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“La Payout Policy: la Prospettiva del Mercato Finanziario Italiano”
M. Dallocchio, D. Tzivelis e M.A. Vinzia
21 Giugno 2007
AgendaAgenda
I. Introduzione
II. Metodo d’indagine e struttura del campione
III. La politica dei dividendi nelle società quotate italiane ed il benchmarking con
la realtà USA
IV. La politica di buyback nelle società quotate italiane ed il benchmarking con la
realtà USA
Obiettivi della ricercaIntroduzione
Il dividend puzzle è uno degli argomenti accademici più dibattuti
La politica dei dividendi è una leva per creare valore? Nonostante la presenza di studi accademici ed analisi empiriche alquanto esaustivi, i dividendi rimangono tutt’ora uno dei più complessi puzzle della finanza aziendale
Nonostante la rilevanza dell’argomento, i contributi italiani in materia risultano essere molto scarsi
Obiettivo della ricerca è quello di colmare la lacuna accademica evidenziata ed aiutare ad aumentare la conoscenza sulla payout policy in Italia
Al fine di aumentare la profondità dell’analisi è stato effettuato un benchmarking con una analoga ricerca americana (di Brav Graham, Harvey e Michaley 2003) con il fine di evidenziare le principali differenze e similitudini di payout policy nelle società quotate delle due realtà
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Metodo d’indagine
Il questionario è stato inviato a 220 società quotate italiane Diffusione
Metodo d’indagine e struttura del campione
Questionario composto da 44 domande divise in tre sezioniSezione 1: raccolta di informazioni generali sulla societàSezione 2: sezione caratterizzata da domande inerenti la politica dei dividendi (23 domande) divisa in due sottosezioni, “verifica dei modelli teorici” (7 domande) e “la politica dei dividendi nella società” (16 domande)Sezione 3: struttura analoga alla sezione 2 con rispettivamente 7 e 14 domande
Struttura del Questionario
È stata adottata una modalità di calcolo analoga a quella utilizzata da Brav, Graham, Harvey e Michaley, per favorire la comparabilitàtra i risultati delle due ricercheAlle quattro opzioni di risposta fornite (fortemente d’accordo, d’accordo, in disaccordo, fortemente in disaccordo), sono stati assegnati quattro tipi di rating (rispettivamente 2, 1, -1, -2)
Metriche adottate
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Caratteristiche del campioneMetodo d’indagine e struttura del campione
Osservazioni GeneraliNon è stata effettuata una scelta ex ante del campione, ma sono state contattate tutte le società che hanno nel recente passato distribuito dividendi, con focus primario sulle Blue ChipCampione variegato in tutte le categorie identificative (segmento di borsa, settori, ricavi, fase del ciclo di vita…)
Il Campione della Politica dei Dividendi
Composizione del Campione
Blue chip54%
Star16%
Tech Star7%
Standard23%
Numero complessivo di società: 95Market Cap del campione su Market Capcomplessiva: 65%
Il Campione della Politica di Buyback
Composizione del Campione
del campione su Market Capsiva: 40%
Numero complessivo di società: 55Market Capcomples
Blue chip51%
Star16%
Tech Star9%
andard24%
St
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Verifica dei modelli teoriciLa politica dei dividendi nelle società quotate italiane
La dividend policy è un value driver (86,4%)Dividend Puzzle
La capacità di ridurre le asimmetrie informative (teoria dei segnali) consente di creare valore (76,1%)
Signaling Explanation
Le preferenze fiscali di particolari categorie di azionisti non sembrano influenzare la dividend policy (25,8%)
Tax Preference Explanation
La politica dividendi non appare orientata a ridurre il rischio di impiego sub-ottimale delle risorse (26,8%), né a garantire un maggior controllo da parte dei mercati finanziari (27,3%)
Agency Costs Theories
Solo il 50,6% ritiene che struttura proprietaria e la corporategovernance influenzino la capacità segnaletica della dividendpolicy
Corporate Governance
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Relazione tra la politica dei dividendi e l’investment policyLa politica dei dividendi nelle società quotate italiane
La dividend policy è ritenuta di secondaria importanza rispetto all’investment policy
Principali evidenze
Il 68,5% tende a evitare riduzioni dei dividendi per non incorrere in reazioni negative dei mercati
Per il 47,2% nuove opportunitàd’investimento non influenzano la dividend policy
Solo il 45,9% sosterrebbe maggiori oneri finanziari pur di non ridurre i dividendi
La politica dei dividendi appare subordinata alla politica degli investimenti (84,3%)
Conclusioni
La politica dei dividendi appare di secondaria importanza rispetto alla politica degli investimentiBenché risulti importante non ridurre il livello dei dividendi da un anno all’altro, tale obiettivo non risulta perseguito indipendentemente dalla presenza di adeguate risorse per finanziare i propri progetti d’investimento
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Verifica dell’applicabilità del modello di LintnerLa politica dei dividendi nelle società quotate italiane
Dalla ricerca è emersa solo una parziale applicabilità del modello di Lintner
Il 59,6% si focalizza sulla variazione del payout ratio, non sul valore assoluto dei dividendiPrincipali evidenze
