LA MORTE GUIDA UNO SLOW-BUS NELLA HUNZA VALLEY · 1 LA MORTE GUIDA UNO SLOW-BUS NELLA HUNZA VALLEY...

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1 LA MORTE GUIDA UNO SLOW-BUS NELLA HUNZA VALLEY 1 Da una terra sita sulla cima delle montagne dove cancro e malattie cardio-vascolari sono sconosciute, arriva giù sulla terra qualche idea su come mangiare per essere in salute di Jane Kinderlehrer La bandiera di Hunza Valley La terra di Hunza è situata a nord del Pakistan Chi vorrebbe vivere in una terra dove il cancro non è ancora “stato inventato”, dove un oculista ha scoperto con sua grande sorpresa che ogni abitante ha dieci/decimi per occhio, e dove i cardiologi non hanno saputo trovare una singola traccia di malattie cardiache? Chi vorrebbe vivere in una terra dove nessuno ha ulcera, appendicite o gotta? Una terra dove uomini di 80-90 anni diventano ancora padri di bambini, e dove non c’è nulla di strano nel trovare uomini e donne che godono di una vita vigorosa ancora all’età di 100-120 anni? Posso vedere con l’immaginazione molte mani che si alzano, bene … Ma dovete ancora rispondere a qualche altra domanda, prima di incamminarvi verso un luogo chiamato Hunza Valley, un affascinante territorio posto tra le montagne del Pakistan nord.occidentale. Scorcio della Hunza Valley 1 Hunza Valley (Urdu : نزهہ) è una valle montuosa vicino a Gilgit nell’area a nord del Pakistan. Hunza valley è situata ad un’altezza di 2,438 metri (7,999 piedi). Il territorio di Hunza è di circa 7,900 km². Karimabad (formalmente chiamata Baltit) è la città principale che è anche una destinazione turistica molto popolare in Pakistan a causa dello scenario spettacolare delle montagne circostanti quali Rakaposhi, Ultar Sar, Bojahagur Duanasir II, Ghenta Peak, Hunza Peak, Darmyani Peak, e Bublimating (Ladyfinger Peak), tutte alte oltre i 6,000 m (19,685 piedi).

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LA MORTE GUIDA UNO SLOW-BUS NELLA HUNZA VALLEY1

Da una terra sita sulla cima delle montagne dove cancro e malattie cardio-vascolari sono

sconosciute, arriva giù sulla terra qualche idea su come mangiare per essere in salute

di Jane Kinderlehrer

La bandiera di Hunza Valley La terra di Hunza è situata a nord del Pakistan

Chi vorrebbe vivere in una terra dove il cancro non è ancora “stato inventato”, dove un oculista ha

scoperto con sua grande sorpresa che ogni abitante ha dieci/decimi per occhio, e dove i cardiologi

non hanno saputo trovare una singola traccia di malattie cardiache? Chi vorrebbe vivere in una

terra dove nessuno ha ulcera, appendicite o gotta? Una terra dove uomini di 80-90 anni diventano

ancora padri di bambini, e dove non c’è nulla di strano nel trovare uomini e donne che godono di

una vita vigorosa ancora all’età di 100-120 anni?

Posso vedere con l’immaginazione molte mani che si alzano, bene …

Ma dovete ancora rispondere a qualche altra domanda, prima di incamminarvi verso un luogo

chiamato Hunza Valley, un affascinante territorio posto tra le montagne del Pakistan

nord.occidentale.

Scorcio della Hunza Valley

1 Hunza Valley (Urdu: ہ�����نزه) è una valle montuosa vicino a Gilgit nell’area a nord del Pakistan. Hunza valley è situata

ad un’altezza di 2,438 metri (7,999 piedi). Il territorio di Hunza è di circa 7,900 km². Karimabad (formalmente

chiamata Baltit) è la città principale che è anche una destinazione turistica molto popolare in Pakistan a causa dello

scenario spettacolare delle montagne circostanti quali Rakaposhi, Ultar Sar, Bojahagur Duanasir II, Ghenta Peak,

Hunza Peak, Darmyani Peak, e Bublimating (Ladyfinger Peak), tutte alte oltre i 6,000 m (19,685 piedi).

