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La pianificazione paesaggistica in Sardegna 1 Cheti Pira Dipartimento Ingegneria di Ingegneria civile, ambientale e architettura Università degli Studi di Cagliari

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La pianificazione paesaggistica in Sardegna

1

Cheti Pira

Dipartimento Ingegneria di Ingegneria

civile, ambientale e architettura

Università degli Studi di Cagliari

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Sommario

Il concetto di sviluppo sostenibile nella prima stesura del PPR. Lettura critica

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Dai Piani territoriali paesaggistici al Piano paesaggistico regionale

Analisi del contesto istituzionale e dei processi di governance territoriale nella prima stesura e nella fase di revisione del PPR

Strutturazione normativa

Revisione del PPR

Aspetti partecipativi Aspetti sostanziali

I riferimenti normativi nazionali sul paesaggio

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La Repubblica [….] TUTELA IL PAESAGGIO E IL PATRIMONIO STORICO E ARTISTICO DELLA NAZIONE

(art. 9 della Costituzione).

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I riferimenti normativi nazionali sul paesaggio

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Il Piano paesaggistico (o paesistico) era previsto dalla Legge del 29 giugno 1939, n. 1497, che disciplina la materia delle bellezze naturali (che si basa su una concezione essenzialmente estetica del dell’oggetto paesaggistico, e riguarda i singoli beni e le bellezze d’insieme). In questa legge assumono molta importanza i risvolti urbanistici , in quanto con lo strumento del piano paesistico si supera il concetto della protezione come sinonimo di vincolo puro e semplice, la difesa delle bellezze naturali viene affidata ad un controllo programmatico che non esclude a priori interventi modificatori. La L. 431/85 ha introdotto un concetto nuovo di paesaggio, ormai pressoché universalmente condiviso, da ricondurre nel più ampio concetto di territorio. I caratteri fondamentali del paesaggio sono intesi come prodotto della natura e dell’intervento dell’uomo (di natura fisiognomica, strutturale, ecologica e storica). Il concetto di bellezza naturale viene esteso ad intere categorie di beni costituenti i principali elementi di articolazione del paesaggio (territori costieri, zone montane, boschi). Il piano paesistico si configura come un piano urbanistico-territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali, definito dalla legge come territoriale di coordinamento (P.T.C.).

5 I riferimenti normativi nazionali sul paesaggio

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Le norme ora citate, che hanno storicamente disciplinato la pianificazione dei beni paesaggistici, sono state trasfuse nel Decreto Legislativo n. 42 del 2004, “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (noto come Codice Urbani) e tutte le sue modifiche e integrazioni.

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I riferimenti normativi nazionali sul paesaggio

Il D.Lgs. 42/2004 è un documento di grande complessità (184 articoli) redatto con l’obiettivo di ridisegnare in una logica unitaria materie inerenti il patrimonio storico, artistico, archeologico e il paesaggio, tutelate dall’art. 9 della Costituzione ed interessate dalle modifiche del Titolo V della Costituzione stessa.

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I riferimenti normativi nazionali sul paesaggio

C’è una grande distanza tra i concetti di paesaggio e di piano paesaggistico definiti dalla pianificazione previgente e quelli introdotti dalla nuova normativa. Il paesaggio viene nel D.Lgs. 42/2004, definito come una parte omogenea del territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana e dalle reciproche interrelazioni, con richiami (ma anche differenziazioni) rispetto all’art. 1 della Convenzione europea del paesaggio. Sono considerati beni paesaggistici (art. 134): -gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico (definite dal Codice in una logica di stretta aderenza con l’art. 1 della L. 1497/39) e dichiarate come tali (immobili, singolarità geologiche, ville, giardini, parchi, bellezze panoramiche);

-le categorie geografiche della L. 431/85 (richiamate nell’art. 142 del Codice) (es. territori costieri compresi in una fascia di profondità di 300 metri dalla linea di battigia, i fiumi);

- gli immobili e le aree che il piano paesaggistico ritiene opportuno sottoporre a tutela.

1 http://www.rapportodalterritorioinu.it/2005/Pagine%20separate/Piani_paesaggistici_codice_urbani.pdf

[ultimo accesso: 12 ottobre 2012].

