LA PULCE...Giornale studentesco dell Istituto statale Don Milani Montichiari dall a.s. 1992/1993...

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Giornale studentesco dell‟Istituto statale “Don Milani” Montichiari dall‟a.s. 1992/1993 Numero 102 LA PULCE NELL’ORECCHIO € 0,50 K-pop Vita su Marte Opinione: Progetto DADA Novembre 2018

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Giornale studentesco dell‟Istituto statale “Don Milani” Montichiari dall‟a.s. 1992/1993

Numero 102

LA PULCE NELL’ORECCHIO

€ 0,50

K -pop Vita su Marte

Opin ione: Progetto DADA

Novembre 2018

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L A P U L C E N E L L ‟ O R E C C H I O

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Fatevi r idere di Beatrice Nilde Cascini, 5D LLG

Anno scolastico 2018/2019, edizione 102 della Pulce nell’Orecchio, quinto anno (almeno per me): è appena novembre e mi sembra di aver raggiunto traguardi che parevano inafferrabili come oasi nel deserto fino a non troppo tempo fa. È un nuovo anno per la nostra redazione, la quale sta mutando volto per via dell‟inesorabile processo di cambio generazionale; è un nuovo anno per ognuno di noi, per ogni singolo studente che sta iniziando ce n‟è uno che sta per finire, ma soprattutto è un nuovo anno per la nostra scuola, per questo Don Milani 2.0 che con l‟introduzione del progetto DADA ha lentamente iniziato a cambiare volto, anche se, a detta di molti, rimane sempre lo stesso. “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, lo dice Tancredi allo zione Fabrizio in quell‟opera letteraria meravigliosa che è Il Gattopardo e, benché in quel caso si stesse parlando dell‟unificazione italiana, questa citazione, fondamentale nel libro, sembra applicarsi in qualche modo anche a ciò che stiamo vivendo ora nel nostro istituto. Tutto è cambiato, ma tutto è rimasto invariato: questa sembrerebbe l‟impressione generale, ma si badi bene, tre mesi sono un periodo irrisorio se si parla di un mutamento importante quanto vuole essere il DADA; la metamorfosi avverrà in maniera lenta sotto il nostro sguardo disattento, ma i futuri alunni arriveranno e allora dalla crisalide sarà nato un istituto trasformato. Per questa ragione il mio consiglio è quello di sospendere il proprio giudizio, aspettare gli sviluppi futuri e non prendersela a male se non si potrà godere appieno di tutte le migliorie che il progetto apporterà. Ripensandoci, la frase che ho utilizzato prima si applica perfettamente anche alla Pulce: bisogna che i redattori cambino perché il giornale rimanga, solido e, per quanto poco diffuso, apprezzato. Anche la struttura e il contenuto del giornale stesso devono mutare, devono essere aggiunte nuove rubriche, si deve rispondere alle richieste di intrattenimento dei lettori e allo stesso tempo alla loro necessità di farsi un cultura; per questa ragione, all‟interno di questa prima edizione dell‟anno scolastico 2018/2019, troverete di tutto, idee e posizioni che potrebbero essere differenti rispetto alle vostre, una nuova dose di ironia e una non troppo sottile spolverata di trash perché, del resto, siamo figli dei tempi in cui viviamo e nessuno fa eccezione. Il mio augurio è il solito, che anche questo nuovo numero vi piaccia, che vi stimoli a portare avanti conversazioni su tematiche importanti, che vi incuriosisca e sviluppi un briciolo in più di senso critico, o che almeno l‟oroscopo vi piaccia e nella sua immancabile vaghezza vi faccia dire: “Eh beh, ci ha azzeccato.”. E se siete tra quelli che comprano il giornale solo per farsi una ristata con l‟Ipse Dixit (lo scrivo come se leggeste l‟editoriale, povera illusa), buone nuove, d‟ora in avanti cercheremo di aggiungere ancora più comicità e leggerezza attraverso vignette satiriche e Meme scolastici. A proposito di ciò, lancio un appello scritto con font diverso e ingrandito per attirare l‟attenzione:

Se siete studenti che si dilettano nell’arte dell’ironizzare il sapere scolastico attraverso vignette satiriche o meme, questo è il vostro momento. Inviate le vostre creazioni alla Pulce (trovate i contatti nel retrocopertina) e verranno pubblicate con il vostro nome!!

Perché tutto questo bisogno di comicità sulla Pulce? Vi starete chiedendo. Non stiamo cercando di vendere più copie, il nostro scopo è tutt‟altro che materialistico; se posso permettermi di dare una risposta personale, credo ci sia bisogno di affrontare la scuola con meno tensione e nulla rilascia tensione quanto una risata, anche la più timida, e se in ciò il nostro giornale può aiutare non vedo perché non farlo. Sarò onesta, ho paura che questa iniziativa possa rivelarsi un buco nell‟acqua, ma ci voglio provare e per questo, alle mie solite speranze cliché da caporedattrice ne aggiungo una innovativa: fatevi ridere, partecipate, siate voi stessi a portare un poco di ilarità all‟interno della serietà scolastica e magari scegliete la Pulce come mezzo per arrivare agli altri.

“La risata produce una sensazione di benessere attraverso lo stimolo di processi organici vitali; un'emozione che muove gli intestini e il diaframma; in una parola una sensazione di salute ben percepibile da ognuno: in questo modo noi possiamo raggiungere il corpo attraverso l'anima e servirci di quest'ultima

come medico del primo.” - Immanuel Kant

L ’ E D I T O R I A L E

Memory No.4 - Yue Minjun

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A ridere c’è il rischio di apparire sciocchi, a piangere c’è il rischio di essere chiamati sentimentali. Ad esporre le vostre idee e i

vostri sogni c’è il rischio di essere chiamati ingenui. Ad amare c’è il rischio di non essere corrisposti.

Ma bisogna correre i rischi, perché il rischio più grande nella vita è quello di non rischiare nulla.

Leo Buscaglia

I n q u e s t o n u m e r o

Opinioni sul Progetto DADA - pagine 4 e 5

Informazioni sullo Spazio d’Ascolto - pagina 6

Attualità: caccia agli omosessuali in Tanzania - pagina 7

Fotografia: notizie flash dal mondo - pagine 9 e 10

Cinema: i film di novembre - pagine 11 e 12

Musica: K-pop - pagine 13 e 14

Sport: nazionali senza nazioni - pagina 16

Sblocco dello scrittore - pagine 17 e 18

Meme - pagina 19

Oroscopo - pagine 20 e 21

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L A N O S T R A S C U O L A

OPINIONE: proget to DADA

PRO, di Leonardo Gravellone, 4A LLG

Come in ogni edizione della Pulce, anche in questa si parla di attualità e cosa può esserci di più attuale del Progetto DADA? La pianificazione tanto voluta dalla preside e da (alcuni) insegnanti e discusso in lungo ed in largo tra banchi di scuola e non solo. Il Progetto DADA si può definire come una di quelle cose che "o lo ami, o lo odi". Ma perché il Dada è stato messo in pratica in un lasso di tempo così breve e concitato? Ci vuole chiarezza per comprendere ogni cosa, soprattutto qualcosa di così poco compreso dagli studenti dai quali molte volte ho sentito un "Ma perché è stato fatto? Non potevano lasciarlo come prima?". Io, per i fortunati lettori, sono stato chiamato apposta a chiarire un po' le idee e ad argomentare il perché questo progetto può risultare vantaggioso per noi e per la scuola. Il principale motivo per cui è stato attuato è la scarsità di aule e di spazi per noi studenti. In questi anni ho visto personalmente una grande quantità di stanze e di spazi non adatti ad accogliere classi trasformarsi in aule, rendendo così alcune classi isolate e nascoste un po' da tutti. Altre classi hanno avuto un trattamento quasi peggiore: grandi aule presenti nella Sede sono diventate dei "corridoi", definite così dai propri studenti, perché trasformate in due classi separate da un muro in cartongesso, rendendo così frustrante la vita scolastica e togliendo estetica e volume alla scuola. A lungo andare, con un numero sempre più elevato di iscrizioni, di alunni per classe e, di conseguenza, un numero sempre minore di classi. Non agire prontamente sull'organizzazione avrebbe comportato un numero di studenti scontenti molto più elevato, una lamentela anche da parte dei professori che, con classi numerose e poco tempo da dedicare alle interrogazioni, avrebbero potuto esprimere la propria aumentando ancora di più lo scontento scolastico. La nostra nuova organizzazione si pone un obiettivo non trascurabile, quello di rendere agli studenti la scuola un ambiente

vivibile e piacevole piuttosto che un compito a cui adempiere senza una motivazione personale ma perché imposto da altri. Ciò a cui mira siamo noi studenti che frequentiamo l'istituto e niente più. Voglio vedere quante scuole a Brescia, anzi, in tutta la Lombardia dimostrano in questo modo di pensare per gli studenti e non solo a fini statali, senza nessuna domanda! Ci è stato pure chiesto in che modo volessimo questo Dada. Come potevano dare più un ruolo ad ciascun studente se non facendogli scegliere il modo in cui volesse che la propria scuola fosse fatta? Quanti studenti erano e sono stanchi di quelle noiose lezioni frontali? DADA è progettato per eliminarle, o per lo meno diminuirle, aumentando così il nostro interesse e la nostra attenzione all'insegnamento impartito. Noi, teoricamente, dovremmo lavorare insieme, collaborare, discutere su argomenti altrimenti malcompresi o sui quali, avendo dei dubbi a riguardo, potrebbero risultare meno interessanti e meno studiabili. È un sistema innovativo di concepire la scuola per NOI. Proprio per questo dovremmo spronare i professori a metterlo in atto, senza disporre le classi alla vecchia maniera. Altrimenti che senso avrebbero avuto tutti i costi apportati e tutte le ore di lavoro spese dai nostri bidelli e da architetti specializzati col fine di trovare una disposizione ottimale per NOI? La preside ci

STUDENTI… NEI CORRIDOI!!

