La Prima Web Mag - giugno 2011

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NUMERO ZERO 06/2011 ARMONIE DELLA SERA: qualità musicali e location suggestive. Dietro le quinte del Festival svelate dal suo direttore artistico. di Romina Coccia “Osare, fare quello che nessuno ha avuto l´ardire di fare” Parla l´ideatore del CANTAR LONTANO FESTIVAL. di Romina Coccia SONO STATA AMORE Produzione teatrale dedicata alla figura di Sibilla Aleramo di Massimiliano Ruggeri 18 05 10 20 21 ADDIO E “SPESSO” RITORNO. La vera storia di un creativo, emigrato per “for- za” non per amore. di Francesca Celi BORGOFUTURO Le idee “sostenibili” di un sacerdote ottantenne. di Sara Gagliesi PROTAGONISTI // Stefano Artissunch pag. 2 / Marco Sollini pag. 5 / Marco Mencoboni pag.10 / Daniele Di Bonaventura pag. 14 / Don Franco Monterubbianesi pag.18 / Rosetta Martellini pag.20 / Riccardo Cecchetti pag. 21 / Winston Mc Namara pag.23

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Numero Zero del Magazine de La Prima Web, giornale online di eventi nelle Marche. Con interviste esclusive ai protagonisti dei prossimi eventi nella Regione Marche ...

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NUMERO ZERO

06/2011

ARMONIE DELLA SERA: qualità musicali e location suggestive.Dietro le quinte del Festival svelate dal suo direttore artistico.→ di Romina Coccia

“Osare, fare quello che nessuno ha avuto l ardire di fare”Parla l ideatore del CANTAR LONTANO FESTIVAL.→ di Romina Coccia

SONO STATA AMOREProduzione teatrale dedicata alla figura di Sibilla Aleramo → di Massimiliano Ruggeri

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ADDIO E “SPESSO” RITORNO. La vera storia di un creativo, emigrato per “for-za” non per amore.

→ di Francesca Celi

BORGOFUTUROLe idee “sostenibili” di un sacerdote ottantenne.

→ di Sara Gagliesi

PROTAGONISTI // Stefano Artissunch pag. 2 / Marco Sollini pag. 5 / Marco Mencoboni pag.10 / Daniele Di Bonaventura pag. 14 / Don Franco Monterubbianesi pag.18 / Rosetta Martellini pag.20 / Riccardo Cecchetti pag. 21 / Winston Mc Namara pag.23

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Su di un’isola dal nome Archeo-Cabaret va in scena il passato e il presente. La vicenda narrata è quella ben nota dell’ateniese Lisis-trata, del celebre commediografo Aristofane, che convince tutte le donne elleniche a uno sciopero del sesso, di carattere ricattatorio, con cui porre fine alla lunga guerra del Pelo-ponneso tra ateniesi e spartani. A proporcela, in una traduzione di grande personalità, Stefano Artissunch, nel doppio ruolo di regista e attore. Artista ormai maturo ed eclettico (ha lavorato sulla scena nazion-ale con Ugo Pagliai, Gianfranco Iannuzzo, Paola Quattrini, Monica Guerritore e Marina Suma), il suo è un teatro sperimentale, di ricerca, che spazia tra il teatro d’immagine, quello di strada e quello di parola.Questa ricerca di nuovi linguaggi espressivi lo ha condotto a reinterpretare la classicità at-traverso gli stilemi e ritmi del cabaret storico, appunto Archeo-Cabaret, avendo il merito di non stravolgere il testo ma piuttosto di am-plificarne i contenuti, lasciando intatta la sua incomparabile forza drammatica. A distanza di millenni Aristofane sembra voglia ancora dirci che il mondo non cambia, o per meglio dire, non cambiano gli uomini. Cambiano però le donne per il commedio-grafo antico, ed è questo che da origine alla commedia e permette alla storia di avere un epilogo insperato, in una tragi-commedia gi-ocosa che ha l’effetto di farci sorridere e ri-flettere ancora oggi. L’eros fa da contraltare alla guerra, e seb-bene Lisistrata, interpretata dalla biondissima Gaia De Laurentiis, si faccia motore di un do-lore universale (“Sciagurate siamo noi donne a portare il peso della guerra, partoriamo i nostri figli e li mandiamo a fare i soldati” rip-eterà spesso), non rinuncia a mostraci la sua sensualità.

Il gioco comico della commedia è favori-to dall’uso di due registri, uno legato alla sfera sessuale, e l’altro legato alla satira fer-oce, messi in gioco da due bravissimi attori Stefano Tosoni e Gian Paolo Valentini. Con questi ultimi, nelle doppia veste di uomini e donne (significativi i costumi pensati per loro da Maria Amurri e Ipsia Moda), interagiscono drammaturgicamente dei fantocci, messi in scena come fossero delle marionette. Ques-ti pupazzi, a cui i due attori danno voce e movimento, rafforzano la dimensione onirica di questo viaggio fantastico all’interno di un sogno, che è soprattutto un sogno di pace. Molto interessante, per le possibilità e le soluzioni date alla creazione della scrittura scenica del regista, la scelta di articolare lo spazio scenico su tre piani. In questo nuovo e originale allestimento la materia umana viene così ad essere esaltata fino alla sublimazione di un’emotività corpo-rea.Il teatro diventa il luogo in cui si gioca la partita dell’esistenza… ma viva anche l’umorismo lieve che ci salva dalla retor-ica.

La Lisistrata di Stefano Artissunch apre la rassegna Teatri Antichi Unitidi Romina Coccia

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Provo a tenere insieme una compagnia lavorando in stret-tissima collaborazione sempre con gli stessi attori. – ci rivela Stefano Artissunch raggiunto a Porto San Giorgio in occa-sione della prima assoluta - Ciò mi ha permesso, in questo caso, di compiere un lavoro approfondito, sulla vicinanza tra commedia e tragedia nella classicità greca, e di poter elaborare insieme, secondo continui aggiustamenti, testo e struttura musicale.

Perché la scelta di un autore come Bertold Brecht?L’obiettivo su cui si focalizza il mio fare teatro è l’attenzione alla relazione essenziale che si sviluppa fra testo, attori e pubblico. Alla base del mio lavoro c’è la volontà di comunicare con il pubblico e la pos-sibilità con esso anche di divertirsi e giocare. Ho scel-to Bertold Brecht perché è un autore moderno, un autore politico che parlava alla gente e desiderava che questa stessa vivesse uno sviluppo intellettu-ale attraverso le sue opere. Secondo Brecht il teatro drammatico deve sì far divertire, distrarre, entusias-mare ma anche, e soprattutto, far riflettere. Lui stuz-zicava la gente e in questo senso è molto vicino ad Aristofane. Ritengo Aristofane infatti uno degli autori più brechtiani.

Le musiche di Kurt Weill, Caetano Veloso, la voce di Maria Callas. Così come nella teoria brechti-ana del “teatro epico” il linguaggio musicale as-sume un ruolo fondamentale, quello di impedire l’immedesimazione del pubblico con ciò che ac-cade sulla scena.

Nel teatro di Brecht le canzoni dovevano determinare nel pubblico un effetto di stra-niamento, un distacco critico. La musica non deve suscitare reazioni emotive, ma un atteggiamento intellettuale attivo, deve spingere lo spettatore a prendere partito, a esercitare una azione critica, diventando così essa stessa gesto scenico e sociale. Il linguaggio musicale si fa veicolo di un altro linguaggio, quello drammatico, che, in net-to contrasto col primo, mette l’ascoltatore fruitore in crisi.

Da dove proviene l’idea dei fantocci?Secondo studi recenti, nella Grecia classica, gli attori indossavano maschere e qualche volta avevano con loro dei pupazzi. Essen-do io un appassionato dei film di Tim Bur-ton, ho voluto provare, insieme al resto della compagnia, ad inserirli e, come dei bambi-ni, abbiamo visto che ci divertivamo molto. Da qui l’idea.

Dietro l’apparato delle situazioni e delle trovate, la vicenda di Lisistrata trascina un fondo cupo, di guerra, smascherata in tutta la sua negatività, come privazione dei diritti naturali e della felicità comune. La grandezza di Aristofane sta nel tradurre in commedia una realtà fatta di guerra, cor-ruzione, ingiustizia. Oggi rispetto a ieri non si parla più di guerra ma di conflitti. Cambia il nome ma non la sostanza. Non potevamo immaginare che lo spet-tacolo andasse in scena proprio mentre nasceva un nuovo conflitto nel mondo. Ed essendo il conflitto molto vicino a noi, pal-pabile era la tensione emotiva della gente. Quando tocchiamo gli argomenti che sono cronaca, la gente rimane muta.

