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La rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro al tempo della rottura dell’unità sindacale

di Barbara de Mozzi

1. L’assetto regolativo delle strutture di rappresentanza sindacale sui luoghi di lavoro è, oggi,

quanto mai variegato e complesso: da un lato vi è l’art. 19 Stat. lav., profondamente inciso

dall’intervento della Consulta1. Dall’altro, una disciplina negoziale nient’affatto “unitaria”, la quale

si compone di: protocollo 23.7.1993 (disdettato dalla UIL in data 13.6.2011); accordo

interconfederale (a.i.) 20.12.1993 ed omologhi accordi nei settori del commercio, turismo, servizi,

cooperazione, servizi pubblici2; lo “storico” accordo interconfederale 28.6.2011, stipulato tra

Confindustria, CGIL, CISL, UIL; nonché gli omologhi accordi 28.6.2011 tra Confindustria e UGL;

21.12.2011 tra Confservizi, CGIL, CISL, UIL per il settore terziario3; 21.12.2011 tra Confservizi e

UGL; 24.10.2011 per il settore del credito; 20.4.2012 tra Confapi, CGIL CISL UIL4.

Sono poi intervenute l’intesa 31.5.2013, stipulata da Confindustria CGIL, CISL UIL; quella,

analoga, del 6.6.2013 tra Confindustria e UGL; l’intesa 30.7.2013-1.8.2013 tra Confservizi, CGIL

CISL e UIL; e l’accordo interconfederale 18.9.2013 per il settore cooperativo5.

La disciplina della rappresentanza sindacale sui luoghi di lavoro deve, però, principalmente, essere

ricostruita attraverso l’analisi della contrattazione di categoria (unitaria, o separata), la quale si è

talora discostata, in modo significativo, dai contenuti degli accordi interconfederali sopra

individuati, restituendo un quadro di regole composito e talora incoerente con le intese stesse.

Ed in effetti, le organizzazioni sindacali nazionali si configurano, alla luce dei rispettivi statuti,

come enti autonomi, dotati di propria distinta soggettività rispetto alla confederazione cui

aderiscono e, in particolare, con una propria autonoma competenza negoziale. Gli impegni assunti

dalle confederazioni negli accordi interconfederali hanno dunque «un valore soprattutto politico e

poco o affatto vincolante sul piano giuridico»6 nei confronti di queste ultime, se non condivisi a

livello di categoria7.

                                                                                                                         1  Corte  cost.  n.  231/2013.  2  A.i.  27.7.1994;  a.i.  29.3.1995;  a.i.  13.9.1994  e  accordo  applicativo  12.10.1995;  a.i.  29.9.1994.    3  Stipulato  tra  Confservizi,  CGIL,  CISL,  UIL.    4  Ove  spicca  il  riferimento,  in  alternativa  al  contratto  aziendale,  anche  al  contratto  territoriale.  5  Stipulato  tra  A.G.C.I.  Confcooperative  Legacoop  e  CGIL,  CISL,  UIL..    6   G.   Proia,   Dall’accordo   interconfederale   28   giugno   2011   all’art.   8   d.l.   n.   128/2011,   in   Carinci   F.   (a   cura   di),  Contrattazione  in  deroga,  Milano,  2012,  p.  103.  7  Cfr.,  da  ultimo,  espressamente  sul  punto,  Trib.  Roma  13.5.2013,  secondo  cui  «le  Confederazioni  sottoscriventi  l’A.i.  del  28.6.11,  dopo  essersi  impegnate  ad  attenersi  al  predetto  Accordo  …  [hanno]  inteso  anche  obbligarsi  per  il  fatto  del  terzo   (art.  1381  c.c.),   cioè  obbligarsi   a   far   rispettare   il   contenuto  dell’Accordo  da  parte  delle  proprie  associazioni  di  categoria.  Queste  ultime,  pur   se   strutturalmente  collegate  alte  Confederazioni  nazionali,  devono   ritenersi   a   tutti   gli  effetti  soggetti  autonomi,  dotati  di  una  propria  ed  autonoma  struttura  interna  e  di  un  proprio  organo  rappresentativo  e  quindi,  come  autonomi  centri  di  imputazioni  giuridiche  attive  e  passive,  ben  possono  essere  considerati  “terzi”  ai  fini  che  qui  rilevano».  

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2. In tale, variegato, contesto regolativo, significativo è stato l’impatto sulle nostre relazioni

sindacali del deflagrare delle divisioni sindacali: dapprima con gli accordi “separati” sulle regole

del 22 gennaio 20098 e del 15 aprile 20099; poi, con i rinnovi separati dei metalmeccanici e del

terziario10; infine con la vicenda FIAT.

Malgrado il dissenso a livello intercategoriale, nei settori “a rinnovo unitario”, la disciplina delle

r.s.u. ha dunque continuato ad essere individuata in base all’a.i. 20.12.1993, come recepito nei

c.c.n.l.

Al contrario, nei settori a rinnovo non unitario, le divisioni sindacali sopra evocate hanno indotto

rilevanti ricadute sul funzionamento dell’istituto di rappresentanza sindacale sui luoghi di lavoro; e

ciò, anche in ragione della scelta (fatta propria da taluni contratti) di non fare salve (come era invece

accaduto nelle tornate precedenti11) le prerogative sindacali anche a favore dell’associazione

sindacale dissenziente.

Così, ad esempio, nel c.c.n.l. separato metalmeccanico 2009 la r.s.u. sopravvive formalmente, ma il

sindacato dissenziente (Fiom) ne esce emarginato. Fiom mantiene, teoricamente, il diritto a

partecipare alla costituzione delle r.s.u., ex art. 4, lett. b), parte II, a.i.12 (richiamato dal c.c.n.l.13).