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I riferimenti normativi nazionali sul paesaggio

Un elemento da considerare tra gli aspetti innovativi è legato alla trasversalità che viene attribuita al concetto di paesaggio.

Una definizione suggestiva di paesaggio è quella di volto del territorio.1 Se ne deriva che il piano paesaggistico interagisce (o dovrebbe interagire) potenzialmente con tutti gli strumenti di piano (ed estensivamente tutte le attività) suscettibili di mutare e/o gestire tale volto; ovvero la quasi totalità degli strumenti e delle attività.

1 http://www.rapportodalterritorioinu.it/2005/Pagine%20separate/Piani_paesaggistici_codice_urbani.pdf

[ultimo accesso: 12 ottobre 2012].

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Dai Piani territoriali paesaggistici al Piano paesaggistico regionale

del 2006

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In Sardegna, di piani paesistici o piani territoriali paesistici, previsti come facoltativi per le aree tutelate con il vincolo paesaggistico (art. 5 della legge 29 giugno 1939, n. 1497) ne venne definitivamente approvato soltanto uno, quello del Molentargius e del Monte Urpinu.

Contesto regionale_Dai PTP al PPR

Il processo di pianificazione paesistica regionale per 14 distinti ambiti territoriali ebbe una sua prima conclusione nel corso del 1989, anno di entrata in vigore della legge urbanistica regionale, che attribuisce ai Piani territoriali paesistici (PTP) la funzione di coordinamento e orientamento delle scelte nell’organizzazione dell’intero territorio regionale.

Nelle sedute del 3 e del 6 agosto 1993 la Giunta regionale (la legge regionale 7 maggio 1993, n. 23 conferì all’Esecutivo regionale la competenza già del Consiglio) deliberò l’approvazione dei 14 PTP, i quali vennero resi esecutivi con altrettanti decreti del Presidente della Giunta.

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Contesto regionale_Dai PTP al PPR

Contrariamente alla loro funzione iniziale di riferimento generale di coordinamento e orientamento del territorio, si riducono con il tempo a normare la sola fascia di territorio relativa ai due chilometri dalla linea di costa.

A partire dagli anni Novanta la pianificazione paesaggistica coincide con la pianificazione costiera.

Per maggiori approfondimenti si

veda l’articolo “La vicenda

paesistica in Sardegna:

dalla Legge Galasso

all’annullamento

dei PTP (1985-2003)”

di Paolo Falqui, in Gazzetta

Ambiente, Rivista sull’ambiente e il

territorio anno XVII n.6/2011,

disponibile in Internet su

http://gruppodinterventogiuridicowe

b.files.wordpress.com/2011/05/ga_

6_2011_paesaggio_sardegna.pdf

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Contesto regionale_Dai PTP al PPR

I PTP rappresentavano strumenti di valenza territoriale, la cui disciplina operava sul territorio regionale con diversi livelli di efficacia, in attesa dell’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali. Nella fascia costiera dei 2 chilometri dalla linea di battigia e nelle zone soggette a vincolo paesaggistico, di cui alla Legge n. 1497 del 1939 e della Legge n. 431 del 1985, le norme e le previsioni del Piano territoriale paesistico assumevano efficacia vincolante, prevalendo sulla preesistente strumentazione urbanistica comunale. I Comuni potevano eventualmente integrarla con una disciplina di tutela più restrittiva Per le restanti zone del territorio la pianificazione paesistica costituiva il quadro di riferimento territoriale, rinviando ai Comuni, in sede di adeguamento del PUC, il compito di precisare e specificare tale disciplina.

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Contesto regionale_Dai PTP al PPR

Per le aree sottoposte a pianificazione paesaggistica le norme si limitarono all’imposizione di un vincolo rigido di “integrale conservazione dei singoli caratteri naturalistici, storico-morfologici e dei rispettivi insiemi” (art. 10 bis, c. 1, L.r. 45/89). Un aspetto significativo della normativa di attuazione dei PTP fu il dimezzamento delle volumetrie realizzabili nella fascia costiera, rispetto a quanto consentito dall’applicazione dei parametri stabiliti per le zone F turistiche dal Decreto Floris (riduzione confermata dalla Legge regionale n. 8/2004, cosiddetta Legge Salvacoste).