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Siete pronti a vivere sulle montagne oltre i 2500 metri di altezza, completamente isolati dal resto

del mondo? Siete pronti ad uscire all’aperto con ogni tipo di tempo per accudire al vostro piccolo

orto di montagna, mentre tenete le orecchie ben aperte per l’arrivo di eventuali valanghe? Siete

pronti a lasciare non solo ogni lusso di civilizzazione, ma anche le cose basilari quali il leggere e lo

scrivere?

Ora posso vedere con l’immaginazione molte mani abbassarsi …

Ma se voi volete godere dei benefìci dell’aria pura che scende dalle cattedrali di ghiaccio delle

montagne dell’Himalaya, dell’acqua pura che sgorga dai ghiacciai formatisi a oltre 6000 metri, e

della pace mentale e spirituale che deriva dal vivere in una terra dove non esistono criminalità,

tasse, pressioni sociali o gap generazionali, banche o negozi (nessun denaro), dove pensate di

poter trovare tutto questo se non nella Hunza Valley?

Ma non scoraggiatevi! Non ancora, perché c’è un’altra domanda a cui occorre rispondere. Essa è:

siete pronti a mangiare il tipo di cibo che mangiano gli abitanti di Hunza? Se lo siete, allora potete

giustamente aspettarvi di acquisire in qualche misura la super-salute e la resistenza alle malattie

degenerative che gli Hunza hanno acquisito nei passati 2000 anni.

Le donne di Hunza Bambini di Hunza

Vi starete chiedendo che razza di cibo esotico e di cattivo gusto gli Hunza mangino. Può suonare

strano, ma virtualmente ogni cosa che gli Hunza mangiano è dilettevole al palato occidentale ed è

facilmente disponibile negli USA, a meno che i vostri orizzonti di shopping non comincino e si

concludano esclusivamente al supermercato. Non solo la dieta degli Hunza non è esotica, ma non

c’è realmente niente di terribilmente misterioso circa la loro salute che promuove la qualità.

Tutto ciò che sappiamo a proposito del cibo e della salute – derivato da studi clinici e

dall’osservazione compiuta dagli scienziati che hanno viaggiato per il mondo, osservando le

abitudini alimentari e la loro relazione con la salute – ci dice che ci si deve aspettare che la dieta

degli Hunza arriverà lontano per migliorare ovunque la salute di chiunque la segua. La storia degli

Hunza è solo uno degli esempi più eclatanti di come una dieta basata su cibo fresco, naturale, non

trattato e sofisticato possa produrre una salute miracolosa.

Forse vi state domandando: gli Hunza sono veramente provvisti di una tale salute? Era questa

stessa la domanda nella mente dei cardiologi dott. Paul D. White e dott. Edward G. Toomey,

quando intrapresero il difficile viaggio sul sentiero di montagna che conduce nella Hunza Valley,

portando con sé un elettrocardiografo a batteria portatile. Nell’American Heart Journal del

dicembre 1964, i dottori dissero che usarono l’equipaggiamento al fine di studiare 25 maschi

abitanti di Hunza “che si trovavano con discreta evidenza in età compresa tra i 90 ed i 110 anni”.

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Vennero anche testati la pressione del sangue ed i livelli di colesterolo. I medici riportarono che

nessuno di questi uomini mostrò alcun segno di malattie cardiache, alta pressione o alti valori di

colesterolo.

Un medico oculista – il dott. Allen E. Banik, fece anch’egli il viaggio nella Hunza Valley per

verificare con i suoi occhi se la popolazione del posto fosse tanto in salute come si narrava, e

pubblicò il suo rapporto sulla terra di Hunza (Whitehorn Publishing Co., 1960)2.

La copertina della prima edizione del libro del dott. Allen E. Banik, scritto insieme a Renee Taylor

“Non ci misi molto a scoprire che ogni cosa avevo letto sulla longevità e sulla salute in questa terra

affascinante era vero”. Il dott. Banik dichiarò: “Io ho esaminato gli occhi di alcune dei cittadini più

anziani di Hunza valley, ed ho verificato che la loro vista è perfetta”.

