LA NOSTRA REDAZIONE DI GENNAIO - liceogioberti.gov.it · delle frasi celebri del dittatore che sono...

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Riprendiamo il nostro impe- gno scusandoci per il ritardo di questa uscita. In questo numero vogliamo ricordare, in occasione del giorno della memoria, le vittime dei genocidi perpetra- ti dalla follia dell’uomo. T ITOLO BRANO PRINCIPALE SOMMARIO: Dove regnano i sogni 2 Redde asterigi quod est astirigis 4 Incubo a capodanno 6 Conosci te stesso 8 Musica musica 10 Eccoci di nuovo 11 Parole e musica della shoa 12 La vita è bella..fino ad un certo punto 13 Lettera ad un amico fragile 14 I pensieri di oliver 16 T Lorenzo Bazzano Arturo DE Faveris Lorenzo Fornasieri Federico Piccolo Cecilia Parigi Alessia Grillone Giorgia Pellegrino Edoardo Ciammariconi Maddalena Bardarelli Paola Gullone L A NOSTRA REDAZIONE DI GENNAIO

Transcript of LA NOSTRA REDAZIONE DI GENNAIO - liceogioberti.gov.it · delle frasi celebri del dittatore che sono...

Riprendiamo il nostro impe-

gno scusandoci per il ritardo

di questa uscita.

In questo numero vogliamo

ricordare, in occasione del

giorno della memoria, le

vittime dei genocidi perpetra-

ti dalla follia dell’uomo.

T I T O L O B R A N O P R I N C I P A L E

S O MM A R I O :

Dove regnano i sogni 2

Redde asterigi quod est astirigis

4

Incubo a capodanno 6

Conosci te stesso 8

Musica musica 10

Eccoci di nuovo 11

Parole e musica della shoa

12

La vita è bella..fino ad un certo punto

13

Lettera ad un amico fragile

14

I pensieri di oliver 16

T I T O L O B R A N O S E C O N DA R I O

Lorenzo Bazzano

Arturo DE Faveris

Lorenzo Fornasieri

Federico Piccolo

Cecilia Parigi

Alessia Grillone

Giorgia Pellegrino

Edoardo Ciammariconi

Maddalena Bardarelli

Paola Gullone

L A N O S T R A R E DA Z I O N E D I G E N N A I O

La Cina è il Paese in cui

regna il silenzio, dove la

verità viene nascosta o

repressa. Dove scrivere

articoli come questo è

impossibile e com-

porta la prigione. Le

notizie sulla repres-

sione cinese ai dan-

ni del Tibet ci arriva-

no mitigate, molto

incerte.

Il Tibet ha conosciu-

to per poco tempo la

libertà, subendo

l’assoggettamento

dell’Impero mongolo

prima, e della Re-

pubblica Popolare

Cinese poi. Proprio al

1950 risalgono le pri-

me costruzioni dei

campi di concentra-

mento, i Laogai, dove

tutt’ora sono detenuti

milioni di uomini,

donne e bambini con-

dannati ai lavori for-

nistrato in base alla

quantità di lavoro e-

seguito, i pestaggi e

le torture sono

all’ordine del giorno e

i detenuti possono

intrattenersi con ratti,

topi e serpenti che

assiduamente passa-

no di lì. Le celle sono

incommensurab i l -

mente troppo piccole

rispetto al numero di

detenuti che accolgo-

all’avanguardia ma men-

talmente fermo al Me-

dioevo: le condizioni igie-

niche sono quasi inesi-

stenti, il cibo è inade-

guato e sempre sommi-

no, detenuti che si ve-

dono costretti a dormi-

re sul pavimento ac-

canto ai servizi igienici,

che, nei rari casi in cui

esistono, sono costitui-

ti da bidoni.

La tortura non è sol-

tanto uno strumento di

punizione, quanto

spesso un puro diverti-

mento delle guardie;

ognuno si distrae a

modo suo. Le torture

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DOV E RE GNAN O I S OG N I

e decenza morale

(che in effetti nulla

hanno a che vedere

con il denaro). Sia il

numero dei Laogai

sia il numero dei de-

tenuti è assoluto se-

greto di Stato; certa-

mente sono numeri

troppo inquietanti

perché la maggior

parte delle persone

le ignori.

Le condizioni di vita

all’interno dei Laogai

sono ovviamente de-

gradanti, degne di un

Paese economica-

m e n t e

zati a vantaggio eco-

nomico del Regime

comunista cinese e di nu-

merose multinazionali

che in Cina investono,

infischiandosene di con-

cetti come dignità umana

Proprio al 1950

risalgono le prime

costruzioni dei campi di

concentramento, i

Laogai,

Gennaio 2014—numero 4

Joe ber t i

spaziano dal ricevere

scariche elettriche in

ogni parte del corpo,

all’essere obbligati a

stare con i piedi nudi

sul ghiaccio fino a

che le piante dei pie-

di non rimangono at-

taccate al ghiaccio

stesso. Nuovi metodi

di tortura vengono

regolarmente brevet-

tati, specialmente per

evitare di lasciare sul

corpo tracce visibili.