Ulteriore elemento innovativo da rilevare, fu la previsione dello Studio di compatibilità paesistico ambientale, quale documento obbligatorio di accompagnamento del PUC in adeguamento paesistico, che consentì di sperimentare procedure e tecniche di valutazione degli effetti sul sistema ambientale e paesaggistico derivanti delle scelte di pianificazione, anticipando per alcuni aspetti la procedura di valutazione ambientale strategica.

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Contesto regionale_Dai PTP al PPR

La disciplina dei PTP, contenuta al Titolo III della normativa di attuazione, identificava tre distinti ambiti spaziali omogenei, cui corrispondevano tre differenti livelli di tutela paesistica: 1. ambiti di conservazione integrale dei singoli caratteri naturalistici, storico

morfologici e dei rispettivi insiemi;

2. ambiti di trasformazione; 3. ambiti di restauro e recupero ambientale.

Gli ambiti di tutela contrassegnati con il n. 2 e 3, si articolavano a loro volta in progressivi gradi di trasformazione e di recupero.

Per ciascuno degli ambiti di tutela paesistica la disciplina identificava specifici usi consentiti, articolati in 10 distinte classi: uso di area protetta, uso ricreativo culturale, uso silvo forestale, uso tecnologico, uso agricolo, uso pascolativo zootecnico, uso estrattivo, uso turistico, uso produttivo, uso insediativo.

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Contesto regionale_Dai PTP al PPR

Di fatto il dispositivo spaziale e normativo dei PTP consisteva sostanzialmente in una carta degli usi e delle trasformazioni consentite, attraverso una semplice correlazione fra ambiti di tutela paesistica e usi consentiti. Tale disciplina permetteva tuttavia la realizzazione di interventi di trasformazione urbanistica, in contesti territoriali che di fatto presentavano elevate qualità paesaggistico ambientali e naturalistiche..

Sul piano giuridico le associazioni ambientaliste argomentavano che, nel generale contesto di una pianificazione diretta alla salvaguardia del territorio, le previsioni del PTP autorizzavano, nelle zone 1 (conservazione integrale), 2.A (dove prevale l’esigenza di tutela delle caratteristiche naturali), ”usi compatibili” in assoluto contrasto con le caratteristiche naturali, ambientali e paesaggistiche, in grado di snaturare le caratteristiche delle zone interessate.

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Il TAR Sardegna, riconoscendo la fondatezza dell’impugnazione proposta dalla associazione Amici della terra, ha fatto esplicito riferimento al parere espresso dal Consiglio di Stato in sede di ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, condividendone nel merito le osservazioni. Il Consiglio di Stato10 ritenne infatti l’impostazione dei piani non conforme alla legge, sotto due principali profili, tra di loro connessi: - esclusione dal “regime autorizzatorio, sotto il profilo paesistico”, di “tutti gli interventi elencati nelle lettere B e seguenti della tabella degli usi compatibili con i gradi di tutela paesistica”, snaturando con ciò “la funzione del piano medesimo”; - ammissibilità, “anche in zone dichiarate meritevoli della massima tutela”, di “usi palesemente incompatibili con il grado di protezione ritenuto necessario per le medesime”.

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L’associazione Amici della Terra impugnò tutti i decreti di esecutività dei piani territoriali paesistici chiedendone l’annullamento.

Contesto regionale_Dai PTP al PPR

I 13 Piani territoriali paesistici regionali tredici (con l’esclusione del solo Piano del Sinis) sono stati annullati per effetto dei decreti del Presidente della Repubblica del 29 luglio 1998 e 20 Ottobre 1998 e a seguito delle sentenza del T.A.R Sardegna dal n.1203 al n.1208.

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Dal 98 al 2004 c’è stato un periodo di vacatio legis fino alla Deliberazione n. 33/1 del 10 agosto del 2004, che si tradusse, qualche mese dopo, nella Legge regionale 8/2004, "Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale", venne ribattezzata come “Legge Salvacoste.”