Gli studenti DEVONO essere nei corridoi, è così che funziona il progetto DADA

Ah già il DADA, mi scusi...

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sta mettendo la faccia. Il giorno 8 novembre infatti, con la collaborazione del Progetto Peer Education, sono stati chiamati degli studiosi dell' Università Cattolica di Milano per organizzare dei Focus Group a scopo di sviluppare il Progetto, sistemando così quelle toppe iniziali che hanno fatto discutere. Agendo in questo modo si ha l'obiettivo di trasformare il Don Milani in una scuola innovativa, una scuola che va contro il sistema classico di concepire la scuola stessa, facendola così apparire come aperto al cambiamento ed attento ai nuovi metodi di apprendimento. Per quanto riguarda gli spostamenti nelle classi non vedo un vero problema. Ho chiesto a varie persone la loro opinione riguardo gli spostamenti e la maggior parte ne ha risposto più che positivamente e dandomi anche delle buone motivazioni. Ad esempio tramite lo scambio di classi si riesce a staccare dalla lezione appena terminata, ci si muove favorendo così il nostro corpo, si prende ossigeno e si riattiva la mente. Tutte cose già sentite e banali, ma si sono rivelate vere. Questo è ciò di cui ha bisogno un istituto come il nostro ed è questo ciò che ci

hanno offerto. Ora sta a noi ed a noi soltanto raccoglierne i frutti.

L‟anno scolastico 2018/2019 sta determinando per il Don Milani un punto di svolta per i metodi e le didattiche di apprendimento. DADA è l‟acronimo di Didattica per Ambienti Di Apprendimento, infatti l‟ideologia che sta alla base del progetto è permettere agli studenti di acquisire delle competenze e non più solo delle nozioni, grazie a un rinnovato sistema di insegnamento. La scuola fino ad ora si è quasi sempre limitata ad impartire lezioni frontali: la divisione tra studenti e insegnanti, rappresentata simbolicamente dalla cattedra, è sempre stata molto netta e rigida. Questo progetto mira ad abbattere questa divisione, a vantaggio di lezioni strutturate tramite lavori di gruppo e con materiali e strumentazioni (anche digitali) più idonei alla materia trattata. Per poter fare questo è necessario che non ci siano più aule assegnate ad una specifica classe, ma che siano assegnate ad una materia e che gli studenti cambino aula a seconda del loro orario. Questo è un fattore che influisce positivamente sulla concentrazione e la produttività degli studenti ed inoltre permette di sfruttare al meglio gli spazi scolastici, senza sprecare aule. La prima problematica che può venire alla mente è il fatto che lo spostamento contemporaneo di oltre 1500 studenti possa creare degli ingorghi nei corridoi, non così positivi sia per la sicurezza sia per i tempi di spostamento! Rendendoci ora conto che questo articolo è più noioso di un documentario sulla fauna scandinava, diremmo di rendere onore all‟unica cosa che possa suscitare ilarità dell‟intero progetto: il Regolamento (per non parlare delle forme colorate che inspiegabilmente contraddistinguono le aule a seconda della materia), che riportiamo: “Si cammina a destra dei corridoi possibilmente in fila indiana”. Provare a immaginarsi l‟effettivo realizzarsi di questa regola risulta contemporaneamente utopico e distopico: sarebbe fin troppo bello per essere vero e allo stesso tempo estremamente monotono e triste. Insomma, non ci sono dubbi che la metafora più adatta per descrivere un cospicuo gruppo di studenti che migra all‟interno di stretti corridoi sia immancabilmente una mandria di bovini al pascolo, non per questo escludiamo la speranza che con un po‟ di allenamento gli spostamenti possano diventare efficienti e privi di problematiche. La nostra opinione è che il DADA per essere definito tale ha bisogno di ancora molto altro tempo: la scuola è formata dagli insegnanti e dagli studenti, quindi per essere attuato in modo completo deve diventare un‟ideologia radicata all‟ interno delle persone. Gli insegnanti devono accettare di vedere abbattuta la barriera dietro a cui prima si rifugiavano e gli studenti devono fare lo stesso: è un processo di integrazione e cambiamento a cui noi desideriamo prendere parte con impegno e dedizione. Con la

CONTRO, di Elisa Biancardi, Sofia Zabaleni, Francesco Magazza e Mattia Pagarini, 2A

LSC

Esperienza a Portsmouth di Marta Baresi, Samuele Gobbi, Pegoraro Alessandro, Lucrezia Piovani e Ravera Anita,

2B LSC

Tra il 18 e il 25 settembre 2018 alcuni ragazzi delle classi seconde dell'istituto Don Milani, divisi in due gruppi, si sono recati in Inghilterra, accompagnati dalle professoresse Bologna, Manili, Toninelli, Manfredini, Potenza e Novazzi. Dopo essere stati accolti dai membri dello staff del college in cui avrebbero trascorso la settimana, i ragazzi sono stati distribuiti nelle camere e si sono preparati per il party di benvenuto. Dal giorno seguente sono iniziati i corsi di inglese, sia mattutini che pomeridiani. Le

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lezioni, tenute proprio dai ragazzi dello staff, non sono risultate né pesanti né inutili. La sera erano previste attività ricreative dalla discoteca al karaoke alle sfilate. Luci spente rigorosamente alle 23 e risveglio previsto per le 7.15 con colazione alle 8. I ragazzi hanno avuto l'occasione di visitare le città di Portsmouth, Southampton, Brighton e Londra, con uscite pomeridiane e giornaliere, guidati dagli insegnanti. L'esperienza è stata gradita e gli alunni hanno manifestato la volontà di ripetere un viaggio simile. È stata un'occasione utile, non solo per quando riguarda l'approfondimento dello studio della lingua, ma anche per scoprire qualcosa della cultura, delle usanze e della cucina inglesi. Inoltre gli studenti di diverse classi ed istituti hanno avuto modo di fare nuove amicizie e creare rapporti anche con il personale del college così da migliorare allo stesso tempo il proprio inglese. È un'esperienza unica che consigliamo a tutti i ragazzi della nostra età, principalmente ai più appassionati alla lingua, ma anche a chi si sente meno sicuro delle proprie abilità in inglese, poiché ognuno, a proprio modo, riuscirà a trarre dei vantaggi e notare dei miglioramenti al ritorno tra i banchi di scuola. Crediamo anche che viaggi di questo tipo consolidino i rapporti tra gli studenti, che non si trovano solo a condividere un'aula scolastica, ma sono spinti a relazionarsi gli uni con gli altri e conoscere a vicenda i propri interessi e la propria personalità in tutte le sue sfaccettature, imparando a comunicare anche senza l'uso di cellulari e scoprendo il mondo di chi si ha accanto. In aggiunta, tra i vantaggi di partecipare ad uno stage scolastico, vi è l‟opportunità di visitare e conoscere città e luoghi che non sarebbero mai stati raggiunti in altre occasioni: di conseguenza, consigliamo di partecipare, non solo per approfondire lo studio della lingua e della letteratura inglese, ma anche per divertirsi con i propri compagni e vivere una nuova ed emozionante esperienza.

La psicologa all‟Istituto statale Don Milani di Montichiari si fa letteralmente in tre per aiutare gli studenti. Lo Spazio di Ascolto sarà infatti gestito da ben tre specialiste, le psicologhe Anna Trivella, Serena Piras e Michela Volpe, ha preso avvio venerdì 9 novembe e fino alla fine di maggio sarà a disposizione degli

alunni interessati tre mattine alla settimana.

