Anno 13 Numero 3 Gennaio - liceogioberti.gov.it · Un paio di influencer (che non c’entra con...

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Anno 13 Numero 3 Gennaio

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Anno 13

Numero 3

Gennaio

2

Cmri Gioqprlin*, come state? Quanto è stato traumatico il rientro a scuo-

la?

Noi del Joe Berti ci siamo impegnati molto durante le

vacanze per offrirvi un numero un po’ più corposo del

solito e speriamo che voi lo apprezziate.

Vi invitiamo inoltre a cogliere la sfida proposta da Gior-

gia Dininno (la cui esperienza potrete trovare a pagina

19) e disinstallare i social dal vostro telefono per un me-

se: chissà che non otteniate grandi soddisfazioni.

Al fondo di questo numero, subito prima dei pensieri del

nostro caro Oliver, potrete trovare racconti brevi per tutti

i gusti!

Un saluto speciale dalla fotocopiatrice della Succursale,

che vi chiede scusa se, anche questo mese come lo scor-

so, ha deciso di spiegazzare qualche foglio durante la

stampa.

Buona lettura!

La caporedattrice, Giulia Scarpante

Il vice caporedattore, Gabriele Manzi

Inniop 3-4 Rassegna internazionale

4 #bodypositive

4-5 Cibo biologico o costoso = buono?

5-6 Viaggi nello spazio nel 2018: tra esplorazione e tu-

rismo

7-8 Quot deficientes, tot deficientia

8-9 Nessun limite alla creatività

10-11 Poesia

12 Anime

13 Serie Tv

14 Musica

15 Come sorprendere la propria famiglia di giorno in

giorno: una rubrica culinaria

16-17 Come fare un outline

18 Peer to you

19 Social network

19-20 Luce nell’ombra

20 Diario di un matto

21 La panchina

21-22 Traitor

22-23 I pensieri di Oliver

3

RASSEGNA

INTERNAZIONALE

Dopo due anni, si apre una nuova

finestra di dialogo tra le due Coree

Il 9 gennaio si è tenuto un incontro

tra una delegazione proveniente dalla

Corea del Sud e una proveniente dal-

la Corea del Nord. I delegati si sono

incontrati a Panmunjom, la località

sul confine tra i due stati, dove nel

1953 fu firmato l'armistizio che mise

fine alla Guerra di Corea. Il leader

nordcoreano Kim Jong Un e quello

della Corea del Sud Moon Jae-in

hanno seguito l'incontro in videocon-

ferenza. Scopo dell'incontro era con-

fermare ufficialmente la partecipazi-

one della Corea del Nord ai prossimi

giochi olimpici invernali, che si ter-

ranno dal 9 al 25 febbraio a Seul. I

delegati provenienti dalla Corea del

Sud hanno anche richiesto che gli

atleti delle due squadre sfilino gli uni

accanto agli altri durante la cerimo-

nia d'apertura. L'ipotesi che i nord-

coreani partecipassero ai giochi

olimpici era stata ventilata proprio da

Kim Jong Un nel suo discorso di

Capodanno. L'incontro tra le delega-

zioni è stato richiesto quasi immedia-

tamente dalla Corea del Sud.

I delegati hanno poi discusso della

possibile riunione delle famiglie di-

vise dalla separazione delle Coree e

della possibilità di rimettere in attivi-

tà le aree industriali comuni nella

zona di confine, che è demilitarizza-

ta; tutto sembra indicare uno sforzo

dei due paesi per distendere i re-

ciproci rapporti e rafforzare la preca-

ria condizione di pace che caratteriz-

za i loro rapporti. Tuttavia, la delega-

zione nordcoreana si è espressa cont-

ro l'ipotesi di discutere della denu-

clearizzazione della penisola corea-

na.

I recenti sviluppi non sono rimasti

inosservati all'estero: il portavoce del

ministero degli Esteri di Pechino ha

dichiarato che il governo cinese sos-

tiene l'iniziativa delle due Coree per

alleviare la tensione. D'altra parte, il

premier giapponese Shinzo Abe ha

ribadito la necessità che la Corea del

Nord abbandoni il suo programma

nucleare, sostenendo che il dialogo

fine a se stesso sia pressoché inutile.

Gli immigrati salvadoregni negli

Stati Uniti verranno reimpatriati in

massa

Negli ultimi giorni, il governo sta-

tunitense ha notificato a migliaia di

immigrati salvadoregni la fine del

programma umanitario "Temporary

protected status" rivolto ai cittadini

di El Salvador; le autorità hanno dato

a coloro che dovranno reimpatriare

quasi due anni di tempo, fino a

settembre 2019, per sistemare i

propri affari e lasciare gli Stati Uniti.

Il "Temporary protected status" era

in vigore dal 2001, dopo il terremoto

che aveva devastato il territorio di El

Salvador. Il programma permetteva

ai salvadoregni di rimanere negli

Stati Uniti temporaneamente e con-

cedeva loro la possibilità di lavorare,

avere un'assicurazione sanitaria,

costituire un nucleo famigliare in una

condizione serena, al riparo dal peri-

colo della deportazione. Ora, il

governo degli Stati Uniti ha dichia-

rato che questo programma non ha

più ragione di esistere, dal momento

che, dopo sedici anni, i danni del

terremoto del 2001 non costituiscono

più un problema.

Il "Temporary protected status" era

stato rinnovato per l'ultima volta nel

2016, con varie causali come siccità,

povertà e violenza diffusa in tutto il

paese, ma l'amministrazione del pre-

sidente Trump ha preso la decisione

di considerare come causale solo i

danni del terremoto.

Il governo salvadoregno ha chiesto

agli Stati Uniti di allungare la durata

del programma; nel Salvador,in cui,

secondo uno studio della World

Bank, quattro famiglie su dieci vi-

vono sotto la soglia di povertà, molti

sopravvivono grazie ai soldi che i

parenti mandano loro dagli Stati

Uniti.

Proteste in Tunisia dopo l'approvazi-

one di severe misure economiche

Una serie di proteste, fomentate dal

partito di opposizione, è scoppiata in

Tunisia dal 1 gennaio, quando è stato

approvato un decreto che ha aumen-

tato il prezzo del carburante e ha im-

posto un incremento delle tasse. Si

sono uniti alla protesta soprattutto

giovani. Spesso le manifestazioni

hanno dato inizio ad alcuni scontri

violenti con le forze di polizia.

L'anno scorso il governo tunisino ha

chiesto e ottenuto un prestito di valo-

re superiore a quattro miliardi di euro

al fondo monetario internaziona-

le,ciononostante il Primo Ministro si

è espresso favorevolmente, dichi-

arando che nel 2018 l'economia tuni-

sina si assesterà.

L'ONU contro la proposta di sposta-

re l'ambasciata americana a Gerusa-

lemme

Il 20 dicembre l'Assemblea Generale

delle Nazioni Unite si è espressa sul-

la decisione della Casa Bianca di

spostare l'ambasciata statunitense a

4

Gerusalemme da Tel Aviv, dove at-

tualmente è. La proposta è stata an-

nunciata dal presidente Trump il 6

dicembre, occasione in cui egli ha

anche affermato di considerare a tutti

gli effetti Gerusalemme come la ca-

pitale dello stato di Israele.

I rappresentanti dei diversi stati sono

stati chiamati a esprimersi su una

risoluzione che vietasse lo sposta-

mento dell'ambasciata americana e

che è stata approvata da una maggi-

oranza schiacciante: 128 voti a fa-

vore, 9 voti contrari e 35 astensioni.

Un risultato che è stato considerato

quasi sorprendente, considerato che,

prima della votazione, l'ambasciatri-

ce americana Nikki Haley aveva af-

fermato che gli Stati Uniti non avreb-

bero più aiutato i paesi che avessero

votato contro di loro e che avrebbero

dimezzato le sovvenzioni elargite

all'ONU, ossia il 28,5% dei finanzia-

menti complessivi diretti alle Nazio-

ni Unite.

D'altra parte, una risoluzione molto

simile era stata votata appena una

settimana prima, ottenendo di nuovo

una maggioranza notevole: 14 voti a

favore su 15. Nikki Haley aveva

utilizzato il potere di veto degli Stati

Uniti per la prima volta dopo sei an-

ni, per evitare che essa venisse appli-

cata.

Sul versante opposto, il premier isra-

eliano ha ringraziato con una nota

divulgata dal suo ufficio il presidente

Trump per avere sostenuto lo stato di

Israele.

Mafalda Dantonio

#bodypositive

Da ormai diversi mesi sui social spo-

pola il nuovo movimento

#bodypositive, ma di che si tratta?