Questa Legge stabiliva misure di salvaguardia estremamente restrittive per i territori costieri (identificati con la fascia di due chilometri dalla linea di battigia) che sarebbero rimaste in vigore fino all’approvazione del Piano paesaggistico regionale (PPR), il cui processo di definizione, adozione e approvazione la stessa Legge Salvacoste definisce in maniera estremamente rigorosa.

Contesto regionale_Dai PTP al PPR

Alla pagina http://www.sardegnaterritorio.it/paesaggio/pianopaesaggistico.html si trovano tutti i materiali di interesse in relazione al PPR.

La Giunta Regionale ha approvato, con Delibera n. 36/7 del 05/09/2006, il PPR- Primo Ambito Omogeneo. La normativa disciplina ventisette Ambiti di Paesaggio che costituiscono il Primo Ambito Omogeneo, corrispondente al territorio costiero

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Il piano paesaggistico della Regione Sardegna 2006

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Il Piano paesaggistico regionale si struttura in:

PPR Regione Sardegna_2006_NTA

Normativa

Ambiti di paesaggio

Cartografia

Relazioni

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PPR Regione

Sardegna_2006_NTA

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PPR Regione Sardegna_2006_NTA

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PPR Regione Sardegna_2006_NTA

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PPR Regione Sardegna_2006_NTA

L’urbano I Comuni sono obbligati a dotarsi di PUC secondo gli indirizzi generali sanciti dalla pianificazione sovraordinata: è loro compito elaborare, predisporre, integrare ed approvare tale strumento, mentre alla Regione rimane solo la verifica di coerenza.

L’agro Il PPR prescrive delle regole precise che nulla cambiano per quanto riguarda le attività agricole e zootecniche, rimandando il tutto alle Direttive per le zone agricole in vigore, (D.P.G.R. del 3 agosto del 1994) ma ponendo dei limiti e dei vincoli ad un uso arbitrario e non coerente della campagna per finalità residenziali non connesse all’attività agricola.

Insediamenti turistici

Nelle ex zone F di insediamento turistico, di fatto superate, è attuabile la sola riqualificazione urbanistica. Ribadito che l’orientamento principale espresso dal Piano è la conservazione e valorizzazione dell’intero patrimonio costiero ancora intatto e che le infrastrutture turistico-ricettive dovranno insediarsi prioritariamente nei centri abitati, la riqualificazione urbanistica è attuata nel pieno rispetto di tutti i vincoli e valori riconosciuti negli studi degli assetti storico-culturali ed ambientali, sulla base delle volumetrie esistenti, per le quali le Norme prevedono un definito premio di cubatura in contropartita ad evidenti e significative compensazioni paesaggistiche.

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PPR Regione Sardegna_2006_NTA

Ambiti di paesaggio

Gli Ambiti di paesaggio rappresentano il dispositivo cardine del Piano Paesaggistico Regionale. L’iter di costruzione dell’Ambito è articolato su tre Sistemi:

Ambientale Storico - culturale Insediativo

La normativa disciplina ventisette Ambiti di paesaggio che costituiscono il primo ambito omogeneo, ovvero il territorio costiero.

Lo scopo era proteggere una parte dell’isola considerata strategica dal punto di vista economico ed allo stesso tempo sostenibile dal punto di vista ambientale.

Attraverso questa suddivisione, basata su dei (poco chiari) criteri di coerenza interna, il PPR propone di salvaguardare il paesaggio costiero elaborando indirizzi specifici volti ad orientare la pianificazione sotto-ordinata (in particolare quella comunale e intercomunale). Per ciascun Ambito prescrive specifici indirizzi volti alla promozione di determinate azioni, specificati in una serie di schede tecniche, costituente parte integrante delle norme.

Ogni Ambito ha un “nome e cognome” riferito alla toponomastica dei luoghi o della memoria, che lo identifica. Sono caratterizzati dalla presenza di specifici beni paesaggistici individuali e d’insieme.