“L'obiettivo” spiega la dott.ssa Trivella presentando l‟iniziativa alla stampa “è di aiutare l'adolescente a localizzare e valutare i problemi, incoraggiandolo e orientandolo nella ricerca di nuove strategie per

affrontarli”.

“In sostanza” aggiunge “si offre ai ragazzi uno spazio privilegiato, nel quale poter liberamente affrontare problematiche relazionali, emotive, affettive e comportamentali, accompagnandoli nella ricerca di strategie di cambiamento e facilitando la comunicazione nelle relazioni con genitori, insegnanti, amici e compagni,

attivando una rete di supporto qualora se ne manifesti la necessità e previo accordo con l'adolescente”.

Gli studenti potranno accedere allo sportello spontaneamente, su prenotazione. La collocazione dello spazio di ascolto all'interno della scuola consente un avvicinamento facile e discreto dei ragazzi che possono richiedere liberamente i colloqui. Alle famiglie è stato distribuito un modulo di presentazione del progetto, mediante il quale hanno espresso il loro assenso o dissenso in merito alla ipotetica fruizione

dello spazio da parte dei figli minorenni.

Informazioni sullo Spazio d ’Ascolto

di F lavio Marcol in i

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Caccia agli omosessuali in Tanzania

di Nicole Nenna, 2D LLG

Tutti siamo a conoscenza delle numerose campagne contro l‟omofobia e della lotta per i diritti del mondo LGBT, il termine collettivo che indica le persone Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, Queer e Intersessuali. Il movimento LGBT nacque il 28 giugno 1969 quando, in un bar gay a New York, ci fu una ribellione da parte dei clienti provocata dall‟ennesimo attacco delle forze dell‟ordine. Oggi alla comunità LGBT è stata dichiarata guerra dal governatore Paul Makonda, il quale ha creato una squadra speciale per trovare il maggior numero di omosessuali nella provincia di Dar Es Saalam per poi successivamente incarcerarli per minimo trent‟anni: si tratta di un team che dal 5 novembre si dedica a rintracciare gli omosessuali tramite i social network, controllando i contenuti pubblicati nei profili instagram. Ciò accade in uno stato dell‟Africa molto avanzato rispetto agli altri, la Tanzania. Paul Makonda ha sempre manifestato la sua opinione negativa riguardo a tutto questo, al punto che in passato aveva anche fatto chiudere tutte le cliniche dedicate alla cura dell‟HIV perché, secondo lui, promuovevano l‟omosessualità. In Tanzania l‟omosessualità è quindi illegale con pena fino a 14 anni di prigione e dal 2004 la pena è stata prolungata fino a 25 anni. Il governo ha anche minacciato di deportare gli attivisti stranieri che sostenevano i diritti LGBT e tre sudafricani sono stati espulsi per aver difeso il matrimonio tra persone dello stesso sesso. È possibile che ci siano tali discriminazioni nel 2018? Molte di esse sono dovute anche alla forte influenza della Chiesa e al suo impatto conservatore. Un esempio è la Polonia dove è vietato fare coming out. La politica della Tanzania va contro tutti i diritti civili e umani e John Magufuli, il presidente , giustifica tutte queste azioni come un volere di Dio. È assurdo che in una società così avanzata accada tutto questo. Essere omosessuali non è una scelta o una moda e la prigionia a vita non può far cambiare l‟orientamento sessuale a una persona. E se le cose si invertissero? Se fosse invece l‟eterosessualità a essere vista come una cosa anormale come ti sentiresti? Se fossi tu a essere chiamato “frocio” oppure “finocchio”?

A T T U A L I T À

Paul Makonda, 36 anni John Magufuli, 58 anni

#MeToo: vi t t ime del successo

di Elena Moure, 4A LPS Il 2018 è stato sfondo di un'accesa discussione riguardante il sessismo portando alla diffusione di un movimento femminista che da tempo aveva perso voce. Riacquista importanza e popolarità infatti il movimento #MeToo, fondato già nel 2006 da Tarana Burke e riportato alla luce da Alyssa Milano per incoraggiare le vittime di violenze a denunciare l'accaduto dimostrando, con l'utilizzo di questo hashtag sui social, la frequenza degli abusi subiti dalle donne. Ma perché adesso? Siamo per caso di fronte a un

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drastico aumento? La risposta è “no”, ci troviamo solamente davanti al cambiamento del concetto di violenza che nasce dalla brama di fama e forse anche di vendetta di fronte a situazioni che non si è riusciti a sostenere. Le denunce di violenze da parte di personaggi dello spettacolo sono divampate in pochi mesi. Ad accendere la miccia è stata la pubblicazione delle inchieste giornalistiche sugli abusi sessuali commessi dal produttore statunitense Harvey Weinstein. Le donne ad accusarlo sono davvero tante e ancora di più è la sorpresa; si tratta di un orrendo mostro che ha fatto soffrire tante donne innocenti? Si tratta di dinamiche complesse? O di un uomo più o meno colpevole, tante donne innocenti e qualcuna molto furba? Queste tensioni dipendono sicuramente da dinamiche di potere, di successo e di sesso e probabilmente anche da problematiche di comunicazione. Tra le tante denunce saranno davvero poche quelle davvero considerabili come molestie vere e proprie. Bisogna infatti precisare che la vera violenza è diversa: non si può accusare di violenza qualcuno le cui avance sessuali si accolgono volontariamente, che sia per un posto di lavoro o altro; per quanto rimanga comunque un gesto scorretto da parte del “carnefice” violenza in realtà significa costringere con la forza. Ed ecco che da questo punto di vista le accuse vere e proprie si decimano. Un diciassettenne che in preda a ubriachezza cede alle avance di una donna adulta non è vittima di violenza, è un evento che nasce da entrambi: Asia Argento e Jimmy Bennet. In modo più diretto: chi non cederebbe di fronte a un personaggio famoso, magari anche idealizzato nella propria testa, accorgendosi solo dopo anni dello sbaglio? E la violenza diventa una giustificazione di fronte a scelte sbagliate. “La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci” diceva Isaac Asimov. In questo caso l'incapacità non caratterizza più solo i carnefici ma anche le false testimonianze. Si utilizzano le parole scorrette per descrivere un errore, dipingendolo così in modo esagerato rispetto alla realtà. Il rischio è che si sia fatto e si sta facendo troppo rumore per far parlare di sé, quando a violenze ben più gravi non si accenna minimamente. Di questo si sentirà parlare per mesi, prime pagine su decine di giornali, mentre delle migliaia di donne, uomini, ragazze, ragazzi e bambini che subiscono VERE violenze in ogni parte del mondo quasi nemmeno si accennerà.

Il 13 ottobre davanti alla platea del Garda forum composta da studenti del Don Milani è intervenuto Antonio Pergolizzi che, per conto di Legambiente, associazione che da trent'anni combatte in tutta Italia per la preservazione e la difesa dell'ambiente, ha esposto una panoramica della situazione attuale e della legislazione ancora troppo carente a tutela di esso. Il tema ambientalista tocca da vicino i bresciani che soffrono fortemente i danni dell'inquinamento industriale e agricolo; non c'è una pausa dalle notizie di attualità che parlano di intossicazioni dovute all'aria, a spiagge troppo inquinate per farci il bagno e rifiuti buttati nei fiumi che causano morie di pesci . Fin troppe volte i crimini ambientali, oggi chiamati dall'ordinamento ecoreati, rimangono senza un colpevole ma con una scia di vittime e conseguenze che

si faranno sentire per anni. I colpevoli sono molteplici, ma senza un nome e un volto, e si nascondono collettivamente dietro l'industrializzazione, un punto di forza della nostra provincia e un danno prima di tutto per l'ambiente e poi per la nostra stessa comunità, la quale vive il malessere dovuto a esalazioni d'aria malsana e a quella che in molti ipotizzano essere acqua inquinata. Un esempio è il recente caso di epidemia di polmonite, ora sotto indagine, che ha colpito Brescia e della quale sembra essere impossibile indentificare la causa. Molti puntano il dito contro gli allevamenti intensivi e i rifiuti industriali clandestini che inquinano le falde acquifere. L'anno non è ancora finito e vi sono stati 30692 reati ambientali, 39211 persone sospettate di aver concorso al degrado ambientale, 11027 sequestri e 538 arresti in Italia. Le ecomafie e gli ecoreati non sono fenomeni che hanno radice recente, ma sono ben radicati nella cultura industriale per la convenienza che hanno l'illegalità e l'inquinamento sui costi che un imprenditore. Questi crimini sono protetti da una mancata prevenzione: il mancato senso civico e rispetto per persone e ambiente, la legislazione non chiara e carente, i mancati incentivi statali alle imprese green che si appellano a coloro che hanno in mente solo il profitto lasciando scie di distruzione e il poco controllo. I tentativi legislativi sono recenti e sono una diretta risposta alle vittime che hanno perso la vita e la salute: dal 2001 è illegale il traffico di rifiuti nocivi e dal delineamento dei delitti ambientali in modo più dettagliato nel 2015. Uno sbaglio è pensare che le conseguenze siano localizzate solo in determinate aree: la corruzione delle falde acquifere, dell'aria, dei fiumi, dei terreni che producono beni alimentari riguardano tutti noi. La qualità dei prodotti agricoli e animali soffre dell'inquinamento; nelle nostre tavole vi sono