Un paio di influencer (che non

c’entra con l’influenza, ma sono le

cosiddette Stars di Instagram che ap-

punto “influenzano” i giovani e non)

hanno iniziato a postare le loro foto

più naturali con hashtag come

#nomakeup oppure #bodypositive.

Questa cosa è stata apprezzata da

molte persone e queste ragazze, sop-

rattuto, hanno iniziato a postare loro

foto felici e sorridenti della loro cic-

cia, smagliature, braccia pelose e via

dicendo. Urlando a gran voce che

tutti abbiamo dei difetti, che la vita

che si vede sui social non è quella

vera, che un po’ di pancetta non fa

male a nessuno, che ognuno deve

essere semplicemente così com’è .

Ovviamente come in tutte le cose,

sono sorte delle polemiche, molti

nutrizionisti e personal training

controbattono, dicendo che questo

movimento non ha un’influenza po-

sitiva sulla nutrizione, che incoraggia

l’obesità e che non è per niente posi-

tivo.

Secondo il mio punto di vista il

#bodypositive non incoraggia l’o-

besità, ma incoraggia l’accettazione

di se stessi. Quante volte guardando

delle foto di persone apparentemente

perfette vi è venuto in mente :“Ma

perché anche io non sono così?”.

L’unica risposta è :“Perché nessuno

è così”. Staccarci dai social, mi fa

molto male dirlo, ma è impossibile

(o comunque molto difficile). Il mo-

vimento #bodypositive si è posto co-

me obbiettivo aiutare il prossimo ad

amarsi, proprio attraverso l’utilizzo

dei social. La gente ha deciso di

postare loro foto vere e senza truc-

chi, sperando che la foto della loro

faccia con i brufoli, faccia sentire

coloro che la guardano non poi così

male. Apprezziamo la realtà e non

rincorriamo la finzione.

Agnese D‘Angelo

Molte persone affermano che il cibo

biologico o costoso sia sinonimo di

maggiore bontà e sia perfettamente

distinguibile dagli alimenti convenzi-

onali. Ma sarà davvero così netta la

distinzione?

Due ragazzi olandesi nel 2015 pub-

blicarono su YouTube un video di

uno scherzo: dopo essere andati da

Mc Donald’s ed aver acquistato degli

hamburger, delle crocchette di pollo,

dei dolci e della frutta hanno portato

tutti questi alimenti, privi della loro

confezione originale e ben decorati,

ad una fiera gastronomica, presen-

tandoli come cibo biologico.

È molto divertente ed interessante

vedere come le persone che assaggi-

ano questo cibo, convinte che sia bio

ed ignare del fatto che provenga da

un comune fast food, apprezzino

moltissimo gli alimenti offerti. Ad-

dirittura alcuni cercano di definire le

caratteristiche di ciò che stanno man-

giando, descrivendo la maggiore suc-

cosità, il miglior sapore e quant’alt-

ro. Fa molto riflettere il fatto che al-

cune persone, invitate a paragonare il

cibo mangiato con quello del Mc Do-

nald’s, dicano con sicurezza che

l’alimento assaggiato sia decisamen-

te migliore di quello della nota caten-

a di ristorazione americana. Avreb-

bero espresso lo stesso giudizio se gli

alimenti fossero stati presentati come

convenzionali?

Parte della risposta possiamo trovarla

in un altro esperimento condotto da

ricercatori britannici che hanno fatto

assaggiare ad alcune persone dei

pezzi di 3 ananas di diversa varietà,

provenienti tutti da coltivazioni di

tipo tradizionale. Le fette di questo

frutto tropicale venivano presentate

però a volte come biologiche, a volte

come convenzionali oppure come

prodotti del commercio equo e soli-

dale. Il risultato era che gli individui

con un’aspettativa positiva del cibo

bio davano voti più alti all’ananas

quando presentato come biologico o

equo solidale, più basso con quello

convenzionale. I ricercatori hanno

5

affermato: “la presenza dell’informa-

zione “bio” migliorava la percezione

del 55% dei soggetti, e la peggiorava

nel 38% dei casi, mentre l’informazio-

ne “equo e solidale” migliorava i pun-

teggi nel 43% dei casi e li peggiorava

nel 45% dei casi”

Questi esperimenti non hanno chiara-

mente valenza scientifica, ma ci aiuta-

no a renderci conto di quanto le aspet-

tative e pregiudizi ci influenzino

nell’assaggio del cibo. Quando noi

infatti compriamo e mangiamo un

certo alimento solo in parte teniamo

conto dell’olfatto, del gusto e della

vista. A modificare il nostro giudizio

finale sulla bontà o meno di un certo

prodotto alimentare concorrono anche

la descrizione ed il modo in cui viene

presentato, l’essere definito come bio-

logico o convenzionale ed addirittura

il prezzo.

A tal proposito un altro esperimento

alquanto curioso è stato quello pubbli-

cato sulla rivista Journal of Wine Eco-

nomics. Esso prevedeva di far assag-

giare a 506 individui di differente pro-

venienza sociale diversi vini più o me-

no costosi. I risultati sono sorprenden-

ti: il vino da 5 dollari era più apprez-

zato se presentato come da 45, mentre

quello da 90 era percepito scadente se

si diceva che fosse stato acquistato

con 10 dollari. Viceversa, se presenta-

ti con il loro vero prezzo, i vini più

costosi venivano considerati migliori

di quelli economici, anche se nel caso

precedente il prezzo falso aveva tratto

in inganno.

Esperimenti di questo genere erano

già stati svolti in passato, ma questo è

più interessante perché per la prima

volta sono state misurate anche le atti-

vità cerebrali, analizzando le quali si è

visto che il cervello nella zona prepos-

ta all’interpretazione degli stimoli pri-

mari del gusto come la dolcezza non

era “ingannata” dal prezzo e il gusto

veniva percepito nella stessa maniera,

mentre per quanto riguarda l’area de-

dita all’analisi del piacere ad un prez-

zo più alto corrispondeva una irrorazi-

one sanguigna più elevata.

In conclusione, non si vuole assoluta-

mente dire che i prodotti bio o co-

munque più controllati e sani non pos-

sano essere migliori nella qualità e nel

gusto, ma far notare quanto le aspetta-

tive influenzino i sensi.

FONTI:

http://bressanini-

lescien-

ze.blogautore.espresso.repubblica.it/2

010/06/28/neurogastronomia-il-vino-

costoso-e-piu-buono/

http://bressanini-

lescien-

ze.blogautore.espresso.repubblica.it/2

015/05/05/sotto-mentite-spoglie/

https://www.youtube.com/watch?

v=4Qa6QXBxxWw&feature=youtu.b

e

L’impressione di una ragazza “ingannata” dai due olandesi (con i sottotitoli in ingle-

se)

Nel 2018 saranno numerose le

operazioni compiute nello spa-

zio, delle quali cercheremo di

passare in rassegna le principali.

La Luna sarà obiettivo di ben tre

Paesi. Innanzitutto, gli Stati Uniti

d’America, il cui presidente Do-

nald Trump ha annunciato il 4

Dicembre del 2017 che sarà meta

degli astronauti Americani. In

secondo piano, troviamo la Cina,

che intende spedire per la fine

del 2018 Chang’e 4, un satellite

che atterrerà sulla cosiddetta

“faccia nascosta” della Luna sen-

za astronauti, bensì

“telecomandato” da terra. Anche

l’India si aggiunge all’esplora-

zione di questo corpo celeste con

Chandrayaan 2, una missione

spaziale che partirà a marzo 2018

e prevede un razzo GSLV.

Anche il Sole sarà oggetto di stu-

dio da parte di diverse agenzie

spaziali. L’European Space

Agency (ESA) lancerà la sonda

Solar Orbiter, costruita con ma-

teriali modernissimi, capaci di

resistere alle temperature estre-

mamente alte della nostra stella:

tale sonda analizzerà vento, eru-

zioni ed atmosfera magnetizzata

solari. La NASA risponde all’Eu-

ropa con la Parker Solar Probe,

con partenza programmata per

quest’estate, che arriverà addirit-

tura a 6 milioni di km dal Sole,

contro i promessi 40 della Solar

Orbiter, distanza molto ravvici-

nata se si pensa che tra Terra e

Sole ci sono mediamente 150

milioni di km.

Marte si conferma anche nel

6

2018 mira di grande interesse da par-

te della Nasa, che lancerà InSight,

(Interior Exploration using Seismic

Investigations, Geodesy and Heat

Transport) un “lander”, un tipo di

navicella spaziale che sulla superficie

di un corpo celeste effettua la discesa

e la sosta e ha come fine quello di

scavare nel terreno del “pianeta ros-

so” e di analizzare la storia geologi-

ca, l’attività sismica, il modo in cui

risponde alle influenze gravitazionali

di altri corpi e molto altro.

