva diun secondo lockdown generale, ilgoverno Tory di Boris Johnson hadisposto da lunedì prossimo unastretta severa e legalmente vincolantesui contatti sociali nel paese a nonpiù di 6 persone, sia in pubblico siain privato, seguito a ruota dalle au-torità locali di Scozia e Galles. Ilpremier ha inoltre annunciato dal 24settembre il lancio — più volte rin-viato — di una app nazionale per fa-cilitare la possibilità di contattare lepersone nell’ambito del sistema ditest e tracciamento dei contagi isti-tuito da un paio di mesi.

Nei Balcani, dove nei mesi scorsisi erano raggiunti alti numeri di con-tagio, la situazione va lentamentemigliorando. Unica eccezione è laSlovenia, dove si stanno registrandouna media di 100 casi al giorno.

E come previsto, a fronte del pic-co dei contagi delle ultime settima-ne, Israele ha deciso di bloccare dinuovo il paese due settimane — pri-mo al mondo — per le prossime fe-stività. Se avrà l’effetto sperato, saràpoi allentato in forma graduale.Un’infermiera in un ospedale di Marsiglia (Afp)

BRUXELLES, 12. Bruxelles ha pro-posto piani più ambiziosi sul cli-ma. «Accelerare è l’unico modoprudente, realistico ed equilibrato»per fare un’Europa a zero emissioninel 2050. E’ quanto scritto nel pia-no che la Commissione europeapresenterà la prossima settimana, dicui l’agenzia di stampa Ansa hapotuto prendere visione in bozze.L’esecutivo comunitario intende

proporre un nuovo obiettivo di ri-duzione dei gas serra nei prossimidieci anni, portandolo dal 40 previ-sto oggi, ad «almeno il 55 per cen-to» rispetto ai livelli del 1990. Unainiziativa che annuncia un grandecambiamento nelle politiche Ueper il clima, dal mercato delleemissioni (Ets) all’efficienza ener-getica, dalle rinnovabili ai trasporti,con tutti i settori economici coin-volti. I nuovi target al 2030 saran-no inseriti nella legge per il Climae diventeranno vincolanti per tuttal’Unione europea. Il documento,che è ancora in preparazione e po-trebbe subire modifiche, indica isettori prioritari di intervento inenergia, edilizia e i trasporti, maanche agricoltura e le foreste.

L’espansione dell’Ets è uno deglistrumenti principali con cui laCommissione vuole arrivare al nuo-vo target. In futuro, il mercato del-le emissioni non dovrebbe copriresolo grandi impianti industriali, maanche il settore marittimo, fino a«includere il trasporto su gomma»e coprire «tutte le emissioni dacombustibili fossili». La Commis-sione è andata oltre il mandato deileader europei, che avevano chiestodi esplorare la possibilità di au-mentare i target al 2030 intorno al50-55 per cento. E durante l’autun-no il dibattito si farà senza dubbiopiù aspro tra chi cercherà di abbas-sare il target al 50 per cento e chichiederà di andare oltre.In centinaia

ai funeralidel giovane ucciso

a Colleferro

ROMA, 12. Centinaia di persone sisono radunate questa mattina alcampo sportivo di Paliano, in pro-vincia di Frosinone, per i funerali diWilly Monteiro Duarte, il 21enne uc-ciso a Colleferro, massacrato a calcie pugni perché intervenuto in difesadi un amico. L’arrivo del feretro èstato accolto da un lungo applauso,cui è seguito un minuto di silenzio.

Il rito funebre, tra le simbolichemaglie bianche richieste dai familiariai partecipanti in simbolo di purez-za, è stato celebrato dal vescovo diTivoli e Palestrina, monsignor Mau-ro Parmeggiani che ha voluto ricor-dare il gesto di Willy, «l’aver persola vita in quella forma grande cheGesù ci ha insegnato nel Vangelo:“Non c’è amore più grande di que-sto: dare la vita per gli amici”».«Chiediamo a Dio anche la forzaper saper un giorno perdonare chiha compiuto l’irreparabile. Perdona-re ma anche chiedendo che essi per-corrano un cammino di rieducazionesecondo quanto la giustizia vorrà di-sporre» ha detto durante l’omeliamonsignor Parmeggiani.

Presente il primo ministro Giusep-pe Conte, che ha voluto abbracciarei familiari della vittima, e il ministrodell’interno Luciana Lamorgese.«Ora ci aspettiamo condanne severee certe. Abbiamo seguito tutti questavicenda di efferata violenza... Nonpossiamo degradarla a singolo episo-dio e non capire che ci sono alcunefrange che coltivano la mitologiadella violenza» ha dichiarato Conte.

Pompeo a Cipro per cercare una soluzione pacifica alle tensioni

Nuove esercitazioni turche nel Mediterraneo

Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo (Ansa)

Tensione a Parigi per il corteodei gilet gialli

Accordo di libero scambiotra Gran Bretagna e Giappone

Ancorap ro t e s t e

in Bulgaria

SOFIA, 12. Cresce la tensione inBulgaria a causa della crisi politicainiziata due mesi fa. Nella capitale,Sofia, e in diverse altre grandi cittàdel Paese si sono svolte ieri — p eril 64° giorno consecutivo — nuoveproteste popolari per chiedere ledimissioni del premier conservato-re, Boyko Borisov, e del procurato-re generale, Ivan Ghescev, ed ele-zioni anticipate. Quelle regolari so-no in agenda la primavera prossi-ma.

I manifestanti si sono radunatiintorno alla nuova sede del parla-mento a Sofia — l’edificio dell’exComitato centrale del Partito co-munista bulgaro — dopo aver supe-rato i numerosi check point dellagendarmeria e dei reparti antisom-mossa. Le forze dell’ordine hannoperquisito borse e zaini delle per-sone in arrivo. Sono stati arrestatisei manifestanti. Uno di essi porta-va due pistole ad acqua e unospray al peperoncino per difesap ersonale.

«Il cambiamento è inevitabile,ogni testardaggine del governo puòsolo inasprire la crisi», ha afferma-to il presidente della Repubblica,Rumen Radev. Anche per oggi so-no previsti cortei di protesta.

IS TA N B U L , 12. La Turchia ha diffusoun nuovo avviso ai naviganti (Nav-tex) che sarà operativo da oggi alunedì per esercitazioni militari nel-le acque a nord di Cipro. Lo ripor-ta l’agenzia Anadolu. L’annunciosegue diversi altri comunicati analo-ghi e giunge in un momento di for-ti tensioni per le dispute sulla so-vranità nel Mediterraneo orientalecon Nicosia e con la Grecia.

Da domenica e per cinque gior-ni, il governo di Ankara condurràpertanto delle esercitazioni con-giunte con l’autoproclamata Re-pubblica turca di Cipro nord (Tr-nc) nell’area del Mediterraneoorientale. L’obiettivo dell’e s e rc i t a -zione, pianificata ogni anno, consi-ste nel «sviluppare l’addestramentoreciproco, la cooperazione e l’inte-roperabilità tra il comando delleforze di pace turche di Cipro e ilcomando delle forze di sicurezzadella Repubblica turca di Cipronord», si legge in un comunicatodel ministero della Difesa.

Intanto il segretario di StatoUsa, Mike Pompeo, sarà oggi a Ci-pro per cercare di arrivare a una so-luzione alle crescenti tensioni nelMediterraneo orientale tra Turchiae Grecia. La situazione «va risoltain modo pacifico e diplomatico»,

ha dichiarato Pompeo ai giornalistisul volo diretto a Doha, dove sem-pre oggi parteciperà alla cerimoniadi avvio dei negoziati tra Talebani egoverno di Kabul. «Lavorerò anchesu questo, cercando di comprenderei rischi dal punto di vista della po-

polazione di Cipro», ha sottolinea-to Pompeo.

Le autorità di Grecia e Cipro ri-tengono che i piani della Turchia dicondurre esplorazioni sui giacimen-ti di petrolio e gas nel Mediterra-neo orientale violino la loro sovra-

nità. L’Ue ha ripetutamente con-dannato le azioni di Ankara che,tuttavia, ha affermato l’intenzionedi non voler fermare l’esplorazionee la perforazione al largo delle co-ste di Cipro. Le evocate sanzionicontro la Turchia potrebbero esserediscusse al Consiglio europeo del24-25 settembre.

«Invitiamo la Grecia a rinunciarealle sue pretese massimaliste di so-vranità marittima e contrarie al di-ritto internazionale» riporta unanota firmata dal portavoce del mi-nistero degli Esteri turco, HamiAksoy. «Per ridurre la tensione, ènecessario che la Grecia allontani lesue navi militari dalla nostra naveda ricerca sismica Oruç Reis, chesostenga l’iniziativa di de-conflittodella Nato, che smetta di armare leisole dell’Egeo orientale, compresaKastellorizo, e ponga fine alle cre-scenti pressioni sulla minoranzaturca nella Tracia occidentale» silegge ancora.

Ankara invita poi Atene a sedersi«al tavolo dei negoziati senza pre-condizioni» e chiede poi che ancheCipro accetti di condividere le ri-sorse energetiche nelle acque al lar-go dell’isola, divisa in due dal 1974.«Senza giustizia non può essercisolidarietà», conclude la nota.

LONDRA, 12. Nel bel mezzo di unacrisi con l’Unione europea, il Re-gno Unito ha firmato con il Giap-pone il suo primo importante ac-cordo commerciale dalla Brexit.Ne ha dato l’annuncio ieri il mini-stro britannico del commercio in-ternazionale, Liz Truss, mentre siacuisce lo scontro con Bruxellessui negoziati commerciali e sullapresentazione da parte del gover-no di Boris Johnson di una leggenazionale che mira a modificareunilateralmente alcuni puntidell’accordo di divorzio sottoscrit-to mesi fa da Londra con i 27.

«Questo è un momento storico— ha dichiarato Truss alla stampa— è il nostro primo accordo postBrexit e va ben oltre le intese

commerciali esistenti fra l’Ue e ilGiappone, assicurando nuovi suc-cessi al business britannico». Pe rcompensare le mancate esportazio-ni con l’Unione Europea in casodi un mancato accordo, Londra èalla ricerca di partnership econo-miche con altri paesi.

L’accordo di libero scambio fir-mato tra Londra e Tokyo dovreb-be entrare in vigore il 1° gennaio2021 e favorirà gli scambi commer-ciali tra i due paesi con un aumen-to previsto di circa 15,2 miliardi dieuro. Il 99 per cento delle esporta-zioni del Regno Unito in Giappo-ne non sarà sottoposto ai dazi.

Il trattato porterà vantaggi inparticolare ai settori agroalimenta-re e tecnologico.

PARIGI, 12. Già 23 persone sonostate fermate all’alba dalla polizia aParigi, dove è in programma il ri-torno in piazza dei gilet gialli, af-fiancati nelle strade della capitaleda gruppi di No Mask e dalla pro-testa dei proprietari delle discote-che, costrette a chiudere dalle rego-le sanitarie.

Diverse manifestazioni di gruppidi gilet gialli sono in programmasugli Champs-Élysées, nonostanteil divieto della Prefettura, a placede la Bourse, a place de Wagram eai piedi della basilica del SacréCœur di Montmartre. «Non pos-siamo avere saccheggi e caos sugliChamps-Élysées», ha detto il pre-fetto, Didier Lallement, spiegandoil divieto di «qualsiasi assembra-

mento» nei dintorni della famosaavenue, dell’Eliseo, dell’AssembléeNationale e della sede del governo,palazzo Matignon.

La polizia dice di attendersi dai4.000 ai 5.000 manifestanti, 1.000dei quali potenzialmente pericolosi.Sui social, sono stati finora 2.300 agarantire la loro adesione. J

érôme Rodrigues, uno dei leaderdel movimento, ha esortato a «unadisobbedienza civile completa», inparticolare rifiutando di mostraredocumenti di identità alla polizia.

Il timore di scontri con le forzedell’0rdine in assetto antisommossaè concreto. Inaccessibili nella capi-tale trenta fermate della metropoli-tana e della rete di trasporto ferro-viario urbano e suburbano Rer.

Page 3: La salute dell’uomo non può prescindere da quella dell ......ni del reddito rispetto al 70 per cento delle famiglie non povere. Molto pesanti le conseguenze an-che sul fronte dell’educazione,

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 13 settembre 2020 pagina 3

Al via a Doha i colloqui tra Kabul e i talebani

L’Afghanistan cerca l’intesa

L’intervento dell’arcivescovo Caccia alle Nazioni Unite

La pace si ottienecon il lavoro e l’imp egnoDOHA, 12. Sono iniziati oggi a

Doha, capitale del Qatar, gli attesicolloqui di pace tra il governodell’Afghanistan e i talebani. Collo-qui che hanno come obiettivo mette-re la parola fine a quasi venti anni disanguinosi combattimenti e violenze.

Il ministro degli Esteri qatariota,Mohammed bin Abdulrahman AlThani, ha invitato le parti a coglierequesta opportunità storica per risol-vere le divergenze e ha chiestoun’ulteriore cooperazione da partedi tutti i Paesi della regione.

Da parte sua, il Segretario di Sta-to americano, Mike Pompeo – p re -sente ai colloqui assieme all’inviatostatunitense per l’Afghanistan, Zal-may Khalilzad — ha affermato chegli Stati Uniti sostengono un Afgha-nistan sovrano, unito e indivisibile,ed ha esortato Kabul e i talebani afare di tutto per garantire la paceper il bene delle generazioni future.

Pompeo ha poi sottolineato che«l’avvio di questi negoziati segue in-tensi sforzi diplomatici, compresol’accordo tra Washington e talebanie la Dichiarazione congiunta tra Sta-ti Uniti e Afghanistan raggiunti afebbraio» scorso, sempre a Doha.

Il capo dell’Alto consiglio afgha-no per la riconciliazione nazionale,Abdullah Abdullah, ha chiesto uncessate il fuoco umanitario. Abdul-lah, che ha ringraziato la comunitàmondiale e gli Stati Uniti per avere

appoggiato l’avvio dei colloqui dipace, ha auspicato la fine della guer-ra e una pace duratura che possaconsentire al Paese di diventare uncentro di connettività regionale.

Suo fratello, vice leader e capodell’ufficio politico dei talebani, hasottolineato l’obiettivo di arrivare ad

una pace inclusiva. «Vogliamo unAfghanistan unito, indipendente esviluppato, con un sistema islamicoin cui tutti i cittadini sono ugualisenza pregiudizi».