La peculiarità di que-

sti campi di concen-

tramento rispetto ai

Lager nazisti o ai Gu-

lag sovietici, caratteri-

stica che forse li ren-

de sin più crudeli dei

suddetti, è il siste-

matico lavaggio del

cervello del detenu-

to, che come

O’Brien in 1984 è

costretto a subire

un umiliante indot-

trinamento sulle ve-

rità infallibili del Par-

tito Comunista cine-

se, che di comuni-

sta ha ben poco.

A cosa serve questa

brutalità è inutile

dirlo. I Laogai forni-

scono un’ingente

manodopera a costo

zero che permette di

vendere i prodotti ot-

tenuti anche al decu-

plo di ciò che si è in-

vestito (di fatto nulla).

Non è un caso che il

costo del lavoro cine-

se sia il 5% del costo

del lavoro dell’Unione

Europea. L’Italia è il

Paese più danneggia-

(Da una ricerca svolta con Edoardo De Giorgio e Le-

andro Palaia) Lorenzo Bazzano

Le proteste avvenute

durante le Olimpiadi

di Pechino del 2008

e la nascita di movi-

menti come Free Ti-

bet non sono bastati

a s c r o l l a r e

l ’ i nd i f fe renza e

l’ignoranza collettiva

sulla barbarie di una

potenza economica

che sta letteralmente

dominando il mondo.

Pagina 3

ti due accezioni, una

che indica una prigio-

ne, l’altra che indica

un’impresa commer-

ciale; nel prodotto

finito compare solo il

secondo nome, per

cui tutto sembra svol-

to nella massima cor-

rettezza e

legalità.

Le riforme

che il go-

verno cinese ha pro-

messo, promette (e

prometterà) di attua-

re sono solo promes-

se di facciata, pro-

messe cosmetiche

volte a ricostruire

l’immagine della Cina

di fronte agli occhi

miopi dei Paesi stra-

nieri che tollerano

coscienziosamente

tutto ciò.

to dall’invasione di

prodotti e materie

prime cinesi in Euro-

pa. La Cina ha escogi-

tato un escamotage

brillante per masche-

rare il suo modo di

produzione: il termine

Laogai presenta infat-

La tortura non è

soltanto uno strumento

di punizione,

Una stimolante attività

ci è stata proposta

dall’insegnante di la-

tino per l’interruzione

scolastica relativa alle

festività Natalizie: la

lettura di un fumetto di

Asterix, rigorosamente

in latino. Seppur ac-

colta con riserbo, si è

rivelata un modo inter-

essante per distrarci

tra una versione e l’al-

tra senza perdere l’alle-

namento.

Le vicende di cui trat-

tano i fumetti si svol-

gono nel corso della

conquista della Gallia

da parte dell’esercito

romano comandato da

Giulio Cesare; solo un

villaggio situato all’in-

circa nell’attuale Bri-

tannia è più che de-

ciso a non indossare

la toga romana. La

strenua resistenze si

avvale dell’aiuto della

pozione magica del

druido Panoramix.

Tra i Galli si distin-

guono: il nostro eroe

Asterix, la cui statura

è tanto bassa quanto

acuto il suo ingegno;

Obelix, il suo amico

inseparabile, ghiotto

di risse e di carne di

cinghiale; Maeistix, il

capo del villaggio,che

nulla teme se non

che il cielo

gli cada in

testa, e

come egli

stesso

dice:

“Nondum

omnium

dierum sol

occidit”. Un

posto d’on-

ore spetta

a Cesare, il

quale,

benché

sovente

ridicoliz-

zato dai

Galli si di-

mostra

una figura

per nulla

crudele e

senza

pietà. È

assai divertente l’uso

delle frasi celebri del

dittatore che sono

oggetto di parodia, a

titolo di esempio

citiamo “Veni, vidi e

non credo ai miei oc-

chi!” Spesso è anche

riconoscente ai Galli

per l’aiuto che più

volte gli viene dato.

La scelta di una

traduzione in latino si

basa, oltre che all’in-

tenzione di dare una

sfumatura divertente

e coinvolgente per

ambientare la storia,

sul pensiero sempre

più condiviso che il

latino non sia una

lingua morta, ma un

modo del tutto vivo

per intendersi e

comunicare in Eu-

ropa. Fungono infatti

da esempio le tras-

missioni in latino di

una radio finlandese,

alcuni blog su inter-

net che lo utilizzano

per discutere di ar-

gomenti di svariato

interesse, la pre-

senza di un quotid-

iano in latino che

tratta degli argomenti

più importanti del pi-

aneta. ,

Pagina 4

RE DD E AST ER I G I QUOD E S T AST ER I G IS

Il fumetto di

Goscinny e Uderzo

dimostra che il

latino non è una

lingua morta

Gennaio 2014—numero 4

Joe ber t i

Per chi fosse interes-

sato alla questione

sul latino come lingua

viva ecco alcuni siti:

www.latinitatis.com/

latinitas/menu_it.htm

(radio, blog,fumetti…)

Www.ephemeris.alcui

nus.net/ (quotidiano)

Infine vi consigliamo

la lettura, r ig-

orosamente in latino)

di alcuni fra i celebri

nubeculati libelli di

Asterix tradotti: Certa-

men Principum, As-

terix et Cleopatra, As-

terix apud Hel-

vetios,Clipeus Arver-

nus, quelli che hanno

riscontrato maggiore

successo in classe.

