La Pagina Febbraio 2013

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Numero 102 Febbraio 2013 Mensile a diffusione gratuita di Attualità e Cultura Foto Marco Ilari

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Numero di febbraio 2013

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Numero 102 Febbraio 2013 Mensile a diffusione gratuita di Attualità e Cultura

Foto Marco I lari

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L A P A G I N A M e n s i l e d i a t t u a l i t à e c u l t u r aRegistrazione n. 9 del 12 novembre 2002, Tribunale di Terni

Redazione: Terni, Vico Catina 13 --- Tipolitografia: Federici - TerniD I S T R I B U Z I O N E G R A T U I T A

Direttore responsabile Michele Rito Liposi Direttore editoriale Giampiero RaspettiEditrice Projecta di Raspetti Giampiero 0744424827 - 3482401774

i n f o @ l a p a g i n a . i n f o w w w . l a p a g i n a . i n f oLe collaborazioni sono, salvo diversi accordi scritti, gratuite e non retribuite. E’ vietata la riproduzione anche parziale dei testi.

D o v e t r o v a r e L a P a g i n aACQUASPARTA SUPERCONTI V.le Marconi; AMELIA SUPERCONTI V. Nocicchia;ASSISI SUPERCONTI S. Maria degli Angeli; CIVITA CASTELLANA SUPERCONTI V. Terni;MASSA MARTANA SUPERCONTI V. Roma; NARNI SUPERCONTI V. Flaminia Ternana;ORTE SUPERCONTI V. De Dominicis; ORVIETO SUPERCONTI - Strada della Direttissima;PERUGIA SUPERCONTI Centro Bellocchio; RIETI SUPERCONTI La Galleria; ROMASUPERCONTI V. Sisenna; SUPERCONTI V. Casilina 1674 (Grotte Celoni); SPELLO SUPERCONTIC. Comm. La Chiona; TERNI CDS Terni - AZIENDA OSPEDALIERA - ASL - V. Tristano diJoannuccio; Cral Provincia di Terni; CRDC Comune di Terni; Edicola Bartolotti Paola P.zza Corona;Edicola F.lli Galli - V. Narni - Zona Polymer; Edicola La Meridiana - V. del Rivo; Edicola M&C - V. Battisti;INPS - V.le della Stazione; Libreria ALTEROCCA - C.so Tacito; SUPERCONTI CENTRO; SUPERCONTICentrocesure; SUPERCONTI C. Comm. Le fontane; SUPERCONTI C.so del Popolo; SUPERCONTIP.zza Dalmazia; SUPERCONTI Ferraris; SUPERCONTI Pronto - P.zza Buozzi; SUPERCONTIPronto - V. XX Settembre; SUPERCONTI RIVO; SUPERCONTI Turati; TUTTOCARTA - V. Maestridel Lavoro 1; TODI SUPERCONTI V. del Broglino; VITERBO SUPERCONTI V. Belluno;VITORCHIANO SUPERCONTI Località Pallone.

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L a r e t e e l a p o l i t i c a ( f a n t a s c i e n t i f i c a ) - P F a b b r i

N o n t i b u t t o , t i r i c i c l o ! - A M e l a s e c c h e

L o d i s e r e d o ! - M P e t r o c c h i

T E C N O O F F I C E

I l g i r o n e d a n t e s c o d e l l e a c q u e - F P a t r i z i

Assessorato Cultura Scuola e Pol i t iche Giovani l i - S G u e r r a

F . F . F . = I T A L I A - P S e r i

S T U D I O O D O N T O I A T R I C O N O V E L L I

L’ a n s i a : a m i c a o n e m i c a ? - S M a r s i l i a n i , P P e r n a z z a

S A R A A S S I C U R A Z I O N I

M e g l i o u n a s i n o v i v o c h e u n d o t t o r e m o r t o ! - C C o l a s a n t i

G l i s c a r p o n i c h i o d a t i - V G r e c h i

P R O G E T T O M A N D E L A - F G a g g i a , E L a n d i

A s s o c i a z i o n e C u l t u r a l e L A PA G I N A

F O T O A Z I E N D A L E A LT E R O C C A - F l o r i o

F O T O d a I L T E S TA M E N T O S E G R E T O - S M a r i g l i a n i

PA S T I C C E R I A C A R L E T T I

In Repubblica Ceca si è festeggiata la giornata dell’Oblio - A P i e r a l l i

L A B O R AT O R I S A LVAT I

A Z I E N D A O S P E D A L I E R A S A N TA M A R I A D I T E R N I

L a s p e d i z i o n e d e i m i l l e : i p r e p a r a t i v i - F Neri

N U O VA G A L E N O

R O B E R T O B E L L U C C I - R B e l l u c c i

S T U D I O D I R A D I O L O G I A B R A C O N I

Il bicentenario del la nasci ta di Giuseppe Verdi - L B e l l u c c i

A L F I O

L I C E O C L A S S I C O - B R i d a r e l l i , B G r a n a r o l i

La patologia del la cuff ia dei rotator i del la spal la - V B u o m p a d re

F O N D A Z I O N E C A S S A D I R I S PA R M I O

FA R M A C I A B E T T I - S T U D I O D E N T I S T I C O B I O D E N TA L

A l l a s c o p e r t a d i . . . P I E D I L U C O - L S a n t i n i

L’alimentazione del bambino: dal primo al sesto anno di età - L F B i a n c o n i

P i e d i l u c o : l ’ i m m a g i n e d e l l a m e m o r i a - D C i a l f i

C E N T R O M E D I C O D E M E T R A - E R R E M E D I C A

T E AT R O M A N I A - I C o n t i

C o n f e r e n z e d i a s t r o n o m i a - A T A

ASTRONOMIA - T Scacciafrat te , E Costant ini , P Casal i , M Pasqualet t i , TS

A M A R C O R D T E R N A N A - M B a r c a r o t t i

A L L E A N Z A T O R O

T E R N I R U G B Y

G L O B A L S E RV I C E

S U P E R C O N T I

Te s t a o v e n t re ?

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Incombe una campagna elettorale intrisa di veleni,avvolta nei sospetti, contorta nelle accuse.

Questo meritano gli italiani? Forse questo avviene inaltri Paesi civili? Possibile che chi si affida solo allaragione, ragion per cui rifiuta il pastone da ventre che iciarlatani propinano a piene mani, sia ogni giornocostretto nei vincoli delle invettive o delle ridicolissimepromesse elettorali che, è certificato, non sono maistate mantenute? Accettabili le frasi grottesche, adusum coglionis, pronunciate distintamente, anche sein fibrillazione demenziale, frasi che poi, al risveglio,sono subito smentite con: non le ho mai dette, sono statointerpretato male da quei cani dei giornalisti di regime?Non avremmo invece il diritto di ascoltare personedabbene che parlano serenamente dei propri lucidi,logici, articolati programmi, senza inventarsi nientedei pensieri o delle intenzioni degli altri? Possibile chesi debba vivere solo nell’ombra dei sospetti? Sembragiusto che quel che di brutto farà (o non farà) il partitoA se lo debba inventare e ce lo dica sempre e solo ilpartito B, suo acerrimo nemico? L’Italia merita davveroquesta manica di maniaci?

Ognuno è contro tutti, a sua destra come a suasinistra, a suo nord come a suo sud, sia tra coalizioniopposte sia all’interno delle stesse. Per taluni risulta cosìsempre più facile sparare a zero e, se in sè la questionenon orripila viste le colpe enormi di cui i partiti si sonomacchiati, la conseguenza di tali invettive è quella disfilacciare ancor più un tessuto sociale a rischio didisfacimento totale.

Qualche disperato poi, cercando di saziare la suaglebe con ragionamenti ventrali, adombra addirittural’uscita dall’Europa. Tale eventuale iattura comporterebbeil ritorno alla moneta nazionale per cui diventeremmopreda indifesa e indifendibile della finanza mondiale,quella americana in primis, e ci ridurremmo, dopo avervisto il nostro bel Pese diviso in due tronconi, a ripiegarenella fatiscenza dei borghi. Potremmo sempre federarcicon il Ghana che, nella classifica delle Nazioni piùcorrotte, sta meglio di noi (l’Italia è sessantanovesimaal mondo e peggiora di anno in anno); potremmofederarci, ammesso di essere accettati, con il Togo o ilMalawi, i due paesi più poveri del mondo.

Auguriamoci allora che le urne non partoriscano unasituazione di ingovernabilità: non possiamo permettercelo.La paralisi parlamentare fatalmente porterebbe allaparalisi totale del paese, alla macrocessazione delleattività, con lo sviluppo abnorme del gioco d’azzardo,visto che già siamo sulla buona strada, e della prostituzione,ormai abbondantemente sdoganata e portata in auge.Trionferebbero corruzione, selvaggità, demagogia.Non ci dorremmo più delle teste italiane costrette ademigrare. Produrremmo ed esporteremmo solo ventri.

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All’inizio del 2013 sonoaccaduti due fatti che hanno moltecose in comune, al punto disembrare quasi due capitoli di unmedesimo romanzo. Naturalmente,hanno anche molte differenze, e infondo sono proprio queste ultimea rendere la storia degna di essereraccontata.

Le caratteristiche comunisono che entrambi gli episodiconiugano aspetti che di solito nonsi trovano tutti insieme: nellafattispecie, entrambi riguardanooggetti che si trovano più nellafantascienza che nella realtà;entrambi hanno trovato il loroambiente naturale in Internet; esoprattutto, anche se sembraincredibile, entrambi hanno avutouna risonanza politica e istituzionale.Le differenze riguardano invecesoprattutto il luogo geograficodove gli episodi si sono svolti, unoin Italia e l’altro negli Stati Uniti e, non meno importante,lo spirito e l’esito con il quale si sono conclusi.

L’aneddoto italiano nasce da una interrogazioneparlamentare: a presentarla è stato l’onorevoleGiuseppe Vatinno, e la sua perorazione esortava ilmassimo organo legislativo della Repubblica a farequalcosa affinché ci si occupasse adeguatamente degliUFO. All’onorevole la ricerca degli oggetti volantinon identificati deve essere sembrata assai importantee urgente, e certo non solo per cause di difesa militare,visto che Vatinno esortava anche a prendere spuntodal film “Men in Black” per avere un’idea di quantofosse pressante la necessità di un qualche interventocontro il pericolo dell’invasione degli alieni.

Dalle colonne del suo blog, il direttoreresponsabile di “Le Scienze”, Marco Cattaneo, hapubblicato un post dove mostrava tutto il suo stuporee certo anche la sua tristezza, se non proprio indignazione,nel constatare come nelle italiche aule parlamentarisembri essere impossibile discernere cosa sia davveronecessario alla nazione. L’onorevole chiamato incausa se l’è presa (anche perché, a quanto pare, vantauna laurea in fisica) e ha cominciato a replicare ai varicommenti che subito si sono affollati nella rete. Repliche che, anche se non hanno allontanato isospetti che l’on. Vatinno fosse un po’ fuori dalmondo, si sono soprattutto distinte per essere pienezeppe di atteggiamenti sprezzanti, di insulti, e perfinodi arroganti sfottimenti agli utenti di Twitter e Facebookche gli chiedevano ragione del suo “alieno”comportamento (Intanto io prendo 14.000 euro almese, coglionazzo, e li paga lei…: è solo un piccolosaggio dell’affabile prosa del nostro deputato).

Dall’altra parte dell’Atlantico, sempre in queigiorni si era raggiunta la soglia di quasi 35.000firmatari di una petizione online. Inviata sul sitogovernativo “We the people”, che prende il nome dalleprime parole della Costituzione degli Stati Uniti, lapetizione era con tutta evidenza una scherzosaprovocazione: si chiedeva infatti al Governo degliStati Uniti di cominciare la costruzione di una “Morte

Nera”. Come gli appassionati di GuerreStellari certo ricordano, la MorteNera è una spaventosa arma, grandequanto la Luna, in grado di disintegrareun intero pianeta: solo grazie aglisforzi eroici Luke Skywalker e diHan Solo si riesce (nel film diLucas) a distruggerla e a salvare glieroici ribelli e la Principessa Leila.

Per quanto la petizione fosse unoscherzo evidente, il regolamento delsito americano è stringente: se unapetizione supera le 25.000 firme, hadiritto ad una risposta ufficiale dallaCasa Bianca. Così, l’amministrazione Obama(ovviamente, a scrivere fisicamente larisposta è stato il capo dello staffscientifico, Paul Shawcross) harisposto alla petizione; ed è riuscita afarlo con grande stile: ha dichiaratoche non provvederà alla costruzionedella Morte Nera motivando la

decisione con ragioni economiche (“costerebbe 180 milioni di miliardi didollari…”), etiche (“non abbiamo intenzione di disintegrare nessun pianeta…”), etecniche (“…perché dovremmo costruire un’arma cosi costosa con un evidentedifetto di progettazione, visto che un singolo caccia spaziale monoposto puòdistruggerla?”), mostrando una indubbia capacità di saper stare allo scherzo.

Ma mostrando anche di saper fare di più: nel resto della risposta, laCasa Bianca esortava i firmatari della petizione a considerare che una stazionespaziale è davvero, perennemente, in orbita sopra le nostre teste: il riferimento eraalla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, e dava perfino i riferimenti perosservarla nel cielo; ricordava che un grande telescopio, l’Hubble, era già in orbita,e che erano stati scoperti centinaia di nuovi pianeti extrasolari; e soprattuttorammentava che lo spazio non è terra di conquista per i governi, ma per tuttal’umanità, e concludeva esortando i ragazzi a dedicarsi alla scienza, iscrivendosi afacoltà universitarie scientifiche e tecnologiche.

Così, sia in Italia sia negli USA si sono mescolate negli stessi giorniscienza, fantascienza, internet e politica. Giudicare quale dei due mix sia meglioriuscito non dovrebbe essere cosa troppo difficile. Piero Fabbri

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Potrebbe essere accaduto che non tutti, proprio tutti, i regali ricevutia Natale abbiano esattamente incontrato i nostri gusti. Magari qualcheaffettuosissima nonna volendo fare cosa gradita si è sbilanciata unpo’ troppo sul colore del maglione perché così è “di moda tra i giovani”.Forse abbiamo ricevuto ben tre portafogli, tutti belli ma già sappiamoche non saranno utilizzati. Va bene che “a caval donato non si guardain bocca”, ma alcuni regali potrebbero essere davvero inutili o,semplicemente, essere molto lontani dal proprio gusto. Scatta, quindi,l’operazione riciclo, che non è il massimo dello chic, ma fatta adottandoqualche regola di bon ton si può rivelare cosa quanto mai opportuna.Tanto per cominciare si tratta di un’attività sicuramenteeco-friendly perché limita i rifiuti, riduce i doppionie modera lo spazio occupato in casa. Buttarli direttamente nel cestino non è di moda e poinon ha proprio senso buttare via qualcosa che ènuovo, né stivarlo a vita sul fondo di un armadio!Se avete lo scontrino, cambiatelo dove è stato comprato,infatti ormai quasi tutti i negozi forniscono uno scontrinonon fiscale senza il prezzo pagato, il cosiddetto scontrinoregalo che è sempre buona norma allegare al regaloquando lo si consegna al destinatario. I mercatini dibeneficenza, le collette missionarie e le raccolteumanitarie sono ottimi posti dove consegnare di tutto.Altrimenti, liberarsi dei regali non graditi è ancheEtiCO, questo è il nome del cassonetto presente inalcune città d’Italia, dotato di ante scorrevoli trasparenti e di internisuddivisi in mensole che permettono di posizionare al suo interno glioggetti. Rifiuto Con Affetto, è invece il nome del progetto collegato cherimette in circolazione tali oggetti salvandoli dalla discarica e dalladistruzione: se qualcuno li rifiuta con affetto qualcun altro se ne puòriaffezionare. C’è poi il regalo di rimbalzo. Se conoscete qualcuno acui quella cosa serve, dategliela, senza aspettare il prossimo Natale!

N o n t i b u t t o , t i r i c i c l o !N o n t i b u t t o , t i r i c i c l o !