I colloqui di pace di Doha — chedovevano tenersi lo scorso mesi dimarzo, ma che sono slittati a causa

della distanza tra le parti negozialisu un controverso scambio di prigio-nieri — si sono aperti all'indomanidel diciannovesimo anniversario de-gli attentati dell'11 settembre, chehanno portato all'intervento interna-zionale in Afghanistan, guidato da-gli Stati Uniti.

Un momento dei colloqui di pacea Doha (Reuters)

Condannaa 133 anni di carcere

per l’assassiniodei gesuiti dell’Uca

MADRID, 12. L’Audiencia Nacio-nal di Madrid ha condannato ieria 133 anni, quattro mesi e cinquegiorni di carcere, l’ex colonnellodell’esercito ed ex viceministrodella Difesa di El Salvador, Ino-cente Orlando Montano, perl’omicidio di cinque gesuiti spa-gnoli nel 1989. La condanna ri-guarda il caso conosciuto come"Martiri dell’Uca": la mattina del16 novembre 1989, una settimanadopo la caduta del Muro di Berli-no, un gruppo di soldati del bat-taglione Atlacatl delle Forze ar-mate di El Salvador fece irruzionenelle strutture dell’Università cen-troamericana José Simeón Cañas(Uca) di San Salvador, aprendo ilfuoco su parte del personaledell’ateneo.

Nell’attacco morirono sei gesui-ti: gli spagnoli Ignacio Ellacuría(rettore dell’Uca), Ignacio Mar-tín-Baró (vicerettore accademico),Segundo Montes, Juan RamónMoreno, Amando López e il sal-vadoregno Joaquín López. Perse-ro la vita anche la cuoca della re-sidenza, Elba Julia Ramos, e suafiglia di 16 anni, Celina MaricethRamos. I giudici spagnoli attri-buiscono a Montano gli altri treomicidi, sebbene non abbiano po-tuto condannarlo per questi even-ti poiché non è stato estradatodagli Stati Uniti per quei crimini.

Riformacostituzionale

in Algeria

ALGERI, 12. Il parlamento algerinoha approvato all’unanimità il dise-gno di legge per modificare la co-stituzione. Il progetto di riforma èuna iniziativa fortemente voluta dalpresidente Abdelmadjid Tebbouneper rispondere alle richieste delmovimento di protesta dell’Hirak.La Costituzione modificata è stataapprovata da 256 dei 462 membripresenti all’Assemblea nazionaledel popolo, ha riferito il portavoceSlimane Chenine.

Le riforme saranno ora sottopo-ste a referendum il primo novem-bre, anniversario dell’inizio dellaguerra d’indipendenza dalla Fran-cia del 1954-1962. «La proposta èpienamente in linea con i requisitidel moderno impianto statale e ri-sponde alle richieste del movimen-to popolare», ha detto domenicascorsa Tebboune dopo che il go-verno ha dato il via libera alle ri-forme. La riforma è già stata peròcriticata dai giuristi e respinta daun gruppo di partiti e associazionilegate all’Hirak, che l’ha denuncia-ta come una «costituzione di labo-ratorio», definendo il referendumcome «tradimento.

Le riforme porteranno un «cam-biamento radicale nel sistema digoverno», ha promesso intanto ilgoverno, sottolineando che sarannoin grado di prevenire la corruzionee sanciranno la giustizia sociale e lelibertà di stampa nella Costituzio-ne.

La revisione si propone anche dirafforzare il «principio di separa-zione dei poteri, etica nella vita po-litica e trasparenza nella gestionedei fondi pubblici», in modo da«risparmiare al paese ogni derivaverso il dispotismo tirannico». Teb-boune aveva promesso di spingereper le riforme durante le elezionialla fine dell’anno scorso, dopo ledimissioni del presidente AbdelazizBouteflika sotto la pressione delmovimento Hirak.

La costituzione è stata modifica-ta più volte dall’indipendenza ed èstata adattata a Bouteflika, che haottenuto poteri illimitati di nominaper le alte cariche ufficiali.

La mozione votata dal parlamento peruviano

Avviato l’imp eachmentcontro il presidente Vizcarra

Trump dichiara lo stato d’emergenza per gli incendi

Situazione fuori controlloin California e Oregon

LIMA, 12. Il parlamento peruvianoha votato ieri una mozione per av-viare una procedura di destituzionedel presidente della repubblica Mar-tín Vizcarra, dopo che sono stati ri-lasciati documenti che lo hanno im-plicato in un caso di corruzione. Lamozione, presentata da più parti,doveva ottenere almeno 52 voti edessere votata entro quattro giorni peressere adottata e innescare la proce-dura di impeachment formale. Dei130 membri, non tutti fisicamentepresenti o partecipanti alla votazio-ne, 65 parlamentari hanno votato afavore dell’avvio della procedura, 36contro e 24 si sono astenuti.

Nella votazione formale, la cuidata è stata fissata per il 18 settem-bre, saranno necessari 87 voti per ri-muovere il capo dello Stato. Quelgiorno Vizcarra, alla guida del paesedal marzo 2018, avrà l’opp ortunitàdi difendersi ed esporre le proprieargomentazioni per circa un’ora da-

vanti ai parlamentari. In caso di re-voca, il Presidente del Parlamentoagirà ad interim fino alla finedell’attuale mandato che scade il 28luglio 2021.

La questione rischia di aprire unacrisi politica nel paese sudamerica-no. Durante un discorso televisivo ilpresidente peruviano, ritenendosivittima di un «complotto contro lademocrazia», ha dichiarato: «Nonmi dimetterò, non scapperò». Il pri-mo ministro ed ex generale in pen-sione, Walter Martos, ieri ha dettoche il Parlamento sta preparando un«colpo di Stato perché interpreta ar-bitrariamente la Costituzione».

Il procedimento, che in manieraanaloga è stato già utilizzato neiconfronti del predecessore di Vizcar-ra, Pedro Pablo Kuczynski, costrettoalle dimissioni nel marzo 2018, ri-guarda la diffusione di alcune regi-strazioni audio — da parte di un par-lamentare dell’opposizione — cheproverebbero un suo presunto tenta-tivo di sviare le indagini sulla con-trattazione illegale di Richard Cisne-ros, cantante locale conosciuto con ilnome d’arte di Richard Swing, persvolgere attività patrocinate dal mi-nistero della cultura.

I contratti stipulati risalirebberoall’aprile 2020 nel pieno dell’emer-genza sanitaria legata alla pandemiadi coronavirus.

Etiopia: il Tplfvince le elezioni

regionali nel Tigrè

ADDIS ABEBA, 12. Il Fronte di libe-razione del popolo del Tigrè(Tplf) ha vinto in maniera schiac-ciante le elezioni regionali, nonautorizzate, tenutesi mercoledì nelnord dell’Etiopia. L’affluenza èstata del 98 per cento circa su ol-tre 2,6 milioni di elettori registrati.La totalità dei seggi è stata vintadal Tplf, partito di governo dellaregione. Il parlamento è compostoda 190 seggi, 152 dei quali erano inlizza. I rimanenti 38 saranno di-stribuiti tra i cinque partiti in cor-sa. Le elezioni, decise in manieraunilaterale, hanno rappresentatouna sfida localistica al governo fe-derale e alla leadership del primoministro Abiy Ahmed. Addis Abe-ba aveva infatti rinviato tutte leelezioni a causa della pandemia.

NEW YORK, 12. L’Africa occiden-tale e la regione del Sahel fannofronte da giorni a inondazionisenza precedenti, che hanno cau-sato oltre 200 morti, centinaia dimigliaia di sfollati e ingenti dan-ni. Le piogge torrenziali hannocolpito un gruppo di paesi cheva dal Senegal al Sudan. L’allar-me è stato lanciato dall’Onu edalle autorità locali. Il fabbiso-gno di aiuti supererà probabil-mente quello del 2019, secondol’Ocha, l’Ufficio Onu per gli af-fari umanitari.

In 11 paesi dell’Africa occiden-tale e centrale, circa 760 milapersone sono state coinvolte. IlFondo centrale di emergenza hastanziato l’anno scorso 29 milionidi dollari per aiuti destinati a 1,1milioni di persone in 11 paesi, mail fenomeno quest’anno sembraancora peggiore, tanto più che lastagione delle piogge non è an-cora terminata.Allagamenti a Keur Massar, Senegal (Reuters)

Oltre 200 morti e centinaia di migliaia di sfollati in diversi Paesi del Sahel

Inondazioni in Africa occidentale

In Guinea-Bissautermina la missione

dell’Ecowas

BI S S AU, 12. Si è conclusa dopo ot-to anni la missione di pace inGuinea-Bissau della Comunitàeconomica degli Stati dell’Africaoccidentale (Ecowas/Ecomib).Schierata per la prima volta nel2012 a seguito di un colpo di Sta-to militare contro l’allora primoministro Carlos Gomes Junior, laforza di circa mille soldati avevail compito di garantire la sicurez-za dei rappresentanti istituzionalie degli edifici pubblici.

Saranno ora le forze armate —riferisce il governo — a garantirel’ordine e la stabilità nel paese.La fine della missione giunge do-po che lunedì è stata confermatal’elezione del presidente UmaroSissoco Embalo dalla Corte su-prema nazionale, che ha respintoil ricorso presentato dai suoi op-positori nel gennaio scorso. Em-balo, che ha giurato a febbraio, èstato dichiarato vincitore alloscrutinio di dicembre dalla Com-missione elettorale nonostante laCorte suprema non si fosse anco-ra pronunciata sui numerosi ricor-si presentati contro la sua elezio-ne. L’ennesima crisi politica nelpaese — ex colonia portoghese —è nata in particolare dopo che uncandidato al voto ha contestato lavittoria di Embalo, spingendo ilpartito Madem a disconoscere uf-ficialmente il presidente eletto.

NEW YORK, 12. «La pace non èuna soluzione magica che cadedall’alto. Si ottiene con il lavoro el’impegno». Con queste parolel’osservatore permanente della San-ta Sede presso Nazioni Unite, l’ar-civescovo Gabriele Caccia, nel suointervento al Forum di alto livello,dal titolo «La cultura della pace:cambiare il nostro mondo in me-glio nell’era del covid-19», ha volu-to sottolineare l’importanza di con-centrare gli sforzi sulla persona esulla dignità di ogni essere umano«se vogliamo davvero coltivare lapace».

Durante il tradizionale incontroannuale sulla cultura della pace, te-nutosi giovedì 10 settembre pressoil Palazzo di Vetro a New York,l’arcivescovo Caccia ha posto l’at-tenzione sulla necessità di concen-trarsi sui «membri più deboli, vul-nerabili e spesso ignorati delle no-stre società». In particolare nell’at-tuale contesto storico in cui disu-guaglianze e discriminazioni sonodiventate ancora più evidenti conla pandemia del nuovo coronavi-ru s .

In questo momento, ha ricordatol’osservatore permanente della San-ta Sede presso l’Onu, i leader reli-

giosi e le persone di fede svolgonoun ruolo essenziale nel consolida-mento della pace, cercando di ispi-rare nella comunità la saggezza ot-tenuta dalle rispettive tradizioni,favorendo una maggiore fraternitàe dimostrando che la ricerca dellapace coinvolge ciascuno individuo.

Solo in questo modo, ha aggiun-to il presule, «la nostra crescita sa-rà veramente umana e capace digettare i semi necessari per coltiva-re la pace duratura a cui siamo tut-ti impegnati». Da qui l’avvertimen-to che la frettolosa ricerca di solu-zioni o di un vaccino non deve es-sere limitata ad aspirare a un ritor-no ai luoghi di lavoro o di istruzio-ne, dimenticando chi rischia di ri-manere ancora più indietro.

«Non dobbiamo solo aspettare,ma lavorare per un mondo post co-vid-19 che sia più giusto, pacifico esostenibile», ha affermato il rappre-sentante della Santa Sede eviden-ziando come 75 anni fa, proprionell’ottica di «costruire una culturadi pace», siano state fondate le Na-zioni Unite e perché ciò avvengaoccorre «una nuova mentalità chepensi in termini di comunità. epriorità della vita di tutti».

L’arcivescovo Caccia ha fatto poiriferimento agli innumerevoli inter-venti di Papa Francesco sull’inter-dipendenza tra esseri umani, anco-ra più evidente durante la pande-mia, e su come la solidarietà e ladedizione si siano dimostrate indi-spensabili in questa situazione. Haricordato come l’appello del segre-tario generale Guterres per un ces-sate il fuoco globale durante lapandemia, sia stato più volte riba-dito dal Santo Padre che sta dedi-cando un ciclo di udienze generalial tema della guarigione e del mi-glioramento del nostro mondo,ispirandosi ai principi fondamentalidella Dottrina sociale della Chiesa.

WASHINGTON, 12. Continua a cre-scere il numero degli incendi nelversante occidentale degli StatiUniti, in particolare nell’Oregon ein California dove la situazione inmolte zone è totalmente fuori con-trollo e il presidente DonaldTrump ieri ha varato lo stato dicalamità naturale. In totale il bi-lancio dei morti è arrivato ora a 17,ma si teme che possa peggiorare.

Sono ancora tante le persone cheancora mancano all’app ello.

Da giorni ormai i cieli dell’O re-gon sono coperti da una densanuvola di fumo, con centinaia dicase bruciate. Il governatore KateBrown ha detto che non si era maivista una quantità così grande diincendi. «È un numero destinato acrescere, gli incendi hanno esauri-to le risorse statali: tutti i nostri vi-gili del fuoco e i paramedici sonoimpegnati nel combatterli», hadetto, compresi coloro che sonostati colpiti da ordini di evacuazio-ne, blackout e distruzione.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 13 settembre 2020

A lezione di superbiaI primi ragazzi mandati all’estero da don Lorenzo Milani

Iniziative dell’Ufficio per l’insegnamento della religione cattolica di Bergamo

Il bisognodi un conforto

di MICHELE CORTINOVIS*

Ormai da decenni inostri circa due-cento docenti spe-cialisti di insegna-mento della reli-

gione cattolica (Irc) lavoranosuddivisi per laboratori territo-riali. E anche in uno scenariocosì drammatico e complessocome quello della pandemia du-rante il lockdown, i laboratori sisono rivelati un punto di forzadella nostra esperienza.