Al termine della rappresentazione sul palco restano solo delle croci appena il-luminate e alla platea giungono le voci di giovani soldati.Sono le lettere spedite a madri, mogli, fidanzate, dai ragazzi che sul fronte della prima guerra mondiale combattevano per la Resistenza. Abbiamo voluto in questo modo rendere omaggio a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per un futuro migliore.

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24 giugno Ascoli Piceno | Teatro RomanoGAIA DE LAURENTIIS, STEFANO ARTIS-SUNCHLISISTRATA ARISTOFANE

30 giugno Urbisaglia | Anfiteatro RomanoMOTUS LET THE SUNSHINE IN (antigone) Contest # 1

6 luglio Ascoli Piceno | Teatro RomanoLORENZA INDOVINA e BLAS ROCA REYILIADE ALESSANDRO BARICCO

7 luglio 2011 Anconadalle ore 17.30EVENTO INAUGURALEin occasione dell’apertura del Teatro all’Anfiteatro Romano• Visita al sito animata daJUKE BOX DI POESIAa cura di Rosetta Martellinicon gli allievi della Scuola di Teatro del Teatro Stabile delle Marche• Saluti delle Autorità• Centro Teatrale RinaldiniIL PROCESSO DI ATENEdall’Orestiade di Eschiloun’idea di Adriana Stecconiregia di Laura De Carloore 21,15 | Museo Archeologico Nazionale delle Marche, Palazzo FerrettiLORENZA INDOVINA e BLAS ROCA REY ILIADEda Alessandro Baricco[nell’ambito di Musei Palcoscenico Marche]

9 luglio Urbisaglia | Criptoportico10 luglio Castelleone di Suasa | Anfiteatro RomanoGABRIELE FALSETTA, LINO MUSELLAMEDEA’S DREAM ANTONIO MINGARELLI/VOCITINTEVocitinte fa parte della piattaforma “Matilde”. Progetto di Regione Marche e Amat

13 luglio Falerone | Teatro RomanoELEONORA BRIGLIADORI, AURELIO GATTI

TRUCULENTUS TITO MACCIO PLAUTO

14 luglio Monte Rinaldo | Area Archeologica La Cuma15 luglio Urbisaglia | Anfiteatro RomanoELENA BUCCI, MARCO GROSSOANTIGONE una lettura in concerto SOFOCLE

22 luglio Ancona | Anfiteatro RomanoPAOLA GASSMAN, EDOARDO SIRAVO, MAUR-IZIO PANICIEDIPO da SOFOCLE a SENECA

22 luglio Falerone | Teatro Romano23 luglio Urbisaglia | Anfiteatro RomanoCTR - COMPAGNIE TEATRALI RIUNITEERATOSTHÉNES. IL VOLTO DELLA TERRAprogetto dell’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAM-ERINO

24 luglio Falerone | Teatro RomanoMONICA GUERRITORELA FAVOLA DI AMORE E PSICHE LUCIO APULEIO

24 luglio Ascoli Piceno | Teatro RomanoENZO DECAROENEIDE VIRGILIO

28 luglio Ascoli Piceno | Teatro Romano29 luglio Ancona | Anfiteatro Romano30 luglio Urbisaglia | Anfiteatro RomanoVANESSA INCONTRADA, CRISTIANO ROCCAMOMILES GLORIOSUS TITO MACCIO PLAUTO

31 luglio Falerone | Teatro Romano3 agosto Ancona | Anfiteatro RomanoVALENTINA ROSATI/TEATRO STABILE DELLE MARCHE, INFINITO srlFEDRA rivista a tranci ANDREA COSENTINOValentina Rosati/Belteatro fa parte della piattaforma “Matilde”. Progetto di Regione Marche e Amat

12 agosto Ascoli Piceno | Teatro RomanoVANESSA GRAVINACANTI D’AMORE DI CATULLO

Teatri Antichi Uniti 2011

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Silenzio assoluto e tanta partecipazione, queste le premesse a quella che si è rivelata poi essere una straordi-naria anteprima dell’ormai prestigioso Festival di musica da camera Armonie della sera: l’11 giugno la chiesa di San Marco, a Ponzano di Fermo, ha ospitato il concerto per pianoforte dei Maestri Marco Sollini e Salvatore Barbatano, con musiche di Bach/Kurtag e Rachmaninov nella prima parte del concerto e un omaggio a Franz Liszt, nel bicentenario della nascita, nella seconda parte. Al Maestro Marco Sollini, ideatore e Direttore artistico del Festival, nonché raffinato esecutore, abbiamo rivolto alcune domande.

Pregevoli sedi e illustri ospiti, questi gli elementi che hanno portato al successo il Festival “Armonie della sera”, oggi molto apprezzato anche dalla critica nazionale e appuntamento im-perdibile per gli appassionati di musica. Quali sono i suoi sentimenti a pochi giorni dal’avvio della settima edizione?Come sempre sono giorni molto frenetici poiché le cose da fare sono davvero tantissime e natu-ralmente a questo si aggiunge anche il lavoro specifico musicale, dal momento che in alcuni con-certi sono anche impegnato direttamente come artista. Combinare il lavoro organizzativo e quello musicale diviene davvero impegnativo. Ad ogni modo sono molto felice di poter lanciare la settima edizione di questo festival, che oramai conta tanti estimatori e che vedrà un cartellone particolar-mente ricco. Spero possano rinnovarsi i successi degli anni passati e che possano prender vita concerti davvero emozionanti.

Ai luoghi “simbolo” come Recanati, Gradara, Porto San Giorgio e naturalmente Ponzano, si aggiungono quest’anno nuove sedi: Corridonia, Castel di Lama, le Grotte di Frasassi e Capo-darco. Come sono nate queste nuove collaborazioni? Ogni anno diamo la possibilità, a chi è già entrato nel cartellone, di rinnovare la presenza con un nuo-vo evento, ma siamo anche indirizzati a rinnovare parzialmente alcune sedi del cartellone, proprio per rendere più accattivante il programma. Portare la Grande Musica in luoghi d’eccezione come le Grotte di Frasassi vuol dire creare un’armonia, quella artistica, nell’armonia della natura. Una vera meraviglia! E i giardini magnifici di Villa Seghetti-Panichi a Castel di Lama sono un altro incanto delle Marche, un vero paradiso. A Corridonia invece porteremo un omaggio al celebre castrato Giovan Battista Velluti nel 150° anniversario della sua morte, con l’esecuzione anche di alcune preziose pagine inedite. Sono molto felice anche di portare il concerto conclusivo del festival 2011 a Capo-darco, presso la Terrazza della Comunità, per un affettuoso e festoso omaggio al suo fondatore Don Franco Monterubbianesi, che condividerò con la celebre soprano Elizabeth Norberg-Schulz.

Armonie della Sera: qualità musicali e location suggestive.Dietro le quinte del Festival svelate dal suo direttore artistico.

di Romina Coccia

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Al contrario, dopo diversi anni, notiamo l’assenza di due importanti Comuni, come As-coli Piceno e Urbino? Cosa è successo? Ci spiace la mancanza di Urbino, dopo molti anni, dovuta alle enormi difficoltà finanziarie che vivono il Comune ed anche la Cappella Musicale del SS. Sacramento, e che li hanno indotti a ri-nunciare anche ad un evento dai costi ridottis-simi e coperti per l’80% da altri finanziamenti da noi individuati. In quanto ad Ascoli Piceno, posso dire semplicemente che non solo è mancata la volontà amministrativa, ma purtroppo, di questo ne siamo davvero rammaricati, anche quella base di educazione e rispetto che ci saremmo almeno attesi. Eppure il concerto annuale ad As-coli era un appuntamento molto seguito anche dagli stessi ascolani, oltre che dai tantissimi tu-risti, i successi sono stati sempre enormi e – cosa curiosa – ricordo che a sedere in prima fila vi era sempre l’attuale Sindaco quando ancora era semplice cittadino. Poi le cose son cambi-ate sino al paradossale e indifferente silenzio di quest’anno, davvero deludente!

Al seguito del festival, anche quest’anno, emit-tenti nazionali come Sky Classica, Radio Rai 3 e Radio Vaticana. Come si svilupperà questa collaborazione? Conquistare la fiducia di importanti Enti radiofo-nici come Rai Radiotre e Radio Vaticana vuol dire avere la proiezione straordinaria degli eventi a migliaia di ascoltatori, oltre a quelli presenti di-rettamente al concerto. Ogni evento viene pro-fessionalmente registrato e poi diffuso; anche quest’anno Radio Vaticana ha dedicato una se-rie di trasmissioni specifiche per il nostro festival nella rubrica “Diapason” e Rai Radiotre diffonde alcuni dei nostri concerti nel prestigiosissimo cir-cuito di Euroradio, accanto ad altri festival tra i più accreditati nel mondo. Con la rete televisiva sat-ellitare “Classica” su Sky abbiamo ulteriormente potenziato la nostra collaborazione e dal pros-simo mese di luglio, oltre agli spot promozion-ali dell’iniziativa, verrà programmata e più volte replicata la trasmissione del concerto di apertura della passata edizione 2010, realizzata a Rocca Tiepolo di Porto San Giorgio.