Per concludere ecco

una simpatica vi-

gnetta tratta da Cer-

tamen Principum che

vede coinvolti il pre-

fetto dell’accam-

pamento e il suo cen-

turione.

Arturo De Faveris e Lorenzo

Fornasieri

Vignetta di Federico Piccolo

Pagina 5

Doveva essere un

bell’evento quello organiz-

zato in piazza San Carlo

alla notte di Capodanno.

Un concerto che molti

a s p e t t a v a n o .

Un’occasione

per festeggia-

re l’arrivo

dell’anno nuo-

vo. Certo, la

musica è sta-

ta travolgente

e tutti si sono

divertiti da

matti, ma so-

no stati ibotti

e l’alcool a

farla davvero

da padro-

ni.Tutto co-

mincia a circa mezz’ora

dal countdown, quando

alcune persone hanno

tirato fuori i primi petar-

di e hanno cominciato

a lanciarli. E da quel

momento il Caval

d’brons ha visto da so-

pra il suo grande piedi-

stallo un’esplosione di

botti e petardi arricchi-

ta da fiumi di alcool. Le

volanti delle Forze

dell’Ordine sembrava-

no stare lì intorno solo

per bellezza, incuranti

della gente che girava

distribuendo alcolici.

Altre zone della città e

dintorni assistono a

esplosioni e botti, che

hanno provocato dieci

feriti in tutto, tra cui tre

minorenni. Il più grave

tra le vittime è un ro-

meno di 37 anni rico-

verato al Maria Vitto-

ria, che, a causa

dell’esplosione di una

no la festa di

Capodanno co-

me un vero e

proprio incubo.

Essi, infatti, sof-

frono moltissi-

mo i botti, e

spesso lo choc

provato dai ru-

mori è talmente

grande che al-

cuni non so-

pravvivono. Per

questo la città ha impo-

sto il divieto previsto

nostri amici a quattro

zampe coloro che vedo-

dal l’art 9, comma 23 del

“Regolamento per la tu-

tela e il benessere degli

animali in città” il quale

a f f e r m a c h e

“L’attivazione di petardi,

botti, fuochi d’artificio e

simili può rivelarsi come

maltrattamento e com-

portamento lesivo nei

confronti degli animali”.

Molte campagne sono

state anche messe in

atto dalla città, tra cui i

numerosi manifesti “Gli

Pagina 6

IN CUB O A C APODAN NO

vittima di un petardo e,

ricoverato all’Oftalmico,

ha perso la vista da un

occhio. Oggi in piazza

San Carlo sono ancora

presenti tappi di botti-

glia, pezzi di vetro e

tappi di sughero. Tutta-

via non è la prima volta

che ne sentiamo parla-

re e, per questo, pro-

prio Torino si era battu-

ta per contrastare que-

sti problemi, stabilendo

il “divieto di far esplo-

dere petardi, botti e

fuochi d’artifici” e san-

zioni da 50 a 500 euro,

al fine di tutelare gli

animali. Sono proprio i

“cipolla”, ha perso

quattro dita alla mano

sinistra e ha riportato

una frattura alla gamba

destra. Caso sconvol-

gente è anche quello

del tredicenne che, tro-

vandosi nel posto sba-

gliato nel momento

sbagliato, è rimasto

esplosioni e botti,

che hanno

provocato dieci

feriti in tutto, tra

cui tre minorenni

Gennaio 2014—numero 4

Joe ber t i

animali valgono + di un

botto” e gli spot messi

in onda dalle radio. Se-

c o n d o l ’ A I D A A

(Associazione Italiana

Difesa Animali ed Am-

biente) il numero dei

cani e dei gatti morti a

causa dei fuochi

d’artificio è in calo ma

comunque molto alto,

ed e,rispettivamente, di

44 e 76, contro i 65 e

111 registrati l’anno

scorso. Importante però

è anche il numero di

animali spaventati e

scappati: 890 contro i

978 dell’anno scorso.

Insomma, sembra che

tutta la fatica della città

e degli animalisti sia

stata vana, e non sor-

prende che sia stato

così dopo lo scarso im-

pegno dimostrato da

quelli che dovevano far

rispettare queste nor-

me. Molti si sentono

delusi dal fatto di esse-

re venuti in piazza, al-

cuni accompagnando

anche dei cani, fidando-

si della sicurezza che

era stata garantita, e di

essersi poi trovati in

mezzo ai guai. Molti

ironicamente si chiedo-

no com’è possibile che

un proposito non sia

stato mantenuto ancor

prima che l’anno nuovo

iniziasse. Certo, forse

solo la promulgazione

di una legge o

l’imposizione di un di-

vieto non basta, ma

allora, tutti dovremmo

fare qualcosa. Tutti do-

vremmo fare la nostra

parte per far sì che cer-

te cose non accadano

più. Forse noi siamo

capaci di difenderci da

due petardi, ma i cani o

i gatti no. Per aiutarli,

come minimo possiamo

stargli vicini, o tenerli

lontani dai luoghi dove

ci sono botti, ma a volte

non basta. Invece, sen-

sibilizzare l’opinione

pubblica, amici e paren-

ti su quanto questi ru-

mori possono essere

dannosi per gli animali

può già fare la differen-

za, come la può fare

qualunque cosa in gra-

do di diminuire il nume-

ro di vittime, umane e

non, che si registrano

ogni anno. Solo così ci

sarà la possibilità di

non avere più notizie,

l’anno prossimo, di rico-

verati o di animali scap-

pati.