Ma, da un lato, perde il diritto al “terzo”, che è riservato ai soli sindacati firmatari di c.c.n.l.;

dall’altro, in concreto, difficilmente – dopo aver rifiutato di sottoscrivere il contratto a livello

nazionale - il sindacato dissenziente potrà accettare di rientrare in gioco a livello aziendale.

Ed ancor più problematica appare l’interpretazione del c.c.n.l. separato metalmeccanico-orafi del

23.9.2010 (la cui scadenza è stata differita, in forza di accordo 25.7.2013 al 31.12.2013), nel quale

la disciplina dell’a.i. 20.12.1993 è (sì) espressamente richiamata; ma nel presupposto (esplicito) di

una sottoscrizione (poi non intervenuta) del contratto, anche da parte di Fiom14.

                                                                                                                         8  Accordo  quadro  sulla  riforma  degli  assetti  contrattuali.  9   Per   il   settore   dell’industria,   cui   si   sono   affiancate   le   omologhe     intese   separate   dei   settori   artigiano   (23.7.2009);  agricolo  (22.9.2009);  servizi  (18.11.2009).  10   C.c.n.l.   15.10.2009   per   il   settore   metalmeccanico   e   ipotesi   di   accordo   separato   5.12.2012;   c.c.n.l.   separato  metalmeccanico-­‐orafi   del   23.9.2010   la   cui   scadenza   è   stata   differita,   in   forza   di   accordo   25.7.2013   al   31.12.2013;  c.c.n.l.  separato  nel  settore  terziario  26.2.2011.  11   Cfr.   c.c.n.l.   separato   metalmeccanico   2003.   Sulla   legittimità   di   tali   previsioni,   cfr.   Cass.   1.2.2005,   n.   1892;   Cass.  10.1.2005,   n.   269;   Cass.   27.1.2011,   n.   1955.   V.   L.   Mariucci,   Contrattazione   collettiva   e   rappresentanza   sindacale:  qualche   idea  per   rilanciare   il   tema,   in   Rappresentanza,   rappresentatività,   sindacato   in  azienda  e  altri   studi,   Studi   in  onore  di  Mario  Grandi,  Padova,  2005,  p.  469.  12  E  cioè  facendo  sottoscrivere  la  propria   lista  elettorale  da  un  numero  di  dipendenti  pari  al  5%  dei   lavoratori  aventi  diritto  al  voto.  13   Cfr.   c.c.n.l.   15.10.2009,   ove   nella   premessa   della   sezione   II   si   legge:   «Le   parti   stipulanti   si   danno   atto   che   le  rappresentanze   dei   lavoratori   in   azienda   sono   costituite   dalle   Rappresentanze   sindacali   unitarie   nel   rispetto   dei  principi  e  della  disciplina  stabiliti  dal  Protocollo  (…)  del  23.7.1993  e  dall'accordo   interconfederale  per   la  costituzione  (…)  del  20.12.1993…»  14  «Federorafi-­‐Associazione  Argentieri  e  Fim-­‐Cisl,  Fiom-­‐Cgil,  Uilm-­‐Uil  si  danno  atto  che  le  rappresentanze  dei  lavoratori  in  azienda  sono  costituite  dalle  RSU  ».  

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Tali rinnovi separati hanno, dunque, talora determinato un accantonamento della r.s.u., ed un

inaspettato revival delle r.s.a. (dei soli sindacati firmatari di c.c.n.l. separato), espressamente

regolate nel contratto (separato) stesso.

Non pare, tuttavia possano considerarsi “r.s.a.” (con tutte le ricadute che ciò comporta, anche ai

sensi della stipula di accordi “di prossimità” ex art. 8 d.l. n. 138/2011) quelle15 disciplinate dal

contratto collettivo specifico stipulato in FIAT nel dicembre 2011, attraverso il “velo” di un’intesa

endosindacale allegata (allegato n. 6). Poiché nella disciplina dell’istituto (quale emerge in

particolare dal regolamento unitario 1.2.201216) non è lasciato alcuno spazio all’iniziativa dei

lavoratori; che invece – ancorché interpretata “con larghezza” dalla giurisprudenza - appare un

presupposto indefettibile per la costituzione di r.s.a. ex art. 19 Stat. lav.

3. In tale, problematico, contesto irrompe dunque lo storico accordo del 28.6.2011 (così come gli

accordi omologhi nei restanti settori)17 diretto a dettare nuove regole in materia di rappresentatività

delle organizzazioni sindacali dei lavoratori.

L’accordo 28.6.2011, di per sé, non detta nuove regole in tema di struttura delle rappresentanze

sindacali, ed anzi richiama espressamente le «regole interconfederali vigenti» in tema di r.s.u.

confermando la vigenza dell’a.i. 20.12.199318.

Esso non è tuttavia neutro rispetto alla disciplina della rappresentanza sindacale sui luoghi di

lavoro, in quanto attesta la sostanziale coesistenza, nell’ambito di propria applicazione, di entrambi

i modelli di rappresentanza sindacale sui luoghi di lavoro: quello legale di cui all’art. 19 Stat. lav. e

quello negoziale di cui all’a.i. 20.12.1993 (espressamente richiamato dall’art. 4), riconoscendo

piena legittimità alle r.s.a. «anche in proiezione futura, andando, quindi, oltre alla funzione

decrescente e residuale dell’accordo del ‘93»19.