Aldilà della loro maggiore libertà dalle malattie, molti osservatori sono rimasti sbigottiti dalla forza

e dalla longevità che caratterizza in particolare la salute degli abitanti di Hunza. Il dott. Banik ad

esempio raccontò che “molti Hunza sono così forti che durante l’inverno fanno esercizio facendo

buchi nel ghiaccio e facendosi una nuotata sotto la coltre ghiacciata”. Altri visitatori di passaggio

che sono stati là hanno raccontato il loro sbigottimento nel vedere uomini di 80, 90 o 100 anni

riparare le strade franate, o spostare grandi pietre e massi per riparare le mura di contenimento

dei loro giardini terrazzati. Gli anziani non mostravano alcun problema a giocare una partita di

volleyball sotto il sole contro uomini 50 anni più giovani di loro, e spesso partecipavano a selvagge

partite di polo tanto violente che potrebbero far impallidire un fan di hockey.

2 Notizie sul libro scritto dal dott. Allen E. Banik si possono trovare sui siti internet:

http://www.antiqbook.com/boox/hur/002735.shtml, http://www.biblio.com/books/39107022.html

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Uomini Hunza oltre i novanta

L’energia e la resistenza degli Hunza possono probabilmente essere accreditati tanto a quello che

mangiano, quanto a quello che NON mangiano. In primo luogo, loro non mangiano nulla in

GRANDI quantità. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli USA stima che la media giornaliera di cibo

assunto dagli americani di tutte le età ammonta a 3.300 calorie, con 100 grammi di proteine, 157

grammi di grassi e 380 grammi di carboidrati. In contrasto a questi valori, studi effettuati da medici

pakistani mostrano che un maschio adulto di Hunza Valley consuma poco più di 1.900 calorie al

giorno, con solo 50 grammi di proteine, 36 grammi di grassi, 354 grammi di carboidrati. Entrambi

le proteine e i grassi sono prevalentemente di origine vegetale (dott. Alexander Leaf, National

Geographic, Gennaio 1973). Questi valori ammontano a solo metà delle proteine, un terzo dei

grassi, ma circa la stessa quantità di carboidrati rispetto a ciò che mangiano gli americani.

Naturalmente i carboidrati che mangiano gli abitanti di Hunza sono carboidrati complessi che si

trovano nei frutti, nella verdura e nel grano, mentre noi americani assumiamo in larga parte i

nostri carboidrati nella forma di zucchero bianco anti-nutritivo e di farina bianca raffinata.

E’ superfluo dirlo, gli Hunza mangiano cibi non processato. Ogni cosa è fresca tanto quanto sia

possibile esserlo, e nel suo stato originale e non salato. Le sole “trasformazioni” eseguite dagli

Hunza consistono nell’essiccare la frutta fresca al sole, nell’ottenere burro e formaggio dal latte.

Nei loro orti non viene usato alcun fertilizzante artificiale o chimico. Infatti, è contro la legge di

Hunza spruzzare gli orti con i pesticidi. Renee Taylor – nel suo libro sui segreti della salute degli

Hunza (Prentice – Hall 1964)3 – dice che il Mir (o “legiferatore”) di Hunza ultimamente era stato

istruito dalle autorità pakistane di spruzzare i frutteti di Hunza con pesticidi, per proteggerli da

un’invasione di insetti in previsione. Ma gli abitanti di Hunza non hanno voluto avere nulla a che

fare con questa direttiva. Essi rifiutarono di utilizzare pesticidi tossici, e invece spruzzarono i loro

alberi con una mistura di acqua e cenere, che protegge adeguatamente gli alberi senza avvelenare

la frutta e l’intero ambiente circostante.

In una parola, gli Hunza mangiano come vivono, organicamente.

3Il libro di Renee Taylor “Hunza Health Secrets” (I segreti della salute degli Hunza) si può trovare su:

http://www.amazon.com/tag/the%20power%20of%20intention/products

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Le albicocche sono l’ORO degli Hunza

Tra tutti i loro prodotti cresciuti organicamente però il loro favorito – e uno dei pilastri della loro

dieta – è l’albicocca.

Le albicocche di Hunza Valley

I frutteti di albicocchi si vedono ovunque in Hunza Valley, e la stabilità economica di una famiglia

viene misurata dal numero di alberi che possiede in coltivazione.