Legambiente green economy vs dark economy

di Imane Mazoui, 5A LSE

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prodotti cancerogeni che influiscono e influiranno sempre in maniera pesante sulla salute collettiva e sullo Sato che dovrà provvedere con la sanità pubblica. Andando oltre all'esportazione interna e internazionale di prodotti insalubri, ci sono traffici internazionali di smaltimento di rifiuti clandestini che utilizzano l'Italia come corridoio verso i paesi dove smaltire e come discarica. Celebre e di dovere citare è il caso dell'omicidio di Ilaria Alpi, inviata Rai, e del suo operatore Miran Hrovatin che indagarono su un traffico di rifiuti tossici in Somalia in cui erano coinvolte autorità statali italiane e ad oggi a distanza di 24 anni rimane

''La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e

la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.''

Articolo 9 della Costituzione italiana

ECOMAFIE: parola coniata da Legambiente per indicare le attività illecite e immorali compiute da organizzazioni malavitose che recano danno all'ambiente.

F O T O G R A F I A

Con la crescita del numero di migranti dal Venezuela in Brasile, il governo ha fornito alloggi temporanei

provvisti di cibo e cure mediche di base. Questo rifugio nella città di confine di Pacaraima è invaso da 700

viaggiatori, quindi i migranti appena arrivati devono dormire per strada o continuare la loro marcia verso il

Brasile.

Notizie f lash dal mondo di Jacopo Ferrar i , 4C LSP

Due fratelli riposano insieme su un’amaca nel medesimo rifugio, straziati dal cammino che li ha portati sin lì,

affidandosi all‟amore e all‟unione fraterna da sostituire a quell‟ambita ma fuggevole pace… #Immigrazione

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Tre anni fa, il 13 novembre 2015, avveniva uno degli attacchi terroristici più violenti mai registrati in Europa. Quella sera, tre

diversi commando di terroristi dell‟Isis sconvolsero Parigi uccidendo 130 persone e ferendone 413. Il luogo simbolo della notte di terrore parigina fu il Bataclan, locale dove al

momento dell‟attacco si stava esibendo la band americana Eagles of Death Metal. Furono almeno 80 le vittime ritrovate

all‟interno della sala concerti. #Pernondimenticare

Tra le città vittime del maltempo c‟è anche Venezia, che nonostante i disagi creati non esita a regalare

paesaggi singolari e fotogenici. #Maltempo

A New York, nella stazione della metropolitana di Union Square, ha preso forma la “Subway Therapy”, uno spazio dove i pendolari possono esprimere un loro pensiero su

un post-it da poi attaccare insieme agli altri! #SubwayTherapy

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C I N E M A

I f i lm del mese di Federica Gaburri, 5D LLG

SULLA MIA PELLE Il film diretto da Alessio Cremonini è stato selezionato come film d‟apertura della sezione “Orizzonti” alla 75ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e racconta gli ultimi 7 giorni di Stefano Cucchi. Stefano Cucchi è morto il 22 ottobre 2009, all‟età di trentun anni mentre si trovava in custodia cautelare nell‟Ospedale Sandro Pertini di Roma, una settimana dopo essere stato arrestato per possesso di stupefacenti da due volanti dei Carabinieri. A causare il decesso furono una serie di fratture e lividi su tutto il corpo del ragazzo di cui furono accusati inizialmente tre dei cinque Carabinieri che operarono l‟arresto, le guardie carcerarie e i medici che lo presero in custodia dopo il processo. Tutti assolti. Sulla mia pelle non lancia accuse, non cerca colpevoli e non punta il dito contro nessuno, ma in maniera molto più intelligente pone sotto una lente d‟ingrandimento la questione dei delitti e delle pene di uno Stato democratico del XXI secolo, spingendo a interrogarsi sul diritto che ha questo Stato (e quindi tutti quanti noi) di considerarsi espressione di una democrazia. Stefano, interpretato magistralmente da Alessandro Borghi, era un tossicodipendente e forse anche uno spacciatore (e il film di questo non fa mistero), ma prima di tutto era un cittadino e ciò che il film vuole evidenziare è che quello che gli è successo può capitare a chiunque di noi per una colpa collettiva fatta di sbagli e mancanze. Ciò che più ha suscitato la mia rabbia, però, è la noncuranza di far luce sulla natura delle lesioni riportate da Stefano e come alla sua famiglia venga impedito di vederlo fino al suo decesso. Benché io abbia pianto per ben due ore (forse più per rabbia e disgusto che per il dolore in sé), vi invito alla visione di questo film per aprire gli occhi sulla vera natura dello Stato italiano che si cela dietro all‟epiteto di democrazia e all‟abuso di potere di cui ormai si sente parlare troppo spesso in questo Paese.

FIRST MAN First Man è un film del 2018 diretto da Damien Chazelle e racconta la storia di Neil Amstrong (Ryan Gosling) dal suo arrivo alla NASA nel 1962 alla missione Apollo 11 che lo rese primo uomo a mettere piede sulla Luna. Ciò che distingue questa pellicola dalle altre riguardanti questo tema, come ha specificato anche il regista, è il voler condividere il ”non visto”, gli aspetti particolari della missione e delle missioni precedenti ad essa e soprattutto la vita privata di Neil. Infatti ha giocato un ruolo fondamentale il ruolo della moglie (Claire Foy) perché, sebbene lo stereotipo di donna degli anni 60 prevedesse lo stare a casa, l‟aspettare, l‟accompagnare, in questo caso il personaggio femminile vede molto più in là e più in profondità la follia di questo “gioco di conquista” rispetto al protagonista. A fare da sfondo a questo rapporto tormentato tra moglie e marito legati drammaticamente e inesorabilmente dalla morte di cancro della loro primogenita, c‟è un governo che vuole vincere la sfida con i sovietici non importa quanti soldi e quanti uomini ci sia il bisogno di perdere, che vuole spingersi oltre i propri limiti, per conoscere, per sapere, ma ne vale la pena? È questo il focus del film ciò su cui si deve interrogare lo spettatore: quanto sei disposto ad andare lontano per avere una risposta? Da tutto questo insieme si delinea la vera

personalità dell‟astronauta Neil Amstrong, del padre, del marito che affronta il buio cosmico, il nulla più

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totale, per ritrovare sé stesso e ridare senso alla sua vita perché in fondo quello spazio vuoto non è diverso dal vuoto che si porta dentro che ha ingoiato le sue emozioni e le persone che ha amato. Un‟avventura dello spirito più che un viaggio spaziale, che vi farà rivivere una storia di cui pensavate di sapere tutto ma di cui in realtà non sapevate niente.

A STAR IS BORN Debutto da regista per Bradley Cooper e debutto assoluto da protagonista per Lady Gaga nel quarto remake della pellicola A Star Is Born. Tralasciando i tipici fronzoli hollywoodiani, il film racconta una drammatica storia d‟amore fatta di cuori spezzati e splendide canzoni originali che viaggia parallelamente alla verità che c‟è dietro alla carriera di molto artisti contemporanei e passati caratterizzata da alcolismo e compromessi. Jackson Maine (Bradley Cooper) è un vecchio country-rocker innamorato di alcool e cocaina. La sua depressione ha origine da un‟infanzia turbolenta dovuta soprattutto al rapporto conflittuale con il fratello Bobby (Sam Elliott) e sembra che neanche l‟amore sia in grado di salvarlo da sé stesso. La soluzione ai suoi problemi sembra arrivare quando conosce Ally (Lady Gaga) una cameriera che sogna una carriera da cantautrice. È proprio lei il quid in più di questo film, una Lady Gaga che per la prima volta si spoglia di tutte le sue finzioni, non ha più niente dietro a cui nascondersi e si mostra al pubblico con tutte le sue emozioni affacciandosi ad un mercato discografico che vede prima l‟apparenza rispetto al talento. La corsa agli Oscar è iniziata.