Gli Ambiti di paesaggio furono creati per essere una importante cerniera tra la pianificazione paesaggistica e la pianificazione urbanistica a livello locale. 2

2 Piano paesaggistico regionale della Sardegna, Relazione tecnica generale, p.5.

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PPR Regione Sardegna_2006_NTA

Per ciascun ambito sono predisposte delle schede tecniche, una scheda con gli indirizzi, e un atlante che tramite l’uso della fotografia tecnico-scientifica diventa il mezzo attraverso il quale si riconoscono struttura ed elementi dell’assetto fisico ambientale, della morfologia insediativa, delle trame rurali, dell’assetto storico-culturale.

La lettura della normativa e della cartografia è facilitata grazie a un indice per beni e componenti

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Il concetto di sviluppo sostenibile nella prima stesura del PPR_Lettura

critica

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Il concetto di sviluppo sostenibile nella prima stesura del PPR

Il PPR è basato su una serie di orientamenti derivanti dalle Direttive europee e dal D.lgs. 42/2004, volti a dare un’impronta molto tutelativa sul paesaggio; fa riferimento a politiche di sistema (non identificabili nel piano) e a un progetto di paesaggio costiero diretto a un disegno efficace e integrato di “turismo sostenibile,” che punta sulla tutela del paesaggio della costa più che su una crescita edilizia. 3

Il PPR ha orientato indirizzi e prescrizioni sulla tutela, ponendo una serie di vincoli su una serie di trasformazioni, contro la “corsa alla privatizzazione e dissipazione del territorio e delle sue risorse.”

Quest’approccio si è scontrato con il modello di sviluppo e di crescita economica diffuso sulle coste sarde basato invece su una “cultura del mattone” che vede nell’attività edilizia un elemento trainante.

3 Piano paesaggistico regionale della Sardegna, Relazione del Comitato Scientifico in Relazione tecnica generale del PPR p. 157.

In particolare, è promossa dal PPR la cosiddetta “salvaguardia dell’intatto,” ovvero la sostanziale inedificabilità delle aree ancora salve dalla pervasiva espansione dell’edilizia costiera.

Una criticità del PPR, secondo molti, è stata proprio imperniare la struttura normativa sul cosiddetto “controllo preventivo” delle attività umane in rapporto alla tutela del valore paesaggistico. Un approccio esclusivamente vincolistico non ha mostrato grandi possibilità di successo poiché ha svuotato il Piano di una sua attuabilità; è lasciata vacante una determinazione sulle tipologie degli interventi di trasformazione o semplicemente d’uso ammissibile per il bene oggetto di intervento.

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Il concetto di sviluppo sostenibile nella prima stesura del PPR

In altre parole, si è data molta rilevanza alla dimensione ambientale della sostenibilità, in particolare alla tutela ma non sono state date chiare regole e istruzioni per guidare i processi di trasformazione.

Il PPR definisce (solo teoricamente) l’intervento sul paesaggio, come strumento di azione progettuale, tanto nel senso della trasformazione condivisa che nella salvaguardia attiva, in modo da rappresentare un’opportunità per la realizzazione dello sviluppo sostenibile, non sono però chiare, nella descrizione generale del Piano, quali siano le sue modalità di attuazione.

Per quanto riguarda la sostenibilità economica, sono assenti nel Piano questioni e problemi economici del territorio e in particolare dei singoli Ambiti.

Eppure, in teoria, il PPR si pone come tentativo di conciliare la pianificazione paesaggistica con gli strumenti di governo del territorio e di settore, nonché con i piani, programmi e progetti nazionali e regionali di sviluppo economico (art. 145 del D.lgs. 42/2004).

La mancanza di coordinamento tra il PPR e altri piani regionali (dei trasporti, delle infrastrutture, dei rifiuti, del turismo) con la conseguente assenza di valutazione degli impatti delle principali attività economiche che ruotano intorno alle aree costiere e che ne rappresentano anche i principali detrattori ambientali, costituisce una grave manchevolezza del Piano.

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Il concetto di sviluppo sostenibile nella prima stesura del PPR

Questo denota uno scarso sviluppo in termini operativi del concetto di sostenibilità, limitandosi alla definizione in termini di vincolo dei vari sistemi ambientali che compongono il paesaggio in Sardegna.