Cecilia Parigi

Pagina 7

forse solo la

promulgazione di

una legge o

l’imposizione di

un divieto non

basta

la terzaci offre un interes-

sante excursus di questi

primi tre anni di liceo:

Quanta strada percorsa

dal primo giorno di scuo-

la nel lontano 2011!

Quanti volti incontrati per

la prima volta tre anni fa

e ora parte integrante

della nostra vita quotidia-

na! Quanti ostacoli supe-

rati insieme, nonostante

le divergenze, le incom-

prensioni, le difficoltà che

si sono sempre però risol-

te in una cresci-

ta personale e

collettiva, crean-

do quella che

oggi posso dire

essere la III H! Mi trovo in una

p o -

sizione quan-

to mai delica-

ta in questo

m o m e n t o ,

infatti mi è

stato chiesto

di riassume-

re l’esperienza di tre ric-

chi e movimentati anni in

sole venti righe, quindi

come dice il grande ro-

manziere Daniel Pennac

perdonate lo scrittore per

i suoi errori e in quanto

lettori sentitevi liberi di

esercitare i vostri diritti in

quanto tali, leggere

l’ultima frase di questo

breve articolo, saltare le

parti che non vi si addico-

no e anche interrompere

completamente la lettura!

Siate comprensivi si cer-

cherà di non lasciare in-

dietro niente e nessuno!

Allora cominciamo... La

nostra classe la III H ha il

profilo tipico di tutte le

classi di classico e lingui-

stico di questa terra: tan-

te, forse troppe, donne e

pochi, troppo pochi, uomi-

ni! Siamo 23 giovani pul-

zelle e 6 baldi cavalieri

che ogni giorno cercano

disperatamente, e soven-

te senza successo, di co-

niugare le esigenze del

gentil sesso con quelle

della minoranza maschi-

le.

A parte questi dettagli pu-

ramente tecnici potrem-

mo definire questa

classe, forse più che

altre, un vero e proprio

microcosmo, un cam-

pione della più varia

umanità: vantiamo dal

futuro premio nobel

per la letteratura al

fanatico dei videogio-

chi, dalla cultrice della

bellezza prêt à por-

ter alle rivoluzionarie

di antica memoria. Ma

nonostante questa

grande varietà di sto-

rie e necessità, e so-

prattutto le dispute

per le programmate di

storia e filosofia, sia-

mo insieme ormai da,

sempre.. Nuovi acqui-

sti e vecchi arrivederci

ci hanno portato a es-

sere quello che siamo

oggi, un po’ più grandi,

non necessariamente

più saggi, ma sicura-

mente più consapevoli

che nella vita ci potre-

mo trovare davanti

alle persone più diffe-

renti, proprio come ci

era capitato il primo

giorno di liceo quando

abbiamo varcato la

soglia della nostra

nuova classe! Una piccola chicca che

vi lascerà senza paro-

le!

Pagina 8

CON OSC I T E S T ES S O (E CH I T I S TA IN TORN O ) D I A L E S S I A G R I L L O N E E G I O R G I A P E L L E G R I N O

Questo mese è la

sezione H a

presentarsi

Gennaio 2014—numero 4

Joe ber t i

ILa professoressa X

soffre particolarmen-

te i rumori forti, e de-

boli dall’allegro din

don delle campane

percepito dalle sue

orecchie alla pari del

martello pneumatico

al ticchettio

dell’orologio. Sfrut-

tando questa nostra

conoscenza abbiamo

deciso un bel mattino

di tenderle

un’imboscata! Pro-

prio a metà della le-

zione cominciamo in

simultanea, 29 perso-

ne, a canticchiare un

motivetto sempre più

forte che ha suscitato

uno totale sconcerto

nella nostra insegna-

te! Si è girata gridan-

do: “Cos’è questo ter-

ribile rumore????”

Hahahah momento

indimenticabile!!n

conclusione a questo

breve excursus che

dà soltanto una pic-

cola idea di quello che siamo

diventati e quello che siamo

ora, posso solo esprimere un

desiderio per il futu-

ro, ossia che potre-

mo continuare a cre-

scere insieme, supe-

rando le divergenze

che a volte ci divido-

no, ma che alla fine

finiremo per risolve-

re.. come la matas-

sa di un gomitolo,

che ogni tanto si

mostra aggrovigliata

e indistricabile, ma

che alla fine sarà

srotolata e intessuta

in una sciarpa colorata e irre-

golare a memoria dei nostri

anni del liceo! (III H)

Pagina 9

ve gioie e nuovi dolori.