Di discreta importanza BepiColom-

bo, la prima missione europea diretta

su Mercurio in collaborazione con

Jaxa, (importante agenzia aerospa-

ziale giapponese). L’impresa partirà

nell’ottobre 2018, l'arrivo previsto è

per il 2021 e prevederà l’utilizzo di

due veicoli: il Mercury planetary or-

biter (Mpo), che studierà la superfi-

cie del corpo celeste, e il Mercury

magnetospheric orbiter (Mmo), che

invece analizzerà la magnetosfera,

ossia la regione dello spazio intorno

a un pianeta nella quale è presente

l'azione del campo magnetico del

pianeta stesso.

Oltre ai i pianeti saranno oggetto di

analisi anche gli asteroidi: la Nasa ha

infatti in programma di prelevare un

campione di uno di essi, Bennu,

(nome della missione: OSIRIS-REx)

e riportarlo sul nostro pianeta nel

2023 al fine di studiare meglio questi

corpi per il pericolo che essi costitui-

scono per la Terra ma anche per far

luce sull’evoluzione dei pianeti ed

addirittura sulla nascita della vita

(parole della Nasa).

Infine, molto interessante (ma non

ancora confermato) un progetto

sponsorizzato dall’imprenditore sta-

tunitense Elon Musk, che ha fondato

l’agenzia spaziale privata SpaceX. Si

parla non di un viaggio di esplorazio-

ne, bensì di un programma di turismo

spaziale, che si effettuerà a bordo

dell’astronave “Dragon V2”.

Ben due civili, dunque non astronauti

professionisti, che hanno già versato

un’ingente somma di denaro, nel cor-

so dell’anno appena iniziato vivranno

l’esperienza di essere inviati in orbita

intorno alla Luna per poi fare ritorno

sul nostro pianeta, per un totale di

682000 km. Questo primo viaggio

spaziale civile costituisce inoltre una

prova di quello che è un altro obietti-

vo di Elon Musk, ossia di portare gli

uomini su Marte nei prossimi dieci

anni.

FONTI: https://www.wired.it/

scienza/spazio/2018/01/03/2018-

spazio-missioni/

https://www.wired.it/scienza/

spazio/2017/02/28/spacex-turisti-

luna/

http://www.spacex.com/ https://

www.wired.it/scienza/

spazio/2017/09/12/missione-esa-

mercurio-video/

Andrea Venia

7

QUOT DEFICIENTES,

TOT DEFICIENTIA

Attenti ai falsi sapienti

Nella regione di Carisio si trovava un potentissimo regno formato da centoventisette etnie differenti. Nonostante la

mistione di tradizioni, dialetti e credenze tutti i Carisiani riuscivano a convivere pacificamente e erano uniti tutti

nell’obbedienza ad unico re, che dalla capitale amministrava la giustizia con sapienza e manteneva l’unità del suo

dominio. Egli era il messaggero degli dei sulla Terra ed era il custode dei segreti legami che uniscono cielo e terra,

per questo i suoi sudditi lo rispettavano e sacrificavano a lui come ad un semidio.

Allora nell’anno millecentoventunesimo della nona dinastia sedeva sul trono Dieleto, sovrano giovane e inesperto

nell’arte del governare; il defunto re, suo padre, aveva però provveduto alla sua educazione, nominando poco pri-

ma della sua dipartita un gran numero di maestri, affinché preparassero il giovane

al suo grande compito. C’era fra questi anche il vecchio sapiente Egneto che da

molti anni faceva parte della corte reale e da tutti era stimato come uomo probo e

degno di rispetto. Non aveva un grande eloquio, ma sapeva ascoltare con molta

attenzione tutto ciò che veniva detto intorno a lui, rielaborando con mirabile inge-

gno ogni parola nella sua mente.

Oltre a Egneto facevano parte dei precettori anche Dolone e Aiscurto, questi erano

due sofisti, due abili incantatori delle mente più deboli. Con i loro discorsi magni-

loquenti e ridondanti stordivano gli interlocutori e riuscivano sempre ad avere la

meglio nelle discussioni pubbliche e nei processi. La loro tecnica era molto chiara:

principiare con un ragionamento, accompagnarlo inizialmente con logiche argo-

mentazioni e infine ricoprire le considerazioni con digressioni, considerazioni per-

sonali e spiegazioni superflue.

Il giovane re cresceva in età sapienza e grazia e il regno si rallegrava al veder cre-

scere così splendidamente il suo sovrano. Ci fu però un anno di grande siccità e il

raccolto andò perduto, seguì di conseguenza una terribile carestia che decimò i Ca-

risiani e indebolì la stabilità di tutto il regno. Dieleto allora tenne nel suo palazzo un grande consiglio con tutti i

suoi maestri e consiglieri su quanto occorreva fare. Il pericolo era grande poiché i paesi confinati, diffusasi la noti-

zia della grave difficoltà di Carisio, erano pronti ad attaccare e conquistare la regione.

Per primi si alzarono a parlare Dolone e Aiscurto e dissero :“ O grande e potente Dieleto, sovrano di Carisio e mes-

so degli dei sulla Terra, Tu davanti al quale tutti i Carisiani si prostrano e offrono sacrifici, Tu che governi con

mano salda…” a questo inizio quanto mai inutile e adulante Egneto tirò fuori dalla toga dei papiri ed incominciò a

leggerli, mantenendo comunque una parziale attenzione su quello che i due dicevano. Dolone continuò :“ Nessuno

fra i sovrani della terra è potente quanto te, O nobile Dieleto, la tua potenza è manifesta a tutti in questa sala e a

tutti nel Mondo. Non dobbiamo mostrarci deboli davanti alle altre nazioni, le quali non sono degne nemmeno di

pronunciare il tuo armonioso nome, ma dobbiamo far risplendere tutta la nostra potenza e forza. Propongo di com-

piere dei festeggiamenti e delle parate militari lungo i confini per mostrare quale sia effettivamente la tua potenza,

O celestissimo Dieleto. E vedrete che i nostri nemici , abbagliati da tanto splendore, non oseranno più attaccarci”.

Il re appariva molto allettato da questa proposta e Egneto, accortosi della sua reazione, si alzò subito in piedi e par-

lò con saggezza :“ O buon sovrano, le casse del regno sono vuote da mesi a causa della carestia e realizzare quanto

essi propongono significherebbe prosciugare le ultime risorse a disposizione, così diventeremmo totalmente vulne-

Il profeta Isaia. Affresco di Miche-

langelo Buonarroti nella Cappella

Sistina

8

rabili ad attacchi esterni. Ragiona se-

condo scienza e non secondo l’allet-

tante suono delle parole”. Gli altri con-

siglieri concordavano pienamente con

le illuminate parole del saggio, ma

Dieleto non voleva ascoltare, la sua

mente era stata distorta dalle ampollo-

se formule dei due ciarlatani.

Si allestirono dunque lungo tutti i con-

fini parate, banchetti e festeggiamenti

di ogni sorta, ma il popolo che stava

morendo di fame non riusciva a tolle-

rare tanto spreco. Decise allora di in-

viare segretamente dei messaggeri alle

nazioni confinanti con richieste di aiu-

to, spiegando quale in realtà fosse la

condizione delle finanze del re. I so-

vrani vicini, per nulla intimoriti da

quella ostentazione vana di lusso e po-

tenza, furono confermati nel loro pro-

posito di guerra dalle lettere della po-

polazione.

Quattro eserciti entrarono in Carisio

per liberare la sua gente e per conqui-

stare la regione. Dieleto allora, com-

preso il significato delle parole di

Egneto, si uccise con del veleno, ma

prima di questo gesto ordinò la con-

danna a morte di Dolone e Aiscurto,

poiché avevano pronunciato parole

vuote e suggerito inutili soluzioni.

Quanto restava dell’esercito del re si

arrese e la popolazione accolse come

liberatori gli invasori. I quattro sovrani

conquistatori, riunitisi in quella stessa

sala dove Dieleto aveva tenuto consi-

glio, decisero di dividere il regno fra

di loro. La millenaria storia di Carisio

venne cancellata e la sua unità venne

infranta. Ciò che non erano riusciti a

fare gli eserciti stranieri, lo fecero le

male lingue di due falsi sapienti.

Andrea Scarpetta

Npssun jikilp mjjm orpmlivilà Hai mai pensato all'utilità o inutilità di un'opera d'arte fuori dal comune, non

il classico dipinto su tela? Spesso ci chiediamo il senso, il perché un artista

abbia deciso di esprimersi in quel determinato modo e non riusciamo a giun-

gere a una a conclusione razionale, forse perché di razionale c'è poco e niente.