Il festival consegna prestigiosi premi, il con-sueto Premio “Marche Musica” e il Premio

“Una vita per la Musica”. A chi andranno quest’anno i premi e quali le motivazioni?Il premio “Marche Musica” andrà quest’anno al Maestro Andrea Carradori, direttore del Coro presso la Basilica di San Nicola a Tolentino ed organizzatore di importanti eventi musicali nella nostra regione. Il premio “Una vita per la musi-ca” andrà invece alla straordinaria artista, legg-endaria pianista argentina, Martha Argerich che vogliamo omaggiare anche per il suo impegno profuso a favore dei giovani artisti.

Tra le principali novità di quest’anno ci sono le “Master classes” a Ponzano? Ci può spiegare di cosa si tratta e quali le finalità? Si tratta semplicemente dell’opportunità che abbiamo voluto offrire ai giovani musicisti di confrontarsi con alcuni grandi artisti presenti al festival, e di godere di alcune lezioni di perfezi-onamento. Saranno l’occasione anche per evi-denziare giovani talenti da presentare al pubblico nella serata “giovani carriere” del festival 2012. Nel contempo, si terranno anche con loro dei concerti serali nelle serate delle master classes. Una bella opportunità anche per provare es-ecuzioni davanti ad un pubblico.

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con il concerto fuori dai confini nazionali. Dove la porterà quest’anno e quali saranno i protagonisti dell’evento?Per il rinnovato “Armonie della sera on the world”, dopo il successo dello scorso anno con il con-certo tenutosi in Grecia nell’Isola di Santorini, la trasferta estera del nostro festival sarà dedicata quest’anno ad un concerto in Germania, nella Foresta Nera. Sarà la piccola città termale di Bad Wildbad ad accogliere grandi artisti, prime parti dell’Orchestra della Scala di Milano, come Francesco Manara, Massimo Polidori, Danilo Stagni, Fabrizio Meloni, assieme al pianista Sal-vatore Barbatano e al sottoscritto, in una serata dedicata interamente alla musica da camera con pianoforte di Gioacchino Rossini. Pagine di musica straordinarie eseguite da una com-pagine di artisti eccellenti, un evento unico nel suo genere che anche l’agenzia “Note in Viag-gio” di Roma, in collaborazione con la “Lilian Travel” di Fermo, permetterà di seguire agli ap-passionati che vorranno godere di un viaggio musicale piacevolissimo tra le città di Baden-Baden e Bad Wildbad.

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Ricco il cartellone di questa settima edizione, con quin-dici appuntamenti che vedranno alternarsi illustri artisti, dal 9 luglio fino al 12 agosto, in ogni provincia delle Marche, rappresentate egregiamente da alcuni dei siti più suggestivi. La serata inaugurale 2011 sarà a Porto San Giorgio, il 9 luglio, con un prezioso ed inedito pro-gramma a Rocca Tiepolo affidato ad un grup-po di artisti quali Ugo Pagliai e Paola Gassman, Marco Sollini, Salvatore Barbatano ed il Quartetto Ascanio, per dar vita a un’altra “prima mondiale assoluta”: “LE MILLE E UNA NOTTE” (2011), la-voro ispirato ai celebri racconti e musicato dal compositore napoletano Patrizio Marrone, per un incontro di musica e testi dal forte impatto emozionale.Omaggio a Gian Battista Velluti, nel 150° anniver-sario dalla morte, a Corridonia il 10 luglio. Pro-tagonisti il contraltista Nicola Marchesini assieme al pianista Salvatore Barbata-no e la presenza musicologica di Fabio Brisighelli, con la proposta di pagine inedite del Velluti.Ben sei le serate a Ponzano di Fermo, (12, 16, 19 e 21 luglio, 4 e 10 agosto) dedicate ad artisti eccelsi con reper-tori molto diversificati e gradevoli: os-piti in tre recitals il grande pianista sta-tunitense Jeffrey Swann, il violoncellista Enrico Dindo ed il pianista marchigiano Lorenzo Di Bella; il duo flauto pianoforte di Angelo Persichilli - Anna Lisa Bellini ed anche Francesco Manara, celebre primo violino dell’Orchestra della Scala, in duo con il pianista Marco Sollini, sino al Quartetto Prometeo col clarinettista fermano Stefano Ricci.Ritorno alla magnifica Rocca Dema-niale di Gradara il 17 luglio, luogo ben conosciuto ed apprezzato dai turisti in visita nella nostra regione, con un pro-gramma affidato al soprano Santina To-masello in duo con il liuto di Gian Luca Lastraioli.

Novità assoluta il concerto a Castel di Lama il 24 luglio nella Villa Seghetti Panichi, celebre per i suoi meravigliosi giardini, con un recital lisztiano del pi-anista Giovanni Bellucci nell’ambito del breve ma inteso “Ciclo Liszt”, studiato per rendere omaggio al 200° anniversario della nascita del grande au-tore ungherese. L’appuntamento vede la preziosa collaborazione con l’Associazione Culturale Reina Bichi Leopardi Dittajuti e con l’Accademia Musi-cale Napoletana.Imperdibile l’appuntamento a Genga del 26 luglio, all’interno delle Grotte di Frasassi, per assistere al concerto del duo Gianfranco Grisi e Elvio Salvetti. Le magie visive della Grande Grotta del Vento co-niugate al suono evanescente della glassharmon-ica con le delicate sonorità della chitarra per un incanto sonoro-emozionale.

Gli appuntamenti del Festival “Armonie della sera”.di Romina Coccia

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Programma molto divertente a Monte San Pi-etrangeli il 30 luglio, presso il Chiostro di San Francesco, con il Trio Pianiste all’opera, che si contenderanno a sei mani la tastiera di un piano-forte, per dar vita a parafrasi e rivisitazioni di ce-lebri pagine d’opera di Verdi, Puccini, Rossini.Immancabile il concerto nella Chiesa di Sant’Agostino a Torre di Palme lunedì 1 agosto, con due eccezionali artisti: il violinista Valery Ois-trakh, figlio d’arte di scuola russa, assieme al pia-nista Francesco de Zan.Ritorno graditissimo anche nel Castello di Fal-conara Marittima il 7 agosto, per un ensemble di magnifici artisti del “Martha Argerich Presents” con un programma interamente dedicato a mu-siche di autori argentini (BAIRES), che vede la presenza di Daniel Rivera, Gabriele Baldocci, Lida

Chen Argerich, Enrico Fagone, Barbara Luccini ed anche un’altra “prima mondiale assoluta” di una “Danza Fantastica” (2011) per due piano-forti, composta per l’occasione dall’argentino Sergio Calligaris.Chiusura del cartellone 2011 presso la terrazza della Comunità di Capodarco il 12 agosto, un evento dedicato e voluto dal suo fondatore Don Franco Monterubbianesi, quale palese contrib-uto al “sociale” da parte di “Armonie della sera”, e con protagonista la famosissima soprano nor-vegese Elizabeth Norberg-Schulz in duo con il pianoforte di Marco Sollini. In programma, per la lieta occasione, romanze vocali e celebri canzo-ni napoletane, per far sognare e vivere intense emozioni.Ente Promotore: ASSOCIAZIONE MARCHE MUSICA