Gli Hunza mangiano le proprie albicocche fresche quando sono in stagione, ma ne fanno essiccare

una ben maggiore quantità al sole per mangiarle durante il lungo e freddo inverno. Preparano

anche una purè di albicocche secche e la mischiano con la neve per fare il gelato. Come la loro

marmellata di albicocche, questo gelato non necessita di zucchero, perché le albicocche sono già

dolci naturalmente.

Ma questo è solo l’inizio. Gli Hunza tolgono i gherigli dai frutti, li rompono e ne rimuovono i semi4.

Albicocca secca e armelline contenute nei gherigli

Le donne poi polverizzano le armelline con dei mortai di pietra, e schiacciano infine l’impasto tra

un piatto di roccia ed una pietra per far fuoriuscire l’olio. L’olio è usato in cucina, come

combustibile, come condimento per l’insalata e sugli ortaggi verdi dell’orto, ed anche come

lozione per il viso. (Renee Taylor racconta che le donne Hunza hanno una bella pelle).

4 Tali semi in Italia sono conosciuti comunemente come le “armelline” di albicocca. Esse vengono largamente utilizzate

per preparare i gustosi “amaretti”.

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La teoria anti-cancro dei semi di albicocca

Queste armelline hanno un’importante potere protettivo che in qualche misura gioca un ruolo

importante nella straordinaria salute e longevità degli abitanti di Hunza?

L’evidenza dei fatti suggerisce che sia molto probabile.

Il cancro e l’artrite sono entrambe malattie molto rare tra gli indiani Taos (New Messico).

Lo stato del New Mexico Il territorio degli indiani Taos Indiano taos

La loro bevanda tradizionale è fatta di semi di ciliegie, pesche e albicocche. Robert G. Houston

dichiarò alla rivista Prevenction che imparò a preparare questa bevanda quando era in New

Mexico a raccogliere materiale per un libro che si interessava di frullati basati su ricette indiane. In

un bicchiere di latte o succo, si mischia un cucchiaio di miele con semi di albicocca freschi tritati

(1/4 di oncia5 o due dozzine di semi) arrostiti per 10 minuti a 200 gradi. “E’ di vitale importanza

arrostire i semi prima” – Houston puntualizza – “per avere maggior sicurezza quando si usano i

semi in questa quantità”. Arrostendo i semi, si distruggono gli enzimi che potrebbero causare

nausea se mangiati in gran quantità contemporaneamente”. Il drink era così delizioso che Houston

cominciò a prenderlo ogni giorno. Il terzo giorno in cui bevve questo miscuglio, Houston racconta

che successe un fatto curioso: due piccoli nei benigni che aveva sul suo braccio e che normalmente

erano rosa, diventarono marroni. Il giorno seguente egli notò che i nei erano neri e disseccati. La

settima mattina il neo più piccolo e più recente era scomparso completamente, e il più grande –

delle dimensioni di un grano di riso – era semplicemente caduto.

Houston racconta che due dei suoi amici hanno provato anche loro lo shakes di semi di albicocca,

e che hanno riscontrato una similare eliminazione di nei benigni in una o due settimane.

Cosa c’è nelle armelline di albicocca che può produrre questo rimarchevole effetto?

“Qualche alimento – specialmente le armelline di certi frutti – contiene elementi noti come

nitrilosidi, anche noti come amigdalina o vitamina B17” – dice il dott. Ernst Krebs jr, biochimico e

co-scopritore del Laetrile, un trattamento anti-cancro controverso. “I nitrilosidi” – dice il dott.

Krebs – “sono non tossici, solubili in acqua, elementi supplementari dell’alimentazione, che si

trovano in abbondanza nei semi di quasi tutti i frutti. Essi si trovano anche in oltre 100 altri tipi di

piante”.

5 Un oncia (ounce) è pari a 28,349523 grammi.

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Dovunque siano stati trovati uomini appartenenti a tribù “primitive”6 che hanno una salute

eccezionale con marcata assenza di malattie maligne o degenerative, si è sempre scoperto che la

loro dieta era ricca di nitrilosidi ricavati dai prodotti della natura.