Non ci resta che accogliere la volontà dell'autore, senza proferire parola per

non irritare i critici più suscettibili eppure sorgono spontanei alcuni dubbi: se

persino uno sgabello con sopra la ruota di una bici può essere considerato

un’opera d'arte (“Ruota di bicicletta” di Marcel Duchamp), dove sta il limite,

ma soprattutto esiste un limite? Da qualche parte leggevo: “Since everything

is art, not doing art is art, destroying art is art”, dunque se tutto può essere

interpretato come una grande opera d’arte cosa ti rende veramente artista?

L'arte è una forma di comunicazione che si instaura tra l'artista e il pubblico,

non è necessario che comunichi sempre qualcosa di eticamente elevato o un

messaggio profondo volto a insegnare, deve essere accettata e accolta per

quello che è, personale è poi la decisione di considerarla arte o meno, a secon-

da dei canoni e del gusto di ciascuno.

Voglio sottoporre alla vostra attenzione le opere di Brock Davis, un fotogra-

fo, Art Director e artista statunitense. Le sue opere sono caratterizzate da una

semplicità infantile: utilizza oggetti di uso quotidiano, in particolare il cibo,

stravolgendone il ruolo e creando qualcosa di nuovo e creativo. Il suo scopo è

quello di entrare nell’ottica di un bambino che vede qualcosa per la prima

volta, quello che vuole suscitare attraverso le sue creazioni sono stupore e

ammirazione e sfrutta la sua fantasia per creare set minimalisti efficaci a livel-

lo comunicativo. Tuttavia non stiamo parlando di un dilettante, si tratta di un

uomo che ha lavorato nel settore del design e della pubblicità per oltre

vent’anni, servendo anche marche come Apple, Subaru, Porsche; ha ricevuto

anche il Cannes Lion Award, premio per la creatività. Le sue creazioni, sep-

pure strane e lontane dalla tradizionale idea di arte, sono quindi ben studiare e

progettate, accattivanti a tal punto da colpire l'attenzione del pubblico.

Per le sue opere utilizza anche oggetti inusuali o abbandonati che possiamo

tranquillamente trovare nei cassonetti dei rifiuti, e se da una parte il suo inten-

to è quello di suscitare stupore spontaneo, dall’altra troviamo la sua denuncia

della società moderna. Utilizza materiali come pezzi di plastica, garze per fa-

sciature, colori acrilici, tazze del caffè tipiche dei take-away, cartone ondula-

to, bottiglie di plastica, gomme da masticare, scarti alimentari e anche dei ca-

pelli!

Alcune delle sue opere sono ospitate a Dismaland, l'alternativo parco diverti-

menti, ideato da Bansky, che è l’opposto di Disneyland per via della sua at-

mosfera tetra e lugubre. Lì possiamo trovare una delle opere di Davis caratte-

rizzata da un vecchio tornello che lui precedentemente aveva collocato in di-

versi scenari immortalati attraverso delle foto.

Potete seguire i suoi progetti qui:

Instagram: brockdavis —Facebook: Brock Davis — Flickr: Brock Davis

Alessia Quorri

9

10

Sempre distratto

Per la prima volta

Qualcosa in me è cambiato

Ho bisogno di scrivere

Per parlare di te

Per sentire te

Per abbracciare te

È tutto ciò che voglio fare

Quando sono solo

Ti sento vicina

Non desidero altro

Che accarezzarti

Che baciarti

Che odorarti

È tutto ciò che voglio fare

PO

ESIA

PO

ESIA

11

12

Avete presente in “Twilight” Edward e la sua famiglia? Bene, se credete che quelli siano vampiri allora smettete di

leggere questo articolo e passate ad altro.

“Hellsing Ultimate” è la versione anime più fedele al manga di “Hellsing”; è stato distribuito in Italia tra 2006 e

2010, ma poco seguito, quindi lo hanno interrotto al quarto episodio. Questa è una delle ragioni per cui lo troverete

solo sottotitolato in italiano con l’audio originale. Vi sconsiglio la serie tv originale, “Hellsing”, perché è molto

poco fedele al manga anche come disegni. Questo anime va gustato in tutta la sua sanguinosa crudezza, perciò se

vi schifa la violenza evitate di guardarlo.

Ma veniamo a cose più interessanti delle raccomandazioni.

La famiglia Hellsing è la responsabile della purificazione del territorio inglese. Non sono poliziotti né agenti segre-

ti, sono cacciatori di vampiri. L’ultima rappresentante della famiglia, Integra Van Hellsing, gestisce l’associazione;

alle sue dipendenze non ci sono solamente umani, ma anche uno strano maggiordomo e, soprattutto, colui che si

occupa della maggior parte del lavoro sporco: il vampiro Alucard. E’ superiore a qualunque altro vampiro, non si

sa come la famiglia Hellsing lo abbia asservito, ma ora che è ai loro ordini non c’è pace per le creature della notte.

Il numero di mostri aumenta in modo anomalo, per questo qualcun altro si interessa al territorio inglese per la cac-

cia: la cattolica Sezione XIII, conosciuta col nome di Iscariota, i cui membri hanno lo stesso fine della Hellsing e

un’arma devastante quanto Alucard, il “Prete Baionetta” Andersen. Mentre le due parti cercano di capire cosa stia

succedendo in Inghilterra una terza associazione le osserva, aspettando solo il momento buono per colpire l’Inghil-

terra scatenando un nuovo conflitto.

Credo sia l’anime che ho visto più velocemente in assoluto, nonostante si tratti di episodi che durano da 40 a 60

minuti e ci siano dei momenti che verrebbe voglia di saltare, non dico altro a riguardo, chi lo guarderà capirà cosa

intendo. Non si spende molto tempo in introduzioni, si inizia già catapultati nel mezzo degli eventi, le spiegazioni

arrivano poco a poco nel corso delle puntate. Una cosa che ho particolarmente apprezzato è l’organizzazione dei

combattimenti, che presentano spesso problemi, forse in certi casi eccessivamente cruenti, ma ci si abitua in fretta.

Su queste immagini vi saluto, alla prossima uscita.

Gabriele Manzi

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SERIE TV

RIVERDALE Ciao a tutti e a tutte, spero che questa pausa natalizia sia davvero servita a darci più carica per il pentamestre.

Questo mese vi parlo di una serie tv statunitense uscita per la prima volta a gennaio 2017: Riverdale. Inizia tutto

con l'omicidio di un ragazzo dai capelli rossi: Jason Blossom. La cittadina precedentemente tranquilla resta quasi

sconvolta dall'accaduto e, a causa della morte del povero ragazzo, vengono a galla problemi e difficoltà che si cer-

cava di tenere nascosti. È giunto però il momento di ricominciare la scuola. Proprio in tempo per il nuovo anno

scolastico arriva a Riverdale una nuova ragazza, Veronica Lodge, che si è trasferita da New York per l'arresto del

padre. Archie Andrews è un altro ragazzo dai capelli rossi che cerca di tenere uno dei segreti venuti a galla nella

prima stagione. Cerca di scoprire qualcosa in più sull'oscurità che pian piano avvolge la cittadina statunitense e,

allo stesso tempo, vuole inseguire la sua passione per la musica. Un altro ragazzo che vorrebbe saperne di più sulla

morte di Jason è Jughead Jones. Io aprirei molto volentieri una parentesi infinita sulla cotta che ho per questo per-

sonaggio also known as Cole Sprouse ma, purtroppo, non si può... Jug è il migliore amico di Archie ed è misterio-

so e intelligente, con un passato che, a mio avviso, potrebbe essere approfondito maggiormente. Scrive un libro

sulla scomparsa di Jason. Suo padre fa parte delle Vipere del South Side, questa situazione è scomoda perché i

gruppi della Riverdale Sud sono sempre accusati di tutti i tipi di crimini che vengono commessi. Jug inizierà una

relazione con Elisabeth Cooper. Ragazza bionda, brava a scuola, intelligente, sveglia e interessata al caso che ha

scosso l'intera città. Prima di Jug era innamorata del suo migliore amico, Archie, che l'aveva lasciata nella cosid-

detta friendzone. Ci sono tanti altri personaggi, ognuno con una storia alle spalle. Un esempio è Cheryl Blossom,

la sorella della vittima. Vorrei davvero dirvi altro ma c'è il rischio spoiler.