La nostra scuola si è trovata aoperare in una situazione nonsolo di emergenza, ma soprat-tutto di dolorosa sofferenza. Gliinsegnanti di religione, chiamatia interagire in riunioni con altriinsegnanti e in video lezioni con

dell’incoraggiamento personalenei difficili mesi che abbiamoattraversato.

Già da settimane stiamo lavo-rando a preparare la riaperturadi settembre. L’obiettivo è quel-lo di riaffermare il valore dell’I rcper la piena formazione dellapersona e il ruolo dell’insegnan-te di religione nelle relazioni in-terpersonali all’interno dellascuola alla luce dell’e m e rg e n z asanitaria.

Si è dato spazio alla narrazio-ne delle esperienze per metterein luce come nel periodo covid-19 la scuola (collegio docenti,dirigente, colleghi) abbia consi-derato l’Irc. Quali esperienzepositive? Quali chiusure, restri-zioni, spazi sono stati dati o tol-ti? Quali domande esplicite oimplicite sono state colte neiconfronti del valore e del contri-buto, anche educativo, che l’I rcavrebbe potuto portare in quelperiodo (nell’ambiente scolasti-co, nel rapporto con i genitori,nella relazione con gli alunni)?

Per fa emergere la dignitàdell’Irc, un senso positivo di ap-partenenza e l’imp ortanzadell’essere un insegnante di reli-gione con un compito/mandatocostruttivo, è stato chiesto agliinsegnanti di religione: «Comeavete vissuto la vostra disciplinaIrc, che peso le avete dato, cosaavete imparato in questo tempo?Alla luce della didattica a di-stanza e della vostra esperienzain questo difficile periodo, qualicontenuti e metodologie riteneteessenziali e specifici dell’I rc ? » .Lascio parlare gli insegnanti.

«L’Ufficio ci ha educato al la-voro insieme nel gruppo di pro-grammazione e nell’i n c o n t r a rc i ,anche online, per l’aggiorna-mento è stato una bellezza, unanecessità, un momento specialeper raccontarsi e riflettere insie-me su ciò che è stato. Qualcunoparte in fatica, ma tutti abbiamointravisto la potenzialità di faremeglio e bene come insegnantedi religione. La forza che ci haaccompagnato fino ad oggi è ve-nuta da noi, dai gruppi di labo-ratorio, nei quali abbiamo rac-colto tanta ricchezza, scambio eprofessionalità, abbiamo ritrova-to entusiasmo e consapevolez-za».

E ancora: «Voglio abitare. Èuna dimensione essenzialedell’Incarnazione: “Il Verbo sifece carne e pose la sua dimorain mezzo a noi”. L’insegnante direligione abita in un mondo, lascuola, in continuo e profondocambiamento, quindi deve esse-re in grado di realizzare semprenuove alleanze per trasformarela scuola in un luogo di incon-t ro » .

«Voglio educare. È compitodi ogni insegnante, ma in parti-colare il docente di religione de-ve contribuire a far riscoprire lameraviglia e la passione per ciòche è vero e bello, risvegliandola scintilla di infinito che è inciascun alunno».

«Voglio trasfigurare. È la ca-pacità di poter vedere oltre iconfini delle cose, oltre le appa-renze e, con la testimonianza,recuperare il primato della rela-zione, della coscienza e dell’inte-

riorità per uno sviluppo armo-nioso ed integrale della personaumana».

Durante il lockdown gli inse-gnanti di religione hanno raccol-to la richiesta da parte degli stu-denti di trovare un senso a ciòche stava accadendo, soprattuttonelle situazioni qui a Bergamopurtroppo assai frequenti in cuisono stati coinvolti in eventi do-lorosi. Qui sta la specificità del-la materia Irc, che coinvolge lasfera valoriale, spirituale e piùintima dell’individuo.

Nei laboratori si stanno facen-do ipotesi di progettazione perattività con l’individuazione ditemi disciplinari attuali e perti-nenti che si propongano comeorizzonte di senso, da condivi-dere con i colleghi del team infase di programmazione educati-vo-didattica. I temi maggior-mente emersi nei nostri incontrie che faranno da guida a unaprogrammazione necessariamen-te straordinaria sono: «In chesenso Dio è Padre se lascia isuoi figli nell’angoscia? Cosac’entra con la sofferenza, contutti gli aspetti antropologici, lafigura di Gesù? Per esempio:davanti alla paura, all’“attesoi m p re v i s t o ”, alla morte, alla soli-tudine?». E qui vive tutta lapartecipazione di Gesù al dolorefino a far risorgere, a vivere la“passione”, perché sono statigiorni di passione.

Come guardare il pericolo dicontagio? Ci costringe a doman-darci come stare con le persone:fuggendo? stando accanto, an-che se esiste un rischio? Moltihanno affrontato il rischio. Per-ché l’hanno fatto? Perché lo faun cristiano e perché lo fa unvolontario qualunque? C’è unadifferenza? La salute fisica èl’unica esigenza dell’uomo? Conquali difficoltà e quali slanci laChiesa locale ha vissuto questoperiodo? Che cosa è la “festa”per il cristiano in condizioni disofferenza? Perché si fa ancorafesta? La Speranza cristiana èquella dell'arcobaleno? dell’“an-drà tutto bene”? È quella televi-siva dei Tg? ecc.

Queste nostre iniziative diformazione, che continuerannonei prossimi mesi, intendono ri-spondere a un pressante bisognodi sostegno morale e psicologicoche pervade il tessuto socialedella nostra terra. Molte fami-glie degli alunni e numerosi in-segnanti sono stati colpiti dalcontagio personalmente o negliaffetti più cari. Sono stati mesidrammatici, che non si possonodescrivere a parole e che hannolasciato ferite profonde. Si av-verte un forte disagio generale,uno smarrimento nel trovarenuovi equilibri per affrontarecon serenità la fatica del quoti-diano. La fede solida, che hapervaso per generazioni la vitadella nostra gente, rimane unpunto fermo di riferimento e in-dica il cammino da percorrereper non perdere la nostra piùprofonda umanità, salvata dallagrazia per la sua piena realizza-zione.

*Ufficio Irc - diocesi di Bergamo

Si avverteun forte disagio generaleuno smarrimentonel trovare nuovi equilibriper affrontare con serenitàla fatica del quotidiano

gli alunni, hanno dedicato granparte del loro tempo e delle loroenergie nella non facile gestionedella didattica a distanza.

I nostri docenti però nonhanno rinunciato agli incontri dilaboratorio: hanno messo in attomodalità in streaming, con di-verse piattaforme, hanno larga-mente usato whatsapp, il cellula-re e le mail per tenersi in con-tatto e per confrontarsi. In ognicaso le chat line tra i componen-ti del laboratorio sono state pre-ziose, oltre che per scambiarsiutili informazioni, anzitutto dalpunto di vista della vicinanza eDon Milani e i primi ragazzi, tra cui Michele (febbraio 1958, foto Frighi, Archivio FDLM)

di SANDRA GE S UA L D I

Nel settembre del 1966,quando partì, Carla nonaveva mai viaggiato. Pri-ma il pullman da Vicchioper Firenze, poi l’a e re o

verso Londra. Da sola. Una frangetta amascherar la paura, la gonna coi calzi-ni bianchi e una famiglia au pair chel’aspettava oltre Manica. Oggi si direb-be un soggiorno di studio-lavoro. Mez-zo secolo fa, fu la prima ragazzina aessere mandata da don Lorenzo Milaniall’estero. Da Barbiana, un poggio bat-tuto dal vento, venti case di mezzadrisparse nel bosco e sospese nel nulla,senza acqua potabile e strada, la luceelettrica arrivata da qualche mese.

«Cara Elena — scrive don Lorenzoalla Brambilla — Mauro si è finalmentedeciso a partire per l’Inghilterra. Con-temporaneamente mi è stata finalmenteofferta l’occasione a spedire la Carla.Così la prima ragazzina barbianese di15 anni avrà finalmente la parità coimaschi».

Michele invece, di anni ne aveva 17quando prese il treno, biglietto di solaandata destinazione Stoccarda. A per-fezionare la lingua, lavorando prima daun fabbro, poi come operaio alla Mer-cedes. «Voglio fare di voi degli eurosindacalisti», lo convinse il priore. Inquella fabbrica lontana, era lo stranierodove conobbe l’umiliazione del mi-grante. La superò iscrivendosi al sinda-cato e iniziando a occuparsi dei dirittidegli migranti. «Dici che la superbiabarbianese ti ha fatto battere la testatante volte. Ringraziane Dio. È segnoche ti sei mosso. Chi non si muovenon batte neanche la testa. Ringrazialala superbia che ti ha fatto superare lostrappo di quella notte alla stazione diFirenze, quando l’Eda diceva che quelvagone nero pareva un carro funebre el’umiltà vile del vinto ti sussurrava direstare a casa perché troppo giovaneper affrontare la solitudine e l’o p p re s -sione degli emigrati».

Carla e Michele, i miei genitori, lasuperbia l’hanno imparata a scuola.Gliel’ha insegnata don Lorenzo Mila-ni, insieme a molti altri ragazzi e ra-gazze, a suon di Vangelo e Costituzio-

ne, libri unici da condividere, vitamine,discussioni infinite sul significato diuna parola, lettura del giornale e ansiada giustizia sociale alimentata ognigiorno come un fuoco, dal vento diquel poggio. «Ho deciso, dopo maturariflessione che l’umiltà è la rovina dellaclasse operaia e peggio ancora, conta-dina e montanara», affermava.

A lezione di superbia, quella chepermette di superare la paura dei vintifigli dei vinti e consente di scoprire chisi è, nel profondo. Indagare se stessi,quale sia la propria scintilla per poimetterla a disposizione degli altri.Questo era il fondamentale insegna-mento. Uscire sempre insieme dai pro-blemi e dalle ingiustizie, interessarsi atutto e tutti.

Quella scuola speciale, dove si in-contravano parole nuove come fosseroamici attesi, si misuravano le rotte del-le stelle con un astrolabio sbilenco e ilproprio coraggio si mescolava ai tru-cioli di un telaio piallato a mano, erala scuola di Barbiana. Il telaio proprioquello che per Gandhi procurava la di-gnità del lavoro ed educava al fare. Iragazzi lo scoprirono studiando il mo-vimento non violento e leggevano labiografia del Mahatma. Decisero di ri-c o s t ru i r l o .

Solo da adulta ho capito che cosafosse successo in quella stanza piena dicartine disegnate e incollate dai ragaz-zi, di volumi vecchi, strani cannocchia-li costruiti con pezzi di tubi, un PadreNostro trascritto in cinese antico e un«M’importa» in inglese a lettere cubi-tali.

Barbiana è stata casa, famiglia dallemaglie larghe ma dai sentimenti fittissi-mi, scuola viva e infinito luogodell’anima. Su quei tavoli si è conti-nuato a imparare a scrivere e leggere,anche dopo la morte di don Lorenzo.Con naturalezza e senza accorgersenecome se la scuola non riuscisse a inter-rompersi. Si è mangiato tutti insiemeaggiungendo sempre posti e dividendole braciole all’olio come se quell’aulanon potesse abdicare al senso di comu-nità di cui era pregna. Si sono mischia-ti quaderni coi lenzuoli da ripiegare aribadire che la conoscenza si intrecciaininterrottamente con la vita. A portare

fiori di campo in quel minuscolo cimi-tero di campagna dimora eterna per gi-ganti.

Da adulta ho capito perché Micheledicesse che in quel luogo era rinato.Negli anni Cinquanta, quando donLorenzo fu nominato, (esiliato), parro-co di Barbiana, quel fazzoletto di terraera la sinossi e concentrazione di ogniemarginazione e ingiustizia sociale. Ibarbianesi gli ultimi degli ultimi, ireietti, gli esclusi, timidi e sospettosi,chiusi nella loro ignoranza. Lorenzo fe-ce la cosa più genuina che un uomo difede profonda potesse attuare: cercò ilVangelo incarnato e lo trovò nella po-vertà di quel suo sparuto popolo, neicalli delle loro mani da mezzadri, nellosguardo basso dell’umiliazione e nel si-lenzio del non sapere. La scuola fu lu-ce e rivoluzione. Le parole imparate,cercate, capite, accumulate le chiaviche aprono ogni porta. Lorenzo fu unmaestro che comprese quanto scuola eVerbo fossero, per i suoi piccoli monta-nari, più potenti di una schioppettatain pieno petto e più rassicuranti di unabbraccio materno. Luogo di senso do-ve capire e farsi capire, dribblare il ditoper puntare lo sguardo dritto alla Lu-na, «imparare a imparare e insegnare ainsegnare», sviluppare pensiero e crear-ne di nuovo, porsi domande e trovaresoluzioni.

Michele in quella scuola asciugò larabbia dell’escluso assaggiando l’e b re z -za della conoscenza da condividere.Diventò insegnante dei più piccoli,scoprì che il sapere allontana le paure,si sentì adeguato più che giudicato, ac-colto più che respinto, acceso di co-scienza più che riempito di nozioni. Inquell’aula povera scoprì di essere partedi un mondo ingiusto e sfruttato a cuipoteva dare un contributo, imparò astudiare con e per gli altri e avere sem-pre occhi su e per il mondo. «In que-sti anni vi ho educato a sentirvi classe,a non dimenticarvi della umanità biso-gnosa, e a tenere a bada il vostro egoi-smo», dirà ai suoi ragazzi don Lorenzopoco prima di morire. «Perché non sitratta di produrre una nuova classe di-rigente, ma una massa cosciente».

Carla quando tornò dall’Inghilterrasapeva una nuova lingua, quanto ba-

stava per non aver timoredi prendere per mano lefragilità di Marcellino, ilbambino che non riusciva aparlare. Quella fu la suascintilla.

In una delle ultime lette-re a mio padre il priorescrive che: «Era meraviglio-so da vecchi prendere unalegnata da un figliolo, per-ché è segno che quel figlio-lo è già un uomo e non habisogno di balia, e qui è ilfine ultimo di ogni scuola:tirar su dei figlioli piùgrandi di lei, così grandiche la possano deridere.Solo allora la vita di quellascuola o di quel maestro haraggiunto il suo compimen-to e nel mondo c’è progres-so».

La pretesa, più che lasperanza è che da lunedìriapra una scuola dovesconfiggere pregiudizi epaure, alzare con superbialo sguardo sulle ingiustiziedel mondo e diventare pic-cole e piccoli cittadini libe-ri, «vivi e ribelli» capaci disup erarle.