MARCO SOLLINIMarco Sollini, pianista italiano dalla solida formazione, ha raccolto nella sua carriera straordinari apprezzamenti dalla critica internazionale e da alcuni tra i più grandi musicisti contemporanei. Tra questi Jörg Demus, Vladimir Ashkenazy, Bruno Leonardo Gelber, Alexis Weissenberg, Sergio Calligaris ne hanno sottolineato la brillante tecnica e la sincerità musicale, evidenziandone le qualità di un suono smagliante, denso e profondo, di una mente curiosa ricca di capacità introspettive che riesce a far emergere anche nella musica più meccanica la magia del sentimento. Diversi compositori hanno scritto per lui, tra cui Franco Mannino che, con profonda stima ed ammirazione, gli ha dedicato la sua ultima composizione pianistica. La sua attività lo ha portato a suonare in tutta Europa, Nord e Sud America, Africa, Indonesia, ecc. esibendosi in recital come pure come solista con prestigiose orchestre tra cui la Sinfonica Dohnanyi e la MAV di Budapest, l’Orchestra Sinfonica di Stato Ungherese, l’Orchestra Filarmonica di Stoccarda, l’Orchestra della Radio Slovacca, l’Orchestra Ippolitov-Ivanov di Mosca, l’Orchestra Sinfonica della Radiotelevisione Serba, I Solisti Veneti, ecc. Le più importanti radio del mondo trasmettono regolarmente i suoi CD e concerti registrati dal vivo, tra cui sono da ricord-are le registrazioni per la RAI, Radio Vaticana, Radio National de España, Radio Unams del Messico, Radio Nazionale Serba. Ricca la discografia che annovera anche la prima incisione mondiale delle musiche pianistiche di Leoncavallo, Puccini, Giordano, Mascagni, Bellini, Verdi, Persiani (edizioni Bongiovanni), Offenbach (in tre volumi per la CPO) e, ultima impresa, l’integrale pianistica di Rossini, in otto CDs per la Chandos, che la rivista della Società tedesca Rossini (Deutsche Rossini Gesellschaft) ha riconosciuto come “edizione di riferimento”. Ha inoltre ideato e preso parte all’incisione integrale dei “Gradus ad Parnassum” di Muzio Clementi, realizzata per la casa discografica ARTS. Con la rivista “Suonare news” ha pubblicato, nel novembre 2007, un CD dedicato interamente a F. Chopin con l’integrale dei Preludi op.28 e le 4 Ballate mentre con la rivista “Amadeus” ha pubblicato, nel maggio 2009, un cd dedicato all’integrale dei Concerti di J.S. Bach per due pianoforti e orchestra, interpretati assieme a Salvatore Barbatano e all’Orchestra da Camera delle Marche diretta da Francesco D’Avalos. A giugno 2009 è stato pubblicato dalla rivista “Suonare news” un cd che lo vede interprete in duo con Simonide Braconi, prima viola del Teatro alla Scala di Milano, con brani di Schubert, Schumann, Vieuxtemps, Paganini. Come revisore, ha curato per la Boccaccini & Spada Editori la pubblicazione integrale delle musiche pianistiche di Puccini, Mascagni, Giordano, Leoncavallo, Bellini e di alcuni inediti di musiche cameristiche di Rossini e Mascag-ni. Ha collaborato in varie formazioni da camera con numerosi importanti artisti tra i quali Bruno Canino, Antonio Ballista, Quartetto della Scala, Simonide Braconi, Elizabeth Norberg-Schulz, Quartetto di Cremona, Francesco Manara, Alain Meunier, Claudio Scimone, Elena Zaniboni, Fabrizio Meloni, e molti altri.Affianca all’attività concertistica quella didattica tenendo una cattedra come professore di Pianoforte Principale presso l’AFAM Istituto Musicale di Studi Superiori “G.B. Pergolesi” di Ancona, dove ha svolto anche il ruolo di direttore tra il 2001 e il 2003. Ha tenuto inoltre master classes presso l’Arts Academy di Roma nella “Scuola Internazionale di Alto Perfezionamento”, al Conservatorio Statale di Lima, all’Accademia delle Arti di Tirana, nei College americani di Winston-Salem e Davidson, al Conservatorio di Bogotà, ecc. Gli è stato assegnato a Roma, in Campidoglio, il premio “Marchigiani dell’anno 2001” per la sua attività artistica internazionale. E’ presidente e direttore artistico dell’Associazione “Marche Musica”, ideatore e direttore artistico del Festival di musica da camera “armonie della sera” che organizza concerti in alcuni dei luoghi più suggestivi della Regione Marche (www.armoniedellasera.it) .Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito: www.marcosollini.it

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“Osare, fare quello che nessuno ha avuto l ardire di fare”Parla l ideatore del CANTAR LONTANO FESTIVAL.

Ai primi anni del Seicento nasceva nelle Marche l’antica prassi musicale del Cantar Lontano. Da dodici anni la ricerca condotta dal Maestro Marco Mencoboni, dedito da sempre all’attività di studioso e interprete degli antichi repertori, si concretizza nel Cantar Lontano Festival, appuntamento imperdi-bile per ascoltare opere affascinanti ed abili esecu tori in altrettanti sorprendenti luoghi.

Quando ha inizio l’idea di un Festival sull’antica prassi del Cantar Lontano, e cosa si propone la manifestazione? La manifestazione si ripropone di promuovere la prassi del Cantar Lontano. In primo luogo l’idea di istituire un progetto di ricerca è nato nel 1998, una sera trovandomi a cena con l’ex sin-daco di Ancona Galeazzi ed il suo Assessore alla cultura Antonio Luccarini.

Ogni anno vengono chiamati artisti italiani ed esteri di chiara fama (cantanti e strumen-tisti), specializzati nell’esecuzione del rep-

ertorio seicentesco e dotati di una raffinata abilità e controllo di esecuzione. Da cosa è guidato nella scelta delle collaborazioni?Scelgo musicisti capaci di sedurre me in primo luogo, attraverso quel dono naturale che è la meraviglia della comunicazione musicale. Las-cio spazio anche ai giovani, abbraccio i progetti coraggiosi ed audaci, cerco sempre di trovare un equilibrio tra la musica e lo spazio che la dovrà contenere.

Quanto lo spazio influenza la modalità della prassi musicale e quanto incide, nella scelta dei luoghi, la volontà anche di avvicinare un pubblico non avvezzo all’ascolto di questo ge-nere di musica polifonica?In 13 anni di lavoro Cantar Lontano Festival si è distinto credo a livello mondiale come il pro-getto concertistico che maggiormente ha fatto uso dello spazio. Questa è certamente la nostra caratteristica principale. Quando l’anno scorso

di Romina Coccia

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abbiamo varato il progetto del concerto al porto pensavamo che questa idea avesse accom-pagnato ad ascoltare la nostra musica del pub-blico nuovo, spinto dalla curiosità e dalla partico-larità dell’evento e così è stato. Un festival come il nostro non può fermarsi al repertorio e alla sua interpretazione, deve osare, fare quello che nes-sun altro ha avuto l’ardire di fare.

All’interno della programmazione del festi-val trova sempre di più spazio incredibili ap-parentamenti tra vari generi musicali, quali worldmusic, jazz, musica tradizionale, popo-lare e classica. Qual’è l’obiettivo di questo tipo di operazione?La musica tradizionale conserva ancora aspetti esecutivi della musica antica ed il panorama jazzistico internazionale pullula di musicisti stra-bilianti. Alcuni di essi manifestano interesse per la musica del passato, creano progetti intorno alla rivisitazione di antichi autori o trattano le mel-odie del rinascimento come standard jazzistici. Quando ho incontrato musicisti come Michel Godard, Gavino Murgia, Savina Yannatou e i tanti altri che sono passati per Cantar Lontano Festival è nata spontanea l’idea di coinvolgerli nel festival, ed abbiamo trovato insieme il come ed il dove.

Quest’anno, per l’inaugurazione del Festival, ha pensato di far suonare la Grande Grotta del Vento di Frasassi. Il suono prodotto da un oggetto dalla particolare forma, unito a quello prodotto dai tanti oggetti costruiti dai bimbi delle scuole primarie, farà da sottofondo, venerdì 24 giugno, alla musica dei più gran-di compositori del Rinascimento. Quali sono stati i soggetti coinvolti nell’iniziativa e cosa ci attende in questa incredibile serata? Sarà una serata speciale per la bellezza della musica e per il livello dei musicisti. Poi ascoltare il suono della grotta e delle sue mille lacrime nat-urali sarà davvero indimenticabile, io ne ho già avuto un assaggio..

l REMA (European Early Music Network), l’Associazione europea dei festival di musica antica, sarà con i suoi rappresentanti in An-cona per una full immersion di tre giorni. Il momento clou dell’incontro sarà un convegno aperto al pubblico realizzato in collaborazi-one con la Regione Marche presso il Teatro delle Muse, sabato 25 giugno alle ore 10.

Quali saranno i temi trattati e quale signifi-cato assume questa presenza all’interno del Festival? La presenza del REMA ad Ancona premia tutto il lavoro fatto in questi anni. Si parlerà di questioni organizzative, di come coinvolgere sempre più pubblico, come stabilire il criterio di nicchia mu-sicale. Affronteremo i temi della comunicazione relativa all’evento musicale. A me è stato chiesto di parlare dei concerti “impossibili”.