Onestamente, l'inizio della prima stagione non mi è piaciuto più di tanto, l'ho trovato lento e quasi noioso. Per for-

tuna, verso il finale di stagione la situazione si è animata facendomi venire la voglia di guardarla tutta in un pome-

riggio. Mi sono affezionata ai personaggi, in particolare a Jughead ma credo che fosse già evidente. Nonostante ciò

penso che manchi qualcosa: mi piacerebbe avere più informazioni sulla vita di Jug, sulla relazione tra i genitori di

Archie, sul passato della madre di Betty e tanto altro. Il punto più debole credo che sia quindi rappresentato dei

genitori dei protagonisti e da diverse cose avvenute prima dell'omicidio.

In bocca al lupo per questi cinque mesi che spero finiscano il più in fretta possibile.

Giorgia Dininno

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ODE AI POSER

Tra gli appassionati di musica, libri,

serie tv e film si annidano, come è

universalmente noto, i poser. Sono

infidi, scaltri e soprattutto ci credono

davvero. Tutti li disprezzano, ci sen-

tiamo violati, una sorta di appropria-

zione indebita al nostro spirito; per

non parlare di quelli che riescono a

sconfiggerci, a diventare celebri

esponenti di una corrente a cui non

hanno mai dato un vero e proprio

contributo.

Li odiamo, li insultiamo e in fondo li

invidiamo, perché, diciamocelo, sono

in grado di trionfare senza sforzi,

mentre quel qualcuno che ha dedica-

to la sua intera vita alla propria pas-

sione, lacrime, sudore e sangue, ri-

mane nell’ignoto.

Insomma, non esistono esseri più

spregevoli, penserete, ma qui devo

contraddirvi e contraddirmi.

Interpellando quasi qualsiasi amante

della musica, questo raramente vi

dirà che ha iniziato ad ascoltare i

Dream Theatre a 10 anni, probabil-

mente anche lui ha cominciato con

dei gruppi un po’ più commerciali o

comunque easy-listening. Questi,

però, sono stati vitali per il suo per-

corso, il cervello va abituato per gra-

di, non si può passare da un giorno

all’altro da Lady Gaga ai Pink Floyd.

Ora, cosa c’entrano i poser?

Visto che spesso bisogna arrivare

scalino dopo scalino a ciò che è più

tecnicamente complesso, quindi an-

che più “sudato”, abbiamo bisogno

di quei musicisti che sono, sì espo-

nenti del genere che ci interessa, ma

lo rendono più digeribile. Per questo

sono anche i più famosi.

Facendo un esempio pratico prendia-

mo Jo Squillo, è stata una cantante

della scena punk italiana famosissi-

ma, col suo esordio provocatorio con

le Kandeggina Gang ha fatto sentire

in tutta la penisola la voce delle don-

ne. Detto onestamente, però, Jo

Squillo non è altro che una grandissi-

ma poser, come i Sex Pistols ha ca-

valcato l’onda crescente del punk a

suo vantaggio (infatti ora si dedica a

tutt’altro, moda e canzonette pop me-

lodiche).

Tra gli anni 70’ e 90’ ci sono state

band al femminile molto più autenti-

che, con testi estremamente provoca-

tori e politicizzati, come le Clito e le

Antigenesi, nonostante ciò la nostra

cara Giovanna ha instradato nell’uni-

verso underground del punk femmi-

nista svariate persone, tra cui (forse)

me.

Quindi ode ai poser! Ma ciò non to-

glie che continuerò a disprezzare

questo continuo bisogno di deificare

esseri banali per non sentirci troppo

miseri rispetto agli standard.

Carolina Dema

Thp qmlljp

It could all be so simple, but you’d

rather make it hard: loving you is

like a battle, and we will both end up

with scars. I don’t know how to talk

to you, I never did but I have always

tried, you instead couldn’t ever even

try hard enough to make progress.

Some days ago I was just wondering

if you remember how we met, how

we first talked to each other, and I

guessed you don’t. We were in a

park and it was raining: tears were

falling from my eyes to my lips and,

as salty as they were, I couldn’t get

the bitter taste of sadness out of my

mouth. You came closer and you

asked if I knew where the school

was, you didn’t even notice I was

crying. But, as soon as you saw my

red eyes, you smiled, and your teeth

were so white and perfectly positio-

ned that I couldn’t help but falling in

love with you while your hair was

getting wetter. No one loved you

more than me and no one ever will.

But you didn’t love me, did you? I

could tell you how you turned my

whole life upside down: you made

me feel wanted but empty, happy but

not complete and you didn’t even

know it. But now, no matter how I

think we grow, you always seem to

let me know that this ain’t working,

and when I try to walk away you’d

hurt yourself to make me stay: this is

crazy. What and why are you doing

this to me? Is it just to satisfy your

idiotic ego? I can’t keep you out, as

painful as this thing has been, and I

can’t be with anyone elsebut you. So

I’m here to ask you to let me go and

I’ll let you go too, because no one

else has hurt me more than you, and

no one ever will. But when you do,

because I know you will, just re-

member that you lost someone who

truly loved you, and I won’t lose

anyone instead.

Inspired by “Ex-Factor”, by Lauryn

Hill

Bianca Zancan

MUSICAMUSICA

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Cokp sorprpnnprp jm proprim fmkigjim ni giorno in

giorno: unm ruqriom oujinmrim

Rientrare a casa dopo una giornata di scuola è qualcosa di devastante e l'unica cosa che vorremmo fare sarebbe ac-

casciarsi sul letto e non alzarsi mai più. Pensate ai vostri genitori che, dopo otto ore circa di lavoro, se non di più,

devono anche avere fantasia e cucinare qualcosa per cena. Immaginate invece la loro sensazione nel momento in

cui, arrivati a casa, l'unica cosa che devono fare è mettersi sul divano e aspettare che la cena sia pronta. Vi propon-

go quindi una ricetta particolarmente facile e anche piuttosto veloce per stupire la vostra famiglia al rientro a casa:

bocconcini di pollo al curry con zucchine.

Qui sotto gli ingredienti (per 4 persone):

800 g di bocconcini di pollo (o petto di pollo che potrete tagliare facilmente a casa)

2/3 zucchine

2 cucchiai rasi di curry

2 cucchiai rasi di farina

Vino bianco

1 spicchio d’aglio

200 ml di brodo (sostituibili con acqua)

Cominciate tagliando il petto di pollo in bocconcini di dimensione regolare e facendo attenzione ai due ossicini che

possono rimanere al centro del petto. Mettete i bocconcini in un recipiente e aggiungetevi la farina e il curry, per

poi mescolare e insaporire la carne. Usando una mandolina o una grattugia larga affettate le zucchine a rondelle

sottili e mettetele da parte. Prendete dunque una padella e mettetela sul fuoco con dentro un filo d’olio e lo spicchio

d’aglio affettato. Riscaldate fino a quando l’aglio non comincia ad imbiondire. Aggiungete dunque la carne e la-

sciatela rosolare per due minuti. Sfumate poi con il vino bianco e, dopo qualche minuto, cominciate ad aggiungere

il brodo. Quando il pollo sarà quasi cotto aggiungete le zucchine e il restante brodo e continuate a far cuocere. Mi

raccomando controllate bene il pollo onde evitare scene alla Joe Bastianich di Masterchef Italia 2. Prima di servire

ricordatevi di salare: il curry è gustoso, ma non sostituisce completamente il sale!

Buon appetito e alla prossima ricetta!

P.S. Lo sapevate che esiste un curry verde? Si chiama appunto green curry ed è composto da vari tipi di basilico

orientale tritati insieme.

Giulia Scarpante

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Per prima cosa dovete aggiungere un altro livello disegno da posizionare sopra a

quello in cui abbiamo colorato gli occhi.

In questo livello disegnerete le sopracciglia e per farlo dovete prima capire dove

vadano posizionate, perciò vi consiglio di tracciare delle semplici linee per capirne

l’inclinazione e la forma.

Dopodiché potete continuare a tracciare piccole linee per “riempire” le sopracciglia.

Infine, per renderle più naturali, schiarite di poco il colore con cui le avete già disegnate e passate di nuovo un al-

tro strato di colore.: in questo modo potrete riempire i buchi senza rovinarne la naturalezza.

L’ultima cosa che vi rimane da fare è ripetere il passaggio dall’altro lato.

Da vicino sembreranno innaturali, ma togliendo lo zoom i colori si mischieranno, per-

ciò non vi preoccupate e continuate ad andare avanti.

A questo punto selezionate un nuovo livello e posizionatelo sopra al “livello immagi-

ne”, cioè quello dove c’è la foto.

Fate attenzione a non metterlo sopra agli altri livelli, per-

ché una volta colorato anche il viso non le vedreste più.

Su questo foglio disegnerete le labbra iniziando prima di

tutto a contornarle col colore nero e con un pennello

molto sottile, in modo tale da evidenziarle senza farle

sembrare finte.