Ma tutto nuovo. Perché

in ogni caso, anche se

non siamo la classe più

unita della terra, stiamo

crescendo INSIEME,

stiamo scoprendo ogni

giorno che passa una

nuova parte di noi. Ab-

biamo ancora un anno

da passare insieme e

dopo andremo a cimen-

tarci in un altra nuova

esperienza, forse la più

drammatica, felice, spa-

ventosa, bella, faticosa

ed eccitante della no-

stra vita: quella del pri-

mo anno di universi-

tà."(IV H)

Alessia Grillone e Giorgia

Pellegrino

La quarta, invece,

sente già l’imminenza

della separazione e

guarda al primo anno

di università con ecci-

tazione, ma anche

con timore: "Siamo in

29. 24 femmine e 5

maschi. Se aggiungia-

mo la new entry arri-

vata dal Messico arri-

viamo a 30 tondi ton-

di. Quest'anno ci stia-

mo cimentando in

nuove esperienze co-

me il corso di arram-

picata, le uscite che i

prof ci stanno propo-

nendo, insomma nuo-

Ludovicus van Beethoven nasce a

Bonn a metà dicembre del 1770 da

una famiglia di origini contadine .

Figlio di Johann van Beetho-

ven,uomo violento e dedito all'al-

colismo, musicista presso il princi-

pe elettore di Colonia, ebbe un

infanzia difficile e soffocante, op-

presso dal padre che, notandone le

doti musicali, voleva farne un

bambino prodigio per ricavarne il

massimo profitto economico. La

sua vita prende una svolta quando

gli viene data l'opportunità di stu-

diare a Vienna presso il pianista

Haydn, il piu' famoso musicista

dell'epoca. A Vienna diventa pre-

sto il piu' richiesto e famoso musi-

cista gettando ombra su tutti gli

altri mentre le sue prime sinfonie

confermano il suo genio. Viene a

contatto con gli ideali del romanti-

cismo e della rivoluzione francese

dai quali rimane affascinato anche

se poi rimarrà profondamente de-

luso dalle azioni di Napoleone a

cui inizialmente dedico' la sua ter-

za sinfonia. Beethoven rimase

sempre uno spirito irrequieto,

estremamente legato alla sua

indipendenza economica e liber-

tà morale, arrivando a scontrarsi

con numerose figure di alto ran-

go o importanza. La scoperta

della sua crescente sordità ebbe

un effetto devastante sulla sua

personalità e lo indusse a ritirar-

si sempre piu' in isolamento, per

cio' che sembrava misantropia ma

che era in realtà terrore di mostrare

il proprio difetto.

Sebbene le sue opere furono in-

fluenzate dagli ideali dei prero-

mantici egli non puo' essere classi-

ficato come tale , c'è infatti nel suo

stile un elemento estremamente

profondo, inquietante ed estraneo,

qualcosa che non dipende da un

certo periodo storico ma é proprio

dell'interiorità agitata di qualsiasi

essere umano . Non a caso è l'idolo

dell'inquietante e psicopatico pro-

tagonista di Arancia Meccanica.

Consigli di ascolto

"KEMPFF plays BEETHOVEN Sonata No

23 Op.57 Appassionata COMPLETE

(1960)"

www.youtube.com/watch?

v=UCbLHfYkiwg&feature=youtube_gda

ta_player

Ludwig van Beethoven - Sinfonia n° 7

in La maggiore - 2) Alllegretto

www.youtube.com/watch?

v=l9AVQei8a_I&feature=youtube_gdat

a_player

Beethoven's Tempest Sonata mvt. 3 --

Wilhelm Kempff

www.youtube.com/watch?v=LfjD-

DQ5REk&feature=youtube_gdata_play

er

Symphony No. 9 ~ Beethoven

www.youtube.com/watch?

v=t3217H8JppI&feature=youtube_gda

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A cura di Edoardo Ciammariconi

Pagina 10

MU SI C A MU S IC A . . .

Prende il via da questo mese una rubrica musicale

che mira a suggerire diversi percorsi dell’animo ...

Gennaio 2014—numero 4

La musica è una rivelazione più profonda di ogni

saggezza e filosofia. Chi penetra il senso della mia

musica potrà liberarsi dalle miserie in cui si trasci-

nano gli altri uomini.

Joe ber t i

Comincia un nuovo

periodo di scuola. Il

periodo decisivo. Il

periodo in cui faremo

vedere qual che siamo,

quel che vogliamo es-

sere.

Ci sentiremo sotto-

p r e s s i o n e ,

vorremo ma-

gari sempre

ottenere di

più, ma nel

f r a t t e m p o

c r o l l e r em o .

Più andrà a-

vanti l’anno

meno ci senti-

remo invo-

gliati a studia-

re, a passare

lunghissime e

interminabili

ore pomeri-

diane seduti

in una camera

che ci appari-

rà buia e deprimente.

Le mura improvvisa-

mente si avvicineran-

no a noi. Nemmeno la

musica emessa dalle

casse ci aiuterà, nem-

meno le telefonate agli

amici. Certo abbiamo

sempre l’obiettivo di

esserci per loro e a

volte ci sentiamo in

colpa di metterli in

secondo piano, ma

l’amicizia è fatta da

compromessi e da fi-

ducia, per cui non ci si

deve preoccupare.

I mesi andranno avan-

ti, cadremo e poi ci

rialzeremo. Perderemo

il controllo, urleremo,

insulteremo la gente,

troveremo improvvisa-

mente tutto superfluo.