Il 3 agosto dirigerà il complesso vocale e stru-mentale del Cantar Lontano al Teatro Lauro Rossi di Macerata per la “Festa Monteverdi-ana” di Pier Luigi Pizzi, con protagonista Anna Caterina Antonacci. Vuole raccontarci di questa collaborazione con il Festival mac-eratese, già iniziata lo scorso anno? Sono stato molto contento di poter portare il mio gruppo in un festival così prestigioso ma soprat-tutto nella città in cui sono nato e cresciuto. La-vorare con Pier Luigi Pizzi è un’esperienza che arricchisce sotto tanti punti di vista. Lo scorso anno portammo il Vespro di Claudio Monteverdi (che tra l’altro avevamo prodotto nel 2008 ad Ancona come Cantar Lontano Festival) e visto l’apprezzamento del pubblico si è deciso di fare il bis con un progetto madrigalisti. Per la prima volta avrò il piacere di lavorare con l’Antonacci.. una nuova occasione per imparare tante cose.

Il Festival Cantar Lontano ha assunto negli anni una tale identità da avere oggi un pub-blico di fedelissimi. Vogliamo comunque rinnovare l’invito ad essere presenti? Dopo 12 anni abbiamo cambiato il sottotitolo del festival, che ora è music is ewerywhere pro-prio perché la musica è dappertutto, o meglio, dato che tutto si può trasformare in musica, as-sistere ai concerti di Cantar Lontano Festival è un’esperienza che arricchisce, quindi da non mancare. Vi aspettiamo numerosi.

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Marco Mencoboni è nato nel 1961 a Mac-erata. Clavicembalista, organista e direttore d’orchestra, ha studiato con Umberto Pineschi, Ton Koopman, Jesper Christensen e Gustav Le-onhardt con il quale si diploma allo Sweelinck Conservatorium di Amsterdam nel 1989. Ha dedicato anni alla ricerca e alla definizione del repertorio musicale rinascimentale e barocco delle Marche. Grazie al suo lavoro è affiorato un patrimonio musicale antico sconosciuto e di grande valore, comprendente opere di Ignazio Donati, Pietro Pace, Costanzo Porta, Bartolo-meo Barbarino, Luigi Battiferri. È presente come solista e come direttore del complesso vocale Cantar lontano nei più importanti festival interna-zionali di musica antica come Ambronay, Utre-cht, Trigonale, Pontoise, Haut Jurà etc. Ha vinto numerosi premi e riconoscimenti: il Metropoli-tan Museum di New York gli commissiona nel 1997 un importante progetto di restituzione mu-sicale finalizzato alla sonorizzazione di una sala

del museo. Al suo incessante lavoro di ricerca e restituzione filologica dobbiamo la riscoperta e valorizzazione della prassi del “cantar lontano”, una straordinaria tecnica vocale marchigiana dei primi del ‘600 che si realizza disponendo strategicamente i cantori nello spazio, a creare uno spettacolare effetto di suono diffuso. Dal 1999 è direttore artistico del festival Cantar lonta-no che si tiene ogni anno in provincia di Ancona. Il 2010 vede Marco Mencoboni e il complesso Cantar Lontano protagonisti dell’apertura della stagione dello Sferisterio Opera Festival e del Festival di Ambronay con il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi nelle celebrazioni dei 400 anni dalla sua creazione. Mencoboni presenta un’ edizione critica del capolavoro monteverdi-ano, direttamente curata, che torna a svelarne il più profondo senso mistico e religioso.

Marco Mencoboni

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Artista dai molti excursus sonori, dagli archi, ai duetti, fino alle orchestre, impegnato nella registrazione di un nuovo album e in una miriade di collaborazioni e progetti… sarà a Civitanova il 16 luglio per il Festival Popsophia e a Macerata il 26 luglio per presentare il progetto “Bandoneon Solo”. Si tratta di Daniele di Bonaventura, ed è venuto per noi il momento di conoscerlo meglio.

Doppio appuntamento in luglio per i tuoi tanti amici ed estimatori. Sarai a Civitanova il 16 luglio e a Macerata il 26. Cosa ci farai ascoltare e in quale formazione?Sarò a Civitanova nell’ambito del Festival Popsophia. In questa occasione presenterò un lavoro che ho scritto per bandoneon e quartetto d’archi dal titolo Sine Nomine, uscito in Francia nell’agosto del 2010 per Harmonia Mundi, una sorta di opera unica che attraversa il mondo sacro e quello profano, un lavoro scritto in maniera molto rigorosa ma che lascia anche ampi spazi all’improvvisazione.A Macerata sarà un concerto per bandoneon solo, quindi suonerò parte del repertorio che costituisce il mio cd Rìtus, appunto per bandoneon solo, con l’ausilio di elettronica, cosa che utilizzo solamente quando suono da solo.

Sei nato a Fermo, e come tu stesso ci tieni a sottolineare, nella città vivi, hai la tua famiglia e gli amici di sempre. Tuttavia le tue apparizioni sono molto rare nella regione. L’ultimo straor-dinario concerto che ci hai regalato è stato in gennaio al Teatro dell’Aquila con la formazione Band’Union e l’illustre amico e jazzmen Paolo Fresu.Il concerto in gennaio è stato fortemente voluto dal Dott. Prof. Stefano Dallari, primario del reparto

Daniele di Bonaventura e il suo Bandoneondi Romina Coccia

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quinte. Immagina che emozione! Calcai per la prima volta il palcoscenico a 11 anni, ma era un saggio scolastico, accompag-navo alle tastiere il coro composto dai miei com-pagni di 5a elementare. Sono trascorsi poi 26 anni, e ci sono ritornato nel 2003, per suonare la mia “Suite per Bandoneon e Orchestra”, com-missionatami dall’Orchestra Filarmonica Marchi-giana. E in ultimo .. a gennaio di quest’anno con l’amico Paolo Fresu e il mio gruppo, i progetti che amo di più. Niente male per uno che è nato e vive a Fermo da 45 anni!

Ricordiamolo il concerto di gennaio. Nella pri-ma parte del concerto eravate soli, tu e Paolo Fresu, in questo dialogo a due, tromba e ban-doneon. A fianco dei classici del jazz hanno trovato posto la tradizione e l’improvvisazione, con qualche svisata elettrica della tromba di Paolo. La seconda parte del concerto è stata una cavalcata nelle composizioni originali tue di più recente produzione e degli altri tre com-ponenti del quartetto Band’Union. Come rius-cite a creare questa sintonia con le incursioni della tromba di Paolo Fresu? In gennaio è stata la quarta volta che ho suonato in duo con Paolo, ed ogni volta modifichiamo il nostro repertorio, decidiamo sempre durante il sound-check cosa suonare. Io e Paolo abbiamo molte affinità, soprattutto sul piano della liricità

di Audiologia all’ospedale “A. Murri” di Fermo. L’iniziativa ha avuto lo scopo di raccogliere fondi a totale sostegno della otorinolaringoiatria fer-mana. Il Prof. Dallari è una persona con una in-credibile energia e passione per la musica jazz. L’ho conosciuto qualche mese prima, quando mi ha contattato per questo evento. Ho capito subito che non potevo rifiutare, e che sarebbe stata un’occasione doppia, sia per proporre un interessante progetto artistico, sia per la final-ità dell’iniziativa. Il giorno dopo il concerto mi ha telefonato, ed era ancora in fibrillazione per la grande serata. Speriamo in futuro di collaborare ancora in altri progetti.E’ vero, non lavoro molto nella mia città e nella mia regione, sto soprattutto in giro per il mon-do. Preferisco così, c’è più forza e più emozione quando si ritorna a suonare su un palco come quello del Teatro di Fermo. Lì ho dei ricordi che mi fanno venire i brividi.

Vuoi parlarci dei tuoi ricordi?Avevo solo 7/8 anni quando mio padre mi porta-va in teatro per fargli compagnia. Mio padre era un dipendente comunale e all’epoca i dipendenti facevano come straordinario (obbligatorio) anche le maschere in teatro. Con lui ho potuto vedere e sentire decine e decine di opere liriche, e i più grandi cantanti degli anni ‘70, proprio da dietro le

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della musica e del suono, quindi alla fine ci tro-viamo sempre in sintonia. Non facciamo nep-pure una scaletta dei brani da suonare prima di iniziare il concerto, è lui che mi lancia la palla con piccoli incipit tematici ed io la prendo al volo.Al contrario è stata a prima volta che Paolo ha suonato con il mio quartetto (Marcello Peghin alla chitarra, Felice Del Gaudio al contrabbas-so e Alfredo Laviano alle percussioni) ma non avevo dubbi sulla sintonia. Quando hai accanto uno dei più grandi jazzisti al mondo non puoi che lasciarti andare e godere del momento mag-ico. E’ come fare una bellissima passeggiata con un amico che conosci da molto tempo, parlando con il cuore e con intimità.