L’accordo 28 giugno (a differenza dell’a.i. 20.12.1993) omette di individuare quali soggetti della

contrattazione aziendale le centrali sindacali territoriali (salvo che per le intese derogatorie, ex art.

7), privilegiando la r.s.u., o le r.s.a.; scelta, questa, che pare in grado di favorire il riassorbimento

delle divisioni sindacali di categoria, a livello di contrattazione aziendale.

Quanto ai criteri decisionali, come noto, l’a.i. 28.6.2011 prevede per la r.s.u. il criterio di

maggioranza in base al numero dei componenti, rendendo così esplicito un criterio che era già

implicitamente desumibile dagli accordi del 1993 (nel rispetto del metodo collegiale). Le decisioni

                                                                                                                         15  Cui  è  dedicato  –  nel  presente  convegno  -­‐  un  apposito  intervento,  e  su  cui  dunque  non  ci  si  sofferma.  16  Accordo  di  regolamentazione  per  la  elezione  e  il  funzionamento  delle  r.s.a./r.l.s.  nel  gruppo  FIAT,  del  1.2.1012.  17  Cfr.  supra.  18  Resta,  dunque,  ferma,  anche  la  clausola  del  “terzo  riservato”  di  cui  all’a.i.  20.12.1993.  19  Nota  della  CISL  del  29.6.2011,   in  www.dirittisociali.it   ;   identiche  osservazioni   in  G.  Santini,  28  giugno  2011:   come  cambiano  le  relazioni  industriali  italiane?  Opinioni  a  confronto,  in  Dir.  rel.  ind.,  2011,  p.  66.  

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delle r.s.a., sono invece assumibili separatamente, secondo le regole proprie di ciascuna di esse «per

poi venire assemblate in forza del peso ponderato delle stesse, in termini di deleghe acquisite

nell’anno precedente»20. Viene conseguentemente prevista la durata triennale anche delle r.s.a.,

legittimate a sottoscrivere l’accordo.

In sostanza, la menzione negli artt. 4, 5, dell’a.i. tanto delle r.s.u., quanto delle r.s.a. quali agenti

negoziali, accompagnata dalla previsione di distinte regole per la decisione a maggioranza da parte

di tali organismi, con effetto nei confronti di tutto il personale in forza (nei limiti di efficacia

soggettiva consentiti dalla natura negoziale della fonte) non legittima affatto la coesistenza,

all’interno di una medesima unità produttiva, di r.s.a. e di r.s.u. delle associazioni sindacali

espressione delle confederazioni (a seconda delle convenienze e degli equilibri, di volta in volta

raggiunti), ma – al contrario - rimette ai diversi settori (e dunque alla contrattazione di categoria) la

scelta di quale sistema adottare. L’accordo interconfederale prende cioè atto della non completa

transizione dalla r.s.a. alla r.s.u. in tutti i settori. Rinuncia a costituire la “cabina di regia” di livello

interconfederale, valorizzando invece il decentramento della disciplina dell’istituto verso il livello

nazionale di categoria. E definisce un «significativo pluralismo dei modelli di rappresentanza,

facendo evolvere, senza cancellarlo, l’accordo del 1993»21.

L’accordo consacra dunque la legittimità di scelte diverse da quelle del 1993, quali quelle

recentemente intervenute a livello categoriale e aziendale, e non tralascia di dettare regole perché,

anche nei settori ove manchi un agente sindacale negoziale unitario, possa comunque addivenirsi ad

un accordo unitario, in forza del convergere, sulla coalizione sindacale, della maggioranza dei

consensi (espressi tramite le deleghe) del personale dell’unità produttiva.

Se ne trae in definitiva l’impressione di un rafforzamento del sistema delle r.s.u. in quei settori ove

l’istituto ha dimostrato una sua vitalità, potenzialmente in grado di contrastare il latente processo di

“frantumazione” cui l’organismo è stato sottoposto ad opera di certa parte di dottrina e

giurisprudenza ed anche di certa parte della contrattazione collettiva, con inevitabile

annacquamento del suo carattere unitario e collegiale. E, al contempo, di una piena legittimazione –

anche negoziale - delle r.s.a., nei settori ove la transizione verso il sistema delle r.s.u. non si è mai

completamente realizzata.

4. Peraltro, l’art. 4 a.i. 28.6.2011, nel sancire l’efficacia nei confronti “di tutto il personale” e di

tutte le organizzazioni sindacali espressione delle confederazioni stipulanti, del contratto aziendale                                                                                                                          20   F.   Carinci,   L’accordo   interconfederale   del   28   giugno   2011,   armistizio   o   pace?   in   W.P.   C.S.D.L.E.   “Massimo  D’Antona”.IT  –  125-­‐2011.,  p.  22.    In  tal  caso,  su  richiesta  di  una  confederazione,  o  del  30%  degli  aventi  diritto  al  voto,  le  r.s.a.  possono,  nel  breve  termine  di  10  giorni,  promuovere  referendum  tra  i   lavoratori  che  –  con  la  partecipazione  del  cinquanta  per  cento  più  uno  degli  aventi  diritto  al  voto  –  può  respingere,  a  maggioranza,  l’intesa  stessa.  21  Nota  della  CISL  del  29.6.2011,  cit.,  p.  66.  

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sottoscritto dalla maggioranza dei membri delle r.s.u. «elette secondo le regole interconfederali

vigenti» fa senz’altro riferimento alla r.s.u. unitaria di cui all’a.i. 20.12.1993, come esattamente

recepita nella contrattazione di categoria, anch’essa unitaria; nella quale, cioè, le componenti

sindacali facenti capo alle diverse organizzazioni sindacali espressione delle confederazioni

firmatarie, trovino – tutte - equilibrata espressione, secondo le regole prefigurate dall’accordo.