Solo il 52,8% afferma di manovrare il livello crescente di payout ratio nei vari anni
Solo il 51,7% afferma di avere un payout ratio target di lungo termine
Per l’88,6% una variazione occasionale degli utili non influenza il payout ratio
L’87,4% non aumenta il livello del payout ratio se esso non è sostenibile nel futuro (stabilità degli utili futuri)
ConclusioniParziale applicabilità del modello di Lintner
Confermata la relazione tra dividendi attuali e utili futuri
La politica dei dividendi appare parzialmente inflessibile da un anno all’altro, con una minore flessibilità “verso l’alto che verso il basso”
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L’influenza di una serie di altri fattoriLa politica dei dividendi nelle società quotate italiane
Rilevante solo per il 29,4% delle societàScelte dei Competitors
Preferenze degli Azionisti
Per il 59,3% del campione la preferenza degli attuali azionisti influenza la politica dei dividendi
Attrarre investitori istituzionali
Il 53,4% struttura la politica dei dividendi per attrarre gli investitori istituzionali all’acquisto delle proprie azioni
Segnale di carenza d’investimenti
Sottovalutazionedei propri titoli
Presenza piani di Stock options
Solo il 27,9% teme che l’aumento dei dividendi sia letto come carenza di profittevoli progetti di investimento
Solo il 28,4% ritiene che l’eventuale sottovalutazione dei propri titoli influenzi le scelte dei dividendi da erogare
La presenza di piani di stock options non influenza le scelte in tema di dividendi (93,7%)
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Benchmarking con la ricerca americanaLa politica dei dividendi nelle società quotate italiane
Forti similitudini circa l’applicabilità dei modelli teorici
Il modello di riferimento è quello dei segnali, respinte le “AgencyCosts Explanations” e la “Tax Preference Explanation”
La politica dei dividendi assume un ruolo non secondario rispetto alla politica degli investimenti
Maggiore rilevanza all’obiettivo di non ridurre i dividendi e maggior disponibilità ad effettuare sacrifici a tal fine
Il grado di flessibilità dei dividendi in USA è decisamente piùbasso rispetto alla realtà italiana
Relazione politica dei dividendi vs. politica investimenti
Modelli teorici
Se in Italia la variabile decisionale della dividend policy è il payoutratio, in USA il target è il dividend per share
Il modello di Lintner è solo in parte applicabile, è provata la relazione tra dividendi attuali e previsioni degli utili futuri
Posizioni simili circa l’influenza degli “altri fattori”Altri fattori
ApplicabilitàLintner Model
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ConclusioniConclusioni
Politica dei Dividendi
La politica dei dividendi delle societàquotate USA è decisamente piùinflessibile verso il basso rispetto a quella delle società quotate italiane
Il mercato USA penalizzerebbe in media maggiormente le società che operano un taglio dei dividendi da un anno all’altro rispetto a quanto accade in Italia
Tale evidenza appare ascrivibile ai sistemi di corporate governance nelle due realtà:
Questo spiegherebbe la maggior attenzione del management americano a non tagliare i dividendi ed anzi a mantenerne un trend stabile crescente negli anni
La politica dei dividendi nel sistema market based americano avrebbe un ruolo di strumento di monitoraggio decisamente più rilevante che nel sistema blockholder based italiano
La presenza nel sistema italiano di large shareholders e di una relazione più stretta tra banche e societàattenuerebbe la funzione dei dividendi quale monitoring mean
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Verifica dei modelli teoriciLa politica di buyback nelle società quotate italiane
Buyback visto come funzionale al soddisfacimento di piani di stock options (65,5%)
Il riacquisto di azioni è considerato dal 78,8% direttori finanziari uno strumento attraverso cui creare valore
Signaling Explanation
Value Creation
Stock Options Rationale
Financial Restructuring
Teoried’agenzia
Tax Preference Explanation
L’effetto segnaletico, legato alla possibilità di segnalare al mercato la convinzione del management circa una attuale sottovalutazionedei titoli della propria società, è la motivazione più votata (76,7%)
Buyback visto come efficace strumento di ristrutturazione della capital structure di una società (62,4%)
Bocciate le teorie d’agenzia per cui il buyback creerebbe valore in virtù della minor cassa lasciata a disposizione del management (33,3%) o del favorimento di investimenti in società con più alti tassi di crescita (capital market allocation hypothesis) (37,7%)
Solo il 25,8% crede che uno dei motivi per cui si effettua un buyback sia la volontà di sfruttare con esso il vantaggio fiscale, per gli azionisti, che in molti ordinamenti accompagna il trattamento dei capital gains nei confronti dei dividendi (25,8%)
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La relazione tra la politica di buyback e l’investment policyLa politica di buyback nelle società quotate italiane
La buyback policy è ritenuta di secondaria importanza rispetto all’investmentpolicy
Evidenze Emerse dalla RicercaLe politiche di buyback, appaiono subordinate alla politica degli investimenti (72,3% vs. 84,3% della politica dei dividendi)