Ovviamente si può dichiarare l’origine del bene o no, in questosecondo caso va usato un po’ di buonsenso, ovvero non donarel’oggetto ad una persona che si presume essere in contatto conl’originale donatore. Inoltre occorre fare attenzione che l’oggetto siaperfettamente integro e funzionante. Poi, se non avete neppure vogliadi uscire di casa, vendetelo o barattatelo on line. Quest’anno, più che in passato, tanti non hanno nemmeno scartato ilregalo ricevuto, mettendolo direttamente su eBay. Si sta parlando diun giro di denaro e pacchetti che vale 754 milioni di euro, dato questofornito da TNS e risalente al 2011.Secondo un sondaggio di Coldiretti/Swg, Internet cattura in Italial’attenzione del 18% degli utenti favorevoli a rimettere in vendita

quanto ricevuto. Udite, udite esiste anche la possibilitàdello swap party, ovvero di una festa in cui tuttiportano qualcosa da scambiare. Si fa in casa, traamici. Quali sono le regole d’oro in questo caso? Per prima cosa, come sostiene Kerry Taylor, gestoredi Squawkfox.com, uno dei tanti portali specializzatiin re-gifting, bisogna organizzare feste separatequando si intende riciclare qualche regalo, così daevitare che chi ci ha fatto il dono poco gradito assistaal riciclo ad un’altra persona. Ci sono dei libri dariciclare? In questo caso bisogna controllare che alloro interno non ci siano dediche personalizzate o, incaso di dolci, bevande o caramelle, che questi nonsiano scaduti.Infine, l’ultima chance è con lo scatolone dei doni

da conservare per occasioni future, può funzionare se ovviamente cisi ricorda di attaccare ad ogni oggetto un biglietto con nome deldonatore e l’occasione di ricevimento.C’è un’ampia scelta di modi e mezzi per dare una seconda vita ad unregalo, ma qualunque sia la vostra vocazione fatelo se questo non vifa venire troppi sensi di colpa, secondo il principio: quello che nonè utile per me può esserlo per gli altri.

alessia.melasecche@libero. i t

Nel corso della mia professione di avvocato è piùvolte accaduto che mi venisse chiesta confermadella possibilità di diseredare un familiare,rimanendo poi non poco stupito il richiedente perla mia categorica risposta negativa. L’equivoco nasce, probabilmente, da qualche filmstraniero, o da una bizzarra notizia che i TG, ditanto in tanto, si premurano di dare, del tipo

“lascia tutti beni al suo cane”. La diseredazione era un istituto tipico nel diritto romano e rappresentavala sanzione con cui il pater familias escludeva dalla successione ipropri eredi per punirli di qualche offesa ricevuta, edè anche possibile che il retaggio di tale istituto siarimasto nella nostra memoria collettiva, di qui il diffusoconvincimento di poter diseredare chicchessia.Non contribuisce sicuramente a fare chiarezza lasentenza della Cassazione Civile n. 8352, del maggio2012, che ha ritenuto valida la clausola deltestamento con la quale il testatore abbia esclusodalla propria successione alcuni dei successibili e puòindurre a ritenere possibile ciò che in realtà non lo è.Infatti, ad una più attenta lettura emerge che nellasentenza ciò che viene affermata è la validità dellaclausola di diseredazione SOLO dei successibiliNON legittimari. Affermando quindi per conversoche la diseredazione non può essere rivolta a chi perlegge viene qualificato come legittimario. Ma chi sono i legittimari? Il coniuge, i figli legittimi, legittimati,naturali, adottivi, gli ascendenti legittimi, i discendenti dei figlilegittimi o naturali che succedono al posto dei genitori. Coloro che hanno diritto ad una quota dei beni del defunto,variamente determinata, e che non possono essere esclusi dai dirittiche la legge gli riserva a meno che non abbiano compiuto uno degliatti indicati dall’art. 463 c.c. (omicidio, tentato omicidio nei confrontidel testatore, formazione di un testamento falso, soppressione,alterazione di testamento ecc.).

Esiste quindi una parte dei propri beni chiamata appunto quota dilegittima o riserva, di cui non si può disporre liberamente e che devenecessariamente andare ai legittimari.Con l’introduzione di tali norme il legislatore ha voluto “tutelare lasolidarietà familiare” trasformando in obbligo giuridico il “doveremorale e sociale del defunto di assicurare ai suoi stretti congiunti ilmantenimento e la necessaria successione almeno di una buonaparte dei suoi beni”. Per capire meglio immaginiamo il defunto lasci

in eredità una torta: se un genitore muore e lasciasolamente più figli questi prenderanno i 2/3 dellatorta che poi dovranno dividere in parti uguali. Del rimanente 1/3 il de cuius può fare ciò che vuole.Chiaramente per disporre a suo piacimento di 1/3 deisuoi beni deve fare testamento, altrimenti, in assenzadi disposizioni testamentarie gli eredi dividerannotutto il suo patrimonio; se chi muore lascia oltre alconiuge un solo figlio ognuno avrà diritto ad 1/3 dellatorta rimanendo 1/3 nella disponibilità del testatore;quando i figli sono più di uno ad essi è riservata lametà del patrimonio mentre al coniuge spetterà ¼ equindi rimarrà ¼ di cui disporre a piacimento.È bene sapere che ai sensi dell’art. 548 c.c. il coniugeseparato, al quale non sia stata addebitata laseparazione con sentenza passata ingiudicato, ha gli

stessi diritti successori del coniuge non separato e quindi concorrealla successione come sopra indicato.Fatti salvi, quindi, i diritti dei legittimari, che come visto sonoriconosciuti e disciplinati direttamente dalla legge, gli altri eredilegittimi possono essere diseredati, ad esempio “escludo dallasuccessione mio fratello”, ed è questo, e solo questo, che la sentenzasopra citata consente, per tutto il resto buona lettura a tutti del nostrocodice civile! Avv. Marta Petrocchi

[email protected]

L o d i s e r e d o !L o d i s e r e d o !

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Chiare, fresche et dolci… anzi salate, salatissime acque, canterebbeoggi il Petrarca se sapesse che per dissetare un paese a valle di unafonte, dove l’acqua arriva seguendo un declivio naturale, vengonoimpiegate delle navi cisterna.Corre l’anno 1983 quando la Regione Lazio, mossa a compassioneper gli assetati vicini campani, decide di donar loro parte dellasorgente del fiume Gari, il bacino idrico più grande d’Europa che sitrova a Montecassino. Le acque sorgive prendono così la via dell’Acquedotto Occidentaledella Campania, ma il flusso che arriva a Napoli è talmente portentosoche la città non sa che farsene di così tanto oroblu e affida alla Eni Acqua Campania il compitodi gestire fruttuosamente l’eccesso. E chi va a comperare l’acqua potabile messa invendita nella città partenopea? Negli anni seguenti ad essere in crisi di siccitàsono le isole di Ponza e Ventotene, provincelaziali, e a procurargli l’acqua potabile è lacompagnia appaltatrice Vetor srl di Anzio, lastessa che garantisce i collegamenti delle isolecon la terra ferma, la quale viene indirizzata dallaRegione Lazio al molo Beverello di Napoli dovel’Eni Acqua Campania vende a caro prezzo leacque del Gari. Sono più di vent’anni che la Vetor riempie lenavi cisterna e le porta sulle isole, il tutto a carico della RegioneLazio. Qualcuno ha fatto notare che la Vetor ha la sua base a Formia,che dista rispettivamente 26 e 36 miglia delle isole pontine, mal’acqua la va a prelevare a Napoli, 100 chilometri più a sud, dove ladistanza dalle suddette isole è di 60 e 40 miglia e sappiamo bene,specie di questi tempi, che il carburante costa!Ma soprattutto l’acqua in questione sgorga a Cassino, che dista da

Formia appena 40 chilometri ed appartiene al territorio laziale. A conclusione della beffa bisogna aggiungere che, mentre l’acquascorre verso la Campania per poi tornare indietro, i paesi laziali chesi trovano lungo l’acquedotto d’estate vanno puntualmente inemergenza idrica e vengono messi dalla Regione in regime dirazionamento.

Alla fine dei conti, i contribuenti laziali pagano7 milioni di euro l’anno per portare l’acqua aPonza e a Ventotene, una tassa consideratatemporanea poiché sulle isole sono in costruzione daanni due dissalatori, un progetto a carico delgestore unico del servizio idrico integrato delciclo delle acque del Comune di Latina, progettoche tradotto in cifre ammonta ad altri 9 milioniannui prelevati dalle tasche dei cittadini.Come è possibile che l’acqua laziale vengaregalata a Napoli e poi ricomperata? Se Napoli non sa cosa farsene di tutta questaacqua, basta chiudere un po’ i rubinetti a Cassinoe convogliare direttamente un condotto versoFormia, ma questa soluzione è troppo semplice e

non tiene conto di quelle correnti sotterranee che spostano i corsi deifiumi e fanno risalire l’acqua a monte come se fosse la cosa piùnaturale del mondo. Oggi queste salatissime acque non ricorderebbero certo al poeta lemembra ove colei che sola a me par donna si bagnava, piuttostosuggerirebbero al collega Dante un girone infernale delle acque aisuoi tempi ancora ignoto. Francesco Patrizi

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Il girone dantesco delle acque lazialiIl girone dantesco delle acque laziali

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L’italia è un paese per giovani? A questa domanda, vedendo anche i dati assai preoccupantidi disoccupazione giovanile che in alcune zone del paesearriva a sfiorare il 40%, bisognerebbe rispondere di no.Noi, come assessorato alla cultura e alle politiche giovanilidel comune di Terni, al contrario crediamo molto invecenella necessità di investire nelle energie giovani del nostroterritorio, nella capacità creative delle nuove generazioni,a cui basta dare solo un po’ di opportunità, per poter averedei riscontri importanti.

Su questi temi il progetto più interessante che stiamo portando avanti, e che inquesti mesi prevede alcune azioni importanti, è il Progetto CreATe.CReATe, Creatività Reti Aggregazione Terni, è un progetto del Comune di Terni,promosso e sostenuto dal Dipartimento della Gioventù -Presidenza del Consigliodei Ministri- e dall’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, che ha l’obbiettivodi stimolare la creatività tra i giovani dai 15 ai 34 anni attraverso azioni mirate eattuate grazie al coinvolgimento di altri soggetti e di altri Comuni. Il progetto vuole mettere a disposizione strumenti che consentano ai partecipantidi sviluppare la propria creatività, scoprire il proprio talento e di aiutarli in unpercorso professionale legato alle arti, alla cultura, mettendo in campo una seriedi azioni che, partendo da livelli base di approccio alle arti ed alla creatività,giungono fino a livelli di accompagnamento professionalee di occasioni produttive e di scambio. È un programma pluriennale di interventi finalizzato allavalorizzazione del patrimonio creativo italiano rappresentatodai giovani artisti. In particolare ci si è proposto di sviluppare la giovanecreatività italiana affrontando i temi della produzionecreativa, il rapporto tra creatività e mercato, la promozionedel talento, la conoscenza, la crescita professionale,anche attraverso residenze artistiche e formazione,l’internazionalizzazione delle esperienze. Già sono stati coinvolti centinaia di giovani di Terni enon solo nelle molteplici attività. Come assessore credo molto nella necessita di investirenella creatività e quindi nelle capacità di innovazionedelle giovani generazioni che hanno sicuramente la capacità di sprigionare energiee idee capaci di ribaltare la deriva di crisi che stiamo vivendo. Basta crederci eanche con poco si possono attivare risorse inaspettate nella nostra città.Tre i laboratori che partiranno nelle prossime settmane: Radio_Attivi: laboratorio sulla città che parlaSi rivolge a tutti i giovani interessati al mondo dell’informazione pubblica, perconoscerlo da vicino e per confrontarsi con il suo modo di funzionare dentro il villaggioglobale. Le attività partiranno con un percorso di conoscenza e orientamento nel mondodella radio; i partecipanti saranno coinvolti in attività pratiche, individuali e cooperative. Racconta(ti): Laboratorio di narrazioni istantanee tra cinema e teatroTutti abbiamo storie, sentimenti, situazioni da raccontare che riguardano il nostromondo, noi stessi o le persone che ci circondano. Il laboratorio è un luogo doveognuno, nel corso di due incontri, crea la propria narrazione, partendo da unacanzone o una foto, un disegno, un gioco, un vestito, un libro che porterai con te...usando gesti e parole, immagini e suoni: i linguaggi del cinema e del teatro. Nell’arco deidue giorni del laboratorio potrai inventare, elaborare e realizzare la tua opera originale.Ballo contemporaneo. Consiste nell’acquisizione delle tecniche di base del Ballo Contemporaneo, attraversol’allenamento fisico (addominali, streatching, flessioni, ecc…) e la propedeuticaacrobatica con l’obiettivo di favorire l’aggregazione tra coetanei e la loro socializ-

zazione e integrazione,oltre a quello di faracquisire consapevolezzadi sé e del proprio corpoe capacità di coordina-mento corporeo. È prevista una rappre-sentazione finale altermine del progettoche consisterà nellapreparazione di unasemplice coreografia dibase.

Per informazionitel. 0744 441211 [email protected]

È con entusiasmo che ho accettato, come assessorealla cultura alla scuola e alle politiche giovanili, diavviare una più stretta collaborazione con l’Associazionee con il magazine La Pagina. Questo non solo perchécredo che sia un dovere per le istituzioni riconosceree collaborare con quelle forze associative del territorioche con le loro attività arricchiscono il tessutodemocratico della nostra comunità, ma soprattutto peril doveroso riconoscimento che come amministrazionedobbiamo allo straordinario lavoro che stannoportando avanti Giampiero Raspetti e i suoi tanticollaboratori. Soprattutto ora che una nuova avventura èiniziata con la realizzazione del centro in via De Filis.La Pagina come mensile è ormai da tanti anni unappuntamento fisso per i tanti suoi lettori cheaspettano con sempre maggior trepidazione il giornodell’uscita. Rivista, questa che avete tra le mani,divenuta punto riferimento per molti che in questepagine sanno trovare spazi di approfondimento,opinioni mai banali, notizie che fanno fatica ademergere nei giornali tradizionali, e molto altro ancora.Ma tutto ciò evidentemente andava ormai stretto aGiampiero e ai suoi soci e così, dalla loro passione, ènato anche il centro culturale dell’Associazione, inuno spazio totalmente rinnovato, accogliente apertoe ricco di iniziative.Credo che sia davvero significativo che in un momentocosì difficile per il nostro paese, questo gruppo dicoraggiosi abbia deciso di costruire un luogo dove lepersone possano incontrarsi, costruire iniziative,assistere a conferenze, dibattiti, mostre, laboratori,corsi … ovvero che si sia voluto realizzare una casacomune, dove vincere le paure e le solitudini che letante crisi che viviamo quotidianamente ci cucionoaddosso.Io non posso che condividere e sostenere questa sfida.L’unico modo che abbiamo per costruire un futuromigliore infatti è investire in cultura.Se crediamo che la cultura vada intesa come benecomune dei saperi e delle conoscenze allora diventafondamentale, come sta facendo La Pagina, favorirel’accesso alla cultura come strumento che può sostenerela crescita e l’autonomia delle persone: il ruolodell’associazionismo è importantissimo come mezzoattraverso cui i cittadini rivendicano il proprio dirittoa produrre e a consumare cultura. Se vogliamo che ilfuturo non sia lasciato al caso o diventi un qualcosa dicui avere paura è necessario tornare a credere nelvalore delle idee. Le idee sono il motore di tutto ciòche ci circonda e la cultura è la loro unione.Per questo diventano fondamentali i luoghi come LaPagina per costruire una comunità di uomini e donneche hanno voglia di mettersi in gioco ogni giorno percostruire una Città più viva, più colta, più solidale; edè per questo che come assessorato cercheremo, purnelle difficoltà che stanno attraversando gli enti locali,di accompagnare l’associazione in questo cammino.