Dopodiché bisogna colorarle tutte di una stessa tonalità e

io vi consiglio di usare un colore tendente allo scuro.

Adesso dovete creare delle “macchie” sulle labbra, schiarendo pian piano il colore.

COME FARE UN OUTLINE

17

Ora, per finire in bellezza, colorerete il viso.

Questo è il mio passaggio preferito, perché è abbastanza semplice da fare.

Ovviamente dovete cambiare foglio, perciò create un altro livello e posizionatelo

sempre sopra la foto.

Adesso scegliete il colore che più si avvicina a quello della carnagione della mo-

della o del modello, dopodiché colorate tutto il volto della stessa tonalità.

Una volta finito create un ulteriore livello e posizionatelo sopra l’ultimo su cui ab-

biamo disegnato, cioè quello della colorazione del viso.

Qui i passaggi si complicano un po’, ma non è niente di impossibile.

Con un colore più scuro di quello della carnagione create delle linee sulle guance,

sul naso, sugli occhi, sul collo e sulla fronte.

Sembrerà un po’ strano, ma dopo sfumerete il tutto.

Dopodiché schiarite di pochissimo il colore con cui avete fatto il

contouring e passate intorno alle linee più scure. Continuate a ripe-

tere il passaggio ancora una o due volte, o comunque fin quando il

viso non sembrerà più naturale.

Adesso per far “mischiare” le strisce, dovete cliccare sul livello su

cui avete disegnato il contouring. Comparirà un quadrato su cui

sono segnate alcune funzioni, voi dovete pensare solo alla prima:

quella dell’opacità; infatti dovete schiarire il colore fin quando non

vi sembrerà più naturale.

Adesso invece farete una cosa facile, cioè colorare i bulbi dell’occhio.

Iniziate creando un nuovo, ed ultimo, livello e posizionatelo sotto quello in cui ab-

biamo colorato l’iride. Dopodiché scegliete un colore tendente ad una rosa chiaro/

giallo e colorate tutto il bulbo. Non vi consiglio di usare il bianco perché rende gli

occhi finti.

Dopodiché con un rosa scuro colorate la parte iniziale dell’occhio, cioè quella più

vicina al naso.

Per vedere il risultato finale cliccate due volte sul livello della foto,

così da vedere solo il vostro disegno.

E adesso prima di salvare, firmate il vostro capolavoro!

Anita Vaira

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Ciao a tutti, spero che il pentamenstre sia iniziato bene,

se così si può dire.

4 anni fa è nato il gruppo dei peer educator, ossia dei

ragazzi nostri coetanei che ci aiutano con problemi ri-

guardo al sesso e che ci informano su contraccettivi e

malattie sessualmente trasmissibili esistenti. Per ulteriori

informazioni c'è la pagina internet “PeerTOYou”, dove

si possono trovare tutti i consultori di Torino e provin-

cia, rispondere ai dei quiz, leggere consigli “cosa fare

se...”, guardare video, leggere interviste e tante altre

news, porre domande alle quali rispondono dei peer edu-

cator aiutati anche da due ostetriche e dalla fondatrice

stessa di questo progetto, Teresa, che ha gentilmente ri-

sposto alle seguenti domande.

Perché credi che sia importante insegnare ai ragazzi

tutto ciò che riguarda il progetto Peer?

Credo sia importante perché la sessualità è una

parte molto rilevante della nostra vita e soprattut-

to per le persone giovani è oggetto di enorme

interesse. Quindi è importante poter conoscere

quali sono i modi per avere una sessualità serena,

sicura.

Come pensi possa influire sui ragazzi parlare di tutti

questi argomenti?

Per quanto riguarda i ragazzi che conosco vedo

che la risposta è di interesse, curiosità. Mano a

mano che ci si incontra ai gruppi della peer c'è

sempre un maggiore coinvolgimento, ci si apre

anche di più a chiedere. Sicuramente può essere

utile a loro per primi, per avere più conoscenze, e

poi di ritorno al giro degli amici.

Da quanto fai questo lavoro?

Saranno 6 o 7 anni considerando il periodo in cui

ho lavorato in consultorio, solo gruppi di Peer

Education sono 4 anni.

Fai un altro lavoro oltre a occuparti degli incontri

della Peer?

Mi interesso di tutto quello che riguarda l'am-

biente giovanile, quindi non solo la Peer Educa-

tion a scuola o il sito Peer To You. Diciamo che

mi interesso di cosa accade in quartiere, ad esem-

pio faccio parte di un tavolo tecnico giovani a

Mirafiori Sud; mi interessa lavorare con altre as-

sociazioni che si occupano del lavoro per i giova

ni. Insomma, tutto quello che riguarda le nuove

generazioni mi incuriosisce e penso che sia im-

portante che io mi dedichi a ciò.

Come pensi che si possano smentire i tabù e le leg-

gende metropolitane che girano attorno al sesso?

Prima di tutto parlandone, perché tutte le volte

che si fa affiorare un tabù di qualunque genere,

che sia legato al sesso, che sia culturale, nel mo-

mento in cui affiora è possibile “smascherarlo”.

Quindi la cosa più importante è sentire, capire

che cosa circola. Ci sono i classici, facendo l'a-

more in piedi non si resta incinta, ma ci sono tan-

ti nuovi tabù che sono legati all'avvento di inter-

net.

Perché credi ci siano tutti questi tabù?

Credo ci siano perché la sessualità è il motore

della vita. Se ci pensiamo, nei secoli, nei millen-

ni, è la sessualità che ha governato comunque le

relazioni tra uomo e donna, uomo e uomo, donna

e donna, e in qualche modo la sessualità ha una

carica anche molto forte, di vitalità, di libertà, e

quindi tutto quello che riguarda un po' il corpo e

la libertà sono sempre stati un po' tenuti come

possibilità di mettere a rischio le cose già stabili-

te.

Puoi smentire una leggenda metropolitana?

I giovani sono molto attivi sessualmente, sanno

tanto sul sesso e non si innamorano. Quello che

io vedo è che i ragazzi si innamorano, sono meno

attivi di quanto pensassi.

Vi ricordo che per diventare peer educator bisogna par-

tecipare al progetto e, se si vuole, c'è la possibilità di

entrare a far parte della redazione del sito.

Buon 2018 a tutti!

Giorgia Dininno

19

Ciao a tutti e a tutte, vi volevo raccontare brevemente la

mia esperienza lontano dai social per più di un mese. Il

mio ultimo post in generale è del 24 novembre su Insta-

gram e pochi giorni dopo ho deciso di eliminare tutti i

social network che avevo scaricato sul cellulare e tenere

solo Whatsapp e Messanger per poter restare in contatto

con degli amici. Quando ne parlo con qualcuno mi chie-

dono sempre tutti la stessa cosa: perché. Mi pare anche

giusta come domanda dal momento che in questi giorni

quello che ho fatto non è proprio considerato normale...

La realtà è che è stata una cosa fatta d'impulso, non ci

ho pensato più di tanto e quindi la mia risposta è sempre

uguale: non avevo più voglia di stare dietro a un mondo

virtuale. La parte che più mi fa sorridere è che dopo la

mia risposta tutti dicono :“Che coraggio! Io non ce la

farei mai!”.

Alla fine, pensandoci, spesso non ci godiamo propria-

mente un momento perché dobbiamo assolutamente

condividerlo nelle Instagram Stories o fare un post su

Facebook. Ogni tanto mi capita di scattare una foto e

pensare :“Questa potrebbe andare benissimo su Insta-

gram” per poi realizzare che non avrebbe senso perché

così come a me non interessa che tizio ha bevuto un caf-

fe da Busters questa mattina, non ritengo vitalmente im-

portante far sapere al mondo intero che, anche oggi, ho

mangiato la Nutella. Non dico che mi manchi far vedere

a tutti cosa indosso, dove vado e tutto, perché non sareb-

be vero, ma succede che io voglia aprire Instagram per

cercare quel ragazzo che ho intravisto all'uscita ma poi

non ne ho voglia perché vorrebbe dire tornare indietro e

ignorare ciò che il mio impulso ha deciso di fare e quin-

di ciò che io stessa ho voluto fare, sostanzialmente non

andrei contro una mia decisione per qualcosa di così ba-

nale come i social. Mi sono resa conto, ancora più di

prima, di quanto i like, i follower, gli amici e i retweet

siano inutili perché nonostante tu abbia 1048 amici su

Facebook, non è detto che tu li abbia in quella che io

definisco “vita vera”, in quel mondo che esiste al di fuo-

ri di cuoricini, pollici in su e stelline.