Contro il rischio di un’educazione “in serra”di ROSARIO SALAMONE*

All’ultimo piano di unpalazzo dalla parte di viaAgonale, una delle strettevie che introducono apiazza Navona, Jacopo

Mastrangelo ha fatto quello che igiovani sanno fare magnificamente,mettere senso e restituire bellezza allavita. Ha atteso che terminassero irintocchi di una campana in una cittàdeserta, per dare il via aun’esecuzione magistrale di D e b o ra h ’sTh e m e di Ennio Morricone. Lacontinuità e i lasciti tra generazioni,anche e soprattutto senza parentele,nascono attraverso le condivisioniculturali e spirituali. Era la fine dimarzo, le tenebre della pandemiaavevano avvolto la Terra. L’ecomediatica dell’implorazione di PapaFrancesco, nel tramonto livido del 27,manteneva intatta la sua onda d’urto.Nella pandemia, come nella guerra,tra le tante domande alle quali non

sappiamo rispondere, una soprattuttopretende una risposta. La domanda è:«Come salviamo la generazione deinostri figli?». L’atto creativo di Dio èespressione di generazione, lineare etemporale. Allo stesso modo delcontadino che, con un gesto rituale,spinge nell’aria un pugno di semi eaffida alla terra l’attesa di nuoviraccolti. Legare e sciogliere, tenereper mano e liberare, cos’altro è questanostra storia di creature? Quando iprovvedimenti dell’autorità sanitariaci hanno indotto al distanziamentosociale e alla sospensione di ciò che èla vita collettiva, del suo reflussoall’interno della vita domestica, si èdeterminata, tra le tante asfissie, lagravità dell’interruzione dellafrequenza scolastica per i nostri figli enipoti. La sostituzione con formealternative di modalità formative,prima fra tutte la didattica a distanza,ha rappresentato un passaggiomeritevole di attenzione e che,spesso, sotto il profilo della

formazione umana, ha rappresentatoun’esperienza interessante dacoltivare. Al contempo e da subito,sono emerse gravi criticità. La grandedisparità nella possibilità di utilizzodi strumentazioni informatiche. Lapovertà è una condizione dura chenon perdona, soprattutto chi laindossa. Famiglie numerose con unsolo computer in casa, hanno visto ifigli scivolare giù nel rendimento.Vale sempre quel detto popolare che«chi s’alza primo si veste», così moltiragazzi sono rimasti nudi,scolasticamente nudi. Il temposcuola, inteso in questo caso comeerogazione didattica scandita secondofrazioni temporali e disciplinari, hasubito una forte compressione. Dipiù, in alcune realtà deprivatedell’Italia, anche l’impossibilità difruire della mensa scolastica, hainterrotto la regolarità del pasto, conil connesso squilibrio degli apportiproteici e calorici necessari per unacorretta alimentazione dei bambini.

Né possiamo sottovalutare che lamaggiore disponibilità di tempodavanti alle postazioni informaticheha incrementato i collegamenti consiti pornografici da parte degliadolescenti. Noi rischiamo di perdereuna generazione. Il ritorno a scuolacostituisce non soltanto la ripresadella vita ordinaria, perché lanormalità è un bene prezioso, maanche la constatazione di quanto siavera l’antica affermazione diAristotele che l’uomo è un animalesociale. Fuori dalla relazione inpresenza, dalla materia fisica deicorpi, delle voci, degli sguardi,l’esperienza formativa rifluisce versouna formazione in serra. La distanzaai tempi della pandemia è unalontananza costrittiva. Significascegliere di abitare un vuoto privo dicalore e umanità.

*Direttore Ufficio per la pastoralescolastica della diocesi di Roma

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 13 settembre 2020 pagina 5

In cercadell’intensità

di SAV E R I O SIMONELLI

«N on lasciatevi spaventaretroppo da quei trilli, potreteeseguirli anche

separatamente». È un Beethoven poco piùche ventenne quello che scrive questeraccomandazioni a Eleonore vonBreuning, futura moglie dell’amico FranzWegeler e sua allieva, alla quale dedica leaccluse variazioni sull’aria mozartiana Sevuol ballare da Le nozze di Figaro.Beethoven è particolarmente legato allafamiglia von Breuning che lo ha accolto ecoccolato come un figlio negli anniseguenti la morte della madre avvenuta nel1787, quando il futuro autore dell’E ro i c aera appena diciassettenne. Era unafamiglia dell’alta borghesia di Bonn —Elene von Breuning, madre di Eleonoreera vedova di un consigliere di corte delprincipe elettore — in cui si parlava diletteratura, ci si cimentava in brevicomponimenti poetici, si respiravainsomma un’aria di creatività chestimolava il giovane musicista. Se quindivogliamo avvicinarci all’essenza umana delgenio che ha cambiato per sempre laconcezione, la fruizione e la funzione dellamusica dobbiamo partire da questi anni incui il giovane Beethoven maturava queldesiderio di calore, intimità, di legame estabilità affettiva che gli sarebbe sempremancato e avrebbe costantemente rincorsonegli altri tra sbocchi d’ira, delusioni eidealizzazioni, con quei repentini sbalzi diumore che lo portavano a pentirsi ilgiorno seguente una lite e a profondersi intorrenziali e ridondanti lettere di scuse. Inquesto caso Beethoven scrive da Viennarievocando il bel periodo della gioventù aBonn rimpiangendone nostalgicamentel’ambiente in contrapposizione a quelloviennese dove già intravvede ostacoli enemici della sua carriera. Per tutta la vitail genio di Bonn fu condizionato dalsospetto che chi ascoltava le sueimprovvisazioni le avrebbe poi rivendutein seguito come proprie e questo ne limitòmolto le performance pubbliche all’ep o camolto in voga nei salotti della capitaledell’impero. Non è stato quindi unbambino prodigio, né uno studenteparticolarmente acculturato, né un abilefrequentatore di salotti Beethoven, ma ungiovane che sondava la vita attorno a sé incerca dei segni dell’intensità umana, diuna superiore e più intimamente sinceramanifestazione di sentimenti e di affettiche avrebbe costituito la nota piùcaratteristica della sua musica: una musicache attraversa il suo corpo, si imbatte inquel grumo di dolore fisico ma invece dicomunicarsi in malinconie decadenti oelegiache lamentazioni chiede e ottiene daisuoni di vincere quel dolore senzacamuffarlo, esponendolo assieme alla forzavitale che quel dolore comprende einsieme irride nella convinzione che né ilimiti, né le menomazioni fisiche, neanchela morte stessa possano avere l’ultimap a ro l a .

di GABRIELLA M. DI PAOLA DOLLORENZO

Se considerassimo in prospettivahegeliana il dantismo di LeoneXIII, Pio X e Benedetto X V, po-tremmo forse affermare che, mira-bilmente, il dantismo di Benedet-

to costituisce la sintesi dei due precedentidantismi, così come l’enciclica In praeclarasummorum litterarum artiumque saeculo sextoexeunte ab obitu Dantis Aligherii, la primadedicata a Dante nella storia del papatocontemporaneo, efficacemente dimostra. Dauna parte Giacomo Paolo Giovanni Battistadella Chiesa eredita la prospettiva culturaledi Papa Leone, in cui il dantismo è la chia-ve d’ingresso per intervenire nel dibattitopolitico e sociale della seconda metàdell’Ottocento, dall’altra è ben salda lacontinuità con Pio X, per il quale la teolo-gia della Commedia, stante l’ortodossia diDante, si intreccia alla Vulgata del catechi-smo.

Non è certo un caso che nell’enciclica Inp ra e c l a ra le opere dantesche più citate sianoMo n a rc h i a , Epistolae e Convivio, cioè le ope-re riguardanti il pensiero politico, filosoficoe, conseguentemente, teologico, di Dante.Benedetto XV ne coglie la concreta e realeattualità, soprattutto relativa al momentostorico in cui è inserito il suo magisteropontificale. Si consideri la sua formazione:dopo i corsi di teologia alla Gregoriana,ebbe gli ordini sacri il 21 dicembre 1878,laureandosi all’Accademia dei nobili eccle-siastici nel 1880. L’anno dopo conobbe, di-venendone collaboratore, Mariano Rampol-la del Tindaro, segretario della Congrega-zione degli affari straordinari, interprete erealizzatore della politica di Leone XIII, te-sa a restituire alla Santa Sede una posizio-ne di prestigio e di autorevolezza mondiale.Quando Rampolla divenne cardinale (mar-zo 1887) e, due mesi dopo, segretario diStato, il Della Chiesa divenne minutantedella Segreteria di Stato. In tale contesto ilfuturo Papa Benedetto ebbe modo di svi-luppare e accrescere la sua sensibilità giuri-dica e storica e la sua prospettiva politica e

tra i popoli, al di sopra delle parti bellige-ranti, contro gli egoismi nazionalistici, do-vuti essenzialmente ai fini economici di unasocietà scristianizzata. Stessa prospettiva, inqualche modo anticipatrice della Concilia-zione del 1929, il Papa avrà nei tentativi,andati a vuoto per l’opposizione di re Vit-torio Emanuele III, di risolvere la questioneromana. L’esasperato laicismo caratterizzan-te gli anni del papato di Leone e Pio con-nota anche il papato di Benedetto, neglianni che precedono le celebrazioni del se-sto centenario della morte di Dante: nellacittà di Ravenna addirittura erano nati duediversi comitati, uno laico e l’altro cattoli-co. Quest’ultimo, presieduto dall’a rc i v e s c o -vo Pasquale Morganti, fu fondato nel 1913,sotto gli auspici di Pio X, che sostenne for-temente l’iniziativa. Già da cardinale Gia-como della Chiesa era stato membro onora-rio della presidenza del Comitato ravenna-te. Eletto Papa, stabilirà un filo diretto conmonsignor Giovanni Mesini, segretario delComitato, per appoggiarne tutte le iniziati-ve, economiche e culturali, già avviate daPapa Pio.

In coincidenza con l’inizio del papato edella prima guerra mondiale comincia lesue pubblicazioni la rivista ravennate «Ilsesto centenario dantesco (Bollettino delComitato cattolico per l’omaggio a DanteAlighieri): riflessione morale ed esperienzaestetica». Al primo numero fu allegato unProclama che, citando le affermazioni diLeone e Pio, rivendicava a Dante e alla Di-vina Commedia il valore di testimonianzadella «religione nostra». Il periodico si pro-pose di contribuire alla diffusione delladantistica tra i cattolici, illustrare la dottri-na cattolica nella Commedia e nelle altreopere di Dante e dimostrare che l’unitàdell’opera dantesca deriva dal pensiero reli-gioso che la domina. Tali linee-guida rima-sero costanti negli otto anni della rivista esi articolarono in una serie di rubriche fisse,tese all’approfondimento del pensiero teo-logico, filosofico, pedagogico e moraledell’Alighieri, ma senza dimenticare la pe-culiare componente estetica ed artistica del-la sua opera e il suo personale rapportocon i santi. L’iniziativa fu consacrata da unB re v e di Benedetto X V, inserendosi in unben definito progetto culturale. Contro losfacelo morale, etico e politico dell’E u ro p a

era necessario rileggere il messaggio diDante, esaltando la sua fede, per educare lasocietà che sarebbe sopravvissuta alla guer-ra. Codesto progetto culturale, che si dipa-na in tutto il pontificato di Benedetto, af-fianca Dante alla commemorazione di santie sante, esempi di vita cristiana, per un rin-novato incontro tra cattolicesimo e mondo

Nell’enciclica «In praeclara» di Benedetto X V, la prima dedicata a Dante nella storia del papato contemporaneo

Politico cioè cristiano

Storia di Noor Inayat Khan giustiziata il 13 settembre 1944 a Dachau

Una 007 indiana contro Hitler

Nei giorni scorsiShrabani Basu, biografa di Khan,durante una cerimonia ufficialeha scoperto a Londrauna targa blu in suo onore

contemporaneo: da Margherita Maria Ala-coque, (bolla Ecclesia consuetudo, il 13 mag-gio 1920), a Domenico da Guzman, (enci-clica Fausto appetente, 29 giugno 1921). Sen-za dimenticare Bonifacio, Giovanna d’A rc o ,Girolamo, Efrem il Siro, Francesco d’Assisi(con l’enciclica Sacra propediem, 6 gennaio1921).

Sono le tappe di un itinerarium che cul-mina con l’enciclica dantesca In praeclarasummorum del 30 aprile 1921. In essa sem-brano confluire tutti i temi dibattuti dal pe-riodico del Comitato ravennate: il filtro pe-dagogico, emerso nelle riflessioni di padreFerdinando Cento, che vede nel rapportoVirgilio-Dante l’unità spirituale tra educan-do ed educatore teso alla conversione diquest’ultimo, presente nell’enciclica sia nel-la dedica «Ai diletti figli professori ed alun-ni degli Istituti letterari e di alta cultura delmondo cattolico» sia all’interno del testo:«Noi riteniamo che gli insegnamenti lascia-

tici da Dante in tutte le sue opere, ma spe-cialmente nel suo triplice carme, possanoservire quale validissima guida per gli uo-mini del nostro tempo»; l’i n t e r p re t a z i o n efilosofica della Commedia, all’interno delrapporto Dante-Tommaso d’Aquino, «Dan-te, in mezzo alle varie correnti del pensierosi fece discepolo del principe della Scolasti-

ca Tommaso d’Aquino e dalla sua menteangelica attinse quasi tutte le sue cognizio-ni filosofiche e teologiche»; il riconosci-mento della peculiarità della teologia dan-tesca, «Tutta la sua Commedia (…) ad altrofine non mira se non a glorificare la giusti-zia e la provvidenza di Dio, che governa ilmondo nel tempo e nell’eternità».

Ma l’aspetto più interessante dell’encicli-ca In praeclara è l’affermazione che l’orto-dossia di Dante, la sua appartenenza allaChiesa cattolica deriva proprio dal suo pen-siero politico, così strumentalizzato, inchiave anticlericale, dai laicisti: «Dunqueegli definisce la Chiesa Romana quale Ma-dre piissima o Sposa del Crocifisso, e Pie-tro quale giudice infallibile della verità rive-lata da Dio, cui è dovuta da tutti assolutasottomissione in materia di fede e di com-portamento ai fini della salvezza eterna.Pertanto, quantunque ritenga che la dignitàdell’Imperatore venga direttamente da Dio,tuttavia egli dichiara che “questa verità nonva intesa così strettamente che il PrincipeRomano non si sottometta in qualche casoal Pontefice Romano, in quanto la felicitàterrena è in un certo modo subordinata allafelicità eterna” (Mo n a rc h i a , III, 16). Princi-pio davvero ottimo e sapiente, che se fossefedelmente osservato anche oggi recherebbecertamente copiosi frutti di prosperità agliStati».