Simone GuerraAssessore alla Cultura Scuola e politiche giovanili

Assessorato Cultura Scuola e Politiche Giovanili

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F.F.F. = Italia!!! Cosa diavolo vuol significare questo titolosibillino? Si chiederà giustamente il lettore che per caso siè imbattuto in questo articolo sfogliando La Pagina. Si tratta della sigla dell’ennesimo prodotto lanciato sulmercato, del titolo di qualche nuovo movimentooppure ancora di una qualche nuova formula chimica?Nulla di tutto ciò, tranquillizziamo subito ildisorientato lettore. Ordunque, spieghiamola subito: F(furbi), F(furbetti),F(fessi) che rappresentano le tre categorie chepopolano il Bel Paese.Nessuna cervellotica alchimia quindi, solo unasemplice abbreviazione che in sintesi vuolesimboleggiare la situazione italiana in modo chiaro,limpido, cartesiano. Il richiamo al filosofo ematematico francese non è casuale; infatti il metododell’illustre pensatore si basa sul principiodell’evidenza… ed è proprio quest’ultima che cibalza di fronte agli occhi, a meno che i mediapopolati dai soliti tuttologi che parlano di tutto e di tutto siintendono non abbiano finito di stordire la ragione fino adaddormentarla. Un breve sguardo intorno e ci accorgiamo(parlavamo di evidenza o sbaglio?) che l’Italia del IIImillennio è composta dalle tre suddette categorie dipersone rappresentate dalla sigla F.F.F., forse lo era anchein passato, forse lo è sempre stata, ma proprio in questoperiodo, vuoi per la crisi, vuoi per la maggioreinformazione, il fatto si è palesato in modo inequivocabile.Comunque, per essere ancora più espliciti, spieghiamocosa sono queste categorie, cominciamo dai Furbi, behquesti non hanno bisogno di presentazioni, li conosciamobene, fanno parlare di sé ogni giorno nelle cronache e nei

vari tg, sono quelli che occupano i piani alti della politica, della finanza che,grazie ad una fitta ragnatela di amicizie, parentele e espedienti si servono delleleggi dello stato per fini personali, traendone il maggior utile con la minimaspesa, trasformando la res publica in una res privata. Sono quelli che come igatti cadono sempre in piedi; infatti se per caso vengono scoperti, se la cavano,nella peggiore delle ipotesi con gli arresti domiciliari, tanto in galera non cifiniranno mai; così tra appelli, ricorsi gli anni passano e poi tutto finisce inprescrizione e buona notte al secchio! Se ne tornano indisturbati ai loromaneggi, ai loro intrallazzi, quanto ai risarcimenti allo stato che hanno sfruttatocon la scusa ipocrita di servirlo, beh quelli possono aspettare, tanto ci sono ifessi che pagano le tasse. Più numerosa ed articolata è la categoria dei Furbetti, i quali, pur non avendo lepotenti coperture di cui godono i furbi, cercano in ogni modo di imitarne le gestacon la speranza di entrare a pieno titolo nella loro cerchia, ma le cose non semprevanno come speravano ed allora, vuoi perché non hanno le amicizie giuste, vuoi

per minore dose di scaltrezza, vuoiperché sono entrati in un giocosuperiore alle loro possibilità, nonsempre cadono sulla quattro zampe ealcuni si fanno male. Sono pesci dipiccolo e medio taglio che incappanosovente nella rete della magistraturafinendo in padella per la frittura. I furbetti si trovano in una posizionescomoda, tra incudine e martello,schiacciati tra i potenti ed inafferrabilifurbi e la moltitudine dei poveri fessie, nella loro emulazione dei furbi,finiscono sempre per trasformarsi inscudieri e soldati di questi ultimi, i

quali, non appena le cose prendono una piega storta, li scaricano a mare senzaproblemi, abbandonandoli al loro destino. Così i furbetti non hanno altra chanceche rivolgere le loro mire verso i fessi, meno sforzo, soprattutto meno rischioso.I furbetti costituiscono il sottobosco, l’humus che permette ai furbi di grossocalibro di svettare verso l’alto. Di siffatte persone sono pieni i ranghi bassi edintermedi degli apparati politico finanziari, delle amministrazioni pubbliche eprivate. Ora, dulcis in fundo, non ci resta altro che parlare dei Fessi, gli ultimi, quelli chepagano puntualmente tasse, bolli, balzelli vari mossi non certo da servilismo,ma perché, nonostante le manovre dei furbi e dei furbetti, credono nelleistituzioni, nelle leggi come garanzia del cittadino, ricevendone come premiofiscalismo rapace e poca tutela da parte di chi lo dovrebbe fare. Sono migliaiadi uomini e donne, migliaia di sig. Rossi che devono galoppare ogni giorno perarrivare alla fine del mese col fiato in gola. A questa categoria lo scrivente sivanta di appartenere. Badate bene, i furbi, i furbetti e i fessi non sono tre classisociali distinte, come lo erano il primo, il secondo e il terzo stato ai tempi eroicidella rivoluzione francese, uno contro l’altro armato; l’organigramma dellanostra società non è più a forma di piramide come allora. Non dobbiamo nemmeno darne una lettura politica credendo che una categoriasia di destra, l’altra di sinistra, l’altra ancora di centro, nulla di più falso in quantole F.F.F. sono trasversali e non sono esclusiva di questo o quello schieramento.Non dobbiamo nemmeno pensare che in una categoria predominino gli uomini,nell’altra le donne ecc. dandone un’interpretazione falsamente femminista, ilfatto incontestabile è che le FFF comprendono ambosessi, sono promiscue perdefinizione! Le troviamo mescolate dovunque, in tutti gli ambienti della nostrasocietà, dai più elevati a quelli più bassi, ma lo strano è che non si danno battaglia,non sono ostili, anche se a volte si guardano con diffidenza, anzi convivono,spesso vanno perfino a braccetto. Sono uomini, donne, ricchi, poveri,professionisti, operai, politici, dirigenti, impiegati, portaborse, civili, militari,ecclesiastici di vario livello ecc… sono gente comune che puoi incontrare tuttii giorni né più né meno come i tuoi vicini o gli amici del bar.Ma voglio spingermi ancora più avanti, i tre magnifici non stanno solo fuori dinoi, ma a volte albergano dentro di noi. Chi non ha mai desiderato fare il colpogobbo o ha provato a fare un’innocua drittata? Tutti o forse molti, ammettiamolosenza ipocrisia, ma poi ha finito col prevalere il fesso che è dentro di noi e si èripresa la strada di prima. Diciamolo francamente noi italiani stiamo con i furbi,basti guardare il cinema; l’immagine della nostra mentalità era la commediadegli anni Cinquanta con Totò e Peppino, truffatori simpatici, poi a fine secolosono venuti i cinepanettoni che ritraggono l’Italia sbruffona e godereccia deglianni del craxismo e del berlusconismo in cui i protagonisti sono cialtroni circondatida strafighe che se la godono alla faccia dei fessi che lavorano e sudano.Diciamoci la verità a noi le leggi e le regole non piacciono, siamo insofferenti,colpa anche del berlusconismo che ha capovolto le parti fino a far apparire ilfurbo come eroe, ma non diamo colpa al caballero, troppo facile, troppo semplice.La distorsione è così diffusa che crediamo che la truffa sia dimostrazione difantasia, estro, creatività, come se il genio rinascimentale e quello della truffaavessero qualcosa in comune! Visto che siamo in clima elettorale e sugli elettoripiovono promesse a valanga sia dal Cavaliere che sfodera il suo sorrisomarpionico e gommoso sia da Bersani sempre torvo e preoccupato sia dalProfessore, così rigido manco avesse inghiottito un palo, è legittimo chiedersi:cosa farà allora la nostra sacra Trimurti? Pierluigi Seri

F.F. F.F. F.F. ==

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Fin dall’antichità lemalattie di denti, gengivee cavità orale hannoafflitto gli uomini, i qualihanno sempre cercato siadi lenire il dolore ricor-rendo a una gran varietà di

rimedi, sia di risolvere le problematiche estetichederivanti da non buone condizioni di salute dei dentie della bocca.Dall’esame delle ossa mascellari di uominipreistorici si evidenzia come già alloramalattie quali la carie e la parodontite opiorrea non risparmiassero i nostri antenati.

Sono stati rinvenuti dei papiri risalentiall’antica civiltà egizia, il papiro Ebers e ilpapiro Edwin Smith, databili intorno al1.500-1.600 aC, che riportano una serie dirimedi contro mal di denti, infiammazioni,emorragie, ferite della bocca, traumi efratture dei mascellari. Anche l’esamedelle mummie si dimostra interessante inquanto conferma come gli stessi faraonipresentassero patologie dentarie, gengivalied ossee. Le cause principali di taliproblemi dentali si ritiene fosserol’alimentazione scadente e anche il fattoche il grano veniva macinato su pietre con laconseguenza che numerose schegge si mescolavanocon la farina determinando poi con l’alimentazionenotevole abrasione ed usura delle superfici masticatoriedei denti fino anche ad esposizione e infiammazionedella polpa dentaria e ascessi.

Per quanto riguarda la civiltà fenicia, nellaantica necropoli di Sidone sono stati trovati alcuni

interessanti reperti risalential V-VI secolo aC indicantilo stato dell’arte odonto-iatrica: il primo è unamandibola i cui dentianteriori, canini e incisivi,mobili per una avanzataforma di parodontite (pior-rea) erano stati legati tra

loro con fili d’oro alloscopo di stabilizzarli. Il secondo è una sorta diprotesi composta daquattro denti naturaliche, sempre grazie a filid’oro, reggevano altridue denti inseriti in sostituzione di due dentiincisivi mancanti.

Nell’antica Grecia la figura dispicco in campo medico fu senza dubbioIppocrate (460 aC), il primo che praticòun approccio razionale, anche se primitivo,alla malattia e alla terapia. Nei suoi manuali Ippocrate descrivevarie patologie e traumi in campo odon-tostomatologico e odontoiatrico tra cuiascessi, anomalie di posizione dei denti,disturbi causati dai denti del giudizio. Descrive inoltre l’estrazione dentaria dapraticare solo su denti mobili, in quantonon esente da pericoli, tramite una pinzain ferro detta odontagra.

Dell’antica Roma si sa che lenorme igieniche erano notevolmentesviluppate, venivano usate delle polveridentifricie prodotte con ossa, gusci

d’uovo, mescolate con miele e con erbe varie perottenere un alito fresco e con astringenti come lamirra. Tra i nomi più importanti troviamo Celsoche descrive l’estrazione dentaria, da praticaresempre con prudenza, l’otturazione delle cavitàdei denti con ardesia pressata, piombo e tessuto eGaleno (131-201 dC) che è il primo a parlare divasi e nervi dei denti, distinguendo le malattie dellapolpa da quelle dellaradice.

I Romani eranoabili inoltre nel sosti-tuire i denti mancanticon denti scolpiti inavorio o in osso legatiai denti vicini da filid’oro.

S t o r i a d e l l ’ o d o n t o i a t r ì a

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In questo numero ci vogliamo occupare di un argomento di cui siparla spesso e che assume quasi sempre una connotazionenegativa: l’ansia.Il termine italiano ansia deriva dal latino “anxia”, a sua voltaproveniente dal latino “angere”, che significa stringere.L’ansia è caratterizzata da varie sensazioni per lo più spiacevolifra cui il timore, la paura, l’apprensione, la preoccupazione, lasensazione che le cose possano sfuggire di mano, il bisogno ditrovare una soluzione immediata e, nel caso di esposizioneprolungata, la frustrazione e la disperazione. È bene evidenziare però che l’ansia è una risposta sanadell’organismo a situazioni di stress e quindi tendenzialmente havalenze positive, in quanto rappresenta un campanello d’allarmedi fronte a quelle situazioni potenzialmentepericolose, inducendo reazioni dell’organismoe comportamenti adatti a fronteggiareeventi e dinamiche ansiogene. Possiamo quindi affermare che esisteun’ansia buona (amica) ed un’ansia cattiva(nemica). L’ansia è amica quando l’individuo è ingrado di esercitare un controllo su di essa,conservando un buon esame di realtà e lacapacità di mantenere una posizione attiva,cercando soluzioni funzionali con le qualifar fronte alle minacce che causano lo statoansioso. In questo caso l’individuo può trarrebeneficio da questa esperienza e realizzareun adattamento all’ambiente che sia per luisoddisfacente.Questo tipo di ansia è essenziale in quantoinforma l’individuo sui pericoli a cuipotrebbe andare incontro e lo indirizza nella ricerca di soluzioniadeguate al contesto; è un importante stimolo all’azione, è quellaforza che ci fa muovere ogni giorno.Nei casi in cui l’individuo non riesce a trovare soluzioni adattiveper fronteggiare situazioni sconosciute o potenzialmentepericolose, l’ansia può perdere le sue caratteristiche funzionali edassumere un carattere patologico (ansia nemica), determinandovissuti di impotenza e di passività nel controllo delle proprie emozioni.Una differenza quindi tra i due tipi di ansia è che quella amicaamplifica le capacità del soggetto, mentre quella nemica le disturbae influisce negativamente sulle prestazioni.L’ansia normale si distingue dall’ansia patologica anche su unabase quantitativa; una condizione ansiosa di elevata intensità puòtalvolta compromettere il piano sociale e lavorativo dell’individuo,causando una grande sofferenza. Negli esseri umani, come anche in altri mammiferi, la percezionedel pericolo è accompagnata da risposte fisiologiche, come

L’ansia:amica o nemica?

l’aumento del battito cardiaco e della sudorazione, da rispostepsicologiche, come il focalizzarsi dell’attenzione sulla fonte delpericolo, e dalla tendenza a sfuggire alla situazione che si avvertecome pericolosa.Questi tre tipi di reazione definiscono, secondo gli scienziati,l’ansia: una risposta che contiene dunque aspetti fisiologici(aumento del battito cardiaco), cognitivi (la concentrazione) ecomportamentali (la fuga). La reazione ansiosa, nella varietà delle sue manifestazioni, ha unaforte base biologica. La ricerca sugli animali e sugli uomini suggerisce che l’evoluzioneabbia preprogrammato gli organismi a reagire al pericolo conl’ansia.

Indubbiamente, nell’ansia c’è molto più chesemplici componenti fisiche di tipogenetico e fisiologico. L’esperienza dell’apprendimento determinain quali circostanze l’individuo diventaansioso e i processi cognitivi vengonochiamati in causa in rapporto all’informazioneche si ha del pericolo. Non tutti i membri di una specie sonoegualmente ansiosi e questo certamente siapplica agli esseri umani. L’ansia quindi come risposta ad unasituazione di minaccia può essere unrisultato evolutivo e può avere una basefisiologica. L’ansia si riferisce anche a un fatto mentale,è un’emozione che può essere sentita e lasensazione va di pari passo con i pensieri.È un dato ormai certo che l’ansia haconseguenze sull’attenzione.

La nostra capacità di occuparci di certe cose è limitata e l’attenzioneha bisogno di essere selettiva. L’ansia è accompagnata dallatendenza a occuparsi selettivamente di questioni che hanno a chefare con il pericolo, poiché le informazioni minacciose vengonoprivilegiate rispetto a quelle emozionalmente neutre. Se l’ansia è una reazione a qualche stimolo, secondo gli studiosinon è questo che provoca la paura, ma l’interpretazione che a essoviene attribuita.Dopo aver tracciato una cornice sull’ansia al fine di comprendernel’etimologia, nei prosimi numeri ci concentremo su tutte le suediverse manifestazioni, riportate nel DSM IV, il manualediagnostico e statistico dei distubi mentali, quali: fobie, disturbod’ansia generalizzato, attacchi di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo acuto, o post-traumatico, da stress.

Dott.sse Silvia Marsiliani e Paola PernazzaPsicologhe-psicoterapeute

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Meglio un asino vivoche un dottore morto!

Questo mese tutta la mia vita ruota vorticosamente attorno ad un unicoavvenimento che attendo da parecchio tempo: è arrivato anche il mio momento didiscutere la tesi di laurea.Ora, a parte l’ovvia emozione e l’ansia che sale ogni giorno che passa, purcontinuando a ripetermi che quella sessantina di pagine le ho scritte io, quindidovrei riuscire a districarmi bene tra le domande che mi verranno poste, c’è da direche c’è un tarlo che non abbandona i miei pensieri.Il tarlo di uscire dall’università con una preparazione non adeguata.Non è un tarlo presente senza fondamenti: il mio livello di inglese “in uscita” è unB2+, così come quello di spagnolo (evito di commentare: il primo anno sonorimasta scioccata dai metodi di “insegnamento” di una “professoressa”, ovviamentenon madre lingua, ormai andata in pensione, fortunatamente sostituita da una verae propria professionista dell’insegnamento da un anno!).Peccato che io sia entrata con un B2 di inglese e di spagnolo e il livello “B2+” nonesista a livello europeo, o meglio, non venga riconosciuto come valido: o si trattadi un B2 o di un C1. La cosa ancor più triste è che molte persone sono entrateall’università con un C1 di partenza.Sono regredite, in questi tre anni? A cosa sono serviti allora quegli esami che cimettevano l’ansia addosso e non ci facevano uscire di casa? Quante difficoltàincontreremo in futuro per colpa di questa preparazione non adeguata?Queste domande continuano a vorticare nella mia testa senza riuscire a trovare unarisposta adeguata e che, soprattutto, mi riesca a dare un po’ di tranquillità mentreguardo avanti e scruto le possibilità che si stanno stagliando all’orizzonte.Possibile mai, poi, che l’Università pubblica italiana (nello specifico quella diPerugia, corso di Mediazione Linguistica Applicata, che è stato già “soppresso”,dopo nemmeno quattro anni di vita!) sia arrivata davvero a toccare il fondo fino aquesto punto? Ora, non dico tanto, ma avendo scelto “Mediazione LinguisticaApplicata”, mi sarei aspettata di studiare le lingue in ogni loro sfaccettatura e,soprattutto, approfonditamente … e invece no.Ho iniziato a studiare portoghese durante il secondo anno di corsi e, se non fossestato per la bravura dell’insegnante del CLA e per la lungimiranza del professore

che si occupa dei corsi, che ha imposto l’obbligo difrequentare il 75% delle lezioni per poter fare gliesoneri durante l’anno, probabilmente avrei un livellodi conoscenza della lingua pari a quello che hodell’algonchino.La mia prima lingua straniera (l’inglese) e la miaseconda (lo spagnolo, per cui ho una passionepersonale che rasenta l’adorazione) sono state quindiparticolarmente “maltrattate” in questi tre anni e misono sentita raggirata. Profondamente raggirata:questa è l’Università pubblica e il servizio che cioffre? Benissimo, grazie. Per non parlare dei vari,innumerevoli e vacui problemi avuti in tre anni diiscrizioni, pagamenti tasse e presentazione didocumenti con quelle amabili segretarie che sembravanointeressarsi a tutto meno che ai nostri destini.Per carità, sicuramente esistono problemi peggiori almondo di un esame non registrato, ma almeno un po’di gentilezza non guasta e, avendo fortunatamenteincontrato anche delle segretarie la cui professionalitàera davvero meravigliosa, la maleducazione e ildisinteresse delle altre faceva andare ancor di più ilsangue al cervello, spingendoci a dire e fare cose chenon avremmo voluto. Che fare, quindi? Rimanere apiangersi addosso e accusare puntando il dito?Sicuramente no. Bisogna rimboccarsi le maniche ecercare di mettere delle “pezze”, come dicono iromani, a quelle che sono le falle lasciate nella nostraformazione da chi avrebbe dovuto evitare che la navedella conoscenza calasse a picco. Ma qui cola a piccoun po’ tutto, purtroppo …possiamo lamentarci noi?Sì, possiamo e dobbiamo, perché altrimenti partiamogià in pieno naufragio e, vista l’aria che tira, non mipare proprio il caso.Anche perché, dopo anni passati a studiare e a pagareper poterlo fare in maniera dignitosa e così da potermiguadagnare da vivere un giorno, mi piacerebbe poterdar ragione alla Fornero e proclamarmi orgogliosamente“choosy”, anche se magari, per pagarmi qualche corsodi lingue o qualche vacanza studio all’estero, nondisdegnerò lavori che magari non saranno quello deisogni, ma che almeno mi aiuteranno a diventare unapersona migliore, o perlomeno a lavorare sodo perpoter diventare la persona che sogno di essere.Una persona con un determinato bagaglio culturale edi esperienze, che possa tornare utile al suo Paese, inun modo o nell’altro … perché di persone che apronobocca ed emettono fiato senza sapere di cosa stianoparlando ne abbiamo fin sopra i capelli e andareall’estero non mi pare davvero la soluzione definitivaa tutti i nostri problemi.Un bagaglio culturale che finora era stato accuratamenteriempito dalla scuola pubblica senza che ci trovassinulla da ridire, anzi, sono stata estremamentefortunata … fino al momento in cui mi sono iscrittaall’università. Ma come si suol dire … meglio unasino vivo che un dottore morto! E scusate lo sfogo!