Avendo appena condiviso questa esperienza, vi voglio

sfidare: eliminate i social per almeno un mese. Se parte-

cipate scrivetemi una mail a [email protected]

parlandomi delle vostre quattro settimane circa. Potete

scrivermi anche se non partecipate e se siete “contro”

questa mia decisione spiegandomi perché, fa sempre

piacere sentire i pareri di altri.

Giorgia Dininno

Luop npjj’okqrm

Dietro le sbarre c’era solo buio. La cella era buia, la

mensa era buia, le docce erano buie. Maria era cieca.

Cieca d’odio, cieca di tristezza. Finire in prigione per

spaccio d’erba non era una gran sorpresa. Se ti beccano

sei condannata. Lei si era collezionata 10 anni, 3 anni ai

domiciliari se si fosse comportata bene, ma le buone

maniere non erano nel suo stile.

Si meritava tutte le occhiatacce delle altre carcerate, si.

Tutti gli occhi neri. Aveva abbandonato una bambina di

due anni quando era finita dentro, una bellissima bambi-

na. La pensava ogni sera prima di andare a dormire, pre-

gando dèi di cui non si era mai fidata di farla stare bene.

La sua piccola, dolce Letizia.

Aveva sedotto una guardia e l’aveva convinto a portarle

una foto di Letizia, la teneva dentro la federa del cusci-

no.

L’immagine mostrava una bambina sorridente, gli occhi

stretti e la bocca sporca di cioccolato. Sullo sfondo si

poteva vedere il parchetto nel quale le due erano appena

state, gli alberi svettavano sul gruppetto di altalene e

scivoli. Il sorriso della bambina illuminava tutto: la sua

maglia rosa, i capelli ricci e neri, la pelle pallida, le fo-

glie verdi. Teneva al collo un ciondolo d’oro che era ap-

partenuto alla nonna di Maria. Era un piccolo delfino

dorato, l’animale preferito sia di Maria che della nonna.

Quella foto illuminava la cella claustrofobica, eppure la

donna la guardava con uno strato di tristezza, poiché si

ricordava il giorno in cui l’aveva scattata. Era andata al

parco con Letizia perché doveva incontrarsi con un

compratore. Dopo averle fatto quella foto le aveva detto

di andare a giocare con gli altri bambini e aveva iniziato

a cercare il suo uomo. Si era seduta su una panchina un

po’ appartata col suo zainetto contenente un chilo d’er-

ba. Una figura alta con un impermeabile nero le si era

avvicinato. Quando le mostrò il distintivo del poliziotto

antidroga Maria provò a scappare, ma l’uomo fu più ve-

loce. Qualche infame aveva fatto la spia. Ripensando a

quel giorno, al visino spaesato di Letizia che veniva pre-

sa da un assistente sociale, Maria provava solo odio,

rabbia, buio.

I giorni passavano sempre più lenti. Più i minuti scorre-

vano, più la rabbia di Maria si accumulava. Non poteva

gridare, non poteva sfogarsi, sapeva di essere sul punto

di rottura. Eppure quel viso innocente stampato sulla

foto che teneva ancora gelosamente nella federa del cu-

scino le dava forza, speranza. Mancavano poche setti-

mane e sarebbe uscita. Sarebbe ancora stata ai domici-

liari per 3 anni, ma almeno avrebbe avuto più libertà che

in quel maledettissimo posto.

Dopo 7 anni in carcere quasi si era dimenticata quanto

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fosse bella casa sua, quanto fosse bello abbracciare sua

mamma. Tutto quel tempo di lontananza sparì nelle la-

crime e nelle scuse di Maria rivolte ad Elisabetta, sua

madre. Andarono a prendere il gelato vicino al parchetto

nel quale Maria aveva portato Letizia l’ultima volta. Si

sedettero sulla panchina ad ammirare la primavera che

passava leggiadra posando i fiori sugli alberi. Le due

donne parlavano ammirando la bellezza afrodisiaca di

quel posto.

Maria si girò appena in tempo per vedere un pallone che

volava dritto verso la sua faccia. Lo prese al volo. Una

bimbetta sui 10 anni si avvicinò. Le gambette magre la

sostenevano a malapena sotto l’ammasso di ricci neri

intrappolati in una coda.

“Scusi signora” trillò la ragazzina.

“Non fa niente, tieni” Maria le lanciò il pallone.

Il Sole illuminò il piccolo delfino d’oro che la bambina

teneva al collo e Maria rimase senza fiato.

“Letizia muoviti!” gridarono gli altri bambini.

La ra-

gazzina sorrise e si girò. Maria non poteva crederci. Eli-

sabetta le stringeva la mano preoccupata, ma Maria pro-

vava solo gioia nel cuore. Quel sorriso sdentato era una

delle sette meraviglie del mondo per lei. Osservò la ra-

gazzina giocare: era scoordinata ed un po’ goffa, eppure

Maria non aveva mai visto nulla di più grazioso. Lacri-

me di gioia le rigavano il volto. Davvero una come lei

era riuscita a creare una cosa così bella? Com’era possi-

bile? Sentiva la rabbia sparire per fare posto alla luce, la

nascita di un nuovo inizio. C’era speranza anche per lei,

finalmente.

Lucy

Dimrio ni un kmllo

C’è un problema col pane, odio le croste che rimangono

al fondo. All’inizio mi sforzavo di finirle in un boccone

senza pensarci troppo, è solo una piccola crosta, poi mi

sono reso conto che questo sforzo era inutile e nocivo.

Ma che fare? Buttare via del cibo ancora in ottimo stato

solo perché crea problemi alle mie papille è insensata-

mente egoistico, regalarlo ai barboni parrebbe irrispetto-

so nei loro confronti e metterlo da parte finché non mar-

cisce sarebbe privo di ogni logica.

In un mattino privo di colore, privo di pioggia e privo di

rumore io ho capito: bisogna riciclarlo. Per distruggere il

senso di colpa basta rendere queste croste in qualche

modo utili, perciò ho deciso di farne un’installazione

artistica. Precisamente un basso rilievo.

Non mi sono mai considerato un artista, quindi non am-

bisco a creare qualcosa di bello, ma qualcosa di vero. Il

mio gatto è reale, perché anche quando mi sembra che i

frammenti del mio corpo stiano sparendo lui arriva a

strusciarsi nella mia nube di vapore acqueo e mi ricom-

pone. Gli farò un ritratto, inizierò ad attaccare le croste

di pane su una tela con la colla vinilica finché l’opera

non sarà completa. Poi si vedrà.

Ho finito e penso che sia la cosa più vera che abbia mai

visto, lo chiamerò “Surrealismo veterinario”, non sono

sicuro di cosa significhi, ma suona piuttosto bene. Ora è

il momento di mostrarglielo, ne sarà entusiasta.

Bene, ora è entrato nella stanza e sta scrutando il quadro,

sembra un po’ a disagio, forse sarebbe meglio lasciarli

da soli.

Le croste sono quasi tutte sparite, tranne per un paio

pendenti dalla tela, quasi staccate.

L’ho visto.

L’ho visto.

Quel bastardo di un gatto si è mangiato il suo ritratto, la

mia arte, il suo viso.

Non mi resta altra scelta se non ucciderlo, sventrare il

suo corpicino e recuperare le mie povere croste prima

che le digerisca.

Mio caro diario, non pensare che l’abbia fatto fuori per

puri istinti barbarici, no. Io non sono un uomo crudele,

lo giuro. Il fatto è che ho compreso il dolore che perfora-

va la sua anima, se ho commesso un simile atto è stato

solo perché so che si è mangiato il suo corpicino di pane

per mandarmi un messaggio, odiava se stesso e io l’ho

salvato. L’ho salvato dal suo dolore.

Carolina Dema

21

Lm pmnohinm Seduti su una panchina, due signori anziani mi osserva-

no da dietro le lunghe pagine giallastre di un giornale

condiviso. La donna in particolare mi guarda con fare di

rimprovero mentre allontano con impeto il mio cane

dall’ennesima aiuola dove, senza il permesso del comu-

ne di Torino, vorrebbe fare pipì. È pazzesco, e forse un

po’ scoraggiante, quanto alcuni uomini preferiscano i

cani agli altri uomini: questa donna, ad esempio, e chia-

ramente disposta ad interrompere la sua presunta lettura

pur di farmi notare la poca attenzione con cui tratto la

mia povera bestiola maleducata. Comunque non le la-

scio il tempo e me ne vado verso le viuzze meno traffi-

cate che si celano dietro il palazzo di casa mia, dando un

ultimo strattone particolarmente potente al mio cane.