Dunque, in caso di stipula di c.c.n.l. separato, che recepisse, comunque, i principi di cui all’a.i.

28.6.2011, le “rappresentanze sindacali” “separate” disciplinate dal c.c.n.l. stesso non potrebbero

stipulare “a maggioranza” ex art. 4, con effetto anche nei confronti dei lavoratori aderenti al

sindacato dissenziente; ed anzi, le stesse federazioni firmatarie potrebbero optare, nel c.c.n.l. per il

sistema statutario delle r.s.a., senza disattendere i contenuti dell’a.i.

Discorso in parte analogo può farsi, poi, con riferimento alla contrattazione “di prossimità”: gli

organismi di rappresentanza prefigurati dal c.c.n.l. separato non sarebbero certo “operanti in

azienda… ai sensi degli accordi interconfederali vigenti” (art. 8 d.l. n. 138/11). E dunque non

sarebbero legittimati alla contrattazione di prossimità; salvo che non si tratti di genuine r.s.a. (di

sindacato comparativamente più rappresentativo), costituite ad iniziativa dei lavoratori. Ciò che

porta a escludere, come si è anticipato, che le strutture di rappresentanza prefigurate dal c.c.s.l.

separato FIAT possano essere protagoniste della contrattazione di prossimità.

5. Quanto all’intesa 31.5.2013 (e alle omologhe, dei diversi settori), essa rende ancor più esplicito il

ruolo di mera “cornice” del livello negoziale interconfederale, facendo espresso rinvio ad una

successiva regolamentazione per l’attuazione dei principi in essa contenuti.

Per quanto qui di interesse, l’intesa ribadisce l’importanza delle elezioni delle r.s.u. nel determinare

la “rappresentatività” del sindacato; prefigura l’abolizione del terzo riservato e rafforza il rapporto

tra componente di r.s.u. e sindacato di appartenenza, con la previsione che il cambiamento di

appartenenza sindacale del membro di r.s.u. ne determinerà (ove tale regola sia recepita dai c.c.n.l.)

la decadenza22. Viene poi precisato che il passaggio alle elezioni delle r.s.u. potrà avvenire solo se

definito unitariamente dalla federazioni aderenti alle confederazioni “firmatarie” dell’accordo

stesso. Esplicitando, così, il principio secondo il quale (in particolare ai fini della contrattazione “ex

art. 4” a.i. 28.6.2011) la r.s.u. potrà essere solo “unitaria”; e non già frutto di accordi separati.

Viene al contempo rafforzata la clausola di salvaguardia: le organizzazioni sindacali aderenti alle

confederazioni firmatarie, o che comunque aderiscano all’intesa stessa rinunciano a costituire r.s.a.

(tramite il recepimento della clausola di salvaguardia nella contrattazione di categoria) non solo

                                                                                                                         22Sull’ambiguità  di  tale  previsione,  cfr.  F.  Carinci,  Adelante  Pedro,  con   judicio:  dall'accordo  interconfederale28  giugno  2011  al  Protocollo  d'intesa  31  maggio  2013  (passando  per  la  riformulazione  “costituzionale”  dell'articolo  19,  lettera  b,  St.),  in  Dir.  rel.  ind.,  2013.    

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nelle unità produttive dove esse abbiano partecipato alle elezioni della r.s.u.; ma anche in tutte le

unità produttive dove la r.s.u. sia (o sia stata) comunque costituita.

Ora, la previsione in commento (clausola di salvaguardia di cui all’a.i. 31.5.2013) fa menzione di

una possibile adesione all’intesa 31.5.2013 da parte di associazioni terze (“di base”, diverse da

quelle aderenti alle confederazioni firmatarie); non è chiaro, però, quale possa essere l’interesse di

quest’ultime all’adesione stessa: ed infatti, allo stato, l’adesione all’intesa 31.5.2013 non è requisito

necessario perché i sindacati di base possano partecipare alla costituzione di r.s.u.23. Né, a ben

vedere, essi trarrebbero, dall’adesione, alcun evidente beneficio: la certificazione della

rappresentatività utile per essere ammessi alla contrattazione collettiva nazionale pare, infatti,

appannaggio delle sole organizzazioni aderenti alle confederazioni stipulanti. Sicché, in definitiva,

solo le organizzazioni aderenti alle confederazioni che diventano “parti” dell’intesa sottoscrivendola

con il consenso di tutte le controparti24 sembrano avere titolo (quando l’intesa sarà attuata) a vedere

“misurata” la propria rappresentatività, ai fini dell’ammissione alle trattative.

Pare, dunque probabile che le modifiche all’a.i. 20.12.1993 (ad esempio in tema di “cambiamento

di appartenenza sindacale” del membro di r.s.u.) prefigurate dall’intesa saranno piuttosto

implementate dai c.c.n.l. in sede di disciplina dell’istituto.

6. Alla luce di tali premesse, ben si comprende il carattere estremamente variegato che la disciplina

delle r.s.a./r.s.u. mantiene, tutt’oggi, nella contrattazione di categoria, pur dopo la stipula degli

accordi interconfederali 28.6.2011- 20.4.2012 e delle intese 31.5-18.9.2013.

Così, in sostanza, in taluni settori a rinnovo unitario si è perpetuata la scelta a favore di r.s.a. “di

sigla”: talora in via transitoria25, talaltra, invece invece “a regime”26.

Taluni contratti si sono limitati a tenere fermo il sistema delle r.s.u., senza introdurre specifiche

novità per adeguarsi al contenuto dell’a.i. 28.6.201127, o tutt’al più recependo i contenuti della

clausola 7 dell’a.i. 28.6.201128.