Le opinioni altrui con-

teranno sempre di più,

ci confronteremo con

la nostra classe, il no-

stro compagno di ban-

co e indubbiamente

tutti appariranno mi-

gliori di noi. Magari

ci accontenteremo di

un 6, magari no. Ma-

gari vorremo eccedere,

distinguerci dalla mi-

schia.

Guarderemo tutto e

tutti con occhi da gi-

ganti.

Ma in fondo che cosa

è una vita senza obiet-

tivi, una vita scolasti-

ca, o la nostra quoti-

dianità.

In fondo non smettiamo

m a i d i c e r c a r e

l’ammirazione delle per-

sone in cui vediamo

qualcosa in più.

Ma questo periodo tanto

angosciante, o meno che

sia, viviamolo come un

periodo e non “il” perio-

do. Affrontiamo sfide

ogni giorno, questa sarà

una delle tante, certo.

Anche se ci sentiremo

tanto delusi da noi stessi,

rimbocchiamoci le ma-

niche e autoconvincia-

moci che ce la possiamo

fare, che siamo come gli

altri, che meritiamo

quello che loro hanno e

che in fondo ognuno

prende in mano la pro-

pria vita e non quella del

vicino di banco.

Maddalena Bardelli

Pagina 11

ECC OC I DI NU OVO

Guarderemo

tutto e tutti con

occhi da giganti.

Pagina 12

PA RO L E E M U SI CA D EL L A SH OAH

Gennaio 2014—numero 4

Il programma comprende testi di :

Bertold Brecht, Henny Schermann,

Anna Frank, Etty Hillesum,

Imre Kertesz, Primo Levi,

Fania Fénélon, Elie Wiesel

Brani musicali:

J.Williams, ” Tema di Schindler's List”

J. Strauss jr., “ Sul bel Danubio blu”

F. Lehár, Valzer

da’ “La vedova allegra”

P. Kreuder , “Dodici minuti”

G. Puccini, “Un bel dì vedremo…”

da “Madame Butterfly”

W. A. Mozart, “Sonata in la maggiore” K 331

Monologhi: Margherita Patti Testi didascalici:

Glorjana BELLOJ

Simona BISCIONE

Cristina DI GESU’

Federico GALLISTA

Irene GARETTO

Cristiana GUZZON

Alessandra MALORGIO

Chiara NEGRISOLO

Alessia A. NEPOTE

Alessandra RESTELLI

Giulia ROLLO

Luca RUSSO

Fiorella ZENA

Esecuzioni musicali:

Lisa ANTONUCCI (pianoforte)

Christian GILLIO (pianoforte/composizione)

Clarissa MARINO (violoncello)

Carmen MUSICO’ (voce)

Camilla PATRIA (violoncello)

Paolo RASERO (pianoforte)

Coordinamento: Paola Marzia GAZZI

Giorno della Memoria 2014

Liceo Statale “D. Berti”

Parole e Musica della Shoah

Venerdì 31 Gennaio 2014 h. 20.30

Aula Magna Liceo Statale “D. Berti”

Via Duchessa Jolanda 27/bis

Torino Con il patrocinio di:

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

Vi segnialiamo questa

iniziativa che vede pro-

tagonista Margherita

Patti, l’attrice che

qualche mese fa ha

presentato al nostro li-

ceo lo spettacolo

“Ipazia”.

Joe ber t i

Questa non sarà una re-

censione come le altre.

Non ci sarà il tono ironi-

co che sempre le caratte-

rizza, perché non c’è

niente da ridere sul tema

di questo film. Non ci

sono attori di Holliwood,

ma vanta ben tre Oscar

(Roberto Benigni, mi-

glior attore protagonista.

“La vita è bella” di Ni-

cola Piovani, miglior

colonna sonora. Miglior

film straniero.).

Guido Orefice (Roberto

Benigni) è ebreo, ma

questo non è un proble-

ma (ancora). Nella prima

parte del film è spensie-

rato, senza freni… e in-

namorato. È innamorato

della maestra di scuola

elementare, Dora, che lui

chiama “Principessa”.

Dopo che riesce a con-

quistarla portandola via

dalla sua festa di fidan-

zamento, il loro amore si

concretizza nella nascita

del piccolo Giosué. Il

bambino passa i tipici

anni spensierati della

fanciullezza in tutta tran-

quillità.

Poi succede, è inevitabile.

Arrivano i nazisti a prende-

re tutti gli ebrei. Il giorno

del suo quinto compleanno,

Giosué e il papà si mettono

in fila per salire sul treno

diretto in un Lager, così co-

me la Principessa (lei non è

di razza ebraica, ma riesce a

convincere un ufficiale na-

zista a farla salire perché

vuole seguire i suoi ragazzi

fino alla morte).

Arrivati al campo di con-

centramento dividono subi-

to i maschi dalle femmine e

gli adulti dai bambini. Ma

sué, invece,

viene nasco-

sto da Guido

in una cabi-

na. Ne uscirà

solo una set-

timana dopo,

e al contrario del padre

(fucilato da un nazista

mentre cerca di portar via

la sua Principessa) lui vie-

ne salvato da un soldato

americano, che lo fa salire

sul suo carro armato. Gio-

Durante la loro perma-

nenza nel Lager, Gui-

do e Giosué riescono

ad avere solo due o tre

contatti con Dora, che

sentendoli si rincuora.