Il dantismo di Benedetto XV è specchiodi tutto il suo operato di Papa e della suabattaglia per la pace prima durante e dopola prima guerra mondiale: «Avendo egli ba-sato su questi saldi principi religiosi tutta lastruttura del suo poema, non stupisce se inesso si riscontra un vero tesoro di dottrinacattolica; cioè non solo il succo della filoso-fia e della teologia cristiana, ma anche ilcompendio delle leggi divine che devonopresiedere all’ordinamento ed all’ammini-strazione degli Stati».

Venturino Venturi, «Divina Commedia» (1984, particolare)

diplomatica, non disgiunte dal suo quoti-diano cammino spirituale. Infatti, secondola testimonianza del padre Ehrle, prefettodella Biblioteca Vaticana, Giacomo dellaChiesa, dopo il lavoro alla Segreteria diStato si recava in chiesa, faceva per alcuneore la sua adorazione e, poco dopo la mez-zanotte, celebrava la santa messa. Dopo lamorte di Papa Leone, il 16 dicembre 1907,Pio X lo nominò arcivescovo di Bologna eil 25 maggio 1914 fu compreso tra i cardina-li del suo ultimo concistoro. Il 3 settembredello stesso anno, anno dello scoppio dellaprima guerra mondiale, dopo la morte diPio X, Giacomo della Chiesa è eletto Papa.Sceglie il nome di Benedetto, riferendosiesplicitamente all’opera e alla personalità diBenedetto XIV, Prospero Lambertini (1740-1758), grande protettore di artisti e scienzia-ti, convinto, in tempi non sospetti, che ilpotere temporale della Chiesa era destinatoa finire. Appena eletto, Benedetto chiamaalla Segreteria di Stato il cardinale Dome-nico Ferrata e, dopo la sua morte, il cardi-nale Pietro Gasparri, autore del Codex iuriscanonici (1917), giurista e diplomatico di ec-celso valore e alunno di Papa Leone, chediviene suo stretto collaboratore.

La prospettiva politica che Benedetto XVassunse e mantenne nel corso del conflittomondiale, all’interno della quale il suo dan-tismo gioca un ruolo di primo piano, è giàchiaramente delineata nella prima enciclicaAd Beatissimi apostolorum principis (1 no-vembre 1914), in cui il Papa individua lecause della guerra: «La mancanza di mutuoamore fra gli uomini; il disprezzo dell’auto-rità; i beni materiali, fatti unico obiettivodell’attività dell’uomo», opponendovi lenorme e le pratiche della saggezza cristia-na. Benedetto si pone, in nome della Pace

Uno degli aspetti più interessanti e sorprendentidel pronunciamento di Giacomo Paolo Giovanni Battista della Chiesain occasione del sesto centenario della morte del “ghibellin fuggiasco”è l’affermazione che la sua ortodossia e appartenenza alla Chiesa cattolicaderivano proprio dal suo pensiero su quelle tematiche civilitanto strumentalizzate dai laicisti in chiave anticlericale

Salvador Dalí, «Divina Commedia» (1960)

Noor Inayat Khan

opporsi alla furia nazista in nome dellapace.

Nei giorni scorsi, Shrabani Basu, labiografa di Khan, ha scoperto, duranteuna cerimonia ufficiale, una targa blu insuo onore a Taviton Street a Londra. Nel2012 un suo busto era stato inauguratonel centro della capitale inglese: due gesti,

DANTE E I PA P I – VI

PUNTI DI RESISTENZA

di GABRIELE NICOLÒ

Sulle labbra aveva ancora il soffiodella parola “lib ertà”, l’ultimaparola da lei pronunciata, il 13settembre 1944, quando fu giu-stiziata, con un colpo di pistola

alla nuca, nel campo di concentramentodi Dachau: pochi conoscono le eroichegesta di Noor Inayat Khan, che cercò di

questi, dall’alto valore simbolico, perchéconcepiti come un tributo di riconoscenzaper l’estremo sacrificio da lei compiutoper aiutare la Gran Bretagna a combattereil nazismo.

Era nata a Mosca nel 1914, da padre in-diano musulmano e da madre statuniten-se. I genitori erano Sufi e lei crebbe conprofondi ideali pacifisti. La famiglia si tra-sferì a Londra allo scoppio della Grandeguerra e successivamente in Francia, vici-no Parigi. Durante la seconda guerramondiale si trasferì nuovamente in Inghil-terra, dove si arruolò volontaria nella Wo-men’s Auxiliary Air Force e venne adde-strata per diventare un’operatrice radio.Nel frattempo venne notata — in partico-lare per la sua pronta intelligenza e per ilsuo coraggio — dalla British Special Ope-rations Executive, un corpo speciale inca-ricato di sabotare le forze naziste nei Pae-si europei occupati dalla Germania.

La missione cui fu chiamata era moltopericolosa: si trattava di trasportare gliapparecchi in territorio nemico e, in casodi cattura, l’agenzia segreta non avrebbepotuto fornire alcun aiuto. Khan accettò enel giugno del 1943 atterrò ad Angers, asud di Parigi. La missione fallì una setti-mana dopo il suo arrivo. I suoi compagni

furono arrestati e lei venne richiamata inpatria. Khan, tuttavia, riuscì a convincerei superiori a farle proseguire la missione,anche se ciò avrebbe significato eseguireda sola il lavoro di sei operatori. Neiquattro mesi successivi trasportò riforni-menti alla resistenza francese, inviò rap-porti sull’attività nazista a Londra e orga-nizzò il trasporto di soldati alleati.Nell’ottobre del 1943 la sorella di una col-lega — innamorata di un uomo che amavaKhan — comunicò il suo indirizzo allaGestapo. Arrestata, riuscì a fuggire, mapoco dopo tempo cadde di nuovo nellegrinfie dei soldati nazisti. Fu quindi tra-sferita al campo di concentramento di Da-chau, dove, dopo essere stata sottoposta atorture, fu giustiziata.

Ricorda il quotidiano «The Telegraph»che la targa blu è un importante e ambitoriconoscimento che viene dato dalla En-glish Heritage, un organismo pubblico in-caricato della gestione del patrimonio cul-turale della Gran Bretagna. Proprio recen-temente l’English Heritage ha ammessoche soltanto il 14 per cento della 950 tar-ghe a Londra finora conferite rappresenta-no donne: una “omissione” che ci si ripro-mette in futuro di riparare. Questo scena-rio contribuisce a dare un rilievo ancora

maggiore alla figura di Noor Inayat Khanche per la Gran Bretagna sacrificò la vitaperché credeva nella pace, ovvero in unvalore che non conosce geografia, confinie barriere.

INTERMEZZIBEETHOVENIANI

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 13 settembre 2020

In Mozambico un progetto della campagna «Dacci oggi il nostro pane quotidiano»

L’apicolturaper combattere fame e siccità

Caritas italiana e Focsiv (Federazione delle ongcristiane) per aiutare le fasce di popolazione piùvulnerabili e le persone più colpite dalle conse-guenze della pandemia di covid-19.

La Zambezia è la seconda provincia del Mo-zambico e convive con un tasso di povertà pari al55 per cento della popolazione e un’e m e rg e n z aalimentare che tocca almeno 300.000 persone.Potenzialmente la regione sarebbe ricca. Disponeinfatti di circa otto milioni di ettari coltivabili deiquali, però, solo il 18 per cento è attualmente uti-lizzato.

«L’intervento realizzato dalle ong — spiegaGiulia Giavazzi di Celim, ong milanese — contri-buisce alla valorizzazione di quest’area, con lapromozione della diversificazione della produzio-ne agricola e il rafforzamento della sicurezza ali-mentare nei distretti di Derre, Lugela, Namarroi eGilé, favorendo nuove filiere agro-alimentari, so-stenibili e resilienti. Infatti, la provincia dellaZambezia è soggetta ciclicamente a forti calamitànaturali che spazzano via interi raccolti lasciandole comunità residenti nelle zone rurali prive di ci-bo e fonti di reddito. Diversificare la produzionee introdurre nuove tecniche agricole climatica-mente resilienti è diventato fondamentale per ar-ginare gli effetti devastanti che le calamità natura-li hanno sugli agricoltori. In questo contesto Ce-lim ha deciso di investire sull’acquacoltura e dirafforzare la filiera produttiva del miele. È previ-sta inoltre la creazione di tre centri multiserviziforniti di trattori, motopompe, officina e negoziodi attrezzi agricoli a servizio delle comunità permigliorare le tecniche agricole».

In Africa, l’apicoltura è ancora poco sviluppa-ta. Anche se i presupposti per una crescita ci so-no. Nel continente vive una specie di ape mellife-ra più aggressiva, ma anche più resistente, rispet-to a quella europea. La maggior parte della po-polazione, stimata in 310 milioni di colonie, è sel-vaggia e vive in cavità naturali, negli alberi o nelterreno. Recenti indagini sulla salute hanno indi-cato che le popolazioni di api africane godono diottime condizioni. L’Africa potrebbe quindi trarrebeneficio dagli errori commessi in Europa e NordAmerica, dove le popolazioni continuano a dimi-nuire, prevenendo i problemi attraverso la prote-zione delle popolazioni di api. Prima che gli Statistabiliscano regole e restrizioni, gli apicoltorisvolgono un ruolo vitale. Possono aiutare a man-tenere in salute le api africane e, da esse, i ricer-catori e gli apicoltori possono imparare comeconservare l’ape occidentale.

Attualmente in Mozambico la produzione èmolto bassa (5 chilogrammi di miele per arnia)senza grandi differenze fra gli apicoltori. In baseal numero di arnie ogni apicoltore è in grado di

Al College Papa François di Kinshasa i primi giovani diplomati grazie al sostegno dell’associazione Semi di Pace e al contributo della Cei

Fraternità universale

OSPEDALE DA CAMPO«Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi

è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità.

Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia...

Curare le ferite, curare le ferite... E bisogna cominciare dal basso»

di ENRICO CASALE

Le api volano incessantemente dentro e fuoriil loro alveare nella foresta. Il loro andiri-vieni è frenetico. Devono produrre il miele

per nutrirsi. Certamente non sanno che quellostesso miele può trasformarsi in una ricchezza an-che per gli uomini, le donne, i bambini dellaZambezia, nel Mozambico centrale. Un redditoche permetterà alle famiglie di affrontare megliola siccità e le inondazioni provocate dai cambia-menti climatici che, negli ultimi anni, hanno ri-dotto le attività agricole e, soprattutto, impoveri-to gli abitanti dei distretti più poveri.

A scommettere sulle risorse prodotte dalle pic-cole api è un progetto messo in campo dalle ongCoordinamento delle organizzazioni per il servi-zio volontario, Cosv, e dal Centro laici per le mis-sioni, Celim, (co-finanziato dall’Agenzia italianaper la cooperazione e lo sviluppo). Uno dei 62progetti umanitari della campagna «Dacci oggi ilnostro pane quotidiano», nata per iniziativa di

produrre fra i 40 e i 600 chili all’anno. Le poten-zialità, però, ci sono. Nella provincia della Zam-bezia, il miele finora è stato prodotto con tecni-che arcaiche ed è quindi di bassa qualità e diffi-cilmente vendibile. A ciò si aggiunge il fatto chele nuove generazioni, che rappresentano oltre il50 per cento della popolazione, non possiedonoconoscenze adatte.

«L’apicoltura nel tempo è cambiata — osservaSemente, tecnico specializzato che collabora conCosv e Celim — prima il miele veniva estrattonella foresta, con arnie fatte di corteccia e senzaalcun strumento idoneo, usando semplicemente ilfuoco per allontanare le api. Adesso c’è maggioreconsapevolezza delle tecniche dell’apicoltura edelle potenzialità del miele come prodotto ali-m e n t a re » .

Il progetto prevede il rafforzamento dell’interafiliera produttiva: dalla formazione tecnica degliapicoltori, alla distribuzione di arnie e materialeapistico fino alla commercializzazione del prodot-to con la costruzione di due centri per lavorare efiltrare il miele.

«Il progetto — continua Giulia Giavazzi —punta sullo sviluppo dell’apicoltura partendo dalbasso e scommettendo sulla formazione e la cre-scita professionale dei contadini. Questo settorepuò offrire un contributo alla salvaguardia di unaspecie, l’ape, così fondamentale per l’ecosistema,

ma può anche offrire un buon nutrimento, comeil miele, e può rappresentare una buona fonte dientrate. La maggior parte del miele che si trovain Mozambico arriva dal Sud Africa e, dato ilprezzo, è accessibile solo a una minoranza dellapopolazione che risiede nelle grandi città. Lascommessa di Celim è di promuovere sul mercatolocale un prodotto di qualità e accessibile a tutti(anche l’export ha grandi margini se consideria-mo che il miele africano rappresenta solo lo 0,4per cento del miele venduto nel mondo)».

Gli interventi si svolgeranno in gran partenell’area del Monte Mabu, una delle ultime areeselvagge e incontaminate dell’Africa australe.Un’area scoperta, per caso, nel 2005 da unoscienziato britannico. Sono 70 chilometri quadratidi foresta pluviale di media altitudine, la piùgrande dell’Africa. Il paesaggio incantato è ric-chissimo di specie animali e vegetali, tra cui alcu-ne in pericolo di estinzione e altre mai catalogate.Tra queste, una nuova specie di camaleonte nano,un granchio di acqua dolce, pipistrelli, scorpionie tre serpenti.