                                                                                                                         23  I  sindacati  di  base,  con  seguito  del  5%  in  azienda  possono  partecipare  all’elezione  delle  r.s.u.,  aderendo  ai  contenuti  dell’a.i.,  e  rinunciando  a  costituire  proprie  r.s.a.,  ex  art.  8  a.i.  20.12.1993.  24  Questa  è,  del  resto,  l’unica  modalità  di  “adesione”  prefigurata  dall’intesa  18.9.2013  del  settore  cooperativo.    25  C.c.n.l.  Imprese  di  vigilanza  privata  stipulato  in  data  8.4.2013  tra  Assiv,  Legacoop  Servizi,  Federlavoro  e  Servizi,  Agci  Servizi  e  Filcams-­‐Cgil,  Fisascat-­‐Cisl,  ove  all’art.  15  si  legge  che  «sino  alla  costituzione  della  r.s.u.  trovano  applicazione  le  norme  riferite  alle  rappresentanze  sindacali  aziendali».  26  C.c.n.l.  14.7.2011  per  i  quadri,  impiegati,  operai  dipendenti  delle  compagnie  di  trasporto  aereo  operanti  in  Italia  ed  aderenti  alla  Fairo,  art.  3.  27   Ipotesi  di   accordo  16.1.2013,  del   settore   “fiori   recisi”   che  perpetua   la  disciplina  di   cui   al   c.c.n.l.   7.7.2010.;   c.c.n.l.  22.1.2013,  (chimici,  energia  e  petrolio)  che  perpetua  l’istituto  della  r.s.u.;  accordo  di  rinnovo    chimici  vetro  industria  19.7.2013;   ipotesi  di  accordo  25.7.2013  chimici  piccola  media   impresa;  c.c.n.l.  edilizia  e  cemento  del  2013,  stipulato  tra   Federmaco   e   Feneal-­‐Uil,   Filca-­‐Cisl,   Fillea-­‐Cgil,   ove   si   legge   che   «titolari   e   competenti   per   questo   livello   di  contrattazione,  in  rappresentanza  rispettivamente  dei  lavoratori  e  delle  aziende,  saranno  da  un  lato  le  r.s.u.,  costituite  ai  sensi  dell'Accordo  interconfederale  20-­‐12-­‐1993,  e  i  sindacati  territoriali  delle  Organizzazioni  stipulanti  e,  dall'altro,  le  Direzioni  aziendali  assistite  dalle  Associazioni  imprenditoriali  territorialmente  competenti»;  c.c.n.l.  11.9.2013,  settore  

Page 7: La rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro al tempo ... · PDF fileIn tale, problematico, contesto irrompe dunque lo storico accordo del 28.6.2011 (così come gli accordi omologhi

Altri settori si sono apertamente discostati dalle previsioni degli accordi interconfederali del 2011

(anche per quanto riguarda la misurazione della rappresentatività, ai fini della stipulazione del

c.c.n.l.); così ad esempio nel settore del credito, il recente rinnovo 19.1.201229 affida la competenza,

in ordine alla contrattazione aziendale, agli specifici organismi sindacali già disciplinati dal c.c.n.l.

200730. O, ancora, il rinnovo degli elettrici accoglie, bensì, il modello delle r.s.u. (art. 3, co. 14) e la

disciplina delle clausole di uscita di cui all’art. 7 a.i. 28.6.2011. Ma si discosta dall’a.i. 28 giugno

nell’individuazione dei soggetti titolari della contrattazione a livello aziendale31.

Altri settori si sono, poi, limitati a fare riferimento alla “r.s.a./r.s.u.”32. O hanno richiamato

integralmente il sistema di cui all’a.i. 28.6.201133 (ed omologhi accordi in tema di rappresentanza,

propri dei diversi settori)34; senza, tuttavia, sciogliere l’alternativa tra contratto stipulato dalla r.s.u.,