Shadowhunters di Monica Yang, 1A LLG

SHADOWHUNTER: City of Bones è il titolo originale del primo libro della saga di Shadowhunters, The Mortal Instruments pubblicato in inglese il 27 marzo del 2007 e in italiano il 6 novembre dello stesso anno. Scritto da Cassandra Clare, una scrittrice statunitense, autrice di romanzi fantasy, nota sopratutto per i libri che raccontano le avventure degli Shadowhunters, cacciatori di demoni. Mille anni fa l'angelo Raziel ha mescolato il proprio sangue con quello degli esseri umani, dando così vita ai Nephilim, esseri metà umani e metà angeli che abitano il nostro mondo senza che nessuno possa vederli. Si chiamano Shadowhunters e obbediscono alle leggi fissate nel Libro Grigio. Il loro compito e dare la cacia ai demoni che portano rovina e distruzione. Da qui prende le mosse una delle saghe più appassionanti di questi anni, capostipite dell'urban fantasy. La storia in generale parla delle avventure di Clary Fray una quindicenne con una bassissima autostima di se stessa e abbastanza fissata con la madre, infattti quando ritorna a casa, oltre a trovarla in disordine nota l'assenza della madre e si dispera. Da allora molte cose nella sua vita cambieranno - scoprirà di essere anche lei una Nephilim, così come il suo modo di vedere il mondo ( la sua capacità di vedere il mondo invisibile) . Conoscerà i Nephilim in particolare Jace Wayland un affascinante diciasettenne, orfano, che vive con i Lightwood nell'istituto di New York ed è considerato il miglior Shadowhunters della sua età e più in avanti, Clary scoprirà che il suo vero nome è Jonathan Christopher ed è anche suo fratello maggiore. Lo scopo di Clary inizialmente è quello di trovare la madre, rapita dal padre, che credeva defunto: Valentine Morgensten il quale obiettivo è trovare la Coppa Mortale è usarla per trasformare gli umani in Nephilim e uccidere tutti i Nascosti (vampiri, fate, lupi mannari e tutte quelle creature considerati dalle persone solo leggende) Da questa saga nascono prima un film e poi una serie televisiva. Del film non posso dire molto, ma da quello che mi hanno raccontato, è molto fedele al libro, a differenza della

serie televisiva. Nonostante ciò, però, la serie, è molto più apprezzata del film.

L I B R I

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M U S I C A

La Corea ha conquistato il mondo (della musica)

di Camilla Crescini, 2D LLG

La musica pop coreana (abbreviata in K-pop) è un genere che in questi ultimi anni sta spopolando sempre di più tra noi ragazzi, non solo nella sua nazione d‟origine ma anche nel resto del mondo, orientale e non. Questo genere ha origine negli anni Trenta in Corea del Sud ma è solo negli anni Novanta, con l‟influenza americana, che si creano le boyband e girlband che conosciamo oggi. Il mondo inizia a conoscere meglio e ad apprezzare questo genere con PSY, il vincitore sudcoreano del premio MTV music awards 2012 di Francoforte con la sua hit mondiale Gangnam Style. Il video Youtube della canzone è stato il più visto sul sito fino al luglio 2017 ed è stato il primo a superare il miliardo di visualizzazioni fino poi a raggiungere i 3 miliardi lo scorso novembre. Hanno seguito le sue orme moltissimi gruppi che hanno raggiunto diversi riconoscimenti internazionali. Nel 2016 il gruppo BTS con l‟album WINGS riscuote un successo tanto travolgente da entrare nella classifica “200 Billboard” e guadagnare il titolo di Top Social Artist 2017; per poi esibirsi agli American Music Awards con il brano DNA. Nello stesso anno il gruppo femminile Blackpink fa il suo debutto con il singolo Boombayah che diventa un tormentone mondiale quasi immediatamente, raggiungendo le 70 milioni di views in 25 giorni e quindi garantendo al gruppo l‟entrata nella Top 50 Social Artist di Billboard. B T S — Conosciuti anche come Bangtan Sonyeondan (letteralmente “boyscout a prova di proiettile” in coreano), i BTS sono la boyband coreana più conosciuta nel mondo occidentale, battendo colossi come Justin Bieber o Ariana Grande in classifiche di importanza mondiale. Il gruppo, formato da sette membri, tre rapper e quattro cantanti, è debuttato nel 2013 e da allora il loro successo è esploso sia in Corea del Sud che nel resto del globo senza escludere I‟talia, dove i fan sono numerosissimi nonostante il gruppo sfortunatamente non ci si sia ancora esibito. Questa band è riuscita ad ottenere un grande successo grazie ai temi trattati nelle canzoni; i loro testi raccontano dei problemi dei ragazzi contemporanei: bullismo, cyberbullismo, importanza dell‟amore per sé stessi, discriminazioni e ansia sociale, senza tralasciare le citazioni da film e libri di importanza mondiale. Buona parte di questa fama è sicuramente portata dall‟innegabile talento dei suoi membri, sempre impeccabili in canto, ballo e rap sia nei video che nelle esibizioni live. Nonostante l‟aura di perfezione che li circonda, i BTS riescono anche a farsi apprezzare per il loro vero carattere e non solo per il loro aspetto, rilasciando interviste in pigiama e facendosi scherzi a vicenda senza preoccuparsi delle telecamere. Si sono sempre considerati una famiglia, supportandosi nei momenti tristi e incoraggiandosi, rendendo noi fan una parte integrante della loro vita grazie a live e post sui vari social.

INFORMAZIONI BASE PER UN ASPIRANTE FAN NOME: BTS o Bangtan Sonyeondan MEMBRI: RM, J-Hope, Suga (rapper), Jungkook, V, Jin, Jimin (vocalist) NOME DEI FAN: ARMY: Adorable Representative M.C for Youth, espressione poco traducibile che significa che noi fan siamo per il gruppo degli adorabili rappresentanti della nostra generazione che devono condurla.

di Chiara Bertelli, 2B LSE/LSU

Non sapete cos‟è la musica k-pop? Nessun problema, provvedo io, ecco a voi un minimo di basi. K-pop è un abbreviazione che significa korean pop (musica pop sud coreana). È un genere musicale, principalmente ramificazione del pop, anche se unisce altri generi come R&B, rock e hip hop. Però,

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suonato per la maggior parte da boy e girl band, il k-pop è diventata vera e propria musica commerciale che punta più sulla presenza scenica dei cosiddetti “idol”, che sulle loro effettive potenzialità canore. Rappresenta un mondo totalmente diverso dal nostro occidentale e ha origini relativamente recenti. Infatti questo genere ha portato la cultura coreana sotto i riflettori a partire dagli anni novanta in poi. In questo periodo perciò, la Corea del sud affronta la sua rivoluzione musicale, simboleggiata da ragazzi che ballano e cantano in televisione: prima di allora nessuno aveva mai accennato passi di danza durante un‟esibizione. Sicuramente il primo enorme successo proveniente dalla Corea in Italia è stato nel “remoto” 2012 con Psy e il suo “Gangnam Style” che ha fatto ballare anche i pali. Il korean pop spopola principalmente negli adolescenti che si innamorano dei testi (soprattutto dei ritornelli in inglese), che parlano d‟amore e di cuori spezzati, sono orecchiabili e hanno parecchio ritmo, il che ti impedisce di stare fermo. Colori bizzarri, coreografie movimentate e abbigliamento eccentrico sono gli elementi che caratterizzano il k-pop e che sono un po‟ entrati a far parte dell‟immaginario coreano. Che siano amate o odiate (o meglio “PARodiate”) poco importa, quello che conta è attirare l‟attenzione.

LA PLAYLIST CONSIGLIATA DALLE REDATTRICI

IDOL - BTS

FAKE LOVE -

BTS

DNA - BTS

MIC DROP -

BTS

RUN - BTS

LIKEY - TWICE

1+1=0 - SURAN

DUU-DU, DUU-DU - BLACKPI

NK

GROWL - EXO

BLOOD, SWEAT& TEARS -

BTS

A N I M E

Animazione giapponese: fra spazzatura e capolavori

di Giorgio Falco, 4B LLG e Lorenzo Bertuzzi, 4B LSE

“Gli anime sono una macchia d‟olio extra m***a d‟oliva” disse Marco Merrino, meglio noto come Croix 89 sulla piattaforma di YouTube in un suo video critica sull‟animazione giapponese intitolato: “Gli anime sono una cosa Bella!”. Pur essendo quest‟ultima chiaramente un‟affermazione ironica e accattivante, essa è ciò che oggigiorno aleggia nella mente di molti come definizione di “anime”. Ma è realmente così? Possiamo davvero permetterci di generalizzare in questo modo? In questo articolo cercheremo di andare a fondo della questione, spiegando innanzitutto le motivazioni della nascita dello stereotipo citato, per poi dimostrarne la falsità. Per fare ciò bisogna partire da dove tutto ebbe origine. Nel 1958 la Toei Animation, una fra le più famose industrie nel settore dell‟animazione giapponese, rilascia il primo film anime di sempre: “La leggenda del serpente bianco”. Da lì in poi iniziò l‟ascesa di questo mercato, che fino ad oggi conta circa 6000 opere grafiche, delle quali 3000 prodotte dall‟inizio del XXI secolo (circa 170 l‟anno), la cui pubblicazione è stata possibile grazie allo spropositato numero di aspiranti vignettisti ed altrettante