“Questi nitrilosidi possono essere per il cancro proprio com’era la vitamina C per lo scorbuto, la

niacina per la pellagra e come la vitamina B12 e l’acido folico per l’anemia perniciosa”, dice il dott.

Krebs (Cancer News Journal, Maggio/Agosto 1970).

Ci sono altri cibi comuni (tutti semi) che producono un buon supplemento di questo fattore

protettivo. Il miglio e il grano saraceno sono due di questi, entrambi mangiati in abbondanza dagli

Hunza. I fagioli mungo7 e l’erba medica (alfa-alfa) – quando germogliati – provvedono 50 volte più

nitrilosidi di quanto non facciano le piante mature – il dott. Krebs puntualizza. E gli Hunza – come

ci possiamo aspettare – fanno germogliare tutti i loro semi, così come li utilizzano in altri modi. Dal

momento che facendo germogliare questi semi vengono incrementati altri fattori protettivi

essenziali, i germogli giovani costituiscono cibo eccellente che ha più valori nutritivi di quanto

possiamo immaginare.

A parte le proprietà anti-cancro che i semi di albicocca possono offrire, il frutto è eccezionale di

per sé stesso. Probabilmente non esiste frutto che sia così nutriente. Quando le albicocche

vengono essiccate e la maggior parte della polpa viene rimossa, la concentrazione di valori nutritivi

diventa ancora maggiore. Una generosa manciata di albicocche secche (3,5 once) provvede 11.000

unità di vitamina A, oltre il doppio rispetto alla dose giornaliera raccomandata. Tanto è vero che se

questa quantità di vitamina A fosse messa in capsule, la FDA (Food & Drug Administration)

arresterebbe la persona che le mette in commercio, dato che tale dose viene considerata

eccessiva e potenzialmente dannosa”. Certo gli Hunza la mangiano ogni giorno … Le albicocche

secche contengono anche una gran quantità di ferro, potassio e fibre naturali.

Lo stile per una vita più longeva e migliore

Accanto alle albicocche, gli Hunza coltivano e apprezzano anche mele, pere, pesche, more, ciliegie

nere e rosse, uva. Da questi frutti essi prendono tutta la vitamina C di cui hanno bisogno, così

come gli altri fattori nutritivi che abbondano nella frutta fresca, inclusa l’energia degli zuccheri

della frutta. Dall’uva, gli Hunza ricavano un vino rosso leggero, che li aiuta a rendere il loro cibo

così semplice meglio di un pasto “reale”.

Il pane che accompagna ogni pasto consumato dagli Hunza, e che a volte costituisce la base

essenziale del pasto, è chiamato chapati, ed è completamente differente da qualsiasi pane a cui

siamo abituati. Il grano è mantenuto intatto il più a lungo possibile, e viene macinato all’ultimo

momento; le casalinghe ne macino solo la quantità necessaria per il prossimo pasto, e lo

impastano ripetutamente con acqua, senza lievito. Poi lo battono in una forma molto sottile e

piatta, simile alle tortillas messicane.

6 Per tribù “primitive” si intende tribù che nei secoli non sono state raggiunte dalla “civilizzazione”, e che di

conseguenza non sono neanche state toccate dall’impoverimento delle sostanze nutritive per scopi economici e dalla

degenerazione dell’alimentazione, che oggi caratterizza la meggior parte del mondo “occidentale”. 7 Dovrebbero corrispondere alla “soia verde”.

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Chapati Preparazione del chapati

Il chapati può essere fatto di frumento, orzo, grano saraceno, miglio. Così, sebbene il chapati

possa essere qualcosa di nuovo per noi, i suoi ingredienti sono tutti familiari e facilmente

reperibili. Qualche volta le farine sono miscelate insieme e cotte per ottenere diverse forme,

piccole o grandi, a seconda delle occasioni.

Mentre nel nostro paese8 cuocere il pane in casa è un’arte praticamente perduta, una cosa che

sorprende circa il chapati è il suo incredibile veloce tempo di cottura, sempre che sia lecito

considerarla una vera e propria “cottura”: l’impasto viene semplicemente messo sul grill per poco

più di un istante, “giusto il tempo necessario per far crescere il calore, ma non troppo per poterlo

assaggiare crudo” - il dott. Ralph Bircher annotò nel suo libro sugli Hunza pubblicato da Huber a

Berna, Svizzera9.