Chiara Colasanti

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Fino agli anni 50 del secolo scorso e oltre, una buona parte degliitaliani uomini, donne e bambini, indossava abitualmente scarpe oscarponi con i chiodi sotto, sia d’estate che d’inverno. La domenica e i giorni festivi “quelli che se la passavano meglio”-avevano due o più paia di scarpe!- indossavano le cosiddette scarpefine, ovvero scarpe basse senza chiodi ma con due ferretti a mezzaluna inchiodati con le semenze nella suola, uno sotto la punta e l’altrosotto il tacco. I ferretti e i chiodi, detti anche bollette, avevano loscopo di non far consumare la suola, perché la sua sostituzione costavadenaro e la maggior parte degli abitanti non si poteva permetterequesta spesa.Sia dopo la prima che dopo la seconda guerra mondiale la povertàera l’unica cosa che abbondasse quasi dappertutto. Capitava che, seera necessario far risuolare un paio di scarpe,oltreal costo, dovevi mandare un familiare dal calzolaioe startene scalzo in casa finché non te le riportava.I ragazzini si toglievano le scarpe prima di darequattro calci al pallone, perché il terrore di rovinarlefaceva coppia con la paura della immancabilepunizione da parte dei genitori. Il chiodo o bolletta aveva la testa con sette faccettee ci volevano, in genere, sette martellate per piantarlonella suola: due martellate per appuntarlo, tenendolocon due dita e cinque per conficcarlo fino in fondo.Questo è il motivo per cui venivano chiamati chiodia sette bòtte! La tomaia di queste calzature di usoquotidiano era in genere di vacchetta morbida, fatta con pelle divitellone giovane, mentre la suola si faceva con le pelli più spesse, divacca adulta o di bue. Finché si camminava sulle strade bianche, cheerano la maggioranza, sui viottoli o nei campi, gli scarponi chiodatinon creavano problemi, ma quando si entrava in una stanza pavimentatacon mattonelle bisognava fare attenzione a non scivolare. Inoltre,camminando su pavimenti duri e lisci, come i lastricati delle piazze,sia gli uomini che gli animali da tiro e da soma, essendo anch’essiferrati, producevano il medesimo rumore di ferraglia. Un altro problema non meno grave si evidenziava d’estate: la suolasi asciugava a causa del caldo e della siccità ed era facile che i chiodi,allargatosi il buco dove erano infissi, venissero perduti per strada, consomma gioia, si fa per dire, del padrone delle scarpe che dovevaportarle a riparare, se non era in grado di farlo da solo, e dei ciclistiche si ritrovavano spesso con le gomme a terra. La riparazione dellecalzature veniva effettuata infilando nel buco circolare vuoto lasciatodal chiodo perduto, una specie di stecchino di legno a sezionequadrata, fabbricato dai detenuti nelle patrie galere, riconficcando poi

un nuovo e luccicante chiodo al centro dello stecchino. Per i bambini e gli adolescenti , i cui piedi crescevano in lunghezza a

vista d’occhio, il problema era che bisognavarifare gli scarponi nuovi ogni anno. Si ovviava a ciò facendo le calzature due dita piùlunghe del piede, in modo che durassero piùstagioni mentre gli scarponi dismessi, anche selogori, venivano passati al fratello più piccolo,anche perché c’era sempre un fratello più piccoloo almeno un cugino. Con gli scarponi nuovi, più pesanti e più lunghidel piede, i ragazzi venivano raggiunti con facilitàda chi, per qualche buona o cattiva ragione, avevadeciso di dare loro una lezione. Quindi per i primitempi, finché non si abituavano al peso e alle

maggiori dimensioni di quelle palle al piede, i giovani cercavano dinon fare marachelle e di non indispettire i più grandi, pena unagragnuòla di scapaccioni, una volta raggiunti. Tra gli anni 50 e 60 del secolo scorso furono messi in commercio icarrarmati, pezzi di gomma con battistrada, che venivano cuciti amano sulla suola di cuoio degli scarponi, utilizzando la lesina foratache era stata inventata proprio per questa bisogna. Passare da quei pesantissimi e sferraglianti scarponi chiodati ainuovi, leggerissimi e silenziosissimi scarponi con i carrarmati fuquasi come il passaggio dal lume a olio o a carburo all’uso dellaluce elettrica nelle case: un passaggio epocale! Ne è testimoneanche Florio Piastrella, calzolaio in pensione, cultore del mestiere,poeta e raffinato collezionista, che mi ha illustrato con passionel’arte di fabbricare scarpe, arte che va scomparendo lentamente mainesorabilmente.Dedicato ai giovani che forse non sanno e desiderano sapere e aimeno giovani che non hanno dimenticato la miseria e le privazioniche ci hanno fatto grandi. Vittorio Grechi

Gli scarponichiodati

C o s a F a r e ? D o v e A n d a r e ?C o s a F a r e ? D o v e A n d a r e ?L'effetto collaterale più evidente della Chemioterapia è la perditadei capelli, difficile da sopportare per la maggior parte dellepersone. Quando cadono i capelli ne risente anche lo spirito. Una testa folta di capelli è simbolo di vitalità, attrazione eautostima.Sei direttamente o indirettamente toccato da questo argomento?Chiedi una consulenza gratuita a chi può consigliarti.

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Dici mafia, ma sai di cosa parli?È un morbo che attanaglia tutta la penisola italiana ed i suoi sintomi sonocorruzione e morte.Nonostante tutti siano al corrente della sua esistenza nessuno è abbastanzaforte da riuscire a debellarla. Il suo nome è Mafia.La disinformazione è l’arma di questa malattia, una storia incerta il suopassato.La nascita delle organizzazioni mafiose non è ben definita, tuttavia si pensa chepossa essere collocata verso la metà del XIX secolo nella soleggiata Sicilia,ove spesso per vivere viene coltivata la delicata pianta del limone a cui bastaun mese di siccità per essere irrimediabilmente compromessa. In un clima di precarietà economica si instaurano così i primi gruppi di personeche inizialmente intimidiscono i contadini danneggiando le piante per poi farsipagare per proteggerle. Ecco che i semi della criminalità organizzata erano stati piantati, destinati acrescere come un’edera sino a soffocare la stessa terra che li aveva generati. Con il passare del tempo quello che era nato come un gruppo di bravi crebbea tal punto che alla fine si sentì il bisogno di attribuire a questo un nome edanche su questo aspetto aleggia un velo di mistero. Non si conosce con precisione l’origine del termine Mafia, moltoprobabilmente deriva dall’arabo mahyas con il significato di spavalderia, vantoaggressivo.Già nel 1863 è possibile rintracciare il termine nell’opera I mafiusi de laVicaria, segno della consapevolezza della diffusione del problema che la mafiacostituiva, problema con cui anche la patria della democrazia, gli Stati Unitid’America, si è dovuta confrontare: è qui che nasce negli anni venti il termineCosa Nostra, un nome scelto ad indicare come questa organizzazione fosseproprietà esclusiva di chi vi era entrato.Il resto della società, quella parte che non ne faceva parte, doveva ubbidireadeguandosi alla sua presenza, un nuovo contratto sociale stabilitosi tra uominiche accettavano di sotterrare i mali della nuova società sperando di non doverviavere a che fare, facendo diventare la mafia l’incubo dell’uomo moderno.Un mostro formato dalle migliaia di persone che estraniandosi dalla comunitàin cui vivono antepongono il bene personale a quello comune, il fine delprofitto ai princìpi dell’umanità. Francesco Gaggia

La sceltaTeatro Secci Terni dal 25 al 26 gennaioTeatro Comunale Narni 27 e 28 gennaio

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C A L E N D A R I O

Lungo cammino verso la libertà. Corso introduttivo allaconoscenza dei diritti umani e delle loro violazioni.Auditorium di Palazzo di Primavera

12 febbraio 2013 - 16° IncontroIL RAZZISMO E LA PRATICA POLITICA, parte IIIL’antisemitismo nazista, gli antecedenti storici, sterilizzazione, eugenetica, eutanasia19 febbraio 2013 - 17° IncontroL’ANTISEMITISMO NAZISTA La persecuzione e i ghetti26 febbraio 2013- 18° IncontroGENOCIDI E STERMINI, parte I La definizione giuridica di genocidio: la Convenzione sulgenocidio (1948), il genocidio degli Armeni, il genocidiodi Stalin, il genocidio dei cambogiani5 marzo 2013 - 19° IncontroGENOCIDI E STERMINI, parte II Il genocidio cinese in Tibet, il genocidio in Cina durante la rivoluzione culturale, le Foibe, la pulizia etnica in Jugoslavia, lo sterminio in Libia, il massacro di Katyn12 marzo 2013 - 20° IncontroGENOCIDI E STERMINI, parte III I desaparecidos in Argentina, lo sterminio dei nativi americani, il genocidio in Ruanda, il bombardamento diTokio, lo stupro di Nanchino, Hiroshima

a cura di Eleonora Landi

La sceltaFoto di Fabio Tomaselli

Nelle foto: Elisa Gabrielli e Simone Mazzilli

La sceltaSpettacolo per la Giornata della Memoria con Elisa Gabrielli, Simone Mazzilli, Olmo MazzoniDrammaturgia e Regia Irene Loesch

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Associazione Culturale

L a P a g i n aL a P a g i n aTerni, Via De Filis 7a

P i e r i n o e i l L u p oS a b a t o 1 9 g e n n a i o 2 0 1 3

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C O N F E R E N Z EC O N F E R E N Z E

F E B B R A I O 2 0 1 3

Gio 14 ore 17,30La lotta laica delle donne per i diritti Marcello Ricci

Ven 15 ore 17,30Le s treghe Giampiero Raspetti

M O S T R E M O S T R E dalle ore 16,00 al le 19,00dal le ore 16,00 al le 19,00

F E B B R A I O 2 0 1 3F E B B R A I O 2 0 1 3

Mar 12 - Dom 17Mar 12 - Dom 17Lettere d’amore a San ValentinoLettere d’amore a San Valentino

Un epistolario mondiale a cura di:Un epistolario mondiale a cura di:- padre Bose George Velassery, Ordine dei Carmelitani Scalzi - padre Bose George Velassery, Ordine dei Carmelitani Scalzi - - don Claudio Bosi, don Claudio Bosi, parroco della Basilica di San parroco della Basilica di San Valentino Valentino -- Andrea Liberati, giornalistaAndrea Liberati, giornalista

Mostra iconografica per San ValentinoMostra iconografica per San Valentino Collezione FlorioCollezione Florio

Mar 19 - Dom 24Mar 19 - Dom 24Te r n i n e v eTe r n i n e v e Foto di Marco IlariFoto di Marco Ilari

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Nell’Associazionenon deteniamo né dispensiamo cultura.Ci piacerebbe averne a riccioli d’oro avvolgenti come eternatempesta di neve. Disponiamo solo di ciocche sparute, in giornate non di sole,non di pioggia. Sappiamo peròcoordinare, organizzare, vivere serenamente la cultura di altri.Abbiamo bisogno di te,delle tue conoscenze, della tua sensibilità. Dei tuoi progetti, delle tue idee, dei tuoi sogni. Della tua compagnia,della tua amicizia.Vieni con noi, in giornate di sole,qualunque sia la tua età.

GR

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STABILIMENTO ALTEROCCA G i t a d o p o l a v o r i s t i c a

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Recentemente è uscito un volume dal titolo Il testamento di Alterocca, di Sergio Marigliani. Si tratta di un libro importantissimo per meglio capire la storia del lavoro nella nostra città per opera di Virgilio Alterocca, l’imprenditore che ha fatto conoscere Terni in tutto il mondo.Colgo l’occasione per ricordare, oltre Sergio ed il suo libro, anche Giulio Porchetti, un amico dipendente diAlterocca come correttore. Giulio, frequentatore un tempo della mia bottega di calzolaio, mi fece dono di una fotodegli anni ‘930 che mostra tutto il personale dello stabilimento presente ad una gita aziendale. Florio

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A Terni, gennaio 2013, in Via De Filis 7, presso l’Associazione Culturale La Pagina,

abbiamo ammiratoabbiamo ammiratogratuitamentegratuitamente

le 100 cartoline (serie completa,UNICA AL MONDO) dedicate alla Divina Commedia di Dante Alighieri, stampate da Virgilio Alterocca e appartenenti alla collezione diSergio Marigliani.

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Dal 9 al 14 Febbraio Vi aspettiamo nel nostrostand a Cioccolentino(Terni, Piazza Europa) conle splendide creazionidi Emanuele Carletti

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Forse è stato il caso beffardo a volere che il 27 gennaio,Giorno della Memoria delle vittime del nazismo e dell’olocausto,coincidesse anche con il giorno in cui i Cechi hanno deciso, tramitele prime elezioni dirette di questo tipo, chi sarà il loro futuro presidente.L’8 marzo prossimo, dunque, all’indomani della fine del mandato delben poco rimpianto euroscettico e populista Václav Klaus, giureràsulla costituzione il non meno populista, ma almeno apparentementeeurofederalista (tanto federalista da auspicarsi anche la Russia inUnione Europea) Miloš Zeman.

Riflettere su questa coincidenza è doveroso dato che, mentrela Merkel dichiarava che l’olocausto “rimarrà una macchia indelebileper la Germania”, a poche centinaia di chilometri da Berlino, ilpopulista Zeman vinceva le elezioni presidenziali facendo credere aiCechi che, in virtù delle origini tedesco-austriache della sua casata,il suo rivale, il principe Karel Schwarzenberg, attuale vicepremier eministro degli Affari Esteri, avrebbe messo in discussione i decretiBeneš. Per la cronaca, è bene ricordarlo, i decreti Beneš ratificaronol’esproprio dei beni e l’espulsione di circa 2,5 milioni di cechi di etniatedesca che vivevano nelle zone dei Sudeti dell’allora Cecoslovacchia.

Tutto questo lungi dall’essero vero. Schwarzenberg non hamai sostenuto che i decreti Beneš fossero da rivedere, dato che,almeno dal punto di vista giuridico, per entrambi i paesi trattasi diun capitolo chiuso. Come dimostrato dalrisultato delle elezioni, però, a più di 70anni di distanza rimane ancora aperta laquestione politica e soprattutto morale. Da politico intelligente e civile quale èSchwarzenberg ha semplicemente avuto ilcoraggio di dichiarare che l’espulsione forzatadi 2,5 milioni di cittadini cechi innocenti,colpevoli solo di essere di etnia tedesca, èstato un atto barbarico indegno di unpopolo progredito, non dissimile, aggiungoio, agli esodi di massa imposti dai nazisti edai sovietici alle minoranze scomode. Opinione che trova sempre più larghiconsensi tra le nuove generazioni, ma che,purtroppo, rimane ancora indigeribile perquelle dei padri e dei nonni.

Come ben sanno gli storici, e come lentamente sta tornandoin superficie attraverso film e libri che trattano con coraggio questotema delicato, i Cechi delle zone dei Sudeti approfittarono di questocolossale esodo non solo per depredare le proprietà dei loro ormai exconcittadini tedeschi, ma anche per lasciarsi andare in alcuni casi adorribili e sanguinose rappresaglie piene di odio. Il tutto sotto labandiera del: tutti i tedeschi sono colpevoli e si meritano solo il peggio.Se, naturalmente, tutto ciò va visto nel contesto storico della finedella guerra, appare evidente, però, come dopo quasi 80 anni unpopolo civile non possa ancora nascondersi dietro il paravento di unareazione, magari eccessiva, ma comunque legittima contro i nemici.Questo soprattutto considerando che si trattava in realtà di concittadinicechi di etnia tedesca che da secoli vivevano pacificamente in questeterre e che niente avevano a che fare con il Terzo Reich.