«È un ambiente ricco di biodiversità e inconta-minato — conclude Giavazzi — il miele prodottoda api libere di volare in un habitat puro nonpuò che essere di altissima qualità. Potrà cosìavere un buon riscontro sul mercato producendobenefici economici per tutta la comunità».

di FRANCESCO RICUPERO

«S iamo orgogliosi e sod-disfatti per aver contri-buito a dare a tanti ra-

gazzi congolesi l’opportunità nonsolo di frequentare una scuola su-periore, ma di conseguire proprioquest’anno il diploma di maturi-tà»: è quanto racconta al nostrogiornale, Marino Sabatino, vice-presidente dell’associazione Semidi Pace che, grazie al sostegnoeconomico della Conferenza epi-scopale italiana (Cei), ha potutorealizzare, insieme alle suore dellacongregazione Figlie della Passio-ne di Gesù Cristo e di Maria Ad-dolorata, a Kinshasa, nella Re-pubblica Democratica del Congo,la scuola secondaria College PapeFr a n ç o i s .

«Nella Repubblica Democrati-ca del Congo — sottolinea Sabati-no — costruire una scuola nonvuol dire soltanto portare avantiun piano di istruzione per far im-parare i bambini a leggere, scrive-re, contare, ma significa anche as-sicurare loro almeno un pasto algiorno, insegnare i fondamentalidell’igiene per prevenire le malat-tie, specialmente in questo parti-colare momento di crisi sanitariacaratterizzato dal covid-19, fornireloro una rappresentazione dellavita fondata sul rispetto di sestessi e degli altri».

L’azione di Semi di Pace, at-tenta ai bisogni dei territori italia-ni, è fin dal 1980 aperta al mon-do per testimoniare una culturadella solidarietà, della pace e del-la condivisione. La onlus svolgela propria attività in diversi areedel mondo, tra le quali Africa(Repubblica Democratica delCongo e Camerun), India, (TamilNadu e Karnataka) America Lati-na (Santo Domingo, Cuba, Perú,Messico) e Europa (Romania).

Nel quartiere di Mikondo, do-ve sorge il College Pape François,vivono centinaia di famiglie congravi difficoltà economiche equesto istituto scolastico rappre-senta quasi un’oasi nel deserto.Per tante persone, l’istruzione co-stituisce il vero processo di libe-razione dai rischi dello sfrutta-mento, della povertà e dell’emar-ginazione sociale. Il traguardoraggiunto da Semi di Pace e dalleFiglie della Passione di Gesù Cri-sto e di Maria Addolorata con lascuola dedicata a Papa Francescone è un luminoso esempio.

«Era l’anno 2012 — raccontal’ingegner Giancarlo Andreoli, re-sponsabile della Cittadella a Tar-quinia dove ha sede l’asso ciazio-ne — quando con due idraulici,due muratori, un infermiere ed io(volontari di Semi di Pace) partiiper la Repubblica Democraticadel Congo, diretto a Lumbi perpredisporre un padiglione di of-talmologia presso l’ospedale (ade-guamenti edili, impianto idrauli-co, impianto elettrico, sala opera-toria). Prima della partenza, ilpresidente di Semi di Pace, pro-fessor Luca Bondi, mi disse:“Quando arrivi a Kinshasa, vai

sta, il direttivo mi ha incaricatodi predisporre la documentazioneper presentare il progetto allaCei. Suor Estela, con grande effi-cienza, ha inviato quanto richie-sto per la pratica (con dovizia diparticolari: planimetria, preventi-vo economico, elenco prezzi, -computo metrico, programmaesecutivo temporale, ditta co-struttrice locale)». Dopo tre annila scuola era pronta e adesso cisono anche i primi diplomati diquesto importante progetto.

«Oggi — spiega Marino Saba-tino — vedere la foto dei ragazzidiplomati mi riempie di gioia e

materna. Si tratta in sostanza diun’autentica dimostrazione di co-sa significhi il valore della frater-nità universale che si prende curadei più deboli assicurando lorofuturo e speranza. Questi obietti-vi che guidano le iniziative di Se-mi di Pace sono state condiviseanche dalla Cei che ha erogatoun ulteriore finanziamento di cir-ca 340.000 euro, attraverso il Co-mitato per gli interventi caritativia favore del Terzo Mondo, per lanuova scuola materna a Mikon-do, nella stessa comunità dove èstato realizzato il College PapeFrançois. La struttura si chiamerà

Mama wa Bolingo (“Mammadell’a m o re ”) e sarà frequentatadai bambini tra i 3 e gli 6 anni.Insieme all’istituto secondario ealla preesistente scuola primariaformerà un grande polo scolasti-co, gestito dalle suore Figlie dellaPassione di Gesù Cristo e di Ma-ria Addolorata, che rivestirà unruolo di fondamentale importan-za in uno dei quartieri più degra-dati e poveri della capitale Kin-shasa. «La presenza di una scuo-la ha un valore immenso per co-munità poverissime come quelladi Mikondo — sottolinea l’asso-ciazione — perché promuove losviluppo sociale, culturale ed eco-nomico, creando le basi per unfuturo migliore per le nuove ge-nerazioni. Lo avrà ancora di piùse si pensa che la scuola Mamawa Bolingo, una volta inaugura-ta, e l’istituto Papa Francescopermetteranno ai giovani di stu-diare per almeno 12 anni nellostesso luogo e completare la loroformazione didattica senza inter-ruzione». Il nuovo finanziamentodella Conferenza episcopale ita-liana — conclude Sabatino —«conferma Semi di Pace comeuna realtà di volontariato seria, ingrado di realizzare progetti com-plessi», e «punto di riferimentoin uno dei Paesi più grandidell’Africa».

nel quartiere di Mikondo, allamissione delle suore Figlie dellaPassione di Gesù Cristo e di Ma-ria Addolorata, che ti devono fareuna richiesta”. Così ho fatto, in-contrando suor Estela Maria Pe-rez, responsabile della realizza-zione e gestione del progetto, da-gli occhi vivaci e molto attenta.Mi espresse un sogno: una scuolasuperiore che permettesse ai suoi600 alunni di continuare gli stu-di». In quell’occasione l’ingegnerAndreoli assicurò alla religiosache avrebbe portato a Tarquinia,all’associazione Semi di Pace, ilsuo sogno. «Approvata la richie-

di soddisfazione. Il sogno di suorEstela, e anche quello nostro, si èrealizzato, con la collaborazionedi molti, in primis della Confe-renza episcopale italiana, dandola possibilità a questi ragazzi diessere il futuro per il proprio Pae-se, un faro luminoso che può in-dicare percorsi di pace e di svi-lupp o».

Nella Repubblica Democraticadel Congo, Semi di pace è impe-gnata non solo a formare i diplo-mati al mondo del lavoro dandoloro l’opportunità di frequentarelaboratori tecnico-professionali,ma anche a realizzare una scuola

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 13 settembre 2020 pagina 7

Lettera ai presidenti delle Conferenze episcopali sulla celebrazione della liturgia durante e dopo la pandemia del covid-19

«Torniamo con gioiaall’Eucaristia!»

Presentato alla mostra del Cinema di Venezia il videocatechismo all’interno della piattaforma digitale «LearninGod»

La parola di fedeelemento di connessione

«La parola è divenuta elemento di connes-sione»; a maggior ragione, «la parola di fe-de» risulta capace di «connettere persone eluoghi per una produzione che intende pre-sentare il contenuto della fede». È uno deipassaggi dell’intervento che il gesuita Anto-nio Spadaro, direttore de «La Civiltà Catto-lica», ha tenuto durante la presentazionedella piattaforma digitale «LearninGod», alcui interno si trova il videocatechismo dellaChiesa cattolica. L’incontro è avvenuto gio-vedì 10 settembre, nella prestigiosa cornicedella 77ª mostra internazionale d’arte cine-matografica di Venezia, nello spazio dellafondazione Ente dello spettacolo.

Analizzando attraverso cinque “ambizioni”e cinque “sfide” la piattaforma — che offrecontenuti religiosi e artistici ispirati al mes-saggio del sacro, come appunto il film diGjon Kolndrekaj sul Catechismo (ben 25 oresuddivise in 46 episodi) — padre Spadaro hasottolineato come “la parola” sia un «ele-mento di connessione tra persone, lingue esensibilità differenti». In pratica, la parola«diventa opera. E questa a sua volta connet-te le persone che la vedranno». Ciò è fonda-mentale, ha aggiunto, perché in un mondodi parole «la Parola della fede cattolica, cioèuniversale, è capace di connettere persone,lingue, culture e competenze. Questa è statala sfida di chi l’ha realizzata».

L’opera presentata, ha spiegato il gesuita,ha la grande ambizione di «tradurre le paro-le in immagini». Non si tratta di un’op era-zione scontata né ovvia. «La Parola nel cri-stianesimo — ha sottolineato — si è fatta car-ne, cioè si è fatta visibile». Uno dei gravi

problemi della fede, secondo Papa France-sco, consiste proprio «nel fatto che non pos-siamo “i m m a g i n a re ” le verità che crediamo:ci mancano immagini potenti». Questo, hafatto notare Spadaro, è uno dei motivi percui Bergoglio ama la pietà popolare: «È unariserva aurifera di figure forti e ben innestatenell’immaginario collettivo di un popolo. Èquesta capacità immaginifica che, a volte, ri-schia di essere mortificata dall’austerità odalla eccessiva verbosità del concetto astrat-to». In effetti, «la riprova del legame cheFrancesco avverte tra opera d’arte e visionedella vita» si trova nella sua intervista del2013 a «La Civiltà Cattolica», che il gesuitaha citato durante la presentazione. In essa ilPontefice sottolinea «con forza che le formedi espressione della verità possono essere va-rie e difformi, e che anzi l’uomo col tempocambia il modo di percepire se stesso». Peresprimere il concetto egli ha preferito «nonricorrere a riflessioni sofisticate sul cambioantropologico, ma dire, più semplicemente edirettamente, che una cosa è l’immagine elle-nistica di uomo che ha prodotto la Nike diSamotracia, altra è quella che trova la suaforma nelle tele del Caravaggio, e altra an-cora è quella del surrealismo di Dalí».

Un’altra ambizione del videocatechismo,ha evidenziato padre Spadaro, è quella «dinarrare storie». In pratica, l’opera «traducela parola in immagini visibili che sono pezzidi vita e di storie». Ciò significa, ha spiegatoil religioso, che «la fede non è una ideolo-gia, non è una astrazione. Il vedere ci aiutaa capire che si tratta di vita, non di una teo-ria perfetta quanto astratta». Ancora, il vi-

deocatechismo ha tra gli obiettivi quello di«dare valore alla parola. La parola resta vali-da se rimane densa. Altrimenti si sfibra, silogora». A questo proposito padre Spadaroha ricordato la preoccupazione di Jorge Ma-rio Bergoglio, allora arcivescovo di BuenosAires, che nel 1999, rivolgendosi all’asso cia-zione cristiana degli imprenditori, parlò diun «processo di svilimento delle parole: pa-role senza peso proprio, che non si fannocarne. Parole che si svuotano dei propri con-tenuti; a quel punto Cristo non si manifestapiù come persona, bensì come idea. Si pro-duce un’inflazione di parole. La nostra è unacultura nominalista. La parola ha perso ilproprio peso, è vacua. Le manca sostegno, èpriva della “scintilla” che la rende viva e checonsiste proprio nel silenzio».

L’ultima ambizione del videocatechismo,per Spadaro, è quella di «garantire il passag-gio forte dalla parola scritta al digitale». Equi il gesuita si è richiamato a quanto scrittoda Francesco nel messaggio per la Giornatamondiale delle comunicazioni del 2019. IlPontefice sottolineava come non esistano piùi «mezzi di comunicazione» intesi comestrumenti, ma ci sia un «ambiente» reale (enon virtuale) creato dalla rete. «Si tratta —ha aggiunto il religioso — di un ambientenon separato ma integrato con la nostra vitaquotidiana». Per questo, l’obiettivo del vi-deocatechismo è proprio quello di «inserireil discorso della fede all’interno dell’ambien-te digitale in streaming, tramite app e anchein una versione portatile attraverso un di-spositivo digitale simile a un tablet». Que-sta, ha fatto notare, «non è una sfida da po-

co. Per molti ancora la parola condivisa inrete è una parola superficiale e sfibrata.L’apparizione del sacro in rete appare comenon-permanente». Infatti, il sacro «apparesullo stesso dispositivo nel quale si leggonole email o ci si intrattiene con un videoga-me». Eppure, è proprio «l’interattività dellarete che appare la sfida principale per unainteriorità da vivere in questo tempo».

All’incontro è intervenuto anche il patriar-ca di Venezia, Francesco Moraglia, il qualeha sottolineato che «il Catechismo ci aiuta aindicare nella fede, nella preghiera, nella ce-lebrazione qualcosa che va al di là dell’uo-mo, ma rispetta profondamente la coscienzadi ogni uomo. E credo — ha aggiunto — chequesto, veicolato nelle immagini, nei suoni,nelle musiche, nelle bellissime inquadraturedel videocatechismo sia qualcosa di impor-tante che diventa un annuncio di fede».

Nel video i testi del Catechismo sono statiletti in 37 lingue da oltre 3.000 lettori diogni estrazione sociale. Milleduecento attoriin costume hanno ricostruito in fiction scenedel Vecchio e del Nuovo Testamento. Nellapiattaforma sono state inserite tutte le operedel regista Kolndrekaj, di origini kossovare.parente di madre Teresa di Calcutta. Tra lesue realizzazioni: Matteo Ricci. Un gesuita nelregno del drago, Madre Teresa. Una bambinadi nome Gonxhe e Viaggio nei luoghi del sacro,serie ideata in occasione del Giubileo del2000. Il videocatechismo è stato realizzatoda CrossInMedia, con il patrocinio del Pon-tificio Consiglio per la nuova evangelizza-zione, su testi della Libreria Editrice vatica-na. Un’opera unica, che ha richiesto 5 annidi lavorazione e la partecipazione di 60 milapersone in 70 Paesi del mondo.

La Congregazione per il culto divino e la disci-plina dei sacramenti ha inviato ai presidentidelle Conferenze episcopali una lettera — diffusanella mattina di sabato 12 settembre — sullacelebrazione della liturgia durante e dopo lapandemia del covid-19. Ne pubblichiamo di se-guito il testo in italiano.

La pandemia dovuta al virus Covid 19 haprodotto stravolgimenti non solo nelle dina-miche sociali, familiari, economiche, formati-ve e lavorative, ma anche nella vita della co-munità cristiana, compresa la dimensione li-turgica. Per togliere spazio di replicazione alvirus è stato necessario un rigido distanzia-mento sociale, che ha avuto ripercussione suun tratto fondamentale della vita cristiana:«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome,lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18, 20);«Erano perseveranti nell’insegnamento degliapostoli e nella comunione, nello spezzare ilpane e nelle preghiere. Tutti i credenti stava-no insieme e avevano ogni cosa in comune»(At 2, 42-44).