Il dott. Bircher annotava sul chapati che “… non esiste nessun metodo più efficace di preservare le

proprietà salutari ed il sapore del grano, ed il gusto è eccellente, anche senza burro o marmellata”.

Hunza Valley

8 Gli USA. In Italia quest’arte è fortunatamente ancora molto praticata.

9 Il libro di Ralph Bircher si intitola “Gli Hunza, un popolo che ignorava la malattia”, ed è edito in italiano dalla Libreria

Editrice Fiorentina, 2005, su internet: http://www.macrolibrarsi.it/libri/__gli_hunza.php

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TESTO ORIGINALE IN INGLESE

Death Rides a Slow Bus in Hunza by Jane Kinderlehrer

From a mountaintop land where cancer and heart disease are unknown, come some down-to-

earth ideas about eating for health.

How would you like to live in a land where cancer has not yet been invented? A land where an

optometrist discovers to his amazement that everyone has perfect 20-20 vision? A land where

cardiologists cannot find a single trace of coronary heart disease? How would you like to live in a

land where no one ever gets ulcers, appendicitis or gout? A land where men of 80 and 90 father

children, and there's nothing unusual about men and women enjoying vigorous life at the age of

100 or 120?

We see a lit of hands going up. Fine. But first, you have to answer a few more questions before

setting out for a place called Hunza, a tiny country hidden in the mountain passes of northwest

Pakistan.

Are you willing to live 20,000 feet up in the mountains, almost completely out of touch with the

rest of the world? Are you ready to go outside in every kind of weather to tend you small

mountainside garden, while keeping you ears open for an impending avalanche? Are you prepared

to give up not only every luxury of civilization, but even reading and writing?

We see a lot of hands going down. But if you want the benefits of the pure air that whips by the

icy cathedrals of the Himalayan Mountains, the pure water that trickles down from glaciers

formed at 25,000 feet, and the mental and spiritual peace that comes from living in a land where

there is no crime, taxes, social striving or generation gaps, no banks or stores-in fact,-no money-

where are you going to find it outside of Hunza?

But don't give up! Not yet, because there is still one more question to be answered. That is: are

you prepared to eat the kind of food the Hunzas eat? If you are, then you can rightfully expect to

give yourself at lease some measure of the super health and resistance to degenerative disease

which the Hunzakuts have enjoyed for 2,000 years.

What kind of exotic, ill-tasting grub do these Hunza people eat, you are wondering. Strange as it

may sound, virtually everything the Hunzakuts eat is delectable to the western palate, and is

readily available in the United States-at least if you shopping horizons do not begin and end at the

supermarket.

Not only is the Hunza diet not exotic, but there's really nothing terribly mysterious about its

health-promoting qualities, Everything we know about food and health, gathered both from

clinical studies and the observation of scientists who have traveled throughout the world

observing dietary practices and their relationship to health, tells us that it is to be expected that

the Hunza diet will go a long way towards improving the total health of anyone, anywhere. The

Hunza story is only on of the more dramatic examples of the miraculous health produced by a diet

of fresh, natural unprocessed and unadulterated food.

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All systems "Go" At 20,000 Feet

Maybe you're wondering: are the Hunzas really all that healthy? That was the question on the

mind of cardiologists Dr. Paul D. White and Dr. Edward G. Toomey, who made the difficult trip up

the mountain paths to Hunza, toting along with them a portable, battery-operated

electrocardiograph. In the American Heart Journal for December, 1964, the doctors say they used

the equipment to study 25 Hunza men, who were, "on fairly good evidence, between 90 and 110

years old." Blood pressure and cholesterol levels were also tested. Hwy reported that not one of

these men showed a single sign of coronary heart disease, high blood pressure or high cholesterol.

An optometrist, Dr. Allen E. Banik, also made the journey to Hunza to see for himself if the people

were as healthy as they were reputed to be, and published his report in Hunza Land (Whitehorn

Publishing Co., 1960). "It wasn't long before I discovered that everything that I had read about

perpetual life and health in this tiny country is true, "Dr. Banik declared. "I examined the eyes of

some of Hunza's oldest citizens and found them to be perfect."