Il caso sardo pone in evidenza come spesso si possano costruire dei piani su importanti ed innovativi principi e obiettivi strategici, come per esempio fondare i termini qualitativi dello sviluppo del territorio basandosi sulla sua identità, senza che però a questi corrispondano adeguati strumenti o risorse per la loro attuazione. 4

4 Piano paesaggistico regionale della Sardegna, Relazione tecnica generale del PPR p. 1.

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Il concetto di sviluppo sostenibile nella prima stesura del PPR

Alcune delle innovazioni introdotte dal piano sono state:

- Riconoscimento delle peculiarità del paesaggio sardo partendo da un meticoloso riordino delle conoscenze territoriali.

- Il tentativo, mantenendo invariata la cornice normativa della L.R. n. 45/89, di ristabilire un quadro di regole uniformi.

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Analisi del contesto istituzionale e dei processi di governance

territoriale nella prima stesura e nella fase di revisione del PPR

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Alla scala regionale si è ricostruito, nell’ambito di un progetto di ricerca 1 il processo che ha

portato alla formazione della prima stesura del PPR e quello che della sua revisione.

Criticità rilevate nella prima stesura del Piano: - Non condivisione della politica di sviluppo “imposta” dal piano - forme

gerarchiche e dirigistiche non partecipate e non condivise dai sistemi locali.

- Mancata collaborazione a livello istituzionale. La Provincia riveste all’interno

dell’impalcato normativo del PPR una scarsa capacità di agire in funzione al

coordinamento e alla guida dei processi decisionali alla scala sovracomuale;

- Il piano non è stato sottoposto a VAS.

- Mancato approfondimento delle questioni legate all’area vasta.

Scala regionale – Risultati e criticità emerse

1. Attività di ricerca svolte e sostenute dalla Regione Autonoma della Sardegna attraverso una Borsa di

Ricerca co-finanziata con fondi a valere sul Programma Operativo Regionale della Sardegna relativo al Fondo

Sociale Europeo 2007-2013 in attuazione della Legge Regionale 7/2007 “Promozione della ricerca scientifica e

dell’innovazione tecnologica in Sardegna”.

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Revisione del PPR

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Revisione del PPR

La revisione del PPR è stata contraddistinta, rispetto alla formazione del PPR prima versione da: - una maggiore partecipazione (processo partecipativo Sardegna Nuove Idee); - una procedura di valutazione ambientale strategica;

- un aggiornamento normativo a livello nazionale e regionale dopo il 2006; - una necessità di allineare le NTA rispetto alle decisioni emesse dai giudici amministrativi che hanno dichiarato l’illeggittimità di alcune parti dell’articolato normativo, pronunciandone il parziale annullamento.

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Revisione del PPR

Il processo di revisione è partito nel giugno del 2009. L ’Amministrazione regionale, con un approccio molto diverso da quella utilizzato per la prima stesura del Piano, ha organizzato una serie di incontri con sede provinciale, recandosi direttamente nei territori per ascoltare quali fossero le criticità incontrate nella fase di prima applicazione del PPR. 5

Oltre a una maggiore partecipazione (almeno formale) la revisione del Piano è stata

sottoposta al processo di VAS, il cui avvio della procedura è datato 27 luglio 2010 (quasi un mese dopo dall’avvio ufficiale della fase di revisione).

5 materiali degli incontri sono disponibili sul Internet all’indirizzo: http://www.sardegnaterritorio.it/j/v/1123?&s=6&v=9&c=8682&na=1&n=10 [ultimo accesso: 01 marzo 2012].

Il processo partecipativo “Sardegna Nuove Idee” è stato articolato in Laboratori territoriali, articolati in tre distinti Tavoli, ognuno caratterizzato da attività e modalità differenti in funzione del tema affrontato e degli attori partecipanti. La Regione Sardegna con l’istituzione dei Laboratori ha applicato, quanto affermato dalla Convenzione Europea del Paesaggio, per la quale i paesaggi devono essere tutelati, gestiti e valutati tenendo conto dei valori specifici che sono attribuiti loro dai soggetti e dalla popolazioni interessate (articolo 6 della Convenzione).