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aziende coinvolte. L'industria degli anime conta circa 430 case di produzione in Giappone, di cui più della metà (264) hanno sede nei quartieri centrali di Tokyo. Proprio quest‟ultimo è il dato che a noi più interessa. Essendo le imprese del settore così numerose, sono chiaramente alla continua ricerca di nuovi artisti che devono sbarcare il lunario. Ciò rende il mercato in oggetto facilmente accessibile, soprattutto per quelle persone che offrono prodotti di scarsa qualità, ma con caratteristiche che lo rendono vendibile. Le peculiarità citate sono essenzialmente due. Innanzitutto, quella che salta di più all‟occhio, è la tendenza a creare personaggi, soprattutto femminili, con attributi accentuati, al fine di attrarre più pubblico possibile. Esempio calzante è l‟opera “Highschool DxD”, scritta da Ichei Ishibumi e illustrata da Miyama-Zero, dove potrete assistere alla creazione di un vero e proprio harem, composto da ragazze del genere, da parte del protagonista. La seconda, meno lampante, è la tendenza a copiare e replicare in maniera spudorata i prodotti che hanno riscosso grande successo. Prendiamo spunto dal fenomeno dato dalla pubblicazione dell‟anime “Sword Art Online”; in seguito alla sua uscita sono state poi realizzate serie animate pressoché identiche, non solo nella trama ma anche nei personaggi, come accade in “Log Horizon” di Mamare Touno, nel quale i protagonisti rimangono intrappolati all‟interno di un MMORPG fantasy. Non vi sembra una storia già sentita questa? Possiamo quindi dire che nella frase del già citato Marco Merrino ci sia del vero, ma nel caso che qualcuno di voi intenda approcciarsi a questo mondo non si deve scoraggiare. Esistono infatti opere degne di nota, riconosciute e pluripremiate. Stiamo parlando dei capolavori dello Studio Ghibli come “Il castello errante di Howl” e “La città incantata”. Riteniamo comunque necessario attribuire una menzione d‟onore alle serie “My Hero Academia”, “Psycho Pass”, “Fullmetal Alchemist Brotherood” e altri ancora per aver offerto tematiche e contenuti avvincenti. Vi diamo quindi un consiglio spassionato: per esplorare questo universo avrete bisogno di accortezza, pazienza e, soprattutto, tanto tempo libero.

Oggi giorno, oltre alle notizie dei Ferragnez, si continua a parlare di un‟eventuale vita su Marte. Alcuni scienziati dicono \che sul famoso pianeta rosso ci sarebbero le giuste condizioni per la vita, altri invece bocciano questa idea in quanto le temperature non sarebbero favorevoli alla vita dell‟uomo. Tuttavia ultimamente sono state rivelate numerose scoperte che sarebbero favorevoli ai primi. Infatti, dopo uno studio decennale volto ad analizzare la superficie di Marte, verso la fine del XIX secolo, si era individuato la presenza di determinate strutture geologiche che facevano pensare alla presenza di “canali”, dentro i quali sarebbe dovuta scorrere dell‟acqua, dando vita a numerose ipotesi su possibili forme di vita, che nel passato, avrebbero dominato il suolo marziano. L‟assenza di H2O però ha suscitato numerose polemiche. In altre parole, gli scienziati più scettici hanno smentito la tesi di fine „800, dichiarando che tutto ciò che vediamo sulla superficie marziana non è altro che un‟illusione ottica. Eppure, negli anni la NASA ha continuato a condurre vari studi, culminati nella scoperta di piccole quantità di acqua sotto forma di vapore nell'atmosfera marziana e di piccolissime gocce presenti sulla superficie del pianeta durante i cambi di stagione. La conferma della prima tesi però sta nell‟ultima scoperta da parte di Marsis, uno strumento a radar che avrebbe rilevato la presenza di qualcosa di più che il semplice terreno arido marziano. Esso infatti ha captato la presenza di un vero e proprio lago nella zona nord del pianeta. Le temperature particolarmente fredde hanno reso però la superficie del lago ghiacciata; malgrado ciò questa scoperta lascia intendere che la temperatura in passato fosse più alta. Dunque, cos'ha causato questo cambiamento climatico? Sul pianeta rosso ci sono mai state effettivamente le condizioni ideali per ospitare forme di vita? "Questa scoperta cambia il nostro modo di vedere Marte, in futuro una nuova sonda in

Andiamo a vivere su Marte o ci concediamo solo un breve weekend?

A S T R O N O M I A

di Ilaria Frenda, 5D LLG

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grado di scavare fino a due metri di profondità sarà inviata su questo pianeta. La speranza è quella di riuscire ad estrarre dell'acqua e analizzarla per rispondere alla domanda se ci sia mai stata vita. Marte è il pianeta più vicino su cui condurre questi studi" conclude Roberto Battiston, ex presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana. “Lo scopriremo solo vivendo” dico io, intanto, rendiamoci conto dei grandi passi che la scienza sta facendo e cerchiamo di non starne fuori, limitandoci a cercare su internet che scarpe ha indossato Chiara Ferragni per il suo matrimonio, anziché informarci sulle grandi scoperte scientifiche

Nazionali senza nazioni

La globalizzazione calcistica ha forse privato il Mondiale della sua essenza?

di Giacomo Faccin, 4B LLG

Il 2018 è stato l‟anno del mondiale di calcio in Russia e, purtroppo per noi italiani, verrà ricordato negli anni a venire per la vittoria della multietnica nazionale francese. Tra i maggiori protagonisti di questa coppa del mondo vi è senz‟ombra di dubbio il giovane fenomeno Kylian Mbappè, il quale ad appena 19 anni ha trascinato la Francia alla vittoria con ben 4 gol ed ha ricevuto dalla FIFA (l‟ente organizzatrice della competizione) il premio di miglior giovane del torneo. Oltre a lui hanno avuto un ruolo di rilievo durante la spedizione francese anche il difensore Raphael Varane, il centrocampista Paul Pogba ed il «purissimo» Antoine Griezmann. Dico e sottolineo “purissimo” dato che la multietnicità della nazionale francese è stata motivo di dibattito sia prima che durante tutta la durata del mondiale: infatti ben diciannove dei ventitré convocati dal CT Deschamps hanno origini straniere ma, essendo i loro genitori migrati in Francia, sono quasi tutti nati all‟interno dello stato transalpino. Tra gli oriundi (cosi vengono chiamati in Italia i calciatori della nazionale che hanno origini straniere) figurano tra i tanti proprio Mbappè, di origini camerunesi, Pogba e Varane, nato a Lille da genitori caraibici. La multietnicità del mondiale è in parte conseguenza delle nuove regole Fifa, che consentono a giocatori con doppio passaporto di scegliere liberamente la nazionale non di nascita anche se si è giocato in precedenza con quella di

origine.Molte sono state le critiche rivolte alla squadra francese, la quale è stata considerata troppo farcita di giovani campioni stranieri presi dagli stati africani per potersi realmente considerare la rappresentativa di uno dei primi stati nazionali moderni per come li concepiamo noi oggi. Critiche simili sono state rivolte anche alla nazionale tedesca, il caso più ecclatante è avvenuto dopo l‟eliminazione dai Mondiali quando, il partito di estrema destra “Alternative für Deutschland” ha incolpato i giocatori di origine straniera, in particolare il centrocampista Mesut Özil e il compagno Gündogan (nati in Germania ma con genitori o nonni turchi) di non essersi

impegnati sino in fondo come dei veri tedeschi. I due nomi non sono scelti a caso, infatti prima del mondiale i due calciatori erano stati immortalati sorridenti al fianco del presidente turco Erdogan ed erano stati accusati, in quell'occasione, di essersi lasciati strumentalizzare e dovettero scusarsi pubblicamente. Alla stessa pioggia di critiche in tutta Europa sono ovviamente arrivati però anche dei messaggi di esaltazione della multiculturalità, non solo riguardanti la nazionale della Francia ma bensì anche della Svizzera e del Belgio, dove le situazioni sono più o meno simili: a pochi buoni campioni autoctoni si affiancano in campo grandi stelle provenienti da uno stato diverso, ma in realtà cresciute all‟interno dello stato ospitante. Testimone a favore di questo elogio all‟integrazione è lo stesso presidente della Francia, Emmanuel Macron, il quale sin da subito ha sostenuto la sua squadra in vista dei mondiali. Nonostante ciò è bene sottolineare come in Europa siano molte le persone che credono che la Francia non abbia vinto il mondiale meritatamente, ma non per l‟ambito sportivo ci mancherebbe, bensì per quello sociale: può realmente considerarsi una nazionale di calcio un agglomerato di calciatori dei quali più del 80% proviene da stati stranieri? Da un lato c‟è da dire che rappresentare un paese significa esportarne la cultura e le tradizioni, cosa che i cittadini stranieri non sono in grado di fare a meno che non abitino nello stesso paese da almeno un paio di generazioni. D‟altro canto bisogna però considerare il fatto che chiunque riceva il passaporto di stato ha tutto il diritto di considerarsi un cittadino dello stato stesso e, quindi, di rappresentarlo in qualsiasi ambito. Forse il successo della Francia multietnica verrà