Tralasciando lo stile della campagna elettorale adottata daZeman piena di menzogne, colpi bassi e attacchi offensivi, credo chesia anzitutto un dovere morale puntare il dito contro l’allarmismopopulistico e demagogico scatenato dal neopresidente che, usato perbattere il proprio rivale, ha di fatto nuovamente fomentato antichi odiverso i vicini germanici alimentando la paura di molti Cechi divedersi espropriate quelle proprietà ottenute, legalmente o meno, ascapito dei tedeschi dei Sudeti espulsi dal paese dopo la guerra. Unastrategia la cui altissima pericolosità è stata confermata proprio dairisultati su cui ha pesato in modo determinante il sospetto e la sfiduciaverso questo “aristocratico tedesco” nutriti in particolare in Moravia,nelle zone a più alta disoccupazione e tra le generazioni più anzianeed economicamente più deboli. La verità è ben diversa dato cheSchwarzenberg non solo è nato a Praga, ma suo padre era un fervente

patriota e lui stesso, durante gli anni dell’esilio forzato aiutò idissidenti cecoslovacchi, tanto da diventare poi cancelliere del primopresidente democraticamente eletto Václav Havel.

Ma purtroppo, e noi italiani lo sappiamo bene, poco possonoi fatti e la verità contro la demagogia e il populismo quando questedegerazioni della democrazia poggiano su emozioni forti come lapaura, il disagio e l’insoddisfazione. In tempi di crisi, quando ungoverno odiatissimo taglia il welfare sociale con l’abilità di unEdward Manidiforbice (possiamo parlare indistintamente delgoverno italiano come di quello ceco), sono questi, infatti, isentimenti più diffusi tra le classi esposte al rischio di disoccupazionee povertà. Un humus infetto in rapida espansione che diventa terrenoideale per il virus del solito leader forte, sicuro di sé, che parla comel’uomo della strada e che promette di rimettere a posto le cose.Nihil novi sub sole, verrebbe da dire.

Il popolo ceco dopo la guerra non è stato esposto ad unprofondo processo di catarsi come quello seguito alla denazificazionetedesca, e, pur non essendo stato particolarmente attivo nellaresistenza contro il protettorato, è comunque riuscito a sedere altavolo dei vincitori grazie anche all’esemplare attentato contro ilgovernatore e generale delle SS Reinhard Heydrich. Questo fragilecredito morale di vincitori, appesantito dalla coscienza nascosta dei

crimini che hanno accompagnatol’espulsione dei tedeschi, è ancora oggiper molti il pretesto per pensare insilenzio, o affermare ad alta voce, che idecreti Beneš fossero un atto giusto edovuto e, quindi, per rifiutarsi di affrontarein modo maturo e consapevole le ombredel proprio passato come, invece, hasaputo e sa fare la Germania.

Certo, le colpe dei Cechi neiconfronti dei propri concittadini tedeschisono apparentemente ben poca cosa separagonati ai danni e alle sofferenze infertedai nazisti durante la Seconda GuerraMondiale. Ma è proprio questo il tipo diragionamento errato che si deve sradicareaffinché la storia dell’umanità possa

procedere verso un futuro di pace e armonia. Fintantoché le personegiudicheranno la storia e i propri vicini tenendo sempre in mano unabilancia dove pesare il torto fatto e quello subito rimarremmo ancoralegati alle logiche barbariche della legge del taglione, inchiodati alcodice Hammurabi dei babilonesi dell’occhio per occhio, dente per dente.

In fondo, anche per i nazisti la guerra era una reazione“giusta” ai torti subiti a Versailles, così come anche per gli imperidell’inizio del XX la Grande Guerra fu un reazione “giusta” ai tortisubiti dai propri vicini e concorrenti. E così via, di guerra in guerra,di faida in faida. Come intuito dai più grandi pensatori della nonviolenza, la storia ci impartisce da sempre una lezione importante: ilsangue chiama solo altro sangue, la violenza chiama la violenza e lavendetta chiama la vendetta. Accettando questa lezione imprenscindibilesi apre davanti a noi l’unica strada percorribile per cambiarerealmente i destini dell’umanità.

In conclusione, dunque, lode a chi come la Merkel non temedi affrontare le proprie responsabilità ammettendo le colpe storichenella consapevolezza che solo questo è il modus vivendi tra paesicivili. Vergogna, invece, a chi, come il neopresidente Zeman, non haesitato a suonare la nota stridula della xenofobia verso i tedeschi nellapropria scalata al potere, indifferente al pericolo che un taleatteggiamento potrebbe risvegliare vecchi demoni e terrori chesperavamo essere condannati ad un letargo ormai irreversibile. Il 27 gennaio 2012, Giornata dell’Oblio dei Cechi, ha dimostrato chetale non è e che, per questo, è massimamente importante vigilaresempre e non mancare mai di onorare la memoria, unico vero arginetra la convivenza pacifica dei popoli e la violenza della guerra e dellaprevaricazione. Andreas Pieral l i

In Repubblica Ceca si è festeggiata la Giornata dell’Oblio

Karel Schwarzenberg

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AZIENDA OSPEDALIERAAZIENDA OSPEDALIERA

D i v i s i o n e d i O r t o p e

Dott . Paolo Di Fi l ippoDiret tore Strut tura Complessa di Ortopedia e TraumatologiaAzienda Ospedal iera “S. Maria” di Terni

La Struttura Complessa di Ortopedia e Traumatologiadell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria” di Terni, diretta dal Dr. PaoloDi Filippo, si occupa della diagnosi e del trattamento chirurgico e nondella patologia ortopedico-traumatologica dell’età evolutiva, dell’adultoe della terza età.

La sua attività si rivolge all’utenza regionale ed extraregionaleper cercare di rispondere in maniera esaustiva e tempestiva alle patologiesia di trattamento medico che chirurgico, con procedure e trattamentiin accordo con quanto indicato dalla letteratura e dalle linee guidainternazionali.

La struttura complessa è situata principalmente al 4° piano ove èorganizzata nel reparto di degenza ordinaria ortopedico-traumatologica,nel DH dedicato ai controlli clinici e radiografici e nell’AmbulatorioOrtopedico dedicato al controllo clinico dei pazienti già in carico allastruttura nonché all’esecuzione delle prime visite prenotate attraverso ilCentro Unico di Prenotazione.

La struttura utilizza i letti presso la Day Surgery per l’esecuzionedi interventi che necessitano di un ricovero ma di osservazione di brevedurata.

I medici ed il personale paramedico svolgono inoltre unaquotidiana attività di consulenza nell’Ambulatorio Traumatologico sitopresso la struttura del Pronto Soccorso, garantendo una tempestiva edadeguata gestione del paziente con criticità ortopedico-traumatologiche.

I pazienti possono accedere personalmente ai servizi dellaStruttura complessa di Ortopedia e Traumatologia prenotando una visitatramite CUP presso l’Ambulatorio Divisionale o con uno dei Dirigentidell’Unità Operativa. A tale riguardo, uno degli obiettivi che ci siamoposti è quello di aumentare il numero di visite ortopediche al fine dicontribuire alla riduzione delle liste di attesa. Ciò è operativo dall’iniziodel 2013.

Dopo la valutazione ortopedica, i pazienti che necessitano di unintervento chirurgico vengono posti in lista di attesa con grado di prioritàdefinito dalle condizioni di urgenza del caso clinico e vengono convocatitempestivamente per il ricovero. Generalmente i pazienti che dovrannoessere sottoposti ad un intervento di chirurgia ortopedica maggiore sonoricoverati il giorno prima dell’intervento previsto e vengono nuovamenterivalutati clinicamente per escludere la comparsa di nuove patologie,analizzare la documentazione clinica e la terapia in atto, completare, senecessario, le indagini preoperatorie ed acquisire il consenso informato.

I pazienti ricoverati in regime di Day Surgery sono ricoverati lamattina stessa dell’intervento chirurgico e, in assenza di complicanze,dimessi la mattina seguente, dopo rivalutazione clinica.

Uno degli ambiti che maggiormente ci impegna è la gestione e il

trattamento delle lesioni traumatiche dello scheletro,comprendendo sia le problematiche relative alpolitrauma maggiore sia la chirurgia ortopedicageriatrica.

La gestione di tali pazienti risulta, infatti,talvolta particolarmente impegnativa, dovendoprovvedere rapidamente sia alla stabilizzazione delleloro condizioni, sia alla stabilizzazione chirurgica dellafrattura, prediligendo metodiche mininvasive e conridotta perdita di sangue e cercando di assicurare il piùrapido recupero funzionale possibile.

A tal fine le nostre strategie di trattamentoseguono le linee guida internazionali, consolidando lenostre conoscenze attraverso la periodica partecipazionea training formativi.

Un altro settore che ci vede particolarmenteimpegnati è la chirurgia protesica delle grandiarticolazioni dove possediamo una ampia e consolidataesperienza nella chirurgia protesica di anca, ginocchio,spalla utilizzando protesi biologiche con risparmio diosso e avviando immediatamente il paziente nelpost-operatorio alla riabilitazione grazie allacollaborazione con il Servizio di Fisiatria.Nell’ambito della chirurgia protesica, un campo doveabbiamo maturato un’importante esperienza è quellodella chirurgia protesica di revisione, patologia sempre

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A SANTA MARIA DI TERNISANTA MARIA DI TERNI

d i a e T r a u m a t o l o g i a

S T R U T T U R A C O M P L E S S A O r t o p e d i a e Tr a u m a t o l o g i a

DirettorePaolo Di FilippoDirigenti mediciPaolo CinagliaMauro ProiettiMatteo PerrottaSandro Latini

Giuseppe BensiDavid D'Eramo

Mauro CasavecchiaGhassan BassilSergio Armillei

Dante TomassiniAlfredo Gillio

Fabio LamperiniAlessandro Massarini

Giancarlo AisaGiancarlo Paoletti

Caposala sezione AMargherita Quondamcarlo

Caposala sezione BLoredana palenga

Caposala DHRita Bartulucci

più frequente e di difficile e dispendioso trattamento.Consolidata esperienza anche nella chirurgiaartroscopica del ginocchio e della spalla; è di routine iltrattamento artroscopico delle lesioni traumatiche e nondel ginocchio, con particolare riguardo alla patologiadella rotula, ed alle lesioni del menisco e dei legamenticrociati; per la spalla in particolare le lesioni della cuffiadei rotatori e le sindromi da conflitto.

Grande impegno anche nella chirurgiacorrettiva, con particolare interesse per la chirurgiadell’alluce valgo e delle metatarsalgie, nonché delledismetrie degli arti, siano esse di origine traumatica checongenita.

La struttura complessa di Ortopedia eTraumatologia è attiva anche dal punto di vistascientifico: oltre a presentare contributi scientifici a varicongressi ed ad organizzare corsi di aggiornamentointra-aziendali ha organizzato a Terni nel 2011 ilcongresso regionale OTODI con ampia partecipazionedi medici, infermieri e personale tecnico.

In conclusione l’UC di Ortopedia eTraumatologia dell’Azienda Ospedaliera di Ternirappresenta un punto di riferimento importante perl’ utenza regionale ed extraregionale, con un’attività incostante crescita sia da un punto di vista qualitativo chequantitativo.

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LLaa ssppeedd iizz iioonneedd ee ii MM ii ll ll ee :: i preparativi

Laddove si affilavano le lame e si levavano i calici brindando allamorte, ancor non s’udiva il grido di battaglia dell’uomo al cui cennouna nazione tutta si sarebbe destata. Entrambi raccolti con un’epicasottoscrizione, l’invitto duce dei Cacciatori delle Alpi sapeva d’aver inpronto le armi ed il denaro, tuttavia non ardiva muover battaglia ad unnemico ignoto. Il disegno era ambizioso, consisteva nella liberazionedal giogo borbonico del Reame delle Due Sicilie, ma l’interrogativoera se sui campi di battaglia si sarebbero dovuti affrontare dei mercenario l’odio e l’ostilità della popolazione meridionale.Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti: quale coscienzaavrebbe potuto tollerare la colpa d’aver condotto centinaia fra imigliori giovani italiani ad un inutile massacro?Proprio per tale ragione s’attendeva un primo cenno di ribellione deipatrioti siciliani, i quali invece miravano nell’aiuto esterno la chiaveper la realizzazione dei propri piani: era questo un circolo vizioso chenecessitava d’esser infranto nel suo punto più fragile, appello al qualeper primi risposero due valorosi, il futuro primo ministro italianoFrancesco Crispi ed il fervente Rosolino Pilo. Quest’ultimo, una voltaaver intravisto la possibilità d’agire, decise di far ritorno nella natiaisola assieme a Giovanni Corrao grazie ai soldi messi a sua disposizionea Lugano da Mazzini, scrivendoinoltre al generale Garibaldi alquale, oltre alle baionette,veniva chiesto di porsi a capo ditale moto.Avendo ricevuto una rispostache pur tendendo alla prudenzaapprovava la loro impresa, idue si imbarcarono sulla tartanaNostra Signora del Soccorso,ma, a causa del mare tempestoso,quando il 10 Aprile del 1860giunsero a Messina, la rivolu-zione era già in atto, guidata daicomitati mazziniani locali.Il suo principio fu nella nottedel terzo giorno del medesimomese, quando il fontaniereFrancesco Riso, dopo averradunato delle armi presso ilconvento dei frati minori dellaGancia a Palermo, si nascose in esso assieme ad una guarnigione dicirca cento volontari, la quale venne sopraffatta la mattina seguentedalla milizia regia, che, dopo aver saccheggiato il sacro edificio, condussein carcere attraverso le vie principali della città trentasette monaci, dicui tredici vennero fucilati assieme a Giovanni Riso, padre del capodella fallita insurrezione che sarebbe spirato venti giorni dopo inseguito alle ferite riportate nel corso dell’eroico combattimento.Quella scintilla fece tuttavia nascere nella Sicilia tutta nuove fiammerivoluzionarie: due giorni dopo Palermo si sollevarono Trapani e Termini,presto seguite da Misilmeri, Catania, Marsala, Girgenti, Caltanissetta,Corleone e Carini; Messina venne stretta d’assedio, mentre RosolinoPilo peregrinava da una contrada all’altra diffondendo la predicazionerepubblicana attraverso la parola e l’esempio. Tali fatti d’arme avevanosuscitato la viva preoccupazione di Cavour, che inutilmente tentò diconvincere Vittorio Emanuele II ad impedire la spedizione garibaldinache si stava preparando in soccorso degli insorti poiché dubitava dellafedeltà alla causa sabauda del generale in quanto egli manteneva deirapporti con il mazziniano Alberto Mario, tanto da indurre il sovrano

a scrivere alg i o v a n eFrancesco IIinvocando leriforme co-stituzionaliche avreb-bero potutoscongiurarequesto colpodi mano.Mentre lostatista pie-

montese vanamente cercava di muovere i logori fili d’una consumatadiplomazia ed in Sicilia i patrioti continuavano a combattere, a Genova,in quei primi giorni d’Aprile, giunsero altri fedelissimi dell’eroe deidue mondi, ossia Crispi, Bixio, Turr e Sirtori, costretti tuttavia adeffettuare i preparativi per l’impresa di notte a causa dello spionaggiodel parroco di Quarto, che venne caldamente esortato a desistere dalproprio operato dal collescipolano Giovanni Froscianti, impegnatocome i propri compagni a gestire quella faticosa organizzazione.Nel frattempo, non soddisfatto d’aver circondato Villa Spinola dinumerosi agenti di polizia, il governo piemontese ordinò al governatoredi Milano d’Azeglio di non consegnare le armi raccolte attraverso lasottoscrizione “Un milione di fucili” agli emissari di Garibaldi.Nel fermento di quei giorni delle nuove giunsero anche dall’Italiacentrale, nella quale, a testimonianza della sua sempre soffocatavolontà di riscattarsi, si prospettava un nuovo moto, che, necessitandod’una fidata guida, spinse il generale a cercare grazie a Gusmaroli iltoscano Bandi, in quel momento regio militare ad Alessandria, cheriuscì in seguito ad evitare l’accusa di diserzione grazie ad un foglio dicongedo firmato dallo stesso Vittorio Emanuele.Tale valoroso, che, dopo aver lasciato definitivamente l’esercito nel1870 per divenire uno dei più affermati giornalisti italiani, sarebbe statoassassinato nel 1894 da un anarchico per aver condannato l’omicidiopolitico del presidente della Repubblica Francese, fu autore di un librodi memorie in cui descrisse il suo rifiuto di porsi a capo di quellarivolta, il cui comando venne in seguito affidato a CallimacoZambianchi, che più volte tentò di convincere a seguirlo il restioufficiale di fanteria.Quest’ultimo mirabilmente seppe descrivere sia il clima di sconfortoche si venne a creare in seguito al provvisorio annullamento dellaspedizione, causato dalla lettera del 27 Aprile di Nicola Fabrizi, nellaquale egli annunciava essersi spenta la rivoluzione, sia il rinnovato

entusiasmo che si scatenò lasera del 29 del medesimo mese,quando giunse la rettifica diFabrizi, forse artifizio di Crispi,che proclamava: L’insurrezionevinta nella città di Palermo, sisostiene nelle province. Notizieraccolte da profughi giunti aMalta su navi inglesi.Fu tale missiva a far esclamarea Garibaldi le famose parole:Partiamo! Ma subito, partiamo!In tale atmosfera di gioia, cheaveva fatto tacere tutti coloroche avevano accusato ilgenerale di vigliaccheria, la seradel 30 Aprile si celebròl’undicesimo anniversario dellavittoria ottenuta contro ifrancesi nel corso della difesadella Repubblica Romana,

ricorrenza in cui si pose al centro della tavola una palla di cannone oveera scritto: Un bacio della Francia all’Italia.Nei giorni seguenti, mentre Bertani procedeva all’arruolamento deinumerosi volontari provenienti da ogni dove, Bixio si accordò con laSocietà Rubattino, precedentemente indennizzata, per l’ottenimentodei due vapori per il trasporto delle truppe; giunsero inoltre 350.000 liredonate dai sostenitori della spedizione, infine il 4 Maggio il La Farinaconsegnò altre 8.000 lire e numerose casse contenenti 1.500 fucili,frutto dell’acquisto effettuato grazie alla già citata sottoscrizionenazionale ma in pessimo stato, poiché venduti dalle autorità militari inquanto non funzionanti.Una volta aver affidato a Giovanni Battista Basso l’incarico dellasegreteria, il 5 Maggio si decise per l’imbarco l’orario delle nove disera, quindi Bixio e Salvatore Castiglia, unitamente ad una trentinad’uomini, come già prestabilito, si recarono presso il porto di Genovaper effettuare un finto assalto dei legni Piemonte e Lombardo, chetuttavia poterono far uscire dalla darsena con a bordo circa seicentovolontari solo dopo sei ore a causa della resistenza dei marinai e dellapresenza d’ una nave francese. Durante tale arco di tempo, Garibaldi, dopo aver salutato Vecchi, siavviò verso il golfo di Quarto assieme ad altre quattro centinaia divolontari, acclamato in modo commovente da una folla estasiata chevenne descritta con memorabili parole da Bandi, al quale era statoaffidato il compito di abbattere il filo del telegrafo.