Poi arriva il fatidico

giorno: la Germania

perde la guerra e le

forze americane arri-

vano. I tedeschi sgom-

berano il campo ucci-

dendo tutti gli ebrei

rimasti. Il piccolo Gio-

sué, convinto di aver vinto

il gioco, grida: È vero!!

mentre riabbraccia la mam-

ma e torna a casa.

Non ho mai pianto tanto per

un film

Pagina 13

LA VITA È BELLA… MA FINO AD UN CERTO

PUNTO

ve stare nascosto nel

dormitorio.

Guido, gra-

zie alla sua

antica amici-

zia con un

funzionario

nazista,

scampa per

un pelo alla

morte ser-

vendo ai tavoli della men-

sa degli ufficiali nazisti.

Giosué e il papà tro-

vano un modo per sta-

re comunque insieme.

Per non farlo preoccu-

pare, Guido convince

il figlioletto che questa

situazione è tutto un

gioco, che come pre-

mio ci sarà un grosso

carro armato e che gli

adulti devono lavorare

tutto il giorno per co-

struirlo, mentre lui de-

Caro Faber,

pensavo che è bello

che dove finiscano le

tue dita debba in

qualche modo inco-

minciare una chitar-

ra. Tu e la tua chitar-

ra siete diventati un

simbolo per me, in-

sieme a quegli arpeg-

gi non certo virtuosi

ma che accompagna-

vano la tua voce

splen-

d ida ,

corretta dalle sigaret-

te che tenevi sempre

accese.

Pensavo che te ne sei

andato troppo presto,

come capita spesso.

E mi chiedo se ades-

so potrai finalmente

intonare le tue poesie

insieme a don Gallo,

un amico ritrovato.

Spero abbiate tempo

di sedervi e cantare

dei vostri emarginati,

delle vostre prostitu-

te, delle vostre prin-

cese, dei vostri droga-

ti, alcolizzati, dei vo-

stri oppressi e dei vo-

stri ultimi. Tu che li

hai cantati e lui che li

ha sempre aiutati,

sempre in direzione

ostinata e contraria,

ben consapevoli che

dai diamanti non na-

sce niente, sempre a

favore di una mino-

ranza che la maggio-

ranza, coltivando

tranquilla l’orribile

varietà delle proprie

superbie, ha sempre

escluso.

avuto modo di vedere

come quaggiù sono

cambiate le cose ti

sei voltato dall’altra

parte. Siamo pervasi

dal cinismo, caro Fa-

ber, abbiamo smarri-

to il significato della

parola autenticità.

Così come abbiamo

perso l’amore per il

r i a -

scoltare queste paro-

le.

Ci hai lasciato troppo

presto, te lo ribadi-

sco, ma forse se hai

prossimo e il rispetto

per i diversi, valori che

hai insegnato e che

molti hanno finto, e

fingono, di non voler

ascoltare. Cantavi di

Anselmo, metafora del

tiranno che nel pieno

di un’alluvione a Geno-

va sogna un amore

sensuale che non av-

Pagina 14

LE T T ER A A D U N AMIC O FR AG I LE

uno sguardo diverso,

certamente migliore.

Lo sguardo di un poe-

ta che avuto poche

idee ma in compenso

fisse, convinto del

fatto che ci sia ben

poco merito nella vir-

tù e ben poca colpa

nell’errore, idea che

ti ha permesso di ac-

cettare le cose senza

giudicarle. In un mon-

do di beceri che si

arrogano il merito di

essere portatori di

una verità assoluta

mi fa sempre bene

H a i

s e m -

p r e

guar -

d a t o

i l

m o n -

d o

c o n

“Per attirare l'attenzione del lettore, inserire qui una

citazione o una frase tratta dal testo.”

Gennaio 2014—numero 4

Joe ber t i

viene mai; bene, con-

tinuano a passarci

fiumi in piena ogni

giorno, sono i fiumi

degli oppressi, dei

soli, degli emarginati,

dei poveri… Parole

come giustizia socia-

le, libertà, amore,

speranza, sono diven-

tate parole vuote. E

noi siamo del tutto

indifferenti. Credimi,

Faber, non ti piace-

rebbe. Non ti piace-

rebbe vedere quante

poche idee, e in com-

penso vuote, vengono

portate avanti oggi,

spesso condite con

una violenza immora-

le come quella del

tuo bombarolo.

Forse ti interesserà

sapere che il tuo na-

no di un metro e mez-

zo di statura con il

cuore troppo vicino al

buco del culo è torna-

to, e si è preso di

nuovo la sua rivalsa.

Mi hai insegnato mol-

to, caro Faber. Mi hai

insegnato che nella

solitudine si può tro-

vare un’ottima com-

pagnia, che l’amore

platonico è possibile

solo se la donna in

questione è infinita-

mente brutta, che in

amore come in guer-

ra i risultati migliori si

ottengono dal corpo a

corpo, che la fedeltà

altro non è che un

grosso prurito con il

divieto assoluto di

grattarsi e quindi il

valore della libertà.