La dimensione comunitaria ha un signifi-cato teologico: Dio è relazione di Personenella Trinità Santissima; crea l’uomo nellacomplementarietà relazionale tra maschio efemmina perché «non è bene che l’uomo siasolo» (Gn 2, 18), si pone in rapporto conl’uomo e la donna e li chiama a loro voltaalla relazione con Lui: come bene intuìsant’Agostino, il nostro cuore è inquieto fin-ché non trova Dio e non riposa in Lui (cfr.Confessioni, I, 1). Il Signore Gesù iniziò ilsuo ministero pubblico chiamando a sé ungruppo di discepoli perché condividesserocon lui la vita e l’annuncio del Regno; daquesto piccolo gregge nasce la Chiesa. Perdescrivere la vita eterna la Scrittura usa l’im-magine di una città: la Gerusalemme del cie-lo (cfr. Ap 21); una città è una comunità dipersone che condividono valori, realtà uma-ne e spirituali fondamentali, luoghi, tempi eattività organizzate e che concorrono alla co-struzione del bene comune. Mentre i paganicostruivano templi dedicati alla sola divinità,ai quali le persone non avevano accesso, icristiani, appena godettero della libertà diculto, subito edificarono luoghi che fosserodomus Dei et domus ecclesiae, dove i fedelipotessero riconoscersi come comunità diDio, popolo convocato per il culto e costi-tuito in assemblea santa. Dio quindi puòproclamare: «Io sono il tuo Dio, tu sarai ilmio popolo» (cfr. Es 6, 7; Dt 14, 2). Il Si-gnore si mantiene fedele alla sua Alleanza(cfr. Dt 7, 9) e Israele diventa per ciò stessoDimora di Dio, luogo santo della sua presen-za nel mondo (cfr. Es 29, 45; Lv 26, 11-12).Per questo la casa del Signore suppone lapresenza della famiglia dei figli di Dio. An-che oggi, nella preghiera di dedicazione diuna nuova chiesa, il Vescovo chiede che essasia ciò che per sua natura deve essere:

«[...] sia sempre per tutti un luogo santo[...].

Qui il fonte della grazia lavi le nostre col-p e,

perché i tuoi figli muoiano al peccatoe rinascano alla vita nel tuo Spirito.Qui la santa assembleariunita intorno all’a l t a re ,celebri il memoriale della Pasquae si nutra al banchetto della parolae del corpo di Cristo.Qui lieta risuoni la liturgia di lode

e la voce degli uomini si unisca ai cori de-gli angeli;

qui salga a te la preghiera incessanteper la salvezza del mondo.Qui il povero trovi misericordia,l’oppresso ottenga libertà verae ogni uomo goda della dignità dei tuoi

figli,finché tutti giungano alla gioia pienanella santa Gerusalemme del cielo».La comunità cristiana non ha mai perse-

guito l’isolamento e non ha mai fatto dellachiesa una città dalle porte chiuse. Formatial valore della vita comunitaria e alla ricercadel bene comune, i cristiani hanno semprecercato l’inserimento nella società, pur nellaconsapevolezza di una alterità: essere nelmondo senza appartenere a esso e senza ri-dursi a esso (cfr. Lettera a Diogneto, 5-6). Eanche nell’emergenza pandemica è emersoun grande senso di responsabilità: in ascoltoe collaborazione con le autorità civili e congli esperti, i Vescovi e le loro conferenze ter-ritoriali sono stati pronti ad assumere deci-sioni difficili e dolorose, fino alla sospensio-ne prolungata della partecipazione dei fedelialla celebrazione dell’Eucaristia. QuestaCongregazione è profondamente grata ai Ve-scovi per l’impegno e lo sforzo profusi neltentare di dare risposta, nel modo migliorepossibile, a una situazione imprevista e com-plessa.

Non appena però le circostanze lo con-sentono, è necessario e urgente tornare allanormalità della vita cristiana, che ha l’edifi-cio chiesa come casa e la celebrazione dellaliturgia, particolarmente dell’Eucaristia, co-me «il culmine verso cui tende l’azione dellaChiesa e insieme la fonte da cui promanatutta la sua forza» (Sacrosanctum Concilium,10).

Consapevoli del fatto che Dio non abban-dona mai l’umanità che ha creato, e che an-che le prove più dure possono portare frutti

di grazia, abbiamo accettato la lontananzadall’altare del Signore come un tempo di di-giuno eucaristico, utile a farcene riscoprirel’importanza vitale, la bellezza e la preziositàincommensurabile. Appena possibile però,occorre tornare all’Eucaristia con il cuorepurificato, con uno stupore rinnovato, conun accresciuto desiderio di incontrare il Si-gnore, di stare con lui, di riceverlo per por-tarlo ai fratelli con la testimonianza di unavita piena di fede, di amore e di speranza.

Questo tempo di privazione ci può dare lagrazia di comprendere il cuore dei nostri fra-telli martiri di Abitene (inizi del IV secolo), iquali risposero ai loro giudici con serena de-terminazione, pur di fronte a una sicura con-danna a morte: «Sine Dominico non possu-mus». L’assoluto non possumus (non possia-mo) e la pregnanza di significato del neutrosostantivato Dominicum (quello che è del Si-g n o re ) non si possono tradurre con una solaparola. Una brevissima espressione compen-dia una grande ricchezza di sfumature e si-gnificati che si offrono oggi alla nostra me-ditazione:

— Non possiamo vivere, essere cristiani,realizzare appieno la nostra umanità e i desi-deri di bene e di felicità che albergano nelcuore senza la Parola del Signore, che nellacelebrazione prende corpo e diventa parolaviva, pronunciata da Dio per chi oggi apre ilcuore all’ascolto;

— Non possiamo vivere da cristiani senzapartecipare al Sacrificio della Croce in cui ilSignore Gesù si dona senza riserve per sal-vare, con la sua morte, l’uomo che era mortoa causa del peccato; il Redentore associa asé l’umanità e la riconduce al Padre; nell’ab-braccio del Crocifisso trova luce e confortoogni umana sofferenza;

— Non possiamo senza il banchetto dell’Eu-caristia, mensa del Signore alla quale siamoinvitati come figli e fratelli per ricevere lostesso Cristo Risorto, presente in corpo, san-

gue, anima e divinità in quel Pane del cieloche ci sostiene nelle gioie e nelle fatiche delpellegrinaggio terreno;

— Non possiamo senza la comunità cristiana,la famiglia del Signore: abbiamo bisogno diincontrare i fratelli che condividono la figlio-lanza di Dio, la fraternità di Cristo, la voca-zione e la ricerca della santità e della salvez-za delle loro anime nella ricca diversità dietà, storie personali, carismi e vocazioni;

— Non possiamo senza la casa del Signore,che è casa nostra, senza i luoghi santi dovesiamo nati alla fede, dove abbiamo scopertola presenza provvidente del Signore e ne ab-biamo scoperto l’abbraccio misericordiosoche rialza chi è caduto, dove abbiamo consa-crato la nostra vocazione alla sequela religio-sa o al matrimonio, dove abbiamo supplica-to e ringraziato, gioito e pianto, dove abbia-mo affidato al Padre i nostri cari che hannocompletato il pellegrinaggio terreno;

— Non possiamo senza il giorno del Signore,senza la Domenica che dà luce e senso alsuccedersi dei giorni del lavoro e delle re-sponsabilità familiari e sociali.

Per quanto i mezzi di comunicazione svol-gano un apprezzato servizio verso gli amma-lati e coloro che sono impossibilitati a recar-si in chiesa, e hanno prestato un grande ser-vizio nella trasmissione della Santa Messanel tempo nel quale non c’era la possibilitàdi celebrare comunitariamente, nessuna tra-smissione è equiparabile alla partecipazionepersonale o può sostituirla. Anzi queste tra-smissioni, da sole, rischiano di allontanarcida un incontro personale e intimo con il Dioincarnato che si è consegnato a noi non inmodo virtuale, ma realmente, dicendo: «Chimangia la mia carne e beve il mio sangue ri-mane in me e io in lui» (Gv 6, 56). Questocontatto fisico con il Signore è vitale, indi-spensabile, insostituibile. Una volta indivi-duati e adottati gli accorgimenti concreta-mente esperibili per ridurre al minimo ilcontagio del virus, è necessario che tutti ri-prendano il loro posto nell’assemblea deifratelli, riscoprano l’insostituibile preziosità ebellezza della celebrazione, richiamino e at-traggano con il contagio dell’entusiasmo ifratelli e le sorelle scoraggiati, impauriti, datroppo tempo assenti o distratti.

Questo Dicastero intende ribadire alcuniprincipi e suggerire alcune linee di azioneper promuovere un rapido e sicuro ritornoalla celebrazione dell’Eucaristia.

La dovuta attenzione alle norme igienichee di sicurezza non può portare alla sterilizza-zione dei gesti e dei riti, all’induzione, ancheinconsapevole, di timore e di insicurezza neifedeli.

Si confida nell’azione prudente ma fermadei Vescovi perché la partecipazione dei fe-deli alla celebrazione dell’Eucaristia non siaderubricata dalle autorità pubbliche a un“assembramento”, e non sia considerata co-me equiparabile o persino subordinabile aforme di aggregazione ricreative.

Le norme liturgiche non sono materia sul-la quale possono legiferare le autorità civili,

ma soltanto le competenti autorità ecclesia-stiche (cfr. Sacrosanctum Concilium, 22).

Si faciliti la partecipazione dei fedeli allecelebrazioni, ma senza improvvisate speri-mentazioni rituali e nel pieno rispetto dellenorme, contenute nei libri liturgici, che neregolano lo svolgimento. Nella liturgia,esperienza di sacralità, di santità e di bellez-za che trasfigura, si pregusta l’armonia dellabeatitudine eterna: si abbia cura quindi perla dignità dei luoghi, delle suppellettili sa-cre, delle modalità celebrative, secondo l’au-torevole indicazione del Concilio VaticanoII: «I riti splendano per nobile semplicità»(Sacrosanctum Concilium, 34).

Si riconosca ai fedeli il diritto di ricevereil Corpo di Cristo e di adorare il Signorepresente nell’Eucaristia nei modi previsti,senza limitazioni che vadano addirittura aldi là di quanto previsto dalle norme igieni-che emanate dalle autorità pubbliche o daiVe s c o v i .

I fedeli nella celebrazione eucaristica ado-rano Gesù Risorto presente; e vediamo checon tanta facilità si perde il senso della ado-razione, la preghiera di adorazione. Chiedia-mo ai Pastori di insistere, nelle loro cateche-si, sulla necessità dell’adorazione.

Un principio sicuro per non sbagliare èl’obbedienza. Obbedienza alle norme dellaChiesa, obbedienza ai Vescovi. In tempi didifficoltà (ad esempio pensiamo alle guerre,alle pandemie) i Vescovi e le ConferenzeEpiscopali possono dare normative provviso-rie alle quali si deve obbedire. La obbedien-za custodisce il tesoro affidato alla Chiesa.Queste misure dettate dai Vescovi e dalleConferenze Episcopali scadono quando lasituazione torna alla normalità.

La Chiesa continuerà a custodire la perso-na umana nella sua totalità. Essa testimoniala speranza, invita a confidare in Dio, ricor-da che l’esistenza terrena è importante, mamolto più importante è la vita eterna: condi-videre la stessa vita con Dio per l’eternità èla nostra meta, la nostra vocazione. Questa èla fede della Chiesa, testimoniata lungo i se-coli da schiere di martiri e di santi, un an-nuncio positivo che libera da riduzionismiunidimensionali, dalle ideologie: alla preoc-cupazione doverosa per la salute pubblica laChiesa unisce l’annuncio e l’accompagna-mento verso la salvezza eterna delle anime.Continuiamo dunque ad affidarci con fidu-cia alla misericordia di Dio, a invocare l’in-tercessione della beata Vergine Maria, salusinfirmorum et auxilium christianorum, per tutticoloro che sono provati duramente dallapandemia e da ogni altra afflizione, perseve-riamo nella preghiera per coloro che hannolasciato questa vita, e al contempo rinnovia-mo il proposito di essere testimoni del Ri-sorto e annunciatori di una speranza certa,che trascende i limiti di questo mondo.

Dal Vaticano, 15 agosto 2020Solennità dell’Assunzione della Beata Vergi-ne Maria

Il Sommo Pontefice Francesco,nell’Udienza concessa il 3 settembre 2020, alsottoscritto Cardinale Prefetto della Congre-gazione per il Culto Divino e la Disciplinadei Sacramenti, ha approvato la presenteLettera e ne ha ordinato la pubblicazione.

Robert Cardinale SarahP re f e t t o

Prot. n.432/20

Page 8: La salute dell’uomo non può prescindere da quella dell ......ni del reddito rispetto al 70 per cento delle famiglie non povere. Molto pesanti le conseguenze an-che sul fronte dell’educazione,

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 13 settembre 2020

Il Pontefice riceve i famigliari delle vittime della tragedia di un anno e mezzo fa a Corinaldo

Non ci sono aggettivi per la morte di un figlioUn’Ave Maria per Asia, Benedetta, Daniele, Emma, Mattia ed Eleonora

Nel discorso alle Comunità Laudato si’ il Papa auspica che ecologia ed equità procedano di pari passo

La salute dell’uomo non puòprescindere da quella dell’ambiente

Basta con gli impegni generici di chi guarda solo al consenso di elettori o finanziatori

Nomina episcopale in Messico

Fidencio López Plazavescovo di Querétaro

Nato il 28 aprile 1950 a La Estancia San José Iturbide, diocesi di Queré-taro, ha studiato filosofia e teologia nel seminario locale e il 19 febbraio1982 è stato ordinato sacerdote. Ha conseguito la specializzazione in pa-storale e catechesi nell’Istituto teologico pastorale del Consiglio episco-pale latinoamericano (Celam) a Medellín e ha frequentato anche deicorsi di post-graduated in sviluppo comunitario nella facoltà di sociolo-gia dell’Università autonoma di Querétaro. È stato coordinatore dellasegreteria diocesana per l’evangelizzazione e la catechesi, professore nelSeminario conciliare di Querétaro, parroco di diverse comunità, respon-sabile del decanato di Guanajuato, membro del consiglio presbiterale edel collegio dei consultori e vicario episcopale della pastorale della dio-cesi. Nel triennio 2010-2012 è stato coordinatore dell’équipe di base perla missione continentale permanente in Messico. Il 2 marzo 2015 è statonominato vescovo di San Andrés Tuxtla e ha ricevuto l’ordinazione epi-scopale il successivo 20 maggio. Nella Conferenza dei presuli messicaniè il responsabile della dimensione per la nuova evangelizzazione e la ca-techesi.