Chi per la patria muor vissuto è assai La fronda dell’allor non langue mai

Fu così che, nonostante l’evidente ritardo, all’alba del 6 Maggio ilgenerale poté imbarcarsi sul Piemonte, il quale assieme all’altro legnoprese il largo alla volta della Sicilia, la terra promessa.

Francesco NeriScuola Media Leonardo Da Vinci - Classe III Sez. A

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Uniche infatti sono le possibilità offerte dallo “strumentoacqua”, che agisce contro la forza di gravità (principio di

Archimede), e consente al corpo dimuoversi in assenza di peso: questodetermina una maggiore facilità amuoversi quando per esiti traumatici,per deficit neurologici o dopo chirurgiaortopedica sarebbe impossibile odannoso caricare il peso reale suipropri arti. Il risultato è una diminuzione dellostress e del carico sull’apparatomuscolo scheletrico che facilital’esecuzione di movimenti in assenzadi dolore.

La resistenza offerta dall’acqua ègraduale, non traumatica, distribuitasu tutta la superficie sottoposta amovimento, proporzionale alla velocitàdi spinta e quindi rapportata alle capacità individuali di ognipersona. L’effetto pressorio dell’acqua, che aumenta con la profondità,esercita un benefico effetto compressivo centripeto sul sistemavascolare, normalizzando la funzione circolatoria e riducendoeventuali edemi distali. Tale effetto è ampliato nel Percorso Vascolare Kneipp dovesi alterna ciclicamente il cammino in acqua calda e fredda.

Inoltre la temperatura dell’acqua, più elevata (32° - 33°)rispetto alle vasche non terapeutiche, permette la riduzionedello spasmo muscolare e induce al rilassamento. Per questoil paziente si muove meglio e la muscolatura appare più elastica.La riabilitazione in acqua è utile e proponibile a tutti, daibambini agli anziani; per potervi accedere non occorre essereesperti nuotatori è sufficiente un minimo di acquaticità.

Con la riabilitazione in acqua è possibile non solo ristabilirele migliori funzionalità articolari e muscolari dopo unincidente, ma anche eseguire delle forme di eserciziospecifiche per prevenire la malattia o per curare sintomatologiecroniche come la lombalgia.Tali esercitazioni sono particolarmente indicate per queisoggetti in forte sovrappeso con difficoltà di movimentolegate ad obesità, ad artriti, a recenti fratture o distorsioni.Nella maggior parte di questi casi si registra un nettomiglioramento del tono muscolare e dei movimenti articolaridopo un adeguato programma terapeutico. Il paziente, seanziano, acquisisce in tal modo un maggiore controllomotorio che, migliorando l’equilibrio, allontana il rischio dicadute e rallenta il declino funzionale legato all’invecchiamento.

La riabilitazione in acqua è particolarmente indicata in:- esiti di fratture - distorsioni, lussazioni - patologie alla cuffia dei rotatoridella spalla

- artrosi dell’anca e delle ginocchia - tonificazione muscolare in preparazione all’intervento chirurgico

- mal di schiena (lombalgia, sciatalgia, ernia ecc.)

- para paresi spastiche- esiti di interventi neurochirurgici- esiti di ictus- esiti di lesione midollare- disturbi della circolazione venosa

- Riabilitazione in acqua- Rieducazione ortopedica- Riabilitazione neurologica- Rieducazione Posturale Globale- Onde d’urto focalizzate ecoguidate- Pompa diamagnetica- Tecarterapia

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TERNANO

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CASO CLINICOPaziente di 26 anni giunta alla nostra osservazione con dolore diffuso del mesopiede-retropiedecausato da un trauma distorsivo.È stata effettuata radiografia del piede in duplice proiezione secondo richiesta del medicocurante, con apparecchio radiologico digitale indiretto, integrata con proiezione laterale e conparticolare del retropiede, tecnica di esame 5 MaS-55 KV per ciascuna esposizione.L'esito delle radiografie non ha evidenziato alcuna lesione traumatica, tuttavia la pazientemostrava un dolore molto forte da non riuscire ad appoggiare il piede perciò il medicoradiologo ha ritenuto opportuno approfondire l'indagine diagnostica effettuando un esame

cone beam (CBCT).L'esame condotto con apparecchio New Tom 5G,tecnica di esame 14 MaS--110 KV, ha evidenziatouna frattura della apofisianteriore del calcagno.

CONCLUSIONELa CBCT essendo unesame tridimensionale (3D),acquisce un pacchetto didati grezzi che, elaborati,forniscono immagini suivari piani, risolvendo cosìil problema diagnosticodella sovrapposizione diimmagini che nella radio-logia tradizionele 2D,spesso rappresenta un limite nella valutazionedell'esame, come nel caso sopra citato nel quale ha

consentito di mostrare una frattura altrimenti ignota del calcagno.La CBCT si avvale di un principio fisico diverso dalla TAC in quanto il fascio di radiazioni èconico, pertanto permette di esporre il paziente ad una dose molto più bassa rispetto alla TCstessa; ciò consente allo specialista di prescrivere questo tipo di esame senza temere troppo glieffetti correlati all'esposizione radiologica (v. pazienti in età giovane, più esposti ai traumiarticolari); nel nostro caso la dose di radiazioni assorbita dal paziente è stata molto bassa(5,3 mGy), di certo inferiore a come sarebbe stata se avesse effettuato un esame TAC.

CONE BEAM VSVS RADIOLOGIA TRADIZIONALE

S i e f f e t t u a n o e s a m i d i :- TA C r a d i o l o g i a 3 D- r a d i o l o g i a- o r t o p a n o r a m i c a- m a m m o g r a f i a- e c o g r a f i a

c o n s i s t e m a d i g i t a l i z z a t o a d a l t ar i s o l u z i o n e d ’ i m m a g i n e e d i a g n o s t i c a ,

f o r n i t i s u p e l l i c o l e o c o m p a c t d i s c .

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Giuseppe Verdi non è solo una gloria italiana: è unaistituzione. Non diversamente da Garibaldi o dal Colosseo, anche Verdiha un valore che va oltre quello del compositore. L’importanza di Garibaldi non è soltanto storico-politica;quella del Colosseo non è puramente architettonico-

monumentale. L’importanza di Verdi non fu, e non è, solo musicale. Del resto, l’intera storia del teatro d’opera, nonché la sua fortuna, è inestricabilmenteintrecciata alle condizioni politiche ed economiche dominanti. L’opera lirica è stata uno strumento non indifferente di persuasione e mobilitazioneideologica, pubblica dimostrazione di un’autorità sovrana, divertimento collettivo,celebrazione comunitaria di vita civile, oltre che forma d’arte vigorosa erigogliosa. Celebrare, dunque, il bicentenario di Verdi limitandosi a riproporre le sue operepiù note, è stato, anche nei casi più indovinati, incompleto, se non insufficiente.La scelta migliore, doveva essere quella di vivere in modo originale la lungacelebrazione della ricorrenza: “ri-raccontando” Verdi attraverso lavori e progetti,in grado di andare oltre le rappresentazioni liriche, portando la figura del grande compositore, soprattutto nelle scuole, nelle università, dandola possibilità ai giovani di conoscere le opere e l’importanza che Verdi ha avuto e continua ad avere a livello artistico-culturale. Celebrare centenari e bicentenari di persone famose a livello storico, dovrebbe servire proprio a questo, a dare la possibilità di conoscere allegenerazioni future i grandi del passato, mantenendo vivo il fuoco della loro arte e genialità. C’è poi da dire che la lirica non è proprio alla portata di tutti, non tanto per il livello di cultura richiesta, quanto per i costi dei biglietti.Sarebbe giusto e intelligente che i prezzi diminuissero, permettendo a tutti di assistere agli spettacoli e non solamente ai portafogli borghesi.La lirica deve essere per tutti. Come accade a tutta la musica di qualità, Verdi sa come arrivare a qualsiasi pubblico che ami lo spettacolo:perché, privo sostanzialmente di una sua precisa ideologia, insegna con mezzi puramente musicali a porsi senza preconcetti o chiusure di fronteai problemi che assillano gli uomini di oggi. Tutto questo, e altro ancora, Verdi lo fa con una musica logica, concisa, penetrante, conun’eleganza che riscatta anche i passaggi “volgari” e una “pulizia” dell’anima che tocca direttamente il cuore di tutti. In un momento storico di crisi, ma allo stesso tempo di forte volontà al cambiamento, la figura di Verdi si colloca come una speranza e unvigore ad andare avanti, rompendo la chiusura della cultura italiana, causata dalla mancanza di prospettive, che la classe dirigente non sacogliere nel valore della cultura. Abbiamo un patrimonio culturale talmente vasto che l’Italia potrebbe vivere molto meglio se sapessecoglierne l’importanza. Abbiamo sotto gli occhi la disponibilità di bellezze artistiche assolute e uniche, che tutto il mondo ci invidia e chedevono essere valorizzate. Verdi aveva ben presente la ricchezza della nostra tradizione e sapeva metterla tutta nelle sue partiture, perché eraconvinto che attraverso il melodramma si potessero esorcizzare meschineria e pedanteria per far respirare i sentimenti migliori di ogni uomo.Dopo decenni di parole dette o scritte sulla musica, sono più che mai convinto che la si vive ascoltandola, lasciandosi possedere da essa, aldi là di qualsiasi definizione e spiegazione. Pretendere di insegnarla solo con le parole è come pretendere di insegnare ad andare in biciclettafacendo leggere un libro. Lorenzo Bellucci [email protected]

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Il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi contro la chiusura della cultura italiana

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Il genio abita semplicemente al piano di sopra della folliaSchopenhauer

Un sentire malato, che percepisce tutto ciò che nondovrebbe essere sentito è il genio: facoltà intrasmissibilee inalienabile, idolatrata nell’età romantica, che sembraportare con sé una scia di tragedia; essa appare,secondo una visione in qualche modo fatalista, ilcontrappasso per la capacità di sublimare la realtà, oaltresì di vederne con forza inesorabile e logorante lefondamenta, perdendo talvolta il senso di sé, nonostanteun ardente amore per la vita. Partendo da un dato meramente biografico, è difficileche un genio non abbia vissuto un qualche drammanel corso della propria esistenza, tale da aver profon-damente corroso in positivo il suo animo e da averdato alla sua visione del mondo una luce interioreineffabile, ma che determina una differenza sostan-ziale tra di lui e chi ne è privo. Talvolta questa malattia all’origine è causata da unambiente che ha contribuito ad uno sviluppo disarmonicodella persona, altre volte essa è principalmente unareazione interiore ad un disagio che può essere riscontratosia in se stessi, sia nell’universo. E molto spesso è tuttie due. Quasi sempre è tutti e due. Così, per Leopardi, potremmo individuare un fattoredel primo tipo in una madre ben più che algida e inun padre con infondate velleità letterarie, ed uno delsecondo nella percezione chiarissima dell’eternavacuità di tutto ciò che l’uomo considera comeprioritario. Per un puzzolente -e non è una battuta- Rimbaud, cheriversava insulti su chiunque gli fosse a tiro,potremmo ipotizzare principalmente una ragione delsecondo tipo, ossia un’anima in putrefazione a causadella presa di coscienza che tutto, nella societàindustriale, stava perdendo la sua. O forse il genio è colui che ha capito il vizio di formaalla base del sillogismo che regge il mondo, il barocodi fondo: ossia quello di esistere in una società chevive negando gli stessi valori che dice di affermare,in un mondo che deplora la perdita di senso, mapreferisce e mette in pratica la levità, tra individui chehanno costantemente sulla bocca il valore della vitaumana, ma non fanno che seminare il delirio nellapropria. E intanto i distinguo esistenziali, le unichecose che veramente contano, sono considerati deleterie perniciosi per la mente, tanto è vero che -semprefacendo riferimento a biografie di individui fuori dallamedia- avere uno sguardo penetrante sulla realtà haprocurato più o meno impazzimenti, schizofrenietrottanti (Tasso, Nietzsche etc), suicidi (Woolf,Hemingway, Pavese, etc), ed altre sintomatologieminori, quali pessimismi cosmici e visioni prive disperanza su ogni possibile prosecuzione della storia. E citando Sapegno, potremmo dire che molti geni nonsono mai divenuti degli adulti, perché privi di sensopratico e dunque poco interessati alla ricetta dell’insalatagreca, o alla procedura per il pagamento dei bollettinialle poste. Oddio, riflettendoci, molti sono vissuti quando ancoranon esistevano i bollettini. E forse neanche le poste. In ogni caso, potrebbero essere tutti considerati affettidalla confusa e indiscriminata velleità riflessiva degliadolescenti, perché lo sconcerto delle domande postesull’universale ha oscurato loro la vista sul particolaredelle loro vite, così facendoli rimanere ancorati a queiquesiti che, per l’atavico istinto di sopravvivenzaumano, siamo soliti accantonare, ai danni dell’insalatagreca. Qualcuno lo considererà un martirio vano e unaricerca contro natura, ma non è detto che sia così.

Benedetta Ridarel l i III PN

Nel buio vorticoso del caos vivificatore o mortifero, soffia un afono ventoincausato. I corpi si sfiorano e si assemblano o magari cadono e si distruggono,come fiocchi di una fitta nevicata notturna. Sarebbe un magnifico e inquietospettacolo, se solo esistesse lo spettatore di un così speciale pulviscolo.