Il 36,2% ritiene che nuove opportunitàdi investimento non influenzano la buyback policy (vs. il 47,2% della politica dei dividendi)
Solo il 28,3% sosterrebbe maggiori oneri finanziari pur di non rinunciare all’effettuazione di un piano di buyback (vs. il 45,9% della politica dei dividendi)
ConclusioniLa politica di buyback appare di secondaria importanza rispetto alla politica degli investimenti
Solo il 16,7% ritiene che il mercato punisca la non effettuazione rispetto all’anno precedente di un buyback (vs. il 68,5% della politica dei dividendi)
Il buyback viene ritenuto uno strumento decisamente più flessibile rispetto alla politica dei dividendi Tale flessibilità è spiegabile con l’evidenza che i direttori finanziari non ritengono che il mercato punisca un eventuale non effettuazione di tali operazioni da un anno all’altro
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Test di alcuni principi di Lintner al buybackLa politica di buyback nelle società quotate italiane
La buyback policy è risultata essere decisamente più flessibile della dividendpolicy
Solo il 14,6% ritiene che una variazione occasionale degli utili favorisca la realizzazione di un eventuale più sostanzioso piano di riacquisto di azioni
Evidenze Emerse dalla Ricerca
Solo per il 34,8% la stabilità degli utili nel futuro è un elemento di influenza nelle scelte di buyback
Solo il 34,0% del campione ha affermato che il poter rieffettuare in futuro uno share buyback con ammontare almeno analogo è un elemento tenuto in considerazione
La stabilità degli utili futuri non risulta essere un elemento considerato nelle scelte di buybackLa possibilità che nel futuro non possano essere rieffettuate analoghe operazioni non èconsiderato un fattore rilevanteIl riacquisto di azioni proprie risulta per cui, al contrario dei dividendi, libero da implicazioni di continuità con il futuro
Conclusioni
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Altri fattori d’influenzaLa politica di buyback nelle società quotate italiane
La convinzione del management di un’attuale sottovalutazione del proprio titolo è l’elemento di maggiore influenza nelle scelte di buyback (85,4%)
Sottovalutazione deipropri titoli
Per il 53,4% la preferenza degli attuali azionisti influenza le scelte in tema di buyback
Preferenze degliazionisti
Il 40,4% struttura la politica di buyback per attrarre gli investitori istituzionali all’acquisto delle proprie azioni
Attrarre investitoriistituzionali
Le scelte dei competitors non influenzano le politiche di buyback (10,4%)Scelte dei competitors
Solo il 28,4% ritiene che la possibile interpretazione del mercato del buyback come carenza di profittevoli progetti di investimento sia una variabile di influenza
Segnale di carenzad’investimenti
Solo il 31,3% dei direttori finanziari ha affermato che l’effetto accretive sull’eps, ottenibile attraverso un buyback, sia un elemento che influenza le loro scelte
Effetto accretive sull’eps
L’acquisto via mercato aperto è la modalità di riacquisto preferita (96,4% di preferenze)
Modalità diriacquisto preferito
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Il benchmarking con la ricerca americana
Negli Stati Uniti il buyback è visto come un metodo di distribuzione di cassa solo parzialmente complementare alla politica dei dividendi, venendo lo stesso a volte utilizzato in sostituzione di un incremento del livello dei dividendi
Complementarietàcon i dividendi
La politica di buyback nelle società quotate italiane
In entrambe le realtà la motivazione dominante che spinge le società ad un buyback è la volontà di segnalare al mercato che le proprie azioni sono sottovalutateLe società americane sono più attente al possibile vantaggio fiscale ottenibile, dagli azionisti, dall’effettuazione di un buyback
Verifica deimodelli teorici
In entrambe le realtà le politiche di buyback sono ritenute di secondaria importanza rispetto alla politica degli investimentiIl riacquisto di azioni viene considerato uno strumento di payoutdecisamente più flessibile rispetto alla politica dei dividendi
Relazione politichebuyback – politicheinvestimenti
Sono risultate simili le posizioni nelle due realtà, con la sola differenza che i direttori finanziari americani danno molto piùpeso all’effetto accretive sull’eps di un buyback
Altri fattori
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ConclusioniConclusioni
Il buyback è ritenuto in entrambi i contesti uno strumento di payout policy decisamente più flessibile, ma risulta tuttavia più utilizzato negli stati Uniti per via di minori vincoli legislativi
Politiche di buyback
Non sono emerse grandi differenze tra la realtà americana e quella nostrana in tema di buyback, dove in entrambi i casi tale operazione viene vista come uno strumento piùflessibile di payout rispetto ai dividendi
Il riacquisto di azioni proprie risulta comunque essere più frequente nel mercato americano per via:
di minori vincoli legislativi (si pensi alla presenza in Italia dei stringenti vincoli dell’articolo 2357 del Codice Civile) edi una relazione di non perfetta complementarietà con l’erogazione dei dividendi (a volte il buyback viene utilizzato negli USA come sostituto dell’incremento del livello dei dividendi)
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