A proposito, nei prossimi giorni sarai ancora in concerto con Paolo Fresu in Sardegna per festeggiare i suoi cinquant’anni. Sì! In verità parteciperò a ben tre concerti dei suoi incredibili 50. Il primo sarà il 18 giugno in duo a Belvì nell’antica stazione ferroviaria, il secondo con Mistico Mediterraneo il 30 gi-ugno, insieme agli straordinari cantanti corsi, nella cattedrale di Gavoi, ed il terzo concerto il 25 luglio, con un nuovo progetto che vede me e Paolo accompagnati dall’orchestra d’archi della Sardegna diretta dal Maestro Simone Pit-tau. Per quest’ultimo concerto scriverò io tutti gli arrangiamenti per orchestra di alcuni miei pezzi ed alcuni di Paolo. Sono certo che sarà un con-certo molto emozionante, e speriamo possa avere un lungo seguito.

Hai portato sul palco del Teatro dell’Aquila un pianoforte molto particolare. Ci vuoi rac-contare la storia di questo strumento?Ho voluto portare la mia ultima novità, e volevo farlo in questa occasione e cornice classica come il Teatro dell’Aquila.Si tratta di un Clavicordo, lo strumento preferito da Bach, Mozart e altri compositori del primo ‘700. E’ una mia passione, che risale al tempo degli studi in Conservatorio. E’ uno strumento dal potenziale espressivo straordinario, molto contemporaneo a mio avviso. All’epoca non si poteva utilizzare, a causa di una scarsa so-norità. Oggi con microfoni e impianti di amplifi-cazione è possibile poterlo sentire anche in un

grande teatro. Una sera a cena dopo un con-certo, parlando con Paolo, ho scoperto che ab-biamo una passione in comune, quella per la musica barocca, così gli ho svelato uno dei miei segreti e progetti, e lui mi ha chiesto di portarlo e di suonare qualcosa insieme. Abbiamo suonato un’aria del “Rinaldo” di Handel. Quale occasione migliore per inaugurarlo? Ho per questo in cantiere un nuovo progetto dis-cografico col solo clavicordo. Lo sto registrando nella pace e nel silenzio della notte. E’ veramente magico lavorare di notte con questo strumento, è come ritornare indietro nel tempo!

La storia del bandoneon è legata nell’ultimo secolo alle espressioni della musica popolare di determinati paesi. La tua ricerca espressi-va manifesta tuttavia la volontà di mettere in relazione questo sostrato popolare con altri generi musicali, come ad esempio la musica sacra. Mi viene in mente il tuo penultimo la-voro “Sine Nomine” (2010) insieme ai Vertere String Quartet, da cui tu spesso estrapoli il brano “Canto”. Il bandoneon mi ha permesso di trovare il mio linguaggio, la mia voce, la mia anima. Non prendo in considerazione più di tanto la storia dello strumento, e questo è uno dei motivi per cui non faccio tango. Per me è il mezzo, lo “stru-mento”, attraverso il quale esprimermi, e così nei miei lavori trovano spazio composizioni di sapore popolare, di carattere sacro, di tendenza contemporanea. Ciò rispecchia il mio percorso, la mia storia, iniziata tanto tempo fa quando suo-navo pop nei ristoranti e nei bar, per poi passare al jazz attraversando un lungo periodo di espe-rienza classica e contemporanea, toccare infine il tango e assaporare la musica del mondo e quella più legata alla mia terra, cioè quella medi-terranea. “Canto” ad esempio è una delle mie più riuscite composizioni, una di quelle che rac-chiudono tutti questi mondi.

Dopo quasi sei anni dall’uscita del bellis-simo “Canto alla Terra” a gennaio scorso eri di nuovo in sala registrazione con il gruppo Band’Union per registrare il tuo prossimo cd “Vola Vola Vola”, il cui titolo richiama una can-zone della tradizione abruzzese. Di cosa si tratta e a quando l’uscita?Era molto tempo che volevo registrare altra mu-sica. In questi anni, quando ci incontravamo in

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occasione dei concerti, abbiamo sempre cer-cato di integrare al vecchio repertorio nuove composizioni. Era venuto così il momento, dopo un periodo di maturazione, di metterle su un nuovo disco, che uscirà a fine anno. Per ora non abbiamo in programma la tournèe, troppo presto naturalmente, ma devo dirti che l’Italia mi sta un po’ stretta!In questi ultimi anni stiamo vivendo un periodo culturale veramente terribile, nonostante i nostri più grandi artisti, sia in campo musicale che in campo pittorico e architettonico, abbiamo dom-inato il mondo per secoli. Si investe poco nella cultura, che in Italia potrebbe essere una vera e propria industria, e soprattutto nella scuola, che è alla base di una società evoluta e civile. Prefer-irei fermarmi qui perché potremmo parlare fino a domani.

Con la prestigiosa etichetta discografica ECM il 21 gennaio scorso è uscito in tutto il mondo “Mistico Mediterraneo”, una nuova produzi-one, tua e di Paolo, insieme alle sette voci del coro corso “A Filetta”. Un progetto che mette insieme musica e luogo. Ci vuoi raccontare di come è nato questo suggestivo incontro con i canti originali della Corsica? Ci siamo incontrati nel 2006 in Corsica. Io e Paolo siamo stati invitati da Andrè Jaume (sas-sofonista di Marsiglia con il quale avevo suonato tempo prima) insieme al percussionista corso Philipe Biondi e il coro “A Filetta”, che non con-oscevo. Era per una produzione originale e per festeggiare con due concerti l’anniversario del Teatro di Ajaccio. Quando io e Paolo li abbiamo ascoltati siamo rimasti sconvolti dalla bellezza della loro musica e del loro mondo musicale. Nei giorni successivi io e Paolo non facevamo altro che parlare delle voci e della musica di “A Filetta”, tanto che Paolo decise di chiamare me e “A Filetta” per un concerto nell’inverno succes-sivo al Festival Crucifixus di Brescia. Da li poi è nata l’idea di rivedersi e di plasmare un reperto-rio sempre più originale e che funzionasse con l’incursione dei nostri soli strumenti, bandoneon e tromba. Dopo quattro anni di rarefatti incontri nel tempo abbiamo finalmente messo a punto il repertorio, che abbiamo poi registrato l’anno scorso e che è contenuto oggi nello splendido disco “Mistico Mediterraneo”.

Sei appena tornato da una tournèe che ti ha visto in giro per alcuni paesi europei. Avevamo fatto una prima tournèe europea a novembre, con grande successo di pubblico, nonostante il disco “Mistico Mediterraneo” non fosse ancora uscito. A maggio abbiamo toccato la Germania, la Svizzera, la Francia e l’Italia nelle splendido teatro Olimpico di Vicenza. A febbraio 2012 saremo a Lisbona al centro culturale di Belem e a Parigi alla sala Pleyel, una delle più prestigiose al mondo. Ma prima di questo giro sono stato in Corsica, per la presentazione di un nuovo cd con “A Fi-letta”, un “Requiem” per soli coro, voce recitante e bandoneon che abbiamo presentato ufficial-mente poi a Parigi il 25 aprile nel fascinoso teatro ottocentesco Bouffes du Nord diretto da Peter Brook. Da lì poi un’altra tournèe nella Repubblica Ceca, insieme ad un giovanissimo gruppo con il quale ho registrato un disco un anno fa. E poi...altro ancora!

Novità assoluta dell’ultima ora è che abban-doni un momento il bandoneon per ritornare alla tua originaria passione, il pianoforte.Ho registrato proprio alcuni giorni fa un nuovo lavoro, ma questa volta come pianista, senza nessuna traccia di bandoneon. Lo realizzerò in trio con due miei grandi compagni di viaggio: Yuri Golubev, fantastico contrabbassista russo e U.T.Gandhi, grande batterista friulano.Da tempo stavo maturando questa mia idea, quella di ritornare al piano, ma in maniera più decisa rispetto alle mie varie e sporadiche col-laborazioni. Un piccolo regalo che mi sto conce-dendo per i miei 45 anni!

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A Borgofuturo le idee “sostenibili” di un sacerdote ottantenne.

Il tema della sostenibilità abbraccia diversi ambiti: quello ambientale, economico, so-ciale e anche quello della fede. Se ne parla a Borgofuturo, il Festival della Sosteni-bilità che si terrà a Ripe San Ginesio (Mc) dal primo al 3 luglio. In quei giorni Ripe San Ginesio si trasformerà in un punto d’incontro nazionale per le energie rinnovabili, la vir-tuosa gestione dei rifiuti e lo sviluppo sos-tenibile. E ci sarà la possibilità anche di un confronto che parte dalla religione cattolica, per spaziare agli altri culti e raggiungere una concezione più ampia di spiritualità.

Primo ospite confermato è Don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comu-nità di Capodarco, che ha festeggiato nel mese di maggio le ottanta primavere, e porterà a Borgofuturo la sua esperienza, da poco raccontata nel suo libro “La storia di una vita”.