«Toc!» -improvvisamente uno ne urta un altro-«Sta attento un po’!»«Scusa, non decido io con chi prendermela...» -in tono polemico- «Non lo vedi cheè un momentaccio? Non sono proprio in vena di generare vita oggi!»«Caro mio non ulteriormente scomponibile amico, mi sembri sconvolto»«M’è rimasta un po’ di consapevolezza della vita passata e davvero avrei preferitonon me ne fosse rimasta neanche un briciolo»«Per caso forse sei stato uno di quelli che ci credeva? Non dirmi! Uno di quelli checredeva che tutto il mondo si trascinasse di corsa verso un inafferrabile esitoprestabilito? Ahahah, mi viene da ridere. Non dirmi che credevi anche tu alla favoladi Mamma Natura...»«Parla il disincantato...»«Disincantato io? Ti ringrazio! Solitamente l’appellativo era quello dello sfigato...solo perché nessuno ha avuto il coraggio di ammettere quello che ho ammesso io»«E cos’hai ammesso tu, caro il mio saccente? Sentiamo»«Altro che saccenteria... giusto un po’ di rassegnazione in verità! Che se ti capitadi capirci qualcosa di questo stupido botta e risposta di cause ed effetti, subitot’additano come profeta del malaugurio o depresso cronico. Io avevo capito la vita.Io mi disperavo, non mi davo pace. Sentivo l’inutilità, la vanità di quelle verità checi davano per assolute, preconfezionate. Odiavo il modo in cui se la giustificavanotutti come buona e consapevole questa robotica e spietata corrispondenza di azionee reazione, di vita e morte. Sorridevano tutti al pensiero che il limite non potesseessere limite e basta, e ci fosse un perché o un per come nascosto... Io l’avevoguardata in faccia Mamma Natura, per chiederle che razza di mamma è... e cosa mene è tornato in cambio? Un mausoleo di sabbia...»«Mi sto perdendo..»L’altro atomo di tutta risposta sghignazza: «Fa parte del gioco, temo, o del casobeffardo, che io rimanga incompreso anche da scomposto»«Ma almeno ci hai provato a spiegarti un po’, quand’eri ancora composto?»«Eccome; ma sai, che siano versi o prosa, non esiste il modo di disilludere un illusoconsapevole»«Cosa dici?»«Beh quelli che avevo intorno sì, erano tutti coscienti e consapevoli, ma siilludevano ad oltranza mascherando la loro consapevolezza. Sapevano tutti cosa lascienza ci aveva spiegato, ma ci pensavano gli altri saperi, le filosofie, le religioni...a imbellettare ben bene il brutto della realtà e loro giù a crederci, pur di nonammettere l’amarissima verità» «Si può sapere perché parli ridendo? È già difficile seguirti!»«Rido di voi che ora vi disperate... perché quando mi disperavo io, ridevate voi.Vedi anche io come sono meccanico?»«Ah bene, adesso sei qui a dirmi che ridi di me...»«Non rido di te... rido della consapevolezza che adesso m’è così sostenibile... ditutte le lacrime spese in vita almeno me ne ritorna ora un po’ di pace. Io ho giàcapito e tutto accettato»E così si lascia trasportare via, incurante dei drammi altrui.L’altro, intristito, lo guarda andarsene e un attimo prima che scompaia: «ArrivederciGiacomo!» dice, avendolo riconosciuto.

Se Leopardi avesse potuto diventare consapevole ma rassegnato?Se si fosse assopito in lui il titanismo magnanimo? Se il suo pessimismo “obiettivamente progressivo”, per dirla con De Sanctis, sifosse dissolto?Allora avremmo avuto il campione di un freddo e disperante cinismo.Io me lo sono immaginato così. Beatrice Granarol i III IF

Un sentire malato

L’ant i -Giacomo

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pagi

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Fig. 1 Disegno dei tendini che formano la cuffiadei rotatori della spalla, visti dal davanti, di lato eposteriormente

Fig. 3 Esame di risonanza magnetica nuclearedella spalla sinistra con lesione del tendine delsovraspinato e disegno esplicativo

D r. Vi n c e n z o B u o m p a d r e Specialista Ortopedia e Medicina dello Sport

Te r n i - Vi a C i a u r r o , 60 7 4 4 . 4 2 7 2 6 2 i n t . 2 - 3 4 5 . 3 7 6 3 0 7 3

v b u o m p a d r e @ a l i c e . i t

LA CUFFIA DEI ROTATORILA CUFFIA DEI ROTATORIÈ una parte anatomica dell’articolazione della spalla formata dall’insieme di quattroÈ una parte anatomica dell’articolazione della spalla formata dall’insieme di quattromuscoli con relativi tendini (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare - Fig. 1)muscoli con relativi tendini (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare - Fig. 1)che collega l’omero con la scapola, consentendo l’elevazione e la rotazione del braccio (Fig. 2)che collega l’omero con la scapola, consentendo l’elevazione e la rotazione del braccio (Fig. 2)..Questa struttura aiuta a mantenere stabile la testa dell’omero nella cavità glenoidea dellaQuesta struttura aiuta a mantenere stabile la testa dell’omero nella cavità glenoidea dellascapola durante i movimenti del braccio. scapola durante i movimenti del braccio.

La causa più frequente di dolore e limitazione funzionale dell’articolazione della spalla èrappresentata dalla patologia della cuffia dei rotatori, che può avere varia gravità, dalla infiammazionealla degenerazione, fino alla rottura tendinea.

La patologia di questa complessa struttura anatomica interessa più frequentemente soggetti dietà adulta-avanzata, ma può colpire anche soggetti più giovani soprattutto se praticano attività sportiveo lavorative che sollecitano molto la spalla.

La sintomatologia è sia di tipo doloroso, ma soprattutto funzionale. Infatti la patologia di unoo più di questi tendini comporta la limitazione o l’incapacità all’esecuzione di alcuni movimenti dellaspalla.

La diagnosi si effettua con un approfondito esame clinico che generalmente consente di individuare le conseguenze dellapatologia di uno di questi tendini: dolore in alcune posizioni dell’arto, limitazione del movimento e riduzione della forza.

La visita medica si completa con esami specifici che aiutano a confermare e documentare il sospetto clinico al fine di pianificarela miglior strategia terapeutica, l’esame radiografico, l’ecografia, la risonanza magnetica (Fig. 3).

IL TRATTAMENTOTale patologia è invalidante a qualsiasi età. Il trattamento di questa malattia prevede il trattamento conservativo (kinesiterapia,

terapia medica e le terapie fisiche) nella fase infiammatoria e degenerativa, mentre per gran parte delle lesioni tendinee è necessario iltrattamento chirurgico. Il trattamento di questa malattia può essere eseguito sia con tecniche chirurgiche tradizionali (a cielo aperto) chein artroscopia (Fig. 4). L’intervento consiste nel suturare o reinserire i tendini sulla testa dell’omero. In artroscopia abbiamo il vantaggiodi una minor invasività, poiché l’intervento avviene attraverso 3-4 piccole incisioni di pochi millimetri. L’intervento artroscopia trova indicazione nelle rotture di piccole e medie dimensioni.

DOPO L’ INTERVENTOUna riabilitazione mirata è essenziale per ottenere il miglior risultato e la guarigione funzionale dopo l’intervento chirurgico. L’inizio degli esercizi deve essere effettuato il più presto possibile facendo attenzione a non sovraccaricare l’articolazione per evitarel’allentamento dei punti di sutura e la guarigione del tendine. I lavori manuali ripetitivi con l’arto elevato non potranno essere eseguitiper circa quattro-sei mesi dall’ intervento. Il ritorno alla normale attività quotidiana può avvenire in circa 80-100 giorni. Il ritornoall’attività sportiva può avvenire in genere a 150 giorni dall’ intervento. Dr. Vincenzo Buompadre

La patologia della cuffia dei rotatori della spalla La patologia della cuffia dei rotatori della spalla

Fig. 2

Fig. 4 Immagini di valutazione artroscopica di rottura deltendine sovraspinato (che contribuisce a formare la cuffiadei rotatori) e sua riparazione, con disegni esplicativi

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Il 23 gennaio 2013 la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni hapresentato a palazzo Montani Leoni il restauro della preziosa tavolaraffigurante la Madonna in trono col Bambino tra angeli e santi delmaestro di Cesi, datata 1308. All’evento, cui hanno partecipato oltre 100 persone, sono intervenuti ilPresidente della Fondazione dr. Mario Fornaci, che con orgoglio hapresentato l’importante recupero di questo capolavoro dell’arte italianadel XV secolo, e la dr.ssa Tiziana Biganti, funzionario della Soprintendenzaper i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria, sotto la cuialta sorveglianza è stato possibile realizzare il restauro.La preziosa tavola trecentesca, di proprietà dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia, era custodita nella chiesa di Santa Maria Assunta di Cesi, dovetornerà al termine dell’esposizione. Secondo alcune testimonianze il dipinto proverrebbe in origine dallachiesa di Sant’Angelo di Cesi, secondo altre invece dalla chiesa di SantaMaria “de fori”, antica pieve del territorio di Cesi e Carsulae cheprobabilmente nel 1308, anno di esecuzione della tavola, subì un restauro;verso il 1860 venne portata nel palazzo comunale e poi nella sacrestia

della chiesa di Santa Maria Assunta.La Madonna in trono col Bambino è il punto focale di una composizione articolata su due piani occupati ognuno da due gruppi difigure. Sul più alto, a sinistra, i santi Paolo, Giovanni Evangelista e Michele Arcangelo; a destra, Gabriele Arcangelo, Pietro, GiovanniBattista. In basso, a sinistra, Bartolomeo, Luca e Marco; a destra Andrea, Tommaso, e Matteo. Malgrado le sue dimensioni ridottespicca, ai piedi della Vergine, la figura elegante e in atteggiamento di venerazione di una donna, la nobile committente, dominaElena che orgogliosamente, oltre alla sua figura, lascerà il nome nell’iscrizione che corre al di sotto della fastosa cornice con ilTetramorfo, angeli e santi e dove incavi di forma circolare fanno ipotizzare la presenza, in antico, di pietre, smalti o vetri colorati:IN NOMINE DOMINI AMEN. ANNO DOMINI (…) MILLESIMO CCCVIII [TEMPORE DOMINI] CLEMENTIS PAPE VINDICTIONE [V] DOMINA ELENA FECIT FIERI HOC OPUS.L’opera, trafugata nello scorso secolo, è stata fortunatamente recuperata nel 1965 e restituita alla cittadinanza cesana il 25 dicembre 1968dal “Ministro plenipotenziario”, capo della Delegazione per le Restituzioni, come ricorda la lettera apposta sul verso della tavola.Il restauro è stato finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni ed è stato eseguito con grande maestria e competenzada CBC Conservazione Beni Culturali di Roma e da Roberto Saccuman di Villanova di Perugia nel periodo giugno-dicembre 2012. L’opera, cortesemente concessa in prestito alla Fondazione da S.E. l’Arcivescovo di Spoleto, mons. Renato Boccardo, resterà inmostra a palazzo Montani Leoni sino al prossimo 17 febbraio 2013 ogni sabato e domenica con orario 11,00-13,00/17,00-19,00.

Il dossale del Maestro di CesiUna preziosa tavola del 1308 torna al suo antico splendore

grazie all’intervento di restauro della Fondazione Carit

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energetico per i maschi si aggira intorno alle 1800 Kcal al giorno,quello per le femmine è di circa 1600 Kcal.Le proteine dovrebbero coprire dal 12 al 14 % delle calorie totali, conun apporto di quelle animali di 1/3 della quota calorica totale, conalmeno 400 ml di latte vaccino o yogurt al giorno.400 ml di latte contengono oltre 12 grammi di proteine ad elevatovalore biologico, cioè quasi la metà del fabbisogno di un bambinofino a tre anni di età e quasi un terzo di un bambino tra i 4 ed i sei anni.Per i carboidrati le calorie consigliabili sono intorno al 55-60 % dellecalorie totali, favorendo l’uso degli amidi e limitando quello deglizuccheri semplici, presenti nelle confetture e nei dolci (per evitariecarie dentaria). Circa i grassi si calcola un apporto calorico non superiore al 30%,l’olio extra vergine d’oliva è da preferire, sia crudo che cotto. I salumi ed il prosciutto possono essere usati con criterio, cioèassociati a cereali come tramezzini e panini imbottiti, ad esempio a

merenda.Alimento prezioso è poi l’uovo cotto, ricco diproteine e di grassi, di vitamine, di ferro efosforo, facilmente reperibile e a basso costo.Per i minerali è bene fornire una quotaadeguata di calcio (latte e formaggi) e di ferro(carni, leguni vari).La frutta fresca e le verdure sono da ritenerebasilari nell’alimentazione del bambino per lapresenza della vitamina C e della vitamina A,di fibre e sali minerali.Il pane è da preferire ben cotto ed è di grandeimportanza; fette biscottate e biscotti andrannoconsumate con il latte.

Riguardo i dolci è bene non esagerare: sono da preferire quellicasalinghi e di recente preparazione. I gelati possono essere dati con vantaggio in ogni stagione e sonograditi anche a bambini in tenera età.Fondamentale è il pasto della prima colazione e conviene abituare ibambini fin da piccolissimi all’uso di latte, pane, biscotti, burro emarmellata, specie nelle regioni dove il pranzo ha luogo dopo le oretredici.Per le madri che lavorano fino a tardi è consigliabile lasciare ilbambino alla refezione scolastica dove spesso mangia con più appetitocibi che a casa tende a rifiutare.Il controllo del peso e della statura del bambino nel tempo, cioè dellasua crescita, costituisce una misura soddisfacente della validità dellasua alimentazione; non c’è da preoccuparsi troppo della dieta sel’accrescimento corrisponde e procede secondo l’età cronologica.

Lorena Falci Bianconi

Una volta compiuto il primo anno di vita il bambino può ricevereun’alimentazione simile qualitativamente a quella dell’adulto, conl’avvertenza di una preparazione adeguata dato il numero dei denti(in genere sei meno dei mesi di età). Tra i 12 e i 14 mesi l’incremento della statura e del peso è di circa 12cm e 3 Kg. Negli anni seguenti l’aumento ponderale è dicirca 2-2,5 Kg all’anno e quello strutturale di5-6 cm all’anno per entrambe i sessi, finoall’inizio della spinta puberale.Nella seconda infanzia o periodo prescolare ilbambino impara a gustare, masticare edeglutire una varietà di cibi solidi e semisolididi sapore diverso, fino a raggiungereautonomia nella scelta dei gusti e un’attrazioneper tuttti gli alimenti dell’adulto. Questo periodo, a ragione, è consideratoimportante perché proprio in esso si instauranoabitudini alimentari più o meno corrette cherimarranno nel tempo, a seconda dell’educazione alimentare avutadalla madre o dall’ambiente domestico.Una precoce alimentazione libera, senza raffinatezze o esclusioniparticolari può avere significato anche educativo. È bene lasciare ampia libertà nella scelta dei cibi a seconda delleabitudini familiari, della regione, della stagione, e soprattuttodell’appetito legato sia alla crescita sia al consumo caloricodell’attività motoria, tenedo conto che l’alimentazione è sempre unfatto individuale.In condizioni normali esiste un largo margine per la quota caloricagiornaliera, senza che subentrino inconvenienti: in media intorno alle100 Kcal per 1 Kg di peso corporeo, suddivise in 4 pasti, così ripartite:alla prima colazione 15% delle calorie totali, al pranzo 40%, allamerenda 10%, alla cena 35%.Verso i cinque sei anni cominciano a delinearsi le differenze dellenecessità caloriche tra i due sessi: è stato calcolato che il fabbisogno

L’alimentazione delbambino dal primo al

sesto anno di età

Il testo che Miro Virili e Bruno Petrollini, pur con apporti diversificati, ci pongonooggi di fronte, non è e non voleva essere un monumento antiquario dedicato a Piedilucoeretto a futura memoria; non è e non voleva essere l’ennesima guida, magari perviaggiatori intelligenti, anche se trabocca di una congerie di informazioni,fortunatamente in forma distillata, utili e stimolanti per una ricostruzione conoscitiva;non è e non voleva essere nemmeno un semplice trattato in forma di atlante, magaricon tutti i crismi della scientificità, per addetti ai lavori; possiamo definirlo piuttosto,emozionalmente, un “portolano dei sogni”, del sogno di risvegliare lo spirito di unacomunità, del sogno di ricostituire una “nuova alleanza” tra i viventi e l’ambiente divita, di annullare per quanto possibile l’estraneità e l’incapacità a lasciarsi coinvolgereda segni, resi ormai riconoscibili.Questa “funzione fatica” della scrittura, questo sforzo comunicativo, pur se il controllorazionale spinge Miro Virili a ridimensionare il suo sogno massimo, piuttostoriconvertito in progetto sempre in fieri (Cfr. M. Virili, Introduzione: l’immagine e lamemoria), appare come il tratto distintivo dell’intera opera e non solo lì doveapertamente viene esplicitato, ma soprattutto anima ed alimenta il metodo che sorreggetutta l’impalcatura del testo. Sarà anche per questo che interi capitoli del libro sonoaffidati soltanto alle immagini, invero, le più diverse: iconografie, rappresentazionicartografiche, tele pittoriche, cartoline, fotografie ecc. Domenico Cialf i

P I E D I L U C OP I E D I L U C OL’IMMAGINE DELLA MEMORIA

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C o n f e r e n z e d i A s t r o n o m i aConstatato il notevole successo riscontrato con le conferenze mensili tenute presso la Biblioteca Comunale di Terni, anche quest’anno la nostra associazione darà il suo contributo a partire dal mese di febbraio. Di seguito il programma dettagliato fino al mese di giugno. Gli incontri si terranno al secondo piano, saletta adiacente il Caffè Letterario, alle ore 17 di tutti i primi martedì del mese.

5/02/2013 La Cosmologia attraverso i tempi: la visione del mondo nell’antica Mesopotamia Sergio Bacci - A.T.A.

5/03/2013 La Cosmologia attraverso i tempi: la visione del mondo nell’antica Grecia Sergio Bacci - A.T.A.

2/04/2013 La Cosmologia attraverso i tempi: la cosmologia medievale Sergio Bacci - A.T.A.

7/05/2013 La Cosmologia attraverso i tempi: la rivoluzione copernicana Sergio Bacci - A.T.A.

4/06/2013 La Cosmologia attraverso i tempi: la visione del mondo di Newton e Einstein Sergio Bacci - A.T.A.