S P O R T

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Non semplicemente musica, ma semplicemente vita

di Nicolle Montanari, 3A LES

Questo è l‟undicesimo anno che studio pianoforte. Non ero ancora nata quando, per la prima volta, i miei genitori mi fecero ascoltare Mozart, Bach e Beethoven. Ero ancora in pancia a mia mamma quando sentii per la prima volta il pianoforte suonato da mio papà. Fu lui che mi fece entrare nel cuore questa passione e, prima di lui, mio nonno. La mia è proprio una famiglia di musicisti! Il pianoforte mi ha sempre attirato. Ogni volta che potevo, mi mettevo a strimpellare qualcosina imparando presto la posizione delle note. La mia prima vera lezione, però, la effettuai all‟età di 5 anni, prima di frequentare le elementari. Posso affermare, quindi, che imparai a suonare prima di iniziare a scrivere. Andai da quell‟insegnante per più di un anno, per poi iniziare il corso di pianoforte nella mia nuova scuola. Il nuovo insegnante si stupì subito delle mie capacità, non capendo come sapessi già leggere il pentagramma. Lo chiedeva sempre a mia mamma, la quale mi aspettava pazientemente fuori da scuola. Era lei che mi sosteneva, mi confortava, mi seguiva e, quando me lo meritavo, mi rimproverava. E lo fa tuttora. Alla fine di ogni anno scolastico c‟era sempre un saggio. Ricordo ancora il primo: interpretai un brano del Graziani che si intitolava Tutti allegri. Ero eccitatissima e ansiosa di dimostrare al pubblico che cosa ero in grado di fare. Ricordo che per l‟occasione mia nonna mi fece fare un vestitino su misura, giallo velato con dei fiori di pizzo ricamati. Feci una gran bella figura, venni presentata come la più piccina e, lo ero veramente con le mie manine così piccole, ma in grado di stupire tutti. I miei piedi non riuscivano a toccare nemmeno i pedali dello strumento e riuscivo a malapena a salire sullo sgabello. Ricordo gli applausi e la mia faccia incapace di trattenere un sorriso per l‟imbarazzo del momento. Quando lasciai il corso per entrare in conservatorio avevo da poco concluso la prima media. Mi colse di sorpresa la chiamata per annunciarmi l‟ammissione ai corsi. Avevo superato l‟esame, ce l‟avevo fatta! Lo ammetto, all‟inizio fu difficile. Vivere il cambiamento non fu facile. Cambiare insegnante fu quasi traumatico. Ma pian piano riuscii ad adattarmi al nuovo sistema. Dalle lezioni private cambiò tutto. Dovetti presto rendermi conto della scelta fatta. Più corsi, materie complementari, insegnanti più esigenti e molto più da studiare. Mi misi subito di impegno, rendendo orgogliosi i miei insegnanti. Conobbi diversi ragazzi che abbandonarono le lezioni per mancanza di tempo o per la troppa difficoltà. Ancora adesso le mie compagne di corso raccontano di tutte quelle volte che i professori le avevano cacciate via dall‟aula perché non idonee a eseguire i pezzi assegnati. Agli inizi non ero ancora particolarmente in ansia per gli esami, si può dire che non ero cosciente di quello che facevo. Ma, dopo il primo esame, la mia vita cambiò radicalmente. L‟ansia divenne parte della mia vita: ogni volta che devo eseguire dei pezzi in presenza di altri, vado totalmente in panico. Devo ancora lavorarci e il mio attuale professore mi aiuta nella concentrazione, facendo sempre chiasso a lezione e ai miei esami! Non ero più la bambina che prendeva tutto alla leggera; ero diventata una donna, cosciente dell‟impegno che si era assunta. Molti mi chiedono perché io abbia scelto un liceo differente dal musicale e la mia risposta è sempre la stessa: “Volevo lasciarmi due possibilità per il futuro”. Non so ancora cosa farò finita la scuola, so solo che adesso voglio fare quello che mi piace. Sì, perché quando suono la mia mente e la mia anima sono altrove e ogni volta cerco di immedesimarmi nel brano che eseguo. Ogni volta mi ritrovo a pensare alla mia vita e a quanto impegno ho sempre messo in tutto. A volte non si vede perché anch‟io “non sono nata imparata”, ma quando vedo i risultati conseguiti, mi sento orgogliosa di quello che sono (anche perché l‟impegno varia a seconda dei giorni; quando sono in conservatorio posso impiegare 5 o 6 ore, quando invece sono a casa impiego sempre e comunque 2 o 3 ore), una ragazza che insegue i propri

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utilizzato come occasione per dar sfogo alla propria ignoranza (o anche invidia), oppure per dare una dimostrazione al mondo di come l‟uguaglianza faccia molto spesso vincere, ma servirà, più che altro, per far riflettere molti sulla realtà del nostro calcio. Oramai ai giorni nostri il termine “nazionale” non possiede più il significato di vent‟anni fa, cosi come esso non rimarrà lo stesso anche tra dieci anni. Se si continuasse in questa direzione, avverrebbe un melting-pot di culture e tradizioni diverse che di fatto annullerebbero il senso di svolgere una manifestazione come può essere la Coppa del Mondo, la quale da sempre attira per il fascino e le diverse caratteristiche che contraddistinguono ognuna delle diverse nazionali. Forse sarebbe più equo che i giocatori che possiedono il doppio passaporto decidano di giocare per il proprio paese d‟origine così da dare la possibilità alle squadre africane di competere allo stesso livello di quelle europee e magari di vincere il Mondiale, il che non è mai accaduto sin dalla sua creazione nel lontano 1930. Se ciò avvenisse, agirebbe a mio parere da potentissimo antidoto che potrebbe curare e opprimere i numerosi casi di disuguaglianza e discriminazione che, sia dentro che fuori uno stadio di calcio, non dovrebbero mai succedere.

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Abbassa lo stereo-tipo

di Iulia Pasarica, 5A LSE

Lo stereotipo è una espressione con la quale si indica un modo di pensare, di esprimersi, di comportarsi, che ripete passivamente un modello fisso e convenzionale. Molto spesso si parla degli stereotipi in modo più o meno positivo, poiché nella maggior parte dei casi si tratta di una persona ammirata da una comunità per le sue capacità oppure per i suoi successi. Ma cosa vuol dire essere uno stereotipo? Ho vissuto tutta la mia vita con uno di loro, cercando di imitarlo. Mio padre è cresciuto in una società in cui la competitività era alla base della carriera scolastica; infatti, la scuola premiava i migliori di tutto l‟istituto già dall‟ultimo anno d‟asilo, durante il quale, a differenza del sistema scolastico italiano, venivano apprese le conoscenze basilari della lingua e della matematica. Di conseguenza, ha sempre concorso al podio riuscendo in ogni occasione ad essere il migliore; anche quando si è iscritto all‟Accademia militare, dopo quattro mesi è passato dall‟essere un semplice cadetto a sergente e infine a raggiungere il grado di tenente guadagnandosi l‟ammirazione della comunità e, nonostante abbia poi lasciato l‟Accademia, in molti si ricordano di lui e della sua carriera. Per tutta la mia vita ho cercato di essere uno stereotipo per le mie sorelle, la mia famiglia e, in alcuni casi, anche per altre persone in determinati contesti sociali. Molti pensano che sia la società a creare i modelli da seguire, ma ciò non è totalmente vero poiché queste persone, come me d‟altronde, lo diventano perché vivono in uno stato di insicurezza e di incertezza, dal momento che nelle loro vite è presente un esempio o un ideale che cercano di perseguire e quindi, nel tentativo di raggiungerlo, cercano l‟ammirazione degli altri. La verità è che senza chi cerca di imitarci non riusciremmo a fare niente. Io personalmente, senza i complimenti delle persone e la loro stima, soccomberei sotto i miei dubbi. Lo stereotipo nasce in seguito a un bisogno interiore della persona stereotipata la quale, comprendendo la necessità all‟interno di un determinato contesto sociale di una figura che sia d‟esempio, ne assume le sembianze simulando un atto di altruismo che in realtà si riassume in ipocrisia. Nella società contemporanea molto spesso i vizi passano per virtù perché vengono mascherati da un finto moralismo, ma la verità è che io stessa sono un‟ipocrita perché cerco di farmi imitare e di dare l‟esempio, nascondendo la paura di non poter adeguarmi alla società e, di conseguenza, cercando di adeguarla a me stessa. Nascondiamo la paura dell‟oblio perché tutti prima o poi verremo dimenticati, ma ci illudiamo che in questo modo non succeda oppure che avvenga più tardi. Siamo degli egoisti che si proclamano eroi è questa la verità. Persone che facendo il bene o il male verranno inevitabilmente seguite da altri. Ragazzi che fingono e recitano per tutta la vita solo per essere ammirati, ma in realtà senza un degno pubblico non saremmo niente. Ci sono giovani che sperano che le loro ceneri dopo la morte siano un simbolo per una comunità. È questo che vuol dire essere degli stereotipi e nella loro creazione la società non ha un ruolo preponderante poiché prima essi nascono nell‟indole della persona, si plasmano e infine si radicano all‟interno dell‟individuo. Siamo degli attori che aspettano solo di essere applauditi, bambini che si fingono adulti nello scenario della vita. Tutti recitiamo e aspettiamo l‟approvazione degli altri; di conseguenza, tutti siamo degli stereotipi per una piccola o grande comunità.