a maggioranza, o dalla r.s.a., a maggioranza delle deleghe35 (salvo referendum oppositivo)36.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   edilizia,   legno,   sughero   che   non   innova   quanto   già   stabilito   dal   c.c.n.l.   12.5.2010,   all’art.   2.2;   ipotesi   di   accordo  3.5.2013,   edilizia   e   lapidei   che   non   innova   sul   punto,   rispetto   a   quanto   previsto   dal   c.c.n.l.   24.5.2010   e   17.4.2008;  c.c.n.l.  15.11.2012  per  i  dipendenti  da  imprese  esercenti  servizi  ambientali,  art.  59  e  all.  10.  28  Ad  esempio  affidando  a   r.s.u.  e  organizzazioni   territoriali   la  stipula  delle   intese   in  deroga.  Art.  3,  co.  14   ipotesi  di  rinnovo  18.2.2013  chimici,  settore  elettrico;  cfr.  art.  6  verbale  di  accordo  27.10.2012,  per   l’industria  alimentare.  Cfr.  anche  testo  unico  per  le  elezioni  della  r.s.u.  nel  settore  industria  alimentare  13.1.2012.  29  Art.  6  c.c.n.l.  19.1.2012  del  settore  del  credito,  stipulato  tra  Abi,  Dircredito-­‐Fd,  Fabi,  Fiba-­‐Cisl,  Fisac-­‐Cgil,  Sinfub,  Ugl  Credito,  Uilca,   ove   si   legge   che  «tutte   le   organizzazioni   sindacali   firmatarie   del   presente   contratto   si   impegnano   al  rispetto,   ad   ogni   livello,   del   contratto   collettivo   nazionale   di   lavoro,   qualora   il   relativo   accordo   di   rinnovo   sia  sottoscritto   da   organizzazioni   sindacali   che   rappresentano   il   55%   dei   lavoratori   iscritti,   destinatari   del   contratto  medesimo.  Ai  sensi  dell’art.  9   (che  aggiunge   l’art.  26  bis  al  c.c.n.l.8.12.2007,  «i  contratti  di  secondo   livello  esplicano  efficacia  nei  confronti  di  tutto   il  personale  dipendente  dell’azienda/e  interessata/  e  vincolano  tutte   le  organizzazioni  sindacali,  ad  ogni  livello,  presenti  aziendalmente  se  gli  organismi  sindacali  -­‐  legittimati  a  trattare  ai  sensi  delle  norme  vigenti   -­‐  che   li   sottoscrivono  rappresentano   la  maggioranza  dei   lavoratori   ivi   iscritti.  La  rappresentatività  di  ciascuna  organizzazione   sindacale   si   determina   considerando   il   numero  dei   lavoratori   iscritti   presso   l'azienda/e   interessata/e  rilevati  ai  sensi  dell'art.  4  dell'accordo  7  luglio  2010».  30   C.c.n.l.   8.12.2007,   art.   26,   la   contrattazione   integrativa   avviene   tra   l’azienda   ed   «apposite   delegazioni   sindacali  costituite   -­‐  per  ciascuna  Organizzazione  sindacale  firmataria  del  presente  contratto  collettivo  di   lavoro  -­‐  da  dirigenti  delle   Rappresentanze   sindacali   aziendali,   in   numero   non   superiore   a   tre,   anche   congiuntamente   ad   altri   dirigenti  sindacali  dell'Organizzazione  stessa,  in  numero  non  superiore  a  due».  31   Affidata   «alle   strutture   territoriali   delle   organizzazioni   sindacali   stipulanti   e   alle   r.s.u.   ovvero,   per   le   aziende   più  complesse,  ….  ai  soggetti  di  volta  in  volta  individuati  per  i  singoli  istituti  dal  contratto  collettivo  nazionale  di  lavoro»;  c.c.n.l.  elettrici  18.2.2013.  Cfr.  L.  Lama,  Rinnovo  elettrici:  potenziato  il  ruolo  della  contrattazione  aziendale,  in  Dir.  rel.  ind.,  2013.  32  Rinnovo  del  settore  cooperativo;  ipotesi  di  accordo  22.5.2013  settore  commercio  farmacie  pubbliche,  artt.  51,  ove  si  legge   che   «titolare   della   competenza   negoziale   per   le   materie   che   precedono   è   di   norma   la   r.s.u./r.s.a.   assistite  congiuntamente   dalle   OO.SS.   territoriali»;   c.c.n.l.   Poligrafici   e   spettacolo,   ippodromi   e   totalizzatori   11.1.2013,   ove  nell’articolo   intitolato  “rappresentanze  sindacali  aziendali”  si   legge,  da  un   lato,  un  richiamo  alle  norme  dello  statuto  dei  lavoratori;  dall’altro,  le  parti  «concordano  sul  riconoscimento  delle  r.s.u.».  33   Ipotesi   di   accordo   22.9.2012   per   il   settore   chimico   farmaceutico,   tra   Federchimica,   Farmindustria   e   Filctem-­‐Cgil,  Femca-­‐Cisl,  Uilcem-­‐Uil,  ove,  alla  voce  «Qualità  delle  Relazioni   Industriali:  esigibilità  e   fruibilità  del  CCNL»   si  prevede  che  «a  tal  fine  le  Parti  si  impegnano  a  dare  piena  attuazione  all’Accordo  interconfederale  del  28  giugno  2011  sui  temi  della  rappresentanza  e  delle  r.s.u.».  34   C.c.n.l.   2.7.2013,   poligrafici   e   spettacolo,   “considerazioni   preliminari”,   ove   si   legge   che   le   parti   «si   richiamano  all’accordo    20.4.012    nella  prospettiva  di  offrire  un  quadro  certo  e  definito  di  regole  condivise  e  vincolanti  per  tutte  le  parti».  35  C.c.n.l.  13.2.2013,  Panificatori;  Cfr.  c.c.n.l.  trasporto  aereo  2.8.2013,  art.  2.  

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L’ambiguità è, poi, ulteriormente accresciuta in quei settori ove la disciplina interconfederale in

tema di rappresentanza (a.i. 20.4.2012 Confapi-CGIL, CISL, UIL) è stata “recepita” con ipotesi di

accordo separato37: dunque, da un lato, sottraendosi alla necessaria scelta tra r.s.a./r.s.u. che l’a.i.

demandava al livello nazionale; dall’altro, inficiando completamente tale sistema unitario (a.i.

20.4.2012), il cui funzionamento non è certo compatibile con un rinnovo separato (ipotesi di

accordo 30.7.2013).

È chiaro, però, che il sistema di rappresentanza delineato da tali contratti (che non optano né per

r.s.a., né per r.s.u.) non è in linea con gli accordi interconfederali 2011-2012, i quali demandano alla

contrattazione di categoria la scelta (non ulteriormente eludibile) in ordine a quale sistema di

rappresentanza adottare. L’avallo, dato dai c.c.n.l. alla compresenza, in un medesimo contesto, di

r.s.u. e r.s.a. potenzialmente antagoniste, entrambe appartenenti a sindacati firmatari del c.c.n.l.

determina, invece, una vera e propria “dissolvenza della clausola di salvaguardia”, ed evidente

impasse nella contrattazione aziendale.