Comunicheremo in seguito i titoli per gli incontri successivi da effettuare a partire dal mese di settembre 2013

INAUGURAZIONE DELLA MERIDIANA SOLAREINAUGURAZIONE DELLA MERIDIANA SOLARE

Con un ritardo di “soli” 25 anni, la Grande Meridiana Solare dell’Istituto Tecnico Industriale Statale di Terni Con un ritardo di “soli” 25 anni, la Grande Meridiana Solare dell’Istituto Tecnico Industriale Statale di Terni

ha trovato la sua giusta collocazione sulla parete esterna dell’I.T.I.S., ai lati dell’ingresso principaleha trovato la sua giusta collocazione sulla parete esterna dell’I.T.I.S., ai lati dell’ingresso principale

Inaugurazione: Inaugurazione: m e rc o l e d ì 2 0 F e b b r a i o 2 0 1 3 a l l e o re 11 . 0 0m e rc o l e d ì 2 0 F e b b r a i o 2 0 1 3 a l l e o re 11 . 0 0L’opera, progettata dal Prof. Stelio Mancinelli degli Esposti, è di grande valore artistico e scientificoL’opera, progettata dal Prof. Stelio Mancinelli degli Esposti, è di grande valore artistico e scientifico

e andrà ad arricchire il patrimonio culturale della città di Ternie andrà ad arricchire il patrimonio culturale della città di Terni

I cittadini tutti sono invitati a partecipareI cittadini tutti sono invitati a partecipare

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Un prezioso regalo da Babbo Natale!È arrivato proprio alla vigilia di Natale uno strumento che agognavamo da molti anniper l’osservazione e lo studio del Sole e che ci permetterà d’ora in avanti di divulgarele scienze astronomiche anche di giorno e in tutta sicurezza!Il Sole è uno degli oggetti più straordinari che è possibile osservare nel cielo. Alcuni dettagli come le macchie solari e le facole hanno una lenta evoluzione e sipossono osservare per molti giorni mentre si spostano sulla superficie solare; i sottilifilamenti chiamati protuberanze, invece, possono esplodere improvvisamente mostrandofini dettagli che cambiano continuamente forma mentre si allontanano dal disco solareverso lo spazio, a volte per centinaia di migliaia di chilometri, per poi ricadere indietroe formare stupendi archi di plasma incandescente di color rosso violaceo.Rosso violaceo appunto, ma perché proprio questo colore? Perché è il colore che corrisponde alla lunghezza d’onda di 656,28 nanometri perl’emissione dell’Idrogeno. Poiché l’elemento che costituisce in maggiormisura il Sole è l’Idrogeno, la più importante

di queste righe è proprio quella dell’Ha (Idrogeno-Alfa) e il telescopio CORONADO possiede questaspecifica caratteristica, ovvero è composto da una serie di filtri che fanno passare solo la radiazioneelettromagnetica a questa lunghezza d’onda.Mentre il telescopio dell’Osservatorio Astronomico di S. Lucia di Stroncone è già dotato da diversianni di questi filtri ed è attivamente impegnato per lo studio dell’evoluzione solare, il CORONADOsarà usato per l’attività di divulgazione diurna presso l’Osservatorio di S. Erasmo e durante lemanifestazioni in piazza sia a Terni che nei paesi limitrofi. La Foto n. 1, eseguita da Antonio Vagnozzi, mostra alcune di queste protuberanze e, per darviun’idea delle dimensioni in gioco, considerando che il diametro del Sole è circa 1.400.000 Km,quella piccolina a sinistra (A) ha un’altezza di circa 25.000 Km (due volte e mezzo il diametroterrestre), mentre la (B) di circa 80.000 Km (oltre sei volte il diametro terrestre).Ad essere precisi, a farci questo regalo non è stato Babbo Natale, bensì il LIONS CLUB HOST DI TERNI. Al suo presidente e a tutti i socivanno i nostri più sentiti ringraziamenti, con la speranza che anche in futuro possano ancora sostenerci economicamente ed aiutarci per lanostra attività di ricerca e divulgazione scientifica che da decenni portiamo avanti in maniera continuativa e gratuita. Dalla Foto in alto si può notare la viva soddisfazione provata dal Prof. Bacci e dallo scrivente nel mostrare a tutti i soci dell’A.T.A. iltelescopio CORONADO, (di fabbricazione statunitense ed importato dalla Ottica San Marco di Pordenone).

Tonino Scacciafratte Presidente A.T.A.M.B. - [email protected]

P a r l i a m o d e l L A L U N AInfluenze tra Terra e Luna - Le credenze popolari

Come già detto in precedenza, la Luna, con la sua regolare variabilità, associata a poteri oradivini, ora diabolici, ha innescato nella coscienza dell’uomo un profondo senso di mistero. Si sono sviluppate intorno ad essa miti e leggende che hanno condizionato ed ancora condizionanola vita e le scelte di molte persone. Per esse, l’agricoltura, le gravidanze, il taglio della legna,l’imbottigliamento del vino vengono influenzati dalla Luna. Io, come membro di una associazione di astrofili, sull’argomento, non posso che attenermi a ciòche il metodo scientifico certifica, ritenendo tutto il resto fantasie. Se può sembrare enorme ilfatto che l’interazione gravitazionale possa far sollevare grandi quantità di acqua oceanica, ècerto che la sua influenza è quasi nulla su quantità idriche lacustri e nulla su piccoli volumifluidi, compresi i sacchi amniotici delle gestanti. Eppure, molte persone credono che le fasi lunariinfluiscono sulla data del parto. Una recente ricercascientifica, effettuata su milioni di persone, lo smentisceassolutamente. Che la luce lunare attivi dei comportamentiin alcuni esseri viventi è stato elemento di confrontonella conferenza internazionale indetta dall’AccademiaGalileiana di Scienze, Lettere ed Arti di Padova.

I ricercatori hanno individuato molte specie animali e vegetali i cui cicli vitali vengono favoritidurante la Luna piena; questo fatto non è correlabile a influenze dirette dell’entità Luna; è risaputoche specialmente nel mondo acquatico, la luce, di notte, favorisce l’attività e i ritmi biologici. I pescatori usano da tempi remoti, le lampare per migliorare i risultati durante la pesca notturna.Comunque, nel concludere questo breve intervento, vorrei dire che considero l’alone di misteroche si è creato intorno al nostro satellite una cosa da non disprezzare totalmente. Tutte le storie tramandate costituiscono il fondamento culturale di molte persone. Anch’io da piccolo rimanevo incantato ascoltando iracconti dei miei nonni e degli anziani; mi sentivo coinvolto dalla loro convinzione nel gestire la cantina o l’orto guardando, già da diversigiorni prima, lo stato della Luna. Bene! Almeno, quella era per loro l’occasione per rivolgere ad essa uno sguardo carico di speranza. La perdita di queste leggende non può che impoverire il patrimonio colturale nelle future generazioni, tenendole sempre più lontane dalmondo delle favole, che non sempre è deleterio, senza però estrapolarle dalla ragione. La vicenda della fine del mondo predetta dai Maya ci sia da insegnamento. Enrico Costantini

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U n a s o f f i t t a s u l l ’ U n i v e r s oWow! Quante cose sto imparando!E dimmi, dopo i giganti Giove eSaturno, tra i pianeti gassosi cisono anche Urano e Nettuno vero?Ma li possiamo vedere ad occhionudo?Purtroppo sono troppo lontani:Urano ad esempio è due volte piùdistante di Saturno ed è anchemolto più piccolo tanto che ancheun ottimo telescopio può rivelarciben poco su questi mondi.Che peccato! Su di loro cosa saidirmi?Su Urano posso dirti che è stato il primo pianeta scoperto dopo l’invenzione deltelescopio nel 1781, pensa che William Herschel pensava di aver puntato il suostrumento su una cometa! Appurato che era un nuovo pianeta avrebbe volutochiamarlo George, in onore di Giorgio III che in quel momento governaval’Inghilterra.George! Non ci sarebbe stato molto bene un pianeta di nome George! Gli altri loavrebbero sicuramente preso in giro!Già… per fortuna fu chiamato come il dio greco del cielo! Anch’esso come Giove e Saturno ha un sistema di anelli. Ha circa trenta satelliti icui nomi, al contrario dei satelliti degli altri pianeti, non sono ripresi dalla mitologiagreca, ma da personaggi di poeti inglesi. Una delle caratteristiche di questo corpo celeste è di avere l’asse di rotazione quasigiacente sul piano dell’orbita, quindi sembra quasi “rotolare” lungo l’orbita! Da ciò ne segue che ai poli è più caldo che all’equatore. Mentre la rivoluzioneavviene in senso antiorario, come per gli altri pianeti, esso ruota intorno al proprioasse in senso orario. Il suo colore è verdebluastro a causa della composizioneatmosferica prevalentemente composta da idrogeno e metano.

Michela Pasqualett i mikypas78@virgi l io . i t

L’andra sera stevo a jacchiera’ co’ ‘n gruppittu deamici… a ‘n certu puntu eccote Zzichicchiu… ALunardi’… daje… va a ppija’ lu bbinoculu tuu…che annamo a lu Star Party che sta a ffa’ l’ATAMBEsu li Prati de Stroncone!… Unu de quilli che stevaco’ mme ha ‘ddrizzatu subbitu le recchie e… Chesse magna?... Ce potemo vini’ ‘nche noi?... E Zzichicchiu… Guarda che li Star Party li fannosulu l’amanti de lu celu… l’astrofili… mica pe’mmagna’… ma pe’ scruta’ co’ lu telescopiu le stellede notte e ddevono anna’ lu più llontano possibbileda le luci de la città… ‘n do’ ce sta meno ‘nquinamentuluminoso… e ppo’ vistu che ssicuramente se famadina… se pòle anche magna’ chiccosa… se ccelu portamo!?... Ho presu subbitu la palla a sbarzue… Daje… vinite pure voi… però portateve armeno‘n bo’ de robba da còce… non fate li scruccuni!...Io… pe’ non ppredica’ bbene e rrazzola’ male…me so’ rganizzatu… anche co’ ‘na sfirzata de sargiccee… sso’ ppartitu co’ Zzichicchiu… e ddietro èccotetutti l’amici mia. Appena ‘rrivati su lu postu… pe’qquant’era bbuju… pareva che ‘n ce stéa gniciunu…E ddo’ stanno tutti quill’andri?...Subbitu Zzichicchiu… E cche prescia ciài Lunardi’… aspetta che l’occhi s’abbituono a lo scuru!…Infatti… doppo ‘n bo’… t’emo vistu ‘n’ammucchiatade telescopi de tutti li tipi… grossi… picculi…lunghi… curti… lu più sgargagnatu ero io co’qquillu bbinoculittu che mm’ero portatu. Zichicchiu poggiannome ‘na mano su la spalla mefa… A Lunardi’… prima de piazza’ ‘ll’attrezzittutuu… tantu che tte cce vòle… a l’amici tua faje fa’‘n girittu tra tutti ‘lli telescopi… Chi steva affotografa’ che ggalassia… chi steva a osserva’ chepianeta… che andru ‘na stella doppia… ‘nanebbulosa… ognunu puntava chiccosa… bastache je steva sopra la capoccia. Mentre l’amici miastevono a gguarda’ tutti meravijati… li sintivo a ddi’…Che spettaculu!... A mme me piaceva guarda’ laLuna… ma no’ l’ho ‘rtrovata… e ppo’ ho arpenzatuche ss’era scerda apposta ‘lla serata perché non cesteva… ccucì armeno lo chiarore de essa no’ je‘mpicciava. Erano passate ggià ‘n par d’ore… eqquarcunu ha penzatu bbene de anna’ a’ccenne lufocu pe’ ccòce quillu che cc’erimo portati. Rivordu a li compagni mia… ho dittu…A compa’… ‘ete portatu quillu che vv’ho dittu?...???... Bbravi somari!… Mo’ famo li cunti!... E…so’ annatu verso lu strumentu ch’evo piazzatu.Doppo ‘n bo’ issi… A Lunardi’… mo’ ch’è ora demagna’… che tte sì mmessu a ffa’? ...A ‘llu puntuj’ho fattu… Stò a mmette a ffocu su le sargiccech’ho portatu io… ccucì mentre se còciono… avvoi ve le faccio vede’ co’ lu bbinoculu!

paolo.casal i48@alice. i t

Lu Star Party

Associazione Ternana Astrofi l i Massimil iano Bel trameVi a M a e s t r i d e l L a v o r o , 1 - Te r n i

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L’osservator io as t ronomico di S. Erasmo è aperto

g r a t u i t a m e n t eper i c i t tadini l ’ul t imo venerdì di ogni mese dal le ore 21,30.

O s s e r v a t o r i o A s t r o n o m i c o d i S . E r a s m oOsservazioni per il giorno Venerdì 22 Febbraio 2013

Uno sguardo veloce alla Nebulosa di Orione e al pianeta Giove prima della loroimmersione in quel mare di luce arancione (leggasi inquinamento luminoso diTerni) sul basso orizzonte ad ovest. Se qualche visitatore gradisce la visione dei crateri e monti lunari, sarà contentatocon il terminatore di una Luna crescente di 12 giorni, altrimenti ci posizioneremo sulledeboli galassie del Leone (M95-M96-M105) distanti 31 milioni di anni luce. Ad occhio nudo lo stupendo scenario del cielo invernale, con la spiegazione deiprincipi di base della meccanica celeste. TS

LA SICUREZZA DEI TUOI INVESTIMENTILA SICUREZZA DEI TUOI INVESTIMENTI

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Una squadra di ternani, al 95%. Una squadra di giovanissimi, con tanti Under 21 cresciuti a pane erugby. Una squadra di combattenti e di fratelli: ce ne sono ben cinque coppie che spesso vanno incampo insieme. In poche parole: una squadra di draghi. È il Terni Rugby, che dal 2006 ha riportatola passione della palla ovale in città. “Non è stato per niente facile -spiega il presidente AlessandroBetti- perché si ripartiva da zero, senza poter contare su una tradizione rugbystica recente, senzagiocatori, senza tecnici, senza sostenitori, senza strutture”. Dopo appena sei anni c’è quasi tutto.Un mezzo miracolo: tanti giocatori, tantissimi ragazzini che fanno la fila per imparare, tanti appassionati.“Peccato che ci manchi ancora un campo e una sede definitiva per il club, ma prima o poi riusci-remo ad averli”. Intanto, in sei anni, i Draghi hanno cambiato campo per quattro volte: Sant’Annadi Narni Scalo, Vascigliano, Polymer e, ora, San Carlo. Per due volte invece hanno provato la scalata alla serie B, l’ultima nella scorsastagione, con il sogno che si è infranto ai play-off, con una sconfitta di misura, all’ultimo respiro. “È stata comunque un’esperienzabellissima e utile -dice l’allenatore Mauro Antonini- che ci ha aiutato a crescere e a capire meglio le nostre potenzialità e i nostri limiti”.La delusione non è durata neanche un minuto. A settembre i Draghi erano tutti pronti a riprovarci e, ora, a metà campionato, sono di nuovolì, al secondo posto in un girone molto difficile che li vede confrontarsi con realtà consolidate del panorama rugbystico come Parma,

Draghi in volo verso la serie B

Firenze, Forlì, Jesi, Bologna. “L’obiettivo, anche stavolta,è quello dei play off e per raggiungerli abbiamo bisognodel massimo impegno da parte di tutti i nostri ragazzi”.Cosa è cambiato allora, rispetto alla scorsa stagione?“Siamo sempre gli stessi, ma più uniti e determinati e gliunici nuovi ‘acquisti’ sono i ragazzi dell’Under 20 chequando arrivano in prima squadra portano tutta la loroenergia e l’entusiasmo, oltre al bagaglio tecnico che hannoaccumulato negli anni trascorsi nelle nostre giovanili”. Nel girone di ritorno ci sarà ancora da combattere permantenere la posizione in classifica, ma anche per provarea fare lo sgambetto al Parma, finora capolista imbattuta delcampionato, con alle spalle una società che vuol risalirepresto dopo essere stata protagonista in Italia negli annipassati. Ma i Draghi non hanno paura di nessuno.

Umbria Energy con il rugbyÈ Umbria Energy, la società che si occupa della fornitura dienergia (elettricità e gas), operatore leader in questo settorein Umbria, il nuovo title sponsor del Terni Rugby nel 2013.Umbria Energy, che già da tempo aveva abbinato il proprionome a quello della squadra rossoverde, ha deciso ora didare maggiore fiducia ai Draghi, che d’ora in poi sichiameranno Umbria Energy Terni Rugby, una bellainiezione d’energia in più per il movimento ternano.

Le prossime gare in casa (campo diSan Carlo, ore 14.30)10 febbraio: Umbria Energy Terni Rugby - Cesena Rugby3 marzo: Umbria Energy Terni Rugby - Cus Siena Rugby7 aprile: Umbria Energy Terni Rugby - UR San Benedetto21 aprile: Umbria Energy Terni Rugby - Rugby Forlì5 maggio: Umbria Energy Terni Rugby - Imola Rugby

Dai Ramarri ai Gechi, tutti in C.

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