Beyond more freedom from disease, many observers have been startled by the positive side of

Hunza health. Dr. Banik, for example, relates that "many Hunza people are so strong that in the

winter they exercise by breaking holes in the ice-covered streams and take a swim down under the

ice." Other interpit visitors who have been there report their amazement at seeing men 80,90,and

100 years old repairing the always- crumbling rocky roads,and lifting large stones and boulders to

repair the retaining walls around their terrace gardens. The oldsters think nothing of playing a

competitive game of volleyball in the hot sun against men 50 years their junior, and even take part

in wild games of polo that are so violent they would make an ice hockey fan shudder.

The energy and endurance of the Hunzakuts can probably be credited as much to what they don't

eat as what they do eat. First of all, they don't eat a great deal of anything. The United States

Department of Agriculture estimates that the average daily food intake for Americans of all ages

amounts to 3,300 calories, with 100 grams of protein, 157 grams of fat and 380 grams of

carbohydrates, In contrast, studies by Pakistani doctors show that adult males of Hunza consume a

little more than 1.900 calories daily, with only 50 grams of protein, 36 grams of fat, and 354 grams

of carbohydrates. Both the protein and fat are largely of vegetable origin (Dr. Alexander Leaf,

National Geographic, January, 1973).

That amounts to just half the protein , one-third the fat, but about the same amount of

carbohydrates that we Americans eat. Of course, the carbohydrate that the Hunzakuts eat is

undefined or complex carbohydrate found in fruits, vegetables and grains, while we Americans

largely eat our carbohydrates in the form of nutritionless white sugar and refined flour.

Needless to say, the Hunzakuts eat no processed food. Everything is as fresh as it can possibly be,

and in its original unsalted state. The only "processing" consists of drying some fresh fruits in the

the sun, and making butter and cheese out of milk. No chemicals or artificial fertilizers are used in

their gardens. In fact, it is against the law of Hunza to spray gardens with pesticides. Renee Taylor,

in her book Hunza health secrets( Prentice-Hall 1964) says that the Mir,or ruler of Hunza, was

recently instructed by Pakistani authorities to spray the orchards of Hunza with pesticide, to

protect them from an expected invasion of insects. But the Hunzas would have none of it. They

refused to use the toxic pesticide, and instead sprayed their trees with a mixture of water and

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ashes, which adequately protected the trees without poisoning the fruit and the entire

environment. In a word, the Hunzas eat as they live -organically.

Apricots Are Hunza Gold

Of all their organically-grown food, perhaps their favorite, and one of their dietary mainstays, is

the apricot. apricot orchards are seen everywhere in Hunza, and a family economic stability is

measured by the number of trees they have under cultivation.

They eat their apricots fresh in season, and dry a great deal more in the sun for eating throughout

the long cold winter. They puree the dried apricots and mix them with snow to make ice cream.

Like their apricot jam, this ice cream needs no sugar because the apricots are so sweet naturally.

But that is only the beginning. The Hunzas cut the pits from the fruits, crack them, and remove the

almond-like nuts. The women hand grind these kernels with stone mortars, then squeeze the meal

between a hand stone and a flat rock to express the oil. The oil is used in cooking, for fuel,as a

salad dressing on fresh garden greens, and even as a facial lotion ( Renee Taylor says Hunza

women have beautiful complexions).

The Apricot Kernel Anti-Cancer Theory

Do these kernels have important protective powers which in some way play an important role in

the extraordinary health and longevity of the Hunza people? The evidence suggest they very well

might.

Cancer and arthritis are both very rare among the Taos (New Mexico) Pueblo Indians. Their

traditional beverages is made from the group kernels of cherries, peaches and apricots. Robert G.

Houston told PREVENTION that he enjoyed this beverage when he was in New Mexico gathering

material for a book dealing blender shakes based on an Indian recipe. Into a glass of milk or juice,

he mixed a tablespoon of honey with freshly ground apricot kernels(1/4 of an ounce or two dozen

kernels) which had been roasted for 10 minutes at 300. It is vitally impotent to roast the kernels

first. Houston points out, "in order to insure safety when you are using the pits in such quantities."

roasting destroys enzymes which could upset your stomach if you eat too many at on time. In any

event the drink was so delicious that Houston kept having it daily. On the third day of drinking this

concoction, Houston says that a funny thing happened. Two little benign skin growths on his arm ,

which formerly were pink had turned brown. The next day, he noticed that the growths were black

and shriveled. On the seventh morning, the smaller more recent growths had vanished completely

and the larger one. about the size of a grain of rice, had simply fallen off.