I P S E D I X I T

At the time it was “no marry, no party”

“o quest‟anno vi ho dato tutto addosso, manca solo che mi butti giù i pantaloni e vi dia il c**o

Se devo togliere degli argomenti dal programma vi aggiungo tutto, comprese tutte le volte che ho scoreggiato in classe

sogni. Molti mi chiedono: “Ma come riesci a fare tutto?”. La verità è che io non sento così tanto peso per quello che faccio. Ho iniziato da quando ero piccola e quindi sono sempre stata abituata a studiare più cose contemporaneamente. Certo, ho anch‟io i miei crolli e tutto non va sempre come dovrebbe. Devo rinunciare a molte uscite con gli amici per restare a casa a studiare e vedo molti ragazzi che sono sempre in giro non sapendo che fare della propria vita. Ma si sa, la vita non è solo rose e fiori; vi sono anche le difficoltà che ci mettono alla prova. Tante volte si cade, l‟importante è sapersi rialzare sempre. Il mio percorso durerà ancora tanto tempo, mi aspettano ancora tante difficoltà prima di raggiungere la laurea, ma so che ce la metterò tutta e non sarà un peso, solo un motivo di orgoglio e completamento della mia persona. Questo pensiero è nato dal cuore, per esprimere la gioia che provo a seguire i miei sogni. Perché i sogni sono desideri e senza desideri non vi è futuro. Seguiteli sempre!

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*professore quando parla della maturità*

*studente in quinta*

@beatricenildecascini @sofia_bettari

@sofia_bettari

M E M E

@sofia_bettari

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Studente: “Garibaldi e la camicia rosa…” Prof: “perché rosa e non rossa?” Studente: “eh, si sarà slavata.”

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Oroscopo di dicembre di Spillanator of Tea

Ariete (21 marzo-20 aprile)

Dopo un mese di grandi difficoltà con persone che credevi amiche e si sono rivelate vipere, ti aspetta un periodo di leggerezza fatto anche da conquiste amorose e lavorative. La leggerezza è solo emotiva però, infatti dovresti fare un po' di attività fisica.

Toro (21 aprile-20 maggio)

Ti aspetta un mese litigioso e una raccomandazione è di non tagliare nessuno dalla tua vita nei primi 10 giorni del mese, le stelle ce l'avranno un po' con te. Un consiglio è quello di essere più dolci o le corna non ce le avrà solo in toro, ma le avrai pure tu. P.S. Dormi un po' di più.

Gemelli (21 maggio-20 giugno)

Ti converrebbe stare attento al tuo sistema immunitario: gli astri prevedono un bel febbrone consono al meteo di questo periodo. Riallacciare i rapporti con chi si è lasciato indietro. Serve chiarezza e impegno nei tuoi rapporti e nella vita scolastica.

Cancro (21 giugno-22 luglio)

Ci saranno dei cambiamenti che ti creeranno disagio per vari mesi e non sto parlando del Dada. Attenzione alla cura della pelle che stress e stanchezza potranno nuocervi seriamente. Litigherai un sacco, ma dovrai far valere i tuoi diritti com'è giusto che sia.

Leone (22 luglio-23 agosto)

Basta con la depressione! La parola chiave è positività nonostante vi faccia schifo la vita e l'interazione umana. Le stelle consigliano di andare meno alle macchinette, a livello di denaro sarà un mese sfortunato: probabilmente la bustarella di Natale sarà scarsa. Scoprirete verità che vi aiuteranno nei vostri rapporti.

Vergine (23 agosto-22 settembre)

Svegliati fuori che la situazione attuale necessità vigilanza. Sei distratto per via di dinamiche complicate nella tua vita , ti conviene perseverare e andare a fondo per risolvere i tuoi problemi. Hai presente quella persona sconosciuta che vorresti tanto conoscere? Approcciala, sarai baciato dalla fortuna.

Bilancia (23 settembre-22 ottobre)

La situazione familiare non è il massimo da mesi, miti di compostezza stanno crollando. La

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risposta è la pazienza, unica virtù che ti potrà aiutare. Potresti incontrare qualcuno che ti sconvolgerà la vita. Nuove amicizie entreranno nella tua vita, attentezione ai doppiogiochisti. Varie interrogazioni e verifiche non porteranno al risultato sperato.

Scorpione (23 ottobre-22 novembre)

Ti aspetta un mese positivo che sfida anche la tua natura di musone/a in amore. L'ambizione è la parola chiave, ti aspettano cime da scalare. Potrebbe capitarti una sfiga epica: meglio non passare per posti dove potrebbe caderti qualcosa in testa.

Sagittario (23 novembre-21 dicembre)

Ti servirebbe un po' di autocritica per evitare epic fails che ti terranno sveglio la notte a dare pugni al cuscino. Non sarai al massimo dell'energia psichica e mentale, passerai un mese senza infamia e senza lode.

Capricorno (22 dicembre-20 gennaio)

Hai rotto con una persona speciale, ma niente paura, hai evitato una caso umano che ti avrebbe reso la vita difficile in tempi futuri. E' tempo di superare ogni tabù ed esplorare ogni tipo di relazione affondo per giungere a un nuovo livello di consapevolezza.

Acquario (21 gennaio-19 febbraio)

Litigherai con un po' di persone che ovviamente non capisco niente, non ti preoccupare, hai ragione tu, ma questo gli altri non lo sanno e per questo dovrai fare un po' il falso o la falsa per evitare conflitti inutili.

Pesci (20 febbraio-20 marzo)

Ci saranno persone da sbugiardare e il tutto sarà epico e appagante per la vostra vena di giustizia che alle volte tende al sadismo. Fidati del tuo istinto che ti porterà lontano a livello relazionale e scolastico.

Elemento: fuoco Pietra: topazio e zaffiro

I Sagittario si sentono dire spesso che sono distratti, ma in

realtà è il vostro universo interiore risucchia molto del vostro tempo. Sono intellettuali nati e hanno una visione del mondo molto flessibile. La personalità dei sagittario è frizzante: sono esuberanti e sembrano spesso esaltati. Governati da Giove,

hanno una vena di leadership molto marcata. In amore i sagittario spariscono senza spiegazioni, sono libertini e spesso infedeli in nome della curiosità e della libertà. Sono sociali, ma

la loro schiettezza compromette le loro amicizie.

Sagittario famosi: Nerone, Winston Churchill, Frank Sinatra e Steven Spielberg

Sagittario - il segno del mese

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Bernardo Bertolucci 16 marzo 1941 - 26 novembre 2018

“Quando la festa sta per finire, di' che sono morto. Digli che sono morto, ma che continuino a ballare.”

- dal capolavoro del regista Novecento

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Le caporedattrici Beatrice Nilde Cascini, Elena Moure, Imane Mazoui

I redattori

Jacopo Ferrari, Giacomo Faccin, Sarah Carella, Nicole Nenna, Monica Yang, Lorenzo Bertuzzi, Iulia Pasarica,

Giorgio Falco, Ilaria Frenda, Federica Gaburri, Chiara La Ferla, Camilla Crescini

Con la collaborazione di

Flavio Marcolini, Nicolle Montanari, Chiara Bertelli, Elisa Biancardi, Sofia Zabaleni, Francesco Magazza,

Mattia Pagarini, Marta Baresi, Samuele Gobbi, Alessandro Pegoraro, Lucrezia Piovani, Anita Ravera

La redazione: 100% autogestita

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