Dopo pochi metri di cammino vedo un ragazzo con le

cuffie rosse che mi sfreccia davanti su una bicicletta

bianca: sorrido quando mi accorgo della sua giacca, in-

tonata ad entrambe, e lui, che mi vede, pedala più forte,

allontanandosi in fretta. Passo davanti al ristorante co-

reano sempre vuoto che mia nonna sostiene essere il mi-

gliore della città e penso alla sua figura massiccia che mi

si avvicina, il passo zoppicante e la pelliccia finta. Sono

così assorbita dalla ricreazione della sua immagine, che

non mi accorgo di un’auto nera mentre mi passa davanti

al naso, poco lontana dal mio piede sinistro: l’autista mi

urla qualche parola poco gentile e io sorrido alla mia

poca concentrazione, che un giorno o l’altro mi costerà

cara. Mi sento così piccola e inutile oggi, mentre cam-

mino con il mio cane e passo davanti al cinema, pieno di

bambini che vanno a vedere un cartone animato noioso.

L’edificio è orrendo: basso, grigio, grande, in contrasto

con il cielo rosa tipico di Torino quando in autunno non

piove. Mi chiedo se nel mondo ci sia un’altra realtà nor-

male quanto la nostra: un’altra città dove non succede

niente, dove oggi piove e domani c’è il sole e il fiume

scorre sempre verso Est. Non ho risposta, mentre torno a

casa, mi chiedo se la coppia di anziani sia ancora seduta

sulla panchina verde.

Bianca Zancan

Traitor

The man walked into the hall with a case. Two or three

people greeted him as usual, no one noticed his worried

expression. He put the explosive charges all around the

building for about an hour but when he was ready to lea-

ve and activate them someone turned on the alarm. He

ran away with the remote control. The following explo-

sion sent him twenty meters away.

***

Gabriel opened his eyes in pain, it took him some in-

stants to remember what he had done. Finally he convin-

ced himself: he had destroyed all of them, all of their

houses, everything. All around him machines were ma-

king slight noises. He understood he was in a hospital.

He smiled while getting up, his fury wasn’t completely

fulfilled, but it was enough for him to go on. His clothes

were on a chair, that meant someone had visited him. He

dressed himself and went and left his room, the corridor

was completely empty as he walked to the exit. Just

around a corner he saw someone, staring into another

room through a glass. He knew that woman and was

pretty sure she shouldn’t be there in that moment, but

under two meters of dirt. She noticed him and turned in

his direction.

“You should be dead, Ana.”

“Nice to see you again, Gabriel.” She said coldly “What

happened?”

“Someone put explosives into our base and made it ex-

plode. It wasn’t so difficult to guess.”

“Someone or you?”

“Is it important?”

Her only eye shined cruel.

“You and that bitch tried to kill everyone, isn’t it?”

“Prove it.”

She grinned.

“Phareeha was there! You almost killed her! Look at

what you've done!”

“Shut up, stop shouting, this is a hospital, not a battle

ground.”

“What happened to you Gabriel? What made you beco-

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me… this? You have never been an assassin.”

“I’ve been many things, one more doesn’t change what

they have done to me.”

“You were one of the founders of Overwatch!”

“Overwatch has almost destroyed me! I was almost

dead! I’d rather be dead! Should I thank your friend

Mercy?”

“She did what she could to save you.”

Elimina commento_winterwolf99“You can talk!” he

stopped for a moment to calm down a bit “They left you

to die, Ana. You hesitated when you had Widowmaker

in your view and she shoot you, but you already know

this. What did Overwatch do for you in that moment?

They thought you were dead and left you there, with a

bullet in your head. I thought it too up until this mo-

ment.”

“I have forgiven them for this, Gabriel, you should too.”

“I don’t care about forgiveness. I believe only in reven-

ge, and I have reached it. Overwatch doesn’t exist any-

more.”

“You have changed. You became a monster.”

“No, Ana.” He said crossing his hands on his chest “I

became what they made me.” His shape started to disap-

pear in a smoke cloud “Farewell, Ana.”

Before she could say anything he had already disappea-

red, leaving her alone in the corridor. She turned again

to her daughter.

“We will meet again soon, Reaper.”

Gabriele Manzi

I ppnsipri ni Ojivpr

Cari Giobertini,

come state? Io quaggiù me la passo più che bene: non

sono alle prese con l’inizio del secondo quadrimestre né

con i compiti delle vacanze, non ho interrogazioni spa-

ventose che mi aspettano al ritorno e non tocco una pen-

na da settimane. Lo so, lo so, mi odiate, ma tanto dovrò

tornare anch’io, prima o poi. Non è così facile liberarsi

del Gioberti.

Oggi volevo darvi qualche altro dettaglio sull’inaspetta-

to e sconvolgente comportamento dei “professori” ame-

ricani che, più che insegnare, ce la mettono tutta per

comportarsi da “gggiovani” e per piacere agli studenti.

Premessa: gli insegnanti severi, qui, vengono licenziati.

Una volta, una supplente è stata buttata fuori per aver

criticato la grammatica di una ragazza. E ho detto tutto.

Ebbene, dopo averci ragionato su sono arrivato alla con-

clusione che i professori qui sono sotto tutti i punti di

vista dei babysitter.

Prima di tutto, ti nutrono. Mangio più a scuola che a ca-

sa. Ricevo un lecca-lecca per ogni volta che consegno i

compiti di storia (cioè sempre, perché in Italia, quando

non porto i compiti a scuola, posso solo sperare che

qualche compagno magnanimo sia disposto a condivide-

re le fatiche di un pomeriggio intero, oppure mi convie-

ne fingermi morto). Se poi i compiti sono fatti partico-

larmente bene, e cioè se ho colorato i disegni o ho usato

l’evidenziatore, vengo premiato con una dose ulteriore

di caramelle. Un giorno, addirittura, sono stato l’unico

della classe a prendere A e il professore mi ha regalato

un donut.

Punto numero due, i professori americani si preoccupa-

no sinceramente di come stai. Non ricevo così tante at-

tenzioni nemmeno dai miei genitori, è un continuo :“Ma

ti manca l’Italia?”, :“Mi dispiace che tu abbia già studia-

to tutte queste cose”, :“Ma i tuoi genitori ti verranno a

trovare?”. Tranquilli ragazzi, va tutto bene. Ho tutto sot-

to controllo, davvero. Il fatto che io abbia studiato il mi-

nimo comune multiplo alle elementari e che sia più bra-

vo degli studenti americani non vi deve preoccupare,

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davvero.

Come se non bastasse, loro sono interessati alla tua vita

privata perché vogliono essere i tuoi “bff”. Giuro che,

quando la nazionale italiana non si è classificata per i

mondiali di calcio, due professori sono venuti ad accer-

tarsi se stessi bene. Ci ho messo una decina di minuti

prima di capire che no, non era un’interrogazione a sor-

presa: loro volevano solo sapere come l’avevo presa, se

il mio cuore fosse spezzato. Ma è tutto normale. I miei

professori conoscono sia la mia famiglia ospitante che la

mia famiglia italiana, si sono fatti regalare da me dei

piccoli souvenir a forma di Mole Antonelliana e, udite

udite, hanno voluto vedere casa mia su Google Maps.

Ma è tutto normale.

Poi, quando suona l’ultima campanella della giornata, i

babysitter si ritirano nuovamente a vita privata e gli stu-

denti ritornano nelle proprie case, senza né compiti né

doveri perché, ovviamente, non è dell’educazione che si

occupano i babysitter.

Buon secondo quadrimestre Giobertini!

Oliver

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Docente responsabile: Emilia De Maria

Caporedattrice: Giulia Scarpante (4^I)

Vice caporedattore: Gabriele Manzi (II^B)

Copertina: Jacopo Margaglia (III^C)

Attualità: Mafalda Dantonio (II^B)

#bodypositive: Agnese D’Angelo (5^M)

Scienza: Andrea Venia (II^B)

Quot deficientes, tot deficientia: Andrea Scarpetta (III^A)

Poesia: Marco Curiazzi (5^F)

Disegno poesia: Anita Vaira (3^L)

Nessun limite alla creatività: Alessia Quorri (II^A)

Anime: Gabriele Manzi (II^B)

Serie TV: Giorgia Dininno (3^L)

Musica: Carolina Dema (4^G)

Peer to you e social network: Giorgia Dininno (3^L)

The battle: Bianca Zancan

Outline: Anita Vaira (3^L)

Cucina: Giulia Scarpante (4^I)

Luce nell’ombra: Lucy

Disegno: Eleonora Ferrera (II^C)

Diario di un matto: Carolina Dema (4^G)

La panchina: Bianca Zancan (V^alpha)

Traitor: Gabriele Manzi (II^B)

I pensieri di Oliver: Virginia Blatto (II^C)

La

no

stra

red

az

ion

e