«La salute dell’uomo non può prescindere da quella dell’ambiente in cui vive».Lo ha ribadito Francesco durante l’udienza ai partecipanti all’incontro delleComunità Laudato si’, ricevuti sabato mattina, 12 settembre. È stato CarloPetrini — uno dei promotori dell’iniziativa insieme al vescovo di Rieti, DomenicoPompili, presente anch’egli nell’aula Paolo VI — a salutare il Pontefice a nomedei presenti, illustrando le linee guida del movimento, che oggi è impegnato su trefronti: quello educativo, con «la diffusione dell’enciclica e l’educazioneambientale»; quella delle «buone e piccole pratiche quotidiane, che hanno unavalenza incredibile»; e quello della denuncia, allorché «ci sono abusi perp e t ra t inei confronti della nostra terra madre». Petrini ha anche sottolineato il va l o redella fratellanza universale, ricordando che «senza affetto e senza amore» lafraternità non diventa «sostanza». Di seguito il discorso pronunciato dal Papa.

ne, capisce di non essere al mondosolo e senza senso. Scopre la tene-rezza dello sguardo di Dio e com-prende di essere prezioso. Ognuno èimportante agli occhi di Dio, ognu-no può trasformare un po’ di mondoinquinato dalla voracità umana nellarealtà buona voluta dal Creatore.Chi sa contemplare, infatti, non stacon le mani in mano, ma si dà dafare concretamente. La contempla-zione ti porta all’azione, a fare.

Ecco dunque la seconda parola:compassione. È il frutto della contem-plazione. Come si capisce che uno ècontemplativo, che ha assimilato losguardo di Dio? Se ha compassioneper gli altri — compassione non è di-re: “questo mi fa pena...”, compas-sione è “patire con” —, se va oltre lescuse e le teorie, per vedere negli al-tri dei fratelli e delle sorelle da cu-stodire. Quello che ha detto alla fineCarlo Petrini sulla fratellanza. Que-sta è la prova, perché così fa losguardo di Dio che, nonostante tut-to il male che pensiamo e facciamo,ci vede sempre come figli amati.Non vede degli individui, ma dei fi-

gli, ci vede fratelli e sorelle diun’unica famiglia, che abita la stessacasa. Non siamo mai estranei ai suoiocchi. La sua compassione è il con-trario della nostra indifferenza. L’in-differenza — mi permetto la parolaun po’ volgare — è quel menefreghi-

bella fotografia — l’ho detto altrevolte —, fatta da un fotografo roma-no, si trova nell’Elemosineria. Unanotte d’inverno, si vede che esce daun ristorante di lusso una signora diuna certa età, con la pelliccia, il cap-pello, i guanti, ben coperta dal fred-do esce, dopo aver mangiato bene —che non è peccato, mangiare bene![ridono] — e c’è alla porta un’altradonna, con una stampella, malvesti-ta, si vede che sente il freddo... unahomeless, con la mano tesa... E la si-gnora che esce dal ristorante guardada un’altra parte. La foto si chiama“I n d i f f e re n z a ”. Quando l’ho vista,ho chiamato il fotografo per dirgli:“Sei stato bravo a prendere questoin modo spontaneo”, e ho detto dimetterla nell’Elemosineria. Per noncadere nello spirito dell’i n d i f f e re n z a .Invece, chi ha compassione, passadal “di te non m’imp orta” al “tu seiimportante per me”. O almeno “tutocchi il mio cuore”. Però la com-passione non è un bel sentimento,non è pietismo, è creare un legamenuovo con l’altro. È farsene carico,come il buon Samaritano che, mossoda compassione, si prende cura diquel malcapitato che neppure cono-sce (cfr. Lc 10, 33-34). Il mondo habisogno di questa carità creativa efattiva, di gente che non sta davantia uno schermo a commentare, ma digente che si sporca le mani per ri-muovere il degrado e restituire di-gnità. Avere compassione è una scel-ta: è scegliere di non avere alcun ne-mico per vedere in ciascuno il miop ro s s i m o . E questa è una scelta.

Questo non vuol dire diventaremolli e smettere di lottare. Anzi, chi

ha compassione entra in una duralotta quotidiana contro lo scarto e los p re c o , lo scarto degli altri e lo spre-co delle cose. Fa male pensare aquanta gente viene scartata senzacompassione: anziani, bambini, lavo-ratori, persone con disabilità… Ma èscandaloso anche lo spreco delle co-se. La Fao ha documentato che, neiPaesi industrializzati, vengono butta-te via più di un miliardo — più di unmiliardo! — di tonnellate di cibocommestibile! Questa è la realtà.Aiutiamoci, insieme, a lottare controlo scarto e lo spreco, esigiamo sceltepolitiche che coniughino progressoed equità, sviluppo e sostenibilitàper tutti, perché nessuno sia privatodella terra che abita, dell’aria buonache respira, dell’acqua che ha il di-ritto di bere e del cibo che ha il di-ritto di mangiare.

Sono certo che i membri di ognivostra Comunità non si accontente-

ranno di vivere da spettatori, ma sa-ranno sempre protagonisti miti e de-terminati nel costruire il futuro ditutti. E tutto questo fa la fraternità.Lavorare come e da fratelli. Costrui-re la fraternità universale. E questo èil momento, questa è la sfida di og-gi. Vi auguro di alimentare la con-templazione e la compassione, ingre-dienti indispensabili dell’ecologia in-tegrale. Vi ringrazio ancora per lavostra presenza e per il vostro impe-gno. Vi ringrazio per le vostre pre-ghiere. A coloro di voi che pregano,chiedo di pregare, e a chi non prega,almeno mandatemi buone onde, neho bisogno! [ridono, applauso]

E adesso vorrei chiedere a Dioche benedica ognuno di voi, benedi-ca il cuore di ognuno di voi, che siacredente o non credente, di qualsiasitradizione religiosa sia. Che Dio be-nedica tutti voi. Amen.

La naturaè piena

di parole d’a m o re ,ma come potremo

a s c o l t a rl ein mezzo al rumore

costante,alla distrazione

permanentee ansiosa?

# Te m p o D e l C re a t o

(@Pontifex_it)

smo che entra nel cuore, nella men-talità, e che finisce con un “che si ar-rangi”. La compassione è il contrariodell’i n d i f f e re n z a .

Vale anche per noi: la nostra com-passione è il vaccino migliore control’epidemia dell’indifferenza. “Nonmi riguarda”, “non tocca a me”,“non c’e n t ro ”, “è cosa sua”: ecco isintomi dell’indifferenza. C’è una

«Quando si perde un figlio, non c’è aggettivo. La perdita di un figlioè impossibile da “a g g e t t i v a re ”. Ho perso il figlio: cosa sono? No, non sononé orfano, né vedovo... E questo è il grande dolore vostro». Lo ha sottolineatoil Papa — con un’aggiunta a braccio al discorso preparato — ricevendoin udienza i famigliari delle sei vittime della tragedia avvenuta pressola discoteca di Corinaldo, in provincia di Ancona, la notte dell’8 dicembre 2018.Al termine del toccante incontro — svoltosi stamane, sabato 12 settembre, nellaSala del Concistoro — il Pontefice ha chiesto ai presenti di recitare insiemeun’«Ave Maria» per Asia, Benedetta, Daniele, Emma, Mattia ed Eleonora.

determinato gli incidenti in quelladiscoteca dove sono morti i vostrifamiliari. Ma mi unisco con tutto ilcuore alla vostra sofferenza e al vo-stro legittimo desiderio di giustizia.

Desidero anche offrirvi una paro-la di fede, di consolazione e di spe-ranza.

Corinaldo, il luogo della tragedia,si trova in un territorio sul quale ve-glia la Madonna di Loreto: il suoSantuario non è molto distante. Eallora voglio — vogliamo — p ensareche lei, come Madre, non abbia maistaccato il suo sguardo da loro, spe-cialmente in quel momento di con-fusione drammatica; che li abbia ac-

compagnati con la sua tenerezza.Quante volte l’hanno invocatanell’Ave Maria: “Prega per noi pec-catori, adesso e nell’ora della nostramorte”! E anche se in quegli istanticaotici non hanno potuto farlo, laMadonna non dimentica, non di-mentica le nostre suppliche: è Ma-dre. Sicuramente li ha accompagnatiall’abbraccio misericordioso del suoFiglio Gesù.

Questa tragedia è avvenuta nellanotte, alle prime ore dell’8 dicembre2018, festa dell’Immacolata. In quel-lo stesso giorno, al termine della re-cita dell’An g e l u s , ho pregato con lagente per le giovani vittime, per iferiti e per voi familiari. So che intanti, ad iniziare dai vostri Vescovi,qui presenti, dai vostri sacerdoti edalle vostre comunità, vi hanno so-stenuto con la preghiera e con l’af-fetto. Anche la mia preghiera per

voi continua, e la accompagno conla mia benedizione.

Quando noi perdiamo papà omamma, siamo orfani. C’è un ag-gettivo: orfano, orfana. Quando nelmatrimonio si perde il coniuge, chirimane è vedovo o vedova. C’è unaggettivo anche per questo. Maquando si perde un figlio, non c’èaggettivo. La perdita di un figlio èimpossibile da “a g g e t t i v a re ”. Hoperso il figlio: cosa sono…? No,non sono né orfano, né vedovo. Hoperso un figlio. Senza aggettivo.Non c’è. E questo è il grande dolo-re vostro.

Ora vorrei recitare insieme convoi l’Ave Maria per Asia, Benedetta,Daniele, Emma, Mattia ed Eleono-ra.

[Ave Maria …][Benedizione]

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Vi do il benvenuto, e salutando voidesidero raggiungere tutti i membridelle Comunità Laudato si’ in Italia enel mondo. Ringrazio il Signor Car-lo Pertini nella mia lingua paterna,non materna: “Carlìn”. Avete postocome centro propulsore di ogni vo-stra iniziativa l’ecologia integrale p ro -posta dall’Enciclica Laudato si’. Inte-grale, perché tutti siamo creature etutto nel creato è in relazione, tuttoè correlato. Anzi, oserei dire, tutto èarmonico. Anche la pandemia lo hadimostrato: la salute dell’uomo nonpuò prescindere da quella dell’am-biente in cui vive. È poi evidenteche i cambiamenti climatici non stra-volgono solo gli equilibri della natu-ra, ma provocano povertà e fame,colpiscono i più vulnerabili e a volteli obbligano a lasciare la loro terra.L’incuria del creato e le ingiustiziesociali si influenzano a vicenda: sipuò dire che non c’è ecologia senzaequità e non c’è equità senza ecolo-gia.

Voi siete motivati a prendervi curadegli ultimi e del creato, insieme, evolete farlo sull’esempio di SanFrancesco d’Assisi, con mitezza e la-boriosità. Vi ringrazio per questo, erinnovo l’appello a impegnarsi persalvaguardare la nostra casa comune.È un compito che riguarda tutti,specialmente i responsabili delle na-zioni e delle attività produttive. Ser-ve la volontà reale di affrontare allaradice le cause degli sconvolgimenticlimatici in atto. Non bastano impe-gni generici — parole, parole... — enon si può guardare solo al consen-so immediato dei propri elettori o fi-nanziatori. Occorre guardare lonta-no, altrimenti la storia non perdone-rà. Serve lavorare oggi per il domanidi tutti. I giovani e i poveri ce nechiederanno conto. È la nostra sfida.Prendo una frase del teologo martireDietrich Bonhoeffer: la nostra sfida,oggi, non è “come ce la caviamo”,come noi usciamo da questa realtà;la nostra sfida vera è “come potràessere la vita della prossima genera-zione”: dobbiamo pensare a questo!

Cari amici, ora vorrei condividerecon voi due parole-chiave dell’ecolo-gia integrale: contemplazione e com-passione.

Contemplazione. Oggi, la naturache ci circonda non viene più ammi-rata, contemplata, ma “divorata”.Siamo diventati voraci, dipendentidal profitto e dai risultati subito e atutti i costi. Lo sguardo sulla realtà èsempre più rapido, distratto, superfi-ciale, mentre in poco tempo si bru-ciano le notizie e le foreste. Malatidi consumo. Questa è la nostra ma-lattia! Malati di consumo. Ci si af-fanna per l’ultima “app”, ma non sisanno più i nomi dei vicini, tantomeno si sa più distinguere un alberoda un altro. E, ciò che è più grave,con questo stile di vita si perdono leradici, si smarrisce la gratitudine perquello che c’è e per chi ce l’ha dato.Per non dimenticare, bisogna tornarea contemplare; per non distrarci inmille cose inutili, occorre ritrovare ilsilenzio; perché il cuore non diventiinfermo, serve fermarsi. Non è facile.Bisogna, ad esempio, liberarsi dallaprigionia del cellulare, per guardarenegli occhi chi abbiamo accanto e ilcreato che ci è stato donato.

Contemplare è regalarsi tempoper fare silenzio, per pregare, cosìche nell’anima ritorni l’armonia,l’equilibrio sano tra testa, cuore emani; tra pensiero, sentimento eazione. La contemplazione è l’anti-doto alle scelte frettolose, superficialie inconcludenti. Chi contempla im-para a sentire il terreno che lo sostie-

Cari fratelli e sorelle,vi ringrazio di essere venuti a condi-videre anche con me il vostro doloree la vostra preghiera. Ricordo cheallora, quando accadde la tragedia,ne fui scosso. Ma col passare deltempo — e purtroppo col susseguirsidi tante, troppe tragedie umane — sirischia di dimenticare. Questo in-contro aiuta me e la Chiesa a nondimenticare, a tenere nel cuore, esoprattutto ad affidare i vostri carial cuore di Dio Padre.

Ogni morte tragica porta con séun dolore grande. Ma quando rapi-sce cinque adolescenti e una giova-ne mamma, è immenso, insopporta-bile senza l’aiuto di Dio. Io non en-tro nel merito delle cause che hanno