Houston says that two of his friends have since tried the apricot shakes and report similar

elimination of benign skin growths in one or two weeks.

What is there in apricot pits that could produce this remarkable effect? some foods, especially the

kernels of certain fruits and grains, contain elements known as the nitrilosides(also known as

amygdalin or vitamin B 17) says Dr. Ernst T. Krebs, Jr., biochemist and co-discoverer of Laetrile, a

controversial cancer treatment( Laetrile is the proprietary name for one nitriloside).Nitrilosides,

says Dr. Krebs, are non-toxic water-soluble, accessory food factors found in abundance in the

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seeds of almost all fruits. They are also found in over 1.00 other plants. Wherever primitive people

have been found to have exceptional health, with marked absence of malignant or degenerative

disease, their diet has been shown to be high in the naturally occurring nitrilosides, Dr. Krebs

maintains.

"These nitrilosides just might be to cancer what vitamin C is to scurvy, what niacin is to pellagra,

what vitamin B12 and folic acid are to pernicious anemia," says Dr Krebs (Cancer News Journal,

May/August, 1970).

There are other common foods (all seeds) which provide a goodly supply of this protective factor.

Millet and buckwheat, both of which the Hunzakuts eat in abundance, are two. Lentils, Mung

beans and alfalfa, when sprouted, provide 50 times more nitriloside than does the mature plant,

Dr. Krebs points out. And the Hunzas, as you might expect, spout all of their seeds, as well as using

them in other ways. Since other essential protective elements are increased in the sprouting of

such seeds, young sprouts are excellent foods which give us more life-giving values than most of

us realize.

Apricots Rich in vitamin a and Iron

Aside from whatever anti-cancer properties the seeds of apricots may offer, the fruit itself is

exceptional in its own right. There is probably no fruit which is as nourishing as the apricot. When

they are dried, and most of the moisture removed, the concentration of nutrients becomes even

greater. A generous handful of dried apricots (3 1/2 ounces) is packed with nearly 11,000 units of

vitamin A, or more than twice the recommended daily allowance. In fact, if this much vitamin A

was put into a capsule the FDA would arrest the person selling it. because they consider this

amount both "useless" and "potentially dangerous." The Hunzas eat it every day. Dried apricots

also contain a great deal of iron, potassium and natural food fiber.

The Style For Longer and Better Life

Besides apricots, the Hunzas also grow and enjoy apples, pears, peaches, mulberries, black and red

cherries, and grapes. From these fruits, the Hunzas get all the vitamin C they need, as well as the

other nutritional richness of fresh fruit, including energy from the fruit sugars. From the grapes,

they also make a light red wine that helps make their simple fare into more of a real "meal".

The World's Freshest Bread

The bread which accompanies each meal enjoyed by the Hunza's, and sometimes forms the

mainstay of the meal, is called "chappati" - and is quite different from any bread that we are used

to. The grain is kept intact as long as possible, and is ground at the very last moment, the

housewife grinds only as much as she needs for the next meal, and kneads again and again with

water- no yeast! She then beats it into very thin, flat pancakes similar to the tortillas of the

Mexican Indians,

Chappatis can be made form wheat, barley, buckwheat of millet, So although chappati is

something new to us, the ingredients are all familiar and easily available. Sometimes the flours are

mixed together and baked in several shapes, small or large, depending on the occasion.

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While bread baking at home in our country is practically a lost art because of the time involved, a

surprising feature about chappatis is the incredibly short "baking time, if you can call it baking at

all. The dough is simply placed on the grill for hardly more than a moment and it is finished.

"Just long enough to grow warm and no longer taste raw". Dr. Ralph Bircher noted in his book on

Hunzas published by Huber in Bernie, Switzerland. "No more effective method of preserving the

health value of the grain exists and the taste is excellent even without butter of jam, " Dr. Bircher

notes.