Don Franco partiamo dalla Sua storia era il 1966 quando ha fondato quello che lei ama definire un laboratorio sociale, la Comunità di Capodarco. In diverse occa-sioni Lei ha ricordato che alla base della Comunità c’è un processo di liberazione individuale e collettivo di coloro che non sono tutelati. Che cosa significa?

Abbiamo iniziato nel 1966 sulla base di un’esperienza di amicizia. Nella mia gio-vinezza avevo studiato medicina perché conoscevo i disabili e decisi di farmi prete perché avevo capito che il problema era più profondo. Ho puntato sulla liberazione dei disabili, che ai quei tempi chiamavamo handicappati, perché per loro non c’era niente se non il pietismo religioso dei treni bianchi (con destinazione Lourdes) che io frequentavo da volontario. Quello di Capo-

darco è stato quindi un cammino di amicizia per apprezzare, prima, il valore della loro vita e poi per trovare il coraggio di iniziare, proprio da Lourdes, con l’ipotesi di un villaggio, alla fine realizzato a Fermo in una villa abbandonata nel 1966.

A Capodarco il processo di liberazione dei disabili passava prima di tutto attraverso il lavoro, utile per sopravvivere, la formazione al lavoro e poi i giovani che sono stati la parte più grande del nostro riscatto. La liberazione è stata quindi individuale e collettiva perché con i giovani di quel “Sessantotto minore” che noi abbiamo vissuto, abbiamo anche assapora-to la tensione di una società diversa. Da qui la scelta nel 1970, durante un’assemblea di due giorni, della fabbrica alternativa a Roma.

di Sara Gagliesi

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Si tratta quindi di un impegno nel Terzo set-tore che dura ormai da 45 anni .

Il Terzo Settore è, per me, il valore della me-diazione tra uno Stato che diventa burocra-tico e assistenziale perché non sa proporre il discorso di promozione della vita stessa degli assistiti e dei deboli che devono partecipare allo sviluppo e un’economia che è impazzita e che produce i suoi effetti negativi sui giovani e sul sud del mondo. A metà degli anni Ottanta, oltre ad affrontare le tematiche legate alla dro-ga e alla tossicodipendenza con le comunità terapeutiche abbiamo scelto di andare anche nel sud del mondo perché avevamo capito che quell’impazzimento dell’economia por-tava la tragedia anche in quelle zone e quindi l’emergenza sempre più profonda della pov-ertà del sud. Da Fermo intraprendemmo un cammino più internazionale. Oggi in Italia l’Associazione ha circa 18 sedi sul territorio nazionale, ma la stiamo rilanciando con l’Associazione di promozione sociale (as-sociazione che abbraccia diversi gruppi che hanno aderito a Capodarco ndr) che stiamo cercando di far funzionare sul piano strategico con una certa unità. Il Terzo settore, come dice Zamagni, ha bisog-no di essere appoggiato: viene rispettato nel suo valore, ma non sfruttato. C’è stata sem-pre una considerazione a ribasso del valore del Terzo settore: anziché promuoverlo non hanno dato risorse sufficienti e non l’hanno difeso in una cultura di apprezzamento. Stia-mo reagendo nella nostra nuova progettual-ità che stiamo cercando di portare avanti su problematiche irrisolte tanto che abbiamo iniziato a creare con le famiglie (per questi progetti don Franco Monterubbianesi ha las-ciato la presidenza nazionale e internazionale dell’Associazione da lui fondata ndr) due re-altà promozionali nuove che vivono il futuro di Capodarco su una dimensione concreta che è quella della disabilità e sul dopo di noi e la preoccupazione dei genitori sul futuro dei loro figli.

L’integrazione quindi passa se c’è un cam-

biamento di mentalità. A Borgofuturo in occa-sione del convegno fede e sostenibilità sarà questo il messaggio che vorrà lanciare don Franco?

Parlerò anche di questo e della forza della famiglia che si fa promotrice del futuro, del dopo prima, coinvolgendo anche gli enti locali. Ho lan-ciato un nuovo slogan: “socializzare la famiglia per familiarizzare la società” perché la famiglia rappresenta ancora quella valvola di resistenza e di promozione e di diritti in cui la società può cambiare veramente. Ma questo solo se viene dato il giusto appoggio alla famiglia.

BorgoFuturo si svolgerà tra l’1 e il 3 Luglio 2011 e sarà punto

d’incontro nazionale per numerosi temi legati allo sviluppo sos-

tenibile. Sarà quindi una tre giorni per conoscere da vicino il mon-

do della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente.

Per saperne di più sull’evento visita il sito www.borgofuturo.net

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SONO STATA AMOREProduzione teatrale dedicata alla figura di Sibilla Aleramo

“Ho fatto della mia vita il capolavoro che avevo sognato di creare con la poesia: son stata, sono pur sempre poesia vivente, oh, non perfet¬ta, anzi spesso confusa, caotica, ma enorme, shakespear-iana... Chi ne fisserà il ricordo, chi lo tramanderà?” Sibilla Aleramo

Sabato16 Luglio al teatro Annibal Caro di Civitanova Marche, all’interno del Festival del contempo-raneo “Popsophia”, la compagnia La Fabrica Teatro, in coproduzione con il Teatro Stabile delle Marche, debutta con uno spettacolo teatrale dedicato alla figura di Sibilla Aleramo.

SONO STATA AMORE è l’evocazione teatrale di una “somma di vita”, un viaggio attraverso una co-scienza femminile straordinaria e anticipatrice, quale è stata quella di Sibilla Aleramo. È “svelamento” di quel sogno d’amore che Sibilla ha voluto portare nella mischia e mostrare spudo-ratamente anche con quella sensualità tutta femminile che le ha fatto attribuire i peggiori appellativi a partire dall’anagramma del suo cognome trasformato in Amorale.Sibilla, donna ormai risolta, racconta di sé, mettendosi a nudo, quasi confessandosi, in un serrato, diretto e complice dialogo con il pubblico, scegliendo a volte l’ironia, altre la provocazione, ma sem-pre guidata dalla sincerità. Dallo stupro subito da ragazzina, a tutti i suoi amori, quello per il figlio in-nanzitutto, dalla donna che ha abbandonato il destino di madre ed è pervasa di malinconia, a quella che si fa portatrice di una grande missione, attraverso l’impegno politico, in un alternarsi continuo tra passato e presente, supportata da immagini filmate che entrano nel racconto sottolineando i pas-saggi emotivi. Alla fine una rinascita, una preghiera, cantata, urlata che invece di chiudere i confini dell’accoglienza, li allarga oltre qualsiasi orizzonte.“Che la gioia mi avvolga, che io mi senta soltanto fluttuare nella gioia!”PROTAGONISTIROSETTA MARTELLINI (interpretazione e drammaturgia)Attrice marchigiana, da anni collabora con il Teatro Stabile delle Marche, con il quale vince il premio Marchigiano dell’anno per il teatro. Da sempre attenta al mondo femminile ha portato in scena spet-tacoli dedicati a Paolina Leopardi, Dolores Prato, Joyce Lussu.LUIGI MORETTI (regia)Attore e regista marchigiano, collabora con il Teatro Stabile delle Marche in numerose produzione portando avanti una poetica registica che ha sempre coniugato la raffinatezza estetica alla ricerca linguistica.BARBARA SCHOER (film maker)Video artista tedesca, si divide tra l’Italia e la Germania, collaborando con diverse formazioni internazionali di teatro e danza nella realizzazione di video dove è forte la sua impronta femminile ed europea.ANDREA MEI (musica originale)Musicista, compositore, produttore marchigiano. Ha suonato a lungo con i GANG, tanto da essere considerato il “terzo Gang”. È uno dei più importanti compositori dei NOMADI. Dal 2008 compone musica per il teatro in collaborazione con Rosetta Martellini.

di Massimiliano Ruggeri

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ADDIO E “SPESSO” RITORNO. La vera storia di un creativo, emigrato per “forza” non per amore.

GAMES&COMICS BETA Domenica 26 Giugno 10 professionisti del mondo dell’illustrazione e dei fumetti, dopo aver presen-tato le proprie pubblicazioni, si riuniranno in una tavola rotonda-laboratorio, aperta al pubblico, per trovare, con un grande brainstorming collettivo, originali temi per la manifestazione GAMES & COM-ICS 2012. Tra i partecipanti, Riccardo Cecchetti, eclettico autore di illustrazione e fumetti. Nato a Sar-nano, Cecchetti racconta la sua esperienza professionale e di vita, offrendoci ricordi personali legati al suo Paese di origine. Nell’intervista l’autore non perde occasione per ribadire l’importanza del rispetto per ogni forma espressiva e la necessità di scambio e condivisione delle idee per un’evoluzione del fumetto e dell’illustrazione in genere. L’esperienza professionale di Cecchetti inizia negli anni ’80 con Frigidaire e prosegue con numerosi editori fino alla pubblicazione “Gigi Meroni, il Ribelle Granata” del 2011 con Becco Giallo. Si tratta di un originale libro dedicato al calciatore del Torino Gigi Meroni, eclet-tico fantasista scomparso prematuramente, real-izzato da Cecchetti con la collaborazione di Marco Peroni. Oggi Riccardo collabora con Il Manifesto, EspressEdizioni e continua la sua avventura con Becco Giallo Editore.