Quanto alle intese del 2013, il loro impatto sulla disciplina delle strutture di rappresentanza, di cui

ai c.c.n.l. è, ad oggi, alquanto limitato: i primi rinnovi contrattuali, si sono, per lo più, limitati a

esplicitare l’impegno ad adeguarsi alle intese38, o a un formale richiamo alle stesse, contraddetto,

però, dal pieno avallo dato, al contempo, alle regole di rappresentanza già in vigore (comprensive,

ad esempio, della regola del “terzo riservato”)39. Vi è tuttavia qualche significativa eccezione: i

principi dell’intesa 31.5.2013 sembrano essere già stati recepiti nel c.c.n.l. Federambiente, per le

imprese dei servizi ambientali, tramite la stipula di apposito regolamento per l’elezione delle r.s.u.,

23.9.2013, che da un lato recepisce il principio della decadenza del membro di r.s.u. in caso di

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   36   Malgrado   l’ambiguità,   secondo   l’interpretazione   che   pare   preferibile,   il   riferimento   è   sempre   solo   alle   r.s.a.   dei  sindacati  firmatari  del  c.c.n.l.,  di  durata  triennale.  Cfr.  c.c.n.l.  panificazione,  13.2.2013,  allegato  1:  «i  suddetti  contratti  collettivi  e   le   intese  aziendali  esplicano  pari  efficacia   se  approvati  dalle   rappresentanze  sindacali  aziendali   costituite  nell’ambito  delle  associazioni  sindacali  che,  singolarmente  o  insieme  ad  altre,  risultino  destinatarie  della  maggioranza  delle  deleghe  relative  ai  contributi  sindacali  conferite  dai   lavoratori  dell’azienda  nell’anno  precedente  a  quello  in  cui  avviene  la  stipulazione,  rilevati  e  comunicati  direttamente  dall’azienda».  37   Ipotesi   di   accordo   separato   30.7.2013,   Confapi-­‐Fiom   per   i   lavoratori   addetti   alla   piccola   media   industria  metalmeccanica  e  installatori  di  impianti,  sottoscritto  dalla  sola  Fiom.    A  tale  ipotesi  di  accordo  si  contrappone  l’ipotesi  di  accordo  separato  1.10.2013  Confimi-­‐Fim,  Uilm.  38   Così   ad   es.   c.c.n.l.13.5.2013   per   settore   cooperativo,   ove   si   legge   che     «le   parti,   in   sede   di   stesura   del   testo  contrattuale,  si  impegnano  ad  armonizzare  ed  integrare  i  testi  di  cui  alla  Premessa  e  alla  Sezione  terza  del  CCNL.  alla  luce  delle  modifiche  ed  integrazioni  che  saranno  definite  dagli  Accordi  interconfederali,  sottoscritti  dalle  Associazioni  Cooperative   con   le   Organizzazioni   Sindacali.     Eventuali   ulteriori   accordi   che   dovessero   intervenire   tra   le   rispettive  Confederazioni   delle   categorie   firmatarie   il   presente   CCNL   e   successivamente   alla   fase   di   stesura   del   testo  contrattuale,   saranno   oggetto   di   esame   tra   le   parti   al   fine   di   armonizzare,   senza   oneri   né   vantaggi   rispettivi,   le  pattuizioni  qui  definite».  L’intesa  per  il  settore  cooperativo  è  stata  poi  stipulata  in  data  18.9.2013.  39   Cfr.   c.c.n.l.   20.6.2013,   Trasporti,   Autorimesse,   noleggio,   che,   pur   richiamandosi   all’intesa   31.5.2013,   perpetua  l’alternativa   r.s.a./r.s.u.   di   cui   all’art.   5   c.c.n.l.   2010:   «le   oo.ss.   firmatarie   il   presente   accordo,   anche   alla   luce   del  recente  accordo  interconfederale  sulla  rappresentanza  siglato  il  31  maggio  2013  si  impegnano  a  dare  seguito  a  quanto  convenuto  nel  vigente  art.  5  del  CCNL  18  dicembre  2010».  

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modifica di appartenenza sindacale; dall’altro accoglie il principio proporzionale nella

composizione della r.s.u., sia pure mediato da un “patto di solidarietà tra federazioni stipulanti”.

7. Il deflagrare delle divisioni sindacali ha poi indotto un altro – rilevantissimo – effetto nel

panorama delle nostre relazioni sindacali: come noto, infatti, l’esclusione, in molteplici realtà, di

Fiom, sindacato “nei fatti rappresentativo”, dalla tutela “privilegiata” di cui all’art. 19 Stat. lav. è

stata all’origine della declaratoria di illegittimità costituzionale dell’art. 19 Stat. lav. “nella parte in

cui non prevede che la rappresentanza sindacale aziendale possa essere costituita anche

nell’ambito di associazioni sindacali che, pur non firmatarie dei contratti collettivi applicati

nell’unità produttiva, abbiano comunque partecipato alla negoziazione relativa agli stessi contratti

quali rappresentanti dei lavoratori dell’azienda”40.

Si tratta di una pronuncia che, da un lato, lascia aperto il problema dell’individuazione di un criterio

selettivo della rappresentatività del sindacato, ai fini dell’accesso alle prerogative di cui al titolo III

dello Statuto, nel caso di «mancanza di un contratto collettivo applicato nell’unità produttiva»41: né

è chiaro, come la partecipazione alle trattative possa essere criterio selettivo adeguato allorché

“altri” abbia stipulato il contratto, e non, invece, in caso mancata stipulazione (da parte di alcuno).