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Revisione del PPR

A dicembre 2009 è stata stipulata una convenzione con l’Università di Sassari, con l’obiettivo di avvalersi nella fase di revisione di un vero e proprio progetto di ricerca per la definizione di metodologie e indirizzi operativi per la costruzione di un processo partecipativo di progettazione paesaggistica e territoriale denominato Sardegna Nuove Idee.

Tavolo 1 “La struttura dei paesaggi” L’obiettivo del era far emergere le idee e le proposte articolate in obiettivi e azioni, cercando di trovare i rapporti causali tra i concetti individuati tramite l’utilizzo di mappe cognitive.

Tra maggio e giugno 2009 sono state attivate delle Conferenze Territoriali, dedicate all’ascolto dei rappresentanti degli Enti locali, insieme al parternariato sociale ed economico, alle associazioni ambientaliste. Sono state definite le problematiche ricorrenti e le linee strategiche di azione.

Dal 16 giugno 2010 al 28 febbraio 2011 sono stati attivati 3 Tavoli organizzati in Lavoratori ,che hanno coinvolto i territori dei 27 ambiti costieri, accorpando gli ambiti in funzione delle specificità ed affinità di ciascuno.

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Tavolo 1. Laboratorio 2: Ambiti di paesaggio “

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Revisione del PPR

- Necessità di agire all'interno di un quadro normativo certo e duraturo” (tutti i Laboratori.) - Necessità di maggiore regolazione dei rapporti tra la disciplina urbanistica e quella paesaggistica ( Lab. 1,2,4, 5, 7, 9,10, 11, 12, 13, 14). - Necessità di un maggior coinvolgimento della Provincia (Lab. 2, 5, 7, 9, 12, 13). - Necessità di pianificare su alcuni temi (infrastrutture, attività produttive in forma associata ( Lab. 1 ,2 4, 5,6, 7, 8, 9,10, 11, 12, 13, 14). - Concertazione istituzionale (LAB. 1, 2, 3, 5,7, 8, 9,10, 11, 12, 13, 14). - Integrazione tra pianificazione paesaggistica e di settore (LAB. 1, 2, 4, 5,6, 7,8, 10, 11, 12, 13, 14)

Dalle mappe dei temi di tutti i Laboratori del “Tavolo 1” (Giugno-Luglio 2010) sono emerse alcune frequenti aspettative da parte dei partecipanti che possono essere sintetizzate nelle seguenti:

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Dagli esiti del “Tavolo 1” è emersa chiaramente la necessità di una nuova legge regionale in materia urbanistica, all’interno della quale le problematiche connesse alla pianificazione del paesaggio trovino compiuta regolamentazione nella possibilità di armonizzare contenuti e procedure, propri del disegno di tutela dei beni, per la formazione degli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica alle diverse scale di governo. .

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Revisione del PPR

Il 25 luglio 2012 il Consiglio Regionale della Sardegna ha approvato le Linee Guida per il lavoro di predisposizione del Piano Paesaggistico Regionale.

La Giunta Regionale con la Deliberazione n. 45/2 del 25 ottobre 2013, ha adottato l’aggiornamento e revisione del piano paesaggistico regionale (P.P.R. – 1° stralcio costiero).

Il piano è stato denominato Piano Paesaggistico dei Sardi.

Principali obiettivi dell’aggiornamento 1

Le regole condivise agevolano la tutela attiva del paesaggio

Il paesaggio e lo sviluppo sostenibile

Il paesaggio e la “green economy”

La semplicità e la chiarezza innalzano il livello di tutela

1 Relazione dell’aggiornamento della revisione, pag. 9. Documento disponibile in Internet su http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_274_20131030205337.pdf

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Riferimenti bibliografici consigliati

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http://www.unifi.it/ri-vista/13ri/pdf/13R_Morelli-Ercolini-2.pdf

Link

http://www.sardegnaterritorio.it/paesaggio/pianopaesaggistico.html

http://www.sardegnaterritorio.it/j/v/1293?s=203915&v=2&c=7047&t=1

http://www.rapportodalterritorioinu.it/2005/Pagine%20separate/Piani_paesaggistici_codice_urbani.pdf

http://gruppodinterventogiuridicoweb.files.wordpress.com/2011/05/ga_6_2011_paesaggio_sardegna.pdf