Quando e come nasce la tua passione per il fu-metto?

Nasce nella prima infanzia. Ho iniziato leggendo i fumetti americani della Marvel, poi piano piano, mosso dalla curiosità, sono passato a fumetti un pò più impegnativi come Alan Ford e Linus. Mi sono innamorato pazzamente di questa forma espressiva. La considero meravigliosa perché ri-esce a conciliare perfettamente letteratura e iconografia.Malgrado il fumetto venga ancora considerato in alcuni ambienti come una forma espressiva di serie b, per me, se ben realizzato, è una forma estetico-artistica di grande livello.

Oggi da autore cosa apprezzi?

Credo che oggi stiano tornando alla ribalta interessanti realtà fumettistiche; Gli editori, a cominciare dal mio (Becco Giallo, n.d.r.), fanno un’ottima politica; Si sta muovendo qualcosa e, tra non molto, assisteremo alla nascita di qualche nuova rivista di fumetto. Io, comunque, continuo a criticare chi ha fatto l’errore clamoroso di voler nobilitare ad ogni costo il fumetto perché, come in qualsiasi forma espressiva, esistono produzioni buone e meno buone; Il fumetto non sempre è arte.Esiste un fumetto “da bagno” ed un fumetto da leggere con una certa attenzione e che può raggi-ungere l’eccellenza.

Nascere in un piccolo Paese nel cuore dei Sibillini e sentirsi creativi, è un dualismo che può reggere?

di Francesca Celi

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No. E’complicatissimo. Purtroppo limita molto. Io sono innamoratissimo della mia terra, sono fi-ero della mia appartenenza. Le Marche sono un territorio stupendo ma resta il fatto che esiste un reale problema di numeri: siamo più o meno un milione di abitanti. Troppo pochi: lo scambio e il confronto sono ovviamente molto limitati; Sar-nano è un Paese meraviglioso e quando ci torno è sempre un’emozione. Ma resta un paesino che non offre possibilità e non lascia spazio a chi svolge un lavoro artistico. Qui nelle Marche ci sono 3-4 fumettisti in tutto, me compreso. Il con-fronto, come dicevo, è davvero molto limitato; In ambienti più grandi c’è modo di mettersi molto di più in discussione e dunque crescere…

C’è un posto a Sarnano a cui ti senti partico-larmente legato? ….Dove magari hai iniziato a fare i tuoi schizzi?

Sicuramente la vecchia casa dei miei, e poi vari altri posti che ahimè non esistono più. C’era una vecchia cartoleria gestita da un tale Alfonso det-to Fofo. C’andavo con mio nonno e in realtà era più un circolo culturale che non una cartoleria. Era bellissimo perché lì si ritrovavano quattro –cinque personaggi, tutti di idee politiche diverse, che litigavano meravigliosamente, fin quasi alle mani. E poi, il giorno dopo, erano ancora tutti lì, per ricominciare…

C’è qualche storia ispirata a questi person-aggi?

Non ancora, perché sto seguendo i binari con-sigliati dal mio autore: Meroni, Pinocchio e ades-so Olivetti. Ma ci lavorerò sicuramente, prima o poi; Intanto ho illustrato una storia in cui esistono personaggi sempre di Sarnano ed è ambientata qui al Paese, forse uscirà l’anno prossimo….

Il tuo sogno nel cassetto è quello di diseg-nare chi?

Ho disegnato moltissimi amici singolarmente. Vorrei creare una bella storia, con una ricca struttura narrativa, che li riunisca tutti…

Il 26 giugno abbiamo pensato di organiz-zare a Sarnano un’iniziativa chiamata Games

& Comics, dove il fumetto la fa da padrone. Cosa ne pensi?

Ne sono entusiasta; qualsiasi iniziativa del ge-nere è ben accetta soprattutto nei piccoli centri come questo. E’ importante che anche i Paesi diventino un punto di riferimento per qualcosa; che sia fumetto o altro non importa; l’importante è che si sappia che a Sarnano c’è fermento; Questa secondo me è la politica che andrebbe adottata in tutte le Marche.

Quindi possiamo contare sulla tua presenza?Non posso mancare…

Allora ci vediamo il 26 giugno.Ci sarò!

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Winston Mc Namara è un artista multimediale tutto da scoprire; sarà tra gli ospiti di Spilla Festi-val il prossimo 23 giugno e per conoscerlo meg-lio l’abbiamo qui con noi. Benvenuto!Salve a tutti!

Partiamo dal tuo essere artista: Il tuo sito win-stonmcnamara.com è un insieme di pensieri, immaginazioni ed anche provocazioni; il web è un luogo molto importante per te..Si..sono rimasto chiuso in casa per diverso tem-po proprio proprio perchè trovo che il web sia il modo di comunicare più agevole in un’epoca come questa; comunque si..generalmente è abbastanza importante.

Veniamo alla musica: “amore e iodio” è il ti-tolo del tuo disco, ricco di suggestioni, come nel caso della title-track o in quella di apertu-ra; quali sono gli stati d’animo che l’hanno ispirato?“amore e iodio” è un disco che ho voluto localiz-zare molto precisamente nel luogo in cui vivo, ad Ancona, ed ho preso spunto anche da cose molto semplici, come le notizie dei giornali o dai luoghi che frequento abitualmente; per una volta ho cercato di essere quanto più concreto pos-sibile, lasciando che la canzone prendesse vita nel luogo in cui la mia immaginazione l’aveva costruita nelle parole e nella musica. Poi se sono riuscito più o meno bene nel mio intento lo sco-priremo più avanti.

Tu sei un musicista di lunga data, infatti con gli Yuppie Flu avete scritto un’importante pa-gina della storia della musica indie italiana, ma che cosa ti ha dato quell’esperienza che tra l’altro non è ancora conclusa?Sicuramente l’aver girato l’Italia e l’Europa in lun-go e in largo e aver realizzato diversi dischi ti per-mette di approcciarti alla musica sapendo bene verso cosa orientarti quando sei in fase di ricer-ca. Ho approcciato comunque a questa cosa tirando fuori un pò di termini inediti per cercare di rinnovarmi e cercare di affrontare tutto come se fosse una novità; ad ogni modo l’esperienza che ho accumulato dopo 20 anni di musica alle spalle serve sempre.

La musica indipendente italiana è molto viva, mentre il ((main string???)) è un pò alla cor-da; che problemi ha secondo te la musica nel nostro Paese e quali sono le possibili soluzi-oni?Vedo la situazione della musica italiana in un modo piuttosto entropico: intendo dire che le cose procedono in un determinato modo e nes-suno può metterci mano e fermarle; sarebbe come fermare una valanga, cioè tentare di fer-mare una cosa su cui non hai potere; questa è la realtà delle cose e a volte le musica torna in-dietro dal luogo da cui è venuta; una volta per le piazze giravano i menestrelli e forse tornereno lì; il supporto l’hanno inventato nel novecento, ha avuto la sua vita, è cambiato e ricambiato ed ora esiste ma non ha più la valenza che ha avuto negli anni settanta, ottanta e novanta per-chè i dischi si vendevano e si viveva di questo mentre ora il musicista racconta principalmente dal vivo quello che ha da dire; poi ci si affaccia anche verso internet e i nuovi media che sono senz’altro adatti a veicolare la musica, ma la musica è anche altro; però sicuramente l’attività dal vivo ora come ora torna ad essere la cosa più importante.

Abbiamo detto che il 23 sarai ospite di Spilla Festival ad Ancona..che concerto sarà?E’ il debutto e quindi sto organizzando delle comparsate di ospiti e amici che mi accompa-gneranno nel delirio dei 50 minuti di “amore e iodio” dal vivo. Spero che sarà divertente e che venga bene.

“Amore e iodio”. Spilla 2011: l’elettrorock di Winstonmcnamara di Alessandro Tibaldeschi

Page 24: La Prima Web Mag - giugno 2011

Alessandro Tibaldeschi

Francesca Celi

Lucia Gagliesi

Marco Gangemi

Massimiliano Ruggeri

Roberto Spalvieri

Romina Coccia

Sara Gagliesi