Dall’altro – come è stato notato - evoca lo strumento dell’art. 28 Stat. lav. a “baluardo” contro

un’“ingiustificata” esclusione dalle trattative42 di un sindacato di “acquisita rappresentatività”, pur

senza affermare l’esistenza di un vero e proprio diritto del sindacato all’ammissione alle trattative

(tanto da fare, ad alcuni dubitare che il potere di accreditamento possa, oggi, esercitarsi

nell’ammettere, o escludere il sindacato al tavolo del negoziato). Sul punto, spetterà alla

giurisprudenza accertare in modo rigoroso l’offensività della condotta denunciata (esclusione dalle

trattative), in particolare alla luce di «criteri di regolarità obiettiva rapportati alle condizioni e alle

prassi esistenti nel contesto sindacale di cui si tratta»43; ovvero del carattere “discriminatorio” della

condotta datoriale44.

                                                                                                                         40  Corte  cost.  n.  231/13.    41  Corte  cost.  n.  231/13.  42  Secondo  A.  Maresca,  Prime  osservazioni   sul  nuovo  art.  19  Stat.   lav.:   connessioni  e   sconnessioni   sistemiche,   in  Dir.  rel.,   ind.,   2013,   p.   35,   «il   punto   determinante   (ma   …   non   sufficiente)   per   stabilire   l’avvenuta   partecipazione   del  sindacato  alle  trattative  è  quello  in  cui  l’azienda  o  l’associazione  imprenditoriale  accetta  di  essere  parte  della  trattativa  con  il  sindacato  che  ha  avanzato  la  proposta,  ma  anche  con  altri  sindacati    che,    pur    non    essendo    tra    i    promotori    dell’iniziativa,    ne  assumono  eventualmente  la  conduzione.  È    evidente,    invece,    che    se    l’impresa    decide    (del    tutto    legittimamente   …)   di   non   prendere   parte   alla   trattativa   che,   per   questo,   non   sarà   avviata,   la   presentazione   della  proposta  del  sindacato  e  la        sua        illustrazione        non        potrà        assume        alcun        rilievo        ai        fini  dell’applicazione  del  nuovo  articolo  19».  43  T.  Treu,  Condotta  antisindacale  e  atti  discriminatori,  Milano,  1974,  p.  125.  44   Sul   punto,   cfr.   anche   la   posizione   di   M.   Meucci,   Legittimo   privare   dei   diritti   il   sindacato   rappresentativo   non  firmatario   di   contratti,   in  www.   filodiritto.it.   Cfr.   A.  Maresca,  Prime   osservazioni,   cit.,   p.   43,   secondo   cui   tale   passo  della  sentenza  significa  che  «  un  sindacato  dotato  di  un’oggettiva  rappresentatività  –  derivante  …    dal  riconoscimento  acquisito   nell’ambito   del   sistema   di   relazioni   sindacali   –   può   avvalersi   della   tutela   dell’articolo   28   non   certo   per  

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Al di là di talune ambiguità e di qualche dubbio circa la linearità di un’argomentazione con la quale

la Corte, senza formalmente smentire sé stessa, ed anzi in invocata continuità con i propri

precedenti, addiviene alla declaratoria di incostituzionalità dell’art. 19 Stat. lav., e della necessità di

approfondire le inevitabili interrelazioni tra il dictum di Corte cost. n. 231/13, e la disciplina di cui

alle intese del 31.5.2013-18.9.2013 (una volta che le stesse verranno recepite nella contrattazione di

categoria), vero è che la sentenza n. 231/13 pone fine all’irragionevolezza del sistema di

rappresentanza legale sui luoghi di lavoro quale – sembra di potere affermare - risultava dal

combinato disposto dell’art. 19 Stat. lav. con l’art. 8 d.l. n. 138/2011.

Ed infatti, alla luce del nuovo quadro normativo (art. 8), la scelta (o no) da parte del datore di

lavoro di un certo sindacato quale controparte contrattuale non attestava più la forza del sindacato

stesso (la capacità di canalizzare il consenso dei lavoratori dell’unità produttiva), o invece la sua

“inefficienza”, poiché la legge (art. 8) introduceva meccanismi (efficacia ultra partes delle “intese

di prossimità” stipulate secondo un criterio maggioritario dalle rappresentanze sindacali aziendali, o

unitarie dei – soli - sindacati comparativamente più rappresentativi a livello nazionale o territoriale)

atti ad alterare quei rapporti di forza. Il mancato accoglimento delle rivendicazioni avanzate da un

dato sindacato per addivenire alla stipulazione del c.c.n.l. (o c.c.s.l.), o del contratto a livello

decentrato non denotava più, (dopo l’emanazione dell’art. 8) la scarsa forza rappresentativa di quel

sindacato agli occhi della parte datoriale (in quanto incapace di mobilitare sufficiente dissenso),

fintanto che il datore di lavoro potesse confidare – per l’applicazione di quelle condizioni ai

lavoratori iscritti al sindacato dissenziente – sull’efficacia derogatoria “erga omnes” della specifica

intesa, stipulata a livello aziendale con le sole r.s.a. (o r.s.u.) dei sindacati (comparativamente più

rappresentativi) firmatari, secondo un principio maggioritario. Essa dunque, sotto tale profilo

sembra segnare un significativo (primo) passo in avanti nel (ri)disegnare un sistema di

rappresentanza sindacale sui luoghi di lavoro compiuto e coerente.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   accreditarsi   come   controparte   nei   confronti   del   datore   di   lavoro,   ma   piuttosto   per   reprimere   un   suo   eventuale  comportamento  illecito».