Mi hai convinto che a

pioggia per non pian-

gere da solo

Lorenzo Bazzano

del servo pastore, le

passeggiate in Via del

Campo, le acciughe

che fanno il pallone.

Ti ringrazio molto, ca-

ro Faber, e so che

non approverai que-

sta lettera fastidiosa-

mente pomposa

Firmato: un amico

fragile che aspetta la

Pagina 15

guardarla con dolcez-

za, hai sciolto il mio

freddo pragmatismo

e hai allargato i miei

orizzonti verso la si-

gnora libertà, signori-

na Anarchia. Sì, anar-

chia. Che non signifi-

ca violenza ma signi-

fica aspirare alla li-

bertà.

Hai lasciato tante co-

se di cui non ci ren-

diamo conto: la liber-

tà del suonatore Jo-

nes, le cosce di Ja-

min-a, il caffè di Don

Raffaè, la preghiera

un Dio “fatti il culo”

non bisogna credere

mai, mi hai fatto pas-

seggiare con Sally,

volare tra le corde di

un’altalena insieme

alla tua Nina, mi hai

f a t t o a b o r t i r e

l’America per poi

“Per attirare

l'attenzione del lettore,

inserire qui una

citazione o una frase

tratta dal testo.”

Mio eroe!!

“Allora, ragazzi, vi siete ripo-

sati? Come sono andate le va-

canze?” Ecco la fatidica do-

manda che fanno i prof quando

stanno per 1) darti i voti delle

ultime verifiche del trimestre,

2) programmare l’intero calen-

dario del pentamestre. In tal

caso l’unica cosa che ti può

salvare dalla pazzia immediata

è pensare alle vacanze future o

passate.

Personalmente mi sono quasi

rotto una gamba su in monta-

gna da Oscar. Vi basti sapere

che è stato per una buona cau-

sa. È’ stato un capodanno

fantastico… C’eravamo

tutti: io, Oscar (dopotutto

era casa sua), Marica

(dopotutto è la sua ragaz-

za), Azzurra, Luca, Manue-

la e la nonna di Oscar, che

era sempre (e dico sempre)

sulla porta a controllare che

non bevessimo o facessimo

nulla di zozzo.

Giornata tipo: sveglia di

nonna Pinuccia al canto del

gallo, della gallina e di tutti

i pulcini. Colazione ala si-

sciliaaaana completa di cannoli

e cioccolata calda. Tute, caschi,

maschere, scarponi. Sci/

snowboard. Pista. Cadute

spettacolari effetto domino.

Pranzo alla spartana con pa-

“Manu buttati di lato!!” le ha

urlato Luca. Niente da fare,

era troppo lontana. Non ci ho

pensato due volte: sono salta-

to sul bob più vicino e mi so-

no lanciato a tutta velocità

incontro a Manu. Per fortuna

un minimo riusciva con le

gambe a frenare la discesa,

qiundi l’ho raggiunta dopo

pochi secondi. Quando le so-

no arrivato a fianco mi sono

buttato a capofitto contro di

lei, gettandola di lato. Abbia-

montagna, e proprio lì aveva-

mo parcheggiato i nostri bob e

la ciambella di Marica.

Stavamo esaurendo le muni-

zioni, e anche le ragazze.

All’improvviso Manu è uscita

allo scoperto correndo verso le

munizioni di emergenza che

avevamo sparso al centro della

pista. È successo tutto in pochi

secondi. Ha perso l’equilibrio

mentre correva ed è atterrata

esattamente sulla ciambella,

che naturalmente ha comincia-

to a scivolare. Troppo in fretta.

mo rotolato per 6 metri, più

o meno. Il bob e la ciambel-

la, invece, li abbiamo poi

ritrovati a fondovalle. Quel-

la sera non solo ho consta-

tato che avevo tutte le ossa

al posto giusto, ma sono

anche riuscito a rimediare

un appuntamento con Ma-

nu!!

Pagina 16

T I T O L O B R A N O I N T E R N O

con tutto ciò? Mo’ ve lo dirò.

Era mi pare l’ultimo giorno,

e a v e v a m o d e c i s o

all’unanimità di passare tutta

la giornata a fare le battaglie

a palle di neve con tanto di

trincee e borse termiche per

contenere le munizioni. Ov-

viamente abbiamo fatto ma-

schi contro femmine. Sarà

incredibile da credere, ma

Azzurra, la depressa, si è ri-

velata essere un ottimo gene-

rale e aveva già preparato il

piano di attacco delle donne

prima ancora che iniziasse la

guerra. Noi tre, invece, era-

vamo un pochettino meno

organizzati, ma più reattivi.

Primo tempo: stavamo per-

dendo colpi, e Luca era cadu-

to valorosamente.

Di fianco alle trincee ed al

campetto di combattimento

cominciava la discesa della

nini alla por-

chetta, maione-

se e inzalada.

Qualche giro in

bob/ciambella.

Ritorno a casa.

Devo dire che

non ho preso né

perso nessun

kg.

Ma cosa c’entrò

la mia gamba

l’unica cosa che ti

può salvare dalla

pazzia immediata è

pensare alle

vacanze future o

passate.

Gennaio 2014—numero 4

I P EN SI ER I D I O L IV ER EP . 4 D I P A O L A G U L L O N E